Ciò che inferno non è • di Alessandro D’Avenia – di Luigi Gaudio Castello di Tafuri • È l’immagine della copertina del libro, che fa da sfondo a tutta questa lezione (pag. 316) L’autore • Sfatiamo un pregiudizio: “se uno è cattolico, non sa scrivere, e non capisce niente. Solo i certi intellettuali, non certo i cattolici, sanno scrivere e capiscono tutto”. • Ebbene, D’Avenia è cattolico, sa scrivere bene, e, cosa quasi inaudita, è intelligente, e secondo alcuni, tra cui il sottoscritto, è uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo. L’autore • Ho sentito una volta un accanito lettore, anche lui, come me, all’inizio un po’ scettico o prevenuto con Alex D’Avenia (il prof 2.0). • Anche lui dopo aver letto i suoi libri e dopo averlo incontrato/conosciuto ha dovuto ammettere che c’è della sostanza dietro un professore giovane, bello, amato, di successo. Il titolo • Suggestione tratta da “Le città invisibili” di Italo Calvino, “Ciò che inferno non è” è, ad esempio, il Centro Padre Nostro di Don Pino Puglisi. Nel senso che l’inferno c’è, eccome, ed è qui sulla terra, ma proprio vicino all’inferno si può trovare qualcosa che non sia inferno ( pag. 60-61, 114, 123, 155, e 163165) Erlebte rede di sapore verghiano • È presente il discorso indiretto libero che ci permette di immedesimarci nella mentalità dei ragazzi del “Brancaccio” quando ad esempio si introducono i personaggi mafiosi a pag. 22 Narrazione corale • Anche questa è di sapore verghiano. Ci riferiamo al fatto che gli avvenimenti non sono narrati in terza persona, o con gli occhi di un adulto, ma con gli occhi dei ragazzi, anzitutto di Federico, certamente, ma non solo, anche con gli occhi di Francesco, il ragazzino di 7 anni con una madre abbandonata, una ragazza-madre appunto, costretta a fare la prostituta. Federico e Petrarca • Svolge da subito un ruolo importante. Il suo nome, soprattutto in corrispondenza con il nome del fratello maggiore Manfredi, evoca reminiscenze storico-medievali (la dominazione degli Svevi in Sicilia). Federico ama Petrarca, e numerosi sono i riferimenti petrarcheschi, a pag. 56, 57-58, 64, 72, 73, 120 e 155. Arco di tempo • È più o meno lo spazio di un’estate, infatti va dai primi giorni di giugno (la scuola sta finendo) fino al settembre del 1993 (15 settembre 1993) Voglia di denuncia • È quella che esprime Padre Pino Puglisi (lo chiamano 3P) deciso a rompere le scatole (pag. 39) fino al rischio della vita come certi personaggi di Sciascia, “A testa alta” come recita il libro di Bianca Stancanelli su Don Puglisi, Voglia di denuncia • “Alla luce del sole” come è intitolato il film di Roberto Faenza dedicato a Don Puglisi. L’autore ricorda anche in coda il libro di Francesco Deliziosi “Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso”. (pag. 67-68 e pag. 317) La mafia • pag. 43, 96-97, 130 (lo stravolgimento mafioso parodico del Padre Nostro) Palermo • « Panormus, conca aurea, suos devorat alienos nutrit » (Palermo, conca d’oro, divora i suoi e nutre gli stranieri) • Iscrizione sul bordo della conca del Genio di Palazzo Pretorio Palermo • pag. 34, e pag. 36 (la “parola” a Palermo) Giovanni Falcone • pag. 49 Paolo Borsellino • La sua morte viene evocata alla pag. 221-222 Spazio e tempo • I mafiosi occupano lo spazio (il territorio), ma Don Puglisi è padrone di un’altra dimensione, quella del tempo. In questa prospettiva, alla lunga, lui la vince anche contro chi sembra vantare una vittoria immediata. pag. 68 I voti • pag. 69 L’amore • Che cos’è l’amore ( pag. 75-76, 154) Sindrome di Petrarca • È quella di cui soffre il prof, che è un po’ bibliofilo. ( pag. 83) Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij • pag. 84 Lavoro • pag. 85 Duomo di Monreale • pag. 86-87 Il calcio • Strumento di condivisione, di rispetto delle regole (pag. 98) Donne ferite • Sono molte in questo romanzo, come Serena, figlia di un povero commerciante di mobili, minacciato dal giovane mafioso Nuccio, viene poi violentata da Nuccio, ma decide, anche su suggerimento di Don Pino, di non abortire il figlio della violenza. Donne ferite • o come Maria, la ragazza-madre costretta a prostituirsi per vivere e per sostentare il figlio Francesco. Bambini irretiti • Non è solo Francesco, ma anche Dario, di 10 anni, a subire il fascino della Mafia, per non parlare di Riccardo, che favorisce il pestaggio intimidatorio di Don Pino (ma Don Pino non si lascia intimidire), forandogli una ruota dell’autovettura e costringendolo così a ritornare a casa a piedi, dove poteva essere aggredito con più facilità. La scelta di Federico • In questa condizione risalta invece la scelta di Federico, che decide di non andare in Inghilterra per una vacanza studio, facendo arrabbiare suo padre, che lo rinchiude in cameretta per punirlo. Federico • Federico decide poi di prendere la chitarra del fratello Manfredi e di “prestarla” a Totò, il ragazzo del Brancaccio che ha velleità di diventare direttore d’orchestra. Totò • Totò è uno dei tre figli del Cacciatore, uno spietato mafioso che vede con sospetto la frequentazione del figlio del centro di Don Puglisi. Totò fa il “cantastorie” nello spettacolo teatrale su Orlandino, uno spettacoloin cui c’è una allusione implicita alla lotta dei ragazzi contro i traditori, come i mafiosi, impersonati nella storia da Gano di Maganza. Politica • pag. 153-154 Indovinello veronese • pag. 169 Manfredi • È il fratello di Federico, ha una ragazza che si chiama Costanza (altra reminiscenza storicomedievale), all’inizio deride Federico per la sua scelta di andare a Brancaccio a dare una mano a Don Pino, poi però asseconda il fratello, perché litiga con Federico, ma gli vuole bene. Libertà • pag. 269 Annunciata di Antonello da Messina • pag. 272 Andata al Calvario di “Raffaello” Adorazione del Bambino • pag. 316 • Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi Sacrificio • È quello di Don Pino raccontato alla fine del romanzo (pag. 310) Grazie lettore • A pag. 317 La sua lotta continua • a pag. 317