don Luigi Guanella
NEL MESE DEL FERVORE
UNA MASSIMA SCRITTURALE
ESPOSTA IN OGNI DÌ
NELLA VITA DEL SACRO CUORE
(1884)
Questo opuscolo fu composto da don Luigi Guanella per alimentare la devozione cristiana al sacro Cuore
di Gesù nel mese di giugno. Le meditazioni che lo compongono seguono il tracciato evangelico della vita di
Cristo e sono formate da un brano di contenuto dottrinale, un esempio agiografico e una preghiera conclusiva,
secondo uno schema utilizzato dall'A. in altri scritti.
L'opuscolo uscì nel 1884 a Milano presso la Tipografia Eusebiana Editrice in un volume (cm 13,5×10,
pp. 232) della collana Il Cattolico provveduto. L'ultima pagina di testo reca il permesso di
pubblicazione Admittitur / Joseph Bossi Parochus / Censor Ecclesiasticus, senza luogo né data.
Le citazioni bibliche in esergo permettono di individuare ne La manna dell'anima del gesuita Paolo
Segneri (1614-1694) le corrispondenti meditazioni da cui l'A. ha ripreso in modo pressoché sistematico le
diverse tematiche teologiche e spirituali; egli le riassume secondo il suo stile semplice e le arricchisce di
numerose immagini tratte dalla vita familiare.
Don Leonardo Mazzucchi curò le successive edizioni del testo, pubblicate al n. 1 della collana
Bibliotechina di operette ascetico-morali di Don Luigi Guanella con il titolo Nel mese del
fervore. Trenta massime scritturali esposte intorno al S<acro> Cuore di Gesù per le anime
cristiane. La seconda edizione uscì nel 1916 (Como, Scuola Tipografica Casa Divina Provvidenza, pp.
271), la terza nel 1922 (Milano, Scuola Tip<ografica> Istituto S<an> Gaetano, pp. 263), la quarta
nel 1928 (Como, Scuola Tip<ografica> Casa Divina Provvidenza, pp. 276); sul frontespizio della quinta
ed ultima edizione (ivi, pp. 262) è indicato il 1939 come anno di pubblicazione, ma la prefazione e
l'Imprimatur sono datati rispettivamente 5 gennaio e 9 dicembre 1940.
Tutte queste edizioni successive hanno un'Appendice di preghiere e, tranne quella del 1922, sono
introdotte da prefazioni del curatore, che intervenne inoltre sul testo originale per emendarlo dagli errori
tipografici e per migliorarne la comprensione in alcuni passi.
Al lettore
[3]Ti porgo in questo libretto eccitamenti ad onorare il Cuore santissimo del Redentore. Ti
invito con trenta fervorini, ossia con un discorso di breve momento, in ciascun giorno del
mese che è dedicato al sacro Cuore di Gesù. In ogni sermoncino si svolgerà una massima
della Scrittura Santa atta a mostrare le tenerezze di quel Cuore divino.
Considereremo poi per ordine il Cuore di Gesù nei misteri della incarnazione, della nascita,
della vita, della passione e morte del Salvatore, non che della sua gloriosa risurrezione e della
ascensione al cielo.
Ciò che verremo dicendo potrà essere di pascolo all'anima del fedele [4]che legge ed anche
di guida alla mente del sacerdote che istruisce.
Il Signore ci faccia trovare ogni bene in dimorare presso al trono del Cuore del suo Verbo
incarnato. A tale scopo tu, o caro lettore, prega per me ed abbimi poi sempre nel Cuore
santissimo di Gesù fratello diletto.
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Primo giorno
Misericordia di Dio in suscitare
dalla morte l'uomo peccatore
Iddio, il quale è ricco nella misericordia, per l'eccessiva sua carità con cui ci amò, essendo noi morti al peccato
ci fece rivivere con Cristo.
San Paolo agli Efesini 21
[5]Francesco d'Assisi veniva su per il monte dell'Alvernia e pervenuto a certo luogo posesi
ginocchione sopra uno scoglio. Di là Francesco volgeva lo sguardo al cielo e gemeva,
abbassava gli occhi in profondo e inorridiva. Domandarongli allora i fratelli: "Che avete, o
Francesco?". Ed egli: "Guardo in alto e mi pare scorgere il bel paradiso e questo mi consola.
Volgo poi l'occhio laggiù e sembrami veder l'inferno spalancato. Or io sono qui sospeso fra
il cielo e l'abisso e non so ancora quale mi toccherà. Ah fratelli, pregate perché Francesco
possa salvare l'anima sua".
[6]Fratel mio, il poverello d'Assisi che era un angelo in carne tremava cotanto, e tu che sei sì
grave peccatore come non inorridisci? Ma ti conforta in pensare che Iddio è buono. Odi
come te ne parla l'apostolo Paolo: "Il Signore, il quale è ricco nella misericordia, per
l'eccessiva sua carità con cui ci amò, essendo noi morti al peccato ci fece rivivere con
Cristo". Ed or considera pure parte a parte il senso di questo magnifico discorso e confida.
1. Laz<z>aro, l'amico tenero del divin Salvatore, era caduto ammalato. Il meschinello
peggiorò fino ai patimenti dell'estrema agonia e di poi spirò. Le sorelle di lui, Maria e Marta,
il piansero morto e gli diedero sepoltura con alto gemito.
Quattro giorni di poi viene Gesù e dice alle sorelle: "Andiamo a suscitare Laz<z>aro da
morte". Non credevano quelle, ma egli d'un tratto fu alla tomba dell'amico e la fece
discoprire. Parlò poi colla voce dell'Uomo Dio: "Laz<z>aro, vieni fuori". E tosto quel
cadavere quatriduano si riebbe, levossi su e posesi <a> camminare al cospetto di tutti. Le
turbe che erano accorse magnificavano il Signore.
[7]Lodalo anche tu l'Altissimo. Quando il Signore ti manda Gesù per suscitare l'anima tua
dalla morte del peccato, opera forse un prodigio di minore misericordia? Or quante volte sei
tu fin qui precipitato in un abisso di colpa grave? Quante volte il Signore te n'ha poi liberato?
Eppure tu appena ricordi che a salvarti è stata la bontà del Cuore di Gesù.
2. Considera meglio ciò che ha fatto il Signore per suscitare l'anima tua dalla morte della
colpa. Egli è venuto come un amico dolente presso alla porta del tuo cuore e là si fermò a
gemere con affetto pietosissimo. Che discorsi affettuosi ti diresse intanto! Poi chiamò con sé
la sua sposa immacolata, Chiesa santa, invitò il tuo angelo benedetto. Ti fece poi intendere il
ruggito dei demoni che fremevano sotto a' tuoi piè. Ti fece scorgere il furore degli elementi
dell'aria e delle acque, delle procelle e delle saette che si offerivan a Dio per vendicar l'onta
che tu gli facesti, ma il Signore non cessava di ripetere: "Acquetatevi, o creature, io attendo
perché il cuore di questo peccatore si arrenda alla mia grazia".
Che più? La potenza, che in Dio è attributo infinito, richiedeva che tu [8]morissi omai e che
fossi condannato allo inferno, ma la misericordia del Signore vincevala sopra la giustizia e
diceva: "Nel cielo è fisso che finché l'uomo vive quaggiù gli si possa usare pietà". Ti par
dunque che Dio ti ami assai? Oh quanto ti ama, oh quanto ti ama! È proprio vero che Dio è
ricco nella sua misericordia.
3. Il Signore è l'altissimo che siede nel più alto de' cieli, e tu un meschinello che per poco ti
confondi con i vermiciattoli2 della terra. Iddio è infinitamente ricco per se stesso e
3
infinitamente beato. Tu poi un miserabile fallito, tu un cencioso piagato che sei costretto
<a> dolerti altamente in ogni dì del viver tuo. Il Signore è il padrone dei secoli, e tu nato ieri
ignori se la morte non venga prima di notte a sorprenderti. Iddio è tre volte santo e tu gli sei
sì gran peccatore; che può aspettare Iddio da te di onore o di godimento? Pure il Signore ti
ama. Non ti pare che sia perfino eccessivo l'amore del tuo Dio?
4. Il Signore continua <a> mostrarti i tesori della sua misericordia. Ti additò fin qui
Betlemme e Nazaret, il Getsemani ed il [9]Calvario di Gesù suo figliuolo unigenito. Di questi
ti additò la croce aspersa di sangue, di Gesù ti mostrò le piaghe aperte. Finalmente non
sapendo più che fare, di Gesù ti mostrò lo stesso cuore incarnato. Il cuore è la sede
dell'amore. Il cuore è il centro della vita. La vita del cuore dell'uomo è la vita di tutto l'uomo.
Gesù ti mette dinanzi palpitante il proprio cuore perché riguardando a quello tu ti
commuova. Gesù ti apre il suo costato perché entrando nel cuor suo viva della vita sua e
impari a salvare te e altrui.
Con la carità si salvano le anime. Ama tu il Salvator tuo e salutalo affettuosamente con
dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E se Dio ti chiama in questo
dì, entra nel costato aperto del Salvatore con ricevere nel cuor tuo Gesù nel Sacramento
augustissimo. Almeno accostati vicino a lui collo affetto pio di una Comunione spirituale.
ESEMPIO
Ai tempi della riforma protestante si levò un drappello di filosofi iniqui e dietro un popolo
di forsennati che tolsero a perseguitare [10]Gesù nel suo trono di amore. Tutti i buoni
dolevansi altamente e fra questi Francesco di Sales gemeva come un desolato. Per riparare a
quella universale rovina entrò nel costato di Gesù e riposò presso a quel cuore santissimo.
Aprì poi quell'adito ad innumerevoli anime e tutte furono salve.
Specialmente invitò là una eletta di pie figliuole, le quali si offerirono per essere tutte di
Gesù. Fu tra queste certa Maria Margherita3 Alacoque, la quale dinanzi al fuoco del Cuor di
Gesù struggevasi a guisa di molle cera al cospetto di una fiamma ardente.
E a questa apparendo un dì, Gesù le mostrò il suo cuore santissimo. Stava quel divin cuore
sopra un trono infiammato, era circondato da una corona di spine e teneva nel mezzo
piantata una croce. Nello stesso tempo Gesù parlò: "Vedi, o figlia, quanto io amo gli uomini?
Deh, aiutami perché le creature de' miei figli mi amino con puro affetto". A tali accenti
trasalì di sacro orrore Maria e rispose: "Quanto io sono, o Gesù, nell'anima o nel corpo, tutta
voglio essere vostra". E mostrò di esser tale sino alla fine. Il mondo ed il demonio
congiurarono contro [11]di lei, ma Margherita sedeva sicura presso alla rocca del cuore del
suo sposo divino. Stando là chiamava con gemito pietoso le anime de' suoi fratelli sparsi
sulla faccia della terra. Questi si accostarono mano a mano ed ora sono salvi.
ORAZIONE
O Cuore santissimo di Gesù, apparite anche a me che vi desidero. Apritemi un adito che io
vo' pure entrare in quel vostro costato benedetto. Io mi starò genuflesso in adorazione
perpetua. Per riconoscenza a quel Cuore divino che m'ha salvato anch'io gemerò con pietoso
affetto, finché la turba de' fratelli che ancora errano nelle vie di perdizione mi odano e si
affrettino poi a ricevere la propria salute presso al vostro Cuore divino, o Gesù.
RIFLESSI
1. Francesco d'Assisi che era un angelo in carne temeva di non salvarsi. Tu che sei peccator
4
meschino ricorri alla bontà del tuo Signore
2. [12]Iddio per suscitarti dalla morte di colpa opera prodigi di potenza.
3. Adopera prodigi di misericordia.
4. Il Signore del cielo, che usa tanta cura per un vermiciattolo4 della terra, ti par che ti ami
di cuore?
5. Finalmente non sapendo più che fare, Iddio ti mostra il Cuore incarnato di Gesù
unigenito suo perché l'ami.
6. Io te ne prego, ama questo Cuor divino e sappiati valerti come se ne valsero e Francesco
di Sales e Maria Margherita Alacoque.
1 Ef 2, 4s.
2 Nell'originale: vermicciattoli.
3 Nell'originale, qui e di seguito: Margheritta.
4 Nell'originale: vermicciattolo.
5
Secondo giorno
Il Cuore di Gesù nella incarnazione
Il Signore amò il mondo così da dare il suo Figliuolo unigenito.
San Giov<anni> 35
[13]Il vecchio Tobia povero e afflitto stava nelle angustie della sua casa, quando gli giunse
dal lungo viaggio in Rages il suo Tobiolo con il compagno. La gioia del vecchio fu grande,
crebbe maggiore quando ricuperò la sua vista, ma fu massima quando rimirando scorse che
il buon amico del figliuoletto suo non era un uomo ma un angelo distinto del paradiso.
Allora Tobia per l'alto stupore pose il suo volto contro terra e là dimorò tre giorni continui
sclamando: "Che degnazione fu la vostra, o Signore, da mandare a me il vostro arcangelo
Raf<f>aele!".
Tu hai veduto innanzi non solo un angelo per benedirti, ma il Re degli angeli per salvarti.
Però che farai tu? Prostrati boccone a terra e adora Dio dicendo: "Il Signore ha amato così il
mondo da [14]dare per esso il Figliuol suo unigenito".
1. Figurati da una parte schierato in una generale esposizione tutto il bello che nell'arte,
nella industria e nella scienza si poté fin qui ricavare dalle materie preziose d'Europa, d'Asia,
d'Africa o d'America. Rappresentati tutto il meglio delle scienze che diedero fin qui gli
uomini di tutte quattro le parti della terra. E da altra parte figurati in un quadro di paradiso
tutto il bello virtuoso dei personaggi santi che furono fin qui. Che cumulo egregio di opere
belle, che monte carissimo di sante virtù! Ma sopra a quel cumulo e sopra a quel monte è
Dio. Ed egli ti parla.
Tu puoi ben ammirare le meraviglie dell'Onnipotente, ma conoscere la mente creatrice di
lui non si potrà mai finché l'anima viva nella carcere del suo corpo. Tu puoi deliziarti nello
studio della Trasfigurazion del Raffael<l>o, puoi dilettarti nella considerazione del Mosè del
Michelangelo, ma come crederesti di entrare appieno nella mente e nella mano di quei
sommi? Molto meno potrai finché vivi entrare per conoscere la sapienza e la potenza del
Signore. Ma appunto la tua meraviglia deve qui crescere al sommo. [15]Iddio è l'altissimo,
eppure ama te che sei creatura sì misera.
2. Che gran bene può aver da te Iddio in amarti? Tu con tutti gli uomini del mondo non
varresti ad aumentare di un grado la beatitudine sostanziale di Dio. Una candela di sego che
si accenda aggiunge forse un grado di luce o di calore al sole che risplende in pien meriggio?
Molto meno vali tu, se sei giusto al divino cospetto. Che se tu sii peccatore, tu sei un
lebbroso fetido, un paralitico tremante, una sozzura che ammorba. Eppure Dio ti ama se sei
giusto, ti compatisce perché ti ravveda se sei peccatore, e così in ogni modo fa udir la sua
voce amorevole: "Io amo gli uomini, li amo tutti perché sono fattura delle mie mani".
3. E così per amarti non aspettò che tu giungessi al suo cospetto. Un padre ama il figlio
quando sa che è in viaggio per arrivare. Il Signore fin dai secoli eterni scorse te a venire, ed
egli fin dalla eternità prese ad amarti con tenerissimo affetto. Tu come un granellino portato
dai venti africani giungevi per posarti nel giardino della Chiesa di Gesù Cristo, e già Iddio
pensava ad amarti e già provvedeva [16]perché in quest'orto di delizie spirituali tu crescessi
rigoglioso a mo' dell'albero della vita. E poi tu di', se puoi, che Dio poco ti ami.
4. Figurati un monarca magnifico e accanto l'unigenito suo che egli ama egualmente a se
stesso. Lontan lontano è la capanna di un suddito meschino, un vile pecoraio che si sa esser
caduto infermo. A questa notizia il reale genitore non sa darsi pace e manda il figliuol suo
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perché riconduca al palazzo imperiale il tapinello per essere soccorso. Che dici tu a tante
prove di affetto?
Ma stupisci maggiormente perché il Sovrano del cielo abbia mandato lontan lontano su
questa terra a ricercar te infermo nel corpo, desolato nell'anima, te che dopo stenti immensi
ritrovò fra le sozzure del vizio, nascosto fra le tenebre dell'errore, ferito dai morsi di tanti
leoni infernali. Di questo stupisci e per questo rendine alla carità di Dio l'affetto che si
merita.
5. Intanto considera ancor questo: il Signore con una voce di affetto aduna intorno a sé
riverenti i buoni, con una voce di terrore costringe intorno a sé tremanti i cattivi. Alla fin dei
secoli, al suon [17]della voce di Dio ricompariranno tutti i buoni ed i cattivi che furono sin
dal principio del mondo, perché il Signore può tutto ciò che vuole.
Ora il Figliuol di Dio, che è consostanziale al Padre, con una parola di preghiera avrebbe
potuto salvare tutto il mondo, chi ne dubita? Ma vi volle aggiungere discorsi di predicazione,
sudori di fatiche e tanto sangue di patimenti. Che diresti di quel figlio di re che, potendo
comperarsi un regno con l'incomodo di una passeggiata, eppur che <si> presti <ad> un
viaggio disastrosissimo di fatiche? Così al Signore stava tanto a cuore la salvezza del mondo
che, potendo per esso mandare semplicemente il suo Figliuolo in terra, permise che vi
dimorasse con tanta sua abbiezione e in tante sofferenze, come tu ben sai.
6. I santi del paradiso in guardare tuttavia a questo eccesso di amore non sanno far altro
che sclamare: "Così Dio ha amato il mondo da dare per esso il suo Figliuolo unigenito!". I
giusti della terra che si fanno estatici a considerare questo eccesso di amore non sanno far
altro che prestare dal cielo il medesimo linguaggio [18]e ripetere: "Così Dio ha amato il
mondo da dare per esso il Figliuol suo unigenito!".
Possa tu essere un giusto eletto della terra, che cantando l'inno della riconoscenza si
prepara per unire il suo al cantico di giubilo dei cherubini. Intanto saluta il tuo Salvatore
dicendo: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E proponi <di> amarlo
vieppiù con esercitarti lungo la giornata in atti di amore a Dio. In ultimo odi come il Signore
nella pienezza dei tempi mandò il suo Unigenito a salvare il mondo.
esempio
In una oscura casa di Nazaret viveva una verginella. Questa si nascondeva nel segreto della
propria umiltà e intanto era accettissima al paradiso. Il Padre eterno salutavala qual figlia
diletta e lo Spirito Santo la elesse in isposa immacolata. Il Figlio eterno parve inchinarsi a lei
e le mandò il suo Gabriele arcangelo a dirle: "Siete contenta di diventare la madre del
Salvatore?". Ed ella coprendosi di un santo rossore rispose: "Sì, sì, se con essere madre del
mio Salvatore sarò tuttavia [19]sposa immacolata del mio Dio". Aggiunse l'arcangelo: "Non
temete, perché il frutto benedetto del vostro utero avverrà per opera dello Spirito Santo".
Chinò il guardo Maria e ripeté: "Io sono l'ancella del Signore, si faccia di me come vuole
Iddio". Allora l'unigenito dell'Eterno si fece presso al cuor di Maria. Fermò ivi <la> sua
abitazione diletta, prese corpo dalle carni immacolate e dal sangue purissimo di lei. A questo
corpo vi unì l'anima e così il Verbo eterno, non cessando di essere Dio, cominciò ancora ad
essere vero uomo. Maria, che per la prima intese quaggiù l'ineffabile mistero, sclamò nel suo
cuore: "Così Dio ha amato il mondo da dare per esso il Figliuol suo unigenito!".
ORAZIONE
O Maria, aiutateci ad amare Gesù! Lodino gli amici l'affetto dei propri confidenti, io
ammiro l'amore dello Eterno perché conosco che è amore intensissimo. Che potevate più
fare, o Signore, che dare per me l'unigenito Figliuol vostro e darlo in un cammino di
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immensi patimenti? Permettete che io giaccia come assorto in [20]un'estasi di stupore e che
sino alla fine replichi: "Così Dio ha amato il mondo da dare per esso il suo Figliuolo
unigenito!".
RIFLESSI
Chi discese a visitar te per salvarti non fu solo un angelo celeste, ma il Signore degli angeli e
del paradiso.
1. Procura di intenderti della maestà di Dio altissimo.
2. E scorgi come Dio ti ama senza alcun suo interesse.
3. Come ti amò prima che ancor tu comparissi alla luce del dì.
4. Il Figliuol di Dio discese dal cielo fino a te.
5. E ti rintracciò dopo un cammino disastroso fra le macchie del vizio.
6. Or che fai tu su questa terra, se non ami il tuo Dio?
<7.> Replica ancor tu come la verginella di Nazaret: "Così Dio ha amato il mondo da dare
per esso il suo Figliuolo unigenito".
5 Gv 3, 16.
8
Terzo giorno
Il Cuore di Gesù nella nascita
in Betlemme
Abbia <tu> fiducia con l'amico nella povertà di lui, perché tu poi ti rallegri nei beni dello stesso.
Eccl<esiastico> 226
[21]Desideratissimo sulla terra era il Messia salvatore. I profeti guardavano a lui con ansia
vivissima, i patriarchi dopo averlo atteso per lunghi anni dolevansi in dover discendere nella
tomba senza averlo prima veduto. Gli ebrei e gli infedeli stessi, i sacerdoti ed i filosofi
sclamavano gementi: "Venite e non tardate, affrettatevi o noi moriamo omai". Quand'ecco
Gesù appare in Betlemme e i suoi nol degnano di un guardo. Gli angeli e i pastori
annunziano l'arrivo del liberatore sospirato e appena è chi si muova a salutarlo. Arrivato là,
rimane disgustato in vedere il Messia nella povertà della grotta e si parte mormorando.
Or che è questo? È la sciocchezza degli uomini, i quali hanno il mal vezzo di accorrere agli
amici quando sono in alta [22]prosperità, e di abbandonarli poi tosto che per caso ricadino
nello squallore della indigenza. Però il ciel ti guardi che tu imiti sì reo costume. Accostati con
amore a Gesù povero e godrai un giorno quando ricco ritornerà a te per coronarti.
1. Maria e Giuseppe già si erano fatti a domandare per pietà un alloggio al Salvatore in
Betlemme. Ma quei cittadini, scorgendoli poveri, si facevano premura a rispondere: "Andate,
andate che qui non è posto per voi". E allora Maria e Giuseppe si ritrassero fuori la città e si
diressero là presso al colle, dove appariva una grotta da pastore. E qui entrarono e poco
stante Gesù, infante di un giorno, fu veduto riposare su poca paglia. Era il freddo di crudo
verno e due animali, un bue ed un asinello, dice la tradizione che fiatando mantenevano
tiepide le membra del Salvatore. Tu domanderai: "Perché tante povertà e tanti patimenti in
Gesù bambino?". Ma ti rispondo: il Messia apparve in questo stato per conoscere se tu gli
saresti stato amico fedele. Chi non sa che l'amico quando siede in trono dorato, tutti corrono
a salutarlo? Ma se come un Giobbe ritorna [23]piagato sopra un letamaio, allora oh come è
facile che persino gli amici creduti più fedeli abbiano a scandolezzarsene. Così si trova che
alla grotta di Gesù pochi pastori venendo offersero loro doni, e una turba di falsi amici
accorrendo per accontentare la propria curiosità ritornaronsi poi subito crollando le spalle.
Ed or quanto a te, io ti prego a porre la destra sul cuore e domandare a quale di questi amici
appartenga tu medesimo.
2. Francesco d'Assisi venuto presso alla grotta del presepio disse risolutamente: "Io non
voglio staccarmi da qui, rimarrò finché vivo per non lasciar solo Gesù nella sua povertà". E
dimorò là per tutta la sua vita, scalzo nei piedi, scoperto in capo, contento di un ruvida veste
per ricoprirsi, soddisfatto di una scodella di legno per riporvi un pezzo di pane a mangiare.
Per questo Francesco fu onorato di una confidenza intima e venne poi elevato a gloria
altissima di santità. Il poverello di Assisi trovandosi in ispirito presso al poverello di Betlem
si commoveva fino alle lagrime. Levava alta la sua voce a pub<b>licare le tenerezze del
comune amico Gesù e intanto piangeva lui e faceva piangere i [24]fratelli che l'ascoltavano.
A questo esempio si trova che molti si fermavano accanto a lui per distribuire elemosine a
Gesù nella persona de' suoi poveri, ma non si trova che alcun di questi sia stato onorato
come Francesco, perché dare un'elemosina al meschinello non è segno di animo sì nobile
come è <quello> di colui che si fa proprii per amore i disagi del fratello indigente.
3. Accadde talvolta che un sovrano magnifico, venuto lontano dal suo trono in una foresta,
trovasse d'aver bisogno di un pane per vivere da un povero suddito. Accadde che dovesse
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implorar l'aiuto di lui per scampare da molti pericoli dei ladroni o delle belve. Ma ritornato al
reale palazzo, oh come pose subito attenzione a ricercare del fedel suddito! Oh come l'onorò
altamente! E quel fortunato lodando il principe suo godeva poi ineffabilmente nei beni di lui.
Confronta ora tu stesso. Quel monarca è Gesù che lasciato il trono del paradiso è disceso
fino a Betlemme. Ed or tocca a te dargli un pezzo di pane per vivere. Tocca a te stendere la
destra per difenderlo da tanti assalti dei maligni. Tocca [25]a te difenderlo colla voce da tante
ingiurie, cogli scritti da tante calunnie che gli si appongono. E se fai ciò, beato te! Gesù
bambino per breve tempo sarà tuttavia Gesù di Nazaret, il Gesù del Calvario. Ma poi sarà
Gesù risorto da morte, Gesù che ascende in alto, e tu allora gli terrai dietro per sedergli a
fianco in un trono maestoso del paradiso.
Che ti pare? Che il tuo contento allora sarà alto? Ebbene incoraggiati a seguire Gesù nella
povertà e presto gli sarai compagno nella ricchezza. Intanto scorgi pure come nello stesso
momento della povertà Gesù non ti lasci senza molte consolazioni. In segno di affetto saluta
il Cuore del tuo Salvatore dicendo: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più".
E come pegno di gratitudine sopporta lieto in questo dì gli incomodi della tua povertà. O se
ti trovi in buono stato di prosperità, porgi generoso un'offerta al primo poverello che ti si
presenta in nome di Gesù.
ESEMPIO
Gesù, come il figlio della più povera donna, nacque in una grotta di Betlemme. Ma qual
figlio di re non avrebbe dato le [26]sue culle dorate per quella greppia7 rustica? Gesù era
assistito da Maria, la più pura fra le vergini, era custodito da Giuseppe, personaggio
santissimo. Così tu vedi che poveri cristiani ma altrettanto virtuosi vengono nel corso della
vita a consolare il fratello più povero.
Una luce di paradiso poi occupava il presepio del divin Salvatore, e questo è segno di quella
luce di celeste consolazione nella quale spesso <si> innonda<no> la mente ed il cuore del
cristiano che imita la povertà di Gesù. Gli angeli poi scendevano in coro a cantare intorno a
lui: "Gloria a Dio nel più alto de' cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà". Che se
un giorno cantino gli angeli intorno a te come cantarono intorno al poverello d'Assisi
dicendo: "Francesco povero ed umile entra ricco in cielo", allora godrai d'aver sofferto
quaggiù i disagi della povertà con Gesù.
ORAZIONE
O Cuore santissimo del mio Gesù, io non posso amarvi quanto vi amò Maria benedetta, e
me ne duole. Vorrei amarvi come vi amò il casto Giuseppe. Almeno [27]fate, o Signore, che
io vi ami con semplicità e con affetto pari a quello dei divoti pastori. Quanto sarò felice
quando io comincierò davvero ad amarvi. Me beato quando infervorando il mio accento
potrò con le angeliche schiere applaudire intorno a voi ripetendo: "Gloria a Dio nel più alto
de' cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà"!
RIFLESSI
Gesù appare povero per iscorgere se tu gli sei amico fedele.
1. Ed ora quali prove di amicizia hai fin qui date a Gesù?
2. Amico è chi per amor di Gesù dona un'elemosina abbondante, ma più amico è chi per
amor di Gesù si fa persino povero.
3. Costui un giorno si rallegrerà molto più nei beni di Gesù nel paradiso.
4. E su questa terra medesima non sarà senza molte consolazioni, perché Gesù per tempo
compensa i fedeli suoi.
6 Sir 22, 28.
7 Nell'originale: grebbia.
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Quarto giorno
Il Cuor di Gesù che riceve alla sua capanna per usar loro misericordia il popolo
d'Israele ed il popolo dei pagani
Presentiamoci dunque con fiducia al trono della grazia, per conseguire misericordia e per trovare la salute nel
soccorso opportuno.
San Paolo agli Ebrei 48
[28]Le feste del santo Natale sono i più bei giorni dell'anno. Alle feste di Natale vengono
ancor da lontane parti i fratelli per rallegrarsi intorno ai genitori diletti. Nelle feste di Natale i
parenti e gli amici si scambiano gli auguri di benedizione. Nelle feste di Natale, più lieti che
in altre festività dell'anno, il popolo dei cristiani, i ricchi ed i poveri vengono a gara presso a
Gesù infante per implorare da quel celeste bambino pietà e misericordia.
Affrettati tu stesso a Gesù. Oh quanto intenerisce la vista del fanciullo Gesù, il quale
solleva la destra per benedire ed emette sospiri per chiamare intorno a sé i fratelli diletti.
Accorrano tutti gli uomini. Veniamo là tutti con fiducia al trono della [29]grazia, per
conseguire misericordia e per ottenere la salute in opportuno soccorso.
1. Gesù stava nella sua grotta di Betlemme, da pochi dì aveva aperti gli occhi alla luce di
questo mondo e già aveva innalzato intorno a sé un trono di misericordia per salvare gli
uomini. Tu vedesti ieri i pastori di pecore presentarsi con semplicità a Gesù. Oggi vedi
arrivare a lui da' più remoti paesi pastori di popoli, sovrani magnifici, i Re Magi. Gesù poi
benedice ai pastori divoti e questi si fanno poi a suo tempo suoi seguaci fedeli. Gesù
benedice altresì ai re dell'Oriente e questi si affrettano per essere nelle proprie regioni
missionari ed apostoli del regno del Messia sospirato. E tu in tutte quelle volte che sei
venuto dinanzi a Gesù infante hai supplicato di cuore per ottenere almeno la salvezza
dell'anima tua?
2. Domanda con fiducia. Antonio in una notte del santo Natale posesi <a> supplicare
dinanzi alla immagine dello infante Gesù. Antonio col suo raccoglimento faceva tacere tutte
le cose intorno a sé, emetteva gemiti pietosi e l'eco di questi era dagli angeli portata in alto.
Gli affetti di Antonio, quasi sospiri di un bambino appassionato,[30] trassero da cielo in terra
la maestà del Salvatore. Gesù bambino venne a posarsi sulle braccia di Antonio e tolse a
conversare famigliarmente con lui, come usano due amici confidenti.
Il pio sacerdote provò tanta dolcezza al cuore che poco mancò non morisse di pura gioia.
Domandò a Gesù di purificare il suo cuore da ogni macchia di colpa e l'ottenne. Supplicò di
ricolmare l'anima di molte virtù e fu esaudito. Scorgilo or tu quanto convenga pregare con
fede, e prega Antonio che ti porga da alto la sua mediazione.
3. Il padre monarca quando sale il trono il fa per mostrarsi benevolo a' figli suoi. Il fratello
principe quando viene al suo seggio il fa per dispensare molti beni ai fratelli suoi.
Gesù, che è padre tuo ed il tuo maggior fratello, ha fissato in terra il trono suo che è di
misericordia; Gesù siede sopra e sta tutto intento a spargere da destra e da sinistra le grazie
sue. Come un giorno nella capanna di Betlemme così quotidianamente mentre tu vivi, Gesù
nel Santissimo Sacramento ha disposto nella casetta del suo tabernacolo un trono adorabile,
presso al quale tutti [31]ottengono la salute quelli che la bramano di cuore.
4. A tanto uopo basta sol che tu muova fervorosi i passi al Salvatore come i pastori di
Betlemme. I primi e forse i più sicuri che pervengono al trono della divina misericordia sono
i pastori poveri. Povero popolo, come consoli quando in turba pietosa accorri a Gesù!
Popolo mio, non ti attristare perché ti convenga sopportare gli stenti della capanna di
11
Betlemme!
Gesù più che i grandi del mondo ama i piccoli della terra. Questi sono in maggior numero
fra gli adoratori di Gesù. Consolati, consolati! I riguardi che il Salvatore usa ai Re Magi li
adopera anzitutto a favore dei pastori meschini. Adora l'affetto sì buono del Salvatore con
ripetere più volte: "Dolce Cuor del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". Poi sfogati in
tenerezze d'amore a Gesù con offerire a lui i patimenti di questa giornata.
ESEMPIO
Gesù ha fissato in Betlemme il trono della sua misericordia. Una luce splendida, quasi sole
del paradiso da cui discende, [32]irradia tutto intorno. Una turba di angeliche schiere nuota
in quello splendore benedetto, quando un angelo fulgente si presenta ai pastori che stando
sui colli di Betlemme9 davansi la muta per custodire il proprio greggie. Lo spirito angelico
parla così: "Vi riferisco cosa di alta consolazione: in Betlemme è nato il Messia salvatore.
Venite là. Troverete un bambino avvolto nelle fasce e riposto in un presepio. Quegli è il
Salvatore, adoratelo".
Un angelo era apparso ai tre regi d'Oriente, che la tradizione saluta coi nomi di Gaspare, di
Melchiorre, di Baldassar<r>e.
Una stella prodigiosa si offre dal cielo per loro guida e li accompagna per lungo viaggio fin
presso alla grotta di Betlemme. I Re Magi in seguito ai pastori si prostrano dinanzi al trono
della misericordia di Gesù e ottengono per sé e per più altri pegno di salute.
ORAZIONE
O Gesù, io adoro il trono di pietà che è il Cuor divino che voi avete manifestato agli
uomini quaggiù. Io mi affretto a quel trono e supplico misericordia per [33]me. Voglio poi
dimorare là con fiducia sino alla fine per impetrare che voi, o Gesù, estendiate la salute
vostra a tutti gli uomini per i quali siete venuto.
RIFLESSI
Lietissime sono le feste del santo Natale.
1. In quelle è aperto l'adito al trono della misericordia di Gesù.
2. Accostati con fiducia a quel trono.
3. Gesù è là per esaudirti.
4. A ciò basta sol che tu muova fervoroso i passi là.
5. Gesù, se vieni, ti farà accompagnare dagli angeli suoi, come i pastori o come i Re Magi.
8 Eb 4, 16.
9 Nell'originale: Betel.
12
Quinto giorno
Il Cuor di Gesù nella circoncisione
L'amore è forte come la morte, la emulazione è dura come l'inferno.
Cant<ico dei cantici> 810
[34]Il padre per alimentare i figli suoi patisce fino al sudore, soffre sino al sangue. Gesù, il
padre tuo, per tempo <si> diede <a> stenti di fatiche, presto sopportò tormenti di sangue.
Il Verbo incarnato da otto giorni appena era nato da Maria, vergine purissima, e già egli
sclamava in cuor suo: "Che faccio io qui che non dono il primo saggio del sangue mio per la
salute dei figli miei?". In dirlo permise di essere trafitto da tagliente coltello nelle sue
braccioline. Ne uscivano piccoli rivi di vivo sangue. Gli angeli del paradiso ne furono
commossi. Uno di essi discese veloce da alto e parlò: "A questo infante sia dato il nome di
Gesù, perché egli è il salvatore del mondo". E associandosi alle espressioni dello scrittore dei
sacri Cantici continuò <a> dire: "Vedete qual forza è quella dell'amor [35]santo? L'amore è
forte come la morte".
1. Vivissima è la forza dello amore. Vincenzo de' Paoli, povero prete, scorse nelle carceri di
Caienna un prigioniero che gli parve essere stato condannato a torto. Il meschinello dolevasi
tanto perché in famiglia la moglie ed i figliuoli contrastavano colla fame. Ma Vincenzo si
dolse più vivamente per lui. Venne dunque al giudice e tanto fece che alla fine ottenne di
rimanere egli stesso prigione a vece di quello sciagurato.
Allora Vincenzo baciava le sue catene e per lo spazio di tre anni consolavasi in pensare
d'aver sollevato un povero fratello.
Il monaco Agostino11 fece altrettanto per liberare un povero schiavo dalle catene di
Barberia. Più volte gli fu offerto il prezzo del riscatto, ma Agostino replicava: "Io vi prego,
impiegate a prò d'altri questa buona elemosina, io sto tanto bene qui. Piango con quelli che
piangono e mi pare trovar consolazione".
Santissima carità del mio Dio! Una stilla dello affetto del Cuor di Gesù sparsa nel cuore di
un cristiano lo rende così amorevole. Il vostro cuore, o Gesù, che è la fonte del santo amore,
quanto è cuore amante!
2. [36]L'amore è forte come la morte. La morte fa distaccar da tutto. La morte distacca i
monarchi da quei loro palagi dorati, li distacca da quei godimenti di ogni dì, li distacca
perfino da quegli incensi odorosi che vengono <a> tributar loro i popoli della terra. La
morte arresta il corso degli Alessandri, benché <costui> paia che si affretti a mo' del
fulmine. La morte arresta il braccio dei Cesari, benché sì forti, e degli Annibali sì accorti. La
morte arresta la mente dei Napoleoni, benché sì industriosa! La morte, quando ti incolga, ti
converte in una statua di sale come già la moglie di Lot e ti fa di peggio. Impossibile è che tu
allora possa ancor dare uno sguardo al mondo, più impossibile che tu ti possa a questo
tenere ancora per un filo leggerissimo.
Gesù tuo salvatore è infante di otto dì e comincia <a> dare per te il suo sangue santissimo.
Tu, che forse sei già uomo di ottant'anni, che cosa hai donato al Signor tuo? Gli hai
consecrati gli affetti del cuor tuo? Gli hai donati i sensi del tuo corpo? Hai detto di impiegare
per lui le facoltà dell'anima tua? Se tu ami davvero, devi esser disposto a patire per Iddio fino
al [37]sangue, fino alla morte.
Non si trova che altri abbiano fatto ciò per un misero guadagno di gloria o di acquisto
mondano? Muzio, soldato romano, veniva con sommo ardore per difendere sé ed il paese
contro gli assalti di Porsenna, re dell'Etruria. Sforzandosi giunse a presenza del temuto
monarca e già disponevasi <a> trucidarlo, ma a vece di colpire la persona del re raggiunse
13
quella del suo scudiere. Muzio per questo errore malaugurato si dolse tanto da credere di
non meritar di impiegarsi oltre in aiuto della patria. Pose la sua destra sulla fiamma finché
rimanesse monca, e così fece intendere a tutti quanto gli rincresceva di non aver potuto con
un atto salvare il paese.
Ma Gesù che vede l'affetto sì vivo di un soldato pagano, e che scorge essere sì scarso per
lui l'affetto del figlio cristiano, che dirà egli, Gesù salvatore?
3. Che dirà poi in scorgere che i demoni per insanguinar le anime sono furibondi, per
ucciderle terribilissimi, e che i cristiani sì pochi si adoperano per salvare i proprii fratelli? Gli
apostoli tuoi padri e maestri ti hanno posto esempio nobilissimo. Non odi san Paolo che a
nome di tutti protesta [38]di desiderare perfino di essere anatema per amore di Gesù
Cristo12? Che vuol dire essere anatema per amore di Gesù Cristo? Vuol dire che Paolo poco
dolevasi di aver già incontrato le sentenze dei tribunali, l'orror delle carceri, i pericoli di terra
e di mare, degli uomini e degli animali. Per salvare le anime parevagli che avrebbe sofferto
sino alla fin del mondo i tormenti di un fuoco infernale.
Questo si dice brama di salvare le anime. Ma tu vieni meno alle prime difficoltà, tu subito
piangendo dai addietro dalle fatiche di patimento e di confusione, e così tu pur troppo dai a
conoscere di avere per Iddio e per il prossimo tuo un affetto debole tuttavia.
4. Osserva dippiù. L'inferno, ossia i demoni d'abisso, cominciarono fin dapprincipio a
rovinar le anime e proseguirono poi sempre. Protestano di non si voler stancare sino alla
fine. E intanto sono presenti a ciascun uomo in tutte le parti della terra e lavorano con rabbia
satanica per rovinare le anime.
E tu in confronto di questo furore satanico che zelo di amor santo contrapponi? I cristiani
amanti s'adoperano per tutta [39]quanta la loro vita a fin di salvare le anime. Gli uomini
apostolici poi non si contentano di fare un po' di bene nella famiglia o nel paese. Francesco
Saverio veniva ai piedi del Vicario di Gesù Cristo e pregava: "Beneditemi, o pontefice santo.
Io voglio affrettarmi a predicare lo Evangelo di Gesù e voglio ridurre ai piedi della croce del
Salvatore tutti gli uomini della terra". Si accinse poi all'impresa e in dieci anni di tempo il
Saverio percorse tanto viaggio quanto sarebbe bastato a fare cinque volte il giro intorno alla
terra. Convertì poi anime innumerevoli e dugento mila ne battezzò colla sua destra. Ah, se
molti cuori di cristiani si infervorassero come l'animo di Francesco, consolatissimo ne
andrebbe il Cuore di Gesù Cristo.
Poniti ad amar il tuo Salvatore con dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami
sempre più". Ed oggi proponi di giovare in qualche modo almeno ad una di quelle anime,
per la quale Gesù sì per tempo sparse il suo divin sangue. Quanto a te poi proponi di voler
piuttosto morire anziché ferire con una colpa grave il Cuore del tuo Gesù.
ESEMPIO
[40]Cedvalla, regina di Francia13, venne a Roma per ricevere il santo Battesimo. Uscì
dunque da quelle onde purissime candida come un giglio. Era biancovestita, si prostrò
dinanzi al santo altare e fu udita pregare: "O Gesù, voi con il prezzo del vostro sangue avete
purificata l'anima mia ed io con il costo del sangue mio voglio rimanervi fedele. Gesù, morire
sì, peccare non mai". Intanto ritornò a' suoi stati dove in breve ammalò. I suoi rattristavansi
ed ella godevane e diceva: "L'ho promesso al mio Gesù e ne lo ho pregato: morire sì, peccare
non mai". Si volse poi a supplicare con più vivo affetto e Gesù la esaudì con chiamarla
presto da questa terra al cielo.
14
ORAZIONE
O Gesù, chiamate me pure a voi. Lo desidero, lo desidero. Meglio è morire per venire a
stare con voi che vivere su questa terra con pericolo di perdervi. Chiamatemi, chiamatemi. Si
strugga il cuor mio per voi, possa io morire per la brama di possedervi, o Gesù mio.
RIFLESSI
[41]Il padre per amore a' suoi figli lavora sino al sudore e soffre fino al sangue.
1. Chi ama si affanna fino all'agonia.
2. Angustiasi fino alla morte.
3. E per salvare le anime adopera tanto di zelo pio quanto Satana impiega di furore
diabolico.
4. Si fa poi tutto a tutti, come il Saverio che in breve ora provossi a ridurre tutti gli uomini
della terra ai piedi della croce di Gesù Cristo.
5. Tu se hai un po' di amor santo devi almeno proporre: "Morire, o Gesù, ma non peccare".
10 Ct 8, 6.
11 A questo personaggio non identificato l'A. accenna anche ne In tempo sacro e in Sulla tomba
dei morti, rispettivamente alle pp. 882 e 1335 del presente volume.
12 Cfr. Rm 9, 3.
13 L'episodio si deve invece riferire a Ceadwalla re del Wessex (Inghilterra), battezzato a
Roma da Sergio I nel 688 o 689.
15
Sesto giorno
Il sacro Cuor di Gesù nella purificazione
Apparirà verso la fine e non mentirà; se si farà attendere aspettalo, perché venendo verrà e non tarderà.
Abac<uc>14
[42]Quando sul limitare di una porta trovi un figliuoletto che ha posto il suo volto contro
terra e poi che geme sospirando: "Padre, padre!", tu in sulle prime non sai che giudicare del
genitore di quel figlio. Poco stante ti incontri in uomo affannoso che gronda sudor di
strapazzo. Egli ti domanda: "Hai veduto il fanciulletto mio venirmi incontro?". E se ode che
sì, il padre raddoppia i passi e tu ripensando meglio ti consoli in dire: "Il cuore di un padre,
chi lo può conoscere ben addentro?".
Figura, come pur sarà, te medesimo sul limitare della tua che è casa di tribolazione, con la
faccia prostesa a bagnare con tue lagrime questa terra del pianto. Tu avrai gemuto fin qui: "O
Signore, che fate che ancor non siete arrivato?". Ma se bene attendi scorgerai che Dio non
tarda [43]a venire. Però in ogni caso tu come il fiducioso profeta confortati in ricordare:
"Iddio è mio padre, apparirà verso la fine e non tarderà; se si fa attendere lo aspetterò,
perché venendo verrà e non tarderà".
1. Simeone, santo vecchio, non cessava di confortare sé ed i suoi con le parole del profeta:
"Aspettate che non tarderà <a> venire". Quando, volgendo l'occhio, vede aprirsi la porta del
tempio ed entrare un vecchio castissimo e una donna tutta pura con uno infante nelle
braccia, "Eccolo il mio Salvatore, eccolo il mio Salvatore!", sclama Simeone e d'un tratto è a
lui e lo riceve nelle sue braccia e lo saluta con affetto intensissimo e poi si volge a pregare:
"O Signore, adesso comandate pur che parta da qui il vostro servo, perché i miei occhi
hanno veduto il Salvatore". Che dici or tu? Tu ti lagni di trovarti quasi solo al lavoro nella
casa od al campo. Ma attendi e vedrai. Qual gioia quando Iddio verrà a ritrovarti!
2. Intanto sta al posto tuo e lavora. Non devi uscire da quella casa e da quell'impiego che il
Signore ti ha affidato per venire a rintracciare altrove Iddio che ti [44]pare aver perduto. Sta
forte al luogo tuo a guisa di guardia fedele.
Il capitano Ignazio invitato dal Signore nella grotta di Manresa dimorò fisso in quella.
Vennero intanto i compagni d'arme a burlarsene di lui, venne<ro> quei del paese a sputargli
in viso come a mentecatto. Vennero gli stessi demoni infernali e si succederono per vincerlo
con assalti crudissimi, ma Ignazio fu buon soldato. "Il Signore me l'ha imposto! -- diceva a se
stesso -- Se venissero un per uno tutti i grandi della terra io non crederò loro, perché qui
aspetto il mio Dio". Or credi tu che possa a lungo il cuor di un padre lasciare nella brama il
figliuol suo? Ignazio fu presto visitato dal Signore che poi cominciò <a> parlargli con
ineffabile tenerezza. Sicché diceva poi spesse volte: "Se per caso avessero a perire tutte le
Scritture Sante, io non cesserei di credere in Dio per quel colmo di consolazione che già
fecemi provare Iddio".
3. Dirai che tu attendi già da molto tempo. Ma che sono venti, che sono trent'anni di
aspettazione per un personaggio altissimo, il Signore del cielo? Giovanni, [45]che fu poi
detto di Dio per la fermezza con cui gli aderì, aspettò per sessant'anni e questo gli giovò
altamente, perché finalmente Iddio venendo l'aiutò per essere egli stesso patriarca e padre di
quei numerosi figli che sono detti ancora oggidì Fatebenefratelli. Si chiamano così perché il
desiderio dei loro cuori e la buon'opera delle loro mani è di aiutar tutti e di porgere
sovrat<t>utto sollievo ai più meschini, gli infermi che non valgono per sé a sorreggersi.
16
4. Tu perdi la pazienza perché dici che Dio tarda <a> mostrarsi. Ma non ti appare già
spesse volte? Confesso che non l'abbia fin qui veduto apertamente come gli apostoli nel
castello di Emmaus, ma intanto non puoi negare che non te n'abbia porto indizio ancor
sensibile, come fece con le donne che erano venute al sepolcro.
5. E finalmente fingiti che il Signore a ritrovarti tardi fino all'ultimo. Ma che importa se egli
ti è poi presente con aspetto tanto più amorevole nel momento del maggior bisogno, in
punto di morte? Allora Dio sarà sensibilmente con te e tu scorgerai di essere con il tuo
Signore. [46]Tu allora sarai sicuro.
Lietissimo era Luigi Gonzaga che ad altro non aspirava che a morire fra le braccia di Gesù.
Lietissimi in generale son tutti i buoni cristiani che vivendo in tribolazione hanno atteso con
pazienza l'arrivo del Signore. Gesù se tarda <ad> apparire nol fa per altro che per il bene
tuo. Rinforza gli affetti tuoi. Adora Gesù dicendogli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti
ami sempre più". E in questo giorno per riconoscenza a Dio che ti ha parlato procura tu
stesso di consolare un'anima de' tuoi fratelli afflitti.
ESEMPIO
Vivissima è l'aspettazione di chi attende alcuni de' suoi da una terra pericolosissima. I
fratelli del Canadà vivevano tuttavia con i demoni nei prati della idolatria e tutti i buoni
dolevansi, ma sovrat<t>utto gemeva la sorella Maria della Incarnazione. Questa in mettersi
supplichevole dinanzi a Gesù diceva:
"Io non mi partirò da qui finché mi abbiate esaudita per i miei poveri fratelli del Canadà". E
Gesù: "Pregami -- disse -- per il mio Cuore benedetto e sarai ascoltata".
ORAZIONE
[47]O Gesù, per supplicarvi meglio io mi racchiudo entro al vostro Cuore benedetto. Vi
prego poi per me a fine che non perda mai la pazienza in aspettarvi. Vi scongiuro altresì per
tutti i miei fratelli. Lo so, lo so che vivissime sono le pene dell'animo. Conosco pure che con
bontà infinita voi dirigete a salute eterna di me le afflizioni del mio spirito. Siate sempre
lodato, o Cuore del mio Gesù! Da voi ricevo con riconoscenza i giorni di letizia, con
rassegnazione i giorni di dolore. Porgetemi il vostro aiuto perché mi mantenga costante in
questo proposito.
RIFLESSI
Il Signore qual padre amante non tarda <a> venire a' suoi.
1. Simeone incontrò il Salvatore alle porte del tempio e ne gioì.
2. Tu dimora al luogo tuo e continua <a> faticare per Iddio.
3. [48]Intanto confortati che il Signore verrà.
4. Più volte ti è apparso con luce, sebbene scarsa.
5. Ti apparirà con luce più viva al più tardi in fin di vita.
6. Sollecita l'arrivo del Signore pregando con la mediazione del Cuore santissimo di Gesù.
14 Ab 2, 3.
17
Settimo giorno
Il Cuore di Gesù nello Egitto
Ecco, ascenderà il Signore sopra una nube leggera ed entrerà nello Egitto, e si commoveranno i simulacri dello
Egitto alla presenza di lui.
Isaia 1915
[49]Gesù Cristo è vero Figlio dell'Eterno. Quanto più è umiliato tanto più si mostra
potente nella virtù. Infante di pochi giorni, Gesù è temuto da Erode. Il tiranno pronuncia
contro di lui sentenza di morte. Gesù poteva schermirsene stando in Betlemme, chi l'ignora?
Poteva colla sua potenza castigare l'iniquo, chi nol sa? Ma volle né l'una cosa né l'altra. Volle
in tutto essere nostro esemplare. Qui poi si vale delle persecuzioni di un tristo per operare
altrove molto bene.
Gesù ad ora di notte, in tempo di cruda stagione, attraverso a sentieri pericolosi, viene nella
terra di Egitto. Questo è il paese degli avi suoi secondo la carne. Qui Abramo, qui Isacco e
qui Giacobbe passarono i loro giorni. Il Salvatore aspettato santificherà [50]oggi colla sua
presenza questa terra che domani frutterà le piante amenissime dei confessori e dei vergini
del Signore. Così è, così è! Gesù che dispone la terra di Egitto per essere una terra di santi, è
ancora Gesù che nel Santissimo Sacramento prepara alla virtù i cuori de' fedeli suoi. Vieni tu
oggi con particolare fede e con speciale affetto a Gesù, perché il Cuore di lui è sempre lieto
in beneficarti.
1. Voleva Gesù benedire la patria de' suoi antenati secondo la carne, epperò comincia <a>
distruggere gli idoli delle false divinità. Gesù Cristo è vero Dio. Possono stare al cospetto
dell'Onnipotente i simulacri di Satana? Quelle statue inique <si> rovesciano dai propri
piedestalli e si infrangono nel suolo. Così la terra di Egitto ritorna libera dal giogo di
Lucifero.
Nella terra del tuo cuore se stanno i simulacri di inclinazioni inique o le divinità di eccessi
detestabili, tu invoca la potenza del tuo Salvatore. Gesù nel Santissimo Sacramento dello
altare opera portenti ammirabili. Egli, come nello Egitto apparve in natura di giovine
fanciullo, così nell'augusto Sacramento viene innanzi coperto da una legger nube, le specie
del [51]pane benedetto, e di là prende a liberarti dalle infestazioni. Cipriano era posseduto dal
demonio della magia, Agostino da quello della bestemmia e Giovan Colombini dal demonio
dello interesse. Questi vengono alla presenza di Gesù nel Santissimo Sacramento e Gesù
commuove quegli idoli di peccato e li mette in fuga rapidissima e li precipita negli abissi
infernali. Agostino, Cipriano e Colombini cantano l'inno del trionfo. Piace a te questo
cantico? Prega il cuore di Gesù e ne avrai argomento di giubilo altissimo.
2. La terra di Egitto visitata da Gesù Cristo divenne poi la terra dei vergini e dei martiri, dei
confessori e degli eremiti, dei santi e delle sante del paradiso. Ventimila vergini cari a Dio
scrive san Girolamo che trovavansi nella sola regione della Nitria16. San Giovanni Climaco
poi, che ci descrive i pii solitari della Tebaide, ci mette innanzi un popolo di santi i quali nella
solitudine imitavano le asprezze del Battista e nel portamento ti apparivano come angeli in
carne.
Ed ora che Gesù Cristo dimora con noi nel Santissimo Sacramento, egli santifica parimenti
il luogo delle nostre abitazioni. [52]Orna di virtù esimie il cuore de' suoi figli, i cristiani eletti.
Novera pur tu quanti personaggi illustri rinvieni fra i pontefici, fra i sacerdoti; distingui gli
eroici cristiani dell'uno e dell'altro sesso. Che caro popolo di santi! Che esercito eletto di
potenti! Questi sono i santi che Gesù ha consacrato con la bontà del suo divin Cuore presso
allo altare del Santissimo Sacramento.
18
3. Osserva altra finezza del Cuore di Gesù. Egli è l'Altissimo del cielo. Siede nel trono del
paradiso e di là espande a tutti i santi i raggi della sua maestà infinita, i godimenti di sua
beatitudine eterna. Ma come un monarca che viene per visitare i figliuoletti che dimorano al
campo depone, per non renderli stupefatti, le insegne dorate della sua dignità, così Gesù
depone tutto lo splendore della sua gloria e indossa per venire presso a te le umili sembianze
di pane e di vino. Così egli può trovarsi al fianco tuo con dilezione di padre amante e tu vivi
nella casa di lui con la tenerezza di figliuolo caro.
4. Oh come devi essere umile con la maestà del tuo Signore, come devi essere
[53]obbediente alla autorità di Dio che ti parla! Figurati che il pontefice sommo in
portamento di visitatore affettuoso venisse a stare nella casa di tua abitazione; non è vero
che ti inchineresti a lui in ogni circostanza, che sempre ti offeriresti per servirlo? Ebbene fa
ciò con Gesù che viene a te nel Santissimo Sacramento.
Scaccia dal cuor tuo quella superbia per cui rechi sì grave ingiuria a Dio. Scaccia dalla tua
mente quella disobbedienza per la quale apporti sì grave dispiacere allo Altissimo. Non sai
che per la superbia tante moltitudini di angeli sono cadute da alto, e che per il capriccio la
morte continua a mietere sì gran numero di vittime sulla terra? Oh, non sia mai che al
cospetto di Gesù dimori ancora assiso nel tuo cuore un idolo di colpa!
5. Gli idoli nello Egitto allo arrivo di Gesù si commossero quasi fossero animati, e così si
devono commuovere gli idoli del cuor tuo. Gesù ha dato per te il dono della tua libertà. Or è
impossibile che te la ritolga. Però mentre desidera che tu gli doni il cuor tuo, dispone le cose
con molta riverenza intorno a te, perché non sembri che egli ti voglia violentare.
Che [54]onore farebbe a Dio un cuore che gli si dà forzatamente? Agli amici piacciono i
doni volontari, ai padri le esibizioni cordiali. Offriti dunque con vivo affetto a Gesù dicendo:
"Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". Indi, come figlio bennato, almeno
più di una volta in questo dì presenta il tuo cuore a Gesù, il quale per amor tuo esibisce se
stesso nel Santissimo Sacramento augustissimo sotto le ombre di quella nube leggera che hai
fin qui considerato. Intanto, per confermarti in ogni buon proposito, ascolta i particolari
dello esempio che sono per dire.
ESEMPIO
Raimondo da Capua tenne dietro alle espansioni d'affetto di santa Cat<t>erina da Siena.
Descrive la buona figlia che venendo a Gesù nel Santissimo Sacramento piangeva di
tenerezza gridando: "Possa io morire nel mare delle mie lagrime!". Intanto la forza d'affetto
che provava per Gesù pareva soffocarla. Talora diceva: "Non più consolazioni, o Dio mio, o
che io me ne muoio in eccesso di pura gioia!". Quando ritardava l'ora di ricevere il suo
sacramentato [55]Signore, Catterina sembrava venire meno di desiderio. Si faceva pallida in
viso e mancavanle le forze. Allora le si affrettava la mensa angelica e Catterina ritornava <a>
rifiorire in viso e racquistava il vigore per compiere più opere di benefico zelo.
ORAZIONE
O Gesù, che io viva entro al Cuor vostro santissimo! Voi vi donate a me con immenso
amore ed io con buon affetto di carità voglio consecrarmi a voi! Mi dolgo delle offese fatte
fin qui. Propongo <di> morire piuttosto che offendervi ancora. Sacro Cuore di Gesù, di
luce irradiate la mia mente, di forza corroborate il cuor mio. Gesù mio, siatelo voi per
sempre il tutto del mio povero cuore.
19
RIFLESSI
Gesù che viene sulla terra di Egitto <raf>figura Gesù che nel Santissimo Sacramento si
dispone per entrare nella terra del cuor tuo.
1. Nello Egitto i simulacri del paese si [56]rovesciarono, e tu non abbatterai gli idoli del
peccato?
2. La regione di Egitto fu di poi convertita in una nazione di santi. Ah, possa anche la
abitazione del cuore divenir la sede di sante virtù!
3. Gesù pieno di amore viene sulla leggera nube delle apparenze sacramentali.
4. Com'è ammirabile Gesù in tanta umiliazione!
5. E tu a vista di tanta bontà non vorrai spontaneo purgare la casa del cuor tuo?
<6.> Esercitati a mo' di Catterina ad effetti intensi di amore e ne avrai ogni bene da Dio.
15 Is 19, 1.
16 Nell'originale: nella sola città di Orinca. L'intervento redazionale si basa su una lettera di san
Girolamo (cfr. Epistula XXII, 33, in PL22, 418) che riferisce della presenza di cinquemila
monaci nella regione egiziana della Nitria.
20
Ottavo giorno
Il Cuore di Gesù alla disputa nel tempio con i dottori
Il mio cibo è di fare la volontà di colui che mi ha mandato, perché eseguisca l'opera sua.
San Giov<anni> 417
[57]Il cuore di un padre si mostra ansiosissimo in provvedere ai figli il cibo quotidiano della
vita. Quando i figli siedono intorno a lieta mensa e che godono i frutti del sudore del padre,
pare a quel genitore che con il boccone di alimento entri nel cuore del fanciullo parte della
vita propria per accrescere la vita del fanciullo diletto.
Gesù, che è il tuo celeste padre, provvede anzitutto con una cura singolare al nutrimento di
quella parte che in te è più importante, ossia dell'anima. Cibo dell'anima è fare la volontà di
Dio. Per assumere questo cibo Gesù lascia Maria e Giuseppe e viene nel modo che tu sai a
disputare con i dottori nel tempio. Quando il figlio obbedisce al genitore con affetto, quasi ti
par di scorgere sensibilmente che [58]la vita dell'uno è il sostentamento dell'altro. Così il
cristiano che obbedisce a Gesù partecipa alla vita di lui. Ma odi pur più particolarmente
come questo cibo dell'anima è alimento ammirabile.
1. Il figlio si dice che è vivo alla grazia del padre quando di questi ne eseguisce prontamente
i voleri. Tu, figlio del Signore, vivi alla grazia del tuo Dio quando parimenti eseguisca i
comandamenti suoi. Però tanto ti deve premere di obbedire a Dio quanto ti urge di assumere
quotidianamente un pane per vivere.
E non si trovano figli i quali per compiere fedelmente il lavoro assegnato loro dal padre
svengono perfino sul campo del lavoro? Gesù Cristo stesso chiama suo cibo il far la volontà
dello Eterno, e tu il sai con qual costo di fatiche e di patimenti compié questo volere
dell'Eterno.
2. Gli ebrei nel deserto avevano per il corpo un cibo eletto, la manna prodigiosa. Noi
cristiani abbiamo per cibo all'anima l'alimento della manna celeste, Cristo Gesù nel
Santissimo Sacramento, che quando scende nel cuor nostro tutto ci trasforma nelle carni e
nel sangue del Verbo incarnato.
Ma come quella mensa [59]ammirabile ci trasforma così ammirabilmente finché
perseverano in noi le specie sacramentali, così il far la volontà di Dio trasforma
perennemente l'anima nostra nello Spirito di Dio santissimo. Se tu pensi rettamente come
Dio, la tua mente divien celeste. Se tu ami santamente il bene come Dio, il tuo cuore diventa
divino e così tu vieni a imparentarti colla Trinità augustissima. Fu chi disse un giorno a Gesù:
"Fuori la casa vi aspettano la madre ed i cugini vostri". E Gesù: "Nol sapete già che la madre
mia ed i fratelli miei son tutti quelli che fanno la volontà dell'eterno mio Padre?"18.
3. Però a questa mensa del divino volere tu puoi assumere quanti alimenti vuoi senza
temere che ti nocciano mai. Disse Gesù a' commensali suoi: "Siate perfetti come è perfetto il
vostro celeste Padre"19. Teresa di Gesù solo in udire che una cosa era del divin volere
rallegravasi tanto che sembrava perfino smarrirne i sensi. Ignazio, Francesco Saverio e più
altri in eseguir il voler di Dio avevano l'ali ai piedi, e provavano poi tanto giubilo che già loro
sembrava di pregustare i godimenti del paradiso.
Ah, se tu intendessi [60]la purezza di questa mensa eletta, io son certo che più non
gusteresti un briciolo20 di esca alla tavola dei godimenti terreni.
4. Il cibo delle mense terrene ti fa crescere fino alla statura d'uomo ordinario. L'alimento
del divino volere ti fa avanzare dallo stato di incipiente a quello del proficiente e poi a quello
del perfetto. Tu guardi ai santi altari della tua chiesa i corpi de' fratelli tuoi che sono i santi
protettori della tua parrocchia. Che gloria è quella che li circonda! Che altezza di trono
21
occupano presso a te! Ma come quelli, così tu puoi farti santo. Accostati con fervore alla
mensa del santo voler di Dio e vedrai.
5. Tu puoi crescere alla stessa dignità degli apostoli diletti del Signore. Gesù Cristo in
eseguire la volontà del Padre vinse la morte e l'inferno e liberò il mondo da morte. I
discepoli del Salvatore, come tu sai, cooperarono alla salvezza del mondo e furono perciò
chiamati Dei adjutores21. Or che impedisce che tu addivenga uomo apostolico? Certo è che
Dio chiama tutti i suoi alla impresa di salvar se medesimi e li invita al guadagno di salvare
[61]altrui. Accorri allo invito amorevole e tu sarai quel desso che Gesù chiama suo aiutante.
6. Verissimo è che a questa mensa come è vero il diletto che uno prova, così è vivo il
tormento che sente in assumere certi alimenti che sono inzuppati con il sangue della croce.
Ma sai pure che Gesù e nell'orto e sul Calvario consolavasi in ricordare che sedendo a quella
mensa faceva il volere del Padre che lo aveva mandato. Pensa anche tu lo stesso. Non è
amarezza di mensa quaggiù che non sia disposta da Dio. Però, anima mia, quando gusti il
calice di amarezza consolati in ricordare ancora tu che chi te l'ha mandata è stato Gesù, e
così confortati. Incoraggiati a quest'ora medesima e ossequia il tuo Salvatore dicendo: "Dolce
Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E fatti animo a tollerare proprio in questo
dì la mensa di quei cibi che, forse disgustosi a te ma sempre giovevoli, Iddio ti dispone testé.
Odi come di questi cibi era ghiotto Filippo Neri.
ESEMPIO
Il sacerdote Filippo voleva sempre il [62]peggio per sé. Desiderava il peggio della
abitazione, il peggio della mensa materiale, il peggio di ogni altro trattamento. Interrogato
rispondeva: "Questo è il cibo più eletto per l'anima". Più volte aspergeva di cenere le vivande
o le amareggiava collo assenzio. Domandato diceva: "Il cibo che per la bocca trasmetto allo
stomaco può convertirsi in veleno presso al cuor mio e cagionar morte all'anima. Meglio è
che un alimento pericoloso <io> lo purifichi con la industria di una mortificazione
cristiana". Il pio sacerdote prese animo da questi principii per crescere a santità, e tu qual
proposito formi in proposito?
ORAZIONE
O Gesù, presso al cuore il cibo si converte in carne ed in sangue della vita mia. Presso al
Cuore vostro santissimo l'alimento della vostra volontà si converte in cibo prezioso per
l'anima mia. O Gesù, fatemi crescere della vostra vita divina. Voglio crescere fino a voi per
vivere poi eternamente con voi.
RIFLESSI
[63]Gesù appresta a' suoi la mensa del volere dell'eterno Padre.
1. Questa mensa ti fa vivere alla vita di Dio.
2. E ti trasforma in creatura vicina al Signore.
3. Ti fa crescere alla grandezza dello Altissimo.
4. Ché non raggiungi presto il posto de' santi tuoi fratelli?
5. Ovvero quello degli apostoli del Salvatore?
6. Pensa che siedi alla mensa del Signore e confortati.
7. Segui in tutto l'esempio di Filippo e sarai sicuro perché diverrai in breve santo.
17 Gv 4, 34.
18 Cfr. Mt 12, 47-50.
19 Mt 5, 48.
20 Nell'originale: bricciolo.
21 1 Cor 3, 9.
22
Nono giorno
Il Cuore di Gesù nella vita nascosta
Entrando nella casa mia riposerò con quella, perché non ha amarezza il suo conversare né ha tedio il suo
convitto, ma letizia e gaudio.
Sap<ienza> 822
[64]Figurati la tua madre diletta. Tu quando hai un fausto avvenimento vieni <a>
raccontarlo a lei e godi con essa.
Quando n'hai dei tristi li esponi alla genitrice e piangi con essa e ti consoli. Il cuor di madre è
un mistero di bontà. Tu non ti stanchi a conversare con il cuor della madre tua. Figurati che
madre diletta sia la conversazione con Dio di cui qui ti parla la Sapienza. Odi come te ne
assicura: "Entrando nella casa mia riposerò con quella, perché non ha amarezza il suo
conversare né ha tedio il suo convitto, ma letizia e gaudio".
Gesù, tuo salvatore, dimorò per breve ora nella terra di Egitto. Un angelo compare a
Giuseppe e gli dice: "Erode che cercava a morte il fanciullo è morto. Ed ora tu ritorna con il
fanciullo e la madre sua". Giuseppe venne subito e fissò sua [65]dimora a Nazaret. Gesù
tolse a conversare con la sapienza dello Altissimo e parve non volersi più staccar da quella.
Per lo meno fino ai trent'anni dimorò là e fu poi sempre soggetto ed obbediente a Giuseppe
ed a Maria. Fratel mio, carissima ti sia la vita nascosta del tuo Salvatore. Studiala ben
addentro, perché ti sarà di consolazione giocondissima.
1. Il cuore di Gesù è cuore di padre. Gesù dimora trent'anni nella casa di Nazaret e di là
con gioia ineffabile discorre famigliarmente con il Padre eterno. Lo stesso Salvatore dimora
per tutti i secoli nel Santissimo Sacramento e di là attende che tu lo venga a salutare. Or
come lo saluti tu? Un amico viene e conversa teco qualche momento e poi se ne parte. Un
figlio viene ancor esso, ti parla e poi si ferma a lavorar teco, a mangiar teco, a dormire con te.
Il convivere del figlio certo è che più ti aggrada che il conversare dell'amico.
Così può accadere che tu quale amico venga <a> salutare Gesù al mattino nella chiesa,
quando sull'altare si offre ostia di propiziazione per tutti. [66]Ritornerai <a> visitarlo la sera,
quando dallo altare del Santissimo Sacramento benedice a' suoi devoti. Se tu fai questo imiti
l'amico che conversa coll'amico. Ma se dippiù durante la giornata ti sfoghi in atti amorosi
con Gesù e che a lui esponga gli affetti dell'animo tuo come figlio al padre, allora tu imiti
quel figlio carissimo che tanto gode in convivere con il padre suo, e così ritorni a Gesù
doppiamente caro.
2. Provati a conversare con Gesù, provati a convivere con lui e vedrai. Non è come con gli
uomini. Questi, benché sieno virtuosi, non sono mai senza molti difetti, e così il conversare
con loro non è mai senza qualche amarezza e il convivere senza qualche tedio.
Ma altrimenti è con Dio. Lo Spirito del Signore è più dolce che il miele23. Beato te se meriti
di gustare anche per poco la soavità carissima del Cuore di Gesù. Dimorerai là come ape sul
suo fiore a succhiarne un nettare dolcissimo. I cristiani che cominciarono <ad> assaporare
là, trovi che non si sarebbero staccati a costo di perdere un Perù di ricchezze terrene.
3. Intanto se a guisa di amico tu di tempo in tempo conversi con Gesù ne [67]avrai
allegrezza al cuore. Che godimento è quello dell'amico che stringe la destra all'amico! Ma se
dippiù fermi tua stanza con Gesù e che dimori a convivere con lui quasi figlio con il padre,
allora nell'animo esperimenti non solo letizia, ma gaudio vivo. Allora più propriamente provi
in te quel giubilo che è sì vivo quando il figlio nel cuor del padre versa tutti gli affetti che
sente nell'anima sua.
23
4. Gesù comincierà <a> fissare nell'animo tuo un'alta pace. Fisserà quella pace che è
proprio del figlio che in tutto e con sicurezza si abbandona alle disposizioni paterne. Questa
pace è sì gran bene che già per sé è superiore ad ogni godimento del senso.
5. In questo stato il figlio lavora con assiduità nel campo del padre e non si stanca. Suda e
non si avvede della fatica. Così, mentre passa lietamente la sua vita, eseguisce guadagni
considerevoli nella casa del genitore. Il cristiano convive con Gesù, acquista ancora
maggiormente e non s'accorge di faticare. Il lavoro non rincresce quando si compie con
amor verace. Fortuna tua pertanto che sol volendolo puoi [68]senza molti patimenti adunare
tesori di paradiso.
6. La sola condizione per godere sì gran bene è che tu non esca alle piazze, che non ti fermi
ai mercati, che non passeggi attraverso ai circoli. Devi entrar nella solitudine. E se non ti è
possibile il ritiro materiale, perché a te tocchi accudire alla famiglia od al negozio, entra nel
ritiro morale del cuor tuo e là conversa e convivi con Dio, che ne avrai tutto quel prò che ti
ho fin qui annunziato. Intanto vuolsi solitudine, perché le conversazioni amorevoli con Gesù
si odono là. Alle piazze appena si ponno ascoltare le sue ammonizioni.
Ed or ringrazia il tuo Salvatore del bene che ti esposi fin qui e ringrazialo dicendo: "Dolce
Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E per non tardare a pregar su di te le
dolcezze che ti promette Iddio, oggi dimora almeno un quarto d'ora a conversare in affetto
con lui. Odi poi in un esempio quanto giova conversare con il Signore e convivere con lui.
ESEMPIO
Bernardo stando nella sua eletta solitudine di Chiaravalle conversava con Dio [69]e
conviveva con lui. Intanto la mente del solitario spaziava nella ampiezza de' cieli, il suo cuore
era come un seno copioso che riceveva i fiumi del monte, finché non potendo più, quasi lago
che straripando emette le sue acque a bagnare la terra, così Bernardo uscendo dalla solitudine
spargeva alle campagne ed alle città a torrenti le acque di celeste sapienza, a fiumi le sorgenti
dei santi costumi. I popoli accorrevano a Bernardo e si conciliavano fra loro. I ricchi
facevano parte dei loro beni ai poveri e questi si abbracciavano gli uni con gli altri, benché
dapprima fossero stati avversari accaniti. Così è potente chi parla dopo aver conversato col
Signore.
ORAZIONE
O Gesù, anch'io bramo la allegrezza del vostro conversare, il gaudio del vostro convitto.
Fatemene24 meritevole. Lo so, voi tenete aperto il costato entro al quale palpita il vostro
cuore santissimo. In quello io voglio entrare e uscirne mai più. Esauditemi, Cuore santissimo
del mio Gesù!
RIFLESSI
[70]Il conversare con la madre reca un po' di quella gioia che apporta il conversare con la
sapienza dell'Eterno.
1. Come nella casa di Nazaret, Gesù dimora nel Santissimo Sacramento perché tu o
conversi, o meglio che conviva con lui.
2. Conversando con Gesù se ne ha allegrezza, convivendo con lui se n'ha gaudio.
3. Provati e vedrai.
4. Anzitutto Iddio ti farà godere alta pace.
24
5. E nello stesso tempo ti fa progredire in virtù senza che tu impieghi molta fatica.
6. La sola condizione è che ti ritragga nella solitudine del cuor tuo.
7. Bernardo operò così e n'ebbe ogni bene per sé e per altri.
22 Sap 8, 16.
23 Sir 24, 27.
24 Nell'originale: Fetemelo.
25
Decimo giorno
sacro Cuore di Gesù al Giordano
Imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete riposo alle anime vostre.
San Matteo 1125
[71]Il cuore di un padre è tutto intento in trovare consolazioni per il cuor del figlio. Per
questo suda di giorno e per questo passa talora insonni le notti. Quando il genitore stende le
braccia per entrare nel seno della terra, guarda al figlio e se vede che egli sia contento nel
cuor suo, allora il padre non ha più che desiderare su questa terra. Cuore dolcissimo del mio
Redentore, lo so, lo so, voi non altro desiderate che la quiete del cuor mio. Per questo vi
affaticate in lavoro di predicazione di giorno, per questo passate le ore di notte in esercizio di
orazione paziente. E apparendo a tutti quasi rivestito di quella virtù divina, che è la divinità la
quale abita in lui, Gesù con accento di paradiso invita tutti così: "Imparate da me che sono
mite ed umile di cuore. Imparatelo da me e troverete riposo alle anime vostre". E [72]intanto
che ci ammaestra con la parola, ci conforta con l'esempio. Gesù, che è vero Dio e Figlio di
Dio, pure compare rivestito delle iniquità di tutti gli uomini.
Quasi un peccator meschino si presenta egli stesso a Giovanni e lo invita a spargere ancora
sul suo capo le acque del battesimo di penitenza. Tu che aspiri con sì vivo affetto alla pace
del cuor tuo, ascolta quanto ti verrà qui esposto e sappia trarne profitto tuo.
1. Il cuore di un padre è cuore pieno di tenerezza, perché volendo far bene al figliuol suo
proporziona i pesi della fatica alle forze del suo corpicciuolo. Intanto, mentre il padre alla
città od al governo muove imprese di salute perfino universale, dal figlio non altro richiede
se non che dimori per intanto in casa, che sia docile alla voce del maestro. Vuole che sia
attento alle insinuazioni della madre, che dimori assiduo per quanto può ai piccoli servigi
della famiglia.
Il Cuore di Gesù è il cuore di quel padre ottimo. Gesù esce al ministero di predicazione e si
occupa nell'alto ufficio di riconciliare il cielo con la terra, ma quanto a te ei non pretende già
che gli [73]abbia da rassomigliare né <in> curare infermi né <in> risuscitare morti <o> in
esporre pubblicamente dottrine di celeste verità. Si contenta Gesù che tu lo imiti in ciò che ti
è possibile. Essere umile con sé, essere dolce con altri, questo si può fare ancora da te.
Ebbene sia <tu> umile, sia dolce come ti ingiunge lo esempio e la parola del tuo divin
Maestro.
2. La mitezza, ossia la pazienza, a te è necessaria in ogni momento della vita. Dopo che il
tuo cuore si è ribellato a Dio, si trovò agitato come l'uomo al quale si minaccia di essere
gettato in una voragine spaventosa. Ma tu abbia pazienza e considera che questo timore è
giusto castigo del tuo mal fare. Dopoché la tua mente insuperbì contro a Dio, tu provasti in
parte quei terrori di fantasma spaventosi che esperimentò in se stesso Caino. Ma te lo
replico: non è giusto che chi ha peccato porti il castigo del suo reato? Però abbia tu pazienza
e sia mite.
Fa tu lo stesso ragionamento per quei mali esterni di fame o di sete, di freddo o di caldo, di
infermità o di persecuzione. Non è vero che tu per il primo hai osato perseguitare
l'Altissimo, che per fargli [74]guerra hai adoperate le forze del tuo corpo, le potenze del tuo
spirito? Ebbene conchiudi: giusto è che l'uomo sia castigato con quello stesso con cui si
piacque di offendere. Il corpo come servo ribelle sostenga le sue punizioni, come schiavo
colpevole s'abbia ancor le sue sferzate, e tu soffri l'uno e l'altro patimento perché l'hai
meritato.
26
3. Ed alla pazienza aggiungi poi la umiltà. Si trova che i filosofi umani hanno predicato
anch'essi che a questo mondo bisogna sostenere le avversità con fortezza, ma non seppero
mai aggiungere che alla forza esterna dell'animo convenisse la umiltà interna del cuore. Che
importa che il servo sostenga il castigo, se ei non si umilii ma frema? Tu devi dire di cuore:
"Sono peccatore, o mio Dio, e non è castigo sì grave che a me non si convenga".
Riconoscere il proprio fallo e sostenere la confusione con pace innanzi agli uomini, questo è
il massimo della virtù. Ben si può dire che ottenuta questa vittoria l'uomo cristiano ha
ottenuto omai il trionfo sopra gli avversari suoi.
In questo esempio di sostener la confusione mira il tuo Salvatore. [75]Gesù è la santità per
essenza, pure qui si presenta a Giovanni ed alle turbe quasi un peccatore miserabile.
Al cospetto di Gesù gli angeli del paradiso nascondono il loro volto per alto rispetto. Pure
Gesù, come un infermo piagato, si bagna egli medesimo nelle onde del Giordano. Or quanto
a te, confessalo pure che ti si devono tutte le umiliazioni di questa terra.
4. Conchiudi ora con talune applicazioni tue. Gesù, che scendendo dal cielo è venuto fino a
te per guarirti, credi che avrebbe potuto porgerti ammaestramento più utile di questo che ti
fu accennato? Se si fosse trovato nei tesori della sapienza del paradiso più certa dottrina, il
tuo Maestro divino te l'avrebbe insegnata. Ma ha detto: "Sia tu mite, sia tu umile di cuore".
Ricevi nel tuo cuore il miele della mitezza e vi accompagna il nettare della santa umiltà
cristiana. Tu non avrai a dolerti più di veruna pena che si faccia sentire entro a te. Non avrai
a dolerti di verun male che si faccia sentire fuori te. Se sei figlio di famiglia obbedirai con
costanza sino alla fine. Se sei capo di casa nemmeno ti dorrai delle sollecitudini della famiglia.
Apparendo nel pubblico del popolo, [76]la tua presenza sarà cara a tutti. La parola del tuo
labbro leverà di imbarazzo i dubbiosi. L'accento del tuo cuore consolerà gli afflitti e tu, a
guisa del tuo Maestro e Padre, passerai la vita benefacendo a molti e guarendo il cuore ferito
di più altri. Per questo la condizione è che tu sia paziente di cuore, umile di cuore. Prega il
tuo Gesù con dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E dopo
averlo supplicato accingiti ad esercitare in oggi almeno un atto generoso di pazienza in te, un
atto verace di umiliazione a prò tuo e di altri. Per confermarti in ciò odi quanto piace al
Signore questa pazienza e questa umiliazione di cui si è detto fin qui.
ESEMPIO
Il Battista, perché doveva venire innanzi ad annunziare l'arrivo del Salvatore, fu santificato
prima che nascere. Nella sua vita al deserto fu quasi angelo in carne. Fu poi profeta perché
lesse nell'avvenire delle cose. Fu taumaturgo perché operò prodigi insigni. Intanto Giovanni
Battista traeva le turbe ad udirlo e predicava a [77]tutti il battesimo di penitenza e versa<va>
sul capo ai credenti le acque del Giordano. Intanto a Giovanni viene anche Gesù e questi gli
dice: "Battezzami".
Ed il precursore: "Ma io nemmeno son degno di sciogliere a voi i legami delle scarpe". Gesù
proseguì: "Te lo impongo, battezzami". Allora discesero nelle acque del fiume e Giovanni
battezzò Gesù. In questo momento i cieli si spalancarono, lo Spirito Santo discese in forma
di colomba. La voce del Padre poi si fece intendere in alto a dire: "Questi è il Figliuol mio
diletto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo tutti, ascoltatelo tutti". I popoli si
accostarono dunque a Gesù. Lodano ancora adesso, dopo quasi due mila anni che queste
cose avvennero sulle rive del Giordano, e così cielo e terra muovono ancora oggidì allegrezza
viva. Il gaudio persevererà sino alla fine, perché la parola e lo esempio di Gesù stanno in
eterno.
27
ORAZIONE
O Gesù, padre e maestro mio, l'effetto della parola e dello esempio vostro rimanga eterno
nel cuor mio. Io voglio essere paziente,[78] voglio essere umile di cuore. Quest'è il massimo
prò che mi possa toccare su questa terra. Quest'è la virtù alta che mi dispone al gaudio del
paradiso. Eterno Padre, vi prego per il Cuore incarnato di Gesù, fate che io sia sempre mite
di cuore, umile di affetto sino alla fine.
RIFLESSI
Gesù in dirti di essere mite ed umile di cuore ti porse il consiglio più savio del paradiso.
1. Il consiglio è proporzionato alle tue forze.
2. Intanto con esser mite sostieni con pazienza tutti i mali della vita.
3. Con essere umile ti rafforzi nel patire.
4. Sicché in ogni caso della vita tu hai una medicina per guarire, una regola per indirizzarti.
5. Quante meraviglie non vedesti quando Gesù nelle acque del Giordano si umiliò a
ricevere il battesimo di penitenza dal Battista!
25 Mt 11, 29.
28
Decimo primo giorno
Il Cuore di Gesù nella tentazione del deserto
Io lo condurrò nella solitudine e là gli parlerò al cuore.
Sap<ienza>26
[79]Ammira qui il Cuore di Gesù. Sono scorsi testé i trent'anni che passò nascostamente
nella casa di Nazaret. Il Salvatore che era venuto con brama accesissima per salvare gli
uomini, pure si dispone a quest'alta impresa con anni trenta di ritiratezza, di preghiera e di
sacrificio. E quasi ciò non bastasse, prima di uscire dalla casa di orazione ai campi di
predicazione si ritrae ancor per lo spazio di quaranta giorni nel deserto senza mangiare, senza
bere, ma combattendo colle potenze diaboliche alle quali aveva dato permissione di movergli
tentazione.
Apparve dunque il Lucifero con tre sassi sulla mano e disse: "Comandalo tu, e queste pietre
si faranno pane e tu potrai saziarti". E Gesù: "L'uomo non vive sol di pane, ma di ogni
parola che procede dal Verbo della verità". Replicò il tentatore: "Gettati dal vertice più alto
del tempio, tu [80]che sei Uomo Dio non perirai e intanto gli uomini diranno cose
magnifiche di te". Rispose Gesù: "È scritto: Non tenterai il Signore Iddio tuo". Il demonio
per l'ultima volta si provò a mostrare a Gesù tutti i regni della terra e poi <a> dire: "Tutto io
ti darò se cadendomi dinanzi mi adorerai". Il Salvatore finalmente scacciollo dicendo:
"Ritorna negli abissi, o Satana", e mentre quegli sprofondava discesero da alto gli angeli del
paradiso a prestare a Gesù ossequio e servitù. Dopo questo il Messia salvatore lasciò anche il
deserto e venne sui campi di Giudea e di Galilea, predicando a tutti il regno dei cieli.
Tu aspiri similmente a più di una impresa di salute delle anime, ma, come Gesù ti porse
esempio, ti sei disposto con divoto esercizio di ritiratezza? Hai parlato seriamente con Dio
nella solitudine di una pia meditazione? È nella solitudine che il Signore parla al cuor
dell'uomo. Vieni là almeno per qualche spazio di tempo in ogni dì, intenderai ciò che Dio
vuole da te. Odi come ti puoi facilmente condurre in ciò.
1. Figurati che il sommo pontefice ti mandi <a> chiamare per discorrere teco. Tu d'un
tratto ti sbrighi dalle tue faccende, [81]rassetti la persona e poi ti incammini, e intanto pensi a
quello che tu dirai al Vicario del Signore ed a ciò che egli medesimo sarà per dire a te.
Pervenuto a Roma, ossia a vista della prima maestà di questa terra, tu ti inchini a questa ed a
quegli che sono personaggi illustri presso la sede pontificia e li preghi poi a presentarti al
trono del successore di san Pietro.
Ciò stesso avviene all'atto che tu vieni per parlare al Signore nella meditazione. <ciò> che ti
trae fuori dal mondo è la voce del Signore. Tu la segui e intanto, rassegnate per un momento
le cose della famiglia, pensi a quello che tu dirai a Dio o che il Signore vorrà dire a te. Ti
raccomandi poi con vivo affetto al tuo angelo custode, ai patroni tuoi nel paradiso. Ti
raccomandi a Maria santissima e supplichi poi Gesù Cristo che ti porga la sua destra e che ti
presenti presso al trono dello Altissimo.
2. L'interesse sommo a trattare è la salute dell'anima tua. Stando alla presenza di Dio ti
scorgerai subito quello che sei, [82]se cioè incipiente nella via del bene o proficiente o
perfetto.
Se tu hai lasciato testé il peccato, ovvero che ti trovi tuttavia involto nella schiavitù di abiti
rei, convien che tu pensi a Dio che per il peccato ha disposto la morte, ha disposto l'inferno,
ha disposto un tribunale severissimo di giustizia.
Se poi cominciasti <ad> operare il bene, allora addentrati nei misteri della nascita, della
vita, della passione, della morte di Gesù, che in questa attenta considerazione apprenderai
29
anche tu a correre come un gigante nella via di perfezione.
O tu già ti trovi a buono stato di perfezione, e allora prendi gusto a considerare i misteri più
alti di Gesù che risorge, di Gesù che sale al cielo, di Gesù Dio e vero uomo, uno nella
essenza e trino nelle persone, e rimanti a guisa di serafino celeste che contempla i misteri
ineffabili dello Altissimo.
3. E qui poni ben attenzione. Gli angeli ed i santi del paradiso mentre fissano lo sguardo in
Dio godono un'estasi di beatitudine altissima. Così tu in quella che conversi col Signore devi
strappar la mente dalle cose di quaggiù, il cuore da ogni [83]affetto terreno e immergerti
tutto nella considerazione del negozio che attendi a trattare per l'anima tua.
Francesco Borgia quando ponevasi a meditare intorno alla morte od all'inferno dimorava
talvolta le ore intiere e pareva morto. Finché l'orror dello spavento facevalo riavere, e allora
tremava lui e faceva traballare le mura della sua cella, e uscendo parevagli esser un miserabile
che per divina grazia poté ancor levarsi dal sepolcro di morte, ovvero un meschino che poté
allora allora uscire dalle fiamme d'inferno. Domandava poi tutto attonito: "Gli uomini
pensano ancora ai palagi, ai divertimenti? Ah -- dice<va> -- che pensino a morir bene per
salvar l'anima propria!".
4. Poni altresì attenzione divota a quello che il Signore sarà per dirti. Il venerabile Curato
d'Ars nel tempo della meditazione udiva tanti e sì bei discorsi dal cielo, che tosto levatosi di
là si affrettava a parlare con il popolo suo. Intrattenendosi piangeva lui e faceva piangere chi
l'ascoltava.
Catterina da Siena, conversando con Dio nella meditazione, sentiva sensibilmente quali
erano le anime per le quali doveva applicarsi con più fervore a salvare, e levandosi
[84]dall'orazione si affrettava a convertire le anime dei facinorosi che stavano già presso al
patibolo, eppur che seguitavano a bestemmiare Iddio. Interrogata, rispondeva Catterina: "È
il Signore che nella meditazione parla all'anima e suggerisce il da farsi per la salvezza del
proprio prossimo".
Può accadere che Dio non ti comunichi verun affetto nella santa meditazione, e allora tu
umiliati dinanzi a lui e adoralo egualmente. Il Signore ti ha ricevuto alla sua presenza, non fu
già questo alta ventura per te? Forse ti sei demeritato i divini favori per qualche tua
mancanza, e se scorgi che sia appunto così, non cessa<re> di dolerti alla presenza del tuo
Signore.
5. Dovrai poi ripartire per ritornare alle occupazioni di casa tua. Allora ringrazia Dio che ti
abbia ricevuto alla sua presenza. Richiama il tuo angelo benedetto, richiama i tuoi protettori
celesti e Maria santissima. Supplicali poi a rendere a Dio quei ringraziamenti che il tuo
povero cuore non vale ad esprimere bastevolmente.
Supplica a mani giunte Gesù che ti riceva entro al suo Cuore sacrosanto e che ti doni virtù
necessaria per vincere in te [85]la passione che più d'ogni altra ti tiranneggia. Supplicalo a
donarti le virtù che più ti abbisognano per essere cristiano santo. Raccomanda con pari
affetto le persone che a te sono più care. Raccomanda la persona del pontefice, dei vescovi,
dei sacerdoti, dei giusti ovvero dei peccatori. Prega altresì per le anime del purgatorio e
chiudi il cuor tuo nel Cuore di Gesù facendo la Comunione spirituale.
Con questo tu hai compiuto un atto importantissimo della vita, hai assicurato la salute
dell'anima tua, perché è certo che colui il quale sa bene vivere, dice sant'Agostino, sa bene
pregare. Ringrazia ancor adesso Gesù e digli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami
sempre più", e poni la cura di venire subito oggi a trattar con Dio del negozio di tua eterna
salute, intrattenendoti almeno un quarto d'ora in pia meditazione. Non mancherà Iddio di
consolarti come in breve sono per dirti.
30
ESEMPIO
Giuliano veniva talfiata a visitare il suo confratello Efrem nella solitudine e trovava che il
pio romita il più delle volte [86]aveva gli occhi molli di lagrime. Un dì si fece a ripassare i
libri di lui e li trovò sdrusciti assai. "Che vuol dir questo, o amico?", domandò Giuliano. Ed
Efrem: "A te non posso nascondere verun affetto del cuor mio. Ripasso quei libri che mi
discorrono dell'amore e dei patimenti del mio Salvatore e il mio cuore si gonfia d'affetto.
Rileggo il nome benedetto del mio Gesù e una fonte di lagrime muove dal cuore e scende
poi giù da questi occhi e dal viso, senza che me n'avveda, alle pagine del libro, come tu
osservi". Giuliano asciugò una lagrima di tenerezza e disse in cuor suo: "Ti rimeriti il Signore
di tua pietà".
ORAZIONE
O Gesù, conducetemi nella solitudine. Io già desidero staccarmi dalle cose di terra e solo
attendo che mi chiamiate. Parlatemi di me e della mia salute eterna. Parlatemi di voi e del
vostro amore santissimo. Come il pesce guizza nelle sue acque e come l'augello nell'aere sua,
così io voglio vivere conversando con voi che siete l'elemento del mio vivere, l'aere puro del
mio respirare.
RIFLESSI
[87]Il Signore per parlare a' suoi li conduce nel ritiro della solitudine.
1. Disponiti <ad> entrare là dove si trova Iddio.
2. E tratta con l'Altissimo il negozio supremo di tua eterna salvezza.
3. Attendi poi a stare come si deve alla divina presenza.
4. E ascolta ciò che Dio ti viene suggerendo.
5. Avanti <di> partire ringrazia il Signore.
6. Proponi poi <di> ritornar presto a lui per ricevere nel cuore una piena maggiore di
consolazione.
26 Os 2, 14.
31
Decimo secondo giorno
Il Cuore di Gesù nella predicazione
Il giogo mio poi è soave e leggero è il mio peso.
San Matteo 1127
[88]Il figliuol prodigo disse un giorno al padre: "Datemi la porzione che mi spetta, perché
io me ne voglio partire a divertirmi con gli amici". Lo sciagurato non si arrese alle tenerezze
paterne e andossene. Ma presto ebbe a dolersene. I compagni gli dissero: "Ti conviene essere
splendido con te, generoso con tutti", e in dirlo gli fecero spendere in breve l'intiero
patrimonio. Quale corruccio per il fanciullaccio! Quando poi per vivere fu obbligato <a>
pascere i porci e che per isfamarsi doveva contrastare con quelli le ghiande di quercia,
pensava tra sé: "Tristissimo è il mondo. In seguirlo credeva spassarmela, ma egli mi ha
imposto un giogo di ferro al collo e sulle spalle un peso che abbatte. Ah quand'io era nella
casa del padre mio!". E in riflettere piangeva dirottamente e risolveva poi in cuor suo: "Sì, sì,
me ne ritornerò [89]alla casa del padre mio. Mi voglio affrettare alla casa del mio genitore".
Peccatore, se mi odi ritorna tu medesimo alla casa del Padre tuo. Gesù ti invita e ti prega:
"Vieni, vieni. Affrettati, che il giogo che io ti accollo sarà soave e leggero il peso che ti voglio
sovr'imporre".
1. Il cuor del padre amorevole è di misurare il lavoro al figlio perché non abbia a soffrire. Il
cuore del padrone tirannico è di opprimere il servo suo per cavarne maggior guadagno. Per
averne oro fiammante il crudo pesterebbe in un mortaio le ossa del meschinello.
Il cuor del padre amante è quello di Gesù, e l'animo abbominevole del tiranno è la ferocia
di Satana. Gesù, soave nei modi, appare nei campi di Gerusalemme e dice: "Seguitemi che io
non voglio opprimervi con ordini severi". Satana compare là sui campi di Babilonia sovra un
trono fumante e grida alla sua volta: "Seguitemi che qui è tripudio e gaudio". Ma il demonio
fin dapprincipio fu omicida e bugiardo. Gesù poi è il Verbo della vita.
I seguaci di Satana sono i tristi i quali si inchinano agli idoli del vizio, e sono infelici ahi
quanto! [90]Non scorgi quanti che muoiono anzi tempo schiacciati dal peso della tirannia del
mondo? Se i tristi vivono ancora, osserva poi come28 si muovono sparuti nel viso, affranti
nella persona.
Ma i giusti del Signore sono ben altri. Questi davvero camminano soavi nel portamento,
veloci nel passo, gagliardi nella persona. Sono potenti negli anni perché sono destinati29 dal
Signore a ciò <che> abbiano a protestare, e colla parola e collo esempio, che verace è Gesù
Cristo quando invita dicendo: "Il mio giogo è soave e leggero è il peso mio".
2. Confronta ancora meglio il giogo dei seguaci del mondo con il giogo dei fedeli del
Signore. Il mondo ti dice: "Avanzati e procura gloria al tuo casato". Alessandro, Annibale,
Cesare, Napoleone: considera <con> quai nomi gloriosi ti sprona a quella altezza di onore,
ma intanto lo stolto non ha con che aiutarti perché è un fallito, non ha forza di appoggiarti
perché è un infermo cronico.
Ti impone altresì il mondo: "Procurati ricchezze". Creso, che nome potente! E il nome dei
possidenti massimi che vivono [91]ancora a' tuoi dì, non è tal nome che tutto può quello che
vuole? E intanto il mondo ti invita a crescere le ricchezze pari a quelle di chi siede a mensa
su tavola dorata. Ma che aiuto ti porge in questo il mondo? Facile è che ti lasci addormentare
per rubarti ancor quello che possiedi.
E così il mondo conchiude con dirti che tu abbia a godere al pari degli epicurei e tripudiar
sempre, perché pazzo chi non si allieta mentre è in vita. Ma lo scellerato, a vece di porgerti
lena a proseguir nei banchetti, ti inchioda poi in un letto di malattia, e a vece di
32
incoraggi<a>rti ti intisichisce nello stomaco, perché è scritto che nel soverchio mangiare è la
malattia30. Gesù con cuor di vero padre ti invita così: "Vieni, che il mio giogo è soave". Il
giogo è quello de' suoi Comandamenti. Figurati che un padre dica al figliuol suo: "Onorami,
non mi imprecar male, venendo la festa del mio onomastico porgimi qualche segno di
affetto, rispetta la madre tua e i fratelli, e non imbrattare nel loto la tua persona. Non far mai
agli altri ciò che non desideri per te medesimo". Ti par che questo sia un ragionare savio?
Figurati che dippiù aggiunga: "È sì vivo [92]il desiderio che ho di tua salvezza, che già per te
ho disposta una torre di fortezza circondata da triplice muraglia che si chiama della povertà,
della castità, della obbedienza. Per esser più sicuro, entra là se odi distintamente che io ti
chiami, e là sarai sicuro a dispetto di qualsiasi furore nemico". Che ti pare di questa proposta
paterna? Qui è Gesù tuo padre, il quale al giogo soave de' suoi Comandamenti aggiunge il
peso leggero de' suoi Consigli. Poi Gesù, contrariamente a quello che è il mondo, intanto
che ti impone di fare ti dona lume alla mente, gagliardia alla volontà e forza al corpo
medesimo, per eseguire tutto quello che desidera da te. Sicché non ti pare che davvero sia
soave il giogo di Gesù e leggero il peso suo?
3. Il soccorso che porge il Signore appare visibilmente nella persona de' suoi divoti figli.
Questi sono lieti ancora nei casi avversi. Cantano ancor nel campo della fatica. E quando ti
sembrano ansanti sotto al peso del carico, entrano giubilanti nella casa del Padre.
Domandalo ciò ovvero osservalo co' tuoi occhi nel mezzo delle famiglie devote. Ti
risponderanno i membri [93]di quelle che già sembra loro di pregustare le gioie del paradiso.
Due sorelle di Vincenzo, cariche del peso di molti meriti, stavano per entrare in cielo e il pio
sacerdote si fece a domandar loro: "Vi soddisfa adesso aver passato la vita in prò de' fratelli
languenti?". E quelle: "Quando correvamo ai moribondi ci sembrava aver l'ali ai piedi.
Quando sedevamo presso al letto degl'infermi le consolazioni ci parevano fin troppe". Ma se
tu poni il piede oltre la soglia delle famiglie dissipate, tu fuggi inorridito. Non trovi la vita
dell'anima che è la carità, e ti par <di> morire. Miseri i membri di quelle, quando tocchi
staccarsi dal mondo benché traditore. Dispensami da dirlo più ampiamente: i tristi si trovano
all'ultimo pessimamente.
4. Con ragione s'allietano i buoni e non a torto s'addolorano i perversi. Chi porta il giogo di
Gesù ha dinanzi a sé lo splendor di paradiso che irradia. Da fianco <li> accompagnano gli
angeli benedetti. Lungo la via, meglio che gli ebrei nel deserto, sono provvisti di ciò che è
necessario alla vita, e intanto vedendo là il luogo proprio di beatitudine sclamano: "Ancora
un passo e poi il paradiso è nostro".
[94]Ma te ne prego altra volta. Dispensami da descriverti il cammino degli iniqui, perché il
loro non è viaggio ma precipizio, e quando vengono a fermarsi non è in luogo di riposo
veruno, ma è in una regione che si intitola di tutti i tormenti.
Deh, abbracciati al giogo della legge del Signore e prometti <di> non staccarti mai più.
Proponilo con dire al tuo Salvatore: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre
più". E per buon segno di tua costanza oggi poni particolare attenzione a portare il giogo del
tuo Dio e Padre, e venuta la sera esamina per un momento come l'hai sempre portato con
fedeltà. Odi per ultimo in un esempio solo quanto soave è il giogo del Signore e come
leggero è il peso che sovr'impone.
ESEMPIO
Antonio vivendo nella casa del padre suo portava lietamente il giogo de' divini
Comandamenti come ogni dabben figliuolo. Quando, venuto un dì alla chiesa, sentì questo
discorso: "Chi vuol seguirmi più davvicino venda pur tutto ciò che possiede e ne porga il
33
prezzo ai poverelli, e ritornando [95]mi segua che io lo riceverò"31, Antonio obbedì
prontamente. Non solo poi rinunciò alle terrene cose, ma di conseguenza rinunziò ancora a
se stesso e per stare più intimamente con Dio venne alla solitudine della Tebaide.
Stando in questa Antonio crebbe a quella santità che mai avrebbe potuto acquistare altrove,
perché il nome di Antonio era terribile agli stessi demoni. E operò sì gran bene che altrove
non avrebbe potuto eseguire per suo prò o d'altrui. Ad Antonio venivano gli stessi pontefici
e gli imperatori più magnifici con lettere di consiglio. Ad Antonio correvano le turbe di
popolo e ponendosi ai piedi di lui supplicavano che li benedi<ce>sse. Antonio lasciava per
un momento il suo deserto e apparendo in mezzo alle moltitudini sedava i tumulti,
correggeva gli errori e riduceva ancora i più schivi a riprendere il giogo abbandonato della
legge del Signore.
ORAZIONE
O Gesù, parlatemi al cuore. Fatemi intendere la verità delle vostre parole: "Il mio giogo è
soave e il peso mio è leggero", e fate che in eterno sdegni di inchinare [96]il dosso al giogo
del mondo, al peso di Satana. Abbiate pietà di me e fatemi presto intendere le consolazioni
che tenete disposte a quei che vi seguono con il giogo della vostra santa legge, con il peso dei
vostri santi Consigli.
RIFLESSI
Il prodigo si dolse presto d'aver assunto il giogo della legge del mondo.
1. Il giogo di Gesù è giogo di padre che vuol salvare. Il giogo di Satana è giogo di tiranno
che vuol dannare.
2. Apri gli occhi e vedi ciò nella società degli uomini.
3. Gesù aiuta i suoi a portare il giogo suo.
4. E mentre <si> affaticano apre loro la vista del paradiso.
5. Chi assume il giogo dei divini Comandamenti e poi anche il peso dei Consigli evangelici,
costui è doppiamente fortunato.
27 Mt 11, 30.
28 Nell'originale: Il tristo vive ancora. Osserva poi come.
29 Nell'originale: distinti.
30 Sir 37, 33.
31 Cfr. Mt 19, 21.
34
Decimo terzo giorno
Il Cuor di Gesù in perdonare i peccati
Son venuto <a> cercare per salvarlo colui che era perito.
San Giov<anni>32
[97]Il pastorello, che dal vertice delle Alpi custodisce il gregge, guarda al campanile della sua
parrocchia, distingue con occhio penetrante il campo e la casa del genitore e intanto emette
singhiozzi e sclama: "Mio padre, quando vi vedrò?". Il figlio non può star lungi dal padre
suo. Che se dal genitore trovisi separato per castigo a motivo di un fallo commesso, allora il
meschinello è inconsolabile. "Che io veda il volto del padre mio -- diceva quel giovinetto già
ribelle, <figlio> di real genitore -- o che io muoia almeno".
Misero te se, dopo esserti allontanato da Dio Padre con l'eccesso di una colpa grave, non
avessi mai più speranza di rivedere placato il viso del Signore. Ma Iddio perdona. Considera
che buon cuor di padre è quello di Gesù salvatore e signor tuo. Grida di continuo: "Sono
venuto a cercare le anime dei figli che erano [98]periti", e intanto si affanna per ritrovarli. E
rinvenutili se li abbraccia al seno con gaudio altissimo.
1. Tu se da un tuo fratello hai ricevuta un'offesa o se per caso hai avuto un tratto severo dal
padre tuo, subito intendi che il fratello o che il padre medesimo ti mostri d'averne il torto.
Invece Dio non fa così. Egli ti è non sol fratello o padre, ma ti è dippiù e creatore e
salvatore, eppure viene il primo. Tu sei l'offensore vile e Iddio è la maestà infinita da te
oltraggiata. Pure, perché al Signore preme tanto di te, si muove per il primo ad incontrarti.
Né sol si muove una, ma cento volte, quante tu ricevi in cuore ispirazioni pietose a
ravvederti.
2. Viene il Signore accompagnato dall'angelo benedetto designato a tua custodia. Viene
seguito dai santi e dagli angeli del paradiso, che tutti pregano per la tua salvezza. Ti manda
quotidianamente l'esempio e la preghiera di Gesù, suo figliuolo unigenito. Un padre terreno,
quando non vede comparire i figli suoi, manda fuori il primogenito e gli raccomanda di
rintracciare ovunque i fratelli smarriti. Il Padre celeste, [99]vedendo perdute le sue creature,
manda il suo unigenito Gesù Cristo perché gliele riconduca. Questi viene e per ridurre i
fratelli al Padre commuove i cieli, commuove la terra, commuove gli uomini, commuove gli
stessi spiriti infernali. Dinanzi a Gesù obbediscono i venti e le tempeste, dinanzi a lui
guariscono gli ammalati, risuscitano i morti. I demoni alla presenza del Figlio di Dio
emettono grida furiose e si rintanano nei loro abissi.
Gesù compare con le tenerezze di padre, compare con le sollecitudini del buon pastore,
compare con la divisa di medico, di fratello, di amico. Al Zaccheo che l'invitò in casa propria
Gesù perdonò le sue colpe. All'adultera che deplorava i suoi falli Gesù perdona i suoi eccessi,
alla donna di Magdalo ripiena di sette spiriti satanici Gesù perdona ogni iniquità. Ed a quanti
si fece a curare, o ciechi o storpi o paralitici o indemoniati, Gesù poneva poi cura a guarire
sovrat<t>utto le piaghe dell'anima. Inutile dire della amorevolezza dei modi, della soavità
delle parole, della prontezza dei modi con cui Gesù perdona agli uomini i loro peccati.
3. Gesù, Dio onnipotente, acqueta le [100]creature dell'aria, dell'acqua, de' fulmini e delle
tempeste che si offrono a vendicare la gloria oltraggiata dello Altissimo. Come onnipotente
sostiene la vita del peccatore perché muoia corroso dal verme della sua iniquità. In Dio la
potenza, che è attributo infinito, e la giustizia, che è attributo perfettissimo, domanderebbero
il castigo collo inferno per tante scelleratezze, ma la misericordia grida più alto che tu sia
salvo, e così finché tu vivi quaggiù tu puoi ottenere salvezza.
35
4. In cielo è fisso che all'uomo in terra finché vive gli sia pur concessa misericordia.
Immaginati un uomo oppresso dal peso di tanti peccati come le arene del mare e da iniquità
sì enormi come il masso di un monte. Figurati che già già costui, incancrenito nella iniquità,
stia con un piede nella fossa, ma il meschino se lo vuole può tuttavia ottenere la salute e il
paradiso.
Disse un giorno Gesù a Pietro: "Perdona poi i peccati agli uomini". "Quante volte -- replicò
Pietro -- devo io perdonare le sue iniquità al peccatore? Sette volte ovvero settanta?". Al
quale il divin Salvatore: "Non solamente sette ovvero settanta, ma [101]settanta volte sette33.
Tu, o Pietro, non conosci ancora che cuore è quello del Salvatore che ti parla. Perdona tutte
le volte che l'uomo se ne dolga innanzi a te".
E quotidianamente Gesù alla Chiesa, sua sposa immacolata, dice: "Il più grave dolor
all'animo di un padre è quando <un figlio> s'alza a dire che il genitore non perdona. Se nella
tua casa un figlio sciagurato si leva a insinuar questo, tu scaccialo, perché gli altri diletti non
ne rimangano funestamente scandalizzati". Intanto prosegue <a> far intendere la sua voce
benedetta: "Sono venuto io stesso a cercar le anime dei figli che erano perdute".
5. Intanto ve' come si contenta di poco il Signore per cancellare tutto il debito enorme di
mille iniquità. Gli bastano queste parole: "Ho peccato". Gli basta un gemito pietoso, una
lagrima sicura. E qui se gemi come un figlio dolente, subito Gesù ti abbraccia. Se piangi
come un servo interessato che ha più timor dello inferno che amore per Iddio, anche allora
Gesù mesce quel pianto meschino ai gemiti o alle lagrime proprie, che sono di intensità
grave e di valore infinito. Così impreziosita, la tua lagrima la presenta all'Eterno [102]e
intanto tu sei salvo omai. Che dici or tu? Confessalo che la misericordia in Dio è senza
confine.
Perdonato che ti abbia le colpe, Gesù si guarda da rimproverartele mai più. Sono cancellate
le iniquità evase dall'anima tua. Sono state immerse nel più profondo del mare. Ed ora
quanto per l'addietro gli fosti odioso tanto gli sei caro, se tu l'ami più che un figlio che
sempre gli fu fedele, e più che altri Iddio ti ama. Più che altri che gli furono sempre fedeli
Gesù amò Maddalena già peccatrice. Più che altri sempre fedeli amò Gesù Pietro già
prevaricatore.
Oh quanto per questo ne deve gioire il cuor tuo! Prostrati pure con tenerezza viva di affetto
ai piedi di Gesù e supplicalo ad esserti sempre propizio. Promettigli <di> amarlo perché egli
è troppo buono. Benedici ora e sempre al Cuore incarnato del tuo Padre dicendogli: "Dolce
Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E proponi poi oggi di esaminare il cuor
tuo, e se trovi di essere stato tardo in aderire agli inviti del tuo Signore duolti poi con molta
amarezza. Intanto odi ancor questo esempio e proponi ciò che meglio è per l'anima.
ESEMPIO
[103]Il padre di più figli videsi un giorno comparire innanzi l'un d'essi e dire: "Datemi ciò
che mi appartiene di sostanza perché io me ne voglio partire da casa". Non valsero le
preghiere del padre, le proposte, le supplicazioni, e quegli se ne partì e in breve, datosi in
braccio agli amici falsi, consumò le sostanze sue e per vivere dovette far il custode dei porci
e contrastare a quelli un pugno di ghiande.
Ma ovunque e sempre vegliava l'occhio del padre. Le sciagure temporali, mentre sono
castigo della colpa, sono un aiuto poderoso per ritornare alla grazia. E così fu per questo
prodigo, il quale vistosi consumar le carni addosso gridò finalmente: "Surgam et ibo ad patrem
meum"34. E quel suo padre, che di nient'altro aveva brama più viva, gli esce incontro e lo
introduce in casa, lo riveste di abito pomposo e pone in dito al figlio l'anello di onore e invita
i vicini e gli amici dicendo: "Aveva un figlio che già piangeva morto ed ora l'ho ritrovato
36
vivo; venite e rallegratevene meco".
Gesù che vede quel tripudio dice: "Molto [104]maggiore è il gaudio mio al ritorno di un
peccator penitente. In cielo si fa maggior festa per un peccatore che si converte che per
novantanove giusti che rimangono fedeli al Signore"35.
E tu che potevi già tempo innanzi aver procurato al paradiso tanta gioia, perché hai atteso
fin qui? Siagli poi almeno fedele a Gesù per tutta la vita tua.
ORAZIONE
Cuore santissimo di Gesù, voi colla potenza della vostra misericordia seguite <a>
chiamarmi. Se io tardo <a> venire sollecitatemi pure colla minaccia dei castighi. Premetemi
con la sferza delle vostre punizioni. Non è castigo il patimento che conduce a salvezza, ma è
grazia di misericordia. O Gesù, usatemi pietà a fine che in eterno io possa cantare le vostre
misericordie.
RIFLESSI
Crudo tormento è trovarsi lontano dalla presenza del padre, più crudo tormento è
intendere che il genitore è lontano coll'animo suo.
1. [105]Ma il Signore Iddio, padre tuo, perdona e viene pel primo.
2. E manda gli angeli suoi. Manda lo stesso Figliuol suo unigenito. Ah che viscere di
misericordia mostra Gesù!
3. Egli fa tacere intorno a te il grido delle creature insensate e t'assiste perché non muoia.
4. Per quantunque gravi o moltiplicate sieno le colpe tue, Iddio te le perdona.
5. A ciò basta sol che tu dica: "Ho peccato, o Signore".
6. Lo disse di cuore il prodigo dello Evangelo e fu salvo egli medesimo.
32 Lc 19, 10.
33 Cfr. Mt 18, 21s.
34 Lc 15, 18.
35 Cfr. Lc 15, 7.
37
Decimo quarto giorno
Il sacro Cuore di Gesù nella trasfigurazione
Questi è il mio Figliuol diletto nel quale mi sono ben compiaciuto: ascoltatelo.
Matteo 1736
[106]Un padre amante accompagna i figli suoi al lavoro, ma perché non credano essere
come schiavi condannati alla fatica, il genitore talora mostra i tesori della casa e dice: "Questi,
o figli, che sono i possessi miei, sono anche i possedimenti vostri". Gesù, padre amorevole,
accompagnava al lavoro delle predicazioni gli apostoli suoi, ed in particolare Pietro, Giacomo
e Giovanni. A questi in ispecie mostrò dunque i tesori della sua divinità santissima.
Venne sul monte Taborre, si avanzò alcuni passi e poi si trasfigurò avanti a loro. Il volto
del divin Salvatore era raggiante a modo di sole, le sue vestimenta si fecero bianche come la
neve e la voce del Padre si fe' udire dall'alto: "Questi è il Figliuol mio diletto nel quale mi
sono ben compiaciuto: ascoltatelo". Ed a fianco del Salvatore comparve [107]Mosè, figura
della Legge, ed Elia, figura dei profeti. Gli apostoli furono tosto rapiti in estasi di
ammirazione e sclamarono: "Che buona cosa per noi ad essere qui! Facciamo tre tabernacoli,
uno per voi, o divin Maestro, altro per Mosè ed Elia ed un terzo per noi e stiamo qui
sempre". Ma Gesù fece loro intendere altre cose: "Non è qui -- disse -- il vostro godimento.
La gioia piena verrà di poi. Intanto ascoltatemi e seguitemi, che sopra un vasto campo vi
attende un lavoro ancor faticoso".
Fratel mio, segui tu stesso Gesù e scorgi ciò che egli ancor da te richieda.
1. Gli apostoli che si erano dati a seguire il divin Salvatore scorgevano che i suoi di Nazaret
il volevano precipitare dal ciglione di monte, che quei di Cafarnao il volevano legare come un
frenetico e che più altri lo accusavano come un bestemmiatore. I meschinelli provavano in sé
sentimenti di vivo compatimento, ma in questo momento appare loro Gesù circondato di
divina gloria. In questo giorno si fa udire da alto la voce del Padre che dice: "Questi è il mio
Figliuol diletto nel quale mi sono assai compiaciuto: ascoltatelo".
Fratel mio, quando tu scorgi Gesù che [108]è cercato a morte da' suoi che non gli credono
punto, pensa che egli è figliuolo naturale del Padre eterno. Quando <da loro> lo odi
imprecare, ricorda che è consostanziale allo Altissimo. E se scorgi che lo accusino con titoli
infamanti, pensa che egli è in tutto eguale al Signore del cielo e che è egli stesso, collo
Eterno, creatore e padre di tutti gli uomini.
Indi considera che come Gesù è figlio naturale del Padre, tu gli sei figliuolo adottivo. Il
Verbo eterno prendendo carne è nato da Maria v<ergine>; Maria è tua madre, epperò Gesù
ti è fratello. Egli è fratel diletto che è venuto per accompagnarti al paradiso. Oh quanto
questo ti deve confortare! Pénsavi, fratel mio, né mai ti sconfortare quando scorga Gesù
afflitto da molte contumelie.
2. Clemente, vicario in terra del divin Salvatore, fu già dal persecutor Traiano condannato ai
lavori forzati nell'isola del Chersoneso. Il pontefice trovò là più migliaia di cristiani suoi
fratelli e figli che accorrendogli incontro avevano le fauci inaridite.
Appena quei miseri ritenevano forza per salutarlo e dire: "Noi qui moriamo di sete;
[109]pregate Gesù, o pontefice e padre nostro, e noi saremo esauditi". Supplicò dunque
Clemente e tosto scaturì una fonte abbondante che dissetò tutti quei meschinelli.
Se tu ai lavori forzati di questa misera terra ti senti venir meno dalla sete come un pellegrino
attraverso al suo deserto di sabbie infuocate, invoca Gesù. Egli non è solo pontefice del
Signore, ma è il Figlio diletto del Padre. Or se Gesù dice una parola a tuo favore, è
impossibile che tu non sia tosto esaudito.
38
3. L'Eterno si compiace infinitamente in riguardare al suo Figliuolo unigenito. Tanto ne
gode il padre terreno in scorgere il figliuoletto suo che cresce con amore alla fatica, con
affetto allo studio, con prudenza al governo stesso dei minori fratelli.
Quanto ne gode l'Eterno in scorgere i sudori di Gesù, le predicazioni di Gesù, i patimenti
di sangue di Gesù! Quanto ne gode in vedere che Gesù chiude le porte infernali sotto ai
piedi de' suoi; che giubilo in veder che Gesù spalanca sovra al capo dei fratelli suoi il
paradiso per introdurli come una turba eletta di conquistati e salvi omai da morte!
Tu che essendo figlio di Dio adottivo [110]desideri compiacere il cuore di Gesù tuo padre,
siagli compagno in salvar le anime a mo' degli apostoli suoi. Siagli compagno in pregare
come i Brunoni ed i Bernardi. Siagli compagno in sopportare come i martiri santi del
Signore. In riguardare a te, oh quanto ne godrà Iddio dall'alto de' cieli!
4. Ma per ottener ciò, tu riguarda a Gesù. Ti stimi fortunato quando a guidarti nella carriera
della vita hai un genitore provvido, quando a condurti in quella degli studi hai un maestro
savio. Ma Gesù è padre ottimo ed è maestro sapientissimo. Ed egli è venuto appositamente
per condurti al paradiso. Su, che tardi? Porgi l'orecchio attento a Gesù, donagli la destra tua e
lasciati condurre. "Al cielo, al cielo!", egli sclama. Al cielo, al cielo, dal quale ancor adesso
parte la voce dell'Eterno a dirti: "Questi è il Figliuol mio diletto nel quale mi sono
compiaciuto: ascoltatelo". E tu tardi a correre a Gesù? Affretta il passo intanto che ti porge
la mano amorevole. Salutalo tu con dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami
sempre più". E per ossequio a lui rivolgi l'occhio al Salvatore trasfigurato nel [111]Santissimo
Sacramento dell'altare, e facendo la santa Comunione spirituale consolalo con gli affetti del
cuor tuo. Intanto odi l'amore intenso di Gesù in altre sue trasfigurazioni.
ESEMPIO
Martino, ancor catecumeno, conduceva i suoi prodi dal campo della milizia ed entrava nella
città. Un poverello là in quell'angolo di piazza gli stende la destra compassionevole e intanto
trema pel freddo del crudo verno. Martino si sofferma e tagliato di mezzo con la spada il
mantello ne porge la metà al meschino dicendo: "Cuopriti". A mezzanotte di quella giornata
lo stesso tapino compare al capitano nostro, ma non più ricoperto di squallore, sebbene
cinto di luce viva e di gloria sorprendente. Teneva in alto colla destra quella vestimenta
regalata e lodando la buona carità del donatore sclamava: "Martino ancor catecumeno mi ha
ricoperto con questa veste". E la maestà di quell'apparizione si fece chiaramente conoscere
per la persona adorabile di Gesù, Figlio consostanziale al Padre.
[112]Seguilo anche tu l'esempio di Martino. Beato te se rimarrai sempre fedele allo esempio
ed alla voce di Gesù!
ORAZIONE
O Cuore del mio Gesù, mostratevi anche a me. Apparitemi colla potenza della vostra
grazia. Mostratevi col buon influsso delle vostre inspirazioni sante. Buon Gesù, voi per
amore vi trasfiguraste nel presepio, per amore al Taborre, per amore vi trasfiguraste al
Calvario del patimento e poi al sepolcro della risurrezione. Per amor mio voi vi trasfigurate
nel Santissimo Sacramento dello altare, ma io quando sarà che per amor vostro mi sforzi a
trasfigurarmi in voi con imitare le vostre sante virtù? Porgetemi l'aiuto vostro, o Cuore
amantissimo di Gesù mio salvatore.
RIFLESSI
Un padre per amore in casa mostra i tesori suoi ai figli, e Gesù nel Taborre addita i tesori
39
della sua divinità santissima.
1. Rifletti a ciò quando sul campo del [113]lavoro e tra avversari <ti> affatichi per Gesù.
2. Gesù ti otterrà ogni aiuto da alto.
3. Gesù con l'impresa della redenzione umana rallegra l'Eterno, e tu come gli rendi gloria
con le tue buone opere?
4. Ascolta Gesù e tiengli dietro.
5. Egli che si trasfigurò ancora dinanzi a Martino come a più altri, si trasfigurerà forse
ancora dinanzi a te mentre vivi, o certamente quando ti assumerà con sé in paradiso.
36 Mt 17, 5.
40
Decimo quinto giorno
Il Cuore di Gesù nello ingresso in Gerusalemme
Ciò che è alto dinanzi agli uomini è abbominazione al cospetto di Dio.
San Luca 1637
Gesù, salito un giorno sopra un'asina, fe' intendere di voler entrare in Gerusalemme. Il
popolo di quella città, come seppe, uscì incontro. Uomini, donne, fanciulli si schieravano
lungo la via e coprivano di palme le strade. I fanciulli degli ebrei con special fervore
cantavano: "Osanna al Figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore".
Gesù vedeva quelle turbe e si faceva mesto in viso, ascoltava quei canti e poi lagrimava.
Perché mai ciò in un giorno di solenne trionfo?
Ma è da sapere che gli ebrei non applaudivano a Gesù come all'Uomo Dio salvatore, gli
applaudivano come a dominatore umano, come a filosofo ed a maestro egregio bensì, ma
come a tale che non discese da alto. Applaudivano poi molti con animo infinto, perché già
nascondevano la ferocia di quelle grida [115]che al venerdì seguente avrebbero risuonato
nelle piazze della città: "Morte a Gesù! Sia crocifisso! Gesù di Nazaret si tolga da noi!". Ed il
cuore di Gesù, che è cuor di padre sì pio, non poteva non addolorarsene! Soffrivane e per
avviso a' suoi diceva: "Non vi fidate; ciò che al cospetto degli uomini è gloria, dinanzi a Dio
è abbominazione". Attendi pure e vedrai che abbominazione pessima è questa di cui si
ragiona.
1. Gesù Cristo per salvare gli uomini operò quel prodigio di amore che fece restar attonito
cielo e terra. Prese cioè umana carne e abitò poi fra gli uomini. Ma gli ebrei, mentre gli si
accostavano lodandolo con osanna continui, non gli credevano punto che fosse Figlio dello
Eterno, e così né sincere erano le loro ovazioni né tampoco potevano ottener salute. Oh che
cordoglio al cuor di Gesù!
E si trova tuttodì cristiani i quali confessano che Gesù è il salvatore, eppure che ne
falsificano le massime e gli esempi. Dicono che l'uomo deve mostrarsi, che <si> deve
aggrandire, e pazzo lui se non cerca di godere. Or come è possibile che Gesù non gridi con
dolentissima voce: "Ciò che [116]è alto innanzi agli uomini, dinanzi a Dio è
abbominazione"? Piace a Gesù il contadinello semplice, ma gli dispiace il raggiratore infinto.
Piace a Gesù il cristiano pio, ma gli dispiace il cristiano sprezzante. Gli umili come le Terese,
i poverelli come i Franceschi, i sofferenti come le Liduine gli piacciono, ma gli dispiacciono
immensamente gli altri, che non essendo né poveri né umili né pazienti insultano alle virtù
che Gesù ebbe e commendato tanto e per sì gran tempo praticate.
2. Cresce l'onta al cuor di Gesù in confrontare le misere creature che sono gli uomini. Tu ti
astieni da fare il bene e da seguire davvicino Gesù per timore degli uomini. Ma che paura è la
tua? Credi forse che tutti gli uomini delle quattro parti della terra si rovescino su di te? Ma se
i più nemmeno della tua nazione sanno che tu esista! Forse pochi del tuo paese, forse
qualche vicino, perché n'ha rabbia delle virtù che tu pratichi, potrà censurarti, ma tu possibile
che sii soldato sì fiacco da cedere l'armi e sacrificare il tuo onore e la tua vita al confronto
dello scherno semplicissimo di un uomo?
Ma non scorgi che questi che ti insultano sono [117]uomini, ossia creature di una mente
meschina, di un cuore mutabile? Non ricordi che sono un braccio di carne che oggi si muove
e che domani è fatto pasto dei vermi? Se poi sono peccatori, come altamente è a temere,
eccoli che uomini cosiffatti sono abbominevoli più che la puzza di un sozzo inferno. Eppure
tu tremi dinanzi a uomini cosiffatti? Pensa che sono uomini miseri e per lo tuo meglio resta
unito a Gesù, che è tuo Dio e tuo salvatore.
41
3. Egli è Iddio tuo, il quale vede ogni pensiero dell'anima tua. Egli è altissimo nel suo
consiglio, incomprensibile nella maestà sua. Or non è molto meglio esser caro a Dio solo,
piuttosto che essere accetto a tutti gli uomini e poi dispiacergli a lui Altissimo? Se tu piaci a
Dio, per conseguenza piaci a Maria santissima, piaci ai santi, piaci agli angeli tutti del
paradiso. Or non è molto meglio soddisfare a personaggi sì alti nel cielo, piuttosto che a
vermiciattoli38 sì vili della terra?
Quando il re Nabucco provavasi a costringere i tre fanciulli ebrei a prostrarsi innanzi alla
statua d'oro, risposero quelli: "Tu puoi bene gettarci nella fornace ardente, ma non ti
obbediremo giammai [118]in ciò che torna di ingiuria al Signore Iddio nostro". Così hanno
risposto nelle diverse età i confessori del Signore, così i martiri di Gesù Cristo. Ed or che dici
tu? Confonditi se finora non hai porto a Dio tutto l'onore che gli si deve.
4. Poteva Gesù comparire sulla terra con tutta la maestà che circonda la gloria dello
Altissimo, ma nol fece perché ai danni ed allo scandalo della rovina, che ha cagionati su
questa terra la superbia, conveniva opporre il merito e l'esempio delle umiliazioni di Gesù
Cristo.
Non ti rincresca dunque se in questo giorno medesimo e all'atto di un trionfo creduto
solenne, se Gesù si sta così mesto e piangente; volle umiliarsi e patire sino alla fine per
porgere a te aiuto ed eccitamento di umiliazione profonda. Ringrazia il tuo Salvatore per una
carità così viva e salutalo con affetto: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre
più". E comincia subito da questo dì a spregiare almeno con un atto forte una delle false
massime di gloria che credono e professano gli uomini del mondo. Intanto odi anche questo
esempio e inorridisci.
ESEMPIO
[119]Il venerabil servo di Dio Giovan d'Avila nella vigilia della solennità del Corpo
santissimo del Salvatore stava pregando colla pietà di un angelo dinanzi al trono del
Santissimo Sacramento, quando gli apparve Gesù con il capo coronato di spine e tormentato
allo intorno da lividure e da lacerazioni, come all'atto che venne flagellato alla colonna.
Inorridì Giovanni a quella vista e interrogando Gesù si ebbe questo per risposta: "Queste
ferite che tu scorgi in me sono i sacrilegi e le profanazioni che mi usano gli uomini. Dicono
di amarmi e come gli ebrei di Gerusalemme professano di onorarmi, ma poi con il fatto né
mi credono né mi onorano". Dopo questo scomparve la visione e il pio sacerdote Giovanni
rimase solo a piangere le ingratitudini e le ingiustizie degli uomini. Vuoi tu unirti a quel
divoto servo? Piangi dapprima le ingratitudini tue e detesta le tue empietà.
RIFLESSI
[120]Gesù che entra salutato con trionfo in Gerusalemme piange.
1. E deplora tuttora i cristiani che con le massime e con l'esempio disconoscono Gesù
Cristo e il suo Evangelio.
2. Ah che fai tu quando per piacere agli uomini lasci brutto e confuso il tuo Salvatore?
3. Meglio è che tu piaccia a Dio.
4. E che segua gli esempi di Gesù.
5. Potresti veder Gesù in desolazione e non compatirlo?
37 Lc 16, 15.
38 Nell'originale: vermicciattoli.
42
Decimo sesto giorno
Il Cuore di Gesù nella istituzione della
santissima Eucaristia
I frutti dello spirito poi sono la carità, il gaudio, la pace, la pazienza, la benignità, <la bontà,> la
longanimità, la mansuetudine, la fede, la modestia, la continenza, la castità.
San Paolo ai Galati 539
[121]Nell'uomo e nel cristiano la parte nobile è l'anima. Quando le buone qualità di un
figlio rassomigliano alle ottime qualità dell'animo del padre, allora si forma fra i due una
congiunzione di affetto vivissimo. Gesù, padre degli uomini, voleva unire gli affetti e la
persona sua agli affetti ed alla persona de' figli suoi. Però immaginò a tale effetto cosa che né
mente d'uomo o intelligenza d'angelo mai avrebbe potuto pensare.
Venuto alla vigilia della sua passione e morte, Gesù convocò i discepoli suoi in una sala
bene addobbata detta cenacolo. Mangiò con i suoi l'agnello pasquale. Di poi si cinse d'un
grembiale intorno e tolta dell'acqua in un catino lavò i piedi agli apostoli e li asciugò dicendo:
"Siate tutti mondi". E tosto Gesù preso nelle [122]sue venerabili mani del pane che levò dalla
mensa, lo benedisse e diedelo agli apostoli dicendo: "Prendete e mangiate, questo è il mio
corpo". E tolse anche del vino in un calice, lo benedisse e porselo dicendo: "Prendete e
bevete che questo è il sangue mio, quello stesso che domani sarà sparso sulla croce in
remissione dei peccati". E conchiuse dicendo: "Quello che avete visto fare da me, fatelo voi
stessi sino alla fine, perché il desiderio mio è di comunicarvi gli affetti del mio spirito".
Questi sono di carità, di gaudio, di pace, di pazienza, di benignità, di longanimità; sono di
mansuetudine, di fede, di modestia, di continenza e di castità, e giovano a perfezionare
l'animo del vero seguace di Gesù Cristo. Fratello mio, rallegra il cuor tuo e prendi motivo a
lodare vieppiù la bontà di Gesù tuo padre.
1. Adamo ed Eva, quando giusti e santi sedevano a pascersi dei frutti dell'albero della vita,
crescevano in virtù fino a vista del paradiso. Ma gli sciagurati allontanandosene vennero
presso all'albero della morte. Stando là e dibattendosi in patimenti di tristezza vivissima,
appena si poterono salvare con gridare per novecento [123]anni misericordia al Salvatore che
sarebbe venuto. Questi compare in seguito al sospiro di quattromila anni, e stasera è là nel
cenacolo che pasce i suoi discepoli ad una mensa più prelibata che quella dei frutti dell'albero
della vita. È scritto che chi s'accosta a questa mensa divina ha la vita eterna nel paradiso.
2. Questa vita benedetta incomincia su questa terra. Chi s'accosta alla mensa del Signore
riceve in dono il frutto di carità. Con la carità Iddio vive nel cuor dell'uomo e il cristiano vive
del cuore di Gesù. Che consolazione altissima è poter dire: "I miei affetti sono somiglianti a
quelli di Gesù e lo spirito mio rassomiglia lo spirito di Gesù, mio salvatore"! Questo gaudio
ti mette in cuore una pace altissima. Sai di piacere a Dio e sei sicuro che il Signore <si>
prenderà sempre cura di te. Il figliuoletto è in pace quando è raccolto fra le braccia del padre;
or come è possibile che non goda la tranquillità tu quando ti trovi infra le braccia di Gesù
tuo padre?
3. Stando là, Gesù edifica l'animo tuo perché divenga carissimo a' tuoi fratelli. Del vescovo
Massillon dicevano con entusiasmo [124]i suoi sudditi: "Quanto è buono il nostro vescovo,
quanto è buono il vescovo nostro!". E del vescovo Francesco di Sales soggiungevano di più:
"Se a stare col vescovo nostro è sì lieta cosa, quanto più giocondo sarà stare con Dio!". Tu
stesso sei tratto all'odore delle virtù sante dei personaggi illustri. Quando ti incontri con
cristiano pio, il cuor tuo si allarga. Quando vieni alla presenza di un personaggio santo, tu
appena sei atto a frenare in te le emozioni.
43
Accostati a Gesù che è il santo dei santi. Stando alla presenza del tuo Salvatore e
convivendo alla sua mensa benedetta, tu acquisti la benignità che ti rende amorevole come
udisti testé. Acquisti la bontà che ti fa esser largo con il tuo prossimo. Così Carlo
arcivescovo fu generosissimo quando in una sola giornata distribuì quarantamila ducati ai
poverelli. Dimorando presso a Gesù guadagni la longanimità che ti fa sostenere sino alla fine
i difetti altrui per guadagnare le anime del prossimo a Dio. Così Catterina con sopportare
una molestissima inferma alla fine la ridusse con rassegnazione alla virtù. Stando vicino alla
mensa di Gesù il tuo cuore [125]acquista mansuetudine a fine di perdonare a tutti gli
avversari, acquista fede per essere verace con tutti. La mensa del Corpo santissimo del
Redentore ti dona modestia per piacere al prossimo che ti riguarda, continenza per scamparti
dai godimenti illeciti, castità per saperne godere sollecitamente quando ti sono concessi. Fu
un ministro40 protestante il quale, venuto a visitare la istituzione di un personaggio che molto
onora la nostra Italia, meravigliò in vedere una turba di fanciulli che adunati in numero di
ottocento si divertivano con pace e si applicavano poi con assiduità sotto la guida di pochi
istitutori. Domandonne spiegazione il luterano e il pio sacerdote nostro fecelo persuaso con
dirgli: "Noi abbiamo un mezzo che voi avete ripudiato. Sono la Confessione sacramentale e
la Comunione eucaristica che perfezionano lo spirito dei cristiani, che ne correggono le
passioni sregolate".
4. Tu hai qui enumerati dodici frutti che sono come dodici benedizioni della mensa
eucaristica. A questa mensa, non ne dubito punto, ti accosterai almeno una [126]volta al
principio d'ogni mese. Venendo poi là, supplica Gesù che ti accordi per ogni volta almeno
uno di quei frutti preziosi che qui ti enumera l'Apostolo. Verso la fine dell'anno tu già avrai
arricchito lo spirito tuo di queste doti eccellenti, e con questo già ti sarai reso caro al Signore,
di soddisfazione a te, di giovamento al prossimo tuo.
5. Tu passerai intanto su questa terra quasi angelo di benedizione. Chissà che la tua
presenza non valga a far ravvedere molti traviati! Questi vivono non secondo lo spirito,
perché non si appressano alla mensa del Signore. Vivono secondo la carne, perché siedono
alla mensa del demonio che è il peccato.
Quel che ne hanno da ciò non si dice frutto, ma si nomina opera della carne. Le loro opere
sono tenebrose in sé, orribili negli effetti, e gli operatori di fatti tali passano su questa terra
come spiriti sterminatori venuti a funestare le coscienze, a rovinare le anime.
Pénsavi, o lettor mio. E per non fallare congiungiti a Gesù con l'affetto dicendo: "Dolce
Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". Congiungiti a Gesù con [127]più viva
unione disponendoti a riceverlo più presto che possa nella santissima Comunione. Odi qual
pro ne avrai.
ESEMPIO
Ambrogio, prefetto nella città di Milano, si accostava di tempo in tempo alla mensa del
Signore e meritò di essere applaudito con osanna dal popolo, con miracolo dalle stesse lingue
dei bambini lattanti. Posciaché fu sacerdote e vescovo, si accostò quotidianamente alla
mensa del Signore. Allora Ambrogio divenne personaggio santo, dottore sapiente che legò a
sé gli animi non sol di Milano, ma di tutta la vastissima Chiesa in Occidente.
Agostino, che fino a certa epoca aveva seduto alla mensa dei godimenti carnali, venne ad
Ambrogio e scortolo in sembiante di angelo in carne gliene domandò il mistero. Allora
niente valse a trattener Agostino per seguire Ambrogio alla mensa ed allo altare del
Santissimo Sacramento. Agostino provonne presto godimento sommo e si dispose per
addivenire a prò della Chiesa stessa vescovo e dottore illustrissimo, per nulla inferiore ad
44
Ambrogio stesso.
[128]Ti par dunque che la mensa eucaristica produca invero frutti eletti di benedizione?
Sappia valertene quanto n'abbisogni per l'anima tua.
RIFLESSI
L'unione delle persone si fa con la unione dei cuori.
1. Nella santissima Eucaristia Gesù ti partecipa i buoni frutti del suo spirito.
2. Questi ti rendono caro a Dio.
3. Diletto al prossimo tuo.
4. I doni di Gesù sono dodici frutti che perfezionano l'animo tuo. Fa di acquistarli mano a
mano tutti.
5. Varrai con ciò a far ravvedere i miseri, i quali non eseguiscono che opere di carne perché
sono essi stessi carnali.
6. Così Ambrogio fe' ravvedere Agostino.
39 Gal 5, 22.
40 Nell'originale: maestro. L'episodio è riportato in Giovanni Bosco, Il sistema preventivo, in
Scritti pedagogici e spirituali (Scritti editi e inediti, III), Roma 1987, p. 196.
45
Decimo settimo giorno
Il Cuore di Gesù nell'orazione all'orto
Non ber<r>ò io il calice che mi diede il Padre mio?
Giov<anni> 1841
<1.> [129]Tieni dietro a Gesù che viene nell'orto ad agonizzare per i tuoi peccati e lascia,
se puoi, di commoverti. In partire dal cenacolo verso al Getsemani lo spirito santissimo del
Salvatore era triste, triste fino a languire in agonia mortale. Ma diceva Gesù a se stesso: "Non
ber<r>ò io il calice che diedemi il Padre mio?".
È tradizione che entro una grotta nel Getsemani venissero a nascondersi ed a piangere
dopo il loro peccato Adamo ed Eva. In questa grotta si ridusse anche il Verbo incarnato, e
piegate già le ginocchia sue in atto di supplicazione, attese che sul cuore di lui si
rovesciassero pure tre nembi di furiosissima tempesta. Venne la prima a incontrarlo la bufera
dei peccati che si commisero da Adamo infino alle iniquità che si consumavano dagli uomini
di quei dì. Che monte di scelleraggini! Poi venne il nembo dei patimenti [130]che avrebbe
sofferto allora allora fino alla morte di croce. Quale abisso di agonie! Finalmente con
scherno infernale Satana gli appariva per dirgli: "Tu soffri, ma quante anime discenderanno
ancora nello abisso!".
A questo punto l'affanno di Gesù crebbe in agonia, il sudor di sangue gli pioveva dalla
fronte sino a bagnare intorno la terra. Stando così, Gesù si confortava ancora in ripetere a se
stesso: "Questo calice di amarezza me lo diede il Padre mio, non la ber<r>ò io questa tazza
disgustosa?". E tu che rispondi al senso ribelle quando ripugna di prendere il calice amaro di
una tribolazione che Dio ti manda?
2. Gesù Cristo, per l'immenso amore con cui sosteneva per amor tuo, paragona la sua
passione qui alla bevanda semplice di un calice sebben amaro. Altrove la paragona ad una
semplice lavanda di battesimo. È forse intollerabile ad un infermo che desidera guarire un
sorso di bevanda noioso, ovvero una lavatura di un momento per levare quelle piaghe di
lebbra schifosa?
E tu quando hai a sopportare un male qualsiasi, non cessi di dire che il tuo è [131]tormento
insopportabile. Frena la fantasia e dà luogo alla ragione. Qualsiasi sciagura che ti tocchi
quaggiù non è disgrazia, ma è un calice amoroso di medicina che ti si presenta.
3. Tu te ne scusi con dire: "Sopporterei se il male mi venisse da Dio, ma chi mi travaglia è il
mio avversario, che è tanto meno di me e che pur tanto mi dovrebbe". Ma che di' tu mai?
Chi perseguitava Gesù nell'orto non erano già le ingratitudini degli uomini e tue? Eppure egli
si confortava in dire: "Non berrò io il calice che mi diede il Padre mio?".
A questo mondo nessuno muove dito di mano o di piede se Dio non glielo permetta. Or
statti fidente. Se l'inimico ti vuol male, è perché Dio con questo ti vuol ammonire per farti
ravvedere. Tu allora pensa così: "Chi mi castiga è il Padre mio che è ne' cieli. Egli è buono e
mi darà certamente aiuto per sostenere, è giusto e mi donerà senza dubbio la mercede del
paradiso. Iddio è il mio Padre santo ed io gli sono stato ingrato e ribelle; bene sta che per
castigo di tanti falli io sostenga il calice di una penitenza".
4. Fino dall'eternità il Padre tuo ti [132]dispose questo calice di amarezza. Lo preparò con
infinito amore a ciò che tu con questo fossi salvo. E tu ancor te ne duoli? Se un ti recasse in
casa un tesoro del Perù ti lamenteresti? Iddio tuo padre ti porge il più ricco tesoro di merito
e tu lo ripudii? Fa senno una volta, giacché per te che hai peccato non rimane che l'una o
l'altra di queste due sentenze: o inferno cioè, o penitenza.
46
5. Ma se in buon punto ti risolvi a compierla qui la tua penitenza, il tuo patire sarà il dolore
di un momento. In un momento i martiri del Signore sono passati da questa terra al
paradiso. In poco d'ora vi sono andati i pontefici, i confessori, i vergini del Signore. Tu che
giudichi di te medesimo? Credi che vivrai ancora cento anni con quella tribolazione?
Ma chi t'assicura che già Dio non si muova a sollevartene? Ad ogni modo i patimenti di
questa vita sono afflizioni di un momento, come è la noia dell'infermo che inghiotte la
medicina di un calice amaro. Tu in questo dì, per assumere con pace le tribolazioni di una
giornata, invoca l'aiuto del tuo Padre con dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami
[133]sempre più". Per animarti anche più vivamente attendi all'esempio che sono per
narrarti.
ESEMPIO
Giuliana <Falconieri>, purissima figlia del comune padre Gesù Cristo, già già aveva
assorbito fino al fondo il calice di una malattia tormentosissima. Stava omai a vista del
paradiso e per cagion del male non poteva farsi accompagnar lassù da Gesù nel santissimo
Viatico. "Fatemelo almen vedere il mio Gesù", supplicò Giuliana. E quando se lo vide
innanzi: "Deh -- continuò -- appressatelo al mio petto perché davvicino mi benedica". Fu
esaudita. Allora Gesù non poté non unirsi cuore a cuore con la figlia sua. Giuliana sclamò
ancora una volta: "Sono contenta, sono contenta!", e in dir così volò qual colomba casta in
seno al diletto dell'anima sua.
ORAZIONE
O Gesù, siate pur buono inverso ai figli vostri. Siate sempre benedetto, o Signore e padre
amante! Mandateci quante volte bramate un calice di amarezza, ma insieme [134]fateci tenere
il conforto della santa rassegnazione. È un calice semplice qualsiasi grave tormento della vita.
Sia fatta la volontà vostra, o Padre. Sia sempre fatta la volontà vostra.
RIFLESSI
1. Gesù Cristo stando sotto il peso di tre nembi furiosi di tentazione diceva: "Questo è un
semplice calice". E tu che di' quando senti il peso di una tribolazione?
2. Pensa che la bevanda di un calice non è penitenza insopportabile.
3. Molto più che il calice ti è apprestato da Dio Padre.
4. E che ti fu disposto per tua salvezza fin dall'eternità.
5. È poi calice che si assorbe in un momento. Che dubiti tu?
6. Confortati con l'esempio di Giuliana, che in bevere <fino> al fondo del calice meritò di
essere miracolosamente visitata da Gesù suo padre.
41 Gv 18, 11.
47
Decimo ottavo giorno
Il Cuore di Gesù Cristo dinanzi ai tribunali
Non vogliate temere l'obbrobrio degli uomini e non vi curate delle loro bestemmie, perché come le vestimenta li
mangeranno i vermi e come la lana li divorerà la tignuola, ma la mia salvezza sarà in sempiterno.
Isaia 5142
<1.> [135]Eccoti, fratel mio, in queste parole un alto conforto. Tu sei costretto di
camminare fra l'obbrobrio e tra le bestemmie degli uomini, ma statti sicuro. Volgi anzitutto
uno sguardo al tuo maestro e padre Gesù Cristo che è trascinato per i tribunali degli uomini.
Gesù è sempre stato il santo dei santi, eppure si cominciarono per tempo contro di lui
mormorazioni e lamenti senza numero. Finché uno stesso vile discepolo, Giuda di nome,
con bacio traditore consegnò il divin Salvatore in mano ai soldati.
Questi legarono Gesù con strettissime torsioni e poi lo condussero quasi in trionfo al
tribunale di Anna, e da questo a quello di Caifasso. Qui l'iniquo presidente domandò: "Siete
voi veramente il Figlio di Dio?". E Gesù rispose: "Lo sono". [136]Allora l'ipocrita si stracciò
le vestimenta e gridò colla turba dei settanta giudici d'Israele: "È reo di morte, è reo di
morte", e lo lasciarono in balia degli sgherri, i quali fecerunt in eo quaecumque voluerunt43, come
ad uomo che non avesse più diritto a vivere od a morire.
Il giorno seguente, che noi chiamiamo il Venerdì santo, lo condussero ancora a Pilato e poi
ad Erode e di nuovo a Pilato, con quel cumulo di scherni e di imprecazioni che a stento si
possono immaginare non che descrivere. Ma Gesù in mezzo a tanti insulti e patimenti
confortava se medesimo e incoraggiava te stesso con queste parole del profeta: "Non sono a
temere né gli obbrobri né le bestemmie degli uomini, perché questi saranno presto divorati
dai vermi. La salute è da Dio".
2. Considera per tuo conforto queste parole: tu sei cristiano che ami fare il bene, e intanto
gli uomini o ti caricano di una pasquinata ovvero ti muovono incontro un turbine di parole.
Ma che sono mai quei fatti e quelle parole? Quelle risate sono come quei nuvoloni carichi
che in un dì di primavera si addensano sul tuo capo, e quelle parole sono come la
[137]scarica di un acquazzone che fa molto bene alle verzure de' tuoi orti e che meglio
ancora purifica intorno a te l'aere che già si faceva pesante.
3. Tu entri oggi in un palazzo nobile e par che ti faccia meraviglia la pompa degli arazzi che
coprono quelle mura, il tesoro di quelle vesti che si custodiscono negli armadi dorati. Ma
intanto stasera vi entra sicuramente là la devastazione dell'inimico, il verme e la tignuola.
Ritorna domani e ne resterai colmo di raccapriccio.
Come quei palagi, così sono gli uomini che vi abitano. Oggi cortigiani o principi stimati o
temuti, domani cadaveri in preda della corruzione. Accostati là e scorgi finalmente se per
timore di un uomo qualsiasi convenga lasciar da parte il dovere che ti detta con molta forza
la coscienza!
4. Poi discendi con gli occhi della fede nello inferno. Scorgi là dentro i Caifassi, i Pilati, gli
Erodi che hanno o condannato o maltrattato Gesù Cristo! Adesso sono là entro mangiati dal
verme del rimorso crudo e sono poi divorati, ma senza poter morire mai, dalla tignuola della
invidia. Essi là e Gesù Cristo, da loro tanto avvilito, in paradiso! Essi là dentro ed i
[138]discepoli del Galileo, da loro creduti insensati, gloriosi in cielo! Che crudo verme, che
tignuola roditrice!
Pure non cesserà un istante da farsi sentire, perché il verme occupa tutto il loro cuore e la
invidia tignosa è entrata come putredine nelle midolla delle loro ossa. Non ti facciano
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dunque mai più invidia gli schernitori del bene ovvero i giudici superbi nelle loro iniquità.
5. Degnissimi di onore furono sempre reputati quei confessori di Cristo i quali, sprezzando
gli obbrobri o le minaccie o i patimenti dei propri persecutori, sono stati costanti. Questi
sono usciti splendidi al pari dell'oro che è levato dal suo crogiuolo. Questi sono additati con
sorpresa dagli angeli del cielo come soldati insuperabili. Questi sono avuti dalla Chiesa, sposa
immacolata di Gesù Cristo, quali principi nobilissimi. Dinanzi a questi vengono giubilanti i
fratelli per ottenere speciali favori. Essi hanno sofferto, ma ora sono salvi. Non li invidii
ancora tu i fortunati?
6. Gesù Cristo, che li ha salvati, adesso chiama tutti ad ammirarli. E questi alla lor volta
riguardano al burrone dei precipizii [139]per i quali sono passati. Rimirano con immensa
compiacenza la destra di Gesù che li ha condotti fuori salvi, ed ora abbracciandosi a lui
sclamano in estasi di santo amore: "Per voi, o Gesù, siamo salvi, per voi siamo salvi!".
Tu, se non erro, fin qui fosti timoroso non poco in sfidare gli scherni degli uomini, ma che
paura hai tu? Confida nel Signore e ne avrai ogni conforto. Raccomandati con fede a Gesù
con dirgli ancora oggi più volte: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più".
Intanto cura a sostener per Iddio un torto degli uomini. Poni attenzione allo
incoraggiamento che in ciò ti porge un illustre tuo fratello.
ESEMPIO
Luigi ix sedeva sopra il trono di Francia, che significa uno dei più illustri seggi dei regni del
mondo. Vedeva intorno a sé più di un regnante che per comandare si affidava allo appoggio
delle dignità, del lusso e talora delle infinzioni e delle doppiezze manifeste. Luigi ripudiò
tutto questo da sé e per suo sostegno elesse l'umiltà della croce e l'amore dei patimenti. E si
ebbe [140]un prò altissimo. Gesù Cristo confortò il suo servo per farlo ascendere alla più
sublime perfezione. Onorò il nome di lui per tutta la terra e nel paradiso lo cinse con
l'aureola benedetta de' santi suoi.
ORAZIONE
O Gesù, fate santo me pure. Voi mi additate una via facile per seguirvi. Non aver paura
degli obbrobrii degli uomini e ridersi delle loro imprecazioni: ecco la via reale per ascendere.
Ma io sono così debole. Gesù, beneditemi voi, spargete nel mio povero cuore un grado di
quella forza divina che è nel cuor vostro, ed io sarò salvo omai.
RIFLESSI
1. Per non temere i maltrattamenti degli uomini pensa a Gesù condotto dinanzi ai tribunali
degli ebrei.
2. Il dippiù di male che ti possono fare nel fatto sono scherni, in parole sono bestemmie.
3. [141]Ma tu temi gli uomini che continuamente sono strutti dal verme di morte?
4. E che dopo questa vita precipitano allo inferno.
5. Ma se tu sprezzi gli umani riguardi, il Signore ti esalterà come un confessor forte.
6. E tu avrai motivo di magnificar lui.
7. Così gloriosamente avvenne allo illustre Luigi, sovrano di Francia.
42 Is 51, 7s.
43 Mt 17, 12.
49
Decimo nono giorno
Il Cuore di Gesù in essere posposto a Barabba
Io ho nutriti figli e li ho esaltati, ma essi mi spregiarono.
Isaia 144
1. [142]Tu vieni meco presso al pretorio di Pilato, e poi lascia di piangere se puoi. LÀ sur
un pianerottolo è Gesù da una parte e Barabba dall'altra; in alto sopra un seggio è Pilato che
volge lo sguardo scrutatore alla turba di popolo convenuto là sotto. Il giudice ha
riconosciuto che Gesù è innocente ed or lo vorrebbe salvare. Per questo profitta del costume
che era fra gli ebrei di liberare ad ogni anno nelle feste pasquali un prigioniero. Trae dunque
fuori Barabba, famoso ladrone delle frontiere di Egitto, e Gesù, che gli stessi del popolo
confessarono il salvatore ed il santo. Qui Pilato interroga il popolo con dire: "Di questi due
non vi par che sia meglio liberare Gesù?". Allora s'udì un rumore di voci: "No, non costui,
ma Barabba. Gesù alla croce, Gesù alla croce!".
[143]Il divin Salvatore, mestissimo nello aspetto, volse lo sguardo là e si dolse con dire:
"Qual prò per aver beneficato tanto un popolo? Questi figli li ho nutriti e li ho esaltati, ma
essi mi spregiano così". E tu, il quale più che non i figli del popolo ebreo sei da Dio
chiamato suo figliuol diletto, tu non l'hai mai spregiato così vilmente il tuo Padre? Se non
l'avessi fatto, Gesù non si dorrebbe con tanto rammarico ancor di te.
2. Un giorno il Signore cavò fuori dello Egitto il suo popolo per mezzo di Mosè e lo
condusse nella terra promessa. Adesso lo stesso Signore, non con l'aiuto di un uomo o di un
angelo, ma a mezzo dello stesso Figliuol suo unigenito, viene per levare lo stesso popolo
dallo Egitto del peccato per trasferirlo alla terra promessa della grazia, eppure non è seguito.
Viene a te e per incoraggiartene fa scorrere intorno e sopra a te sette fonti di paradiso, le
grazie dei santi Sacramenti, ma tu, più ingrato di un ebreo, più crudo che un turco, butti in
volto al tuo Salvatore tai doni tante volte quante acconsenti per commettere una grave colpa.
E poi tu di' che il Signore non ha tutta ragion di dire: [144]"Ho nutriti figli e li ho esaltati, ed
essi mi hanno disprezzato"?
3. Figliuolo meritevole al sommo del comune vitupero fu giudicato da tutti quell'Assalonne
scellerato che per eccesso di iniquità si ribellò all'ottimo padre. Oggidì ancora la donna araba
che tiene per mano il figliuoletto, giunta presso alla tomba dello sciagurato, pone nella destra
del bimbo un sasso e dice: "Scaglialo là dove è sepolto un figlio rivoluzionario nella casa del
padre suo".
Tu dirai di non essere verso a Dio come un Assalonne ribelle, ma te ne scusi invano. Tante
volte con il fatto tu ti sei rivoltato contro al Signore, quante hai avuto la sciagura maligna di
trasgredire volontariamente qualsiasi comandamento della santa legge di Dio tuo Padre.
4. Il mondo non lasciò giammai di abborrire la perfidia dei giudei che condannò a morte il
divin Salvatore, ma più che <da> questa, fu inorridito dall'atrocità di quel tradimento che
usò l'infamissimo Giuda alloraché si dipartì dalla mensa eucaristica che per la prima volta
apprestò Gesù benedetto. Trema ora per te medesimo. In calpestare i divini Comandamenti
tu non [145]solo fosti ingrato come i giudei perfidi, ma ti sei provato barbaro come Giuda
indemoniato. E poi tu ancora non detesti l'eccesso enorme di tanta tua spietatezza?
5. Figurati che il sovrano nel tuo Stato sia venuto in casa tua per visitarti e tu che nemmen
lo degni di un guardo ovvero che villanamente tu gli sputi dinanzi. Questo insulto non è
forse peggiore oltraggio che ribellarsegli manifestamente? E se tanta insolenza tu l'osassi non
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solo a questi, ma alla prima autorità che è su questa terra, al Vicario di Gesù Cristo, non
sarebbe più crudo il vilipendio?
Ma tu progredisci più sfacciato fino alla maestà dello Altissimo; ah come te ne deve dolere!
Rientra nell'amarezza del cuor tuo e supplica la pietà del divin Salvatore ad avere
misericordia di te. Replica le cento e cento volte con animo compunto: "Dolce Cuore del
mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E risolviti a perseverare in ogni sorta di bene, come
già praticò un illustre fratello di cui ti voglio qui accennare.
ESEMPIO
[146]Ignazio da Loiola molte volte videsi innanzi Gesù e Barabba, e più di una volta anche
lui più crudo di un giudeo gridò: "Morte a Gesù e vita a Barabba". Ma finalmente se n'avvide
di tanto suo eccesso e cominciò a dolersene. Gesù per confortarlo in sì nobile pianto
mandogli la Vergine benedetta. Ignazio allora aggiunse al gemito del cuore la fatica della
persona. Chiamò fratelli pii intorno a sé e tanto si adoperò finché morendo poté consolarsi
con dire: "Ora reputo che per divina misericordia tanta gloria abbia resa al Signore quanta
reputazione gli detrassi già con le stoltezze mie". Tu che per divina pietà puoi credere di
avere ancora più anni a vivere, impegna a modo di Ignazio il resto de' tuoi giorni, e da parte
tua avrai tolto che il Signore per te più non si lagni come di figliuolo ingrato.
ORAZIONE
O Gesù mio, lo so, lo so. La più grave sciagura che mi possa toccare è offendere la vostra
maestà. Uh come sono stato ingrato [147]fin qui! Ma non lo sarò più. Anch'io voglio
struggermi di zelo per l'onore della vostra gloria, perché un figlio che non si adopera per il
decoro del genitore suo è creatura sconoscente ed un peso inutile su questa terra.
RIFLESSI
1. Se hai un cuor di figlio, tu devi gemere all'amorevole rimprovero che ti indirizza qui
Gesù posposto a Barabba.
2. Uh che eccesso ridersi di tal padre!
3. Eppure tante volte tu l'hai vilipeso.
4. Gli usasti con ciò il trattamento peggiore di tutti.
5. Tu ti duoli per un'offesa fatta alla maestà del sovrano ovvero del pontefice duolti ancor
più dell'ingiuria irrogata a Dio.
6. E procura <di> riparare come già praticò Ignazio con tanta edificazione.
44 Is 1, 2.
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Ventesimo giorno
Il Cuor di Gesù nella flagellazione
Io vi scongiuro, per la misericordia di Dio, che offeriate i vostri corpi <come> ostia vivente, santa ed a Dio
piacente; <è questo> il devoto ossequio vostro.
San Paolo ai Romani 1245
1. [148]Rappresentati qui innanzi la persona pietosa di un padre, tutto addolorato nel capo
e insanguinato per tuo amore dal capo ai piedi, il quale ti dica: "Figlio mio, combatti tu stesso
fino al sangue come vedi farsi da me. Allora sarai salvo e caro a Dio". Figurati che quella che
ti parla così è propriamente la persona adorabile di Gesù tuo salvatore e padre, il quale per
amor tuo sta affisso alla colonna della flagellazione. Gesù ha il capo tutto trafitto da
vivissime punture e il volto intriso del proprio sangue. Per l'asprezza delle battiture poi è a
guisa di scarnificato nelle membra.
Il profeta che lo vide innanzi in ispirito, dolendosene amaramente scriveva: "Vedetelo, dal
vertice del capo alla pianta de' piedi non è parte sana in [149]lui. Egli non sembra più uomo,
ma un verme e il ludibrio di tutti"46. In questo atteggiamento di pietà somma gli angeli del
cielo si stanno lagrimosi a compatire, e tu che fai? Struggiti a tanto affetto del cuore di Gesù
e promettigli di essere almeno sino alla fine tu medesimo ostia, ossia vittima che si offre
volontieri a patire per Iddio.
2. Andrea Avellino si offerì vittima al Signore con dirgli: "Vi prometto, o mio Dio, di usar
tutta la cura per crescere di giorno in giorno un grado nella perfezione con eseguire più
esattamente che si possa i doveri del mio stato".
Il monaco Eusebio si offerì vittima a Dio con dirgli: "Vi prometto, o Signore, di castigare in
me per tutta la vita i falli trascorsi. In particolare, per punire una colpa di curiosità, io vo'
portare al collo un macigno che mi ricordi a tutte l'ore essere io stato un colpevole
fragilissimo".
Francesco Saverio si offerì vittima al Signore con dirgli: "Tutti i momenti del viver mio li
voglio spendere a pro delle anime. Io vo' percorrere la terra e colla violenza dell'affetto
voglio strascinare tutti gli uomini alla croce di Gesù Cristo perché [150]l'adorino". Tu, se
vuoi esser vittima cara al Signore, devi immolarti almeno in una di queste tre maniere. Se a
tutte ripugni, temi di non esser accetto a Dio.
3. Vittime si fanno omai tutti gli uomini. Sono forse pochi quelli che muoiono fra stenti per
accumulare una misera manata47 d'oro? Sono forse pochi quelli che per mania di gloria
sacrificano la vita, quando in un campo di combattimento quando sopra una tavola dura di
studio? Fossero almeno pochi quelli che muoiono per isfogo di carnalità obbrobriose, ma
sono pur troppo assai. E questi che si immolano così sono vittime non già sante, ma inique.
Questi non sono già martiri del Signore, ma di Satana. Uh che orrore morire in patimenti per
dannar l'anima nelle branche di Satanasso!
4. E si trovano altresì vittime le quali effondono sudori di fatica viva nel campo del proprio
genitore, ma in lavorare non hanno dinanzi a sé la guida tracciata loro dallo stesso padre. Se
tu operi molto di bene e poi che non confessi quelle iniquità gravi che alimenti nel cuor tuo,
tu sei a guisa del cieco che viaggi senza vedere.
Quanti si trovano cristiani oggidì i [151]quali si confessano una volta alla Pasqua e ricadono
dopo un mese nella colpa e in quella perseverano poi sino alla Pasqua dell'anno seguente? Le
opere benché sante, le quali si compiono in istato di colpa grave, non possono esser guari
accette al Signore.
52
5. E finalmente si trova cristiani che in fare un po' di bene si mostrano sì poco generosi,
come quei fanciulli poco lodevoli i quali prima di obbedire disgustano con il pianto. Ovvero
si trovano che quando sostengono il peso di una tribolazione muovono lamenti
interminabili, come il polledro che si mostra restio al giogo della fatica.
Tu quando soffri, sostieni con allegrezza a guisa dei confessori di Gesù Cristo. Se ti
toccasse perfino di agonizzare, offriti volonteroso come i martiri del divin Salvatore. Ma in
ogni caso attendi che Dio ti chiami, e tu cammina al sacrificio con quel passo che sol ti è
possibile e nello immolarti guarda in alto a Dio per averne l'aiuto suo, giacché è in questo
senso che il Signore vuol che sia ragionevole l'ossequio tuo. A tale scopo prega il tuo Gesù
così: "Dolce Cuore del mio [152]Gesù, fa che io ti ami sempre più", e poi attendi al modello
che sono per proporti.
ESEMPIO
Ignazio vescovo di Antiochia fu già dal persecutor di Roma dannato alle bestie. Prese
dunque a venire da Asia a Roma per ricevere la corona del martire. Viaggiava sulla nave con i
leoni e con i leopardi che l'avrebbero sbranato. Allora diceva: "Sono frumento di Cristo e
devo esser macinato dal dente dei leoni". Sulle coste di mare si incontrava nei cristiani che
vedendolo lagrimavano, ma egli faceva loro intendere questo discorso: "Vi prego, non
ritardatemi colle vostre preghiere il mio ingresso al paradiso".
Quando Ignazio fu là nel mezzo dello anfiteatro romano, si inginocchiò e disse: "O
Signore, eccomi vittima a voi; comandate pure alle tigri che non mi risparmino, perché io
voglio esser fatto degno di venire presentato al vostro cospetto". Allora una fiera gli
s'accostò, rizzossi intorno alla persona del martire del Signore. Un angelo di Dio ricevé
l'anima di Ignazio e la recò per essere con trionfo incoronata nel paradiso.
ORAZIONE
[153]O Gesù, anch'io voglio essere vittima per piacere. Beato me se fossi fatto degno di
essere immolato per la vostra gloria! Ma io son troppo grave peccatore. Perdonatemi, o Gesù
mio, e datemi l'aiuto vostro perché io valga almeno ad offerirvi olocausto di opere pie,
sacrificio di patimenti santi.
RIFLESSI
1. Gesù si immola per te affisso alla colonna della flagellazione, e tu qual sacrificio di te
offri al Signore?
2. Offri in dono il merito di opere buone e di patimenti a prò tuo o del prossimo.
3. Ma in soffrire non imita<re> i mondani, i quali sostengono ma per servire al demonio
dello interesse, a Satana del piacere, al Lucifero della superbia.
4. Tu comincia da purgare il cuor tuo dalla putredine del peccato grave.
5. E poi con giubilo affrettati allo altare del sagrificio.
6. Ignazio ti precedé con nobile esempio ed ora siede coronato nel paradiso.
45 Rm 12, 1.
46 Is 1, 6; Sal 22(21), 7.
47 Nell'originale: mannata.
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Vigesimo primo giorno
Il Cuore di Gesù nelle sette effusioni
del suo sangue preziosissimo
Io li ho redenti ed essi dissero bugie contro di me.
Osea 748
1. [154]Sei tu per buona sorte prosperato in te e nei membri della famiglia tua? E nell'anima
provi tu di avere molta virtù? Ebbene guardati da ingloriartene come un fariseo superbo.
Mira piuttosto al tuo Salvatore divino. Gesù Cristo, per scamparti da ogni mala sciagura sì di
corpo che di animo e per procacciarti ogni vero bene, per sette volte almeno emise
visibilmente sangue santissimo.
La prima fu quando ancora infante permise che Simeone lo circoncidesse nelle braccia. La
seconda fu quando Gesù nell'orto del Getsemani piovve dal viso benedetto vivo sudor di
sangue. Poi nella cruda flagellazione quanto sangue emise Gesù! E quanto nella coronazione
di spine! Nel viaggio al Calvario Gesù camminò parimenti insanguinato. Quando poi fu
affisso alla croce, almeno quattro fonti di vivo sangue si apersero [155]alle mani traforate dai
chiodi ed ai piedi confitti. Finalmente quando, esangue già, fu da Longino trapassato con una
spada nel costato, Gesù emise acqua e sangue per segno di pietà estrema.
Tanto per te ha sopportato Gesù. E tu finora hai lavorato sino al sangue? E se l'avessi
anche fatto, che sarebbe valso se Dio non ti porgeva l'aiuto suo? E poi tu ti vanti con dire:
"Il bene che possiedo è da me". Taci, taci che tu menti contro l'Altissimo.
2. Agostino era già giovine offuscato nella mente, quasi uomo che viaggia fra le oscurità
fitte di un Egitto tenebroso. Nel cuore il povero Agostino era infracidito nel vizio, come un
lebbroso al quale per il suo puzzo tocca di errare pei campi. Che poteva fare il misero? Ma
aveva l'angelo di sua madre che sempre gli era d'accanto e lo seguiva, per convertirlo, nei
pericolosi viaggi di mare e nei lunghi di terra. Agostino ebbe di più l'angelo di
sant'Ambrogio, vescovo di Milano. Più che ogni altro poi ebbe lo Spirito di Dio santissimo,
che qual colomba gemente sospirava per far ritornare il traviato. Sicché Agostino finalmente
si ravvide.
Allora [156]tolse a scrivere il libro delle sue Confessioni e <a> pubblicare a tutte le parti della
terra che se era salvo omai dovevalo alla misericordia del Signore. Tu se hai peccato a guisa
di Agostino e se ora trovi di esserne vero penitente, pensa a darne a Dio la gloria che si
merita. Non ti ha già liberato Gesù dallo abisso infernale con il prezzo di tanto suo sangue?
3. Ovvero tu sei innocente quasi quell'angelico giovane Luigi, che ti è porto come modello
di santità sempre pura. Possa tu essere al divin cospetto così caro al Signore come lo fosti
quando a modo di agnello purificato venisti lavato dalle onde battesimali. Ma anche in
questo caso guai a te se non doni a Dio la gloria d'averti salvato! Tu saresti subito un crudo
ingrato.
Il bambino fino <a> quando può mettere innanzi i suoi passi, se la mamma non lo guida?
E il fanciulletto può apprendere l'arte del padre, se questi non gliela addita? Poi quando è
cresciuto capace per il campo della guerra, forte per l'esercizio della caccia, potrebbe egli
sfidare schiere di uomini nemici, truppe di belve inferocite, se non sia scortato da forte
difesa? Tale sei tu, o bambino o infante ovvero [157]adulto nel combattimento di questo
mondo. Se finora non sei caduto a terra per veruna ferita mortale, è perché Gesù ti ha
sostenuto con la benedizione del suo sangue santissimo.
4. E così almeno piaccia al cielo che tu in qualsiasi impresa di bene non abbia più mai a
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lodar te ma a renderne l'onore a Dio, che solo se lo merita. Il Saverio aveva già fatto tanto
viaggio per salvar anime quanto basterebbe a compiere cinque volte il giro intorno alla terra,
eppure non faceva che ripetere: "Tutto è per il merito del sangue del mio Salvatore". Aveva
già con la sua destra battezzato ducento mila infedeli e più che due milioni di altri infedeli
aveva dato a battezzare da' suoi compagni, eppure quando scriveva al suo superiore Ignazio
stava ginocchione quasi servo inutile. E come poteva pensare altrimenti mentre aveva
dinanzi a sé gli apostoli del Signore, i quali dopo aver pubblicato il Vangelo a tutte le parti
della terra piegavano poi tutti la fronte dinanzi a Dio dicendo: "Ecco i vostri inutili servi"!
Sicché sei solo tu il quale per ogni paglia che muova in bene te ne vanti come delle imprese
magnifiche di un eroe!
5. [158]Eroi dal volgo insano erano stimati quei filosofi o ministri di religione che
ordinando una schiera di turpissime figure dicevano: "Ecco gli iddii vostri". Eroi sono
stimati ancora oggidì dal volgo insano degli increduli quei filosofi o ministri di menzogna che
a guisa di demoni scatenati gridano: "Ascendiamo in alto, rovesciamo il trono di Dio e
facciamoci eguali allo Altissimo".
Meschinello te! Mi duole in dirtelo: tu quando di un'opera di bene dici: "Questa l'ho fatta
io", tu in certo modo diventi bugiardo come un idolatra, insolente come un bestemmiatore.
E tu non temi l'ingiuria che con ciò rechi allo Altissimo? Pietà di te, o fratello. Pietà del tuo
Salvatore che a motivo di tanta ingratitudine, insanguinato ancor adesso per amor di te, gli
tocca dolersi: "Ti ho redento, e tu discorri contro di me abbominazioni?". Entra, o fratello,
in quel Cuore addolorato del tuo Redentore e digli con viva effusione di affetto: "Dolce
Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". Confortati intanto in quest'altro tratto che
son per dirti.
ESEMPIO
[159]Luigi Gonzaga essendo ancor fanciulletto imparò a ripetere certe parole offensive che
erano comuni sulla bocca de' soldati. Un dì poi tolse un pugno di polvere e vi diè fuoco.
Accorsa, la madre sclamò: "Luigino mio, queste cose tu vieni facendo che sono di ingiuria a
Gesù che ti ha redento?...". Il bambino stette un istante come una statua di pietra e poi ruppe
in pianto amarissimo. Corse a confessarsene e pel duolo sveniva ai piedi del sacro ministro.
Tolse <a> praticare digiuni austeri, orazioni fervorose perfino di tre e di sei ore continue, e
intanto ripeteva: "Misero me, Gesù mi ha redento ed io l'ho offeso!". E non trovando di
piangere abbastanza in casa, si ferì a sangue con le discipline e poi partissi a volta di una
religione, sclamando finché morì: "Gesù mi ha redento col suo sangue ed io l'ho offeso!".
Come tu vedi, Luigi fu un angelo in carne, ma non si udì mai dal suo labbro un accento di
lode, sibbene molti di confusione. Imitalo, imitalo.
ORAZIONE
[160]O Cuore adorabile del mio Salvatore, come mi spiace d'avervi offeso con tanti miei
peccati, come mi duole d'avervi oltraggiato con tanti discorsi di stoltezza! Meritava di essere
abbandonato. Non mi lasciaste ed io ve ne rendo gloria. Ah, sempre, sempre sul mio labbro
risuoni la lode del vostro nome, perché a scamparmi foste voi con il prezzo del vostro
preziosissimo sangue.
RIFLESSI
1. Gesù per salvarti emise almeno sette volte il sangue dal suo corpo benedetto, e tu hai
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cuor di dire: "Se sono salvo è per mio merito"?
2. Gesù ti ha cavato dallo abisso di colpa.
3. O se fin qui fosti innocente, tu devi la salvezza a Gesù che ti ha difeso.
4. Il bene che continui <a> fare è pure per divina grazia.
5. Sicché se non vuoi ingiuriare a Dio, quasi un pagano e quasi un bestemmiatore, dà al
Signore la sua gloria.
6. Possa tu in ciò imitare l'angelico giovane san Luigi.
48 Os 7, 13.
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Vigesimo secondo giorno
Il Cuore di Gesù quando Pilato presentò il divin Salvatore al popolo con dire: "Ecco
l'uomo"
Agonizza per la giustizia a favore dell'anima tua e fino alla morte combatti per il bene, e Dio espugnerà per
te i nemici tuoi.
Ecclesiastico 449
1. [161]Figurati che poco stante un ladrone entri per svaligiare la casa tua. Oh come ti
difenderesti con gusto e con ragione! Perché la robba tua ti è costata tanti sudori ed è come
parte del tuo sangue. E se vittorioso in questa lotta tu esca alla campagna e là tu sia dal
medesimo assaltato nella vita, oh come non solo con gusto, ma con furore ti avventeresti
contro! E non a torto, perché la vita è tutto il bene del tuo corpo. Ma la giustizia, ossia la
grazia di Dio, è bene assai maggiore. Con la divina grazia tu sei ricco di tesori di paradiso.
Senza di questa tu sei come un fallito, come un moribondo appiccato, tu sei già a guisa di
cadavere fetido.
[162]A Gesù Cristo impossibile è che veruna potenza o del mondo o dello inferno possa in
eterno strappare un sol grado di grazia divina. Però gli premeva acquistarne per te. E tu l'hai
veduto flagellato per amor tuo. Adesso che è ancora grondante di sangue e tutto coperto dal
capo ai piedi di lacerazioni, Pilato lo presenta al popolo e dice: "Ecco l'uomo", quasi per
significare: "Che timore avete che costui altra volta tenti di farsi re? Vedetelo come è già
castigato a mo' di un verme al quale si pone il piè sopra nella strada!".
Nondimeno i gerosolimitani, che a giudizio del profeta erano diventati come un covile di
serpi, seguirono <a> gridare: "Toglilo da noi! Alla croce, alla croce!". E Gesù poteva
esterminare quelle voci, chi ne dubita? Ma si offre a patire per insegnarti a sopportare
qualsiasi disagio nella persona tua. Il bene dell'anima è bene supremo. Per assicurarlo
bisogna che tu sia disposto perfino ad agonizzare, se così è d'uopo.
2. Quando la casa è colta da incendio ovvero che la patria è in pericolo, tutti devono
correre alle armi. Che prodigi di valore non mostrarono i medesimi di Gerusalemme
[163]quando si provarono a difendere dalle armi di Tito la propria città! In quei frangenti la
stessa legge militare intima: "Ogni cittadino atto si presti al combattimento o sarà dannato
alla morte come un vile inutile. E nella pugna nessuno contraddica agli ordini del
comandante, perché gli sarebbe troncato il capo come a ribelle sedizioso".
Alla milizia di Gesù Cristo, per assicurare il bene della propria casa e la gloria del regno del
divin Salvatore, accorrono i cristiani soldati. Quando ne ricevono ferite le mostrano con
gioia e quando sieno colpiti a morte cadono con giubilo. Allora i soldati fratelli li onorano
come cavalieri gloriosi, li venerano martiri santi del Signore. Alla milizia del divin Salvatore
accorrono in eserciti compatti i vergini puri ovvero i confessori intrepidi, e dove non è
ingaggiata una battaglia di sangue si arruolano al combattimento nella prova della
obbedienza.
Quando un fratello è disposto a servirti con tutte le forze del corpo, e che per piacerti
proponga di pensare non altrimenti che il tuo cuore medita, non ti pare che il meschinello si
[164]meriti tutto il tuo affetto? Così tu devi amare quelli che per piacere a Dio si
sommettono in tutto e con voto ancor perpetuo alla obbedienza di un superiore di religione.
E quanto a te, se trovi che per salvarti sia necessario compiere ancor questo sacrificio della
volontà, eseguiscilo pure con prontezza, perché per l'anima bisogna esser disposto a dare
tutto il sangue delle vene come tutti i sentimenti della propria volontà.
3. Lo so ben io pure che in questi combattimenti si richiede coraggio. Ma tu soffri già tanto
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in sudore di fatiche, in pericoli di viaggi, per guadagnare se è possibile una vil somma di
danaro. Tu in caso del bisogno e per assecondare le mire di un grande della terra sei già
pronto a lanciare colpi di morte ed a riceverne. Ebbene abbia tu almeno coraggio eguale per
la salvezza dell'anima tua. Se tu l'assicuri quest'anima, hai assicurato in eterno il tuo tesoro; il
bene che te ne deriva è nulla meno che la grazia del Signor del cielo.
4. Sicché tu spingi ancora più oltre i desideri del tuo buon cuore. Tu vedi che [165]un
dabben figliuolo, benché sappia di piacere già al padre, tuttavia per piacergli anche più
adopera tutte le industrie e non risparmia un sacrificio. Ignazio ripeteva spesse volte: "Per
guadagnarmi un grado di gloria dippiù in cielo, io starei in agonia su questa terra sino alla
fine del mondo". E altre volte diceva: "Per risparmiare a Dio l'ingiuria di una colpa qualsiasi,
io mi offrirei a sostenere sino alla fine del mondo i tormenti di un fuoco molto vivo".
E tu intanto odi gente di cristiani che dice: "Tanto che io possa salvarmi, e poi non mi curo
che in paradiso mi sia dato ancor l'ultimo posto". Compatiscili i meschinelli, perché già non
sono disposti ad agonizzare in tutta l'estensione della parola per la giustizia.
5. Tu combatti virilmente, perché alla fine il Signore è con te. I tre fanciulli nella fornace
avevano Dio con sé e furono salvi. Gedeone e Sansone avevano Dio con sé e furono
vittoriosi. I profeti santi e gli apostoli di Gesù avevano Dio con sé epperò cantarono l'inno
del trionfo. Chi è con Dio può egli temere un avversario qualsiasi? Odi per tutti l'esempio di
Bartolomeo [166]apostolo e intanto tu prendi coraggio dall'alto con pregare: "Dolce Cuore
del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". Guarda in ciò al modello di Bartolomeo
apostolo.
ESEMPIO
A Bartolomeo, come ad altro apostolo del Signore, toccò una parte di mondo a convertire.
Che duro cimento per lui, povero del popolo, a presentarsi ai grandi e dire: "Abbassate
quell'orgoglio e adorate Gesù crocefisso", presentarsi ai falsi ministri e dire: "Rovesciate
quegli altari perché sopra è Satanasso. Gesù è il solo vero Dio", presentarsi ai filosofi e dire:
"Siete tutti ingannati, Gesù solo è il salvator divino". Eppure Bartolomeo compié tutto
questo felicemente. Gli si opposero molti, è vero, ma Bartolomeo li vinse. Finalmente per
altissimo odio dei tristi fu scorticato vivo, ma Bartolomeo sopportò invitto e per questo si
acquistò vittoria più gloriosa che non tutte le prime già ottenute. Bartolomeo era persuaso
della massima santa: "Agonizza per la giustizia in prò dell'anima e combatti fino alla morte, e
Dio espugnerà per te i nemici tuoi".
ORAZIONE
[167]O Gesù, la fortezza per combattere io la invoco dal vostro Cuore santissimo. Dal
vostro Cuore divino imploro la gloria del trionfo. Lo so, lo so, le promesse vostre stanno
scritte anche per me. O Cuore di Gesù, il valore per un combattimento datemelo subito,
sollecitatemi la gloria di un trionfo.
RIFLESSI
1. Se un ti assalta per rapirti o la robba o la vita, tu ti difendi. Perché non combatti anche
per il ben dell'anima tua? Dunque Gesù sarà solo ad agonizzare per te?
2. Per l'anima sacrifica generoso, se fa uopo, il tuo sangue fino all'ultima stilla, la tua
volontà fino all'ultimo movimento.
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3. E non guarda<re> alla fatica in far ciò.
4. Sacrifica tutto anche per un semplice accrescimento di gloria in cielo.
5. Iddio sarà con te, non ne dubitare.
6. Ti aiuterà come già fece con il glorioso suo apostolo Bartolomeo.
49 Sir 4, 33.
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Vigesimo terzo giorno
Il Cuore di Gesù al monte Calvario
Come Mosè esaltò il serpente nel deserto, così è necessario che sia esaltato il Figliuol dell'uomo, perché ognuno
che crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna.
San Giovanni 350
1. [168]Considera qui il tuo Gesù che ascende al Calvario e dal Calvario alla croce, e lascia
di struggerti in pianto se puoi. Gli ebrei nel deserto quand'erano morsicati dai serpenti
guardavano alla immagine di una serpe di bronzo che si recava innanzi sur un'asta, e subito
erano guariti. Quel serpente incapace di colpa è figura del tuo divin Salvatore.
Vedilo come si abbraccia con immenso amore alla croce. Suona la tromba che annunzia a
Gerusalemme il viaggio a morte di Gesù ed egli si incammina al monte con accesissimo
affetto. Si reca sulle spalle la pesante croce che con la sua gravezza par che gli affondi
l'omero. Il peso che strascina lo fa cadere a terra come morto. A certo tratto nel quale si
incontra con la madre desolata entra in agonia di pietà.
Quando con il tronco trasversale della [169]croce batte sfinito sulla roccia al vertice del
Calvario, ivi tutto è disposto per la crocefissione sua. Gesù offre le mani ad essere confitte.
S'odono colpi di martello e poi gemiti. Gesù offre i suoi piedi santissimi, e qui ancor colpi di
martello e gemiti che straziano. L'albero della croce si innalza e Gesù su quello manda rivi di
sangue a lavare la terra dalle sue iniquità. Scribi e farisei e sadducei, ossia capi del popolo,
passano innanzi e indietro a schernire il salvatore Gesù. Intanto prega: "Perdonate, o Padre".
Un ladrone gli muore d'accanto e prima di spirare gli dice: "Abbi di me pietà". E Gesù a lui:
"Oggi sarai meco in paradiso". Maria con gli occhi cruenti di sangue guarda a Gesù e questi
le addita Giovanni e le dice: "Ora costui è il figliuol tuo".
La terra intanto si inteneriva a pietà del Creatore e il cielo mandava le sue nubi, quasi
ammanto mestissimo, a coprire il Calvario. La croce divenne il letto di agonia del Salvatore.
Questi alfine sclamò: "O Padre, raccomando a voi lo spirito mio". In dir questo chinò il capo
e poi emise lo spirito. Allora la croce e il Calvario divennero [170]come un catafalco di
immenso lutto. Accostati tu là e domanda: "Perché quel lutto e sì cruda morte?". Udrai
sospirosa la voce degli angeli dolenti che ti rispondono: "Gesù Cristo è l'innocente, il
peccatore sei tu".
2. Intanto Gesù è là sul letto tormentoso della sua croce. Si trova al Calvario, che è nel
mezzo del mondo, e si lasciò configgere sul vertice dello stesso per essere veduto da tutte le
parti della terra. Quando il divin Salvatore emise l'ultimo spirito la terra si scosse, i sassi
spezzaronsi e i mari ruggirono quasi gemessero in duolo altissimo.
Gesù intanto è là. Egli è tuo padre ed è pietoso qui come il pellicano che con il sangue del
cuor suo nutre i suoi nati. Fratello, se vuoi piacere a tanto padre accostati là e come figlio
lambisci con pietà amorevole quelle stille santissime di sangue che scendono giù dalla croce.
Ah, possibile che tu nemmeno badi a guardare a Gesù mentre egli muore per salvare te?
3. Figurati che dinanzi a un padre che muore stieno due sorta di figli. Gli uni che sospirano
con affetto tenerissimo e [171]gli altri che imprechino alla sua agonia. Che ti pare? Non
devono tremare i figli scellerati che maledicono al padre che muore?... Così guai a te pure, se
mentre Gesù si sta in croce tu a guisa dei giudei passi innanzi e indietro a riderti di lui con
dire che non è male sfogare i proprii capricci... che bisogna mostrarsi... che ciascun deve
pensare al suo interesse e non aver paura di scrupoli e simili. Guai al figlio che malamente
impreca al padre che muore. Gesù disse già a Caifasso ed agli altri: "Voi tremerete un giorno
dinanzi alla mia presenza". Quanto dovresti paventare tu, cristiano, se tuttavia continui a
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bestemmiare Gesù che agonizza, che muore?
4. Figurati, come accade in ogni dì, che un genitore trafelante giunga dal campo. Tu gli
domandi: "A che tanto stento?". E ti risponde l'altro: "È necessario perché ho più figli a
pascere". Accadrà che altro genitore per eccesso di lavoro ammali e venga a morire. Che ti
direbbe prima di spirare? Certamente questo: "Ho dei figli e fu necessario che mi affaticassi
per loro". Pietoso cuore del padre, chi ti inspira sì cordiale affetto? Ti intendo: il Cuore di
[172]Gesù che agonizza e che muore sulla croce ti inspira il nobile coraggio. Ma se tu, figlio,
vedi eppure non intendi, tu già sei più crudo che il duro macigno.
5. Gesù sulla croce è solo come uno smarrito in un deserto sterminato. Di tante sue
creature non ha chi lo consoli, e in tante pene non trova per suo ristoro altro che un sorso di
amarissimo fiele.
Fa così alta pietà un padre che avendo molti figli pure si vede da tutti abbandonato sul letto
di morte. Pietà ti muova anche di Gesù, che pur morendo non trova chi gli porga una misera
consolazione. Gridagli almeno tu: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più",
e sfogati in affetti come son per dirti.
ESEMPIO
Il deserto del Calvario continua tuttavia, o fratello, nella solitudine in cui è lasciato Gesù nel
Santissimo Sacramento. Era la vigilia della festa del Corpo del Signore e già per tempo il pio
sacerdote Giovanni d'Avila struggevasi in adorazione a Gesù, come l'olio della lampada che
si consuma [173]dinanzi alla maestà di Gesù in Sacramento, quando il divin Salvatore gli
apparve nello stato dolentissimo d'uomo agonizzante Inorridì Giovanni. Ma Gesù a lui:
"Ecco, o figlio, le meschine consolazioni che mi porgono altri, benché in giorno di tanta
festa". Allora il servo di Dio si offerì al Signore a morire lui per riparare l'ingiuria di tanta
ingratitudine, e tu offriti almeno a Dio con promettere di guardarti almeno per l'avvenire da
nuove sconoscenze.
ORAZIONE
O Gesù, che sull'altare della croce vi mostrate agonizzante per amor mio, vi confesso mio
salvatore, vero Dio e vero uomo e mio vero padre.
RIFLESSI
1. Ah, da un padre che muore è necessario che il figlio sia benedetto.
2. Guai al figlio che insulta al padre ancor quando egli muore.
3. Voi, o Gesù, morendo dite: "È necessario che io soffra affinché i figli sieno salvi".
4. E intanto sostenete la solitudine del Calvario.
5. Or quanto al figlio, misero ingratissimo lui se tutto non si strugga per tal padre.
50 Gv 3, 14s.
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Vigesimo quarto giorno
Il Cuore di Gesù percosso dalla lancia
Ed io quando sarò stato esaltato da terra trarrò tutto a me medesimo.
San Giovanni 1251
1. [174]Eccoti qui altro spettacolo di tenerezza infinita. Gesù è morto sulla croce per
salvare te, e tu gli hai forse imprecato fino all'ultimo. Adesso, come Longino il fece per
curiosità, tu per questa e per un estremo di istinto brutale ti accosti alla roccia del Calvario e
con ambe le mani tiri un colpo di lancia attraverso al costato del Padre tuo. Fuori ne esce
sangue con acqua. Dalla lacerazione praticata tu scorgi finalmente il cuore del tuo Salvatore.
Un figlio si trovò che in eccesso di furore trapassò fuor fuori il padre suo, ma quando se lo
vide a<i> piedi immerso in un bagno di sangue, allora ruggì come un leone ferito. E così
vengono gli uomini a deplorare appiè della croce di Gesù. In rimirare alle squarciature di
quel divino costato, i figli riconoscenti entrano in ispirito là. In un momento sono riempiuti
di celeste ardore.
[175]Sono venuti primi gli apostoli, e questi non si stancarono finché attraverso un Calvario
di immensi patimenti ridussero a Gesù i figli suoi e loro fratelli dispersi sulla faccia della
terra. I quali invitati dalla voce apostolica accorsero in tal numero che più facile a te sarebbe
contare le stelle del cielo o le arene del mare. E vennero con tale ardore che superarono i più
le fatiche di sudor di sangue. Altri ed altri si trovarono che per acquistare maggior lena non
dubitarono di entrare per un bagno apprestato con il sangue loro. Ti par dunque che sia vero
che Gesù morendo in croce trasse a sé tutti gli uomini?
2. Prima di Gesù Cristo regnava nel mondo Satana. Ma adesso il trono dello infernale
demonio è rovesciato. Ora tutti obbediscono al comando del Salvatore. Obbediscono i
buoni e sono costretti <ad> obbedire i rei. Quanto ai buoni, essi sono o come i Giovanni
diletti o come i ladroni dolenti, e questi obbediscono per amore e son poi premiati con la
mercede del paradiso. I cattivi poi o sono ostinati come i giudei crocefissori ovvero sono
bestemmiatori come i ladroni disperati, e [176]di questi non sta<re> a dubitare che ne
sfugga uno solo. Iddio gli è sopra a ciascun ribaldo in tempo. Per castigare come si merita il
ribelle tiene disposta laggiù la carcere dello inferno. Sicché dinanzi a Gesù una delle due: o tu
devi stare divoto come un figlio amorevole o dovrai stare palpitante come un figliuolo
condannato.
3. Ma non è meglio cadergli ai piedi per amore, come un Ignazio o come un Saverio? Tu
cadi ai piedi di un personaggio illustre nell'arte della guerra; un Alessandro, un Cesare, un
Napoleone, quanti ne trassero? Ma sai che diceva appunto quest'ultimo nella sua isola di
Sant'Elena? Volgendo lo sguardo intorno si trovava solo solo. Allora desolato sclamava: "Ieri
conduceva eserciti per guadagnare tutta la terra, mi affrettava come un fulmine, ora sono qui
da tutti abbandonato e mi affretto a morire. Ieri non mi bastavano i confini del mondo, un
momento ancora e poi mi basteranno quattro palmi di terra in una fossa". In dir questo
guardava in alto e sclamava: "Solo Gesù è l'onnipotente. Gesù solo comanda, Gesù regna,
Gesù trae a sé il cuor degli uomini". [177]Fratel mio, odi dunque tu stesso. L'esempio di
Gesù è luce che sfavilla dinanzi alla mente. Le sue parole contengono in sé il germe di eterna
vita. Ogni passo del divin Salvatore è poi una beneficenza a prò dei corpi e delle anime. Il
volto medesimo del Salvatore ti pare visibilmente irradiato dallo splendore della divinità. Una
parola e uno sguardo di Gesù bastano a tirarsi dietro per amore, come un fanciullo, un
usuraio rinomato come Matteo. Segui dunque Gesù. Lasciati pur trarre dalla forza dell'amor
suo e intanto goda l'animo tuo in ripetergli con pio affetto: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa
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che io ti ami sempre più". In dirlo palpiti l'animo tuo sì amorosamente come sono per dirti.
ESEMPIO
Gesù, quasi fratello che ancora in culla chiusa saluta il fratello, benedisse Giovanni nello
incontro che di loro fecero Maria benedetta e santa Elisabetta. Allora l'infante esultò.
Rispose poi con accento verace: "La vostra presenza mi ha guadagnato il cuore, io non vi
lascerò più mai, [178]o mio diletto e salvatore". E intanto cresciuto tant'alto venne al deserto
per discorrere con Dio più tranquillamente. Ed a fine di parlare con più lucido intelletto e
con cuore più fervido, sceglieva per sé poche locuste a mangiare, una fonte limpida a
dissetarsi. Per vestimenta poi si accinse con pelle di agnello e si adattò un letto di ciottoli per
essere più pronto a tutte le chiamate. Così quando Gesù invitollo fu pronto alla
predicazione, fu sollecito al Giordano e fu più lieto alla carcere del re Erode. Tanto valse a
Giovanni un tratto della voce ammirabile del Salvatore. Che non avrebbe fatto ancora, dopo
aver udite per intiero le predicazioni di Gesù e dopo aver assistito al sacrificio del Calvario?
Certo avrebbe emulato l'ardore di quell'altro Giovanni dilettissimo, che venuto fino ai piedi
della croce, là stava con Maria, la desolata madre del Verbo incarnato.
ORAZIONE
O Gesù mio, traetemi tutto a voi. Traetemi con tutti gli affetti del cuor mio. Una fibra sola
del mio cuore se sapessi [179]che non palpita per voi, vorrei strapparla a qualunque costo.
Ma lo so che nol potrei senza l'aiuto vostro. Traetemi, o Gesù mio, traetemi tutto. Lo so ben
io, il mio cuore è inquieto finché interamente non riposi accanto al Cuor vostro.
RIFLESSI
1. Gesù ancora adesso esangue dalla croce ti appare con il costato squarciato dalla lancia, e
tu ancora non gli cadi dinanzi sciolto in lagrime?
2. Per amore o per forza tutti gli uomini dovranno obbedire a Gesù.
3. Sicché non è meglio che ti lasci attrarre dal Cuore amoroso del tuo Padre e che così sia
almeno salvo?
51 Gv 12, 32.
63
Vigesimo quinto giorno
Il sacro Cuore di Gesù al sepolcro
La carità di Cristo ci costringe, per ottenere che quelli che vivono non vivano già a se stessi, ma a quegli che
per essi è morto.
San Paolo ai Corinti II52
1. [180]Se tu scorgi un giovinetto che si affretta ansante nella sua casa, che corre sollecito
quando è nella strada, che quando è ad un mestiere par che le fiamme lo minaccino
d'attorno, tu gli domandi: "Buon fanciullo, perché ti affatichi fuor misura?". Allora una
lagrima spunta sul ciglio del caro figliuolo e poi parte un singhiozzo dal cuore, finalmente ti
risponde: "Mio padre è così gravemente infermo! Meschinello, fors'egli già se ne muore!".
Quando tu scorgi un caro cristiano che per ottenere un bene spirituale par che arda come
cervo assetato, quando tu scorgi una cristiana che per pascere la sua pietà o per usare una
misericordia altrui ti par che abbia l'ali ai piedi, e domandi poi all'uno e all'altra il perché di
tanta sollecitudine, ti risponderanno: "Gesù Cristo [181]nostro ha sofferto tanto sulla croce e
poi è morto per salvare noi; oh, è possibile che noi abbiamo ad occuparci, finché da noi si
viva, per altri che per il salvatore nostro e padre?".
Paolo apostolo lo ripeteva per sé con viva enfasi e lo diceva con forma di linguaggio a tutti
gli altri: "La carità di Gesù Cristo è sì grande che ci costringe a dare anche noi per lui e molte
fatiche e lo stesso sacrificio della vita". Intendi anche tu le parole dell'Apostolo. Fortunato se
ben le comprendi!
2. Quando il diletto tuo padre per l'ultima volta elevò la destra a benedirti e poi che volse il
capo e poi che spirò, tu allora corresti a mettere il tuo volto presso alle guancie del genitore.
Ti sei sfogato in dirottissimo pianto, e quasi ti paresse che il calor del tuo viso e la tiepidezza
delle lagrime bastassero a conservare sul volto del carissimo padre per un poco ancora la
vita, tu dimoravi là, finché i fratelli con dolce violenza te ne richiamarono. Ma ancora so che
ti dolevi dicendo: "Misero di me, potessi almeno morire adesso accanto al padre mio!". Ah,
se tu con egual forza di affetto ti [182]struggi dinanzi alla croce di Gesù che omai è morto
per te, io son certo che gli angeli della pace e della mestizia ti terranno compagnia, e
raccogliendo ciascuna delle tue lagrime le presenteranno al trono dello Altissimo perché tu
sia benedetto.
Così Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo con affetto mestissimo s'accostarono alla croce del
Salvatore. Giù da quell'albero abbassarono il corpo di Gesù, quasi tenessero un amico ferito
a morte, e poi lo adagiarono in grembo a Maria santissima. Con quanta pietà la benedetta fra
tutte le donne ricevesse il suo figlio e salvatore, io non te lo so abbastanza descrivere.
Giuseppe d'Arimatea con Nicodemo circondarono di aromi preziosi il corpo del Redentore
e si mossero per seppellirlo. Maria santissima e le pie donne, chiamate Maria Maddalena e
Maria Salome, con altre si ordinarono in corteo mestissimo. Giovanni il diletto stringevasi
alla salma del Redentore, e giù scendendo per le vie del Calvario trovaronsi appiè di quello.
Giuseppe d'Arimatea aveva disposto per Gesù il sepolcro che aveva scavato per se
medesimo. Deposero dunque entro là il corpo sacrosanto del Salvatore e in calare la salma
nel [183]suo monumento ciascuno in ispirito vi seppellì accanto il proprio cuore. Vennero
intanto le guardie mandate da Pilato che suggellarono il sepolcro, chiusero la grotta
mortuaria e vi addossarono là una grossa pietra lavorata per affrancarne meglio l'ingresso.
Intanto Gesù, tuo padre e salvatore, è là. L'anima di lui è discesa nel limbo a rallegrare gli
spiriti dei santi padri. A custodire il corpo benedetto è rimasta la divinità santissima di lui, la
quale ancor di là dentro guarda a te e numera tutti i palpiti del cuor tuo, e distingue se
almeno tu come figlio pietoso compatisca ai patimenti ed alla morte sua.
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3. Quando un padre ha una famiglia numerosa come quella di Giacobbe e che già mostra di
voler partirsi da questo mondo, talvolta si trova nei membri della casa uno o più figli che
dicono a Dio: "Signore, prendeteci noi, ma risparmiate ancora per un po' la vita del caro
genitore". Che se dippiù sia un padre spirituale o patriarca di numerosa famiglia, allora non è
più raro il caso, e tu l'hai scorto, come i tuoi fratelli facendo questa preghiera [184]sieno stati
esauditi. Pietosissimi fratelli, quanto vi invidio!
Ma il tuo dovere è di struggerti almeno altrettanto in affetti per Gesù. Egli ha data la sua,
che è vita di infinito valore. Che gran cosa faresti tu a dare la tua, che è vita così meschina
eppur tanto peccatrice! Reputa pure a gloria il patire per Gesù, a guadagno il morire per lui53.
E intanto non tarda<re> a dargli un saggio del tuo buon volere. Quella tua volontà che è sì
capricciosa, sommettila a Dio. Quel tuo intelletto che è ancor tanto vano, inchinalo alla
sapienza dello Altissimo. E quel tuo corpo, che per essere un sacco di vermi pure è così
pretendente, castigalo quanto si merita, perché dinanzi alla tomba venerata del Padre non
deve più vivere passione inimica. Sfoga il tuo buon cuore con dire più volte: "Dolce Cuore
del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più", e poi adoperati quanto ancora sono per dirti.
ESEMPIO
Giuseppe Cottolengo incontrava fra via nella città di Torino più di un meschinello che non
aveva ancor ottenuto pietà negli [185]ospedali pubblici di quella capitale. La figura di quei
poverini ricordava al sacerdote la presenza di Gesù Cristo. Allora il cuore si scuoteva nel suo
petto e gli domandava: "La carità di Gesù non ti obbliga qui". "Sì, sì", rispose Giuseppe a sé.
In dirlo si abbracciò a quegli infelici e ne ricoverò fino a settecento in uno ospizio che
chiamò Piccola Casa della divina Provvidenza. Il canonico Giuseppe Cottolengo era nato nel
178654 e moriva poi nel mezzo de' suoi poverelli nel 1842. Il canonico Luigi Anglesio
esclamò lui pure forte come il compagno: "La carità di Cristo mi costringe!". In dirlo si
affrettò a cercare altri sventurati. Ne trovò fino al numero di tremila. Era nato nel 1803. Era
poi onorato nella Piccola Casa qual padre e dai cittadini torinesi era avuto qual santo. Addì
28 maggio 1881 il canonico Luigi Anglesio si abbracciava per l'ultima volta a' suoi dicendo:
"Voi siete stati il mio godimento, voi sarete la mia corona". Quale corona! Già Pio ix,
anch'egli prima di morire, aveva guardato a questa Casa e in vedere sclamò: "Eccola la
Piccola [186]Casa della divina Provvidenza, è una piccola città di santi".
ORAZIONE
O Cuore adorabile del mio Gesù! Che faccio io su questa terra se tutto non ardo del vostro
santo amore? Gesù mio! Io guardo con pietà al luogo del vostro sepolcro e poi voglio
gemere: "La carità di Gesù Cristo mi costringe". Intanto io voglio vivere a voi finché mi
facciate la grazia di morire ancora per voi.
RIFLESSI
1. Guarda al Padre che è morto per te e poi duolti quanto si merita.
2. Oh come è vivo l'affetto di un padre che muore per i suoi!
3. Tu se hai cuore non devi vivere che per il Padre tuo.
4. Ah, possa tu con l'Apostolo ripetere: "La carità di Cristo mi costringe", e poi adoperati
almeno come, ad esempio di Paolo, conosci <che> si apprestasse Giuseppe Cottolengo e
come vedesti che si adoperò Luigi Anglesio.
52 2 Cor 5, 14s.
53 Cfr. Fil 1, 21.
54 Nell'originale: 1803.
65
Vigesimo sesto giorno
Il Cuore di Gesù Cristo alla risurrezione
Lavora come un buon soldato di Gesù Cristo.
San Paolo a Timoteo, 255
1. [187]Quanto è breve il passaggio dal Venerdì santo alla Pasqua di risurrezione! Per
confortarti fissa lo sguardo là a Gesù che risorge. Era spuntata appena la luce del terzo dì.
L'anima santissima del Redentore fece ritorno al sepolcro e, quasi luce vivificante, entrò ad
informare il corpo di Gesù. Allora Cristo risorse da morte. Si sciolse senza scomporlo dallo
involto del sepolcro. Uscì senza abbattere le porte per l'uscita. Levossi nondimeno un legger
tremuoto che lieto lieto scosse il sepolcro ed il monte circostante. La pietra del monumento
si rovesciò e Gesù trionfante venne a posare il piede là.
Il volto del divin Salvatore risplendeva quasi sole, le sue vestimenta apparvero bianche a
mo' della neve. La mente di Gesù specchiavasi calma nello intelletto dello Altissimo e non
temeva più che un'[188]ombra sola di spavento venisse in eterno ad atterrirla. Il cuore di
Gesù riposava nei tabernacoli della pace e della beatitudine ed era certo che in eterno <mai>
più avrebbe sofferto l'apprensione di un dolore. Quel corpo di Gesù, che ieri hai veduto
ricoperto dal capo ai piè da lacerazioni, adesso è cinto della gloria della immortalità. Un
angelo benedetto ha già scritto l'epitaffio al sepolcro: "Cristo è risorto". Inalbera poi un
vessillo sul quale è segnato: "Breve è il passaggio dal Venerdì santo alla Pasqua della
risurrezione", e intanto invita tutti a mettersi come buoni soldati sotto alle bandiere di Gesù
salvatore.
Ti piacciono quelle insegne gloriose? Se ti soddisfano assai, ricorda che soldato di Gesù
Cristo tu puoi esserlo a guisa dei martiri che hanno dato il proprio sangue combattendo i
tiranni. Puoi esserlo soldato a guisa dei dottori che impugnando la penna hanno sbaragliato il
mostro degli errori contrarii alla fede santa. Puoi esserlo soldato a guisa dei confessori i quali
combattono con tenere assai bene soggiogate le proprie passioni.
2. Scorgili là i tuoi fratelli, i martiri nel campo del combattimento. Sono i tuoi [189]cattolici
di Italia, i quali sfidano le armi degli avversari che con lo scherno e con le minaccie li
insultano. Sono i cattolici di Francia, che intraprendono pubblici pellegrinaggi ancora con
pericolo di essere molestati. Sono i cattolici di Germania, che si mostrano contenti di soffrire
ancora nelle carceri ma non di cedere nella fede.
E i tuoi fratelli, soldati eroici nel difendere la fede, eccoli là a sudare sopra volumi, intrepidi
nello scrivere, impavidi sempre nel mostrarsi in pubbliche manifestazioni di culto cattolico.
Venerali, che questi sono i martelli delle eresie. E inchinati parimenti dinanzi ai confessori di
Cristo che sono i soldati tuoi fratelli, i quali per rendersi cari maggiormente a Dio castigano il
corpo colle austerità e frenano i mali desideri dello spirito con una mortificazione continua ai
sensi proprii.
Gira lo sguardo intorno, ché commilitoni siffatti trovi in ogni paese ed anche in ogni
famiglia cristiana! Li trovi in maggior numero quai cherubini d'amore nei sacri ritiri e quasi
angeli di conforto negli ospedali dei sofferenti. Li scorgi in copia altresì, quasi angeli di luce,
nelle cattedre delle scuole cattoliche. Che nobile esercizio [190]è quello di tutti questi! Lavora
anche tu, lavora come buon soldato di Gesù Cristo.
3. Policarpo quando fu dinanzi allo eretico Cerinto dissegli: "Va, va, che tu sei il figlio
primogenito di Satana". Giovanni evangelista quando si avvide che nella casa in cui per caso
si abbatté di posare era un bestemmiatore, gridò: "Fuggiamo di qui", e si affrettò lontano con
i suoi. Francesca di Chantal quando vide che un calvinista ostinato le porgeva un regaluccio,
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lei fanciulla rispose: "Non riceverò mai dono da un eretico, che non si volendo ravvedere
cadrà un dì nello abisso d'inferno".
Ed oggidì si trovano cristiani che in sparlare della fede son peggio che gli eretici. Si
trova<no> cristiani che in maltrattar la santa religione son più tristi che i turchi. Eppure tu
forse sei di quelli che cadono avanti a questi riverenti come dinanzi ad una divinità, che
cadono tremanti come avanti ad una potenza celeste. Che misero battagliare sarebbe mai il
tuo!
4. Ovvero tu hai combattuto da intrepido, e allora ti dico: lavora ancora, esercitati sempre.
[191]Annibale, capitano cartaginese, aveva sudato fino al sangue in percorrere tanta via e
valicare tanti monti da Spagna e da Francia fin sotto a Roma, a Capua. Pure perché in Capua
soggiornò nell'ozio con i soldati per una vernata, perdé poi in un momento il frutto di tante
fatiche già durate. Con darsi all'ozio <si> infiacchì Annibale e tutto l'esercito suo così
vilmente che poi al primo scontro con i romani fu facilmente ricacciato con tanto obbrobrio
fino alla sua terra.
Filippo Neri tanto inorridiva in vedere gente de' suoi disoccupata che tosto si faceva a dire:
"Scorgendovi in ozio temo per voi come di gente che si sforza <di> viaggiare sulle corde e
che di tratto in tratto è per cadere".
Bisogna lavorare. Mentre ti occupi, il demonio non ha modo di piantarti in capo le sue
suggestioni. Una persona al campo, che assiduamente attende alla sua fatica, potrà esser
disturbata dai discorsi vani o cattivi di chi si gode il bel tempo, ma non potrà venire sedotta.
Che conchiudi adesso a tuo prò? Te ne prego, lavora come buon soldato con non vivere
disoccupato mai, anche quando ti [192]sembra che il demonio abbia cessato di travagliarti.
5. Poi poni attenzione perché nel lavoro tuo non curi che di piacere a Dio. Cessa di esserti
tanto caro un figlio quando t'avvedi che molto lavora, ma specialmente per suo prò
particolare. E di quel servo che suda bensì, ma non per altro che per impinguar sé, che ti
importa a te di costui? Però almeno tu sia giusto in affaticarti sovrat<t>utto per Iddio.
Satanasso è tutto livor di rabbia per Iddio. I ministri del demonio lavorano con tanta malizia
di intendimento. Tu per resistergli devi aver la mente, ossia la intenzione, pura come quella
di un angelo. Allora sì che Dio si varrà di te come di strumento atto per la sua gloria.
Pregane di cuore il tuo Signore Iddio e supplica di cuore così: "Dolce Cuore del mio Gesù,
fa che io ti ami sempre più", e in dirlo animati ancora più come sono per dirti.
ESEMPIO
Ignazio aveva già combattuto d'assai nei campi della gloria umana e ne riportò non altro
che piaghe sul corpo, ferite nello [193]spirito. Allora si diede alle battaglie del Signore e vi si
consacrò per intiero. Guardò anzitutto alla gloria del capitano divino Gesù Cristo e ne fu
rapito in estasi di ammirazione. Non curò dunque più i rispetti umani. Tosto mutò le sue
vesti nobili con quelle di un meschinello incontrato tra via. Poi bramoso di entrar in lotta
con Satana, lo sfidò nella caverna di Manresa e lo sconfisse pienamente. Dopo questa
vittoria uscì in campo più aperto e combatté felicemente col desiderio del martire, colla
dottrina del difensore della fede, colla mortificazione del confessor di Cristo.
E non si acquetò qui. Invitò intorno a sé una turba di fratelli che fortemente aizzò alla
mischia, e con questi non cessò ancor in tempo di tregua di esercitarsi in lavori assai faticosi.
Stando nel mezzo di sì vasto campo, quasi insanguinato non cessava di umiliarsi al cospetto
dello Altissimo come un servo inutile e di sclamare: "Tutto a maggior gloria di Dio, tutto a
maggior gloria di Dio".
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ORAZIONE
[194]O Cuore santissimo del mio Redentore, voi con tanto affetto palpitate per amor mio,
ed io con affetto sì scarso penso a voi. Ma io voglio essere buon soldato vostro. Armatemi, o
Signore. Lume alla mia mente, coraggio al mio cuore. Io voglio essere un di quei soldati che
si chiamano generosi e che appartengono al battaglione detto della morte. Si denominano
così perché sono là a difesa del proprio sovrano quasi fanti perduti, e sia che vivano o sia che
muoiano sono contenti purché siano di giovamento alla maestà alla quale sonosi consacrati.
Gesù mio, se un cuor d'uomo si dona così per un re terreno, io mi voglio consacrare così per
voi, sovrano celeste, il quale risorto trionfante vivete e regnate e comandate ne' secoli de'
secoli.
RIFLESSI
1. Gesù risorto ti invita a seguirlo.
2. Tiengli dietro come buon soldato, a mo' [195]dei martiri ovvero dei dottori sacri o dei
confessori forti.
3. Combatti sovrat<t>utto contro ai nemici della fede, che sono oggidì avversari accaniti.
4. E dopo aver pugnato, non affida<r>ti all'ozio perché sarebbe pernicioso.
5. Lavora sempre con affetto di figliuolo amoroso.
6. Lavora come già Ignazio alla maggior gloria del Signore.
55 2 Tm 2, 3.
68
Vigesimo settimo giorno
Il sacro Cuore di Gesù in perdonare
ai peccatori i loro falli
Ecco io sto alla porta e batto. Se alcuno ascolterà la mia voce e mi aprirà per entrare, io sarò a lui e con lui
cenerò ed egli con me.
Apocalisse 3, 2056
1. [196]Tieniti qui fisso fisso presso al Cuore di Gesù in atto di abbracciarsi al peccatore
che lo riceve. Lo stesso cuor tuo ne riboccherà di consolazione altissima.
Figurati che tu stando immerso in sonno profondo, un amico caro batta alla porta di casa
tua e dimori là solo solo, e che emetta non solo voci di richiamo, ma gemiti di pietà.
Finalmente
ti svegli dal tuo sopore e vieni alla porta. Cielo, chi mai s'affaccia! È la persona stessa della
prima maestà in terra, ossia del sommo pontefice. Ebbene chi batte alla porta del cuor tuo
non è solo il Vicario del divin Salvatore, ma è lo stesso vero Figliuol di Dio, il Verbo
incarnato, e tu ancora attendi per spalancargli l'ingresso?
2. [197]Gesù Cristo batte alla porta del cuor tuo. Oh quante volte e in quanti modi ti fa
udire il picchio de' suoi rimorsi! Finalmente il tuo cuore sente un vuoto profondo.
Allora inorridito, quasi persona che si trova sull'orlo di un abisso, tu corri a Dio come un
Andrea Corsini, come un Giovanni Colombini.
E se ancor non ti muovi, Iddio alza il grido della sua voce e allora ti affretti come il
Zaccheo, allora solleciti come il pubblicano, allora a guisa di Antonio abate ovvero di Matteo
apostolo lasci tutto e ti poni a seguire Gesù come un fanciullo. Che consolazione al Cuor di
Gesù! Che onore alla maestà del Verbo! Poteva violentarti a seguirlo, perché finalmente ti
avrebbe chiamato per beneficarti. Ma egli vuol che venendo tu muova spontaneo i passi tuoi.
Rispetta il tuo libero arbitrio.
3. Così fa un padre. Egli potrebbe imporre collo imperio al figlio che lo segua al lavoro, ma
lo invita con amorevolezza perché è pietoso. Gesù di continuo ti chiama colla soavità della
sua voce. Ti chiama ora col discorso di un amico santo, ora collo esempio di [198]un
cristiano pio. Quando ti chiama dalla chiesa col giubilo sacro di una solennità, e quando dal
cimitero con il mesto sospiro di chi piange la morte di un caro. Carlo Borromeo udì più
vivamente la voce di Dio dal cadavere di suo fratello, Francesco Borgia su quello della
imperatrice Isabella. Naaman siro fu perfino chiamato dalla voce di una lebbra fetida, il cieco
di Gerico fu chiamato dalla voce di sciagura con cui Dio lo premé, e così altri furono
guadagnati in altri modi. Ma se57 mentre Dio ti chiama tu chiudi le orecchie ovvero che ti
affretti a muovere un frastuono maggiore in mezzo agli amici che si divertono nelle vanità,
allora Gesù non cesserà ancor di chiamare, ma a te darà il cuore di lasciare ancora a lungo
fuori esposto in positura sì pietosa il tuo Gesù?
4. Dirai che a levarti su dal letto delle tue ree abitudini duri fatica. Ma non era già un letto
morbidissimo quello della Maddalena peccatrice, quello della adultera infedele? Pure si
levarono. E se provi difficoltà assai gravi, prega Dio. Sforzati e poi va alla porta e schiudi.
Appena tu abbia aperto, Gesù è dentro [199]ed è con te. Ti pare che allora te ne troverai
contento?
5. Il prodigo del Vangelo, già dolente per tanti suoi eccessi, dirigeva i passi verso alla casa
del padre. Allora il genitore, che già da tempo stava guardando, scende dalle scale e corre sì
veloce che par abbia le ali ai piedi. Si abbraccia poi al figlio e lo introduce in casa e poi lo
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riveste delle più preziose robbe di casa sua, e intanto chiama parenti, chiama amici, chiama
vicini perché ha bisogno di sfogare il colmo della sua gioia.
6. Intanto si imbandisce una magnifica cena e tutti siedono là intorno. Il prodigo ravveduto
occupa il primo posto, ma non cessa di scusarsene a tutti. Egli tiene in dito l'anello nuziale,
ma lo mostra a tutti come un pegno della generosità paterna. Intanto volge l'occhio
amorevole al suo genitore e gode in protestargli che gli sarà poi per tutta la vita devoto, che
troppo sciagurato e cattivo fu in allontanarsene una volta.
Fratello mio, ecco il dover tuo quando Gesù entra nella casa del cuor tuo. Devi subito
apprestare una mensa di opere sante e Dio poi ti ha in pronto la mensa delle [200]sue
ispirazioni e del suo aiuto divino. Così tu e il Signor tuo sedete ad una mensa
confidentemente come due amici diletti. E poi di' che Iddio non è buono!
7. Di suo per te aggiungerà le sue consolazioni. Queste saranno proporzionate al cibo di
penitenze, di opere buone che tu doni a lui. Però i santi ne ricevevano tali conforti che il loro
cuore già pareva soffocarsi per l'estremo della gioia. Dovevano però dire a Dio: "Basta, o
Signore, o noi moriamo di pura contentezza!". Domandalo ai Saverii, agli Ignazii, ai
Venceslai re! Ma è perché quelli sostennero molti patimenti per Iddio. E tu ti lamenterai a
dare al tuo Signore la contentezza di una fatica tua?
8. Adoperati, fratel mio. Senza molta fatica tu non puoi adunare un tesoro che prosperi poi
la vita tua. Schierati dinanzi alla mente le persone venerabili degli apostoli, dei martiri, dei
confessori, dei vergini del Signore. Hanno patito tanto epperciò ora sono in tanto tripudio.
Tu devi patire anche assai. Dopo che abbia di molto affaticato, Dio ti sarà prodigo di
consolazione come lo è a tutti i perfetti suoi.
9. [201]Benché in terra si cena a lume di lucerna, e per tanto significa che le gioie spirituali
quaggiù hanno un confine. Dove si mangia a splendor di sole è nel paradiso, epperò lassù le
consolazioni sono senza misura. Sta sempre però il patto che tu pel primo su questa terra
continui <ad> ospitare il tuo Gesù e offerirgli la cena di tutte quelle opere buone che a te
sono possibili.
Oh quanto godrai quando Iddio chiamerà te al suo convito nel paradiso! Non ti senti già
adesso il giubilo innondare il cuore? Sfogati pure con dire: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa
che io ti ami sempre più", e attendi come devi ancora nel caso pratico diportarti con Gesù
tuo ospite divino.
ESEMPIO
Agostino si affogava nel letto soffice di tanti vizii, chi nol sa? Ma Gesù chiamollo con il
battito di tanti rimorsi al cuore, colla voce di tante ammonizioni che sovrat<t>utto gli
indirizzava una madre santa. Agostino finalmente si mosse, ma oh quanto durò fatica in
rinunciare al suo letto di rose! Gli costò la fatica di viaggiare da Africa a Roma, poi da Roma
a Milano.
[202]In questa città finalmente aprì le porte del suo cuore e Gesù subito cenò con lui.
Agostino prese animo. Mantenne Gesù alla sua mensa sì lautamente con tante opere e di
patimento e di sacrificio, che Agostino in breve poté allestire quelle vivande, ossia quelle
opere buone che può dare un sacerdote pio, un vescovo illustre, un dottore santissimo e un
patriarca che a guisa di Abramo lascia ancora a continuare il bene dopo di sé una turba di
figli santi, numerosi e splendidi come le stelle del firmamento.
Non ti dico le consolazioni che provava poi Agostino. Ti basti sapere che erano le più care
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che Dio suol dare ai diletti suoi. Non ti dico della gloria che ottenne in cielo. Ti basti
intendere che egli lassù risplende come la più fulgida stella del mattino.
ORAZIONE
O Cuore del mio Gesù! Intendo adesso come è vantaggioso ascoltare gli inviti amorosi del
Cuor vostro. Stolto che io fui in farvi attendere fin qui. Or siete con me. Siatelo per sempre.
Che gioconda cosa [203]per me ad essere con voi! Che giubilo sedere alla mensa che mi
apprestate. Quando, o Signore, sederò alla vostra mensa nel paradiso, quando?
RIFLESSI
1. Gesù sta alla porta del cuor tuo.
2. Bussa con il battito dei rimorsi e chiama con la voce delle ispirazioni, ti par di aprirgli?
3. Oh come geme pietoso Gesù!
4. Levati e non bada<re> a difficoltà o di sonno o di freddo.
5. Ti troverai subito a vista di Gesù.
6. Lo inviterai alla tua mensa ed ei verrà.
7. Aggiungerà per te copia delle sue consolazioni.
8. Queste saranno proporzionate a quel ben che tu gli porgi qui.
9. In paradiso poi saranno consolazioni piene. Prega il tuo Signore che presto ti conduca là.
10. E che ti faccia godere a modo di Agostino santo.
56 Ap 3, 20.
57 Nell'originale: egli.
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Vigesimo ottavo giorno
Il sacro Cuore di Gesù nelle sue
apparizioni dopo il risorgimento da morte
In tutti i giorni nei quali io milito aspetto finché venga la risurrezione mia.
Giobbe 1458
1. [204]Quando tu vedi Giobbe tribolatissimo dalla lebbra sopra il suo letamaio e molestato
dalle dicerie di amici vani, pensa alla gioia che avrebbe provato in vedere la risurrezione
gloriosa di Gesù salvatore. E tu che certamente non sei in pressure come Giobbe, ma che
nondimeno non cessi di sentire quotidianamente molte tribolazioni della vita, tu, dico,
guarda a Gesù che risorto appare a' suoi e confortati in ogni tua pena.
Gesù cinto della gloria della risurrezione appare a Maria, la benedetta sua madre, la quale
più che tutti aveva sofferto nel combattimento del Calvario. Gesù appare con festa alla
Maddalena, la quale sì di cuore si struggeva in lagrime di tenerezza.[205] Appare per
consolarle alle pie donne e poi a Pietro e poi ai due discepoli in Emmaus. Finalmente la sera
dello stesso dì della risurrezione appare a dieci fra' suoi apostoli insieme uniti. Indi per
quaranta giorni compare a' suoi discepoli, compare ai suoi seguaci e si fa e vedere e intendere
a una moltitudine di persone adunate in numero di cinquecento.
Un capitano che quasi redivivo ritorna dal combattimento ti pare che goda? Ma se tu
combatti nelle battaglie del Signore, la tua gloria sarà in tutto somigliante a quella di Gesù
che risorgendo appare a' diletti suoi.
2. L'avrebbero aspettato i giudici che condannarono il divin Salvatore? In giorno di venerdì
Gesù compieva il viaggio al Calvario e in quel giorno alle ore tre pomeridiane spirava in
croce. La sera è un lutto de' suoi seguaci in seppellirlo. Il giorno seguente è ancora un gemito
pietoso, ma al terzo dì, spuntata appena l'alba, Gesù risorge trionfante e si mostra sei volte
nello stesso dì a' suoi e così parla: "Scacciate fuori ogni timore: come vedete me risorto da
morte, così risorgerete voi [206]alla vostra volta, perché la gloria del padre tocca al figlio
diletto".
E tu forse ti lagni con dire che il combattimento della vita è lungo. Non è punto vero ciò.
Chi t'assicura che Gesù sia già per riceverti alle porte di casa tua? E se fosse ancor lungi un
mese o qualche anno, che è mai questo tempo al confronto della perpetua eternità?
3. Intanto non sarai più quel desso che ti trovi in presente. Nella tua risurrezione sarai
trasformato in personaggio tutt'altro illustre. Vedi un prato nella vernata come è bruciato?
Ma nella primavera si riveste di fiori meglio che un tappeto lavorato del principe. E quel tuo
grano che gettato nella terra marcisce, vedi come cresce in spiga dorata? Così il bruco da seta
si trasforma in bianca farfalla e così la fenice si tramuta in altra farfalla di mille vaghi colori.
Il Signore, che trasforma questi elementi così, trasformerà il corpo tuo. Sicché le tue carni
non soffriranno più ma saranno incorruttibili, e il corpo si farà legger leggiero per passare da
luogo a luogo rapido [207]come il lampo e si farà sottile più che l'elettro per passare ancora
nei luoghi chiusi. Circonderà poi un olezzo di paradiso il corpo tuo, e intorno avrà uno
splendore che lo farà somigliante alla gloria che circonda l'umanità santissima del Redentore.
Impossibile che la tua mente soffra un fantasma di paura, impossibile che il tuo cuore
palpiti una volta sola per timore. Sarà beata la mente in guardare a Dio, beato il cuore in
conoscere di possedere il Signore. Che cambiamento felice è questo mai! È molto migliore
mutazione che essere collocati in un paradiso terrestre simile a quello nel quale dimorò
Adamo per pochi dì.
72
4. Maddalena de' Pazzi era in Firenze quando Luigi Gonzaga morì in Roma. Vide la
fortunata al momento del transito l'anima del santo giovine che già volavasi al paradiso. La
bellezza di quella era tanta che Maddalena sclamò: "Che gloria gode Luigi figliuol d'Ignazio...
Io non credeva che in cielo fosse tanta gloria quanta vedo goderne da Luigi figliuol di
Ignazio!". [208]Benedetta serva del Signore, se tu con la gloria che gode l'anima avessi scorto
lo splendore che circonda il corpo alla risurrezione finale, dimmi, avresti tu potuto vedere e
poi vivere ancora?
Ma tu guarda a quella gloria là e intanto attendi paziente. Maria santissima e i seguaci del
Salvatore attesero per tre dì. Certamente che per tanta brama che n'aveva Maria benedetta, fu
a quella santissima donna in particolare aspettazione lunga, ma ad ogni modo il periodo di
tre dì è periodo tollerabile di tempo. Sai che fare intanto tu? Sfogati in atti di amore verso a
Dio. Saluta con tenerezza sempre crescente il tuo Gesù. Cento volte in ogni dì salutalo con
dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più", e non dubita<re>, che il
giorno della tua risurrezione festante non tarderà a venire. Odi intanto ancora per tuo
conforto.
ESEMPIO
Era tempo di caldissima estate e Giovanni Colombini, mercante, era giunto presso al
piazzale della chiesa in giorno festivo, e là s'avvide di un poverello che in un angolo <si>
stava addolorando per una [209]malattia di lebbra che lo copriva dal capo ai piedi. N'ebbe
pietà il Colombini, però levatoselo sulle spalle il portò a coricare nel proprio letto in casa. Lo
provvide poi di quanto gli poteva occorrere e poi ritornò alla Messa e da questa fu poi
sollecito a ritrovare l'infermo suo. Ma che non vide? Uno splendore di paradiso illuminava la
camera e un segno parimenti luminoso di croce sul letto indicava che certamente quel
meschino, già sì tormentato ed ora glorioso, non era che Gesù Cristo, il quale dalle
umiliazioni della croce era passato alla gloria della risurrezione.
ORAZIONE
Gesù mio, aspetto io pure e son certo che verrà anche il risorgimento mio. Intanto
attenderò con desiderio. Gesù mio, mandatemi, se vi aggrada, il combattimento di
Gerusalemme, mandatemi la battaglia del Calvario e voi intanto assistitemi colla santa vostra
grazia. Ma consolatemi presto con il trionfo della mia immutazione, perché lo so che il mio
contento sarà sommo allora solo quando potrò rassomigliare [210]a voi, Gesù, risorto
trionfante e immortale dal sepolcro.
RIFLESSI
1. Sei tu per caso tribolato come Giobbe? Ma tu meglio che lui puoi confortarti in guardare
alla risurrezion di Gesù, che già per te è avvenuta.
2. Coraggio, che il giorno del risorgimento tuo è pur vicino!
3. Che gloria ti circonderà allora!
4. Merita ben che tu pazienti un poco.
5. Intanto esercitati nel bene come Giovan Colombini e vedrai.
58 Gb 14, 14.
73
Vigesimo nono giorno
Il sacro Cuore di Gesù nella ascensione
Aspetta il Signore e custodisci la via di lui, e ti esalterà perché prenda in eredità la terra: quando periranno i
peccatori, vedrai.
Salmo 3659
1. [211]Tien<i> l'occhio qui agli apostoli che mesti mesti si recano al colle di Sion. Gesù
Cristo aveva loro detto che omai se ne sarebbe ito al cielo e quelli non sanno darsi pace. Ma
Gesù: "Che temete? -- disse -- Quando io sarò in alto manderò a voi lo Spirito Santo. Voi
poi seguite gli esempi che v'ho dati fin qui. Io intanto ascendo al Padre mio e pregherò per
voi e vi assicuro che là dove io vado a stare voi pure salirete con me".
In dir questo Gesù pervenne al vertice del colle di Sion. Di là benedisse per l'ultima volta ai
discepoli suoi e poi legger leggero si elevò in alto. Una nube venne poi a coprire l'umanità
santissima del Redentore, finché l'ammirabile vista si tolse agli occhi dei discepoli attoniti.
Ma quelli né dimenticarono le ammonizioni del divin Salvatore né furono illusi [212]nelle
loro aspettazioni. Ben il sai tu medesimo.
Ma tu hai impazienza di aspettare un po' a lungo. Lascia che passino i giorni ed alle notti di'
pure che viaggino nel loro corso, tu intanto attendi con pazienza e Dio verrà anche per te.
2. Guarda a Dio e non ti curare delle cose di questa terra, perché esse passano. Sono passati
presto gli infortuni di Giobbe, ma perché fu paziente meritossi quel premio che tu sai. Sono
passate anche più presto quelle glorie di Nabucco, quelle splendidezze di Baldassarre, ma
perché della prosperità abusarono a prepotenza perciò furono castigatissimi.
Quanto è meglio che tu in ogni caso, o prospero o avverso, volga l'occhio al Signore per
dirgli: "Di ogni bene e di ogni male a voi ne sia la gloria". Facendo così tu dai prova di fidarti
intieramente di Dio tuo padre, e se tu confidi in lui non dubita<re> che non ti voglia
premiare con l'eredità sua.
L'eredità che il Signore ti dispone è la gloria del paradiso, chi ne può dubitare? Per questo
Gesù Cristo è asceso in alto a disporti il luogo. Ma tanta mercede è [213]possibile che te la
accordi Iddio senza che tu vi cooperi con quelle fatiche che alle tue forze sono possibili?
3. Se il ciel t'aiuti che tu sia salvo, un dì scorgerai quanto buono è stato verso a te il Signore.
Giosuè e Caleb furono i soli che di parecchie centinaia di mila di ebrei videro la terra
promessa. Oh come dovettero di cuore lodarne Iddio! Noè con la sua famiglia fu il solo che
di tanti million d'uomini fu scampato nel naufragio universale del diluvio. Oh come con
affetto doveva guardare a Dio dalla sua arca!
Verrà giorno, e se il ciel ti salvi sarà immenso il tuo giubilo, quando nel giudizio universale
scorgerai tanti che già precipitano allo inferno, e tu che ten volerai al paradiso. Forse ti è già
accaduto in un campo di battaglia di vederti cadere più compagni a destra ed a sinistra e tu
restare in piedi fra quei cadaveri. Allora certamente ti balenò più vivo alla mente il pensiero
di ringraziare il Signor tuo. Bene sta che tu già per tempo ammiri la misericordia del Signore,
perché quella che [214]usò fino ad ora a tuo riguardo è certamente pietà altissima.
4. Tu in presente hai paura di due uomini che ti vengono innanzi a dire due parole di
scherno, e intanto ometti di far quel maggior bene che pure potresti. Ma lasciali fare i tristi.
Quando li vedrai reprobi dinanzi al cospetto di Gesù Cristo giudice, allora scorgerai come
sono miserabili. Quando li vedrai precipitar nello inferno, e gli eletti che palma a palma
applaudono alla giustizia del Signore, allora ti persuaderai come sono meritevoli di ogni
biasimo.
74
E tu per riguardo di due mascalzoni vorrai ancora omettere un solo atto di bene? Spregiali
gli scherni dei tristi. Guarda a Dio che ti attende dall'alto de' cieli e intanto applaudi al tuo
Salvatore con dirgli di buon animo: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre
più". Intanto portati in ispirito al colle di Sion, dal quale Gesù benedicendo a' suoi discepoli
intese benedire ancora a te.
ESEMPIO
San Bernardino di un provenzale60 racconta un fatto commoventissimo.
[215]Per tempo il pio fedele udivasi ripetere: "Io vo' vedere il luogo sacro dell'ascensione
del mio Redentore, e poi me ne morrò contento". Intanto si partì da Siena e venne proprio a
fermarsi a Gerusalemme e al Calvario, e da questo al colle di Sion. È tradizione che Gesù in
ascendere in alto guardasse alla Italia e a Roma e che nello spiccare il volo lasciasse impresse
nella roccia le vestigia de' suoi piedi. Il fratello nostro si inchinò a baciare quei sacri segni e lo
fece con tal affetto che il cuore per la vivezza del desiderio scoppiò nel suo petto, e l'anima
del fervido cristiano volò al paradiso a specchiarsi nella maestà divina della misericordia del
Signore.
ORAZIONE
Oh quando anche l'anima mia vi vedrà faccia a faccia, o Dio e Signor mio? Mi conforta in
ricordare la vostra pietà, o Gesù mio. Mi conforta in considerare le tenerezze del Cuor
vostro. Io vi prego e voi mi salverete, o Signore. Io porrò innanzi i miei poveri passi [216]e
voi sorreggerete la mia debolezza, o Gesù mio. Che io sia salvo, mio Salvatore, che io sia
sicuro in cielo per i meriti vostri.
RIFLESSI
1. Guarda al tuo Gesù che ascende in alto e conforta l'animo tuo.
2. In tutti i casi della vita, o prosperi o avversi, confida che il Signore verrà a te.
3. Quando al giudizio universale vedrai tanti a perire e tu che ti scorgerai salvo, allora
intenderai che bontà fu quella di Dio a tuo riguardo.
4. Sicché riditi con gusto degli scherni che or ti muovono i tristi.
5. Volgi l'occhio al colle di Sion e di là misura il viaggio che presto terrai anche <tu> per
andare al paradiso.
59 Sal 37(36), 34.
60 Nell'originale: suo provenzale.
75
Trigesimo giorno
Il Cuore di Gesù alla destra dell'eterno Padre
Non dimentica<re> il beneficio del pagatore, perché egli per te diede l'anima sua.
Eccl<esiastico> 2961
1. [217]Vincenzo di Paoli venuto alle carceri di Caienna trovò un povero uomo il quale
testé era stato condannato a tre anni di carcere duro. Il pio sacerdote ne fu sì commosso che
subito si presentò al giudice e disse: "Siate contento che io in persona compia la prigionia di
costui che tanto mi strazia il cuore di pietà". Intanto Vincenzo fu esaudito e rimase là per
tutto lo spazio di anni tre e pose in libertà il detenuto. Ricorda ora che tu per le tue vere
iniquità ti meritasti forse più che una volta la carcere d'inferno, ma Gesù Cristo per lo spazio
di trentatré lunghissimi anni sostenne per te. Ora Gesù è in cielo ed è glorioso, ma ancora
continua <a> presentare a Dio il merito di tante sue piaghe, la soddisfazione di tanto sangue
sparso e intanto dice: "Padre, perdonate, Padre, perdonate agli uomini i loro falli". Che ti
sembra?[218] Sulla terra hai trovato a tuo favore un mallevadore cotanto generoso? Sia tu
dunque riconoscente al Redentore divino che ha soddisfatto per le colpe tue.
2. Figurati che tu medesimo vecchio o infermo cronico, impotente a guadagnarti mai più un
soldo, giaccia omai in una segreta a scontare con la prigionia la pena di tanti debiti contratti.
Se allora un amico verace viene a pagar per te e ti dica: "Sorgi, che tu sei sicuro omai!", io
credo che tu saluteresti questo benefattore con affetto, come fece Pietro apostolo quando
dall'angelo fu liberato dalla carcere di Gerusalemme.
Ma questa vera grazia, che il più delle volte è vano sperare dagli uomini in terra, è grazia che
Gesù ti ha elargito con misericordia purissima dal cielo. Dimmelo tu, che cosa avrebbe
potuto aspettarsi Gesù Cristo da te dopo aver pagato a prò tuo un prezzo sì enorme? Ma se
sei uomo e non fiera, riconosci il tuo Salvatore e protestagli almeno il buon affetto del cuor
tuo.
Intanto che Gesù in cielo offre allo Eterno il prezzo del sangue suo, il Padre ne esulta e lo
Spirito ne gode e [219]tutto il paradiso de' santi ne tripudia. Ed or che sarebbe se tu solo
restassi indifferente? Sclama che la carità del Cuore di Gesù è pietà altissima che ti induce a
gemere.
3. Si trova talora ancor fra gli uomini uno il quale, potendo con una lira redimere uno
schiavo misero, pure dona subito senza numerare una manata62 d'oro. Questo indica che la
liberazione di quel servo gli è carissima.
Gesù con l'offerta di una lagrima poteva redimere tutti gli uomini, chi ne dubita? Eppur ne
diede tante. Con una goccia del suo sangue divino poteva già generosamente offrire il prezzo
della salute di tutte le anime, nessuno è che l'ignora. Eppure Gesù Cristo donò tutto il
sangue suo. Lo diede per la gioia che avrebbe provato quando, sedendo alla destra del Padre,
avrebbe potuto dire: "Ecco, o Padre, voi comandaste ed io ho obbedito. L'avete desiderato
che io le ritornassi a voi le anime de' vostri figli, ed io ve le riconduco adesso con il sacrificio
di tutto il sangue mio".
E tu ancor non trasecoli a tanta prova di amore? Meravigliati, meravigliati che Gesù Cristo
fino a sì alto punto abbia amata l'anima tua.
4. [220]Maddalena63, mentre si faceva a considerare a<i> piè del crocefisso tanto amore del
suo Redentore, diceva: "Gesù, che io possa parimenti patire ovvero morire per amor
vostro". Più volte si faceva con una torcia accesa nella destra e con una secchia d'acqua nella
sinistra a percorrere i corridoi del suo convento gridando: "Vorrei con questa fiamma
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accendere il cuor di tutti ad amare Gesù, e con questo vaso d'acqua vorrei estinguere il fuoco
delle ire e delle vendette, vorrei smorzare tutte le fiamme di impurità".
Altra volta si affrettava Maddalena a suonare la campana del suo convento e intanto come
un'estatica sclamava: "Possibile è veder Gesù che è sì poco amato e poi starsi tranquilli? Io
voglio che tutti vengano per amare Gesù. Non ha egli per eccesso di dilezione dato il sangue
suo per la salute delle anime?".
Chi ha cuor dabbene conserva riconoscenza. Chi ha cuore tristo risponde con ingratitudini
e fugge la persona del benefattore per non esser costretto a dirgli almeno per una volta: "Voi
mi avete salvato ed io vi ringrazio". Tu che cuore hai? [221]Hai cuore di cristiano affettuoso
ovvero di cristiano crudo?
5. Il mondo dopo tanto tempo rimane ancora adesso attonito allo affetto di Damone, il
quale vedendo l'amico suo Pitia condannato già a morte, egli si affrettò in sudore e fu in
tempo per morire lui e salvare la vita allo amico. Tu hai veduto Gesù Cristo affrettarsi al
Calvario a morire per te. Lo riguardi adesso da questa bassa terra lassù nel paradiso, che a
favor tuo ancora in oggi offre al Padre i meriti della sua passione, e tu non ti commuovi?
Francesco d'Assisi in riflettervi piangeva lui e faceva piangere gli stessi macigni. E tu avrai
occhi per commuoverti a vista della pietà di un uomo, e non <ne> avrai tanto per ammirare
la pietà di Gesù, Dio Uomo? Leva lo sguardo in alto e supplica con sospiro gemente: "O
Gesù che mi avete salvato con sì alto prezzo, abbiate pietà di me. Dolce Cuore del mio
Gesù, fa che io ti ami sempre più". In dirlo ama il tuo Salvatore come sollecitamente sono
per dirti.
ESEMPIO
Pietro apostolo aveva già pellegrinato [222]per evangelizzare la terra ed ora trovavasi a
Roma, quando alto si fe' udire il terrore della persecuzione di Nerone. Parve a Pietro che
fuggendo da Roma avrebbe ancor salvata la vita per adoperarla in prò di più altri. Ma nella
prossima notte gli comparve il divin Redentore, il quale strascinando il tronco di croce
mostrava di ascendere ancora al Calvario. "Dove andate, o divin Maestro?", sclamò attonito
Pietro. E Gesù a lui: "Vado al monte Golgota io stesso altra volta, perché sfuggi di salirvi
tu". Pietro soggiunse allora con forza di affetto: "Croce santa del mio Signore e Salvatore,
vieni che io t'abbraccio. Sia tu pure l'altare sul quale sacrifichi per il mio Dio la vita mia".
Allo indomani il principe degli apostoli saliva il monte Gianicolo e offeriva con giubilo le sue
mani ed i suoi piedi per essere affisso ad un legno di croce.
ORAZIONE
O Gesù, le colpe di superbia le ho commesse io. Io ho consumate le iniquità del senso. A
me si dovevano le carceri, a me gli schiaffi, a me tante battiture. [223]Le flagellazioni e la
croce si dovevano tutte per i miei peccati. E voi, o Gesù, mi avete usata misericordia. Come
<non> poteva io pagar il debito di tanta malizia, e voi, o Gesù, siete entrato mallevadore e
avete soddisfatto con sovrabbondanza. Gesù mio, voi mi avete ricomperato ed io voglio
esser tutta creatura vostra. Abbiate pietà di me pietà, dico, di me che voi, o Gesù, avete
redento con il sangue vostro.
RIFLESSI
1. Ricorda, o fratello, che Gesù diede il prezzo per la salute dell'anima tua.
2. Se Gesù non veniva, chi ti avrebbe liberato mai?
3. Ricorda che Gesù potendo redimerti con una lagrima diede il sangue suo.
4. E tu non ti struggi a tante prove di affetto?
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5. Ricorda che Gesù è morto per te e poi tienti se puoi da scoppiare in pianto dirotto.
6. Désolati anche tu come Pietro apostolo.
61 Sir 29, 20.
62 Nell'originale: mannata.
63 Nell'originale, qui e di seguito: Teresa. Gli episodi si riferiscono a santa Maria Maddalena
de' Pazzi (1566-1607).
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Trigesimo primo giorno
Il sacro Cuore di Gesù nel Santissimo Sacramento
Sapendo Gesù che venne l'ora sua per passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò verso al fine.
San Giovanni 1364
1. [224]Vieni al cenacolo dove è Gesù Cristo per l'ultima volta con i suoi apostoli. Allo
indomani Gesù morrà sulla croce al Calvario. Un padre che parte lontan dai figli sentesi
dividere il cuore in due. Se poi deve omai partire da questa all'altra vita, allora è una
tenerezza indicibile.
Gesù, sapendo della passione e della morte che l'attendeva in seguito a poche ore, chiama
gli apostoli intorno a sé e dona loro i più cari ricordi. Poi in un eccesso di amore si rivolge a
dire: "Io vo' adesso lavare a ciascun di voi i piedi". Ma Pietro: "Com'è possibile ciò? Voi, il
Figliuol di Dio, a lavare i piedi a noi peccatori?". Nondimeno dovette accontentarsi anche
lui, Pietro. E Gesù ritornato a sedere prende fra le sue venerabili mani del pane e lo
[225]benedice e lo dà agli apostoli dicendo: "Ecco quello che v'ho promesso già altre volte:
prendete e mangiate che questo è il mio corpo". Indi versa del vino in un calice e lo benedice
parimenti e lo dà a bere dicendo: "Prendete e bevete che questo è il sangue mio, il quale sarà
sparso sulla croce in remissione dei peccati".
Intanto comunicò ciascuno degli apostoli, e poi rivolto ad essi continuò: "Ecco, discepoli
miei, quello che avete veduto farsi da me in questo momento fatelo voi stessi sino alla fin del
mondo, perché io vi sono padre e voi mi siete figli. Non regge il cuore di un padre <a> star
lungi dai figli suoi. Io ora mi dispongo a morire e poi risusciterò il terzo dì e salirò quindi al
cielo, ma non per questo io lascerò di stare con voi, perché il padre non può star lungi dai
figli suoi. Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli". Interroga ora te stesso e di': che
cosa far poteva Gesù Cristo, padre tuo, per dimostrarti maggior pegno di amore? E tu qual
prova di affetto presenti a lui?
2. Un padre brama di stare con i figli suoi a fine di giovar loro. Che dice il [226]padre tuo?
Egli parla così: "Purché il figlio mio non soffra, e poi io son contento a sostenere ogni
disagio. Soffrirò fame e sete e non mi cale né di caldo né di freddo, purché ottenga che non
abbia a morire il mio figliuol diletto". Questo discorso è tutto di Gesù tuo padre. Che gli
importò a lui una condanna ingiusta, un viaggio tormentoso e una morte più cruda sul
Calvario in croce? Gesù pensava a te.
Domandalo a Gesù se ancora oggidì soffre molto nel Santissimo Sacramento per la
freddezza di tanti cristiani, per le bestemmie di tanti turchi! Povero Gesù, abbandonato da
quei dell'Asia, scacciato da quei dell'Africa, bestemmiato da molti in Europa, quasi un
perseguitato illustre <che> appena trova dove reclinare il capo nel paesello tuo o nella tua
cittaduccia.
Ma che gl'importa a Gesù di tante ingiurie, se finalmente trova cuori di figli che l'amano?
Con questi si consola. Beato il Cuor di Gesù se trova di poter rallegrarsi ancora con te come
un figliuolo diletto.
3. Gli angeli quando videro il Figliuolo dello Altissimo discendere in terra e incarnarsi per
gli uomini, sclamarono quegli [227]spiriti celesti: "Ecco come il Signore ama gli uomini, ecco
come il Signore ama gli uomini!". Quando poi gli stessi angeli videro Gesù agonizzante
nell'orto e grondante sangue alla flagellazione, e quando videro che in croce sul Calvario
stava lottando colla morte, gli angeli dimorarono in atto di attoniti e di desolati e invitarono
il cielo a coprirsi, la terra a scuotersi per alto duolo, i mari a muggire per alto sbigottimento.
Adesso gli angeli e gli uomini vedono Gesù che, deposte perfino le sembianze d'uomo, ha
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preso le apparenze di poco pane. Vedono che Gesù si dà tutto a tutti, che si contenta per sé
di una piccola casetta, che a favor d'altri si fa trasportare ovunque e che abbracciandosi con i
figli si interna nel loro cuore perché intima sia l'unione. A questo spettacolo gli angeli appena
sanno contenere lo stupore. Gli uomini riconoscenti poi sclamano: "Gesù ci ha amati in vita,
ci amò poi anche più vicino a morte, ecco come il Signore ama i suoi". E tu come ami i tuoi
fratelli? Se gli ami come Gesù ama te, tu devi far loro molto bene altresì quando si mostrino
teco meno che riconoscenti.
4. [228]Francesco di Sales usava agli stessi avversari tali segni di benevolenza che tutti
dicevano: "Per farsi maggiormente amare dal vescovo bisogna avergli fatti maggiori torti".
Interrogato rispondeva: "Appunto, appunto, il mio desiderio è di salvar tutti e di perdere
nessuno". Verso a Gesù che gli aveva insegnata questa dilezione aveva tanto affetto che più
volte sclamava: "Se io sapessi trovarsi nel mio cuore una fibra che non palpiti tutta per Iddio,
la vorrei strappare a qualunque costo".
Catterina da Siena più volte pareva morire omai di languore, ma se poteva giungere a vista
del suo Gesù il suo volto rifioriva, le forze le ritornavano ed ella si affrettava in opere di
carità per ottenere che Gesù fosse da tutti amato.
Fratello mio, ringrazia adesso il Signore che per lo spazio di tanti giorni ti abbia chiamato
ad ammirare le tenerezze del Cuor di Gesù. Ringrazia Dio degli affetti buoni che ha
risvegliato nel cuor tuo. Domandagli poi scusa per quelle mancanze che anche in stare alla
sua presenza non hai ommesso di commettere.
Intanto stringendoti al tuo Salvatore promettigli oggi [229]di volerlo ancor salutare in tutti i
giorni di un anno con dirgli: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". In
ripetere questo ossequio desidera vivamente che Gesù entri nel cuor tuo e compi almeno
una volta in ogni dì di un anno quel pio esercizio che si chiama della Comunione spirituale.
Facendo così vivrai nel Signore e morrai nel Signore come ti voglio per ultimo esporre.
ESEMPIO
Imelda stava per essere educata in un sacro ritiro di vergini a Bologna65. La fanciulla poi
sfogandosi in pio affetto al Santissimo Sacramento sclamava: "Quando vi riceverò, o Gesù
mio, nella santa Comunione? Il mio cuore non può stare senza di voi".
Venne il Giovedì santo e Imelda, a dieci anni, intanto che le altre si accostavano al santo
altare sfogavasi con dire: "Gesù mio, che anch'io vi riceva e poi che muoia nel seno vostro".
Allora un'ostia santa levossi dal ciborio e leggera leggera venne a posarsi in alto presso al
capo della fanciulla. Il sacerdote non tardò <a> comunicare la innocente, la quale unitasi
così al [230]suo Signore non provò più di essere in questa terra. La consolazione che provò
nell'animo fu ineffabile. Imelda in un eccesso di amore spirò e in morire invitò la sua
bell'anima a ricongiungersi per sempre a Dio nel paradiso.
ORAZIONE
O Gesù, benedite ancora a me. Io vi desidero, io vi desidero. Cuore del mio Gesù, io vo'
entrare nel cuor vostro e non staccarmi più mai. Coprite col sangue del vostro cuore l'anima
mia e fatela monda per comparirvi dinanzi nel santo paradiso.
O paradiso mio, o Dio mio, io ad altro non sospiro che a voi.
O dolce Cuore del mio Gesù, fate che io vi ami sempre più.
RIFLESSI
1. Gesù è con te nel Santissimo Sacramento dell'altare perché lui padre non può star lungi
dai figli suoi.
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2. Per questo Gesù sopportò già i tormenti della passione e tollera tuttodì gli oltraggi di tanti
sacrilegi.
3. E tu che dici a tante tenerezze del tuo Padre?
4. [231]Procura almeno di aderirgli con tutto l'affetto.
5. Amalo come Imelda, che almeno imparerai a vivere in Dio, a morire nel Signore.
64 Gv 13, 1.
65 Nell'originale: Brescia. Si tratta della beata Imelda Lambertini (1320ca.-1333).
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