ALCUNI SUGGERIMENTI PER UNA COMUNICAZIONE SCRITTA O ORALE SU UN ARGOMENTO SCIENTIFICO M. Vicentini 1) Suggerimenti comuni per le due forme Alcune domande possono fornire una guida per l'organizzazione di una comunicazione su un particolare argomento. Le domande sono: a) Qual è lo scopo della comunicazione? b) A chi è rivolta? c) Quali sono gli aspetti essenziali dell'argomento? d) Su quali conoscenze degli ascoltatori o lettori ci si può basare? e) Qual è il contesto in cui si svolge la comunicazione? Anche una risposta superficiale alle domande apre la strada alla necessità della ricerca di informazioni sulle caratteristiche dei possibili utenti, sull'argomento e sulle tecniche di comunicazione in relazione alle finalità e al contesto in cui si svolge. Proviamo a pensare ad alcuni esempi: Esempio 1 - Un contesto didattico. Una lezione sull'argomento "oscillazioni e onde" a studenti del 1° anno del corso di laurea in fisica. Lo scopo della lezione è l'apprendimento degli studenti. Per quanto riguarda le caratteristiche degli studenti si può pensare che essi siano motivati allo studio della fisica, che conoscano il linguaggio matematico dai corsi precedenti di analisi e geometria, che abbiano seguito con profitto le lezioni precedenti (che riguardavano……). Esempio 2 - Ancora un contesto didattico. Una lezione in un corso di Filosofia della Scienza sull'argomento "oscillazioni ed onde" a studenti del 2° anno del corso di laurea in filosofia. Lo scopo della lezione è l'apprendimento degli studenti. Per quanto riguarda le loro caratteristiche possiamo assumere un interesse per i fondamenti della fisica in generale, una conoscenza del linguaggio matematico di fine Scuola Secondaria (liceo classico). Possiamo anche assumere che abbiano seguito con profitto i corsi precedenti che riguardavano (……). Il confronto tra i due esempi mette in chiaro che individuare nell'apprendimento degli studenti l'unico scopo della comunicazione è troppo generico. Bisognerebbe essere in grado di definire che cosa si vuole che gli studenti apprendano e ciò cambia sostanzialmente il tono della lezione: si può infatti decidere che gli studenti di fisica debbano imparare l'equazione delle onde mentre per gli studenti di filosofia potrebbe essere più adeguata la comprensione del ruolo centrale del modello dell'oscillatore armonico nella fisica. 1 Le differenti caratteristiche degli studenti possono indicare un maggiore o minore uso del linguaggio matematico. Sorgono tuttavia altre domande: - Cosa significa che gli studenti hanno seguito con profitto i corsi o le lezioni precedenti? Potremmo doverci documentare dalla ricerca didattica sulle incomprensioni più comuni su argomenti di fisica. Potremmo dover pensare a strategie didattiche interattive… - Quali sono le abilità linguistiche (di ascolto e lettura) degli studenti? - Quali sono le abilità logiche? - Quali sono le loro caratteristiche cognitive? Esempio 3 - Saggio sullo stesso argomento per una rivista di divulgazione scientifica a livello medio. Ora lo scopo è semplicemente quello di informare un lettore interessato ad argomenti scientifici (compra la rivista). Forse dobbiamo analizzare alcuni numeri della rivista per stabilire in qualche approssimazione le caratteristiche dei lettori. Dobbiamo inserire fotografie e disegni? Quale uso della matematica? …… Potremmo continuare con gli esempi ma sembra più opportuno concludere invitandovi a cogliere suggerimenti dalle buone (ma anche meno buone: è più facile riflettere sugli errori che non sui pregi) organizzazioni di lezioni o saggi. In questo caso la definizione delle caratteristiche dell'utente è facile; siete voi (ma può essere utile confrontare i vostri giudizi con quelli dei vostri colleghi). Non solo: voi anche sapete se avete seguito "con profitto" le lezioni precedenti. Vedremo in seguito suggerimenti più precisi per l'ascolto o la lettura. 2) La comunicazione scritta In generale un giovane si iscrive a fisica con l'aspirazione di diventare scienziato. Non vi è alcun dubbio nella sua mente che tale meta potrà essere raggiunta solo attraverso lo studio, eventualmente faticoso, della fisica (incluso il suo linguaggio matematico) e delle procedure sperimentali (anche esse con gli strumenti matematici opportuni). Il pensiero di dover anche apprendere a scrivere di scienze quasi non lo sfiora. Ci sembra utile pertanto citare alcune ragioni per giustificare tale apprendimento tratte da un libro dal titolo "Gli scienziati devono scrivere" (Barras 2002). "Gli scienziati devono scrivere i resoconti formali delle loro ricerche per la pubblicazione su riviste che saranno lette dagli specialisti del settore e che sono accessibili ovunque agli scienziati1. Ma la scienza sta dando forma al nostro mondo e sia nell'attività di ricerca fine a se stessa o nel tentare di risolvere problemi pratici, gli scienziati devono anche scrivere articoli, rapporti e libri (su ciò che fanno e perché e su ciò 1 La lingua internazionale adottata per tali pubblicazioni è l'inglese. Ciò giustifica la necessità di apprendere tale lingua. 2 che altri scienziati fanno) rivolti a scienziati di altri campi disciplinari, agli studenti o ad altre persone interessate. Se non ci preoccupiamo di parlare di scienza o di discutere l'impatto della scienza sulla società, non dovremmo essere sorpresi se scienza e tecnologia rimangono un libro chiuso per molte persone colte, se non si ha fiducia nella scienza, se non si apprezza l'interdipendenza fra ricerca pura e applicata o se ci si aspetta troppo dalla scienza. Nei libri di testo la scienza è presentata non solo ai futuri scienziati ma anche a tutti coloro che lavorano e prendono decisioni in altri campi. Lo scrittore di libri di testo ha quindi una opportunità unica di interessare e informare: se non si desta un interesse per la scienza nei giovani non sarà facile destarlo più tardi. Scrivere buoni libri di scienze per i giovani è uno dei doveri più importanti per ogni generazione di scienziati2. 1) 2) 3) 4) 5) L'autore esplicita poi alcune regole per una comunicazione efficace: Prima di iniziare a scrivere decidete chi pensate di interessare col vostro scritto, perché volete interessarlo, che cosa dire e come dirla. I lettori presumibilmente capiscono un italiano grammaticalmente corretto e sono interessati a conoscere l'evidenza di quanto scritto (sintetizzata in tabelle e illustrazioni efficaci). Scrivete su ciò che sapete e se avete cose interessanti da dire. Pianificate il lavoro in modo che le informazioni e le idee siano presentate nell'ordine appropriato e in modo che l'intero scritto abbia le qualità di equilibrio e unità. Scrivete avendo in mente una lettura facile. Cominciate bene. Siate chiari e non divagate. Verificate quanto scritto e, se necessario, cambiatelo. Segue quindi il suggerimento di analizzare, con una lettura critica finalizzata all'imparare a scrivere, un articolo o libro ben scritto e di confrontare articoli diversi su uno stesso argomento. Nella lettura critica di un articolo il cui titolo ha attirato il vostro interesse sarà utile esaminare se l'inizio vi stimola a continuare la lettura, se l'ordine dei paragrafi è ragionevole, se ogni paragrafo è rilevante per l'argomento e se le conclusioni sono convincenti. Può essere utile rappresentare lo schema dell'articolo con un diagramma a blocchi o una mappa concettuale. E' inoltre importante notare se l'autore mette bene in evidenza la distinzione fra fatti e opinioni e se scrive guidato da un pregiudizio verso un punto di vista particolare senza esplicitarne le ragioni. In sintesi l'azione dello scrivere si svolge nelle quattro fasi del "pensare", "pianificare", "scrivere", "valutare". Nella tabella 1 sono elencate le abilità di base necessarie sia nello studio che in qualsiasi carriera (scienziato, ingegnere, manager, amministratore) che sono utili 2 Purtroppo in Italia (ma non solo) gli avanzamenti di carriera degli scienziati sono legati più alle attività di ricerca (da pubblicare nella lingua inglese) che non a pubblicazioni divulgative. Qualcosa forse cambierà in futuro. 3 anche per l'attività dello scrivere. Nella tabella sono anche indicate, per ciascuna abilità, le principali cause di scarso rendimento. La tabella 2 d'altra parte riassume l'applicazione delle abilità alla organizzazione di uno scritto. Tabella 1 Abilità di base necessarie nello studio e in qualsiasi carriera. 1) Capacità di organizzare il proprio lavoro. Difetti: - non mettere ordine nei compiti - non stabilire gli obiettivi di lungo-medio-breve termine - problemi personali - problemi di rapporto con gli altri 2) Organizzazione dei tempi Difetti: - scarsa organizzazione - uso inefficiente del tempo - mancanza di sguardo in avanti 3) Organizzazione delle finanze Difetti: - problemi di budget - preoccupazioni sulle finanze - mancanza di pianificazione 4) Capacità di sintesi Difetto: - incapacità di cogliere il punto focale 5) Raccolta di informazioni Difetti: - non preparare note - non fare buon uso delle informazioni raccolte 6) Analisi delle informazioni Difetto: - non saper confrontare i materiali provenienti da sorgenti diverse 7) Soluzione di problemi Difetto: - non pensare a come giungere a una conclusione soddisfacente 8) Pensiero e creatività Difetti: - non pensare criticamente ma ripetizione dei pensieri di altri - incapacità di vedere un problema da punti di vista diversi 9) Comunicazioni Difetto: - non esprimersi in modo chiaro e convincente nello scrivere e nel parlare. 4 Tabella 2 Regole per la scrittura articolata nelle 4 fasi del Pensare-Pianificare-Scrivere-Valutare A) Pensare - Definite lo scopo del vostro scritto e il titolo da attribuirgli - Dato il tempo disponibile per completare lo scritto stabilite i tempi necessari per ciascuna fase - Raccogliete le informazioni necessarie e organizzatele - Decidete cosa volete comunicare ai lettori - Se possibile, definite cosa i lettori devono sapere per capire B) Pianificare - Preparare una scaletta - Identificare i punti da porre in enfasi - Decidere un inizio efficace - Elencare gli argomenti nell'ordine appropriato - Decidere su come concludere - Decidere su diagrammi/tabelle/figure - Se è un saggio a più autori suddividete i compiti C) Scrivere - Usare la scaletta come guida alla scrittura - Scrivere su una sola facciata del foglio (se scrivete a mano) in modo da usare il retro per eventuali correzioni D) Valutare - Si legge bene? Si è data sufficiente enfasi ai punti importanti? - Manca qualcosa di essenziale? - I significati delle frasi sono chiari e corretti? - Il linguaggio è adeguato alle conoscenze del presunto lettore? - Quali sono i temi di ogni paragrafo? - Quali informazioni includere in ciascun paragrafo? - Saranno utili/necessarie tabelle e diagrammi? - Dove inserirli? - Cosa si può omettere? - Dove porre la maggiore enfasi? - Quale ordine dare ai paragrafi? - Come concludere? - Usare o meno sottotitoli? 5 3) La comunicazione orale Molto di quanto detto per l'organizzazione di una prova scritta rimane valido per quello di una comunicazione orale (in particolare quanto illustrato nelle tabelle 1 e 2). Vi sono tuttavia alcune differenze dovute principalmente al fatto che mentre il lettore è un interlocutore ipotetico con cui generalmente non si ha alcun contatto dopo che lo scritto è stato varato (salvo le recensioni critiche dei libri eventualmente pubblicati - vedi esempi in appendice) l'ascoltatore è un interlocutore presente che può manifestare con il linguaggio non verbale o con domande esplicite il proprio interesse e/o giudizio sulla comunicazione. Un primo vincolo forte per una esposizione orale si ha nella pianificazione del tempo sia come durata che come scansione. In genere la durata è dell'ordine di una ora (seminario o lezione) ma può essere inferiore alla 1/2 ora per interventi in congressi o tavole rotonde. In secondo luogo la comunicazione orale avviene attraverso sia il linguaggio verbale sia quello non verbale. Tutti sappiamo come manifestare il nostro interesse o disinteresse attraverso le espressioni facciali e i comportamenti. L'attore di una comunicazione orale dovrebbe saper utilizzare nel migliore dei modi il proprio linguaggio non verbale mentre invia informazioni attraverso parole e sussidi visivi. Alcuni suggerimenti sembrano banali: - dimostrare il proprio interesse per gli ascoltatori entrando nell'aula prima di loro. Ciò permette anche di inferire alcune caratteristiche degli ascoltatori; - parlare rivolti verso l'uditorio nel suo insieme in modo da trasmettere a ciascun suo componente l'interesse per la sua comprensione; - non lasciarsi sviare da azioni di disturbo di ascoltatori non interessati. Ciò può accadere quando, ad esempio, gli studenti sono costretti loro malgrado ad assistere ad una conferenza. E' d'altra parte importante esercitarsi nella lettura del linguaggio non verbale degli ascoltatori. In terzo luogo una comunicazione orale può avvalersi di sussidi visivi (vedi tabella 3). 6 Tabella 3 Sussidio visivo Trasperenze Diapositive Lavagna Video Computer display Vantaggi Facili da preparare Facili da modificare Non necessitano il buio Svantaggi Difficili da tenere in ordine Possono attaccarsi per elettricità statica Possono cadere a terra Aspetto professionale Difficili da preparare Necessitano il buio Ottima per passaggi Si voltano le spalle matematici all'uditorio Può mostrare movimenti Necessita il buio Può mostrare dimostrazioni sperimentali Facile da preparare Rischio di problemi tecnici I più usati in diversi contesti comunicativi e, in particolare nelle lezioni, oggi sono le trasparenze e il power point. In ambedue i casi è opportuno rilevare che il linguaggio visivo dovrebbe integrare o completare quello verbale e non sovrapporsi ad esso. Pertanto sono assolutamente da sconsigliare trasparenze piene di testo scritto a meno che non si vogliano proiettare citazioni di autori rilevanti per l'argomento trattato. Possono essere utili trasparenze che mostrano lo schema dell'intervento o che esplicitano i punti salienti delle argomentazioni. Ovviamente le trasparenze sono essenziali per mostrare apparati sperimentali e dati quantitativi. Bisogna tuttavia accertarsi che i dati possano essere letti: tabelle dense di numeri illeggibili a distanza sono utili solo, eventualmente, per mostrare la quantità di dati non quanto i dati comunicano. E' utile l'uso di più colori per eventuali sottolineature E' assolutamente da sconsigliare l'uso di trasparenze che mostrano passaggi matematici: un passaggio matematico richiede tempo per essere compreso. Tale tempo può essere reso disponibile dallo scorrere della penna sul foglio o del gesso sulla lavagna. In una trasparenza si può, eventualmente, indicare il punto di partenza e il punto di arrivo. In quarto luogo deve essere valutata l'opportunità di dialogare con gli ascoltatori attraverso fasi di domanda-risposta. Da un lato ciò pone una richiesta nella pianificazione dell'intervento per quanto riguarda l'attribuire alle domande la fase finale oppure nell'accettare o stimolare domande nel corso della esposizione. D'altra parte le domande possono essere poste dal conferenziere o da egli/ella stimolate nell'uditorio. Sorge quindi il problema di come gestire domande e risposte. Per una domanda posta dal docente/conferenziere è importante lasciare il tempo affinché gli 7 ascoltatori possano pensare a qualche risposta. Tale tempo viene chiamato "tempo d'attesa". Durante tale tempo - che può richiedere dai 30" al minuto - non bisogna lasciarsi intimorire dal silenzio. Un altro problema riguarda eventuali domande dell'uditorio che non siano state previste e alle quali pertanto non si ha una risposta preconfezionata. In una lezione la risposta può essere rimandata all'incontro successivo dopo aver sottolineato l'interesse della domanda stessa. Ciò non è possibile in una conferenza ove non resta altra possibilità che dichiarare l'interesse per l'argomentazione apportata. Concludiamo con il suggerimento di eseguire alcune analisi critiche degli interventi espositivi orali - lezioni e seminari - che vi sono proposti. Tale analisi vi permetterà di rilevare, da ascoltatori, quanto possa essere emulato (e quanto evitato) nella veste di espositori. In tabella 4 sono indicate alcune cose specifiche rilevanti per la valutazione di una presentazione orale. Tabella 4 Cosa osservare per valutare un conferenziere - Siete in grado di sintetizzare in una o due frasi il messaggio che si intendeva comunicare? - Il discorso era mirato al livello degli ascoltatori? - La presentazione era ben organizzata? - I sussidi visivi erano adeguati e usati correttamente? - Il conferenziere ha mantenuto un buon contatto visivo con l'uditorio? - Il livello e tono della voce erano ben calibrati? - Il linguaggio usato era efficace nel comunicare il messaggio? - Il linguaggio non verbale è stato usato in modo efficace? - E' stato comunicato entusiasmo per l'argomento presentato? Bibliografia Barras Robert, 2002 - Scientists must write, Routledge, London, New York Walters D.E., Climenson Walters G., 2002 - Scientiststs must speake, Routledge, London, New York 8 ALLEGATO Esempi di recensioni Da "Sapere" Content Management, a cura di Alessandro Lucchini (Apogeo, Milano, 2002, sito Web: www.apogeonline.com) è un libro scritto a più mani, comprendente 35 capitoli contribuiti da 46 autori, tutti giovani o giovanissimi. L'argomento, definito dal titolo, riguarda una nuova attività, anzi un nuova professione, la gestione dei contenuti dei siti Web, che il sottotitolo del volume sintetizza così: progettare, produrre e gestire i contenuti per il Web. L'introduzione ricorda che il libro è nato in un'aula di formazione, durante lo svolgimento di un master in web content all'Ateneo Multimediale di Milano, e raccoglie i contributi di docenti e discenti del master e di altri professionisti, definiti così: "tutti umanisti con simpatie tecnologiche." A chi è rivolto? A chi ha già scritto "content manager" sul proprio biglietto da visita, a chi, con altre qualifiche, svolge comunque questa attività, e anche a chi fa tutt'altro, ma è attratto da questa nuova professione. L'obiettivo del testo è ambizioso: raccogliere il corpus conoscitivo essenziale che caratterizza questa nuova professione, avendo però assai chiaro che la travolgente dinamica in atto nel settore richiederà aggiornamenti continui; e questi si troveranno nel sito Web che accompagna il libro. Sempre nell'introduzione, troviamo una elencazione dei temi centrali del content management, da scrittura a strategia, da semiologia a normativa, ma si parla anche di usabilità: quella caratteristica, essenziale per la sopravvivenza di un sito in rete, che non possiedono certamente quelle pagine realizzate con grafica così maniacalmente raffinata che occorrono decine di secondi prima di veder comparire qualcosa sullo schermo oppure quei siti nei quali ci si perde, come in un labirinto, senza arrivare mai all'informazione che occorre, e che si vorrebbe trovare alla svelta. Il volume, denso di contenuti, è ricco anche di interviste e citazioni. Nel primo capitolo, in particolare, viene proposta una rilettura delle Lezioni americane di Italo Calvino, l'ultimo suo scritto, rimasto incompiuto. Lo scopo è di porre in evidenza gli aspetti di leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, che Calvino suggeriva di portare nel nuovo millennio in quanto valori essenziali della letteratura di ogni tempo, per sottolineare poi che questi stessi elementi costituiscono anche i valori chiavi dell'efficacia su Internet, come risulta esaminandoli singolarmente e puntualmente, e traendone preziose indicazioni. Proprio alla leggerezza suggerita da Calvino si collega l'usabilità, già menzionata prima, che caratterizza un insieme di qualità riguardanti estetica, chiarezza, capacità comunicativa, velocità di consultazione e altro ancora, sintetizzabili, secondo Luisa Carrada, in "ciò che chiede all'utente di un sito di pensare il meno possibile", fornendogli quindi un ambiente dove muoversi a suo agio, trovando senza sforzo quello che gli serve. I settori dove il content management trova impiego, si comprende bene, sono oggi vastissimi. Ma va sottolineato il ruolo crescente dell'informazione giornalistica. Perché l'accesso ai 9 giornali e ai periodici in rete è in forte crescita, a spese non tanto della carta stampata quanto dell'audience televisiva. Infatti, se nel 1997 il 38% degli americani guardava i telegiornali per informarsi e quasi nessuno si rivolgeva alla rete, due anni dopo solo il 30% continuava a guardare i telegiornali mentre il 15% sceglieva di aggiornarsi attraverso Internet. E in Italia la tendenza sembra che sia la medesima. R. Feynman - "La fisica di Feynman", Zanichelli, Bologna, 2001 Che fosse un genio, lo dicono tutti. Di genii, almeno tra gli scienziati, ce ne sono di due tipi: i metodici da una parte, gli eccentrici dall'altra. Enrico Fermi era un metodico, Richard (Dick) Feynman - del quale sto cercando di parlare - era un eccentrico. Fermi voleva pensare alla fisica e basta, Feynman non riusciva a non pensare alla fisica nemmeno quando suonava il bongo. Temperamenti assai diversi, come si suol dire, pure capaci di comunicare perché densi di idee nel terreno della loro comune passione. Entrambi erano grandi didatti: chiarissimo e metodico l'italiano, brillante e suggestivo l'americano. Un bel giorno, a Feynman fu chiesto di insegnare la fisica a modo suo a studenti di primo pelo e lui si prestò. Due bravi colleghi, Robert Leighton e Matthew Sands, si adoperarono per la trascrizione delle registrazioni e così, dalla viva voce di Feynman (registrata e reperibile), scaturì un testo di fisica generale (quella che si dovrebbe insegnare alle matricole) che è forse il più celebre al mondo. Era l'anno 1963: il copyright dell'edizione originale appartiene al famoso Caltech, il California Institute of Technology. Non è facile, ancora oggi, trovare un manuale in cui i problemi ostici non sono accantonati ("li capirete da grandi", come a volte dicono anche i professori bravi), ma sono affrontati con ricchezza di considerazioni accessorie, con leggerezza ma senza finzioni. Feynman è, a dir poco, un virtuoso, come quegli esecutori che fanno fare agli strumenti musicali cose che sono generalmente ritenute impossibili. Tutti gli studenti di fisica del mondo ormai lo conoscono; sono tentato di dire che è persino possibile distinguere uno studente comme il faut da uno zuccone (una "boccia persa", in gergo) dal solo fatto che abbia o meno studiato queste lezioni. Poteva mancare l'edizione italiana? La traduzione venne ben presto, ad opera di tre eccellenti colleghi bolognesi, Clementel, Focardi e Monari; e la prima edizione circolante fu quella bilingue (italiano e inglese) prodotta da Addison-Wesley a Malta, già nel 1968. Ricordo che accogliemmo il libro con emozione, consci del fatto che adottarlo per le lezioni universitarie delle matricole avrebbe esposto il docente al confronto con un testo con enormi e insolite qualità espressive, tali da farlo competere con un parlante. La cosa più bella che mi capitò, quando insegnavo a Napoli alle matricole di matematica, fu che un giorno una studentessa mi disse che i familiari la aspettavano a pranzo perché spiegasse la fisica del giorno e che “il nonno stava facendo progressi e voleva leggere "o libro"”. La leggenda di Feynman fu alimentata negli anni Ottanta e Novanta da alcuni libri biografici e autobiografici pubblicati anche in versione italiana, che mostrarono ai non specialisti quanto il personaggio fosse interessante in tutte le sue manifestazioni. Alcuni di noi raccontarono poi anche ai lettori italiani come fece Feynman a smascherare la NASA, in una commissione di 10 indagine, dopo l'incidente del 1986 in cui uno Shuttle esplose in volo per un grave errore tecnico: fu un prodigio di perspicacia e buon senso, l'ultimo atto di una vita che si sarebbe chiusa due anni dopo, pochi giorni prima che Dick compisse 70 anni. Se non ci fosse l'editore Zanichelli, in Italia, a fare vivere l'editoria scientifica di altissimo livello, saremmo forse l'ultimo dei paesi sviluppati anche sotto questo aspetto. Queste lezioni appena uscite da Zanichelli, in tre volumi ben curati, sono un altro prodigio editoriale: Feynman era scoraggiato per il modesto risultato del suo sforzo didattico, che lo aveva impegnato dal 1960 al 1962; noi fisici, però, gli serbiamo eterna gratitudine oltreché ammirazione. (Carlo Bernardini) R. Ehrlich, "Nine crazy ideas in Science. A few might even be true" - Robert Ehrlich è un fisico che ormai da anni si dedica alla divulgazione scientifica. Ma se nei suoi precedenti volumi, inediti in Italia, affrontava questioni "tecniche", domandandosi perché il pane imburrato atterri sempre dalla parte spalmata, questo volume è più ambizioso. La divulgazione ha a che fare con l'essenza stessa della scienza moderna: il metodo con cui le ipotesi vengono proposte, controllate, e poi eventualmente accettate. Così Ehrilch esplora nove questioni attualissime dal punto di vista di coloro che sostengono idee a prima vista insostenibili. L'HIV è la causa dell'AIDS? Le radiazioni nucleari fanno bene? Più armi in circolazione diminuiscono i crimini? A queste domande poche persone colte porrebbero attenzione. Eppure ci sono scienziati in tutto il mondo che credono che ci siano due soli nel sistema solare, o che non ci sia stato nessun Big Bang. Semplici "eccentrici" oppure no? Ehrlich, senza pregiudizi, analizza le idee seguendo dieci semplici linee guida, da lui congegnate per distinguere le idee completamente sballate da quelle che potrebbero un giorno rivelarsi giuste. Questi criteri non sono scientifici strictu sensu ma riguardano il comportamento che hanno i ricercatori nei confronti delle proprie teorie, la loro provenienza disciplinare, i loro programmi di ricerca. Ma si deve guardare anche a qual'è il potere esplicativo di un'ipotesi: una teoria che spiega tutto spesso solleva più interrogativi di quanti riesca a risolverne, e difficilmente è controllabile in modo sperimentale. Certo la storia della scienza non manca di esempi a riguardo. La deriva dei continenti sembrava folle quando Alfred Wegener la propose, ma oggi, a ottant'anni di distanza, è accettata da tutta la comunità scientifica. Ben consapevole di ciò, Ehrlich non oppone mai rifiuti netti, ma si limita a dare un voto personale di plausibilità, che va dal "perché no?" al "certamente falso". Per esempio, l'idea di Duesberg che l'AIDS non sia un effetto dell'HIV si merita un "quasi certamente non vera", accompagnata in questa bocciatura dalla negazione del Big Bang e dall'equazione "più armi = meno crimine". Mentre con "perché no?" sono valutate le seguenti ipotesi: l'esposizione al sole è benefica; il petrolio, il carbone e il gas naturale non sono di origine biologica ma chimica; esistono particelle più veloci della luce. Al quesito "Piccole dosi di radiazioni fanno bene?" corrisponde un "Probabilmente non vera, ma chissà?". "Molto probabilmente non vere" sono invece le ipotesi dei sue soli e dei viaggi temporali. Il libro di Ehrlich va quindi oltre la mera analisi delle ipotesi in questione e fornisce utili strumenti non 11 strettamente scientifici per la comprensione delle teorie e del modo in cui si fa scienza. L'autore ci fa vedere il lato "soggettivo" della ricerca, e questa ipotesi è generalmente poco gradita nella comunità scientifica. A essa, molti ricercatori reagiscono come una pia donna dell'Ottocento che, venuta a conoscenza della teoria dell'evoluzione esclamò: "Speriamo che ciò che dice Mr. Darwin non sia vero. Ma, se è vero, speriamo che non si sappia in giro". (Mauro Capocci) 12