Giovedì 15 dicembre 2011 L’asse Milano-Reggio Il dirigente regionale Graziano accusa il suo collega Gualtieri «È uomo di Crea, ecco la mafia» Venne sostituito e si sfogò con Morelli: «Con Loiero ero riuscito a ostacolare quella nomina» di MICHELE INSERRA REGGIO CALABRIA - E’ il 7 giugno del 2010. La giunta del governatore Giuseppe Scopelliti approva una serie di provvedimenti e su proposta dell’assessore al personale Domenico Tallini vengono nominati nuovi dirigenti generali. Ma uno in particolare scatena una violenta reazione da parte di Giuseppe Graziano, dirigente generale del dipartimento urbanistica della Regione, finito con 32 persone sotto inchiesta per abuso d’ufficio in concorso nell'indagine sul porticciolo turistico “Il Delfino” di Gizzeria che era stato realizzato su un’area comprendente l'area naturalistica dei dei “laghi La Vota” sequestrato poi dalla procura di Lamezia Terme. Il particolare emerge nell’ordinanza della Dda di Milano che ha portato all’arresto di dieci persone tra cui il magistrato Vincenzo Giglio e del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli. E’ proprio l’intercettazione telefonica tra quest’ultimo e Graziano a finire sotto l’attenzione degli inquirenti e trova posto all’interno delle 810 pagine di ordinanza. Alle ore 16.17 del 7 giugno Morelli apprende da Graziano che presso l’Assessorato all’ambiente è stato nominato direttore generale l’ingegnere reggino Bruno Gualtieri, che va pertanto a sostituire proprio Graziano. «Giova precisare scrivono i magistrati - che Bruno Gualtieri risulta essere attenzionato nell’ambito della cosiddetta operazione “Onorata sanità”unitamente a Giglio Annamaria (sorella dell’avvocato Mario e del medico Vincenzo, ndr) e Lampada Mario (zio dei presunti boss Giulio e Francesco Lampada, ndr)». Il 28 gennaio del 2008 tra i 18 arrestati c’è il consigliere regionale della Margherita Domenico Crea. E’ un particolare non trascurabile tanto da spingere Graziano a dire su Gualtieri: «Ecco la mafia, è un uomo di Mimmo Crea». Poi Graziano piangendo dice a Morelli di aver ripulito quell’ufficio e di aver dato “il sangue”, che il lavoro da lui sinora svolta finiva in mano a persone pessime, aggiungendo che anche l’ex governatore Agazio Loiero aveva l’intenzione di nominare Gualtieri ma grazie al suo intervento la cosa non andò in porto. «Quanto tu mi hai fatto una domanda - dice Graziano a Morelli - ma la mafia...eccola la mafia...è arrivata di nuovo la mafia punto..lasciamo stare...questa è la verità, è arrivata di nuovo la mafia...cosa che io avevo tenuto lontano...ero stato capace di tenere lontano...tu ti ricordi a Roma...mi hai detto ma la mafia all’ambiente...ti ricordi?...la conosco la mafia, non esiste nel mio ufficio...è ritornata di nuovo Franco...questa è l’espressione di quel mondo...io lo so cosa accadeva quando c’era lui che me l’hanno raccontato». Morelli senza battere ciglio risponde: «Rimango allibito». Cade la linea e poco in un’altra chiamata riprende la conversazione. Morelli e Graziano continuano a commentare la rimozione dell’incarico di quest’ultimo a direttore generale del dipartimento politiche dell’ambiente e la conseguente nomina di Gualtieri. Graziano aggiunge che «non potrebbe mai restare con Bruno Gualtieri perchè c’è il rischio di andare in galera». Poi aggiunge altri particolari sulla nomina di Gualtieri. A Morelli spiega che sulla scorta di quanto gli ha riferito un assessore, il protagonista della nomina è stato il direttore generale della presidenza del consiglio regionale Franco Zoccali, mentre lo sponsor è stato l’assessore regionale alle attività produttive Antonio Caridi. Morelli dice che il giro è quello, aggiunge che Scopelliti lo conosce bene e sa chi è. Poi Graziano conclude: «E’ chiaro che sa chi è quindi perciò ti sto dicendo evidentemente vuole questo insomma è una cosa strana perchè lui ha cercato di tenere lontano mo in questi due mesi alcune cose no...mica lo vuole spiegato da me chi è...c’era il fratello ambiente mica lui non lo sa». «Quella persona sponsorizzata da Caridi» Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale della Calabria | L’INCONTRO DI FALERNA | «Onorè lasciateli stare a quei Lampada» Il presidente di Confagricoltura di Catanzaro “ammonisce” il politico del Pdl REGGIO CALABRIA - Sui Lampada il consigliere regionale Franco Morelli aveva ottenuto informazioni negative dal presidente di Confagricoltura di Catanzaro Ferdinando Rossi. Quest’ultimo, infatti, in una conversazione telefonica “ammonisce” il politico su quei suoi rapporti. E da da quel momento, secondo i magistrati, Morelli si mostra più “freddo” con i Lampada. A ricostruire la giornata del 6 marzo del 2010 sono gli uomini della Questura di Reggio Calabria. Dall’informativa emerge che l’incontro tra i fratelli Lampada, Giulio e Francesco, e Morelli è fissato in un bar allo svincolo autostradale di Fa- Rossi riferì «Sono spesso pedinati sono corrieri di polverina» lerna. La cosa interessante, da quanto scrivono i magistrati della Dda di Milano nell’ordinanza, è che partecipa all’incontro anche Ferdinando Rossi «già gravato da diversi precedenti penali». L’intervento di Rossi è casuale, nel senso che lui deve parlare con Morelli di altre questioni e non ha nulla da condividere con Lampada. Ma per gli investigatori la corversazione curiosa tra Morelli e Rossi avviene a distanza di tempo, nella mattinata del 30 marzo per l’esattezza. Ad un certo punto si parla dell’incontro di Falerna. E in merito ai Lampada Rossi è chiaro con il consigliere regionale: «A proposito di quelli...lasciateli stare...sono negative le notizie di quei due...quel ragazzo che...sono seguiti...seguiti in continuazione...sono considerati corrieri di polverina, ve lo dico perchè...onorè, onorè poi quando ci vediamo di persona vi racconto tutto...è da Milano che viene tutto». E Morelli risponde: «A me risultano brave persone....ah problemi loro don Ferdinando». «Il riferimento all’incontro di Falerna, ai ragazzi e alle notizie provenienti da Milano non lasciano dubbi sul fatto che Rossi intendesse ammonire Morelli sui Lampada - si legge nell’ordinanza - Peraltro qui siamo già a fine marzo, quando la situazione è ulteriormente evoluta. Piuttosto, colpisce la freddezza di Morelli, che assume un atteggiamento distaccato nei confronti di Lampada; lo stesso Morelli che chiama Giulio da cabine telefoniche per rivelargli notizie sulle indagini in corso». mi.in. Cene per incontri Il boss nei locali di Reggio e della Piana REGGIO CALABRIA - Il medico Vincenzo Giglio, cugino del magistrato arrestato, mangiava spesso in compagnia del presunto boss Giulio Lampada. In più circostanze è stato “avvistato” dagli agenti della squadra mobile guidata da Renato Cortese in compagnia di altre persone in diversi ristoranti di Reggio Calabria e della Piana di Gioia Tauro. Attorno ad un tavolo sedevano anche l’architetto Mario Riggio, Antonio Ventura, del nipote del boss Pasquale Condello, Andrea Carmelo Vazzana. E poi spunta anche il nome del capogruppo del Pdl alla Regione, Luigi Fedele. C’è anche lui al ristorante “La cantina del macellario” di via Arcovito. Con lui siedono attorno ad un tavolo Giulio Lampada, l’immancabile medico Vincenzo Giglio e Antonio Ventura. E’ il 4 marzo del 2010. Prima e durante la cena viene intercettata una sequenza di messaggi tra Lampada e una donna. L’uomo utilizzando termini metaforici riferisce che terze persone stanno operando dei controlli ed è in attesa di risposte. I controlli che qualcuno sta effettueranno riguardano imminenti inchieste che possono riguardare qualcuno dei Lampada. Il magistrato arrestato ha depositato un nuovo memoriale. Il suo legale ha chiesto la scarcerazione Boccassini incalza, Giglio si difende per due ore di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Un intero faldone di documenti, una discussione di oltre due ore e, infine, le dichiarazioni spontanee dell'indagato. Lunga e articolata l'udienza che il giudice Vincenzo Giglio e il suo legale di fiducia, l'avvocato Francesco Albanese, hanno sostenuto al cospetto del Tribunale del Riesame di Milano. Un'udienza in cui è intervenuta il procuratore aggiunto Ilda Boccassini in persona. Nonostante il Gip abbia rigettato, lunedì scorso, l'istanza di scarcerazione avanzata in sede di interrogatorio di garanzia (cui Giglio ha risposto per oltre tre ore), l'avvocato Albanese ha insistito chiedendo la scarcerazione del proprio assistito, in carcere da quasi due settimane con l'accusa di favoreggiamento alla cosca calabro-milanese dei Lampada e corruzione in accordo con il consigliere regionale Franco Morelli, anch'egli coinvolto nell'indagine milanese con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Un'udienza, quella davanti al Il magistrato Vincenzo Giglio. A destra il consigliere regionale Franco Morelli Tribunale del Riesame, che ha impegnato dunque diverse ore. Alla complessa arringa dell'avvocato Albanese ha anche replicato il pm Boccassini. Affermazioni, quelle del procuratore aggiunto di Milano, titolare di delicate inchieste sulla criminalità organizzata in Lombardia, cui ha posto, infine, alcune precisazioni lo stesso Giglio. Il magistrato, presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della Corte d'Assise di Reggio Calabria, fino al momento dell'arresto, ha anche depositato un ulteriore memoriale che va ad aggiungersi a quello scritto nel giro di poche ore e depositato al Gip Giuseppe Gennari nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Trenta pagine in quell'occasione, una ventina ieri: in tutto una cinquantina di fogli manoscritti in cui il giudice Giglio, elemento di spicco della corrente di Magistratura Democratica, ha fornito la propria versione dei fatti sulle azioni che gli inquirenti gli contestano. Secondo l'accusa, infatti, Giglio avrebbe ragguagliato, i Lampada e Morelli, sul fatto se esistessero o meno delle indagini in corso da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Rivelazioni che il giudice avrebbe fatto nel corso di alcuni incontri con i mafiosi all'interno della propria centralissima abitazione reggina, e via fax al consigliere regionale Morelli. Quello di ieri, dunque, è il nuovo tentativo, da parte di Giglio e del proprio legale, Albanese, di dimostrare l'estraneità sui fatti contestati dagli inquirenti milanesi. Già dalla scorsa settimana sono scattati i dieci giorni perentori entro cui il Tribunale del Riesame dovrà decidere, in senso positivo o negativo, sull'istanza di scarcerazione avanzata. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 Primo piano Criminalità Non è in pericolo di vita ma perderà un occhio Per gli inquirenti i sicari volevano ucciderlo Agguato a un operaio del porto Dipendente della Med Center ferito in centro a Gioia Tauro mentre va a un corso di MICHELE ALBANESE GIOIA TAURO - Agguato di stampo mafioso, ieri mattina, in pieno centro cittadino a Gioia Tauro. Un commando composto almeno da due uomini armati di pistola e di fucile hanno atteso nel parcheggio del Cefris, un ente di alta formazione che si trova nei locali dell'ex Euromotel confiscatoai Piromalliposto sulla centralissima Statale 111, un operaio del porto di Gioia Tauro: Giuseppe Brandimarte, di 40 anni, dipendente della Medcenter, con precedenti penali per droga. Appena l’auto, una Mercedes classe B su cui l’uoGiuseppe Brandimarte mo viaggiava, si è fermata, hanno aperto il fuoco, esplodendo all'indirizzo di Brandimarte una gragnola di colpi di lupara e di pistola di grosso calibro che lo hanno attinto alla spalla sinistra, all'occhio e al polmone. Altri colpi si sono fermati sui montanti della macchina. La polizia ha raccolto sul luogo dell'agguato ben 12 bossoli calibro 9 per 21 e una cartuccia di fucile caricata a lupara. Erano da poco passate le 8. Dopo aver compiuto il raid, i killer sono saliti su un'auto, della qualenon si conosceil modello, e si sono allontanati. I colpi hanno attirato l'attenzione di altre per- Fu arrestato per questioni di droga I rilievi effettuati dalla polizia nel luogo in cui è avvenuto l’agguato a Brandimarte e sulla Mercedes dell’operaio, attinta da diversi colpi sone che si trovavano nei pressi dell'ente di formazione, che hanno immediatamente informato di quanto era avvenuto sia la Polizia che il 118. Brandimarte è stato soccorso e trasportato presso l'ospedale di Polistena, dove in mattinata è stato operato al polmone e, subito dopo che gli ortopedici hanno stabilizzato la spalla, è stato trasferito nel reparto di oculistica dei Riuniti di Reggio Calabria per le ferite. Le sue condizioni vengono giudicate gravi ma non tali da pregiudicare la vita. Di certo l'uomo perderà l'occhio. Ovviamente non c’è alcun testimone diretto di quanto è avvenuto. Brandimarte, dipendente della Med Center, si stava recando nella sede del Cefris dove si svolgevano alcuni corsi di riqualificazione del personale Mct posto in cassa integrazione. L'uomo era già noto alle forze dell'ordine, e non solo perché era stato già tratto in arresto nell'ottobre del 2004 a seguito di un'inchiesta degli agenti del Commissariato di Gioia Tauro che avevano smantellato un gruppo criminale dedito al traffico di droga dalla Calabria verso Milano e Roma, ma anche per le sue frequentazioni con ambienti legati alla criminalità locale. Cosa ci sia dietro l'agguato allo stato resta un mistero. E' troppo presto per inquadrare il possibile movente del tentato omicidio. Quel che ècerto èi duesicari sonoentrati in azione per ammazzare Brandimarte e non per ferirlo gravemente. Anche se poi, per un caso fortuito, non ci siano riusciti. Ma dalla ri- costruzione dell'agguato effettuata dagli agenti del Commissariato di Gioia Tauro, diretto dal vicequestoreFrancesco Rattà,emerge chiaramente che le intenzioni di coloro che lo hanno atteso nel piazzale del centro di formazione erano quella di ucciderlo. Un'altra cosa emerge con chiarezza: si tratta di un agguato di chiaro stampo mafioso e per questo le ipotesi effettuate dagli inquirenti, coordinati dal Procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo e dal sostituto Francesco Frettoni, portano dritte al contesto mafioso. La polizia non esclude comunque altri possibili scenari, compreso quello legato ad un altro delitto verificatosi nei primi giorni di luglio sempre a Gioia Tauro del quale fu vittima Enzo Priolo, morto dopo una collutta- zione con Vincenzo Perri, un giovane di 28 anni del luogo che dopo quell'omicidio si è dato alla macchia. Brandimarte è zio della moglie di Priolo della quale Perri è cugino. Priolo era cognato di Gioacchino Piromalli, un rampollo dell'importante casato di 'ndrangheta tra i più potenti della Calabria. Al momento solo ipotesi e nulla più. Ma anche questa pista viene attentamente vagliata dalla polizia. Certo molte cose potranno essere chiarite dallo stesso Brandimarte, quando verrà sentito dagli inquirenti non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno. Ieri mattina, intanto, si è riunito il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza convocato dal Prefetto Luigi Varratta, che ha affrontato la situazione di Gioia Tauro. Il Comitato per l’ordine pubblico individua la strategia da seguire Aumentano le attività di controllo di ALESSANDRO TRIPODI GIOIA TAURO - Neanche il tempo di respirare che a sole due settimane dall'attentato dinamitardo rivolto al sostituto commissario Piero Spadafora, il fragore delle armi torna a farsi sentire a Gioia Tauro diventata ormai un campo di battaglia dove ordigni, pistole e fucili sono le armi più gettonate. Per questi motivi il sindaco della città del porto ha partecipato ieri al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica la cui convocazione era stata sollecitata dal primo cittadino al prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, proprio a causa dell'escalation criminale verificatasi negli ultimi mesi. Un incontro a porte chiuse al quale hanno partecipato, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, Giuseppe Creazzo, il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, il comandante provinciale dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, il comandante provinciale della guardia di finanza, Cosimo Di Gesù, il Comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Giorgio Ma- Previste pattuglie a piedi nel centro cittadino in itinere la Stazione dell’Arma nel porto ria Borrelli, il capo di Gabinetto della Provincia di Reggio Calabria, Domenico Bagnato, ed i sindaci dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, Renato Bellofiore Elisabetta Tripodi. «Nel corso dei lavori – è stato fatto sapere al termine della riunione - si è in particolare esaminata la situazione della sicurezza pubblica nei territori dei predetti Comuni anche alla luce dell’andamento delle fenomenologie criminose di maggiore allarme sociale. Al riguardo il sindaco di Gioia Tauro, che ha consegnato una relazione contenente elementi di valutazione sulla questione oggetto di esame, ha manifestato ampio apprezzamento per l’incisiva azione di contrasto delle forze dell’ordine pur sottolineando talune criticità connesse alle carenze degli organici della polizia municipale che non è in grado di assicurare un’efficace supporto nel contesto dei propri servizi di istituto. Dall’esame dei dati statistici forniti dagli Organi di polizia – continua la nota – è emersa una flessione generalizzata del numero complessivo dei reati nell’area interessata rispetto al corrispondente periodo degli anni precedenti. Si è anche preso atto dell’avvenuta intensificazione dei servizi di prevenzione generale nei territori dei due comuni grazie all’impiego, a supporto dei Comandi territoriali, di equipaggi dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato e delle Compagnie di intervento operativo dell’Arma dei Carabinieri. Tali dispositivi hanno tra l'altro consentito – si fa rilevare – l'arresto in flagranza degli autori di alcuni dei più recenti episodi criminosi». Si è comunque concordato «di dare ulteriore impulso ai predetti servizi mediante l’impiego di pattuglie appiedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia Tauro nonché mediante l’utilizzo della Stazione mobile e di equipaggi automontati del Corpo Forestale dello Stato, nel contesto di un apposito piano operativo interforze. Si è anche preso atto che è in fase avanzata l’istituzione di uno nuova Stazione dell’Arma dei carabinieri nel Porto di Gioia Tauro con l’assegnazione di un adeguato contingente di militari che avranno il compito di presidiare anche le limitrofe zone di interesse industriale e commerciale». I rappresentanti dell’autorità giudiziaria si sono soffermati «sugli importanti risultati conseguiti a seguito delle numerose operazioni che hanno colpito le organizzazioni criminali operanti nell’area della Piana consentendo l’arresto di numerosi affiliati ed il sequestro di beni immobili e valori per un ingente valore complessivo». Con il sindaco di Rosarno si è poi approfondito il tema dell’accresciuta presenza di lavoratori extracomunitari stagionali che hanno dato vita a consistenti aggregazioni nel territorio di quel comune. «In proposito – si legge l'Amministratore locale ha riferito di aver adottato ordinanze di sgombero dell’ex fabbrica «Pomona», ove in atto sono presenti circa 200 extracomunitari, e di alcuni immobili del centro storico del comune anch’essi occupati da lavoratori stranieri». Tripodi ha anche reso noto che sono stati completati i lavori di risistema- Il prefetto Luigi Varratta zione del centro di accoglienza sito in località «Testa dell’Acqua» che sarà riaperto nei primi giorni della prossima settimana ed all’interno del quale potranno trovare ospitalità circa 250 extracomunitari che saranno sistemati all’interno di containers già utilizzati lo scorso anno e di tende in corso di acquisizione. Si è anche condivisa la realizzazione di un’altra struttura di accoglienza su un terreno confiscato alla criminalità organizzata mediante l'utilizzo di altri 16 moduli abitativi messi a disposizione del Ministero dell’Interno, che saranno trasportati a Rosarno nelle prossime settimane. Quest’ultima struttura, è stato spiegato dalle autorità, potrà ospitare, una volta completati i lavori di adeguamento dell’area, circa 100 lavoratori stagionali. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Giovedì 15 dicembre 2011 Giovedì 15 dicembre 2011 24 ore in Calabria Un intero gruppo familiare accusato di traffico di sostanze stupefacenti La ’ndrangheta a Torino Trasportavano 12 chili di coca Arrestate sei persone tra Tropea e Ricadi. 17 gli indagati e 120mila euro La cocaina nei villaggi di GIANLUCA PRESTIA VIBO VALENTIA - La droga arrivava dalla provincia partenopea per essere smerciata nei vari villaggi turistici della costa vibonese. E quale miglior “sponsor” di Tropea e Capo Vaticano per attirare potenziali acquirenti? Si fondava su questo l’attività illecita messa in piedi dalla famiglia Accorinti, conosciuti come gli “Ncinci”. Un nucleo monolitico, come l’ha definito ieri mattina il procuratore capo della Dda Vincenzo Lombardo nella conferenza stampa relativa agli arresti dell’operazione “Cerbero” condotta dai carabinieri dell’Aliquota operativa e della Compagnia di Tropea. Il bilancio del blitz di ieri mattina all’alba parla di cinque persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, una sesta a cui sono stati concessi i domiciliari e altre tre per le quali è stata emessa la misura dell’obbligo di dimora. A firmare il provvedimento il gip di Catanzaro Assunta Maiore che ha dato seguito all’informativa redatta dai militari dell’Arma e dal sostituto procuratore della Dda, Giampaolo Boninsegna. A cadere nella rete degli investigatori, Pasquale Accorinti 42 anni, di Santa Domenica di Ricadi, Giuseppe Accorinti, 30enne di Tropea; Francesco De Benedetto, 26enne, pure di Tropea; Giuseppe Marchese, 25enne di La conferenza stampa dell’operazione “Cerbero” Tropea; Nicola Zangone, 24enne di Tropea. Ai domiciliari Agos Enrico Tropeano, 53enne di Ricadi, impiegato presso l'Inpdap di Vibo Valentia, uno degli insospettabili del gruppo. Le restanti tre persone per le quali il magistrato ha emesso, come detto, misure gradate sono Domenico Pugliese, di Spilinga, Saverio Tranfo, di Tropea e Francesco Romani, di Briatico, tutti 25enni. “Cerbero”, dall'inquietante creatura mitologica del cane a tre teste posta a guardia dell'Ade, fa supporre che l’inchiesta sia solo ad un terzo dalla sua con- Tribunale di Cosenza Esecuzione n. 62/07+19/08 G.E. Dott. Giuseppe Greco Custode e professionista delegato Avv. Giuseppe Mastrangelo Lotto 1: Comune di San Giovanni in Fiore (CS), via Gramsci n. 373, appartamento piano 6° scala A, superficie circa mq 100 con circa mq 8 di balconi; composto da ingresso, due ripostigli, disimpegno, salone, cucina, due camere da letto ed un bagno, la tipologia dell’apppartamento è del tipo economico con buone opere di finitura. Per quanto non precisato nel presente avviso ed in merito alla descrizione dei beni, alla loro situazione di fatto e di diritto, regolarità urbanistica, divisibilità dei beni ecc. si richiama quanto esposto dal CTU arch. Daniela Lavarra nella relazione depositata agli atti del fascicolo processuale, dalla quale risulta che l’appartamento è stato costruito nel 1967 con conc. ed. n. 88 G.C. n. 2529 del 21.03.1968. Gravato da iscrizioni pregiudizievoli delle quali verrà ordinata la cancellazione con il decreto di trasferimento, formalità espletata dal professionista delegato a spese dell’aggiudicatario. Vendita senza incanto 24.1.2012 h. 12,00 avanti al professionista delegato Avv. Giuseppe Mastrangelo presso il suo studio in Cosenza, via Sabotino n. 49 Prezzo base Euro 76.570,00, con offerte in aumento in caso di gara Euro 2.000,00. Per la vendita senza incanto presentare offerte entro le ore 12,00 dell’ultimo giorno non festivo che precede l’udienza di seguito indicata presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza. Data eventuale vendita con incanto 31.1.2012 ore 12,00 stesso luogo. Prezzo base Euro 76.570,00, con offerte in aumento di Euro 2.000,00. Per la vendita con incanto presentare domande entro le ore 12,00 dell’ultimo giorno non festivo che precede l’udienza di seguito indicata presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza. Maggiori informazioni presso il professionista delegato nonchè Custode Avv. Giuseppe Mastrangelo tel. 0984/76746, fax 0984/1810170 nei giorni ed orari di ufficio o consultare i siti www.asteannunci.it e www.asteavvisi.it clusione. Per intanto, l’indagine in esame ha preso spunto da un danneggiamento ai danni di un imprenditore locale che avrebbe fornito elementi utili agli uomini della Benemerita i quali erano riusciti ad individuare i presunti autori materiali. Messi sotto intercettazione con il sospetto che di una presunta attività estorsiva, gli inquirenti hanno, invece, scoperto il traffico di droga. E che traffico! Centinaia di migliaia di euro andavano ad arricchire le casse dell’organizzazione che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio nel periodo storico in cui i La Rosa erano sta- ti colpiti dalle operazioni messe a segno dalle forze dell’ordine, in particolare “Odissea”. Si affidava, nelle attività di spaccio, a personaggi sconosciuti a polizia e carabinieri. I cosiddetti insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini. Essi rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo smercio. Tra questi figurava Enrico Agos Tropeano, l’impiegato dell'Ufficio provinciale Inpdap di Vibo Valentia al quale gli Accorinti avevano affidato il compito di magazziniere. Cooptato in un momento di difficoltà della sua vita sentimentale, gli “Ncinci” hanno avuto gioco facile su di lui prospettadogli facili guadagni e compagnie particolari. Oltre a lui decine erano i soggetti sui quali il gruppo poteva fare sicuro affidamento per piazzare massicce e periodiche forniture di cocaina che veniva distribuita anche a rispettabilissimi professionisti della zona. Tra questi figuravano animatori turistici che rappresentavano la falange di una mano che si era propagata su tutto il comprensorio. Tutto questo fino a ieri mattina quando è scattato il blitz. Nella concitazione uno degli arrestati, Nicola Zangone, ha tentato la fuga saltando la finestra della sua abitazione posta al primo piano. Ma la caduta gli ha procurato la frattura delle caviglie. A lui il provvedimento è stato, quindi, notificato all’ospedale di Vibo. di PASQUALE VIOLI SIDERNO - Bloccati a Torino con circa 12 chili di cocaina in auto e oltre 120 mila euro in contanti. A essere beccati dagli uomini dell'Arma sarebbero state due persone considerate vicine ai clan della 'ndrangheta della Locride. La cosa però è stata tenuta sotto la massima discrezione e solo qualche giorno fa è trapelata qualche notizia. Infatti il fermo delle due persone, si tratterebbe di Carmelo Ielo e Domenico Trimboli, il primo di Brancaleone il secondo di Platì, risalirebbe a più di un mese fa, ma l'accaduto sarebbe stato tenuto sotto traccia dagli investigatori che pare stiano provando a risalire ai collegamenti che i due della Locride avrebbero tra il Piemonte e la Calabria. A bloccare Ielo e Trimboli i carabinieri del comando Provinciale di Torino che pare abbiano eseguito il fermoaseguitodi controlli miratie pedinamenti costanti nei confronti di diversi soggetti ritenuti contigui ai clan della 'ndrangheta. La cocaina sequestrata, si parla di sostanza purissima, avrebbe fruttato sul mercato illegale diversi milioni di euro. Quello che stanno cercando adesso di capire le forze dell'ordine è se il quantitativodidrogatrovato nell'autodeidueuomini della Locride stava per essere consegnato alle bande di spacciatori del torinese oppure era stato appena ritirato da un carico più grosso conservato dagli affiliati dei clan nella provincia piemontese. La droga sequestrata ha un valore di milioni di euro Motta San Giovanni si mobilita e chiede un maggiore impegno «Non dimenticate Francesco» Appello degli amici di Azzarà a 120 giorni dal sequestro di PAOLO VACALEBRE Francesco Azzarà MOTTA SAN GIOVANNI - A Motta San Giovanni, durante questi quatto lunghi mesi, “nessuno mai ha smesso di pensare a Francesco Azzarà, di sperare nella sua liberazione, di essere conviti che tornerà a chiacchierare con noi”. A 120 giorni dal sequestro del giovane logista di Emergency, il comitato “Francesco libero”, composto da amici, parenti e conoscenti di Azzarà, è impegnato ad organizzare una grande manifestazione che si svolgerà, appunto, a Motta, l'ultima settimana di dicembre. «Abbiamo trascorso - scrivono - questi mesi nella speranza di poter riabbracciare il nostro amico, più volte abbiamo sentito di rilascio imminente, di problema risolto, di questione di giorni per poi dover ricominciare a contare le ore, i giorni e i mesi». In questa iniziativa, in programma, come detto, alla fine del mese di dicembre, «è nostra intenzione coinvolgere quanti, in questo interminabile periodo, hanno manifestato interesse per Francesco attraverso i social network, il web, le lettere, con la partecipazione alle nostre manifestazioni, la solida- Ultimatum della Camera: sindaco o parlamentare Traversa, 30 giorni per scegliere CATANZARO - Michele Traversa ha 30 giorni di tempo per decidere se continuare a fare il deputato oppure il sindaco di Catanzaro. La Camera, infatti, ieri ha sancito in maniera perentoria lo status di incompatibilità dei sei parlamentari del Pdl che , alla luce di una sentenza della Corte costituzionale, si trovano in una condizione di incompatibilità, perché sindaci di un Comune con più di 20mila abitan- ti. La Giunta per le elezioni, in particolare - presieduta da Maurizio Migliavacca ieri ha avviato la contestazione, stabilendo anche che entro la metà di gennaio i diretti interessati dovranno esercitare l’opzione, e questo per consentire che eventualmente i Comuni, che rimarranno senza sindaco, possano andare al voto anticipato in primavera. L’attenzione ora è tutta per Traversa: chiaramente la vicenda ha importanti risvolti po- litici ed è causa di fortissime tensioni dentro al Pdl catanzarese, tanto è vero che ieri Traversa ha avuto sul punto un lungo colloquio con Angelino Alfano. Traversa, infatti, ha sempre preso in considerazione la possibilità di dimettersi da sindaco, denunciando una condizione di oggettiva difficoltà nella gestione dell’amministrazione comunale, per via soprattutto della carenza di fondi. g.v. rietà espressa alla famiglia in qualsiasi forma, dalla più eclatante a quella più semplice e intima». Il comitato “Francesco libero” inviterà a Motta San Giovanni, «che per un giorno vogliamo capitale di questa nostra Italia», tutte le autorità, tutti i soggetti che in questa vicenda hanno assunto un ruolo «e ai quali chiederemo un impegno ancora maggiore, una partecipazione attiva, una manifestazione concreta dell'interesse per questo ragazzo, figlio di questa comunità che lo ha visto giocare, studiare, lavorare, impegnarsi per il sociale, realizzarsi nella vita». Dal Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei Ministri, passando per il Ministro degli Esteri, l'Ambasciatore del Sudan in Italia, Emergency e tutte le istituzioni «che adesso, oltre alla simbolica esposizione della gigantografia, vogliamo ancora più presenti, tutti saranno interpellati.Ognuno di loro sarà chiamato e sollecitato». «La nostra - spiega il comitato - non vuole essere una manifestazione contro qualcuno, ma per qualcuno». E aggiunge: «Non vogliamo quelle risposte che debbono essere date solo alla famiglia, ma vogliamo avvertire l'interesse per Francesco, vogliamo una dimostrazione che non è stato abbandonato, dimenticato, lasciato al suo destino». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 BREVI PRAIA A MARE ARRESTO A LAUREANA DI BORRELLO GRANDINETTI È IL VICARIO DELLA NAPOLI Preso latitante legato alla camorra Si fingeva impiegato e truffava anziani Nuovo assetto regionale per i vertici di Fli UN latitante, Alfredo Pappalardo, di 45 anni, è stato catturato dalla Polstrada a Praia a Mare. L’uomo, che secondo le accuse sarebbe legato alla camorra, è accusato di diversi furti e rapine perpetrati nelle aree di servizio della zona. SI spacciava per collaboratore dell’ufficio tributi del Comune e in qualità di delegato alla riscossione truffava ignari anziani e pensionati. È l'accusa con la quale i carabinieri hanno arrestato a Laureana di Borrello Mario Bevilacqua, di 39 anni. RINNOVATO il coordinamento regionale di Fli, presieduto da Angela Napoli: vice coordinatore con funzioni viarie è stato nominato Francesco Grandinetti e Componenti, mentre sono anche vice Maria Limardo e Stefania Rota. Isabella Internò convocata come testimone a Castrovillari nella nuova inchiesta sulla morte del calciatore Bergamini, sentita l’ex fidanzata L’avvocato della famiglia rivela in tv di aver ricevuto una lettera anonima di FRANCESCO MOLLO CASTROVILLARI – Dopo ventidue anni Isabella Internò torna a parlare del caso Bergamini. Nei giorni scorsi l’ex fidanzata del calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 in circostanze misteriose, sarebbe stata sentita di magistrati della procura di Castrovillari che hanno riaperto l’inchiesta sull’omicidio “volontario” di Denis; ma «a sommarie informazioni» come ci ha spiegato il suo avvocato, Massimo Florita, del foro di Paola, ovvero nella sua veste storica di testimone oculare. Una veste assolutamente tranquilla, tanto che al colloquio con i procuratori non era presente neanche il legale. Non è dato sapere che cosa le abbiano chiesto i magistrati, ma è facile ipotizzare – lo conferma anche il difensore – che la donna abbia ripetuto la versione già fornita durante i due processi per omicidio colposo a carico di Raffaele Pisano, l’autotrasportatore di Rosarno alla guida del camion sotto il quale – hanno La protesta attuata qualche tempo fa dai familiari di Denis Bergamini davanti al tribunale di Cosenza stabilito quei processi – il centrocampista ventisettenne si sarebbe “tuffato” con la volontà di suicidarsi. Nella medesima veste di testimone potrà essere sentito «qualora verrà ascoltato» ha precisato l’avvocato Domenico Malvaso, volendo far intendere che ancora non è accaduto – l’ex camionista che per equivoco era stato ritenuto morto e che ancora vive a Rosarno. La sua condizio- ne di imputato assolto nei due gradi di giudizio, oggi lo protegge da ogni possibile incriminazione, anche qualora dovesse emergere che non si trattò di suicidio. Intanto ieri sera la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”si è occupata di nuovo della vicenda. Nello studio del programma Rai stavolta c’era –oltre alla sorella Donata, e l’avvocato Eugenio Gallerani – anche il papà di De- nis, Domizio, che ha raccontato quell’ultima sera nella casa di Boccaleone d’Argenta, il lunedì precedente al fatto, e quella misteriosa telefonata, ricevuta dal giovane all’ora di cena, che lo face sudare, tanto che il padre gli disse: «se hai caldo togliti il maglione»; e lui: «no papà, non è il maglione; sono altre cose». L’avvocatoferrarese hainvece fatto sapere di aver rice- vuto una lettera anonima, nei giorni scorsi, recapitato presso l’ordine forense della città emiliana, ma non ha voluti svelare il contenuto della missiva, poiché probabilmente contiene qualche “ipotesi”o qualche indicazione. La trasmissione ha ricordato che sono attualmente in corso le indagini scientifiche dei Ris sullaMaserati, e sulle scarpe, l’orologio e una catenina che Denis portava addosso il giorno della morte. Oggetti sui quali sembrano mancare completamenti le prove del trascinamento del corpo a opera del camion come invece hanno raccontato i due testimoni. Indagini, abbiamo appreso, che andranno avanti ancora per diverse settimane, forse oltre il termine dei novanta giorni canonici che scadrebbero il 5 gennaio prossimo. La trasmissione ha ancora una volta evidenziato le incoerenze sugli orari degli eventi e sugli spostamenti della Maserati verbalizzati dal brigadiere dei carabinieri Francesco Barbuscio che raccolse le testimonianze della ragazza, del camionista e del barista Mario Infantino dove la testimone andò a telefonare. Una puntata decisamente orientata alla pista della droga,del trafficointernazionale di stupefacenti entro il quale Bergamini poteva essere finito con il ruolo di “corriere”. Un’ipotesi avvalorata dalla testimonianza dell’ex massaggiatore del Cosenza, Giuseppe Maltese, da sempre convinto di questo lato oscuro del calcio cosentino e suggestionata dalla recente condanna a 8 anni per traffico di stupefacenti a carico di Michele Padovano, ex dei Lupi e poi della Juve, che all’epoca esercitava – raccontano in molti – un forte ascendente su Denis. Certo, per ora sono tutte ipotesi e suggestioni, che solo la procura castrovillarese potrà sciogliere. Ma non presto: il mistero è talmente fitto che ai magistrati potrebbe servire una proroga per sforare il termine di un anno concesso per le indagini preliminari. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Giovedì 15 dicembre 2011 Calabria 17 Scalea. I siti temporanei di rifiuti realizzati nell’alto Tirreno diventavano veri e propri depositi “Giochetti” con le discariche L’arresto di Francesco Rovito necessario per la condotta dell’indagato di MATTEO CAVA SCALEA – L'arresto di Francesco Rovito, amministratore unico della società Alto Tirreno Cosentino Spa si è reso necessario per la gravità dei fatti contestati. E' quanto sostiene il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, nell'ordinanza che dispone la misura coercitiva. Come è noto, Francesco Rovito, è stato arrestato nei giorni scorsi per una serie di reati ambientali commessi in vari centri dell'area cosentina dell'alto Tirreno. La società Atc Spa si occupa della raccolta di rifiuti in vari comuni e del trasporto nelle discariche. La contestazione più grave che il Pubblico ministero, il capo della Procura, Bruno Giordano, ha sollevato nei confronti di Rovito è proprio quella di aver realizzato stazioni di trasferimento non autorizzate e siti di deposito temporaneo di rifiuti senza alcuna autorizzazione. Francesco Rovito, assistito dagli avvocati di fiducia Roberto Le Pera e Filice, dovrebbe essere sentito in giornata per l'interrogatorio di garanzia. Attualmente è rinchiuso nel carcere di Cosenza. Perché il giudice ha ritenuto di dover disporre la misura coercitiva? È lo stesso De Rose a sostenere “La spregiudicatezza nel compimento della condotta delittuosa e, al contempo, l'insensibilità dell'indagato rispetto alle determinazioni provvedimentali, sia delle autorità amministrative, con le quali la società da lui amministrata di volta in volta si è interfacciata, che, soprattutto, della stessa Autorità giudiziaria, viste le vicende delle discariche di Tortora e Santa Domenica Talao”. Insomma, nonostante siano stati segnalati più volte possibili reati ambientali, Rovito ha continuato a commetterli. E sono proprio i giudici a definire un “giochetto” quello della “discarica abusiva, non autorizzata, gestita in maniera pericolosa ed inquinante”. Ogni qual volta tale giochetto veniva scoperto: “Non sembra che l'indagato abbia fatto altro, se non spostare e riallocare i vari siti di realizzazione dei depositi di rifiuti in altre aree del com- Migliore il trend del Por Pisl, presentate 104 domande CATANZARO – Ha un «ottimo trend» la spesa del Fondo Sociale Europeo. A riferirlo è l’Autorità di Gestione del Por/Fse Bruno Calvetta che ha partecipato con i rappresentanti della Commissione europea, dei Ministeri e delle Amministrazioni regionali e delle Province Autonome italiane a Roma ad una riunione dove sono stati illustrati i dati registrati sul Sistema di monitoraggio Monitweb. «In particolare – informa una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale -, come dato aggregato, il Programma Operativo ha raggiunto al 31 ottobre 2011 il 40% degli impegni e superato il 20% dei pagamenti rispetto al Programmato e solo nell’ultimo anno sono stati conseguiti livelli di impegni e pagamenti rispettivamente del 26% e 12%. L’acclarata performance del Programma conseguita nell’ultimo anno di riferimento fa scattare la Regione Calabria, per il FSE, ad un 119% di capacità di incremento del realizzato che la pone tra le prime della classe in Italia, superiore ai livelli di attuazione finanziaria delle Regionidel Sudmaanche ditutte le Regioni del centro-nord, fatta la sola eccezione della Regione Piemonte». Intanto sul Por arrivano buone notizie sui Pisl, i Progetti integrati di sviluppo locale dove sono 104 le domande presentate: 41 provengono da Cosenza (pari al 39,42%), 29 da Reggio (pari al 27,88%), 17 da Catanzaro (pari al 16,35%), 11 da Vibo 11 (pari al 10,58%), 6 da Crotone (pari al 5,77%). E riferirlo è l’ufficio stampa della giunta regionale. I progetti per cui si richiede un finanziamento riguardano tutte le tipologie di Pisl, in testa quella dei Borghi di eccellenza con 28 domande (pari al 26,92%), seguono Qualità della Vita 27 domande (pari Giacomo Mancini al 25,96%), Sistemi Turistici 25 domande (pari al 24,04%), Sistemi Produttivi 16 (pari al 15,38%), Mobilità Intercomunale 8 domande (pari al 7,69%). Da una simulazione finanziaria, applicando le soglie massime per provincia e per tipologia, risulta una richiesta di risorse finanziarie di 1.932 milioni di euro, a fronte di 350 milioni disponibili (350 e non 406, perchè dalla simulazione sono esclusi «Spopolamento» e «Minoranze linguistiche»). Se si applicano le soglie minime il valore scende a 389 milioni, comunque superiore ai 350 disponibili. «Siamo molto soddisfatti delle tante domande presentate - afferma l’Assessore al Bilancio e Programmazione Comunitaria Giacomo Mancini – in questi mesi abbiamo profuso un grande impegno per far conoscere le potenzialità dei Pisl organizzando riunioni in ogni angolo della Calabria. I dati dimostrano che i comuni hanno colto questa opportunità ed ora si apre una nuova fase nella quale bisognerà valutare i progetti. Entro aprile quelli migliori verranno finanziati». Si tratta di 406 milioni di fondi comunitari con ricadute importanti sul territorio. prensorio dell'alto Tirreno cosentino, senza neanche minimamente pensare a porre in essere lavori, bonifiche, ristrutturazioni, adeguamenti e messe in sicurezza dei luoghi occupati ed utilizzati dalla società amministrata nell'ambito dell'attività imprenditoriale espletata”. Si sostiene che tali reati possano essere stati commessi con la “spinta ossessiva” dell'evidente “bisogno di massimizzare gli utili ed evitare ulteriori spese, a totale discapito della collettività e mettendo in pericolo la salute e l'incolumità pubblica”. Le esigenze cautelari deriverebbero dal fatto che Rovito: “Non ha avuto alcuna remora a riallocare presso altre vicine zone, dopo aver subito a più riprese sia provvedimenti di sequestro che ordinanze amministrative di sgombero e/o bonifica dei siti illecitamente e senza apposita autorizzazione utilizzati, le vere e proprie discariche a cielo aperto così strutturate, facendo di stazioni di deposito temporaneo, veri e propri luoghi di smaltimento non consentito, come nel caso dell'area di Località Pantano a Scalea”. Violata la legge 24/09 Principe contesta bando Poli d’innovazione CATANZARO – Il capogruppo regionale del Partito Democratico, Sandro Principe contesta l’operato della giunta regionale sul bando dei poli di innovazione perché «non prende in alcuna considerazione la normativa regionale vigente in materia di ricerca ed innovazione tecnologica». Secondo Principe «vengono violati, infatti, gli artt. 4, 5 e 6 della Legge Regionale n.° 24 del 17 agosto 2009 “Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica”, laddove si prevede l’adozione di un piano triennale da parte del Consiglio Regionale, prima di assumere provvedimenti in materia di ricerca che comportino l'utilizzo di fondi pubblici. La finalità di questo atto di programmazione è evidente: stabilire, dopo l’espletamento di un’approfondita procedura di coinvolgimento delle università, dei centri di ricerca, di tutti gli attori protagonisti del territorio in materia e della imprenditoria, in quali settori prioritariamente intervenire, concentrando in essi le risorse disponibili in un triennio». «E' abbastanza evidente – aggiunge Principe – che un investimento in ricerca può dare risultati concreti se le risorse si concentrano nei settori dove sussistano, ad un tempo, professionalità, ricercatori ed università, che hanno realizzato studi e ricerche in avanzata fase di elaborazione, e soggetti imprenditoriali in grado di utilizzare quegli studi e quelle ricerche, per l’innovazione di processo e di prodotto nelle loro aziende. Inoltre, l'iniziativa è espressione della vecchia politica di intervento a pioggia e, quindi,della dispersione delle risorse che, con la finalità di accontentare tutti non producono, con il loroimpiego, alcunrisultato concreto». L’imprenditore presenta denuncia contro la relazione Pecorella «Mai avuto contatti con i clan» COSENZA - E’stato battuto sul tempo France- questura, non era estranea una precisa strasco Rovito. Prima dell’arresto avvenuto ieri, tegia di uno degli operai, il quale guidava tutl’amministratore unico dell’Alto Tirreno co- te le manifestazioni di piazza, tenendo contatsentino Spa aveva presentato alla Procura ti con la stampa per dare maggiore risalto alle della Repubblica di Cosenza un atto di denun- proteste, nel tentativo - non andato a buon ficia-querela contro ignoti. L’atto è stato pre- ne - di ingresso della Alto Tirreno Cosentino sentato dal legale di fiducia di Rovito, gli av- SpA (società facente parte della società Corvocati Roberto Le Pera e Sabrina Mannarino, sortile Crati) nella «fetta di mercato» che la società Valle Crati stava per lasciare per cautelarsi contro quelle che delibera. Del resto, la Alto Tirreno Cofinisce «le gravi falsità» contenute sentino SpA, con sede in Scalea, ha nella relazione della commissione come amministratore unico Franparlamentare di inchiesta sulle atcesco Rovito, con precedenti per tività illecite connesse al ciclo dei omesso versamento dell’iva e per rifiuti. In particolare Rovito conteassociazione a delinquere finalizsta quanto scritto a pagina 101 delzata all’emissione di fatture inesila relazione, laddove si legge che stentiealla truffa.Inoltre,lastessa «Il prefetto di Cosenza, Melchiorre Questura di Cosenza ha rilevato Fallica, ha riferito che le problemache per il perseguimento di tale ritiche economico-finanziarie, che sultato l’imprenditore era affiancainvestono tutte le società miste per to dalla cosca denominata «degli la raccolta dei rifiuti, hanno provozingari », facente capo alla famiglia cato un forte impatto sul territo- Franco Rovito Abruzzese». Notizie queste che Rorio, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, in quanto – proprio con riferi- vito definisce assolutamente false e lesive mento alla situazione della società Valle Crati non solo della sua immagine, ma anche di – si sono verificate clamorose manifestazioni quella dell’azienda. Per questi motivi l’imdi protesta delle maestranze [...]. Peraltro - os- prenditore chiede alla Procura di individuare serva il prefetto di Cosenza nella sua relazio- il responsabile della divulgazione di queste ne (doc. 169/1) - a queste forme estreme di con- notizie che hanno indotto in errore prima il testazione, secondo alcune risultanze inve- prefetto e poi la commissione parlamentare. stigative riferite riservatamente dalla locale m. cl. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 ore Giovedì 15 dicembre 2011 Giovedì 15 dicembre 2011 Il collaboratore di giustizia Marino fornisce nuovi elementi sulla morte dell’agente della Sicurtransport «Fu Violi a uccidere Rende» Quattro anni fa l’assalto al portavalori vicino all’ufficio postale di via Ecce Homo di CLAUDIO CORDOVA “FU Vincenzo Violi a uccidere la guardia giurata Luigi Rende”. Al suo “esordio” in aula, il nuovo collaboratore di giustizia, Marco Marino, fornisce subito elementi nuovi agli investigatori. Il giovane è stato chiamato a deporre sul conto di Carmine Macrì, uno dei soggetti accusati dell'assalto al portavalori della Sicurtransport in cui, l'1 agosto 2007, perse la vita proprio Rende. E' stato l'avvocato Generale dello Stato, Franco Scuderi, a sollecitare l'audizione del collaboratore di giustizia che ha spiegato di aver scelto di raccontare le proprie conoscenze agli inquirenti per poter cambiare vita e “mettere alle spalle gli errori del passato”. Un percorso che Marino ha appena iniziato, avendo comunicato la propria volontà di aiutare la giustizia nel settembre scorso. Stando al racconto di Marino, a bordo del furgoncino Fiat Doblò utilizzato dai rapinatori vi erano, oltre a lui, Giovanni Battista Familiari, Giuseppe Papalia, l'imputato Carmine Macrì e Vincenzo Violi, l'uomo che avrebbe esploso il colpo fatale a Rende, che tentò in tutti i modi di evitare che i malviventi mettessero a segno la rapina. I primi a scendere dal Fiat Boblò, dunque, sarebbero stati Papalia, Familiari e Marino: i tre sarebbero stati feriti da Rende (Marino subirà l'asportazione della milza), mentre Macrì e Violi, sfruttando l'azione degli “apripista”, sarebbero riusciti a fuggire, venendo arrestati solo successivamente. Per il fatto di sangue sono stati condannati all'ergastolo in appello i fratelli Santo e Giovan Battista Familiari, Giuseppe Papalia, Francesco Gullì e Marco Marino. A Domenicoantonio Papalia vennero invece concesse le attenuanti generiche e la pena rideterminata in vent'anni di reclusione. Una sentenza che però la Corte di Cassazione ha rinviato a un'altra sezione della Corte d'Assise per il calcolo della pena. Ergastolo anche in appello per Vincenzo Violi, mentre Macrì, attualmente imputato al cospetto della Corte presieduta da Fortunato Amodeo (Marialuisa Crucitti a latere) il “fine pena mai” è per ora limitato solo al primo grado. In tutti i processi si è costitutita parte civile la famiglia Rende, rappresentata dall'avvocato Giulia Dieni, e la Sicurtransport, assistita dall'avvocato Francesco Arena. Marino ha quindi rivelato di conoscere l'identità dell'assassino di Rende e di aver appreso la circostanza dal complice Papalia con cui fu ricoverato in ospedale in seguito alle ferite riportate nello scontro a fuoco, avvenuto in via Ecce Homo, zona sud di Reggio Calabria. Nessuna menzione, invece, sul conto del collega di Rende, Antonino Siclari, che secondo quanto dichiarato da Marino in un interrogatorio del processo d'appello a suo carico (un momento in cui il giovane non aveva ancora deciso di collaborare con la giustizia) avrebbe svolto il ruolo di basista, assicurando al commando che il colpo sarebbe filato via liscio come l'olio. La deposizione di Marino continuerà in un'ulteriore udienza, dato che la Corte ha ammesso gran parte delle richieste formulate dall'avvocato Leone Fonte, difensore di Macrì: nel corso della prossima udienza, infatti, verrà ascoltato anche un medico, il dottor Antonino Mandica, che potrà riferire alcune circostanze sul conto di Macrì. La deposizione di Marino, dunque, continuerà il prossimo 11 gennaio: entro il 4 gennaio, invece, dovranno essere depositati in cancelleria eventuali altri verbali in cui il collaboratore avrebbe riferito circa la responsabilità di Macrì. IL RACCONTO Ecco come la banda preparava il colpo Nelle parole di Santo Familiari i momenti salienti di quella tragica rapina del primo agosto 2007 Isospetti degli investigatori si orientarono fin da subito sui due fuggiaschi, Carmine Macrì e Vincenzo Violi. Già il 2 agosto 2007, il giorno dopo la terribile mattina in cui perse la vita la guardia giurata Luigi Rende uno degli uomini condannati per la tentata rapina e per l'omicidio, Santo Familiari (fratello di Giovanni Battista, rimasto ferito nel conflitto a fuoco), racconta agli inquirenti le fasi preparatorie dell'azione che il gruppo aveva intenzione di mettere in atto: “Ieri mattina mio fratello Giovambattista mi ha raggiunto sul posto di lavoro chiedendomi se oggi potevo accompagnarlo a Reggio Calabria perché in compagnia di altre persone avrebbe dovuto fare un “lavoro”, che poi ho capito trattarsi di una rapina”. Santo Familiari, interrogato alla presenza dei propri legali, fa però di più. Fornisce, infatti, le identità dei complici con cui il fratello si sarebbe dovuto incontrare: “Mi sono fermato con l'automobile in una parallela lato mare di via Ecce Homo,dove vi era un Fiorinoo un Doblò bianco e quattro persone che aspettavano mio fratello. Queste persone sono: “Pino della tirrenica”(Giuseppe Papalia, ndr), Marco Marino di Arangea, Macrì, fratello della persona con cui sono stato detenuto, Violi Vincenzo e il fratello di Pino della tirrenica”. Tutti personaggi che verranno portati a giudizio e che i vari tribunali considereranno colpevoli. Quando ancora era ben lontano dalla scelta di collaborare con la giustizia, anche Marco Marino fornisce ulteriori dettagli sul “colpo”. E' il 26 settembre 2007, meno di un mese dopo la tragedia, quando Marino racconta le dinamiche della tentata rapina, in gran parte coincidenti con quanto affermato ieri in aula: “La mattina in cui sono venuti a prendermi Battista e Santo, con la loro macchina, all'incirca verso le sei o poco prima, ci siamo recati presso una traversa di viale Calabria, vicino al Brico, ove si trovava già parcheggiato un furgone bianco; sono entrato nel retro del furgone, ove c'erano altre tre persone e con me è entrato anche Battista”. Ma già nel settembre 2007 Marino raccontava della sequenza, ribadita ieri in aula, con cui i complici si sarebbero mossi dal furgone: “E' sceso per primo uno che non conosco, alto e magro, che guardava dai fori del furgone e ci ha dato il via al momento in cui è arrivato il blindato portavalori; poi è sceso un altro, che non conoscevo; poi un terzo; io e Battista, o viceversa”. In ultimo un passaggio, che lascerebbe presagire la presenza di un “basista”, da individuare, magari, nel collega di Rende, Antonino Siclari: “Battista mi ha spiegato le modalità della rapina; era convinto che le guardie giurate non avrebbero opposto resistenza”. Una circostanza che, però, non è mai stata riscontrata. cla. cor. Luigi Rende, l’agente della SicurTransport ucciso nella rapina Pasquale Tommasini spiega i rapporti con il consigliere regionale indagato L’ex socio rincara la dose su Rappoccio «Disse di distruggere le carte compromettenti» NON solo le persone che Antonio Rappoccioavrebbe truffato,maanche il suo ex socio rincarano la dose sulle accuse nei confronti del consigliere regionale della Calabria, indagato dalla Procura di Reggio Calabria per corruzione elettorale. Pasquale Tommasini, già rappresentante della Iride Solare, una delle società utilizzate da Rappoccio per mettere in atto il proprio “sistema”, nel corso di un interrogatorio, e ancor prima attraverso un memoriale, ha raccontato agli inquirenti le dinamiche messe in atto dall'attuale consigliere per accedere a Palazzo Campanella. Rappoccio, infatti, avrebbe creato delle cooperative cheavevanoil compitodigestirealcune attività che andavano dalla sanità all'energia: tali aziende, tra cui la Alicante, avrebbero bandito delle selezioni per delle assunzioni. Tutto questo in piena campagna elettorale per le elezioni regionali, risultate poi favorevoli a Rappoccio. Le assunzioni sarebbero dovute scattare al termine di un concorso in due fasi: una prova scritta ed una orale. Rappoccio, dunque, avrebbe promesso aiuti nella seconda prova, qualora i candidati lo avessero appoggiato dal punto di vista elettorale nelle consultazioni regionali. Un'indagine, quella sul tavolo del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del sostituto procuratore Stefano Musolino, che prende le mosse da una lunghissima serie di esposti presentata dall'ex presidente del consiglio comunale, Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista che ha visto trionfare Rappoccio. E stando al racconto di Tommasini, furono proprio gli articoli di stampa riguardanti le denunce di Chizzoniti a fargli sentire puzza di bruciato: “Mentre mi recavo nei locali della società mi accorgevo che mancavano tutti i fascicoli degli aspiranti al concorso”. Tommasini avrebbe detenuto, nel tempo, il 50% delle quote della Iride Solare, la società subentrata alla Alicante nella gestione dei fantomatici concorsi indetti da Rappoccio. E proprio in questo periodo, antecedente alle elezioni, Rappoccio avrebbe messo in atto la propria singolare campagna elettorale: “Al fine di controllare il consenso elettorale - spiega Tommasini - a tutte le persone convocate venivano consegnate schede perché le stesse indicassero i voti che avrebbero prodotto ed al fine di mantenere alta la tensione del posto di lavoro, i giovani disoccupati venivano riconvocati per strategici “aggiornamenti”a fine febbraio e nelle prime settimane del marzo 2010. Ovvero a ridosso delle elezioni del 28 marzo 2010”. E proprio qui scatterebbe il raggiro, allorquando Rappoccio verrà eletto, raccogliendo circa 3000 voti solo a Reggio Calabria. Perché dei posti di lavoro promessi in cambio dei voti all'interno di una misteriosa e non meglio precisata “multinazionale” non se ne saprà più nulla, come specifica lo stesso Tommasini: “Secondo le mie oneste aspettative e quelle dei componenti la commissione d'esami, Rappoccio avrebbe dovuto agevolare gli sbocchi occupazionali promessi; purtroppo ciò non è stato ed io che avevo aderito al progetto soltanto perché spinto dal mio innato spirito di servizio ho cominciato a sospettare della effettiva esistenza della multinazionale della quale nessuno oltre a Rappoccio conosceva e conosce il nome”. E non finisce qui, perché a detta del suo ex socio, Rappoccio, preoccupato delle proprie condotte, denunciate alla magistratura e a mezzo stampa dall'avvocato Chizzoniti, avrebbe effettuato un estremo tentativo di coprire le proprie tracce: “Quando la stampa ha cominciato a riferire delle iniziative giudiziarie dell'avvocato Aurelio Chizzoniti, l'onorevole Rappoccio ha impartito precise disposizioni per distruggere tutta la documentazione compromettente che in un modo o nell'altro poteva essere riconducibile alla campagna elettorale con particolare riferimento alle schede elettorali utilizzate per controllare i voti”. Un “ordine” che Tommasini non eseguirà, fornendo a Chizzoniti il materiale necessario da portare all'attenzione dei pm Sferlazza e Musolino. cla.cor. BREVI PENA RESIDUA PER UN 40ENNE INDAGANO I CARABINIERI Furto e armi, 18 giorni in carcere Incendio distrugge una Seat Ibiza GLI uomini dell’arma dei carabinieri della Stazione di Reggio Calabria-Catona, nella giornata di ieri, hanno tratto in arresto su ordine esecuzione, per espiazione pena detentiva N.A., 40 anni, per l’espiazione di una pena residua giorni 18 di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei reati di tentato furto aggravato e violazione in materia di armi. NELLA scorsa notte un incendio ha distrutto l’autovettura Seat Ibiza di proprietà G.F., 51 anni. Sul posto sono intervenuti i militari dell’arma dei carabinieri che hanno immediatamente avviato le indagini per capire le dinamiche dell’ennesimo rogo che ha colpito il mezzo di un privato cittadino di Reggio Calabria. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Reggio Un’associazione per rispondere ai problemi di Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi, Calanna e Reggio La Vallata del Gallico si mobilita Nel sodalizio presieduto da Enzo Amodeo consiglieri e parlamentari LA vallata del Gallico si mobilita per recuperare una identità che risponda alle esigenze di sviluppo sociale ed economico che viene dalla sua base variegata: una realtà che abbraccia la dorsale che va dall’Aspromonte allo Stretto e che risponde ai cinque territori di Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi, Calanna, la nona circoscrizione di Reggio Calabria e un numero consistente di centri abitati, tutti uniti da una particolare varietà eco-ambientale e antropica che ne fa una comunità poliedrica. Su questa spinta circa trenta consiglieri provinciali, comunali, regionali e parlamentari della vallata hanno costituito una associazione denominata Valgallico. L’idea è quella di promuovere un confronto politico, sociale ed istituzionale sulle questioniriguardantiil territorioela comunità della vallata del Gallico con spirito di operante sussidiarietà; quindi valorizzare la storia ed il patrimonio culturale e solidale della comunità per rafforzare ed elaborare linee guida dello sviluppo economico e di tutela della qualità della vita. Un obiettivo concertato e che sarà in grado di attuare le proprie finalità mediante attività di servizio, di studio, di divulgazione con conferenze, convegni, manifestazioni e pubblicazioni ed altre iniziative culturali; contribuendo, ove possibile, con segnalazioni, sollecitazioni, prese di posizione e contatti diretti, a risolvere problemi sociali comunque segnalati dalla pubblica opinione e condivisi dall'Associazione. Nel corso della prima assemblea costituente sono stati eletti gli organi che risultano dell'Amministrazione nei confronti dei cittadini singoli od associati, portatori sia di interessi pubblici che privati, nonché di interessi diffusi. L Osservatorio civico, territoriale è invece da intendersi più come una iniziativa sperimentale per la conoscenza, la condivisione ed il controllo delle scelte operate in una comunità locale, che un centro di raccolta studio e ricerca veroe proprio,cuiè candidato in questo work in progress del Valgallico,., tuttavia, anche in questa prima fase “osserverà”, per monitorarle e renderle materia di studio, le questioni più rilevanti concernenti le scelte amministrative, politiche e sociali del nostroterritorio eleinformazioni che le accompagnano. Il Laboratorio territoriale è poi il luogo dove istituzioni pubbliche e cittadini si incontrano per mettere in pratica una gestione condivisa delle trasformazioni del territorio fondata sui principi della partecipazione, dell'approccio integrato e della sostenibilità. Nel Laboratorio territoriale gli abitanti del Valgallico troveranno gli spazi aperti alla discussione e valutazione dei piani, programmi e progetti con il duplice obiettivo di migliorare la vivibilità del quartiere e di promuovere zione fra abitanti e attori locali con esperti, progettisti, politici, tecnici dell'amministrazione pubblica e altri rappresentanti istituzionali. nicazione e l’ Agenzia culturale rappresenteranno infine il punto di riferimento privilegiato per la conoscenza e la strutturazione di un pensiero territoriale. Mentre l’ufficio comunicazione curerà l’immagine della vallata, l’Agenzia promuoverà attività e servizi culturali nel comprensorio di competenza sia attraverso interventi diretti, sia attraverso il sostegno e la collaborazione a progetti, proposte, eventi provenienti da Enti Locali, istituzioni, scuole, università e associazioni Incontri, dibattiti, convegni e manifestazioni di ogni genere saranno il corollario di tutte le attività. Osservatorio civico e laboratorio territoriale Il presidente Enzo Amodeo e una panoramica da Calanna così composti : Ufficio di Presidenza Presidente Amodeo Enzo, Vice Presidente Malara Francesco, Tesoriere Gangemi Francesco, Segretario Pensabene Giovanni, Consigliere La Face Mario ed il Comitato dei Garanti : Presidente Romeo Paolo, Componenti Araniti Pietro e Costantino Francesco. Occhio ai divieti Variazioni al traffico per le feste di Natale Tutte personalità già fortemente impegnate nella salvaguardia e promozione del Valgallico e che per assicurare il perseguimento degli obiettivi che si sono dati, hanno predisposto un’adeguata struttura organizzativa capace di coinvolgere le migliori risorse umane e tutte le energie del territorio. A partire dall’ Ufficio del difensore civico che assicurerà la tutela del cittadino, soprattutto per le materie non difendibili in sede giurisdizionale, nei confronti dell'amministrazione. Suo compito sarà quello di segnalare agli organi competenti gli abusi, le disfunzioni, le carenze, le omissioni, le negligenze ed i ritardi L’UFFICIO tecnico del traffico, in occasione della manifestazione denominata “Natale a Reggio”, in programma nelle giornate del 17 e 18 dicembre, comunica che ha effettuato una parziale rettifica alle ordinanze n° 1018 del 6.12.2011 e n° 1024 del 9.12.2011. Pertanto, il nuovo provvedimento, che disciplina la circolazione veicolare e la sosta nelle arre interessate è stato così riformulato: divieto di sosta, con zona rimozione, ambo i lati, dalle ore 21:00 del 16 dicembre alle 24:00 del 18 dicembre lungo le seguenti Via e piazze cittadine: Piazza Duomo; Via Miraglia nel tratto compreso tra la Via Osanna e la Via Foti; divieto di circolazione, dalle 8:00 alle 21:00 del 17 e 18 dicembre nel Corso Garibaldi, nel tratto compreso tra la Via XXI Agosto e la Via Tommasini; Piazza Duomo, nel tratto compreso tra il Corso Garibaldi e la Via Campanella; Via Miraglia, nel tratto compreso tra la Via Osanna e la Via Cattolica dei Greci; Via Miraglia, nel tratto compreso tra la Via Cattolica dei Greci e la Via P.Foti; Via Logoteta-S.F. da Sales, nel tratto compreso tra la Via Campanella e la Via Miraglia. In questa due giorni ritorneranno in città i trampolieri e i babbi Natale. Sul Corso Garibaldi, mentre si attende che l’illuminazione natalizia finalmente si accenda, ci saranno le offerte natalizie dei negozi che hanno aderito alla manifestazione delle associazioni di categoria con sconti speciali in occasione delle feste. Un modo per incentivare agli acquisti davvero esigui in questi tempi di crisi. Proventi destinati per macchinari e un’auto medica Il Mattia Preti e il Quotidiano con Stopndrangheta.it Il calendario è solidale con i vigili del fuoco Due donne contro le ’ndrine in un incontro al liceo artistico di WALTER ALBERIO A pochi giorni dalla scomparsa di Angela Casella, la mamma coraggio che 22 anni fa commosse l’Italia incatenandosi nel cuore dell’Aspromonte per la liberazione del figlio Cesare, un incontro promosso da Mattia Preti e Quotidiano della Calabria, in collaborazione con Stop‘ndrangheta.it e associazione DaSud fa luce sul lato femminile e spesso dimenticato della lotta alla ‘ndrangheta. Protagoniste due figure simbolo: una mamma, Angela, diventata icona della resistenza anti‘ndrangheta quando, nell’estate del 1988, non esitò a trasferirsi da Pavia nelle piazze della locride contro il sequestro del figlio ad opera dell’anonima sequestri calabrese. E una moglie, Marianna Rombolà: dopo l’omicidio del marito, il sindaco di Gioia Tauro Vincenzo Gentile, ad opera della ‘ndrangheta, nel 1987, Marianna combatte in prima linea la sua lotta per la giustizia. Ricostruisce, dentro e fuori le aule dei tribunali, i rapporti tra le cosche mafiose della Piana ed esponenti della politica e dell’imprenditoria locale. E si aggiudica per questo nel 1989 il premio Femme d' Europe. Dopo, come spesso accade, l’oblio. Le loro storie sono il primo tassello di un percorso nelle “Storie e memorie dell’anti- ‘ndranghe- UNA raccolta di fondi per l’acquisto di un’autovettura, utile all’assistenza domiciliare svolta da Aido, Adspem e Ail e di una macchina diagnostica per l’attività dell’Adspem. E’ questo l’obiettivo della sezione reggina dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco che, con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale e del Comando Provinciale dello stesso Corpo, hanno realizzato il calendario 2012 dei Vigili del Fuoco. Una iniziativa presentata nella mattinata di ieri, presso la sala Biblioteca di Palazzo Foti alla presenza del Presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, il primo a prendere la parola in conferenza stampa per fare gli onori di casa: «Sono felice per l’iniziativa messa in campo dai Vigili del Fuoco e per la rinnovata stretta collaborazionecon laProvincia.La donazione dei proventi risulta essere un gesto simbolico estremamente importante in tempi difficili». Per Giuseppe Megale, presidente della sezione reggina dell’Associazione Nazionale VdF, ha parlato dell’iniziativa non solo come un isolato gesto di solidarietà, masoprattutto come«stimolo a fare di più per sensibilizzare le famiglie ai problemi della gente». Megale, inoltre, si è detto raggiante per le iniziative che vedono i Vigili del Fuo- La presentazione del calendario co all’interno delle scuole per insegnare e sensibilizzare i ragazzi alla sicurezza:«Si sta investendo molto per divulgare l’educazione alla sicurezza e i riscontri sono più che positivi», ha affermato Megale. Il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Claudio De Angelis , ha evidenziato l’aspetto informativo del calendario che illustra i vari lavori svolti dal Corpo dei Vigili del Fuoco. Parole di apprezzamento e gratitudine arrivano da Caterina Muscatello di Adspem verso i Vigili del Fuoco, per il gesto di solidarietà, e nei confronti della politica di Palazzo Foti.Il calendario potrà essere acquistato, rivolgendosi alla sezione reggina dell’Associazione, al costo di cinque euro. LA PRECISAZIONE I rinviati a giudizio non sono dell’Etr IN merito all’articolo pubblicato su il Quotidiano , in data 13 dicembre, dal titolo “A processo due dipendenti di Etr”, Equitalia Sud, dopo aver fatto le opportune verifiche precisa che le due persone rinviate a giudizio, per accesso abusivo all’anagrafe tributaria reggina, alle quali si fa riferimento non sono dipendenti Equitalia Etr, oggi Equitalia Sud Spa dopo l’incorporazione per fusione avvenuta il 1° ottobre. Angela Casella, madre di Cesare, scomparsa pochi giorni fa ta: i protagonisti, le vittime, l’immaginario” che toccherà, sotto la guida di Stop’ndrangheta.it e associazione DaSud, anche il tema dell’immaginario dell’anti’ndrangheta e la vicenda di una vittima, Giuseppe Valarioti, insegnante precario e uomo politico ucciso a Rosarno nel 1980, all’età di 30 anni. A parlarne, insieme alla giornalista del Quotidiano Elisabetta Viti, e alla professoressa del Liceo artistico “Mattia Preti”, Viviana De Blasio, Cristina Raso, avvocato; Romina Arena, ricercatrice freelance, e Francesca Chirico – giornalista esperta in narco-mafie e cofondatrice dell’associazione Sud insieme ad Alessio Magro e Danilo Chirico. Sono attivisti di Stop ‘ndrangheta.it, il primo archivio web multimediale e multipiattaforma, dedicato alla criminalità organizzata calabrese e alla storia e ai protagonisti dell’anti ‘ndrangheta, nato nel 2009 da un’idea dell’associazione “DaSud”. L’iniziativa di oggi, dalle 15, nell’aula magna del liceo artistico fa parte del progetto “Comunicare la legalità”, promosso dal liceo di Reggio in partenariato con il Quotidiano della Calabria, iniziativa “Le(g)ali al Sud, progetto per la legalità in ogni scuola” nell’ambito del Pon Fse 2007-2013 “competenze per lo sviluppo”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Giovedì 15 dicembre 2011 34 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Nella sentenza “Reale” la pronuncia della Cassazione evidenzia le responsabilità dei politici Fatale è l’incontro con i boss In molti si recarono al cospetto della famiglia Pelle a chiedere sostegno di PASQUALE VIOLI SIDERNO - «Il momento in cui si consuma il delitto di un politico che chiede voti alla 'ndrangheta coincide con quello in cui avviene l'incontro del consenso tra i promettenti, e non nel momento in cui le prestazioni, ad elezione avvenuta, vengono adempiute». Recita così il passo di una sentenza della Cassazione che di fatto colloca il reato di scambio di voti ed eventuale concorso esterno in associazione mafiosa non quando un politico, assunta la carica dopo l'elezione, restituisce in termini di favori il tornaconto ai clan, ma nello stesso momento in cui avviene l'incontro tra il candidato e il boss. E la pronuncia della Suprema Corte è uno dei passaggi fondamentali delle oltre 200 pagine della sentenza “Reale”, arrivata dopo il processo scaturito dal biltz del Ros dei carabinieri che ha fatto finire in carcere molti esponenti della cosca Pelle “Gambazza” di San Luca e diversi personaggi di spicco della 'ndrangheta di Reggio Calabria. Ma a finire nelle carte dell'inchiesta furono anche alcuni candidati alle elezioni regionali del 2010, tra cui l'ex consigliere regionale Santi Zappalà, scagionato dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa ma condannato a 4 anni sostanzialmente per corruzione elettorale. E per i giudici di Reggio Calabria sia Zappalà che gli altri candidati non potevano non conoscere e non sapere con chi si stavano rapportando. Infatti nelle motivazioni della sentenza è ampio il capitolo deidicato alla fa- miglia Pelle di San Luca, e a Giuseppe Pelle, considerato vertice del clan e nell'abitazione del quale tra insospettabili e boss si discuteva di riti di affiliazione, affari e politica. Per i giudici reggini le risultanze probatorie analizzate dimostrerebbero non solo che la consorteria Pelle “Gambazza” è esistente, ma anche che costituisce una delle cosche più potenti della 'ndrangheta. Dai dialoghi intercettati nel febbraio del 2010 a Bovalino è emerso che, quella dei Pelle, “costituisce - scrivono i giudici - una cosca di vertice nel mandamento jonico essendo Giuseppe Pelle, in qualità di esponente di primo piano, legittimato ad interloquire con rappresentati di altre famiglie interessa- te nella nomina del capo locale di Roghudi. Lo spessore e l'importanza della famiglia Pelle è emerso anche dalle conversazioni esaminate nel corso delle quali Giovanni Ficara, esponente di spicco della storica cosca Ficara-Latella, operante nella zona di Croce Valanidi, riconosceva alla famiglia “Gambazza”, a causa della sua compattezza, un prestigio superiore a quello dei Ficara dichiarandosi disponibile a stringere un'alleanza, anche in posizione subordinata, con i Pelle e sostenendo che gli esponenti della cosca Licara-Latella avrebbero potuto «comandare Reggio Calabria, averla nelle nostre mani” se solo fossero stati uniti come i “Gambazza”. Giuseppe Pelle Un carabiniere durante la fase di intercettazioni I giudici reggini richiamano le carte dell’indagine “Crimine” In Lombardia ci sono 20 locali con 500 persone affiliate ai clan Il Tribunale di Reggio Calabria SIDERNO - Secondo i giudici di Reggio Calabria le conversazioni intercettate nel corso dell’indagine “Reale”si è accertato che la “ndrangheta” è una organizzazione unitaria, suddivisa in tre distinti mandamenti, quello ionico, quello della “piana” cioè tirrenico e quello di Reggio Calabria centro, tutti facenti capo ad un organismo di vertice denominato “La Provincia” e quelle relative alla ricerca di una strategia unitaria dell'organizzazione nei suoi rapporti con la “politica”si combinano in maniera assolutamente armonica con quanto emerso nell'ambito delle indagini e del processo. E nelle pagine della sentenza si parla anche dell’in- chiesta “Crimine”, in cui si è avuto modo di accertare che il principio di unitarietà dell'organizzazione comporta anche la possibilità di lasciare significativi margini di autonomia per le singole articolazioni dell'associazione, come è avvenuto per i locali operanti in Lombardia dove la 'ndrangheta si è diffusa attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso, organizzato in 20 locali per complessivi 500 affiliati circa. p.v. Monasterace. Investigatori al lavoro anche se non viene esclusa l’ipotesi corto circuito Indagini aperte dopo l’incendio Le fiamme sarebbero partite da uno dei bagni della struttura di via Papaleo di VINCENZO RACO MONASTERACE - Si propende per l'ipotesi corto circuito, del resto la prima lanciata dal nostro giornale, nel commento del fatto di cronaca che ha riguardato l'incendio di una parte della biblioteca comunale, quella per così dire meno nobile quanto essenziale quello del wc. Ad un giorno dal fatto di cronaca del martedì, gli lsu/lpu in servizio presso il comune ionico hanno ripulito quasi tutto quello che c'era da pulire a cominciare dalla fuliggine presente nella sala convegni in cui è incastonata la biblioteca comunale, sita in via Giorgio Papaleo, nell'ex mercato coperto. La biblioteca come detto non ha subito nessun danno visibile, quindi i libri e tutto il materiale didattico sono per fortuna a posto, meno male, altrimenti oltre al danno la beffa. Sul posto come ricordato ieri si sono precipitati i vigili del fuoco della compagnia di Siderno che Rientra la pista del rogo doloso Il bagno della biblioteca dal quale è partito l’incendio una volta giunti sul posto hanno perfezionato l'intervento dando un occhiata a quanto accaduto nell'interno di quell'edificio che ospita un nuvolo di associazioni oltre che la sezione della guardia costiera di Monasterace. Sul posto anche i carabinieri di Monasterace guidati dal maresciallo Antonio Longo che stanno indagando sul rogo di martedì mattina. Carabinieri che come del resto i vigili del fuoco non hanno escluso nessuna delle ipotesi possibili, anche perché in questi casi è bene accertarsi di tutti gli elementi possibili per poter con certezza stilare un referto sulla natura dell'incendio. E' però preponderante la pista che porta ad un corto circuito del cosiddetto scaldino elettrico. Una via maestra supportata da una serie di indizi concatenanti che fanno presuppore all' assenza di dolosità. Il primo indizio non da poco è dato dal fatto che nelle porte d'ingresso della biblioteca comunale non vi fossero segni di effrazione e visto che le stanze erano chiuse a chiave e le chiavi erano in possesso di poche e qualificate persone sembra da escludere quindi che qualcuno si sia inserito nei locali della biblioteca stessa. In più non vi erano segnali di liquido infiammabile presenti nell'edificio. Poi il rogo è partito e si è fermato nel wc della blioteca senza toccare libri o altro, vogliamo credere che se vi fosse stato uno o dei malintenzionati non sarebbero partiti dal wc per fare danni ma avrebbero dato una bella ripulita per così dire al materiale didattico. Come si è formato il focolare? In pratica forse per una volteraggio eccessivo è scattata una fiamma che ha bruciato la parte di plastica che è inserita sotto lo scaldino, da lì è partito tutto il focolare che ha letteralmente inondato di fiamme il wc della biblioteca. Una fatalità di quelle più fastidiose possibili che hanno reso più cupo questo natale monasteracese 2011, che disdetta. Omicidio Romeo Per Marando condanna a 20 anni di carcere SIDERNO - Il gup di Torino Alessandra Bassi ha condannato a 20 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario Domenico Marando, di 45 anni, ritenuto il mandante dell’omicidio dell’odontotecnico Roberto Romeo, avvenuto in un agguato a Rivalta di Torino (Torino) il 30 gennaio 1998. Il gup, al termine dl processo celebrato con rito abbreviato, ha accolto le richieste dei pm Roberto Sparagna e Monica Abbatecola. Marando si trova nel carcere di Rebibbia, a Roma, in quanto condannato per altri delitti di 'ndrangheta. Roberto Romeo, giovane odontotecnico di origine calabrese, fu raggiunto da numerosi colpi di pistola mentre si trovava in strada. I Carabinieri accertarono che il delitto fu l’ultimo episodio di una lunga faida tra cosche rivali per il predominio sul controllo del territorio e sul traffico degli stupefacenti nel torinese. L’esecutore materiale del delitto fu identificato in Antonio Spagnolo, 51 anni, la cui posizione è stata stralciata dando vita a un procedimento separato. Un delitto commissionato dall’ndrangheta, quello di Roberto Romeo, avvenuto il 30 gennaio 1998, che inizialmente fu ritenuto legato al mondo dell’usura. Si è scoperto invece che fu l’ultimo episodio di una lunga faida tra organizzazioni criminose rivali per il controllo del territorio e del traffico di stupefacenti nel Torinese. Tutto ebbe inizio il 3 maggio 1996, quando Francesco Marando, 37 anni, fratello di Domenico e di Pasquale (latitante), venne trovato morto in un bosco a Chianocco. Il suo corpo era crivellato di proiettili e carbonizzato, tanto che l’identità fu ricostruita soltanto grazie alla fede. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Giovedì 15 dicembre 2011 38 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] Dentro il salone del “Vecchio lume” i Maio affiliavano le nuove leve e assegnavano le cariche Nel bar i “battesimi” di mafia Il locale pubblico di San Martino era gestito da Pasquale Hanoman IL PARTICOLARE di GIOVANNI VERDUCI TAURIANOVA - Dentro il bar “Vecchio lume” di via Garibaldi a San Martino di Taurianova non si vendevano solo caffè ma si celebravano i“battesimi”di ‘ndrangheta. Dietro al bancone del suo bar Pasquale Hanoman riceveva gli accoliti del gruppo criminale operativo nella piccola frazione di Taurianova e, insieme ai boss, si adoperava nel distribuire le nuove cariche o effettuare le iniziazioni. Gli investigatori del comando provinciale dell’Arma di Reggio Calabria, coordinati dal colonnello Pasquale Angelosanto, ne sono convinti e per sostenere questa tesi accusatoria hanno portato a corredo investigativo le immagini riprese dal sistema di video sorveglianza operativo nel territorio di San Martino di Taurianova. Il 24 aprile di quest’anno, nel giorno di Pasqua, il bar “Vecchio lume”era aperto e, per i magistrati della Procura antimafia di Reggio Calabria guidati da Giuseppe Pignatone,dietro lesuevetrinesi sarebbetenutoun summit di ‘ndrangheta. Alcuni dei partecipanti sarebbero entrati “spogliati” e sarebbero usciti con in “dote”una carica mafiosa. A meno di quindici giorni di distanza dal summit di Pasqua, poi, il gruppo criminale operativo a San Martino di Taurianova torna a riunirsi. Le telecamere della video sorveglianza registrano anche questo incontro. E’ il 4 maggio scorso e dentro il bar “Vecchio lume” si ritrovano elementi di spicco della cosca Maio. All’esterno dell’esercizio commerciale, in funzione di vedetta, sostava Francesco: il figlio di Pasquale Hanoman. «La natura illecita dell’incontro - scrivono gli investigatori dell’Arma - veniva svelata dalla seguente dinamica degli eventi. Dopo l’ingresso in rapida successione all’interno del locale di vari soggetti, il giovane Francesco Hanoman si poneva sul ballatoio antistante il bar in evidente atteggiamento di vedetta. Tale funzione veniva L’aggiunto Prestipino confermata allorquando Francesco Hanoman, scorgendo in lontananza duepattuglie dei Carabinieriche si avvicinavano percorrendola ViaGaribaldi, temendo evidentemente un controllo diretto al suo bar, correva subito all’interno dando l’allarme alle persone ivi presenti». L’allarme lanciato dalla vedetta per l’arrivo dei carabinieri provocò la fuga dal bar di tutti i partecipanti al summit. «Infatti, dopo la messa in allerta - spiegano i carabinieri nel decreto di fermo - nessuna delle persone precedentemente entrate nel bar usciva dall’ingresso principale, proprio per evitare di essere notate dalle pattuglie. Deve pertanto ritenersi che tutti i partecipanti siano fuggiti da una delle due uscite secondarie del bar (non inquadrate dalla telecamera). Che infatti essi si siano dati alla fuga da un’uscita secondaria veniva provato poco dopo allorquando Gaetano Merlino, facendo capolino dal vicoletto adiacente al bar, controllava dapprima se la situazione si fosse normalizzata, dopo di che, con fare disinvolto, si allontanava. Subito dopo transitavano effettivamente davanti all’esercizio pubblico gestito dagli Hanoman le due pattuglie che, contrariamente a quanto temuto dagli indagati, non si fermavano al bar». Le intercettazioni telefoniche, poi, consentivano la quadratura del cerchio. «Che lo scopo delle riunioni indette presso il suddetto locale - si legge infine - fosse quello di permettere lo svolgimento in segreto ed al sicuro di cerimonie battesimali, si ricava dalle conversazioni ambientali intercettate nel veicolo Pasquale Hanoman ed intercorso fra lo stesso e Panuccio Giuseppe. Nelle stesse, Hanoman sponsorizzava, colloquiando con il capo ‘ndrina, le “candidature” di Stefano Nava quale picciotto e Carmelo Hanoman quale camorrista e veniva indicato il giorno di Pasqua come data per lo svolgimento del relativo cerimoniale». A Pasqua si tenne un summit fra i sodali del gruppo La fontana limitava la giurisdizione TAURIANOVA - La “giurisdizione mafiosa” della cosca Maio erano stati fissati. Per evitare problemi con le altre cosche presenti ed operanti sul territorio di Taurianova e del suo circondario, infatti, erano stati fissati dei paletti, dei limiti di competenza territoriale e criminale. E’ sempre Pasquale Hanoman, parlando dentro la propria autovettura, a spiegare ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria i meccanismi che avevano soprasseduto a tale decisione. Nella ricostruzione dei fatti offerta da Pasquale Hanoman al suo diretto interlocutore la divisione del territorio sarebbe stata il frutto di dissidi sorti con altri gruppi criminali. «Dato che ci sono state - spiega Pasquale Hanoman al suo interlocutore - hanno diviso fino alla fontanella, dal campo verso sotto va con San Martino, mentre dal campo verso sopra va con Taurianova». gio. ve. Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e il collega di Palmi, Giuseppe Creazzo Gli indagati avevano paura di essere intercettati «Qui è pieno di cineprese» i timori di boss e picciotti di ANTONINO RASO TAURIANOVA - Il sospetto che qualcosa dei loro traffici potesse venire scoperto, i presunti affiliati alla cosca Maio di San Martino, lo covavano da tempo. Questo particolare, ritenuto dagli inquirentimolto utile aifini investigativi, emerge con chiarezza in alcuni stralci di intercettazioni riportate nelle pagine dell'ordinanza emanata dalla Direzione distrettuale antimafia, nell'ambito dell'operazione “Tutto in famiglia”. Durante un colloquio, avvenuto il 31 marzo 2011, tra Giuseppe Panuccio, che secondo l'accusa sarebbe personaggio preminente della cosca Maio (presunto Capo 'Ndrina), e Pasquale Hanoman, altro affiliato di spicco della Società Maggiore, i due uomini convenivano sulla maggiore attenzione prestata nei tempi passati dagli apparte- nenti alle organizzazioni criminali per sfuggire a qualunque forma di controllo da parte delle Forze dell'ordine cui seguiva una migliore riuscita delle loro operazioni illecite. “Lo hai saputo che San Martino è pieno, pieno di cineprese? - così diceva Panuccio al sodale nella conversazione avvenuta nell'automobile di Hanoman - San Martino è pieno di cineprese, pieno di cineprese, state attenti chissà ce ne qualcuna nascosta… che veniamo tutti fotografati, è pieno di cineprese, non ci possono arrestare perché non hanno trovato niente…”. Ma dalle conversazioni tra “Peppino” Panuccio e Pasquale Hanoman emerge anche dell'altro: da una parte il ruolo centrale di Michele Maio (capo società dell'omonima cosca) nelle dinamiche malavitose della Piana, dall'altra “una fitta rete di interessi nascenti da pregresse attività “mafiose”e quindi illeci- te, che confermerebbero l'ipotesi degli inquirenti riguardo l'esistenza di “un consorzio delle cosche”. Il 10 aprile 2011 Panuccio raccontava ad Hanoman di un summit avvenuto con esponenti di rilievo della locale di Rizziconi, in particolare dei Mazzaferro: «Ieri sera ero con Chele (Michele)…inc…, mi hanno fatto …inc…, capo locale compare Rosu (Rosario), capo società Peppino Mazzaferro e capo …inc…il nipote di Carmine Alvaro…». Secondo la tesi degli inquirenti, dunque, la cosca Maio di San Martino sarebbe parte integrante del sistema malavitoso della Piana di Gioia Tauro da anni, parteciperebbe ad importanti summit tra locali, e sarebbe radicata sul territorio da decenni. Pasquale Hanoman uno dei principali indagati della cosca di San Martino I vertici delle ’ndrine Maio ricevono una soffiata sull’inchiesta della Distrettuale antimafia La “spiata” agli amici di Luca Surace TAURIANOVA - Già diversi mesi fa i vertici della cosca Maio di San Martino erano al corrente di indagini sul loro conto. Dalle intercettazioni riportate nell'ordinanza emessa dalla Direzione distrettuale Antimafia a carico della presunta cosca Maio, emergerebbe anche il nome di Luca Surace, personaggio già noto agli inquirenti e coinvolto nell'inchiesta denominata “Crimine 2”, operazione che ha portato nel marzo del 2011 al fermo di diverse decine di affiliati alla 'ndrangheta reggina. Arrestato come presunto esponente della “società”di Rosarno, Luca Surace, classe 1976,avrebbe Pasquale Maio avvertito in tempi non sospetti Giuseppe Panuccio (presunto capo 'ndrina della cosca Maio) del fatto che anche la locale di San Martino fosse destinataria di indagini giudiziarie. La “soffiata” di Sorace mette in allarme Panuccio, e la sua preoccupazione emerge da un'intercettazione ambientale registrata lo scorso aprile. Parlando con Pasquale Hanoman ePasquale Maio,classe 1977,in data 14 Aprile 2011, Panuccio comunica le informazioni fornitegli da Luca Surace. Panuccio: «vedete che per noi… per noi stanno indagando, non pensate che…»; Hanoman:«Loso»; Panuccio:«Nonpensate che non c'è niente, chissà quante …inc… che mettono in tutti i posti …inc… Eh… eh… eh… e succede che …inc… spacciano …inc… appena ci muoviamo se sanno tanto ci arrestano, se non sanno non sanno , ma se sanno tanto …non vedi che …inc…»; Hanoman: «Ma se …inc… hanno mandato pure in altri paesi, cioè non e che puoi dire …inc… solo San Martino»; Panuccio: «Sai cosa c'è di buono in questo minuto a San Martino? Eh! …inc… chiuso che hanno detto che li ci sono faide e quindi “i locali” sono chiusi… E loro sanno che è chiuso … loro sannoche èchiuso, peròsotto sottoindagano»; Hanoman: «Si, di indagare indagano ugualmente»; Panuccio: «A me hanno detto che su di me sanno tutto…e chi me loha dettosa,Luca Suracemiha detto:“vedete che ho sentito nominare un matrimonio di Panuccio”, e poi …». A questo punto Pasquale Hanoman e Pasquale Maio vengono messi al corrente della soffiata di Surace, ed invita alla prudenza i due sodali perché: «stanno passando guai, specie i Longo, …inc…i figli…è brutto… brutto… brutto…vedete che per noi… per noi stanno indagando, non pensate che…». ant. ra. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Giovedì 15 dicembre 2011 L’associazione umanitaria ha allestito un ambulatorio medico per il popolo dei migranti Emergency sbarca a Rosarno Raccolta di indumenti e alimentari degli studenti del liceo scientifico “Piria” di KETY GALATI ROSARNO - Continuano nella città di Rosarno i piani di intervento solidali per i migranti attuati dalle associazioni umanitarie. Martedì scorso è arrivata a Rosarno “Emergency”. L'associazione ha installato un ambulatorio mobile nei pressi dell'ex Pomona, l'ex fabbrica di agrumi, dove attualmente vivono ammassati oltre 500 africani. Il mega ambulatorio illuminato da potenti riflettori è stato immediatamente invaso dagli extracomunitari, i quali, avevano bisogno di molte cure mediche, viste le condizioni precarie a cui sono costretti a vivere. Emergency ritornerà a Rosarno. Il loro servizio è previsto due volte a settimana. Intanto al liceo scientifico “Raffaele Piria” di Rosarno, persiste un centro di raccolta di indumenti, coperte e cibo, che saranno distribuiti dagli studenti agli immigrati. E' stata un'idea della dirigente scolastica Mariarosaria Russo, quella di attrezzare parte della palestra del liceo a centro di raccolta. Non poteva essere altrimenti in un momento come questo di estrema emergenza umanitaria. Per divulgare la notizia del centro di raccolta, nei giorni scorsi, la Russo, ha lanciato un appello a tutte le associazioni del territorio, alle rappresentanze politiche ed ai cittadini. Il suo invito è stato chiaro: «bisogna fare presto per assicurare ai nostri fratelli migranti tutto ciò che nell'immediato si rende indispensabile per sopravvivere». «E' un'emergenza sociale e sanitaria che va affrontata. Non c'è tempo da perdere. Quello che la sottoscritta ed i miei studenti abbiamo visto con i nostri occhi non è degno di un paese civile», ha affermato la Russo, sottolineando che «non serve addebitare la responsabilità di questa grave situazione a questa o quella istituzione. E' invece tempo che il Governo centrale, la Regione e la Provincia agiscano sinergicamente, ognuno per le proprie competenze, per venire in soccorso di questi nostri fratelli, che vivono in condizioni disperate e disumane». Di recente gli allievi dell’istituto scolastico “Raffaele Piria” di Rosarno hanno visitato l'ex Pomona. Per questa ragione essi hanno deciso di unirsi alla rete solidale creatasi nella Piana di Gioia Tauro. «Quello che hanno visti i miei ragazzi và al di là di ogni drammatica immaginazione», ha detto la dirigente scolastica Russo, concludendo che, «sono fermamente convinta che la forza della gente, indipendentemente dai colori politici, sia una ricchezza in grado di frenare questa emergenza, perché possano essere garantiti i diritti e la dignità della persona, spesso violati e calpestati dall'indifferenza delle istituzioni». L’appello La corsa alla solidarietà del Rotary Medma La mensa per i migranti gestita da Mamma Africa L’ALLARME Laratta: «Rischio emergenza umanitaria» ROSARNO - «A Rosarno c'è il rischio di una nuova emergenza umanitaria e di nuovi disordini a causa della presenza massiccia di immigrati. Il Governo deve intervenire con urgenza». Lo afferma, in un'interrogazione al Presidente del Consiglio, il deputato del Pd Franco Laratta. «A Rosarno - sostiene Laratta - si vive una nuova drammatica vicenda che potrebbe esplodere con conseguenze molto gravi. Secondo quanto denunciato da alcune istituzioni locali, dalle diverse associazioni di volontariato, dal sindacato vi sono centinaia di migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie della città». I ragazzi del “Piria”, in particolare, denunciano di avere trovato «una situazione allucinantee maiimmaginabile: centinaia di persone ammassate per terra, senza un giaciglio, senza coperte, senza cibo, senzaacqua, senzaservizi igienici, senza lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori. Una desolazione e mortificazione per degli esseri umani e maggiormente per chi dovrebbe garantire delle condizioni civili e nulla ha fatto per evitare tale situazione di pesante degrado. Il Governo è conoscenza della situazione; cosa intende fare». Presentazione del calendario alla casa della cultura “Leonida Repaci” a Palmi Verso il bando Pisl Comuni in consorzio per i progetti Le immagini più significative degli eventi vissuti sul territorio sviluppo locale Polizia provinciale in 12 mesi di GIUSEPPE BOVA PALMI - I eri mattina, presso la casa della cultura “Leonida Repaci” di Palmi, è stato presentato il calendario della Polizia provinciale di Reggio Calabria e per l'occasione, oltre al comandante del corpo provinciale Domenico Crupi, c'erano i rappresentanti delle forze armate della città di Palmi. Una presentazione in grande stile quindi, a cui non si sono sottratti i politici, hanno partecipato infatti all'evento: il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, l'assessore provinciale alla Legalità e alla Cultura Edoardo Lamberti Castronovo, e ovviamente, i due esponenti palmesi della Provincia, il vicepresidente del Consiglio Giuseppe Saletta e il consigliere Giovanni Barone. Un parterre di primo piano per presentare alla stampa il calendario, realizzato con gli scatti degli stessi agenti della polizia provinciale. Immagini variegate, come la foto che immortala il portiere Gigi Buffon venuto a Rizziconi per l'incontro della Nazionale italiana all'interno del campetto confiscato alla 'ndrangheta, oppure gli scatti relativi a un'esercitazione che ha coinvolto la polizia provinciale nella simulazione di un incidente. L'assessore Castronuovo ha affermato come la polizia provinciale rappresenti una sorta di “braccio armato” della Giunta, in tempi di pace, ha ironizzato, specificando l'importante ruolo di collan- La presentazione del calendario te tra polizia provinciale e la polizia municipale. Presente all'evento anche Francesco Managò il comandante di quest'ultimo corpo militare, oltre al dirigente del commissariato della Polizia di Palmi, Fabio Catalano e al dirigente del nucleo operativo dei Carabinieri di Palmi, Mario Ricciardi. Il commissario prefettizio del Comune di Palmi, Antonia Bellomo, è stata contenta di potere avere una così ampia disposizione di forze politiche e militari, unite sinergicamente a fa- vore della città di Palmi. Il presidente Raffa ha infatti rimarcato che la presentazione del calendario sia avvenuta simbolicamente proprio a Palmi, centro strategico di importanza fondamentale, aspetto rimarcato tanto da Saletta quanto da Barone. Raffa ha inoltre ribadito l'importanza della polizia provinciale, che esiste dal 2007, è che può essere di supporto per le altre forze di polizia presenti nei numerosi comuni della provincia, “sgravandole” di alcuni compiti. Il presidente della Provincia si è detto contento del riscontro positivo registrato in questi primi sei mesi di amministrazione, riscontro registrato direttamente nella città di Palmi e anche dal rapporto continuo con i due consiglieri Saletta e Barone. Nel mirino un anziano di 91 anni. Indagini dei carabinieri Palmi, incendiata abitazione PALMI - Un episodio di criminale che ha destato particolare preoccupazione quello registrato nel centro cittadino di Palmi: ignoti, danneggiavano, mediante incendio, l'abitazione di proprietà R.T., 91 anni, del luogo. Scarne le notizie diffuse sull’episodio dia carabinieri della Compagnia di Palmi, che stanno indagando. Il primo passaggio è stato l’interrogatorio della vittima dell’episodio intimidatorio. Al momento gli investigatori dell’ARma non stanno tralasciando alcuna pista, cercando di approfondire tutte le possibile ipotesi per le quali una persona di 91 anni abbia potuto subire un gesto criminale di tale portata. Un posto di controllo dei carabinieri di SIMONA GERACE GALATRO - Sono stati presentati, nei giorni scorsi, e attendono di essere esaminati i due progetti Pisl (Piano integrato di sviluppo locale) realizzati all'interno dell'ambito 14 dal Comune di Galatro insieme ad altri 13 centri della Piana. Due progetti che hanno messo il territorio “in movimento” attraverso la creazione di un'associazione tra enti locali e partners privati. I 2 progetti denominati, “Sistema Produttivo Locale” e “Qualità della Vita”, hanno come obiettivo la messa in rete del sistema territoriale. Il primo progetto si attua attraverso l'agroindustria, le filiere dell'olio, gli agrumi e i loro derivati, la forestazione, il legno e la bioedilizia e l'artigianato artistico e di qualità. Il progetto prevede anche un insieme di centri commerciali naturali con l'obiettivo di rivitalizzare due settori in forte crisi riqualificando, al contempo, i centri storici. Il miglioramento della “Qualità della Vita”, invece, saràperseguito inunalogica di rete che metterà in sinergia immobili pubblici e privati, degradati e dismessi, con l'obiettivo di una riqualificazione per la realizzazione di centri di aggregazione integrati, di un polo sportivo e di una rete culturale mediante la creazione di una filiera di laboratori, tra cui un Urban Lab, laboratorio di architettura ed urbanistica. «E i sindaci non si sono fatti sfuggire l'occasione» - ha affermato il sindaco dell'ente capofila, Carmelo Panetta. ROSARNO - Un appello alla solidarietà per la raccolta di vestiario, coperte, generi alimentari e ogni altro genere di conforto per i migranti giunti a Rosarno per la campagna agrumicola, è stato lanciato dai presidenti del club Rotary Nicotera Medma, Francesco Brosio, e dal presidente dell'associazione Città del Sole Giacomo Saccomanno. Brosio e Saccomanno hanno scritto ai presidenti dei club service e alle associazioni di volontariato calabresi e, per conoscenza, al Ministro dell'Interno e al Prefetto di Reggio Calabria. «Assieme ai ragazzi del liceo scientifico Raffaele Piria di Rosarno hanno scritto - siamo andati a visitare i migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie della città. Abbiamo trovato una situazione allucinante e mai immaginabile: centinaia di persone ammassate per terra, senza un giaciglio, senza coperte, senza cibo, senza acqua, senza servizi igienici, senza lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori. Una desolazione e mortificazione per degli esseri umani e maggiormente per chi dovrebbe garantire delle condizioni civili e nulla ha fatto per evitare tale situazione di pesante degrado». «Ma, oggi non è il caso di parlare delle solite ed impagate responsabilità dei soliti noti - prosegue la nota - vi è una emergenza umana, sociale e sanitaria, alla quale le persone di buona volontà non possono, certamente, sottrarsi. Nel passato noi, con tutti i soci rotariani e non, abbiamo sostenuto le fasce deboli con un banco alimentare, che ha reso felici tanti essere umani e, quindi, ci si rende conto della gravità della situazione e di quello che potrebbe accadere se non vi sarà un pronto ed immediato intervento». «In tale direzione, pertanto, chiediamo, per quanto possibile, di inviare, con qualsiasi mezzo, vestiario, coperte, alimentari e quant'altro possibile, a Rosarno, presso l'Istituto Piria, Via Modigliani, che ha messo a disposizione dei locali per la raccolta e la distribuzione del materiale. Nel frattempo, i soci rotariani provvederanno, per quanto possibile, a dare la massima assistenza agli oltre 2.000 migranti, cercando di ovviare alla sordità delle istituzioni». «Ma è urgente prima che arrivi l'inverno - si legge - che vi possa essere una reazione, cercare di dare il massimo del sostentamento a tante sfortunate ed abbandonate persone». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 39 Piana Giovedì 15 dicembre 2011 Piana Giovedì 15 dicembre 2011 I lavoratori del centro distribuzione alimentare di Rosarno beffati dal cambio alla Provincia Sisa senza cassa integrazione I lavoratori si erano prodigati per trovare il sostegno di un istituto bancario di FRANCESCO PAPASIDERO ROSARNO - Questa storia inizia a marzo 2010, quando da più di un mese era stata formalizzata la richiesta di Cassa Integrazione Guadagni Straordinari per gli oltre cento dipendenti del gruppo Sisa Calabria. La burocrazia italiana, è risaputo, non brilla certo per celerità ed efficienza. E proprio in virtù di questo, i dipendenti del gruppo, “navigando” sul web, si erano prodigati per trovare qualche forma di “accesso al credito” in modo da poter sopperire al periodo, che si preannunciava lungo, in cui gli introiti sarebbero stati pari a zero. Eppure una soluzione c'era. In alcune zone d'Italia le Provincie si erano prodigate di stipulare delle convenzioni condegli istitutidi credito.In buona sostanza gli enti si facevano garanti per i dipendenti delle aziende che avevano chiesto la Cigs, coprendo le spese di apertura, gestione ed eventuale chiusura di un conto corrente, in cui sarebbe stata erogata dalla banca la somma totale dei mesi di cassa integrazione, in attesa che la Regione (inquesto casola Regione Calabria) stanziasse le La Sisa di Rosarno somme necessarie. Sarebbe stato questo un modo, seppur temporaneo, per alleviare i disagi economici di molte famiglie. Venuti a conoscenza di tutto ciò, la prima da fare, fu quella di chiamare in causa, appunto, la Provincia di Reggio Calabria, all'epoca guidata da una giunta di centrosinistra con a capo Giuseppe Morabito. Giunta che, per mezzo del Capo di Gabinetto del presidente, Maurizio Condipodero, si rese subito disponibile per cercare di risolvere il problema. Al primo incontro ne segui- rono altri, tutti “interlocutori”. In alcuni di questi vennero prese in esame le convenzioni già stipulate da parte di altri enti in Italia. In altri, invece, ci furono anche dei colloqui con alcuni funzionari di alcuni istituti di credito, dichiaratisi disponibili ad appoggiare l'iniziativa. Dulcis in fundo, addirittura, fu convocata una conferenza stampa, dal presidente Morabito, in cui la questione veniva data come quasi risolta, con l'avvio di una convinzione con la Banca Popolare del Mezzogiorno. Questo a settembre 2010. Arrivò maggio, arriva- rono le elezioni, Morabito perse, e i lavoratori della Sisa ancora aspettavano che la “trattativa” si sbloccasse. Quale decisione prendere, a questo punto? Ovvio, andare a trovare i nuovi amministratori provinciali, questa volta di centrodestra, ed interessarli del problema. Ad un primo incontro con il capo di gabinetto del presidente Raffa, il prefetto Domenico Bagnato, immediatamente disponibile ad affrontare la questione per conto del presidente, seguì un gentile “ci risentiamo tra dieci giorni”. Un tempo nemmeno troppo biblico e ragionevole per un'amministrazione che si era insediata da poco più di un mese e che ancora doveva avere contezza delle problematiche da affrontare. Ma la telefonata di Bagnato non arrivò. E tra un rinvio e un “approfondimento” da fare, arrivò settembre. E anche in questo caso, della convenzione che avrebbe potuto alleviare le sofferenze economiche dei dipendenti della Sisa, nemmeno l'ombra. Davanti a questi fatti, ha ancora senso, allora, tenere in piedi le Provincie? Stando all'andamento dei fatti, la risposta, ovviamente, non può non essere “no”. Un disoccupato di 39 anni raggirava le persone spacciandosi per impiegato comunale Truffava gli anziani, arrestato a Laureana LAUREANA - I carabinieri hanno arrestato, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare delTribunale di Reggio Calabria,Mario Bevilacqua, 39 anni, di Laureana di Borrello (foto), disoccupato. L'uomo, nel settembre 2011, era stato tratto in arresto poiché sorpreso a realizzare una truffa ai danni di un anziano a Lazzaro, dal quale si era fatto consegnare 500 euro in contanti. Il modus operandi prevedeva che si spacciasse per collaboratore del responsabile dell'Ufficio tributi del Comune ed in qualità di delegato alla riscossione di somme da versare nelle casse comunali intascava il denaro. In se- guito, promettendo di ripassare per consegnare una fantomatica ricevuta, spariva letteralmente dalla circolazione. Con un comportamento sempre gentile, talvolta adescava le proprie vittime per strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava con la propria autovettura, fin sotto casa, ove si faceva consegnare il denaro. L'utilizzodell'auto loavevatraditogià asettembre, allorquando un passante, insospettito, aveva chiamato i carabinieri. Successiva i militari avviavano ulteriori indagini e grazie alle dichiarazioni, ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune vittime. Processo “Cosa Mia” Bestemmia in aula e il pm riprende il boss di DOMENICO GALATÀ PALMI - È stato un clima certamente più disteso quello che si è avvertito ieri mattina nell'aula bunker del tribunale di Palmi dove si è tenuta una nuova udienza del processo “Cosa Mia”. Nella precedente seduta, la vicenda che ha coinvolto gli avvocati Francesco Cardone e Giovanni Marafioti, impegnati nella difesa di Domenico e Rocco Gallico, aveva creato malumori piuttosto percepibili nel collegio difensivo. Malumori che ieri sono sembrati attenuati. Un poco di tensione si è avvertita quando il Pubblico Ministero della Dda di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, si è avvicinato a muso duro verso le gabbie dei detenuti dai quali era partita un'imprecazione poco “ortodossa”. Di Palma avrebbe individuato in Rocco Gallico l'autore dell'espressione blasfema, e, una volta giunto davanti alla cella in cui si trovava l'imputato, lo ha invitato ad ammettere che l'imprecazione era partita da lui e di assumersi quindi le proprie responsabilità. Aldilà di questo fuoriprogramma, l'udienza ha visto l'escussione del Vice Questore della Dia di Reggio Calabria, Leonardo Papaleo, citato dal Pm nella propria lista testi. L'agente di polizia ha riferito di alcune circo- stanze contenute in un'informativa del 2007 dalla quale sono partite le indagini che hanno portato all'operazione in cui sono rimasti coinvolti capi e presunti affiliati della cosca Gallico di Palmi. L'idea dalla quale è partita l'inchiesta, ha raccontato Papaleo durante la sua deposizione, era quella che anche sul 5º macrolotto dei lavori di ammodernamento dell'autostrada SalernoReggio Calabria potesse esserci l'interesse delle cosche in merito spartizione dei lavori, così come era emerso per altri tratti autostradali dal processo “Arca”. Papaleo ha anche riferito di alcune intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate tra il 2006 e il 2007. Il teste si è poi sottoposto al contro esame degli avvocati Giuseppe Milicia e Guido Contestabile, difensori di Vincenzo e Matteo Gramuglia. In apertura di udienza Rocco Gallico ha comunicato al presidente della Corte d'Assise, Silvia Capone, la decisione di nominare gli avvocati Contestabile e Giunta quali suoi difensori di fiducia. Nella precedente seduta l'imputato aveva rinunciato alla difesa dell'avvocato Antonino Managò per affidarsi ad un legale d'ufficio. A tal proposito la sua posizione era stata stralciata dal giudice che ieri ha però riunito i procedimenti. In Comune il malcontento degli abitanti di Cavallica Alla sbarra un’organizzazione di narcotrafficanti Non si ferma la protesta Processo “Black& White” degli alluvionati di Cittanova sconti di pene in appello di ANTONINO RASO CITTANOVA - La protesta degli abitanti del quartiere Cavallica si fa sempre più vibrante. Troppe, secondi i cittadini, sarebbero le falle nel piano di messa in sicurezza dell'area ad alto rischio idrogeologico. Durante un incontro tenuto nell'aula consiliare del Comune di Cittanova, nel tardo pomeriggio di martedì, il malcontento è venuto fuori con rabbia (qualcosa del genere era accaduto non più tardi di una settimana fa con gli agricoltori locali) toccando, in alcune fasi del dibattito, punte di forte tensione. «Chiediamo - questa la richiesta - che l'amministrazione, nella persona del sindaco Alessandro Cannatà, fornisca quanto prima una scaletta degli interventi da fare nella zona collinare a rischio, e che stabilisca anche i tempi necessari al completamento di ogni singola opera». Un impegno preciso, insomma, quello richiesto durante il lungo faccia a faccia, che dia qualche certezza sulle modalità e la tempistica dei Il sindaco Alessandro Cannatà lavori attualmente incorso, e che andranno consegnati secondo il progetto originario per cui sono stati stanziati fondi per oltre un milione di euro - entro il 14 gennaio 2012. «Una data troppo vicina» hanno contestano i presenti al confronto di martedì pomeriggio, per poter ultimare un'opera cosi complessa, che tra le altre cose: «Andrebbe bollata come insufficiente». «I lavori - denunciano i più esasperati - sono stati mal or- ganizzati sin dal principio. Risulta evidente, del resto, la mancanza di un criterio valido nella scelta dei modi e delle priorità». Gli abitanti del quartiere Cavallica, hanno poi fatto sapere che consegneranno nei prossimi giorni, presso gli uffici competenti, una relazione sullo stato idrogeologico dell'area collinare sovrastante il paese, relazione che: «senza ombra di dubbio da adito a qualche lecita preoccupazione». Di fronte alla richiesta di una “scaletta dei lavori”, il sindaco Cannatà ha risposto: «la necessità imprescindibile che tutti prendano atto dell'evento calamitoso che ha duramente colpito Cittanova nel novembre scorso. Le piogge che hanno causato l'alluvione sono state straordinarie per portata e per violenza, quindi alcuni appunti fatti nei riguardi del'amministrazione sono fuori luogo. Se poi - ha concluso il sindaco - il 14 gennaio la ditta che sta lavorando alla messa in sicurezza di Cavallica non sarà in grado di consegnare i lavori finiti, a quel punto chiederemo spiegazioni in merito». di FABIO PAPALIA REGGIO CALABRIA - Processo Black & White, diminuzioni di pene in Appello a Reggio Calabria (Natina Pratticò presidente). Era il primomarzo del 2001 quando scattò una maxi operazione antidroga condotta dalla Squadra Mobile allora diretta dal vice questore Cucchiara e dal commissiato di Gioia Tauro allora diretto dal vice questore Arena, e coordinata dalla Procura di Palmi. La droga viaggiava sull'asse Milano-Rosarno, cosicché anche le 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere furono eseguite a Rosarno e Milano, e ancora Como, Sesto San Giovanni e Mileto nel vibonese. Le indagini consentirono di ricostruire l'attività dell'organizzazione, strettamente legata al clan Pesce di Rosarno, impegnata a riversare eroina, cocaina, armi d'ogni tipo e munizioni, sulla rotta Rosarno-Milano. In riforma della sentenza del Tribunale di Palmi la Corte d'Appello ha riconosciuto a Nunziatina Falleti e Marcello Nardelli le circostanze atte- Il presidente Natina Pratticò nuanti generiche, Rideterminando così la pena: in 7 anni e 8 mesi di reclusione nei confronti di Nunziatina Falleti, Rosario Logiacco, Francesco Marchesano, Rinaldo Spadaro e Alessio Zungri; in 11 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Falleti; in 4 anni di reclusione e 12 mila euro di multa nei confronti di Marcello Nardelli, limitatamente al capo B); in 13 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Caccamo, previa riqualificazione del reato contestato ai capi C) e D); in 2 anni e 8 mesi di reclusione e 8 mila euro di multa nei confronti di Emiliano Enzo Cinque, previa riqualificazione del reato constato al capo B); in 4 anni di reclusione e 12 mila euro di multa nei confronti di Paolo Catta e Costantino Catta. La Corte, inoltre, ha assolto Marcello Nardelli e Antonio Zangari per non avere commesso il fatto; e ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Rocco Pesce e Antonio Zangari. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Reggio 35 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] In mattinata presentato ai ragazzi delle scuole di Amantea il fumetto sulle navi dei veleni Per non dimenticare De Grazia La commemorazione del capitano di fregata la scintilla per discutere di ecomafie di PAOLO OROFINO AMANTEA - Martedì sera in occasione del sedicesimo anniversario della morte, è stato ricordato il Capitano “Natale De Grazia”, morto misteriosamente il 13 dicembre del 1995, mentre stava indagando sul traffico delle “navi dei veleni” e sui punti oscuri dello spiaggiamento della motonave Jolly Rosso, avvenuto sulle coste di Amantea, cinque anni prima. La commemorazione è stata organizzata dal comitato civco, intitolato proprio a De Grazia, che da anni si sta impegnando al massimo per sostenere le indagini nella vallata del fiume Oliva, dove sono stati trovati interrati ingenti quantità di sostanze altamente inquinanti di dubbia provenienza. Si ricorda, che la zona si trova ad un paio di chilometri, linea d'aria, dal punto della spiaggia in cui si arenò la Jolly Rosso, motonave che per anni è stata al centro di inchieste sul presunto traffico illecito di scorie pericolose. Inchieste poi finite con un nulla di fatto. All'incontro, tenutosi presso la sala dell'hotel “Mediterraneo di Amantea, sono intervenuti Alfonso Lorelli, del comitato “Natale De Grazia”; Salvatore Vitello, procuratore capo di Lamezia Terme; Danilo Chirico, presidente associazione "daSud-onlus”; Raniero Maggini, vicepresidente Wwf Italia, Enzo Mangini, scrittore; Roberto De Luca, docente Unical e Luigi Politano, giornalista moderatore della serata. Presenti in sala anche Gianfranco Posa, presidente del comitato “Natale De Grazia” ed il sindaco di Amantea, Francesco Tonnara. Nella mattinata, nell'ambito della stessa iniziativa, era stato presentato, presso il nuovo polo scolastico della città, il libro-fumetto, scritto da Enzo Mangini “Natale De Grazia-Le navi dei veleni”, che racconta dettagliatamente la disavventura del Capitano Natale De Grazia, morto da “eroe dello Stato” in circostanze mai completamente chiarite, mentre stava cercando di far luce su uno dei più grandi intrighi internazionali. L'opera del capitano di fregata della Marina militare di Reggio Calabria è stata ricordata dal procuratore di Lamezia, Salvatore Vitello, che ha evidenziato il profilo di “servitore ed eroe dello Stato” perfettamenteapplicabilealla figuradiNatale De Grazia, il cui sacrificio personale dovrà sempre essere tenuto presente da tutti coloro i quali ricoprono cariche istituzionali e da tutti i cittadini onesti amanti della verità. Come sempre incisivo è stato l'intervento del professor Alfonoso Lorelli, in rappresentanza del comitato “De Grazia”. Lorelli ha paralo di “verità ufficiali”, che non sempre corrispondono alle “verità vere”, riferendosi a quanto accaduto a Cetraro, precisamente all'archiviazione dell'inchiesta sul relitto avvistato nei fondali a pochi chilometri dalla città tirrenica. Archiviazione non condivisa dall'associazione ambientalista. Lorelli si è poi soffermato sulla situazione critica di Amantea e delle aree adiacenti al torrente Oliva, facendo un appello affinché per i rifiuti nocivi trovati nella zona, si arrivi presto alla bonifica dei siti inquinati. L'esponente del comitato “De Grazia” ha poi proferito parole di elogio nei confronti del procuratore di Paola, Bruno Giordano, che, con tenacia ed abnegazione, sta coordinando le indagini sull'illecito smaltimento di sostanze nocive nei suddetti siti. A seguire, ha preso la parola pure il sindaco di Amantea, Franco Toonara, che ha recitato un “mea culpa” esteso un po' a tutti i politici locali, per aver, in passato, sottovalutato la problematica dei “veleni”, oggi esplosa con tutta la sua gravità per la popolazione del comprensorio, dove la malattie tumorali sono in costante crescita. L’INTERVENTO «Sui rifiuti bisogna tenere alta la guardia» Maggini,vicepresidente nazionale del Wwf ,rivolge un appello ai cittadini e un ringraziamento al procuratore Giordano di RINO MUOIO AMANTEA - «Professionalità e coraggio sono tra gli insegnamenti più rilevanti che raccogliamo dall'operato del Capitano Natale De Grazia: presupposti ineludibili per sconfiggere la criminalità». Testimonia così, Raniero Maggini, vicepresi- dente del WWF Italia, l'impegno e l'esempio fulgido del capitano Natale De Grazia, donatosi completamente alla ricerca della verità, con coraggio e abnegazione. Maggini è sceso in Calabria per prendere parte all'incontro di Amantea e rendere omaggio alla figura del valoroso militare a nome della più diffusa organizzazione ambientalista mondiale. «Troppo spesso - ci ha dichiarato Maggini sollecitando alla massima determinazione nella lotta alle ecomafie - la politica è vittima di un processo di mediazione che svuotato di contenuti resta fine a se stesso. Un processo che così si allontana pericolosamente dalle questioni di merito, tradendo tutela del territorio e diritti dei cittadini, divenendo vulnerabile alle pressioni di interessi particolari, anche illegali. Solo la serietà del lavoro condotto con competenza ed il coraggio di affermare le evidenze che ne derivano, possono vincere la criminalità, essendone al tempo stesso forma di prevenzione». «Non verrà mai meno - ha aggiunto Maggini - la nostra gratitudine per l'impegno profuso ieri dal Capitano Natale De Grazia, come oggi al Procuratore di Paola Bruno Giordano, nonché il nostro sostegno a tutti coloro che con la propria opera saranno custodi del territorio e della comunità. Sostegno che certo il WWF non farà mancare ai cittadini nel cercare quanto ancora e' dovuto sapere sulle "navi dei veleni" e per ottenere la riqualificazione di quei sistemi naturali violati dall'arroganza criminale». Anche in questa direzione è andata la manifestazione di ieri che ha voluto non soltanto ricordare un uomo come De Grazia, ma soprattutto sollecitare tutti sulla vastità del problema dello smaltimento illecito dei rifiuti che sta avvelenando la nostra terra. Il tavolo dei relatori In diverse piazzole ci sono anche copertoni e rifiuti vari Cumuli di eternit lungo la Ss 18 Diverse le discariche a cielo aperto di ANTONIO LOCANTO MALGRADO le innumerevoli segnalazioni avvenute in passato, continua a persistere lungo la SS18 il fenomeno delle micro-discariche, che fioriscono ad intermittenza lungo tutta la carreggiata della statale. Poco tempo fa erano caratterizzate soprattutto dagli innumerevoli depositi abusivi di copertoni esausti nelle piazzole dell’alto tirreno, dovuti soprattutto ad una politica di vendita fraudolenta da parte di alcuni commercianti, i quali, pur di evitarsi le spese di smaltimento legittimo, per legge a loro carico, garantivano piccoli sconti ai clienti che “riportavano a casa” le gomme da sostituire. Oggi il fenomeno è forse più ridotto ma non meno diffuso. E’ il caso di questo cumulo di eternit abbandonato ormai da tempo da chi sa chi a ridosso di un muro, appena a pochi passi da un frequentatissimo ipermercato e di altri esercizi commerciali nel comune di Fuscaldo. L’eternit, oltre ad essere inquinante, produce per sgretolamento polveri sottili velenose e cancerogene. La sua polvere, contenente amianto, se inspirata è, ad oggi, considerata il principale agente del Mesoendotelioma, una forma di tumore maligno dei polmoni. E’ facile immaginare cosa potrebbe succedere se un bimbo gli dovesse dare un calcio. Purtroppo assistiamo spesso ad una forma di inerzia e trascuratezza verso le problematiche connesse alla statale, quasi come se la stessa non facesse parte del territorio dei diversi comuni che taglia, mentre ne è l’arteria pulsante. Amantea Mercatino di Natale a corso Vittorio AMANTEA - Partito sabato scorso anche il mercatino di corso Vittorio Emanuele e organizzato dal comitato “Voglia di Crescere”, impegnato nel rendere il Natale amanteano degno della storia a cui la ultramillenaria città ormai appartiene. Alla fine delle festività si conteranno tre mercatini realizzati tra Campora San Giovanni, organizzato dall'associazione “L'Aquilone”, via Margherita, organizzato dalla Pro Loco amanteana, eappunto quello divia Vittorio Emauele. Tra gli eventi in programma il comitato “Voglia di Crescere” segnala quelli imminenti della “grispellata di Natale” per le sere del 16, 17 e 18 dicembre con musica e intrattenimento. r. m. La mini-discarica di eternit BREVI AMANTEA BELMONTE Concorso canoro a Campora Le novità del consiglio comunale AMANTEA -Un concorso canoro, organizzato dalla GBS Recording di Gianni Briglio in collaborazione con la Music Academy Italy di Cosenza, sarà un'altra delle iniziative natalizie che si terranno in città nei prossimi giorni. “Canto solare 2011”, così è stata denominata, si realizzerà il prossimo 27 dicembre a Campora San Giovanni, presso l'auditorium “don Peppino Arlia”, della locale parrocchia di San Pietro Apostolo, con inizio alle 20. BELMONTE - Si è svolto il consiglio comunale in cui sono stati approvati i punti all’ordine del giorno, da cui sono emerse anche alcune positive novità. Le novità vengono soprattutto dal regolamento del servizio idrico fermo da più di 20 anni, dalla nascita di un punto cliente Inps all’interno della casa comunale e dalla costituzione di un ufficio legale per le vertenze relative alla gestione del mega depuratore di Nocera. Approvato anche un atto societario tra i comuni E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Giovedì 15 dicembre 2011 Cosenza 37 Scalea, Belvedere, Cetraro e costa tirrenica Orsomarso. Durante la cerimonia anche il riconoscimento al maresciallo Marino Una targa contro la ’ndrangheta Apposta alla presenza del presidente della Commissione Magarò ORSOMARSO – Una nuova targa “anti 'ndrangheta” è presente nella struttura del municipio di Orsomarso. “Qui la 'ndrangheta non entra” è il messaggio lanciato da tempo su iniziativa del Presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Salvatore Magarò, nei vari comuni calabresi. La cerimonia di Orsomarso ha avuto anche un duplice obiettivo, oltre ad apporre la targa nella struttura del Comune, infatti, l'Amministrazione ha voluto riconoscere il lavoro del maresciallo dell'Arma Angelo Marino che ha prestato servizio per diverso tempo nel territorio con professionalità e mostrando il senso del dovere che contraddistingue la maggior parte dei carabinieri. L’iniziativa ha quindi offerto l’occasione per un confronto ed una riflessione pubblici sui fatti e sugli accadimenti che animano le cronache della nostra regione. Al maresciallo Angelo Marino, l’Amministrazione comunale ha consegnato un riconoscimento per la dedizione al lavoro e per il servizio reso alla comunità, durante la sua permanenza nel centro montano della provincia cosentina. Proprio la presenza del militare dell'Arma ha offerto al Presidente della Commissione regionale, l’occasione per «Ringraziare le forze dell’ordine e la magistratura per i colpi, che in questi anni hanno inferto alle organizzazioni criminali e per gli ottimi risultati raggiunti nell’assicurare alla giustizia pericolosi latitanti e affiliati ai clan ‘ndranghetisti. Senza questo affondo – ha spiegato Magarò - non avremmo mai potuto sperare nella possibilità di vincere le mafie. Ma la cattura dei mafiosi da sola non basta per sconfiggere il cancro della ‘ndrangheta. Ognuno di noi è chiamato a svolgere un ruolo: ognuno di noi deve diventare “testimone”di giustizia e di libertà. E questo, soprattutto nella nostra Calabria, significa diventare guardiani della legalità e strenui oppositori delle ingiustizie e dei soprusi. Significa anche rinnega- re quel metodo e quel modo d’agire che, ci vuole tutti dipendenti e assoggettati al potente di turno e al “più forte”, anche per il riconoscimento di diritti fondamentali e irrinunciabili. Su questo me- Salvatore Magarò todo le mafie hanno costruito il loro impero e su questa potrebbe essere di facciata. Ma è procedura anche la politica deve sulla soglia della municipalità e interrogarsi. Se compiamo que- cela una presa di posizione, la desta piccola grande rivoluzione, se cisione di essere apposta liberacioè riusciamo in uno slancio co- mente assunta per determinaziorale e unito, ad affrancarci da que- ne dei sindaci. Un pro memoria e ste “dipendenze”, l’alba della un pretesto per discussioni vive, sconfitta delle mafie sarà vicina». pacate e problematiche. Per un far Spesso lo stesso Magarò, ha rete dell’emancipazione e della spiegato: «Certo è solo una tar- cultura della legalità». ghetta, un gesto minimale, che m.c. Praia a Mare. La sede distaccata di Scalea potrebbe essere chiusa definitivamente Belvedere «Tribunale a rischio» Approvato il progetto per la frana di Santa Lucia Il movimento politico “Per Praia” interviene a difesa del presidio di MATTEO CAVA PRAIA A MARE – Il Movimento politico per Praia si occupa della paventata chiusura della sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola. Una questione di grandissima attualità e di notevole impatto sociale. Così la definisce il movimento praiese che sottolinea il Decreto legge nel quale si prevede la soppressione delle sedi distaccate. Da qualche tempo è in atto qualche iniziativa sul territorio che mira ad evitare la soppressione del presidio di Giustizia. Più volte è stato sottolineato il carico di lavoro del Distaccamento che, forse, necessiterebbe più di un potenziamento. Su questo particolare aspetto interviene anche il Movimento politico per Praia che sostiene: «L’ipotesi di chiusura di questo importante presidio di giustizia – si legge nella nota - non trova nessun fondamento giuridico in quanto tenendo conto di quanto indicato nel decreto, ovvero l'estensione del territorio (e le caratteristiche morfologiche), il numero degli abitanti, il carico di lavoro e l'indice delle sopravvenienze, la specificità territoriale del bacino di utenza e il tasso d'impatto della criminalità organizzata, non è pensabile chiudere un distaccamento così importante. Infatti la sede di Scalea ha un carico di lavoro enorme che, se dovesse sommarsi a quello di Paola, rischierebbe seriamente di compromettere il buon funzionamento della giustizia e comporterebbe dei gravi disagi per i cittadini con una ulteriore dilatazione dei tempi di definizione delle udienze e con aggravi di costi scaturenti dalla maggiore distanza del tribunale dalle residenze e dagli studi legali». Il movimento intravede una penalizzazione del territorio in seguto ad una eventuale scelta di chiusura. «Sembra poco opportuno – si legge nella nota del Movimento Per Praia - penalizzare ulteriormente l’alto Tirreno cosentino con scelte che poco hanno a che fare con la salvaguardia del territorio e con la razionalizzazione delle risorse in quanto, la presenza di uffici così importanti alimentano anche i redditi di diverse attività che operano sul territorio e che traggono sostentamento dalle centinaia di persone che ogni giorni si recano presso la sede di Scalea. Il nostro – conclude la nota - è semplicemente un invito a tutti gli amministratori a prendere a cuore, laddove non lo avessero già fatto, tale problematica per evitare che un’altra scure che tagli fuori il nostro territorio ad appannaggio di al- tri che stanno attirando a se tutti i centri di potere e di pubblico servizio. L’invito è quello di ragionare in un’ottica di comprensorio muovendosi in maniera coordinata tra i vari enti pubblici e l’ordine degli avvocati e, perchè no, anche con comitati di cittadini. E' ora di rivitalizzare quest’area di Calabria e far capire a chi opera nella stanza dei bottoni che l’alto Tirreno cosentino non è solo un bacino di voti, ma è fatto di gente che vive, produce, lavora e paga le tasse e che non ha altra pretesa di ricevere degli adeguati servizi pubblici. Il nostro movimento è a disposizione per intraprendere qualsiasi forma di protesta o manifestazione al fine di difendere un importante centro che non deve assolutamente esse toccato». di ADRIANA SABATO La sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola BREVI PRAIA A MARE PRAIA A MARE Notificato un ordine di carcerazione Terreni del demanio in vendita PRAIA A MARE - Lo ha rintracciato la Polizia stradale a Praia a Mare per notificargli un provvedimento di custodia cautelare emesso dalla Procura di Viterbo. Alfredo Pappalardo, originario di Grisolia, 45 anni, già noto alle forze dell'ordine per vari precedenti era ricercato. Già a febbraio dello scorso anno era stato arrestato in seguito ad una rapina commessa in un autogrill dell'autostrada A 21, nei pressi di Tortona. In quella occasione sarebbe riuscito a sottrarre alle casse dell'attività commerciale circa ventimila euro. PRAIA A MARE - La percentuale di adesioni alla proposta transattiva di acquisto dei terreni facenti parte del compendio demaniale ha raggiunto la quota dell'85% circa (75.350 mq. Su 88.000 mq.Totali). Ne dà notizia l'assessore Maurizio Ariete che fa sapere: «Il risultato raggiunto non è ancora completamente esaustivo, ma comunque sicuramente incoraggiante per continuare a credere e perciò portare avanti le iniziative necessarie per arrivare, entro marzo-aprile 2012, alla definitiva e positiva soluzione della vertenza "Demanio". BELVEDERE - L’Amministrazione comunale ha approvato il progetto definitivo dei lavori di consolidamento del movimento franoso che interessa la zona di Santa Lucia, nel centro storico. I lavori sono stati predisposti dai tecnici secondo un progetto di primo lotto funzionale in quanto la limitatezza della somma disponibile, 600mila euro, a fronte di una spesa prevista di poco meno di un milione e 400mila euro, non consente la realizzazione completa dell’opera. Di questa somma proveniente dalle casse regionali, 500mila euro sono già state riscosse dall’Amministrazione e si trovano nel Bilancio dell’anno corrente. I restanti 100mila euro verranno finanziati attraverso un mutuo da assumere con la Cassa depositi e prestiti. Via Santa Lucia, com’è noto, rappresenta una delle arterie principali di accesso al Centro storico. Dopo i movimenti franosi del dicembre 2006 che avevano messo in pericolo anche alcune abitazioni, nonché i movimenti avvenuti neldicembre 2008che avevano causato la caduta di un muro con pericolo di crollo della Chiesetta di Santa Lucia, la strada era stata chiusa al traffico pedonale e veicolare. Dal 2008 dunque il traffico veicolare si è riversato lungo via Antonio Pepe, una strada che con il doppio senso di circolazione diventa alquanto difficoltosa da percorrere specialmente per i pedoni e specialmente al mattino, quando studenti e pendolari devono raggiungere le scuole ed i luoghi di lavoro. Cetraro. Tutto pronto per l’inaugurazione prevista per 23 dicembre Via al museo dei Bretti e del mare L'assessore alla Cultura Fabio Angilica di CLELIA ROVALE CETRARO - L’assessore alla Cultura di Cetraro, Fabio Angilica, ha reso noto che il prossimo 23 dicembre, alle 17.30, sarà inaugurato il “Museo dei Bretti e del Mare”, all’interno delle sale del settecentesco Palazzo Del Trono. All’inaugurazione di quella che è considerata la più impor- tante struttura museale del Tirreno cosentino, visto che raccoglie importanti reperti archeologici provenienti principalmente dalle campagne di scavo svolte nelle località “Treselle” di Cetraro e in altri centri della costa, parteciperanno, oltre al sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta, e allo stesso assessore Angilica, che ha, in particolare, seguito le fasi di completamento del Museo, i sindaci delle città di Belvedere, Bonifati e Acquappesa, nonché Simonetta Bonomi, Gregorio Aversa, della Soprintendenza archeologica della Calabria, e Fabrizio Mollo, dell’Università di Messina, che ha personalmente condotto le campagne di scavo. Sono previsti, inoltre, gli interventi delle massime istituzioni civili, tra cui l’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, Sandro Principe, che da assessore regionale alla Cultura nella scorsa gestione ha finanziato per intero la realizzazione della struttura e Mario Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza. «Con l’apertura del Museo dei Bretti e del Mare - ha sottolineato, a proposito di questo evento, l’assessore Angilica - l’Amministrazione comunale di Cetraro consegna alla città un’opera di straordinaria importanza per un rilancio culturale della stessa. Grazie al prezioso lavoro dei tecnici e degli esperti, è stato possibile il recupero dei reperti rinvenuti in larga parte a Cetraro, traccia di antiche civiltà che hanno segnato la storia di questa città di mare; recupero che ha un duplice signifi- cato: conservare la memoria storica della stessa, riscoprendone le radici, e guardare al futuro con un patrimonio originalissimo da presentare a coloro che visiteranno i nostri luoghi. L’opportunità di esporre nelle sale del Palazzo Del Trono il frutto di numerosi scavi archeologici che negli anni hanno interessato tanti centri di questo litorale cosentino - ha aggiunto l’assessore cetrarese darà infatti l’opportunità a questo museo di caratterizzarsi come riferimento di interesse archeologico per tutto il territorio e rappresentare, oltre allo straordinario patrimonio storico, architettonico e paesaggistico che la città custodisce, un’offerta culturale concreta per attrarre un turismo attento e non convenzionale». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Giovedì 15 dicembre 2011 38 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] Cassano.«Dopo aver diffuso notizie false e strumentali hanno riconosciuto le ragioni del diritto» «Gallo, sposata la tesi dell’Udc» I centristi replicano al centrosinistra sull’incompatibilità del sindaco di ANTONIO IANNICELLI CASSANO – Incompatibilità del sindaco Gallo: “I partiti del centrosinistra smentiscono loro stessi. Sposano le tesi dell’Udc e riconoscono le ragioni del diritto”. E’quanto sostengono, in una nota stampa congiunta, il gruppo consiliare e la segreteria cassanese del partito di Casini.I centristi reputano, altresì, “un tentativo odiosoe darespingere”quello messo in atto, ultimamente, dai partiti del centrosinistra nei confronti della presidente del consiglio, Rosellina Garofalo, “che la si vorrebbe sottoporre –scrivono –a pressioni e interferenze, in palese contrasto con le norme vigenti”. Per lo scudo crociato cassanese “i partiti del centrosinistra cassanese, dopo aver furoreggiato per venti giorni diffondendo notizie false e strumentali pur di guadagnare visibilità, sposano le tesi dell’Udc e riconoscono le ragioni del diritto. Le forze del centrosinistra, evidenziano gli uddiccini - smentendo se stesse, hanno compreso che la procedura di decadenza del sindaco Gallo non può essere avviata senza la preventiva pubblicazione sul Burc della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma regionale che eliminava, tra l’altro, l’incompatibilità tra la carica di sindaco e quella di Sui delitti Campana e Fabbricatore Timpone Rosso, il perito smentisce la ricostruzione del pentito Perciaccante Il sindaco Gianluca Gallo e il capogruppo dell’Udc Giuseppe Gallo consigliere regionale. Il centro sinistra si è finalmente accorto della bontà delle puntualizzazioni giuridiche fornite in conferenza dei capigruppo dal nostro capogruppo Giuseppe Gallo”. Ma, nonostante questo “cambio di rotta”, il centro sinistra cassanese, a dire degli uddicini, continua a commettere grossolani errori. I centristi si riferiscono alla diffida i rappresentanti di Rc, del Pd, di Sel, dei Socialdemocratici, del partito Socialista, di Idv e dei Verdi hanno fatto pervenire alla presidente del consiglio. «No a pressioni sul presidente del Consiglio» Per lo scudo crociato cassanese “questo è un tentativo odioso e da respingere. La presidenza del consiglio comunale, tutrice del rispetto delle regole, non può essere sottoposta sottolineano - a pressioni e interferenze, peraltro in palese contrasto con la legislazione vigente, col paradossale risultato di un’opposizione che, mentre denuncia la presunta illegittimità dell’agire della maggioranza, chiede espressamente che a essa si ponga termine con gravi ed evidenti violazioni normative, istituzionali e politiche”. Gli uddicini, alla fine, confermano quanto già sostenuto in altre occasioni, “Appena la sentenza della Corte Costituzionale sarà pubblicata sul Burc, saranno gli stessi rappresentanti dello scudocrociato a reiterare la già protocollata istanza di avvio dell’iter di decadenza delprimo cittadino”. E se l’iter dovesse conoscere “ritardi o rallentamenti indipendenti dalla volontà politica della maggioranza” gli uddicini ribadiscono “la volontà di favorire l’indizione di elezioni anticipate nella prossima primavera”. «Dopo la sentenza il via all’iter di decadenza» “TIMPONE Rosso”: in Corte D'Assise a Cosenza ieri mattina, consulente balistico e medico legale chiamati a relazionare tecnicamente sulle modalità omicidiarie compiute dal clan nella Piana di Sibari. In parte, uno degli interventi è andato in controtendenza conquanto dichiarato dal super pentito Pasquale Perciaccante, alias “Cataruozzo”, 45 anni, collaboratore di giustizia, gregario del clan dei nomadi di Cassano, le cui esternazioni si rivelavano di estremo interesse nel fare piena luce sui delitti di mafia consumati tra la Piana di Sibari e il Pollino. In particolare sul duplice omicidio compiuto sulla statale 106 jonica nel 2002 quando la “mala” decideva di eliminare Vincenzo Fabbricatore e Giuseppe Campana. Secondo il consulente in quella circostanza furono utilizzati due kalashnikov, e non uno come riferisce il pentito. Il consulente indica pure i modelli delle armi impiegate, e fa una ricostruzione differente circa le modalità di esecuzione. Il pentito riferiva che Fabbricatore veniva convocato da Fabio Falbo e Maurizio Barilari, col pretesto di un appuntamento, al cospetto di Eduardo Pepe, sulla SS 106, in agro di Corigliano. Curato segnalava a Barilari e Falbo la partenza di Fabbricatore da Corigliano e verificava che l'auto era guidata da Vincenzo Campana. Falbo e Barilari erano in contatto con Eduardo Pepe che, quando Fabbricatore e Campana giungevano nei pressi del luogo convenuto, intimava agli sparatori, rimasti ignoti, di iniziare l'azione di fuoco. Costoro affiancavano l'auto di Fabbricatore e Campana contro i quali sparavano numerosi colpi di mitragliatore tipo kalashnikov così determinandone la morte, nel mentre Perciaccante percorreva , a bordo della propria autovettura il tratto di strada della S.S. 106 , ove l'agguato veniva consumato, al fine di segnalare l'eventuale presenza di appartenenti alle forze dell'ordine. Richiamati inoltre gli omicidi di Sergio Benedetto, Nucerito-Cristaldi, e altri. m. l. Cassano. Nominati i componenti: verificheranno l’erogazione del servizio Cassano. Il Gruppo “Liocorno” Gli speleologi Iniziativa di amministrazione comunale, Distretto scolastico e Asp inaugurano la sede Scelta la Commissione mensa di MIMMO PETRONI CASSANO - Su input del dipartimento prevenzione servizio igiene alimenti e nutrizione dell’Asp di Cosenza, distretto sanitario di Trebisacce, diretto da Annalia Lucia Leucì, il Comune di Cassano all’Ionio, di concerto con gli istituti comprensivi di Lauropoli e Sibari e la direzione didattica del capoluogo, ha proceduto alla nomina della Commissione Mensa. Ne fanno pare, i docenti Rodilosso Maria Grazia, Emilia Franchini, Anna Maria Gatto, Maria Pennini, Miche Garita, Rosa Bracca, Maria Giuseppina D’Angelo e Rosa Sancineto, e i genitori, Adriana Iannicelli, Sassano Romina, Cirigliano Alessandra, Graziadio Debora, Cosenza Maria Cristina, Fabiana Di Cunto, Romana Filomena, Laura Rosa e La Grotta Ivana. Ne ha dato comunicazione l’assessore delegato alla pubblica istruzione, Antonio Atene, che nel salone di rappresentanza del palazzo di città, ha presieduto l’incontro con i dirigenti scolastici, i docenti segnalati, la rappresentanza dei genitori e dell’impresa che gestisce il servizio, unitamente ai funzionari dell’ente, per fare il punto della situazione sul funzionamen- to del servizio mensa scolastica sul territorio. Nel corso della discussione, non sono mancati alcuni rilievi e osservazioni da parte dei partecipanti, destinate a migliorare ulteriormente la qualità della erogazione del servizio mensa. La commissione nominata, è stato sottolineato, rappresenta una risorsa che, oltre a contribuire al miglioramento della qualità del servizio offerto, dovrà esercitare, un ruolo di monitoraggio dell'accettabilità del pasto, di qualità e quantità del servizio attraverso idonei strumenti di valutazione; il controllo delle condizioni igienico-sanitarie del locale refettorio; iI controllo del rispetto dei menù giornalieri e delle eventuali diete speciali; il controllo delle porzioni sotto il profilo quantitativo in conformità alle tabelle dietetiche previste dal SIAN; il controllo del rispetto delle norme di igiene personale a cui sono tenuti gli addetti alla refezione. La commissione mensa, è composta, inoltre, anche da un rappresentante dell'amministrazione comunale e da un rappresentante della ditta di ristorazione. I rappresentanti della commissione mensa potranno accedere ai locali di preparazione ed alle dispense, ma dovranno esse- re accompagnati da un addetto il quale metterà loro a disposizione camici monouso. Di ciascun sopralluogo effettuato, la commissione mensa dovrà compilare una scheda di valutazione che farà pervenire all'amministrazione o alla Direzione Scolastica. Una particolare attenzione, è stato rimarcato, dovrà essere rivolta a coloro che presentano patologie, come allergie, intolleranze, celiachia, tali da rendere necessarie “diete speciali” per garantire lo stato di salute degli utenti. Il Comune CASSANO - Inaugurata la sede del Gruppo Speleologico Liocorno. Sotto la spinta di alcuni appassionati di speleologia, è stato costituito ufficialmente il Gruppo Speleologico “Liocorno” con sede presso l’edificio dellaScuola Elementaredivia Siena.Lacerimonia ha fatto registrare un interessante dibattito sulla Speleologia nel territorio cassanese, ben noto per la straordinaria presenza delle Grotte di S. Angelo. I lavori, coordinati da Carlo Forace, sono stati caratterizzati dall’intervento di Lorenzo Zaccaro, presidente del Gruppo SpeleologicoSparvie- Mandatoriccio punta sul fotovoltaico Primi due impianti su edifici pubblici di PASQUALE LOIACONO MANDATORICCIO – Continua l'impegno della giunta del sindaco Angelo Donnici in tema di tutela ambientale e, in particolare, di installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici. Nei prossimi giorni verranno allacciati alla rete i primi due: uno di 15kw sull'asilo nido e l'altro di 6,5 sulle scuole medie. Il prossimo intervento previsto è sulla tribuna dello stadio comunale. L'assessore all'urbanistica Filippo Mazza ribadisce: “Puntiamo con convinzione al rispetto dell'ambiente e alla riduzione dei costi. I servizi energetici hanno un grande impatto sulla produttività, sulla salute, sul cambiamento climatico, sulla sicurezza alimentare e dell’acqua. Bisogna costruire quindi, da oggi, un futuro più ecosostenibile. Le scelte da fare sono tante e ci sono chiare, seppur le risorse sono sempre di meno. In ogni caso, il contributo che possiamo offrire dal basso, dai comuni e sensibilizzando cittadini e giovani è prezioso e strategico”. È in fase di conclusione l’iter per l'istallazione di pannelli solari da 30 kw sulla tribuna dello stadio grazie ad un mutuo concesso dal Credito sportivo, ma il progetto più importante, dice Mazza, “è riuscire a mettere in funzione la centrale fotovoltaica di Cozzo del Lupo, per la quale l'ente è in cerca di partner privati”. re. E’seguito unbreve salutoe l’augurio di buon lavoro, della presidente del consiglio comunale Rosella Garofalo. Nino La Rocca, componente storico del Gruppo Sparviere, ha relazionato sulle attività speleologiche aCassano, perbuona parte svolte proprio dallo Sparviere. Dal Gruppo Sparviere vi è stata inoltre la simbolica consegna di alcuni testi speleologici da parte di Peppino Leone, colui il quale nel 1976, insieme ad Ettore Angiò e ai La Rocca, ha gettato il primo seme per la nascita del gruppo ad Alessandria del Carretto. A cura di Peppino Martire (Consigliere Gruppo Speleologico Liocorno) è stata proiettata una sequenza fotografica di alcuni momenti delle attività del gruppo speleo, cominciate circa un anno fa. A proposito del Liocorno, Enrico Cirianni, ha approfondito la conoscenza sul simbolo mitologico e sulla presenza dello stesso nello stemma di Cassano. L’assessore Giuseppe Pescia (componente del gruppo) ha letto un messaggio del sindaco Gallo. L’incontro è stato concluso dall’intervento del vice sindaco Mimmo Lione. La sede del Liocorno è stata benedetta da Don Francesco Di Marco. Il gruppo, ha espresso, infine, la volontà di adottare la “Vuccucciarda”, importante cavità sotto la Pietra del Castello, al fine di ripulirla. m. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Giovedì 15 dicembre 2011 Giovedì 15 dicembre 2011 34 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] Appello dei genitori del ragazzo ferito di striscio a un piede: «L’episodio non va dimenticato» Capizzaglie, indagini a una svolta Potrebbero esserci degli sviluppi sulle sparatorie di via dei Bizantini di PASQUALINO RETTURA INDAGINI a tutto campo degli inquirenti per fare luce sui tre episodi nel giro di poche ore del quartiere Capizzaglie.Tanto intensainfattiè statal’attività investigativa al punto tale che potrebbero esserci degli sviluppi (con possibili fermi) sia sul ferimento davanti al circolo ricreativo dell’archivista del tribunale, Pasquale Saladino (nella circostanza, come si ricorda, è rimasto ferito di striscio a un piede un ragazzino di 14 anni) che sui colpi di pistola contro l’auto del titolare di una rosticceria (entrambi gli episodi si sono verificati domenica pomeriggio a distanza di un’ora e mezza l’uno dall’altro e in due luoghi distanti circa 300 metri). Ma anche sulle pistolettate calibro 9 (anche nei due episodi precedenti si è sparato con una calibro 9) contro un parrucchiere per uomo poco distante dalla rosticceria presa di mira domenica pomeriggio, gli investigatori sarebbero vicini alla soluzione del caso. Tre episodi che hanno gettato nel terrore un intero quartiere e solo per poco non ci è scappato il morto o i morti. E tramite il legale di fiducia, l’avvocato Giovanni Arena, i genitori del ragazzo di 14 anni colpito di striscio a un piede mentre era al videogiochi all’interno del circolo ricreativo davanti al quale è stato gambizzato Saladino, stigmatizzando quanto accaduto al loro figliolo, «vittima innocente della violenza che in questo particolare periodo sta vivendo la città», chiedono a gran voce «l’intervento delle istituzioni a tutti i livelli affinchè episodi del genere non accadano mai più e che vengano tutelate le persone più deboli chein determinate zonedella città sono inermi di fronte all’arroganza della violenza». E rimarcano che «sen- za entrare in merito a problemi cha altri hanno il dovere di affrontare e strumentalizzare l’accaduto», i genitori del giovane ritengono che l’episodio cui è rimasto vittima «il nostro giovane ragazzo, colpito di striscio ad un piede da un proiettile vagante, deve essere necessariamente messo in evidenza e non dimenticato, perché considerare normale trovarsi per caso in un locale e rischiare di rimanere ucciso da sparatorie che si consumano per le strade sarebbe un messaggio sbagliato e incauto. Significherebbe abbassare la guardia e consegnare alla criminalità una intera città che nulla a che spartire con episodi come quello che ha visto vittima nostro figlio». «Subendo gli effetti di questa terribile esperienza, i genitori del ragazzo si augurano che «chi di dovere intervenga» e che «le istituzioni stiano vicine a tutte le vittime di questi orribili avvenimenti che hanno interessato la città negli ultimi giorni scioccati come noi da episodi che nulla hanno a che fare con il vivere civile». «Incredulità e stupore» ha invece espresso il capogruppo consiliare dell’ Udc, Massimo Cristiano, per il grave fatto accaduto al parrucchiere per uomo “Da Santino” «Voglio esprimere la mia solidarietà e vicinanza personale al titolare della che ha subito questo tremendo atto delinquenziale - afferma Cristiano - una persona perbene che conosco personalmente, un professionista serio e stimatoin tuttalacittàdi Lamezia.Solidarietà e vicinanza va anche a chi in questi giorni ha subito atti intimidatori in città, le attività commerciali in via Adda e le attività in altre zone. Pieno sostegno va all' azione di magistratura e forze dell' ordine impegnate quotidianamente inprima lineain modoincessante su tutto il territorio». GIUDIZIARIA Bancarotta fraudolenta Imprenditore assolto dal gup Solidarietà ai titolari delle attività commerciali prese di mira Il gup Barbara Borelli Gli investigatori in via dei Bizantini I fedeli della parrocchia di Savutano disertano la messa. Un bimbo scrive al vescovo No al trasferimento di don Pietro UNA raccolta di firme e la messa di domenica disertata dai fedeli. La parrocchia di Savutano ha manifestato così contro il trasferimento, proprio alla vigilia delle festività natalizie, della parroco don Pietro Folino Gallo da Savutano a Feroleto Antico, così come disposto dal vescovo della diocesi di Lamezia Terme. Dopo che i fedeli hanno disertato la santa messa di domenica, nonostante le porte aperte alla comunità orfana di don Pietro, i fedeli si sono chiesti il perché della decisione ma anche i modi ed i tempi della stessa. I fedeli infatti lamentano che ora sono costretti a subire la decisione con un programma pieno di iniziative che sarebbero state adempiute nel corso delle festività. Ma si pensa anche ai bambini ed ai ragazzi della parrocchia che si apprestavano a vivere con gioia il santo Natale. Perché - si chiedono - privarli di così tanto entusiasmo? Perché i bambini sono costretti a non vivere le loro festività nella gioia della nascita del Bambinello come erano state programmate? Perché privarli di tutto cio? Quali colpe hanno? Per questi motivi toccante a tal proposito è una lettera di un Il vescovo Cantafora bambino della quindi elementare della scuola di Savutano che manifesta la sua delusione. Numerose a tal proposito sono state in poche ore le firme raccolte per riportare don Pietro nella parrocchia di Savutano; fino a ieri sera erano 272 le firme raggiunte e l’iniziativa è ancora in corso. In tanti quindi non hanno accettato il fatto considerato che don Pietro aveva creato la parrocchia di Santa Maria Goretti, unito i fedeli, come anche espresso nel corso di un incontro, ed era stato l'artefice di varie iniziative aggregando e rendendo viva la Comunità di Savutano. Questo il testo della lettera inviata dal bambino della quinta Ele- mentara al vescovo: Caro Vescovo, io Patrik Giampà Ti voglio informare che non ho capito perché hai mandato via Don Pietro dalla nostra parrocchia. Noi che frequentiamo la parrocchia di santa Maria Goretti adesso siamo delusi e vogliamo che Don Pietro ritorni da noi. Abbiamo apprezzato le sue qualità umane e la sua grande capacità di aggregarci e sentirci una vera comunità. Noi gli vogliamo bene e Tu non ci puoi fare questo affronto. Siamo tre fratellini, eravamo seguiti da lui e ci sentivamo al sicuro sotto la sua paterna protezione. Ora nel mio animo c'è tanto buio e tanto dolore. Ti prego fai ritornare la luce che in questo momento è spenta. Che Dio ti illumini. Tu che dici che bisogna sempre fare del bene come ci insegna nostro Signore, ora perché ci vuoi fare del male?Sono un bambino adottivo e finalmente, dopo tante sofferenze, avevo trovato tanto amore e comprensione, oltre che nei miei nuovi genitori (Loredana e Luigi) anche in Don Pietro che mi ha parlato tante volte al cuore. Sento un dolore nel profondo del cuore, un dolore che non mi passa e non mi da pace. Ti prego ripensaci!». DAL COMUNE Capusutta a Roma al teatro Valle DOMANI alle 21 lo spettacolo “Donne in parlamento”, messo in scena dal laboratorio teatrale comunale Capusutta, approderà al Teatro Valle di Roma. “Donne in parlamento”, è nato dal progetto del Comune di Lamezia Terme su iniziativa di Tano Grasso, già assessore alla cultura della città, con la direzione artistica di Marco Martinelli del Teatro delle Albe di Ravenna, la regia di Emanuele Valenti, le guide di Christian Giroso, Antonio Stornaiuolo, Giovanni Vastarella e condotto da Punta Corsara di Scampia, a Napoli. In circa un anno il laboratorio teatrale ha impegnato oltre 60 ragazzi di Lamezia, di cui la metà rom, e lo spettacolo che ne è scaturito è già stato presentato il 20 ed il 21 novembre scorso al Teatro Politeama di Lamezia Terme con un ottimo riscontro di pubblico e di critica. «Per Lamezia - ha dichiarato il sindaco Speranza - Capusutta rappresenta un'esperienza eccezionale e proprio per questo stiamo cercando le risorse necessarie per continuare anche nel 2012». IL pubblico ministero chiede una condanna a due anni, ma il gup Barbara Borelli assolve «perchè il fatto non costituisce» reato dall’accusa di bancarotta Aldo Torchia, 65 anni di Lamezia Terme. Hanno avuto ragione le tesi difensive avanzate dall’avvocato Pino Spinelli, legale di fiducia dell’imputato giudicato con il rito abbreviato. I l pm Maria Alessandra Ruberto aveva chiesto la condanna poichè secondo le accuse - l’imputato avrebbe distratto o occultato beni allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, per come dichiarato dal curatore, in merito alla costituzione del fondo patrimoniale sull’immobile, costituito da tre appartamenti con annesso magazzino, destinato a tale scopo onde escluderlo dalla massa dell’attivo fallimentare. Avrebbe inoltre percepito somme da parte di enti pubblici superiori a quelle dallo stesso riferite al curatore fallimentare. L’imputato avrebbe anche ceduto una ramo d’azienda alla società T. & M. costruzioni, avente lo stesso oggetto sociale e la stessa sede della ditta fallita, costituita nel 1997 dai due figli conviventi di Aldo Torcia, nei due anni precedenti il fallimento. Accuse che però alla fine non hanno retto e dopo circa dieci anni l’imputato ha ottenuto un’assoluzione. p.r. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo Vibo 23 Giovedì 15 dicembre 2011 22 Giovedì 15 dicembre 2011 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Operazione Cerbero. I carabinieri arrestano sei persone. Per altre tre obbligo di dimora BILANCIO POSITIVO LA CURIOSITA’ Tre operazioni in 15 giorni Sono 17 le persone iscritte nel registro degli indagati QUELLA portata a termine nella mattinata di ieri è la terza importante operazione condotta dai carabinieri negli ultimi 20 giorni: la prima, datata 23 novembre, è stata quella che ha sgominato il clan Soriano di Pizzinni di Filandari. Lunedì scorso, invece, gli arresti, a Nicotera, di due presunti estortori che avrebbero messo sotto scacco un imprenditore del luogo. Zangone tenta la fuga, cade dalla finestra e si frattura le caviglie Droga Gli “Ncinci” nella rete Accorinti 42 anni, di Santa Domenica di Ricadi, Giuseppe Accorinti, 30enne di Tropea; Francesco De Benedetto, 26enne, pure di Tropea; Giuseppe Marchese, 25enne di Tropea; Nicola Zangone, 24enne di Tropea. Ai domiciliari Agos Enrico Tropeano, 53enne di Ricadi, impiegato pressol'Inpdap diViboValentia, uno degli insospettabili del gruppo. Le restanti tre persone per le quali il magistrato ha emesso misure gradate sono Domenico Pugliese, diSpilinga, SaverioTranfo,di Tropea eFrancesco Romani, di Briatico, tutti 25enni. L'indagine. Gli arresti sono giunti a coronamento di una prolungata e certosina attività investigativa durata circa due anni (tra il dicembre 2009 e l'estate 2011) e messa in atto dai militari in forza della Aliquota Operativa agli ordini del maggiore Vittorio Carrara e coordinata in prima battuta dal capitano Giovanni Migliavacca e infine dal parigrado Francesco Di Pinto. I “Ncinci”, soprannome con il quale si indica la famiglia Accorinti che non ha legami con le omonime di Briatico e Zungri, secondo le risultanze investigative, aveva messo in piedi un importante traffico e spaccio di sostanze stupefacenti con capillari articolazioni che raggiungevano le sin- Lo smercio avveniva anche nei numerosi villaggi della costa gole strutture ricettive soprattutto del comprensorio locale con lo scopo, comprensibile, di soddisfare eventuali richieste di narcotico anche da parte di turisti che ogni anno prendono d'assalto la “Costa degli Dei”. Singolare l'input che ha dato avvio all'inchiesta: un danneggiamento ad una famiglia di Santa Domenica di Ricadi, titolare di un autolavaggio nella zona, che nel 1998 aveva denunciato un tentativo di estorsione che aveva portato all'arresto dei presunti responsabili e, nel 2007, alla loro condanna. A seguito di quella sentenza, però, l'escalation criminale nei confronti del nucleo familiare aveva subito un'accelerazione. Attentati intimidatori, minacce e quant'altro avevano fatto ripiombare l'imprenditore e i suoi cari in un vero e proprio inferno. E in questa serie di “avvertimenti” si inquadrava anche il danneggiamento a mezzo incendio dell'autovettura della vittima, avvenuto la sera del 20 settembre 2009. Una pattuglia del Nucleo Operativo Radiomobile di Tropea, guidato dal maresciallo Sanfilippo,nell'ambito del servizio perlustrativo, intercetta, pochi attimi dopo il divampare delle fiamme, nei vicinanzedel luogodell'episodio, un veicolo con a bordo tre soggetti che dai primi accertamenti corrispondevano per il tipo di mezzo utilizzata, corporatura ed abbigliamento, ai presunti autori dell'atto criminoso che sarebbero stati notati dalla vittima pochi istanti dopo l'incendio poiché attirata dal bagliore del fuoco. Questo è, quindi, stato il “la” all'attività di indagine coordinata dal sostituto procuratoe della Dda di Catanzaro, Giampaolo Bonisegna, che ha disposto una serie di intercettazioni telefoniche, video ed ambientali nei confronti dei tre sospettati. Gli inquirenti stavano seguendo la pista dell'estorsione ma, a sorpresa, è uscita fuori quella del traffico di droga. E che traffico! Durante le attività di indagine è stato sequestrato un ingente quantitativo di tipo cocaina, nonché un'arma e munizioni nella piena disponibilità dell'organizzazione, detenute proprio da una di quelle figura ritenute insospettabili. Tra queste Agos Enrico Tropeano, impiegato all’ufficio provinciale dell’Inpdap che fungeva da magazziniere. La ramificata rete di pusher, poi, garantiva lo spaccio dello stupefacente e ingenti profitti a tutto il sodalizio criminale. Animatori-pusher Il gruppo faceva affidamento su di loro per lo spaccio Da sinistra Carrara, Lombardo, Scardecchia e Di Pinto (fotoservizio Armando Lo Gatto) Il commento del procuratore della Dda Lombardo: «Gruppo familiare monolitico» UN gruppo familiare monolitico, compatto nel quale era difficile entrare a diventare parte integrante. È questa la descrizione che il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro fa degli Accorinti. Il magistrato, nel coso della conferenza stampa presso il comando provinciale dell’Arma, alla presenza del colonnello Daniele Scardecchia, del maggiore Carrara e del capitano Di Pinto, evidenzia il modus operandi dell’associazione che «impartisce ordini, distribuisce incarichi e si appoggia ad una vasta rete di pusher i quali, il più delle volte, svolgono l’attività di animatori turistici. Non a caso - aggiunge - l’attività di smercio della droga avviene in una zona notoriamente conosciuta sotto il profilo turistico e che specialmente nel periodo estivo fa registrare un alto numero di villeggianti». Il Vibonese e più specificatamente, in questo caso, la splendida “Costa degli dei” il terminale ultimo del traffico di droga. Traffico che da sempre più tempo a questa parte, LE REAZIONI Il plauso di “Ammazzateci tutti” «INTENDIAMO esprimere la nostra piena ammirazione e la più incondizionata stima nei confronti dei Carabinieri di Vibo Valentia, per i continui successi nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata». Lo afferma il movimento antimafia «Ammazzateci tutti» in una nota a firma di Lia Staropoli (foto), dell’Esecutivo nazionale. «Le costanti Operazioni, che si susseguono contro la 'ndrangheta, ed oggi l’operazione Cerbero – aggiunge il movimento – sono il risultato di un’Arma vicina ai cittadini, pronta a proteggere chi denuncia con azioni efficaci ed immediate. In una disgraziata provincia, dove la forza intimidatrice della criminalità organizzata, continua ad indottrinare le giovani menti contigue alle 'ndrine, ad una avversione nei confronti delle divise, originando sempre più spesso feroci aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine, l'Arma riesce comunque ad ottenere la fiducia dei sempre più numerosi cittadini onesti che scelgono di denunciare e di schierarsi dalla parte della legalità». (gl. p.) Due degli arrestati lasciano la caserma per essere tradotti in carcere per come rilevato ancora dal procuratore della Dda, vede esponenti della criminalità locale ai vertici di organizzazioni che trattano anche con i principali cartelli del Sudamerica. Tanto per citare qualche esempio basta, infatti, far riferimento alle varie operazioni “Decollo”, “Due Torri connection”, “Meta”, “Replay”con il sequestro, anche, di ingenti quantitativi di cocaina. Al magistrato ha fatto eco il comandante provinciale della Benemerita, Scardecchia, che ha analizzato un dato importante: «Abbiamo ini- ziato poco meno di un mese fa con l’operazione contro il clan Soriano, proseguendo con l’arresto di due presunti estortori ai danni di un imprenditore del luogo. Adesso l’operazione “Cerbero”. Tutto ciò - aggiunge - evidenzia l’attenzione che l’Arma ha su una terra difficile come quella vibonese. L’operazione odierna rappresenta la caduta della prima di tre teste. Noi ci auguriamo di poter mozzare le restanti due e i miei carabinieri faranno in modo che questo avvenga il più presto possibile». gl. p. UNO ad uno sono finiti nella rete. Identificati attraverso le intercettazioni telefoniche, video e ambientali. Era corposo il traffico di droga messo in piedi dal gruppo degli “Ncinci”. Centinaia di migliaia di euro che andavano ad arricchire le casse dell’organizzazione che aveva iniziato a svilupparsi sul territorio nel periodo storico in cui i La Rosa erano stati colpiti dalle operazioni messe a segno dalle forze dell’ordine, in particolare “Odissea”. Si affidava, nelle attività di spaccio, a personaggi sconosciuti a polizia e carabinieri. I cosiddetti insospettabili. Professionisti, impiegati, semplici cittadini. Rappresentavano lo stadio finale del traffico: cioé lo smercio. Tra questi figurava Enrico Agos Tropeano, l’impiegato dell'Ufficio provinciale Inpdap di Vibo Valentia al quale gli Accorinti avevano affidato il compito di magazziniere. Cooptato in un momento di difficoltà della sua vita sentimentale, gli “Ncinci” hanno avuto gioco facile su di lui prospettadogli facili guadagni e compagnie particolari. Ma non era stato l'unico ad entrare nell'organizzazione. Decine erano i soggetti sui quali il gruppo poteva fare sicuro affidamento per piazzare massicce e periodiche forniture di cocaina che veniva distribuita anche a rispettabilissimi professionisti della zona. Per riuscire nello scopo sfruttavano al meglio una delle più importanti, forse la migliore, peculiarità della zona: il turismo. Tropea e il comprensorio di Ricadi sono notoriamente conosciuti in tutta Italia e all’estero e quale migliore occasione per spacciare cocaina, hashish e marijuana se non i numerosi villaggi turistici? E la manodopera chi meglio poteva offrirla se non le persone che in quelle strutture recettive ci lavorava nel periodo estivo in cui, chiaramente, l’affluenza turistica raggiunge i livelli massimi e la domanda di droga sale vertiginosamente? Questi aspetti han- La droga e la pistola sequestrate a Enrico Agos Tropeano no fatto la “fortuna” del gruppo che ha iniziato a reclutare costantemente animatori turistici provenienti da tutta la penisola i quali non aspettavano altro che poter arrotondare lo stipendio. Animatori-pusher che rappresentavano l’anello di congiunzione tra i clienti e l’organizzazione la quale si riforniva nell’area partenopea. Sole, mare e droga erano la base di “divertimento” sfrenato sul quale gli Accorinti facevano affidamento che, secondo quanto emerso in fase investigativa, utilizzavano per mascherare il traffico un linguaggio cifrato e criptico. E, a riprova di quanto fosse florido il traffico e della genuinità dell’attività investigativa, i numerosi se- questri di droga operati in questi due anni di indagine. Ed erano collegati all’inchiesta gli arresti di Pasquale Accorinti, che aveva cercato di disfarsi del corpo del reato scaricandolo nel water, e dello stesso Tropeano nel cui appartamento erano stati rinvenuti 130 grammi di coca ed una pistola. Ad ulteriore delle positive risultanze investigative, l’arresto, nell'estate del 2010, di Alessandro Preiti, animatore turistico romano che spacciava la cocaina fornita del sodalizio degli “Ncinci” all'interno di un villaggio di Zambrone Marina. Ulteriori 20 grammi di polvere bianca i nascosti negli slip e altri 500 più 2300 euro di vario taglio i carabinieri li hanno sequestrati Nell’organizzazione anche un impiegato in servizio all’Inpdap nel blitz di ieri mattina al 24enne Nicola Zangone. Un arresto rocambolesco il suo conclusosi con il trasporto in ospedale per la sospetta frattura delle caviglie. Il giovane, infatti, dopo aver visto arrivare, intorno alle 4.30 di ieri mattina, gli uomini del capitano Di Pinto davanti alla sua abitazione, non ha perso tempo cercando una improbabile sortita da una finestra secondaria. Ma nella caduta (il suo appartamento si trova al primo piano e quindi a poco più di tre metri di altezza) ha riportato, come detto, delle sospette fratture. Sarebbe, tuttavia, stato un gesto inutile il suo in quanto i militari della benemerita avevano cinturato tutta l’area. Il provvedimento a firma del gip distrettuale gli è stato notificato, così, presso il presidio ospedaliero di Vibo Valentia. gl. p. GLI ARRESTATI Giuseppe Accorinti Pasquale Accorinti Nicola Zangone Francesco De Benedetto Giuseppe Marchese Enrico Agos Tropeano E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro di GIANLUCA PRESTIA LA prima testa è caduta. Restano le altre due e non è detto che non siano mozzate a breve. Cerbero, l'inquietante creatura mitologica del cane a tre teste posta a guardia dell'Ade ha ne ha persa una. Decapitata da un colpo di spada in una tiepida mattina autunnale. E proprio questa figura del mito greco ha dato il nome all'operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Tropea e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha consentito di sgominare un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con ramificazioni anche al di fuori del territorio regionale. Un'inchiesta che ha avuto la sua naturale conclusione con l'emissione di nove ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti quasi tutti facenti parte di uno stesso gruppo familiare. Per 5 di loro si sono aperte le porte del carcere,un sestoinvece hapotuto beneficiare della misura dei domiciliari, mentre i restanti tre dovranno sottostare agli obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria e di dimora. In tutto sono 17 le persone indagate. Destinatari dei provvedimenti a firma del gip distrettuale di Catanzaro Pasquale SONO in tutto 17 le persone indagate nell’inchiesta “Cerbero”. Per 6 di queste, come visto, il gip Assunta Mariore ha ritenuto gravi gli indizi di colpevolezza decidendo per la misura in carcere. Per altre 3 l’obbligo di dimora. Tra quelle indagate, nel corso dell’attività figurava un minore di 17 anni che, però, nel frattempo, ha raggiunto la maggiore età. dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 7 Gioia, agguato in pieno giorno Ferito un operaio Pioggia di fuoco contro un cassintegrato del porto già noto alle forze dell’ordine via migliorate e la vittima dell’agguato è stale 1 che collega la città allo svincolo dell’autoto trasferito nel tardo pomeriggio agli ospedastrada e ai paesi dell’entroterra pianigiano, li Riuniti di Reggio Calabria, dove è stato riproprio nel giorno in cui l’amministrazione In pieno giorno, a due passi dal centro delcoverato in prognosi riservata, anche se non comunale era a Reggio Calabria per l’incontro la città: i sicari che ieri hanno tentato di amin Prefettura con il comitato per l’ordine e la ci dovrebbero essere rischi per la sua vita. mazzare Giuseppe Brandimarte hanno volusicurezza, convocato proprio per discutere to mettere la loro firma sull’ennesimo atto di della recrudescenza di violenza criminale che Le indagini violenza che ha macchiato le strade di Gioia ha interessato la città negli ulTauro: un agguato in piena regola. Erano da timi mesi. Subito dopo la spaNel parcheggio dell’ex Eupoco passate le otto del mattino quando due La scientifica ratoria i due sicari, armati di ro Motel, sono intervenuti gli individui, armati di tutto punto e, probabilha rinvenuto 13 una pistola e di un fucile, si uomini del commissariato mente con il volto coperto, hanno impugnasono dileguati facendo perdeto le armi affrontando il malcapitato operaio bossoli nel luogo gioiese agli ordini del dirigenre le loro tracce. L’uomo, ferite Francesco Rattà, e il sostitudi Rizziconi. Poi gli spari, una montagna di del tentato to dalla scarica di pallottole to Procuratore di Palmi Fretspari, che hanno colpito l’uomo in diverse omicidio è stato colpito alle gambe, al toni, che stanno vagliando il parti del corpo. Saranno 13 alla fine i bossoli torace e alla testa -, è stato impassato della vittima dell’agrecuperati dal reparto di polizia scientifica del mediatamente soccorso dagli operatori del guato per tentare di capire i motivi della spacommissariato di Gioia Tauro nel parcheggio 118 che lo hanno trasportato nel reparto di ratoria. Giuseppe Brandimarte, 40enne opedel Cefris – la società che si occupa di formachirurgia dell’ospedale Santa Maria degli Unraio portuale con numerosi precedenti di pozione per gli operai del porto attualmente in gheresi, dove è arrivato privo di conoscenza e lizia, è infatti lo zio di quel Vincenzo Perri che, regime di cassa integrazione straordinaria – in condizioni gravissime. Grazie all’intervensecondo l’accusa portata avanti dal Procuradove è avvenuto l’agguato. Una sparatoria folto dei sanitari però, le sue condizioni sono via tore capo di Palmi Giuseppe Creazzo, è l’aule, a due passi dalla trafficatissima provinciatore materiale dell’omicidio di Vincenzo Prioescalation di violenza lo, il ventinovenne ammazzato a colpi di arma da fuoco la scorsa estate mentre scendeva dalla sua autovettura, a poche centinaia di metri dal luogo dell’agguato di ieri. Lo stesso Priolo poi era il cognato di Girolamo “Mommino” Piromalli (attualmente dietro le sbarre con l’accusa di estorsione ai danni di alcuni imREGGIO CALABRIA Come si fa a controllare il territorio con so- ritorio. Di notte, poi, è impossibile avere personale a disposizione. prenditori gioiesi) che di Priolo aveva sposaIl prefetto Luigi Varratta, che il sindaco di Gioia Tauro ringrazia li quattro vigili per ventimila abitanti? Non esiste solo criminalità orto la sorella. Le indagini sono appena all’iniganizzata a Gioia Tauro. Ieri mattina il sindaco Renato Bellofiore ha «perché ci è sempre stato vicino», ha preso la relazione e assunto l’imzio e si muovono a 360 gradi, ma appare eviriferito la situazione dal suo punto di vista al prefetto di Reggio Cala- pegno di inoltrarla al ministro dell’Interno. Sulla percezione della redente che questo ultimo fatto di sangue posbria, Luigi Varratta, e ai vertici delle forze dell’ordine nel comitato per crudescenza degli episodi di violenza nella cittadina della Piana, i dasa essere interpretato come una risposta al l’ordine e la sicurezza pubblica riunitosi proprio su impulso del primo ti forniti dagli organi di polizia dimostrerebbero una flessione dei reavecchio omicidio, per una esplosione di viocittadino. Bellofiore ha presentato una relazione in cui evidenzia gli ele- ti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In ogni caso saranno inlenza brutale che già da diversi mesi interesmenti principali che garantirebbero una maggiore sicurezza nella cit- tensificati ulteriormente i servizi mediante l’impiego di pattuglie apsa la città del porto, protagonista, suo maltadina della Piana ma a cui l’amministrazione comunale non può fa- piedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia Tauro, con l’utigrado, di una serie terribile di omicidi nello re fronte da sola perché «abbiamo ereditato una situazione difficile dal lizzo della Stazione mobile e di equipaggi automontati del Corpo spazio ristretto di pochi mesi. I continui dispunto di vista finanziario, usciamo da un periodo di commissariamen- forestale dello Stato. Infine è in fase avanzata la nuova stazione dei Casidi tra le famiglie dei Molè e dei Piromalli to». Il sindaco precisa che «le forze dell’ordine stanno facendo un buon rabinieri al porto di Gioia Tauro, con l’assegnazione di un adeguato potrebbero infatti essere alla base dell’aggualavoro, e le operazioni di polizia lo dimostrano, però la questione è che contingente di militari che avranno il compito di presidiare anche le to sanguinario di ieri mattina. non posso pretendere da loro le cose che dovrebbe fare il comune». In- zone limitrofe di interesse industriale e commerciale. Annalia Incoronato somma con quattro vigili urbani non è possibile presidiare bene il terVINCENZO IMPERITURA GIOIA TAURO (RC) VIVO PER MIRACOLO A destra, il 40enne Giuseppe Brandimarte scampato all’agguato ieri mattina In alto a destra, il luogo del tentato omicidio La Piana ha paura. Arrivano i rinforzi [email protected] uomini dei clan della locride SIDERNODue uomini dei clan della Locride, Carmelo Ielo e Domenico Trimboli, corrieri della droga in Piemonte. I due sono stati ammanettati dai carabinieri del Comando provinciale di Torino. Nascondevano in macchina 12 chili di cocaina purissima e 120mila euro in contanti. Il blitz si consuma in strada, più di un mesa fa, ma sulla ricostruzione della dinamica degli arresti è buio fitto. Gli inquirenti, per ora, ci vanno cauti, preferiscono non sbilanciarsi. L’operazione, secondo indiscrezioni trapelate, è il primo filone di un’indagine più vasta, di cui non si vuole rivelarne i contenuti. «C’è tanta ’ndrangheta a Torino, ma non si vede. È l’orga- In auto con 123mila euro e 12 chili di cocaina Arrestati a Torino Trimboli e Ielo nizzazione più potente perché riesce davvero ad essere segreta», dice il collaboratore di giustizia Rocco Varacalli. Il tribunale di Torino, lo scorso giugno, ha emesso 150 mandati di cattura e disposto sequestri per 70milioni di euro. Capi, sottocapi e picciotti del crimine organizzato finiscono in prigione nell’ambito dell’inchiesta “Minotauro”. Nei loro confronti, la Procura muove accuse pesanti. Le persone coinvol- te sono ritenute responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, narcotraffico, usura e racket. Più di 1000 uomini della Guardia di finanza, nel corso del blitz, sono stati impegnati nel sequestro di 127 ville, appartamenti, terreni e conti correnti. Degli arrestati, 148 sono finiti in carcere e due ai domiciliari. Durante l’operazione è stato recuperato anche un manoscritto: contiene formule e rituali di affi- liazione alla ’ndrangheta. Filmati, inoltre, documentano 138 incontri tra affiliati per trattare argomenti di qualunque genere. Tra questi, cinque sono stati girati durante funerali. Sono stati sorpresi in auto, Domenico Trimboli, del clan Trimboli di Platì, e Carmelo Ielo, uomo d’onore delle famiglie di Africo e dintorni. Sono stati arrestati nei paraggi di Torino. Quando i carabinieri hanno perquisito la vettura, rivoltata come un calzino, hanno trovato 12 chili di cocaina e 123mila euro in contanti. I due sono stati subito ammanettati e trasferiti in carcere. Ilario Filippone 8 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 D A L Fu il padre della bimba a denunciare ritardi e omissiossi CETRARO (CS) Ventidue avvisi di garanzia per l’ipotesi di reato di cui all’omicidio colposo in concorso sono stati notificati tra martedì e ieri ad altrettanti sanitari dell’ospedale civile “Iannelli” di Cetraro in relazione al decesso sospetto della neonata paolana figlia dei coniugi Giancarlo Pastore e Caterina Guido, residenti a Fuscaldo. La procura della Repubblica di Paola ha già disposto l’esame autoptico sulla salma della piccolina, tenutosi l’altro ieri pomeriggio ed il cui esito non è ancora noto in quanto i periti di parte si sono riservati di elaborare un responso completo e puntiglioso, mentre i carabinieri della locale compagnia, agli ordini del capitano Luca Acquotti, hanno acquisito cartelle mediche, verbali di interrogatorio e versioni di parte sui fatti oggetto di indagine. Gli indagati In poche parole, la magistratura paolana sta indagando sull’operato dei seguenti sanitari, tra dirigenti, medici e P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Bambina nata morta Indagati ventidue medici Cetraro, l’accusa per i sanitari è di omicidio colposo L’ospedale di Cetraro paramedici di vari reparti del nosocomio Iannelli di Cetraro: Anna Mistorni, Gianfranco Amoroso, Angelo Cannizzaro, Bianco Rosa Cozza, Giancarlo D’Agostino, Francesco De Santo, Angela Falbo, Domenico Introini, Simona Mantuano, Ottavio Notaro, Fiorella Panebianco, Liberato Soranna, Filippina Longo, Angela Romano, Loretta De Biase, Ester Mappa, Maria Carmen Smarra, Irene Sanna, Lucia Caracciolo, Franca Spinicelli, Vito Cianni, Francesco Liporace. Solo alcuni giorni fa sulla vicenda il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, aveva ricevuto a Palazzo Alemanni a Catanzaro, il diretto- re generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Giancarlo Scalpelli, il direttore generale del dipartimento Tutela della Salute Orlando, il dirigente dello stesso dipartimento, Scaffidi, il capo dipartimento Materno-Infantile, Pirillo e il primario del reparto di Ostetricia dell’ospedale di Cetraro, Anna Ristorni, per discutere del presunto caso di malasanità che ha portato al decesso di una neonata presso il nosocomio Iannelli di Cetraro. Il fatto è stato registrato il giorno dell’Immacolata, allorquando i carabinieri hanno acquisito una querela di parte sottoscritta dai familiari della neonata, i quali sostengono che la piccola sia nata morta a Per i medici fu fatto tutto il necessario per portare a termine il parto causa del ritardo in atto e del contestuale diniego da parte dei sanitari ad intervenire con un parto cesareo l’8 dicembre scorso, ossia quando la puerpera stava accusando ormai da diverse ore fortissimi dolori. Dirigenti e medici dell’Asp, durante i lavori, hanno consegnato relazioni ed atti a loro discolpa, riferendo al governatore della Calabria di essersi comportati secondo legge ed in ossequio ai protocolli ministeriali. Secondo i medici, insomma, è stato fatto tutto quando era necessario per portare a conclusione il parto in modo regolare. «Abbiamo già avviato un'indagine interna per chiarire l’accaduto – aveva dichiarato il direttore generale dell’Asp, Scarpelli, all’indomani del decesso - e dai primi accertamenti, non sono emerse negligenze, né si è rilevato il mancato rispetto delle procedure». Il padre della bimba, Giancarlo Pastore, dal canto suo denuncia ritardi e omissioni. Stefania Sapienza Maria Fiorella Squillaro “infinito” Discusso il Riesame per il giudice Giglio Diversa strategia difensiva per Morelli l’avvocato Nardo nell’interesse dei fratelli Francesco e Giulio Lampada. Il secondo in particolare viene ritenuto personaggio di spicco dell’omonima famiglia, quello che aveva contatti stretti sia con il consigliere regionale Franco Morelli che con il giudice Vincenzo Giglio. Al punto da essere di casa nell’abitazione reggina del magistrato. In un’intercettazione i due fratelli, secondo la ricostruzione degli inquirenti, hanno parlato di denaro. Giulio si trovava con Morelli e chiedeva a Francesco di preparare una consistente somma che avrebbe dovuto portare probabilmente a qualcun altro per gli affari che stavano trattando allo scopo di avere una concessione dai monopoli di Stato. Sulla vicenda però non sono stati trovati ulteriori riscontri. REGGIO CALABRIA Sono ini- istanza al Tribunale della Libertà, se- famiglia e dei Lampada. Avrebbe tra ziate ieri le prime discussioni davan- guendo una diversa strategia difensi- le altre cose organizzato, secondo ti al Tribunale della Libertà per alcu- va. Secondo quanto appreso, sia la di- l’accusa, un summit di ’ndrangheta ni dei soggetti arrestati nell’operazio- fesa che la procura in questi giorni in occasione della sua candidatura al stanno producendo consiglio comunale di Cologno Monne “Infinito”, coordimateriale di relativo zese alle amministrative del 2009. nata dalla Direzione Mercoledì si interesse sulla vi- Toccherà lunedì discutere il ricorso al distrettuale antimadiscuterà sulla Tdl all’avvocato Giuseppe Nardo, in cenda. fia di Milano. La vascarcerazione Sempre ieri è sta- difesa di Raffaele Fermino, marito di sta operazione il 30 to sentito Leonardo Anna Lampada e cognato dei Valle. novembre scorso ha dei fratelli Valle, figlio del ca- Avrebbe avuto il ruolo di partecipe e fatto tremare i palazLampada pocosca Francesco, coordinato le attività nel campo delzi della politica e gli che avrebbe avuto le slot machine. Mercoledì sarà il turuffici giudiziari di Reggio Calabria, con le eclatanti mi- un ruolo di organizzatore e contribui- no della discussione dell’istanza di ANNALIA INCORONATO Franco Morelli sure cautelari personali emesse dal to al rafforzamento economico della scarcerazione presentata sempre [email protected] gip di Milano nei confronti del consigliere regionale Franco Morelli e del giudice Vincenzo Giglio. Quest’ultismaltimento illecito dei rifiuti mo è stato uno dei primi a fare istanza al Riesame per invocare la scarcerazione. In sede di interrogatorio aveva già fornito un memoriale per snocciolare i punti focali delle contestazioni che gli vengono mosse. PAOLA (CS) Si terrà questa mattina al tribunale di Paola, l’interroga- ca le corrette modalità di conduzione delle stazioni di trasferimento temGiglio era molto legato ai fratelli torio dell’amministratore unico e legale rappresentante della società “Alto poraneo di rifiuti. Gli accertamenti sono stati condotti nel periodo luglio Lampada, imprenditori della LomTirreno Cosentino Spa” Francesco Rovito, arrestato nella tarda serata di lu- 2010 - marzo 2011 sui siti riconducibili alla società Alto tirreno cosentino bardia imparentati con i Valle. Quenedì scorso, nella sua residenza di Rende, con l’accusa di scarico incontrol- Spa, su tutta la costa. st’ultima è una famiglia che secondo Secondo gli inquirenti, Rovito, avrebbe scaricato in modo incontrollato, lato di rifiuti di vario genere, tra cui pericolosi avvenuto nei comuni di Tori magistrati antimafia è espressione tora, Scalea e Santa Domenica Talao. Roberto Le Pera e Sabrina Mannari- a Tortora, in area sottoposta a vincolo sismico, idrogeologico, archeologidella cosca Condello al nord. Seconno, avvocati di fiducia dell’ex presidente della squadra di calcio Us Scalea co ed ambientale, rifiuti indifferenziati di vario genere e realizzato in assendo l’accusa, il togato finito in manet1912, ed ex consigliere comunale di Cosenza, Francesco Rovito, cercheran- za di autorizzazione, nelle adiacenze di un sito preposto al solo recupero e te avrebbe rivelato informazioni rino di smantellare il castello accusatorio che è stato costruito nei confronti trattamento di rifiuti ceramici ed inerti, una stazione di trasferenza Rsu servate sia ai Lampada che al politiprovenienti da vari comuni dell’Alto tirreno cosentino. In località Pantano del loro assistito, sotto il peso delle prove raccolte dagli inquirenti. co Morelli, fornendo notizie circa Francesco Rovito, amministratore unico e legale rappresentante della “Al- di Scalea, avrebbe smaltito in completa assenza di autorizzazione, circa l’esistenza di procedimenti nei loro to Tirreno Cosentino Spa”, società gestrice, dall’anno 2002, del servizio di 1200 metri cubi di rifiuti di vario genere tra cui pericolosi, quali batterie al confronti. In cambio avrebbe anche raccolta e conferimento rifiuti per conto di diversi comuni dell’ambito ter- piombo, lastre cemento-amianto e pneumatici in disuso, sversandoli su ricevuto l’aiuto del consigliere del Pdl ritoriale del tratto costiero dell’Alto tirreno cosentino, compreso tra Sangi- nudo terreno. Avrebbe abbandonato, in modo incontrollato, rifiuti di vario per la nomina della moglie Alessanneto e Tortora, è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare in carce- genere su un terreno ubicato a Scalea in località Piano dell’Acqua, dove era dra Sarlo, ex dirigente dell’Asl di Vire emessa dal gip del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, a seguito della stata autorizzata una stazione di trasferenza e omesso di provvedere al ribo Valentia. richiesta di applicazione di misura cautelare spiccata in prima persona dal pristino dello stato dei luoghi e di adeguare alla normativa vigente i terreIl politico pidiellino, assistito dalprocuratore capo di Paola, Bruno Giordano, che ha coordinato e raccolto ni proseguendo l’attività illecita. l’avvocato Franco Sammarco, non ha Eugenio Orrico le risultanze di vari accertamenti sul conto della società, in particolare cirinvece ritenuto opportuno proporre Stamani l’interrogatorio di Francesco Rovito 9 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O «Fu Vincenzo Violi a sparare» Il pentito Marino in aula rivela l’esecutore materiale dell’omicidio Rende nel 2007 REGGIO CALABRIA «Presidente, io devo dire quello che so perché forse le può essere utile: a sparare il colpo che uccide la guardia giurata, fu Vincenzo Violi». C’è un silenzio surreale nell’aula della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria. A parlare è il pentito Marco Marino. È la sua prima uscita ufficiale. Dal sito protetto, da cui si trova collegato in videoconferenza, il collaboratore di giustizia parla della vicenda che lo ha visto protagonista e cioè l’uccisione della guardia giurata Luigi Rende, freddato il 1 agosto 2007 in via Ecce Homo nel corso di un tentativo di rapina ai danni di un furgone portavalori. Cappellino colorato a nascondere il volto e felpa con cappuccio, Marino per la prima volta si trova a deporre in un’aula di tribunale, da quando ha deciso di iniziare il suo percorso collaborativo con la giustizia. Non dice molte cose, ma dimostra di aver imparato subito. Alle domande più scottanti risponde con un secco: «Non posso dire nulla perché vi sono indagini in corso». Ma su Carmine Macrì, imputato nel processo ed in Nella foto in alto l’imputato Carmine Macrì primo grado condannato all’ergastolo, Mari- condannato in primo grado all’ergastolo no parla eccome. «Quella mattina – spiega – Accanto il collaboratore Marco Marino sul furgone Doblò bianco eravamo in cinque: io, Vincenzo Violi, Giovannibattista Familia- cati quella celebratasi ieri. È stato molto duri, Giuseppe Papalia e Carmine Macrì. Cono- ro il confronto tra l’avvocato generale Franco scevo quest’ultimo già da circa un anno e Scuderi e l’avvocato difensore di Macrì, Leone Fonte. Uno “scontro” primezzo o due. Avevano vari inma sulla possibilità di sentire contri. Lui veniva a casa mia Prima il collaboratore e poi sull’aced io andavo a casa sua». deposizione in quisizione di verbali d’interIl presidente della Corte d’assise d’appello Fortunato un processo per rogatorio di Marino. Una “disputa” condotta in Amodeo chiede come sia avil collaboratore modo impeccabile dal presivenuta la conoscenza e se i di giustizia dente Amodeo che, accodue abbiano commesso reati gliendo le richieste difensive, insieme. Marino non esita: «Sì abbiamo commesso reati assieme». Poi ha disposto l’acquisizione di tutti i verbali revia alla ricostruzione minuziosa di quella lativi alle dichiarazioni rese da Marino con mattinata maledetta: «Il primo a scendere particolare riferimento alla posizione di Cardal furgone - racconta Marino - fu Giuseppe mine Macrì. Il processo è stato rinviato al Papalia, poi ci fui io, Familiari e Violi. Si scen- prossimo 11 gennaio per la prosecuzione deldeva a coppia: prima c’erano Papalia e Fami- l’esame del pentito. liari, poi io e Violi ed infine Macrì. Appena ci CONSOLATO MINNITI avvicinammo alla cassa, iniziai a sentire [email protected] gli spari. Uditi i colpi, scappai ma fui raggiunto da un colpo al fianco. Per questo non vidi nulla poi di ciò che accadde. Quel che so mi è l’assalto al furgone portavalori stato riferito da Giuseppe Papalia, con il quale fummo ricoverati nella stessa stanza agli ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria». Alla domanda su chi fuggì dei componenti del commando, Marino ribadisce: «Ho appreso che fuggirono via i due soggetti non feriti». Il collaboratore di giustizia chiarisce anche un altro aspetto importante riguardante la dinamica del fatto: «Nessuno di noi sparò appena scesi dal furgone Doblò. Per quel che ho visto e appreso, a sparare per primo fu Rende, dall’interno del furgone, tanto che vidi Familiari a terra ferito. In quella rapina, però, nessuno doveva sparare. Eravamo partiti solo per prendere i soldi ed andare via». Marino arriva al passaggio chiave della sua deposizione: «Io so chi ha ucciso Luigi Rende - sottolinea il pentito ed è stato Vincenzo Violi. Me lo ha riferito sempre Giuseppe Papalia, durante il ricovero in ospedale». LA RAPINA REGGIO CALABRIA Che durante quella rapina non si doIn chiusura, il collaboratore spiega i moti- Il furgone della veva sparare, Marco Marino lo spiegò già poche settimane dovi che l’hanno spinto a iniziare questo nuovo Sicurtransport po il fatto di sangue. Era il 26 settembre del 2007, quando l’atpercorso: «Ci sono tante ragioni. Ho 30 anni con dentro il tuale collaboratore di giustizia, fornì spontaneamente delle die spero di potermi rifare una vita. Non ce la corpo senza chiarazioni in merito alla dinamica della rapina portata a terfacevo più in quella situazione, ho avuto un vita di Luigi mine. «Conosco Giovabattista Familiari da circa dieci anni, siaRende (nel conflitto interiore e ho deciso di lasciarmi almo stati anche indagati insieme per un’associazione a delinquele spalle gli errori fatti in passato. Mi sono ac- riquadro), il re finalizzata alle rapine; qualche mese prima del primo agosto cusato anche di parecchi fatti, riguardanti ra- vigilantes del 2007, intorno al mese di maggio 2007, Giovanbattista Fapine, per cui non sono mai stato indagato, ma morto durante miliari era venuto da me a propormi di fare una rapina insieanche per altri episodi per i quali ero stato il tentativo me a lui e mi aveva chiesto se avessi una pistola e se la poteva di rapina assolto». portare con me, ma solo a scopo dimostrativo; non si doveva E non è stata certo un’udienza dai toni pasparare». Poi arriva la parte più interessante del racconto: «Un Il vigilante ucciso durante la rapina Sono le 6.40 del primo agosto 2007. In via Ecce Homo, a pochi metri dallo stadio “Granillo”, due vigilantes a bordo del furgone portavalori compiono l’usuale giro per depositare il denaro all’interno della cassa continua degli uffici postali. Un’azione compiuta centinaia di volte ma, questa volta, all’improvviso si scatena l’inferno. Da un Fiat Doblò parcheggiato davanti al furgone sbucano in sei. Vogliono commettere una rapina. Una delle guardie, Antonino Siclari riesce a fuggire e mettersi in salvo. L’altra è il 31enne Luigi Rende. Lui rimane sul furgone ma, intuito il pericolo corso dal collega, non esita ad aprire lo sportello e sparare sui malviventi. Ne nasce un duro conflitto a fuoco. Un proiettile sparato dall’esterno colpisce Rende al fianco. La pallottola va a compromettere gli organi vitali e per la giovane guardia giurata non c’è nulla da fare. Luigi Rende lascia la moglie ed una bimba ancora molto piccola. Le indagini sono affidate alla Polizia che nel giro di poche ore arresta quattro dei sei esecutori materiali del colpo. Si tratta dei fratelli Giovambattista e Santo Familiari, di altri due fratelli Giuseppe e Domenico Antonio Papalia. Del gruppo di fuoco fanno parte anche Francesco Gullì e Marco Marino tratti in arresto poco dopo. Le indagini proseguono e le ricerche si concentrano su Vincenzo Violi e Carmine Macrì, catturati dopo diverso tempo. Per i primi sei il processo si conclude con condanne all’ergastolo, anche se la Cassazione annulla rinviando per la quantificazione della pena, mentre Domenicantonio Papalia rimedia una condanna a 20 anni. Violi deve scontare la pena dell’ergastolo, mentre per Macrì il processo d’appello (in primo grado ergastolo) è ancora in corso. «Non dovevamo usare armi» Il collaboratore di giustizia fornì queste dichiarazioni già nel 2007 paio di giorni prima della rapina, Battista Familiari, quello che era in ospedale con me, mi disse che dovevamo rapinare un furgone portavalori. Dissi all’inizio che non ero interessato alla cosa, perché troppo pericolosa, ma lui mi assicurò che non ci sarebbero stati rischi». Il racconto di Marino prosegue spiegando come si arrivò ai contatti con Familiari: «Giovanbattista è passato da me come al solito, mi ha detto che era una cosa semplice ed anche se non aveva proprio bisogno di me mi faceva partecipare perché voleva aiutarmi economicamente; mi ha detto che era un furgone portavalori verso la fine di luglio. Sapevo che dovevamo essere in cinque all’interno del furgone. Circa tre giorni prima della rapina ho comprato il passamontagna al negozio militare che si trova nei pressi dei magazzini Boom. La mattina in cui sono venuti a prendermi, Battista e Santo, con la loro macchina, all’incirca verso le sei o poco prima, ci siamo recati presso una traversa di Viale Calabria, vicino al Brico, dove si trovava già parcheggiato un furgone bianco; e con me è entrato anche Battista. Ci siamo mossi da quel posto e nel tragitto, da quello che dicevano, ho capito che lì, nei pressi dell’ufficio postale, c’era già qualcuno ad aspettare. […] Non so se Giuseppe Papalia era uno di quelli che era con me sul furgone perché in quel momento aveva il volto coperto da un passamontagna. […] Poco prima di assaltare il furgone blindato, tre quattro giorni prima, Battista mi ha spiegato le modalità della rapina; era convinto che le guardie giurate non avrebbero opposto resistenza. Quindi giorni prima della rapina Battista mi ha confermato la data della rapina, già fissata per il primo di agosto 2007». c. m. 10 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora il reportage Nei nuovi ghetti della vergogna Stipati senz’acqua, luce e dignità: così vivono i migranti di Rosarno ROSARNO (RC) La Rognetta e l’ex Opera Sila sono ormai un ricordo lontano. I ghetti della vergogna – quelli che fecero andare su tutte le furie anche il presidente Napolitano – sono ormai stati evacuati da tempo, ma il problema della ricettività, per i lavoratori extracomunitari arrivati in questo spicchio di meridione per seguire la stagionalità dell’agricoltura, pare ancora insormontabile. Sono tanti i migranti arrivati a Rosarno per la stagione della raccolta di arance e mandarini; sono tanti e, praticamente tutti, sono senza un tetto dignitoso. Seguendo una tradizione divenuta col tempo ormai triste consuetudine, in molti hanno occupato diverse fabbriche abbandonate nella prima periferia di Rosarno, altri invece si sono sistemati in piccoli gruppi nei casolari diroccati che una volta erano case rurali, e che adesso stanno in piedi quasi per miracolo. Ad accomunare le due sistemazioni di fortuna, la totale mancanza di dignità. Stipati uno sull’altro, senza acqua corrente o luce elettrica, i lavoratori migranti di ritorno dalle giornate sui campi, dormono come possono. Sullo stradone che collega l’antica Medma con Nicotera, ecco la prima delle fabbriche di trasformazione agrumicola “occupata” pacificamente dagli africani. Uno spiazzo spoglio dove sono sistemate le bici e le (poche) auto funziona da refettorio comune e da piazzale dove gli ultimi arrivati hanno piazzato le tende. A pochi metri di distanza una zona delimitata da sedie rotte segna la latrina comune. Appesi qua e là fogliettini in inglese e francese, indicano il numero del pronto soccorso e le mense gratuite garantite dalle associazioni di volontariato. Davanti all’edificio principale, i migranti che non sono riusciti a trovare un ingaggio, hanno allestito una sorta di barbecue. Uno di loro si occupa di spennare le galline – custodite in arnie vomitevoli – un altro si occupa della cottura sulla brace improvvisata. Qui le nazionalità si confondono, e il pranzo comune rappresenta una sorta di tregua sulle divisioni etniche che caratterizzano questa convivenza forzata. Alcuni tra i migranti sono decisamente avanti con l’età, altri sono molto giovani, tutti però concordano che in queste condizioni non è giusto vivere. Superata la porta principale dell’edificio semidiroccato, l’aria diventa subito irrespirabile: ogni spazio disponibile è stato occupato da sacchi a pelo, coperte, effetti personali. Qualcuno ha ricavato dall’androne delle scale che portano al piano superiore una piccola casetta delimitata con brandelli di tende e reti che si utilizzano per la raccolta delle olive: un barlume di intimità dentro una promiscuità inevitabile visti gli spazi ridotti. A sentire il racconto dei migranti, stipati in pochi metri quadri, sono almeno in duecento. Gli ultimi arrivati – quelli che non hanno nemmeno una tenda da piazzare sulla terrazza – dormono, letteralmente, sui gradini, distrutti dalla stanchezza e, BARACCOPOLI Così vivono i lavoratori immigrati a Rosarno in alcuni casi, dall’alcol mandato giù come consolazione al freddo, alla fame, alla rabbia. «Sono in Italia da due anni – dice Michele, immigrato della Costa D’Avorio che a Rosarno è arrivato da una settimana e che si è adattato a dormire direttamente dentro la sua auto – ma in situazioni del genere non mi ci ero mai trovato. Vengo da Lodi, ma da lì sono dovuto andare via perché non riuscivo a stare dietro all’affitto. Distribuivo volantini e in una giornata riuscivo a tirare su anche cinquanta eu- me, un’altra fabbriro, ma i costi erano In molti ca abbandonata. Di troppi e così ho dehanno occupato luce o acqua, anche ciso di venire in Cafabbriche qui, nemmeno a labria per la raccolparlarne, i migranti, ta delle arance. Però abbandonate e invece, ci sono. «Prinon credevo di trocasolari diroccati ma di venire a Rovare una situazione sarno – dice Philipcosì grave. Ci dicono che stanno per aprire un campo pe, migrato in Europa dal Ghana aldove c’è la luce e l’acqua, ma quan- la ricerca di una possibilità – sono do abbiamo portato la domanda ci stato a Foggia per la raccolta dei pohanno risposto che eravamo arriva- modori. Il lavoro era durissimo, sotti tardi e che i posti sono limitati. Io to il sole tutto il giorno, ma almeno, ho tutti i requisiti per vivere in Italia una volta rientrati dai campi, aveva– dice ancora il ragazzo, non più di mo un alloggio quasi normale. C’era venti anni d’età, sventolando una l’acqua calda, e soprattutto c’erano i carta d’identità che sembra inutile bagni. Qui siamo costretti ad andavista nell’ottica di chi non ha nulla – re dietro un albero. Questo non è modo di vivere». ma questo non è vivere». A poche centinaia di metri dal ruVINCENZO IMPERITURA dere occupato, appena passato il [email protected] l’inizio della giornata In fila per la strada al freddo in attesa della “chiamata” LAVORO I migranti escono alle prime ore del mattino per avere un lavoro. Alcuni per riscaldarsi accendono piccoli fuochi di fortuna (foto Emiliano Mancuso) ROSARNO (RC) Formano piccoli gruppi, dividendosi per nazionalità. Aspettano che il capo arrivi ad assegnare lavoro e compiti per la Escono dai giornata. Il sole non è ancora tuguri all’alba sorto quando, alla spicciolata, i migranti arrivati a Rosarsperando di no in cerca di una chimera guadagnare chiamata lavoro, escono dai una “giornata” tuguri in cui abitano per affrontare una nuova giornata di raccolta. Fuori fa freddo, dal cielo è appena finito di venire giù il diluvio, e i lavo- ratori africani si stringono uno all’altro per ripararsi. I più esperti hanno preparato piccoli fuochi di fortuna accesi in bacinelle di ferro che si usano per la raccolta delle arance. Tutte le mattine così. In fila per essere caricati su sgangherati furgoncini che trasportano le squadre di lavoro direttamente sui campi. Rosarno, di prima mattina, assume un aspetto surreale. Sulla nazionale che taglia in due il paese, frotte di lavoratori africani invadono i marciapiedi e parte della carreggiata stessa. Loro, quelli che il lavoro lo hanno già contrattato nei gior- ni precedenti e non hanno bisogno di aspettare il caporale che seleziona i più “valenti”, sui campi ci vanno direttamente a piedi. O al massimo in bici. I più fortunati utilizzano catorci che un tempo erano state automobili. Anche loro sono divisi entro rigorosi confini etnici. Anche loro sono destinati alla raccolta di mandarini e arance. Di giornalisti, in questi ultimi due anni, ne hanno visti tanti e non hanno molta voglia di parlare. Alcuni temono di perdere la giornata lavorativa, altri, i più numerosi, sono semplicemente stanchi di ripetere a tutti la stessa solfa: «Tanto non cambia mai nulla – dice un migrante ghanese seminascosto da una coperta di lana che si è lanciato sulle spalle in attesa del suo passaggio verso gli agrumeti della Piana – come bestie ci trattavano prima, come bestie siamo trattati oggi». Certo la situazione non è proprio identica a quella che nel gennaio del 2010 portò alla clamorosa rivolta che paralizzò Rosarno per giorni, ma le differenze, se ci sono, sono minime. La fiumana di migranti a piedi esce dalla città in silenzio, ordinatamente. Ad attenderli una giornata di raccolta: «Più lavori, più guadagni. Funziona ovunque così – dice “Mimmo”, un immigrato del Congo – se troviamo la giornata, non piove e riusciamo a lavorare bene, alla fine ci rimane in tasca una paga ragionevole. Quando mi sento in forma riesco a raggiungere anche quaranta euro. Non è male. Il problema è che spesso però, non tutti riusciamo ad essere “assunti”». La crisi morde, e a pagare lo scotto più pesante, come sempre, sono i più deboli. A cominciare dai lavoratori africani di Rosarno. vimp 11 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O il reportage dopo la rivolta A breve l’apertura del campo ROSARNO (RC) Una lotta impari contro un problema che appare sempre più difficile da risolvere. Il flusso di migranti che ogni anno, in concomitanza con la stagione della raccolta delle arance, arriva in città, supera evidentemente la capacità (ridotta al lumicino dopo i tagli stabiliti dal governo centrale) di intervento del Comune medmeo. Tanti i problemi al vaglio della sindaca Tripodi, dal campo container che aprirà i battenti tra una manciata di giorni (dopo l’incontro in Prefettura di ieri infatti manca solo il via libera da parte della questura reggina che sta vagliando le oltre 200 domande pervenute in comune a fronte dei poco meno di 100 posti disponibili), al previsto centro d’accoglienza che però è ancora lontanissimo dall’essere realizzato. E poi i ghetti e le casette diroccate del centro storico che diventano rifugio – tra uno sgombero e un altro – per i disperati che non hanno un tetto sotto cui ripararsi. La rivolta è un ricordo lontano, ma dai giorni bui della caccia al negro tra gli aranceti della Piana le cose non sono cambiate di molto. Alcune tra le iniziative messe in campo dall’amministrazione che è succeduta alla terna prefettizia – iniziative che vanno dagli importantissimi corsi di italiano, alle lezioni di cucina che hanno permesso alle comunità residenti un contatto pacifico con la popolazione migrante – hanno riscontrato un buon successo, ma l’integrazione rappresenta ancora un obbiettivo che appare lontanissimo. Tra parte della popolazione residente infatti il malcontento è evidente. Un po’ la paura (per la verità piuttosto remota) per il ripetersi della tensione del 2010, un po’ quel timore del diverso che accompagna da sempre parte della cittadinanza, e un po’ per puro e semplice razzismo (razzismo in più occasioni cavalcato da parte della minoranza in seno al consiglio comunale, come nel caso della sistemazione dei container per il campo di contrada Testa dell’Acqua), la convivenza tra le due realtà è ancora lontana. vimp E la crisi arriva anche qui L’agricoltura è in ginocchio Arance e clementine invendibili, il prezzo è ai minimi storici ROSARNO (RC) I migranti arrivano, premono alla ricerca di un lavoro, ma sul territorio di Rosarno la crisi dell’agrumicoltura mette ko l’economia. Se è possibile quest’inverno, nella città della Piana di Gioia Tauro, si prospetta ancora più difficile del drammatico gennaio 2010, anno della rivolta violenta degli africani. In una crisi globale terribile, a Rosarno esiste un autentico collasso dell’economia produttiva, l’agricoltura – settore che ha permesso a generazioni di produttori rosarnesi di fare scalate sociali e mantenere i figli all’università – è letteralmente in ginocchio. Il prezzo delle arance e delle clementine è ai minimi storici, produrre e raccogliere il frutto costa, a conti fatti, più del 20% del guadagno. A queste condizioni è chiaro che si chiude bottega, o quantomeno si lasciano marcire vagoni e vagoni di agrumi sugli alberi. Gli ettari che solitamente un decennio fa erano verdi – e cioè con le sole foglie e senza frutto perché già raccolti – oggi sono distese arancioni, le clementine rimangono sulle piante o marciscono per terra. E in questo sfacelo annega la gran parte del reddito delle famiglie rosarnesi. Ormai la terra non rende più, è diventata solo un peso, fiscale, a causa dell’Ici e sono pochissimi coloro che possono permettersi di stare ancora sul mercato perché alle spalle hanno gruppi imprenditoriali solidi o reti di distribuzione privilegiate. Per il coltivatore rosarnese medio quest’anno rappresenta un disastro economico e produttivo. Non è un caso, infatti, che siano già sorti comitati spontanei di protesta per questa situazione, anche le classiche rappresentanze di lavoratori e di produttori faticano a contenere la rabbia e la disperazione di una fetta enorme di società che si ritrova con la triste realtà di non poter vendere il prodotto. Le colpe sono diffuse e presenti in ogni livello sociale e istituzionale. C’è un lascito tremendo delle truffe miliardarie degli anni ’80-’90 delle arance di carta, in cui imprenditori senza scrupoli hanno frodato la Comunità Europea con il placet di pezzi di Stato compiacente. C’è una classe politica che non ha mai tutelato fino in fondo l’agrumicoltura della Piana di Gioia Tauro. C’è una classe imprenditoriale che non ha mai puntato sul marketing e sulla riconoscibilità del prodotto sui mercati. C’è, infine, uno Stato centra- le che ha disperso in mille rivoli i fondi per il Sud e per l’agricoltura, che non ha mai controllato la spesa e non ha mai creduto fino in fondo in quel sistema produttivo. Oggi questo settore vicino all’“out of business” riverbera il suo stato fallimentare sul sistema sociale. Fino a qualche anno fa la questione dei migranti era meno esplosiva, perché esisteva una filiera produttiva che utilizzava la loro importantissima manodopera, riconoscendo a quella comunità africana compiti e remunerazioni dignitose. In questo momento nulla di tutto ciò è più DISASTRO possibile. Se l’agricoltura non si muove A pagare la non c’è lavoro per gli immigrati. E senza crisi sono lavoro gli africani sono in balia della fa- anche i me e della disperazione. Questo è il qua- lavoratori dro, a tinte fosche, della realtà attuale a africani Rosarno. Poco, pochissimo, può fare che con la l’amministrazione comunale, ancor me- raccolta si no i singoli agricoltori. Servirebbe un in- guadagnano tervento straordinario da parte dello Sta- da vivere to non tanto per un sistema di integrazione dei migranti, ma per rimettere in moto l’agricoltura, l’unica via per dare lavoro agli Produttori africani. Non è raro ine lavoratori contrare produttori che sono disperati spiegano che «non si possono aiutare gli stra- Nascono comitati nieri se i primi a patire la di protesta fame siamo noi». Non è razzismo, è una estremizzazione dello stato di fatto. Il rilancio dell’agricoltura è l’unica chiave per contenere e migliorare l’emergenza migranti, ma soprattutto l’unica via per non mandare gambe all’aria tutta la Piana, e Rosarno, città sempre più povera e polveriera, che aspetta un intervento, prima che la notte si riappropri delle coscienze e si materializzino i funesti fantasmi di due anni fa. DOMENICO MAMMOLA [email protected] l’appello ROSARNO (RC) Un appello alla solidarietà per la raccolta di vestiario, coperte, alimentari e ogni altro genere di conforto per i migranti giunti a Rosarno per la campagna agrumicola è stato lanciato dai presidenti del club Rotary Nicotera Medma Francesco Brosio e dal presidente dell’associazione Città del Sole Giacomo Saccomanno. Brosio e Saccomanno hanno scritto ai presidenti dei club service e alle associazioni di volontariato calabresi e, per «La situazione è allucinante Servono coperte, vestiario, cibo» conoscenza, al ministro dell’Interno e al prefetto di Reggio: «Siamo andati a visitare i migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie della città. Abbiamo trovato una situazione allucinante e mai immaginabile: centinaia di persone ammassate per terra, senza un giaciglio, senza coperte, senza cibo, senza acqua, senza servizi igienici, senza lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori». Pertanto chiedono «di inviare, con qualsiasi mezzo, vestiario, coperte, alimentari e quant’altro possibile, a Rosarno, presso l’Istituto Piria, via Modigliani, che ha messo a disposizione dei locali per la raccolta e la distribuzione del materiale. Nel frattempo, i soci rota- riani provvederanno, per quanto possibile, a dare la massima assistenza agli oltre 2.000 migranti, cercando di ovviare alla sordità delle istituzioni». E sulla questione il deputato del Pd Franco Laratta ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio. «A Rosarno - afferma - c’è il rischio di una nuova emergenza umanitaria e di nuovi disordini a causa della presenza massiccia di immigrati. Il Governo deve intervenire con urgenza». 12 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O operazione “cerbero” VIBO VALENTIA La polvere bianca non mancava mai. Da Briatico a Capo Vaticano il sistema di rifornimento era perfetto: ruoli precisi e volti insospettabili. Gli “Ncinci” avevano pensato a tutto. In estate, nei villaggi, la roba la piazzavano gli animatori, al resto ci pensavano loro: Pasquale Accorinti, 42 anni, di Santa Domenica di Ricadi, Giuseppe Accorinti, 30 anni, Francesco De Benedetto (26), Giuseppe Marchese (25), e Nicola Zangone (24), tutti di Tropea e in qualche modo imparentati. Dietro l’articolato sistema c’erano i loro volti, e c’era un meccanismo ormai ben collaudato con cui, grazie alla “manovalanza” di decine e decine di soggetti e facendo ricorso a danneggiamenti al fine di recuperare crediti o comunque imporsi nello smercio di stupefacenti, era stato monopolizzato il mercato garantendo periodiche e massicce forniture di droga destinata anche a rispettabilissimi professionisti della zona. Nei confronti dei cinque, ieri mattina, i carabinieri della Compagnia di Tropea, al comando del capitano Francesco Di Pinto, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ordinanza che prevede per tutti la custodia in carcere. Ai domiciliari, invece, è finito Agos Enrico Tropeano, 53 anni, di Santa Domenica di Ricadi ma di fatto domiciliato a San Gregorio d’Ippona; obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e di dimora, infine, per altri tre 25enni: Domenico Pugliese di Spilinga, Saverio Tanfo di Tropea, e Francesco Romano di Briatico. Le indagini partono nel 2009. Ed è una escalation di atti incendiari e intimidatori rivolti al titolare di un autolavaggio di Santa Domenica a sollecitare l’attenzione dei carabinieri. Il 20 settembre del 2009 il punto di partenza, fornito dal tentativo, poi fallito a causa della pioggia, di dare alle fiamme l’auto della stessa vittima. Sul luogo una pattuglia del Nucleo operativo radiomobile, coordinato dal maresciallo Giovanni Sanfilippo, alla quale non sfugge un’altra vettura con a bordo tre soggetti che dai primi accertamenti corrispondono per il tipo di mezzo utilizzato, per corporatura ed abbigliamento, ai presunti autori del gesto criminoso. L’atto, giunto a pochi giorni dalla sentenza di condanna emessa in relazione ad un tentativo di estorsione denunciato dall’imprenditore, diventa così oggetto di indagine da parte dei carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Tropea, coordinati dal sostituto procuratore Giampaolo Boninsegna, titolare della indagine. Le intercettazioni telefoniche, ambientali e video danno poi la conferma dell’identità degli autori e fanno emergere che sono partecipi di una più vasta organizzazione che gestisce il traffico sull’intera Costa COCA E PISTOLE Nella foto, il materiale posto sotto sequestro dai carabinierinel corso dell’operazio ne Cerbero Spaccio di droga sulla Costa degli dei Arrestate 6 persone La Dda smantella la rete del clan Ncinci Indagini partite dopo un’intimidazione Giuseppe Accorinti Pasquale Accorinti Francesco De Benedetto il giovane del gruppo degli dei. Ieri, alle prime luci dell’alba, la stretta finale con l’esecuzione dell’ordinanza e le perquisizioni nelle case di Nicola Zangone, Giuseppe Accorinti, ritrovato in possesso di 2500 euro - 300 nell’auto e la restante parte in casa suddivisa in banconote di piccolo taglio - e di Domenico Pugliese, il cui coinvolgimento viene confermato da due bilancini di precisione e da due dosi di marijuana. Un lavoro minuzioso, insomma, quello dei carabinieri, che arriva dopo altre due operazioni di rilievo: l’arresto dei Soriano e degli estorsori di Nicotera, «a riprova della grande attenzione - ha sottolineato il tenente colonnello Daniele Scardecchia, affiancato in conferenza stampa dal procuratore della Dda Vincenzo Lombardo, dal capitano Francesco Di Pinto, e dal maggiore Vittorio Carrara - che continuiamo a dare a questo territorio così difficile, facendo leva soprattutto sul fattore umano e sulla nostra presenza per le strade e vicino alla gente». TIZIANA ADAMO [email protected] l’anello di congiunzione Per sfuggire alle manette si butta dal balcone Tropeano, il tranquillo impiegato dell’Inpdap VIBO VALENTIA Ventiquattro anni. Il più giovane dei cinque per i quali è stata disposta la custodia in carcere e al momento dell’arresto anche il più “spregiudicato”. Con Francesco De Benedetto e Giuseppe Marchese, Nicola Zangone condivideva il «magazzino destinato a deposito degli strumenti da taglio e di quelli per il confezionamento della droga»; con loro si confrontava sugli incassi della serata, e a lui faceva capo una rete di pusher che riforniva con stabilità quasi sempre in un vicolo nei pressi della sua abitazione. Stretti i rapporti con Pasquale Accorinti, dal quale a sua volta dipendeva per il rifornimento della roba, «tanto da tenersi rovinato» quando per l’assenza temporanea dello stesso, recatosi a Torre Annunziata per le vacanze natalizie, gli veniva a mancare quello che nelle conversazioni indicava come «pacco» o «pietra». Quando i Carabinieri hanno bussato alla sua porta non ci ha pensato due volte e in un tentativo di inutile fuga si è lanciato - con 20 grammi di coca nascosta negli slip - dal balcone della cucina. Ma il gesto non ha fatto altro che avvicinarlo ai militari, che già avevano provveduto a circondare l’abitazione. Per lui è finita male: trauma ai malleoli, intervento del 118, ricovero all’ospedale di Vibo. Intorno le tracce del suo coinvolgimento nella rete: dosi sparse, un bilancino di precisione un involucro protetto, la «pietra» appunto, con mezzo chilo di polvere bianca. Infine i soldi: 3500 euro suddivisi in banconote di piccolo taglio, fruttati evidentemente dal prosieguo dell’attività. Anche Zangone rientrava tra le “facce pulite”, nell’estate del 2010 aveva lavorato in un villaggio di Zambrone marina come guardiano, e qui, addirittura, per come emerso da una intercettazione, aveva assicurato all’amico Saverio Tranfo, che con lui si lamentava perchè «il lettore che gli aveva dato era rotto e che non si poteva fare alcunché per ripararlo», che sarebbe riuscito a piazzarlo. t. a. VIBO V. L’anello debole e forte della catena era lui: Agos Enrico Tropeano. Forte perché insospettabile era il suo nome, tranquillo il suo passato. “Debole” perché in una condizione personale difficile, dettata, pare, dalla separazione dalla moglie. Cinquantatre anni, di Santa Domenica di Ricadi, ma di fatto domiciliato a San Gregorio d’Ippona, sarebbe stato facile riconoscerlo solo come un impiegato dell’ufficio provinciale dell’Inpdap, eppure il suo ruolo non era marginale. Era fondamentale, indispensabile per congiungere i due mondi, quello degli spacciatori e quello dei professionisti della zona, ai quali periodicamente, ma puntualmente, veniva fornita la droga. Un sistema, quello delle “facce pulite”, su cui il sodalizio criminale aveva puntato molto, sostenuto anche da diversi animatori turistici ai quali spettava il compito di piazzare la roba tra i turisti che si trovavano in vacanza nelle varie strutture alberghiere della costa. La conferma di ciò, del resto, era arrivata anche dall’arresto, nell’estate del 2010, di un intrattenitore romano, incaricato di mantenere il monopolio degli “Ncinci” all’interno di un villaggio di Zambrone marina. Caso, questo, che ha portato, nell’ambito dello stesso procedimento penale, ad eseguire nella città di Milano, Pavia, Roma Napoli e Teramo 17 decreti di perquisizioni con contestuali notifiche di informazioni di garanzia, disposti dalla Procura distrettuale antimafia a carico di altrettante persone che sono risultate a vario titolo responsabili di produzione o traffico illecito. Quanto a Tropeano, nella sua disponibilità sono stati trovati un ingente quantitativo di cocaina, un’arma e diverse munizioni, ma sulla decisione del Gip di disporre per lui i domiciliari deve aver influito proprio il fatto che fosse incensurato e forse vittima di una situazione di “solitudine” risultata funzionale al «gruppo familiare monolitico» degli Accorinti, come lo ha definito il procuratore Vincenzo Lombardo, e alla loro strategia di “conquista del mercato”. t. a. Giuseppe Marchese Agos Enrico Tropeano Nicola Zangone GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 RELAZIONE CORTE DEI CONTI MONTEBELLO JONICO Le verità di Comune e centrosinistra > pagine 18-19 CRIMINALITÀ GIOIA TAURO Lastre di Eternit scoperte dal Corpo forestale SIDERNO Dopo il vertice Bellofiore rassicura > pagina 26 Il Comune: Organico snello nel 2012 > pagina 28 > pagina 33 «C’erano Macrì, Violi e Pino» Delitto Rende, quando Familiari indicò i membri del commando omicida È il 2 agosto 2007, un giorno dopo la rapina tentata in via Ecce Homo e l’uccisione di Luigi Rende. Santo Familiari, uno del commando, rende delle dichiarazioni che gli investigatori ritengono utilissime per il riconoscimento dei componenti della banda che assalì il furgone portavalori. Quelle parole, contenute nella sentenza di primo grado, oggi risuonano alla luce di quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Marco Marino, ieri in aula nell’ambito del processo a carico di Carmine Macrì. «Ieri mattina – dichiarò Familiari il 2 agosto – mio fratello Giovanbattista mi ha raggiunto sul posto di lavoro, chiedendomi se potevo accompagnarlo a Reggio Calabria perché in compagnia di altre persone avrebbe dovuto fare un “lavoro”, che poi ho capito trattarsi di una rapina. Questa mattina, con la macchina in uso a mio fratello Giovanbattista, l’ho accompagnato a Reggio Calabria in prossimità dell’ufficio postale sito in via Ecce Homo e mi sono fermato con l’automobile in una parallela lato mare della predetta via, dove vi era un Fiorino o un Doblò bianco e quattro persone che aspettavano mio fratello». E “dolly show” Traffico di stupefacenti Il pg chiede la conferma L’omicidio Rende qui parte l’elenco dei soggetti presenti la mattina del colpo: «Pino della Tirrenica (Giuseppe Papalia), Marco Marino di Arangea, Macrì, fratello della persona con cui sono stato detenuto, Vincenzo Violi e il fratello di “Pino della tirrenica” (Domenicantonio)». A questo punto a Familiari viene mostrata copia delle foto segnaletiche di Carmine Macrì, Vincenzo Violi e la patente di guida di Domenico Antonio Papalia, e Familiari riconosce i primi due come facenti parte del gruppo che aspettava il fratello in mezzo alla strada, Domenico Papalia come colui che attendeva all’interno di un’auto Fiat Punto di colore bianco, parcheggiata vicino alle per- Santo Familiari sone che aspettavano sulla strada. «Ho lasciato mio fratello insieme alle persone di cui vi ho detto – prosegue il racconto di Familiari – e mi sono allontanato dirigendomi verso lo stadio, con l’intesa che sarei andato a Melito Porto Salvo e che più tardi ci saremmo risentiti. Ad un certo punto ho sentito diversi colpi di arma da fuoco, ho rallentato la marcia con l’auto e dallo specchietto retrovisore ho visto tre persone fuggire: Macrì, Violi e Pino, mi sembra che quest’ultimo si tenesse il braccio. Sono quindi corso verso l’ufficio postale facendo circa 500 metri di corsa, dopo avere lasciato l’autovettura ancora accesa. Arrivato all’ufficio postale ho visto mio fratello steso con la pancia a terra, immobile, e la guardia giurata colpita a morte all’interno del furgone. Ho cominciato ad urlare pensando che fosse morto anche mio fratello ed ho chiesto aiuto; mi sono spostato più avanti rispetto al furgone portavalori fino a che non è arrivata l’ambulanza». Ieri, dunque, grazie alla rivelazione di Marco Marino, si è scoperto che quella mattina a sparare il colpo fatale per Luigi Rende fu Vincenzo Violi, l’uomo arrestato a Torino e tradito dal segno di pace scambiato con un carabiniere, che poi lo ammanettò all’uscita dalla funzione religiosa. Consolato Minniti Si fingeva esattore delle tasse, arrestato Bevilacqua L’uomo, dall’atteggiamento gentile, accompagnava le vittime e si faceva dare il denaro Nella mattinata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Lazzaro, collaborati dai militari della Stazione di Laureana di Borrello, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Mario Bevilacqua (in foto), 39 anni, residente a Laureana di Borrello, celibe, disoccupato. Lo stesso, già nel settembre 2011 era stato tratto in arresto poiché sorpreso a realizzare una truffa ai danni di un anziano, dal quale si era fatto consegnare 500 euro in contanti. L’uomo si spacciava per collaboratore del responsabile dell’Ufficio tributi del Comune ed in qualità di delegato alla riscossione di somme da versare nelle casse co- munali, a saldo di asserite pendenze delle vittime, tra l’altro inesistenti, intascava il denaro. In seguito, promettendo di ripassare per consegnare una fantomatica ricevuta, spariva dalla circolazione. Con un comportamento sempre gentile, talvolta adescava le proprie vittime per strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava con la propria autovettura, fin sotto casa, ove si faceva consegnare il denaro. L’utilizzo dell’auto lo aveva tradito già a settembre, allorquando un passante, insospettito, aveva chiamato i carabinieri. Successivamente all’arresto, i militari di Lazzaro, guidati dal maresciallo Alfredo Mineo, hanno avviato ulteriori indagini e grazie alle dichiarazioni, ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune vittime, hanno scoperto ulteriori truffe a lui addebitabili. L’autorità giudiziaria, condividendo l’attività investigativa, ha emesso il provvedimento a carico di Bevilacqua per truffa aggravata. L’arrestato, espletate le formalità di rito, è stato rinchiuso nel carcere di Reggio Calabria. IN BREVE Residuo di pena Preso 40enne I carabinieri hanno arrestato, per espiazione pena detentiva N.A., 40 anni, per l’espiazione di una pena residua giorni 18 di reclusione per tentato furto aggravato e violazione in materia di armi. Data alle fiamme una Seat Ibiza A Reggio, un incendio ha interessato l’autovettura Seat Ibiza di proprietà G.F., 51 anni. Il sostituto procuratore generale Santo Melidona ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado emessa nell’ambito del processo “Dolly show”. Alla sbarra una presunta organizzazione che gestiva il narcotraffico tra la Locride e Palermo. Si tratta di Girolamo Belcastro, Domenico Barranca (in foto), Giuseppe Commisso, Cosimo Trichilo, Domenico Costa, Vincenzo Nucera e Carmelo Fimognari. La sostanza stupefacente, secondo quanto accertato, giungeva sulla piazza palermitana grazie ad un clan di Torre Annunziata e ad uno di Siderno. Il passaggio della sostanza stupefacente sarebbe avvenuta tranquillamente in auto. Erano i palermitani che raggiungevano Siderno o Marina di Gioiosa Jonica e poi portavano con loro auto imbottite di decine di chilogrammi di hashish. Le indagini permisero anche di scoprire un’asse di traffico di droga tra Siderno e Roma. In primo grado il gup Tommasina Cotroneo aveva emesso condanne piuttosto pesanti: Domenico Barranca (16 anni di carcere e 40 mila euro di multa), Girolamo Belcastro (14 anni di reclusione e 30 mila euro di multa), Giuseppe Commisso (14 anni di carcere e 40 mila euro di multa), Domenico Costa (14 anni di carcere e 40 mila euro di multa), Vincenzo Nucera (10 anni), Carmelo Fimognari (8 anni), Cosimo Trichilo (10 anni di carcere e 40 mila euro di multa). (c. m.) cosca iamonte “Ramo spezzato” Oggi sentenza d’appello È prevista per oggi la sentenza nel processo d’appello “Ramo spezzato” che vede alla sbarra i presunti esponenti del clan Iamonte egemone nel territorio di Melito Porto Salvo, secondo l’accusa capeggiato da Antonino Iamonte, figlio dello storico boss Natale. Ieri la discussione da parte dell’avvocato Pietro Modaffari e poi il successivo rinvio alla data odierna per la camera di consiglio da parte della corte e la seguente lettura del dispositivo di secondo grado. Il processo Ramo Spezzato prende le mosse dal- l’omonima operazione condotta dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo, che aveva sostenuto anche l’accusa nel corso del procedimento di primo grado. L’inchiesta vede protagonisti gli esponenti di spicco della famiglia Iamonte, ritenuta egemone nel territorio di Melito Porto Salvo. Di accuse piuttosto pesanti, infatti, devono rispondere Antonino Iamonte, figlio dello storico boss Natale, nonché Carmelo Iamonte. Alcuni tra i soggetti coinvolti si sarebbero occupati di macellazione clandestina. GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 28 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE SANITÀ 0966 766415 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 OSPEDALE GIOIA TAURO FARMACIE 52203 OSPEDALE PALMI 267611 OSPEDALE CITTANOVA 660488 OSPEDALE OPPIDO 86004 942111 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 OSPEDALE POLISTENA VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 OSPEDALE TAURIANOVA 618911 Gioia Tauro Rosarno Ioculano Rechichi Tripodi Alessio Borgese Cianci Paparatti 51909 52891 500461 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 479470 22742 22692 22897 22651 CINEMA 773237 712574 774494 773046 Taurianova Ascioti Covelli D’Agostino Panato 643269 610700 611944 638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso «Massima attenzione su Gioia» Criminalità, il sindaco rassicura i cittadini dopo il vertice in Prefettura ra, con una bomba piazzata di fronte al portone di casa, e soLo Stato c’è e garantisce la lo ieri l’ultimo allarmante fatmassima attenzione su Gioia to di cronaca con il ferimento Tauro. Ad assicurarlo, duran- a colpi di arma da fuoco di un te la riunione di ieri del comi- lavoratore portuale. Rispetto all’incontro di ieri, tato provinciale ordine e sicurezza, il Prefetto, i procuratori il primo cittadino gioiese pardella Repubblica di Reggio e la di grande disponibilità da Palmi e i massimi rappresen- parte del Prefetto Luigi Varrattanti provinciali delle forze ta nel recepire le istanze deldell’ordine, dalla Polizia ai Ca- l’amministrazione, peraltro rabinieri, dalla Guardia di Fi- ufficializzate con una delibera nanza al Corpo Forestale del- approvata all’unanimità nel lo Stato. Di ritorno dal Palazzo consiglio comunale di venerdì del Governo di Reggio, il sin- scorso. Da una parte, appunto, daco Renato Bellofiore si di- la richiesta appunto di una chiara estremamente soddi- presenza costante sul territosfatto dell’incontro richiesto rio da parte delle forze dell’ornelle scorse settimane per af- dine, con ampie rassicuraziofrontare l’emergenza crimina- ni ricevute in merito, dall’altra la delicata lità a Gioia. questione del Emergenza Presenti al contributo che si confertavolo le forze che il Comuma in tuta la ne può dare sua gravità, dell’ordine e le all’ordine visto che apProcure di pubblico viste pena qualche Reggio e Palmi le proprie rigiorno dopo strettezze fiquella richiesta c’è stata tra l’altro l’intimi- nanziarie e d’organico. Come dazione al sostituto commis- già evidenziato più volte a Rosario di polizia Piero Spadafo- ma ai rappresentanti del Go- PROCESSO BLACK AND WHITE GIOIA TAURO Traffico di droga, in Appello rideterminate le condanne GARANTE La sede della Prefettura a Reggio verno nazionale, il sindaco ha lamentato il numero esiguo di vigili urbani in strada, nonchè l’impossibilità ad assumerne di nuovi. E prospettando anche due possibili soluzioni da sottopporre al ministero degli Interni: il comando di unità da altri Comuni che si rendano disponibili, oppure il comando su Gioia di agenti della polizia provinciale. Una strada, quest’ultima, già praticata fino ad ottobre, quando è scaduto il comando di quattro agenti della polizia provinciale distaccati a Gioia. Un comando non più prorogato dalla Provincia per questioni economiche (ovvero per le spese aggiuntive in termini di trasferte), ragione per cui il Comune chiede che ci sia un intervento finanziario da parte del ministero degli Interni. Anche in questo caso, la Prefettura si è quindi fatta carico della questione assicurando la propria mediazione. Francesco Russo PALMI Una vera stangata quella disposta dal Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Natina Pratticò nei confronti dei 13 imputati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il giudice infatti, dopo avere riconosciuto le attenuanti generiche nei confronti di Nunziatina Falleti e Marcello Nardelli, ha disposto la rideterminazione delle condanne commutate in primo grado dal tribunale di Palmi, condannando a otto anni e sette mesi di reclusione Nunziatina Falleti, Francesco Marchesano, Rinaldo Spadaro e Alessio Zungri. Undici invece gli anni che dovrà scontare in carcere l’imputato Giuseppe Falleti; quattro anni di carcere sono stati inflitti a Marcello Nardelli così come a Paolo e Costantino Catta, mentre tredici saranno invece gli ani di carcere che dovrà scontare Giuseppe Caccamo. Due anni di carcere e una multa di 8mila euro invece la condanna per Enzo Emiliano Cinque. Sono invece andati, per uno dei capi d imputazione sostenuti dalla Procura della Repubblica, assolti gli imputati Antonio Zangari e Marcello Nardelli, mentre per Rocco Pesce il Tribunale ha deciso di non dovere procedere perchè «l’azione penale non poteva essere proseguita per precedente giudicato». Vimp GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] RENDE IL GIALLO Cavalcanti scarica la cooperativa di Di Puppo Caso Bergamini Lettera anonima e nuove rivelazioni > pagina 25 > pagina 27 ROSSANO PRAIA A MARE Pioggia di fuoco per eliminare Fabbricatore > pagina 29 Quei falsi invalidi civili che si sono autoaccusati Tra i 77 imputati anche persone che hanno testimoniato Comincia a entrare nel vivo il conflitto tra la pubblica accusa e gli avvocati difensori delle 77 persone coinvolte nell’inchiesta Ippocrate, che la scorsa estate aveva portato a galla uno scandalo fatto di assenteismo e false visite finalizzate al riconoscimento delle invalidità civili, che ha travolto medici, funzionari e dipendenti del distretto sanitario di Rende. Il 2 dicembre scorso il pm Cozzolino aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati (accusati a vario titolo di falso e truffa ai danni dello Stato) ed erano iniziate le discussioni degli avvocati, che ieri sono andate avanti per tutta la mattinata. Il docente della Luiss di Roma Angelo Carmona, che rappresenta l’Azienda sanitaria di Cosenza, costituitasi parte civile, si è unito alle richieste del pm. Gli avvocati Giovanni Carlo Tenuta, Paolo Pisani e Cristian Cristiano, al contrario, hanno presentato circostanziate memorie difensive chiedendo il proscioglimento dei rispettivi assistiti. Analoga richie- prodotto documenti dell’ospedale civile di sta è arrivata dall’avvocato Pietro Perugini, Cosenza e dell’Inail che attesterebbero che la che ha motivato la sua istanza sostenendo donna è realmente malata. Chiaia ha chiesto l’inutilizzabilità degli atti di indagine in quan- il proscioglimento della propria assistita afto il suo assistito è finito nell’inchiesta auto- fermando che non esiste la possibilità di proaccusandosi: aveva dichiarato al pubblico varne la colpevolezza in dibattimento perché ministero che la visita mel’unica fonte di prova sarebbe dica non gli era mai stata un’intercettazione telefonica Gli avvocati fatta. L’avvocato Perugini per la quale mancherebbero difensori ha fatto notare al gup che il i necessari riscontri. suo assistito avrebbe dovuL’inchiesta Ippocrate inchiedono to essere interrotto per notende far luce su una serie di che vengano minare un legale prima visite mediche finalizzate al prosciolti continuare la sua deposizioriconoscimento delle invaline. Decisamente polemica, dità (e di patenti di guida) invece, la discussione dell’avvocato France- che, in realtà, secondo gli inquirenti non sasco Chiaia, difensore di una professoressa ac- rebbero mai state fatte. L’indagine ha concusata di falso ideologico poiché avrebbe ot- sentito di svelare anche l’abitudine del persotenuto l’invalidità grazie a patologie inesi- nale del distretto sanitario rendese di allonstenti. Dopo aver manifestato forti censure tanarsi dal posto di lavoro facendosi timbraper l’assenza in aula del pm, l’avvocato ha re il cartellino da un collega. Un gruppetto di Catturato camorrista latitante > pagina 35 la sentenza/1 Morte nel cantiere Condanna confermata È stata confermata anche in appello la sentenza di condanna a carico di Patrizia Lamontagna. La donna è stata dichiarata colpevole, in qualità di rappresentante legale della società che costruì la chiesa di San Carlo Borromeo a Rende, della morte dell’operaio Mario Fortino, schiacciato (era l’autunno del ‘99) da un pannello di ferro. L’impresa non avrebbe adottato le misure di sicurezza previste dalla legge. La pena inflitta dal giudice della Corte d’appello all’imputata è di 2 anni di reclusione. Riconosciuta anche una provvisionale di 50mila euro alla parte civile, rappresentata dall’avvocato Innocenzo Palazzo. (a.b.) la sentenza/2 impiegati (talvolta addirittura uno o due, comunque il minimo indispensabile per svolgere le attività di routine) timbravano per tutti. “Ippocrate” risale al luglio dello scorso anno. Quel giorno 49 persone vennero colpite provvedimenti cautelari. In origine gli indagati erano più di 100, ma dopo la chiusura dell’inchiesta una trentina di posizioni furono archiviate. Figurano tra i 77 imputati anche altri politici e medici come, Ottorino Zuccarelli (sindaco di San Fili e consigliere provinciale), Sergio Bartoletti (ex consigliere e segretario provinciale del Pdl di Cosenza) e Pietro Filippo, ex presidente del consiglio comunale di Cosenza e direttore del distretto di Rende. L’inchiesta scaturisce da un’indagine condotta dalla polizia stradale di Cosenza. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 10 gennaio. ALESSANDRO BOZZO [email protected] Ingiusta detenzione Risarcito Terrazzano Pierluigi Terrazzano, 25 anni, (nella foto) ha ottenuto 28mila euro quale risarcimento per ingiusta detenzione. Nel 2007, infatti, il giovane aveva scontato sei mesi di carcere (20 giorni in cella e il resto ai domiciliari) poiché ritenuto responsabile di una rapina ai danni di una gioielleria di Rende. In seguito, però, Terrazzano era stato assolto dal Tribunale di Cosenza, ragion per cui i suoi legali Cesare Badolato e Giancarlo Greco avviarono le pratiche per fargli ottenere il risarcimento che, ieri, gli è stato infine riconosciuto. il giallo C’era un’altra persona in compagnia di Enzo B., il minorenne che il 28 novembre scorso sparò cinque colpi di pistola contro l’automobile e l’abitazione di suo zio in via Popilia. Proprio per quell’episodio ieri l’altro – dopo 15 giorni di latitanza – è stato arrestato carabinieri in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale dei minori di Catanzaro. Il giovane era riuscito a sottrarsi all’arresto nascondendosi a casa di un soggetto noto alle forze dell’ordine. I carabinieri della Compagnia di Cosenza sono riusci- Il pistolero di via Popilia non era solo Il 17enne trovato in casa di un pregiudicato dopo 15 giorni di latitanza ti a scovarlo seguendo una pista investigativa che li ha portati in un comune alle porte di Cosenza. Il giovane si nascondeva in un appartamento all’interno del quale sono stati trovati anche un po’ di droga e armi: una balestra e una una carabina. Proprio le armi sono l’elemento chiave di una vicenda che resta avvolta nel mistero. Ma chi era la persona in compagnia del minorenne mentre questi faceva fuoco con una pistola calibro 22 contro l’auto, il portone e una finestra della casa di suo zio in via Popilia? Sembra che a scatenare la rabbia del giovane sia stata una lite con il fratello del padre. Ma che cosa gli ha detto (o fatto) l’uomo per fargli perdere la testa al punto da mettersi a sparare terrorizzando la gente del quartiere? Qualche mese fa Enzo “the kid” era stato beccato dai carabinieri del Nucleo radiomobile con una pistola calibro 7.65. Sembra che quell’arma il ragazzo l’avesse presa allo zio (che la deteneva legalmente) e che quest’ultimo, avendolo scoperto, lo avesse denunciato. Da qui la ritorsione del 28 novembre scorso. Che cosa doveva farci una ragazzo di 17 anni con un a pistola? Enzo B. – che è difeso dall’avvocato Maurizio Nucci – sarà interrogato lunedì prossimo dal giudice del Tribunale di minori di Catanzaro. a. b. 18 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 calabria ora C O S E N Z A rapporto sicurezza FOCUS A lato una delle tabelle più significative presentate ieri in Confcommercio, sotto corso Mazzini, Ferace e Algieri Il 49% dei commercianti del territorio non si sente al sicuro. Il dato emerge dal Rapporto sulla sicurezza degli esercizi commerciali nella provincia di Cosenza presentato ieri mattina nella sede di Confcommercio dal presidente Klaus Algieri al quale ha partecipato il colonnello Francesco Ferace comandante provinciale dei carabinieri. Uno studio composto con le risposte a 18 domande sottoposte a più di duemila imprenditori ed esercenti dell’intera provincia ed elaborate dal centro studi nazionale di Confcommercio al quale ha dato il proprio apporto Simone Lo Scalzo che da Cosenza ha curato l’indagine. Per compilare il rapporto ci sono voluti diversi mesi, spiegheranno sia Lo Scalzo che Algieri, perché c’è stata una sorta di omertà sulle risposte del sondaggio anche se effettuato in forma anonima. Solo dopo essere andati “porta a porta” si è riuscito ad avere gli esiti. Risultati che per certi versi si possono definire schizofrenici. Dai dati, suddivisi in quattro macro-aree (Jonio, Capoluogo, Tirreno e Pollino), emerge che il 48,6% dei commercianti ritiene che gli episodi di violenza e criminalità negli ultimi tre anni siano aumentati ma allo stesso tempo il 59,1% dichiara di non aver mai ricevuto «minacce o intimidazioni per finalità estorsive». I due dati cozzano inevitabilmente e fa emergere che la gran parte dei commercianti interpellati ha “mentito” e ci si ritrova quindi con persone che non hanno ricevuto minacce ma che ne hanno sentito parlare da altri colleghi. Ad accompagnare questa fotografia c’è un 49,2% che risponde «no» alla domanda Negli ultimi due anni è stato vittima di uno o più reati nell’ambito della sua attività commerciale. Quali sarebbero allora i reati subiti dai commercianti? Piccole percentuali che non vanno oltre il 16% (i reati contemplati sono aggressioni o violenze, truffa, vandalismo, furto, rapina e “altro”). Il dato interessante però emerge dal non detto. Non ha dato risposta il 46,8% di chi ha compilato il questionario. Cosa si cela dietro quella non risposta? Probabilmente le stesse contraddizioni emerse in precedenza da chi ha dichiarato di aver sentito parlare nella propria città, il 44,3%, «della presenza di una criminalità organizzata nelle forme estorsione-pizzo o usura». I quasi duemila commercianti si sentono poco protetti dalle forze dell’ordine (54%), dalle quali richiedono più tutela (sono il 33,6%), e ritengono utile la presenza di poliziotti o carabinieri di quartiere (44,4). FRANCESCO CANGEMI [email protected] Ha mai ricevuto minacce o intimidazioni per finalità estorsive Intero campione Area Ionio Area Capoluogo Area Tirreno Area Pollino Sì 25,70% 33,65% 14,46% 0,00% 0,00% No 59,13% 47,12% 77,11% 100,00% 84,62% Non so 8,67% 10,58% 4,82% 0,00% 15,38% Nessuna risposta 6,50% 8,65% 3,61% 13,33% 0,00% Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% Commercio bruzio stretto fra racket e “omertà” Contrastanti i dati di Confcommerio Aumenta il crimine ma nessuno denuncia klaus algieri «Non condanno chi ha ancora paura» La prima cosa che dice il presidente di Confcommercio Cosenza Klaus Algieri è che, raccogliere i dati, «è stato tremendamente difficile». Spiega come, dopo mesi che non tornava indietro il questionario inviato, si è ricorsi al “porta a porta”. «E’ inutile prenderci in giro - dice dopo l’analisi dei dati - sono cose che sapevamo già e non mi sento nemmeno di condannare il collega che non denuncia perché ha paura». Però qualcosa va fatto e Algieri lo sa bene. «Ora ci sono le condizioni giuste per denunciare - esorta - ed ecco perché da lunedì prossimo attiveremo un numero verde». Telefonando all’800 222 789 risponderà un operatore di Confcommercio che prenderà la segnalazione e che potrà essere gestita anche dai carabinieri. Algieri sa che questo è il momento giusto (lo dice più volte) e preme sull’acceleratore: «Siamo pronti per far partire questa benedetta associazione antiracket! Ce la stanDa lunedì no chiedendo tutti e finalmente ci siamo». Ci vorranno temnumero verde pi tecnici anche se lo statuto è E presto stato modificato appositamente e, già nella giornata di ieri, l’associazione sono arrivate altre adesioni sia antiracket all’associazione antiracket sia al numero verde. Il presidente di Confcommercio si toglie qualche sassolino dalla scarpa quando annuncia la costituzione di un consorzio confidi. «Negli ultimi tre anni - dice - istituzioni come Regione, Provincia e Camera di Commercio non hanno saputo esserci vicini con i finanziamenti ecco perché da gennaio partiremo con un nostro consorzio confidi». E’ determinato il presidente, parla come chi rappresenta una categoria stanca che, se non denuncia, non lo fa perché gli piace questa situazione ma perché non si sente protetta. «Lasciatemi ringraziare - conclude - tutte le forze dell’ordine e il prefetto che ci sostengono nelle nostre iniziative, un ringraziamento sincero lo voglio rivolgere anche alla stampa perché molte volte è merito loro se esce fuori il nostro disagio. C’è una categoria che invece sento di non ringraziare perché è rimasta immobile. Sto parlando della politica che è sparita. Senza il loro supporto noi non andiamo da nessuna parte». (fr. cang.) francesco ferace Il colonnello «Qui non c’è ’ndrangheta» Alla conferenza stampa di ieri mattina ha partecipato il colonnello Francesco Ferace comandante provinciale dei carabinieri. Ferace era stato in quello stesso luogo un anno fa per un incontro più riservato. Con lui c’era un suo vecchio amico, Piero Morelli, che fu a capo della Confcommercio romana negli in cui il colonnello era nella Capitale. Gli anni della Tangentopoli del 1991 partita da Ostia. «Dopo quell’incontro - dice Ferace - non ho ricevuto da parte vostra né una telefonata di denuncia, né un bigliettino anonimo, niente di niente». Il colonnello fa un intervento deciso: vuole far capire che il cosentino non è un territorio in balia dei criminali e allo stesso tempo chiede ai commercianti di dar voce alla propria dignità. «Questa non è una provincia in mano alla mafia - dice - ci sono gruppi delinquenziali che vengono bastonati». Il riferimento è all’ultima operazione condotta «Aspettiamo con la mobile e con la Dia e che ha portato in carcere 18 persole vostre ne accusate, fra l’altro, di estordenunce sione; persone «appartenenti ai clan storici della città. Non Serve un gesto ci siamo certo arrivati per caso, di dignità» c’è stato impegno e sacrificio. Voi commercianti sapevate benissimo chi fossero queste persone, che problemi creavano alle vostre attività». Continua il suo discorso cercando di spronare la sala: «La criminalità ci sarà sempre è inutile prendersi in giro, il nostro compito è fare il massimo per indebolirla ma signori dovete prendervi le vostre responsabilità» e, riferendosi ai dati visualizzati dice che «o non esiste il fenomeno o non lo denunciate. Magari la verità starà nel mezzo ma di certo i recenti arresti sono frutto della dignità di qualche vostro collega che ha avuto la forza di parlare. Abbiatela anche voi». Torna poi a difendere la città: «Questo non è una terra di vagabondi in mano ai delinquenti, Cosenza non è in mano ai delinquenti e chi lo dice mente sapendo di mentire. Se viene rinvenuta una bottiglietta con un po’ di benzina è sbagliato invocare la ’ndrangheta! Recenti indagini hanno scoperto che si trattava di liti fra fidanzati o diverbi fra condomini». (fr. cang.) 19 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 C O S E N Z A calabria ora rapporto sicurezza LA CONFERENZA Da sinistra Simone Lo Scalzodel Centro studi Confcommercio Cosenza, Francesco Ferace comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, Klaus Algieri presidente Confcommercio Cosenza e Maria Cocciolo Direttore Confcommercio Cosenza «Gli offro una bella cena e siamo a posto così» Un ristoratore: «E’ così che evito di pagare il pizzo» A Cosenza nessuno chiede - e di conseguenza, paga- il pizzo. Questo è ciò che affermano i commercianti quando gli si domanda se la loro attività abbia mai suscitato l'interesse della malavita. Qualcuno - specie quelli che lavorano nello stesso posto da tanti anni- racconta che il fenomeno dell’estorsione appartiene al passato, a una realtà in cui i clan spadroneggiavano in città e che ora non esiste più. Altri attribuiscono l’estinzione del racket alla crisi economica: che soldi dovrebbero chiedere i delinquenti, se chi ha un negozio riesce a stento a vendere qualcosa? C’è chi, semplicemente, dice di non essere mai stato avvicinato da estorsori e, nel frattempo, incrocia le dita sperando che le cose vadano avanti così il più a lungo possibile. Sarà vero? Difficile appurarlo, l’argomento non è uno di quelli su cui ci si sbottona facilmente. Certo è che, quando agli stessi commercianti si chiede se siano disposti a denunciare un loro eventuale estorsore, non tutti mostrano sicurezza nel rispondere, anzi. La maggior parte di loro non si sentirebbe tutelata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Quando sentono che per polizia e carabinieri la colpa della diffusione del pizzo è di chi paga i malavitosi invece di denunciarli, la risposta è sempre la stessa: «Se io vado in questura a fare il nome di qualcuno, lo arrestano. Due settimane dopo, però, il mio taglieggiatore è di nuovo libero, consapevole di chi lo ha mandato in galera, e io mi ritrovo la macchina o il negozio ridotti in cenere». Sarà un caso, ma, salvo rarissime eccezioni, gli unici che dicono che non si farebbero problemi a sporgere denuncia sono quelli che hanno i locali assicurati contro gli incendi: per loro, un magazzino dato alle fiamme corrisponde a un lauto risarcimento da parte di qualche compagnia assicurativa. Quasi tutti gli altri, dicevamo, avrebbero paura. Paura per i propri beni, ma anche per se stessi e i propri familiari. Dicono che, sebbene sia giusto opporsi al racket, senza garanzie di anonimato non si rivolgerebbero mai a uno Stato che ritengono incapace di proteggerli. Ecco perché, raccontano, non pagano mazzette ai clan, ma se vedono entrare nel loro negozio qualche volto famigerato - la città è piccola, le persone del “giro” sono spesso conosciute - cercano di trattarlo coi guanti: c’è il ristoratore che porta porzioni più abbondanti e presenta a fine pasto un conto irrisorio; il venditore che regala la merce quando qualcuno gli fa capire che è destinata a detenuti ben noti. Qualcuno, che ha aperto il suo negozio da poco, dice di essersi informato bene prima di iniziare la sua nuova attività, per assicurarsi di non pestare i piedi alle persone sbagliate. Un altro racconta che nessuno gli chiede nulla perché lui si è premurato di fare qualche regalo a «personaggi che contano», garantendosi così una sorta di immunità.«Non mi conviene fare l’eroe e così me la cavo con poco, non pago mica il pizzo», dicono. Compromessi e quieto vivere, insomma, trionfano sull'onestà. CAMILLO GIULIANI [email protected] il caso Sul Tirreno tutti in silenzio Minacce? Il 100% dice no Alla domanda «Ha mai ricevuto minacce o intimidazioni per finalità estorsive», l’area del Tirreno ha risposto “no” con una percentuale pari al 100%. Praticamente nessuno dei commercianti di quella zona non ha mai, sottolineamo mai, ricevuto pressioni criminali. Un’isola felice? Un posto dove regna sovrana l’armonia? A leggere i dati sembrerebbe di sì, a leggere tutto il rapporto però (dove vi sono palesi contraddizioni fra le risposte), il dubbio viene. Quelle rispo- «Se denuncio poi il mio taglieggiatore dopo poco sarà libero» ste sono dettate dalla paura? Questo non è dato sapere. Lo zero percentuale emerge anche nei “sì” dell’area Pollino. Qui dichiara di non aver subito mai minacce o intimidazioni l’84,6% di chi ha risposto alle 18 domande del sondaggio. Nell’area Capoluogo (in cui sono incluse Cosenza e Rende) rispondo no il 77,1; un dato che fa sembrare quasi eroici quelle persone che, nell’area Jonio, ha risposto negativamente “solo” con una percentuale pari al 47,1%. Una parziale risposta a tutti questi “no” forse si può trovare nella richiesta di più tutele da parte delle forze dell’ordine invocata da ben il 33,6% dei commerciati di tutto il territorio. (fr. cang.) 27 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 calabria ora P R O V I N C I A Denis, spunta una lettera anonima Indirizzata al legale Gallerani, è stata consegnata alla Procura del Pollino Una lettera anonima all'av- nello spogliatoio del Cosenversione perfettamente coin- masi, il presidente dell'Aic sono superati dai fatti. Ma vocato Eugenio Gallerani. Ie- za. cidente con quella data dal (Associazione italiana calcia- tant'è, tutto fa brodo… EccesIn ordine di importanza, le ri sera a “Chi l'ha visto?” il cacamionista al brigadiere Bar- tori), che è sembrato rivol- sive alcune sottolineature so del presunto omicidio di dichiarazioni del titolare del buscio, il maresciallo dei ca- gersi quasi direttamente ai sulla vicenda giudiziaria di Denis Bergamini ha compiu- var ristorante “Da Mario” ovrabinieri intervenuto sul luo- compagni di squadra di De- Michele Padovano. Intanto, to un altro importantissimo vero Mario Infantino, laddogo dell’incidente. nis affinché rivelino tutto da Sky Sport arriva la notizia, ve i carabipasso alla riMa la rivelazione più im- quello che sanno. Una scesa contenuta nel servizio di Brunieri hanno cerca della portante che ha fatto Infanti- in campo importante quella no Palermo, che riferisce delSe n’ è parlato trovato Isaverità. Il leno è stata quella di non aver di Tommasi, dopo due de- l'interrogatorio di Isabella ieri durante bella I., che gale della famai detto ciò che risulta dai cenni nel corso dei quali il Internò alla procura di Caera stata acmiglia Bergaverbali redatti dal brigadiere mondo del calcio ha brillato strovillari come persona inla trasmissione compagnata mini, ospite Barbuscio. Non ha mai visto purtroppo soltanto per as- formata sui fatti, quindi sentelevisiva da un ancora della trala Maserati davanti al suo lo- senza. za avvocato. sconosciuto smissione di “Chi l’ha visto?” cale. Il movente passionale e A fine gennaio, infine, do“mister X”. Raitre insieQuesto potrebbe voler dire quello legato alla droga con- vrebbero essere resi noti i riInfantino questo signore me al padre Domizio e alla che il carabiniere ha contraf- tinuano a monopolizzare l'at- sultati delle indagini dei Ris sorella Donata, ha attirato l'ha visto perché gli ha chiesto fatto il verbale? Fatto sta che tenzione. E' tornato d'attuali- sulle scarpe, l'orologio, la coll'attenzione della vasta platea di far telefonare la ragazza e Infantino non è mai stato tà “Il calciatore suicidato”, il lanina e la Maserati di Denis televisiva rivelando questo di non poter rimanere più a ascoltato da nessun magi- libro di Carlo Petrini e certe Bergamini. importante particolare. E ha lungo perché aveva in macstrato. Paolo Fattori ha inter- interpretazioni sui doppi fonGABRIELE CARCHIDI rivolto un appello a colui che china la moglie incinta. Una vistato anche Damiano Tom- di della Maserati che ormai [email protected] l'ha scritta affinché possa chiarire meglio quello che ha scritto. CASTROVILLARI Gallerani non ha dato ulteriori indicazioni sul contenuto della missiva, che probabilmente è stata spedita dalla Calabria. Dev'essere qualcuno che ha seguito il caso e non è escluso che possa essere un rappresentante delle forze dell'ordine. Altre supDa Luca Medici (ora Checco Zalone) re e anche per riflettere si svolgeranno colo Filomena Ioele. Il cartellone di posizioni è difficile proporne che ha calcato il palco del Sybaris nel- al teatro Sybaris di Castrovillari nel pe- spettacoli parte il 26 dicembre con il ma in ogni caso siamo davanla rassegna del 2005, a nuovi e pro- riodo che va dal 26 dicembre prossimo “Festival del cabaret”. Nella stessa seti a qualcuno che potrebbe mettenti attori e comici del panorama al 10 marzo del 2012. “Prima fila”, an- rata si esibiranno diversi comici: Enzo dare un contributo determino dopo anno cresce, Fischetti, Nello Iorio, Enzo e Sal e il nazionale. E’ stata nante per stabilire il movensenza avere contribu- trio del momento (I Malinconici). Il 2 presentata ieri pomete del presunto omicidio. La kermesse ti da parte degli enti: gennaio sarà la volta di Angelo Pintus, riggio, nella sala 8 del “Chi l'ha visto?” ha prodotsi baserà «E’ dieci anni che direttamente da Colorado. Il 28 genProtoconvento franto, come sempre, un lavoro presentiamo il pro- naio sarà in scena l’associazione artisticescano, la decima capillare e ragionato, con il lisu 5 spettacoli getto alla Regione Ca- ca “Gli Ignoti” con Casa di frontiera di edizione di “Prima fimite di dover “perdere” un dal 26 dicembre labria – ha detto in Gianfelice Imparato. L’11 febbraio sala”, la rassegna di capo' di tempo per riepilogare i al 5 marzo 2012 conferenza stampa rà la volta de “I turbolenti” con “Uno è baret, musica e teatro fatti accaduti. Paolo Fattori si Castriota -, ma pun- di troppo”. Finale il 10 marzo con “Zinorganizzata dall’assoè calato nel giallo con la giuciazione culturale “Novecento” del di- tualmente, ci dicono che il nostro non gari” di Raffaele Viviani, sempre a custa intensità e l'ha impreziorettore artistico Benedetto Castriota merita di avere un contributo econo- ra dell’ associazione artistica “Gli Ignosito con una serie di filmati Benedetto Castriota durante la (presidente Luisa Giannotti). Cinque mico». Alla conferenza stampa ha par- ti”, ma con un cast diverso. inediti di grande impatto colu. br. presentazione di “Prima fila” appuntamenti di qualità, tutti da ride- tecipato anche l’assessore allo spettame quelli girati direttamente Un Sybaris tutto da ridere Presentata la decima rassegna cabarettistica “Prima fila” il bimbo non vedente MORANO Anche la fondazione Carical pronta ad aiutare Domenico Raccolta firme per ripristinare il punto di prelievo ematico Un progetto per aiutare il piccolo Domenico, bimbo non vedente di 8 anni, è stato finanziato dalla Provincia di Cosenza il 5 dicembre scorso per un importo di 8mila euro. Lo afferma in un breve intervento l’assessore alla Pubblica istruzione Rosalia Vigna dopo la denuncia dei genitori su CO di domenica. La Vigna sottolinea come il diritto allo studio «è sempre stato una delle nostre prerogative» e come il bimbo «frequenta regolarmente, utilizzando i testi tradotti ed è integrato bene nella classe». Per lui «sono stati elaborati numerosi progetti». La Vigna si dice «meravigliata» dopo la denuncia e, scrive: «Prima di richiamare qualsiasi fatto sarebbe stato opportuno verificare l’effettivo stato del- Il Punto di prelievo ematico non riapre: a Morano vogliono passare alle maniere forti. Le forze sociali hanno deciso di avviare una raccolta di firme e, se il problema persiste sono pronte a forme di lotta più incisive. La notizia viene fuori dopo un incontro pubblico organizzato dall’assessore alla sanità, Maurizio Iazzolino, al quale hanno partecipato il sindaco Francesco Di Leone, i rappresentanti delle sigle sindacali Fnp Cisl e Spi Cgil (Marco Bruno e Susana Gonzales) il presidente del Centro anziani Raffaele Di Lorenzo, e tanti cittadini. Assente il direttore del Distretto sanitario di Castrovillari, invitato per illustrare le motivazioni dell’Asp. La decisione di tenere chiuso ancora il Punto di prelievo ematico Scuolabus fermo ai box L’assessore si discolpa le cose». Abbiamo rintracciato telefonicamente anche il padre del bimbo Agostino che ha ribadito come, di fatto, i libri non siano ancora stati pagati alla Biblioteca per ciechi di Monza e, qualora il progetto della Provincia dpossa risolvere il problema non potrebbe che esserne soddisfatto. Al momento Domenico però, usa ancora la sua vecchia macchina da scrivere in braille. Intanto il leader del Movimento Diritti civili Franco Corbelli annuncia un possibile impegno da parte della Fondazione Carical, pronta «a farsi carico del problema del piccolo Domenico».Corbellii ha incontrato di persona Bozzo e lo ringrazia per la «sensibilità dimostrata anche in questa occasione». (lu. br.) Nei giorni scorsi la denuncia pubblica del consigliere comunale Ferdinando Laghi sulla mancanza di uno scuolabus che costringeva a casa alcuni alunni delle scuole elementari di contrada Camerata. Oggi l’assessore alla Pubblica istruzione Rosalia Vigna risponde e lo fa confermando l’indiscrezione di Laghi. «Il momentaneo fermo del servizio – scrive l’assessore - è stato determinato dal tempo per il rinnovo della patente di un autista, che ha necessitato, purtroppo, di ben venti giorni da parte degli uffici sanitari». La Vigna si difende sottolineando come la questione non sia «dipesa» dall’amministrazione comunale «la quale riteneva che i giorni per il rilascio del certifi- va a colpire la popolazione anziana, bisognosa di controlli sanitari a scadenza maggiormente ravvicinata. L’assessore alla sanità Maurizio Iazzolino proprio non capisce la ragione «per cui il Ppe di Morano non debba ritornare a svolgere le sue funzioni, come peraltro ha fatto per più di venti anni con ottimi riscontri». E ha spiegato come l’Asp non sarebbe chiamata a sopportare «alcun costo aggiuntivo», visto che esistono e sono già utilizzati da altri ambulatori gli ambienti sanitari che dovrebbero riospitare il servizio. Morano chiede dunque di ripristinare il servizio «come già avvenuto, e giustamente, in alcuni paesi del comprensorio». lu. br. cato fossero inferiori di quelli che poi si sono rivelati». L’assessore alla Pi fa sapere come si sia attivata subito: «Per i primi dieci giorni abbiamo provveduto alla sostituzione, non abbiamo potuto poi rinnovare il provvedimento per i successivi così come impone la legge». Il servizio è comunque «ripreso normalmente». (lu. br.) 29 GIOVEDÌ 15 dicembre 2011 calabria ora C O R I G L I A N O timpone rosso flesh market Pioggia di fuoco per eliminare Enzo Fabbricatore Nell’agguato morì anche Campana Una pioggia di fuoco contro Enzo Fab- sto, come rileva il collegio difensivo, con bricatore e Vincenzo Campana. Un cen- la ricostruzione fornita dal pentito Pertinaio i proiettili esplosi con almeno due ciaccante il quale, confessando di aver fucili kalashnikov contro la Y10 a bordo svolto il ruolo di vedetta, in più occasioni della quale i due, quel famigerato 25 mar- disse di aver visto un killer sparare frontalmente attraverso il zo del 2002, vennero truciparabrezza. Ma l’aziodati lungo la strada statale In aula i ne di fuoco, secondo 106 jonica all’altezza di conconsulenti quanto invece ricotrada Salice. Dopo la lunga escussione del collaboratoricostruiscono la struito dai consulenti, si sarebbe svolta diverre di giustizia Pasquale Perdinamica samente: i fori di enciaccante, sono ora i consudell’omicidio trata dei proiettili solenti della procura a tenere no tutti sulla parte pobanco dinanzi alla Corte d’Assise di Cosenza nell’ambito del pro- steriore e laterale sinistra della vettura, cesso di primo grado “Timpone roso” te- mentre sul parabrezza vi sono solo i fori so a fare luce su dieci omicidi e un tenta- di uscita. E le stesse vittime, per come to omicidio. E ieri, a ricostruire il duplice emerso dall’autopsia, vennero colpiti aldelitto Fabbricatore-Campana, sono sta- le spalle, con i proiettili che raggiunsero la ti il consulente balistico Sandro Lopez e il parte superiore del dorso e dell’addome dottor Rizzo, specialista di anatomia pa- fuoriuscendo, nel caso di Campana, altologica che eseguì l’esame autoptico sui l’altezza della mandibola. Rispondendo corpi. Entrambi gli specialisti hanno illu- alle domande del pm antimafia Vincenzo strato la dinamica dell’omicidio, parlan- Luberto e del collegio difensivo, i consudo di almeno due armi, il che lascia pre- lenti hanno fornito numerosi particolari supporre che sulla scena del crimine ab- in merito alla dinamica dell’omicidio: biano agito almeno due killer. In contra- vennero esplosi circa cento proiettili e rin- Depongono gli inquirenti La Pietra va ai domiciliari IL PROCESSO teso a fare luce su dieci delitti, è in fase di istruttoria dibattimentale dinanzi alla Corte d’Assise di Cosenza venuti 38 bossoli, mentre sarebbero state utilizzate almeno due armi. E tra l’ultimo proiettile della prima e il primo della seconda vi sono sei metri di distanza che, a bordo di un’auto, si percorrono in una frazione di secondo. Da qui l’ipotesi che a sparare, quella sera, siano stati in due. Un delitto pianificato a tavolino con precisione scientifica: i primi accertamenti consentivano di appurare che i killer avevano iniziato a sparare molti metri prima rispetto al luogo del rinvenimento dell’autovettura che era adagiata sul guardrail opposto al senso di marcia. Sul fronte del movente, secondo quanto ricostruito dalla tesi accusatoria, Fabbricatore sarebbe stato eliminato perché «santista anziano coriglianese, pretendeva di restaurare il potere dei coriglianesi che, quando esce dal carcere, nel 2002, trova ridotti al rango di ‘ndrina degli zingari». La prossima udienza è stata fissata per il 21 dicembre, quando saranno escussi altri testi del pm nonché il collaboratore di giustizia Domenico Falbo. ROSSELLA MOLINARI [email protected] I carabinieri ricostruiscono le tappe dell’inchiesta e illustrano l’attività di indagine svolta prima di stringere il cerchio attorno agli imputati dell’operazione “Flesh market 2” contro un presunto giro di prostituzione minorile. Dinanzi al Tribunale penale collegiale di Rossano (presidente Francesca De Vuono, a latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo Zizzari) l’udienza di ieri è stata dedicata all’escussione del capitano Pietro Paolo Rubbo e di altri tre graduati della Compagnia dei carabinieri di Corigliano che, a fine estate 2010, diedero il via all’indagine poi sfociata nell’operazione portata a termine in due fasi la scorsa primavera. Tutto ebbe inizio, come si ricorderà, dalla denuncia sporta da un anziano che riferì di un’estorsione da parte di uno degli odierni imputati il quale aveva girato un video hard che lo vedeva protagonista insieme ad una ragazza. E da quella ragazza, sorella maggiore delle due minorenni che secondo l’accusa sarebbero state indotte a prostituirsi con vari clienti, i carabinieri ricostruirono il “mercato della carne” che si era sviluppato attorno alle due adolescenti. Dopo l’esame dei militari da parte del pm Maria Vallefuoco, l’udienza, che si celebra a porte chiuse, è proseguita con il controesame del collegio difensivo, che ha messo in luce alcune “stranezze” in merito, ad esempio, alla ricognizione dei luoghi e al mancato sequestro dei telefoni cellulari attraverso i quali avvenivano i vari “contatti”. Sarebbe addirittura emerso, nel caso del procedimento iniziale per estorsione un presunto tentativo di depistaggio da parte dell’imputato. Il processo con il rito ordinario a carico di sette imputati è stato aggiornato al prossimo 21 dicembre, quando, sempre a Rossano è previsto anche l’inizio del giudizio a carico di altre quattro persone per le quali era stata rigettata la richiesta di rito abbreviato. Abbreviato che invece ha preso il via ieri dinanzi al gup di Catanzaro Emma Sonni per sei imputati: l’udienza, per un difetto di notifica, è stata aggiornata al prossimo 20 gennaio. Nel frattempo, il gup ha accolto l’istanza avanzata dall’avvocato Giovanni Zagarese e ha concesso i domiciliari al 34enne commerciante rossanese Giuseppe La Pietra, che ha quindi lasciato il carcere di Castrovillari dove si trovava detenuto. (rm) 9 Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 Calabria . TROPEA Il giro di droga si muoveva da Briatico a Capo Vaticano. Nel traffico, diretto da Santa Domenica di Ricadi, coinvolti anche insospettabili professionisti Cocaina “a domicilio” sulla Costa degli dei Sei i provvedimenti cautelari (di cui 5 in carcere). Uno degli indagati tenta la fuga e si frattura le caviglie Marialucia Conistabile TROPEA Il giro di cocaina si muoveva lungo la costa Vibonese, passando attraverso diverse strutture ricettive, oltre che seguire la rotta della richiesta locale, proveniente in particolare da professionisti. In pratica le dosi sarebbero state anche consegnate “a domicilio” a residenti e turisti in villeggiatura sul litorale. Ampio il raggio d’azione dei pusher che operavano da Briatico sino a Capo Vaticano. Insomma spedizioni e consegne celeri, meglio di un pony express, e oltretutto poco controllabili visto che la rete di “corrieri” si sarebbe avvalsa anche di animatori in servizio in alcune strutture turistiche e di insospettabili. Un giro scoperto quasi per caso dai carabinieri, visto che le indagini partite nell’autunno del 2009 riguardavano una serie di attentati incendiari ai danni di un imprenditore di Santa Domenica di Ricadi. Ma nel corso dell’attività altri elementi sarebbero emersi, tanto da orientare le indagini dei militari del Nucleo operativo della Compagnia di Tropea – diretto da Giovanni Sanfilippo – in altre direzioni. In pratica gli investigatori dell’Arma – il cui lavoro è stato poi coordinato dal comandante della Compagnia, cap. Francesco Di Pinto – partiti dalla sequela di atti intimidatori nei confronti del titolare di una piccola ditta a conduzione familiare non solo sono riusciti subito a identificare i presunti autori dei raid e le persone che orbitavano attorno a loro, ma hanno anche scoperto il traffico di cocaina le cui fila avrebbero tirato esponenti della famiglia Accorinti di Ricadi, noti come i ‘Ncinci. E ieri mattina carabinieri e Dda di Catanzaro hanno presentato il conto ai ‘Ncinci e alle persone che avrebbero contribuito al funzionamento della catena di distribuzione di cocaina lungo la costa del Vibonese. Alle prime luci dell’alba, infatti, tra Tropea e Ricadi è scattata l’operazione “Cerbero” che ha portato, in esecuzione di altrettanti provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta del sostituto procuratore della Dda, Giampaolo Boninsegna, all’arresto di sei persone (cinque in carcere e una ai domiciliari), alla notifica di due obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria e uno di dimora nel comune di residenza, nonché all’esecuzione di una serie di perquisizioni (17 i decreti) con contestuali notifiche di informazioni di garanzia, così come disposto dalla Procura distrettuale antimafia. Lavoro che ha visto impegnati i carabinieri a Milano, Pavia, Roma, Napoli e Teramo. Agli indagati raggiunti dal provvedimento del gip viene contestata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda, invece, le altre persone coinvolte il cui ruolo nell’organizzazione sarebbe stato quello di «meri spacciatori» le posizioni verranno stralciate e procederà la Procura ordinaria. Ordinanza di custodia cautelare in carcere il gip ha emesso nei confronti di Pasquale Accorinti, 42 anni, di Santa Domenica di Ricadi, indicato dagli inquirenti al vertice del gruppo; Giuseppe Accorinti, 30 anni; Francesco De Benedetto, di 26, Giuseppe Marchese, di 25 e Nicola Zangone di 24, tutti di Tropea. Ai domiciliari è invece finito Agos Enrico Tropeano, 53 anni, impiegato dell’Inpdap, originario di Santa Domenica ma di fatto domiciliato a San Gregorio d’Ippona, mentre l’obbligo di presentazione alla Pg è scattato INCHIESTA CHIUSA DA CARABINIERI E DDA Un tentativo di incendio dà il via alle indagini TROPEA. Al gruppo dedito allo Il magg. Carrara, il procuratore della Dda Lombardo, il ten. col. Scardecchia, il cap. Di Pinto nei riguardi di Domenico Pugliese di Spilinga e Saverio Tranfo di Tropea, e quello di dimora per Francesco Romano di Briatico, tutti di 25 anni. Nelle fasi concitate degli arresti uno degli indagati – Nicola Zangone – per sfuggire ai carabinieri non ha esitato a lanciarsi dal balcone della cucina dell’abitazione (ubicata al primo piano) riportando lesioni a entrambe le caviglie. Il giovane si trova ora ricoverato, sotto vigilanza, all’ospedale di Vibo Valentia. Nel “salto” aveva portato con sé 20 grammi di cocaina pura, che i militari gli hanno trovato negli slip. Inoltre nel tentativo di fuga Zangone avrebbe cercato di liberarsi di un involucro contenente mezzo chi- RAPIMENTO AZZARÀ Si terrà prima della fine dell’anno lo di cocaina e di un bilancino di precisione, che è stato sequestrato con la droga e con banconote di piccole taglio, trovate nell’abitazione, pari a 3mila e 500 euro. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa, andata avanti per due anni, su Santa Domenica di Ricadi sarebbe stato attivo un sodalizio dedito, appunto, al traffico e allo spaccio di droga, soprattutto cocaina. A gestire il business sarebbero stati gli Accorinti (‘Ncinci) i quali si sarebbero 520 i grammi di cocaina purissima sequestrati nell’operazione avvalsi di una capillare rete di “distribuzione” capace anche di raggiungere le strutture turistiche e soddisfare eventuali richieste. Ma il particolare sottolineato dal procuratore della Dda Vincenzo Lombardo e dal ten. col. Daniele Scardecchia, comandante provinciale dei carabinieri, è stato l’aggancio che i ‘Ncinci sarebbero stati in grado di fare con insospettabili, quali l’impiegato Inpdap, “arruolandoli” di fatto nell’organizzazione con compiti sia di spaccio, sia di custodia di cocaina e, talvolta, armi. Aspetto questo che era emerso lo scorso febbraio con il ritrovamento, in casa di Tropeano, di 130 grammi di cocaina pura, un bilancino di precisione e una pistola. Insostenibili i previsti tagli di bilancio «Per non dimenticare Francesco» Strutture assistenziali Motta prepara una grande iniziativa sull’orlo del precipizio CATANZARO. Tremila gli assi- Giuseppe Toscano MOTTA SAN GIOVANNI Gli amici di Francesco Azzarà stanno per scendere nuovamente in piazza. A giorni, sicuramente prima della fine dell’anno, torneranno a invocare la liberazione del giovane cooperante di Emergency, rapito in Darfur lo scorso 15 agosto. All’organizzazione della manifestazione, che sarà aperta alla partecipazione di quanti desiderano unirsi all’appello, sta lavorando il Comitato per la liberazione di Francesco. «A quattro mesi dal sequestro – spiegano i responsabili del comitato – vogliamo annunciare che siamo tutti impegnati ad organizzare una grande manifestazione che si svolgerà a Motta San Giovanni l’ultima settimana di dicembre. Abbiamo trascorso questi mesi nella speranza di poter riabbracciare il nostro amico, più volte abbiamo sentito parlare di rilascio imminente, di problema risolto, di questione di giorni, per poi dover ricominciare a contare le ore, i giorni e i mesi. In questa iniziativa è nostra intenzione coinvolgere quanti, in questo interminabile periodo, hanno manifestato interesse per Francesco attraverso i social network, il web, le lettere, con la partecipazione alle nostre manifestazioni, la solidarietà espressa alla famiglia in qualsiasi forma, dalla più eclatante a quella più semplice e intima». L’invito ad aderire alla manifestazione sarà rivolto «a tutte La manifestazione per la liberazione di Francesco Azzarà nell’agosto scorso le autorità e a tutti i soggetti che nella vicenda hanno assunto un ruolo», in modo da trasformare per un giorno il paese di Motta San Giovanni nella “capitale” d’Italia». Dal Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro degli Esteri, all’ambasciatore del Sudan in Italia, ad Emergency, alle istituzioni «che adesso, oltre alla simbolica esposizione della gigantografia, vogliamo ancora più presenti», tutti saranno interpellati in prima persona. «La nostra non vuole essere una manifestazione contro qualcuno, ma per qualcuno. Non vogliamo quelle risposte che debbono essere date solo alla famiglia, ma vogliamo avvertire l’interesse per Francesco, vogliamo una dimostrazione che non è stato abbandona- to, dimenticato, lasciato al suo destino. A Motta, quel giorno, vogliamo rivivere i momenti già vissuti durante la fiaccolata organizzata il 18 agosto. Vogliamo essere fonte di energia positiva per Francesco». I dettagli del programma e l’annuncio delle adesioni raccolte saranno presentati la prossima settimana in conferenza stampa. «Sì, ripartire per non fermarsi più. Perché siamo pronti a proseguire questo nostro cammino, siamo pronti a spostarci anche su Roma se sarà necessario. Siamo pronti, senza indugio, ad urlare con tutta la voce che abbiamo che vogliamo Francesco libero, e lo faremo fuori Palazzo del Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo della Farnesina, l’ambasciata e la sede di Emergency. Non saremo soli, saremo in molti, saremo tantissimi». stiti, anziani in gran parte non autosufficienti; 4000 i dipendenti: Sono i “numeri” delle strutture socio sanitarie private accreditate per l’erogazione di prestazioni in nome e per conto del Servizio sanitario regionale e del settore Politiche sociale che operano in Calabria. Un mondo in forte difficoltà per via dei tagli di bilancio; e lunedì prossimo, in occasione della seduta di Consiglio regionale per l’approvazione del Bilancio, il “popolo delle Rsa” potrebbe manifestare davanti a Palazzo Campanella. La decisione è maturata ieri a conclusione della riunione dei rappresentanti delle sigle associative Agidae, Anaste, Aris e Uneba, rappresentative delle strutture sociosanitarie private accreditate. Preoccupazione per le notizie raccolte in ambienti regionali e secondo le quali lo stanziamento previsto per l’anno 2012 a copertura dei costi a carico del Fondo per le Politiche sociali per il pagamento delle rette socio sanitarie, sarebbe di gran lunga insufficiente a coprire il fabbisogno finanziario necessario per garantire le prestazioni socio sanitarie erogate dalle Rsa e dalle Case Protette in favore di anziani e disabili non autosufficienti e non assistibili a domicilio: 15 milioni di euro a fronte dei 40 necessari. I rappresentanti di Agidae, Anaste, Aris e Uneba hanno sollecitato l’intervento del Dirigente generale del Diparti- mento Presidenza, Francesco Zoccali, che in passato ha sempre fornito assicurazioni sulle previsioni in Bilancio delle risorse finanziarie necessarie a garantire la copertura dei costi a carico del Fondo sociale regionale. Ma intanto i rappresentanti dei dipendenti delle strutture - molti sono senza stipendio anche da sei mesi - hanno preannunciato l’intenzione di organizzare una massiccia manifestazione da tenere il 19 dicembre davanti alla sede del Consiglio regionale, convocato per quella data per l’approvazione del Bilancio 2012. Ada avviso di Agidae, Anaste, Aris e Uneba, qualora il Bilancio della Regione venisse approvato senza la previsione delle risorse necessarie a garantire i servizi sociosanitari si aggraverebbe la drammatica situazione già esistente: il personale dipendente dalle strutture socio sanitarie si troverebbe nella condizione di non poter assicurare la presenza sul posto di lavoro (anche per mancanza delle risorse necessarie a raggiungere la sede) con le immaginabili conseguenze per gli assistiti e dei loro familiari. In altre parole si sta perpetrando un altro gravissimo strappo alla dignità di migliaia di famiglie: 3000 sono gli assistiti ricoverati nelle strutture socio sanitarie; 4000 sono i dipendenti che prestano la loro opera nelle strutture; a questi numeri vanno aggiunti il numero delle famiglie di tutto l'indotto che ruota attorno ai servizi erogati. spaccio di cocaina i carabinieri della Compagnia di Tropea sono arrivati indagando, nell’autunno del 2009, sulla sequela di atti intimidatori compiuti contro il titolare di una ditta a conduzione familiare di Santa Domenica, il quale dieci anni prima aveva denunciato una tentata estorsione. Ma dal 2007 in poi, ovvero dall’emissione della sentenza di condanna nei confronti dei suoi presunti taglieggiatori, l’imprenditore ha iniziato a subire atti intimidatori o a ricevere minacce. A fare scattare l’attività è stato il tentativo di incendio dell’auto dell’imprenditore, avvenuto la sera del 20 settembre del 2009. Attentato fallito a causa della pioggia che quella sera si era riversata su Santa Domenica. Nell’immediatezza del fatto una pattuglia del Norm della Compagnia di Tropea aveva intercettato, nei pressi del luogo del danneggiamento, un’auto con a bordo tre persone che dai primi accertamenti corrispondevano – sia per l’auto utilizzata, la corporatura e l’abbigliamento – ai presunti autori del tentato incendio. Da qui il via all’indagine dei carabinieri, con il coordinamento del sostituto procuratore della Dda Giampaolo Boninsegna. Attività tecniche d’indagine, intercettazioni telefoniche, ambientali e video avevano dato conferma dell’identità degli au- tori dell’intimidazione aprendo però il campo a nuovi filoni investigativi. Le stesse persone, infatti, apparivano organiche a una più vasta organizzazione il cui interesse principale sarebbe stato la gestione del traffico di cocaina lungo la costa vibonese. E nel corso dei mesi gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’organigramma del gruppo che avrebbe avuto fra gli affiliati di un certo spessore anche l’impiegato dell’Inpdap di Vibo Valentia, mentre per lo spaccio si sarebbe servito pure di insospettabili professionisti. Inoltre l’inchiesta “Cerbero” avrebbe consentito agli inquirenti di dimostrare che il gruppo facente riferimento ai ‘Ncinci di Santa Domenica di Ricadi – proprio per il fatto che avrebbe potuto contare sulla “manovalanza” di decine di persone e avrebbe fatto ricorso a danneggiamenti per recuperare crediti o imporsi nello spaccio di stupefacenti – avrebbe monopolizzato il mercato della “coca” riuscendo a piazzarne «massicce e periodiche forniture» e distribuendola anche a rispettabili professionisti della zona. I particolari dell’operazione “Cerbero” sono stati resi noti ieri mattina nel corso di una conferenza stampa. Presenti il procuratore della Dda Vincenzo Lombardo, il ten. col. Daniele Scardecchia, il maggiore Vittorio Carrara e il capitano Francesco Di Pinto.(m.c.) Società ELITEK S.r.l. CATANZARO (CZ) Indizione Conferenza di Servizi. Avviso di indizione di conferenza di servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n. 42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica alla società ELITEK S.r.l. con sede in Catanzaro, Piazza Serravalle (CZ) iscritta al registro delle imprese di Catanzaro P.IVA 02839420797. PREMESSO CHE codesta società ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto eolico da 27'000,00 KWp denominato «Timpe Bianche e Gargio» sito nei Comuni di Borgia e Squillace (CZ) e delle opere elettriche accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n. 42 ; che il progetto comprende un numero di nove aerogeneratori siti nel comune di Borgia ed un numero di due aerogeneratori siti nel comune di Squillace, un elettrodotto interrato in media tensione a 30 KV attraversante i Comuni di Borgia e Squillace dal parco eolico fino alla stazione ENEL denominata "Borgia", una sottostazione da 30 a 150 KV ubicata nel comune di Borgia che verrà collegata in antenna con la sezione 150 KV della stazione elettrica 150/20 KV di Enel distribuzione, un allargamento della stazione ENEL denominata "Borgia" sita nel comune di Borgia per permettere l'allaccio del parco eolico nonché, strade di collegamento e di opere di ampliamento della viabilità esistente. RENDE NOTO CHE la Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica per il Progetto del Parco Eolico «Timpe Bianche e Gargio» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica, la Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 16 gennaio 2012 presso gli uffici della Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione Calabria «Assessorato Attività Produttive». Si indica quale Responsabile del Procedimento il Geom. Salvatore Talarico, funzionario sett. Energetico, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche del Dipartimento «Assessorato Attività Produttive». Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta, alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a mezzo raccomandata A.R.): al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa 88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/858345, Fax 0961/856310. 26 Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Calabria . KILLER IN AZIONE Almeno due sicari hanno sparato con fucile e pistola per uccidere in pieno giorno Giuseppe Brandimarte, dipendente della Medcenter Gioia Tauro, quarantenne ferito in un agguato L’uomo, noto alle forze dell’ordine, è anche lo zio del giovane ricercato per l’omicidio di Vincenzo Priolo Alfonso Naso GIOIA TAURO Ancora spari e sangue a Gioia Tauro, un’altra mattinata di terrore quella vissuta dalla città del porto. E ancora in pieno giorno. Una sparatoria nei pressi dell’ex Euromotel, posto all’interno di un’area di servizio sulla strada Provinciale numero 1 (ex statale 111) che collega Gioia con l’autostrada e con i comuni della fascia collinare della Piana avvenuta intorno alle 8.30. Ad essere investito da diversi colpi di pistola e fucile è stato Giuseppe Brandimarte, di 40 anni, nativo di Gioia ma residente nella vicina Rizziconi. I colpi, più di dieci, esplosi molto probabilmente da due uomini a volto coperto, lo hanno raggiunto e colpito in diverse parti del corpo, in particolare al volto e al torace, ma non tutti sono andati a segno. Le armi utilizzate ad una prima analisi dei bossoli sono una pistola e un fucile calibro 12. L’uomo è stato trasportato d’urgenza dal personale del 118 prima presso l’ospedale di Gioia Tauro per poi essere trasferito all’ospedale di Polistena e da qui ai Riuniti di Reggio. Da subito le sue condizioni sono apparse ai medici gravi, le ferite presenti in varie parti del corpo da arma da fuoco erano abbastanza profonde. Ma se la caverà. Sul posto sono pure prontamente intervenuti gli uomini della Polizia del com- missariato di Gioia, guidati dal dirigente Francesco Rattà. Per tutta la mattinata sono stati effettuati sopralluoghi e avviate le indagini. Gli uomini di Rattà hanno sentito alcune delle persone che si trovavano nella zona alla ricerca di elementi utili che posano favorire l’individuazione degli esecutori. Giuseppe Brandimarte si trovava a Gioia presso il Cefris (centro per la formazione e la ricerca), per partecipare ai corsi regionali attivati da oltre due mesi in favore dei lavoratori del porto di Gioia collocati in cassa integrazione straordinaria. Lo stesso, infatti, è un dipendente della Medcenter Container Terminal, e trovandosi nel periodo di rotazione della cig frequentava le lezioni che si tengono presso i locali dell’ ex Euromotel. La Polizia sta seguendo diverse tracce e sta scavando nella vita di Brandimarte per poter risalire al movente. Si lavora a 360 gradi e gli inquirenti non escludono posa configurarsi qualche regolamento di conti o vendetta trasversale. Brandimarte, infatti, è uomo già conosciuto alle forze dell’ordine, ed in passato è stato indagato anche per associazione mafiosa. I killer avrebbero sparato per uccidere, il posto anche se centralissimo è collocato nel parcheggio retrostante alla struttura del Cefris, un luogo considerato dagli esecutori più riparato e lontano da occhi indiscreti. Una delle piste tenute sotto DA POLISTENA TRASFERITO A REGGIO Se la caverà ma rischia di perdere un occhio Attilio Sergio POLISTENA Gli investigatori nell’area dell’agguato e nel riquadro Giuseppe Brandimarte osservazione dalla Polizia è comunque riconducibile ad un altro fatto di sangue avvenute sempre a Gioia: Brandimarte, infatti, è lo zio della ex moglie di Vincenzo Priolo, ucciso barbaramente davanti la propria casa sempre sulla ex Statale 111 nel luglio scorso. Ma è anche lo zio di Vincenzo Perri, colui che viene ritenuto il responsabile di quell’omicidio attualmente non reperibile. L’azione contro Brandimarte potrebbe, quindi, essere collegata al fatto di san- REGIONE CALABRIA Giunta Regionale Dipartimento 5-Attività Produttive Settore 2 Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche Decreto Dirigenziale assunto il 25.10.2011 "Registro dei decreti Dirigenziali della Regione Calabria" n. 13672 del 2.11.2011 Decreto di Autorizzazione Unica- Progetto di parco eolico denominato" Parco eolico di Joppolo e Spilinga" sito nei Comuni di Joppolo e Spilinga (VV) Società Fonte Verde Srl. Il Dirigente Generale Visti: il DPR 8.06.2001 n327; la direttiva 2001/77/CE del 27.09.2001; il D.L.vo 29.12.3003, n 387; la Deliberazione del Consiglio Regionale n 315 del 14.02.2005 ; lla L.R. n 42 del 29.12.2008 e l'allegato sub 1; Visti: la domanda di autorizzazione alla costruzione ed all'esercizio dell'impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica nonchè delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione dell'impianto stesso, presentata dalla Società Fonte Verde srl con sede legale in Roma , Via Alessio Baldovinetti, 83; - la documentazione progettuale per una potenza di 41.4 MWp;- la STMG da Parte di Enel Divisione Infrastrutture e Reti e l'accettazione della STMG da parte della Società fonte Verde srl;- le favorevole delibere del C.C. di Joppolo n 13 del 23.03.2001, n° 45 del 30.06.2007 e n 47 del 31.07.2009; la concessione edilizia n 3 del 4.02.2003 prot. n 3027 del Comune di Joppolo;- le favorevoli delibere del Comune di Spilinga n 28 del 21.12.2007 e n 16 del 28.09.2009;- le attestazioni dei rispettivi responsabili dell'area tecnica dei Comuni di Joppolo e Spilinga;-il Decreto VIA n 8545 del 5.07.2006 e il Decreto VIA di proroga n 18246 del 13.12.2010; Visti i verbali delle sedute delle Conferenze di Servizi dove si riportano i pareri favorevoli degli enti competenti: Agenzia delle Dogane prot n 11022 del 01.06.2010; ANAS prot n CCZ-0032311-P del 26.08.2010; Aeronautica Militare Terza Regione Aerea prot. n CSAM/3RA-RPT11/1573/D.20.03/ del 8.09.2008; Comando Militare Esercito Calabria prot. n 0005879 del 13.07.2010; Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia prot. n M-D-_MSICIL 0006988 del 26.05.2010; ENAC prot. n 0013729/DIRGEN/AOC del 29.02.2008; Enel Divisione Infrastrutture e Reti prot. n Enel.DIS-01/08/2011-1207137 del 01.08.2011; Amm.ne Prov.le di Vibo Valentia Settore VIII Servizio Tutela e Valorizzazione Ambientale prot . n 3374 del 03.01.2004, Settore VIII Lavori Pubblici prot n 3840 del 01.06.2010; Corpo Forestale dello Stato Coordinamento prov.le di Vibo Valentia prot. n 1450 del 11.03.2004; ARPACAL Dip. Prov.le VV Settore Tecnico Tematico , Radiazioni e Rumore prot. n 3 AUTUN del 30.08.2010; ASP Vibo Valentia SPISAL prot. n 1694/SPISAL del 09.08.2010; Regione Calabria Autorità di Bacino prot. n100002417 del 31.05.2010; Regione Calabria Dip 6 Agricoltura e Foreste, Area Territoriale Settore 5 prot. n 23426 del 24.02.2010; Regione Calabria Dip. n 8 Urbanistica e Governo del territorio Settore 1 prot.n Gen. SIAR n 79338 del 02.08.2011; Regione Calabria Dip 9 Lavori Pubblici Settore 1 prot n 1592 del 14.04.2010; Regione Calabria Dip 9 Lavori Pubblici Settore 2 Servizio Tecnico Regionale n 9 VV prot. n 588 del 30.03.2011; Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l'energia- Dir Gen.le per le risorse minerarie ed energetiche Divisione IV Sezione U.N.M.I.G. prot. n 4476 del 08.09.2010; Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni Ispettorato territoriale Calabria-Settore III prot. n 0007446 del 17.06.2010; Ministero per i beni e le Attività Culturali e Paesaggistici della Calabria-Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di RC e VV prot. n 7581 del 13.05.2010; Nota dell'Amministrazione Prov.le di V.V. Settore IX tutela ambientale e difesa del suolo prot n 332 del 14.01.2011; dichiarazione del rappresentante del Comune di Joppolo rilasciata in conferenza di servizi del 17.01.2011, nota dell'Amm.ne Comunale di Joppolo Ufficio Tecnico Servizio Urbanistica prot. n 1053 del 12.02.2011; nota del Ministero per i beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, servizio Beni Paesaggistici Settore 1 Tutela e Valorizzazione prot. n 1173/P del 30.03.2007; Attestazione responsabile Ufficio Tecnico del Comune di Joppolo prot. n 3614 del 06.07.2011; Considerato che la società Fonte Verde Srl secondo quanto previsto dall'allegato sub 1 della L.R. n 42/2008, ha provveduto a documentare la sussistenza della capacità economico finanziaria; Richiamata la L.R. n 7 del 13.05.1996 recante " Norme sull'ordinamento della struttura organizzativa della Giunta regionale e sulla dirigenza regionale" e ss.mm.ii.; Vista la D.G.R. n 334 del 21.04.2010 con la quale è stato conferito l'incarico di Dirigente Generale del Dipartimento 5 " Attività Produttive" alla Dott.ssa Maria Grazia Nicolò; Vista la L.R. 34/2002 e s.m.i. e ritenuta la propria competenza; Richiamato il decreto n. 13046 con cui il Dirigente del Settore Politiche Energetiche ha approvato il modello di schema di convenzione relativo al rilascio dell'autorizzazione unica alla costruzione ed all'esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; La convenzione stipulata con la Società Fonte Verde srl, n. Rep. 1664 del 10.10.2011; DECRETA di autorizzare ai sensi e per gli effetti dell'art. 12 del decreto legislativo 387/2003 e della L.R. n 42 del 29.12.2008, la Società Fonte Verde srl con sede legale in Roma , Via Alessio Baldovinetti, 83, P.IVA n 06172121006- iscritta al R.E.A. CCIAA di Roma con il n 950250, fatti salvi i diritti dei terzi, alla costruzione e all'esercizio; dell'impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica denominato " Parco eolico di Joppolo e Spilinga" da realizzarsi nei Comuni di Joppolo e Spilinga (VV), per una potenza complessiva di picco di 41,4 MWp; delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla costruzione ed all'esercizio dell'impianto stesso, quali il cavidotto di connessione che sarà collegato alla rete AT 150KV in antenna dall'esistente Cabina Primaria di "Spilinga", mediante la costruzione di un nuovo stallo linea AT e di un breve raccordo AT in cavo di circa 0.16 Km, il tutto in conformità al progetto definitivo approvato in sede di Conferenza di Servizi e con le prescrizioni ...; di dare atto che il rilascio della presente autorizzazione e l'approvazione del progetto equivalgono a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere, ai sensi d per gli effetti dell'art. 12 comma 1 e 3 del D.L.vo n 387 del 23.12.2003; di demandare , a norma dell'articolo 27 comma 1 del T.U. 380/2001 ai Comuni di Joppolo e Spilinga (VV) il controllo e la verifica della regolare e conforme esecuzione delle opere a quanto autorizzato con il presente provvedimento. Gli Enti e le Amministrazioni che nell'esprimere il parere di rispettiva competenza sulla realizzazione dell'impianto oggetto della presente Autorizzazione Unica hanno apposto prescrizioni alla realizzazione ed esercizio dell'opera saranno, altresì, preposti al controllo ed al monitoraggio del rispetto delle prescrizioni medesime e responsabili delle stesse. La Regione Calabria - Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, si riserva ogni eventuale successivo accertamento ulteriore;- di notificare il presente decreto alla Società istante e ai Comuni di Joppolo e Spilinga (VV); - di stabilire che i lavori dovranno iniziare entro 90 giorni dalla data di rilascio dell'autorizzazione unica e concludersi entro il termine di 36 mesi, così come da Atto di Impegno del 12.10.2009 depositata dalla Società Proponente. Tale termine è prorogabile per una sola volta con le modalità di cui al punto 11 della L.R. 42/08; -di disporre che il presente decreto venga pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria; -di disporre che a cura e spese della Società "Fonte Verde S.r.l." il presente decreto venga pubblicato su un quotidiano a diffusione regionale e uno a diffusione nazionale. Entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla pubblicazione, i soggetti interessati potranno proporre avverso il presente atto ricorso giurisdizionale al Tribunale amministrativo di Catanzaro oppure, entro il maggior termine di 120 (centoventi) giorni, ricorso straordinario al Capo dello Stato. IL DIRIGENTE GENERALE: Dott.ssa Maria Grazia Nicolò gue dell’estate scorsa. Potrebbe essere dunque una sorte di regolamento di conti per quell’omicidio avvenuto anch’esso in pieno centro e soprattutto in pieno giorno, ma anche altre piste non sono escluse dagli inquirenti che da ieri lavorano senza sosta per cercare di capire le dinamiche e individuare i responsabili. Di certo la sparatoria in pieno giorno a Gioia di ieri, aggrava l’immagine di una città soffocata dalla criminalità organizzata. In sintesi Hanno sparato per uccidere ma la missione di morte è fallita. Ne sono convinti gli investigatori che indagano sul tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, 40 anni, dipendente della Medcenter. Tra le ipotesi anche quella della vendetta trasversale. Erano le 10 di ieri mattina quando Giuseppe Brandimarte, proveniente dal nosocomio di Gioia Tauro, è giunto al pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi”, a bordo di un’ambulanza del servizio 118 scortata dagli agenti del Commissariato di polizia di Gioia Tauro. Sono stati i sanitari del pronto soccorso a prestargli le prime cure. Immediatamente è stato sottoposto ad una tac nel reparto di radiologia diretto dal dott. Cordopatri, dalla quale, tra l’altro, sono emersi un’emorragia da esplosione del bulbo dell’occhio destro, una contusione del lobo inferiore di destra, un versamento pleurico destro, una frattura da scoppio della testa omerale di destra, una frattura esterna scapolare alla clavicola destra. Subito dopo, il quarantenne ferito è stato trasferito in sala operatoria, dove il dott. Nicola Spanò con l’equipe del reparto di chirurgia, visto che era stata riscontrata aria in un polmone, hanno effettuato un drenag- L’ospedale di Polistena gio. Dalla sala operatoria, Giuseppe Brandimarte ha fatto ritorno in pronto soccorso, dove i sanitari di turno lo hanno accompagnato in ortopedia a causa delle ferite riportate alla spalla destra. Dopo aver ricevuto le cure del caso, dal momento che esiste il pericolo della perdita dell’occhio destro, il ferito, che pur essendo in prognosi riservata non è in pericolo di vita ed è anche cosciente, è stato trasferito presso il reparto di oculistica degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Ieri vertice a Palazzo Campanella tra i capigruppo e i presidenti degli enti in difficoltà Comunità montane, il Consiglio regionale chiederà al governo Monti di svincolare i fondi REGGIO. Il Consiglio regionale nella seduta del 19 si occuperà anche della questione delle Comunità montane che stanno vivendo una fase difficile. Sarà votato un ordine del giorno da indirizzare al governo Monti affinché siano resi disponibili i fondi vincolati destinati a questi enti, che tra l’altro debbono fare fronte a tanti stipendi non pagati ai dipendenti. Questa decisione è maturata nel corso di un incontro che si è svolto ieri a Palazzo Campanella, su iniziativa del presidente del Consiglio Talarico e alla quale hanno preso parte i capigruppo consiliari e i presidenti delle Comunità montane. Nella sessione di bilancio in corso, inoltre, pur nel quadro evidenziato delle scarse risorse disponibili, c’è l’impegno a reperire fondi (oltre otto milioni), nella fase attuale o in occasione dell’assestamento, per far fronte alla mole di arretrati di sti- pendi. Sulla questione delle Comunità montane c’è stata piena convergenza tra i capigruppo di maggioranza e minoranza. Sono intervenuti: Giuseppe Bova (Gruppo Misto), Sandro Principe (Pd), Luigi Fedele (Pdl) e Agazio Loiero (Autonomia e Diritti). Hanno preso parte ai lavori inoltre: i capigruppo Alfonso Dattolo (Udc), Giovanni Bilardi (Scopelliti Presidente), Vincenzo Ciconte (Progetto democratico), Giulio Serra (Insieme per la Calabria) ed Emilio De Masi (Idv). Il quadro drammatico di questi enti è emerso pure dagli interventi di Vincenzo Mazzei, presidente dell’Uncem-Calabria, Giuseppe Ferraro, Cgil-Funzione pubblica, Nino Micari, presidente della Comunità montana dello Stretto, Riccardo Benvenuto, presidente della Comunità montana di Verbicaro) Il presidente Franco Talarico Al termine dell’incontro il presidente Talarico ha detto che «si è trattato di un’occasione di confronto approfondito che si è rivelata molto utile, sia per mettere a punto iniziative immediate, al fine di affrontare gli aspetti più urgenti legati alla corresponsione degli stipendi arretrati a centinaia di lavoratori, sia per predisporre un percorso di prospettiva, legato strettamente ai nuovi assetti istituzionali e ai processi di riforma». «Abbiamo lavorato concretamente – ha aggiunto Talarico – in un clima positivo di collaborazione nel quale sia i rappresentanti dei gruppi di maggioranza che quelli dell’opposizione hanno responsabilmente affrontato una questione che è complessa e di notevole respiro e presenta sia aspetti di competenza regionale che nazionale». In effetti nel corso dell’incontro, che si si è svolto nella sala “ Giuditta Levato”, la questione-Comunità montane è stata sviscerata in tutti i suoi aspetti: istituzionali, sociali, territoriali e nelle implicazioni idrogeologiche e relative alla stessa tenuta del suolo nelle aree interne della regione. Il grande documentarista recentemente scomparso ricordati dai suoi “allievi” L’omaggio a De Seta del Premio Mario Gallo CATANZARO. Omaggio a Vittorio De Seta, maestro dei documentaristi italiani, questa sera nell’ambito del Premio Mario Gallo a Cosenza. Evento che vedrà riuniti un gruppo di giovani documentaristi italiani che, alla “scuola” di De Seta hanno appreso un modo nuovo e originalissimo di vedere e rappresentare la realtà. E dunque Agostino Ferrente, balzato agli onori della cronaca con “L’orchestra di Piazza Vittorio”, un film-documentario che da indipendente ha avuto accesso anche alla distribuzione delle sale; Gianfranco Pannone, regista e do- cente universitario; Paolo Pisanelli, documentarista e direttore artistico di importanti festival. Loro e i gruppi che rappresentano: Doc.it, l’associazione nazionale che raggruppa tutti i documentaristi italiani; Il cinema del Reale, Festival del Salento che annovera migliaia di presenze nel segno dell’ispirazione documentaria; nonché La Cineteca della Calabria, depositaria dell’opera omnia di Vittorio de Seta, che per prima in Italia ha condotto il recupero dei documentari girati tra 1954 e 1959, proiettati in questa serata di tributo. Queste opere rappresentano una pietra miliare del genere documentaristico, fino ad allora caratterizzato dal regnare sovrano della voce fuori campo che, spesso enfatizzava ed appesantiva la visione. De Seta invece, restituisce dignità e protagonismo all’immagine ed al sonoro, introducendo a commento anche la musica popolare. Siamo negli anni ’50, anni in cui non si è diffuso il concetto di identità culturale ed anzi, l’Italia è già avviata da tempo verso l’americanizzazione, ed il giovane De Seta, precorre enormemente i tempi nel lavoro di ricerca e documentazione sul territorio, concentrandosi sul Sud.Non a caso lo si paragona a Flaherty, a Grierson, a Ivens; qualcuno addirittura lo accusa di eccessiva estetizzazione perché le immagini filmate sono spesso troppo belle. A distanza di quasi sessant’anni questi documentari oggi ci appaiono in tutto il loro valore filmico, antropologico costituendo un momento di riflessione, soprattutto per le generazioni più giovani, sul concetto di progresso e di civiltà industriale. 36 Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Reggio . Il collaboratore di giustizia ha deposto ieri in Corte d’appello al processo contro Carmine Macrì. Prossima udienza l’11 gennaio Omicidio Rende, la verità di Marino «Mi ha detto Papalia che a sparare sulla guardia giurata è stato Vincenzo Violi» «Ho saputo da Papalia chi ha ucciso Luigi Rende». A dichiararlo ieria in aula, durante uno stralcio del processo per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende che vede imputato Carmine Macrì, è stato Marco Marino, collegato in video conferenza con l’aula della Corte d’Assise d’Appello (Fortunato Amodeo presidente) dopo la sua recente decisione di collaborare con la giustizia. Macrì, catturato dai carabinieri del Comando provinciale il 3 febbraio 2009 dopo un periodo di latitanza, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise lo scorso gennaio. La sua condanna segue quella inflitta nel marzo 2010 dalla Corte d’Assise d’Appello a Giovan Battista Familiari, Santo Familiari, Giuseppe Papalia, Marco Marino e Giuseppe Francesco Gullì, che confermò le pene inflitte in primo grado, ossia l’ergastolo. Un ruolo di gregario, con diminuzione di pena dall’ergastolo a 20 anni di reclusione, fu riconosciuto a Domenicantonio Papalia, mentre un altro imputato, Vincenzo Violi, in primo grado col rito abbreviato fu condannato all’ergastolo, pena confermata in appello. Marco Marino ha riferito ieri che tra i rapinatori nascosti nel furgone parcheggiato davanti all’ufficio postale di via Ecce Homo, quel 1° agosto 2007, c’era anche Carmine Macrì ma «ad uccidere materialmente Rende mi venne detto fu Vincenzo Violi». Incalzato dalle domande del pg Franco Scuderi e del difensore di PROVINCIA Risorse del territorio come valorizzarle Oggi (ore 10.30) conferenza stampa convocata dall’assessorato Urbanistica per illustrare le linee programmatiche in merito alla valorizzazione delle risorse del territorio in vista di una progettazione estesa del comparto ambientale della provincia. Alla conferenza farà seguito il Forum “Sviluppo sostenibile e integrato”. LICEO CLASSICO Cerimonia Premio “Gino Votano” La guardia giurata Luigi Rende Macrì (avv. Leone Fonte), Marino ha ricostruito le fasi della tentata rapina al furgone portavalori che finì con la morte di una delle due guardie giurate, Luigi Rende, il quale a bordo del furgone ingaggiò un conflitto a fuoco con i rapinatori, ferendone tre ma rimanendo ucciso da un proiettile. Marino non è stato in grado di riferire quale fu la condotta di Macrì, una volta sceso dal furgone. Il collaboratore di giustizia, infatti, ha spiegato di essere sceso dal furgone per secondo, preceduto da Giuseppe Papalia e seguito da Giovan Battista Familiari, e che nessuno di loro tre sparò alcun colpo di pistola perché già si trovavano sotto la pioggia di proiettili della guardia giurata, il quale iniziò a sparare appena vide il primo rapinatore avvicinarsi al portavalori. Marino ha riferito che a bordo del Fiat Doblò utilizzato vi erano loro tre, oltre a Carmine Macrì e Vincenzo Violi, e tutti loro erano seduti su due panche all’interno del furgone, per cui secondo il piano sarebbero scesi a due a due, i primi quattro e il quinto sarebbe sceso solo. Papalia e lo stesso Marino erano la prima coppia, Violi era terzo ma il collaboratore non ricorda con chi fosse accoppiato. Con Papalia ferito, e Fami- Marco Marino Carmine Macrì Vincenzo Violi liari atterrato dalla guardia giurata, Marino si sarebbe spaventato, tentando la fuga, ma di essere stato raggiunto al fianco da un colpo della pistola d’ordinanza di Rende. Da quel momento in poi, quel che sa Marino lo avrebbe appreso da Papalia, col quale ha diviso la stanza agli Ospedali Riuniti, inclusa la circostanza che a sparare il colpo mortale contro la guardia giurata sarebbe stato Vincenzo Violi. L’udienza ha quindi registrato la richiesta del difensore di Macrì di acquisire tutti i verbali contenenti pregresse dichiarazioni in merito del collaboratore di giusti- zia. In particolare, la difesa ha chiesto in un primo tempo che fossero esibiti anche tutti i verbali relativi alla collaborazione del Marino, richiesta cui si è opposto il pg Scuderi per far salvo il segreto istruttorio su indagini eventualmente aperte in base a quelle dichiarazioni. Con il consenso di accusa e difesa, il presidente Amodeo ha deciso di rinviare l’udienza all’11 gennaio prossimo, disponendo che tramite la Procura generale siano acquisiti entro il 4 gennaio 2012 i verbali delle dichiarazioni rese da Marco Marino successive alla sua collaborazione, concernenti la vicen- da della rapina al furgone portavalori e limitatamente ed esclusivamente riguardo la posizione di Carmine Macrì. Il presidente ha autorizzato altresì le parti, comprese le parti civili (la famiglia Rende è rappresentata dall’avv. Giulia Dieni) a produrre, entro la stessa data, i verbali delle dichiarazioni di Marino rese prima della sua collaborazione. Prima di aggiornare l’udienza il presidente ha interrogato Marino circa le ragioni che lo hanno indotto a collaborare con la giustizia: «Ce ne sono tante – ha risposto – perché ho 30 anni e spero di potermi rifare una vita». Al giovane che l’anno scorso tramortiva a sassate in volto la fidanzatina tredicenne Dieci anni e dieci mesi, sentenza esemplare Dieci anni e dieci mesi di reclusione per tentato omicidio è la pena che dovrà scontare il diciasettenne A.L. che nell’aprile scorso tramortì a sassate la fidanzatina tredicenne C.M., sfigurandola. E martedì, nelle more in cui sia attendeva il pronunciamento della corte, un nuovo grave episodio ha tinto di giallo l’intera storia: il nonno, ascoltata la richiesta del pm, ha deciso di mandare al giovane un pacco contenente una giacca che, sottoposta a perquisizione, ha rivelato un coltello a serramanico, con una lama lunga dieci centimetri, nascosto nella fodera. A cosa dovesse servire l’arma non è ancora chiaro agli inquirenti: c’è chi pensa che il nonno volesse fornire al giovane la In breve possibilità di mettere in atto la volontà di suicidarsi, dopo un primo tentativo fallito l’anno scorso; ma c’è anche chi suppone che l’arma dovesse servire al ragazzo per difendersi dagli altri detenuti che in questi mesi hanno tentato più volte di punirlo con la “legge del carcere” che non fa sconti a chi usa violenza verso i minori. La storia che ha stretto in una morsa senza fine la piccola tredicenne è una storia di violenza, consumata nel silenzio della periferia reggina, in località Cartiera di Gallico, in una sera d’aprile. I due si erano allontanati in motorino, poi forse una discussione, ed il dramma ha preso il sopravvento. Ancora oggi i motivi che hanno spinto il ragazzo a tanta crudeltà sono oscuri. Forse un impeto di rabbia incontrollabile lo portò a ridurre in fin di vita la ragazza che, colpita più volte in viso , è stata trovata con le orbite sfondate, la mutilazione dei padiglioni auricolari, e una serie di danni che hanno fatto temere il peggio, durante il lungo periodo di coma. Poi la situazione clinica si è via via risolta: oggi la ragazza ha ripreso la sua vita normale, e il 17enne ha avuto la sua condanna. Il pubblico ministero presso la Procura dei minori Francesca Stilla con una requisitoria articolata ha ripercorso la vicenda, riferendo i passi salienti della giornata del tentato omicidio, vissuta dai due ragazzi. Il pm ha quindi chiesto unacondanna a nove anni di reclu- sione. Poi si sono avvicendati la parte civile e della difesa e quindi della camera di consiglio da parte del Tribunale. E’ stato in questa fase che il nonno materno A.L. ha chiesto di poter recapitare al giovane un pacco che conteneva la giacca, ma anche il coltello: azione che ha fatto scattare immediatamente una denuncia a suo carico di cui si occuperà , trattandosi di reati ordinari, il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza. La sentenza è dunque arrivata mentre non si erano ancora calmate le tensioni che l’episodio aveva provocato. Da segnalare che i dieci anni e dieci mesi inflitti, sono una condanna ben più pesante dei 9 anni richiesti dal Pm. La cerimonia della IX edizione del premio giornalistico internazionale per il miglior documentario del Mediterraneo, si terrà sabato prossimo, a partire dalle ore 9, nell’aula magna del Liceo classico. Il premio è assegnato dall’associazione “Teatro del Mediterraneo” in collaborazione con Fnsi Calabria e Unci. CARABINIERI Furto aggravato, un arresto I carabinieri della Stazione di Reggio-Catona, hanno tratto in arresto su ordine di esecuzione, per espiazione di una pena detentiva N.A. 40 anni, il quale deve scontare una pena residua di 18 giorni di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei reati di tentato furto aggravato e violazione in materia di armi. 39 Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 Reggio Tirrenica . PROCESSO BLACK & WHITE Il processo d’appello per l'operazione antidroga scattata nel marzo del 2001 Rosarno-Milano, undici condanne Alleggerite le pene: 13 anni a Giuseppe Caccamo, 11 a Giuseppe Falleti REGGIO CALABRIA. Secondo giro di boa del percorso giudiziario innescato dall’operazione antidroga “Black & White”. I giudici hanno alleggerito le condanne degli imputati, diminuendo le pene nel processo che si è concluso ieri dinanzi alla Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Natina Pratticò. La maxi operazione antidroga, condotta dalla Squadra Mobile - allora diretta dal vice questore Cucchiara e dal commissiato di Gioia Tauro a quell’epoca guidata dal vice questore Arena - scattò il primo marzo del 2001. L’inchiesta fu coordinata dall'allora sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Palmi, Vincenzo D'Onofrio. Gli inquirenti riuscirono ad alzare il velo su un’organizzazione che faceva viaggiare la droga sull'asse Milano-Rosarno. In questo senso le 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip Giampaolo Boninsegna, furono eseguite a Rosarno e Milano, e ancora Como, Sesto San Giovanni e Mileto nel Vibonese. Le indagini, che si snodarono in un arco temporale di dodici mesi, consentirono di ricostruire l'attività dell'organizzazione, strettamente legata al clan Pesce di Rosarno, impegnata a rifornire di droga le “cellule” milanesi. In riforma della sentenza emessa il 12 aprile 2005 dal Tribunale di Palmi, oggi la Corte d'Appello ha riconosciuto a Gli investigatori alla conferenza stampa dell’operazione “Cosa mia” PALMI Un vicequestore della Dia Giuseppe Falleti Alessio Zungri Marcello Nardelli Rosario Logiacco Ivan Pugliese PALMI Paolo Catta Costantino Catta Francesco Marchesano Nunziatina Falleti Nunziatina Falleti e Marcello Nardelli le circostanze attenuanti generiche, rideterminando così la pena: in 7 anni e 8 mesi di reclusione nei confronti di Nunziatina Falleti, Rosario Logiacco, Francesco Marchesano, Rinaldo Spadaro e Alessio Zungri; in 11 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Falleti; in 4 anni di reclusione e 12 mila euro di multa nei confronti di Marcello Nardelli, limitatamente al capo B); in 13 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Caccamo, previa riqualificazione del reato contestato ai capi C) e D); in 2 anni e 8 mesi di reclusione e 8 mila euro di multa nei confronti di Emiliano Enzo Cinque, previa riqualificazione del reato constato al capo B); in 4 anni di reclusione e 12 mila euro di multa nei confronti di Paolo Catta e Costantino Catta. La Corte, inoltre, ha assolto Marcello Nardelli e Antonio Zangari dal reato ascritto al capo A) per non avere commesso il fatto; e ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Rocco Pesce e Antonio Zangari dal reato ascritto al capo B) perché l'azione penale non poteva essere proseguita per precedente giudicato.(i.p) IL VERTICE SULLA CRIMINALITÀ Ieri si è riunito in prefettura il Cosp. Soddisfatto il sindaco Bellofiore Forze dell’ordine più visibili a Gioia Tauro GIOIA TAURO. Si è tenuta ieri, sotto la presidenza del Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, una riunione del Comitato provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica alla quale hanno partecipato, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, Giuseppe Creazzo, il Questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Cosimo Di Gesù, il Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, Giorgio Maria Borrelli, il Capo di Gabinetto della Provincia di Reggio Calabria, Domenico Bagnato, ed i sindaci dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, Renato Bellofiore ed Elisabetta Tripodi. «Nel corso dei lavori – è scritto in una nota – si è in particolare esaminata la situazione della Le tangenti sulla A3 per mettersi a posto con la ’ndrangheta sicurezza pubblica nei territori dei predetti Comuni anche alla luce dell’andamento delle fenomenologie criminose di maggiore allarme sociale. Dall’esame dei dati statistici forniti dagli organi di polizia – continua il comunicato – è emersa una flessione generalizzata del numero complessivo dei reati nell’area interessata rispetto al corrispondente periodo degli anni precedenti. Si è anche preso atto dell’avvenuta intensificazione dei servizi di prevenzione generale nei territori dei due comuni grazie all’impiego, a supporto dei Comandi territoriali, di equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e delle Compagnie di Intervento Operativo dell’Arma dei Carabinieri. Si è comunque concordato, è scritto, di dare ulteriore impulso ai predetti servizi mediante l’impiego di pattuglie appiedate nell’isola pedonale del centro urbano di Gioia Tauro nonchè mediante l’utilizzo della Stazione mobile e di Renato Bellofiore equipaggi automontati del Corpo Forestale dello Stato, nel contesto di un apposito piano operativo interforze. Si è anche preso atto che è in fase avanzata l’istituzione di uno nuova Stazione dell’Arma dei Carabinieri nel oorto di Gioia Tauro con l’as- segnazione di un adeguato contingente di militari che avranno il compito di presidiare anche le limitrofe zone di interesse industriale e commerciale». «Ho chiesto – ha detto il sindaco Bellofiore – un aiuto allo Stato, dal momento che la mia amministrazione ha ricevuto il comune dallo Stato». I problemi sono incentrati sulla scarsezza dell’organico dei vigili urbani che sono solo 4 e dal venir meno da ottobre scorso della Polizia Provinciale. Positivo il commento del sindaco: «Il Prefetto, ch conosce molto bene la situazione del comune gioiese, ha fornito ampie rassicurazioni sull’impegno dell’organo di Governo verso la città del Porto. Stesso discorso da parte delle forze dell’ordine che hanno garantito, come lo stanno facendo, ampio impegno per la città e per il controllo del territorio». Bellofiore ha tenuto a precisare anche che «la microcriminalità diffusa in città deve essere combattuta meglio. Abbiamo eredi- tato una situazione allo sfracello nell’area della vigilanza, adesso riusciamo quanto meno a gestire i centro città». Ma la città sembra essere davvero soffocata da una recrudescenza criminale che fa ritornare indietro di parecchi anni. Nel 2011 diversi omicidi, ma la beffa proprio ieri mattina. Poco prima delle 10, quando è iniziata la riunione a Reggio, a Gioia la sparatoria in pieno centro. Solo pochi giorni fa una bomba è esplosa sotto la casa del sostituto commissario Pietro Spadafora che era stato da poco trasferito a Taurianova. «Come sindaco mi devo ritenere soddisfatto – ha proseguito Bellofiore – le istituzioni hanno dimostrato vicinanza alla città e alla cittadinanza. La situazione a Gioia è difficile, proprio ieri infatti l’ennesima sparatoria ha confermato il quadro difficile che si sta vivendo. La linea dell’amministrazione è quella di proseguire senza sosta nell’impegno verso la legalità».(a.naso) Le radici dell’inchiesta “Cosa Mia” trovano i loro albori nella precedente denominata “Arca”. La logica spartitoria dei macrolotti dei cantieri di ammodernamento dell’autostrada A3, che era stata scoperchiata qualche anno prima dalla precedente operazione avrebbe trovato “copia conforme” nell’operazione che ha interessato alcune delle famiglie operanti nel triangolo compreso tra Palmi, Seminara e Barritteri. Partendo dal principio, si potrebbe dire “buona la quinta” nel processo in corso di svolgimento dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Palmi (Silvia Capone presidente e Gaspare Spedale a latere) dopo l’avvio stentato delle precedenti udienze, “scosse” anche dal recente terremoto giudiziario che ha portato ad indagare su alcuni giudici e avvocati, è finalmente iniziata la fase istruttoria con la prima escussione dei testi della lista dell’accusa rappresentata ieri in aula dal sostituto procuratore della Dda, Roberto Di Palma. In apertura d’udienza la Corte ha riunificato la posizione di Rocco Gallico, stralciata nella scorsa udienza, con il procedimento principale. Lo stesso Gallico ha provveduto a nominare come suo nuovo avvocato difensore Guido Contestabile. Quindi è stato disposto il ricovero presso una struttura ospedaliera di Antonio Costantino le cui condizioni di salute, come ribadito in aula dagli avvocati Domenico Alvaro e Gerardina Riolo, si sono ulteriormente aggravate. Si è quindi passati all’escussione del vice questore in servizio presso la Dia di Reggio Calabria, Leonardo Papaleo. Le sue dichiarazioni, spesso interrotte dalle opposizioni dei collegi difensivi, hanno riguardato in particolare un’informativa redatta nel settembre del 2007 e sono partite dalla precedente indagine “Arca”, cartina di tornasole per dare quei necessari input investigativi per gettare le basi per l’operazione Cosa Mia: «Ci occu- pammo in particolare del tratto di ammodernamento dell’A3 che da Gioia Tauro conduce fino a Scilla. Appendice di questa indagine è stata l’operazione Arca, la quale a sua volta ebbe come punto di partenza le dichiarazioni dell’ex collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco e alcune intercettazione raccolte tra appartenenti ad aziende che per il General Contractor si occupavano dei lavori di ammodernamento». Quattro gli spunti investigativi che dall’indagine Arca gli inquirenti avevano ereditato e che avrebbero dovuto successivamente verificare in questa nuova inchiesta: «Evidenziammo in quella precedente indagine la presenza di una logica spartitoria che si realizzava con una suddivisione territoriale tra le cosche locali; la presenza della cosiddetta tassa ambientale che, in soldoni, si ricavava da sovrafatturazioni registrate come tasse sicurezza cantieri che servivano poi per pagare la tangente del 3%; la presenza di alcune ditte “gradite” che venivano favorite a discapito di altre che subivano attentati; e, infine, l’imposizione di assunzioni». «Altro punto focale nell’avvio delle indagini riguardava le figure di Matteo e Vincenzo Gramuglia che, secondo le nostre risultanze, cercarono in tutti i modi, con la loro ditta, di inserirsi nei lavori dell’A3 nel tratto Gioia Tauro-Scilla. Per noi della Dia erano il punto di riferimento della cosca Bellocco di Rosarno». L’operazione condotta nel giugno del 2010 aveva portato alla luce le attenzioni che alcune famiglie operanti nel triangolo compreso tra Palmi, Seminara e Barrittieri, avevano messo sugli appalti nei cantieri del quinto macrolotto della A3, con la pretesa dell’ormai noto 3% quale tassa di sicurezza imposto dalle cosche nei territori di competenza. Allo stesso modo gli inquirenti, con l’Operazione “Cosa Mia”, hanno anche fatto luce su alcuni cruenti fatti criminosi che hanno insanguinato negli ultimi anni e non solo, il territorio della Piana di Gioia Tauro. 40 Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Reggio Tirrenica . TAURIANOVA Oggi gli indagati dell’inchiesta “Tutto in famiglia” saranno interrogati dai giudici che dovranno decidere se confermare i provvedimenti di fermo Così “Ciccio” fu costretto a rinunciare al bar Secondo i magistrati un commerciante, pressato dai presunti affiliati, non riuscì ad aprire il locale GIOIA TAURO. Stamattina i ferma- ti dell’operazione “Tutto in famiglia”, coordinata dalle procure di Reggio Calabria e Palmi, saranno interrogati presso le carceri di Palmi dai giudici delle indagini preliminari Accurso e Luca Colitta che dovranno poi decidere se convalidare i fermi. Interessi per attività commerciali, pressioni su imprenditori per non fare concorrenza a quelle degli affiliati della cosca. I Maio a San Martino - secondo l’accusa imponevano un controllo ferreo. Le fonti di arricchimento usura e estorsioni. Negli episodi confluiti nelle indagini vengono ricostruiti fatti emblematici di come la famiglia Maio - sulla base della ricostruzione degli inquirenti - sia riuscita ad accaparrarsi un controllo pressoché totale sul territorio cittadino. Le figure operative e che frequentemente compaiono nelle pagine del fermo sono quelle di Gaetano Merlino e Giuseppe Panuccio, ma di alto profilo operativo nell’organizzazione è la ricostruzione che gli inquirenti fanno di Pasquale Hanoman. Nelle conversazioni ambientali l’Hanoman, Giuseppe Panuccio e Gaetano Merlino parlano del prestito effettuato nelle mani di un soggetto non compiutamente identificato, se non con il nome di battesimo Costantino. Sicuri di non essere intercettati, Panuccio e Hanoman parlano liberamente; poi il causale incontro con la vittima al quale non dicono null’altro che “Costantino, vi siete dimenticato, allora non mi avete capito”. Espressioni non qualificabili come minacce ma che gli investigatori giudicano chiare nella loro caratteristica intrinseca. Commercianti, proprietari terrieri gravati dalla “guardiania”, titolari di bar. Proprio l’apertura di un bar fa andare su tutte le furie i membri della cosca. Sempre l’Hanoman con l’ausilio di Giuseppe Panuccio parlano di un certo “Ciccio” che dovrebbe aprire un bar. I due discutono e l’Hanoman avverte il Panuccio che già aveva parlato con l’imprenditore “non ossequioso” della presenza di un altro bar che è della famiglia: “tu bar qua non ne fai, se vogliamo andare d’accordo, se poi non vogliamo andare d’accordo Ciccio fai il bar, tu bar non ne fai ed io me ne vado in galera, basta, ti saluto Ciccio, vuoi andare in casema? Puoi andare anche adesso”. E poi: “Ciccio vedi che ci vogliamo bene, che ci rispettiamo, bello pulito, pulito, se invece tu vuoi arrivare al punto di non rispettarci Ciccio, fatti il bar, però vedi.attento perché vedi che non ci rispettiamo”. Insomma un bar concorrente non si doveva fare. Ed in effetti quel bar non è mai nato. I militari del Norm dei Carabinieri di Gioia Tauro - hanno dato atto del fatto che le pressioni hanno realizzato lo scopo prefisso atteso che il bar di “Ciccio” nonostante la predisposizione del locale e l’effettuazione di lavori di ristrutturazione, ancora ad oggi, non risulta aperto. Tutto per difendere quello che gli investigatori ritengono essere “il Bar della ndrina”. Nella corposa attività di indagine il centro propulsore per incontri degli affiliati è il bar denominato Vecchio Lume condotto da Pasquale Hanoman e dal figlio Francesco. Il locale - secondo le indagini - sarebbe stato utilizzato anche per ospitare uomini d’onore per lo svolgimento di riunioni, nel corso delle quali sono state conferite doti e decretata l’ammissione nel sodalizio criminoso di nuove leve (ciò almeno in due circostanze, nella data del 24 aprile 2011 e 4 maggio 2011).(a.n) Pasquale Hanoman scortato dai carabinieri all’uscita dalla caserma della Compagnia Le auto dei carabinieri in attesa di trasferire gli indagati in carcere L’INDAGINE Si spacciava come collaboratore dell’Ufficio tributi del Comune per raggirare gli anziani Truffa, i carabinieri di Lazzaro e Laureana arrestano un uomo LAUREANA. Ieri i carabinieri della Stazione di Lazzaro, coaudiuvati dai militari della Stazione di Laureana di Borrello, hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo di custodia cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Mario Bevilacqua classe ‘72, residente a Laureana di Borrello, celibe, disoccupato. Lo stesso, già nel mese di settembre 2011 era stato tratto in arresto, in flagranza di reato, proprio da- gli stessi militari, poiché sorpreso a realizzare una truffa ai danni di un anziano, dal quale si era fatto consegnare 500 euro in contanti. Il modus operandi - come ricostruisce una nota dei carabinieri - era il seguente: in primo luogo si spacciava per collaboratore del responsabile dell’Ufficio tributi del Comune ed in qualità di delegato alla riscossione di somme da versare nelle casse comunali, a saldo di asserite pendenze delle vittime, tra l’altro inesistenti, intascava il denaro. In seguito, promettendo di ripassare per consegnare una fantomatica ricevuta, spariva letteralmente dalla circolazione. Con un comportamento sempre gentile, talvolta adescava le proprie vittime per strada e mostrandosi disponibile, educato e cortese, le accompagnava con la propria autovettura, fin sotto casa, ove si faceva consegnare il denaro. L’utilizzo dell’auto lo aveva tradito già a settembre, allorquan- Mario Bevilacqua do un passante, insospettito, aveva chiamato i Carabinieri. Dopo l’arresto, i militari di Lazzaro avviavano ulteriori indagini e grazie alle dichiarazioni, ma soprattutto al riconoscimento da parte di alcune vittime, scoprivano ulteriori truffe a lui addebitabili. L’Autorità giudiziaria, condividendo appieno l’attività investigativa svolta, emetteva il provvedimento restrittivo a carico del Bevilacqua per truffa aggravata. Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 41 Reggio Tirrenica . EMERGENZA UMANITARIA Contromisure della Prefettura SABATO Migranti a Rosarno, lo Stato si muove: campi di accoglienza e chiusura dei ghetti Le guarigioni inspiegabili, convegno a Rizziconi Flavia Bruzzese CITTANOVA Il sindaco Tripodi ha già firmato l’ordinanza di sgombero dell’ex Pomona e di alcune case Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Il Comitato per l’ordine e la sicureza pubblica ha affrontato con il Sindaco di Rosarno il problema dei migranti. «In proposito – si legge in una nota della Prefettura – il sindaco ha riferito di aver adottato ordinanze di sgombero dell’ex fabbrica “Pomona”, ove in atto sono presenti circa 200 extracomunitari, e di alcuni immobili del centro storico del comune anch’essi occupati da lavoratori stranieri». Tripodi ha anche reso noto che sono stati completati i lavori di risistemazione del centro di accoglienza sito in località “Testa dell’Acqua” che sarà riaperto nei primi giorni della prossima settimana ed all’interno del quale potranno trovare ospitalità circa 250 extracomunitari che saranno sistemati all’interno di containers già utilizzati lo scorso anno e di tende in corso di acquisizione. Si è anche condivisa la realizzazione di un’altra struttura di accoglienza su un terreno confiscato alla criminalità organizzata mediante l'utilizzo di altri 16 moduli abitativi messi a disposizione del Ministero dell’Inter- no, che saranno trasportati a Rosarno nelle prossime settimane. Quest’ultima struttura potrà ospitare, una volta completati i lavori di adeguamento dell’area, circa 100 lavoratori stagionali. «Si è infine, avuto modo di valutare – recita la nota – i risultati ottenuti dalle attività a carattere interforze, svolti da personale della Polizia di Stato, dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Polizia Provinciale in collaborazione con il Servizio medico veterinario dell’ASP, per contrastare il fenomeno delle cosiddette “vacche sacre”, che hanno portato all’abbattimento di animali privi di marche auricolari nonchè all’effettuazione di controlli amministrativi su aziende del settore zootecnico». Intanto prosegue la raccolta di generi di prima necessità da parte dei giovani del Liceo scientifico “Piria”, che ogni pomeriggio, con discrezione e riservatezza, provvedono a distribuire indumenti e viveri ai giovani migranti. «I miei allievi sono ragazzi meravigliosi, – commenta la preside Mariarosaria Russo – espressione del cuore generoso della Rosarno solidale e ricca di umanità». Proprio sul fronte degli inter- venti umanitari, il segretario comprensoriale della Flai Cgil, Renato Fida (uno dei più profondi conoscitori del “pianeta migranti” nella Piana, le cui campagne gira in lungo e largo col suo camper a fare “sindacalismo di strada”), ha invitato tutti ad offrire ogni aiuto possibile, per tamponare una situazione che nel corso degli anni è venuta sempre più ad incancrenirsia. Da giudicare inoltre positivamente la notizia fornita dal prefetto di Reggio, Luigi Varratta, nel corso dell’incontro di lunedì scorso con la delegazione sindacale unitaria, circa un ulteriore intervento della Protezione Civile per potenziare il Campo di Testa dell’Acqua, che il Comune è pronto ad aprire, non appena l’Enel procederà all’allaccio dell’energia elettrica. Starebbero infatti per arrivare da Crotone altri containers da aggiungere ai 20 in atto disponibili. Con tali interventi aggiuntivi il Comune spera di poter soddisfare le richieste avanzate dai circa 250 migranti che vorrebbero trovare una sistemazione dignitosa nel Campo di Testa dell’Acqua, gestito dai volontari dell’associazione no profit “Il mio amico Jonathan”. L’INIZIATIVA Domani “Cavalleria rusticana” al teatro Sacra Famiglia Palmi rilancia la stagione lirica cultura e musica strumenti antimafia BAGNARA. «La città di Palmi ha dato i natali a Francesco Cilea un grande compositore che ha trasferito l’eleganza e l’aristocrazia della musica calabrese al mondo». Con questa dichiarazione l’assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo ha introdotto, presso la Casa della cultura Leonida Repaci, il ritorno alla stagione della lirica con la messa in scena della “Cavalleria Rusticana” presso il Teatro Sacra Famiglia, nella parrocchia di don Pasquale Pentimalli, iniziativa promossa e curata dall’associazione lirico sinfonica Francesco Cilea di Palmi diretta dal presidente Giuseppe Militano. «È nostro dovere creare per i nostri giovani le con- dizioni migliori perché si esibiscano in campo musicale. Se le cose non vanno se i giovani di questa terra hanno commesso gesti che possono alimentare la mafia – ha sottolineato l’assessore – vuol dire che non abbiamo saputo donare loro libri, strumenti e palestre che sono il modo migliore per creare un’alternativa. Abbiamo una responsabilità civile e morale. La cultura è l’antidoto contro le mafie, quella cultura che si spreme dalla gente e riuscire a riunire i giovani che si esibiscono insieme significa creare unione». Di antimafia dei fatti hanno, invece, parlato il consigliere provinciale Giovanni Barone ed il vicepresidente Giuseppe Scaletta. Lamberti, Bellomo, Barone e Garipoli I migranti accampati nella struttura ex Pomona SOLIDARIETÀ: AMBULATORIO MOBILE PER LE VISITE MEDICHE Emergency e Rotary in prima linea ROSARNO. È già in funzione nell’area di Rosarno l’ambulatorio mobile di Emergency a servizio dei migranti, d’intesa con l’Asp 5 e il Comune. Il “Polibus” è gestito da un’équipe socio-sanitaria pronta ad assicurare, due volte alla settimana, cure mediche a chi ne ha bisogno. La presenza di Emergency nel territorio pianigiano si colloca nel contesto di un più ampio programma di interventi «in aree a forte presenza di migranti, come le aree agricole, i campi nomadi o i campi profughi». «Restituire a Palmi la musica – ha asserito Barone – rappresenta un progetto ambizioso e lo abbiamo voluto fare all’interno della parrocchia perché riteniamo fondamentale l’impegno della chiesa sul territorio. La rappresentazione della Cavalleria Rusticana porterà al teatro 400 giovani che hanno acquistato il biglietto». «La cultura rappresenta la molla del cambiamento – ha sottolineato il commissario prefettizio Antonia Bellomo – poiché riesce a fare quello che le istituzioni non possono calare dall’alto. Il teatro Sciarrone sarà restituito alla città». La Cavalleria rusticana andrà in scena domani alle 10.30 presso il Teatro Sacra famiglia. Alla presentazione dell’iniziativa hanno preso parte le docenti di musica Alba Brizzi e Marilena Brizzi, membri dell’associazione, la dott.ssa Mariarosa Garipoli, che cura il settore culturale presso il Comune, ed il parroco Pentimalli.(r.m) PALMI Entro il 2012 l’Istituto agrario assorbirà l’Ipsia lasciando spazi alla Polizia Polo scolastico e nuova sede del Commissariato Roberta Macrì BAGNARA Entro il 2012 saranno completati i lavori di adeguamento e ristrutturazione dell’Istituto agrario che accoglierà anche l’Istituto professionale IPSIA. Questo il diktat della Provincia che ha investito 600 mila euro nella struttura; una manovra che consentirà a tutte le scuole del comprensorio comunale di mantenere le rispettive sedi alla luce delle nuove disposizioni del Governo in merito al dimensionamento scolastico. Ad annunciarlo il vicepresidente Giuseppe Scaletta ed il consigliere provinciale Giovanni Barone che insieme ai tecnici provinciali ed al dirigente scolastico Carmela Ciappina hanno effettuato, ieri mattina, un sopralluogo per constatare lo stato dei lavori. Il progetto è stato curato dall’arch. Francesco Rigoli e prevede la realizzazione di interventi sulle due strutture laterali dell’Istituto. La prima, quasi ultimata, comprendeva una vecchia palestra fatiscente che è stata ristrutturata ed adeguata alle nuove funzioni: realizzati sei laboratori ed un’aula magna. La seconda struttura è stata interessata da lavori di adeguamento ai rischi sismici ed un consistente intervento di ristrutturazione: ci saranno dodici aule, una sala per i docenti ed un laboratorio di informatica. «L’obiettivo della Provincia – hanno spiegato sia Barone sia Saletta – è quello di creare un polo scolastico di eccellenza che comprenda tutti gli indirizzi scolastici già presenti sul comprensorio comunale che avranno strutture moderne e complete». L’Istituto Agrario da sempre all’avanguardia sarà se- de del tirocinio formativo attivo grazie ad un accordo raggiunto dalla dirigente Ciappina con l’Università di Cosenza. Dopo il trasferimento, previsto nei primi mesi del 2012 dopo la conclusione dei lavori, la sede dell’Istituto professionale sarà ceduta in comodato d’uso al Ministero degli interni ed adibito a sede del nuovo Commissariato di Polizia di Stato che ha rischiato di chiudere proprio per mancanza di strutture idonee. Mentre la struttura che attualmente ospita la Polizia sarà ristrutturate ed adibita ad alloggi di servizio. Nella zona di Rosarno sono stati individuati due punti di sosta strategici: il primo sulla Via Nazionale, nei pressi del bivio per Nicotera (davanti al palazzo Bruniani-Carbone) a 200 metri dall’ex fabbrica Pomona, dove si trova la più vasta concentrazione di migranti; il secondo sulla Statale 18, subito dopo il fiume Mesima, in contrada Fabiana di Candidoni. Intanto un appello alla solidarietà per la raccolta di vestiario, coperte, alimentari e ogni altro genere di conforto per i migranti giunti a Rosarno per la campagna agrumicola, è stato lanciato dai presidenti del club Rotary Nicotera Medma Francesco Brosio e dal presidente dell’associazione Città del Sole Giacomo Saccomanno. Brosio e Saccomanno hanno scritto ai presidenti dei club service e alle associazioni di volontariato calabresi. «Chiediamo, per quanto possibile, di inviare, con qualsiasi mezzo, vestiario, coperte, alimentari e quant'altro possibile, a Rosarno, presso l’Istituto Piria, Via Modigliani».(g.l) L'Associazione Medici Cattolici Italiana ha organizzato per sabato, presso l’auditorium diocesano di Rizziconi, con inizio alle ore 17, una conferenza sul tema “Le guarigioni inspiegabili”, tenuta dal dott. Alessandro De Franciscis, medico permanente e presidente del Bureau Medical del Santuario di Notre-Dame di Lourdes. Sono talmente numerosi i casi di miracoli, veri o presunti tali, a Lourdes, che già verso la fine dell’800 il vescovo diocesano istituì un bureau medical, deputato alla raccolta e ad un primo esame delle segnalazioni di guarigioni ritenute inspiegabili. Dopo 150 anni, per la prima volta il medico permanente è un italiano, 54 anni, pediatra, master in Epidemiologia ad Harward, ricercatore dell’Università Federico II di Napoli, già deputato al Parlamento Italiano. Nel giugno del 2008 il vescovo di Tarbes-Lourdes, Mons. Jacques Perrier gli conferisce l’incarico di “medico permanente” a Lourdes. Il convegno è stato fortemente voluto dal direttivo dei medici cattolici e, particolarmente, dal dott. Sergio Corica, cittanovese, presidente dell’associazione medici cattolici diocesana e vice-presidente regionale, hospitalier del Santuario di Lourdes da oltre vent'anni. L’iniziativa è stata condivisa pienamente dal vescovo della diocesi mons. Luciano Bux, che celebrerà la santa messa prima dell’inizio della conferenza, alla quale parteciperanno i medici cattolici calabresi, il presidente regionale e i consiglieri nazionali. PALMI Presentato il calendario POLISTENA La Polizia provinciale rafforza il suo impegno nel controllo del territorio Associazione “Marafioti” promuove due serate mente corretti. La Provincia oggi è un ente che non è mai stato così vicino al territorio». Un elogio da parte del consigliere Barone: «La Polizia provinciale sta ricevendo incarichi importanti di fiducia e contribuisce a sgravare il lavoro delle altre forze dell’ordine che rappresentano la struttura della nostra società. In questa attività importante è il ruolo della politica che deve avere forma e sostanza». «Questa Amministrazione – ha poi dichiarato Scaletta – vuole dare risultati ad un territorio che cerca di risollevare le proprie sorti. La Polizia quotidianamente difende e custodisce il territorio». A fare da collante agli interventi politici il presidente Raffa: «La politica ha un ruolo importante nella gestione del territorio, essere presenti significa uscire dal palazzo ed incontrare la gente che vive quotidianamente fra mille difficoltà. È doveroso un riconoscimento al corpo di Polizia provinciale che ha un forte impatto sul territorio e svolgendo attività delicate ha instaurato sinergie virtuose». Infine il ringraziamento del commissario Bellomo «per la vicinanza alla città e la scelta di Palmi come luogo di un momento che rende omaggio al corpo Provinciale che è strumento di raccordo fra le diverse forze di Polizia».(r.ma) POLISTENA. L’associazione culturale “Girolamo Marafioti”, con il proposito di promuovere «sani momenti di crescita culturale», come ci tiene a precisare il suo presidente, Piero Cullari, allieterà le feste natalizie e di fine anno con due iniziative. La sera del 19 dicembre, l’associazione musicale e culturale "”Pietro Mascagni” di Polistena, partendo da piazza della Repubblica, percorrerà le vie cittadine, e con il suono melodioso di nenie natalizie, ricorderà alla collettività l’avvicinarsi del Natale. Venerdì 30 dicembre, alle ore 19, il complesso bandistico “Euterpe” di Cinquefrondi, diretto dal maestro prof. Antonio Salaris, terrà un concerto nel Duomo cittadino. Prima del concerto, don Pino Demasi, referente di “Libera”, si soffermerà ad illustrare l’impegno nella Piana dell’associazione fondata da don Ciotti. «In questo momento – ha sottolineato il presidente Cullari – credo che non sia utile e opportuno fare altro, perché le famiglie hanno bisogno di aiuto e vicinanza. Non è il momento di spendere ma di aiutare chi ha bisogno». L’associazione “Marafioti” che è anche impegnata nell’organizzazione della seconda edizione del concorso lirico “Città di Polistena”, lancia un appello all’unità, nella convinzione che «bisogna guardare al futuro in positivo».(a.se) BAGNARA. Presentato presso la Casa della cultura Leonida Repaci di Palmi il calendario della Polizia Provinciale. Alla presentazione hanno preso parte il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, l’assessore alla cultura e difesa della legalità Eduardo Lamberti Castronuovo, il vicepresidente del consiglio provinciale Giuseppe Saletta, il consigliere provinciale Giovanni Barone, il commissario prefettizio del comune di Palmi Antonia Bellomo e le forze dell’ordine: comandante polizia provinciale Domenico Crupi, il maggiore Francesco Managò, comandante della Polizia municipale, il tenente Mario Ricciardi, ed il vicequestore Fabio Catalano dirigente della Polizia di Stato di Palmi. «Diffondere la cultura della legalità è il nostro obiettivo – ha esordito il comandante Crupi – il corpo di Polizia provinciale è stato istituito da cinque anni e da allora attraverso il calendario si cerca di rendere omaggio all’attività degli operatori attraverso la fotografia». Mentre di Polizia come “braccio” della Giunta provinciale ha parlato l’assessore Lamberti: «Il Corpo provinciale fa da collante tra le diverse forze presenti sul territorio costituito da uomini che cercano di guidare altri uomini verso comportamenti civica- 45 Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 Reggio Ionica . SANT’ILARIO La sentenza dell’Assise di Locri che ha assolto Monteleone e Tripodo LOCRI Impensierisce «l’immobilismo» del sindaco Lombardo Omicidio Carabetta, motivazioni Minoranza, nuovo attacco contenzioso e condono Federico credibile ma “tardivo” su Chiesta formalmente la convocazione del Consiglio Il suo ritardo ha «frustrato la possibilità di raccogliere elementi di prova» Rocco Muscari LOCRI Nelle condotte del collaboratore di giustizia Lorenzo Federico, accertate nel corso dell’istruttoria dibattimentale del processo per l’omicidio di Domenico Carabetta, i giudici relatori, Amelia Monteleone e Angelo Ambrosio, scrivono nelle motivazioni della sentenza che «si rinvengono tutti gli elementi per ritenere che egli abbia concorso nell’esecuzione del delitto apportando il proprio contributo materiale e causale nella verificazione dell’evento», integrato dall’aggravante della premeditazione. Il 60enne, originario di Reggio Calabria, condannato a 14 anni di reclusione per l’omicidio del 22enne cuoco di Siderno, ucciso la notte fra l’11 e il 12 settembre del 1988 a Sant’Ilario Marina, è ritenuto dai giudici uno dei responsabili del delitto sulla scorta delle sue dichiarazioni, riconosciute nella parte in cui egli descrive agli inquirenti, la prima volta nel 2003, la dinamica della fase esecutiva dell’agguato, e la presenza nella Locride quella sera di Antonino Gullì, già collaboratore, ucciso nel maggio del 2008 nel rione Modena di Reggio. Ma il contenuto delle dichiarazioni di Federico, nonostante abbiano in parte trovato dei riscontri, secondo i giudici, «tuttavia non presentano quel necessario carattere individualizzante richiesto dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza della Suprema Corte». E questo in relazione alla mancanza di riscontri “esterni” alla chiamata in correità di Vincenzo Monteleone (difeso dagli avvocati Basilio Pitasi e Francesco Calabrese), accusato di essere il presunto esecutore materiale, e I giudici Angelo Ambrosio e Amelia Monteleone Vincenzo Monteleone Lorenzo Federico di Antonino Venanzio Tripodo (assistito dagli avvocati Eugenio Minniti e Sandro Furfaro), asserito basista, per i quali la Procura aveva chiesto l’ergastolo, entrambi assolti dalla Corte. I giudici estensori, infatti, nelle 160 pagine delle motivazioni, si soffermano sulla mancanza di elementi probatori a carico degli altri due imputati ritenendo che sulla scorta de dati emersi nel processo «non è possibile collegare anche alla persona di Montelone e Tripodo l’evento delittuoso». Del resto i magistrati rilevano che dal narrato di Federico non si evince il necessario carattere individualizzante della causale del delitto. Infatti, fermo restando che Carabetta è morto per una tragica fatalità, essendo gli autori del delitto incorsi in un errore di persona, dalle dichiarazioni auto ed etero-accusatorie rese dal collaboratore non emerge alcun elemento certo e univoco di collegamento con Tripodo e Monteleone. E questo anche rispetto al contesto storico nel quale sarebbe maturato il delitto Carabetta descritto dal “pentito” Fonti: un agguato determinato dalla necessità di rispondere all’uccisione di Antonio Catanzariti, attribuita a un gruppo di fuoco di cui avrebbero fatto parte i fratelli Tallariti ed altri esponenti della famiglia Aurelio di Platì. Pertanto il compendio probatorio a disposizione dei giudici non ha consentito di ritenere sufficientemente provata la responsabilità di Monteleone e Tripodo, assolti per contraddittorietà delle prove a loro carico. Nei confronti di Federico i giudici rilevano che la sua collaborazione è stata “tardiva”, anche in riferimento al fatto che, rispetto all’inizio del pentimento, datato dicembre 2003, la vicenda delittuosa in esame è avvenuta, quindici anni prima delle prime dichiarazioni Un ritardo che, secondo i magistrati, ha sostanzialmente impedito che la sua collaborazione potesse tradursi in un apporto concreto e fattivo, essendo rimasta «frustrata la possibilità per gli inquirenti di raccogliere elementi di maggiore pregnanza probatoria rispetto a quelli già acquisiti». Lo stesso Federico, altresì scrivono i magistrati, «non ha contestualizzato il delitto nell’alveo di dinamiche criminali di tipo mafioso», mancando il movente. I giudici hanno riconosciuto i danni morale, materiale, esistenziale e biologico alla madre della vittima, assistita dall’avv. Giuseppe Sgambellone, parte civile nel processo concluso nel giugno scorso. LOCRI. Contenzioso e condoni sono gli argomenti centrali della richiesta di convocazione del Consiglio comunale depositata ieri mattina dai consiglieri di opposizione all’ufficio di presidenza del Civico consesso locrese. I gruppi di opposizione ritornano dunque alla carica per affrontare in Consiglio comunale gli spinosi argomenti ai quali la maggioranza, secondo le opposizioni «vorrebbe mettere la sordina». Ieri mattina i consiglieri Francesco Macrì, Raffaele Sainato, Alfonso Passafaro, Anna Francesca Capogreco e Giovanni Calabrese hanno dunque sottoscritto la richiesta di convocazione del Consiglio comunale. Cinque gli argomenti da affrontare richiesti dai tre gruppi consiliari guidati rispettivamente dall’ex sindaco Francesco Macrì e dagli ex assessori Raffaele Sainato e Giovanni Calabrese. Come dicevamo, in testa vi sono le questioni inerenti il “Contenzioso comune di Locri: situazione pagamenti e avviso pubblico di selezione per l’affidamento dei servizi legali”, e la “situazione condoni del Comune di Locri: richiesta intervento tecnici incaricati”. Ci sono poi l’pprovazione della delibera “Moschetta Borgo d’Eccellenza”, il Piano strutturale associato e il Piano Spiaggia. I tre gruppi d’opposizione si sono decisi a richiedere la convocazione del Civico consesso visto «l’immobilismo dell’attuale maggioranza» che non lascerebbe «ben sperare per il futuro della città». Troppe sarebbero le incongruenze di questa maggioranza consiliare che – sottolineano i rappresentanti delle opposizioni – «è minoran- Da sinistra: Calabrese, Macrì, Sainato e Passafaro za in città». «In presenza – aggiungono – di una situazione economica pesante, tralasciare di attivare con oculatezza i settori del contenzioso e quello dei condoni, secondo le opposizioni, sarebbe una «grave miopia politica». Macrì e soci, agli inizi di novembre avevano prodotto la richiesta di dibattere in consiglio comunale lo spinoso argomento del contenzioso, ma il presidente Antonio Cavo, dopo aver sentito il segretario comunale, decideva di non convocare il consesso in quanto l’argomento non sembrava un punto che rientrasse tra quelli specificati nello Statuto da dover dibattere in Consiglio comunale. Adesso, anche perché l’altroieri è stato effettuato il bando per conferire tre incarichi di legale del Comune il cui testo avrebbe già fatto sorgere alcune perplessità, «non riteniamo – sottolineano i rappresentanti delle opposizioni – che prevedere, come fa il bando, di conferire incarichi di legale del Co- mune anche a chi ha contenziosi con l’ente possa essere elemento di positività». Anche sulla situazione dei condoni e su come la maggiorana si starebbe predisponendo ad affrontarla, i consiglieri di opposizione hanno qualcosa da obiettare. Ritengono che la questione che ormai si trascina da circa 20 anni debba essere conclusa. «Occorre vedere – scrivono – le pratiche giacenti e chiuderle una volta per tutte. Non è più tollerabile che si continui così – sottolineano Macrì e Sainato – sia per l’ente che per i cittadini. Da un lato la chiusura delle pratiche di condono porterà dei bei soldini nelle vuote casse comunali, e dall’altro potrà consentire ai cittadini di mettersi in regola e di non rischiare di vedere demolita la costruzione che risulterà ancora abusiva, cosa che potrebbe accadere dal prossimo gennaio». Adesso il presidente Cavo dovrà convocare il Civico consesso entro 15 giorni.(p.l.) Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 32 Catanzaro - Provincia . SATRIANO La decisione della giunta municipale mira al risparmio e alla fruizione dell’energia pulita Il Parco eolico diverrà presto realtà Tra gli obiettivi da raggiungere anche gli introiti per le casse comunali Raffaele Ranieri SATRIANO Un parco eolico? E dove potrebbe trovare migliori condizioni se non a Satriano? Non è una invenzione o una sopravalutazione. Anche nella toponomastica Satriano, infatti, rimane il luogo ideale (a buon diritto più di altri luoghi), il più idoneo per accogliere e rendere utile e produttivo un parco eolico. Satriano è o non è il centro che accomuna nella parte lato Ancinale ben quattro tipi di vento? Non a caso, e non è uno scherzo, la via sopraelevata alla tangenziale “Notarmelli”, da memoria d’uomo, non si chiama proprio “via Quattro Venti”? Tale dizione è stata imposta perché in quella zona, favorita anche dalle correnti del brontolone Ancinale, riceve, essendo una ampia zona aperta, i molteplici soffi del dio Eolo. E allora? Finalmente ci si è ricordati di tale dote naturale e una settimana fa, esattamente il 5 dicembre, è stato deciso che essendo il nostro centro a “vocazione eolica” un parco poteva stagliarsi alla perfezione intorno al nostro territorio per la produzione di quella energia alternativa, pulita e a basso costo che potrebbe risollevare le condizioni economiche di Satriano e della zona. E allora? Giù ad approvare una apposita delibera ricordando (con la 145 /2011) che la «realizzazione di un parco eolico sul territorio comunale» rientra nei programmi dell’ amministrazione. Considerando, inoltre, che tale «intervento, oltre ad essere orientato a contribuire allo sfruttamento delle energie alternative, comporte- L’affollata assemblea del movimento “Esserci per unire” SETTINGIANO Eletta Rosanna Verdoliva “Esserci per unire” Nasce un’associazione contro ogni contrasto Luigi Gregorio Comi CARAFFA Il centro storico protetto da una catena di monti rebbe un introito per le casse dell’Ente le quali, stante le costanti manovre finanziarie, dipendono sempre più dalle entrate proprie e sempre meno dai trasferimenti statali», ragion per cui si impone un provvedimento ad hoc. Da tali legittime considerazioni la decisione di disporre al dipendente ufficio tecnico comunale atto di indirizzo per la realizzazione sul territorio di un impianto di energia alternativa , alimentato mediante impianto eolico, il passo è stato breve ed obbligato. Un aerogeneratore del parco eolico La “via quattro venti” che ha ispirato la manovra può comunque starsene tranquilla. Lungo i suoi bordi non saranno mai infilzati i pali tubolari degli aerogeneratori perché la normativa regionale prevede che «ogni aerogeneratore deve rispettare una distanza con un minimo di 500 metri dalla più vicina unità permanentemente abitata e regolarmente censita». Insomma non avremo nelle vicinanze i “ventilatori”. Gli aerogeneratori con torri tubolari popoleranno (se il progetto farà soffiare i venti nella direzione della condivisione) le alture, le colline, le montagne che fanno da naturale e bellissima corona al nostro nucleo del centro storico, che si trova abbarbicato su una collinetta di poco più di trecento metri sul livello del mare. Tale catena montuosa ininterrotta e sempre verde vigila sulle case arroccate ai quattro punti cardinali (quanti sono i venti di cui si fregia la via) come in un insieme di solidarietà e di protezione nei confronti di eventuali eventi causa di violenze naturali e umane. «Se insieme riusciremo a portare avanti questo progetto politico penso che questo territorio, per la sua posizione geografica e logistica strategicamente nevralgica per l’intera Calabria, potrà dare tante risposte anche sul versante occupazionale». Questo, In sintesi, il proclama politico con cui Rosanna Verdoliva ha introdotto i lavori della prima assemblea pubblica del movimento politico-culturale “Esserci per unire” fermamente determinato ad essere tra i protagonisti nella competizione amministrativa di Settingiano della prossima primavera per la scelta del nuovo sindaco e il rinnovo del civico consesso. Una partecipata assemblea, caratterizzata da numerosi contributi qualificati e di spessore, che di fatto ha celebrato l’investitura di Rosanna Verdoliva alla guida della futura compagine elettoralistica. «Il movimento che ho l’onore di rappresentare - ha aggiunto la Verdoliva - ha i piedi ben piantati per terra. Non vogliamo illudere nessuno con proclami altisonanti, ma siamo determinati a fare ciò che è possibile fare mettendo in campo tutte le nostre energie e le nostre capacità per ottenere il massimo, in questa direzione. Quello che è certo è che non ci risparmieremo». In altre parole la proposizione di un programma semplice, ma con un sogno nel cassetto che Rosanna Verdoliva non è riuscita a celare: «Fare di questo territorio la Rende di Catanzaro». Per fare ciò, però, è necessario, secondo la coordinatrice del movimento «stare insieme mettendo da parte ambizioni personali». Esserci per unire, appunto, come recita opportunamente lo slogan del movimento, «per offrire un’efficace occasione di confronto per la crescita culturale, civile, economica ed occupazionale dell’intero territorio». Ecco, l’unità, altro concetto caro alla Verdoliva. «Dobbiamo unire - ha infatti ribadito - una marcia dell’unione in cui i residenti di Martelletto e di Settingiano centro si incontrano a metà strada per sancire una volta per tutte la fine delle contrapposizioni». In questo senso “Esserci per Unire” è stato presentato come un movimento politico-culturale spontaneo e aperto. CARAFFA Ufficializzata la decisione di riproporsi agli elettori SQUILLACE VALLEFIORITA SETTINGIANO In Corte d’Appello Il movimento “Uniti per Caraffa” non molla ma rinnova l’impegno Domus Pacis Iniziative aspettando il Natale Gir’Olio di Italia Buoni sapori e antichi usi Tentato omicidio Condanna confermata per Antonio Larosa CARAFFA. «Il movimento ha de- ciso di continuare la sua opera e di scendere ancora nel territorio per affrontare le problematiche dei cittadini». L’intenzione (anticipata già a giugno nei giorni infuocati della polemica sul Psa) di riproporsi al giudizio elettorale nella prossima tornata elettorale è stata ribadita chiaramente dal gruppo promotore “Uniti per Caraffa” nel corso della pubblica assemblea che ha, di fatto, aperto le adesioni al movimento. Al momento il movimento, coalizione civica che nella primavera del 2007 ha ottenuto dagli elettori il mandato di amministrare, è costituito essenzialmente, oltre che da alcuni cittadini, anche da vari giovani come Francesca Donato (che ha esposto le linee programmatiche del movimento) ed Emidio Bubba, dal sindaco uscente Antonio Migliazza e da sei amministratori (l’assessore esterno Angelo Arcuri e i suoi colleghi regolarmente eletti Mario Mercaldo, Luigi Comi, Pasquale Peta nonché i consiglieri Fabio Ferraro e Davide Leone) «che hanno continuato - ha sottolineato il primo cittadino - a differenza di altri (palese riferimento ad alcuni componenti “Udc” della coalizione che nel corso della legislatura hanno costituito un proprio gruppo consiliare ndc), a permanere nel gruppo originario rispettando la volontà degli elettori». Una decisione supportata da due motivazioni espresse dal sindaco Antonio Migliazza e dall’assessore Luigi Comi. «Per SQUILLACE. “Aspettando Na- Arcuri, Comi, Peta, Migliazza, Donato e Bubba quanto ci riguarda - ha sostenuto Migliazza - il mandato che abbiamo avuto va rispettato non solo per questa legislatura, ma proseguito nel tempo per dare la possibilità di operare a lungo, e con continuità nel territorio per proseguire nell’opera intrapresa di dare una svolta alla nostra comunità, rinnovare la politica, operare nel pieno rispetto della legalità della trasparenza della democrazia e, soprattutto, stimolare i cittadini alla partecipazione. Siamo convinti che i partiti, attraversati come sono da una crisi profonda, non sono più in grado di garantire alla comunità attività amministrativa». È proprio in questa presunta crisi dei partiti locali che va rintracciata, secondo l’assessore Comi, la seconda motivazione alla necessità di ricostruzione del movimento. «L’esigenza - ha spiegato - scaturisce da un fatto concreto, reale, sotto gli occhi di tutti: all’interno della nostra comunità sono venuti meno i valori ispiratori dei partiti e, di conseguenza, hanno fallito il loro obiettivo. I partiti che dovrebbero essere movimenti di aggregazione e di apertura, che dovrebbero creare condizioni di democrazia, si sono rivelati settari e gestiti da pochi senza aprire alla comunità e alle sue esigenze. Da qui scaturisce l’esigenza della costituzione di questo movimento che, penso, possa dare delle risposte in questo senso come abbiamo cercato di fare in questa legislatura soprattutto in chiave operativa, amministrativa, meno dal punto di vista prettamente politico ha rilevato ancora Comi - visto che ci è mancata un’ossatura, una cassa di risonanza a tutta l’attività che abbiamo messo in cantiere. La costituzione del movimento si prefigge di ovviare anche a questa manchevolezza».(l.g.c.) tale” è il titolo del programma di iniziative organizzate dall’associazione culturale cattolica “Domus Pacis” di Squillace, con il patrocinio della Provincia. Si tratta della terza edizione della manifestazione che coniuga cultura, partecipazione, beneficenza e tanto divertimento. Il presidente del sodalizio, Mario Caso, relazionerà sabato 17, nella sede della Fnp-Cisl di Squillace, sul tema delle tradizioni locali in concomitanza delle feste religiose e sulla vita comunitaria del passato attraverso le immagini e le videointerviste curate dai giovani della “Domus”. Il 19 dicembre, invece, alla Neuropsichiatria infantile di Catanzaro Lido, si terrà un momento di animazione e di intrattenimento rivolto ai bambini e arricchito da una donazione da parte dell’associazione squillacese alla struttura sanitaria. Il 27, nella sede sociale, sagra di prodotti tipici locali, con la premiazione del concorso “Presepi in famiglia”, una mega-tombolata e la proiezione di un film natalizio. Per partecipare al concorso sui presepi c'è tempo fino al 24. Basta iscrivere il presepe che viene realizzato in casa: un’iniziativa che punta al recupero della tradizione come momento di fede e di preghiera.(s.t.) Salvatore Taverniti SQUILLACE L’olio extravergine d’oliva di Vallefiorita parteciperà alla manifestazione “Gir’Olio d’Italia”, un percorso itinerante attraverso le manifestazioni dedicate all’olio di tutta Italia, organizzato dall’associazione nazionale “Città dell’Olio”, cui aderisce anche Vallefiorita. L’associazione promuove l’olio extravergine di oliva e i territori di produzione, riconoscendone il fondamentale ruolo della tradizione agricola, alimentare e culturale. “Gir’Olio d’Italia” è un viaggio a tappe attraverso le regioni maggiormente olivetate e tradizionalmente legate alla produzione dell’olio, che va da novembre a dicembre, con un calendario arricchito da convegni, degustazione di olio nuovo in abbinamento a prodotti tipici del territorio, mostre dedicate alla civiltà dell’olivo, visite in frantoi e manifestazioni folcloristiche. Una di queste tappe si terrà sabato 17 a Cosenza. L’amministrazione comunale di Vallefiorita vi ha aderito con i produttori oleari del luogo, invitati a partecipare per fare conoscere la bontà dell’olio locale e confrontarlo con quello di altre realtà italiane. CATANZARO. La Corte d’Ap- pello di Catanzaro ha confermato ieri la sentenza di primo grado che il 13 maggio scorso aveva condannato a quattro anni e quattro mesi di carcere Antonio Pasquale Larosa, 51 anni di Settingiano, per tentato omicidio in danno di Luigi Scirocco, 30 anni. La sera del 18 gennaio scorso nella centrale piazza Bellavista di Settingiano tra i due era scoppiata una lite che, poi degenerata, sarebbe scaturita, secondo le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri nell'immediatezza dei fatti dai testimoni e dalle parti in causa, da questioni legate all'acquisto di un "quad", un motoveicolo a tre ruote, custodito da Larosa, tornato di recente in Italia dalla Germania, e che Scirocco, dopo averne anticipato una certa somma, rivoleva indietro. Durante la colluttazione Larosa, armato con un coltello a serramanico dalla lama lunga circa 20 centimetri, che si era poco prima procurato nella propria abitazione, si sarebbe avventato contro il giovane malcapitato, sferrandogli due fendenti. I militari dell'Arma della Stazione di Marcellinara assieme ai colleghi del "112", trovarono e sequestrarono il coltello usato dall'aggressore. Da qui l'arresto e la con- L’aula della Corte d’Appello danna. Ieri la conferma della sentenza in appello. Larosa era difeso dall’avvocato Anselmo Torchia, Scirocco dall’avv. Antonello Talerico. Quest’ultimo ha chiesto ai giudici che la sentenza impugnata dovesse trovare integrale conferma, sostenendo la sussistenza del dolo diretto che a suo parere si ricavava soprattutto «tenuto conto della qualità dei colpi inferti e del mezzo offensivo utilizzato; delle modalità di accadimento dell’aggressione; della posizione dell’aggressore e della posizione della vittima colta alle spalle; delle conseguenze patologiche e traumatiche patite dalla vittima, compreso l’intervento chirurgico resosi necessario».(b.c.) Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 39 Crotone - Provincia . CIRÒ Progetti illustrati alla festa di Libera VERZINO Un laboratorio dedicato a Lilio nella palazzina tolta alle cosche Ginetta Rotondo premiata al “Penna perfetta” VERZINO . Il romanzo di Gi- L’utilizzo dei beni confiscati è un processo ormai irreversibile Margherita Esposito CIRÒ «La gestione dei beni confiscati è un processo ormai irreversibile». Questo il messaggio lanciato dal prefetto di Crotone, Vincenzo Panico nell’incontro di martedì organizzato a Cirò Marina da “Libera”. Una conferma arriva da Cirò che come ha ricordato nel suo intervento il sindaco Mario Caruso, dopo aver inaugurato nel 2008 un Museo archeologico in un immobile confiscato, ha ottenuto con i fondi del Pon sicurezza, il finanziamento di altri due progetti di 267.535,318 euro ciascuno per recuperare e utilizzare per fini sociali due beni. Un progetto prevede di realizzare, in una palazzina di S. Elia, un laboratorio scientifico-matematico che sarà gestito dall’Istituto comprensivo “Lilio” per favorire l’apprendimento di queste discipline e gli studi sull’astronomo Luigi Lilio; l’altro, promette di trasformare in Centro diurno per adolescenti la sala dell’ex bar castello in corso Lilio che sarà affidato dal Comune alla Parrocchia diretta da don Giovanni Napoletano. «Il recupero dei beni confiscati – ha osservato Caruso durante l’incontro promosso da “Libera” – sarà da stimolo alla crescita culturale ma anche alla creazione di nuova occupazione. La recente inaugurazione della casa delle farfalle, la coltivazione e la raccolta, di orzo, grano e finocchi nei terreni confiscati a Isola, sono altri esempi di questo processo “irreversibile” «reso possibile – ha evidenziato il dott. Panico – con il patto Restituito 2008». Quello che ha creato un asse sinergico tra Prefettura, Ministero e Comuni. A dispetto, quindi, di quanto succedeva solo una decina di anni fa quando erano 54 i beni confiscati nel Crotonese «e si correva il concreto rischio – ha ammesso il procuratore Raffaele Mazzotta che ha parlato delle difficoltà per la giustizia a dimostrarsi credibile quando viene a mancare la certezza della pena – che, tornassero in possesso dei mafiosi, oggi questi, anche con il coinvolgimento di Libera e della Chiesa, diventano strumento di riscatto sociale e culturale per il territorio vessato e privato dalla propria dignità dalla mafia». «Una piovra – ha precisato il referente nazionale per i beni confiscati di Libera, Davide Pati – che si insinua nelle istituzioni con la collusione, per cui è essenziale sconfiggere il consenso che la mafia detiene nel territorio». Dei 150 ettari di terreni confiscati che saranno affidati ad una cooperativa sociale, la stragrande parte ricadono nel Comune di Isola Capo Rizzuto; 10 ettari sono ricompresi nel territorio di Cirò. Si tratta di un terreno agricolo L’intervento di Davide Pati di Libera: accanto i sindaci Siciliani e Caruso Il prefetto Vincenzo Panico ha sottolineato l’importanza delle confische di località S. Venneri, e di una ampia fascia coperta dalla pineta marina lungo la costa in località Cappellieri. Qui, ad agosto, si sono avvicendati nella pulizia dell’area verde gruppi di scout giunti da varie città italiane. Al di là dei terreni, nel centro urbano di Cirò, sono quattro gli altri immobili confiscati per i quali non è stata ancora determinata la destinazione d’uso. Sono un altro grande edificio, suddiviso in due appartamenti, nel rione S. Elia. Un’abi- CIRÒ Ci vorranno dieci giorni per mettere in sicurezza la strada Chiusa la provinciale dopo la frana traffico deviato sul vecchio percorso CIRÒ MARINA. Ci vorranno una decina di giorni per mettere in sicurezza il tratto della provinciale interessato domenica da una frana. Per consentire l’accesso a Cirò per chi proviene da Cirò Marina, ieri è stata riaperta, liberandola dai pali di recinzione posti da un privato, il vecchio percorso stradale abbandonato parecchi anni fa. Intanto gli operai provinciali ieri hanno cercato di sistemare l’asfalto accidentato, nel frattempo una ruspa ha iniziato a livellare il costone, minato da una falda acquifera. La provinciale Cirò-Cirò Marina ieri è comunque, rimasta chiusa per consentire il ta- glio di una grossa quercia che pare costituisse un pericolo. Per alcune ore, da Cirò Marina, è stato possibile raggiungere il centro collinare percorrendo la provinciale per Torretta di Crucoli. Sulla frana, che ripropone il problema del dissesto del territorio di Cirò, la sezione di Italia Nostra con il presidente, Antonio Mancuso si è detto «molto preoccupata specie per i rischi che incombono sulla stabilità del cimitero che sovrasta l’altura franata». «La natura ferita e violata – si legge nella nota – si vendica e in questo caso rischiano di “pagare” i nostri defunti che dovrebbero stare in La frana sulla provinciale CUTRO È visibile da chiunque percorra la 106 a San Leonardo Un albero di Natale fatto solo di luci realizzato sul costone di una collina Pino Belvedere CUTRO Percorrendo la statale 106 nel territorio della frazione di San Leonardo di Cutro, sulla collina che guarda verso il mare campeggia un grande albero di Natale. In particolare di notte dalla strada, a valle del paese, così come dal centro abitato della frazione di San Leonardo, sono visibili centinaia di luci colorate che disegnano un grande albero di Natale, con la scritta: “San L’albero di Natale a S. Leonardo Leonardo augura Buone Feste”. L’albero lungo 60 metri e la stella cometa sono stati realizzati sulla parete della collina con centinaia di luci che rimangono sempre accese e quindi, al buio la scena è alquanto suggestiva. Sia il consigliere provinciale Pietro Caterisano che l’Ufficiale di governo della frazione Elisa Vetere hanno espresso grande apprezzamento per la composizione di questo originale albero di Natale. «L’idea – Mazzotta: «I beni confiscati diventano strumento di riscatto sociale» tazione nell’antico palazzo Terranova, in via Casopero e una costruzione in via S. Leonardo che inizialmente era stata assegnata alla sezione locale de La Misericordia. A proposito di legalità, a Cirò domenica alle 10 sarà piantato “l’albero della giustizia” nell’aiuola sottostante la Chiesa della Madonna delle Grazie, alle porte del paese. L’iniziativa nasce da un progetto diocesano curato dalla parrocchia e coinvolge tutte le associazione pace dove sono seppelliti. Per raddrizzare quella curva panoramica, l’Amministrazione provinciale degli anni ‘80 ha sbancato una collina fermando le ruspe quando già le tombe erano visibilmente appese sul dirupo». «Oggi – prosegue la nota di Italia Nostra – si pretende, quindi, che si trovi rimedio a una triste situazione che chiama in causa la sorgente superficiale che riversa continuamente acqua sulla provinciale». «Acqua – osserva Mancuso – che pensata come risorsa, dovrebbe essere convogliata per assicurare l’autonoma nell’approvvigionamento del paese; invece, scorre via mentre si paga salata l’acqua dei pozzi del Lipuda, non sempre è potabile». Da qui l’invito alla «redazione di uno studio universitario sulla sorgiva di S. Elia che affiora in ogni zona del paese».(m. e.) ha spiegato Elisa Vetere – è stata del nostro concittadino Antonio Ribecco, imprenditore di San Leonardo emigrato a Perugia. Realizzare questo tipo di albero di Natale fatto di sole luci è una tradizione che si manifesta nell’Umbria, il nostro concittadino l’ha voluto sperimentare con successo anche nella nostra frazione». Molti giovani della frazione marina hanno lavorato per realizzare albero. Più di altri si sono spesi: Vincenzo Ribecco, Vincenzo Miceli, Felice Falcone, oltre naturalmente, ad Antonio Ribecco. «In questo momento di crisi nazionale che sta creando molti problemi alle famiglie – ha sottolineando Elisa Vetere – San Leonardo vuole lanciare un messaggio di unione, di pace e di amore».. netta Rotondo dal titolo “L’ospite inattesa” si è classificato secondo in seno al Premio letterario nazionale “La penna perfetta - 2011”, ottenendo il primo premio per la narrativa. Lo comunica la casa editrice pugliese Csa che pubblica il libro di 136 pagine della giovane scrittrice verzinese che da qualche tempo vive a Crotone. Il riconoscimento ottenuto nella prestigiosa rassegna letteraria, con il primo posto conquistato nella categoria narrativa, premia la costanza di Ginetta Rotondo che ha ben costruito il canovaccio del romanzo apprezzato dalla giuria del premio che l’ha scelta fra i tanti concorrenti. Protagoniste de “L’ospite inattesa” sono due donne. Il libro per come spiega la nota della casa editrice ruota su un incontro inaspettato. Improvviso come un temporale d’estate, di cui non si conosce né l'entità, né la durata, ma di cui si subisce il fascino dell’irruenza. Ginetta Rotondo, sposata e madre, è laureata in Filologia Italiana e vive da qualche tempo nella città capoluogo. Collabora con diversi giornali e sporadicamente con alcune case editrici come consulente esterna. Insegna nei corsi di lettura ad alta voce ed è animatrice culturale nelle biblioteche. Ha pubblicato diversi racconti e parodie. Con “L'ospite inattesa” al quale ha lavorato a lungo, ha esordito come romanziere. MESORACA Per il terzo anno consecutivo Allestito il presepe per ricordare Cesare morto a soli 23 anni Carmelo Colosimo MESORACA È il terzo Natale da quando Cesare non c’è più. Ed i suoi amici e parenti anche quest’anno hanno voluto preparare per ricordarlo il presepe che Cesare Mazza amava tanto allestire. preparare, che parenti ed amici hanno realizzato al posto suo. Un modo per ricordare quel giovane di appena 23 anni volato in cielo il 30 luglio del 2009, a seguito di un grave incidente stradale vicino Steccato di Cutro, sulla strada statale 106. I cugini di Cesare, Pino Serravalle, Eugenio Marrazzo, Eugenio Giordano; gli amici Antonio Grano, Giuseppe Schipani, Alfredo Mazzei, ed il parroco della Candelora don Ercole Bonofiglio hanno voluto nuovamente allestire nel nome di Cesare un presepe (nella foto sopra), nella cappella della famiglia Longobucco, a due passi dalla piazza De Grazia, per mantenere sempre viva la sua memoria. Alternano la loro presenza nella chiesetta il papà Carlo, sottufficiale della Guardia di Finanza, e la mamma Maria Marrazzo, insegnante elementare, e Giusy, la sorella di Cesare. La giovane quella tragica sera si trovava insieme al fratello a bordo di un’Alfa 156 scura che ad un certo punto andò a schiantarsi contro un guard-raill lungo la 106. Quella sera si è fermata la vita di un ragazzo, che da poco aveva conseguito la propria laurea in biologia all’Università di Roma. Si sono infranti i sogni di un giovane, che aveva tanta voglia di vivere e di continuare i suoi studi. Si sono piegate le vite di papà Carlo e di mamma Maria, persone stimate ed apprezzate da tutti, che ancora oggi non si danno pace per la perdita di questo loro figlio, il cui ricordo però è mantenuto in vita dai tanti parenti ed amici che lo ricordano soprattutto in questo periodo allestendo un presepe, uno di quelli che a Cesare piaceva tanto preparare in casa di questi tempi. Un ricordo, appassionato, generoso ed amorevole, fatto con cura ed attenzione, dove ogni personaggio, ogni oggetto, ogni scena, ogni ambiente, sono stato creati e realizzati con la mano, la mente ed il cuore rivolti a Cesare. La prova e la testimonianza di questo affetto lo dimostra la tanta gente che entra in questa chiesetta, osserva ed ammira questa opera, ed alza il proprio sguardo verso la foto di Cesare, appesa a fianco del presepe quasi a custodirlo e a vegliarlo quando non c’è nessuno. ISOLA C. R. Incontro con gli alunni della Gioacchino Da Fiore Il sindaco agli scolari delle Medie: «Non rassegnatevi mai ai soprusi» ISOLA CAPO RIZZUTO. «L'ammi- nistrazione ha il compito di provvedere allo sviluppo del territorio; ma non c'è sviluppo possibile, non c'è rinnovamento, se non si rinnovano anche le menti». Così ha parlato il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, rivolgendosi agli studenti della scuola media “Gioacchino da Fiore” che il primo cittadino ha incontrato nel giorno dedicato alla promozione dell’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia. Il sindaco Carolina Girasole ha colto l’occasione per sollecitare i ragazzi ad una presa di coscienza personale, facendo un richiamo ai frequenti atti vandalici compiuti da ignoti ai danni della scuola. «Se restiamo ancorati al vecchio modo di pensare – ha spiegato il sindaco agli studenti – se accettiamo ancora con rassegnazione e senza reagire questi soprusi, crescere diventa difficilissimo». «Non permettete a nessuno – ha aggiunto il sindaco – di limitare la vostra libertà, perchè questi atti vandalici limitano la libertà di scelta di chi vuole andare a scuola». Girasole ha quindi sollecitato gli studenti ad acquisire la consapevolezza di essere anch’essi cittadini. «Dovete avere un ruolo attivo nella società – ha sottolineato – dovete prendere in mano il vostro futuro e contribuire alla sua costruzione». L’incontro con gli studenti delle terze classi rientrava nel quadro delle iniziative intraprese dall’amministrazione comunale per la diffusione e la Il sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole promozione dell’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia. Entrambe le sedi della scuola, a Isola Capo Rizzuto e Le Castella, sono infatti oggetto di un finanziamento erogato dal ministero dell’Ambiente in favore del Comune di Isola per la costruzione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle due strutture scolastiche. Gli impianti sono già stati realizzati ed installati, e ora attendono il via libera dell’Enel per poter immettere in rete l’energia prodotta. Ma il progetto prevede, oltre all’installazione vera e propria dei pannelli, anche alcune ore di attività didattica. Quindi i tecnici hanno spiegato a circa duecento studenti delle terze classi il modo in cui funzionano le energie rinnovabili, i benefici che apportano all’ambiente limitando l’immissione di sostanze in- quinanti nell’atmosfera e riducendo il consumo di fonti di energia non rinnovabili. Ai ragazzi sono anche state suggerite piccole buone pratiche per risparmiare energia; spegnere accuratamente tutti gli elettrodomestici e i giochi elettronici, per esempio, vuol dire limitare lo spreco, sia energetico che economico, dando una mano a inquinare meno. L'obiettivo dell’amministrazione è quello di divulgare questo tipo di messaggi proprio a partire dai ragazzi, che oltre ad apprendere direttamente queste nozioni, poi potranno farsene portatori presso le proprie famiglie. Nei prossimi mesi sono previsti interventi nel campo del solare termico, per produrre acqua calda e alimentare il riscaldamento. I relativi progetti sono al vaglio della Stazione unica appaltante. Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Cronaca di Vibo . Il Comune accumula ritardi nei pagamenti all’azienda che a sua volta non può far fronte agli impegni con gli 80 operai impiegati nel servizio raccolta rsu Mensilità a rischio per i lavoratori Eurocoop Piperno (Slai Cobas): salteranno anche le tredicesime. È ora di smetterla con questo gioco al massacro Il problema si era presentato a novembre e si ripresenta ora a dicembre trascinando con sé anche la tredicesima. Un problema, purtroppo, vecchio come vecchia è la questione da cui trae origine, in buona parte dovuta ai ritardi accumulati dall’Amministrazione comunale nei pagamenti all’Eurocoop per i servizi resi nel settore della raccolta rifiuti e igiene urbana. Al centro del problema si trovano gli ottanta lavoratori dell’Eurocoop e le loro famiglie che, rimanendo così le cose, si preparano ad affrontare un Natale di estremo rigore. A porre l’accento sulla vicenda è il coordinatore dello Slai Cobas Nazzareno Piperno per il quale i ritardi accumulati da palazzo “Luigi Razza” nei pagamenti e le conseguenti difficoltà di liquidità dell’azienda costituiscono gli elementi «di un gioco al massacro che colpisce i lavoratori, continuamente penalizzati, e i cittadini che pagano per un servizio che non sarà più lo stesso anche in considerazione delle legittime proteste che i lavoratori del settore metteranno in atto in conseguenza dello stato di agitazione proclamato». Ma per Piperno, vista la situazione, è arrivata l’ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità smettendola «di giocare sulla pelle dei lavoratori. E quando si parla di responsabilità – evidenzia il sindacalista – il problema tocca anche l’azienda che, a quanto pare, sembra si stia trasformando, lentamente ma inesorabilmente, nei comportamenti tanto da cominciare ad assomigliare alle ditte che l’avevano preceduta e dalle quali l’Eurocoop si vantava d’essere differente. Inoltre vi è il Comune – ribadisce il coordinatore provinciale dello Slai Cobas – che a fronte di un servizio regolarmente svolto e ai cittadini che pagano un tributo peraltro notevolmente aumentato, nel corso dell’ultimo anno, riesce ad accumulare debiti così ingenti tali, per dimensione (tre milioni e mezzo di euro) da mettere in crisi più di una azienda». Insomma per l’esponente dello Slai Cobas l’aria che si respira è simile a quella difficile degli anni passati «quando i lavoratori si trovavano alle dipendenze della Proserpina e ogni mese non si sapeva se e quando venivano retribuiti». E davanti a una situazione che si prospetta pesante Piperno, a nome degli ottanta lavoratori del comparto rsu, chiede un intervento delle Istituzioni nella speranza che il problema possa essere, una volta per tutte, risolto evitando così che le persone addette al servizio si ritrovino ogni mese a discutere sempre delle stesse cose. Intanto Natale avanza e non sarà certo un periodo di festa per le famiglie dei lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza tredicesima.(m.c.) Senza stipendio dal mese di ottobre Consorzio di bonifica, protestano gli operai Il coordinatore provinciale dello Slai Cobas (al centro) con alcuni lavoratori del comparto rsu VIBO MARINA Romeno coinvolge la figlioletta di 4 anni Accattonaggio, una denuncia Vestito da Babbo Natale si aggirava in mezzo alle bancarelle del mercato settimanale di Vibo Marina. Fin qui niente di strano, visto che il Natale è ormai alle porte. Ma qualcosa di strano nella vicenda c’è, considerato che il “Babbo Natale” non era un’attrazione del Comune e neanche dei commercianti, tant’è che tra le bancarelle non si muoveva per suonare la campanellina e augurare buone feste, bensì per chiedere l’elemosina. Una richiesta che vedeva come “punto forte” il coinvolgimento di una bimba di 4 anni, portata dal papà – un romeno di 32 anni residente a Rosarno – per intenerire i passanti e convincerli a dargli l’elemosi- na senza stare troppo a insistere. Una scena a cui hanno posto fine i carabinieri della Stazione di Vibo Marina i quali hanno immediatamente denunciato l’uomo con l’accusa di impiego di minori nell’accattonaggio. Un fenomeno quest’ultimo ancora presente in città e provincia nonostante i numerosi servizi svolti dai carabinieri. Sabato la tradizionale iniziativa dell’Unicef Il segretario provinciale della Cisal, Antonino Vecchio, ha incontrato il presidente del Consorzio di Bonifica, Domenico Piccione, per discutere sulle spettanze arretrate (ottobre e novembre) e della tredicesima mensilità dei 320 operai idraulico forestali della Regione in servizio al Consorzio e che si appresterebbero a trascorrere un Natale “amaro”. Alla luce degli ultimi eventi sembrerebbe che la Regione batte cassa proprio perché stando a quanto viene riferito si sarebbe esaurito il Piano finanziario 2011 per cui non ci sarebbero più fondi per sollevare dal disagio gli stessi dipendenti. In realtà, rispetto ai necessari 536 mila euro necessari per pagare i salari di ottobre, ai 640mila euro per novembre e ai 576mila euro per le tredicesime, sarebbero disponibili soltanto 394mila euro, ultima erogazione dell’assessorato al Bilancio per conto di quello dell’Agricoltura, al Consorzio. A questi ultimi potrebbero essere aggiunti 20mila euro, prelevati dai fondi disponibili del Consorzio, per attutire, sia pure parzialmente, le difficoltà economiche attraversate dai 320 dipendenti. Operazione, quest’ultima, che permetterebbe il pagamento della mensilità di ottobre. In questa direzione andrebbe l’impegno del presidente Piccione, fattosi carico di questa grave situazione e che così come avvenuto per il passato, sta cercando di arrivare ad una solzuione della vicenda. La Cisal, preso atto della costante e sempre attenta disponibilità del Consorzio, invita, comunque, la Regione a far fronte alla grave situazione per evitare di pregiudicare ogni possibile conseguenza in ordine ai mancati adempimenti finanziari, predisponendo le delibere di ordinanza. La situazione resta in ogni caso insostenibile. Nei prossimi giorni, se non ci saranno novità, potrebbe scattare un’azione di protesta nei confronti della Regione che – è stato sottolineato, tra l’altro, dagli stessi operai idraulico forestali – non può continuare a trascurare un adempimento così serio nei confronti di chi presta, spesso al prezzo di duri sacrifici, la propria opera per guadagnarsi onestamente un pezzo di pane e mantenere inalterata la propria dignità di onesti lavoratori. ODISSEA Dalla Corte di Cassazione Adottare una Pigotta Annullate con rinvio può salvare un bambino tre condanne per usura Sabato prossimo i volontari del comitato provinciale Unicef, guidato dalla presidente Cinzia Catanoso, insieme ai volontari Younicef, il Corpo dei Vigili del fuoco e i soci del Leo club Vibo Valentia scenderanno in piazza per la promozione della campagna di sensibilizzazione “Adotta un Pigotta”. Testimonial di questa campagna 2011 la cantante Elisa. I volontari si troveranno dalle ore 17 in poi su corso Vittorio Emanuele dove oltre alle Pigotte proporranno l’acquisto dei biglietti augurali Unicef e di tanti altri prodotti a marchio Unicef che proprio a ridosso del Natale acquistano un valore intrinseco. Con un piccolo pensiero per un amico infatti, si contribuirà a salvare la vita di un bimbo di un Paese sottosviluppa- to. Il progetto Pigotta di Unicef torna anche quest’anno, infatti, per salvare la vita di tanti bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo. Ogni giorno, infatti, malattie come diarrea, polmonite, malnutrizione, morbillo, malaria e Aids causano, ancora oggi, la morte quotidiana di circa 22.000 bambini. L’Unicef da sempre lavora per porre fine a queste morti. Con la campagna “Adotta una Pigotta” Unicef ha incastonato le Pigotte lombarde del dopoguerra, bambole di pezza di poco valore, in un progetto unico che dà vita ad un cerchio di solidarietà che unisce chi realizza la bambola, chi la adotta e il singolo bambino che, grazie a Unicef, viene salvato perché inserito nel programma di lotta alla mortalità infantile. È stata annullata con rinvio dalla seconda sezione della Corte di Cassazione la sentenza scaturita dal procedimento “Odissea” a carico di Antonio Colacchio, 48 anni, di Filandari, difeso dall’avv. Giovanni Vecchio; Francesco Gasparro, 38 anni di San Gregorio d’Ippona, difeso dall’avv. Anselmo Torchia e Francesco Cavallaro, 73 anni, di Briatico, difeso dall’avv. Francesco Muzzopappa. Sarà quindi necessario un nuovo processo d’Appello a Catanzaro a carico dei tre imputati, arrestati nel settembre del 2006 nell’ambito dell’operazione “Odissea”. Francesco Cavallaro ed Antonio Colacchio erano accusati di usura ed estorsione in concorso, per aver prestato 50mila euro ai coniugi Giuseppe Grasso e Fran- cesca Franzè (attuali testimoni di giustizia), a tassi di interesse del 10-12% mensili. Tali contestazioni erano inizialmente aggravate dall’art. 7 della legge antimafia, ma il Tribunale collegiale di Vibo presieduto dal giudice Giancarlo Bianchi, già in primo grado, il 13 novembre 2008, aveva escluso per entrambi le modalità mafiose. Sia in primo grado che in Appello – la sentenza di secondo grado è dell’ottobre 2010 – Colacchio era stato condannato a 3 anni e quattro mesi, mentre per Cavallaro la condanna ammontava a 5 anni di reclusione. Francesco Gasparro era stato invece condannato in primo grado a 7 anni di carcere, ma in Appello, cadute le aggravanti mafiose, la pena gli era stata ridotta a 3 anni e sei mesi.(g.b.) Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO FARMACIA DE PINO - Piazza San Leoluca - Tel. 096342183 FARMACIA NOTTURNA FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana, 26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034 GUARDIA MEDICA Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore 20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario, tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621 ACQUARO tel. 353289 ARENA tel. 355312 BRIATICO tel. 391946 CAPISTRANO tel. 325548 CESSANITI tel. 501005 DINAMI tel. 0966/904478 DRAPIA (Brattirò) tel. 68455 FABRIZIA tel. 314156 FILADELFIA tel. 0968/724425 GEROCARNE (Ciano) tel. 356314 JOPPOLO tel. 883336 LIMBADI tel. 85990 MAIERATO tel. 253399 MILETO tel. 336303 MONGIANA tel. 311214 MONTEROSSO CALABRO, 325557 NARDODIPACE tel. 313135 NICOTERA tel. 886222 PIZZO tel. 534102 PIZZONI tel. 358688 POLIA tel. 321157 RICADI tel. 663818 ROMBIOLO tel. 366011 SAN CALOGERO tel. 361092 SAN COSTANTINO CAL., 331574 SAN GREGORIO D’IPPONA 261483 SAN NICOLA DA CRISSA, 73013 SANT’ONOFRIO tel. 267214 SERRA SAN BRUNO tel. 71354 SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776 SORIANO CALABRO tel. 351433 SPILINGA tel. 65500 STEFANACONI tel. 508637 TROPEA tel. 61366 VIBO VALENTIA tel. 41774 VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621 ZAMBRONE tel. 392450 ZUNGRI tel. 664404 AMBULANZE Croce Rossa italiana tel. 43843. Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420 «118» Servizio d’emergenza sanitaria. OSPEDALE CIVILE Centralino tel. 9621 Pronto soccorso tel. 962352 CARITAS - CENTRO SERVIZI Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del socc.) tel. 0963/471750 IGIENE PUBBLICA Tel. 0963 962541-962537 ITALGAS Ufficio guasti tel. 800 900 999 POLIZIA MUNICIPALE Tel. 0963/599606 TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051/481048 EMERGENZA INFANZIA tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. VIGILI DEL FUOCO Chiamata di soccorso 115 Sala operativa tel. 0963/9969 Uffici tel. 0963591648 Distaccamento portuale 0963572900 BENZINAIO NOTTURNO Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari CARABINIERI Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404 Pronto intervento, 112 QUESTURA Via S. Aloe, tel. 0963/965111 Pronto intervento, 113 Ufficio stranieri tel. 0963/965515 Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549 POLSTRADA Via Manzoni, tel. 0963/996611 SCUOLA ALLIEVI AGENTI Piazza D. Taverna, tel. 0963479111 GUARDIA DI FINANZA Comando provinciale Via Emilia, 11 - Vibo Marina tel. 0963/573707 Pronto intervento: 117 Roan: tel. 0963/572082 NUCLEO DI PT E COMPAGNIA Corso Umberto I, 152 tel. 0963/42160 CONSULTORIO FAMILIARE Viale Matteotti - Tel. 0963 42014-472105 OSPEDALE CIVILE DI SORIANO Centralino - Tel. 0963/962700 OSPEDALE CIVILE DI SERRA SAN BRUNO Centralino - Tel. 0963/777111 CAPITANERIA DI PORTO Vibo Marina, tel. 0963/5739201 Soccorso in mare, 1530 CORPO FORESTALE DELLO STATO Via Roma, 30 Mongiana tel. 0963/311022 Pronto intervento, 1515 CHIAMATA TAXI Tel. 41490 OSPEDALE CIVILE DI TROPEA Centralino - Tel. 0963/962800 ADMO Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075. COMUNE Tel. 0963/599111 OSPEDALE CIVILE DI PIZZO Centralino - Tel. 0963/962983 43 Gazzetta del Sud Giovedì 15 Dicembre 2011 Cronaca di Vibo . CORTE D’APPELLO Sette anni di reclusione per entrambi Coltivazione di canapa indiana, condannati Grasso e Mazzotta In breve OGGI A VIBO MARINA Si riunisce il direttivo della Femca Cisl Si riunisce stamane alle ore 9 il direttivo regionale della Femca Cisl. I lavori saranno presieduti dai segretari regionale e nazionale Pompeo greco e Antonello Assogna. In primo piano le vertenze in atto nel settore. In particolare saranno analizzate le vertenze di Saipem, Soprical, Snam rete gas, Italgas, Soakro, Meridionale Petroli, Acque potabili, Acque Reggine, Enelgas e Cosenza Crati depurazione. Vincenzo Grasso In alcuni capannoni i carabinieri trovarono mille e 300 chilogrammi di marijuana quasi essiccata Giuseppe Baglivo Sconto di pena di un anno per Vincenzo Grasso, 45 anni, già direttore dell’Istituto vendite giudiziarie, e per il suo fattore Domenico Mazzotta, 48 anni, entrambi riconosciuti colpevoli di detenzione e produzione di marijuana. Contestazioni tutte aggravate dall’ingente quantitativo di sostanza stupefacente rinvenuta. La prima sezione della Corte d’Appello di Catanzaro ha infatti inflitto ieri 7 anni di reclusione ciascuno ai due imputati, riformando quindi, se pur lievemente, la sentenza del 12 gennaio scorso emessa in primo grado dal gup, Lucia Monaco, al termine del rito abbreviato che era valso per Grasso e Mazzotta lo sconto di pena pari ad un terzo. I giudici di secondo grado hanno anche inflitto ai due imputati una multa di 40mila euro a testa, oltre al pagamento in solido delle spese processuali e di quelle relative al mantenimento in carcere. In primo grado, invece, oltre alla pena di 8 anni di reclusione ciascuno, il gup aveva comminato una multa di 50mila euro a testa. L’ammissione al rito alternativo era stata decisa dal gup Lucia Monaco il 23 novembre dello scorso anno, in accoglimento di una richiesta in tal senso avanzata dagli avv. Francesco Muzzupappa e Armando Veneto per Grasso e dagli avv. Francesco Lione e Stefania Rania per Mazzotta. La vicenda processuale, che ha portato anche ieri alla conferma dell’impianto accusatorio, trae origine dal maxi sequestro di marijuana – operato dai carabinieri di Vibo Valentia e di Vibo Marina – che il 17 novembre 2009 aveva consentito il rinvenimento nell’azienda agricola di località “Torre Marchese”, nel comune di Francica, di ben mille e 300 chili di canapa indiana. L’azienda era posta a poche decine di metri dall’abitazione di Vincenzo Grasso il quale – secondo l’accusa – avrebbe messo a disposizione le serre del capannone per la coltivazione al suo interno della marijuana. Un escamotage che per mesi avrebbe consentito a Grasso e Mazzotta di eludere i controlli dei militari dell’Arma che, grazie all’ausilio dell’8 Elinucleo, stavano monitorando da tempo il territorio alla ricerca di piantagioni di marijuana. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, tenutasi il 20 novembre 2009, Vincenzo Grasso aveva dichiarato al gip la propria estraneità ai fatti evidenziando, fra l’altro, di essersi occupato prevalentemente dell’aspetto commerciale dell’azienda agricola. Una versione che era stata poi confermata pure da Mazzotta, il quale aveva escluso il coinvolgimento nella produzione di marijuana dell’allora direttore dell’Istituto vendite giudiziarie. Il racconto non aveva però convinto il giudice di primo grado che aveva inflitto una pena identica per entrambi gli imputati, così come ieri anche i giudici d’Appello. Il Pg, Eugenio Facciolla, al termine della requisitoria aveva chiesto ieri la conferma della sentenza di primo grado. Secondo gli inquirenti, nell’illecita coltivazione di canapa indiana, una delle più grandi mai realizzate in Calabria, sarebbero coinvolte altre persone, ancora da identificare. Il valore sul mercato della marijuana sequestrata, stimato attorno ai 6 milioni di euro, fa infatti presumere che dietro Grasso e Mazzotta si sia mossa una rete di soggetti in grado di smistare i grossi quantitativi di droga su scala nazionale. La vicinanza dell’azienda agricola con la provincia di Reggio ha inoltre spinto gli inquirenti a non trascurare nelle indagini un eventuale coinvolgimento delle cosche della Piana FIORI D’ARANCIO Uniti in matrimonio nel ricordo di Natuzza Domenico Mazzotta I carabinieri durante l’irruzione nel capannone della marijuana OPERAZIONE GHOST Si prosegue stamane davanti al gup In 27 chiedono il rito abbreviato Sono 27 le richieste di rito abbreviato presentate ieri al gup distrettuale dalle difese degli imputati coinvolti nel procedimento “Ghost” contro una presunta associazione finalizzata alla produzione, al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. Hanno chiesto di essere giudicati col rito alternativo, che permette lo sconto di pena pari ad un terzo in caso di condanna, gli imputati: Piero Sabatino, 29 anni; Antonino Zupo, 30 anni; Maria Giovanna Capomolla, 30 anni; Do- menica Cocciolo, 26 anni; Giovanni Emmanuele, 23 anni; Francesco Idà, 32 anni; Antonino Macrì, 39 anni; Giuseppe Mazzotta, 33 anni; Domenico Monardo, 38 anni; Bruno Sabatino, 32 anni; Vincenzo Sabatino, 23 anni; Ana Maria Cannatelli, 35 anni, tutti di Gerocarne. Ed ancora: Giuseppe Capomolla, 31 anni, Bruno Chiera, 44 anni, Rosaria La Manna, 35 anni, Girolamo Macrì, 33 anni, Stefano Serravite, 32 anni, Giuseppe Bertucci, 43 anni, tutti di Soriano. Di Sorianello sono invece: Pietro Nardo, 42 anni; Giuseppe De Masi, 29 anni e Bruno Ciconte, 20 anni. Richiesta di abbreviato anche per: Danilo Donato, 34 anni di Vibo Marina; Francesco Romano, 25 anni, di San Leo di Briatico; Luca Caruso, 37 anni, di Lamezia; Vincenzo Brogna, 28 anni, di Vibo; Francesco Sciarrone, 39 anni e Salvatore Mazzotta, 21 anni, entrambi di Pizzo. Il processo proseguirà questa mattina con gli interventi dei difensori dei restanti 18 imputati. Si sono uniti in matrimonio nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Paravati. Un luogo dove in passato Natuzza Evolo ha elevato alla Madonna le sue preghiere. A pronunciare il fatidico sì sono stati la dottoressa Rosita Ruello (figlia di Nello Ruello, per anni fotografo della Gazzetta del Sud) e il dott. Michele Manganiello. Agli sposi e alla famiglia Ruello gli auguri della redazione della Gazzetta. Giovedì 15 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Vibo - Provincia . PIZZO L’attuale assessore provinciale allo sport è pronto all’impegnativa sfida delle amministrative della prossima primavera GEROCARNE Callipo irrompe nella campagna elettorale Omicidio Scaramozzino, processo aggiornato a febbraio Domenica presenta la sua candidatura forte del sostegno di Pd, Sel, Idv e “Pizzo per amore” Rosaria Marrella PIZZO Anticipa tutti, Gianluca Callipo, e lo fa rendendo ufficiale la sua candidatura a sindaco. Domenica alle 11, nei locali del Museo della Tonnara, presenterà alla città la sua proposta politica e amministrativa. Nel corso di questo appuntamento, l’assessore provinciale al turismo e allo sport, nonchè segretario cittadino del Partito democratico, spiegherà le ragioni che lo spingono a spendersi per la sua città. A sostenere Callipo vi sono le forze di sinistra (Pd, Sel, Idv ed il sodalizio “Pizzo per amore”). Da questo cartello sembrano volersi discostare Rifondazione comunista, che è pronta a scendere in campo da sola, e l’area che gravita atttorno a Giusy Federico, che viaggia su un altro asse, secondo molti convergente con la lista civica di Francescantonio Stillitani. Quest’ultimo sta ancora valutando quale sia il percorso più efficace, anche se la rinuncia al simbolo del partito e l’apertura alla società civile costituiscono già due capisaldi. Più avanti appare Callipo la cui campagna elettorale impazza già sul social network “Facebook”. Uno slogan a effetto fa il giro del web: “Mettiamoci a lavoro”, ovvero «la volontà, la speranza e la determinazione per tutti coloro che vorranno aprirsi alla condivisione di un processo amministrativo nuovo. Accanto a Callipo – prosegue la nota – il 18 dicembre, vi saranno tutti coloro che con schiettezza, serenità e determinazione vorranno proporre un progetto di democrazia diretta senza precedenti». L’obiettivo, secondo quanto si legge è «riportare la voce della gente nel processo politico-amministrativo, lasciandoli parlare senza filtri e agire senza strumen- talizzazioni. Attraverso queste pagine, avremo finalmente la concreta possibilità di parlare di programmi, di progetti e di prospettive. Lanceremo un appello a tutti coloro che sono disposti a promuovere una rivoluzione culturale, di concetti e di idee, per la consapevolezza e per la libertà ed il diritto di assicurarci degli orizzonti di crescita e sviluppo per la nostra comunità e per le generazioni future». La forma scelta è la democrazia partecipata «che esalterà il confronto e la poliedricità. Sarà un luogo dove affrontare con fattività e pragmatismo anche gli argomenti più difficili ed articolati, affinché si possa giungere a concretizzare un mandato amministrativo chiaro, responsabile e deciso; ottenuto dalla partecipazione, dalle esigenze e dalla voce libera di ogni cittadino». Sostanzialmente, Callipo comincia a scoprire le sue carte, presentando una candidatura che si apre verso i giovani e, non da meno, è pronta ad affrontare quanto sta emergendo sullo scenario politico, ove sono pronti a scontrarsi anche Holmo Marino con il movimento “Partecipazione popolare” e Fernando Nicotra con “Città Libera”, in attesa che vengano definite le altre liste. Il Pdl renderà ufficiali i nomi nell’incontro politico di gennaio, e il Prc e l’Udc sono ancora in fase di allestimento. Intanto, Marino si ripresenta agli elettori con una linea basata su incontri, convegni e “caffè cultura”, adoperando un metodo di comunicazione aperto anche alle nuove generazioni; la Federico è invece focalizzata al discorso diretto con le associazioni operanti sul territorio, quali sodalizi di quartiere, a carattere turistico e sportivo per comprendere le loro esigenze. Insomma, comincia a farsi sentire lo zelo della campagna elettorale. GEROCARNE. Incardinato, da- È già iniziata la grande corsa per la conquista della fascia tricolore del Comune di Pizzo Holmo Marino SERRA SAN BRUNO La Procura di Vibo ha archiviato il caso Non saranno mai ritrovati e puniti gli assassini di Pasquale Andreacchi Francesca Onda SERRA SAN BRUNO Fa discutere in questi giorni la notizia dell’archiviazione delle indagini sull’uccisione del giovane Pasquale Andreacchi da parte della Procura di Vibo Valentia. Tale archiviazione sarebbe avvenuta addirittura qualche anno fa, ma la notizia si è venuta a sapere soltanto in questi giorni dopo circa un anno del provvedimento. Come si ricorderà Pasquale Andreacchi, un ragazzo di 18 anni, appassionato di cavalli, del luogo è scomparso in circostanze misteriose l’11 ottobre del 2009. La sua scomparsa per molti mesi è stata avvolta nel mistero più assoluto fino a quando, la mattina del 9 dicembre di quello stesso anno è stato rinvenuto in un cassonetto della spazzatura un teschio umano con un foro di pallottola in fronte. È stato avanzato il sospetto atroce che quel teschio poteva essere quello di Pasquale. Il sospetto si è, purtroppo, trasformato in certezza quando il 27 dello stesso mese un cacciatore ha rinvenuto in un bosco alcuni resti umani. Tra i resti anche la carta d’identità di Pasquale e alcuni indumenti personali. L’esame del Dna ha confermato che quei resti erano di Pasquale Andreacchi, il giovane scomparso qualche mese prima e mai più ritrovato. Pasquale Andreacchi FILADELFIA Ora l’atmosfera natalizia mette d’accordo tutti Rimosse le palme luminose dal monumento della Crocella Antonio Sisca FILADELFIA Dopo le segnalazioni pervenute al nostro giornale da parte di numerosi cittadini e di alcuni componenti il consiglio comunale, sono state rimosse le due palme luminose in località Crocella, alla fine di corso Castelmonardo. In pratica, quanti ci hanno segnalato la cosa, pur lodando il fatto che quest’anno le luminarie lungo il corso Castelmonardo e in piazza Monsignor Serrao hanno un toc- co diverso rispetto al passato, perché più decorative e più rappresentative delle festività natalizie, tuttavia non hanno apprezzato che le due palme tecnologiche per com’erano state posizionate nascondevano il monumento denominato Crocella, che è il simbolo della città. L’appello è stato recepito dagli amministratori comunali e ieri, come detto, le palme sono state rimosse per essere posizionate altrove, probabilmente in piazza Monsignor Serrao, mettendo co- vanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, per l’omicidio di Placido Scaramozzino, il parrucchiere di Acquaro scomparso il 28 settembre 1993 e il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Alla sbarra, Antonio Altamura, 65 anni, presunto boss di Ariola di Gerocarne; Vincenzo Taverniti, 52 anni, residente a Stilo, ma originario della frazione di Gerocarne, tanto da essere soprannominato “Cenzo d’Ariola”; e Antonio Gallace, 46 anni, anche lui di Ariola. Ieri, dinanzi ai giudici della prima sezione, presieduta dal giudice Giuseppe Neri, ha preso il via il processo che, dopo la relazione del pubblico ministero e la richiesta di assunzione delle prove, è stato subito aggiornato al prossimo 9 febbraio. L’omicidio Scaramozzino, secondo l’accusa, si sarebbe consumato poiché la vittima era ritenuta vicina alla “famiglia” Maiolo di Acquaro, all’epoca avversaria dei Loielo di Ariola. La ricostruzione del delitto è stata possibile grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Enzo Taverniti e Francesco Loielo. Le due palme rimosse Fernando Nicotra Si è cercato di scavare nel passato del giovane per dare una spiegazione di quanto era accaduto ma, nonostante le indagini siano andati avanti per molto tempo, non si è pervenuto ad alcun risultato utile. Infine, nel dicembre dello scorso anno, il caso è stato archiviato senza che il colpevole o i colpevoli siano stati individuati e puniti. Una vita spezzata a soli 18 anni, forse per futili motivi, lascia molta perplessità nella gente che per molto tempo ha sperato che si facesse luce su una vicenda piena di lati oscuri e che venisse resa giustizia ai genitori del ragazzo, affranti dal dolore e feriti nei loro affetti più cari. Alla famiglia la cittadinanza ha espresso, per la scomparsa di Pasquale, più volte grande solidarietà e vicinanza e l’auspicio di una giustizia celere e definitiva. Poi tutto è finito negli scaffali della Procura. sì da parte polemiche che rischiavano di oscurare quanto di buono è stato organizzato per arricchire di ulteriore fascino il centro storico cittadino. E su come l’amministrazione si è mossa per rendere più accogliente la cittadina durante le festività natalizia a chi arriva da fuori, è intervenuto con una dichiarazione il vicesindaco Marcello Carchedi. «Mi complimento – ha detto Carchedi – con i commercianti che quest’anno hanno abbellito le vetrine dei negozi con addobbi che danno un tocco diverso al centro storico e il davanzale dei negozi con fiori e piante. Un particolare ringraziamento va inoltre all’azienda florivivaistisica dei fratelli Santacroce che hanno regalato al Comune 150 piante di ciclamini». Giusy Federico Gianluca Callipo Antonio Gallace PIZZO Un caso che invita a riflettere CESSANITI Il muro di gomma contro cui impreca Maria Truglia Emanuele Guzzo alla guida di Fli PIZZO. Le difficoltà quotidiane CESSANITI. Emanuele Guzzo è sono potenziate quando hanno per protagonista un disabile. È la difficile situazione che vive Maria Truglia, una donna di 77 anni, costretta sulla sedia a rotelle. Aveva presentato al Comune un’istanza per installare nella sua abitazione un impianto di riscaldamento e dotarla di un’ulteriore uscita che le consenta la capacità di muoversi con la carrozzina. Niente da fare. L’abitazione, nonostante sia censita e sulla quale la donna paghi tasse e tributi, risulta infatti abusiva. E, così, lo Stato, pronto a chiudere un occhio verso quanti esportano all’estero i propri capitali, diventa inflessibile con la signora Truglia. Classico caso di chi vuol essere debole con i forti e forte con i deboli. «Per televisione – ha puntualizzato la donna che vive esclusivamente con la sua pensione – ho sentito l’assessore regionale Francescantonio Stillitani dei vantaggi legati alle persone come me e ho fatto richiesta per modificare la mia abitazione, rendendola confortevole». Nella fattispecie chiedeva di poter installare un impianto di riscaldamento – poichè ad oggi si avvale di una stufetta a gas – e dotarla di un’ulteriore uscita, poichè ha difficoltà ad uscire da casa dalla porta di ingresso. In base a quanto riferito dalla donna, sembrerebbe però che una commissione che fa capo al Comune, ne abbia rigettato la richiesta poichè l’abitazione in stato eletto coordinatore cittadino di Futuro e libertà, il partito che ha come leader Gianfranco Fini. Il primo congresso è stato celebrato lunedì scorso a Pannaconi, alla presenza del coordinatore provinciale Tino Mazzitelli e della componente della segreteria nazionale Maria Limardo che ha presieduto i lavori. Ribadita la collocazione di Fli all’interno del Terzo polo con Udc, Api e Mpa. L’elezione di Guzzo è avvenuta all’unanimità. Sarà affiancato, nel ruolo di vice coordinatore, da Francesco Boscherino. «Sono felice – ha dichiarato Guzzo dopo l'elezione – e mi prodigherò per il bene del territorio convinto che Fli possa dare delle risposte ai bisogni della gente e, per quanto possibile, sarò instancabile assertore dell’unità del partito a Cessaniti». Maria Truglia questione sembrerebbe essere abusiva. A l riguardo, l’anziana donna ha spiegato: «Pago regolarmente le tasse e ho il foglio catastale poichè la casa costituisce una particella comunale e, dopo varie traversie essa è divenuta di mia proprietà. Quindi, come sarei abusiva?». L’appello della Truglia, dunque, è indirizzato al governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti e all’assessore regionale, Francescantonio Stillitani «il quale conosce bene la storia di questa casa, perchè è di Pizzo». Inoltre, la donna lamenta di non aver mai ottenuto alcun contributo dal Comune e di non essere stata inserita nei progetti di assistenza domiciliare alle persone anziane. (r.m.) Emanuele Guzzo