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Il marchio progettato da A G Fronzoni per Minotti Cucine è rigoroso e inequivocabile
E' un segno forte, deciso quanto semplice. Si richiama essenzialmente allo stile dell' azienda consolidato nel tempo e affermato nella
contemporaneità
Vuole esaltare le qualità del prodotto offerto: linearità, esclusività, razionalità
L'alternarsi degli elementi e dei vuoti bianchi dona leggerezza al segno, facilitandone la riconoscibilità con una forte valenza ritmica.
La lettura si articola su due livelli: il segno grafico che definisce l'dentità del nome dell'azienda e l'esplicitazione del prodotto
Il messaggio è chiaro: Minotti produce cucine
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Less is more è lo spirito guida della filosofia dell'azienda per creare emozioni forti, che vedono l'uomo al centro
di un design creativo e ispirato all'essenza delle linee, che trasmettono una sensazione di libertà assoluta
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Le sue Cucine sembrano evocare un certo “primitivismo” nei nomi come nei materiali e nel loro assemblamento
Ci rifacciamo a civiltà molto antiche per le quali non esistevano macchine e motori a scoppio. Non c'erano collanti o tutti i prodotti derivati
dal petrolio ma esistevano solo i materiali che la natura regalava spontaneamente e che l'uomo riusciva ad assemblare servendosi del
proprio ingegno. In ogni caso aveva a sua disposizione solo elementi naturali e poteva unire la pietra col legno o con il ferro. Noi stiamo
cercando di portare avanti la stessa logica quindi legno, ferro e pietra messi insieme in maniera elementare.
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Materiali e tecniche elementari affidati a un design estremo. Un recupero della quiete?
Si. In questo senso, devo dire che una grossa fetta del pensiero “minottiano” si ispira a maestri come kuramata e allievi come Pawson,
dall'altro ad un pensiero europeo con maestri come Fronzoni e l'italo-londinese Silvestrin.
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Claudio Silvestrin collabora con lei?
Si. Considero le opere di Claudio Silvestrin la somma espressione della Filosofia dell'essenzialità dell' “Esserci”.
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Che viene tradotta nella linearità e razionalità del design “minottiano”?
Certo. Per esempio all'interno del logo di Minotti Cucine, creato per noi da A. G. Fronzoni, ci sono tre rettangoli che si rifanno allo scorcio di
un quadro, risalente ai primi anni del ventesimo secolo di Kasimir Malevich. Io ho fatto mia la logica che sta alla base di esperienze artistiche
di questo tipo. Perché non proporre un progetto architettonico di una cucina che vada oltre le mode? Perché non fare in modo che l'uomo sia
il centro e il colore di questo ambiente che lo avvolge? Perché non dare all'uomo la possibilità di attingere la giusta neutralità dal design per
raccogliersi su se stesso, per riscoprire la propria spiritualità?
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Le sue Cucine emanano una sorta di “quieta grandezza” nella loro “nobile semplicità” che è difficile non ascoltare. Ma che cosa rappresenta il
silenzio, la quiete nella mente dell'uomo che le ha ideate?
Una sorta di quiete monastica, quella che avvolgeva i monaci quando scrivevano e costruivano, manualmente, i propri libri perché non potevano fare
diversamente. Sono esistiti tanti Monaci Architetti che facevano tutto da soli: il vero “minimalismo” nasce dalla necessità della semplicità. Se in una Chiesa
ci sono pochi arredi, l'attenzione è tutta volta agli elementi essenziali e quindi al Crocifisso, per esempio. Troppe sollecitazioni distraggono l'occhio che non
riesce più a focalizzare le cose più importanti. Il Silenzio non pertiene solo all'orecchio ma anche all'occhio.
In occasione di una intervista alla Fiera del Lusso mi hanno chiesto cos'è per me il “Lusso”. Io ho risposto: Silenzio e Tempo.
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Il Silenzio e il Tempo che le sue Cucine tentano di restituire fissandoli in una forma “originaria” ma proprio per questo senza tempo?
Le mie Cucine sono costruite per sottrazione eliminando tutto ciò che è soggetto a invecchiamento. Se io non disegno maniglie esse non
possono invecchiare: io non espongo maniglie, zoccoli o cappe sulle mie Cucine. Ci sono ma non si vedono e se non si vedono è come non ci
fossero, quindi non saranno mai obsolete.
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Una Cucina michelangiolesca? Creare una forma sottraendo e non accumulando materia.
Deve essere così. Se lavoriamo per sottrazione, inoltre, andiamo a creare la neutralità che serve per rendere protagonista ciò che si vuole
trasmettere all'occhio. Faccio un esempio: una coppia parte per il Nepal, al ritorno porta con sé una statuetta e vuole metterla in evidenza.
Basta inserirla nel contesto di una Cucina Minotti per farla risaltare perché non c'è niente intorno che possa distrarre l'occhio. L'ordine di
questo microcosmo permette al gusto individuale di esprimere sempre la propria soggettività.
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Il microcosmo apollineo della Cucina Minotti è in qualche modo legato al bisogno imperante di ordine interiore del singolo
individuo all'interno di una società caotica come la nostra?
Tutto si rifà anche a questo. Cerchiamo di ricreare un ambiente che sia spazio spirituale liberato dall'effimero. Le Cucine Minotti si rivolgono
alla sensibilità dello Spirito per questo avanzano la pretesa d'essere sempre di straordinaria attualità.
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La provocazione che voglio lanciare con le mie Cucine è che il “Bello” esiste e non è “Soggettivo” ma “Assoluto”.
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Al momento attuale qual è il suo obiettivo più impellente?
Essere una tra le Aziende di riferimento del Design. Chi vede le Cucine Minotti per la prima volta, generalmente rimane sbigottito e
stranito. Capita che pensino “queste non sono cucine” . Questo accade perché, secondo me, il concetto imperante di Cucina è quello di un
ambiente impazzito d'ornamenti, destinati a invecchiare presto, e perlopiù privo di poesia. Gli addetti ai lavori vogliono stupire. Ma perché
dobbiamo stupire? Io faccio Cucine. Quel che davvero conta è perché le faccio? Per chi? Come ?
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Lei per chi le fa? Per se stesso o per gli altri?
Devo ammettere la mia fortuna: il mio lavoro è la mia più grande passione. Di conseguenza non mi preoccupo solo di guadagnare ma anche
di dare significato al mio prodotto, di lasciare un segno con il mio lavoro. Spero sempre di riuscire a creare lo spazio adeguato per chi voglia
recuperare la propria dimensione. Le Cucine Minotti lasciano spazio al vuoto che non è un'assenza di informazioni. Il vuoto è una pausa, un
momento di riflessione. E' silenzio che lascia campo all'emozione e all'interiorità. Le Cucine Minotti avanzano il diritto di essere simili alla
luce, che non è protagonista, ma rende tale chi viene illuminato da essa.
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A cosa serve il Design allora?
Serve esclusivamente a dare emozione e suggerimenti. A cosa serve la Cucina? A fare da mangiare. A cosa serve il Design in una Cucina?A dare
emozione facendo da mangiare. Se si pensa alle opere dei monaci Cistercensi si capisce subito come l'esigenza di illuminare, ad esempio, abbia
condizionato l'architettura delle Chiese perché non c'era corrente elettrica e i progetti sono stati fatti in relazione alle necessità di illuminare. Questo
deve essere un po' anche il concetto di Design: essere funzionale e al servizio dell'uomo, vero protagonista dello spazio con le sue emozioni e le
sue percezioni.
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Un umanesimo della Cucina?
Si. Un umanesimo impregnato di geometria. Come insegnano i grandi filosofi greci, non si può entrare nel campo della filosofia senza conoscere la
geometria. Il pensiero, in fondo, è molto meno complesso se si pensa alla sua struttura geometrica elementare. Anche l'architettura è filosofia,
ricerca continua, un modo di stare al mondo.
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Un modo d'essere Cucina?
Un modo di “esserci” come avrebbe detto Martin Heidegger. L'Architettura è per me filosofia, come continua ad insegnare Claudio Silvestrin,
cui tanta parte di “Bellezza” devono le mie Cucine!
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presenta
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E' aperto dal 15 aprile 2004, il nuovo showroom di Minotticucine a Milano.
In pieno centro a trecento metri dal Duomo,
Minotti Cucine Milano propone la sua filosofia dell'abitare l’ambiente cucina, rigoroso e minimale.
Un atmosfera di assoluto rigore.
La scelta dei materiali e l'espressione architettonica dei prodotti propongono un interno all' all'insegna della linearità e del lusso.
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Show Room
Facilmente raggiungibile con i mezzi: Metro Linea Gialla fermata Missori.
Lo showroom offre un servizio di parcheggio 24 ore presso il Parkeggio Velasca 80 mt.
Lo spazio espositivo è completamente climatizzato e riscaldato, la selezione musicale di sottofondo è di genere new age.
Le composizioni cucine sono estremamente espressive e complete nei piccoli dettagli,
per poter dare al visitatore la possibilità di apprezzare completamente il prodotto in tutte le sue caratteristiche.
La gamma di elettrodomestici è sempre aggiornata e completa con le ultime novità,
Sono esposti : Gaggenau, Scholtes, AEG, Siemens.
Come illuminazione sono esposti prodotti di : Viabizzuno, Cattelani & Smith.
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Servizi Tecnici & Commerciali
Lo show offre un servizio di consulenza e di progettazione di interni su ambienti cucina e architettura d'interni.
La progettazione viene effettuata con rendering tridimensionali a resa fotorealistica.
Ulteriormente si fornisce dettagli e schede tecniche per il posizionamento degli impianti e gli esecutivi per la
realizzazione architettonica degli ambienti,
fornendo anche servizi di allestimento,ristrutturazioni e di ammodernamento, in collaborazione con i migliori studi di
architettura e imprese presenti in citta.
I servizi logistici di trasporto e montaggio sono effettuati da aziende partner selezionate e di esperienza.
I rilievi tecnici e la presa delle misure per l'adattamento del progetto vengono realizzate alla conferma dei preventivi,
e sono comprese nell’acquisto del prodotto.
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PROJECT
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Interior design Minotticucine Milano
by MATTHIAS BENVEGNU’
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Minotti Cucine Milano
via Pantano 30 (Torre Velasca)
20122 Milano
T. 028690623
X. 028690623
C. 3931514610
[email protected]
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Alberto Minotti
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Albenga
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Alessandria
Bergamo
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Chicago
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Geneve
Koln
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Innsbruck
Legnago
London
Los Angeles
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Mestre
Milano
Modena
Montecarlo
Moscow
Napoli
Padova
Reggio Emilia
Roma
Rotterdam
Stockholm
St.Petersburg
Taipei
Trento
Verona
Vicenza
Warsaw
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Minotti Cucine spa
via Napoleone 31
37015 Ponton di S.Ambrogio di Valpolicella
Verona
Italia
T +39 045 6860464
X +39 045 7732678
minotticucine.it
[email protected]
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Concept Henry Timi
Thanks to Matthias Benvegnù
Anno 2005
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Presentazione di PowerPoint