Laboratorio teatrale
Scuola secondaria San Macario
Classi 1ª A e 1ª B
Anno scolastico 2012/13
Con le nostre insegnanti di lettere,
prof. Canziani e prof. Sartori,
abbiamo programmato
uno spettacolo teatrale
da mettere in scena a fine anno.
Ha come soggetto
le favole classiche.
Ciascuna classe preparerà
i dialoghi, la recitazione
e anche la scenografia.
Sono proprio le fasi operative
del laboratorio di scenografia
quelle che vi mostriamo
in questa presentazione.
Ecco le favole scelte:
ESOPO
JEAN DE LA FONTAINE
FEDRO
FEDRO
TRILUSSA
JEAN DE LA FONTAINE
1ª B
La cicala e le formiche
Il corvo e la volpe
Il cervo alla fonte
Il lupo e l’agnello
L'agnello infurbito
1ª A
Gli animali malati di peste
ESOPO
ESOPO
ESOPO
ESOPO
ESOPO
JEAN DE LA FONTAINE
ESOPO
Al lupo! Al lupo!
Il leone, l'orso e la volpe
La volpe e la cicogna
Il topo di campagna e il topo di città
Il leone malato e la volpe
Il leone e il topo riconoscente
La lepre e la tartaruga
In laboratorio lavoriamo in piccoli gruppi per preparare le maschere degli animali
protagonisti delle favole.
Non è uno scherzo: ne
servono 27!
Si parte da questi due
modelli di maschera
tagliati sotto il naso per
lasciare libera la bocca
quando recitiamo.
Sono solo supporti
da modificare per dare
forma alle maschere di
cartapesta.
L’avvio del lavoro è complicato. Confrontiamo infatti il viso umano con la testa degli animali:
sono diversi. E non solo per una questione di muso o di becco.
La formica non ha il naso
La tartaruga non ha la fronte
Molti animali hanno gli occhi posti di lato
e il muso che si sviluppa in avanti
Come si fa a conservare la posizione umana degli occhi e a costruire
musi che vadano d’accordo con la nostra fronte diritta?
Abbiamo lasciato fare questa parte del lavoro alla prof. Macchi, che ci
segue nelle ore di laboratorio, perché era davvero troppo difficile.
Ecco l’esempio di alcuni pezzi che lei
ci ha preparato:
sono a metà tra l’uomo e l’animale e
… non è facile capire cosa ne uscirà!
Le maschere sono
state coperte con
l’alluminio, che serve a
proteggere e a tener
fermi i pezzi aggiunti,
poi con la pellicola per
non far attaccare la
cartapesta.
Noi ci siamo dati da fare per modellare
con il DAS le parti più semplici.
Saranno proprio le nostre
orecchie e le nostre corna
a rendere riconoscibile gli
animali!
Il Das ha richiesto qualche
giorno per asciugare.
Anche i nostri pezzi,
una volta pronti,
sono stati coperti con
la pellicola.
Adesso è ora di fare la cartapesta.
Ecco la “ricetta” :
• si strappa a mano la carta di giornale
• si preparano strisce di colore diverso
• si dividono le strisce a pezzetti
• si prepara anche il vinavil diluito con acqua
in parti uguali.
Si copre la sagoma con un primo strato di
carta bagnata nell’acqua.
Poi si continua con carta imbevuta di
acqua e vinavil, facendo aderire bene gli
strati alla sagoma.
La carta di colore diverso ci permette di
controllare cosa abbiamo coperto.
Le maschere richiedono almeno 8 strati di
carta, le orecchie 5 strati.
Il vinavil si stende con il pennello
oppure con le dita, premendo bene per
evitare bolle o grinze.
Un po’ di aria calda del phon facilita la
preparazione dello strato successivo.
L’asciugatura di una maschera richiede almeno un giorno.
Ed ecco il momento in cui le
maschere, le orecchie e le corna
vengono staccate dalle forme.
La pellicola si toglie con facilità
dallo strato più interno dove non
è stata usata la colla.
Si tagliano gli occhi e si rifiniscono:
anche qui è servito l’aiuto della prof!
Poi bisogna attaccare le orecchie, le corna e i
denti.
Il nastro adesivo permette all’orecchio
della pecora di essere mobile.
Per le orecchie dei mastini si ritaglia uno
strato sottile di cartapesta.
Le orecchie dell’asino sono fatte sulle sagome di
quelle della lepre con aggiunto un cartoncino.
L’interno della maschera va
coperto con una garza incollata
con vinavil,
oppure con carta bianca ricavata
dai bordi di giornale.
Questo è ormai
“materiale di scarto”.
Le maschere “umane” non ci
servono più: le abbiamo
passate ai ragazzi della 3ª A
che le hanno dipinte e usate
in un loro spettacolo.
Le nostre maschere di animali cominciano
a essere riconoscibili.
Alla maschera della tartaruga va abbinato
un bel guscio.
La forma viene costruita usando:
•
•
•
•
una cassetta per la sabbia del gatto
tante pallottole di carta
strisce di cartoncino
scotch da imballaggi
Su questa forma realizziamo il carapace di
cartapesta.
La cassetta del gatto non serve più!
All’interno fissiamo le bretelle per metterlo
in spalla come uno zainetto.
Siamo arrivati ad una fase divertente:
colorare le maschere.
Si comincia con una mano di idropittura
bianca (quella per muri!) che fa da base.
Si continua con gli acrilici, che
permettono di stendere un colore
senza che si mescoli a quello
sottostante.
È il momento del lavoro artistico.
Sulle maschere bisogna evidenziare gli
occhi, definire i nasi e sfumare i colori.
Abbiamo osservato con attenzione le
foto di animali veri, oppure fatto scelte
un po’ fantasiose come nel caso di
questi insetti (formiche e cicala).
Una mano di spray trasparente fissa i colori.
Con la rivettatrice si praticano due fori ai lati
delle maschere, poi si inseriscono gli occhielli
metallici per agganciare gli elastici.
Ora ci sono i tocchi finali!
Sulla testa del leone incolliamo una
bella criniera di pelo sintetico che la
prof ha tagliato e cucito su misura.
Buchiamo formiche e cicala con un avvitatore
su cui è montata una punta di trapano.
Con il metallo modellabile realizziamo
le antenne.
Un po’ di vera lana rende più
belli l’asino e le pecore.
Le piume bianche (di struzzo!)
completano la nostra cicogna.
Infine da
una scopa
ricaviamo
dei
magnifici
baffi per i
due topi.
Per farci indossare le maschere la prof ha cucito sul
retro gli elastici fissandoli con uno spago agli occhielli.
Le 27 maschere sono finalmente pronte e
noi siamo soddisfatti del nostro lavoro:
ammirate il risultato finale !!!!!
In scena
occorrono
anche alcuni
oggetti.
Il pezzo di formaggio che il corvo sciocco
fa cadere dall’albero è ricavato da un
pezzo di poliuretano disponibile in
laboratorio.
Due bottiglie di plastica tagliate e con
i bordi induriti dalla fiamma di un
accendino:
così otteniamo i contenitori in cui la
cicogna serve il cibo che può
mangiare mentre la volpe digiuna.
Per creare l’ambiente delle nostre favole
abbiamo già a disposizione questi due
elementi realizzati durante il lavoro di
scenografia degli anni scorsi.
Ora abbiamo in programma la costruzione di un terzo elemento, cioè un grande albero
fatto con materiale riciclato (cartone e carta di giornale) che arriverà fino alla balconata
del primo piano dove reciterà il corvo.
Disegniamo il tronco di un albero alto più
di 4 metri su carta da pacco.
Poi riportiamo per due volte la sagoma
su cartoni da imballaggio (quelli della
lavagna interattiva LIM e di 2 frigoriferi!),
li sovrapponiamo e li incolliamo.
Coloriamo il tronco con un fondo bianco, poi
con tempera nelle diverse tonalità del
marrone.
Servono molte foglie per fare la chioma.
Le realizziamo con pagine di riviste illustrate:
•
•
•
•
ritagliamo una foglia a cuore doppia;
inseriamo il filo di ferro
incolliamo le due parti con il vinavil
lasciamo asciugare per un giorno
Coloriamo le foglie con le tempere.
La stampa sotto non disturba, anzi
aiuta a creare sfumature.
Il filo di ferro va piegato in due e attorcigliato
per renderlo rigido.
Poi le foglie vanno attaccate a un filo
di ferro grosso che fa da ramo e che
fisseremo con facilità alla ringhiera.
Durante l’anno abbiamo raccolto i tubi di cartone
delle confezioni di pellicola e alluminio: adesso li
usiamo per creare i rami dell’albero.
Tagliati solo in parte, i tubi si piegano ad
arco e prendono la forma dei rami.
Posizioniamo i tubi e li attacchiamo con il nastro telato
marrone.
Saranno appesi direttamente alla ringhiera come i rami più
piccoli con le foglie.
Verifichiamo quale potrà essere il risultato
assemblando le parti del nostro albero.
Il retro del tronco va rinforzato con
aste di legno per farlo stare rigido;
attacchiamo le aste con una colla a
forte tenuta e le lasciamo pressate
per più di un giorno.
Con la colla a caldo fissiamo
le fettucce per legare i rami
dell’albero .
Dipingiamo anche un
fondale da inserire ai lati
del tronco per nascondere
la quinta di legno.
Battendo il pennello sul
fondo verde otteniamo
l’effetto di vegetazione.
Bisogna allungare il ramo più basso
dove si impiglieranno le corna del cervo
e attaccare le foglie.
Intanto prepariamo una bella
locandina da esporre per
comunicare la data dello
spettacolo.
Manca poco alla sera
dello spettacolo:
dobbiamo portare il
tronco in auditorium,
metterlo in verticale,
legarlo alla ringhiera
e alla quinta.
Una gomma verde sul
pavimento evita che il
tronco scivoli.
Gli ultimi tocchi di colore al ramo basso
e tante legature per rami e foglie.
Siamo pronti per lo
spettacolo!
Hanno partecipato al laboratorio teatrale:
1ª A
Alabiso Leonardo
Amore Valentina
Baloi Giulia
Cappellano Davide
Colzani Alessandro
De Nardo Elisa
De Tomasi Letizia
Ferrara Cristina
Iacovino Samuele
Kemkam Nada
Khalid Khizer
Macchi Silvia
Mainini Erika
Maisano Matthew
Mbaye Ndeye Anta
Morganti Matteo
Olivieri Marco
Pagliarin Oriana
Principato Giuseppe
Stingu Raul
Tovagliaro Aurora
Truglio Alessia
1ª B
Allegro Giovanni
Avdiu Laurent
Buzzi Elisa
Caracoglia Noemy
Esposito Michele
Falticska Antonio
Fiandaca Arianna
Guerra Christian
Iaquinta Serena
Iljazi Florian
La Comare Federica
Massarente Alberto
Mbaye Serigne Babacar
Nardin Lorenzo
Provasio Riccardo
Testa Jacopo
Tonetti Marco
Toniolo Alessio
Viviani Alessia
La nostra esperienza di laboratorio
è terminata
e tra pochi giorni finirà anche la scuola.
Auguriamo a tutti
buone vacanze !!!
San Macario, 4 giugno 2013
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