di
provincia
verona
PTCP
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE
VAS
Rapporto Ambientale
5
Biodiversità
a
NORD
Allegato
IL PRESIDENTE
Elio Mosele
IL COORDINATORE DELLA PROGETTAZIONE
Elisabetta Pellegrini
IL GRUPPO DI PROGETTAZIONE
Gianluigi Scamperle - Capo progetto
Giovanni Borini
Daria Ferrari
Elisabetta Gasparrini
Luca Ghidini
Aldo Sala
Graziano Scarsini
I COLLABORATORI
Serena Giuliari
Andrea Marchi
Andrea Taioli
Paolo Tertulli
I CONTRIBUTI SPECIALISTICI
Museo di Civico di Storia Naturale di Verona
Alessandra Aspes, Leonardo Latella, Paola Modena,
Paolo Triberti, Adriano Zanetti, Serena Tarocco
Università di Verona - Dipartimento di Scienze Economiche
Nicola Sartor, Giovanni Tondini, Federico Perali, Gianpaolo Mariutti,
Roberto Prisco, Paola Savi, Cesare Surano, Dario Barba,
Emanuela Bullado, Nicola Tomasi, Angelo Toffaletti
Studio Nucci & Associati
Enrico Nucci, Lorena Benedetti, Alberto Cò, Alessia Canteri
Agenda 21 Consulting S.r.l.
Massimo De Marchi, Simone Dalla Libera,
Giacomo Cinotti, Chiara Fracon
SUD
b
Dipartimento ARPAV di Verona
Studio Legale Barel Malvestio & Associati
Bruno Barel, Mario Panzarino
Novembre 2008
Biodiversita’
INDICE
1 - Inquadramento generale .............................................................................. 1
2 - Le fonti e la situazione dei dati sulla biodiversità provinciale ....................... 1
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
- Atlanti e cartografie (A)..................................................................................... 1
- Liste rosse e liste blu (B) ................................................................................... 4
- Piani, documenti, studi, banche dati................................................................... 5
- Progetti in corso ..............................................................................................11
– Una sintesi sulla qualità e disponibilità dei dati ..................................................12
3- Stato delle tutele e categorie di attenzione di habitat e specie presenti in
Provincia di Verona .......................................................................................... 12
3.1 - Check list di habitat ed ecosistemi.....................................................................12
3.2 - Check list delle specie vegetali presenti in Provincia di Verona ............................13
3.3 - Check list delle specie faunistiche presenti in Provincia di Verona........................15
4 - Distribuzione di habitat e specie sul territorio provinciale .......................... 56
5 - La progettazione della rete ecologica provinciale: un approccio innovativo 77
5.1 - Premessa ........................................................................................................78
5.2 - Gli obiettivi della Rete Ecologica provinciale .......................................................78
5.3 - La rete ecologica provinciale: materiali e metodi per la selezione degli elementi del
sistema ecorelazionale .............................................................................................80
5.3.1 - Criteri ecologico-funzionali per la definizione delle singole tipologie di elementi
ecorelazionali .......................................................................................................80
5.3.2 - Gli elementi della rete ecologica..................................................................84
5.4 - Aspetti descrittivi dei principali elementi della rete ecologica della provincia di
Verona ....................................................................................................................86
5.4.1 - Le aree nucleo dell’ambito baldense e del suo sistema pedecollinare e le sue
aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari .......................................86
5.4.2 - Le aree nucleo dell’ambito lessineo e del suo sistema pedecollinare e le sue
aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari. ......................................88
5.4.3 - Le aree nucleo dell’ambito planiziale ...........................................................91
5.4.4 - Le aree di connessione naturalistica planiziali ..............................................95
5.4.5 - I corridoi ecologici .....................................................................................98
5.5 - Indirizzi gestionali per la conservazione dell’integrità del sistema naturalistico
provinciale e per l’incremento della sua funzionalità ecorelazionale ..........................101
5.5.1 - Indirizzi progettuali per le reti ecologiche a scala comunale ........................103
Allegato I: relazione tra habitat e specie che lo caratterizzano
Allegato II: elenco habitat caratterizzante ciascun sito Natura 2000
Allegato III: specie endemiche del territorio veronese
A cura di:
Provincia di Verona, Settore Programmazione e Pianificazione territoriale
Museo Civico di Storia Naturale
0
1 - Inquadramento generale
•
•
•
•
Il territorio della provincia di Verona è caratterizzato da una grande varietà di ambienti:
la montagna con i Lessini da una parte e il Monte Baldo dall’altra,
la collina alla base dei Lessini e la colline moreniche del Garda,
la pianura con la fascia delle risorgive e le Valli Grandi Veronesi
il lago di Garda che conferisce all'area circostante un microclima caratteristico.
Questa ampia disponibilità di diverse tipologie di ambienti diversamente dislocati si traduce in una ricca
diversità ecologica. Questa si esprime non solo in una grande varietà di specie ma anche in un ampio elenco
di specie endemiche veronesi soprattutto al livello di fauna invertebrata (insetti, aracnidi e crostacei) che si
concentrano nell'area del Monte Baldo, con catena Stivo/Bondone, e dei Lessini, dalla Val d'Adige a quella
del Brenta. Non mancano comunque endemismi nell'ambito delle risorgive e del Fiume Adige (vedasi elenco
degli endemismi veronesi allegato).
2 - Le fonti e la situazione dei dati sulla biodiversità provinciale
Si riportano di seguito i dati bibliografici relativi a flora e fauna provinciali. Ad ogni pubblicazione
corrisponde un codice alfanumerico che segue lo schema seguente:
La prima lettera corrisponde alla tipologia di documento:
A: Cartografia
B: Liste Rosse e Blu
C: Documenti su scala nazionale ed europea con informazioni relative alla Provincia di Verona;
D: Documenti su scala regionale con informazioni relative alla Provincia di Verona;
E: Documenti alla scala provinciale;
F: Documenti su specifiche aree.
La seconda lettera si riferisce al tema:
h: habitat ed ecosistemi;
p: Specie vegetali;
i: Invertebrati
f: Pesci;
a: Anfibi;
r: Rettili;
b: Uccelli;
m: Mammiferi.
Segue il numero sequenziale.
Codice e pubblicazione sono strettamente correlati. Pertanto se una pubblicazione cade in diverse
tipologie di documentazione mantiene il primo codice assegnatole.
L’assenza di dato significa che questo è ancora da verificare.
2.1 - Atlanti e cartografie (A)
Si riportano di seguito la bibliografia cartografica ad oggi recuperata relativa alla Provincia di Verona.
Come si può di seguito notare, molta bibliografia riguarda ristretti ambiti di interesse naturalistico.
Habitat ed ecosistemi (a)
1
Ah1 Progetto Carta della Natura avviato nel 2005 da parte del gruppo di lavoro
appositamente costituito in Arpav con la collaborazione del Servizio Forestale
Regionale. Alla data di redazione del presente documento essa è ancora in fase di
redazione. Il suo completamento è previsto per il 2009. In parte è stato pubblicato sul
Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006.
Ah2 Carta della vegetazione del Monte Pastello tratta da una monografia sul Monte
Pastello Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia
Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1;
Ah3 Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel
biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia,
Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005, (Parte vegetazionale)
Ah4 F. Bianchini ... [et al.] , 1998 Carta della vegetazione e dell'uso del territorio del
Comune di Verona / Collezione Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di
Verona. 2. ser. Sez. Scienze della vita
Ah5 Augusto Bènguinot, 1931 – Appunti fitogeografici su alcuni laghi della regione del
Garda e del Trentino occidentale. Archivio Botanico, XII: 296-323 (“Lago del Frassino”:
pagg. 298-301)
[Bènguinot cita anche G. Stegagno, 1905 – I laghi intermorenici dell’anfiteatro
Benacense (Laghi, stagni e paludi). Mem. Soc. geogr. Ital ., 12: 238-339,
Ah6 MICHEL DESFAYES, 1994 – Appunti floristici sulle acque del Trentino e territori
circostanti. Ann. Mus. Civ. Rovereto, 10: 223-248 (“Lago del Fràssino” a pag. 227),
Specie vegetali (b)
Ap1
G. Lazzarin e L. Corso, 1988 “I grandi alberi dell’area veronese - Regione Veneto
Ap2
Arpav, 2006 Le orchidee spontanee delle colline moreniche del Lago di Garda.
Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006, pg.252
Ap3
Arpav, 2006 Il censimento degli alberi monumentali. Rapporto dello Stato dell’Ambiente
della provincia di Verona nel 2006, pg.265
Ap4
Cartografia Floristica Veronese – Museo Civico di Rovereto
Ap5
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp.177-182
Ai1
Check map
Specie animali
Invertebrati (i)
2
Pesci (f)
Af1
CONFORTINI, I. - 1995. L'ittiofauna del lago di Garda. Provincia di Verona - Settore
Tutela Faunistico-. Ambientale, Cooperativa fra Pescatori di Garda
Af2
CONFORTINI I., 1998 – I pesci dell’Adige nella provincia di Verona. Provincia di
Verona, Assessorato alla Tutela Faunistico Ambientale, Unione Nazionale Pescatori a
Mosca (U.N.Pe.M.), 55 pp.
Af3
Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel
biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia,
Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005, (Parte ittiologica)
Aa1
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli
Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., 48113
Ai1
Check map
Ar1
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli
Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed.,
114-199
Ai1
Check map
Ab1
Progetto MITO 2000
Ab2
Meschini E. & Frugis S. (1993): Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol.
Selvagg. 20, 346 pp.
Ab3
P. De Franceschi, 1991. Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Verona
(Veneto)1983-1987 Museo civico di Storia naturale di Verona, Gruppo veronese di Studi
ornitologici. Provincia di Verona – Assessorato Caccia e Pesca e Tutela della Fauna.
Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona (II serie) Sezione Scienze della
Vita (A: Biologica) – n.9 – 1991.
Ab4
http://www.naturadiverona.org/atlanti/atlante_igm.htm in corso di aggiornamento
Anfibi (a)
Rettili (r)
Uccelli (b)
3
Mammiferi (m)
Am1 Bon M., Paolucci P, Mezzavilla E, De Battisti R., Vernier E. (Eds.), 1995 - Atlante dei
Mammiferi del Veneto. Lavori Soc, V en. Sc. Nat., suppl, al vol. 21
Am2 Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel
biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia,
Civico Museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005 (Capitolo
microteriofauna).
Ai1
Check map
2.2 - Liste rosse e liste blu (B)
Specie vegetali (p)
Bp1
ANPA, 2001 Liste Rosse e Blu della Flora Italiana
Bf1
Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso
degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp.136-138
Ba1
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M., Lista Rossa degli Anfibi e
dei Rettili del Veneto in: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M.
(eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti,
Nuovadimensione Ed., pp201-211
Ba2
Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998.
Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp. 139-141
Br1
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M., Lista Rossa degli Anfibi e
dei Rettili del Veneto in: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M.
Specie animali
Invertebrati (i)
Pesci (f)
Anfibi (a)
Rettili (r)
4
(eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti,
Nuovadimensione Ed., pp201-211
Br2
Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso
degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp. 142-144
Bb1
http://www.scricciolo.com/lista_uccelli_italiani.htm
Bb2
http://www.ebnitalia.it/red.htm
Bb3
Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso
degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp145-159
Uccelli (b)
Mammiferi (m)
Bm1 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso
degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp.160-165
2.3 - Piani, documenti, studi, banche dati
A - Documenti su scala nazionale ed europea con informazioni relative alla Provincia di
Verona (C)
C
Boitani L., Corsi F., Falcucci A., Maiorano L., Marzetti I., Masi M., Montemaggiori A.,
Ottaviani D., Reggiani G., Rondinini C. 2002. Rete Ecologica Nazionale. Un approccio
alla conservazione dei vertebrati italiani. Università di Roma "La Sapienza",
Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo; Ministero dell’Ambiente, Direzione per la
Conservazione
della
Natura;
Istituto
di
Ecologia
Applicata.
http://www.gisbau.uniroma1.it/REN
Habitat ed ecosistemi (h)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Specie vegetali (p)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Specie animali:
5
Invertebrati (i)
Ci1
Casellato S., La Piana G., Latella L. & Ruffo S., 2006. Dikerogammarus villosus
(Sowinsky, 1894) (Crustacea Amphipoda, Gammaridae) for the first time in Italy. Italian
Journal of Zoology, 73: 1-8.
Cf1
sito http://www.iucn.it/documenti/flora.fauna.italia/5-pesci/
Pesci (f)
Anfibi (a)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Rettili (r)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Uccelli (b)
Ab1
Progetto MITO 2000
Mammiferi (m)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
B - Documenti su scala regionale con informazioni relative alla Provincia di Verona (D)
Habitat ed ecosistemi (h)
Specie vegetali (p)
Dp1
La vegetazione forestale nel Veneto / Roberto Del Favero e Cesare Lasen. - 2. ed. Padova : Progetto Editore, s.d. - 1 Cd-Rom.
Specie animali:
Invertebrati (i)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
6
Pesci (f)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Anfibi (a)
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del
Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed.
Rettili (r)
Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del
Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed.
Uccelli (b)
Db1
Ab1
Fracasso G. et al. (eds.), Check-list degli uccelli del Veneto. Atti III Convegno Faunisti
Veneti. Boll. Mus. Civ. St. Nat. Venezia, suppl. al vol. 51/2001).
Progetto MITO 2000
Mammiferi (m)
Dm1 D. Malavasi Contributo alla conoscenza dei micromammiferi di territori planiziali del
Veneto Occidentale (Alto Polesine – Basso Veronese) in: Atti III Convegno Faunisti
Veneti - Rovigo 15-16 ottobre 2000, pagg.223-225
Dm2 Bon M., Latella L., Longo L., Salmaso R. 2006. Status dell’istrice Hystrix cristata
Linnaeus, 1758 nel Veneto (Mammalia, Rodentia). Bollettino del Museo Civico di Storia
Naturale di Verona, 30, Botanica Zoologia: 293-296.
Dm3 Spada A. et al., 2008. Primi indizi di riproduzione di Istrice, Hystrix cristata, in Veneto
(Rodentia: Hystricidae)
C - Documenti alla scala provinciale (E)
Habitat ed ecosistemi (h)
Eh1
Arpav, 2006 La vegetazione della Riserva Naturale Integrale Lastoni Selva Pezzi.
Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006.
Eh2
Arpav, 2006 La vegetazione dei terreni nivali su rocce calcaree. Rapporto dello Stato
dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006.
Eh3
L. Latella et al., 2008. La Rete Ecologica provinciale: mappatura e caratterizzazione
naturalistica. Museo di Storia Naturale, Provincia di Verona
7
Specie vegetali (p)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Specie animali
Giannella Vesentini Paiotta, B. Giuseppe Osella, 1985 La fauna della città di Verona: Cassa di risparmio di
Verona Vicenza e Belluno : Museo civico di storia naturale di Verona, stampa in Collezione Quaderni
naturalistici
Invertebrati (i)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Pesci (f)
Ef1
Carta Ittica della Provincia di Verona
Anfibi (a)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Rettili (r)
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Uccelli (b)
Eb1
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona
Mammiferi (m)
Em1 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona
Em2 L. Latella, F. Abrescia, R. Fiorentini, 2001- Ricerche sui chirotteri della Provincia di
Verona in La Lessinia – Ieri Oggi Domani. Quaderno culturale n.24: 49 - 56
Em3 Latella L., Salmaso R., Spada A., 2007. L’istrice in provincia di Verona e sui Monti
Lessini. In Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi e domani 30: 45 - 48.
8
D - Documenti su specifiche aree (F)
Habitat ed ecosistemi (h)
Fh1
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp. 164-176
Specie vegetali (p)
Fp1
Fp2
Fp3
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp. 119-163
A. Bertolli, F. Prosser, 2008. La Flora. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La
Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 49-71.
Arpav, 2006 Le orchidee spontanee delle colline moreniche del Lago di Garda.
Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006,pp.253- 263
Specie animali:
Invertebrati (i)
Fi1
Latella L., Sauro U., 2007. Aspects of evolution of an important geoecosystem in the
Lessinian Mountain (Venetian Prealps). Acta Carsologica 36 (1): 69-75.
Fi2
Zorzin R., Latella L., 2007. Le miniere di “terra gialla” di Verona. Atti del Congresso
Nazionale di Archeologia del Sottosuolo: Bolsena 8-11 dicembre 2005. Bar International
Series 1611 3007: 621-638.
Fi3
Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di
Lavagno (Verona), pp. 73-89.
Fi3
Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di
Lavagno (Verona), pp. 73-89.
Ff1
M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia).
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze
della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante;
Pesci (f)
Anfibi (a)
9
Fa1
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.18-30 e 187-189
Ff1
M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia).
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze
della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante;
Fi3
Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di
Lavagno (Verona), pp. 73-89.
Fa2
Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di
Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1
Fr1
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.31-32 e 190-191
Ff1
M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia).
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze
della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante;
Fi3
Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di
Lavagno (Verona), pp. 73-89.
Fb1
MARCO MORBIOLI*, MAURIZIO SIGHELE** (*Museo Civico di Storia Naturale di
Verona; **EBN Italia) L’avifauna del Laghetto del Frassino (Peschiera del Garda,
Verona, Veneto Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 30, 2006
Botanica Zoologia: 275-291
Fb2
Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.33-115 e 192-195
Ff1
M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia).
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze
della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante;
Fi3
Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di
Lavagno (Verona), pp. 73-89.
Rettili (r)
Uccelli (b)
Mammiferi (m)
10
Fm1 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia
di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.116-118 e 196-198
M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia).
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze
della Vita (A: Biologica).7.
Fm2 Faccioli L., Guidolin L., Latella L. 2006. Primi dati sulla dieta di una colonia di pipistrelli
della Grotta A del Ponte di Veja. Quaderno Culturale-La Lessinia ieri oggi e domani 29:
37-40.
Ff1
2.4 - Progetti in corso
Attualmente lo stato delle conoscenze relative a progetti in corso sono solo quelli di seguito individuati:
Habitat ed ecosistemi
E’ in corso da parte di ARPAV la redazione della Carta della Natura con l’individuazione degli indicatori
Carta della Natura a livello regionale su incarico dalla Regione ad ARPAV
Specie vegetali
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Specie animali:
Invertebrati
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Pesci
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Anfibi
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Rettili
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
11
Uccelli
Attualmente il dato non è in nostro possesso.
Mammiferi
Studio sui micromammiferi
2.5 – Una sintesi sulla qualità e disponibilità dei dati
I dati in merito al territorio veronese studiato sia da un punto di vista vegetazionale che faunistico sono
innumerevoli. Spesso sono studi molto precisi e puntuali e con metodi di raccolta dati collaudati ed affidabili.
Molte pubblicazioni sono relative ad aree precise (come possono essere il Monte Pastello o la Palude del
Brusà) con un’analisi del territorio che spazia dalla geologia alla botanica, alla zoologia, chiudendosi spesso
con una carta della vegetazione ed uso del suolo, portando quindi ad un quadro completo dell’area.
Altre sono studi relativi a specie precise e la loro distribuzione sul territorio (vedi lo studio relativo ai
chirotteri della provincia di Verona).
Da questo si deduce che le fonti da cui attingere sono le più svariate.
Se da una parte però gli studi si rilevano molto precisi ed affidabili dall’altra l’assenza di una data base
comune li rende di difficile gestione.
Un tentativo in questo senso è stato fatto a livello nazionale con la CKmap ma la vastità di territorio di
pertinenza per questo studio fa sì che molte informazioni vengano “perse” (vedi il caso delle specie ittiche: ci
sono casi in cui la specie è conosciuta nel territorio veronese ma in CKmap il territorio veronese risulta
completamente scoperto).
Data la vastità dei dati, quindi, le fonti riportate nel capitolo precedente non hanno assolutamente la
pretesa di essere esaustive ma anzi possono essere certamente implementate. Il sistema stesso di
attribuzione del codice alfanumerico è stato concepito in quest’ottica. L’eventuale aggiunta infatti di
bibliografia permette di non perdere l’informazione relativa alla categoria di appartenenza.
Riassumendo in questa fase sono emerse delle criticità relative alla disponibilità dei dati sulla situazione
faunistica nel veronese le cui cause principali sono da ricondurre a due:
le fonti dei dati sono diverse;
manca una banca dati aggiornata e con una distribuzione omogenea sul territorio con conseguente
sistema di monitoraggio.
Ad oggi comunque i dati aggiornati e riassunti in atlanti sono:
• quelli relativi agli anfibi e ai rettili del Veneto pubblicati nel 2007;
• dati, seppur parziali in quanto lo studio non è ancora stato completato, sugli uccelli nidificanti e
svernanti della Provincia di Verona pubblicati sul sito internet
http://www.naturadiverona.org/atlanti/.
3- Stato delle tutele e categorie di attenzione di habitat e specie
presenti in Provincia di Verona
3.1 - Check list di habitat ed ecosistemi
12
Di seguito si riportano gli habitat presenti nella Provincia veronese contemplati nella Direttiva Habitat:
*4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
*91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens
4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum
9260 Foreste di Castanea Sativa
9340 Leccete
*7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus
3260 Corsi d’acqua di pianura e montagna con vegetazione a Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari
3.2 - Check list delle specie vegetali presenti in Provincia di Verona
Data la vastità del numero di specie presenti sul territorio si riportano di seguito le specie vegetali più
rilevanti nell’ambito provinciale messe in evidenza dal Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto da ARPAV
nel 2006 (le orchidee) e dal dott. Di Carlo, tecnico della sezione di Botanica del Museo Civico di Storia
Naturale (specie endemiche del veronese).
Nome scientifico
Oprhys sphegodes
Oprhys incubacea
Oprhys benacensis
Oprhys insectifera
Oprhys holoserica
Oprhys apifera
Orchis morio
Orchis simia
Orchis militaris
Orchis ustulata
Orchis tridentata
Orchis mascula
Orchis coriophora ssp. fragrans
Orchis papilionacea ssp.
papilionacea
Orchis purpurea
Cephalanthera longifolia
Cephalanthera damasonium
Gymnadenia conopsea
Limodorum abortivum
Nome comune
Fior ragno
Fior mosca
Ordine
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Famiglia
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
XYZ…
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
13
Fonti
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Neottia nidus-avis
Platanthera bifolia
Dactylorhiza latifolia
Epipactis atrorubens
Anacamptis pyramidalis
Serapias vomeracea
Himantoglossum adriaticum
Gypsophila papillosa
Campanula petrea
Callianthemum kerneranum
Carex baldensis
Phyteuma comosum =
Physoplexis comosa
Primula spectabilis
Primula recubariensis
Cicuta virosa
Porta
Campanula del
M. Baldo
Ranuncolo di
Kerner
Carice del M.
Baldo
Raponzolo di
Roccia
Primula
meravigliosa
Primula di
Recoaro
Cicuta
acquatica
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Orchidaceae
Caryophyllacea
e
Campanulacea
e
Ranunculacea
Ranunculales e
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
autoctona
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
Fb3
endemica
Ea3
endemica
Di Carlo
endemica
Di Carlo
Cyperales
Cyperaceae
endemica
Di Carlo
Campanulale
s
Campanulacea
e
endemica
Di Carlo
Primulales
Primulaceae
endemica
Di Carlo
Primulales
Primulaceae
endemica
Di Carlo
Apiales
Apiaceae
endemica
Di Carlo
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Orchidales
Caryophyllale
s
Campanulale
s
Ofride insettifera
Ofride verde-bruna
Orchide cimicina
Orchide maschia
Orchide militare
Orchide minore
Orchide maggiore
Orchide omiciattolo
Orchide screziata
14
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
x
x
IUCN
4
P, 4
STATUS IN
ITALIA
Raponzolo chiomosa
Gipsofila papillosa
Orchide
Cefalantera bianca
Cefalantera maggiore
Manina rosea
Fior di legna
Nido d'uccello
Ofride fior di Api; Vesparia
STATUS NEL
VENETO
Physoplexis comosa (L.) Schur.
Gypsophila papillosa P. Porta
Anacamptis pyramidalis (l.) L. C. Rich.
Cephalanthera damasonium (Miller) Druce
Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch
Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.
Limodorum abortivum (L.) Swartz
Neottia nidus-avis (L.) L. C. Rich.
Ophrys apifera Hudson
Ophrys holoserica (Burm.F.) Greuter
Ophrys incubacea Bianca ex Tod.
Ophrys insectifera L.
Ophrys sphecodes Miller
Orchis coriophora L.
Orchis mascula L.
Orchis militaris L.
Orchis morio L.
Orchis papilionacea subsp. papilionacea
Orchis purpurea Hudson
Orchis simia Lam.
Orchis tridentata Scop.
Endemica
Nome comune
Habitat
Nome scientifico
Cites
Si riporta inoltre di seguito in tabella lo stato delle tutele e le categorie di attenzione (secondo quanto
pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente) per le singole specie floristiche secondo la presente legenda:
LR
VU
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Orchis ustulata L.
Platanthera bifolia (L.) Rchb.
Serapias vomeracea (Burm.) Briq.
Orchide bruciacchiata
Platantera comune
Serapide maggiore
B
B
B
x
x
LEGENDA
Dirett. Habitat 92/43/CEE
Nel caso di specie citate negli allegati della direttiva 92/43/CEE (e succ. modif.) “relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, indicazione del numero del/degli
allegati in cui sono inserite (con asterisco se specie prioritarie):
•
•
•
•
•
all.I : specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat
all.II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione
di Zone Speciali di Conservazione;
all.III : specie protette.
all.IV: specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa
all.V: specie animali e vegetali di interesse comunitario “il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento
potrebbe formare oggetto di misure di gestione”
CITES
Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche
minacciate di estinzione”, Washington 1973
Liste Rosse Veneto
• Le liste Rosse e blu della Flora Italiana” a cura di Pignatti S., Menegoni P., Giacanelli V., ANPA –
Dipartimento Stato dell’Ambiente, Controlli e Sistemi Informativi, (Roma, Luglio 2001),
• versione multimediale dell'omonima opera “Liste rosse e blu della flora italiana" realizzata dall'ANPA sotto
la responsabilità scientifica di Forum Plinianum, con riferimento multimediale al sito web:
http://www.apat.gov.it/Media/listerosseblu/index.htm.
3.3 - Check list delle specie faunistiche presenti in Provincia di Verona
Si riportano di seguito le check list delle specie animali presenti sul territorio veronese e lo stato delle tutele
che vigilano sulle singole specie secondo la legenda di seguito riportata:
LEGENDA
CITES
Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche
minacciate di estinzione”, Washington 1973
BONN
Convenzione di Bonn “per la conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica”, Bonn
1979.
Appendice I: specie migratrici minacciate di estinzione
15
Appendice II: specie di migratori che potrebbero significativamente beneficiare di una maggior
cooperazione internazionale
BERNA
Convenzione di Berna, “per la conservazione della fauna e della flora selvatica europea e di loro habitat
naturali”, Consiglio d’Europa ,Berna 1979.
•
Appendice I: specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat.
•
Appendice II: specie animali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat.
•
Appendice III: specie protette.
•
Appendice *: specie che richiedono specifiche misure per la conservazione dell habitat. Questo
ultimo elenco non è ancora stato adottato in via definitiva. Le specie dovranno essere ridiscusse alla
prossima riunione del Consiglio permanente.
CATEGORIA IUCN
IUCN, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura per la consultazione delle Liste Rosse della
fauna internazionali [Fonte: IUCN 1994]
•
Estinto (EX) Un taxon è considerato Estinto, quando non ne esiste più un solo esemplare vivente
•
Estinto in natura (EW) Un taxon è considerato estinto in natura, quando sopravvive soltanto in cattività
o in popolazioni naturalizzate al di fuori di quello che era il suo areale naturale
•
•
•
•
•
•
In pericolo grave (CR) Un taxon è considerato in grave pericolo/in serio pericolo quando esiste un alto
rischio che si estingua in natura nell'immediato futuro
In pericolo (EN) Un taxon è in pericolo, quando esiste non è in pericolo critico/serio/grave (CR), ma
esiste un alto rischio che si estingua in natura in un prossimo futuro
Vulnerabile (VU) Un taxon è vulnerabile, quando esiste non è in pericolo grave (CR) o in pericolo
(EN), ma esiste un considerevole rischio che si estingua in natura in un futuro a medio termine
Minor / basso rischio (LR) Un taxon è a basso rischio/minor rischio quando è stato valutato ma non
rientra tra quelli in pericolo critico (CR), in pericolo (EN) e vulnerabili (VU). I taxa inclusi in questa
categoria possono essere assegnati a tre casi: conservazione-dipendente (CD) rientrano in questo
caso i taxa oggetto di specifici programmi (taxon- o habitat-specifico) di conservazione, la cui
l'interruzione porterebbe alla riclassificazione dei taxa in oggetto in una delle categorie di maggior
rischio entro cinque anni quasi minacciati (NT) taxa che non rientrano tra quelli conservazionedipendenti, ma prossimi a ad essere classificati come vulnerabili di minore interesse (LC) taxa che
non rientrano tra quelli conservazione-dipendenti (CD) e quelli quasi-minacciati (NT)
Non sufficientemente conosciuto. (DD) Un taxon rientra in questa categoria, quando non si hanno
notizie sufficienti sulla sua distribuzione e/o sulle sue popolazioni per definirne il rischio di estinzione
Non valutato (NE) Un taxon il cui rischio di estinzione non è stato ancora valutato.
Dirett. Habitat 92/43/CEE
Nel caso di specie citate negli allegati della direttiva 92/43CEE (e succ. modif.) “relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, indicazione del numero del/degli
allegati in cui sono inserite (con asterisco se specie prioritarie):
•
all.I : specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat
•
all.II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione
di Zone Speciali di Conservazione;
•
all.III : specie protette.
•
all.IV: specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa
16
•
all.V: specie animali e vegetali di interesse comunitario “il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento
potrebbe formare oggetto di misure di gestione”
L 157/92
Legge nazionale n.157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo
venatorio”.
Status in Italia
Categoria di minaccia a livello nazionale, se definita in liste rosse preesistenti (es. per i vertebrati: Libro
Rosso degli animali d’Italia, WWF, 1998)
Status in Veneto
Categoria di minaccia a livello regionale, definita sulla base dei dati raccolti
Status a Verona
Categoria di minaccia a livello provinciale definita sulla base di studi effettuati dal Museo Civico di Storia
Naturale del Comune di Verona.
Invertebrati
Si riporta di seguito l’elenco degli invertebrati di maggior interesse per la Provincia di Verona individuati dal
Museo Civico di Storia Naturale del Comune di Verona. Gli stati di minaccia individuati sono a livello
provinciale.
Nome scientifico
Niphargus canui Karaman, 1975
Niphargus lessiniensis Stoch, 1998
Troglohyphantes ruffoi Di Caporiacco, 1936
Troglohyphantes lessiniensis Di Caporiacco,
1936
Troglohyphantes zorzii Di Caporiacco, 1949
Troglohyphantes exul Thaler, 1987
Amaurobius ruffoi Thaler, 1990
Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi,
1954
Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856
Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856
Trechus pumilus Jeannel, 1927
Orotrechus ruffoi Tamanini, 1953
Speluncarius stephani Jurecek, 1910
Duvalius baldensis baldensis Putzeys, 1870
Italaphaenops dimaioi Ghidini 1964
Lessinodytes caoduroi Vigna Taglianti 1982
Lessinodytes pivai Vigna Taglianti & Sciaky,
1988
Orotrechus vicentinus martinelli Daffner 1987
Orotrechus vicentinus juccii Pomini, 1940
Orotrechus pominii Tamanini,1953
Duvalius baldensis cartolarii Pomini, 1936
Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856
Trechus sylvicola Daniel, 1898
Ordine
Amphipoda
Amphipoda
Araneae
Famiglia
Niphargidae
Niphargidae
Linyphiidae
Araneae
Araneae
Araneae
Araneae
Bathynellacea
(Subphylum:
Crustacea)
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Linyphiidae
Linyphiidae
Linyphiidae
Amaurobiidae
E
E
Bathynellidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
E, M
E
E
E
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
17
XYZ
E
E
E
Fonti
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
E
E
E
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
E
E
E
E
E
E
E
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Haptoderus josephi Csiki, 1928
Pterostichus burmeisteri baldensis Schaum,
1862
Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831
Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856
Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831
Leiopus settei Sama 1985
Boldoria baldensis J. Müller, 1928
Monguzziella grottoloi Vailati, 1993
Neobathyscia fabianii Dodero, 1904
Neobathyscia mancinii Jeannel, 1924
Neobathyscia pasai Ruffo, 1950
Halbherria stephani Breit, 1914
Halbherria zorzi Ruffo, 1950
Bathysciola vallarsae Halbherr, 1898
Pholeuonidius pacei Paoletti 1977
Otiorhynchus dieneri Csiki, 1943
Otiorhynchus baldensis Czwalina, 1875
Otiorhynchus amicalis amicalis Osella, 1983
Otiorhynchus amicalis caoduroi Osella, 1983
Otiorhynchus amicalis lessinicus Osella, 1983
Liparus baldensis baldensis Reitter, 1896
Otiorhynchus burlinii Solari 1947
Liparus baldensis ruffoi Magnano 1948
Ctenicera bonomii Binaghi 1940
Bryaxis lessinicus Pace, 1974
Leptusa baldensis baldensis Ganglbauer, 1895
Leptusa benacensis benacensis Pace, 1980.
Leptusa knabli recticollis Scheerpeltz, 1953
Leptusa montispasubii montispasubii Pace,
1975
Leptusa montispasubii settei Pace, 1980
Leptusa ruffoi Pace, 1983
Leptusa zanettiorum Pace, 1980
Stenus nocturnus Bordoni, 2005
Lathrobium pinkeri, Ganglbauer 1901
Leptusa baldomontis Scheerpeltz, 1972
Leptusa stoeckleini stoeckleini Bernhauer 1914
Leptusa montisgrappae Pace 1975
Eusphalerum albipile Fauvel, 1900
Lathrobium pinkeri Ganglbauer 1901
Lathrobium baldense Pace, 1975
Allotyphlus pacei monsfortensis Pace 1978
Allotyphlus pacei lessiniensis Coiffait 1973
Lathrobium settei Pace & Zanetti 1983
Lessinosoma paolettii Strasser 1977
Serradium hirsutipes Verhoeff, 1941
Serradium semiaquaticum Enghoff, Caoduro,
Adis & Messner, 1997
Lessinocamptus cauduroi Stoch 1997
Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954
Coleoptera
Carabidae
E
Eh3
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Cerambycidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Elateridae
Pselaphidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
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Eh3
Eh3
Eh3
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Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Diplopoda
Diplopoda
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Craspedosomatidae
Polydesmidae
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Diplopoda
Harpacticoida
Harpacticoida
(Subphylum:
Crustacea)
Polydesmidae
Canthocamptidae
E
E
Eh3
Eh3
E, M
Eh3
18
Parastenocarididae
Armadillidium ruffoi Arcangeli, 1940
Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953
Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761)
Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978
Coleophora bifrondella Walsingham 1891
Coleophora lessinica Baldizzone 1980
Coleophora moheringiae Burmann, 1967
Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758)
Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758)
Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758)
Epermenia theimeri Gaedicke, 2001
Glacies baldensis (Wolsberger, 1966)
Phyllonorycter baldensis Deschka, 1986
Eriogaster catax (Linnaeus, 1758)
Maculinea arion (Linnaeus, 1758)
Lycaena dispar (Haworth, 1803)
Thecla betulae (Linnaeus, 1758)
Lycaena dispar (Haworth, 1803)
Maculinea rebeli (D.S., 1775)
Trifurcula baldensis L. & L., 2005
Erebia ottomana H.S., 1847
Erebia styria (Godart, 1824)
Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766)
Melitaea trivia (D.S., 1775)
Chazara briseis (Linnaeus, 1764)
Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787)
Erebia pluto (Prunner, 1798)
Lasiommata achine (Scopoli, 1763)
Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787)
Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758)
Erebia cassioides (R.H., 1793)
Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900
Parnassius apollo (Linnaeus, 1758)
Parnassius apollo (Linnaeus, 1758)
Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758)
Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767)
Sclerocona acutella (Eversmann, 1842)
Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836)
Proserpinus proserpina (Pallas, 1772)
Triaxomera baldensis Petersen, 1983
Ischyropsalis strandi Kratochvil, 1936
Chorthopodisma cobellii Krauss, 1883
Protonemura bipartita Consiglio 1962
Aktedrilus ruffoi Martinez.-Ansemil, Sambugar,
Giani 1997
Chthonius guglielmii Callaini 1987
Isopoda
(Subphilum:
Crustacea)
Isopoda
(Subphylum:
Crustacea)
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Lepidoptera
Opiliones
Orthoptera
Plecoptera
Plesiopora (Classe:
Oligocheta)
Pseudoscorpionida
Trichoniscidae
Microcerberidae
Arctiidae
Coleophoridae
Coleophoridae
Coleophoridae
Coleophoridae:
Crambidae
Crambidae
Crambidae
Epermeniidae
Geometridae:
Gracillariidae
Lasiocampidae
Lycaenidae
Lycaenidae
Lycaenidae
Lycaenidae
Lycaenidae
Nepticulidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae
Nymphalidae:
Nymphalidae:
Papilionidae
Papilionidae
Papilionidae
Pieridae
Pyralidae
Sesiidae
Sphingidae
Tineidae
Ischyropsalididae
Catantopidae
Nemouridae
Tubificidae
Chthoniidae
E
Eh3
E, M
H*
R
M
R
R
M
M
M
E
E
E
H
H
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R
H*
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H
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Eh3
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Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
Eh3
E
E
Eh3
Eh3
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie:
19
Euplagia quadripunctaria * (Poda, 1761)
Eriogaster catax (Linnaeus, 1758)
Lycaena dispar (Haworth, 1803)
Maculinea arion (Linnaeus, 1758)
2
2
Parnassius apollo (Linnaeus, 1758)
Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758)
Prosperinus proserpinus (Pallas, 1772)
2
2
2
2
2,4
2,4
4
A
M
4
4
4
M
Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954
M
Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953
Coleophora bifrondella Walsingham 1891
Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758)
Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758)
Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758)
Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766)
Melitaea trivia (D.S., 1775)
Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758)
Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978
Coleophora lessinica Baldizzone 1980
Coleophora moheringiae Burmann, 1967
Thecla betulae (Linnaeus, 1758)
Maculinea rebeli (D.S., 1775)
Erebia ottomana H.S., 1847
Erebia styria (Godart, 1824)
Chazara briseis (Linnaeus, 1764)
Erebia pluto (Prunner, 1798)
Erebia cassioides (R.H., 1793)
Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900
Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767)
Sclerocona acutella (Eversmann, 1842)
Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836)
M
M
M
M
M
M
M
M
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
R
20
IUCN
DD
LR/nt
LR/nt
VU
A1cde
DD
Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi, 1954
Pesci
STATUS IN ITALIA
(CHECKLIST )
STATUS A VERONA
HABITAT
BONN
CITES
BERNA
L. 157/92
Nome scientifico
Si riporta di seguito l’elenco delle specie presenti in provincia di Verona sulla base di dati bibliografici di
più difficile reperibilità raccolti dalle bibliografie riferite al lago di Garda, al fiume Adige, alla palude del
Busatello, alla Palude del Brusà. Pertanto non risultano esaustivi dello stato ittico provinciale. Per ulteriori
approfondimenti si rimanda alla Carta Ittica provinciale dell’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Verona
in cui ad ogni stazione di prelievo è associato l’elenco delle specie rinvenute e le mappe di distribuzione
delle specie più rilevanti.
Si riporta di seguito l’elenco delle specie ittiche rilevate nell’ambito di pubblicazioni specifiche in
particolare relative al lago di Garda e il Fiume Adige.
Nome scientifico
Nome comune
Ordine
Petromyzon marinus
Lampreda
marina
Lethenteron
zanandreai
Famiglia
XYZ…
Fonti
Petromyzontiformes Petromyzontidae
autoctona
Af2
Lampreda
padana
Petromyzontiformes Petromyzontidae
autoctona
Af2
Acipenser sturio
Storione
Acipenseriformes
Acipenseridae
autoctona
Af2
Acipenser naccarii
Storione cobice
Acipenseriformes
Acipenseridae
autoctona
Af2
Anguilla anguilla (L.)
Anguilla
Anguilliformes
Anguillidae
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Alosa fallax (Lacèp.)
Agone
Clupeiformes
Clupeidae
autoctona
Af1
Af2
Salmo (trutta) trutta Trota lacustre
Salmoniformes
L.
e Trota fario
Salmonidae
autoctona
Af1
Af2
Salmo carpio L.
Carpione
Salmoniformes
Salmonidae
autoctona
Af1
Oncorhynchus
mykiss (Walb.)
Trota iridea
Salmoniformes
Salmonidae
alloctona
Af1
Af2
Salvelinus fontinalis
Salmerino
fontana
Salmoniformes
Salmonidae
alloctona
Af2
Coregonus
lavaretus L.
Lavarello
Salmoniformes
Salmonidae
alloctona
Af1
Thymallus thymallus
Temolo
Salmoniformes
Thymallidae/salmonide
autoctona
Af2
Af1
Af2
Af3
Ff1
di
Esox lucius L.
Luccio
Salmoniformes
Esocidae
autoctona
Rutilus pigus
Pigo
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af2
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Rutilus
erythrophthalmus
Zerunian
Triotto
Cypriniformes
Cyprinidae
Leuciscus cephalus
L.
Cavedano
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af3
Ff1
Phoxinus phoxinus
Sanguinerola
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af2
21
Tinca tinca L.
Scardinius
erythrophthalmus L.
Tinca
Cypriniformes
Scardola
Cypriniformes
Cyprinidae
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Alburnus alburnus
alborella (De Fil.)
Alborella
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Chondrostoma
soetta (Bp)
Savetta
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af2
Chondrostoma
genei (Bp.)
Lasca
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af2
autoctona
Af1
Af2
Af3
Gobio gobio L.
Gobione
Cypriniformes
Cyprinidae
Barbo
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Af2
Ff1
Barbus
meriodionalis
Barbo canino
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af2
Carassius carassius
Carassio
Cypriniformes
Cyprinidae
autoctona
Af1
Ff1
Carassius auratus L.
Carassio
dorato o pesce
rosso
Cyprinidae
alloctona
/acclimatata
Af1
Af2
Af3
Ff1
Barbus
(Bp.)
plebejus
Cypriniformes
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
/acclimatata
Af1
Af2
Af3
Ff1
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
Af2
Carpa erbivora
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
Ff1
Pseudorasbora
parva
Pseudorasbora
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
Af3
Rhodeus sericeus
Rodeo amaro
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
Af3
Abramis brama
Abramide
Cypriniformes
Cyprinidae
alloctona
Af3
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Cyprinus carpio L.
Carpa
Hypophthalmichthys
sp.
Carpa
grossa
Ctenopharyngodon
idella
Cobitis taenia L.
Cobite
testa
Cypriniformes
22
Cobitidae
Sabanejewia larvata
Cobite
mascherato
Cypriniformes
Cobitidae
autoctona
Af3
Ff1
Orthrias barbatulus
Cobite
barbatello
Cypriniformes
Homalopteridae
autoctona
Af2
Ictalurus
(Rafin.)
Pesce gatto
Siluriformes
Ictaluridae
alloctona
/acclimatata
Af1
Af3
Ff1
Af1
Af3
Ff1
melas
Silurus glanis L.
Siluro
Siluriformes
Siluridae
alloctona
/acclimatata
Lota lota L.
Bottatrice
Gadiformes
Gadidae
alloctona
Af1
alloctona
/acclimatata
Af1
Af2
Af3
Ff1
Gambusia holbrooki
Gambusia
Gir.
Cyprinodontiformes
Poecilidae
Perca fluviatilis L.
Pesce persico
Perciformes
Percidae
autoctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Stizostedion
lucioperca
Lucioperca
Perciformes
Percidae
alloctona
Af3
alloctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Centrarchidae
alloctona
Af1
Af2
Af3
Ff1
Micropterus
salmoides L.
Persico trota
Perciformes
Lepomis gibbosus L.
Persico sole
Liza ramada
Muggine
calamita
o Perciformes
cefalo caustelo
Mugilidae
autoctona
Af2
Salaria
(Asso)
Cagnetta
Blennidae
autoctona
Af1
fluviatilis
Perciformes
Centrarchidae
Perciformes
Padogobius
martensii (Gthr.)
Ghiozzo
padano
Perciformes
Gobiidae
autoctona
Af1
Af2
Ff1
Orsinogobius
punctatissimus
(Cnstr.)
Panzarolo
Perciformes
Gobiidae
autoctona
Af1
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie
ittiche:
23
2
LC
2,5
EN
Acipenser sturio
A
2
CR
2,4
CR EN
Acipenser naccarii
B
2
VU
2,4
CR EN
Anguilla anguilla (L.)
Alosa fallax (Lacèp.)
Altre fonti (Check
list delle specie
della fauna italiana)
Lethenteron zanandreai
Status in Veneto
Direttiva Habitat
92/43/CEE
EN
Status in Italia
Categoria IUCN
RED list 2008
2
L. 157/92
Berna
LC
Bonn
3
CITES
Petromyzon marinus
Nome scientifico
endemica
endemica
CR
2
LC
2,5
Salmo (trutta) trutta L.
Salmo carpio L.
CR
CR
Oncorhynchus mykiss (Walb.)
Salvelinus fontinalis
Coregonus lavaretus L.
Thymallus thymallus
VU
2
Esox lucius L.
Rutilus pigus
LC
5
LC
3
LC
2
Rutilus erythrophthalmus Zerunian
endemica
Leuciscus cephalus L.
LC
Phoxinus phoxinus
LC
Tinca tinca L.
LC
Scardinius erythrophthalmus L.
LC
Alburnus alburnus alborella (De Fil.)
endemica
Chondrostoma soetta (Bp)
3
EN
2
endemica
Chondrostoma genei (Bp.)
3
LC
2
endemica
LC
2
LC
2,5
Gobio gobio L.
Barbus plebejus (Bp.)
3
Barbus meriodionalis
3
Carassius carassius
2,5
LC
Carassius auratus L.
Cyprinus carpio L.
VU
Hypophthalmichthys sp.
Ctenopharyngodon idella
Pseudorasbora parva
Rhodeus sericeus
3
Abramis brama
Cobitis taenia L.
LC
2
LC
3
24
LC
2
Sabanejewia larvata
3
LC
3
LC
2
endemica
Orthrias barbatulus
Ictalurus melas (Rafin.)*
Silurus glanis L.*
Lota lota L.
LC
Gambusia holbrooki Gir.
Perca fluviatilis L.
LC
Stizostedion lucioperca
LC
Micropterus salmoides L.
Lepomis gibbosus L.
Liza ramada
LC
Salaria fluviatilis (Asso)
LC
Padogobius martensii (Gthr.)
3
Orsinogobius punctatissimus (Cnstr.)
LC
endemica
NT
EN
endemica
NB: per lo stato in Italia si sono tratte le informazioni dal “Libro rosso degli animali d’Italia” WWF, 1998.
Anfibi
L'indagine sulla distribuzione erpetologica nell'ambito della provincia veronese si inserisce in uno studio
ad una scala, maggiore rispetto a quella provinciale, che riguarda tutta la Regione Veneto. Il risultato di
questo studio ha prodotto un atlante pubblicato nel 2007: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J.,
Semenzato M. (eds), Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti,
Nuovadimensione Ed.. Per la redazione di questo atlante sono state considerate segnalazioni di presenze
relative al periodo 1980-2003 con l’integrazione di alcuni dati successivi al 2003 per una migliore
documentazione della presenza e distribuzione di alcune specie.
Da questo atlante si è cercato in seguito di estrapolare i dati relativi al territorio provinciale.
Nome
scientifico
Nome
comune
Ordine
Famiglia
XYZ…
Fonti
Salamandra Salamandra
Urodela Salamndridae
salamandra pezzata
autoctona Ae1
Mesotrion
alpestris
Tritone
alpestre
Urodela Salamndridae
autoctona Ae1
Triturus
carnifex
Tritone
crestato
italiano
Urodela Salamndridae
autoctona Ae1
Lissotriton
vulgaris
Tritone
puntegiato
Urodela Salamndridae
autoctona Ae1
Bombina
variegata
Ululone dal
Anura
ventre giallo
Discoglossidae
autoctona Ae1
Bufo bufo
Rospo
comune
Bufonidae
autoctona Ae1
Anura
25
Bufo viridis
Rospo
smeraldino
Anura
Bufonidae
autoctona Ae1
Hyla
intermedia
Raganella
italica
Anura
Hylidae
autoctona Ae1
Rana
Rana toro
catesbeiana
Anura
Ranidae
introdotta
Rana
synklepton
esculenta
Rana verde
Anura
Ranidae
autoctona Ae1
Rana
dalmatina
Rana
dalmatina o Anura
agile
Ranidae
autoctona Ae1
Rana
latastei
Rana
Lataste
Anura
Ranidae
endemica
Rana
temporaria.
Rana
temporaria
Anura
Ranidae
autoctona Ae1
di
Ae1
Ae1
Tra queste si inserisce la Rana di Lessona Rana lessonae che, secondo le informazioni fornite dal Museo
di Scienze Naturali del Comune di Verona, è nota solo per alcune stazioni della pianura veronese. Questa
specie appartiene alle Rane verdi e, con la Rana di Lessona, forma popolazioni miste classificate appunto
come Rana synklepton esculenta.
Bufo bufo
(Linnaeus, 1758)
Bufo viridis
Laurenti, 1768
Bombina
variegata
(Linnaeus, 1758)
Hyla intermedia
Boulenger, 1882
Rana
catesbeiana Saw,
1802
Rana dalmatina
Bonaparte, 1840
Rospo
comune
Rospo
smeraldino
Ululone dal
ventre giallo
Raganella
italiana
Rana toro
Rana agile
VU in
pianura
3
2
4
CR in
pianura,
VU sui
rilievi
2,4
NT
2
3
3
2
26
LR
DD
B
4
VU in
pianura,
NT sui
rilievi
CHECKLIST
STATUS IN ITALIA
STATUS NEL
VENETO
HABITAT
BONN
CITES
specie_it
BERNA Ap.2
Nome scientifico
L. 157/92
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie:
Rana latastei
Boulenger, 1879
Rana temporaria
Linnaeus, 1758
Rana di
Lataste
Rana
temporaria
VU
2
2,4
3
5
EN
E, M
LR
NT
Salamandra
salamandra
(Linnaeus, 1758)
Triturus alpestris
(Laurenti, 1768)
Salamandra
pezzata
Tritone
alpino
Triturus carnifex
(Laurenti, 1768)
Tritone
crestato
italiano
2
Triturus vulgaris
(Linnaeus, 1758)
Tritone
punteggiato
3
3
LC
3
EN sui
rilievi,
VU in
2,4 pianura
VU in
pianura,
EN sui
rilievi
E
Rettili
In tabella viene riportata la check list delle specie di rettili riscontrate in Provincia di Verona come indicato
dall’Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto più volte segnalato.
Nome
scientifico
Nome comune
Ordine
Emys
orbicularis
Testuggine
palustre europea
XYZ…
Fonti
Testudines Emidae
autoctona
Af1
Trachemys
scripta
Testuggine
palustre
dalle Testudines Emidae
orecchie rosse
introdotta
Af1
Tarentola
mauritanica
Geco comune
Squamata
Gekkonidae
autoctona
Af1
Anguis fragilis
Orbettino
Squamata
Anguidae
autoctona
Af1
Lacerta
bilineata
Ramarro
occidentale
Squamata
Lacertidae
autoctona
Af1
Podarcis
muralis
Lucertola muraiola
Squamata
Lacertidae
autoctona
Af1
Podarcis
siculus
Lucertola
campestre
Squamata
Lacertidae
autoctona
Af1
Zootoca
vivipara
Lucertola vivipara
Squamata
Lacertidae
autoctona
Af1
Coronella
austriaca
Colubro liscio
Squamata
Colubridae
autoctona
Af1
Hierophis
viridiflavus
Biacco
Squamata
Colubridae
autoctona
Af1
27
Famiglia
Natrix natrix
Natrice dal collare
Squamata
Colubridae
autoctona
Af1
Natrix
tessellata
Natrice tassellata
Squamata
Colubridae
autoctona
Af1
Zamenis
longissimus
Saettone comune
Squamata
Colubridae
autoctona
Af1
Vipera aspis
Vipera comune
Squamata
Viperidae
autoctona
Af1
Vipera berus
Marasso
Squamata
Viperidae
autoctona
Af1
Anguis fragilis
Linnaeus, 1758
Orbettino
Coluber viridiflavus
Lacépède, 1789
Biacco
Coronella austriaca
Laurenti, 1768
Colubro liscio
Elaphe longissima
(Laurenti, 1768)
Saettone
Natrix natrix
Natrice dal
(Linnaeus, 1758) collare
Natrix tessellata
Natrice
(Laurenti, 1768)
tassellata
Tarentola
mauritanica
(Linnaeus, 1758)
Podarcis muralis
(Laurenti, 1768)
Podarcis sicula
(Rafinesque, 1810)
Zootoca vivipara
Jacquin, 1787
Vipera aspis
(Linnaeus, 1758)
3
2
4
2
4
2
4
3
2
VU in
pianura
NT in
pianura
VU in
pianura
CR in
pianura
NT in
pianura
VU
4
NA
Tarantola
muraiola
Lucertola
muraiola
Lucertola
campestre
Lucertola
vivipera
Vipera
comune
3
2
4
EN
2
4
3
3
28
LR
CR in
pianura,
VU sui
rilievi
CHECKLIST
STATUS IN ITALIA
STATUS NEL
VENETO
HABITAT Ap.2
BONN Ap.1
CITES All. A
Nome
comune
BERNA
Nome scientifico
L. 157/92
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie
erpetologiche:
Vipera berus
(Linnaeus, 1758)
Emys orbicularis
(Linnaeus, 1758)
Marasso
Testuggine
d'acqua
Trachemys
(=Pseudemys)
scripta Agassiz,
1857
Testuggine
dalle orecchie
rosse
RE in
pianura
VU in
pianura
2,4
LR
3
2
3
Uccelli
Si riporta di seguito la check list delle specie ornitologiche dellaProvincia di verona desunte dal Piano
Faunistico Venatorio Provinciale.
In colonna X,Y,Z sono presenti le seguenti informazioni:
B = nidificante
S = sedentaria
M = migratrice
W =svernante
E = estivante
A =accidentale (più numero di ossservaz note)
(A) = accident da conf
Reg = regolare
Irr = irregolare
Parz =parziale
? = dato dubbio
* = da confermare
Nome
scientifico
Gavia stellata
Gavia arctica
Tachybaptus
ruficollis
Podiceps
cristatus
Podiceps
grisegena
Podiceps
auritus
Podiceps
nigricollis
Phalacrocorax
carbo
Botaurus
stellaris
Ixobrychus
minutus
Nycticorax
nycticorax
Ardeola
ralloides
Bubulcus ibis
Nome comune
Ordine
Famiglia
XYZ…
Fonti
Strolaga minore
Strolaga
mezzana
Gaviiformes
Gaviidae
M irr, W irr
Eb1
Gaviiformes
Gaviidae
M reg, W
Eb1
Tuffetto
Svasso
maggiore
Svasso
collorosso
Podicipediformes
Podicipedidae
SB par, M reg, W
Eb1
Podicipediformes
Podicipedidae
SB par, M reg, W
Eb1
Podicipediformes
Podicipedidae
M reg, W
Eb1
Svasso cornuto
Podicipediformes
Podicipedidae
M irr, W irr
Eb1
Svasso piccolo
Podicipediformes
M reg, W, E par
Eb1
Cormorano
Pelacaniformes
Podicipedidae
Phalacrocoracida
e
M reg W
Eb1
Tarabuso
Ciconiformes
Ardeidae
M reg W B
Eb1
Tarabusino
Ciconiformes
Ardeidae
Eb1
Nitticora
Ciconiformes
Ardeidae
M reg B
M reg, E, W irr?, (B
estinta)
Eb1
Sgarza ciuffetto
Airone
guardabuoi
Ciconiformes
Ardeidae
M reg, E (B estinta)
Eb1
Ciconiformes
Ardeidae
M reg, W, E
Eb1
29
Egretta
garzetta
Egretta alba
Garzetta
Airone bianco
maggiore
Ciconiformes
Ardeidae
M reg, W, E (B?)
Eb1
Ciconiformes
Ardeidae
M reg W
Eb1
Ardea cinerea
Ardea
purpurea
Airone cenerino
Ciconiformes
Ardeidae
M reg, W, B
Eb1
Airone rosso
Ciconiformes
Ardeidae
M reg, B
Eb1
Ciconia nigra
Cicogna nera
Ciconiformes
Ciconidae
Ciconia ciconia Cicogna bianca
Plegadis
falcinellus
Mignattaio
Platalea
leucorodia
Spatola
Ciconiformes
Ciconiformes
Ciconiformes
M irr
M reg, E irr (Sorgà
Ciconidae
2002)
A (Ronco all'Adige,
Threskiornithidae anni 1990)
Eb1
Eb1
Eb1
Phoenicopterus
ruber
Fenicottero
Ciconiformes
Threskiornithidae M irr
A 3? (Garda 1919,
Casaleone e
S.Michele 1994, Brusà
Phoenicopteridae Vallette 1998?)
Cygnus olor
Cigno reale
Anseriformes
Anatidae
Anser fabalis
Oca granaiola
Anseriformes
Anser albifrons Oca lombardella
Anser anser
Tadorna
tadorna
Eb1
Eb1
Eb1
Anatidae
SB, M reg, W
M irr, W irr (Frassino
2003)
Eb1
Anseriformes
Anatidae
M reg?
Eb1
Oca selvatica
Anseriformes
Anatidae
M irr
Eb1
Volpoca
Anseriformes
Anatidae
Eb1
Anas penelope Fischione
Anseriformes
Anatidae
Anas strepera
Canapiglia
Anseriformes
Anatidae
M reg
M reg W irr (Frassino
2003)
M reg W irr (Frassino
2003)
Eb1
Anas crecca
Anas
platyrhynchos
Alzavola
Anseriformes
Anatidae
M reg W B par
Eb1
Germano reale
Anseriformes
Anatidae
SB M reg W
Eb1
Anas acuta
Anas
querquedula
Codone
Anseriformes
Anatidae
M reg, W irr
Eb1
Marzaiola
Anseriformes
Anatidae
M reg B
Eb1
Anas clypeata
Mestolone
Anseriformes
Anatidae
reg W BM
Eb1
Netta rufina
Fistione turco
Anseriformes
Anatidae
M reg, W irr (B irr?)
Eb1
Aythya ferina
Anseriformes
Anatidae
M reg, W, E par
Eb1
Aythya nyroca
Moriglione
Moretta
tabaccata
Anseriformes
Anatidae
M reg, W irr (2002)
Eb1
Aythya fuligula
Moretta
Anseriformes
Anatidae
M reg, W, E par
Eb1
Aythya marila
Clangula
hyemalis
Moretta grigia
Anseriformes
Anatidae
Eb1
Moretta codona
Anseriformes
Anatidae
Eb1
Melanitta fusca
Bucephala
clangula
Mergus
albellus
Mergus
serrator
Mergus
merganser
Pernis
apivorus
Orco marino
Anseriformes
Anatidae
M reg, W
M irr, W irr (Peschiera
2002)
M reg, W irr
(Peschiera 2003)
Quattrocchi
Anseriformes
Anatidae
M reg, W
Eb1
Pesciaiola
Anseriformes
Anatidae
M reg, W
Eb1
Smergo minore
Smergo
maggiore
Falco
pecchiaiolo
Anseriformes
Anatidae
M reg, W
Eb1
Anseriformes
Anatidae
M irr
Eb1
Accipitriformes
Accipitridae
M reg B
Eb1
30
Eb1
Eb1
Milvus migrans Nibbio bruno
Accipitriformes
Accipitridae
M reg B
Eb1
Milvus milvus
Gypaetus
barbatus
Neophron
pernopterus
Nibbio reale
Accipitriformes
Accipitridae
M irr
Eb1
Gipeto
Accipitriformes
Accipitridae
Eb1
Capovaccaio
Accipitriformes
Accipitridae
Gyps fulvus
Circaetus
gallicus
Circus
aeruginosus r
Circus
cyaneus
Circus
pygargus
Accipiter
gentilis
Grifone
Accipitriformes
Accipitridae
A 1 (M. Baldo 1992)
A 2 (Mizzole 1948, S.
Mauro di Saline1984)
A 6 (Villabartolomea
1919, Bovolone 1938,
Caprino 1955 o 1958,
1970,
1977,Valpolicella
199?)
Eb1
Biancone
Accipitriformes
Accipitridae
M reg B
Eb1
Falco di palude
Accipitriformes
Accipitridae
SB M reg W pa
Eb1
Albanella reale
Accipitriformes
Accipitridae
M reg, W
Eb1
Albanella minore Accipitriformes
Accipitridae
M reg, B
Eb1
Astore
Accipitriformes
Accipitridae
SB
Eb1
Accipiter nisus
Sparviere
Accipitriformes
Accipitridae
SB M reg W
Eb1
Buteo buteo
Poiana
Poiana
codabianca
Accipitriformes
Accipitridae
SB M reg W
Eb1
Accipitriformes
Accipitridae
A 1 (Quinzano 1935)
Eb1
Poiana calzata
Aquila anatraia
maggiore
Accipitriformes
Accipitridae
M irr?
Eb1
Accipitriformes
Accipitridae
A
Eb1
Aquila reale
Accipitriformes
Accipitridae
SB
Eb1
Aquila minore
Accipitriformes
Accipitridae
M irr?
Eb1
Falco pescatore
Accipitriformes
Pandionidae
M reg
Eb1
Grillaio
Falconiformes
Falconidae
A 1 (M. Baldo 1992?)
Eb1
Gheppio
Falconiformes
Falconidae
SB M reg W
Eb1
Falco cuculo
Falconiformes
Falconidae
M reg
Eb1
Smeriglio
Falconiformes
Falconidae
M reg, W irr
Eb1
Falco subbuteo
Lodolaio
Falconiformes
Falconidae
Eb1
Falco biarmicus
Falco
peregrinus
Bonasa
bonasia
Lanario
Falconiformes
Falconidae
M reg
A 1 (Roverè di Velo
1901)
Falco pellegrino
Francolino di
monte
Falconiformes
Falconidae
M reg, B, W
Eb1
Galliformes
Tetraonidae
SB
Eb1
Buteo rufinus
Buteo lagopus
Aquila clanga
Aquila
chrysaetos
Hieraaetus
pennatus
Pandion
haliaetus
Falco
naumanni
Falco
tinnunculus
Falco
vespertinus
Falco
columbarius
Lagopus mutus
Tetrao tetrix
Tetrao
urogallus
Alectoris
graeca
Eb1
Eb1
Pernice bianca
Fagiano di
monte
Galliformes
Tetraonidae
SB
Eb1
Galliformes
Tetraonidae
SB
Eb1
Gallo cedrone
Galliformes
Tetraonidae
SB
Eb1
Coturnice
Galliformes
Phasianidae
SB
Eb1
31
Perdix perdix
Coturnix
coturnix
Phasianus
colchicus
Rallus
aquaticus
Porzana
porzana
Starna
Galliformes
Phasianidae
SB
Eb1
Quaglia
Galliformes
Phasianidae
M reg B
Eb1
Fagiano comune Galliformes
Phasianidae
SB
Eb1
Porciglione
Gruiformes
Rallidae
SB M reg W
Eb1
Voltolino
Gruiformes
Rallidae
M reg B irr
Eb1
Porzana parva
Porzana
pusilla
Schiribilla
Schiribilla
grigiata
Gruiformes
Rallidae
M reg
Eb1
Gruiformes
Rallidae
A? (M irr?)
Eb1
Crex crex
Gallinula
chloropus
Re di quaglie
Gallinella
d'acqua
Gruiformes
Rallidae
M reg
Eb1
Gruiformes
Rallidae
SB
Eb1
Fulica atra
Folaga
Gruiformes
Rallidae
SB, M reg, W
Eb1
Grus grus
Gru
Gruiformes
Gruidae
M irr
Eb1
Tetrax tetrax
Gallina prataiola
Gruiformes
Otididae
Eb1
Otis tarda
Himantopus
himantopus
Burhinus
oedicnemus
Cursorius
cursor
Charadrius
dubius
Charadrius
hiaticula
Charadrius
alexandrinus
Charadrius
morinellus
Pluvialis
apricaria
Vanellus
vanellus
Otarda
Gruiformes
Otididae
M irr, W irr (1993)
A 3 (Valeggio 1910,
Isola della Scala1965
e 1968)
Eb1
Cavaliere d'Italia Charadriiformes
Recurvirostridae
M reg B
Eb1
Occhione
Charadriiformes
Burhinidae
Eb1
Corrione biondo
Charadriiformes
Glareolidae
M irr
A 1 (Isola della Scala
1914)
Corriere piccolo
Charadriiformes
Charadriidae
M reg B
Eb1
Corriere grosso
Charadriiformes
Charadriidae
M irr?
Eb1
Fratino
Charadriiformes
Charadriidae
M irr?
Eb1
Piviere tortolino
Charadriiformes
Charadriidae
M irr
Eb1
Piviere dorato
Charadriiformes
Charadriidae
M reg, W par
Eb1
Pavoncella
Charadriiformes
Charadriidae
M reg B W
Eb1
Calidris minuta
Calidris
temminckii
Calidris
ferruginea
Calidris
maritima
Philomachus
pugnax
Lymnocryptes
minimus
Gallinago
gallinago
Gallinago
media
Scolopax
rusticola
Gambecchio
Gambecchio
nano
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Charadriiformes
Scolopacidae
M irr?
Eb1
Piovanello
Piovanello
violetto
Charadriiformes
Scolopacidae
M irr
Eb1
Charadriiformes
Scolopacidae
A 1 (Peschiera 1974)
Eb1
Combattente
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Frullino
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Beccaccino
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg, W
Eb1
Croccolone
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg?
Eb1
Beccaccia
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg B par
Eb1
Limosa limosa
Pittima reale
Charadriiformes
Scolopacidae
M irr?
Eb1
32
Eb1
Numenius
arquata
Tringa
erythropus
Chiurlo
maggiore
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg W irr
Eb1
Totano moro
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Tringa totanus
Tringa
nebularia
Tringa
ochropus
Pettegola
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Pantana
Piro piro
culbianco
Piro piro
boschereccio
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg
Eb1
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg, W par, E
Eb1
Piro piro piccolo
Falaropo
beccosottile
Charadriiformes
Scolopacidae
Eb1
Charadriiformes
Scolopacidae
M reg B W
A 1 (Ronco all'Adige
1998)
Eb1
Tringa glareola
Actitis
hypoleucos
Phalaropus
lobatus
Stercorarius
parasiticus
Stercorarius
longicaudus
Larus
melanocephalu
s
Labbo
Labbo
codalunga
Charadriiformes
Stercorariidae
A
Eb1
Charadriiformes
Stercorariidae
A
Eb1
Gabbiano
corallino
Charadriiformes
Laridae
A 2 (Verona 2001,
Campanello 2002)
Eb1
Larus minutus
Larus
ridibundus
Gabbianello
Gabbiano
comune
Charadriiformes
Laridae
M reg W
Eb1
Charadriiformes
Laridae
M reg W E par
Eb1
Larus canus
Gavina
Charadriiformes
Laridae
M reg W
Eb1
Larus fuscus
Larus
argentatus
Larus
cachinnas
Zafferano
Gabbiano reale
nordico
Charadriiformes
Laridae
M reg? W?
Eb1
Charadriiformes
Laridae
M reg W
Eb1
Gabbiano reale
Charadriiformes
Laridae
SB, M reg, W
Eb1
Larus marinus
Charadriiformes
Laridae
A?
Eb1
Charadriiformes
Laridae
M irr?
Eb1
Sterna nilotica
Mugnaiaccio
Gabbiano
tridattilo
Sterna
zampenere
Charadriiformes
Sternidae
A 1? (Isola d. S. 2002)
Eb1
Sterna caspia
Sterna maggiore Charadriiformes
Sternidae
A 1 (Lazise 1910)
Eb1
Sterna hirundo
Sterna comune
Charadriiformes
Sternidae
Eb1
Sterna fuscata
Sterna scura
Charadriiformes
Sternidae
M reg, E
A 1 (Lago di Garda
1909)
Sterna albifrons
Chlidonias
hybridus
Chlidonias
niger
Chlidonias
leucopterus
Fraticello
Mignattino
piombato
Charadriiformes
Sternidae
Charadriiformes
Sternidae
Mignattino
Mignattino
alibianche
Charadriiformes
Sternidae
Charadriiformes
Alca torda
Gazza marina
Piccione
selvatico
Rissa tridactyla
Columba livia
M reg, E
M reg, W (Peschiera
dal 1999/2000)
Eb1
Eb1
Eb1
Sternidae
M reg
A 1? (Pellegrina
1987)
Eb1
Eb1
Charadriiformes
Alcidae
A 1? (1930)
Eb1
Columbiformes
Columbidae
SB
Eb1
Columba oenas
Columba
palumbus
Streptopelia
decaocto
Colombella
Columbiformes
Columbidae
M reg?, W?
Eb1
Colombaccio
Tortora dal
collare
Columbiformes
Columbidae
SB M reg W
Eb1
Columbiformes
Columbidae
SB
Eb1
Streptopelia
Tortora
Columbiformes
Columbidae
M reg B
Eb1
33
turtur
Streptopelia
orientalis
Cuculus
canorus
Tortora orientale
Columbiformes
Columbidae
A 1 (Tregnago 1901)
Eb1
Cuculo
Cuculiformes
Cuculidae
M reg B
Eb1
Tyto alba
Barbagianni
Strigiformes
Tytonidae
SB
Eb1
Otus scops
Assiolo
Strigiformes
Strigidae
M reg B
Eb1
Bubo bubo
Glaucidium
passerinum
Gufo reale
Strigiformes
Strigidae
SB
Eb1
Civetta nana
Strigiformes
Strigidae
M irr?
Eb1
Civetta
Athene noctua
Strigiformes
Strigidae
SB
Eb1
Strix aluco
Allocco
Strigiformes
Strigidae
SB
Eb1
Asio otus
Gufo comune
Strigiformes
Strigidae
SB par M reg W
Eb1
Asio flammeus
Aegolius
funereus
Caprimulgus
europaeus
Gufo di palude
Civetta
capogrosso
Strigiformes
Strigidae
M irr, W irr
Eb1
Strigiformes
Strigidae
SB
Eb1
Succiacapre
Caprimulgiformes
Caprimulgidae
M reg B
Eb1
Apus apus
Rondone
Apodiformes
Apodidae
M reg B
Eb1
Apus pallidus
Rondone pallido
Rondone
maggiore
Apodiformes
Apodidae
M reg?
Eb1
Apodiformes
Apodidae
M reg B
Eb1
Apus melba
Alcedo atthis
Merops
apiaster
Martin pescatore Coraciiformes
Alcedinidae
SB M reg W
Eb1
Gruccione
Coraciiformes
Meropidae
M reg B
Eb1
Upupa epops
Upupa
Coraciiformes
Upupidae
M reg B
Eb1
Jynx torquilla
Torcicollo
Piciformes
Picidae
M reg B W irr
Eb1
Picus viridis
Dryocopus
martius
Dendrocopos
major
Dendrocopos
minor
Calandrella
brachydactyla
Galerida
cristata
Picchio verde
Piciformes
Picidae
SB
Eb1
Picchio nero
Picchio rosso
maggiore
Picchio rosso
minore
Piciformes
Picidae
SB
Eb1
Piciformes
Picidae
SB
Eb1
Piciformes
Picidae
M irr
Eb1
Calandrella
Passeriformes
Alaudidae
M reg B
Eb1
Cappellaccia
Passeriformes
Alaudidae
SB
Eb1
Lullula arborea
Alauda
arvensis
Tottavilla
Passeriformes
Alaudidae
SB M reg
Eb1
Allodola
Passeriformes
Alaudidae
SB M reg W
Eb1
Riparia riparia
Ptyonoprogne
rupestris
Topino
Rondine
montana
Passeriformes
Hirundinidae
M reg B
Eb1
Passeriformes
Hirundinidae
M reg B W
Eb1
Passeriformes
Hirundinidae
Eb1
Passeriformes
Hirundinidae
M reg B
A 2 (Verona 1991,
2000)
Eb1
Balestruccio
Passeriformes
Hirundinidae
M reg B
Eb1
Calandro
Passeriformes
Motacillidae
M reg B
Eb1
Prispolone
Passeriformes
Motacillidae
M reg B
Eb1
Pispola
Passeriformes
Motacillidae
M reg W
Eb1
Hirundo rustica
Rondine
Rondine
Hirundo daurica rossiccia
Delichon urbica
Anthus
campestris
Anthus trivialis
Anthus
pratensis
34
Anthus
spinoletta
Spioncello
Passeriformes
Motacillidae
M reg B W
Eb1
Motacilla flava
Motacilla
cinerea
Cutrettola
Passeriformes
Motacillidae
M reg B
Eb1
Ballerina gialla
Passeriformes
Motacillidae
SB, M reg, W
Eb1
Motacilla alba
Bombycilla
garrulus
Ballerina bianca
Passeriformes
Motacillidae
SB, M reg, W
Eb1
Beccofrusone
Passeriformes
Bombycillidae
M irr, W irr
Eb1
Cinclus cinclus
Troglodytes
troglodytes
Prunella
modularis
Merlo acquaiolo
Passeriformes
Cinclidae
SB
Eb1
Scricciolo
Passera
scopatola
Passera
scopaiola
asiatica
Passeriformes
Troglodytidae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Prunellidae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Prunellidae
A 2 (1901, 1907)
Eb1
Prunella
montanella
Prunella collaris
Erithacus
rubecula
Luscinia
megarhynchos
Luscinia
svecica
Phoenicurus
ochruros
Phoenicurus
phoenicurus
Saxicola
rubetra
Saxicola
torquata
Oenanthe
oenanthe
Oenanthe
hispanica
Monticola
saxatilis
Monticola
solitarius
Turdus
torquatus
Sordone
Passeriformes
Prunellidae
SB, M reg, W
Eb1
Pettirosso
Passeriformes
Turdidae
SB, M reg, W
Eb1
Usignolo
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Pettazzurro
Codirosso
spazzacamino
Passeriformes
Turdidae
M reg W irr
Eb1
Passeriformes
Turdidae
M reg B W
Eb1
Codirosso
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Stiaccino
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Saltimpalo
Passeriformes
Turdidae
SB, M reg, W
Eb1
Culbianco
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Monachella
Passeriformes
Turdidae
M irr, B irr
Eb1
Codirossone
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Passero solitario Passeriformes
Turdidae
SB par, M reg
Eb1
Merlo dal collare
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Turdus merula
Merlo
Passeriformes
Turdidae
SB, M reg, W
Eb1
Turdus pilaris
Turdus
philomelos
Cesena
Passeriformes
Turdidae
M reg B W
Eb1
Tordo bottaccio
Passeriformes
Turdidae
M reg B W
Eb1
Turdus iliacus
Turdus
viscivorus
Tordo sassello
Passeriformes
Turdidae
M reg, W
Eb1
Tordela
Usignolo di
fiume
Passeriformes
Turdidae
M reg B
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
M reg
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
M reg, W
Eb1
Cettia cetti
Cisticola
juncidis
Locustella
naevia
Locustella
luscinioides
Acrocephalus
melanopogon
Beccamoschino
Forapaglie
macchiettato
Salciaiola
Forapaglie
castagnolo
35
Acrocephalus
paludicola
Acrocephalus
schoenobaenus
Acrocephalus
palustris
Acrocephalus
scirpaceus
Acrocephalus
arundinaceus
Hippolais
icterina
Hippolais
polyglotta
Sylvia
cantillans
Sylvia
melanocephala
Pagliarolo
Passeriformes
Sylviidae
M irr ?
Eb1
Forapaglie
Cannaiola
verdognola
Passeriformes
Sylviidae
M reg, B irr
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Cannaiola
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Cannareccione
Canapino
maggiore
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Passeriformes
Sylviidae
M reg
Eb1
Canapino
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Sterpazzolina
Passeriformes
Sylviidae
M irr
Eb1
Occhiocotto
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg
Eb1
Sylvia hortensis Bigia grossa
Passeriformes
Sylviidae
M irr
Eb1
Sylvia nisoria
Bigia padovana
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Sylvia curruca
Sylvia
communis
Bigiarella
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Sterpazzola
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Sylvia borin
Sylvia
atricapilla
Phylloscopus
bonelli
Phylloscopus
sibilatrix
Phylloscopus
collybita
Phylloscopus
trochilus
Regulus
regulus
Regulus
ignicapillus
Muscicapa
striata
Ficedula
albicollis
Ficedula
hypoleuca
Panurus
biarmicus
Aegithalos
caudatus
Beccafico
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Capinera
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg, W
Eb1
Luì bianco
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Luì verde
Passeriformes
Sylviidae
M reg B
Eb1
Luì piccolo
Passeriformes
Sylviidae
SB par M reg W
Eb1
Luì grosso
Passeriformes
Sylviidae
M reg
Eb1
Regolo
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg, W
Eb1
Fiorrancino
Passeriformes
Sylviidae
SB, M reg, W
Eb1
Pigliamosche
Passeriformes
Muscicapidae
M reg B
Eb1
Balia dal collare
Passeriformes
Muscicapidae
M reg?
Eb1
Balia nera
Passeriformes
Muscicapidae
M reg
Eb1
Basettino
Passeriformes
Timalidae
SB
Eb1
Codibugnolo
Passeriformes
Aegithalidae
SB, M reg, W
Eb1
Parus palustris
Parus
montanus
Cincia bigia
Cincia bigia
alpestre
Passeriformes
Paridae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Paridae
SB
Eb1
Parus cristatus
Cincia dal ciuffo
Passeriformes
Paridae
SB
Eb1
Parus ater
Parus
caeruleus
Cincia mora
Passeriformes
Paridae
SB, M reg, W
Eb1
Cinciarelle
Passeriformes
Paridae
SB, M reg, W
Eb1
Parus major
Cinciallegra
Passeriformes
Paridae
SB, M reg, W
Eb1
Sitta europaea
Picchio muratore Passeriformes
Sittidae
SB, M reg, W
Eb1
36
Tichodroma
muraria
Certhia
familiaris
Certhia
brachydactyla
Remiz
pendulinus
Picchio muraiolo
Rampichino
alpestre
Passeriformes
Tichodromadidae SB
Eb1
Passeriformes
Certhiidae
SB
Eb1
Rampichino
Passeriformes
Certhiidae
SB
Eb1
Pendolino
Passeriformes
Remizidae
SB, M reg, W
Eb1
Oriolus oriolus
Rigogolo
Passeriformes
Oriolidae
M reg B
Eb1
Lanius collurio
Averla piccola
Passeriformes
Laniidae
M reg B
Eb1
Lanius minor
Lanius
excubitor
Averla cenerina
Passeriformes
Laniidae
M reg B
Eb1
Averla maggiore
Passeriformes
Laniidae
M reg, W irr
Eb1
Lanius senator
Garrulus
glandarius
Averla capirossa Passeriformes
Laniidae
M reg B
Eb1
Ghiandaia
Passeriformes
Corvidae
SB, M reg, W
Eb1
Pica pica
Nucifraga
caryocatactes
Pyrrhocorax
graculus
Pyrrhocorax
pyrrhocorax
Corvus
monedula
Corvus
frugilegus
Gazza
Passeriformes
Corvidae
SB
Eb1
Nocciolaia
Passeriformes
Corvidae
SB
Eb1
Gracchio alpino
Gracchio
corallino
Passeriformes
Corvidae
Eb1
Passeriformes
Corvidae
SB
A 2 (M.te Baldo 1911,
Avesa 1952)
Taccola
Passeriformes
Corvidae
Corvo
Passeriformes
Corvus corone
Cornacchia
Corvus corax
Sturnus
vulgaris
Eb1
Corvidae
SB, M reg, W
M reg W (B estinto
1936)
Eb1
Passeriformes
Corvidae
SB
Eb1
Corvo imperiale
Passeriformes
Corvidae
SB, M reg, W
Eb1
Storno
Passeriformes
Sturnidae
SB, M reg, W
Eb1
Sturnus roseus
Passer
domesticus
Passer
domesticus
italiae
Passer
montanus
Petronia
petronia
Montifringilla
nivalis
Fringilla
coelebs
Fringilla
montifringilla
Storno roseo
Passera
oltremontana
Passeriformes
Sturnidae
M irr
Eb1
Passeriformes
Passeridae
A
Eb1
Passera d'Italia
Passera
mattugia
Passeriformes
Passeridae
SB
Eb1
Passeriformes
Passeridae
Eb1
Passera lagia
Passeriformes
Passeridae
SB, M reg, W
A 5 (1901, 1901, 1910,
1927, 1929)
Eb1
Fringuello alpino
Passeriformes
Passeridae
SB?
Eb1
Fringuello
Passeriformes
Fringillidae
SB, M reg, W
Eb1
Peppola
Passeriformes
Fringillidae
M reg W
Eb1
Serinus serinus
Serinus
citrinella
Carduelis
chloris
Carduelis
carduelis
Carduelis
spinus
Verzellino
Passeriformes
Fringillidae
SB M reg W
Eb1
Venturose
Passeriformes
Fringillidae
M irr?
Eb1
Verdone
Passeriformes
Fringillidae
SB, M reg, W
Eb1
Cardellino
Passeriformes
Fringillidae
SB, M reg, W
Eb1
Lucherino
Passeriformes
Fringillidae
M reg, W
Eb1
37
Eb1
Carduelis
cannabina
Carduelis
cabaret
Passeriformes
Fringillidae
M reg, B, W
Eb1
Passeriformes
Fringillidae
Eb1
Crociere fasciato Passeriformes
Fringillidae
SB
A1
(Boscochiesanuova
1969)
Crociere
Ciuffolotto
scarlatto
Passeriformes
Fringillidae
Eb1
Passeriformes
Fringillidae
SB, M reg, W
A 1? (Casaleone
1990)
Eb1
Ciuffolotto
Passeriformes
Fringillidae
SB, M reg, W
Eb1
Frosone
Passeriformes
Fringillidae
Eb1
Calcarius
lapponicus
Plectrophenax
nivalis
Emberiza
leucocephalos
Emberiza
citrinella
Zigolo di
Lapponia
Passeriformes
Emberizidae
M reg W
A 5 (Pescantina 1910,
1911, S. Giorgio 1978,
1982, Oliosi 1987)
Zigolo delle nevi
Passeriformes
Emberizidae
Zigolo golarossa
Passeriformes
Zigolo giallo
Emberiza cirlus
Emberiza cia
Emberiza
hortulana
Emberiza
pusilla
Emberiza
schoeniclus
Emberiza
bruniceps
Emberiza
melanocephala
Miliaria
calandra
Loxia
leucoptera
Loxia
curvirostra
Carpodacus
erythrinus
Pyrrhula
pyrrhula
Coccothraustes
coccothraustes
Fanello
Organetto
minore
Eb1
Eb1
Emberizidae
M irr
A 1? (Pescantina
1901)
Eb1
Eb1
Passeriformes
Emberizidae
M reg, B, W par
Eb1
Zigolo nero
Passeriformes
Emberizidae
M reg, B, W par
Eb1
Zigolo muciatto
Passeriformes
Emberizidae
M reg, B, W par
Eb1
Ortolano
Passeriformes
Emberizidae
Eb1
Zigolo minore
Migliarino di
palude
Zigolo testa
aranciata
Passeriformes
Emberizidae
M reg, B
A 1? (Valle Zerpa
1900)
Eb1
Passeriformes
Emberizidae
SB, M reg, W
Eb1
Passeriformes
Emberizidae
A 1 (Legnago 1931)
Eb1
Zigolo capinero
Passeriformes
Emberizidae
M irr
Eb1
Strillozzo
Passeriformes
Emberizidae
M reg, B, W
Eb1
Strolaga minore
x
x
2
38
IUCN
2
CHECKLIST
x
BONN
x
BERNA
Strolaga mezzana
CITES
79/409 CEE Ap.3/II
79/409 CEE Ap.3/I
79/409 CEE Ap.1
79/409 CEE Ap.2/II
L. 157/92
Gavia arctica
(Linnaeus, 1758)
Gavia stellata
(Pontoppidan, 1763)
Nome comune
L. 157/92 art. 2
Nome scientifico
79/409 CEE Ap.2/I
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie
ornitologiche:
Podiceps auritus
(Linnaeus, 1758)
Podiceps cristatus
(Linnaeus, 1758)
Podiceps grisegena
(Boddaert, 1783)
Podiceps nigricollis
(Brehm C.L., 1831)
Tachybaptus
ruficollis (Pallas,
1764)
Phalacrocorax carbo
(Linnaeus, 1758)
Ardea cinerea
(Linnaeus, 1758)
Ardea purpurea
Linnaeus, 1766
Ardeola ralloides
(Scopoli, 1769)
Botaurus stellaris
(Linnaeus, 1758)
Bubulcus ibis
(Linnaeus, 1758)
Egretta alba
(Linnaeus, 1758)
Egretta garzetta
(Linnaeus, 1766)
Ixobrychus minutus
(Linnaeus, 1766)
Nycticorax
nycticorax
(Linnaeus, 1758)
Ciconia ciconia
(Linnaeus, 1758)
Ciconia nigra
(Linnaeus, 1758)
Platalea leucorodia
Linnaeus, 1758
Plegadis falcinellus
(Linnaeus, 1766)
Anas acuta
Linnaeus, 1758
Anas clypeata
Linnaeus, 1758
Anas crecca
Linnaeus, 1758
Anas penelope
Linnaeus, 1758
Anas platyrhynchos
Linnaeus, 1758
Anas querquedula
Linnaeus, 1758
Anas strepera
Linnaeus, 1758
Svasso cornuto
x
Svasso maggiore
x
3
Svasso collorosso
x
2
Svasso piccolo
x
2
Tuffetto
x
2
Cormorano
x
3
Airone cenerino
x
3
Airone rosso
x
x
2
Sgarza ciuffetto
x
x
2
x
2
Tarabuso
x
x
2
Airone guardabuoi
Airone bianco
maggiore
x
2
x
x
2
Garzetta
x
x
2
Tarabusino
x
x
2
Nitticora
x
x
2
Cicogna bianca
x
x
2
2
Cicogna nera
x
x
2
A
2
Spatola
x
x
2
A
2
Mignattaio
x
x
2
Codone
x
x
3
2
Mestolone
x
x
3
2
Alzavola
x
x
3
2
Fischione
x
x
3
2
Germano reale
x
3
2
Marzaiola
x
3
2
Canapiglia
x
3
2
39
x
Anser albifrons
(Scopoli, 1769)
Anser anser
(Linnaeus, 1758)
Anser fabalis
(Latham, 1787)
Aythya ferina
(Linnaeus, 1758)
Aythya fuligula
(Linnaeus, 1758)
Aythya marila
(Linnaeus, 1761)
Aythya nyroca
(Güldenstädt, 1770)
Bucephala clangula
(Linnaeus, 1758)
Clangula hyemalis
(Linnaeus, 1758)
Cygnus olor
(Gmelin, 1789)
Melanitta fusca
(Linnaeus, 1758)
Mergus albellus
Linnaeus, 1758
Mergus merganser
Linnaeus, 1758
Mergus serrator
Linnaeus, 1758
Netta rufina (Pallas,
1773)
Tadorna tadorna
(Linnaeus, 1758)
Accipiter nisus
(Linnaeus, 1758)
Accipiter gentilis
(Linnaeus, 1758)
Aquila chrysaetos
(Linnaeus, 1758)
Aquila clanga
Pallas, 1811
Buteo buteo
(Linnaeus, 1758)
Buteo lagopus
(Pontoppidan, 1763)
Buteo rufinus
(Cretzschmar, 1827)
Circaetus gallicus
(Gmelin, 1788)
Circus aeruginosus
(Linnaeus, 1758)
Circus cyaneus
(Linnaeus, 1766)
Circus pygargus
(Linnaeus, 1758)
Oca lombardella
x
x
Oca selvatica
x
x
Oca granaiola
x
x
x
3
2
x
3
2
3
2
Moriglione
x
x
3
2
Moretta
x
x
3
2
x
3
2
3
1
Moretta grigia
x
Moretta tabaccata
x
Quattrocchi
x
x
3
2
Moretta codona
x
x
3
2
x
3
2
x
3
2
2
2
Cigno reale
x
x
x
Orco marino
x
Pesciaiola
x
Smergo maggiore
x
x
3
2
Smergo minore
x
x
3
2
x
3
2
2
x
Fistione turco
x
Volpoca
x
2
Sparviere
x
3
A
2
Astore
x
3
A
2
Aquila reale
Aquila anatraia
maggiore
x
x
3
A
2
x
x
3
A
1
Poiana
x
3
A
2
Poiana calzata
x
3
A
2
Poiana codabianca
x
x
3
A
2
Biancone
x
x
3
A
2
Falco di palude
x
x
3
A
2
Albanella reale
x
x
3
A
2
Albanella minore
x
x
3
A
2
40
VU
A1acd
VU
C2a
Gypaetus barbatus
(Linnaeus, 1758)
Gyps fulvus (Hablizl,
1783)
Hieraaetus pennatus
(Gmelin, 1788)
Milvus migrans
(Boddaert, 1783)
Milvus milvus
(Linnaeus, 1758)
Neophron
percnopterus
(Linnaeus, 1758)
Pernis apivorus
(Linnaeus, 1758)
Pandion haliaetus
(Linnaeus, 1758)
Falco biarmicus
Temminck, 1825
Falco columbarius
Linnaeus, 1758
Falco naumanni
Fleischer, 1818
Falco peregrinus
Tunstall, 1771
Falco subbuteo
Linnaeus, 1758
Falco tinnunculus
Linnaeus, 1758
Falco vespertinus
Linnaeus, 1766
Alectoris graeca
(Meisner, 1804)
Coturnix coturnix
(Linnaeus, 1758)
Perdix perdix
(Linnaeus, 1758)
Phasianus colchicus
Linnaeus, 1758
Bonasa bonasia
(Linnaeus, 1758)
Lagopus mutus
(Montin, 1776)
Tetrao tetrix
Linnaeus, 1758
Tetrao urogallus
Linnaeus, 1758
Grus grus
(Linnaeus, 1758)
Otis tarda Linnaeus,
1758
Tetrax tetrax
(Linnaeus, 1758)
Gipeto
x
x
3
A
2
Grifone
x
x
3
A
2
Aquila minore
x
x
3
A
2
Nibbio bruno
x
x
3
A
2
Nibbio reale
x
x
3
A
2
Capovaccaio
x
x
3
A
2
Falco pecchiaiolo
x
x
3
A
2
Falco pescatore
x
x
3
A
2
Lanario
x
x
2
A
2
Smeriglio
x
x
2
A
2
Grillaio
x
x
2
1
Pellegrino
x
x
2
A
A,
B
2
Lodolaio
x
2
A
2
Gheppio
x
2
A
2
Falco cuculo
x
2
A
2
Coturnice
x
Quaglia
3
x
3
Starna
x
x
3
Fagiano comune
x
x
3
Francolino di monte
x
x
Pernice bianca
x
x
Fagiano di monte
x
x
x
x
2
3
x
Gallo cedrone
3
3
x
3
Gru
x
x
2
A
Otarda
x
x
2
A
Gallina prataiola
x
x
2
A
41
VU
A1ace
2
12
LR/nt
Crex crex (Linnaeus,
1758)
Fulica atra
Linnaeus, 1758
Gallinula chloropus
(Linnaeus, 1758)
Porzana parva
(Scopoli, 1769)
Porzana porzana
(Linnaeus, 1766)
Porzana pusilla
(Pallas, 1776)
Rallus aquaticus
Linnaeus, 1758
Burhinus
oedicnemus
(Linnaeus, 1758)
Charadrius
alexandrinus
Linnaeus, 1758
Charadrius dubius
Scopoli, 1786
Charadrius hiaticula
Linnaeus, 1758
Eudromias
morinellus Linnaeus,
1758
Pluvialis apricaria
(Linnaeus, 1758)
Vanellus vanellus
(Linnaeus, 1758)
Cursorius cursor
(Latham, 1787)
Himantopus
himantopus
(Linnaeus, 1758)
Actitis hypoleucos
(Linnaeus, 1758)
Calidris ferruginea
(Pontoppidan, 1763)
Calidris maritima
(Brünnich, 1764)
Calidris minuta
(Leisler, 1812)
Calidris temminckii
(Leisler, 1812)
Gallinago gallinago
(Linnaeus, 1758)
Gallinago media
(Latham, 1787)
Limosa limosa
(Linnaeus, 1758)
Lymnocryptes
minimus (Brünnich,
1764)
Re di quaglie
x
x
Folaga
x
Gallinella d'acqua
x
x
2
2
3
2
3
Schiribilla
x
x
2
Voltolino
x
x
2
Schiribilla grigiata
x
x
2
Porciglione
x
Occhione
x
Fratino
3
2
2
x
2
2
Corriere piccolo
x
2
2
Corriere grosso
x
2
2
3
2
3
2
3
2
Piviere tortolino
x
x
Piviere dorato
x
x
x
x
Pavoncella
x
Corrione biondo
Cavaliere d'Italia
x
x
x
x
3
x
2
2
Piro piro piccolo
x
3
2
Piovanello
x
2
2
Piovanello violetto
x
2
2
Gambecchio
x
2
2
Gambecchio nano
x
2
2
3
2
2
2
3
2
3
2
Beccaccino
x
Croccolone
x
Pittima reale
x
x
x
x
Frullino
x
42
x
VU
A1ac
Numenius arquata
(Linnaeus, 1758)
Phalaropus lobatus
(Linnaeus, 1758)
Philomachus
pugnax (Linnaeus,
1758)
Scolopax rusticola
Linnaeus, 1758
Tringa erythropus
(Pallas, 1746)
Tringa glareola
Linnaeus, 1758
Tringa nebularia
(Gunnerus, 1767)
Tringa ochropus
Linnaeus, 1758
Tringa totanus
(Linnaeus, 1758)
Alca torda Linnaeus,
1758
Larus argentatus
Pontoppidan, 1763
Larus cachinnans
Pallas, 1811
Larus canus
Linnaeus, 1758
Larus fuscus
Linnaeus, 1758
Larus marinus
Linnaeus, 1758
Larus
melanocephalus
Temminck, 1820
Larus minutus
Pallas, 1776
Larus ridibundus
Linnaeus, 1766
Rissa tridactyla
(Linnaeus, 1758)
Stercorarius
longicaudus Veilott,
1819
Stercorarius
parasiticus
(Linnaeus, 1758)
Chlidonias hybridus
(Pallas, 1811)
Chlidonias
leucopterus
(Temminck, 1815)
Chlidonias niger
(Linnaeus, 1758)
Sterna albifrons
Pallas, 1764
Chiurlo
Falaropo becco
sottile
x
x
x
x
Combattente
x
Beccaccia
x
x
x
2
2
2
3
2
3
2
3
2
2
2
3
2
2
2
3
2
Totano moro
Piro piro
boschereccio
x
Pantana
x
Piro piro culbianco
x
Pettegola
x
Gazza marina
Gabbiano reale
nordico
x
x
x
Gabbiano reale
x
x
3
Gavina
x
x
3
Zafferano
x
x
Mugnaiaccio
x
x
Gabbiano corallino
x
3
x
x
x
x
x
3
x
x
2
Gabbianello
x
Gabbiano comune
x
Gabbiano tridattilo
x
3
Labbo codalunga
x
3
Labbo
x
3
Mignattino piombato
x
Mignattino
alibianche
x
Mignattino
x
x
2
Fraticello
x
x
2
2
2
x
x
3
2
2
43
2
Sterna caspia
Pallas, 1770
Sterna fuscata
Linnaeus, 1766
Sterna hirundo
Linnaeus, 1758
Columba livia
Gmelin, 1789
Columba oenas
Linnaeus, 1758
Columba palumbus
Linnaeus, 1758
Sterptopelia turtur
(Linnaeus, 1758)
Streptopelia
decaocto
(Frivaldszky, 1838)
Streptopelia
orientalis (Latham,
1790)
Cuculus canorus
Linnaeus, 1758
Aegolius funereus
(Linnaeus, 1758)
Asio flammeus
(Pontoppidan, 1763)
Asio otus (Linnaeus,
1758)
Athene noctua
(Scopoli, 1769)
Bubo bubo
(Linnaeus, 1758)
Glaucidium
passerinum
(Linnaeus, 1758)
Otus scops
(Linnaeus, 1758)
Strix aluco
Linnaeus, 1758
Tyto alba (Scopoli,
1769)
Apus apus
(Linnaeus, 1758)
Apus melba
(Linnaeus, 1758)
Apus pallidus
(Shelley, 1870)
Caprimulgus
europaeus
Linnaeus, 1758
Alcedo atthis
(Linnaeus, 1758)
Merops apiaster
Linnaeus, 1758
Sterna maggiore
x
x
Sterna scura
x
Sterna comune
x
Piccione selvatico
x
Colombella
x
2
3
x
2
x
3
x
Colombaccio
x
Tortora
3
x
x
3
x
3
Tortora dal collare
orientale
x
Tortora orientale
x
3
Cuculo
x
3
Civetta capogrosso
x
x
2
Gufo di palude
x
x
2
Gufo comune
x
2
Civetta
x
2
Gufo reale
x
x
2
Civetta nana
x
x
2
Assiolo
x
2
Allocco
x
2
Barbagianni
x
2
Rondone
x
2
Rondone maggiore
x
2
Rondone pallido
x
2
Succiacapre
x
x
2
Martin pescatore
x
x
2
Gruccione
x
2
44
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
A,
B
2
Upupa epops
Linnaeus, 1758
Dryocopus martius
(Linnaeus, 1758)
Jynx torquilla
Linnaeus, 1758
Picoides major
(Linnaeus, 1758)
Picoides minor
(Linnaeus, 1758)
Picus viridis
Linnaeus, 1758
Alauda arvensis
(Linnaeus, 1758)
Calandrella
brachydactyla
(Leisler, 1814)
Galerida cristata
(Linnaeus, 1758)
Lullula arborea
(Linnaeus, 1758)
Delichon urbica
(Linnaeus, 1758)
Hirundo daurica
Linnaeus, 1771
Hirundo rustica
Linnaeus, 1758
Ptyonoprogne
rupestris (Scopoli,
1769)
Riparia riparia
(Linnaeus, 1758)
Anthus campestris
Linnaeus, 1758
Anthus pratensis
Linnaeus, 1758
Anthus spinoletta
Linnaeus, 1758
Anthus trivialis
Linnaeus, 1758
Motacilla alba
Linnaeus, 1758
Motacilla cinerea
Tunstall, 1771
Motacilla flava
Linnaeus, 1758
Bombycilla garrulus
(Linnaeus, 1758)
Cinclus cinclus
(Linnaeus, 1758)
Prunella collaris
(Scopoli, 1769)
Prunella modularis
Linnaeus, 1758
Upupa
x
2
Picchio nero
x
x
2
Torcicollo
Picchio rosso
maggiore
Picchio rosso
minore
x
2
x
2
x
2
Picchio verde
x
2
Allodola
x
x
Calandrella
x
Cappellaccia
x
Tottavilla
x
Balestruccio
x
2
Rondine rossiccia
x
2
Rondine
x
2
Rondine montana
x
2
Topino
x
2
Calandro
x
Pispola
x
2
Spioncello
x
2
Prispolone
x
2
Ballerina bianca
x
2
Ballerina gialla
x
2
Cutrettola
x
2
Beccofrusone
x
2
Merlo acquaiolo
x
2
Sordone
x
2
Passera scopaiola
x
2
x
3
2
3
x
x
45
3
2
Prunella montanella
Pallas, 1770
Passera scopaiola
asiatica
x
2
Troglodytes
troglodytes
(Linnaeus, 1758)
Erithacus rubecula
(Linnaeus, 1758)
Scricciolo
x
2
Pettirosso
x
2
Usignolo
x
2
Pettazzurro
x
Codirossone
x
2
Passero solitario
x
2
Monachella
x
2
Culbianco
x
2
Codirosso
spazzacamino
x
2
Codirosso
x
2
Stiaccino
x
2
Saltimpalo
x
2
Luscinia
megarhynchos
Brehm, 1831
Luscinia svecica
Linnaeus, 1758
Monticola saxatilis
Linnaeus, 1766
Monticola solitarius
Linnaeus, 1758
Oenanthe hispanica
Linnaeus, 1758
Oenanthe oenanthe
Linnaeus, 1758
Phoenicurus
ochrurus Gmellin,
1789
Phoenicurus
phoenicurus
Linnaeus, 1758
Saxicola rubetra
Linnaeus, 1758
Saxicola torquata
Linnaeus, 1758
Turdus iliacus
Linnaeus, 1758
Turdus merula
Linnaeus, 1758
Turdus philomelos
Brehm, 1831
Turdus pilaris
Linnaeus, 1758
Turdus torquatus
Linnaeus, 1758
Turdus viscivorus
Linnaeus, 1758
x
2
Tordo sassello
x
3
Merlo
x
3
Tordo bottaccio
x
3
Cesena
x
3
Merlo dal collare
x
2
Tordela
x
Acrocephalus
arundinaceus
Linnaeus, 1758
Cannareccione
x
Acrocephalus
melanopogon
(Temminck, 1823)
Forapaglie
castagnolo
x
x
2
Acrocephalus
paludicola Vieillot,
1817
Pagliarolo
x
x
2
Acrocephalus
palustris Bechstein,
1798
Cannaiola
verdognola
x
x
3
2
2
46
12
VU
A2c
Acrocephalus
schoenobaenus
Linnaeus, 1758
Forapaglie
x
2
Cannaiola
x
2
Usignolo di fiume
x
2
Beccamoschino
x
2
Canapino maggiore
x
2
Canapino
x
2
Salciaiola
Forapaglie
macchiettato
x
2
x
2
Luì bianco
x
2
Phylloscopus
collybita Vieillot,
1817
Luì piccolo
x
2
Phylloscopus
sibilatrix Bechstein,
1795
Luì verde
x
2
Luì grosso
x
2
Fiorrancino
x
2
Regolo
x
2
Capinera
x
2
Beccafico
x
2
Sterpazzolina
x
2
Sterpazzola
x
2
Bigiarella
x
2
Bigia grossa
x
2
Occhiocotto
x
2
Bigia padovana
x
Codibugnolo
x
Balia dal collare
x
Acrocephalus
scirpaceus Herman,
1804
Cettia cetti
(Temminck, 1820)
Cisticola juncidis
(Rafinesque, 1810)
Hippolais icterina
Vieillot, 1817
Hippolais polyglotta
(Vieillot, 1817)
Locustella
luscinioides (Savi,
1824)
Locustella naevia
(Boddaert, 1783)
Phylloscopus bonelli
Vieillot, 1819
Phylloscopus
trochilus Linnaeus,
1758
Regulus ignicapillus
Temminck, 1820
Regulus regulus
Linnaeus, 1758
Sylvia atricapilla
Linnaeus, 1758
Sylvia borin
Boddaert, 1783
Sylvia cantillans
Pallas, 1784
Sylvia communis
Latham, 1787
Sylvia curruca
Linnaeus, 1758
Sylvia hortensis
(Gmelin, 1789)
Sylvia
melanocephala
Gmelin, 1789
Sylvia nisoria
Bechstein, 1797
Aegithalos caudatus
Linnaeus, 1758
Ficedula albicollis
Temminck, 1815
x
2
2
x
47
2
2
Ficedula hypoleuca
Pallas, 1764
Muscicapa striata
Pallas, 1764
Panurus biarmicus
Linnaeus, 1758
Certhia
brachydactyla
Brehm, 1820
Certhia familiaris
Linnaeus, 1758
Oriolus oriolus
Linnaeus, 1758
Parus ater Linnaeus,
1758
Parus caeruleus
Linnaeus, 1758
Parus cristatus
Linnaeus, 1758
Parus major
Linnaeus, 1758
Parus montanus
Conrad, 1827
Parus palustris
Linnaeus, 1758
Remiz pendulinus
(Linnaeus, 1758)
Sitta europea
Linnaeus, 1758
Tichodroma muraria
Linnaeus, 1766
Lanius collurio
Linnaeus, 1758
Lanius excubitor
Linnaeus, 1758
Lanius minor
Gmelin, 1788
Lanius senator
Linnaeus, 1758
Garrulus glandarius
Pica pica
Corvus corax
Linnaeus, 1758
Corvus corone
Corvus frugilegus
Linnaeus, 1758
Corvus monedula
Linnaeus, 1758
Nucifraga
caryocatactes
(Linnaeus, 1758)
Pyrrhocorax
graculus (Linnaeus,
1758)
Balia nera
x
2
2
Pigliamosche
x
2
2
Basettino
x
2
Rampichino
x
2
Rampichino alpestre
x
2
Rigogolo
x
2
Cincia mora
x
2
Cinciarella
x
2
Cincia dal ciuffo
x
2
Cinciallegra
x
2
Cincia bigia alpestre
x
2
Cincia bigia
x
2
Pendolino
x
3
Picchio muratore
x
2
Picchio muraiolo
x
2
Averla piccola
x
Averla maggiore
x
Averla cenerina
x
Averla capirossa
Ghiandaia
Gazza
x
Corvo imperiale
Cornacchia
x
Corvo
x
Taccola
x
Nocciolaia
x
2
Gracchio alpino
x
2
x
2
2
x
2
2
x
x
3
x
48
Pyrrhocorax
pyrrhocorax
(Linnaeus, 1758)
Sturnus roseus
Sturnus vulgaris
Montifringilla nivalis
(Linnaeus, 1766)
Passer domesticus
(Linnaeus, 1758)
Passer domesticus
italiae
Passer montanus
(Linnaeus, 1758)
Petronia petronia
(Linnaeus, 1766)
Carduelis chloris
(Linnaeus, 1758)
Carduelis cannabina
(Linnaeus, 1758)
Carduelis carduelis
(Linnaeus, 1758)
Carduelis spinus
(Linnaeus, 1758)
Carpodacus
erythrinus (Pallas,
1770)
Coccothraustes
coccothraustes
(Linnaeus, 1758)
Fringilla coelebs
Linnaeus, 1758
Fringilla
montifringilla
Linnaeus, 1758
Loxia curvirostra
Linnaeus, 1758
Loxia leucoptera
Gmelin, 1789
Pyirrhula pyirrhula
(Linnaeus, 1758)
Serinus citrinella
(Pallas, 1764)
Serinus serinus
(Linnaeus, 1766)
Calcarius lapponicus
(Linnaeus, 1758)
Emberiza bruniceps
Brandt, 1843
Emberiza cia
Linnaeus, 1758
Emberiza cirlus
Linnaeus, 1758
Emberiza citrinella
Linnaeus, 1758
Gracchio corallino
Storno roseo
Storno
Fringuello alpino
Passera
oltremontana
x
x
x
x
2
2
x
Passera d'Italia
Passera mattugia
x
3
Passera lagia
x
2
Verdone
x
2
Fanello
x
2
Cardellino
x
2
Lucarino
x
2
Ciuffolotto scarlatto
x
2
Frosone
x
2
Fringuello
x
3
Peppola
x
3
Crociere
x
2
Crociere fasciato
x
2
Ciuffolotto
x
3
Venturone
x
2
Verzellino
x
2
Zigolo di Lapponia
Zigolo testa
aranciata
x
2
x
2
Zigolo muciatto
x
2
Zigolo nero
x
2
Zigolo giallo
x
2
49
Emberiza hortulana
Linnaeus, 1758
Ortolano
x
Emberiza
leucocephalos
Gmelin, 1771
Zigolo golarossa
x
2
Zigolo capinero
x
2
Zigolo minore
x
2
Migliarino di palude
x
2
Strillozzo
x
2
Zigolo delle nevi
x
2
Emberiza
melanocephala
Scopoli, 1769
Emberiza pusilla
Pallas, 1766
Emberiza
schoeniclus
(Linnaeus, 1758)
Miliaria calandra
(Linnaeus, 1758)
Plectrophenax
nivalis (Linnaeus,
1758)
x
2
LEGENDA
CITES
Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche
minacciate di estinzione”, Washington 1973
BONN
Convenzione di Bonn “per la conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica”, Bonn
1979.
Appendice 1: specie migratrici minacciate di estinzione
Appendice 2: specie di migratori che potrebbero significativamente beneficiare di una maggior
cooperazione internazionale
BERNA
Convenzione di Berna, “per la conservazione della fauna e della flora selvatica europea e di loro habitat
naturali”, Consiglio d’Europa, Berna 1979.
Appendice 1: specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat.
Appendice 2: specie animali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la
conservazione dell’habitat.
Appendice 3: specie protette.
Appendice *: specie che richiedono specifiche misure per la conservazione dell’habitat. Questo ultimo
elenco non è ancora stato adottato in via definitiva. Le specie dovranno essere ridiscusse alla prossima
riunione del Consiglio permanente
DIRETT. 79/409/CEE:
Per gli uccelli, indicazione delle specie incluse nell’Allegato I della direttiva Uccelli (79/409/CEE e successive
modificazioni), “concernente la conservazione degli uccelli selvatici”: Specie per le quali sono previste
misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat
L. 157/92
Legge nazionale n.157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo
venatorio”.
50
Status in Italia
Categoria di minaccia a livello nazionale, se definita in liste rosse preesistenti (es. per i vertebrati: Libro
Rosso degli animali d’Italia, WWF, 1998)
Status in Veneto
Categoria di minaccia a livello regionale, definita sulla base dei dati raccolti
Mammiferi
Si riporta di seguito la check list relativa ai mammiferi presenti sul territorio veronese. Tale elenco è tratto
dal Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona e confrontato con l’Atlante dei mammiferi del
Veneto sopra riportato.
Nome scientifico
Nome comune
Ordine
Famiglia
XYZ
Fonti
Erinaceus europaeus
Riccio
occidentale
Insectivora
Erinaceidae
autoctona
Am1
Em1
Sorex alpinus
Toporagno alpino
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Sorex araneus
Toporagno comune
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Sorex minutus
Toporagno nano
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Neomys anomalus
Toporagno acquatico di
Miller
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Neomys fodiens
Toporagno d’acqua
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Suncus etruscus
Mustiolo etrusco
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Crocidura leucodon
Crocidura ventre bianco
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Crocidura suaveolens
Crocidura minore
Insectivora
Soricidae
autoctona
Am1
Em1
Talpa europea
Talpa europea
Insectivora
Talpidae
autoctona
Am1
Em1
Rhinolophus euryale
Ferro di cavallo curiale
Chiroptera
Rinolophidae
autoctona
Am1
Em1
Rhinolophus
ferrumequinum
Ferro
di
maggiore
Chiroptera
Rinolophidae
autoctona
Am1
Em1
Rhinolophus
hipposideros
Ferro di cavallo minore
Chiroptera
Rinolophidae
autoctona
Am1
Em1
Myotis blythii
Vespertillo di Blyth
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Myotis brandti
Vespertillo di Brand
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
europeo
cavallo
51
Myotis daubentoni
Vespertillo
Daubenton
Myotis emarginatus
di
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Vespertillo smarginato
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Myotis myotis
Vespertillo maggiore
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Pipistrellus kuhli
Pipistrello albolimbato
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Pipistrellus nathusii
Pipistrello di Nathusius
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Nycalus lasiopterus
Nottola Gigante
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Hypsugo savii
Pipistrello di Savi
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Eptesicus serotinus
Serotino comune
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Plecotus auritus
Orecchione comune
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Plecotus austriacus
Orecchione meridionale
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Miniopterus schreibersi
Miniottero
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Tadarida teniotis
Molosso di Cestoni
Chiroptera
Vespertilinidae
autoctona
Am1
Em1
Lepus europaeus
Lepre comune
Lagomorpha Leporidae
autoctona
Am1
Em1
Sciurus vulgaris
Scoiattolo
Rodentia
Sciuridae
autoctona
Am1
Em1
Marmota marmota
Marmotta
Rodentia
Sciuridae
autoctona
Am1
Em1
Eliomys quercinus
Quercino
Rodentia
Myoxidae
autoctona
Am1
Em1
Myoxus glis
Ghiro
Rodentia
Myoxidae
autoctona
Am1
Em1
Muscardinus
avellanarius
Moscardino
Rodentia
Myoxidae
autoctona
Am1
Em1
Clethrionomys
glareolus
Arvicola rossastra
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Arvicola terrestris
Arvicola d’acqua
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Microtus agrestis
Arvicola agreste
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Microtus arvalis
Arvicola campestre
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Microtus liechtensteini
Arvicola
Liechtenstein
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Microtus multiplex
Arvicola di Fatio
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
del
52
Em1
Microtus
savii
(Terricola)
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Microtus
(Terricola)
Arvicola sotterranea
subterraneus
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Chionomys nivalis
Arvicola delle nevi
Rodentia
Microtidae
autoctona
Am1
Em1
Apodemus flavicollis
Topo
giallo
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Apodemus sylvaticus
Topo selvatico
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Micromys minutus
Topolino delle risaie
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Rattus norvegicus
Surmolotto
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Rattus rattus
Ratto nero
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Mus domesticus
Topolino delle case
Rodentia
Muridae
autoctona
Am1
Em1
Hystrix cristata
Istrice
Rodentia
Hystricidae
autoctona
Am1
Em1
Myocastor coypus
Nutria
Rodentia
Myocastoridae
alloctona
Am1
Em1
Vulpes vulpes
Volpe
Carnivora
Canidae
autoctona
Am1
Em1
Meles meles
Tasso
Carnivora
Mustelidae
autoctona
Am1
Em1
Mustela nivalis
Donnola
Carnivora
Mustelidae
autoctona
Am1
Em1
Mustela putorius
Puzzola
Carnivora
Mustelidae
autoctona
Am1
Em1
Am1
Em1
Arvicola di Savi
selvatico
collo
Lutra lutra
Lontra
Carnivora
Mustelidae
specie
scomparsa
in epoca
storica
Martes foina
Faina
Carnivora
Mustelidae
autoctona
Am1
Em1
Martes martes
Martora
Carnivora
Mustelidae
autoctona
Am1
Em1
Sus scrofa
Cinghiale
Artidactyla
Suidae
autoctona
Am1
Em1
Cervus elaphus
Cervo
Artidactyla
Cervidae
autoctona
Ah1
Em1
Dama dama
Daino
Artidactyla
Cervidae
alloctona
Am1
Em1
Capreolus capreolus
Capriolo
Artidactyla
Cervidae
autoctona
Am1
Em1
53
Ovis orientalis musimon
Muflone
Artidactyla
Cervidae
alloctona
Am1
Em1
Rupicapra rupicapra
Camoscio
Artidactyla
Cervidae
autoctona
Am1
Em1
Neomys anomalus
Cabrera, 1907
Neomys fodiens
(Pennant, 1771)
Sorex alpinus Schinz,
1837
Sorex araneus
Linnaeus, 1758
Sorex minutus
Linnaeus, 1766
Suncus etruscus
(Savi, 1822)
Tadarida teniotis
(Rafinesque, 1814)
Rhinolophus euryale
Blasius, 1853
Rhinolophus
ferrumequinum
(Schreber, 1774)
Rhinolophus
hipposideros
(Bechstein, 1800)
Eptesicus serotinus
(Schreber, 1774)
Hypsugo savii
(Bonaparte, 1837)
Miniopterus
schreibersi (Natterer
in Kuhl, 1819)
Myotis blythi (Tomes,
1857)
Riccio
Crocidura
ventre bianco
Crocidura
minore
Toporagno
d'acqua di
Miller
Toporagno
d'acqua
Toporagno
alpino
Toporagno
comune
Toporagno
nano
Mustiolo
Molosso di
Cestoni
Ferro di cavallo
euriale
Ferro di cavallo
maggiore
Ferro di cavallo
minore
Serotino
comune
Pipistrello di
Savi
Miniottero
Vespertilio di
Blyth
x
3
x
3
x
3
x
3
x
3
x
3
x
3
x
2
2
4
x
2
2
2,4
x
2
2
2,4
x
2
2
2,4
x
2
2
4
LR
x
2
2
4
LR
x
2
2
2,4
LR
x
2
2
2,4
54
IUCN
3
CHECKLIST
x
ENDEMICA
STATUS IN ITALIA
HABITAT
3
BONN
x
CITES
BERNA
Erinaceus europaeus
Linnaeus, 1758
Crocidura leucodon
(Hermann, 1780)
Crocidura suaveolens
(Pallas, 1811)
Nome
comune
L. 157/92
Nome scientifico
L. 157/92 art. 2
In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie di
mammiferi:
DD
VU
A2c
VU
LR/cd
VU
A2c
LR/nt
Myotis brandti
(Eversmann, 1845)
Myotis daubentoni
(Leisler in Kuhl, 1819)
Myotis emarginatus
(Geoffroy E., 1806)
Myotis myotis
(Borkhausen, 1797)
Nyctalus lasiopterus
(Schreber, 1780)
Pipistrellus kuhli
(Kuhl, 1817)
Pipistrellus nathusii
(Keyserling & Blasius,
1839)
Plecotus auritus
(Linnaeus, 1758)
Plecotus austriacus
(Fischer, 1829)
Lepus europaeus
Hystrix cristata
(Linnaeus, 1758)
Eliomys quercinus
(Linnaeus, 1766)
Muscardinus
avellanarius
(Linnaeus, 1758)
Myoxus glis
(Linnaeus, 1766)
Marmota marmota
(Linnaeus, 1758)
Sciurus vulgaris
Linnaeus, 1758
Micromys minutus
Meles meles
(Linnaeus, 1758)
Mustela nivalis
Linnaeus, 1766
Mustela putorius
Linnaeus, 1758
Lutra lutra (Linnaeus,
1758)
Martes foina
(Erxleben, 1777)
Martes martes
(Linnaeus, 1758)
Ovis orientalis
Gmelin, 1774
Rupicapra rupicapra
(Linnaeus, 1758)
Capreolus capreolus
(Linnaeus, 1758)
Vespertilio di
Brandt
Vespertilio di
Daubenton
Vespertilio
smarginato
Vespertilio
maggiore
x
2
2
4
DD
x
2
2
4
VU
x
2
2
2,4
VU
VU
A2c
x
2
2
2,4
VU
LR/nt
x
2
2
4
EN
LR/nt
x
2
2
4
LR
x
2
2
4
VU
x
2
2
4
LR
x
2
2
4
LR
CR
Istrice
x
2
Quercino
x
3
Moscardino
x
3
Ghiro
x
3
Marmotta
x
3
Scoiattolo
Topolino delle
risaie
x
3
Tasso
x
3
Donnola
x
3
Nottola gigante
Pipistrello
albolimbato
Pipistrello di
Nathusius
Orecchione
comune
Orecchione
meridionale
Lepre comune
LR/nt
VU
A1c
4
LR/nt
LR/nt
4
VU
NT
VU
Puzzola
x
3
Lontra comune
x
2
Faina
Martora
4
x
A
5
DD
2,4
CR
5
LR
M
3
x
3
Muflone
Camoscio
alpino
VU
3
Capriolo
3
55
2,5
EN
VU
A2cde
Cervus elaphus
Linnaeus, 1758
Cervo nobile
3
Dama dama
(Linnaeus, 1758)
Daino
3
4 - Distribuzione di habitat e specie sul territorio provinciale
Habitat
Si riporta di seguito la distribuzione di alcuni habitat caratterizzanti alcune aree di studio di particolare
interesse. Questi dati sono stati desunti da L. Latella et al., 2008. La rete Ecologica provinciale: mappatura e
caratterizazione naturalistica. Museo di Storia Naturale di Verona, Provincia di Verona.
Monte Baldo
*4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
*91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens
4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum
9260 Foreste di Castanea Sativa
9340 Leccete
Area del M Luppia e Punta S. Vigilio
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
9340 Leccete
Rocca del Garda Val dei Molini
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
Presenza di Gypsophila papillosa Porta (Caryophyllaceae) , specie endemica di cui l’area è l’unica stazione
nota
Lago del Frassino
*7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
56
Monte Pastello
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
9340 Leccete
Parco Regionale della Lessinia
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (Area SIC di Molina)
4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine (Area SIC del Vallone del Malera)
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum
9260 Foreste di Castanea Sativa
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica (Area SIC Ponte di Veja – Vaio della Marciora)
Val Galina e Progno Borago
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
*6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (notevoli
fioriture di Orchidee)
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
Vajo Paradiso
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
Sguazzo di Rivalunga
3260 Corsi d’acqua di pianura e montagna con vegetazione a Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion
# Fragmiteti e magnocariceti
Area del Feniletto
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Palude di Pellegrina
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Palude del Brusà
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
57
Palude del Busatello
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Meandri del Tione e Monte Mamaor
9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Fascia collinare dei Bassi Lessini:
nel mosaico ambientale compare localmente: 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte
da cespugli su substrato calcareo *(talora notevoli fioriture di Orchidee).
Fascia montana del prati e pascoli dei Lessini:
nel mosaico ambientale compaiono numerose: 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.
Fascia dei Fontanili:
Risogive di San Giovanni Lupatoto presso l’Adige e San Martino Buon Albergo:
Animali
Di seguito si riportano le informazioni disponibili per le seguenti classi faunistiche di vertebrati: anfibi,
rettili, , mammiferi, pesci che rientrano in Direttiva Habitat.
Il grado di approfondimento dipende chiaramente dal tipo di fonte e dal grado di aggiornamento.
Anfibi
Di seguito si fornirà una breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie
associata alle misure di conservazione desunte dall’Atlante sopra citato e da Fauna italiana inclusa nella
Direttiva Habitat, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN, 2003. Per alcune aree specifiche
si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti:
•
una monografia sul Monte Pastello Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico
di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1;
•
un volume sul Busatello M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto –
Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della
Vita (A: Biologica).7;
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un volume sulla Valle del Brusà (Rana latastei) e le Vallette di Cerea: Comune di Cerea, Comune di
Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona).
Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005.
Qui oltre che la rana di lataste sono state rinvenute anche altre specie: Hyla intermedia, Rana
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lessonae, Bufo bufo, Bufo viridis, Triturus vulgaris. La rana latastei può convivere con rana lessonae
perché periodi riproduttivi sfasati.
Il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex ) è stato segnalato all’interno di due fasce altitudinali
principali, una tipicamente planiziaria e un’altra montana con massima frequenza tra gli 800 e i 1400 metri.
Esso presenta un’ampia valenza ecologica e si può trovare sia in zone relativamente aperte che in aree
boscate a latifoglie, a conifere o miste. Si può incontrare anche in zone prevalentemente agricole ( se la
pratica agricola non è particolarmente invasiva) o urbanizzate, se esistono adeguate raccolte d’acqua.
Si riproduce in acque ferme, generalmente in corpi idrici piuttosto profondi, privi di pesci e con
abbondante vegetazione acquatica e detriti sul fondo, pertanto grandi stagni di cave e lanche ma anche in
fossati e scoline, come pure in laghi di piccola estensione, stagni, pozze e canali di risorgive. A terra vive in
campi, prati e boschi mai troppo lontani dal sito di riproduzione. Nel veronese come nel Veneto la specie ha
subito un notevole declino dovuto all’alterazione antropica dei siti riproduttivi e degli ambienti terrestri
circostanti , connessa sia alla modernizzazione delle pratiche agricole con l’intensificazione delle macchine,
degli insetticidi e dei prodotti chimici in genere, sia all’indiscriminato sviluppo dei centri abitati e della rete
viaria. I siti riproduttivi presenti sui rilievi sono scomparsi o alterati a seguito dell’abbandono delle pratiche
agro-pastorali tradizionali oltre che per l’introduzione di specie ittiche in corpi idrici che ne erano privi allo
scopo di renderli fruibili per la pesca sportiva o altro. Sono infatti predati dai salmonidi.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Peschiera, Busatello
L’Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) è stato segnalato all’interno di due fasce altitudinali
principali: una tra i 100 e i 400 metri circa e un’altra tra gli 800 e i 1400 metri. In generale vive
esclusivamente in territori collinari e montuosi. Predilige suoli almeno stagionalmente umidi e una copertura
arborea ed arbustiva discontinua. La fase riproduttiva e larvale avviene solitamente in raccolte d’acqua poco
estese e poco profonde, temporanee e prive di vegetazione, spesso molto torbide: le popolazioni montano
utilizzano pozze d’alpeggio, quelle collinari pozzanghere temporanee, ma anche cisterne e fontane,
soprattutto se in stato d’abbandono, quelle di fondovalle piccoli ristagni di sui letti dei torrenti, quelle
planiziarie sono ristrette a lembi di querceto misto di pochi ettari o a territori agricoli ricchi di siepi e ambienti
umidi come la fascia delle risorgive.
Il declino della specie nell’ambito di pianura è da ricondurre pertanto alle trasformazioni agricole e
urbanistiche con riduzione dei boschi planiziari e degli agroecosistemi tradizionali. Per quanto riguarda
l’ambiente collinare e montano la specie necessita di un’adeguata gestione delle pozze d’abbeveraggio e
delle fontane.
Attività della specie: da marzo ai primi di novembre con picchi nei mesi di maggio, giugno e luglio.
Fattori di minaccia: le popolazioni della specie sono scarse e tendenti alla frammentazione, sono in
declino a causa dell’inquinamento chimico e il degrado dei siti riproduttivi, l’elevata mortalità negli stadi
precoci dovuta alla predazione nonché la raccolta a fini collezionistici.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: zone collinari del veronese, non comune; Forte Masua; Val Sorda;
Montorio/S. Maria in Stelle; Mezzane di Sotto.
Dati dedotti da monografia sul Monte Pastello: loc. Molane, Breonio; loc. Cà Torre, Cavalo: le
osservazioni sui riferiscono a quote comprese tra 620 e 910 metri slm. La specie non è comune nel
veronese ed è segnalata esclusivamente in zone collinari; la quota di 900 m. del Monte Pastello rappresenta
il limite altitudinale attualmente noto per la provincia di Verona;
Rana di Lessona (Rana lessonae ) tra le rane verdi è la specie più terragnola e frequenta zone
boschive e aperte. I siti riproduttivi sono piccoli stagni, paludi o pozze e ruscelli con abbondante vegetazione
riparia. Predatori delle larve sono invertebrati acquatici; gli adulti sono predati da mammiferi, uccelli acquatici
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e serpenti. La specie forma popolazioni miste con R. kl. Esculenta con effettivo scambio genetico tra i due
taxa.
Fattori di minaccia: la specie è sensibile al degrado degli habitat acquatici; è anche minacciata dalla
raccolta per scopi alimentari e dall’introduzione di specie ittiche alloctone, predatrici di larve e adulti.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: nota solo per alcune stazioni della pianura veronese
Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: non sono state rinvenute specie come Rana lessonae
Camerano, 1882 +Rana kl. esculenta Linnaeus, 1758, note solo per alcune stazioni della pianura veronese.
Pomini (1936) la segnala anche per alcune loc. della Lessinia fino a 1600 m (Malga Gaibana) dove tuttavia
con ricerche più recenti la presenza della specie non è stata confermata (Salmaso, 1991)
Rana dalmatina (Rana dalmatina) tra le rane rosse italiane è la specie con abitudini più marcatamente
terrestri con attitudine per il salto. è stata osservata fino a 1710 metri di altitudine ma la maggior parte delle
stazioni note si distribuiscono nelle prime decine di metri, in relazione alla relativa estensione di territorio
planiziario. Legata ad habitat forestali decidui, la Rana dalmatina predilige formazioni arboree ed arbustive
luminose. Poco esigente nei confronti dell’umidità ambientale è in grado di colonizzare anche ambienti
scoperti e ambienti in parte utilizzati dall’uomo, come gli agroecosistemi, purchè ricchi di raccolte d’acqua ed
un minimo di copertura arboreo-arbustiva. Pertanto nell’abito della pianura veneta predilige le aree riparie e
golenali, le aree agricole che conservano siepi e fossati, i boschi planiziari relitti, le aree di escavazione
naturalizzate e i territori di bonifica. La riproduzione avviene soprattutto in pozze d’acqua di modesta
profondità, anche di origine artificiale, ricche di vegetazione palustre e riparia con materiale vegetale
sommerso. In pianura utilizza pozze marginali di fiumi e bacini lacustri, fossati stagnanti, invasi di ex cave;
nei terreni collinari e montani utilizza laghetti e stagni di varia origine, anche vasche artificiali, mentre alle
alte quote è strettamente legata alle pozze d’alpeggio.
Lo stato di conservazione in Veneto può essere considerato complessivamente buono, anche se nella
pianura si riscontra un declino demografico. Nonostante infatti la specie sembri essere particolarmente
tollerante all’inquinamento chimico delle acque e possa colonizzare ambienti particolarmente antropizzati
con attività industriali ed agricole, risente della banalizzazione dell’ambiente agrario in pianura dove
scompaiono siepi, stagni e fossati. In collina e montagna è minacciata invece dalle sistemazioni idrauliche
dei corsi d’acqua, dagli interventi di manutenzione dei laghetti e dagli interramenti delle pozze d’alpeggio a
seguito del loro abbandono.
Attività della specie: tra metà febbraio e metà novembre con picchi nei mesi primaverili.
Fattori di minaccia: la scomparsa in pianura di aree boscate, anche di piccola estensione, l’uso di veleni e
concimi chimici nelle zone coltivate sono tra le cause principali del declino di questa specie. A queste cause
si aggiunge la predazione dei salmonidi introdotti sui girini.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Cancello; Marcellise; Vajo Fumane; dintorni di Peschiera (del
1904); Forte Masua; Vajo Borago; Camposilvano; Torricelle.
Dalla monografia sul Monte Pastello: osservata fra 620 e 910 metri slm. Nella provincia di Verona è
diffusa dalle zone collinari all’altopiano della Lessinia dove raggiunge 1300 m di quota (oss. pers. Salmaso,
1991) M.te Crocetta, Breonio; loc. Molane, Breonio; loc. Cà Torre, Cavalo.
Rana di Lataste (Rana latastei) è diffusa nell’alta pianura e nella fascia delle risorgive, secondariamente
quelle collinari dove esistano terreni di origine alluvionale o morenica. La distribuzione geografica e
altitudinale della specie si spinge fino ad un massimo di 580 metri di quota e l’attività produttiva è stata
documentata fino ad un massimo di 290 metri. La specie è stenoecia sia nella fase terrestre, riguardo alle
caratteristiche vegetazionali e al grado di umidità del suolo, sia nella fase acquatica per le qualità fisicochimiche e biologiche dei siti riproduttivi. L’ambiente tipico è rappresentato dal bosco planiziario a
prevalenza di Farnia e Carpino bianco, con suolo sviluppato, ricco sottobosco, falda affiorante ed elevato
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grado di umidità a livello del substrato. Si rinviene comunque anche in altri ambienti quali: boschetti e siepi
strutturate che permangono nella fascia delle risorgive, i boschi idrofili lungo gli alvei e le lanche fluviali e i
pioppeti dove permane uno strato erbaceo e arbustivo sviluppato. Frequenta anche ambienti più aperti con
copertura arborea ridotta purchè offrano sufficienti condizioni di umidità. Tra questi si evidenziano le aree
palustri con cariceti, fragmiteti e boscaglia igrofila come le paludi residue della Valli Grandi Veronesi.
Penetra anche in boschi collinari di latifoglie prospicienti la pianura o contigui a corsi d’acqua che ne
facilitano la penetrazione all’interno dei rilievi.
La riproduzione avviene nell’ambito di stagni isolati in contesti forestali, pozze marginali agli alvei, tratti
stagnanti di corsi d’acqua alimentati da risorgive e di tratti stagnanti di canali d’irrigazione , scoline in
boscaglie igrofile e pioppeti golenali, stagni con fondo limoso-argilloso o torboso e con piante acquatiche.
Nell’ambito della pianura veneta la specie risulta frammentata a causa della frammentarietà stessa degli
habitat; essa infatti è minacciata dal taglio dei boschetti e delle siepi nelle campagne, la bonifica di aree
palustri, la chiusura delle polle di risorgiva, lo sfalcio di vegetazione acquatica e riparia frequente durante il
periodo riproduttivo. Inoltre è minacciata dall’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura e dagli interventi
di sistemazione idraulica.
La salvaguardia di questa specie consiste pertanto nell’incremento dei boschi relitti planiziari e le fasce
arboree lungo i corsi d’acqua. Importanti sono anche gli interventi di riqualificazione ambientale effettuate su
cave dimesse di argilla o torba come pure il mantenimento dei livelli idrici costanti nei siti di riproduzione.
Questa specie infatti fissa le ovature alla vegetazione acquatica poco sotto il pelo d’acqua; quindi una
minima variazione di quest’ultima può provocarne il disseccamento.
Attività della specie: tutto l’anno ma con maggiori frequenze nei periodi compresi tra marzo e giugno e tra
settembre e ottobre.
Fattori di minaccia: il declino della specie, presente con un numero di popolazioni ridotto, è legato alla
progressiva scomparsa dei particolari habitat adatti alla sua riproduzione e sopravvivenza.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Busolo (Zevio), Busatello; Vacaldo (Vigasio); fontanile di Castel
d’Azzano;sorgente Giona (Povegliano); Villabartolomea; Pozzolengo
È rintracciabile anche a Bovolone (paleo alveo del fiume Menago) e a sud di Cerea fino al limite delle
grandi valli veronesi (volume sul Brusà)
Rana temporaria la specie ha costumi spiccatamente terrestri recandosi in acqua solo durante la fregola.
Si riproduce in pozze di scioglimento delle nevi, piccoli laghetti o torrenti.
Fattori di minaccia: in italia la specie è legata ad ambienti con ridotti impatti antropici, può essere
comunque minacciata dalla scomparsa dei siti riproduttivi, anche causata dall’abbandono della pastorizia e
dall’inquinamento atmosferico che può produrre un aumento della mortalità degli embrioni e delle larve.
Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: Rana montana: la specie è segnalata da Pomini 1936
oltre che per il Pastello anche per numerose loc. della Lessinia e delle Prealpi vicentine a quote tra 600 e
1300m. Attualmente nel veronese la specie è nota per la Lessinia e il Monte Carega (Salmaso, 1991)
Rettili
Di seguito si forniranno le mappe di distribuzione di quelle specie presenti nella Direttiva Habitat con una
breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie associata alle misure di
conservazione desunte dall’Atlante sopra citato e da Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat, Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN, 2003.
Per alcune aree specifiche si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti:
una monografia sul Monte Pastello: Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di
Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1;
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un volume sul Busatello: M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto –
Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita
(A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante.
Testuggine palustre europea (Emys orbicularis) è presente in gran parte della bassa pianura, è
localizzata nella media pianura fino a divenire quasi completamente assente a monte delle risorgive.
Pertanto si colloca nella prima decina di metri di altitudine fino ad un massimo di 50 metri. Nel Veronese al di
sopra di tale quota è stata rinvenuta solo in corrispondenza del laghetto del Frassino. La specie è legata ad
ambiente lentici di acqua dolce o debolmente salmastra di una certa estensione e profondità. Sembra
preferire bacini con cintura vegetale palustre e sponde parzialmente scoperte. Pertanto nella Pianura le
popolazioni per lo più isolate si collocano in laghetti di cave abbandonate di argilla o ghiaia, in bacini e canali
residui in bassure di recente bonifica, raramente in tratti lenti di corsi d’acqua alimentati da risorgiva. Ha
abitudini per lo più acquatiche ma frequenta anche l’ambiente terrestre.
Nei territori planiziari interni le popolazioni sono frammentate e ridotte. Le cause di rarefazione della
specie sono dovute agli interventi di bonifica e alla semplificazione degli agreoecosistemi con la riduzione
della vegetazione acquatica ripariale, oltre che all’intensa urbanizzazione delle zone di pianura. Un’altra
causa di riduzione della specie è da ricondursi alla competizione per l’accesso al cibo e ai siti ottimali perla
termoregolazione con una specie esotica introdotta da pochi decenni rappresentata dalla Testuggine
palustre dalle orecchie rosse. Altro elemento di interferenza è dato dai metodi di rimozione meccanica della
copertura vegetale dei canali e dei corsi d’acqua come pure il loro rimodellamento. Ad oggi la specie
predilige gli stagni che si sviluppano da cave rinaturalizzate e i tratti meno artificiali dei corsi d’acqua.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Monterico, Busatello, Brusà, Isola della Scala.
Ramarro occidentale (lacerta viridis bilineata) È specie diffusa dal livello del mare fino a 1500 metri, in
aree con densi cespugli spesso vicine a piccoli corsi d’acqua, margini di aree boscate, radure ed in
prossimità di casolari e centri abitati.
Fattori di minaccia: in Europa centrale la specie ha subito un declino a causa dell’uso di pesticidi in
agricoltura. In Italia è ancora abbastanza comune soprattutto in aree collinari e pedemontane.
Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: cava del Prete , Peri (strada sterrata), (probabilmente
però la specie è più diffusa); tra Cavalo e Mazzurega (prati stabili)
Lucertola muraiola (Podarcis muralis) è stata osservata dal livello del mare fino a 2100 metri slm con
concentrazioni maggiori nella prima decina di metri di quota. Infatti sopra i 900 metri diventa limitata fino ad
essere occasionale al di sopra dei 1400 metri. La specie è prevalentemente antropofila, frequentando
comunemente aree urbanizzate con edifici, vari manufatti e ruderi. È frequente anche in aree con
insediamenti diffusi di paesi e piccoli agglomerati. In ambienti campestri purchè vi siano fasce a vegetazione
spontanea, muretti e altri manufatti. È frequente anche in ambienti più naturali come alvei fluviali e torrentizi
con aree nude sassose alternate ad aree con copertura arborea ed arbustiva, versanti montani rocciosi e
prativi con roccia affiorante e ghiaioni. La specie è particolarmente adattabile a situazioni notevolmente
alterate dall’uomo. La sua ecologia relativamente termofila la esclude comunque da ambienti relativamente
freschi. La lucertola muraiola è una specie euriecia ed adattabile, con buone capacità di colonizzare siti
alterati. La specie è stata inserita nell’allegato IV della Direttiva Habitat. Nel veronese comunque la specie
non mostra segni di minaccia data l’ampissima diffusione. Pertanto non si ritiene necessario individuare la
distribuzione geografica della specie dato che risulterebbe occupato l’intero territorio.
Fattori di minaccia: la specie, pur non attualmente minacciata ha visto ridurre le sue popolazioni nelle
zone di pianura a causa dello sviluppo dell’agricoltura intensiva che ha distrutto parte degli habitat e che ha
provocato, con l’uso di pesticidi, una riduzione delle sue prede (che sono invertebrati, soprattutto insetti, ma
anche crostacei terrestri, ragni, molluschi gasteropodi e anellidi).
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Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: Forte di Monte, Monte, Pietraia (incolto a brometo); loc.
Cà Torre, cavalo, muri (case rurali); nei pressi di Molane, Breonio, strada asfaltata, zona a prati sfalciati, o
pascolati e lembi di bosco con prevalenza di carpino nero; nel veronese la specie è nota per loc di pianura e
collina, è presente anche sull’altopiano della Lessinia (Salmaso, 1991).
Lucertola campestre (Podarcis siculus) è stata osservata fino ad una quota massima pari a 350 metri
con le concentrazioni maggiori alle quote più basse dove comunque la specie è rara per quanto riguarda le
zone interne di pianura e collina. Predilige gli argini e le ampie aree golenali nel tratto medio di alcuni fiumi
oltre che le aree xerotermiche localizzate ai margini meridionali dei Lessini veronesi presso Montorio.
Predilige ambienti caratterizzati da substrati poco coerenti e fortemente permeabili, costituiti soprattutto da
sabbie sui quali sia presente una vegetazione erbacea piuttosto rada e xerotermofila.
La sua presenza è associata a siti di alto valore biologico e paesaggistico ma soggetti ad una evoluzione
sfavorevole. I tratti fluviali infatti della media ed alta pianura sono sottoposti a pesantissimi impatti provocati
sia da interventi di arginatura e risagomatura che dall’utilizzo degli alvei ghiaiosi o sabbiosi a fini economici e
ricreativi. Anche la vegetazione xerotermofila dei prati aridi è soggetta a progressiva riduzione per
l’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali.
Fattori di minaccia: in generale è il rettile più diffuso in Italia, insieme alla lucertola muraiola.
L’abbondante impiego di pesticidi nelle pratiche agricole può aver provocato un certo declino delle sue
popolazioni di pianura, ma la situazione è meno preoccupante di quella di altri lacertidi.
Colubro liscio (Coronella austriaca) è specie prevalentemente terricola, si colloca ad altitudini che vanno
dal livello del mare fino a 1850 metri. Nel veronese la specie è stata osservata in corrispondenza delle Valli
Grandi Veronesi e in alcune stazioni della Lessinia. In pianura la specie è associata ad ambienti che, seppur
antropizzati, conservano ancora una diversificazione ambientale con siepi, macchie boschive, tratti incolti in
prossimità di corsi o polle d’acqua. Sui rilievi la maggior parte delle segnalazioni provengono da zone
cotonali. Frequente è anche l’associazione con superfici prive o quasi di vegetazione.
Sebbene la specie possa sopravvivere con popolazioni numericamente ridotte, essa risulta minacciata da
due diversi fattori in funzione dell’ambiente planiziario o montano. Per la pianura gli effetti sulla popolazione
sono da ricondurre alla banalizzazione del paesaggio agrario, con l’eliminazione delle strutture arboreo arbustive, le fasce erbacee incolte, l’aumento delle monocolture, la riduzione delle superfici a vegetazione
naturale lungo i corsi d’acqua, l’urbanizzazione e l’incremento della rete stradale e del traffico. Quest’ultimo
fonte principale della mortalità della specie. Nel settore montano ancora una volta è l’abbandono delle
pratiche agricole tradizionali la principale fonte di impatto sulla specie.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Peschiera, Giazza, Val Fraselle, Bovolone loc. Dossi, Cera rive
Menago, S. Pietro di Legnago.
Fattori di minaccia: specie in declino per la riduzione o scomparsa dell’habitat dovuta allo sviluppo
dell’agricoltura ed ai frequenti incendi.
Natrice tassellata (Natrix tessellata) si riscontra nel Veneto fino ad un massimo di 710 metri con
frequenze maggiori nei primi 100 metri. La specie è associata all’idrografia superficiale; predilige infatti
laghi, ma è frequente anche lungo le rive dei corsi d’acqua, con una limitata selettività per la natura del
substrato e la struttura vegetazionale del contesto. Le segnalazioni spaziano dai corsi d’acqua a regime
torrentizio, alle sistemazioni idrauliche delle acque di risorgiva quali le rogge, alle acque stagnanti o
debolmente correnti delle cave senili di argilla e ghiaia. Solo raramente si allontana dall’acqua.
In ambito planiziale il declino della specie è da imputare principalmente alle trasformazioni dell’assetto
agroecosistemico e dalla mortalità dovuta al traffico veicolare in particolare lungo le strade arginali.
Dati pervenuti dallo studio del Museo: Ponte Molino, Vigasio, Montorio.
Fattori di minaccia: è in declino in buona parte del suo areale europeo e minacciata dal degrado degli
ambienti acquatici.
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Saettone comune, colubro d’Esculapio Zamenis longissimus: la specie nel Veneto è diffusa nell’intera
fascia prealpina, dove coloniza le aree collinari,i versantimontuosi e le principali vallate. Frequenta pertanto
gli ambienti forestali e arbustati a latifoglie, all’interno dei quali predilige le aree cotonali. Predilige ambienti
con temperatura mite, privo di forti escursioni termiche.
Fattori di minaccia: in collina è minacciata dal traffico stradale, mentre in pianura è rara per le
modificazioni ambientali con lo sviluppo dell’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione.
Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: loc. Capitello, Breonio; comune soprattutto nelle zone
collinari del veronese.
Mammiferi
Di seguito si fornirà una breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie,
desunta dall’Atlante sopra citato, e con associati dati sulle preferenze territoriali delle specie e i fattori di
minaccia delle stesse desunte da Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat, Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio, DPN, 2003.
Per alcune aree specifiche si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti:
• una monografia sul Monte Pastello: Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del
Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1;
• un volume sul Busatello: M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello
(Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie.
Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia
dell’atlante;
• per quanto riguarda i chirotteri si fa riferimento anche ad uno studio effettuato tra il 1999 e il
2000 che ha riguardato l’intero territorio provinciale pubblicato L. Latella, F. Abrescia, R.
Fiorentini, 2001 - Ricerche sui chirotteri della Provincia di Verona in La Lessinia – Ieri Oggi
Domani. Quaderno culturale n.24: 49 - 56. Questo studio rappresenta una sintesi delle
conoscenze pregresse sulla distribuzione ed ecologia dei chirotteri nella provincia di Verona e
dei primi dati ottenuti in questa fase iniziale. Questo lavoro infatti è in continuo sviluppo in
quanto le osservazioni sono continuate negli anni successivi e saranno probabilmente oggetto
di una nuova pubblicazione (Nota: Covoli di Velo ha visto una forte riduzione delle specie: 8
diverse specie di pipistrelli. Oggi solo 5 individui del solo genere Rinolophus).
• G. Perina, 2004. Monitoraggio della chirottero fauna di un’area di interesse comunitario nella
Provincia di Verona. Elaborato di Laurea, Tutor: prof. O. Coppellotti; Correlatore: L. Latella.
• Per l’istrice, di recente segnalazione:
• M. Bon et al., 2006 Status dell’istrice Hystrix cristata Linnaeus, 1758 nel Veneto (Mammalia,
Rodentia) in Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 30, Botanica Zoologia:
293-296
• L. Latella et al. 2007. L’istrice in Provincia di Verona e sui Monti Lessini in: La Lessinia – Ieri
Oggi Domani;
• Spada A. et al., 2008. Primi indizi di riproduzione di Istrice, Hystrix cristata, in Veneto
(Rodentia: Hystricidae)
Rhinolophus euryale Ferro di cavallo euriale la biologia della specie è poco conosciuta. Specie
termofila con preferenza per ambienti interessati da fenomeni di carsismo e coperti da vegetazione forestale
di bassa o media quota fino a 1000 metri.. Utilizza come siti di rifugio, svernamento e riproduzione cavità
ipogee e talora i sottotetti degli edifici.
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Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli
insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal
disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento.
Dal quaderno culturale: segnalazioni limitate a poche grotte della Lessinia e ad Isola della Scala e sul
Monte Pastello in Grotta della Scala (Fumane?)
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore è specie che predilige zone calde ed aperte
con alberi e cespugli in aree calcaree prossime all’acqua, anche in vicinanza di insediamenti umani e
generalmente non oltre gli 800 metri. I rifugi estivi sono costituiti da edifici, fessure rocciose, cavità degli
alberi e talora cavità sotterranee. I rifugi invernali invece sono dati da cavità sotterranee naturali o artificiali.
Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli
insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal
disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento.
Dal quaderno culturale: ampiamente diffuso nella provincia di Verona, dalle quote più basse fino a 1500
m slm in Alta Lessinia ed in alcune grotte del Baldo, dove però non sono ad allora note colonie riproduttive.
Dalla tesi di laurea: all’inizio delle due valli Val Galina e Progno Borago, in prossimità della grotta dei
cristalli.
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore la specie predilige aree calde, parzialmente
boscate, in aree calcaree, anche in vicinanze di insediamenti umani, fino a circa 2000 metri. Quali siti di
rifugio, riproduzione e svernamento utilizza cavità ipogee.
Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli
insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal
disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento.
Dal quaderno culturale: le segnalazioni sono abbastanza frequenti e relative all’area lessinea anche se
non sono conosciute colonie riproduttive.
Dalla tesi: Montecchio
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Myotis blythii Vespertilio di Blyth frequenta aree più o meno aperte dal livello del mare fino a 1000
metri. Le colonie riproduttive si trovano in edifici o ambienti ipogei relativamente caldi. IL periodo di
ibernazione è trascorso in ambienti ipogei.
Fattori di minaccia: è minacciata dalle alterazioni degli ambienti agricoli causate dalle pratiche intensive
che riducono la densità e varietà delle sue prede, nonché dal disturbo alle colonie e dall’alterazione e perdita
di siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione.
Dal quaderno: nella grotta A del Ponte di Veja e in anni precedenti il 1999 ai Covoli di Velo.
Myotis brandti Vespertilio di Brandt predilige le aree boscose, in particolare di latifoglie, ricche di
acque, in quanto caccia spesso in specchi d’acqua, ma frequenta anche gli abitati. Nel periodo estivo
frequenta cavità, fessure di alberi, cassette nido ed edifici. Sverna invece in cavità sotterranee naturali od
artificiali.
Fattori di minaccia: minacciata dalle alterazioni degli ambienti aperti di caccia, dalla perdita dei siti di
rifugio, riproduzione ed ibernazione.
Dal quaderno culturale: è stata segnalata nei pressi di S. Anna d’Alfaedo.
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Myotis capaccini Vespertilio di Capaccini è una specie tipicamente cavernicola e legata ad sia ad
ambienti carsici con aree boscose e cespugliose, che aree alluvionali aperte purchè prossime a specchi
d’acqua, fino a circa 800 metri. Si riscontra in cavità naturali o artificiali e solo occasionalmente in edifici.
Fattori di minaccia: dato il legame con l’ambiente cavernicolo la specie è piuttosto vulnerabile e
minacciata dal disturbo arrecato dall’uomo nei siti ipogei.
Dal quaderno culturale: nel veronese è segnalato per una grotta nel Monte Baldo.
Myotis daubentoni Vespertilio di Daubenton la specie predilige le zone planiziali boscose con
presenza di acua ma si può spoingere fino a 1800 metri. Nel periodo estivo si incontra all’interno di alberi
cavi, edifici abbandonati, fessure nella roccia o nei muri. Sverna tra le fessure dei muri o attaccato alle volte
o alle pareti di ambienti sotterranei naturali o artificiali.
Fattori di minaccia: la specie è minacciata dalla perdita dei siti di rifugio e riproduzione estivi, dal disturbo
delle colonie nel periodo invernale, e dalle alterazioni negli ambienti di caccia (zone umide, ambienti
forestali).
Dal quaderno: segnalata per la grotta Regosse, in Lessinia e per l’abitato di Marcellise.
Myotis emarginatus Vespertilio smarginato in zone boschive ma anche zone urbanizzate se ricche di
prati, giardini e corpi d’acqua. È specie piuttosto termofila che può arrivare fino a 1800 metri ma che
comunque predilige le zone temperato-calde di pianura. I rifugi sono costituiti da edifici e cassette nido,
cavità dei muri e degli alberi. In inverno da cavità sotterranee naturali o artificiali.
Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e dal disturbo delle colonie nei siti di rifugio, riproduzione e
svernamento.
Dal quaderno culturale: segnalazioni limitate alla zona del Ponte di Veja (S. Anna d’Alfaedo)
Myotis myotis Vespertilio maggiore
Predilige località temperate e calde della pianura e collina, fino generalmente ai 600 metri. Nel periodo
estivo frequenta fabbricati o ambienti sotterranei, raramente cavità di alberi o cassette nido; sverna in
ambienti sotterranei.
Fattori di minaccia: minacciata dalle alterazioni degli habitat (deforestazione, intensificazione delle
pratiche agricole, perdita di siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione), nonché dal disturbo operato alle
colonie riproduttive.
Dal quaderno: segnalata una colonia estiva nella Grotta A del Ponte di Veja
Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio e loc. La Cola
Myotis mystacinus Vespertilio mustacino si può incontrare in ambienti urbanizzati, all’interno delle
abitazioni e nelle grotte. I rifugi estivi sono per lo più costituiti da edifici e più di rado da cavità degli alberi o
cassette nido. Sverna nelle cavità sotterranee naturali o artificiali.
Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla disturbo delle cavità ipogee e dalla perdita dei siti di
riproduzione, rifugio e svernamento.
Dal quaderno culturale: al 2001 era segnalato solo in una cavità sui Monti Lessini
Pipistrellus kuhli Pipistrello albolimbato ha abitudini marcatamente antropofile essendo legata
prevelentemenete agli abitati dipiccoli e grandi agglomerati urbani. Sia d’estate che d’inverno frequenta i più
vari tipi di interstizi degli edifici ed è il più comune in Italia.
Fattori di minaccia: per i motivi sopra esposti la specie non risulta minacciata.
Dal quaderno: è presente in molte zone della pianura e dei Monti Lessini e città di Verona
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
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Pipistrellus nathsii Pipistrellus di Nathusius la specie frequenta fino ai 2000 metri soprattutto radure e
la fascia marginale dei boschi con predilezione per quelli di latifoglie, in particolare in prossimità di fiumi.. la
si trova anche nei parchi e raramente presso gli abitati.
Fattori di minaccia: minacciata dalla scomparsa ed alterazione dei luoghi di rifugio riproduzione e
svernamento in particolare rappresentati da aree boscate.
Dal quaderno: nella città di Verona
Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e
Villa Guardin
Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano specie nettamente antropofila che frequenta però anche
boschi di vario tipo specie se non antropizzati. Può raggiungere i 2000 metri. In estate frequenta cavità,
fessuere interstizi e caSSETTE NIDO. In inverno preferisce grandi chiese, abitazioni, cavità degli alberi o
cavità naturali o artificiali. Specioe poco freddolosa la si può sorprendere in volo anche in inverno.
Fattori di minaccia: meno sensibile e minacciata rispetto alle altyre specie, risente dell’alterazione degli
habitat e della scomparsa dei siti di rifugio.
Dal quaderno: è stato segnalato per la zona di Isola della Scala e, in Lessinia, per i Covoli di Velo nella
prima metà del ‘900.
Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e
Villa Guardin
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Nyctalus noctula Nottola comune predilige i boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corsi
d’acqua, ma essendo specie antropofila frequenta anche abitati anche di grandi città specie se ricche di
parchi. La sua distribuzione altitudinale è tra i 500 e i 1000 metri di quota. D’estate frequenta cavità degli
alberi, cassette nido, e fabbricati mentre d’inverno si rifugia in cavità di alberi, fessure di rocce, muri o altri
nascondigli degli edifici. È migratrice.
Fattori di minaccia: scomparsa di alberi con cavità idonee, nonché alla distruzione dei rifugi invernali.
Dal quaderno: alcune località della provincia di Verona
Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e
Villa Guardin
Nyctalus lasiopterus Nottola gigante è rara in tutto il suo areale. Predilige gli ambienti boschivi di
latifoglie ed è legata sia per la riproduzione che lo svernamento alle cavità degli alberi. Può raggiungere i
2000 metri di quota.
Fattori di minaccia: i principali pertanto sono legati alla scomparsa delle aree boscate e dal taglio dei
vecchi alberi cavi.
Ad oggi no nuove segnalazioni .prima sono dell’800.
Hypsugo savii Pipistrello di Savi specie euriecia, si può trovare in aree rocciose, boschi e foreste di
ogni tipo, zone agricole e le città. Nel periodo estivo si rifugia nelle fessure delle rocce, nei fienili e negli
edifici, mentre nel periodo invernale nelle fessure delle cavità sotterranee naturali o artificiali.
Fattori di minaccia: data la sua capacità di adattamento è probabilmente meno minacciata rispetto ad altri
chirotteri; è comunque sensibile alle alterazioni degli habitat e alla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione
e svernamento.
Dal quaderno:città di Verona e a sud della città
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Eptesicus serotinus Serotino comune la specie predilige i parchi e i giardini situati ai margini degli
abitati stessi prevalentemente in aree planiziali. I rifugi estivi sono per lo più costituiti da da edifici e più di
rado da cavità degli alberi o cassette nido.
Fattori di minaccia: pur essendo meno minacciata rispetto ad altri chirotteri, è sensibile alle alterazioni
degli habitat di caccia (si nutre di vari tipi di insetti, quali lepidotteri e coleotteri, e talvolta anche molluschi
gasteropodi ed altri tipi di insetti di taglia relativamente grande che cattura sul terreno) e alla riduzione delle
sue prede a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione e
svernamento.
Dal quaderno: in diverse località a sud di Verona e nell’abitato di Cancello in Lessinia
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Plecotus auritus Orecchione bruno boschi di latifoglie e conifere, parchi e giardini fino a quote anche
superiori ai 2000 metri. Durante la buona stagione frequenta le cavità degli alberi, cassette nido, ed edifici. In
inverno , cavità sotterranee, raramente cavità degli alberi.
Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e diminuzione delle sue prede rappresentate da lepidotteri e
grossi ditteri.. sensibile anche al disturbo operato dall’uomo e dal taglio di vecchi alberi cavi.
Dal quaderno: Isola della Scala e Verona, Rocca del Garda
Dalla tesi: Avesa
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Plecotus austriacus Orecchione meridionale è una specie fortemente antropofila che predilige zone
coltivate e più calde.In estate frequenta soprattutto i sottotetti, occasionalmente grotte; in inverno cavità
naturali artificiali
Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e diminuzione delle sue prede rappresentate principalmente
da lepidotteri e in misura minore da ditteri. è sensibile anche al disturbo operato dall’uomo e dal taglio di
vecchi alberi cavi.
Dal quaderno: una cavità nei pressi di Rocca del Garda
Dalla tesi: Avesa
Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84)
Miniopterus schreibersi Miniottero è una specie tipicamente cavernicola e legata ad ambienti
scarsamente antropizzati preferendo quelli carsici. Si riscontra in zone di bassa o media altitudine. Predilige
gli ambienti sotterranei anche se nella buona stagione si può rifugiare nei sottotetti.
Fattori di minaccia: è sensibile al disturbo operato dall’uomo e alla riduzione delle sue prede a causa
dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento.
Dal quaderno: diverse grotte sui monti Lessini
Tadarida teniotis Molosso di Cestoni è una specie rupicola e cioè legata a pareti rocciose e dirupi di
vario tipo dove si rifugia nel corso dell’intero anno. Attualmente è presente anche anche nelle aree
antropizzate dove trova rifugio in crepe delle pareti, interstizi vai, canne fumarie, meno frequente in grotte. Si
può spingere fino a quote pari a 2000-2500 metri,.
Fattori di minaccia: a parte la diminuzione di prede per l’uso di pesticidi, il maggior pericolo è dato dal
disturbo operato dall’uomo nei rifugi localizzati in costruzioni.
Dal quaderno: abitato di S. Anna d’Alfaedo ed il Vajo dei Falconi.
Muscardinus avellanarius Moscardino solo occasionalmente frequenta le chiome più alte degli alberi.
Preferisce i fitti macchioni di rosacee selvatiche al margine dei boschi, lungo le campagne, i fossi o i corsi
d'acqua. Alcune particolari specie arboree e arbustive (nocciolo, acero campestre, lonicere) sembrano
importanti per la sua presenza e diffusione in quanto offrono sia cibo abbondante sia materiali idonei alla
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costruzione dei caratteristici nidi. In pianura, a causa dell' espianto delle antiche siepi di confine, è divenuto
poco comune, anche se localmente è ancora abbondante. In collina abita i castagneti e i querce carpineti,
dove può essere osservato sia nel fitto dei boschi che ai loro margini, sempre tra cespugli e roveti dove
costruisce il nido estivo. Sulle prealpi frequenta anche le giovani piantagioni di abete rosso e i boschi misti di
faggio.
Fattori di minaccia: distruzione ed alterazione del bosco in particolare dellom strato arbustivo, nonchè
dalla frammentazione dell’habitat che la espone, data la sua scarsa mobilità, a rischio di estinzione locale.
Dati dall’atlante: Giazza (Frigo, 1976); Lessinia, loc. varie (De Franceshi et al. , 1994).
Mustela putoris Puzzola poco conosciuta nei suoi aspetti ecologici sembra preferire ambienti forestali
misti con spazi aperti e presenza di acque superficiali. In pianura è ormai legata ad ambienti relitti quali
alcuni querco-carpineti, boschetti ripariali e pinete litoranee.
Fattori di minaccia: alterazione ambientale quale deforestazione, bonifica di zone umide, canalizzazione
di corpi idrici, dal bracconaggio. Dipendente dalla locale disponibilità di risorse trofiche è in probabile
decremento rispetto al passato. La presenza inoltre di popolazioni rinselvatichite di Furetto rappresenta una
minaccia per la sua conservazione per il rischio di inquinamento genetico
Dati dall’atlante: Nogarole Rocca; Custoza; Ca' di David; S. Felice (Avesani et al., 1989).
Dati dalla monografia del Busatello: anche in Busatello
Lutra lutra Lontra strettamente legato all'ambiente acquatico, viveva in fiumi, laghi, paludi,estuari e
lagune con sponde ricche di vegetazione ripariale e canneti, dotate di acque non inquinate e ricche di specie
ittiche.
Fattori di minaccia: in italia la specie è rara. È miNACCIATA dalla persecuzione diretta e dalla scomaprsa
o alterazione delle zone umide.
Ponte di Veja (De Betta, 1863); Busatello, 1959 (Solinas, 1969).
Martes martes Martora specie tipicamente forestale (foreste di conifere, miste e di latifoglie) diffusa fino
a 2000 metri, che evita gli spazi aperti se non per brevi spostamenti. Utilizza sia rifugi arborei (nidi di corvidi
o doi scoiattoli, cavità arborere) che a livello di suolo(anfratti di rocce, grosse radici di alberi).
Fattori di minaccia : frammentazione, riduzione ed alterazione degli ambienti forestali, nonchè dal prelievo
da parte dell’uomo.
Ovis orientalis musimon Muflone specie che frequenta zone rocciose alternate a vegetazione erbacea
ed arbustiva, anche a livello del mare. Introdotto in aree pedemontane ed alpine, raggiunge in estate gli
ambienti tipici del camoscio.
Fattori di minaccia: è una specie in graduale espansione a causa di introduzioni effettuate al di fuori
dell’areale storico (Sardegna)
Rupicapra rupicapra Camoscio alpino frequenta tra i 1000 ed i 2500 metri, le aree forestali intervallate
da pareti rocciose scoscese, radure e canaloni, cespuglietti, boscaglie pRATERIE alpine e pietraie.
Fattori di minaccia: la specie attualmente è in espensione. Tuttavia in talune aree italiane possono
verificarsi situazioni di prelievo antropico eccessivo, mentre erfdfetti negativoi su taluni nuclei demografici
sono stati registrati in aree dove è stato introdotto il Muflone.
Hystrix cristata istrice è una specie ad ampia distribuzione in Africa centrosettentrionale, presente in
Europa solo nella Penisola Italiana. Preferenzialmente legata a zone a clima mediterraneo dove colonizza
boschi e macchie, areecespugliate, margini di coltivi, vallate torrentizie più o meno soleggiate in terreni aridi
erocciosi, dal livello del mare fino a 1000 metri. La specie scava tane in terreni argillosi, sabbiosi o tufacei,
dove trascorre la maggior parte del giorno. È una specie vegetariana.
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Fattori di minaccia: in Italia sembra in aumento a causa dello spopolamento delle aree collinari
appenniniche. È minacciata dal traffico stradale e dal bracconaggio.
Dati desunti da diversi articoli: Selva di Progno, loc. Alta Valle di Giazza; S. Martino B.A. loc. Terrazze,
Musella, La Scimmia, Marcellise, Musella (laghetto) ecc.
Specie ittiche: ufficio caccia e pesca (Adige e Garda) (Brusà e Busatello)
• Confortini, 1997. L’ittiofauna del lago di Garda. Provincia di Verona – Settore Tutela Faunistico
Ambientale. Cooperativa fra Pescatori – Garda.
• Confortini, 1998. I pesci dell’Adige nella Provincia di Verona. Provincia di Verona –
Assessorato alla Tutela Faunistico Ambientale. Unione Nazionale Pescatori a Mosca
(U.N.Pe.M.).
• un volume sulla Valle del Brusà e le Vallette di Cerea: Comune di Cerea, Comune di Ferrara.
Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona).
Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno
2005;
• un volume sul Busatello M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello
(Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie.
Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7.
Di seguito si forniscono le principali informazioni relativamente alle specie presenti in Direttiva Habitat.
Fanno eccezione quelle rientranti esclusivamente nell’allegato V della Direttiva (caso del Temolo) e quelle
specie alloctone per la fauna ittica italiana (Rodeo amaro). La maggior parte delle informazioni sono desunte
dal sito http://www.iucn.it/documenti/flora.fauna.italia/5-pesci/. Su questo sito sono inoltre disponibili
approfondimenti circa la distribuzione della specie sul territorio nazionale.
Lampreda di mare è una specie migratrice anadroma, e perciò ampiamente eurialina, che occupa
diversi tipi di ambiente durante la sua vita: si riproduce nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, dove sono
presenti substrati ghiaiosi; svolge la fase larvale nei tratti medi dei corsi d’acqua, infossata nei substrati
fangosi; dopo la metamorfosi, completa la fase trofica in mare.
Fattori di minaccia: costruzione di un alto numero di dighe e di altri sbarramenti trasversali nei corsi
d’acqua, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega; inquinamento delle acque e dei substrati
fangosi in mezzo ai quali viene svolta la fase larvale (gli ammoceti tollerano le acque inquinate molto meno
degli adulti).
È auspicabile la realizzazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe o, in alternativa,
la realizzazione e la sperimentazione di aree di frega artificiali a valle dei principali sbarramenti dei corsi
d’acqua.
Lampreda padana
La Lampreda padana vive esclusivamente nelle acque dolci: si riproduce nei tratti medio-alti dei corsi
d’acqua, anche in piccoli ruscelli con acque limpide e fresche, su fondali ghiaiosi; svolge la fase larvale nei
tratti più a valle dei corsi d’acqua, o nelle aree ripariali dove la corrente è moderata, infossata nei substrati
sabbiosi o fangosi. Vive anche nelle risorgive. Poiché si tratta di una specie stenoecia, necessita di una
buona qualità dell’acqua e più in generale dell’ambiente. È un ciclostomo bentonico di taglia piccola
Fattori di minaccia: le cause maggiormente responsabili dei depauperamenti riguardano le alterazioni
degli habitat: canalizzazioni ed altri interventi sugli alvei, come i prelievi di ghiaia, che provocano la
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scomparsa delle idonee aree di frega; inquinamento delle acque e dei substrati in mezzo ai quali viene
svolta la fase larvale; abbassamento delle falde, con conseguente diminuzione di portata delle risorgive. Gli
interventi per la conservazione di questa specie, che risultano piuttosto urgenti in considerazione
dell’evidente contrazione dell’areale, riguardano in primo luogo la tutela della naturalità dei corsi d’acqua e il
controllo dell’inquinamento. È inoltre auspicabile l’istituzione di aree protette fluviali laddove sono presenti
popolazioni che hanno ancora una buona consistenza numerica. Sono infine indispensabili ricerche sulla
biologia e l’ecologia di questo prezioso endemismo padano, così come il monitoraggio dello stato delle
popolazioni. Sono ipotizzabili reintroduzioni nei corsi d’acqua dove si è verificata l’estinzione locale.
Storione
Lo Storione è un migratore anadromo ed è perciò eurialino. Gli individui più giovani, fino a circa un metro
di lunghezza, dopo essere migrati in mare stazionano in prossimità degli estuari a profondità moderate (2050 m); quelli di dimensioni superiori si spingono a profondità maggiori (100-200 m). Nelle acque dolci risale i
fiumi di maggiore portata, dove occupa preferibilmente le “buche” più profonde nei tratti a corrente moderata.
È un pesce piuttosto resistente alle basse concentrazioni di ossigeno.
I giovani Storioni, quando sono in acque interne, si nutrono prevalentemente di larve di insetti, vermi,
crostacei e molluschi. In mare la dieta è costituita da invertebrati bentonici (molluschi, anellidi policheti e
crostacei) e piccoli pesci. L’alimentazione è sospesa durante la migrazione e nel periodo riproduttivo.
Fattori di minaccia: intensa attività di pesca professionale, esercitata anche su esemplari in età preriproduttiva; costruzione di dighe, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega (nel Po, ad esempio,
una prima riduzione dell’areale si è avuta con la costruzione della diga di Casale Monferrato;
successivamente la diga di Isola Serafini ha determinato ulteriori problemi); inquinamento delle acque e, più
in generale, degrado degli habitat. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene
considerato “in pericolo critico”.
Per la conservazione di questa specie sono urgenti concrete misure: la costruzione di passaggi per pesci
in prossimità delle dighe o, in alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali
sbarramenti; interventi finalizzati a ridurre l’inquinamento delle acque; ripopolamenti; reintroduzioni. Le varie
tipologie d’intervento dovrebbero essere supportate da ricerche sulla biologia e l’ecologia nei nostri ambienti,
nonché dal monitoraggio della distribuzione e dello stato delle singole popolazioni.
Storione cobice è un migratore anadromo ed è perciò eurialino. In mare occupa le aree in prossimità
degli estuari, di preferenza su fondali fangosi e sabbiosi, a 10-40 m di profondità; non si allontana dalla linea
di costa, mostrando così abitudini molto meno “marine” rispetto agli altri due storioni presenti in Italia. Per la
riproduzione risale i fiumi di maggiori dimensioni; la sua valenza ecologica nelle acque interne sembra
essere discreta, potendo vivere e forse anche riprodursi in diverse condizioni ambientali.
Studi di una decina di anni fa hanno prodotto interessanti elementi di conoscenza della specie, ma
permangono lacune e dubbi su molti aspetti della biologia riproduttiva. La prima e più importante questione,
anche per fini gestionali e conservazionistici, riguarda la possibilità che lo Storione cobice possa svolgere
l’intero ciclo biologico in acqua dolce. La questione può essere inserita nel quadro delle caratteristiche
biologiche della famiglia. Negli Acipenseridi esistono tre diverse modalità di svolgimento del ciclo biologico:
specie o popolazioni che compiono l’intero ciclo in acqua dolce; specie o popolazioni che si riproducono in
acqua dolce e permangono a lungo nelle acque interne, accrescendosi nelle acque salmastre degli estuari;
specie o popolazioni che si riproducono in acqua dolce e che raggiungono rapidamente il mare dopo la
deposizione dei gameti. Alcune specie, come ad esempio Huso huso, adottano una sola delle tre alternative;
altre specie, come varie del genere Acipenser, adottano due o tutte e tre le possibili alternative, essendo
costituite da popolazioni che vivono in modo diverso nelle diverse parti dell’areale. Lo Storione cobice
appartiene al secondo gruppo, ma qualche popolazione potrebbe mostrare tendenze e capacità a vivere
come gli Acipenseridi del primo gruppo; la presenza di esemplari nel Po a monte della diga di Isola Serafini,
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difficilmente superabile dagli individui in fase di rimonta, sembra essere un elemento a favore di questa
ipotesi.
La dieta, studiata nei Fiumi Po e Ticino su esemplari di lunghezza compresa fra 30 e 130 cm, comprende
esclusivamente invertebrati bentonici: crostacei gammaridi (43%); larve di ditteri (24%), in prevalenza
chironomidi; oligocheti (21%). Gli esemplari di maggiori dimensioni si nutrono anche di pesci. Scarsissime
sono le conoscenze sulla riproduzione: il periodo riproduttivo ricade in primavera (maggio e giugno), ma può
interessare anche la prima parte dell’estate; la deposizione dei gameti avviene in acque ferme o
moderatamente correnti presso le rive, e sembra che possa aver luogo anche in acque salmastre a poca
distanza dal mare (ciò spiegherebbe l’esistenza di una popolazione vitale nel basso corso del Po,
nonostante le dighe presenti nei tratti medio e alto di questo fiume).
Fattori di minaccia: Lo Storione cobice è uno dei pesci indigeni nelle acque dolci italiane che corrono i
maggiori rischi di estinzione. Tutte le popolazioni presentano una forte contrazione demografica, dovuta ai
seguenti fattori antropici: pesca professionale, che almeno fino agli anni ’80 è stata esercitata anche su
esemplari in età pre-riproduttiva (fino al 1987 la misura minima legale era di 60 cm); costruzione di dighe,
che impediscono il raggiungimento delle principali aree di frega; inquinamento delle acque e, più in generale,
degrado degli habitat. La situazione è particolarmente critica poiché l’areale risulta di dimensioni ridotte; in
una parte significativa di esso, Croazia e Montenegro, da alcuni anni la specie viene considerata estinta. La
sua presenza in Italia è oggi limitata al bacino del Po e, in misura inferiore, ai principali fiumi del Veneto;
risulta però in drastica diminuzione quasi ovunque. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia
viene considerato “in pericolo critico”.
Per la conservazione di questo importante subendemismo della fauna italiana sono urgenti concrete
misure: il divieto temporaneo di pesca; la costruzione di passaggi per pesci in prossimità delle dighe o, in
alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; interventi
finalizzati a ridurre l’inquinamento delle acque; ripopolamenti; reintroduzioni. Le varie tipologie d’intervento
dovrebbero essere inserite in uno specifico piano d’azione che comprenda anche ricerche su alcuni aspetti
fondamentali della biologia e dell’ecologia della specie, nonché il monitoraggio della distribuzione e dello
stato delle singole popolazioni.
Alosa è una specie eurialina migratrice facoltativa a diversa ecologia intraspecifica: comprende
popolazioni migratrici anadrome, conosciute come Alose (ma anche come Cheppie e come Laccie), e
popolazioni che svolgono l’intero ciclo biologico in acqua dolce, conosciute come Agoni. L’Alosa risale per
decine o centinaia di chilometri i corsi d’acqua, fino ai tratti in cui sono presenti substrati ghiaiosi; l’Agone
vive nella zona pelagica dei laghi interni, spostandosi nella zona litorale in inverno e durante il periodo
riproduttivo.
È una specie molto plastica che, grazie alla possibilità di un’ampia norma di reazione del genotipo, può
mostrare rapide modificazioni riguardanti alcuni caratteri morfologici (quali ad esempio il numero di
branchiospine) in relazione alla pressione selettiva. Vive in gruppi numericamente consistenti, sia nei laghi
che durante la risalita dei fiumi.
I giovani di Alosa si nutrono di ogni tipo di piccoli invertebrati planctonici e bentonici; in mare gli adulti si
cibano soprattutto di crostacei e piccoli pesci; durante la migrazione i riproduttori sospendono
l’alimentazione. L’Agone è invece prevalentemente zooplanctofago, basandosi l’alimentazione
principalmente su cladoceri (soprattutto Daphnia hyalina e Bythotrephes longimanus) e copepodi (generi
Cyclops e Diaptomus); quando la taglia è superiore a 25 cm vengono predate anche larve di insetti e,
occasionalmente, piccoli pesci; nel periodo riproduttivo non viene assunto cibo.
Fattori di minaccia: Le popolazioni di questa specie hanno subito negli ultimi decenni consistenti
decrementi demografici. Per l’Alosa possono essere individuate due cause principali: la costruzione di dighe
e di altri sbarramenti trasversali dei corsi d’acqua, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega; la
pesca eccessiva, esercitata sui riproduttori in migrazione genetica. Le dighe hanno limitato
progressivamente la presenza dell’Alosa nei tratti sempre più a valle dei sistemi idrografici; Per l’Agone la
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causa principale della consistente riduzione delle popolazioni è l’eccessiva pressione di pesca, condotta
negli ultimi decenni con strumenti sempre più distruttivi (in primo luogo le reti monofilo di nylon), anche nel
periodo riproduttivo e a carico di individui in età pre-riproduttiva (Oppi e Novello, 1986). In alcuni laghi
prealpini anche l’inquinamento organico sembra aver giocato un ruolo negativo: la maggiore trofia ha
prodotto consistenti aumenti demografici di altre specie planctofaghe, come l’Alborella, che hanno esercitato
così una competizione alimentare con l’Agone.
Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia l’Agone viene considerato “in pericolo”, l’Alosa
“vulnerabile”.
Per la conservazione di questa specie sono necessari i seguenti interventi: realizzazione di passaggi per
pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri sbarramenti trasversali dei corsi d’acqua o, in alternativa, la
realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; norme più restrittive
dell’attività alieutica rispetto alle attuali, con il divieto di pesca nel periodo riproduttivo e con la messa al
bando degli strumenti di cattura più distruttivi; disinquinamento delle acque, in particolare negli ambienti
lacustri.
Pigo vive nelle acque dei laghi e nei tratti a maggiore profondità e corrente moderata dei fiumi,
preferendo le acque limpide e le zone ricche di vegetazione. Nei grandi laghi prealpini vive prevalentemente
a profondità di 10-15 metri; in inverno si sposta in acque più profonde, sembra intorno ai 100 metri circa; in
primavera si porta su fondali di 7-8 metri.
È un pesce di taglia media della cui biologia si hanno solo modeste conoscenze. Si nutre sul fondo e
nella dieta prevale la componente vegetale, in particolare alghe filamentose; sono comunque presenti anche
invertebrati bentonici, soprattutto gasteropodi e larve di insetti. La riproduzione ha luogo in aprile-maggio,
quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 14 °C circa; negli ambienti lacustri gli individui sessualmente
maturi si portano per la deposizione in acque litorali poco profonde con substrati litici; nelle acque correnti gli
individui sessualmente maturi risalgono i fiumi per portarsi in aree con acqua poco profonda dove, su
substrati ciottolosi e ghiaiosi, vengono deposti i gameti.
Fattori diminacia: dighe e altri sbarramenti trasversali, che negli ambienti fluviali impediscono agli individui
prossimi alla riproduzione di raggiungere i fondali adatti alla deposizione dei gameti; anche la pesca sportiva
effettuata durante il periodo riproduttivo in prossimità degli sbarramenti potrebbe essere responsabile del
consistente decremento demografico di varie popolazioni. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni
in Italia viene considerato “vulnerabile”.
Per invertire la tendenza negativa circa la consistenza delle popolazioni italiane di Pigo, sono ipotizzabili
due tipi di intervento: la regolamentazione della pesca in modo più restrittivo con il divieto durante l’intera
stagione primaverile, considerando sia i mesi in cui ha luogo la riproduzione (aprile e maggio) sia un periodo
precedente in cui i riproduttori compiono spostamenti all’interno del sistema idrografico; la sperimentazione e
successiva realizzazione di passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri sbarramenti. È
necessario anche il controllo delle attività antropiche che producono inquinamento delle acque. Sono infine
auspicabili studi volti a colmare le lacune sulla conoscenza della biologia e dell’ecologia delle popolazioni
italiane.
Savetta vive in acque profonde e poco correnti dei tratti medio-bassi dei corsi d’acqua di maggiori
dimensioni e negli ambienti lacustri oligo- e mesotrofici; si sposta nei tratti medio-alti dei fiumi e nei corsi
d’acqua di minori dimensioni durante una parte della stagione primaverile, in relazione alla riproduzione.
È un pesce gregario di taglia media (la lunghezza totale massima è di circa 40 cm e il peso di oltre 900
g), presumibilmente attivo tutto l’anno. La conoscenza della sua biologia è per alcuni aspetti lacunosa, e ciò
non si accorda con la necessità di predisporre validi interventi di conservazione della specie. Dal punto di
vista trofico la Savetta può essere definita un “pascolatore” di fondo, che svolge la sua opera grazie a un
particolare adattamento morfologico: la bocca è in posizione infera e la mascella inferiore è rivestita da un
ispessimento corneo, duro e tagliente. La componente vegetale è sempre nettamente prevalente nella dieta,
73
con percentuali che variano dal 60 al 95% circa del cibo ingerito, ed è costituita da alghe epilitiche, macrofite
ed occasionalmente parti di piante della vegetazione ripariale; insieme ai vegetali ingurgita anche elementi
zoobentonici, soprattutto molluschi gasteropodi. La riproduzione ha luogo in aprile e maggio ed è
accompagnata da una sorta di migrazione all’interno dei sistemi idrografici: nei laghi e nei tratti medio-bassi
dei fiumi le Savette si riuniscono in gruppi composti da centinaia di individui; risalgono quindi i corsi d’acqua,
anche gli immissari e gli affluenti di piccole dimensioni, fino a trovare le caratteristiche ambientali tipiche
della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila; qui, in acque fresche e correnti, su fondali ghiaiosi in prossimità
delle rive, avviene la deposizione dei gameti. Osservazioni compiute sui siti di riproduzione individuati nei
corsi d’acqua immissari dei Laghi Maggiore e di Lugano, hanno portato ad una loro descrizione
particolareggiata: profondità compresa fra 0,1 e un metro; velocità dell’acqua, misurata a 5 cm dal fondo,
0,3-1,1 m/s; temperatura 10,4-17,1 °C; substrati di deposizione dei gameti prevalentemente ghiaiosi, ma
occasionalmente costituiti da vegetazione acquatica, sabbia e rocce.
Fattori di minaccia: è una delle specie ittiche delle acque interne che ha subito i maggiori danni dalla
costruzione di dighe ed altri sbarramenti lungo il corso dei fiumi italiani. Questi manufatti risultano deleteri
per almeno due motivi: in primo luogo impediscono alle Savette la libera circolazione nei corsi d’acqua,
necessaria durante le migrazioni riproduttive per raggiungere le zone idonee alla frega; poi, è proprio in
corrispondenza degli sbarramenti che durante il periodo primaverile vengono pescate grandi quantità di
Savette, sia con le lenze che con reti di vario tipo.. Anche l’artificializzazione degli alvei nei tratti medio-alti
dei corsi d’acqua ed il prelievo di ghiaia per l’edilizia rappresentano concrete minacce per la specie, perché
determinano la riduzione delle aree di frega. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene
considerata “vulnerabile”.
Per garantire lo svolgimento del ciclo biologico delle popolazioni di Savetta, e quindi la loro
sopravvivenza, sono necessarie le seguenti misure: normative che vietino l’attività di pesca durante il
periodo riproduttivo; sperimentazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe o, in
alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; tutela delle aree
di frega, e più in generale della “naturalità” dei tratti medio-alti dei corsi d’acqua. È necessario evitare anche
l’introduzione di specie aliene aventi simile nicchia ecologica.
Lasca vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, dove l’acqua è limpida, la corrente è rapida e il fondo è
ghiaioso; nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a
deposizione litofila. Popolazioni di modesta entità sono presenti anche in laghi oligotrofici.
Le conoscenze sulla biologia sono scarse, e ciò non si accorda con la necessità di predisporre validi
interventi di conservazione della specie, endemica nel nostro paese.
Circa l’alimentazione è noto che si nutre sul fondo e che la dieta è onnivora, comprendendo soprattutto
invertebrati bentonici ed alghe epilitiche (la conformazione e la consistenza della bocca sono simili a quelle
della Savetta: vedi testo relativo a questa specie). Si riproduce in primavera, in acque poco profonde, con
corrente vivace, deponendo i gameti su substrati ghiaiosi; nel periodo riproduttivo i gruppi che vivono nei
corsi d’acqua maggiori risalgono più a monte e gli affluenti di minori dimensioni, fino a trovare le condizioni
ambientali idonee.
Fattori di minaccia: Le popolazioni di Lasca sono quasi ovunque in contrazione, per varie cause
dipendenti da attività antropiche. In primo luogo la specie, a stretta valenza ecologica, risente negativamente
del degrado degli ambienti fluviali ed in particolare della compromissione della qualità delle acque e delle
alterazioni degli alvei e dei substrati; anche le dighe e gli altri sbarramenti risultano negativi, impedendo in
alcuni corsi d’acqua il raggiungimento delle aree più idonee alla frega; infine la pesca sportiva, che in alcune
regioni risulta intensa soprattutto durante la stagione primaverile, quando i riproduttori si spostano verso
acque più basse e correnti. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerata
“vulnerabile”.
Per invertire la tendenza negativa che determina depauperamenti nelle popolazioni di Lasca, sono
necessari i seguenti interventi: normative che impediscano l’attività di pesca durante il periodo riproduttivo;
74
sperimentazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri tipi di sbarramenti;
tutela delle aree di frega, e più in generale della “naturalità” dei tratti medio-alti dei corsi d’acqua. Si ribadisce
infine la necessità di maggiori conoscenze sulla biologia e l’ecologia della specie, per poter predisporre
valide misure di conservazione.
Gobione ha una discreta valenza ecologica, che gli consente di vivere in diversi tipi di ambienti: tratti
medio-alti, medi e medio-bassi dei corsi d’acqua, dove predilige le aree con acqua moderatamente corrente
e modesta profondità; laghi con acque limpide e spiagge sabbiose; acque salmastre (frequentate per motivi
trofici nella parte settentrionale del suo areale).
Il Gobione si nutre sul fondo, dove ricerca attivamente vari tipi di piccoli animali; la dieta è costituita da
larve di insetti (soprattutto efemerotteri, tricotteri e ditteri chironomidi), crostacei (come Asellus acquaticus e
Gammarus sp.), vermi e, occasionalmente, detriti vegetali e uova di pesci. Il periodo riproduttivo varia molto
in relazione alla latitudine, richiedendo normalmente temperature dell’acqua comprese fra 15 e 18 °C; le
popolazioni italiane si riproducono fra la metà di aprile e la metà di giugno. La deposizione dei gameti ha
luogo preferibilmente su fondali ghiaiosi e sabbiosi, ma anche sulle piante acquatiche, a 20-50 cm di
profondità; le popolazioni lacustri tendono a risalire i corsi d’acqua immissari, alla ricerca delle caratteristiche
ambientali idonee alla riproduzione.
Fattori di minaccia: grazie alla sua discreta valenza ecologica, è in grado di tollerare moderate
compromissioni della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto
dagli scarichi urbani. Risente però negativamente di alterazioni più consistenti degli habitat: canalizzazioni
ed altri interventi sugli alvei, come i prelievi di ghiaia e di sabbia, possono causare la riduzione delle idonee
aree di frega, con la conseguente rarefazione della specie in un sistema idrografico. Considerando l’ampia
distribuzione geografica, la specie non corre rischi. Le popolazioni italiane hanno subito però negli ultimi
due-tre decenni riduzioni nella consistenza numerica e nelle dimensioni degli areali, in relazione al grado di
antropizzazione dei corsi d’acqua e dei territori circostanti. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni
in Italia viene considerato “a più basso rischio”.
Così come per le altre specie aventi simili esigenze ecologiche, la sopravvivenza delle popolazioni è
legata a una buona qualità ambientale; per il Gobione risulta fondamentale garantire la naturalità degli alvei.
Barbo è un pesce con discreta valenza ecologica in grado di occupare vari tratti di un corso d’acqua, ed
anche quelli di piccole dimensioni, purché le acque risultino ben ossigenate; predilige però i tratti medio-alti
dove la corrente è vivace, l’acqua è limpida e il fondo è ghiaioso. Le aree con fondo ghiaioso risultano
indispensabili per la deposizione dei gameti; per questo nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle
specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila. Fuori dal periodo riproduttivo gli esemplari di
taglia maggiore si spostano a valle, probabilmente per motivi trofici, mostrando la capacità di tollerare una
certa torbidità dell’acqua e di vivere bene anche in ambienti dove la velocità dell’acqua è moderata.
Popolazioni di modesta entità sono presenti anche in laghi oligotrofici. Vive in piccoli gruppi preferibilmente
in prossimità di “buche” o nei tratti dove l’acqua è più profonda.
Ha abitudini bentoniche, soprattutto per motivi trofici; la dieta è costituita prevalentemente da
macroinvertebrati, come larve di insetti (in particolare tricotteri, efemerotteri e chironomidi), crostacei e
gasteropodi, ed occasionalmente anche da macrofite. La riproduzione ha luogo quando la temperatura
dell’acqua raggiunge 16-17 °C, tra aprile e luglio in relazione alla posizione geografica e alle caratteristiche
termiche dei corpi d’acqua. Durante la stagione riproduttiva i Barbi risalgono i corsi d’acqua, occupando
anche i piccoli affluenti, fino a trovare aree con fondali ghiaiosi e corrente vivace; qui i nuclei riproduttivi
composti da una sola femmina e da alcuni maschi depongono i gameti. A 16 °C la schiusa delle uova ha
luogo dopo circa 8 giorni. 10-20 giorni dopo la nascita i piccoli pesci, dopo aver consumato il sacco vitellino,
iniziano la ricerca attiva del cibo; si muovono a mezz’acqua in sciami misti costituiti da avannotti di varie
specie di Ciprinidi d’acqua corrente. Dopo alcuni mesi i giovani Barbi cominciano a condurre vita bentonica.
75
Fattori di minaccia: è una specie relativamente resistente, in grado di tollerare modeste compromissioni
della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto dagli scarichi
urbani. Per questo nei tratti idonei dei corsi d’acqua può risultare una delle specie ittiche più abbondanti; nel
tratto medio-alto del Fiume Adige, ad esempio, costituisce la componente principale della biomassa ittica
(35% circa). Risente però negativamente degli interventi antropici sugli alvei, come le canalizzazioni, i
prelievi di ghiaia e i lavaggi di sabbia, che alterano le caratteristiche ambientali e in particolare i substrati
necessari per la riproduzione; ciò ha determinato la forte contrazione di varie popolazioni e forse la
scomparsa di alcune di esse. La specie è oggetto di pesca sportiva in ogni regione d’Italia. Vengono per
questo frequentemente effettuati ripopolamenti dalle amministrazioni provinciali e dalle associazioni di
pescatori, che utilizzano però materiale alloctono proveniente talvolta anche da aree poste al di fuori del
nostro Paese, in alcuni casi appartenente anche ad altre specie del genere Barbus. La variabilità fenotipica
osservabile nelle popolazioni italiane è probabilmente aumentata negli ultimi due-tre decenni in relazione alle
possibilità di ibridazione tra gli individui indigeni e quelli alloctoni, con la compromissione delle caratteristiche
genetiche delle popolazioni indigene (“inquinamento genetico”). Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce
indigeni in Italia viene considerato “a più basso rischio”.
Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti in primo luogo alla tutela dei tratti
dei corsi d’acqua caratterizzati da habitat idonei, con particolare attenzione per le zone dove non sono
compromessi gli elementi morfologici e fisici necessari per la riproduzione. Vanno inoltre evitati
ripopolamenti effettuati con materiale raccolto in natura, sia proveniente da siti all’interno del nostro paese,
sia e ancor di più da siti al di fuori dell’areale italico.
Barbo canino specie con una limitata valenza ecologica: vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua e nei
piccoli affluenti, ricercando acque ricche di ossigeno, corrente vivace, fondo ghiaioso e ciottoloso associato
alla presenza di massi sotto i quali trova rifugio. Le aree con fondo ghiaioso risultano indispensabili per la
deposizione dei gameti; per questo nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle specie tipiche della
Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila. Con abitudini bentoniche, soprattutto per motivi trofici; ricerca
attivamente macroinvertebrati, con il comportamento tipico di capovolgere con il muso piccoli ciottoli e
catturare quindi gli organismi che si rifugiano sotto di essi. La dieta è composta da larve di insetti (soprattutto
efemerotteri, ditteri e tricotteri), crostacei e anellidi.
Fattori di minaccia: è molto sensibile alle alterazioni della qualità ambientale dei corsi d’acqua;
particolarmente negative risultano tutte le tipologie di manomissione degli alvei fluviali, così come
l’inquinamento delle acque e gli eccessivi prelievi idrici. I numerosi interventi antropici sui fiumi e sui corsi
d’acqua di minori dimensioni hanno prodotto varie estinzioni locali delle popolazioni italiane di Barbo canino,
con la conseguente frammentazione dell’areale. La maggior parte delle popolazioni mostra la tendenza al
decremento demografico. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato
“vulnerabile”.
Gli interventi di conservazione per questa sottospecie endemica in Italia devono essere rivolti in primo
luogo alla tutela dei tratti dei corsi d’acqua caratterizzati da habitat idonei, con particolare attenzione per le
zone dove non sono compromessi gli elementi morfologici e fisico-chimici necessari per la riproduzione.
Grazie alla possibilità di riproduzione artificiale, si possono ipotizzare programmi di reintroduzione per
riportare il Barbo canino nei corsi d’acqua dove risulta estinto per cause antropiche. Sono infine necessari
studi sulla biologia e l’ecologia delle popolazioni italiane.
Cobite è un pesce con una discreta valenza ecologica (tranne che per la salinità, essendo strettamente
dulcicolo), in grado di occupare vari tratti di un corso d’acqua dalla zona dei Ciprinidi a deposizione litofila a
quella dei Ciprinidi a deposizione fitofila; preferisce le acque limpide e le aree dove la corrente è meno
veloce e il fondo è sabbioso o fangoso, con una moderata presenza di macrofite in mezzo alle quali trova
nutrimento e rifugio. Vive anche nelle risorgive e nella fascia litorale dei bacini lacustri, in particolare quelli
mesotrofici. È in grado di tollerare basse concentrazioni di ossigeno.
76
È un pesce bentonico di piccola taglia. Attivo prevalentemente nelle ore notturne; di giorno trascorre la
maggior parte del tempo infossato nei substrati sabbiosi o fangosi, lasciando emergere solo la testa.
Presenta interessanti adattamenti morfologico-fisiologici, che gli permettono di sopravvivere anche in acque
povere di ossigeno: ha un’elevata superficie branchiale ed è in grado di svolgere la respirazione intestinale
(vedi le caratteristiche della famiglia). Nelle ore crepuscolari e notturne, ma anche nelle ore diurne dei giorni
con scarsa luminosità, il Cobite ricerca il cibo sul fondo; questo, composto da larve di Chironomus,
microrganismi e frammenti di origine vegetale, viene ricavato filtrando a livello della camera branchiale i
sedimenti aspirati con la bocca.
La riproduzione ha luogo da aprile a giugno, o da maggio a luglio, in relazione alla temperatura
dell’acqua; le femmine presentano ovari asincroni, e sembra siano in grado di effettuare almeno due cicli di
deposizione di uova nella stessa stagione. La deposizione dei gameti è preceduta da comportamenti
sessuali che culminano con l’attorcigliarsi del maschio intorno al corpo della femmina.
Fattori di minaccia: grazie alla sua discreta valenza ecologica, è in grado di tollerare modeste
compromissioni della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto
dagli scarichi urbani; risente però negativamente dell’inquinamento chimico, come quello provocato dai
pesticidi, che ha prodotto drastiche riduzioni nelle popolazioni delle risaie piemontesi. È poi minacciato dalle
alterazioni strutturali degli habitat, come alcune tipologie di interventi sugli alvei (cementificazioni,
rettificazioni, prelievi di sabbia). Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato
“a più basso rischio”.
Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti in primo luogo verso il controllo
delle attività che producono alterazioni degli alvei fluviali, e verso la riduzione dell’inquinamento agricolo e
industriale; è necessario anche vietare i ripopolamenti con materiale raccolto in natura.
Cobite mascherato è un pesce con una limitata valenza ecologica e, come la gran parte dei Cobitidi,
strettamente dulcicolo. Vive nei tratti medi dei corsi d’acqua, preferibilmente presso le rive, ed anche in quelli
di piccole dimensioni; predilige acque limpide e ben ossigenate, con fondali sabbiosi o fangosi e discreta
presenza di macrofite, in mezzo alle quali trova nutrimento e rifugio. È rinvenibile anche nelle risorgive.
È un pesce bentonico di piccola taglia la cui biologia è scarsamente conosciuta. La riproduzione ha luogo
tra maggio e luglio; è probabile che ciascuna femmina deponga una sola volta in ogni stagione riproduttiva.
Fattori di minaccia: Come tutte le specie bentoniche, il Cobite mascherato è minacciato dalle attività
antropiche che alterano gli alvei naturali (cementificazioni, rettificazioni, prelievi di sabbia, “pulizia” delle
sponde). Essendo inoltre esigente circa la concentrazione di ossigeno nell’acqua, e più in generale circa la
qualità dell’ambiente, risente rapidamente dei fenomeni di inquinamento. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua
dolce indigeni in Italia viene considerato “vulnerabile”.
Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti principalmente in due direzioni:
controllo delle attività che producono alterazioni degli alvei fluviali e delle sponde; controllo dell’inquinamento
delle acque. In considerazione dell’areale frammentato, molto probabilmente in seguito all’estinzione locale
di varie popolazioni, è anche auspicabile l’istituzione di aree protette fluviali laddove sono presenti nuclei che
hanno ancora una buona consistenza numerica. Sono infine indispensabili studi sulla biologia e l’ecologia
della specie, nonché dati aggiornati sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni.
5 - La progettazione della rete ecologica provinciale: un approccio
innovativo
Il processo di pianificazione del sistema ecorelazionale della Provincia di Verona è stato affidato al
Museo Civico di Storia Naturale. Nei diversi tavoli di confronto per definire il piano di lavoro si è scelto di
affrontare lo studio della rete con un approccio diverso: anziché basarsi sulla distribuzione delle specie sul
77
territorio lo studio è stato indirizzato sugli habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat
presenti sul territorio provinciale. Sono state poi individuate le specie, appartenenti alla fauna invertebrata,
che caratterizzano le comunità animali dei diversi habitat.
La scelta degli invertebrati è stata dettata dal fatto che questi sono maggiormente legati ad habitat
specifici, pertanto dati relativi alla loro presenza e distribuzione risultano maggiormente efficaci ai fini di una
valutazione qualitativa per una maggiore tutela ambientale. Tra gli invertebrati la scelta inoltre è stata
indirizzata su quelle specie che sono risultate di interesse ai fini della funzionalità ecologica per i seguenti
motivi (L. Latella, et al., 2008 La Rete Ecologica provinciale: mappatura e caratterizzazione naturalistica.
Museo di Storia Naturale, Provincia di Verona):
• specie prioritarie ai fini della Direttiva Habitat;
• specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat;
•
•
endemismi;
specie minacciate;
•
•
•
specie rare;
specie segnalate dal Libro Rosso;
specie di interesse naturalistico .
5.1 - Premessa
La frammentazione degli ambienti naturali è considerata una delle principali cause di degrado degli
ecosistemi. Infatti essa, assieme alla alterazione e distruzione degli habitat, costituisce un elemento
fortemente penalizzante la struttura e la dinamica delle popolazioni di specie animali e vegetali.
Allo scopo di contrastare tale evoluzione negativa dell’assetto territoriale, si sono affermate alcune
importanti strategie a livello internazionale: si pensi, fra tutte, alla Rete europea Natura 2000, costituente il
sistema dei Siti considerati fondamentali ai fini della conservazione di habitat e specie di interesse
comunitario.
Il processo di pianificazione del sistema ecorelazionale (rete ecologica) si prefigge lo scopo di
realizzare la connessione funzionale delle aree naturali in modo tale da garantire agli ecosistemi, ed alle
biocenosi, le dimensioni e le geometrie adeguate al loro funzionamento.
Si supera in tal modo la concezione “insulare” della conservazione ambientale (singole macroaree
tutelate immerse in una matrice antropizzata), in favore di un approccio più funzionale in senso ecologico,
teso al perseguimento di una “naturalità diffusa” .
Si sottolinea il requisito della “funzionalità” degli elementi della rete, essendo in molti casi
impossibile, a causa di importanti interruzioni fisiche, la sua continuità strutturale.
Da tutto ciò deriva il concetto di Rete ecologica a scala provinciale intesa come un’infrastruttura
naturale o paranaturale che persegue il fine di relazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di maggiore
1
naturalità .
Da tale teoria ecologica e di conservazione ambientale conseguono le indicazioni del legislatore che
tramite la legge regionale n. 11/2004 (all’art. 22, comma i) prevede che la Provincia individui e disciplini i
corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra le aree protette, i biotopi e le aree relitte
naturali, i fiumi e le risorgive.
5.2 - Gli obiettivi della Rete Ecologica provinciale
Il documento preliminare del PTCP ha posto il seguente obiettivo generale:
1
(Linee guida del Ministero dell’Ambiente sulla rete ecologica, 1999)
78
2 - Qualità dell’ambiente in senso ecologico, da perseguire mediante il rispetto di tutti i parametri fissati
da normativa per la salvaguardia del territorio, direttamente o indirettamente, riguardanti il suolo, il
sottosuolo, la flora, la fauna, l’acqua, l’aria. In particolare non dovrà essere aggravata la porto uomo –
ambiente, comporta la predisposizione di strumenti di perequazione e di potenziamento delle risorse
ambientali tali che ogni intervento accresca la disponibilità di risorse naturali e naturalistiche fruibili da
ciascun componente della società.
In particolare non dovrà essere aggravata la situazione attuale, ad oggi riscontrabile dal rapporto
dell’ARPAV sullo stato dell’ambiente, e qualsiasi nuovo insediamento o trasformazione del territorio dovrà
prevedere idonei sistemi di tutela o eventuale recupero in pari misura a quanto depauperato, in una globale
compensazione.
La valutazione attenta e rigorosa delle conseguenze delle singole trasformazioni urbane sul rapporto
uomo – ambiente, comporta la predisposizione di strumenti di perequazione e di potenziamento delle risorse
ambientali tali che ogni intervento accresca la disponibilità di risorse naturali e naturalistiche fruibili da
ciascun componente della società.
Dall’obiettivo generale sono conseguiti i seguenti obiettivi progettuali:
•
il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica
•
la previsione di specifici interventi di deframmentazione attraverso opere di
mitigazione e compensazione ambientale
•
la previsione di realizzare neoecosistemi con finalità di miglioramento dell’inserimento
paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate
•
l’individuazione di corridoi ecologici fluviali e il miglioramento delle capacità di
autodepurazione dei reticoli idrografici
•
la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia dei
territori, anche favorendo le colture specializzate ed incentivando forme di agricoltura
compatibile o con finalità “a perdere” in favore del mantenimento di particolari specie
animali
la riqualificazione di aree degradate quali cave, discariche, aree industriali dismesse,
con la finalità di valorizzare anche i siti naturalistici esistenti, SIC (Siti d’Importanza
Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), creando un sistema unitario con la
Rete ecologica, recuperando e valorizzando i beni d’interesse storico-architettonico e
ambientale, i percorsi ciclo-pedonali esistenti ed in progetto, nell’ambito di una
valorizzazione turistica complessiva dell’area.
In particolare si è ritenuto che gli obiettivi della Rete ecologica provinciale dovessero essere sviluppati in
modo da garantire:
•
•
funzioni sia ecologiche sia fruitive (greenways utilizzabili per mobilità non motorizzata)
e paesistiche grazie all’interruzione delle conurbazioni continue con salvaguardia
dell’identità dei singoli nuclei, alla formazione di neoecosistemi paranaturali fruibili dai
diversi insediamenti, alla tutela degli ambiti di pertinenza degli edifici di valenza
ambientale, ed alla salvaguardia degli ambiti agricoli con valenze storico-colturali
•
tutela e sviluppo del patrimonio agro–forestale con realizzazione delle previsioni di
rinaturazione delle cave dismesse, della pianura (corridoi infrastrutturali) e delle aree
ad esondazione programmata.
Va da subito indicato che la rete progettata a scala provinciale dovrà trovare attuazione e definizione di
dettaglio nella pianificazione a scala comunale ed in particolare nei PAT/PATI.
79
5.3 - La rete ecologica provinciale: materiali e metodi per la selezione degli elementi
del sistema ecorelazionale
5.3.1 - Criteri ecologico-funzionali per la definizione delle singole tipologie di elementi
ecorelazionali
Il metodo adottato per lo studio e la progettazione della Rete Ecologica su scala provinciale e la sua
conseguente integrazione nel quadro normativo del PTCP si articola in tre fasi:
•
selezione degli habitat e delle specie di interesse naturalistico del territorio
provinciale, orientata a fornire le basi conoscitive necessarie a caratterizzare la
composizione, la struttura e la funzione ecologica degli elementi costituenti la rete;
•
mappatura delle aree in cui è segnalata e documentata la presenza degli habitat e
delle specie selezionati ed individuazione delle aree e degli elementi geomorfologici e
strutturali del territorio privi di emergenze naturalistiche ma potenzialmente funzionali
alla rete provinciale per localizzazione, dimensioni e dotazione vegetazionale.
attribuzione della funzione nell’ambito della rete ecologica ai diversi elementi
individuati secondo la distinzione proposta dalla Regione Veneto e riportata negli Atti
di Indirizzo per il PTCP: area nucleo (core area), isola ad elevata naturalità (stepping
stone), corridoio, area di connessione naturalistica (buffer zone), area di
rinaturalizzazione (restoration area).
Ciascuna di tali fasi è stata caratterizzata da un articolato lavoro di analisi ed organizzazione delle
conoscenze naturalistiche esistenti e elaborazione cartografica dei dati:
•
Fase 1.
Nella fase di analisi sono stati selezionati gli habitat riconosciuti come “di interesse comunitario” e/o
“prioritari” (indicati nel seguente elenco con *) dalla Direttiva Habitat e dalle relative normative nazionali e
regionali e la cui presenza nel territorio provinciale è stata segnalata e documentata da studi ed indagini sul
campo.
Tali habitat sono identificati sulla base di criteri fitosociologici e costituiscono delle categorie valide a
livello europeo all’interno delle quali si possono individuare formazioni vegetali anche parzialmente differenti
nelle varie situazioni regionali. La funzione unitaria di tale classificazione supera le eventuali
approssimazioni in favore della tutela del sistema ecorelazionale d’area vasta europeo.
3150
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition;
4070
*Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti);
4080
Boscaglie subartiche di Salix spp.;
5130
Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli;
6170
Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine;
6210
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco -Brometalia) (*notevole fioritura di orchidee) ;
80
7210
*Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae;
8120
Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii);
8210
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica;
8310
Grotte non ancora sfruttate a livello turistico;
91H0
*Boschi pannonici di Quercus pubescens;
9130
Faggete dell’Asperulo-Fagetum;
9160
Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa centrale del Carpinion betuli;
9180
*Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion;
9260
Foreste di Castanea sativa;
9340
Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia.
Si è verificata la distribuzione di tali habitat nel territorio provinciale integrando le conoscenze
naturalistiche documentate in letteratura ed acquisite sul campo in decenni di indagini condotte dal Museo di
Storia Naturale di Verona, e le informazioni cartografiche raccolte sia attraverso la fotointerpretazione delle
orthofoto relative all’anno 2003, sia attraverso la verifica della carta dell’Uso del Suolo Provinciale relativa
all’anno 2007. Tale ultimo strumento è stato ritenuto più attendibile della cartografia CORINE2 , la cui
verifica ha dimostrato varie inesattezze, certamente dovute in gran parte alla scala di scarso dettaglio.
In tal modo è stato possibile ricostruire la relazione esistente tra tali habitat ed i diversi elementi della rete
ecologica.
Contestualmente alla selezione degli habitat, sono stati individuati i criteri di scelta delle specie animali la
cui presenza nel territorio provinciale risulta di particolare interesse ai fini della funzionalità delle rete
ecologica e della tutela degli elementi che la costituiscono:
-
specie prioritarie ai sensi della Direttiva Habitat;
-
specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat;
-
endemismi dei Lessini, il cui areale di riferimento comprende i rilievi che si sviluppano
dal Val d’Adige alla Valsugana, e del Monte Baldo, il cui areale comprende la catena
dei monti Stivo e Bondone;
-
specie minacciate dalla scomparsa o degrado dell’habitat, dai cambiamenti climatici,
dalla competizione dovuta alla introduzione di specie alloctone e da altri fattori di
natura antropica ;
2
Dal 1985 al 1990 la Commissione Europea ha realizzato il Programma CORINE (Coordination of
Information on the Environment) Il Programma CORINE, oltre raccogliere i dati geografici di base in forma
armonizzata (coste, limiti amministrativi nazionali, industrie, reti di trasporto ecc.), prevede l’analisi dei più
importanti parametri ambientali quali:
• la copertura e uso del suolo (CORINE Land cover 1990),
• emissioni in atmosfera (Corineair),
• la definizione e l’estensione degli ambienti naturali (CORINE Biotopes),
• la mappatura del rischi d’erosione dei suoli (CORINE Erosion).
81
-
specie rare, con popolazioni di piccole dimensioni o con la previsione di future
riduzioni;
-
specie segnalate dal Libro Rosso della Fauna Italiana e nel database CheckMap;
specie di interesse naturalistico individuate e sottoposte a tutela dalla Regione
Piemonte (Guida al riconoscimento di Ambienti e Specie della Direttiva Habitat in
Piemonte, 2003) e dalla Regione Trentino (Natura 2000 – Habitat in Alto Adige,
2004).
L’attenzione è stata principalmente focalizzata sulla fauna invertebrata, poiché questa è maggiormente
legata ad habitat specifici e le informazioni relative alla sua presenza e distribuzione risultano maggiormente
efficaci ai fini della bioindicazione e quindi della tutela ambientale.
E’ stato fornito l’elenco di tutte le specie endemiche del territorio veronese (Allegato III).
Sono stati poi considerati gruppi guida tra gli Invertabrati i Coleotteri Carabidi (fauna del suolo) e i
Lepidotteri (fauna legata alla vegetazione) e sono state individuate in questi gruppi specie che caratterizzano
le comunità animali dei vari habitat.
Infine ogni habitat individuato è stato messo in relazione con le specie che lo caratterizzano e di cui è
stata segnalata la presenza nel territorio veronese (Allegato I)
-
Fase 2.
Una prima ricognizione degli ambienti potenzialmente costituenti la rete ecologica provinciale ha preso in
considerazione le aree già sottoposte a diverse forme di tutela o per le quali esistono progetti e/o piani
orientati in tal senso, quali SIC e ZPS, Parchi Regionali, Parchi di Interesse Locale, biotopi individuati
dall’Amministrazione provinciale, Aree tutelate a livello comunale.
Si riportano di seguito le aree interessate da forme di tutela a valenza sovracomunale:
PARCHI REGIONALI:
Parco Regionale della Lessinia
Parco del Mincio (proposto ai sensi del PTRC vigente)
Riserva naturale integrale Gardesana orientale
Riserva naturale integrale Lastoni Selva Pezzi
SIC e ZPS:
IT3210003 Laghetto del Frassino
IT3210006 Monti Lessini: Ponte di Veja, Vaio della Marciora
IT3210008 Fontanili di Povegliano
IT3210013 Palude del Busatello
IT3210014 Palude del Feniletto – Sguazzo del Vallese
82
IT3210015 Palude di Pellegrina
IT3210016 Palude del Brusa’ – Le Vallette
IT3210018 Basso Garda
IT3210019 Sguazzo di Rivalunga
IT3210039 Monte Baldo Ovest
IT3210040 Monti Lessini – Pasubio – Piccole Dolomiti Vicentine
IT3210041 Monte Baldo Est
SIC:
IT3210002 Monti Lessini: Cascate di Molina
IT3210004 Monte Luppia e P.ta San Vigilio
IT3210007 Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda
IT3210021 Monte Pastello
IT3210012 Val Galina e Progno Borago
IT3210042 Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine
IT3210042 Fiume Adige tra Brentino Belluno e Verona Ovest
Con riferimento a tale elenco si sono distinti gli habitat, e conseguentemente le specie, caratterizzanti
ciascuna area (Allegato II).
Successivamente sono state analizzate quelle parti del territorio provinciale prive di istituti di salvaguardia
ambientale, ma che rappresentano elementi costituenti la rete ecologica provinciale per motivi di:
-
presenza di habitat e/o specie di interesse naturalistico e riconducibili alle tipologie
considerate e riportate in allegato;
-
presenza di ambienti e formazioni vegetazionali potenzialmente funzionali ad ospitare
anche in forma temporanea le specie componenti gli habitat di interesse;
-
localizzazione strategica ai fini di una massima e/o efficace connessione della rete
ecologica;
-
ambiti con elevata artificializzazione e banalizzazione del territorio, soprattutto
agricolo, ma con elementi atti alla riqualificazione (ad esempio aree estrattive non più
attive) in grado di di costituire neoecosistemi utili alla funzionalità ecologica della rete.
83
Fase 3.
Secondo le analisi precedentemente condotte ed i criteri espressi, i diversi elementi ecorelazionali
individuati sono distinti per struttura e funzionalità ecologica e sono loro attribuiti i diversi ruoli previsti nella
progettazione della rete ecologica provinciale.
Nel capitolo successivo sono definiti i criteri di selezione e le funzioni delle diverse categorie di elementi.
5.3.2 - Gli elementi della rete ecologica
La rete ecologica si compone di elementi differenti per il grado di naturalità, la presenza di habitat e
specie di interesse e conseguentemente per il ruolo ecologico che svolgono nel territorio. Alle diverse
funzioni ecologiche, e quindi alle diverse tipologie di elementi, corrispondono a livello normativo differenti ed
adeguati strumenti di salvaguardia, di cui viene data indicazione nel capitolo relativo agli indirizzi normativi.
Gli elementi della rete si distinguono in cinque categorie principali:
-
Aree nucleo (core areas), rappresentano gli elementi principali della rete nei quali si
riconosce la presenza di habitat e specie di interesse naturalistico.
-
Svolgono questa funzione tutte le aree SIC e ZPS, i Parchi Regionali e le Riserva
Integrali; inoltre rientrano in tale categoria aree prive di tutela, ma in cui è
documentata la presenza di habitat e/o specie di interesse comunitario e che si
trovano in continuità geomorfologica e vegetazionale con Siti di natura 2000:
-
o
L’intero massiccio del Monte Baldo forma un’unica area nucleo con i Siti Monte
Baldo Est ed Ovest;
o
L’ansa del fiume Tione a Custoza ed il monte Mamaor;
o
I Monti Corno e Cornetto formano un’unica area nucleo con il SIC del Monte
Pastello;
o
La zona collinare di Quinzano in comune di Verona forma un’unica area nucleo
con il SIC Val Galina e Progno Borago;
o
Il biotopo vaio Paradiso.
Isole ad alta naturalità (stepping stones), sono inserite in una matrice ad elevato
grado di antropizzazione. Si tratta di aree che si trovano quindi in condizioni di
isolamento sebbene possano fungere da luogo di rifugio e stazionamento per specie
di interesse.
Comprendono:
o
I biotopi di interesse provinciale tra cui l’area xerotermica di Trezzolano, l’area del
castello di Montorio, il bosco della Fratta, l’area xerotermica di Mezzane, la Tenuta
Musella e le colline di Marcellise;
o
Il Monte Moscal;
o
Il SIC Basso Garda, unico SIC non compreso tra le core area a causa della sua
collocazione e della scarsità di habitat di interesse comunitario presenti, che
tuttavia costituisce con i suoi nuclei a canneto un luogo di stazionamento e
riproduzione per numerose specie ornitiche ;
84
-
o
Le zone ad alta densità di teste di risorgive, quali l’area in comune di Verona e
Castel d’Azzano coincidente col progetto di Parco di Interesse Locale, l’area in
comune di San Giovanni Lupatoto unitamente al progetto di Parco di Interesse
Locale dell’Adige dello stesso comune ed alla zona di tutela paesaggistica del
comune di Zevio e le due aree in comune di San Martino Buon Albergo;
o
Le zone di cava inattiva ed in corso di rinaturalizzazione spontanea nei comuni di
Verona, Buttapietra, San Giovanni Lupatoto e Ronco all’Adige.
Corridoi, ovvero elementi a prevalente sviluppo lineare, la cui conformazione
conferisce loro il ruolo di collegamento tra le altre componenti della rete. Sono
costituiti dai corsi d’acqua, per un’ampiezza di 150 m da ciascuna riva, e dalle fasce
vegetazionali vallive ove presenti. Nel caso del fiume Adige l’ambito del corridoio
corrisponde all’area del SIC con espansioni in corrispondenza dei Parchi di Interesse
Locale e delle zone a tutela paesaggistica dei comuni di Verona, San Martino Buon
Albergo, Zevio, Arcole, Ronco all’Adige
In tale categoria si possono distinguere:
-
o
Corridoi primari, i quali svolgono una funzione di collegamento strutturale, ma
anche e soprattutto ecologico per la presenza di habitat funzionali alla dispersione
delle specie: il corso del fiume Mincio, il corso del fiume Adige, il corso del fiume
Tione, del fiume Tasso, del Progno di Fumane, del Tartaro, del Menago, del
Bussè, del Chiampo, del Tramigna, del Progno di Mezzane e di Illasi, del fiume
Alpone. Fra i corridoi primari è compresa anche la zona dell’anfiteatro morenico di
Rivoli Veronese, che presenta una conformazione prevalentemente lineare nel
contesto antropizzato locale.
o
Corridoi secondari, la cui funzione di collegamento è svolta principalmente dal
corso d’acqua limitatamente all’alveo ed alla stretta fascia riparia: Torrente Fibbio,
Fiume Antanello, Fossa Maestra, Tartaro Vecchio, Guà. Tra i corridoi secondari
rientra anche il Parco delle Mura Magistrali del comune di Verona, in quanto area
ad elevata naturalità se pure secondariamente acquisita.
Aree di connessione (buffer zones), si tratta di aree cuscinetto disposte ai margini di
elementi ad elevata naturalità con la funzione di contenere e mitigare le eventuali
pressioni antropiche e corrispondono a:
o
L’intera fascia collinare posta al di sotto dei 600 m di altitudine a prevalente
presenza di aree xerotermiche, la quale si sviluppa in vaste aree della provincia,
tra il Monte Pastello e la vallata di Mezzane
o
L’area della Lessinia posta al di sopra dei 600 m d’altitudine e le aree collinari ad
Est della valle di Mezzane e le pendici collinari del Monte Baldo;
o
Area della Lugana attorno al Laghetto del Frassino;
o
Ambito a naturalità diffusa delle colline moreniche in comune di Pastrengo
comprendente il Parco proposto dallo stesso Comune e le aree di tipologia
analoga in comune di Castelnuovo del Garda.
85
-
Aree di rinaturalizzazione (restoration areas), collocate in zone fortemente
antropizzate, ma dotate di caratteri geomorfologici, paesaggistici ed ecologici da
valorizzare e riscoprire con opportuni interventi di progettazione ambientale.
Comprendono:
o
La fascia delle risorgive;
o
La zona delle Valli Grandi Veronesi;
o
L’ambito del fiume Tregnone
o
L’insieme di alcuni parchi di interesse locale e zone di tutela paesaggistica in
comune di Illasi, Soave, Montecchia di Crosara, Veronella, San Pietro di Morubio,
Ronco all’Adige, Torri del Benaco e Pastrengo.
5.4 - Aspetti descrittivi dei principali elementi della rete ecologica della provincia di
Verona
5.4.1 - Le aree nucleo dell’ambito baldense e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di
connessione naturalistica pedemontane e collinari
Il Monte Baldo rappresenta un’unità geomorfologica molto ben definita nell’ambito dei rilievi della
provincia di Verona. E’ attualmente incluso nel contesto delle Prealpi Gardesane che rappresentano il nucleo
orientale delle Prealpi Lombarde Orientali (Marrazzi S., 2005, Atlante orografico delle Alpi. SOIUSA,
Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verlucca). E’ suddiviso amministrativamente tra le province di Verona e
Trento, senza che il confine corrisponda a limiti geografici ed ecosistemici definiti. Nel tratto veronese
include varie aree protette, in particolare la riserva naturale Lastoni-Selva Pezzi e lecceta di Navene, i SIC
Monte Luppia e Punta san Vigilio, Rocca del Garda e Val dei Molini. Nel sistema naturalistico della provincia
veronese l’intero Monte Baldo, dal Lago di Garda alla Val Lagarina, viene fatto corrispondere a un’unica area
nucleo che al suo interno presenta una grande articolazione sulla base di un insieme di fattori intrinseci e
relazionali che vanno commentati separatamente.
1. Connessioni. Il Monte Baldo è un’unità fortemente isolata dai rilievi circostanti, in una
situazione accentuata peraltro dalle opere umane. A ovest il Lago di Garda, a nord il
solco di Loppio e a est la Val Lagarina costituiscono barriere morfologiche
difficilmente superabili da elementi faunistici che non siano altamente erratici. Il limite
più permeabile è a nord la valle di Loppio che mette in comunicazione il sistema
baldense con quello dello Stivo – Bondone e quindi con l’intera area delle Valli
Giudicarie, delle Dolomiti di Brenta e della Val di Non. Ciò spiega ad esempio la
presenza sul Monte Baldo di individui erratici di orso bruno provenienti dal Parco
Adamello – Brenta. Più efficace è la barriera della Val Lagarina, anche per la
presenza del canale Medio Adige, dell’Adige, dell’autostrada del Brennero e delle
altre vie di comunicazione. A sud il sistema baldense sfuma in quello delle morene di
Rivoli e del Garda, e in questo caso la barriera è soprattutto di tipo ecologico per la
prevalenza di aree coltivate e urbanizzate.
2. Zonazione altitudinale. Sul Monte Baldo gli orizzonti vegetazionali sono ben definiti
con una fascia mediterranea a leccio (sostituito spesso dalla coltura dell’olivo sul lago
di Garda), una a carpino nero e roverella (dominante nelle situazioni più
86
xerotermofile), una a faggio e una a pino mugo e arbusti di quota che sfuma sulle
vette negli ambienti cacuminali. La presenza di abete rosso e altre conifere che
caratterizza la Selva Pezzi può essere di origine antropogena. Gli orizzonti
vegetazionali così ben definiti corrispondono a ecosistemi distinti con popolamenti
molto differenziati e con limitato flusso energetico reciproco.
3. Diversità ambientale. Alla zonazione altitudinale si sovrappone un’accentuata
diversità ambientale, descritta per il Monte Baldo fin dai tempi dei naturalisti
cinquecenteschi. Il Monte Baldo costituisce di fatto un mosaico ambientale in cui è
stato possibile individuare la presenza di almeno 13 habitat di interesse comunitario
di cui tre prioritari. (vedi allegato X). Questi includono nel Monte Baldo in senso
stretto:
a) formazioni forestali (leccete, boschi pannonici a Quercus pubescens, foreste di
Castanea sativa, faggete dell’Asperulo-fagetum, foreste di versanti, ghiaioni e valloni
del Tilio-Acerion).
b) formazioni arbustive (formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli,
boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto, arbusteti alpini di salici di altitudine)
c) formazioni prative (formazioni erbose calcicole alpine e subalpine, formazioni erbose
secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo)
d) formazioni rocciose (ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani alpini e subalpini,
pareti calcaree con vegetazione casmofitica)
e) ambienti sotterranei (grotte non ancora sfruttate a livello turistico).
Nel sistema pedecollinare (Area del Monte Luppia e Punta san Vigilio, area di Rocca del Garda –Val dei
Molini:
f) formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo, pareti calcaree con vegetazione casmofitica, leccete
4. Endemismo. Il fenomeno dell’endemismo, cioè la presenza in un’area di specie
vegetali e/o animali esclusive dell’area stessa, è uno dei tratti salienti della flora e
dalla fauna delle aree prealpine calcaree. Sul Monte Baldo l’endemismo è
particolarmente diffuso e importante, soprattutto tra gli invertebrati, ed è legato
all’isolamento dell’area durante le glaciazioni e alla permanenza di zone di rifugio in
essa. Sono state descritte numerose specie endemiche del Monte Baldo (spesso con
limitate appendici in aree vicine) (Allegato II). Esse sono legate soprattutto agli
ambienti di quota, ma si estendono spesso all’orizzonte del faggio. La presenza di
endemiti in un territorio costituisce un patrimonio di grande importanza.
All’area nucleo si affiancano aree di connessione minori nei lembi meridionali e occidentali più urbanizzati
(riva del Lago di Garda, area dei dintorni di Caprino Veronese)
Le aree nucleo dell’ambito baldense presentano quindi un carattere complessivo di molto elevato valore
ambientale. Il sistema al suo interno è scarsamente urbanizzato, esclusa una stretta fascia sul lago di
Garda. e la mobilità della fauna è garantita dalla scarsità di barriere interne. E’ possibile comunque
individuare in prospettiva una serie di fattori che possono compromettere questa situazione attualmente
ancora relativamente buona:
1. La presenza di nuovi assi di comunicazione viaria, in particolare sul versante
gardesano del Monte Baldo, che intaccherebbe la continuità territoriale,
introdurrebbe elementi di disturbo e aprirebbe la via ad ulteriore urbanizzazione.
87
2. L’abbandono del pascolo nelle medie quote, che avvierebbe una successione
ecologica di difficile gestione e abbasserebbe la diversità ambientale.
3. L’utilizzo a fini agricoli dei lembi di prato arido ancora presenti soprattutto
nell’anfiteatro morenico di Rivoli, che comprometterebbe l’esistenza di questo habitat
che risulta essere attualmente il più minacciato nel territorio tra quelli di interesse
comunitario.
4. L’incremento incontrollato di specie animali di recente reintroduzione. Il notevole
successo dell’immissione di Camoscio alpino e Marmotta nel Monte Baldo costituisce
un fattore positivo. Va ricordato tuttavia che, soprattutto il primo, può avere un
impatto negativo sulla vegetazione di alta quota, in questo caso particolarmente
pregiata, se le dimensioni della popolazione presente nel territorio superano la
capacità portante dello stesso.
Problematica appare la gestione delle connessioni del sistema baldense con quelli limitrofi, in
particolare con gli anfiteatri morenici di Rivoli e del Garda. Questi ultimi presentano un mosaico fitto tra
aree a carattere urbano, aree agricole e nuclei seminaturali. Una gestione oculata di questi ultimi, sia dal
punto di vista del numero che da quello delle dimensioni e delle caratteristiche, costituirebbe un sistema
di “stepping stones” tra il sistema pedemontano baldense e quello della pianura alluvionale.
5.4.2 - Le aree nucleo dell’ambito lessineo e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di
connessione naturalistica pedemontane e collinari.
I monti Lessini costituiscono l’ambito maggiormente esteso dei rilievi veronesi. Si possono descrivere
come un tavolato calcareo con le quote maggiori a nord dolcemente inclinato verso la pianura - che
raggiungono tra l’altro in corrispondenza della città di Verona -, solcato da alcune valli profonde e strette
(vaj) che si dipartono da nord divergendo. Negli attuali sistemi di classificazione del sistema alpino SIOUSA
costituiscono l’estremo lembo sud-occidentale delle Prealpi Venete. I Lessini in senso stretto sono
interamente nella provincia di Verona. La valle d’Illasi li separa dai Lessini orientali con la valle dell’Alpone
che, assieme alle valli vicentine del Chiampo e dell’Agno, confluisce a nord nel sistema del Gruppo del
Carega e Piccole dolomiti, amministrativamente suddiviso tra le provincie di Verona, Vicenza e Trento. I
Lessini includono numerose aree protette, di cui il Parco Naturale Regionale della Lessinia è la più ampia.
Questo è articolato in un’area maggiore settentrionale, da cui si irradiano verso sud delle digitazioni
corrispondenti ai vaj. Una serie di lembi di parco di modesta estensione, separati dal corpo centrale del
parco, caratterizzati da emergenze geomorfologiche, è sparsa in tutto il resto della Lessinia. Nella porzione
più meridionale – collinare - dei Lessini, si trovano due SIC di notevole estensione, quello del Monte Pastello
a ovest, e quello di Val Galina e Progno Borago a nord della città di Verona.
L’area nucleo corrispondente a quest’ultimo è stata estesa ad est per comprendere alcuni dei prati aridi
residui più importanti del territorio veronese. L’articolazione delle rete ecologica in questo ambito dipende da
un insieme di fattori che vanno commentati separatamente
1. Connessioni. Il sistema nel suo insieme viene ad essere scarsamente connesso a
ovest col Monte Baldo, da cui è separato dalla Val Lagarina, molto maggiormente a
Nord e a Est con i complessi del Pasubio e degli Altopiani di Lavarone e Asiago, e
con il resto dei rilievi vicentini, costituendo nell’insieme un nucleo ben definito dal
punto di vista morfologico ed ecosistemico, limitato a ovest dal corso dell’Adige fino a
Trento e a nord ed est da quello del Brenta. La permeabilità faunistica nell’area è
notevole, ed ha permesso il permanere di nuclei faunistici autoctoni antichi (ad
esempio il Camoscio alpino) estinti in aree più ristrette e meno connesse (Monte
88
Baldo, dove è stato reintrodotto recentemente). A sud il sistema lessineo degrada
dolcemente nella pianura da cui viene staccato dal punto di vista sistemico da fattori
esclusivamente antropogeni (agricoltura, urbanizzazione).
2. Zonazione altitudinale. Gli orizzonti vegetazionali sono ben definiti in Lessinia e
presentano una fascia collinare di tipo submediterraneo dominata dagli orno-ostrieti
(a carpino nero e orniello) che nelle facies più xeriche si associano a boschi di
roverella. Al di sopra di questa si estende la fascia del faggio che naturalmente
occuperebbe gran parte dell’altopiano lessineo, con piccoli ma rilevanti lembi di
vegetazione di quota nelle aree più alte (Vallone del Malera). Alla faggeta sono stati
sostituiti la pecceta in alcuni ambiti (Foresta dei Folignani e, soprattutto, Foresta di
Giazza che è il risultato di una riforestazione recente che ha avuto notevole
successo), ma, soprattutto, i pascoli montani che occupano tutte le aree meno acclivi
dell’altopiano costituendo il tipico paesaggio aperto degli Alti Lessini. Vegetazione
subalpina dominata da cespuglieti (pino mugo, rododendro) occupa le porzioni più
elevate della Lessinia Orientale (versanti delle Valli di Revolto e Fraselle, area delle
Lobbie).
3. Diversità ambientale. La diversità ambientale della Lessinia è notevole, anche se
meno elevata di quella del Monte Baldo. Il mosaico ambientale è meno fitto per la
dominanza di alcuni stili paesaggistici (pascoli e prato-pascoli montani e alto collinari)
in cui gli habitat di interesse comunitario si inseriscono con tessere di minori
dimensioni. Questi includono nell’intera Lessinia:
a) formazioni forestali (foreste di Castanea sativa, faggete dell’Asperulo-fagetum,
foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion).
b) formazioni arbustive (formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli,
boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto, arbusteti alpini di salici di altitudine).
c) formazioni prative (formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da
cespugli su substrato calcareo)
d) formazioni rocciose (pareti calcaree con vegetazione casmofitica)
e) ambienti sotterranei (grotte non ancora sfruttate a livello turistico).
4. Endemismo. Il fenomeno dell’endemismo presenta in Lessinia caratteri abbastanza
diversi dal Monte Baldo. Gli habitat subalpini idonei ad un popolamento ricco di
endemiti sono più ridotti che sul Monte Baldo, e si riducono al Vallone del Malera
nell’altopiano e alle zona delle vette delle valli di Revolto e Fraselle. Sono invece
estremamente ricche di elementi endemici le cavità carsiche della Lessinia (vedi
elenco) che sono abitate da specie di grande interesse faunistico e biogeografico.
Sulla base di queste premesse il sistema relazionale della Lessinia è più complesso di quello baldense.
Se si individuano come aree nucleo le aree protette, in particolare il Parco della Lessinia e i SIC del Monte
Pastello e di Val Galina e Progno Borago, il sistema relazionale proposto si articola come segue:
-
La porzioni nordoccidentale del Parco della Lessinia e il Monte Pastello sono connessi dal versante
orientale della Val d’Adige (sinistra orografica) che è coperto da un continuum di boschi più o meno
termofili, a leccio nella porzione più meridionale, che hanno caratteri del tutto analoghi di quelli del
SIC del Monte Pastello. Essi vengono individuati come area nucleo che mette in evidenza l’unità
delle due aree protette.
-
I versanti boscati dei vaj della Lessinia sono individuati come corridoi principali tra l’area nucleo
dell’Alta Lessinia e il sistema delle aree protette collinari, che permettono flussi faunistici nelle due
89
direzioni per le specie erratiche o comunque tendenzialmente in espansione. Emblematici possono
essere i casi dello Scoiattolo comune che da nord ha ormai popolato massivamente gli ambienti
collinari e quello dell’Istrice che da sud tende a conquistare territori montani. La presenza di questi
corridoi è poi molto importante per specie minacciate come alcuni anfibi.
-
l’intero sistema dei prati-pascoli (spesso a frutteto) e degli altri coltivi, spesso alternati a lembi
boscati, con un’urbanizzazione diffusa ma non dominante, che occupa le dorsali tra i vaj, viene
individuato come area di connessione naturalistica tra le aree nucleo con i loro corridoi, per la
discreta naturalità del territorio che permette flussi faunistici senza barriere importanti.
Il valore complessivo del sistema ambientale della Lessinia è elevato, soprattutto se si prende in
considerazione il fatto che l’istituzione del Parco Naturale è partita dall’individuazione di una serie di
emergenze geologiche che sono il vero tratto dominante del territorio, su cui si modellano habitat spesso
notevoli tra cui ha particolare rilievo quello ipogeo delle grotte. I maggiori fattori di disturbo e di minaccia agli
ecosistemi possono essere così individuati.
1. La gestione delle aree a pascolo dell’alta Lessinia, nell’evoluzione attuale, può
vedere in prospettiva sia tendenze a carichi ambientali eccessivi che l’abbandono
con il conseguente avvio di successioni ecologiche i cui esiti sono del tutto incerti,
ma tali comunque da snaturare i caratteri di un territorio i cui valori sono in prima
istanza paesaggistici.
2. La presenza diffusa e, in alcune aree, capillare di attività estrattive di materiali lapidei
porta problemi di alterazione paesaggistica ed ecosistemica cui va aggiunta la
minaccia di introduzione di inquinanti, in particolare polveri, nelle falde acquifere, già
caricate dall’allevamento e dalla presenza umana.
3. L’habitat più particolare e notevole del sistema pedecollinare della lessinia, quello dei
prati aridi, che diviene spesso prioritario per la presenza di notevoli fioriture di
orchidee, è ormai ridotto a piccoli lembi che rischiano di sparire o perché convertiti in
vigneti o oliveti, o per l’evoluzione naturale verso cespuglieti e, alla fine, boschi
termofili con caratteri di diversità e peculiarità molto minori. La tutela e la gestione di
queste aree prende oggi caratteri di vera urgenza.
La connessione del sistema lessineo con quelli vicini è complessa. La relazione con quello baldense è
scarsa a causa della barriera naturale della valle dell’Adige. L’unico punto di quasi contatto è costituito dalla
forra di Ceraino, attraverso la quale può esistere un certo flusso faunistico. A sud il divario netto tra gli
ambienti seminaturali collinari e il sistema urbano e agricolo dell’alta pianura costituisce un limite
scarsamente valicabile per la fauna. Situazioni locali come quella della cinta delle mura magistrali della città
di Verona rivestono un certo rilievo di connessione tra il sistema collinare e quello di pianura, anche se lo
spazio urbano presenta caratteri molto particolari sia in senso negativo che positivo, quest’ultimo
testimoniato dalla tendenza all’urbanizzazione di molte specie selvatiche. Sono state individuate infine come
stepping stones alcune aree collinari prossime alla pianura che hanno avuto un’attenzione di tutela, la più
importante delle quali è la tenuta Musella di San Martino Buon Albergo. Al confine orientale della provincia di
Verona non corrispondono barriere naturali importanti che lo isolino dai territori contigui del Vicentino. A nord
l’area nucleo del Parco della Lessinia continua naturalmente col tratto vicentino del parco stesso nell’alta
valle del Chiampo, mentre per il rimanente ambito di confine è inserita in un territorio classificato quasi
interamente come area di connessione (il piccolo tratto di area nucleo di Bolca non si caratterizza per
particolari emergenze ecosistemiche, ma per emergenze paleontologiche).
90
5.4.3 - Le aree nucleo dell’ambito planiziale
I biotopi palustri
L’anfiteatro morenico del Garda e la pianura veronese ospitano alcuni SIC il cui carattere fondamentale è
quello di zone umide palustri. Si possono individuare due tipologie differenti in queste aree, quello di lago
intramorenico (Lago del Frassino) e quello di palude impostata su paleoalvei di fiumi di Pianura (Palude della
Pellegrina, Brusà e Vallette di Cerea e Palude del Busatello).
Il lago del Frassino si distingue dalle altre zone umide veronesi per la grande estensione dello specchio
d’acqua al suo interno e per la riduzione della cintura a erbe palustri. Questa è comunque notevole per la
presenza di un tratto abbastanza limitato di un habitat prioritario (paludi calcaree con Cladium mariscus).
L’importanza del Lago del Frassino è duplice. Da una parte è una notevole stazione di svernamento di
uccelli acquatici, dall’altra ospita sulle rive una vegetazione e una fauna a invertebrati ricche di emergenze
botaniche e zoologiche. Dal punto di vista delle connessioni con i territori circostanti, è da rilevare che,
nonostante la vicinanza con il lago di Garda, il Lago del Frassino si trova compresso da agenti isolanti
potenti (autostrada a sud, ferrovia a nord, aree agricole in stretta vicinanza con lago stesso e aree
urbanizzate turistiche nei dintorni). Non è possibile attualmente individuare la possibilità di una connessione
con il sistema fluviale del Mincio, che è prossimo ma separato da un’area urbanizzata.
Le maggiori minacce che si individuano per il biotopo sono l’inquinamento derivante dalle colture
circostanti, la riduzione dell’apporto idrico e il potenziamento delle vie di comunicazione circostanti.
Le paludi di Pellegrina, Brusà-Vallette e Busatello hanno in comune alcuni tratti. Sono impostate lungo
assi fluviali di fiumi di pianura (Menago, Tione e Tartaro) e si sono conservate per le pratiche di utilizzo della
vegetazione palustre (cannuccia e carici) che si è protratta quasi fino ai giorni nostri (permane ancora al
Busatello). Ciò è stato reso possibile anche dalle pratiche degli incendi tardo invernali che hanno ridotto le
biomasse al suolo e il conseguente interramento. Nelle paludi in questione la copertura a piante palustri
domina nettamente sugli specchi d’acqua, e la loro importanza faunistica e floristica si accentra su specie
riparie piuttosto che nettamente acquatiche. Attualmente vengono utilizzate in maniera più o meno intensa a
scopi escursionistici-didattici e sono prive di carico venatorio. Nonostante siano impostate su corridoi
ecologici costituiti da aste fluviali con vegetazione riparia, esse sono di fatto piuttosto isolate dal punto di
vista sistemico per la lontananza reciproca. Solo per le specie introdotte invasive come la nutria, il gambero
rosso della Luisiana e numerose specie di pesci e molluschi il sistema appare permeabile tanto che la
presenza di queste specie costituisce oggi una minaccia notevole per il resto della comunità animale. Altri
fattori negativi sono costituiti dall’interramento, dall’insufficienza dell’apporto idrico e da opere di
sistemazione interna che riducono le pendenze delle rive essenziali per le faune riparie.
Le risorgive
La fascia delle risorgive si colloca lungo una linea ideale che si estende dal Piemonte al Friuli. Essa ha
una larghezza variabile fra i 2 ed i 30 km e corrisponde, in generale, al punto di contatto fra le alluvioni
permeabili (ghiaiose) dell’Alta Pianura e quelle più fini e meno permeabili della Media Pianura. Da un punto
di vista litologico, l'Alta Pianura Veronese, è formata da depositi fluviali e fluvioglaciali dell'Adige, poggianti
su un substrato roccioso profondo oltre i 200 m.
La falda ha una profondità media che varia da valori massimi di 40-50 m (all’apice del conoide) a valori
minimi di 1-2 m (nell’area delle risorgive).
Verso sud le conoidi ghiaiose si rastremano progressivamente, ma rapidamente, assottigliandosi e
innestandosi entro depositi limoso-argillosi e sabbiosi, dove hanno termine. Alcuni chilometri a valle della
fascia delle risorgive le ghiaie sono praticamente assenti, almeno nei primi 100-150 m di profondità.
Il materasso alluvionale ghiaioso, dotato nel suo insieme di una permeabilità molto elevata, contiene una
ricchissima falda di tipo freatico.
91
Al confine meridionale dell'Alta Pianura, la rastremazione progressiva e rapida delle singole conoidi
ghiaiose entro materiali fini provoca una brusca evoluzione dall'unica grande falda esistente a monte ad un
modesto sistema multifalde in pressione, e determina l'emergenza pressoché completa della prima falda
attraverso i fontanili. La portata media complessiva dei fontanili veronesi era stata misurata una ventina di
anni fa come pari a 11-12 m3/s. L’attuale portata delle risorgive e lo stato quantitativo dell’acquifero è
scarsamente noto a causa dell’assenza di studi geologici aggiornati e di monitoraggi idrogeologici adeguati.
Le risorgive derivano quindi dall’affioramento in superficie della falda freatica e costituiscono uno dei
caratteri ambientali più tipici della Pianura padana, dove sono distribuite lungo una ristretta fascia (“fascia
delle risorgive”). Questo fenomeno geologico viene da secoli sfruttato dall’uomo mediante l’escavazione
artificiale dei “fontanili”, che captano e convogliano le acque emergenti naturalmente dal terreno. Proprio per
la loro origine sotterranea le componenti ambientali delle risorgive si caratterizzano fortemente. Infatti esse
ospitano, in un’area relativamente ristretta, elementi vegetazionali e faunistici appartenenti sia alle comunità
delle acque sotterranee, sia a quelle delle acque lentiche, con elementi – nei tratti delle aste - legati alle
acque correnti. Nelle aree circostanti la risorgiva si sviluppa un ambiente umido stabile che con gradualità
sfuma nelle tipologie ambientali contermini.
Fig. 1 - disegno schematico di una risorgiva, da Zangheri 2000
Le acque dei fontanili, come diretta conseguenza della loro origine sotterranea, presentano caratteristiche
fisico-chimiche ed idrologiche peculiari, che influenzano anche gli aspetti biologici. Sono infatti caratterizzate
da una limitata escursione termica annuale, da una notevole limpidezza, da una certa costanza della
composizione chimica e da una portata relativamente stabile.
In letteratura l’escursione termica annua delle acque dei fontanili viene generalmente considerata di circa
4°C, con temperature oscillanti fra 10 e 14°C, mini me primaverili e massime autunnali (Cotta Ramusino e
Rossaro, 1975; Cotta Ramusino, 1980). Ciò in conseguenza del fatto che le acque freatiche risultano
svincolate dalle vicende termiche stagionali, di cui risentono l’influenza solo in parte e con un certo ritardo.
L’origine sotterranea delle acque di risorgiva rende conto della maggior parte delle loro caratteristiche
naturali: oligotrofia, temperature relativamente costanti, scarsi solidi sospesi.
92
Tali caratteristiche condizionano fortemente il popolamento vegetale ed animale di questi ambienti,
determinando la presenza di elementi di notevole interesse floristico e faunistico.
L’evoluzione naturale comporta tuttavia il progressivo interramento delle polle d’acqua, a causa degli
accumuli dei resti di vegetazione sul fondo.
Il mantenimento delle condizioni ecologiche ottimali, a maggiore biodiversità è assicurato dalla periodica
manutenzione del fontanile, con la rimozione della vegetazione accumulata (“spurgo”).
La limpidezza delle acque, conseguenza della filtrazione subita nel loro percorso sotterraneo, associata
alla scarsa profondità dell’acqua nei fontanili, consente alla luce di giungere inalterata fin sul fondo. Ciò,
assieme alla ridotta escursione termica, favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione acquatica, che
mantiene un’attività vegetativa anche nei mesi autunnali ed invernali.
Varie ricerche vi hanno evidenziato una sorprendente presenza faunistica, sia qualitativa che quantitativa,
che ne conferma la rilevante importanza ecologico-ambientale.
Negli ultimi anni, per il progressivo disequilibrio nel bilancio idrogeologico e per i numerosi interventi sul
territorio, in diverse parti della Pianura padana si è avuta una considerevole diminuzione delle portate o
addirittura una completa estinzione delle risorgive. Inoltre, esse sono sovente sottoposte a contaminazione
sia di tipo puntuale, sia di tipo diffuso a causa della percolazione di sostanze inquinanti e di nutrienti dalle
aree agricole circostanti. A ciò si sovrappone la spesso non adeguata manutenzione dei siti, che a volte
viene effettuata in modo eccessivamente “energico”, con totale eliminazione della vegetazione naturale, a
volte si dimostra invece deficitaria, e non in grado di contrastare il naturale processo di interrimento.
Nel Veronese, si hanno vari ambiti caratterizzati dalla presenza di risorgenze.
Fig. 2 - Fossa Bova, presso Cadidavid
Il raggruppamento di polle più significativo si ha nei pressi Povegliano Veronese; esso corrisponde al
SIC- ZPS IT3210008:
93
Fig.3 - il SIC- ZPS IT3210008 Fontanili di Povegliano nella cartografia del Ministero
dell’Ambiente.
Altri sistemi di risorgive sono presenti nei territori dei Comuni di Villafranca, Castel d’Azzano, Buttapietra,
San Giovanni Lupatoto e Zevio. Un’altra tipologia di emergenze, “di terrazzo fluviale” si trova in Comune di
San Martino Buon Albergo.
In tutti i casi si tratta di sistemi di polle ubicati in aree densamente antropizzate, soggette quindi a varie
cause di pressione ambientale.
La funzione di notevole importanza naturalistica svolte dalle risorgive, in quanto serbatoi di biodiversità, e
siti di rifugio per numerose specie di interesse conservazionistico, deve essere mantenuta e ove possibile
incrementata mediante specifici interventi di rinaturazione e riqualificazione degli interi ambiti delle polle.
94
Fig.4 – Distribuzione delle risorgive nel Veronese. (da Modena, Tarocco e Zangheri, 2002)
5.4.4 - Le aree di connessione naturalistica planiziali
L’insieme delle aree di pianura veronesi presenta ambiti ove permangono – in situazioni di notevole
antropizzazione diffusa - elementi naturali e/o seminaturali relitti, da considerarsi fondamentali nel
mantenimento e nell’incremento della coerenza del sistema eco relazionale d’area vasta. Si tratta per lo più
di ambiti ove i residui caratteri di naturalità sono legati alla presenza di agro ecosistemi con diffusi elementi
di variabilità ecologica, quali prati, siepi, filari e macchie boscate. In ampie zone della provincia, soprattutto
occidentale, tale variabilità è anche spiccatamente geomorfologica, essendo legata alla presenza di dossi o
di lievi rilievi collinari. Fra tali aree di connessione naturalistica, utili cioè a mantenere i collegamenti
funzionali fra i diversi elementi principali della rete ed a favorire la permeabilità del territorio alle diverse
specie di interesse naturalistico, rilevano l’area della” Lugana” in comune di Peschiera del Garda e l’ambito
delle colline moreniche nei territori comunali di Castelnuovo del Garda, Pastrengo, Bussolengo. In tali
contesti, gli habitat boscati di maggiore interesse naturalistico sono dati da elementi dell’ostrio-querceto,
nelle condizioni più aride. Ove le condizioni sono più fresche ed umide si osserva l’affermazione di Quercus
robur (farnia) e Carpinus betulus (carpino bianco) con la frequente presenza del cerro, quercia che dalla
pianura risale sino alle faggete submontane. Ai residui prati aridi succedono naturalmente formazioni
95
arbustive, ma nella maggior parte dei casi le aree libere sono destinate alle coltivazioni: vigneti e seminativi,
per lo più.
1. Connessioni. Partendo da ovest, l’area della Lugana si collega, se pur con notevoli
difficoltà a causa della elevata infrastrutturazione, con l’isola ad elevata naturalità del
SIC-ZPS Basso Garda , stabilendo connessioni anche con l’ambito del corridoio
principale del Mincio. Nel contesto dei territori comunali di Castelnuovo del Garda,
Bussolengo e Pastrengo l’assenza di elementi primari conferisce particolare valenza
alla connessione naturalistica assicurata dall’ambito a naturalità diffusa
corrispondente alla zona compresa fra Sandrà, Pastrengo e Bussolengo. In comune
di Castelnuovo, tale area è in connessione con il corridoio del Tione, la cui
destinazione è a Parco di interesse locale.
Lugana
Fig. 5 – l’ambito della Lugana nel PATI di Castelnuovo e Peschiera del Garda
96
Area a naturalità
diffusa
Ambito del Parco del Tione
Fig.6 – l’ambito a naturalità diffusa e il Parco del Tione nel PATI di Castelnuovo e
Peschiera del Garda
In particolare, per il territorio comunale di Bussolengo assume rilevanza la connessione, da
integrare, con il corridoio dell’Adige.
Corridoio
dell’Adige
Area di
connessione
Fig. 7 - estratto del PAT del comune di Bussolengo con elementi della rete ecologica locale
97
2. Diversità ambientale. La diversità ambientale di tali ambiti è data sostanzialmente
dalla presenza dell’agromosaico a sua volta impostato su elementi geomorfologici
diversi. Abbiamo quindi alternanza di colture, vigneti, frutteti, seminativi e rari prati
pingui nelle aree planiziali, ove elemento di variabilità è costituito dalla rete di fossi e
canali irrigui, non di rado con fasce significative di vegetazione riparia. I rilievi collinari
sono spesso sede di residui nuclei boscati o di vigneti ed oliveti, ed in tal caso i
versanti sono terrazzati e sostenuti da muri a secco
Il valore ambientale di tali ambiti di connessione è dato, come detto precedentemente, dalla residua ma
diffusa presenza di elementi di naturalità che occorre conservare non solo in quanto dotati di valori intrinseci,
ma anche in funzione della efficienza del sistema eco relazionale d’area vasta che nell’ambito del territorio
ad elevata antropizzazione planiziale è generalmente carente di elementi utili alla permeabilità ecologica.
Le principali minacce a cui le aree di connessione naturalistica planiziali sono sottoposte sono
riconducibili sostanzialmente alla progressiva urbanizzazione, alla infrastrutturazione crescente ed alla
diffusione di pratiche e tecniche agricole ad elevata meccanizzazione ed ad elevato impatto. Tali fattori di
carico antropico, oltre al danno ecologico, comportano una inevitabile perdita di “paesaggio”, elemento di
grande valenza, anche economica, del contesto.
La gestione delle connessioni andrebbe perseguita mediante:
•
Il mantenimento di “varchi” quali aree ove interdire le urbanizzazioni e/o le
infrastrutturazioni in funzione dell’integrità del sistema eco relazionale
•
La promozione, anche mediante incentivazioni, delle colture “a basso impatto”, meglio
se condotte con sistemi biologici, anche al fine di promuovere un agriturismo di
qualità
•
L’incremento degli elementi, puntuali - ma fondamentali - di variabilità ambientale,
quali prati aridi, siepi, filari, nuclei boscati, atti a mantenere un livello sufficiente di
naturalità diffusa, pur nel contesto ad elevata presenza umana.
5.4.5 - I corridoi ecologici
I principali elementi lineari di connessione naturalistica corrispondono, sostanzialmente, al corso dei
principali fiumi del territorio provinciale. Fra essi, l’Adige costituisce, oltre che un biocorridoio di prioritaria
importanza ai fini della coerenza ed efficacia della rete ecologica locale d’area vasta, anche il principale
artefice delle geomorfologie territoriali veronesi3.
In figura è riportato lo schizzo geomorfologico della pianura veronese. Vi si distinguono due terrazzi ben
evidenti: uno in sinistra orografica, in alcuni studi chiamato "settentrionale", e uno in destra, chiamato
"meridionale".
3
ZANGHERI P., 2007. In Quadro descrittivo delle aree SIC in Comune di Verona, CdR Ambiente Comune di
Verona
98
Fig. 8 - schizzo geomorfologico della pianura veronese (da Sorbini et alii, 1984).
Questi due terrazzi si allontano gradualmente, a formare una sorta di cono con vertice in Verona ed asse
di simmetria in direzione da Verona verso Albaredo d'Adige. Il fiume Adige scorre nella bassura delimitata da
questi due terrazzi.
Dal punto di vista morfologico l'area esterna ai due terrazzi è "alta" e la parte compresa tra essi risulta
depressa altimetricamente.
L'area "alta" (n.1 in figura) è il grande conoide terrazzato, caratterizzato da tracce di canali intrecciati
("braided") di grandi dimensioni, costruito dall'Adige "fluvioglaciale". Secondo SORBINI et alii (1984) la fase
finale della costruzione di questo corpo sedimentario è posteriore ai 25.000 anni B.P. Successivamente, per
un cambio del regime idrologico, l'Adige ha assunto, anche nella parte apicale del suo conoide, un percorso
a meandri terrazzando il conoide stesso e formando la zona di "basso topografico" in cui scorre attualmente
l'Adige ("Piano di divagazione dell'Adige", n.3 in figura).
Il divagare dell'Adige in quest'area (prima del suo arginamento) ha determinato la distribuzione della
litologia e ha formato numerosi terrazzi aventi modesto dislivello (oggi in gran parte spianati da opere di
miglioramento fondiario). Tali elementi influenzano il corso della rete idrografica locale, in particolare di
quella che si origina dalle risorgive.
Il sistema idrogeologico è alimentato da vari fattori di ricarica: di questi fattori alimentanti, certamente
quello che determina l'effetto maggiore di ricarica è il deflusso sotterraneo proveniente dalla valle montana
dell'Adige, la cui portata è stata stimata mediamente in una decina di m3/s.
La ricarica continua operata dalla falda di subalveo dell'Adige non solo provvede all'alimentazione del
sistema idrogeologico dell'Alta Pianura, ma condiziona anche la direzione di deflusso delle acque
sotterranee e il regime della falda.
99
La fisionomia ecosistemica del grande fiume, caratterizzato da una caratteristica zonazione longitudinale,
vede nel Veronese la netta diversificazione morfologica e naturalistica dei vari tratti. Esso passa infatti da
corso d’acqua con caratteristiche marcate di “fiume alpino”, al grande fiume planiziale, pensile da Zevio a
Legnago. Tale profonda differenziazione morfologica – e funzionale – trova solo in parte riscontro nella
variabilità degli habitat che via via si susseguono lungo il corso d’acqua.
I SIC IT3210043 e IT3210042, comprendono sostanzialmente le fasce riparie del fiume. L’istituzione di
due Siti di Natura 2000 è dovuta alla interruzione della tutela in corrispondenza del nucleo abitato di Verona
in cui il fiume scorre racchiuso da alti muraglioni.
Nel complesso la copertura vegetale naturale dell’ambito fluviale è notevolmente ridotta nei confronti
della situazione documentata fino ai primi decenni del secolo scorso, quando lungo le rive del fiume si
estendevano estesi nuclei boscati, anche di dimensioni cospicue. Si pensi al Bosco Mantico, di cui si hanno
ridottissimi resti, e ai boschi fluviali maggiormente estesi a valle del centro cittadino di Verona, soprattutto in
corrispondenza dell’area ribassata di San Michele. Il “Bosco del Mantico” era, secondo Goiran (1897), un
querco-carpineto planiziale, in cui la presenza della farnia e di altri elementi mesofili era indicativa di una
certa umidità del suolo. Il disboscamento e la coltivazione dei terreni hanno forse determinato
l’abbassamento della falda con conseguenti modificazioni della condizione dei suoli. Oggi nell’area
permangono esigui nuclei a Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, Ruscus aculeatus. La permanenza di alcuni
esemplari di farnia e l’assenza della roverella, elemento tipicamente termofilo, starebbe a testimoniare la
presenza di un certo grado di umidità residua.
La vegetazione strettamente acquatica è praticamente assente dal corso dell’Adige4. Sembrano
totalmente scomparsi i generi Carex, Eleocharis, Nymphaea, Sagittaria e Typha.
La microfauna ripicola riveste per l’Adige un interesse naturalistico notevole. Essa comprende due
tipologie fondamentali: la prima legata ai suoli scoperti, cioè ai greti ghiaiosi, sabbiosi o limosi, la seconda
tipica dei tratti con vegetazione arboreo-arbustiva5.
Per la prima si ricordano i Carabidi del genere Nebria e Bembidion, che vivono sotto le pietre, e gli
Stafilinidi Paederidus, Stenus, Carpelimus, ed altri.
Nel complesso si tratta di comunità instabili, legate al regime delle piene, e pertanto soggette a rapida
scomparsa e ad altrettanto rapida ricolonizzazione.
La fauna ad invertebrati delle rive con vegetazione arboreo-arbustiva è generalmente meno caratteristica,
in quanto molto influenzata dagli ecosistemi limitrofi (aree agricole, aree boscate, aree insediative). Nel
complesso la residua naturalità dell’ecosistema fluviale risente fortemente di vari fattori di pressione
antropica: scarsa qualità delle acque, estesa artificializzazione delle rive, eccessive derivazioni, apporti
inquinanti diffusi dai coltivi troppo ravvicinati al corso d’acqua….
Ciò nonostante, la funzione eco relazionale dell’Adige è di grande rilevanza nel sistema ambientale
provinciale, e non solo.
Tale funzione si esercita principalmente connettendo il sistema pedemontano e collinare, attraverso i
diversi corsi d’acqua che scendono dal Baldo e dai Lessini. Le carenze di tale porzione del sistema eco
relazionale si evidenziano soprattutto in corrispondenza della Valpolicella, ove i vaj di Fumane, di Negrar e,
oltre, di Quinzano, risultano ridotti o gravemente deficitari e comunque certamente non idonei a costituire
efficaci fattori di raccordo ecologico in territori ad elevata antropizzazione, con scarsissima consistenza di
altri elementi naturalistici di appoggio, anche esigui. Un altro ambito critico si attesta in corrispondenza della
Valpantena ove la diffusa artificializzazione non ha permesso la permanenza di elementi se pur relitti di
naturalità. Infine, tutto il corso dell’Adige, da Ronco all’Adige, sino al termine del tratto provinciale
rappresenta allo stato attuale, un biocorridoio privo di connessioni significative, il che testimonia di una
situazione di diffusa scarsa naturalità, soprattutto in sinistra orografica.
Una buona situazione eco relazionale per il fiume si rileva in tutto il tratto a monte di Ceraino, ed oltre, se
pure con varie interruzioni, in corrispondenza del tratto in Comune di San Martino Buon Albergo ove, grazie
4
BIANCHINI, et alii, 1998.
BENETTI, DE FRANCESCHI E ZANETTI, 1992
5
100
al sistema dei fiumi Antanello e Fibbio, della diffusa rete idrografica minore e delle risorgive di terrazzo, si
conserva un importante nucleo della rete ecologica provinciale.
La rete ecologica trova anche nel Mincio un importante elemento funzionale. Esso infatti, pur
notevolmente artificializzato e con scarsa dotazione vegetazionale riparia, rappresenta un presidio
naturalistico anche in virtù della esistenza della vasta area protetta in Regione Lombardia. La destinazione a
Parco naturale regionale nel Veneto, prevista dal vigente PTRC, ma mai attuata, trova attualmente una
prima affermazione con la destinazione a Parco di interesse locale nel PATI dei Comuni di Peschiera e
Castelnuovo del Garda. Tale istituto di tutela potrebbe favorire interventi mirati e condivisi di rinaturazione
dell’ambito fluviale e perifluviale, anche mediante l’incentivazione di forme di turismo naturalistico in
connessione con quello gardesano.
Il Mincio permette le connessioni sia con il sistema idrografico del Po, in ambito sovraregioanale, sia con
quello fluviale del Tartaro-Tione, in ambito provinciale. Tale ultimo collegamento è reso possibile dal sistema
collinare morenico, che si sviluppa dal basso lago di Garda, verso sud sino a Valeggio sul Mincio.
I fiumi della “bassa pianura veronese”, Tione, Tartaro, Menago, Bussè, rappresentano elementi eco
relazionali di fondamentale importanza stante la grave carenza di naturalità residua in questa parte del
territorio provinciale. Essi, pur con diversa consistenza di caratteri ecosistemici di pregio, conservano
tuttavia una elevata potenzialità alla rinaturalizzazione, di cui occorrerà tenere conto in fase progettuale.
5.5 - Indirizzi gestionali per la conservazione dell’integrità del sistema naturalistico
provinciale e per l’incremento della sua funzionalità ecorelazionale
Dalle analisi effettuate e precedentemente esposte è emerso che la provincia di Verona è
sostanzialmente dotata di una buona struttura ecosistemica particolarmente in alcune aree, quali le zone
montane, l’ambito morenico, alcuni sistemi fluviali e zone umide.
Le principali situazioni di criticità si verificano, come è intuibile, in area planiziale, in particolare presso i
grandi centri urbani e le grandi infrastrutturazioni, dove tuttavia interventi mirati e supportati da adeguata
progettazione ambientale potrebbero mitigare e compensare significativamente le carenze del sistema
ecorelazionale.
Il territorio di montagna ed in particolare i relativi Siti d’Importanza Comunitaria necessitano di interventi
di conservazione per garantire la permanenza di habitat utili a un vasto numero di specie animali e vegetali.
La bassa densità umana ha permesso alle specie animali e vegetali di trovare autonomi corridoi di
spostamento e quindi in quest’area le indicazioni di tutela che emergono sono sostanzialmente:
•
valorizzazione del ruolo ecorelazionale dei boschi – soprattutto lungo la direttrice
nord-sud di penetrazione nei fondovalle - con interventi che devono tendere al
mantenimento o alla creazione di una elevata diversità ambientale tramite in
particolare il miglioramento strutturale del bosco e l’incremento della sua funzione
trofica e di rifugio. Vanno evitati i tagli intensivi, al fine di limitare la diffusione di specie
indesiderate (es. robinia) e dei rovi;
•
conservazione delle formazioni erbacee, anche mediante gestione mirata che
preveda il pascolamento e/o la falciatura, con il mantenimento di fasce ecotonali, utili
al mantenimento di condizioni di biodiversità;
realizzazione di passaggi artificiali per la fauna per limitare l’effetto barriera di
infrastrutture.
Nelle aree submontane e collinari, soggette a maggior sfruttamento antropico, l’obiettivo generale
dovrebbe essere quello di mantenere significativi livelli di biodiversità promuovendo modalità di conduzione
dei fondi agricoli che limitino il ricorso a tecniche ad elevato impatto ambientale. Parimenti, il contenimento
•
101
dell’impermeabilizzazione dei suoli e la conservazione di boschi, siepi e filari costituisce altro requisito per la
miglior gestione di tali ambiti. Essi posseggono, oltre che notevolissimi elementi di interesse naturalistico,
grande pregio paesaggistico legato alle tradizionali forme di conduzione dei fondi agricoli: terrazzamenti,
muri a secco, oliveti e vigneti, colture orticole tipiche conferiscono all’agromosaico collinare veronese
connotati di unicità e di grande valore identitario che occorre conservare e promuovere.
In tale ambito, per gli habitat prativi, ed in particolare le formazioni erbose xeriche spesso con notevole
fioritura di orchidee (cod. natura 2000: 6210, prioritario), vanno previste misure gestionali atte al
contenimento alla transizione ad arbusteto.
La zona di pianura della provincia, a seguito della forte urbanizzazione possiede invece solo elementi
isolati di naturalità. Vi è quindi un’urgente necessità di creare connessioni tra le varie aree. Questo si può
realizzare utilizzando in particolare i corsi d’acqua quali collegamenti naturali. Vi è quindi la necessità di
ampliarne le funzioni ecologiche, nel rispetto di quelle idrauliche, richiamando gli attori (in particolari quelli
pubblici) alla tutela degli ecosistemi fluviali e delle relative fasce di rispetto, prevedendone anche la
valorizzazione fruitiva con percorsi ciclo-pedonali sugli argini.
In particolare, per garantire la funzionalità strutturale de l’Adige nella Rete ecologica provinciale, si ritiene
debba essere conservato il territorio perifluviale e, in alcuni casi meritevoli, anche più esterno, pianificando
per l’intera asta del fiume la destinazione a Parco, come attualmente effettuato dal solo Comune di Verona.
La zona planiziale comprende anche gran parte delle risorgive e delle zone umide della provincia e
possiede un territorio agricolo che, soprattutto negli ambiti di tali biotopi, va preservato da colture intensive
che impoverirebbero la biodiversità. Devono essere incentivate pratiche agricole a basso impatto ambientale
che conservino la struttura del territorio ed i suoi elementi fondamentali (siepi, prati stabili, boschetti).
La realizzazione in quest’area di infrastrutture viarie dovrà prevedere, anche in fase progettuale, il
posizionamento di sottopassi o sovrappassi per animali corredati di elementi utili al loro funzionamento.
Dovranno essere previste, mediante specifica fase progettuale, ampie fasce boscate lungo l’infrastruttura.
In generale dall’analisi emergono le seguenti indicazioni che si ritengono elementi necessari per la fase di
realizzazione della Rete ecologica provinciale.
Nelle aree boscate deve essere favorito il potenziamento naturalistico dell’ambiente esistente con una
priorità relativa al mantenimento dei biotopi esistenti.
La pianificazione locale dovrà a tal fine indicare le aree maggiormente vocate alla realizzazione o al
miglioramento di impianti boscati.
Nelle fasce di pertinenza fluviale, in particolare per i maggiori fiumi del territorio provinciale, sedi di
promozione delle aree di valorizzazione degli ambiti fluviali, ma più in generale per tutte le fasce ripariali,
l’obiettivo è il mantenimento e il recupero dell’ambiente fluviale e la conservazione dei suoi valori
paesaggistici.
A tale scopo gli interventi di rinaturazione da attuare a scala locale devono essere:
•
mantenimento e potenziamento delle funzionalità delle zone umide, recuperando
anche le aree oggetto di attività estrattive e introducendo nuovi ecosistemi filtro di tipo
palustre tra gli scarichi dei depuratori e il fiume;
•
per quanto riguarda le aree delle risorgive, vanno previste azioni di rinaturazione e
gestione delle polle sorgentize e di riqualificazione delle aree contermini;
•
miglioramento, e dove possibile ricostruzione, dei boschi igrofili, e degli ambienti di
ripa, garantendo fasce di rispetto che consentano la loro naturale evoluzione;
incremento delle siepi e dei filari nei terreni agricoli e lungo le strade rurali presenti
nelle fasce di pertinenza fluviale allo scopo di creare una contiguità con il territorio
agricolo circostante.
Poiché la seriazione delle fitocenosi arboree legate all’ambiente fluviale risulta essere incompleta per
l’assenza degli stadi ecologicamente più maturi, la presenza di ampie superfici investite da seminativo o da
incolto all’interno delle fasce di pertinenza fluviale, può offrire la concreta possibilità di ricostruire le cenosi
•
102
vegetali mancanti, accelerando l’opera di ricostruzione naturale attraverso interventi mirati allo scopo quali
ad esempio l’adozione di criteri di manutenzione idraulica nel massimo rispetto dei valori ambientali (cfr.
Legge 19 luglio 1993 n.236 ed il relativo DPR 14/4/1993), la tutela delle aree di esondazione e la adozione
sistematica di criteri di ingegneria naturalistica per gli interventi di sistemazione degli alvei.
Tra gli interventi di rinaturalizzazione assumono inoltre particolare importanza quelli finalizzati al recupero
delle cave localizzate nelle vicinanze dei corsi d’acqua.
Nelle aree agricole si propone di avviare a livello locale progetti – con l’intervento anche della Provincia di riqualificazione paesistica da attuare mediante la diffusione di elementi paranaturali (siepi-macchie
boscate) e di rinaturalizzazione di sponde ed argini del reticolo idrografico minore (rii e scoli). Questi
interventi svolgono anche una funzione di filtro nei confronti dell’inquinamento diffuso di provenienza esterna
in particolare di origine agricola.
Si ritiene utile inoltre che vengano attuati i seguenti interventi:
•
mantenimento di radure con prati polifiti naturali o a pascolo;
•
formazione di siepi alto-arbustive nelle aree rurali;
•
mantenimento di coltivazioni arboree di cultivar tradizionali;
•
mantenimento dei terrazzamenti e delle colture tradizionali connesse.
I comuni in sede di stesura dei propri strumenti urbanistici, in particolare con i PAT/PATI e con i Piani
degli Interventi, anche in concerto con la provincia, dovranno definire puntualmente il progetto di Rete
ecologica contenuta nel PTCP (approfondirne l’articolazione funzionale ed ambientale secondo diversi gradi
di valorizzazione) predisponendo una specifica fase di studio e progettazione che preveda la formazione di
una Rete ecologica nel territorio comunale coerente con quella provinciale.
5.5.1 - Indirizzi progettuali per le reti ecologiche a scala comunale
L’elaborazione dei piani urbanistici locali costituisce un’opportunità per dare attuazione alla progettazione
esecutiva di una rete ecologica coerente con il sistema ecorelazionale d’area vasta, ma tuttavia in grado di
legarsi in maniera compiuta alle specificità locali.
I contenuti progettuali dovranno ad un tempo relazionarsi e condizionare la pianificazione comunale.
In particolare dovranno essere considerati prioritariamente i seguenti aspetti:
•
dimensionamento degli insediamenti: le previsioni di espansione del Piano
comunale dovranno essere rivolte ad un più generale controllo delle pressioni
antropiche sull’ecosistema urbano nel suo complesso, in funzione della
conservazione del patrimonio naturale residuo. Di conseguenza diviene prioritario che
il Piano definisca e promuova azioni di riuso e riqualificazione del patrimonio edilizio
dismesso, e di tutela degli spazi non urbanizzati interclusi nella trama dell’edificato,
attraverso il controllo del tipo di vegetazione, delle aree permeabili e il rafforzamento
del verde urbano in un sistema interconnesso volto alla tutela e al ripristino del
sistema paranaturale presente ed alla creazione di nuovi habitat;
•
controllo della distribuzione spaziale e della qualità tipo–morfologica dei nuovi
insediamenti, con l’obiettivo di evitare che l’aggiunta di quote marginali di
urbanizzazione possano generare effetti diffusivi e destrutturanti sul patrimonio
ecologico e paesaggistico, con l’aggiunta di fattori di disturbo legati al consumo di
territorio ed all’aumento della pressione antropica come conseguenza dell’effetto
margine particolarmente accentuato. Lo sviluppo urbano di tipo diffuso è identificato
come uno dei principali fattori di insostenibilità ambientale, a causa dell’eccessivo
103
aumento delle pressioni che questa tipologia insediativa può determinare su vaste
porzioni di territorio;
•
controllo e mantenimento della permeabilità dei suoli pubblici e privati, con lo
scopo di controllare il funzionamento degli ecosistemi urbanizzati attraverso una
mitigazione dell’artificializzazione;
•
mitigazione delle reti di viabilità e delle grandi infrastrutture tecnologiche
mediante fasce boscate che possono, con modalità differenti, intervenire sulle
dinamiche di dispersione delle specie, soprattutto faunistiche.
104
ALLEGATO I
105
Ambienti della Direttiva Habitat (2003) nella provincia di Verona e loro fauna
da proteggere
Legenda:
H: Direttiva Habitat
H*: “
“ Prioritaria
E: Endemiti: Lessini (dalla val d’Adige a quella del Brenta) e/o M. Baldo (con catena Stivo/Bondone).
M: Minacciate (specie in declino per sparizione habitat, pressione antropica o altro).
R: Rara (popolazioni di piccole dimensioni che, pur non essendo attualmente né in pericolo né
vulnerabili, rischiano di diventarlo a prescindere dalla loro distribuzione territoriale).
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
Lepidoptera Crambidae: Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Potamogeton,
Nymphaea, Nuphar, Callitriche, Alisma, Sparganium, Catabrosa, Leersia. Distribuzione: Busatello.
Protezione: M.
Lepidoptera Crambidae: Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Lemna, Hydrocharis,
Nymphaea, Stratiotes, Potamogeton, Typha, Glyceria. Distribuzione: Busatello. Protezione: M.
Lepidoptera Crambidae: Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Potamogeton, Stratiotes,
Ceratophyllum, Callitriche, Hydrocharis, Myriophyllum, Alisma, Nymphaea. Distribuzione: Busatello,
Brusà. Protezione: M.
4070 * Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti)
Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Boscaglie di Pino Mugo e
Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa baldensis baldensis Ganglbauer, 1895. Cespuglieti a Rododendro
irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa benacensis benacensis Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro
irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa knabli recticollis Scheerpeltz, 1953. Cespuglieti a Rododendro
irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montispasubii montispasubii Pace, 1975. Cespuglieti a Rododendro
irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montispasubii settei Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro irsuto.
Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa ruffoi Pace, 1983. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione:
Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae Leptusa zanettiorum Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro irsuto.
Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E.
4080 Arbusteti alpini di salici d’altitudine (vallette nivali del Baldo e Malera con Salix retusa e
Salix reticulata)
Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Vallette nivali. Distribuzione: Monte
Baldo. Protezione: E.
106
Coleoptera Carabidae: Trechus pumilus Jeannel, 1927. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo.
Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Orotrechus ruffoi Tamanini, 1953. Cespuglieti subalpini. Distribuzione: Vallone
di Malera (Lessini).
Coleoptera Carabidae: Speluncarius stephani Jurecek, 1910. Cespuglieti subalpini. Distribuzione:
Vallone di Malera (Lessini).
Coleoptera Carabidae: Duvalius baldensis baldensis Putzeys, 1870. Vallette nivali. Distribuzione:
Monte Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Stenus nocturnus Bordoni, 2005. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo.
Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium pinkeri, Ganglbauer 1901. Cespuglieti subalpini. Distribuzione:
Vallone del Malera. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa baldomontis Scheerpeltz, 1972. Vallette nivali. Distribuzione: Monte
Baldo. Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa stoeckleini stoeckleini Bernhauer 1914. Vallette nivali. Distribuzione:
presso Malga San Giorgio (Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montisgrappae Pace 1975. Cespuglieti subalpini. Distribuzione:
Vallone del Malera. Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus dieneri Csiki, 1943. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo.
Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus baldensis Czwalina, 1875. Vallette nivali. Distribuzione: Monte
Baldo. Protezione: E.
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
Lepidoptera Nepticulidae: Trifurcula baldensis L. & L., 2005. Piante ospiti: prob. Genista radiata. E’
conosciuta solo del rifugio Chiesa sul Baldo ma prob. anche a Bocca Navene. Protezione: E.
Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978. Piante ospiti: Genista radiata.
Descritta del Baldo è conosciuta solo del Baldo, una località di Friuli e Slovenia. Protezione: R.
Lepidoptera Gracillariidae: Phyllonorycter baldensis Deschka, 1986. Piante ospiti: Genista radiata.
Descritta del M. Baldo è conosciuta per alcune località del Trentino. protezione: E.
Data la presenza di Festuco-brometea vedi anche 6210.
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
Lepidoptera Nymphalidae: Erebia ottomana H.S., 1847. Piante ospiti: Poa, Festuca. Da 1300 a 1800m:
prati subalpini, formazioni erbose montane. Distribuzione: Cavallo di Noveza; fra la Colma e le
Pozzette; sentiero per il Telegrafo. Uniche stazioni in Italia (con M. Spino). Protezione: R.
Lepidoptera Nymphalidae: Erebia styria (Godart, 1824). Piante ospiti: Sesleria. Habitat rocciosi
scoscesi, macereti. Limite occidentale dell’areale. Distribuzione: Cavallo di Noveza, Rifugio Telegrafo.
Località più meridionali dell’areale. Protezione: R.
Lepidoptera Papilionidae: Parnassius apollo (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Crassulacee (Sedum,
Sempervivum). Versanti esposti a mezzogiorno, pendii rocciosi, prati scoscesi dai 1000 ai 1600m e
oltre. Distribuzione: Telegrafo, M. Maggiore (M.Baldo), Velo, Camposilvano, Boscochiesanuova, Trachi,
Podesteria. Protezione: H.
107
Lepidoptera Geometridae: Glacies baldensis (Wolsberger, 1966). Specie alpina. Distribuzione:
Valdritta, Longino, Telegrafo. Protezione: E.
Lepidoptera Nymphalidae: Erebia cassioides (R.H., 1793). Piante ospiti: Poa, Festuca, Nardus. Prati
xerici altomontani, subalpini e alpini. Distribuzione: Telegrafo. Popolazione più meridionale. Protezione:
R.
Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900. Piante ospiti: Poa, Festuca,
Rhynchospora. Formazioni erbose montane: prati igrofili altomontani. Popolazione molto isolata.
Distribuzione: Coal Santo, Naole, Noveza, Rifugio Novezzina, Rifugio Telegrafo. Protezione: R.
Orthoptera Catantopidae: Chorthopodisma cobellii Krauss, 1883. Formazioni erbose calcicole
subalpine. Distribuzione: Monte Baldo e Alti Lessini. Protezione: E.
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(Festuco-Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee)
Lepidoptera Sphingidae: Proserpinus proserpina (Pallas, 1772). Piante ospiti: Epilobium, Dianthus,
Oenothera. Pendii aridi e secchi ma anche aree fluviali. Distribuzione: M. Pastello. Protezione: H.
Lepidoptera Lycaenidae: Maculinea arion (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Thymus (poi nei formicai).
Ambienti erbosi incolti dal margine della pianura sino ai 1800m, pendii aridi. Distribuzione: Avesa,
Costolo, Cancello, Parona, S. Giorgio, Lumini, Podesteria. Protezione: H.
Lepidoptera Nymphalidae: Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766). Piante ospiti: Bromus, Festuca ecc.
Ambienti rocciosi, terreni sassosi, assolati, prati aridi dal piano ai 1000m. Distribuzione: Pai,
S.Ambrogio, Quinzano, Avesa, Torricelle, Novaglie, Trezzolano, Cancello, S. Maria in Stelle, Mizzole.
Protezione: M.
Lepidoptera Nymphalidae: Melitaea trivia (D.S., 1775). Piante ospiti: Verbascum thapsus. Ambienti
esposti, secchi e ghiaiosi, pendii erbosi assolati e caldi. Distribuzione: Torri, S. Vigilio, Lumini, S.
Ambrogio, Avesa (V.Galina), Mizzole, Cancello. Protezione: M.
Lepidoptera Nymphalidae: Chazara briseis (Linnaeus, 1764). Piante ospiti: Brachypodium, Sesleria,
Poa. Biotopi secchi e rocciosi. Distribuzione: S. Zeno, Albisano, Garda, Caprino, Torricelle, Cancello.
Protezione: R.
Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora bifrondella Walsingham 1891. Monofaga su Satureja montana,
caratteristica delle steppe erbose. Distribuzione: M. Pastello, in Italia nota solo di una località in Liguria.
Protezione: M.
Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora lessinica Baldizzone 1980. Biologia sconosciuta ma rinvenuta
solo nelle zone aride calcaree. Descritta dei Lessini (Pastello e Trezzolano) e ritrovata solo in Francia
meridionale e Macedonia. Protezione: R.
Lepidoptera Sesiidae: Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836). Piante ospiti: Salvia.
Distribuzione: in Italia nota solo per Garda, S. Giorgio di Valpolicella, M. Pastello che rappresentano il
limite occidentale della specie. Protezione: R.
7210 * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae
Lepidoptera Lycaenidae: Lycaena dispar (Haworth, 1803). Piante ospiti: Rumex. Specie legata agli
ambienti circumpalustri come argini, canali e risaie. Distribuzione: Bardolino, S. Michele Ex., Isola della
Scala, Brusà, Nogara). Protezione: H*.
Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787). Piante ospiti: Molinia, Schoenus,
Poa, Carex. Prati umidi, ambienti circumpalustri. Distribuzione: Peschiera, Castelnuovo, Parona.
Protezione: H.
108
8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini (Thalaspietea rotundifolii)
Lepidoptera Papilionidae: Parnassius apollo (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Crassulacee (Sedum,
Sempervivum). Versanti esposti a mezzogiorno, pendii rocciosi, prati scoscesi dai 1000 ai 1600m e
oltre. Distribuzione: Telegrafo, M. Maggiore (M.Baldo), Velo, Camposilvano, Boscochiesanuova, Trachi,
Podesteria. Protezione: H.
Lepidoptera Nymphalidae: Erebia pluto (Prunner, 1798). Piante ospiti: Poa, Festuca. Habitat rocciosi
(ghiaioni, pendii rocciosi scoscesi), macereti. Distribuzione: M. Baldo (Rifugi Chierego e Telegrafo;
Cavallo di Novezza, Valdritta, Longino). Popolazione molto isolata. Protezione: R.
Coleoptera Staphylinidae: Eusphalerum albipile Fauvel, 1900. Zolle pioniere a Dryas octopetala su
ghiaioni calcarei. Distribuzione: Monte Baldo e crinale dell’Altopiano Lessinico (Podestaria). Protezione:
E.
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes ruffoi Di Caporiacco, 1936. Distribuzione: Grotta A di Veja,
Grotta Damati, Coal di Campore, Spluga Carpene, Spluga del Maso (M. Lessini). Protezione: E.
Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes lessiniensis Di Caporiacco, 1936. Distribuzione: Covolo della
Croce, Covoli di Velo, Grotta del Berclie (M. Lessini). Protezione: E.
Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes zorzii Di Caporiacco, 1949. Distribuzione: Grotta della Donna,
Buso del Gatto, Bus del Meo di Grobe, Covolo della Croce, Abissi di Lesi, Grotta La Casara, Pozzo I di
Pralungo, Pozzo II di Pralungo, Grotta dei trovai, Pozzo del Dosso Cavalli (M. Lessini). protezione: E.
Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes exul Thaler, 1987. Distribuzione: Cava Brentani (M. Lessini).
Opiliones Ischyropsalididae: Ischyropsalis strandi Kratochvil, 1936. Distribuzione: Buso del Gatto,
Spluga Carpene, Grotta di Squaranto, Covoli di Velo, Grotta di Monte Gaule, Buso del Bolpe, Buso
Vajo Spiazzoletti, Grotta del Ciabattino, Spluga della Fanta, Spluga della Preta, Grotta dell’Arena,
Pozzo I di Pralungo, Grotta dei Trovai, Grotta dei Cervi (M. Lessini).
Amphipoda Niphargidae: Niphargus canui Karaman, 1975. Distribuzione: Il Busetto (457 V/VR),
Quinzano.
Amphipoda Niphargidae: Niphargus lessiniensis Stoch, 1998. Distribuzione: Bus del Meo di Grobe (160
V/VR) Grobe, Buso dei Pisaroti (1438 V/VR) Roncari, Buso della Spurga (11 V/VR), Cava in località
Brentani (1 art/VR) o di Monte Solane, Covolo dell'Acqua (42 V/VR) Covoli, Fontana di Lovaccio,
Cancello, Grotta A del Ponte di Veja (117 V/VR) Veja, Grotta C del Ponte di Veja (466 V/VR) Veja,
Grotta dei Damati (9 V/VR) Case Damati, Grotta del Semalo (445 V/VR) Semalo, Grotta delle Grolle
(402 V/VR) Rocca, Il Busetto (457 V/VR) Quinzano, Miniera di lignite (22 art V/VR) Ponte Anguillara,
sorgente presso la fontana Piociosa, Spluga del Torrente (407 V/VR) Avesa (Monti Lessini).
Protezione: E.
Diplopoda Craspedosomatidae: Lessinosoma paolettii Strasser 1977. Distribuzione: Grotta dell’Arena
(M. Lessini). Protezione: E.
Diplopoda Polydesmidae: Serradium hirsutipes Verhoeff, 1941. Distribuzione: Spluga della Ca’ dell’Ora,
Grotta Sanae, Grotta delle Case Vecie, Grotta A del Ponte di Veja, Grotta della Donna, Grotta Damati,
Grotta Bertola, Bus della Brodolana, Grotta sotto Contrada Volpi, Bus del Meo di Grobe, Covolo della
Groce, Grotta del Berclie, Grotta sopra Sant’Andrea (M. Lessini). Protezione: E.
Diplopoda Polydesmidae: Serradium semiaquaticum Enghoff, Caoduro, Adis & Messner, 1997.
Distribuzione: Grotta C del Ponte di Veja, Buso dei Pisaroti, Abisso di Lesi, Spluga della Preta.
Protezione: E.
109
Coleoptera Carabidae: Italaphaenops dimaioi Ghidini 1964. Distribuzione: Abisso del Vajo dei Modi,
Grotta dell'Arena, Grotta Regosse, Grotta Galleria Taioli, Grotta del Berclie, Spluga Carpene, Abisso di
Bosco Scortigara, Spluga della Preta, Spluga di Spinei, Cavità artificiale Ponte Anguillara (M. Lessini).
Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Lessinodytes caoduroi Vigna Taglianti 1982. Distribuzione: Cava Brentani (M.
Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Lessinodytes pivai Vigna Taglianti & Sciaky, 1988. Distribuzione: Grotta Bus
dell'Arena – Bagorno, Abisso di Bosco Scortigara, Grotta presso Erbezzo (M. Lessini).Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Orotrechus vicentinus martinelli Daffner 1987. Distribuzione: Torri del Benaco
Grotta Tanella (M. Baldo). Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Orotrechus vicentinus juccii Pomini, 1940. Distribuzione: Grotta Buso dell'Arena,
Grotta di Monte Capriolo, Grotta di Roverè Mille, Covolo della Croce, Buso del Gatto, Buso del Bolpe,
Covoli di Velo, Spluga Carpene, Grotta di Contrà Volpi, Grotta di Damati, Spluga della Preta, Grotta A
del Ponte di Veja, Grotta delle Case Vecie, Grotta del Covile, Buso del Mago, Grotta Il Busetto, Cave in
loc. Brentani, Coal di Campore (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Orotrechus pominii Tamanini,1953. Distribuzione: Grotta dell'Arena, Grotta di
Galleria Taioli, Grotta di Monte Capriolo, Buso del Bolpe, Buso del Gatto, Grotta di Roverè 1000,
Spluga Carpene, Grotta Damati, Grotta del Ciabattino (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Duvalius baldensis cartolarii Pomini, 1936. Distribuzione: Buso della Neve di
Bocca Gaibana (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Boldoria baldensis J. Müller, 1928. Distribuzione: Grotta Buso dei Sacoli n.16
V/VR (=Bus dei Sacoi), Grotta Soala n.80 V/VR (=Coal de Soala), Grotta dei Trovai n.157 V/VR
(=Grotta di Val Trovai), Grotta Pozzo del Dosso Cavalli n.2589 V/VR, Riparo militare di Passo del
Cerbiolo n.13 art./VR, Riparo militare Malga Zocchi di Sopra n.6 art./VR, Riparo militare tra Rifugio
Cherego e Rifugio Telegrafo n.14 art./VR, Grotta Soàla n.80 V/VR, Grotta Bus dei Sàcoli n.16 V/VR,
Grotta dei Cervi n.64 VT/TN, Pozzo della Neve, Grotta dei Cervi - Malga Prà
Grotta Soala, Malga Cerbiolo, Grotta Val Trovai, Rifugio Chierego, Malga Zocchi, Grotta Val Parol,
Grotta dei Cervi n.64 VT/TN (M. Baldo). Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Monguzziella grottoloi Vailati, 1993. Distribuzione: Malga Bagorno (M. Lessini).
Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia fabianii Dodero, 1904. Distribuzione: Grotta Spluga Carpene
n.396 V/VR (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia mancinii Jeannel, 1924. Distribuzione: Grotta della Donna n.162
V/VR (=Bus della Donnola), Grotta Damati n.9 V/VR (=Grotta del Marchi), Grotta Sotto Contrada Volpi
n.394 V/VR (= Grotta Volpi Grotta dell'Onice), Grotta Bus del Meo di Grobe n.160 V/VR, Grotta del
Berclie n.3 V/VR (=Perloch, Per Louch, Buco dell'Orso, Grotta dei Prusti), Grotta de la Dona, Grotta
Buso del Meo, Buso del Gato, Grotta Damati n.9 V/VR, Grotta dei Busotti, Grotta Bertola, Grotta di
Roveré Mille, Grotta di Foldruna n. c. 84. Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia pasai Ruffo, 1950. Distribuzione: Grotta Superiore di Cà Ceghi
n.386 V/VR (=Grotta di Cà Ceghi, Tana di Cà Ceghi), Grotta Covolo della Croce n.85 V/VR (=Grotta
della Croce, Tana de le Sponde), Grotta Covoli di Velo n.44 V/VR, Covoli di Velo: Grotta Covolo alto
(M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Halbherria stephani Breit, 1914. Distribuzione: Grotta Bus de la Rena. (M.
Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Halbherria zorzi Ruffo, 1950. Distribuzione: Grotta del Ciabattino n.81 V/VR
(=Cogolo del Zavattin), Grotta Spluga della Fanta n.429 V/VR (=Bus del Termine), Grotta Spluga della
110
Preta n.1 V/VR, Grotta dell'Arena n.476 V/VR (=Grotta de la Rena, Bus de la Volpe, Grotta della
Volpe), Buso della Fanta, Monte Obante, Buso del Termine, Buso della Volpe (M. Lessini). Protezione:
E.
Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis amicalis Osella, 1983. Distribuzione: Grezzana Grotta
di Case Vecie, Buso del Mago (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis caoduroi Osella, 1983. Distribuzione: S. Anna d'
Alfaedo Grotta L. Bertola (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis lessinicus Osella, 1983. Distribuzione: Cerro, Grotta
Foldruna (1° sala), Grotta Buso del Gato Roverè (M. Lessini). Protezione: E.
9130 Faggeti dell’Asperulo-Fagetum
Araneae Amaurobiidae: Amaurobius ruffoi Thaler, 1990. Faggete della Lessinia. Protezione: E.
Crustacea Isopoda Trichoniscidae: Armadillidium ruffoi Arcangeli, 1940. Faggete della Lessinia.
Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Faggete del Monte Baldo, Faggete
della Lessinia, Monte Pastello. Pretezione: E.
Coleoptera Carabidae: Trechus sylvicola Daniel, 1898. Faggete della Lessinia. Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Haptoderus josephi Csiki, 1928. Faggete della Lessinia. Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Pterostichus burmeisteri baldensis Schaum, 1862. Faggete della Lessinia.
Protezione: E.
Coleoptera Carabidae: Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831. Faggete del Monte Baldo e della
Lessinia. Protezione: E.
Coleoptera Cholevidae: Bathysciola vallarsae Halbherr, 1898. Faggete della Lessinia. Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Liparus baldensis baldensis Reitter, 1896. Faggete del Monte Baldo e della
Lessinia. Protezione: E.
Coleoptera Pselaphidae: Bryaxis lessinicus Pace, 1974. Faggeta loc Lago Secco (Val di Revolto nei M.
Lessini).
Lepidoptera Nymphalidae: Lasiommata achine (Scopoli, 1763). Piante ospiti: Poa, Lolium, Bromus.
Fino ai 1500m in aree boscate, specialmente faggete. Distribuzione: Malcesine (S. Michele), Ferrara
M.B. Protezione: H.
Lepidoptera Papilionidae: Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Corydalis. Versanti
ombreggiati, freschi e umidi, faggete. Distribuzione: Revolto, Trachi, Sega, V. Fraselle, Noveza, Bocca
Navene, Novezzina. Protezione: H.
Lepidoptera Tineidae: Triaxomera baldensis Petersen, 1983. Legno marcescente di faggio.
Distribuzione: Bocca Navene. Protezione: E.
9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli
9180 * Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion [RP, RTA]
Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Distribuzione: boschi freschi di
fondovalle: Molina, Ponte di Veja, Val Sorda presso Fumane (M. Lessini). Protezione: E.
111
Coleoptera Carabidae: Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831. Boschi freschi di fondovalle.
Distribuzione: Val Sorda presso Fumane (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium pinkeri Ganglbauer 1901. Distribuzione: boschi freschi di
fondovalle (M. Lessini). Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium baldense Pace, 1975. Distribuzione: Monte Baldo e Lessinia
occidentale (Molina): Boschi freschi di fondovalle. Protezione: E.
Lepidoptera Arctiidae: Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761). Piante ospiti: polifaga ma spec. su
Rosacee, Platano, Robinia, Vite, Gelso, Caprifoglio. Boschi freschi, spesso in valli strette con pendii
scoscesi, con corsi d’acqua perenni, fino quasi ai 2000m. Anche su pendii rocciosi e caldi ma in
prossimità di corsi d’acqua. Boschetti ripariali in pianura e in montagna fino a quasi 2000m.
Distribuzione: Navene, Garda, Prada, Pastello, Valdonega, Valsquaranto, Cancello, Mizzole, Finetti di
Tregnago, Selva di Progno. Protezione: H*.
91H0 * Boschi pannonici di Quercus pubescens [RTA]
Lepidoptera Lasiocampidae: Eriogaster catax (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: polifaga ma spec. su
Prunus spinosa, Crataegus, Quercus o Salix. Zone o pendii di bassa quota caldi e soleggiati,
cespugliosi/incolti o ai margini di boschi termofili. Distribuzione: M. Pastello. Protezione: H.
Lepidoptera Lycaenidae: Thecla betulae (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Prunus spinosa, Crataegus,
Betula. Ambienti boschivi di collina. Distribuzione: Pai, Cancello, Tregnago. Protezione: R.
9260 Foreste di Castanea sativa [RP, RTA]
9340 Leccete
Lepidoptera Pieridae: Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767). Piante ospiti: Rhamnus. Nei pressi di
boschi radi ed aperti. Distribuzione: Malcesine, Torri, S. Zeno, Pai, S. Vigilio, Garda, Avesa.
Popolazioni isolate. Protezione: R.
Ambienti peculiari della provincia di Verona, non compresi nella Direttiva
Habitat (2003), e loro fauna da proteggere
PALUDI
Lepidoptera Pyralidae: Sclerocona acutella (Eversmann, 1842). Piante ospiti: Phragmites.
Distribuzione: Brusà. Protezione: R.
Lepidoptera Lycaenidae: Lycaena dispar (Haworth, 1803). Piante ospiti: Rumex. Specie legata agli
ambienti circumpalustri come argini, canali e risaie. Distribuzione: Bardolino, S. Michele Ex., Isola della
Scala, Brusà, Nogara). Protezione: H*.
Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787). Piante ospiti: Molinia, Schoenus,
Poa, Carex. Prati umidi, ambienti circumpalustri. Distribuzione: Peschiera, Castelnuovo, Parona.
Protezione: H.
RISORGIVE
Oligochaeta Plesiopora Tubificidae: Aktedrilus ruffoi Martinez.-Ansemil, Sambugar, Giani 1997.
Distribuzione: Fiume Tione (Villafranca). Protezione: E.
112
ADIGE
Crustacea Harpacticoida Parastenocarididae: Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954. Specie legata
all’ambiente iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Zevio. Protezione: E, M.
Crustacea Bathynellacea Bathynellidae: Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi, 1954. Specie
legata all’ambiente iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Zevio. Protezione: E, M.
Crustacea Isopoda Microcerberidae: Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953: Specie legata all’ambiente
iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Verona. Protezione: E, M.
Specie da proteggere non caratterizzanti particolari habitat
INSETTI
Lepidoptera Epermeniidae: Epermenia theimeri Gaedicke, 2001. Protezione: E.
Lepidoptera Lycaenidae: Maculinea rebeli (D.S., 1775). Piante ospiti: Gentiana e poi nei formicai.
Ambienti meso-xerofili tra i 600 e i 1500m. Distribuzione: Cancello, Grezzana, Tregnago, Malcesine loc.
Madonna della Neve. Protezione: R.
Lepidoptera Nymphalidae: Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758). Salici e betulle in ambienti aperti,
preferibilmente di collina e montagna. Distribuzione: Malera, Spiazzi, Malcesine, Peri. Protezione: M.
Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora moheringiae Burmann, 1967. Conosciuta solo di Valdritta e
Tremalzo. Moheringia glaucovirens. Protezione: R.
Insecta Coleoptera Cerambycidae: Leiopus settei Sama 1985: Torricelle su Edera. Protezione: E.
Insecta Coleoptera Cholevidae: Pholeuonidius pacei Paoletti 1977. Lessini: Habitat? Protezione: E.
Insecta Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus burlinii Solari 1947. Lessini: Habitat? Protezione: E.
Coleoptera Curculionidae: Liparus baldensis ruffoi Magnano 1948: Conviverebbe sul M. Baldo con la
forma tipica. Protezione: E.
Coleoptera Elateridae: Ctenicera bonomii Binaghi 1940: Habitat? Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Allotyphlus pacei monsfortensis Pace 1978: boschi collinari umidi.
Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Allotyphlus pacei lessiniensis Coiffait 1973: boschi collinari umidi.
Protezione: E.
Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium settei Pace & Zanetti 1983: endogeo al Parco della Musella.
Protezione: E.
Plecoptera Nemouridae: Protonemura bipartita Consiglio 1962: corsi d’acqua del Monte Baldo.
Protezione: E.
ARACNIDI
113
Pseudoscorpionida Chthoniidae: Chthonius guglielmii Callaini 1987: Trezzolano e Case Vecie: habitat?
Protezione: E.
CROSTACEI
Copepoda Harpacticoida Canthocamptidae: Lessinocamptus cauduroi Stoch 1997: Troglobio?
Protezione: E.
ANFIBI
Rana lessonae Camerano, 1882. Distribuzione: Nota solo per alcune stazioni della pianura veronese.
Protezione: H.
Rana latastei Boulenger, 1879. Distribuzione: Busolo (Zevio); Busatello; Vacaldo (Vigasio); fontanile di
Castel d’Azzano; sorgente Giona (Povegliano); Villabartolomea; Pozzolengo. Protezione: H
Rana dalmatina Fitzinger in Bonaparte, 1838. Distribuzione: Cancello, Marcellise, Vajo Fumane, dint.
Peschiera; Forte Masua; Vajo Borago; Camposilvano; Torricelle. Protezione: H.
Bombina variegata (Linnaeus, 1758). Distribuzione: zone collinari del Veronese, non comune; Forte
Masua; val Sorda; Montorio/S. Maria in Stelle, Mezzane di sotto. Protezione H.
Triturus carnifex (Laurenti, 1768). Distribuzione: Peschiera; Busatello. Protezione: H.
RETTILI
Emys orbicularis (Linnaeus, 1758). Distribuzione: Monterico; Busatello; Brusà; Isola della Scala.
Protezione: H.
Natrix tessellata (Laurenti, 1768). Distribuzione: Ponte Molino; Vigasio; Montorio. Protezione: H.
Coronella austriaca Laurenti, 1768. Distribuzione: Peschiera; Giazza, val Fraselle; Bovolone loc. Dossi;
Cerea rive Menago; S. Pietro di Legnago. Protezione H.
Lacerta (viridis) bilineata Daudin, 1802. Distribuzione: abbastanza comune ma nelle aree planiziali
coltivate è raro o scomparso. Protezione: H.
MAMMIFERI
Hystricidae: Hystrix cristata Linnaeus, 1758. Distribuzione: Selva di Progno, S.M.Buon Albergo,
Boscochiesanuova, Pigozzo, Montorio, Cancello, Castagnè, Lavagno, Velo, Roverè. Protezione H.
Rhinolophidae: Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774). Distribuzione: Avesa, Isola della Scala.
Ampiamente diffuso in provincia di Verona dalle quote più basse ai 1500m. Protezione H.
Rhinolophidae: Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800). Distribuzione: Lessinia, Isola della Scala.
Protezione H.
Rhinolophidae: Rhinolophus euryale Blasius, 1853. Distribuzione: Isola della Scala e alcune grotte della
Lessinia. Protezione H.
Vespertilionidae: Eptesicus serotinus (Schreber, 1774). Distribuzione: Cancello e a sud di Verona (Isola
della Scala e altro). Protezione H.
Vespertilionidae: Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774). Distribuzione: Covoli di Velo, Isola della
Scala. Protezione H.
Vespertilionidae: Pipistrellus kuhli (Natterer in Kuhl, 1819). Distribuzione: VR città, pianura (Isola della
Scala) e Lessinia. Protezione H.
114
Vespertilionidae: Pipistrellus nathusii (Keys. & Blasius, 1839). Distribuzione: VR città. Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis mystacinus (Kuhl, 1819). Distribuzione: una grotta sui Lessini. Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis brandti (Eversmann, 1815). Distribuzione: S.Anna. Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis emarginatus (E. Geoffroy, 1806). Distribuzione: Ponte di Veja. Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis capaccinii (Bonaparte, 1837). Distribuzione: M. Baldo. Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis daubentoni (Kuhl, 1817). Distribuzione: Marcellise e grotta Regosse (Lessinia).
Protezione H.
Vespertilionidae: Myotis myotis (Borkhausen, 1797). Distribuzione: SIC Avesa. Protezione H.
Vespertilionidae: Miniopterus schreibersi (Kuhl, 1817). Distribuzione: grotte della Lessinia. Protezione
H.
Vespertilionidae: Nyctalus noctula (Schreber, 1774). Distribuzione: alcune località della provincia.
Protezione H.
Vespertilionidae: Plecotus auritus (Linnaeus, 1758). Distribuzione: Verona città, Rocca del Garda, Isola
della Scala. Protezione H.
Vespertilionidae: Plecotus austriacus (Fischer, 1832). Distribuzione: Rocca del Garda, Isola della Scala.
Protezione H.
Vespertilionidae: Hypsugo savii (Bonaparte 1837). Vr città e a sud. Protezione H.
Molossidae: Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814). S.Anna e vaio dei Falconi. Protezione H.
PESCI
Cobitidae: Cobitis taenia Linnaeus, 1758. Distribuzione: Busatello, Brusà. Protezione: H.
Cobitidae: Sabanejewia larvata (De Filippi, 1859). Distribuzione: Busatello, Brusà. Protezione: H.
115
ALLEGATO II
116
Allegato alla carta della Rete ecologica della provincia di Verona.
Caratteristiche vegetazionali e faunistiche di core areas e buffer zones.
* = Habitat prioritario
# = Habitat ricco di specie di interesse comunitario non inserito nella direttiva habitat.
Core areas
Monte Baldo
*4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
*91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens
4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum
9260 Foreste di Castanea Sativa
9340 Leccete
Presenza di numerose specie animali diversamente prioritarie come da all. I
Area del M Luppia e Punta S. Vigilio
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
9340 Leccete
Rocca del Garda Val dei Molini
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
Presenza di Gypsophila papillosa Porta (Caryophyllaceae) , specie endemica di cui l’area è l’unica
stazione nota
Lago del Frassino
*7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Monte Pastello
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica
9340 Leccete
Rana dalmatina; Bombina variegata (anfibi di interesse comunitario)
Elaphe longissima; Lacerta bilineata (rettili di interesse comunitario)
Parco Regionale della Lessinia
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (Area SIC di Molina)
4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine (Area SIC del Vallone del Malera)
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum
9260 Foreste di Castanea Sativa
117
8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica (Area SIC Ponte di Veja – Vaio della Marciora)
Austropotamobius pallipes (crostaceo di interesse comunitario) è presente nel SIC di Molina
Rana dalmatina (anfibio di interesse comunitario)
Val Galina e Val Borago
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
*6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo
(notevoli fioriture di Orchidee)
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
Lucanus cervus e Cerambyx cerdo (coleotteri di interesse comunitario) sono presenti in tutto il SIC.
Rana dalmatina (anfibio di interesse comunitario)
Coronella austriaca (rettile di interesse comunitario)
Vajo Paradiso
*9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
Sguazzo di Rivalunga
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Area del Feniletto
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Palude di Pellegrina
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Palude del Brusà
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Cobitis taenia; Sabanejewia larvata (pesci di interesse comunitario)
Rana latastei (anfibio di interesse comunitario)
Emys orbicularis (rettile di interesse comunitario)
Palude del Busatello
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Rana latastei; Triturus carnifex (anfibi di interesse comunitario)
Emys orbicularis; Lacerta viridis (rettili di interesse comunitario)
Cobitis taenia; Sabanejewia larvata (pesci di interesse comunitario)
Meandri del Tione e Monte Mamaor
9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition
# Fragmiteti e magnocariceti
Aktedrilus ruffoi (unica stazione conosciuta di questo Oligocheta)
Buffer zones
Fascia collinare dei Bassi Lessini: nel mosaico ambientale compare localmente: 6210 Formazioni
erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo *(talora notevoli fioriture
di Orchidee).
Fascia montana del prati e pascoli dei Lessini: nel mosaico ambientale compaiono numerose: 8310
Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.
118
Fascia dei Fontanili: in numerosi siti di emergenza della falda (es. SIC Fontanili di Povegliano) è
presente Austropotamobius pallipes (crostaceo di interesse comunitario).
Rana latastei (anfibio di interesse comunitario)
Risogive di San Giovanni Lupatoto presso l’Adige e San Martino Buon Albergo: : in siti di
emergenza della falda (es. San Martino Buon Albergo) è presente Lycaena dispar (specie animale di
interesse comunitario).
119
ALLEGATO III
120
Classe
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Arachnida
Crustacea
Crustacea/Copepoda
Crustacea/Copepoda
Crustacea/Malacostraca
Crustacea/Malacostraca
Crustacea/Malacostraca
Crustacea/Malacostraca
Diplopoda
Diplopoda
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Insecta
Ordine
Araneae
Araneae
Araneae
Araneae
Araneae
Opiliones
Pseudoscorpionida
Pseudoscorpionida
Isopoda
Harpacticoida
Harpacticoida
Amphipoda
Amphipoda
Bathynellacea
Isopoda
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Coleoptera
Famiglia
Amaurobiidae
Linyphiidae
Linyphiidae
Linyphiidae
Linyphiidae
Ischyropsalididae
Chthoniidae
Chthoniidae
Trichoniscidae
Canthocamptidae
Parastenocarididae
Niphargidae
Niphargidae
Bathynellidae
Microcerberidae
Craspedosomatidae
Polydesmidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Carabidae
Cerambycidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Cholevidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Curculionidae
Elateridae
Pselaphidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Staphylinidae
Genere
Amaurobius
Troglohyphantes
Troglohyphantes
Troglohyphantes
Troglohyphantes
Ischyropsalis
Chthonius
Roncus
Armadillidium
Lessinocamptus
Parastenocaris
Niphargus
Niphargus
Antrobathynella
Microcerberus
Lessinosoma
Serradium
Carabus
Trechus
Trechus
Italaphaenops
Lessinodytes
Lessinodytes
Orotrechus
Orotrechus
Orotrechus
Orotrechus
Duvalius
Duvalius
Duvalius
Haptoderus
Pterostichus
Speluncarius
Tanythrix
Leiopus
Bathysciola
Boldoria
Monguzziella
Pholeuonidius
Neobathyscia
Neobathyscia
Neobathyscia
Neobathyscia
Halbherria
Halbherria
Halbherria
Halbherria
Otiorhynchus
Otiorhynchus
Otiorhynchus
Otiorhynchus
Otiorhynchus
Otiorhynchus
Liparus
Liparus
Ctenicera
Bryaxis
Eusphalerum
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Leptusa
Allotyphlus
Allotyphlus
Stenus
Lathrobium
Lathrobium
121
Specie
ruffoi
ruffoi
lessiniensis
zorzii
exul
strandi
guglielmii
leonidae
ruffoi
cauduroi
ruffoi
canui
lessiniensis
stammeri
ruffoi
paolettii
hirsutipes
creutzeri
pumilus
sylvicola
dimaioi
caoduroi
pivai
vicentinus
vicentinus
pominii
ruffoi
baldensis
baldensis
baldensis
josephi
burmeisteri
stephani
marginepunctata
settei
vallarsae
baldensis
grottoloi
pacei
fabianii
lessinica
mancinii
pasai
stephani
tamaninii
tamaninii
zorzi
dieneri
amicalis
amicalis
amicalis
baldensis
burlinii
baldensis
baldensis
bonomii
lessinicus
albipile
baldensis
baldomontis
benacensis
knabli
montispasubii
montispasubii
ruffoi
stoeckleini
zanettiorum
montisgrappae
pacei
pacei
nocturnus
pinkeri
baldense
Subspecie
Autore
Thaler
Di Caporiacco
Di Caporiacco
Di Caporiacco
Thaler
Kratochvil
Callaini
ruffoi
Gardini
Arcangeli
Stoch
Chappuis
Karaman
Stoch
stammeri
Jakobi
Chappuis
Strasser
Verhoeff
baldensis
Schaum
Jeannel
Daniel
Ghidini
Vigna Taglianti
Vigna Taglianti & Sciaky
martinelli
Daffner
juccii
Pomini
Tamanini
Tamanini
baldensis
Putzeys
pasubianus
Ganglbauer
cartolarii
Pomini
Csiki
baldensis
Schaum
Jurecek
Dejean
Sama
Halbherr
J. Müller
Vailati
Paoletti
Dodero
J. Müller
Jeannel
Ruffo
Breit
tamaninii
J. Müller
pacei
Piva
Ruffo
Csiki
amicalis
Osella
caoduroi
Osella
lessinicus
Osella
Czwalina
Solari
ruffoi
Magnano
baldensis
Reitter
Binaghi
Pace
Fauvel
baldensis
Ganglbauer
Scheerpeltz
benacensis
Pace
recticollis
Scheerpeltz
montispasubii Pace
settei
Pace
Pace
stoeckleini
Bernhauer
Pace
Pace
monsfortensis Pace
lessiniensis
Coiffait
Bordoni
Ganglbauer
Pace
Anno
1990
1936
1936
1949
1987
1936
1987
1991
1940
1997
1954
1975
1998
1954
1953
1977
1941
1856
1927
1898
1964
1982
1988
1987
1940
1953
1953
1870
1904
1936
1928
1862
1910
1831
1985
1898
1928
1993
1977
1904
1935
1924
1950
1914
1931
1988
1950
1943
1983
1983
1983
1875
1947
1948
1896
1940
1974
1900
1895
1972
1980
1953
1975
1980
1983
1914
1980
1975
1978
1973
2005
1901
1975
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