di provincia verona PTCP PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE VAS Rapporto Ambientale 5 Biodiversità a NORD Allegato IL PRESIDENTE Elio Mosele IL COORDINATORE DELLA PROGETTAZIONE Elisabetta Pellegrini IL GRUPPO DI PROGETTAZIONE Gianluigi Scamperle - Capo progetto Giovanni Borini Daria Ferrari Elisabetta Gasparrini Luca Ghidini Aldo Sala Graziano Scarsini I COLLABORATORI Serena Giuliari Andrea Marchi Andrea Taioli Paolo Tertulli I CONTRIBUTI SPECIALISTICI Museo di Civico di Storia Naturale di Verona Alessandra Aspes, Leonardo Latella, Paola Modena, Paolo Triberti, Adriano Zanetti, Serena Tarocco Università di Verona - Dipartimento di Scienze Economiche Nicola Sartor, Giovanni Tondini, Federico Perali, Gianpaolo Mariutti, Roberto Prisco, Paola Savi, Cesare Surano, Dario Barba, Emanuela Bullado, Nicola Tomasi, Angelo Toffaletti Studio Nucci & Associati Enrico Nucci, Lorena Benedetti, Alberto Cò, Alessia Canteri Agenda 21 Consulting S.r.l. Massimo De Marchi, Simone Dalla Libera, Giacomo Cinotti, Chiara Fracon SUD b Dipartimento ARPAV di Verona Studio Legale Barel Malvestio & Associati Bruno Barel, Mario Panzarino Novembre 2008 Biodiversita’ INDICE 1 - Inquadramento generale .............................................................................. 1 2 - Le fonti e la situazione dei dati sulla biodiversità provinciale ....................... 1 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 - Atlanti e cartografie (A)..................................................................................... 1 - Liste rosse e liste blu (B) ................................................................................... 4 - Piani, documenti, studi, banche dati................................................................... 5 - Progetti in corso ..............................................................................................11 – Una sintesi sulla qualità e disponibilità dei dati ..................................................12 3- Stato delle tutele e categorie di attenzione di habitat e specie presenti in Provincia di Verona .......................................................................................... 12 3.1 - Check list di habitat ed ecosistemi.....................................................................12 3.2 - Check list delle specie vegetali presenti in Provincia di Verona ............................13 3.3 - Check list delle specie faunistiche presenti in Provincia di Verona........................15 4 - Distribuzione di habitat e specie sul territorio provinciale .......................... 56 5 - La progettazione della rete ecologica provinciale: un approccio innovativo 77 5.1 - Premessa ........................................................................................................78 5.2 - Gli obiettivi della Rete Ecologica provinciale .......................................................78 5.3 - La rete ecologica provinciale: materiali e metodi per la selezione degli elementi del sistema ecorelazionale .............................................................................................80 5.3.1 - Criteri ecologico-funzionali per la definizione delle singole tipologie di elementi ecorelazionali .......................................................................................................80 5.3.2 - Gli elementi della rete ecologica..................................................................84 5.4 - Aspetti descrittivi dei principali elementi della rete ecologica della provincia di Verona ....................................................................................................................86 5.4.1 - Le aree nucleo dell’ambito baldense e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari .......................................86 5.4.2 - Le aree nucleo dell’ambito lessineo e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari. ......................................88 5.4.3 - Le aree nucleo dell’ambito planiziale ...........................................................91 5.4.4 - Le aree di connessione naturalistica planiziali ..............................................95 5.4.5 - I corridoi ecologici .....................................................................................98 5.5 - Indirizzi gestionali per la conservazione dell’integrità del sistema naturalistico provinciale e per l’incremento della sua funzionalità ecorelazionale ..........................101 5.5.1 - Indirizzi progettuali per le reti ecologiche a scala comunale ........................103 Allegato I: relazione tra habitat e specie che lo caratterizzano Allegato II: elenco habitat caratterizzante ciascun sito Natura 2000 Allegato III: specie endemiche del territorio veronese A cura di: Provincia di Verona, Settore Programmazione e Pianificazione territoriale Museo Civico di Storia Naturale 0 1 - Inquadramento generale • • • • Il territorio della provincia di Verona è caratterizzato da una grande varietà di ambienti: la montagna con i Lessini da una parte e il Monte Baldo dall’altra, la collina alla base dei Lessini e la colline moreniche del Garda, la pianura con la fascia delle risorgive e le Valli Grandi Veronesi il lago di Garda che conferisce all'area circostante un microclima caratteristico. Questa ampia disponibilità di diverse tipologie di ambienti diversamente dislocati si traduce in una ricca diversità ecologica. Questa si esprime non solo in una grande varietà di specie ma anche in un ampio elenco di specie endemiche veronesi soprattutto al livello di fauna invertebrata (insetti, aracnidi e crostacei) che si concentrano nell'area del Monte Baldo, con catena Stivo/Bondone, e dei Lessini, dalla Val d'Adige a quella del Brenta. Non mancano comunque endemismi nell'ambito delle risorgive e del Fiume Adige (vedasi elenco degli endemismi veronesi allegato). 2 - Le fonti e la situazione dei dati sulla biodiversità provinciale Si riportano di seguito i dati bibliografici relativi a flora e fauna provinciali. Ad ogni pubblicazione corrisponde un codice alfanumerico che segue lo schema seguente: La prima lettera corrisponde alla tipologia di documento: A: Cartografia B: Liste Rosse e Blu C: Documenti su scala nazionale ed europea con informazioni relative alla Provincia di Verona; D: Documenti su scala regionale con informazioni relative alla Provincia di Verona; E: Documenti alla scala provinciale; F: Documenti su specifiche aree. La seconda lettera si riferisce al tema: h: habitat ed ecosistemi; p: Specie vegetali; i: Invertebrati f: Pesci; a: Anfibi; r: Rettili; b: Uccelli; m: Mammiferi. Segue il numero sequenziale. Codice e pubblicazione sono strettamente correlati. Pertanto se una pubblicazione cade in diverse tipologie di documentazione mantiene il primo codice assegnatole. L’assenza di dato significa che questo è ancora da verificare. 2.1 - Atlanti e cartografie (A) Si riportano di seguito la bibliografia cartografica ad oggi recuperata relativa alla Provincia di Verona. Come si può di seguito notare, molta bibliografia riguarda ristretti ambiti di interesse naturalistico. Habitat ed ecosistemi (a) 1 Ah1 Progetto Carta della Natura avviato nel 2005 da parte del gruppo di lavoro appositamente costituito in Arpav con la collaborazione del Servizio Forestale Regionale. Alla data di redazione del presente documento essa è ancora in fase di redazione. Il suo completamento è previsto per il 2009. In parte è stato pubblicato sul Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006. Ah2 Carta della vegetazione del Monte Pastello tratta da una monografia sul Monte Pastello Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1; Ah3 Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005, (Parte vegetazionale) Ah4 F. Bianchini ... [et al.] , 1998 Carta della vegetazione e dell'uso del territorio del Comune di Verona / Collezione Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona. 2. ser. Sez. Scienze della vita Ah5 Augusto Bènguinot, 1931 – Appunti fitogeografici su alcuni laghi della regione del Garda e del Trentino occidentale. Archivio Botanico, XII: 296-323 (“Lago del Frassino”: pagg. 298-301) [Bènguinot cita anche G. Stegagno, 1905 – I laghi intermorenici dell’anfiteatro Benacense (Laghi, stagni e paludi). Mem. Soc. geogr. Ital ., 12: 238-339, Ah6 MICHEL DESFAYES, 1994 – Appunti floristici sulle acque del Trentino e territori circostanti. Ann. Mus. Civ. Rovereto, 10: 223-248 (“Lago del Fràssino” a pag. 227), Specie vegetali (b) Ap1 G. Lazzarin e L. Corso, 1988 “I grandi alberi dell’area veronese - Regione Veneto Ap2 Arpav, 2006 Le orchidee spontanee delle colline moreniche del Lago di Garda. Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006, pg.252 Ap3 Arpav, 2006 Il censimento degli alberi monumentali. Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006, pg.265 Ap4 Cartografia Floristica Veronese – Museo Civico di Rovereto Ap5 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp.177-182 Ai1 Check map Specie animali Invertebrati (i) 2 Pesci (f) Af1 CONFORTINI, I. - 1995. L'ittiofauna del lago di Garda. Provincia di Verona - Settore Tutela Faunistico-. Ambientale, Cooperativa fra Pescatori di Garda Af2 CONFORTINI I., 1998 – I pesci dell’Adige nella provincia di Verona. Provincia di Verona, Assessorato alla Tutela Faunistico Ambientale, Unione Nazionale Pescatori a Mosca (U.N.Pe.M.), 55 pp. Af3 Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005, (Parte ittiologica) Aa1 Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., 48113 Ai1 Check map Ar1 Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., 114-199 Ai1 Check map Ab1 Progetto MITO 2000 Ab2 Meschini E. & Frugis S. (1993): Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvagg. 20, 346 pp. Ab3 P. De Franceschi, 1991. Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Verona (Veneto)1983-1987 Museo civico di Storia naturale di Verona, Gruppo veronese di Studi ornitologici. Provincia di Verona – Assessorato Caccia e Pesca e Tutela della Fauna. Memorie del Museo Civico di Storia naturale di Verona (II serie) Sezione Scienze della Vita (A: Biologica) – n.9 – 1991. Ab4 http://www.naturadiverona.org/atlanti/atlante_igm.htm in corso di aggiornamento Anfibi (a) Rettili (r) Uccelli (b) 3 Mammiferi (m) Am1 Bon M., Paolucci P, Mezzavilla E, De Battisti R., Vernier E. (Eds.), 1995 - Atlante dei Mammiferi del Veneto. Lavori Soc, V en. Sc. Nat., suppl, al vol. 21 Am2 Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico Museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005 (Capitolo microteriofauna). Ai1 Check map 2.2 - Liste rosse e liste blu (B) Specie vegetali (p) Bp1 ANPA, 2001 Liste Rosse e Blu della Flora Italiana Bf1 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp.136-138 Ba1 Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M., Lista Rossa degli Anfibi e dei Rettili del Veneto in: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., pp201-211 Ba2 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp. 139-141 Br1 Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M., Lista Rossa degli Anfibi e dei Rettili del Veneto in: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. Specie animali Invertebrati (i) Pesci (f) Anfibi (a) Rettili (r) 4 (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., pp201-211 Br2 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp. 142-144 Bb1 http://www.scricciolo.com/lista_uccelli_italiani.htm Bb2 http://www.ebnitalia.it/red.htm Bb3 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp145-159 Uccelli (b) Mammiferi (m) Bm1 Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.pp.160-165 2.3 - Piani, documenti, studi, banche dati A - Documenti su scala nazionale ed europea con informazioni relative alla Provincia di Verona (C) C Boitani L., Corsi F., Falcucci A., Maiorano L., Marzetti I., Masi M., Montemaggiori A., Ottaviani D., Reggiani G., Rondinini C. 2002. Rete Ecologica Nazionale. Un approccio alla conservazione dei vertebrati italiani. Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo; Ministero dell’Ambiente, Direzione per la Conservazione della Natura; Istituto di Ecologia Applicata. http://www.gisbau.uniroma1.it/REN Habitat ed ecosistemi (h) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Specie vegetali (p) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Specie animali: 5 Invertebrati (i) Ci1 Casellato S., La Piana G., Latella L. & Ruffo S., 2006. Dikerogammarus villosus (Sowinsky, 1894) (Crustacea Amphipoda, Gammaridae) for the first time in Italy. Italian Journal of Zoology, 73: 1-8. Cf1 sito http://www.iucn.it/documenti/flora.fauna.italia/5-pesci/ Pesci (f) Anfibi (a) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Rettili (r) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Uccelli (b) Ab1 Progetto MITO 2000 Mammiferi (m) Attualmente il dato non è in nostro possesso. B - Documenti su scala regionale con informazioni relative alla Provincia di Verona (D) Habitat ed ecosistemi (h) Specie vegetali (p) Dp1 La vegetazione forestale nel Veneto / Roberto Del Favero e Cesare Lasen. - 2. ed. Padova : Progetto Editore, s.d. - 1 Cd-Rom. Specie animali: Invertebrati (i) Attualmente il dato non è in nostro possesso. 6 Pesci (f) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Anfibi (a) Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed. Rettili (r) Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds),2007. Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed. Uccelli (b) Db1 Ab1 Fracasso G. et al. (eds.), Check-list degli uccelli del Veneto. Atti III Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus. Civ. St. Nat. Venezia, suppl. al vol. 51/2001). Progetto MITO 2000 Mammiferi (m) Dm1 D. Malavasi Contributo alla conoscenza dei micromammiferi di territori planiziali del Veneto Occidentale (Alto Polesine – Basso Veronese) in: Atti III Convegno Faunisti Veneti - Rovigo 15-16 ottobre 2000, pagg.223-225 Dm2 Bon M., Latella L., Longo L., Salmaso R. 2006. Status dell’istrice Hystrix cristata Linnaeus, 1758 nel Veneto (Mammalia, Rodentia). Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 30, Botanica Zoologia: 293-296. Dm3 Spada A. et al., 2008. Primi indizi di riproduzione di Istrice, Hystrix cristata, in Veneto (Rodentia: Hystricidae) C - Documenti alla scala provinciale (E) Habitat ed ecosistemi (h) Eh1 Arpav, 2006 La vegetazione della Riserva Naturale Integrale Lastoni Selva Pezzi. Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006. Eh2 Arpav, 2006 La vegetazione dei terreni nivali su rocce calcaree. Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006. Eh3 L. Latella et al., 2008. La Rete Ecologica provinciale: mappatura e caratterizzazione naturalistica. Museo di Storia Naturale, Provincia di Verona 7 Specie vegetali (p) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Specie animali Giannella Vesentini Paiotta, B. Giuseppe Osella, 1985 La fauna della città di Verona: Cassa di risparmio di Verona Vicenza e Belluno : Museo civico di storia naturale di Verona, stampa in Collezione Quaderni naturalistici Invertebrati (i) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Pesci (f) Ef1 Carta Ittica della Provincia di Verona Anfibi (a) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Rettili (r) Attualmente il dato non è in nostro possesso. Uccelli (b) Eb1 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona Mammiferi (m) Em1 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona Em2 L. Latella, F. Abrescia, R. Fiorentini, 2001- Ricerche sui chirotteri della Provincia di Verona in La Lessinia – Ieri Oggi Domani. Quaderno culturale n.24: 49 - 56 Em3 Latella L., Salmaso R., Spada A., 2007. L’istrice in provincia di Verona e sui Monti Lessini. In Quaderno Culturale - La Lessinia ieri oggi e domani 30: 45 - 48. 8 D - Documenti su specifiche aree (F) Habitat ed ecosistemi (h) Fh1 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp. 164-176 Specie vegetali (p) Fp1 Fp2 Fp3 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio, pp. 119-163 A. Bertolli, F. Prosser, 2008. La Flora. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 49-71. Arpav, 2006 Le orchidee spontanee delle colline moreniche del Lago di Garda. Rapporto dello Stato dell’Ambiente della provincia di Verona nel 2006,pp.253- 263 Specie animali: Invertebrati (i) Fi1 Latella L., Sauro U., 2007. Aspects of evolution of an important geoecosystem in the Lessinian Mountain (Venetian Prealps). Acta Carsologica 36 (1): 69-75. Fi2 Zorzin R., Latella L., 2007. Le miniere di “terra gialla” di Verona. Atti del Congresso Nazionale di Archeologia del Sottosuolo: Bolsena 8-11 dicembre 2005. Bar International Series 1611 3007: 621-638. Fi3 Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 73-89. Fi3 Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 73-89. Ff1 M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante; Pesci (f) Anfibi (a) 9 Fa1 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.18-30 e 187-189 Ff1 M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante; Fi3 Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 73-89. Fa2 Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1 Fr1 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.31-32 e 190-191 Ff1 M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante; Fi3 Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 73-89. Fb1 MARCO MORBIOLI*, MAURIZIO SIGHELE** (*Museo Civico di Storia Naturale di Verona; **EBN Italia) L’avifauna del Laghetto del Frassino (Peschiera del Garda, Verona, Veneto Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 30, 2006 Botanica Zoologia: 275-291 Fb2 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.33-115 e 192-195 Ff1 M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante; Fi3 Latella L., 2008. La Fauna. In: P. Berni (Ed.). La Valdadige. Tip. "La Grafica", Vago di Lavagno (Verona), pp. 73-89. Rettili (r) Uccelli (b) Mammiferi (m) 10 Fm1 Torboli C., et al., 2004. Studio sulla Fauna e Flora del Laghetto del Frassino. Provincia di Verona – Settore Faunistico Venatorio pp.116-118 e 196-198 M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7. Fm2 Faccioli L., Guidolin L., Latella L. 2006. Primi dati sulla dieta di una colonia di pipistrelli della Grotta A del Ponte di Veja. Quaderno Culturale-La Lessinia ieri oggi e domani 29: 37-40. Ff1 2.4 - Progetti in corso Attualmente lo stato delle conoscenze relative a progetti in corso sono solo quelli di seguito individuati: Habitat ed ecosistemi E’ in corso da parte di ARPAV la redazione della Carta della Natura con l’individuazione degli indicatori Carta della Natura a livello regionale su incarico dalla Regione ad ARPAV Specie vegetali Attualmente il dato non è in nostro possesso. Specie animali: Invertebrati Attualmente il dato non è in nostro possesso. Pesci Attualmente il dato non è in nostro possesso. Anfibi Attualmente il dato non è in nostro possesso. Rettili Attualmente il dato non è in nostro possesso. 11 Uccelli Attualmente il dato non è in nostro possesso. Mammiferi Studio sui micromammiferi 2.5 – Una sintesi sulla qualità e disponibilità dei dati I dati in merito al territorio veronese studiato sia da un punto di vista vegetazionale che faunistico sono innumerevoli. Spesso sono studi molto precisi e puntuali e con metodi di raccolta dati collaudati ed affidabili. Molte pubblicazioni sono relative ad aree precise (come possono essere il Monte Pastello o la Palude del Brusà) con un’analisi del territorio che spazia dalla geologia alla botanica, alla zoologia, chiudendosi spesso con una carta della vegetazione ed uso del suolo, portando quindi ad un quadro completo dell’area. Altre sono studi relativi a specie precise e la loro distribuzione sul territorio (vedi lo studio relativo ai chirotteri della provincia di Verona). Da questo si deduce che le fonti da cui attingere sono le più svariate. Se da una parte però gli studi si rilevano molto precisi ed affidabili dall’altra l’assenza di una data base comune li rende di difficile gestione. Un tentativo in questo senso è stato fatto a livello nazionale con la CKmap ma la vastità di territorio di pertinenza per questo studio fa sì che molte informazioni vengano “perse” (vedi il caso delle specie ittiche: ci sono casi in cui la specie è conosciuta nel territorio veronese ma in CKmap il territorio veronese risulta completamente scoperto). Data la vastità dei dati, quindi, le fonti riportate nel capitolo precedente non hanno assolutamente la pretesa di essere esaustive ma anzi possono essere certamente implementate. Il sistema stesso di attribuzione del codice alfanumerico è stato concepito in quest’ottica. L’eventuale aggiunta infatti di bibliografia permette di non perdere l’informazione relativa alla categoria di appartenenza. Riassumendo in questa fase sono emerse delle criticità relative alla disponibilità dei dati sulla situazione faunistica nel veronese le cui cause principali sono da ricondurre a due: le fonti dei dati sono diverse; manca una banca dati aggiornata e con una distribuzione omogenea sul territorio con conseguente sistema di monitoraggio. Ad oggi comunque i dati aggiornati e riassunti in atlanti sono: • quelli relativi agli anfibi e ai rettili del Veneto pubblicati nel 2007; • dati, seppur parziali in quanto lo studio non è ancora stato completato, sugli uccelli nidificanti e svernanti della Provincia di Verona pubblicati sul sito internet http://www.naturadiverona.org/atlanti/. 3- Stato delle tutele e categorie di attenzione di habitat e specie presenti in Provincia di Verona 3.1 - Check list di habitat ed ecosistemi 12 Di seguito si riportano gli habitat presenti nella Provincia veronese contemplati nella Direttiva Habitat: *4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion *91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens 4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum 9260 Foreste di Castanea Sativa 9340 Leccete *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus 3260 Corsi d’acqua di pianura e montagna con vegetazione a Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari 3.2 - Check list delle specie vegetali presenti in Provincia di Verona Data la vastità del numero di specie presenti sul territorio si riportano di seguito le specie vegetali più rilevanti nell’ambito provinciale messe in evidenza dal Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto da ARPAV nel 2006 (le orchidee) e dal dott. Di Carlo, tecnico della sezione di Botanica del Museo Civico di Storia Naturale (specie endemiche del veronese). Nome scientifico Oprhys sphegodes Oprhys incubacea Oprhys benacensis Oprhys insectifera Oprhys holoserica Oprhys apifera Orchis morio Orchis simia Orchis militaris Orchis ustulata Orchis tridentata Orchis mascula Orchis coriophora ssp. fragrans Orchis papilionacea ssp. papilionacea Orchis purpurea Cephalanthera longifolia Cephalanthera damasonium Gymnadenia conopsea Limodorum abortivum Nome comune Fior ragno Fior mosca Ordine Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Famiglia Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae XYZ… autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona 13 Fonti Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Neottia nidus-avis Platanthera bifolia Dactylorhiza latifolia Epipactis atrorubens Anacamptis pyramidalis Serapias vomeracea Himantoglossum adriaticum Gypsophila papillosa Campanula petrea Callianthemum kerneranum Carex baldensis Phyteuma comosum = Physoplexis comosa Primula spectabilis Primula recubariensis Cicuta virosa Porta Campanula del M. Baldo Ranuncolo di Kerner Carice del M. Baldo Raponzolo di Roccia Primula meravigliosa Primula di Recoaro Cicuta acquatica Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Orchidaceae Caryophyllacea e Campanulacea e Ranunculacea Ranunculales e autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona autoctona Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 Fb3 endemica Ea3 endemica Di Carlo endemica Di Carlo Cyperales Cyperaceae endemica Di Carlo Campanulale s Campanulacea e endemica Di Carlo Primulales Primulaceae endemica Di Carlo Primulales Primulaceae endemica Di Carlo Apiales Apiaceae endemica Di Carlo Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Orchidales Caryophyllale s Campanulale s Ofride insettifera Ofride verde-bruna Orchide cimicina Orchide maschia Orchide militare Orchide minore Orchide maggiore Orchide omiciattolo Orchide screziata 14 B B B B B B B B B B B B B B B B B B B x x IUCN 4 P, 4 STATUS IN ITALIA Raponzolo chiomosa Gipsofila papillosa Orchide Cefalantera bianca Cefalantera maggiore Manina rosea Fior di legna Nido d'uccello Ofride fior di Api; Vesparia STATUS NEL VENETO Physoplexis comosa (L.) Schur. Gypsophila papillosa P. Porta Anacamptis pyramidalis (l.) L. C. Rich. Cephalanthera damasonium (Miller) Druce Cephalanthera longifolia (Hudson) Fritsch Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. Limodorum abortivum (L.) Swartz Neottia nidus-avis (L.) L. C. Rich. Ophrys apifera Hudson Ophrys holoserica (Burm.F.) Greuter Ophrys incubacea Bianca ex Tod. Ophrys insectifera L. Ophrys sphecodes Miller Orchis coriophora L. Orchis mascula L. Orchis militaris L. Orchis morio L. Orchis papilionacea subsp. papilionacea Orchis purpurea Hudson Orchis simia Lam. Orchis tridentata Scop. Endemica Nome comune Habitat Nome scientifico Cites Si riporta inoltre di seguito in tabella lo stato delle tutele e le categorie di attenzione (secondo quanto pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente) per le singole specie floristiche secondo la presente legenda: LR VU x x x x x x x x x x x x x Orchis ustulata L. Platanthera bifolia (L.) Rchb. Serapias vomeracea (Burm.) Briq. Orchide bruciacchiata Platantera comune Serapide maggiore B B B x x LEGENDA Dirett. Habitat 92/43/CEE Nel caso di specie citate negli allegati della direttiva 92/43/CEE (e succ. modif.) “relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, indicazione del numero del/degli allegati in cui sono inserite (con asterisco se specie prioritarie): • • • • • all.I : specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat all.II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione; all.III : specie protette. all.IV: specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa all.V: specie animali e vegetali di interesse comunitario “il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbe formare oggetto di misure di gestione” CITES Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione”, Washington 1973 Liste Rosse Veneto • Le liste Rosse e blu della Flora Italiana” a cura di Pignatti S., Menegoni P., Giacanelli V., ANPA – Dipartimento Stato dell’Ambiente, Controlli e Sistemi Informativi, (Roma, Luglio 2001), • versione multimediale dell'omonima opera “Liste rosse e blu della flora italiana" realizzata dall'ANPA sotto la responsabilità scientifica di Forum Plinianum, con riferimento multimediale al sito web: http://www.apat.gov.it/Media/listerosseblu/index.htm. 3.3 - Check list delle specie faunistiche presenti in Provincia di Verona Si riportano di seguito le check list delle specie animali presenti sul territorio veronese e lo stato delle tutele che vigilano sulle singole specie secondo la legenda di seguito riportata: LEGENDA CITES Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione”, Washington 1973 BONN Convenzione di Bonn “per la conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica”, Bonn 1979. Appendice I: specie migratrici minacciate di estinzione 15 Appendice II: specie di migratori che potrebbero significativamente beneficiare di una maggior cooperazione internazionale BERNA Convenzione di Berna, “per la conservazione della fauna e della flora selvatica europea e di loro habitat naturali”, Consiglio d’Europa ,Berna 1979. • Appendice I: specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat. • Appendice II: specie animali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat. • Appendice III: specie protette. • Appendice *: specie che richiedono specifiche misure per la conservazione dell habitat. Questo ultimo elenco non è ancora stato adottato in via definitiva. Le specie dovranno essere ridiscusse alla prossima riunione del Consiglio permanente. CATEGORIA IUCN IUCN, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura per la consultazione delle Liste Rosse della fauna internazionali [Fonte: IUCN 1994] • Estinto (EX) Un taxon è considerato Estinto, quando non ne esiste più un solo esemplare vivente • Estinto in natura (EW) Un taxon è considerato estinto in natura, quando sopravvive soltanto in cattività o in popolazioni naturalizzate al di fuori di quello che era il suo areale naturale • • • • • • In pericolo grave (CR) Un taxon è considerato in grave pericolo/in serio pericolo quando esiste un alto rischio che si estingua in natura nell'immediato futuro In pericolo (EN) Un taxon è in pericolo, quando esiste non è in pericolo critico/serio/grave (CR), ma esiste un alto rischio che si estingua in natura in un prossimo futuro Vulnerabile (VU) Un taxon è vulnerabile, quando esiste non è in pericolo grave (CR) o in pericolo (EN), ma esiste un considerevole rischio che si estingua in natura in un futuro a medio termine Minor / basso rischio (LR) Un taxon è a basso rischio/minor rischio quando è stato valutato ma non rientra tra quelli in pericolo critico (CR), in pericolo (EN) e vulnerabili (VU). I taxa inclusi in questa categoria possono essere assegnati a tre casi: conservazione-dipendente (CD) rientrano in questo caso i taxa oggetto di specifici programmi (taxon- o habitat-specifico) di conservazione, la cui l'interruzione porterebbe alla riclassificazione dei taxa in oggetto in una delle categorie di maggior rischio entro cinque anni quasi minacciati (NT) taxa che non rientrano tra quelli conservazionedipendenti, ma prossimi a ad essere classificati come vulnerabili di minore interesse (LC) taxa che non rientrano tra quelli conservazione-dipendenti (CD) e quelli quasi-minacciati (NT) Non sufficientemente conosciuto. (DD) Un taxon rientra in questa categoria, quando non si hanno notizie sufficienti sulla sua distribuzione e/o sulle sue popolazioni per definirne il rischio di estinzione Non valutato (NE) Un taxon il cui rischio di estinzione non è stato ancora valutato. Dirett. Habitat 92/43/CEE Nel caso di specie citate negli allegati della direttiva 92/43CEE (e succ. modif.) “relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, indicazione del numero del/degli allegati in cui sono inserite (con asterisco se specie prioritarie): • all.I : specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat • all.II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione; • all.III : specie protette. • all.IV: specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa 16 • all.V: specie animali e vegetali di interesse comunitario “il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbe formare oggetto di misure di gestione” L 157/92 Legge nazionale n.157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Status in Italia Categoria di minaccia a livello nazionale, se definita in liste rosse preesistenti (es. per i vertebrati: Libro Rosso degli animali d’Italia, WWF, 1998) Status in Veneto Categoria di minaccia a livello regionale, definita sulla base dei dati raccolti Status a Verona Categoria di minaccia a livello provinciale definita sulla base di studi effettuati dal Museo Civico di Storia Naturale del Comune di Verona. Invertebrati Si riporta di seguito l’elenco degli invertebrati di maggior interesse per la Provincia di Verona individuati dal Museo Civico di Storia Naturale del Comune di Verona. Gli stati di minaccia individuati sono a livello provinciale. Nome scientifico Niphargus canui Karaman, 1975 Niphargus lessiniensis Stoch, 1998 Troglohyphantes ruffoi Di Caporiacco, 1936 Troglohyphantes lessiniensis Di Caporiacco, 1936 Troglohyphantes zorzii Di Caporiacco, 1949 Troglohyphantes exul Thaler, 1987 Amaurobius ruffoi Thaler, 1990 Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi, 1954 Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856 Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856 Trechus pumilus Jeannel, 1927 Orotrechus ruffoi Tamanini, 1953 Speluncarius stephani Jurecek, 1910 Duvalius baldensis baldensis Putzeys, 1870 Italaphaenops dimaioi Ghidini 1964 Lessinodytes caoduroi Vigna Taglianti 1982 Lessinodytes pivai Vigna Taglianti & Sciaky, 1988 Orotrechus vicentinus martinelli Daffner 1987 Orotrechus vicentinus juccii Pomini, 1940 Orotrechus pominii Tamanini,1953 Duvalius baldensis cartolarii Pomini, 1936 Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856 Trechus sylvicola Daniel, 1898 Ordine Amphipoda Amphipoda Araneae Famiglia Niphargidae Niphargidae Linyphiidae Araneae Araneae Araneae Araneae Bathynellacea (Subphylum: Crustacea) Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Linyphiidae Linyphiidae Linyphiidae Amaurobiidae E E Bathynellidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae E, M E E E Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae 17 XYZ E E E Fonti Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 E E E Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 E E E E E E E Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Haptoderus josephi Csiki, 1928 Pterostichus burmeisteri baldensis Schaum, 1862 Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831 Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856 Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831 Leiopus settei Sama 1985 Boldoria baldensis J. Müller, 1928 Monguzziella grottoloi Vailati, 1993 Neobathyscia fabianii Dodero, 1904 Neobathyscia mancinii Jeannel, 1924 Neobathyscia pasai Ruffo, 1950 Halbherria stephani Breit, 1914 Halbherria zorzi Ruffo, 1950 Bathysciola vallarsae Halbherr, 1898 Pholeuonidius pacei Paoletti 1977 Otiorhynchus dieneri Csiki, 1943 Otiorhynchus baldensis Czwalina, 1875 Otiorhynchus amicalis amicalis Osella, 1983 Otiorhynchus amicalis caoduroi Osella, 1983 Otiorhynchus amicalis lessinicus Osella, 1983 Liparus baldensis baldensis Reitter, 1896 Otiorhynchus burlinii Solari 1947 Liparus baldensis ruffoi Magnano 1948 Ctenicera bonomii Binaghi 1940 Bryaxis lessinicus Pace, 1974 Leptusa baldensis baldensis Ganglbauer, 1895 Leptusa benacensis benacensis Pace, 1980. Leptusa knabli recticollis Scheerpeltz, 1953 Leptusa montispasubii montispasubii Pace, 1975 Leptusa montispasubii settei Pace, 1980 Leptusa ruffoi Pace, 1983 Leptusa zanettiorum Pace, 1980 Stenus nocturnus Bordoni, 2005 Lathrobium pinkeri, Ganglbauer 1901 Leptusa baldomontis Scheerpeltz, 1972 Leptusa stoeckleini stoeckleini Bernhauer 1914 Leptusa montisgrappae Pace 1975 Eusphalerum albipile Fauvel, 1900 Lathrobium pinkeri Ganglbauer 1901 Lathrobium baldense Pace, 1975 Allotyphlus pacei monsfortensis Pace 1978 Allotyphlus pacei lessiniensis Coiffait 1973 Lathrobium settei Pace & Zanetti 1983 Lessinosoma paolettii Strasser 1977 Serradium hirsutipes Verhoeff, 1941 Serradium semiaquaticum Enghoff, Caoduro, Adis & Messner, 1997 Lessinocamptus cauduroi Stoch 1997 Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954 Coleoptera Carabidae E Eh3 Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Cerambycidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Elateridae Pselaphidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Diplopoda Diplopoda Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Craspedosomatidae Polydesmidae E E E E E E E E E E E E E E E E E Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Diplopoda Harpacticoida Harpacticoida (Subphylum: Crustacea) Polydesmidae Canthocamptidae E E Eh3 Eh3 E, M Eh3 18 Parastenocarididae Armadillidium ruffoi Arcangeli, 1940 Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953 Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761) Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978 Coleophora bifrondella Walsingham 1891 Coleophora lessinica Baldizzone 1980 Coleophora moheringiae Burmann, 1967 Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758) Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758) Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758) Epermenia theimeri Gaedicke, 2001 Glacies baldensis (Wolsberger, 1966) Phyllonorycter baldensis Deschka, 1986 Eriogaster catax (Linnaeus, 1758) Maculinea arion (Linnaeus, 1758) Lycaena dispar (Haworth, 1803) Thecla betulae (Linnaeus, 1758) Lycaena dispar (Haworth, 1803) Maculinea rebeli (D.S., 1775) Trifurcula baldensis L. & L., 2005 Erebia ottomana H.S., 1847 Erebia styria (Godart, 1824) Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766) Melitaea trivia (D.S., 1775) Chazara briseis (Linnaeus, 1764) Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787) Erebia pluto (Prunner, 1798) Lasiommata achine (Scopoli, 1763) Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787) Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758) Erebia cassioides (R.H., 1793) Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900 Parnassius apollo (Linnaeus, 1758) Parnassius apollo (Linnaeus, 1758) Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758) Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767) Sclerocona acutella (Eversmann, 1842) Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836) Proserpinus proserpina (Pallas, 1772) Triaxomera baldensis Petersen, 1983 Ischyropsalis strandi Kratochvil, 1936 Chorthopodisma cobellii Krauss, 1883 Protonemura bipartita Consiglio 1962 Aktedrilus ruffoi Martinez.-Ansemil, Sambugar, Giani 1997 Chthonius guglielmii Callaini 1987 Isopoda (Subphilum: Crustacea) Isopoda (Subphylum: Crustacea) Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Lepidoptera Opiliones Orthoptera Plecoptera Plesiopora (Classe: Oligocheta) Pseudoscorpionida Trichoniscidae Microcerberidae Arctiidae Coleophoridae Coleophoridae Coleophoridae Coleophoridae: Crambidae Crambidae Crambidae Epermeniidae Geometridae: Gracillariidae Lasiocampidae Lycaenidae Lycaenidae Lycaenidae Lycaenidae Lycaenidae Nepticulidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae Nymphalidae: Nymphalidae: Papilionidae Papilionidae Papilionidae Pieridae Pyralidae Sesiidae Sphingidae Tineidae Ischyropsalididae Catantopidae Nemouridae Tubificidae Chthoniidae E Eh3 E, M H* R M R R M M M E E E H H H* R H* R E R R M M R H R H H M R R H H H R R R H E E E Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 Eh3 E E Eh3 Eh3 In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie: 19 Euplagia quadripunctaria * (Poda, 1761) Eriogaster catax (Linnaeus, 1758) Lycaena dispar (Haworth, 1803) Maculinea arion (Linnaeus, 1758) 2 2 Parnassius apollo (Linnaeus, 1758) Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758) Prosperinus proserpinus (Pallas, 1772) 2 2 2 2 2,4 2,4 4 A M 4 4 4 M Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954 M Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953 Coleophora bifrondella Walsingham 1891 Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758) Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758) Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758) Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766) Melitaea trivia (D.S., 1775) Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758) Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978 Coleophora lessinica Baldizzone 1980 Coleophora moheringiae Burmann, 1967 Thecla betulae (Linnaeus, 1758) Maculinea rebeli (D.S., 1775) Erebia ottomana H.S., 1847 Erebia styria (Godart, 1824) Chazara briseis (Linnaeus, 1764) Erebia pluto (Prunner, 1798) Erebia cassioides (R.H., 1793) Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900 Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767) Sclerocona acutella (Eversmann, 1842) Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836) M M M M M M M M R R R R R R R R R R R R R R 20 IUCN DD LR/nt LR/nt VU A1cde DD Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi, 1954 Pesci STATUS IN ITALIA (CHECKLIST ) STATUS A VERONA HABITAT BONN CITES BERNA L. 157/92 Nome scientifico Si riporta di seguito l’elenco delle specie presenti in provincia di Verona sulla base di dati bibliografici di più difficile reperibilità raccolti dalle bibliografie riferite al lago di Garda, al fiume Adige, alla palude del Busatello, alla Palude del Brusà. Pertanto non risultano esaustivi dello stato ittico provinciale. Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla Carta Ittica provinciale dell’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Verona in cui ad ogni stazione di prelievo è associato l’elenco delle specie rinvenute e le mappe di distribuzione delle specie più rilevanti. Si riporta di seguito l’elenco delle specie ittiche rilevate nell’ambito di pubblicazioni specifiche in particolare relative al lago di Garda e il Fiume Adige. Nome scientifico Nome comune Ordine Petromyzon marinus Lampreda marina Lethenteron zanandreai Famiglia XYZ… Fonti Petromyzontiformes Petromyzontidae autoctona Af2 Lampreda padana Petromyzontiformes Petromyzontidae autoctona Af2 Acipenser sturio Storione Acipenseriformes Acipenseridae autoctona Af2 Acipenser naccarii Storione cobice Acipenseriformes Acipenseridae autoctona Af2 Anguilla anguilla (L.) Anguilla Anguilliformes Anguillidae autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Alosa fallax (Lacèp.) Agone Clupeiformes Clupeidae autoctona Af1 Af2 Salmo (trutta) trutta Trota lacustre Salmoniformes L. e Trota fario Salmonidae autoctona Af1 Af2 Salmo carpio L. Carpione Salmoniformes Salmonidae autoctona Af1 Oncorhynchus mykiss (Walb.) Trota iridea Salmoniformes Salmonidae alloctona Af1 Af2 Salvelinus fontinalis Salmerino fontana Salmoniformes Salmonidae alloctona Af2 Coregonus lavaretus L. Lavarello Salmoniformes Salmonidae alloctona Af1 Thymallus thymallus Temolo Salmoniformes Thymallidae/salmonide autoctona Af2 Af1 Af2 Af3 Ff1 di Esox lucius L. Luccio Salmoniformes Esocidae autoctona Rutilus pigus Pigo Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af2 autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Rutilus erythrophthalmus Zerunian Triotto Cypriniformes Cyprinidae Leuciscus cephalus L. Cavedano Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Af3 Ff1 Phoxinus phoxinus Sanguinerola Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af2 21 Tinca tinca L. Scardinius erythrophthalmus L. Tinca Cypriniformes Scardola Cypriniformes Cyprinidae Cyprinidae autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Alburnus alburnus alborella (De Fil.) Alborella Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Chondrostoma soetta (Bp) Savetta Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Af2 Chondrostoma genei (Bp.) Lasca Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Af2 autoctona Af1 Af2 Af3 Gobio gobio L. Gobione Cypriniformes Cyprinidae Barbo Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Af2 Ff1 Barbus meriodionalis Barbo canino Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af2 Carassius carassius Carassio Cypriniformes Cyprinidae autoctona Af1 Ff1 Carassius auratus L. Carassio dorato o pesce rosso Cyprinidae alloctona /acclimatata Af1 Af2 Af3 Ff1 Barbus (Bp.) plebejus Cypriniformes Cypriniformes Cyprinidae alloctona /acclimatata Af1 Af2 Af3 Ff1 Cypriniformes Cyprinidae alloctona Af2 Carpa erbivora Cypriniformes Cyprinidae alloctona Ff1 Pseudorasbora parva Pseudorasbora Cypriniformes Cyprinidae alloctona Af3 Rhodeus sericeus Rodeo amaro Cypriniformes Cyprinidae alloctona Af3 Abramis brama Abramide Cypriniformes Cyprinidae alloctona Af3 autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Cyprinus carpio L. Carpa Hypophthalmichthys sp. Carpa grossa Ctenopharyngodon idella Cobitis taenia L. Cobite testa Cypriniformes 22 Cobitidae Sabanejewia larvata Cobite mascherato Cypriniformes Cobitidae autoctona Af3 Ff1 Orthrias barbatulus Cobite barbatello Cypriniformes Homalopteridae autoctona Af2 Ictalurus (Rafin.) Pesce gatto Siluriformes Ictaluridae alloctona /acclimatata Af1 Af3 Ff1 Af1 Af3 Ff1 melas Silurus glanis L. Siluro Siluriformes Siluridae alloctona /acclimatata Lota lota L. Bottatrice Gadiformes Gadidae alloctona Af1 alloctona /acclimatata Af1 Af2 Af3 Ff1 Gambusia holbrooki Gambusia Gir. Cyprinodontiformes Poecilidae Perca fluviatilis L. Pesce persico Perciformes Percidae autoctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Stizostedion lucioperca Lucioperca Perciformes Percidae alloctona Af3 alloctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Centrarchidae alloctona Af1 Af2 Af3 Ff1 Micropterus salmoides L. Persico trota Perciformes Lepomis gibbosus L. Persico sole Liza ramada Muggine calamita o Perciformes cefalo caustelo Mugilidae autoctona Af2 Salaria (Asso) Cagnetta Blennidae autoctona Af1 fluviatilis Perciformes Centrarchidae Perciformes Padogobius martensii (Gthr.) Ghiozzo padano Perciformes Gobiidae autoctona Af1 Af2 Ff1 Orsinogobius punctatissimus (Cnstr.) Panzarolo Perciformes Gobiidae autoctona Af1 In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie ittiche: 23 2 LC 2,5 EN Acipenser sturio A 2 CR 2,4 CR EN Acipenser naccarii B 2 VU 2,4 CR EN Anguilla anguilla (L.) Alosa fallax (Lacèp.) Altre fonti (Check list delle specie della fauna italiana) Lethenteron zanandreai Status in Veneto Direttiva Habitat 92/43/CEE EN Status in Italia Categoria IUCN RED list 2008 2 L. 157/92 Berna LC Bonn 3 CITES Petromyzon marinus Nome scientifico endemica endemica CR 2 LC 2,5 Salmo (trutta) trutta L. Salmo carpio L. CR CR Oncorhynchus mykiss (Walb.) Salvelinus fontinalis Coregonus lavaretus L. Thymallus thymallus VU 2 Esox lucius L. Rutilus pigus LC 5 LC 3 LC 2 Rutilus erythrophthalmus Zerunian endemica Leuciscus cephalus L. LC Phoxinus phoxinus LC Tinca tinca L. LC Scardinius erythrophthalmus L. LC Alburnus alburnus alborella (De Fil.) endemica Chondrostoma soetta (Bp) 3 EN 2 endemica Chondrostoma genei (Bp.) 3 LC 2 endemica LC 2 LC 2,5 Gobio gobio L. Barbus plebejus (Bp.) 3 Barbus meriodionalis 3 Carassius carassius 2,5 LC Carassius auratus L. Cyprinus carpio L. VU Hypophthalmichthys sp. Ctenopharyngodon idella Pseudorasbora parva Rhodeus sericeus 3 Abramis brama Cobitis taenia L. LC 2 LC 3 24 LC 2 Sabanejewia larvata 3 LC 3 LC 2 endemica Orthrias barbatulus Ictalurus melas (Rafin.)* Silurus glanis L.* Lota lota L. LC Gambusia holbrooki Gir. Perca fluviatilis L. LC Stizostedion lucioperca LC Micropterus salmoides L. Lepomis gibbosus L. Liza ramada LC Salaria fluviatilis (Asso) LC Padogobius martensii (Gthr.) 3 Orsinogobius punctatissimus (Cnstr.) LC endemica NT EN endemica NB: per lo stato in Italia si sono tratte le informazioni dal “Libro rosso degli animali d’Italia” WWF, 1998. Anfibi L'indagine sulla distribuzione erpetologica nell'ambito della provincia veronese si inserisce in uno studio ad una scala, maggiore rispetto a quella provinciale, che riguarda tutta la Regione Veneto. Il risultato di questo studio ha prodotto un atlante pubblicato nel 2007: Bonato L., Fracasso G., Pollo R., Richard J., Semenzato M. (eds), Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed.. Per la redazione di questo atlante sono state considerate segnalazioni di presenze relative al periodo 1980-2003 con l’integrazione di alcuni dati successivi al 2003 per una migliore documentazione della presenza e distribuzione di alcune specie. Da questo atlante si è cercato in seguito di estrapolare i dati relativi al territorio provinciale. Nome scientifico Nome comune Ordine Famiglia XYZ… Fonti Salamandra Salamandra Urodela Salamndridae salamandra pezzata autoctona Ae1 Mesotrion alpestris Tritone alpestre Urodela Salamndridae autoctona Ae1 Triturus carnifex Tritone crestato italiano Urodela Salamndridae autoctona Ae1 Lissotriton vulgaris Tritone puntegiato Urodela Salamndridae autoctona Ae1 Bombina variegata Ululone dal Anura ventre giallo Discoglossidae autoctona Ae1 Bufo bufo Rospo comune Bufonidae autoctona Ae1 Anura 25 Bufo viridis Rospo smeraldino Anura Bufonidae autoctona Ae1 Hyla intermedia Raganella italica Anura Hylidae autoctona Ae1 Rana Rana toro catesbeiana Anura Ranidae introdotta Rana synklepton esculenta Rana verde Anura Ranidae autoctona Ae1 Rana dalmatina Rana dalmatina o Anura agile Ranidae autoctona Ae1 Rana latastei Rana Lataste Anura Ranidae endemica Rana temporaria. Rana temporaria Anura Ranidae autoctona Ae1 di Ae1 Ae1 Tra queste si inserisce la Rana di Lessona Rana lessonae che, secondo le informazioni fornite dal Museo di Scienze Naturali del Comune di Verona, è nota solo per alcune stazioni della pianura veronese. Questa specie appartiene alle Rane verdi e, con la Rana di Lessona, forma popolazioni miste classificate appunto come Rana synklepton esculenta. Bufo bufo (Linnaeus, 1758) Bufo viridis Laurenti, 1768 Bombina variegata (Linnaeus, 1758) Hyla intermedia Boulenger, 1882 Rana catesbeiana Saw, 1802 Rana dalmatina Bonaparte, 1840 Rospo comune Rospo smeraldino Ululone dal ventre giallo Raganella italiana Rana toro Rana agile VU in pianura 3 2 4 CR in pianura, VU sui rilievi 2,4 NT 2 3 3 2 26 LR DD B 4 VU in pianura, NT sui rilievi CHECKLIST STATUS IN ITALIA STATUS NEL VENETO HABITAT BONN CITES specie_it BERNA Ap.2 Nome scientifico L. 157/92 In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie: Rana latastei Boulenger, 1879 Rana temporaria Linnaeus, 1758 Rana di Lataste Rana temporaria VU 2 2,4 3 5 EN E, M LR NT Salamandra salamandra (Linnaeus, 1758) Triturus alpestris (Laurenti, 1768) Salamandra pezzata Tritone alpino Triturus carnifex (Laurenti, 1768) Tritone crestato italiano 2 Triturus vulgaris (Linnaeus, 1758) Tritone punteggiato 3 3 LC 3 EN sui rilievi, VU in 2,4 pianura VU in pianura, EN sui rilievi E Rettili In tabella viene riportata la check list delle specie di rettili riscontrate in Provincia di Verona come indicato dall’Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto più volte segnalato. Nome scientifico Nome comune Ordine Emys orbicularis Testuggine palustre europea XYZ… Fonti Testudines Emidae autoctona Af1 Trachemys scripta Testuggine palustre dalle Testudines Emidae orecchie rosse introdotta Af1 Tarentola mauritanica Geco comune Squamata Gekkonidae autoctona Af1 Anguis fragilis Orbettino Squamata Anguidae autoctona Af1 Lacerta bilineata Ramarro occidentale Squamata Lacertidae autoctona Af1 Podarcis muralis Lucertola muraiola Squamata Lacertidae autoctona Af1 Podarcis siculus Lucertola campestre Squamata Lacertidae autoctona Af1 Zootoca vivipara Lucertola vivipara Squamata Lacertidae autoctona Af1 Coronella austriaca Colubro liscio Squamata Colubridae autoctona Af1 Hierophis viridiflavus Biacco Squamata Colubridae autoctona Af1 27 Famiglia Natrix natrix Natrice dal collare Squamata Colubridae autoctona Af1 Natrix tessellata Natrice tassellata Squamata Colubridae autoctona Af1 Zamenis longissimus Saettone comune Squamata Colubridae autoctona Af1 Vipera aspis Vipera comune Squamata Viperidae autoctona Af1 Vipera berus Marasso Squamata Viperidae autoctona Af1 Anguis fragilis Linnaeus, 1758 Orbettino Coluber viridiflavus Lacépède, 1789 Biacco Coronella austriaca Laurenti, 1768 Colubro liscio Elaphe longissima (Laurenti, 1768) Saettone Natrix natrix Natrice dal (Linnaeus, 1758) collare Natrix tessellata Natrice (Laurenti, 1768) tassellata Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758) Podarcis muralis (Laurenti, 1768) Podarcis sicula (Rafinesque, 1810) Zootoca vivipara Jacquin, 1787 Vipera aspis (Linnaeus, 1758) 3 2 4 2 4 2 4 3 2 VU in pianura NT in pianura VU in pianura CR in pianura NT in pianura VU 4 NA Tarantola muraiola Lucertola muraiola Lucertola campestre Lucertola vivipera Vipera comune 3 2 4 EN 2 4 3 3 28 LR CR in pianura, VU sui rilievi CHECKLIST STATUS IN ITALIA STATUS NEL VENETO HABITAT Ap.2 BONN Ap.1 CITES All. A Nome comune BERNA Nome scientifico L. 157/92 In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie erpetologiche: Vipera berus (Linnaeus, 1758) Emys orbicularis (Linnaeus, 1758) Marasso Testuggine d'acqua Trachemys (=Pseudemys) scripta Agassiz, 1857 Testuggine dalle orecchie rosse RE in pianura VU in pianura 2,4 LR 3 2 3 Uccelli Si riporta di seguito la check list delle specie ornitologiche dellaProvincia di verona desunte dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale. In colonna X,Y,Z sono presenti le seguenti informazioni: B = nidificante S = sedentaria M = migratrice W =svernante E = estivante A =accidentale (più numero di ossservaz note) (A) = accident da conf Reg = regolare Irr = irregolare Parz =parziale ? = dato dubbio * = da confermare Nome scientifico Gavia stellata Gavia arctica Tachybaptus ruficollis Podiceps cristatus Podiceps grisegena Podiceps auritus Podiceps nigricollis Phalacrocorax carbo Botaurus stellaris Ixobrychus minutus Nycticorax nycticorax Ardeola ralloides Bubulcus ibis Nome comune Ordine Famiglia XYZ… Fonti Strolaga minore Strolaga mezzana Gaviiformes Gaviidae M irr, W irr Eb1 Gaviiformes Gaviidae M reg, W Eb1 Tuffetto Svasso maggiore Svasso collorosso Podicipediformes Podicipedidae SB par, M reg, W Eb1 Podicipediformes Podicipedidae SB par, M reg, W Eb1 Podicipediformes Podicipedidae M reg, W Eb1 Svasso cornuto Podicipediformes Podicipedidae M irr, W irr Eb1 Svasso piccolo Podicipediformes M reg, W, E par Eb1 Cormorano Pelacaniformes Podicipedidae Phalacrocoracida e M reg W Eb1 Tarabuso Ciconiformes Ardeidae M reg W B Eb1 Tarabusino Ciconiformes Ardeidae Eb1 Nitticora Ciconiformes Ardeidae M reg B M reg, E, W irr?, (B estinta) Eb1 Sgarza ciuffetto Airone guardabuoi Ciconiformes Ardeidae M reg, E (B estinta) Eb1 Ciconiformes Ardeidae M reg, W, E Eb1 29 Egretta garzetta Egretta alba Garzetta Airone bianco maggiore Ciconiformes Ardeidae M reg, W, E (B?) Eb1 Ciconiformes Ardeidae M reg W Eb1 Ardea cinerea Ardea purpurea Airone cenerino Ciconiformes Ardeidae M reg, W, B Eb1 Airone rosso Ciconiformes Ardeidae M reg, B Eb1 Ciconia nigra Cicogna nera Ciconiformes Ciconidae Ciconia ciconia Cicogna bianca Plegadis falcinellus Mignattaio Platalea leucorodia Spatola Ciconiformes Ciconiformes Ciconiformes M irr M reg, E irr (Sorgà Ciconidae 2002) A (Ronco all'Adige, Threskiornithidae anni 1990) Eb1 Eb1 Eb1 Phoenicopterus ruber Fenicottero Ciconiformes Threskiornithidae M irr A 3? (Garda 1919, Casaleone e S.Michele 1994, Brusà Phoenicopteridae Vallette 1998?) Cygnus olor Cigno reale Anseriformes Anatidae Anser fabalis Oca granaiola Anseriformes Anser albifrons Oca lombardella Anser anser Tadorna tadorna Eb1 Eb1 Eb1 Anatidae SB, M reg, W M irr, W irr (Frassino 2003) Eb1 Anseriformes Anatidae M reg? Eb1 Oca selvatica Anseriformes Anatidae M irr Eb1 Volpoca Anseriformes Anatidae Eb1 Anas penelope Fischione Anseriformes Anatidae Anas strepera Canapiglia Anseriformes Anatidae M reg M reg W irr (Frassino 2003) M reg W irr (Frassino 2003) Eb1 Anas crecca Anas platyrhynchos Alzavola Anseriformes Anatidae M reg W B par Eb1 Germano reale Anseriformes Anatidae SB M reg W Eb1 Anas acuta Anas querquedula Codone Anseriformes Anatidae M reg, W irr Eb1 Marzaiola Anseriformes Anatidae M reg B Eb1 Anas clypeata Mestolone Anseriformes Anatidae reg W BM Eb1 Netta rufina Fistione turco Anseriformes Anatidae M reg, W irr (B irr?) Eb1 Aythya ferina Anseriformes Anatidae M reg, W, E par Eb1 Aythya nyroca Moriglione Moretta tabaccata Anseriformes Anatidae M reg, W irr (2002) Eb1 Aythya fuligula Moretta Anseriformes Anatidae M reg, W, E par Eb1 Aythya marila Clangula hyemalis Moretta grigia Anseriformes Anatidae Eb1 Moretta codona Anseriformes Anatidae Eb1 Melanitta fusca Bucephala clangula Mergus albellus Mergus serrator Mergus merganser Pernis apivorus Orco marino Anseriformes Anatidae M reg, W M irr, W irr (Peschiera 2002) M reg, W irr (Peschiera 2003) Quattrocchi Anseriformes Anatidae M reg, W Eb1 Pesciaiola Anseriformes Anatidae M reg, W Eb1 Smergo minore Smergo maggiore Falco pecchiaiolo Anseriformes Anatidae M reg, W Eb1 Anseriformes Anatidae M irr Eb1 Accipitriformes Accipitridae M reg B Eb1 30 Eb1 Eb1 Milvus migrans Nibbio bruno Accipitriformes Accipitridae M reg B Eb1 Milvus milvus Gypaetus barbatus Neophron pernopterus Nibbio reale Accipitriformes Accipitridae M irr Eb1 Gipeto Accipitriformes Accipitridae Eb1 Capovaccaio Accipitriformes Accipitridae Gyps fulvus Circaetus gallicus Circus aeruginosus r Circus cyaneus Circus pygargus Accipiter gentilis Grifone Accipitriformes Accipitridae A 1 (M. Baldo 1992) A 2 (Mizzole 1948, S. Mauro di Saline1984) A 6 (Villabartolomea 1919, Bovolone 1938, Caprino 1955 o 1958, 1970, 1977,Valpolicella 199?) Eb1 Biancone Accipitriformes Accipitridae M reg B Eb1 Falco di palude Accipitriformes Accipitridae SB M reg W pa Eb1 Albanella reale Accipitriformes Accipitridae M reg, W Eb1 Albanella minore Accipitriformes Accipitridae M reg, B Eb1 Astore Accipitriformes Accipitridae SB Eb1 Accipiter nisus Sparviere Accipitriformes Accipitridae SB M reg W Eb1 Buteo buteo Poiana Poiana codabianca Accipitriformes Accipitridae SB M reg W Eb1 Accipitriformes Accipitridae A 1 (Quinzano 1935) Eb1 Poiana calzata Aquila anatraia maggiore Accipitriformes Accipitridae M irr? Eb1 Accipitriformes Accipitridae A Eb1 Aquila reale Accipitriformes Accipitridae SB Eb1 Aquila minore Accipitriformes Accipitridae M irr? Eb1 Falco pescatore Accipitriformes Pandionidae M reg Eb1 Grillaio Falconiformes Falconidae A 1 (M. Baldo 1992?) Eb1 Gheppio Falconiformes Falconidae SB M reg W Eb1 Falco cuculo Falconiformes Falconidae M reg Eb1 Smeriglio Falconiformes Falconidae M reg, W irr Eb1 Falco subbuteo Lodolaio Falconiformes Falconidae Eb1 Falco biarmicus Falco peregrinus Bonasa bonasia Lanario Falconiformes Falconidae M reg A 1 (Roverè di Velo 1901) Falco pellegrino Francolino di monte Falconiformes Falconidae M reg, B, W Eb1 Galliformes Tetraonidae SB Eb1 Buteo rufinus Buteo lagopus Aquila clanga Aquila chrysaetos Hieraaetus pennatus Pandion haliaetus Falco naumanni Falco tinnunculus Falco vespertinus Falco columbarius Lagopus mutus Tetrao tetrix Tetrao urogallus Alectoris graeca Eb1 Eb1 Pernice bianca Fagiano di monte Galliformes Tetraonidae SB Eb1 Galliformes Tetraonidae SB Eb1 Gallo cedrone Galliformes Tetraonidae SB Eb1 Coturnice Galliformes Phasianidae SB Eb1 31 Perdix perdix Coturnix coturnix Phasianus colchicus Rallus aquaticus Porzana porzana Starna Galliformes Phasianidae SB Eb1 Quaglia Galliformes Phasianidae M reg B Eb1 Fagiano comune Galliformes Phasianidae SB Eb1 Porciglione Gruiformes Rallidae SB M reg W Eb1 Voltolino Gruiformes Rallidae M reg B irr Eb1 Porzana parva Porzana pusilla Schiribilla Schiribilla grigiata Gruiformes Rallidae M reg Eb1 Gruiformes Rallidae A? (M irr?) Eb1 Crex crex Gallinula chloropus Re di quaglie Gallinella d'acqua Gruiformes Rallidae M reg Eb1 Gruiformes Rallidae SB Eb1 Fulica atra Folaga Gruiformes Rallidae SB, M reg, W Eb1 Grus grus Gru Gruiformes Gruidae M irr Eb1 Tetrax tetrax Gallina prataiola Gruiformes Otididae Eb1 Otis tarda Himantopus himantopus Burhinus oedicnemus Cursorius cursor Charadrius dubius Charadrius hiaticula Charadrius alexandrinus Charadrius morinellus Pluvialis apricaria Vanellus vanellus Otarda Gruiformes Otididae M irr, W irr (1993) A 3 (Valeggio 1910, Isola della Scala1965 e 1968) Eb1 Cavaliere d'Italia Charadriiformes Recurvirostridae M reg B Eb1 Occhione Charadriiformes Burhinidae Eb1 Corrione biondo Charadriiformes Glareolidae M irr A 1 (Isola della Scala 1914) Corriere piccolo Charadriiformes Charadriidae M reg B Eb1 Corriere grosso Charadriiformes Charadriidae M irr? Eb1 Fratino Charadriiformes Charadriidae M irr? Eb1 Piviere tortolino Charadriiformes Charadriidae M irr Eb1 Piviere dorato Charadriiformes Charadriidae M reg, W par Eb1 Pavoncella Charadriiformes Charadriidae M reg B W Eb1 Calidris minuta Calidris temminckii Calidris ferruginea Calidris maritima Philomachus pugnax Lymnocryptes minimus Gallinago gallinago Gallinago media Scolopax rusticola Gambecchio Gambecchio nano Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Charadriiformes Scolopacidae M irr? Eb1 Piovanello Piovanello violetto Charadriiformes Scolopacidae M irr Eb1 Charadriiformes Scolopacidae A 1 (Peschiera 1974) Eb1 Combattente Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Frullino Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Beccaccino Charadriiformes Scolopacidae M reg, W Eb1 Croccolone Charadriiformes Scolopacidae M reg? Eb1 Beccaccia Charadriiformes Scolopacidae M reg B par Eb1 Limosa limosa Pittima reale Charadriiformes Scolopacidae M irr? Eb1 32 Eb1 Numenius arquata Tringa erythropus Chiurlo maggiore Charadriiformes Scolopacidae M reg W irr Eb1 Totano moro Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Tringa totanus Tringa nebularia Tringa ochropus Pettegola Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Pantana Piro piro culbianco Piro piro boschereccio Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Charadriiformes Scolopacidae M reg Eb1 Charadriiformes Scolopacidae M reg, W par, E Eb1 Piro piro piccolo Falaropo beccosottile Charadriiformes Scolopacidae Eb1 Charadriiformes Scolopacidae M reg B W A 1 (Ronco all'Adige 1998) Eb1 Tringa glareola Actitis hypoleucos Phalaropus lobatus Stercorarius parasiticus Stercorarius longicaudus Larus melanocephalu s Labbo Labbo codalunga Charadriiformes Stercorariidae A Eb1 Charadriiformes Stercorariidae A Eb1 Gabbiano corallino Charadriiformes Laridae A 2 (Verona 2001, Campanello 2002) Eb1 Larus minutus Larus ridibundus Gabbianello Gabbiano comune Charadriiformes Laridae M reg W Eb1 Charadriiformes Laridae M reg W E par Eb1 Larus canus Gavina Charadriiformes Laridae M reg W Eb1 Larus fuscus Larus argentatus Larus cachinnas Zafferano Gabbiano reale nordico Charadriiformes Laridae M reg? W? Eb1 Charadriiformes Laridae M reg W Eb1 Gabbiano reale Charadriiformes Laridae SB, M reg, W Eb1 Larus marinus Charadriiformes Laridae A? Eb1 Charadriiformes Laridae M irr? Eb1 Sterna nilotica Mugnaiaccio Gabbiano tridattilo Sterna zampenere Charadriiformes Sternidae A 1? (Isola d. S. 2002) Eb1 Sterna caspia Sterna maggiore Charadriiformes Sternidae A 1 (Lazise 1910) Eb1 Sterna hirundo Sterna comune Charadriiformes Sternidae Eb1 Sterna fuscata Sterna scura Charadriiformes Sternidae M reg, E A 1 (Lago di Garda 1909) Sterna albifrons Chlidonias hybridus Chlidonias niger Chlidonias leucopterus Fraticello Mignattino piombato Charadriiformes Sternidae Charadriiformes Sternidae Mignattino Mignattino alibianche Charadriiformes Sternidae Charadriiformes Alca torda Gazza marina Piccione selvatico Rissa tridactyla Columba livia M reg, E M reg, W (Peschiera dal 1999/2000) Eb1 Eb1 Eb1 Sternidae M reg A 1? (Pellegrina 1987) Eb1 Eb1 Charadriiformes Alcidae A 1? (1930) Eb1 Columbiformes Columbidae SB Eb1 Columba oenas Columba palumbus Streptopelia decaocto Colombella Columbiformes Columbidae M reg?, W? Eb1 Colombaccio Tortora dal collare Columbiformes Columbidae SB M reg W Eb1 Columbiformes Columbidae SB Eb1 Streptopelia Tortora Columbiformes Columbidae M reg B Eb1 33 turtur Streptopelia orientalis Cuculus canorus Tortora orientale Columbiformes Columbidae A 1 (Tregnago 1901) Eb1 Cuculo Cuculiformes Cuculidae M reg B Eb1 Tyto alba Barbagianni Strigiformes Tytonidae SB Eb1 Otus scops Assiolo Strigiformes Strigidae M reg B Eb1 Bubo bubo Glaucidium passerinum Gufo reale Strigiformes Strigidae SB Eb1 Civetta nana Strigiformes Strigidae M irr? Eb1 Civetta Athene noctua Strigiformes Strigidae SB Eb1 Strix aluco Allocco Strigiformes Strigidae SB Eb1 Asio otus Gufo comune Strigiformes Strigidae SB par M reg W Eb1 Asio flammeus Aegolius funereus Caprimulgus europaeus Gufo di palude Civetta capogrosso Strigiformes Strigidae M irr, W irr Eb1 Strigiformes Strigidae SB Eb1 Succiacapre Caprimulgiformes Caprimulgidae M reg B Eb1 Apus apus Rondone Apodiformes Apodidae M reg B Eb1 Apus pallidus Rondone pallido Rondone maggiore Apodiformes Apodidae M reg? Eb1 Apodiformes Apodidae M reg B Eb1 Apus melba Alcedo atthis Merops apiaster Martin pescatore Coraciiformes Alcedinidae SB M reg W Eb1 Gruccione Coraciiformes Meropidae M reg B Eb1 Upupa epops Upupa Coraciiformes Upupidae M reg B Eb1 Jynx torquilla Torcicollo Piciformes Picidae M reg B W irr Eb1 Picus viridis Dryocopus martius Dendrocopos major Dendrocopos minor Calandrella brachydactyla Galerida cristata Picchio verde Piciformes Picidae SB Eb1 Picchio nero Picchio rosso maggiore Picchio rosso minore Piciformes Picidae SB Eb1 Piciformes Picidae SB Eb1 Piciformes Picidae M irr Eb1 Calandrella Passeriformes Alaudidae M reg B Eb1 Cappellaccia Passeriformes Alaudidae SB Eb1 Lullula arborea Alauda arvensis Tottavilla Passeriformes Alaudidae SB M reg Eb1 Allodola Passeriformes Alaudidae SB M reg W Eb1 Riparia riparia Ptyonoprogne rupestris Topino Rondine montana Passeriformes Hirundinidae M reg B Eb1 Passeriformes Hirundinidae M reg B W Eb1 Passeriformes Hirundinidae Eb1 Passeriformes Hirundinidae M reg B A 2 (Verona 1991, 2000) Eb1 Balestruccio Passeriformes Hirundinidae M reg B Eb1 Calandro Passeriformes Motacillidae M reg B Eb1 Prispolone Passeriformes Motacillidae M reg B Eb1 Pispola Passeriformes Motacillidae M reg W Eb1 Hirundo rustica Rondine Rondine Hirundo daurica rossiccia Delichon urbica Anthus campestris Anthus trivialis Anthus pratensis 34 Anthus spinoletta Spioncello Passeriformes Motacillidae M reg B W Eb1 Motacilla flava Motacilla cinerea Cutrettola Passeriformes Motacillidae M reg B Eb1 Ballerina gialla Passeriformes Motacillidae SB, M reg, W Eb1 Motacilla alba Bombycilla garrulus Ballerina bianca Passeriformes Motacillidae SB, M reg, W Eb1 Beccofrusone Passeriformes Bombycillidae M irr, W irr Eb1 Cinclus cinclus Troglodytes troglodytes Prunella modularis Merlo acquaiolo Passeriformes Cinclidae SB Eb1 Scricciolo Passera scopatola Passera scopaiola asiatica Passeriformes Troglodytidae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Prunellidae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Prunellidae A 2 (1901, 1907) Eb1 Prunella montanella Prunella collaris Erithacus rubecula Luscinia megarhynchos Luscinia svecica Phoenicurus ochruros Phoenicurus phoenicurus Saxicola rubetra Saxicola torquata Oenanthe oenanthe Oenanthe hispanica Monticola saxatilis Monticola solitarius Turdus torquatus Sordone Passeriformes Prunellidae SB, M reg, W Eb1 Pettirosso Passeriformes Turdidae SB, M reg, W Eb1 Usignolo Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Pettazzurro Codirosso spazzacamino Passeriformes Turdidae M reg W irr Eb1 Passeriformes Turdidae M reg B W Eb1 Codirosso Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Stiaccino Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Saltimpalo Passeriformes Turdidae SB, M reg, W Eb1 Culbianco Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Monachella Passeriformes Turdidae M irr, B irr Eb1 Codirossone Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Passero solitario Passeriformes Turdidae SB par, M reg Eb1 Merlo dal collare Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Turdus merula Merlo Passeriformes Turdidae SB, M reg, W Eb1 Turdus pilaris Turdus philomelos Cesena Passeriformes Turdidae M reg B W Eb1 Tordo bottaccio Passeriformes Turdidae M reg B W Eb1 Turdus iliacus Turdus viscivorus Tordo sassello Passeriformes Turdidae M reg, W Eb1 Tordela Usignolo di fiume Passeriformes Turdidae M reg B Eb1 Passeriformes Sylviidae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Sylviidae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Sylviidae M reg Eb1 Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Passeriformes Sylviidae M reg, W Eb1 Cettia cetti Cisticola juncidis Locustella naevia Locustella luscinioides Acrocephalus melanopogon Beccamoschino Forapaglie macchiettato Salciaiola Forapaglie castagnolo 35 Acrocephalus paludicola Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus palustris Acrocephalus scirpaceus Acrocephalus arundinaceus Hippolais icterina Hippolais polyglotta Sylvia cantillans Sylvia melanocephala Pagliarolo Passeriformes Sylviidae M irr ? Eb1 Forapaglie Cannaiola verdognola Passeriformes Sylviidae M reg, B irr Eb1 Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Cannaiola Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Cannareccione Canapino maggiore Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Passeriformes Sylviidae M reg Eb1 Canapino Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Sterpazzolina Passeriformes Sylviidae M irr Eb1 Occhiocotto Passeriformes Sylviidae SB, M reg Eb1 Sylvia hortensis Bigia grossa Passeriformes Sylviidae M irr Eb1 Sylvia nisoria Bigia padovana Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Sylvia curruca Sylvia communis Bigiarella Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Sterpazzola Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Sylvia borin Sylvia atricapilla Phylloscopus bonelli Phylloscopus sibilatrix Phylloscopus collybita Phylloscopus trochilus Regulus regulus Regulus ignicapillus Muscicapa striata Ficedula albicollis Ficedula hypoleuca Panurus biarmicus Aegithalos caudatus Beccafico Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Capinera Passeriformes Sylviidae SB, M reg, W Eb1 Luì bianco Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Luì verde Passeriformes Sylviidae M reg B Eb1 Luì piccolo Passeriformes Sylviidae SB par M reg W Eb1 Luì grosso Passeriformes Sylviidae M reg Eb1 Regolo Passeriformes Sylviidae SB, M reg, W Eb1 Fiorrancino Passeriformes Sylviidae SB, M reg, W Eb1 Pigliamosche Passeriformes Muscicapidae M reg B Eb1 Balia dal collare Passeriformes Muscicapidae M reg? Eb1 Balia nera Passeriformes Muscicapidae M reg Eb1 Basettino Passeriformes Timalidae SB Eb1 Codibugnolo Passeriformes Aegithalidae SB, M reg, W Eb1 Parus palustris Parus montanus Cincia bigia Cincia bigia alpestre Passeriformes Paridae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Paridae SB Eb1 Parus cristatus Cincia dal ciuffo Passeriformes Paridae SB Eb1 Parus ater Parus caeruleus Cincia mora Passeriformes Paridae SB, M reg, W Eb1 Cinciarelle Passeriformes Paridae SB, M reg, W Eb1 Parus major Cinciallegra Passeriformes Paridae SB, M reg, W Eb1 Sitta europaea Picchio muratore Passeriformes Sittidae SB, M reg, W Eb1 36 Tichodroma muraria Certhia familiaris Certhia brachydactyla Remiz pendulinus Picchio muraiolo Rampichino alpestre Passeriformes Tichodromadidae SB Eb1 Passeriformes Certhiidae SB Eb1 Rampichino Passeriformes Certhiidae SB Eb1 Pendolino Passeriformes Remizidae SB, M reg, W Eb1 Oriolus oriolus Rigogolo Passeriformes Oriolidae M reg B Eb1 Lanius collurio Averla piccola Passeriformes Laniidae M reg B Eb1 Lanius minor Lanius excubitor Averla cenerina Passeriformes Laniidae M reg B Eb1 Averla maggiore Passeriformes Laniidae M reg, W irr Eb1 Lanius senator Garrulus glandarius Averla capirossa Passeriformes Laniidae M reg B Eb1 Ghiandaia Passeriformes Corvidae SB, M reg, W Eb1 Pica pica Nucifraga caryocatactes Pyrrhocorax graculus Pyrrhocorax pyrrhocorax Corvus monedula Corvus frugilegus Gazza Passeriformes Corvidae SB Eb1 Nocciolaia Passeriformes Corvidae SB Eb1 Gracchio alpino Gracchio corallino Passeriformes Corvidae Eb1 Passeriformes Corvidae SB A 2 (M.te Baldo 1911, Avesa 1952) Taccola Passeriformes Corvidae Corvo Passeriformes Corvus corone Cornacchia Corvus corax Sturnus vulgaris Eb1 Corvidae SB, M reg, W M reg W (B estinto 1936) Eb1 Passeriformes Corvidae SB Eb1 Corvo imperiale Passeriformes Corvidae SB, M reg, W Eb1 Storno Passeriformes Sturnidae SB, M reg, W Eb1 Sturnus roseus Passer domesticus Passer domesticus italiae Passer montanus Petronia petronia Montifringilla nivalis Fringilla coelebs Fringilla montifringilla Storno roseo Passera oltremontana Passeriformes Sturnidae M irr Eb1 Passeriformes Passeridae A Eb1 Passera d'Italia Passera mattugia Passeriformes Passeridae SB Eb1 Passeriformes Passeridae Eb1 Passera lagia Passeriformes Passeridae SB, M reg, W A 5 (1901, 1901, 1910, 1927, 1929) Eb1 Fringuello alpino Passeriformes Passeridae SB? Eb1 Fringuello Passeriformes Fringillidae SB, M reg, W Eb1 Peppola Passeriformes Fringillidae M reg W Eb1 Serinus serinus Serinus citrinella Carduelis chloris Carduelis carduelis Carduelis spinus Verzellino Passeriformes Fringillidae SB M reg W Eb1 Venturose Passeriformes Fringillidae M irr? Eb1 Verdone Passeriformes Fringillidae SB, M reg, W Eb1 Cardellino Passeriformes Fringillidae SB, M reg, W Eb1 Lucherino Passeriformes Fringillidae M reg, W Eb1 37 Eb1 Carduelis cannabina Carduelis cabaret Passeriformes Fringillidae M reg, B, W Eb1 Passeriformes Fringillidae Eb1 Crociere fasciato Passeriformes Fringillidae SB A1 (Boscochiesanuova 1969) Crociere Ciuffolotto scarlatto Passeriformes Fringillidae Eb1 Passeriformes Fringillidae SB, M reg, W A 1? (Casaleone 1990) Eb1 Ciuffolotto Passeriformes Fringillidae SB, M reg, W Eb1 Frosone Passeriformes Fringillidae Eb1 Calcarius lapponicus Plectrophenax nivalis Emberiza leucocephalos Emberiza citrinella Zigolo di Lapponia Passeriformes Emberizidae M reg W A 5 (Pescantina 1910, 1911, S. Giorgio 1978, 1982, Oliosi 1987) Zigolo delle nevi Passeriformes Emberizidae Zigolo golarossa Passeriformes Zigolo giallo Emberiza cirlus Emberiza cia Emberiza hortulana Emberiza pusilla Emberiza schoeniclus Emberiza bruniceps Emberiza melanocephala Miliaria calandra Loxia leucoptera Loxia curvirostra Carpodacus erythrinus Pyrrhula pyrrhula Coccothraustes coccothraustes Fanello Organetto minore Eb1 Eb1 Emberizidae M irr A 1? (Pescantina 1901) Eb1 Eb1 Passeriformes Emberizidae M reg, B, W par Eb1 Zigolo nero Passeriformes Emberizidae M reg, B, W par Eb1 Zigolo muciatto Passeriformes Emberizidae M reg, B, W par Eb1 Ortolano Passeriformes Emberizidae Eb1 Zigolo minore Migliarino di palude Zigolo testa aranciata Passeriformes Emberizidae M reg, B A 1? (Valle Zerpa 1900) Eb1 Passeriformes Emberizidae SB, M reg, W Eb1 Passeriformes Emberizidae A 1 (Legnago 1931) Eb1 Zigolo capinero Passeriformes Emberizidae M irr Eb1 Strillozzo Passeriformes Emberizidae M reg, B, W Eb1 Strolaga minore x x 2 38 IUCN 2 CHECKLIST x BONN x BERNA Strolaga mezzana CITES 79/409 CEE Ap.3/II 79/409 CEE Ap.3/I 79/409 CEE Ap.1 79/409 CEE Ap.2/II L. 157/92 Gavia arctica (Linnaeus, 1758) Gavia stellata (Pontoppidan, 1763) Nome comune L. 157/92 art. 2 Nome scientifico 79/409 CEE Ap.2/I In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie ornitologiche: Podiceps auritus (Linnaeus, 1758) Podiceps cristatus (Linnaeus, 1758) Podiceps grisegena (Boddaert, 1783) Podiceps nigricollis (Brehm C.L., 1831) Tachybaptus ruficollis (Pallas, 1764) Phalacrocorax carbo (Linnaeus, 1758) Ardea cinerea (Linnaeus, 1758) Ardea purpurea Linnaeus, 1766 Ardeola ralloides (Scopoli, 1769) Botaurus stellaris (Linnaeus, 1758) Bubulcus ibis (Linnaeus, 1758) Egretta alba (Linnaeus, 1758) Egretta garzetta (Linnaeus, 1766) Ixobrychus minutus (Linnaeus, 1766) Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1758) Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758) Ciconia nigra (Linnaeus, 1758) Platalea leucorodia Linnaeus, 1758 Plegadis falcinellus (Linnaeus, 1766) Anas acuta Linnaeus, 1758 Anas clypeata Linnaeus, 1758 Anas crecca Linnaeus, 1758 Anas penelope Linnaeus, 1758 Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758 Anas querquedula Linnaeus, 1758 Anas strepera Linnaeus, 1758 Svasso cornuto x Svasso maggiore x 3 Svasso collorosso x 2 Svasso piccolo x 2 Tuffetto x 2 Cormorano x 3 Airone cenerino x 3 Airone rosso x x 2 Sgarza ciuffetto x x 2 x 2 Tarabuso x x 2 Airone guardabuoi Airone bianco maggiore x 2 x x 2 Garzetta x x 2 Tarabusino x x 2 Nitticora x x 2 Cicogna bianca x x 2 2 Cicogna nera x x 2 A 2 Spatola x x 2 A 2 Mignattaio x x 2 Codone x x 3 2 Mestolone x x 3 2 Alzavola x x 3 2 Fischione x x 3 2 Germano reale x 3 2 Marzaiola x 3 2 Canapiglia x 3 2 39 x Anser albifrons (Scopoli, 1769) Anser anser (Linnaeus, 1758) Anser fabalis (Latham, 1787) Aythya ferina (Linnaeus, 1758) Aythya fuligula (Linnaeus, 1758) Aythya marila (Linnaeus, 1761) Aythya nyroca (Güldenstädt, 1770) Bucephala clangula (Linnaeus, 1758) Clangula hyemalis (Linnaeus, 1758) Cygnus olor (Gmelin, 1789) Melanitta fusca (Linnaeus, 1758) Mergus albellus Linnaeus, 1758 Mergus merganser Linnaeus, 1758 Mergus serrator Linnaeus, 1758 Netta rufina (Pallas, 1773) Tadorna tadorna (Linnaeus, 1758) Accipiter nisus (Linnaeus, 1758) Accipiter gentilis (Linnaeus, 1758) Aquila chrysaetos (Linnaeus, 1758) Aquila clanga Pallas, 1811 Buteo buteo (Linnaeus, 1758) Buteo lagopus (Pontoppidan, 1763) Buteo rufinus (Cretzschmar, 1827) Circaetus gallicus (Gmelin, 1788) Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758) Circus cyaneus (Linnaeus, 1766) Circus pygargus (Linnaeus, 1758) Oca lombardella x x Oca selvatica x x Oca granaiola x x x 3 2 x 3 2 3 2 Moriglione x x 3 2 Moretta x x 3 2 x 3 2 3 1 Moretta grigia x Moretta tabaccata x Quattrocchi x x 3 2 Moretta codona x x 3 2 x 3 2 x 3 2 2 2 Cigno reale x x x Orco marino x Pesciaiola x Smergo maggiore x x 3 2 Smergo minore x x 3 2 x 3 2 2 x Fistione turco x Volpoca x 2 Sparviere x 3 A 2 Astore x 3 A 2 Aquila reale Aquila anatraia maggiore x x 3 A 2 x x 3 A 1 Poiana x 3 A 2 Poiana calzata x 3 A 2 Poiana codabianca x x 3 A 2 Biancone x x 3 A 2 Falco di palude x x 3 A 2 Albanella reale x x 3 A 2 Albanella minore x x 3 A 2 40 VU A1acd VU C2a Gypaetus barbatus (Linnaeus, 1758) Gyps fulvus (Hablizl, 1783) Hieraaetus pennatus (Gmelin, 1788) Milvus migrans (Boddaert, 1783) Milvus milvus (Linnaeus, 1758) Neophron percnopterus (Linnaeus, 1758) Pernis apivorus (Linnaeus, 1758) Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758) Falco biarmicus Temminck, 1825 Falco columbarius Linnaeus, 1758 Falco naumanni Fleischer, 1818 Falco peregrinus Tunstall, 1771 Falco subbuteo Linnaeus, 1758 Falco tinnunculus Linnaeus, 1758 Falco vespertinus Linnaeus, 1766 Alectoris graeca (Meisner, 1804) Coturnix coturnix (Linnaeus, 1758) Perdix perdix (Linnaeus, 1758) Phasianus colchicus Linnaeus, 1758 Bonasa bonasia (Linnaeus, 1758) Lagopus mutus (Montin, 1776) Tetrao tetrix Linnaeus, 1758 Tetrao urogallus Linnaeus, 1758 Grus grus (Linnaeus, 1758) Otis tarda Linnaeus, 1758 Tetrax tetrax (Linnaeus, 1758) Gipeto x x 3 A 2 Grifone x x 3 A 2 Aquila minore x x 3 A 2 Nibbio bruno x x 3 A 2 Nibbio reale x x 3 A 2 Capovaccaio x x 3 A 2 Falco pecchiaiolo x x 3 A 2 Falco pescatore x x 3 A 2 Lanario x x 2 A 2 Smeriglio x x 2 A 2 Grillaio x x 2 1 Pellegrino x x 2 A A, B 2 Lodolaio x 2 A 2 Gheppio x 2 A 2 Falco cuculo x 2 A 2 Coturnice x Quaglia 3 x 3 Starna x x 3 Fagiano comune x x 3 Francolino di monte x x Pernice bianca x x Fagiano di monte x x x x 2 3 x Gallo cedrone 3 3 x 3 Gru x x 2 A Otarda x x 2 A Gallina prataiola x x 2 A 41 VU A1ace 2 12 LR/nt Crex crex (Linnaeus, 1758) Fulica atra Linnaeus, 1758 Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758) Porzana parva (Scopoli, 1769) Porzana porzana (Linnaeus, 1766) Porzana pusilla (Pallas, 1776) Rallus aquaticus Linnaeus, 1758 Burhinus oedicnemus (Linnaeus, 1758) Charadrius alexandrinus Linnaeus, 1758 Charadrius dubius Scopoli, 1786 Charadrius hiaticula Linnaeus, 1758 Eudromias morinellus Linnaeus, 1758 Pluvialis apricaria (Linnaeus, 1758) Vanellus vanellus (Linnaeus, 1758) Cursorius cursor (Latham, 1787) Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758) Actitis hypoleucos (Linnaeus, 1758) Calidris ferruginea (Pontoppidan, 1763) Calidris maritima (Brünnich, 1764) Calidris minuta (Leisler, 1812) Calidris temminckii (Leisler, 1812) Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758) Gallinago media (Latham, 1787) Limosa limosa (Linnaeus, 1758) Lymnocryptes minimus (Brünnich, 1764) Re di quaglie x x Folaga x Gallinella d'acqua x x 2 2 3 2 3 Schiribilla x x 2 Voltolino x x 2 Schiribilla grigiata x x 2 Porciglione x Occhione x Fratino 3 2 2 x 2 2 Corriere piccolo x 2 2 Corriere grosso x 2 2 3 2 3 2 3 2 Piviere tortolino x x Piviere dorato x x x x Pavoncella x Corrione biondo Cavaliere d'Italia x x x x 3 x 2 2 Piro piro piccolo x 3 2 Piovanello x 2 2 Piovanello violetto x 2 2 Gambecchio x 2 2 Gambecchio nano x 2 2 3 2 2 2 3 2 3 2 Beccaccino x Croccolone x Pittima reale x x x x Frullino x 42 x VU A1ac Numenius arquata (Linnaeus, 1758) Phalaropus lobatus (Linnaeus, 1758) Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758) Scolopax rusticola Linnaeus, 1758 Tringa erythropus (Pallas, 1746) Tringa glareola Linnaeus, 1758 Tringa nebularia (Gunnerus, 1767) Tringa ochropus Linnaeus, 1758 Tringa totanus (Linnaeus, 1758) Alca torda Linnaeus, 1758 Larus argentatus Pontoppidan, 1763 Larus cachinnans Pallas, 1811 Larus canus Linnaeus, 1758 Larus fuscus Linnaeus, 1758 Larus marinus Linnaeus, 1758 Larus melanocephalus Temminck, 1820 Larus minutus Pallas, 1776 Larus ridibundus Linnaeus, 1766 Rissa tridactyla (Linnaeus, 1758) Stercorarius longicaudus Veilott, 1819 Stercorarius parasiticus (Linnaeus, 1758) Chlidonias hybridus (Pallas, 1811) Chlidonias leucopterus (Temminck, 1815) Chlidonias niger (Linnaeus, 1758) Sterna albifrons Pallas, 1764 Chiurlo Falaropo becco sottile x x x x Combattente x Beccaccia x x x 2 2 2 3 2 3 2 3 2 2 2 3 2 2 2 3 2 Totano moro Piro piro boschereccio x Pantana x Piro piro culbianco x Pettegola x Gazza marina Gabbiano reale nordico x x x Gabbiano reale x x 3 Gavina x x 3 Zafferano x x Mugnaiaccio x x Gabbiano corallino x 3 x x x x x 3 x x 2 Gabbianello x Gabbiano comune x Gabbiano tridattilo x 3 Labbo codalunga x 3 Labbo x 3 Mignattino piombato x Mignattino alibianche x Mignattino x x 2 Fraticello x x 2 2 2 x x 3 2 2 43 2 Sterna caspia Pallas, 1770 Sterna fuscata Linnaeus, 1766 Sterna hirundo Linnaeus, 1758 Columba livia Gmelin, 1789 Columba oenas Linnaeus, 1758 Columba palumbus Linnaeus, 1758 Sterptopelia turtur (Linnaeus, 1758) Streptopelia decaocto (Frivaldszky, 1838) Streptopelia orientalis (Latham, 1790) Cuculus canorus Linnaeus, 1758 Aegolius funereus (Linnaeus, 1758) Asio flammeus (Pontoppidan, 1763) Asio otus (Linnaeus, 1758) Athene noctua (Scopoli, 1769) Bubo bubo (Linnaeus, 1758) Glaucidium passerinum (Linnaeus, 1758) Otus scops (Linnaeus, 1758) Strix aluco Linnaeus, 1758 Tyto alba (Scopoli, 1769) Apus apus (Linnaeus, 1758) Apus melba (Linnaeus, 1758) Apus pallidus (Shelley, 1870) Caprimulgus europaeus Linnaeus, 1758 Alcedo atthis (Linnaeus, 1758) Merops apiaster Linnaeus, 1758 Sterna maggiore x x Sterna scura x Sterna comune x Piccione selvatico x Colombella x 2 3 x 2 x 3 x Colombaccio x Tortora 3 x x 3 x 3 Tortora dal collare orientale x Tortora orientale x 3 Cuculo x 3 Civetta capogrosso x x 2 Gufo di palude x x 2 Gufo comune x 2 Civetta x 2 Gufo reale x x 2 Civetta nana x x 2 Assiolo x 2 Allocco x 2 Barbagianni x 2 Rondone x 2 Rondone maggiore x 2 Rondone pallido x 2 Succiacapre x x 2 Martin pescatore x x 2 Gruccione x 2 44 A, B A, B A, B A, B A, B A, B A, B A, B A, B 2 Upupa epops Linnaeus, 1758 Dryocopus martius (Linnaeus, 1758) Jynx torquilla Linnaeus, 1758 Picoides major (Linnaeus, 1758) Picoides minor (Linnaeus, 1758) Picus viridis Linnaeus, 1758 Alauda arvensis (Linnaeus, 1758) Calandrella brachydactyla (Leisler, 1814) Galerida cristata (Linnaeus, 1758) Lullula arborea (Linnaeus, 1758) Delichon urbica (Linnaeus, 1758) Hirundo daurica Linnaeus, 1771 Hirundo rustica Linnaeus, 1758 Ptyonoprogne rupestris (Scopoli, 1769) Riparia riparia (Linnaeus, 1758) Anthus campestris Linnaeus, 1758 Anthus pratensis Linnaeus, 1758 Anthus spinoletta Linnaeus, 1758 Anthus trivialis Linnaeus, 1758 Motacilla alba Linnaeus, 1758 Motacilla cinerea Tunstall, 1771 Motacilla flava Linnaeus, 1758 Bombycilla garrulus (Linnaeus, 1758) Cinclus cinclus (Linnaeus, 1758) Prunella collaris (Scopoli, 1769) Prunella modularis Linnaeus, 1758 Upupa x 2 Picchio nero x x 2 Torcicollo Picchio rosso maggiore Picchio rosso minore x 2 x 2 x 2 Picchio verde x 2 Allodola x x Calandrella x Cappellaccia x Tottavilla x Balestruccio x 2 Rondine rossiccia x 2 Rondine x 2 Rondine montana x 2 Topino x 2 Calandro x Pispola x 2 Spioncello x 2 Prispolone x 2 Ballerina bianca x 2 Ballerina gialla x 2 Cutrettola x 2 Beccofrusone x 2 Merlo acquaiolo x 2 Sordone x 2 Passera scopaiola x 2 x 3 2 3 x x 45 3 2 Prunella montanella Pallas, 1770 Passera scopaiola asiatica x 2 Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758) Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758) Scricciolo x 2 Pettirosso x 2 Usignolo x 2 Pettazzurro x Codirossone x 2 Passero solitario x 2 Monachella x 2 Culbianco x 2 Codirosso spazzacamino x 2 Codirosso x 2 Stiaccino x 2 Saltimpalo x 2 Luscinia megarhynchos Brehm, 1831 Luscinia svecica Linnaeus, 1758 Monticola saxatilis Linnaeus, 1766 Monticola solitarius Linnaeus, 1758 Oenanthe hispanica Linnaeus, 1758 Oenanthe oenanthe Linnaeus, 1758 Phoenicurus ochrurus Gmellin, 1789 Phoenicurus phoenicurus Linnaeus, 1758 Saxicola rubetra Linnaeus, 1758 Saxicola torquata Linnaeus, 1758 Turdus iliacus Linnaeus, 1758 Turdus merula Linnaeus, 1758 Turdus philomelos Brehm, 1831 Turdus pilaris Linnaeus, 1758 Turdus torquatus Linnaeus, 1758 Turdus viscivorus Linnaeus, 1758 x 2 Tordo sassello x 3 Merlo x 3 Tordo bottaccio x 3 Cesena x 3 Merlo dal collare x 2 Tordela x Acrocephalus arundinaceus Linnaeus, 1758 Cannareccione x Acrocephalus melanopogon (Temminck, 1823) Forapaglie castagnolo x x 2 Acrocephalus paludicola Vieillot, 1817 Pagliarolo x x 2 Acrocephalus palustris Bechstein, 1798 Cannaiola verdognola x x 3 2 2 46 12 VU A2c Acrocephalus schoenobaenus Linnaeus, 1758 Forapaglie x 2 Cannaiola x 2 Usignolo di fiume x 2 Beccamoschino x 2 Canapino maggiore x 2 Canapino x 2 Salciaiola Forapaglie macchiettato x 2 x 2 Luì bianco x 2 Phylloscopus collybita Vieillot, 1817 Luì piccolo x 2 Phylloscopus sibilatrix Bechstein, 1795 Luì verde x 2 Luì grosso x 2 Fiorrancino x 2 Regolo x 2 Capinera x 2 Beccafico x 2 Sterpazzolina x 2 Sterpazzola x 2 Bigiarella x 2 Bigia grossa x 2 Occhiocotto x 2 Bigia padovana x Codibugnolo x Balia dal collare x Acrocephalus scirpaceus Herman, 1804 Cettia cetti (Temminck, 1820) Cisticola juncidis (Rafinesque, 1810) Hippolais icterina Vieillot, 1817 Hippolais polyglotta (Vieillot, 1817) Locustella luscinioides (Savi, 1824) Locustella naevia (Boddaert, 1783) Phylloscopus bonelli Vieillot, 1819 Phylloscopus trochilus Linnaeus, 1758 Regulus ignicapillus Temminck, 1820 Regulus regulus Linnaeus, 1758 Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758 Sylvia borin Boddaert, 1783 Sylvia cantillans Pallas, 1784 Sylvia communis Latham, 1787 Sylvia curruca Linnaeus, 1758 Sylvia hortensis (Gmelin, 1789) Sylvia melanocephala Gmelin, 1789 Sylvia nisoria Bechstein, 1797 Aegithalos caudatus Linnaeus, 1758 Ficedula albicollis Temminck, 1815 x 2 2 x 47 2 2 Ficedula hypoleuca Pallas, 1764 Muscicapa striata Pallas, 1764 Panurus biarmicus Linnaeus, 1758 Certhia brachydactyla Brehm, 1820 Certhia familiaris Linnaeus, 1758 Oriolus oriolus Linnaeus, 1758 Parus ater Linnaeus, 1758 Parus caeruleus Linnaeus, 1758 Parus cristatus Linnaeus, 1758 Parus major Linnaeus, 1758 Parus montanus Conrad, 1827 Parus palustris Linnaeus, 1758 Remiz pendulinus (Linnaeus, 1758) Sitta europea Linnaeus, 1758 Tichodroma muraria Linnaeus, 1766 Lanius collurio Linnaeus, 1758 Lanius excubitor Linnaeus, 1758 Lanius minor Gmelin, 1788 Lanius senator Linnaeus, 1758 Garrulus glandarius Pica pica Corvus corax Linnaeus, 1758 Corvus corone Corvus frugilegus Linnaeus, 1758 Corvus monedula Linnaeus, 1758 Nucifraga caryocatactes (Linnaeus, 1758) Pyrrhocorax graculus (Linnaeus, 1758) Balia nera x 2 2 Pigliamosche x 2 2 Basettino x 2 Rampichino x 2 Rampichino alpestre x 2 Rigogolo x 2 Cincia mora x 2 Cinciarella x 2 Cincia dal ciuffo x 2 Cinciallegra x 2 Cincia bigia alpestre x 2 Cincia bigia x 2 Pendolino x 3 Picchio muratore x 2 Picchio muraiolo x 2 Averla piccola x Averla maggiore x Averla cenerina x Averla capirossa Ghiandaia Gazza x Corvo imperiale Cornacchia x Corvo x Taccola x Nocciolaia x 2 Gracchio alpino x 2 x 2 2 x 2 2 x x 3 x 48 Pyrrhocorax pyrrhocorax (Linnaeus, 1758) Sturnus roseus Sturnus vulgaris Montifringilla nivalis (Linnaeus, 1766) Passer domesticus (Linnaeus, 1758) Passer domesticus italiae Passer montanus (Linnaeus, 1758) Petronia petronia (Linnaeus, 1766) Carduelis chloris (Linnaeus, 1758) Carduelis cannabina (Linnaeus, 1758) Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758) Carduelis spinus (Linnaeus, 1758) Carpodacus erythrinus (Pallas, 1770) Coccothraustes coccothraustes (Linnaeus, 1758) Fringilla coelebs Linnaeus, 1758 Fringilla montifringilla Linnaeus, 1758 Loxia curvirostra Linnaeus, 1758 Loxia leucoptera Gmelin, 1789 Pyirrhula pyirrhula (Linnaeus, 1758) Serinus citrinella (Pallas, 1764) Serinus serinus (Linnaeus, 1766) Calcarius lapponicus (Linnaeus, 1758) Emberiza bruniceps Brandt, 1843 Emberiza cia Linnaeus, 1758 Emberiza cirlus Linnaeus, 1758 Emberiza citrinella Linnaeus, 1758 Gracchio corallino Storno roseo Storno Fringuello alpino Passera oltremontana x x x x 2 2 x Passera d'Italia Passera mattugia x 3 Passera lagia x 2 Verdone x 2 Fanello x 2 Cardellino x 2 Lucarino x 2 Ciuffolotto scarlatto x 2 Frosone x 2 Fringuello x 3 Peppola x 3 Crociere x 2 Crociere fasciato x 2 Ciuffolotto x 3 Venturone x 2 Verzellino x 2 Zigolo di Lapponia Zigolo testa aranciata x 2 x 2 Zigolo muciatto x 2 Zigolo nero x 2 Zigolo giallo x 2 49 Emberiza hortulana Linnaeus, 1758 Ortolano x Emberiza leucocephalos Gmelin, 1771 Zigolo golarossa x 2 Zigolo capinero x 2 Zigolo minore x 2 Migliarino di palude x 2 Strillozzo x 2 Zigolo delle nevi x 2 Emberiza melanocephala Scopoli, 1769 Emberiza pusilla Pallas, 1766 Emberiza schoeniclus (Linnaeus, 1758) Miliaria calandra (Linnaeus, 1758) Plectrophenax nivalis (Linnaeus, 1758) x 2 LEGENDA CITES Convenzione di Washington (CITES) “sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione”, Washington 1973 BONN Convenzione di Bonn “per la conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica”, Bonn 1979. Appendice 1: specie migratrici minacciate di estinzione Appendice 2: specie di migratori che potrebbero significativamente beneficiare di una maggior cooperazione internazionale BERNA Convenzione di Berna, “per la conservazione della fauna e della flora selvatica europea e di loro habitat naturali”, Consiglio d’Europa, Berna 1979. Appendice 1: specie vegetali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat. Appendice 2: specie animali strettamente protette per le quali si prevedono strette misure per la conservazione dell’habitat. Appendice 3: specie protette. Appendice *: specie che richiedono specifiche misure per la conservazione dell’habitat. Questo ultimo elenco non è ancora stato adottato in via definitiva. Le specie dovranno essere ridiscusse alla prossima riunione del Consiglio permanente DIRETT. 79/409/CEE: Per gli uccelli, indicazione delle specie incluse nell’Allegato I della direttiva Uccelli (79/409/CEE e successive modificazioni), “concernente la conservazione degli uccelli selvatici”: Specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat L. 157/92 Legge nazionale n.157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. 50 Status in Italia Categoria di minaccia a livello nazionale, se definita in liste rosse preesistenti (es. per i vertebrati: Libro Rosso degli animali d’Italia, WWF, 1998) Status in Veneto Categoria di minaccia a livello regionale, definita sulla base dei dati raccolti Mammiferi Si riporta di seguito la check list relativa ai mammiferi presenti sul territorio veronese. Tale elenco è tratto dal Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Verona e confrontato con l’Atlante dei mammiferi del Veneto sopra riportato. Nome scientifico Nome comune Ordine Famiglia XYZ Fonti Erinaceus europaeus Riccio occidentale Insectivora Erinaceidae autoctona Am1 Em1 Sorex alpinus Toporagno alpino Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Sorex araneus Toporagno comune Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Sorex minutus Toporagno nano Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Neomys anomalus Toporagno acquatico di Miller Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Neomys fodiens Toporagno d’acqua Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Suncus etruscus Mustiolo etrusco Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Crocidura leucodon Crocidura ventre bianco Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Crocidura suaveolens Crocidura minore Insectivora Soricidae autoctona Am1 Em1 Talpa europea Talpa europea Insectivora Talpidae autoctona Am1 Em1 Rhinolophus euryale Ferro di cavallo curiale Chiroptera Rinolophidae autoctona Am1 Em1 Rhinolophus ferrumequinum Ferro di maggiore Chiroptera Rinolophidae autoctona Am1 Em1 Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore Chiroptera Rinolophidae autoctona Am1 Em1 Myotis blythii Vespertillo di Blyth Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Myotis brandti Vespertillo di Brand Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 europeo cavallo 51 Myotis daubentoni Vespertillo Daubenton Myotis emarginatus di Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Vespertillo smarginato Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Myotis myotis Vespertillo maggiore Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Pipistrellus kuhli Pipistrello albolimbato Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Nycalus lasiopterus Nottola Gigante Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Hypsugo savii Pipistrello di Savi Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Eptesicus serotinus Serotino comune Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Plecotus auritus Orecchione comune Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Plecotus austriacus Orecchione meridionale Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Miniopterus schreibersi Miniottero Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Tadarida teniotis Molosso di Cestoni Chiroptera Vespertilinidae autoctona Am1 Em1 Lepus europaeus Lepre comune Lagomorpha Leporidae autoctona Am1 Em1 Sciurus vulgaris Scoiattolo Rodentia Sciuridae autoctona Am1 Em1 Marmota marmota Marmotta Rodentia Sciuridae autoctona Am1 Em1 Eliomys quercinus Quercino Rodentia Myoxidae autoctona Am1 Em1 Myoxus glis Ghiro Rodentia Myoxidae autoctona Am1 Em1 Muscardinus avellanarius Moscardino Rodentia Myoxidae autoctona Am1 Em1 Clethrionomys glareolus Arvicola rossastra Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Arvicola terrestris Arvicola d’acqua Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Microtus agrestis Arvicola agreste Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Microtus arvalis Arvicola campestre Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Microtus liechtensteini Arvicola Liechtenstein Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Microtus multiplex Arvicola di Fatio Rodentia Microtidae autoctona Am1 del 52 Em1 Microtus savii (Terricola) Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Microtus (Terricola) Arvicola sotterranea subterraneus Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Chionomys nivalis Arvicola delle nevi Rodentia Microtidae autoctona Am1 Em1 Apodemus flavicollis Topo giallo Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Apodemus sylvaticus Topo selvatico Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Micromys minutus Topolino delle risaie Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Rattus norvegicus Surmolotto Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Rattus rattus Ratto nero Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Mus domesticus Topolino delle case Rodentia Muridae autoctona Am1 Em1 Hystrix cristata Istrice Rodentia Hystricidae autoctona Am1 Em1 Myocastor coypus Nutria Rodentia Myocastoridae alloctona Am1 Em1 Vulpes vulpes Volpe Carnivora Canidae autoctona Am1 Em1 Meles meles Tasso Carnivora Mustelidae autoctona Am1 Em1 Mustela nivalis Donnola Carnivora Mustelidae autoctona Am1 Em1 Mustela putorius Puzzola Carnivora Mustelidae autoctona Am1 Em1 Am1 Em1 Arvicola di Savi selvatico collo Lutra lutra Lontra Carnivora Mustelidae specie scomparsa in epoca storica Martes foina Faina Carnivora Mustelidae autoctona Am1 Em1 Martes martes Martora Carnivora Mustelidae autoctona Am1 Em1 Sus scrofa Cinghiale Artidactyla Suidae autoctona Am1 Em1 Cervus elaphus Cervo Artidactyla Cervidae autoctona Ah1 Em1 Dama dama Daino Artidactyla Cervidae alloctona Am1 Em1 Capreolus capreolus Capriolo Artidactyla Cervidae autoctona Am1 Em1 53 Ovis orientalis musimon Muflone Artidactyla Cervidae alloctona Am1 Em1 Rupicapra rupicapra Camoscio Artidactyla Cervidae autoctona Am1 Em1 Neomys anomalus Cabrera, 1907 Neomys fodiens (Pennant, 1771) Sorex alpinus Schinz, 1837 Sorex araneus Linnaeus, 1758 Sorex minutus Linnaeus, 1766 Suncus etruscus (Savi, 1822) Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814) Rhinolophus euryale Blasius, 1853 Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774) Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800) Eptesicus serotinus (Schreber, 1774) Hypsugo savii (Bonaparte, 1837) Miniopterus schreibersi (Natterer in Kuhl, 1819) Myotis blythi (Tomes, 1857) Riccio Crocidura ventre bianco Crocidura minore Toporagno d'acqua di Miller Toporagno d'acqua Toporagno alpino Toporagno comune Toporagno nano Mustiolo Molosso di Cestoni Ferro di cavallo euriale Ferro di cavallo maggiore Ferro di cavallo minore Serotino comune Pipistrello di Savi Miniottero Vespertilio di Blyth x 3 x 3 x 3 x 3 x 3 x 3 x 3 x 2 2 4 x 2 2 2,4 x 2 2 2,4 x 2 2 2,4 x 2 2 4 LR x 2 2 4 LR x 2 2 2,4 LR x 2 2 2,4 54 IUCN 3 CHECKLIST x ENDEMICA STATUS IN ITALIA HABITAT 3 BONN x CITES BERNA Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758 Crocidura leucodon (Hermann, 1780) Crocidura suaveolens (Pallas, 1811) Nome comune L. 157/92 Nome scientifico L. 157/92 art. 2 In seguito, in tabella, si riportano lo stato delle tutele e le categorie di attenzione per le singole specie di mammiferi: DD VU A2c VU LR/cd VU A2c LR/nt Myotis brandti (Eversmann, 1845) Myotis daubentoni (Leisler in Kuhl, 1819) Myotis emarginatus (Geoffroy E., 1806) Myotis myotis (Borkhausen, 1797) Nyctalus lasiopterus (Schreber, 1780) Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817) Pipistrellus nathusii (Keyserling & Blasius, 1839) Plecotus auritus (Linnaeus, 1758) Plecotus austriacus (Fischer, 1829) Lepus europaeus Hystrix cristata (Linnaeus, 1758) Eliomys quercinus (Linnaeus, 1766) Muscardinus avellanarius (Linnaeus, 1758) Myoxus glis (Linnaeus, 1766) Marmota marmota (Linnaeus, 1758) Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758 Micromys minutus Meles meles (Linnaeus, 1758) Mustela nivalis Linnaeus, 1766 Mustela putorius Linnaeus, 1758 Lutra lutra (Linnaeus, 1758) Martes foina (Erxleben, 1777) Martes martes (Linnaeus, 1758) Ovis orientalis Gmelin, 1774 Rupicapra rupicapra (Linnaeus, 1758) Capreolus capreolus (Linnaeus, 1758) Vespertilio di Brandt Vespertilio di Daubenton Vespertilio smarginato Vespertilio maggiore x 2 2 4 DD x 2 2 4 VU x 2 2 2,4 VU VU A2c x 2 2 2,4 VU LR/nt x 2 2 4 EN LR/nt x 2 2 4 LR x 2 2 4 VU x 2 2 4 LR x 2 2 4 LR CR Istrice x 2 Quercino x 3 Moscardino x 3 Ghiro x 3 Marmotta x 3 Scoiattolo Topolino delle risaie x 3 Tasso x 3 Donnola x 3 Nottola gigante Pipistrello albolimbato Pipistrello di Nathusius Orecchione comune Orecchione meridionale Lepre comune LR/nt VU A1c 4 LR/nt LR/nt 4 VU NT VU Puzzola x 3 Lontra comune x 2 Faina Martora 4 x A 5 DD 2,4 CR 5 LR M 3 x 3 Muflone Camoscio alpino VU 3 Capriolo 3 55 2,5 EN VU A2cde Cervus elaphus Linnaeus, 1758 Cervo nobile 3 Dama dama (Linnaeus, 1758) Daino 3 4 - Distribuzione di habitat e specie sul territorio provinciale Habitat Si riporta di seguito la distribuzione di alcuni habitat caratterizzanti alcune aree di studio di particolare interesse. Questi dati sono stati desunti da L. Latella et al., 2008. La rete Ecologica provinciale: mappatura e caratterizazione naturalistica. Museo di Storia Naturale di Verona, Provincia di Verona. Monte Baldo *4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion *91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens 4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum 9260 Foreste di Castanea Sativa 9340 Leccete Area del M Luppia e Punta S. Vigilio 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 9340 Leccete Rocca del Garda Val dei Molini 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica Presenza di Gypsophila papillosa Porta (Caryophyllaceae) , specie endemica di cui l’area è l’unica stazione nota Lago del Frassino *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti 56 Monte Pastello 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 9340 Leccete Parco Regionale della Lessinia *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (Area SIC di Molina) 4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine (Area SIC del Vallone del Malera) 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum 9260 Foreste di Castanea Sativa 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica (Area SIC Ponte di Veja – Vaio della Marciora) Val Galina e Progno Borago 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli *6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (notevoli fioriture di Orchidee) 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico Vajo Paradiso *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Sguazzo di Rivalunga 3260 Corsi d’acqua di pianura e montagna con vegetazione a Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion # Fragmiteti e magnocariceti Area del Feniletto 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Palude di Pellegrina 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Palude del Brusà 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti 57 Palude del Busatello 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Meandri del Tione e Monte Mamaor 9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Fascia collinare dei Bassi Lessini: nel mosaico ambientale compare localmente: 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo *(talora notevoli fioriture di Orchidee). Fascia montana del prati e pascoli dei Lessini: nel mosaico ambientale compaiono numerose: 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico. Fascia dei Fontanili: Risogive di San Giovanni Lupatoto presso l’Adige e San Martino Buon Albergo: Animali Di seguito si riportano le informazioni disponibili per le seguenti classi faunistiche di vertebrati: anfibi, rettili, , mammiferi, pesci che rientrano in Direttiva Habitat. Il grado di approfondimento dipende chiaramente dal tipo di fonte e dal grado di aggiornamento. Anfibi Di seguito si fornirà una breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie associata alle misure di conservazione desunte dall’Atlante sopra citato e da Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN, 2003. Per alcune aree specifiche si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti: • una monografia sul Monte Pastello Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1; • un volume sul Busatello M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7; • un volume sulla Valle del Brusà (Rana latastei) e le Vallette di Cerea: Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005. Qui oltre che la rana di lataste sono state rinvenute anche altre specie: Hyla intermedia, Rana 58 lessonae, Bufo bufo, Bufo viridis, Triturus vulgaris. La rana latastei può convivere con rana lessonae perché periodi riproduttivi sfasati. Il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex ) è stato segnalato all’interno di due fasce altitudinali principali, una tipicamente planiziaria e un’altra montana con massima frequenza tra gli 800 e i 1400 metri. Esso presenta un’ampia valenza ecologica e si può trovare sia in zone relativamente aperte che in aree boscate a latifoglie, a conifere o miste. Si può incontrare anche in zone prevalentemente agricole ( se la pratica agricola non è particolarmente invasiva) o urbanizzate, se esistono adeguate raccolte d’acqua. Si riproduce in acque ferme, generalmente in corpi idrici piuttosto profondi, privi di pesci e con abbondante vegetazione acquatica e detriti sul fondo, pertanto grandi stagni di cave e lanche ma anche in fossati e scoline, come pure in laghi di piccola estensione, stagni, pozze e canali di risorgive. A terra vive in campi, prati e boschi mai troppo lontani dal sito di riproduzione. Nel veronese come nel Veneto la specie ha subito un notevole declino dovuto all’alterazione antropica dei siti riproduttivi e degli ambienti terrestri circostanti , connessa sia alla modernizzazione delle pratiche agricole con l’intensificazione delle macchine, degli insetticidi e dei prodotti chimici in genere, sia all’indiscriminato sviluppo dei centri abitati e della rete viaria. I siti riproduttivi presenti sui rilievi sono scomparsi o alterati a seguito dell’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali oltre che per l’introduzione di specie ittiche in corpi idrici che ne erano privi allo scopo di renderli fruibili per la pesca sportiva o altro. Sono infatti predati dai salmonidi. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Peschiera, Busatello L’Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) è stato segnalato all’interno di due fasce altitudinali principali: una tra i 100 e i 400 metri circa e un’altra tra gli 800 e i 1400 metri. In generale vive esclusivamente in territori collinari e montuosi. Predilige suoli almeno stagionalmente umidi e una copertura arborea ed arbustiva discontinua. La fase riproduttiva e larvale avviene solitamente in raccolte d’acqua poco estese e poco profonde, temporanee e prive di vegetazione, spesso molto torbide: le popolazioni montano utilizzano pozze d’alpeggio, quelle collinari pozzanghere temporanee, ma anche cisterne e fontane, soprattutto se in stato d’abbandono, quelle di fondovalle piccoli ristagni di sui letti dei torrenti, quelle planiziarie sono ristrette a lembi di querceto misto di pochi ettari o a territori agricoli ricchi di siepi e ambienti umidi come la fascia delle risorgive. Il declino della specie nell’ambito di pianura è da ricondurre pertanto alle trasformazioni agricole e urbanistiche con riduzione dei boschi planiziari e degli agroecosistemi tradizionali. Per quanto riguarda l’ambiente collinare e montano la specie necessita di un’adeguata gestione delle pozze d’abbeveraggio e delle fontane. Attività della specie: da marzo ai primi di novembre con picchi nei mesi di maggio, giugno e luglio. Fattori di minaccia: le popolazioni della specie sono scarse e tendenti alla frammentazione, sono in declino a causa dell’inquinamento chimico e il degrado dei siti riproduttivi, l’elevata mortalità negli stadi precoci dovuta alla predazione nonché la raccolta a fini collezionistici. Dati pervenuti dallo studio del Museo: zone collinari del veronese, non comune; Forte Masua; Val Sorda; Montorio/S. Maria in Stelle; Mezzane di Sotto. Dati dedotti da monografia sul Monte Pastello: loc. Molane, Breonio; loc. Cà Torre, Cavalo: le osservazioni sui riferiscono a quote comprese tra 620 e 910 metri slm. La specie non è comune nel veronese ed è segnalata esclusivamente in zone collinari; la quota di 900 m. del Monte Pastello rappresenta il limite altitudinale attualmente noto per la provincia di Verona; Rana di Lessona (Rana lessonae ) tra le rane verdi è la specie più terragnola e frequenta zone boschive e aperte. I siti riproduttivi sono piccoli stagni, paludi o pozze e ruscelli con abbondante vegetazione riparia. Predatori delle larve sono invertebrati acquatici; gli adulti sono predati da mammiferi, uccelli acquatici 59 e serpenti. La specie forma popolazioni miste con R. kl. Esculenta con effettivo scambio genetico tra i due taxa. Fattori di minaccia: la specie è sensibile al degrado degli habitat acquatici; è anche minacciata dalla raccolta per scopi alimentari e dall’introduzione di specie ittiche alloctone, predatrici di larve e adulti. Dati pervenuti dallo studio del Museo: nota solo per alcune stazioni della pianura veronese Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: non sono state rinvenute specie come Rana lessonae Camerano, 1882 +Rana kl. esculenta Linnaeus, 1758, note solo per alcune stazioni della pianura veronese. Pomini (1936) la segnala anche per alcune loc. della Lessinia fino a 1600 m (Malga Gaibana) dove tuttavia con ricerche più recenti la presenza della specie non è stata confermata (Salmaso, 1991) Rana dalmatina (Rana dalmatina) tra le rane rosse italiane è la specie con abitudini più marcatamente terrestri con attitudine per il salto. è stata osservata fino a 1710 metri di altitudine ma la maggior parte delle stazioni note si distribuiscono nelle prime decine di metri, in relazione alla relativa estensione di territorio planiziario. Legata ad habitat forestali decidui, la Rana dalmatina predilige formazioni arboree ed arbustive luminose. Poco esigente nei confronti dell’umidità ambientale è in grado di colonizzare anche ambienti scoperti e ambienti in parte utilizzati dall’uomo, come gli agroecosistemi, purchè ricchi di raccolte d’acqua ed un minimo di copertura arboreo-arbustiva. Pertanto nell’abito della pianura veneta predilige le aree riparie e golenali, le aree agricole che conservano siepi e fossati, i boschi planiziari relitti, le aree di escavazione naturalizzate e i territori di bonifica. La riproduzione avviene soprattutto in pozze d’acqua di modesta profondità, anche di origine artificiale, ricche di vegetazione palustre e riparia con materiale vegetale sommerso. In pianura utilizza pozze marginali di fiumi e bacini lacustri, fossati stagnanti, invasi di ex cave; nei terreni collinari e montani utilizza laghetti e stagni di varia origine, anche vasche artificiali, mentre alle alte quote è strettamente legata alle pozze d’alpeggio. Lo stato di conservazione in Veneto può essere considerato complessivamente buono, anche se nella pianura si riscontra un declino demografico. Nonostante infatti la specie sembri essere particolarmente tollerante all’inquinamento chimico delle acque e possa colonizzare ambienti particolarmente antropizzati con attività industriali ed agricole, risente della banalizzazione dell’ambiente agrario in pianura dove scompaiono siepi, stagni e fossati. In collina e montagna è minacciata invece dalle sistemazioni idrauliche dei corsi d’acqua, dagli interventi di manutenzione dei laghetti e dagli interramenti delle pozze d’alpeggio a seguito del loro abbandono. Attività della specie: tra metà febbraio e metà novembre con picchi nei mesi primaverili. Fattori di minaccia: la scomparsa in pianura di aree boscate, anche di piccola estensione, l’uso di veleni e concimi chimici nelle zone coltivate sono tra le cause principali del declino di questa specie. A queste cause si aggiunge la predazione dei salmonidi introdotti sui girini. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Cancello; Marcellise; Vajo Fumane; dintorni di Peschiera (del 1904); Forte Masua; Vajo Borago; Camposilvano; Torricelle. Dalla monografia sul Monte Pastello: osservata fra 620 e 910 metri slm. Nella provincia di Verona è diffusa dalle zone collinari all’altopiano della Lessinia dove raggiunge 1300 m di quota (oss. pers. Salmaso, 1991) M.te Crocetta, Breonio; loc. Molane, Breonio; loc. Cà Torre, Cavalo. Rana di Lataste (Rana latastei) è diffusa nell’alta pianura e nella fascia delle risorgive, secondariamente quelle collinari dove esistano terreni di origine alluvionale o morenica. La distribuzione geografica e altitudinale della specie si spinge fino ad un massimo di 580 metri di quota e l’attività produttiva è stata documentata fino ad un massimo di 290 metri. La specie è stenoecia sia nella fase terrestre, riguardo alle caratteristiche vegetazionali e al grado di umidità del suolo, sia nella fase acquatica per le qualità fisicochimiche e biologiche dei siti riproduttivi. L’ambiente tipico è rappresentato dal bosco planiziario a prevalenza di Farnia e Carpino bianco, con suolo sviluppato, ricco sottobosco, falda affiorante ed elevato 60 grado di umidità a livello del substrato. Si rinviene comunque anche in altri ambienti quali: boschetti e siepi strutturate che permangono nella fascia delle risorgive, i boschi idrofili lungo gli alvei e le lanche fluviali e i pioppeti dove permane uno strato erbaceo e arbustivo sviluppato. Frequenta anche ambienti più aperti con copertura arborea ridotta purchè offrano sufficienti condizioni di umidità. Tra questi si evidenziano le aree palustri con cariceti, fragmiteti e boscaglia igrofila come le paludi residue della Valli Grandi Veronesi. Penetra anche in boschi collinari di latifoglie prospicienti la pianura o contigui a corsi d’acqua che ne facilitano la penetrazione all’interno dei rilievi. La riproduzione avviene nell’ambito di stagni isolati in contesti forestali, pozze marginali agli alvei, tratti stagnanti di corsi d’acqua alimentati da risorgive e di tratti stagnanti di canali d’irrigazione , scoline in boscaglie igrofile e pioppeti golenali, stagni con fondo limoso-argilloso o torboso e con piante acquatiche. Nell’ambito della pianura veneta la specie risulta frammentata a causa della frammentarietà stessa degli habitat; essa infatti è minacciata dal taglio dei boschetti e delle siepi nelle campagne, la bonifica di aree palustri, la chiusura delle polle di risorgiva, lo sfalcio di vegetazione acquatica e riparia frequente durante il periodo riproduttivo. Inoltre è minacciata dall’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura e dagli interventi di sistemazione idraulica. La salvaguardia di questa specie consiste pertanto nell’incremento dei boschi relitti planiziari e le fasce arboree lungo i corsi d’acqua. Importanti sono anche gli interventi di riqualificazione ambientale effettuate su cave dimesse di argilla o torba come pure il mantenimento dei livelli idrici costanti nei siti di riproduzione. Questa specie infatti fissa le ovature alla vegetazione acquatica poco sotto il pelo d’acqua; quindi una minima variazione di quest’ultima può provocarne il disseccamento. Attività della specie: tutto l’anno ma con maggiori frequenze nei periodi compresi tra marzo e giugno e tra settembre e ottobre. Fattori di minaccia: il declino della specie, presente con un numero di popolazioni ridotto, è legato alla progressiva scomparsa dei particolari habitat adatti alla sua riproduzione e sopravvivenza. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Busolo (Zevio), Busatello; Vacaldo (Vigasio); fontanile di Castel d’Azzano;sorgente Giona (Povegliano); Villabartolomea; Pozzolengo È rintracciabile anche a Bovolone (paleo alveo del fiume Menago) e a sud di Cerea fino al limite delle grandi valli veronesi (volume sul Brusà) Rana temporaria la specie ha costumi spiccatamente terrestri recandosi in acqua solo durante la fregola. Si riproduce in pozze di scioglimento delle nevi, piccoli laghetti o torrenti. Fattori di minaccia: in italia la specie è legata ad ambienti con ridotti impatti antropici, può essere comunque minacciata dalla scomparsa dei siti riproduttivi, anche causata dall’abbandono della pastorizia e dall’inquinamento atmosferico che può produrre un aumento della mortalità degli embrioni e delle larve. Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: Rana montana: la specie è segnalata da Pomini 1936 oltre che per il Pastello anche per numerose loc. della Lessinia e delle Prealpi vicentine a quote tra 600 e 1300m. Attualmente nel veronese la specie è nota per la Lessinia e il Monte Carega (Salmaso, 1991) Rettili Di seguito si forniranno le mappe di distribuzione di quelle specie presenti nella Direttiva Habitat con una breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie associata alle misure di conservazione desunte dall’Atlante sopra citato e da Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN, 2003. Per alcune aree specifiche si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti: una monografia sul Monte Pastello: Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1; 61 un volume sul Busatello: M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante. Testuggine palustre europea (Emys orbicularis) è presente in gran parte della bassa pianura, è localizzata nella media pianura fino a divenire quasi completamente assente a monte delle risorgive. Pertanto si colloca nella prima decina di metri di altitudine fino ad un massimo di 50 metri. Nel Veronese al di sopra di tale quota è stata rinvenuta solo in corrispondenza del laghetto del Frassino. La specie è legata ad ambiente lentici di acqua dolce o debolmente salmastra di una certa estensione e profondità. Sembra preferire bacini con cintura vegetale palustre e sponde parzialmente scoperte. Pertanto nella Pianura le popolazioni per lo più isolate si collocano in laghetti di cave abbandonate di argilla o ghiaia, in bacini e canali residui in bassure di recente bonifica, raramente in tratti lenti di corsi d’acqua alimentati da risorgiva. Ha abitudini per lo più acquatiche ma frequenta anche l’ambiente terrestre. Nei territori planiziari interni le popolazioni sono frammentate e ridotte. Le cause di rarefazione della specie sono dovute agli interventi di bonifica e alla semplificazione degli agreoecosistemi con la riduzione della vegetazione acquatica ripariale, oltre che all’intensa urbanizzazione delle zone di pianura. Un’altra causa di riduzione della specie è da ricondursi alla competizione per l’accesso al cibo e ai siti ottimali perla termoregolazione con una specie esotica introdotta da pochi decenni rappresentata dalla Testuggine palustre dalle orecchie rosse. Altro elemento di interferenza è dato dai metodi di rimozione meccanica della copertura vegetale dei canali e dei corsi d’acqua come pure il loro rimodellamento. Ad oggi la specie predilige gli stagni che si sviluppano da cave rinaturalizzate e i tratti meno artificiali dei corsi d’acqua. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Monterico, Busatello, Brusà, Isola della Scala. Ramarro occidentale (lacerta viridis bilineata) È specie diffusa dal livello del mare fino a 1500 metri, in aree con densi cespugli spesso vicine a piccoli corsi d’acqua, margini di aree boscate, radure ed in prossimità di casolari e centri abitati. Fattori di minaccia: in Europa centrale la specie ha subito un declino a causa dell’uso di pesticidi in agricoltura. In Italia è ancora abbastanza comune soprattutto in aree collinari e pedemontane. Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: cava del Prete , Peri (strada sterrata), (probabilmente però la specie è più diffusa); tra Cavalo e Mazzurega (prati stabili) Lucertola muraiola (Podarcis muralis) è stata osservata dal livello del mare fino a 2100 metri slm con concentrazioni maggiori nella prima decina di metri di quota. Infatti sopra i 900 metri diventa limitata fino ad essere occasionale al di sopra dei 1400 metri. La specie è prevalentemente antropofila, frequentando comunemente aree urbanizzate con edifici, vari manufatti e ruderi. È frequente anche in aree con insediamenti diffusi di paesi e piccoli agglomerati. In ambienti campestri purchè vi siano fasce a vegetazione spontanea, muretti e altri manufatti. È frequente anche in ambienti più naturali come alvei fluviali e torrentizi con aree nude sassose alternate ad aree con copertura arborea ed arbustiva, versanti montani rocciosi e prativi con roccia affiorante e ghiaioni. La specie è particolarmente adattabile a situazioni notevolmente alterate dall’uomo. La sua ecologia relativamente termofila la esclude comunque da ambienti relativamente freschi. La lucertola muraiola è una specie euriecia ed adattabile, con buone capacità di colonizzare siti alterati. La specie è stata inserita nell’allegato IV della Direttiva Habitat. Nel veronese comunque la specie non mostra segni di minaccia data l’ampissima diffusione. Pertanto non si ritiene necessario individuare la distribuzione geografica della specie dato che risulterebbe occupato l’intero territorio. Fattori di minaccia: la specie, pur non attualmente minacciata ha visto ridurre le sue popolazioni nelle zone di pianura a causa dello sviluppo dell’agricoltura intensiva che ha distrutto parte degli habitat e che ha provocato, con l’uso di pesticidi, una riduzione delle sue prede (che sono invertebrati, soprattutto insetti, ma anche crostacei terrestri, ragni, molluschi gasteropodi e anellidi). 62 Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: Forte di Monte, Monte, Pietraia (incolto a brometo); loc. Cà Torre, cavalo, muri (case rurali); nei pressi di Molane, Breonio, strada asfaltata, zona a prati sfalciati, o pascolati e lembi di bosco con prevalenza di carpino nero; nel veronese la specie è nota per loc di pianura e collina, è presente anche sull’altopiano della Lessinia (Salmaso, 1991). Lucertola campestre (Podarcis siculus) è stata osservata fino ad una quota massima pari a 350 metri con le concentrazioni maggiori alle quote più basse dove comunque la specie è rara per quanto riguarda le zone interne di pianura e collina. Predilige gli argini e le ampie aree golenali nel tratto medio di alcuni fiumi oltre che le aree xerotermiche localizzate ai margini meridionali dei Lessini veronesi presso Montorio. Predilige ambienti caratterizzati da substrati poco coerenti e fortemente permeabili, costituiti soprattutto da sabbie sui quali sia presente una vegetazione erbacea piuttosto rada e xerotermofila. La sua presenza è associata a siti di alto valore biologico e paesaggistico ma soggetti ad una evoluzione sfavorevole. I tratti fluviali infatti della media ed alta pianura sono sottoposti a pesantissimi impatti provocati sia da interventi di arginatura e risagomatura che dall’utilizzo degli alvei ghiaiosi o sabbiosi a fini economici e ricreativi. Anche la vegetazione xerotermofila dei prati aridi è soggetta a progressiva riduzione per l’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali. Fattori di minaccia: in generale è il rettile più diffuso in Italia, insieme alla lucertola muraiola. L’abbondante impiego di pesticidi nelle pratiche agricole può aver provocato un certo declino delle sue popolazioni di pianura, ma la situazione è meno preoccupante di quella di altri lacertidi. Colubro liscio (Coronella austriaca) è specie prevalentemente terricola, si colloca ad altitudini che vanno dal livello del mare fino a 1850 metri. Nel veronese la specie è stata osservata in corrispondenza delle Valli Grandi Veronesi e in alcune stazioni della Lessinia. In pianura la specie è associata ad ambienti che, seppur antropizzati, conservano ancora una diversificazione ambientale con siepi, macchie boschive, tratti incolti in prossimità di corsi o polle d’acqua. Sui rilievi la maggior parte delle segnalazioni provengono da zone cotonali. Frequente è anche l’associazione con superfici prive o quasi di vegetazione. Sebbene la specie possa sopravvivere con popolazioni numericamente ridotte, essa risulta minacciata da due diversi fattori in funzione dell’ambiente planiziario o montano. Per la pianura gli effetti sulla popolazione sono da ricondurre alla banalizzazione del paesaggio agrario, con l’eliminazione delle strutture arboreo arbustive, le fasce erbacee incolte, l’aumento delle monocolture, la riduzione delle superfici a vegetazione naturale lungo i corsi d’acqua, l’urbanizzazione e l’incremento della rete stradale e del traffico. Quest’ultimo fonte principale della mortalità della specie. Nel settore montano ancora una volta è l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali la principale fonte di impatto sulla specie. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Peschiera, Giazza, Val Fraselle, Bovolone loc. Dossi, Cera rive Menago, S. Pietro di Legnago. Fattori di minaccia: specie in declino per la riduzione o scomparsa dell’habitat dovuta allo sviluppo dell’agricoltura ed ai frequenti incendi. Natrice tassellata (Natrix tessellata) si riscontra nel Veneto fino ad un massimo di 710 metri con frequenze maggiori nei primi 100 metri. La specie è associata all’idrografia superficiale; predilige infatti laghi, ma è frequente anche lungo le rive dei corsi d’acqua, con una limitata selettività per la natura del substrato e la struttura vegetazionale del contesto. Le segnalazioni spaziano dai corsi d’acqua a regime torrentizio, alle sistemazioni idrauliche delle acque di risorgiva quali le rogge, alle acque stagnanti o debolmente correnti delle cave senili di argilla e ghiaia. Solo raramente si allontana dall’acqua. In ambito planiziale il declino della specie è da imputare principalmente alle trasformazioni dell’assetto agroecosistemico e dalla mortalità dovuta al traffico veicolare in particolare lungo le strade arginali. Dati pervenuti dallo studio del Museo: Ponte Molino, Vigasio, Montorio. Fattori di minaccia: è in declino in buona parte del suo areale europeo e minacciata dal degrado degli ambienti acquatici. 63 Saettone comune, colubro d’Esculapio Zamenis longissimus: la specie nel Veneto è diffusa nell’intera fascia prealpina, dove coloniza le aree collinari,i versantimontuosi e le principali vallate. Frequenta pertanto gli ambienti forestali e arbustati a latifoglie, all’interno dei quali predilige le aree cotonali. Predilige ambienti con temperatura mite, privo di forti escursioni termiche. Fattori di minaccia: in collina è minacciata dal traffico stradale, mentre in pianura è rara per le modificazioni ambientali con lo sviluppo dell’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione. Dati desunti dalla monografia sul Monte Pastello: loc. Capitello, Breonio; comune soprattutto nelle zone collinari del veronese. Mammiferi Di seguito si fornirà una breve descrizione sulla distribuzione geografica e altitudinale della specie, desunta dall’Atlante sopra citato, e con associati dati sulle preferenze territoriali delle specie e i fattori di minaccia delle stesse desunte da Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, DPN, 2003. Per alcune aree specifiche si integreranno i dati con quelli desunti da studi specifici più o meno recenti: • una monografia sul Monte Pastello: Latella L. (ed.), 2004. Il Monte Pastello. Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Monografie naturalistiche 1; • un volume sul Busatello: M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7, quest’ultimo appartenente alla bibliografia dell’atlante; • per quanto riguarda i chirotteri si fa riferimento anche ad uno studio effettuato tra il 1999 e il 2000 che ha riguardato l’intero territorio provinciale pubblicato L. Latella, F. Abrescia, R. Fiorentini, 2001 - Ricerche sui chirotteri della Provincia di Verona in La Lessinia – Ieri Oggi Domani. Quaderno culturale n.24: 49 - 56. Questo studio rappresenta una sintesi delle conoscenze pregresse sulla distribuzione ed ecologia dei chirotteri nella provincia di Verona e dei primi dati ottenuti in questa fase iniziale. Questo lavoro infatti è in continuo sviluppo in quanto le osservazioni sono continuate negli anni successivi e saranno probabilmente oggetto di una nuova pubblicazione (Nota: Covoli di Velo ha visto una forte riduzione delle specie: 8 diverse specie di pipistrelli. Oggi solo 5 individui del solo genere Rinolophus). • G. Perina, 2004. Monitoraggio della chirottero fauna di un’area di interesse comunitario nella Provincia di Verona. Elaborato di Laurea, Tutor: prof. O. Coppellotti; Correlatore: L. Latella. • Per l’istrice, di recente segnalazione: • M. Bon et al., 2006 Status dell’istrice Hystrix cristata Linnaeus, 1758 nel Veneto (Mammalia, Rodentia) in Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 30, Botanica Zoologia: 293-296 • L. Latella et al. 2007. L’istrice in Provincia di Verona e sui Monti Lessini in: La Lessinia – Ieri Oggi Domani; • Spada A. et al., 2008. Primi indizi di riproduzione di Istrice, Hystrix cristata, in Veneto (Rodentia: Hystricidae) Rhinolophus euryale Ferro di cavallo euriale la biologia della specie è poco conosciuta. Specie termofila con preferenza per ambienti interessati da fenomeni di carsismo e coperti da vegetazione forestale di bassa o media quota fino a 1000 metri.. Utilizza come siti di rifugio, svernamento e riproduzione cavità ipogee e talora i sottotetti degli edifici. 64 Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Dal quaderno culturale: segnalazioni limitate a poche grotte della Lessinia e ad Isola della Scala e sul Monte Pastello in Grotta della Scala (Fumane?) Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore è specie che predilige zone calde ed aperte con alberi e cespugli in aree calcaree prossime all’acqua, anche in vicinanza di insediamenti umani e generalmente non oltre gli 800 metri. I rifugi estivi sono costituiti da edifici, fessure rocciose, cavità degli alberi e talora cavità sotterranee. I rifugi invernali invece sono dati da cavità sotterranee naturali o artificiali. Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Dal quaderno culturale: ampiamente diffuso nella provincia di Verona, dalle quote più basse fino a 1500 m slm in Alta Lessinia ed in alcune grotte del Baldo, dove però non sono ad allora note colonie riproduttive. Dalla tesi di laurea: all’inizio delle due valli Val Galina e Progno Borago, in prossimità della grotta dei cristalli. Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore la specie predilige aree calde, parzialmente boscate, in aree calcaree, anche in vicinanze di insediamenti umani, fino a circa 2000 metri. Quali siti di rifugio, riproduzione e svernamento utilizza cavità ipogee. Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla riduzione delle sue prede principali, che sono gli insetti, a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione ed alterazione degli habitat e dal disturbo delle colonie nei siti di riproduzione e svernamento. Dal quaderno culturale: le segnalazioni sono abbastanza frequenti e relative all’area lessinea anche se non sono conosciute colonie riproduttive. Dalla tesi: Montecchio Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Myotis blythii Vespertilio di Blyth frequenta aree più o meno aperte dal livello del mare fino a 1000 metri. Le colonie riproduttive si trovano in edifici o ambienti ipogei relativamente caldi. IL periodo di ibernazione è trascorso in ambienti ipogei. Fattori di minaccia: è minacciata dalle alterazioni degli ambienti agricoli causate dalle pratiche intensive che riducono la densità e varietà delle sue prede, nonché dal disturbo alle colonie e dall’alterazione e perdita di siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione. Dal quaderno: nella grotta A del Ponte di Veja e in anni precedenti il 1999 ai Covoli di Velo. Myotis brandti Vespertilio di Brandt predilige le aree boscose, in particolare di latifoglie, ricche di acque, in quanto caccia spesso in specchi d’acqua, ma frequenta anche gli abitati. Nel periodo estivo frequenta cavità, fessure di alberi, cassette nido ed edifici. Sverna invece in cavità sotterranee naturali od artificiali. Fattori di minaccia: minacciata dalle alterazioni degli ambienti aperti di caccia, dalla perdita dei siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione. Dal quaderno culturale: è stata segnalata nei pressi di S. Anna d’Alfaedo. 65 Myotis capaccini Vespertilio di Capaccini è una specie tipicamente cavernicola e legata ad sia ad ambienti carsici con aree boscose e cespugliose, che aree alluvionali aperte purchè prossime a specchi d’acqua, fino a circa 800 metri. Si riscontra in cavità naturali o artificiali e solo occasionalmente in edifici. Fattori di minaccia: dato il legame con l’ambiente cavernicolo la specie è piuttosto vulnerabile e minacciata dal disturbo arrecato dall’uomo nei siti ipogei. Dal quaderno culturale: nel veronese è segnalato per una grotta nel Monte Baldo. Myotis daubentoni Vespertilio di Daubenton la specie predilige le zone planiziali boscose con presenza di acua ma si può spoingere fino a 1800 metri. Nel periodo estivo si incontra all’interno di alberi cavi, edifici abbandonati, fessure nella roccia o nei muri. Sverna tra le fessure dei muri o attaccato alle volte o alle pareti di ambienti sotterranei naturali o artificiali. Fattori di minaccia: la specie è minacciata dalla perdita dei siti di rifugio e riproduzione estivi, dal disturbo delle colonie nel periodo invernale, e dalle alterazioni negli ambienti di caccia (zone umide, ambienti forestali). Dal quaderno: segnalata per la grotta Regosse, in Lessinia e per l’abitato di Marcellise. Myotis emarginatus Vespertilio smarginato in zone boschive ma anche zone urbanizzate se ricche di prati, giardini e corpi d’acqua. È specie piuttosto termofila che può arrivare fino a 1800 metri ma che comunque predilige le zone temperato-calde di pianura. I rifugi sono costituiti da edifici e cassette nido, cavità dei muri e degli alberi. In inverno da cavità sotterranee naturali o artificiali. Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e dal disturbo delle colonie nei siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Dal quaderno culturale: segnalazioni limitate alla zona del Ponte di Veja (S. Anna d’Alfaedo) Myotis myotis Vespertilio maggiore Predilige località temperate e calde della pianura e collina, fino generalmente ai 600 metri. Nel periodo estivo frequenta fabbricati o ambienti sotterranei, raramente cavità di alberi o cassette nido; sverna in ambienti sotterranei. Fattori di minaccia: minacciata dalle alterazioni degli habitat (deforestazione, intensificazione delle pratiche agricole, perdita di siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione), nonché dal disturbo operato alle colonie riproduttive. Dal quaderno: segnalata una colonia estiva nella Grotta A del Ponte di Veja Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio e loc. La Cola Myotis mystacinus Vespertilio mustacino si può incontrare in ambienti urbanizzati, all’interno delle abitazioni e nelle grotte. I rifugi estivi sono per lo più costituiti da edifici e più di rado da cavità degli alberi o cassette nido. Sverna nelle cavità sotterranee naturali o artificiali. Fattori di minaccia: è principalmente minacciata dalla disturbo delle cavità ipogee e dalla perdita dei siti di riproduzione, rifugio e svernamento. Dal quaderno culturale: al 2001 era segnalato solo in una cavità sui Monti Lessini Pipistrellus kuhli Pipistrello albolimbato ha abitudini marcatamente antropofile essendo legata prevelentemenete agli abitati dipiccoli e grandi agglomerati urbani. Sia d’estate che d’inverno frequenta i più vari tipi di interstizi degli edifici ed è il più comune in Italia. Fattori di minaccia: per i motivi sopra esposti la specie non risulta minacciata. Dal quaderno: è presente in molte zone della pianura e dei Monti Lessini e città di Verona Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) 66 Pipistrellus nathsii Pipistrellus di Nathusius la specie frequenta fino ai 2000 metri soprattutto radure e la fascia marginale dei boschi con predilezione per quelli di latifoglie, in particolare in prossimità di fiumi.. la si trova anche nei parchi e raramente presso gli abitati. Fattori di minaccia: minacciata dalla scomparsa ed alterazione dei luoghi di rifugio riproduzione e svernamento in particolare rappresentati da aree boscate. Dal quaderno: nella città di Verona Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e Villa Guardin Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano specie nettamente antropofila che frequenta però anche boschi di vario tipo specie se non antropizzati. Può raggiungere i 2000 metri. In estate frequenta cavità, fessuere interstizi e caSSETTE NIDO. In inverno preferisce grandi chiese, abitazioni, cavità degli alberi o cavità naturali o artificiali. Specioe poco freddolosa la si può sorprendere in volo anche in inverno. Fattori di minaccia: meno sensibile e minacciata rispetto alle altyre specie, risente dell’alterazione degli habitat e della scomparsa dei siti di rifugio. Dal quaderno: è stato segnalato per la zona di Isola della Scala e, in Lessinia, per i Covoli di Velo nella prima metà del ‘900. Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e Villa Guardin Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Nyctalus noctula Nottola comune predilige i boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corsi d’acqua, ma essendo specie antropofila frequenta anche abitati anche di grandi città specie se ricche di parchi. La sua distribuzione altitudinale è tra i 500 e i 1000 metri di quota. D’estate frequenta cavità degli alberi, cassette nido, e fabbricati mentre d’inverno si rifugia in cavità di alberi, fessure di rocce, muri o altri nascondigli degli edifici. È migratrice. Fattori di minaccia: scomparsa di alberi con cavità idonee, nonché alla distruzione dei rifugi invernali. Dal quaderno: alcune località della provincia di Verona Dalla tesi: all’inizio delle due valli, Montecchio (cimitero e centro abitato), alla fine di Val Galina, La Cola e Villa Guardin Nyctalus lasiopterus Nottola gigante è rara in tutto il suo areale. Predilige gli ambienti boschivi di latifoglie ed è legata sia per la riproduzione che lo svernamento alle cavità degli alberi. Può raggiungere i 2000 metri di quota. Fattori di minaccia: i principali pertanto sono legati alla scomparsa delle aree boscate e dal taglio dei vecchi alberi cavi. Ad oggi no nuove segnalazioni .prima sono dell’800. Hypsugo savii Pipistrello di Savi specie euriecia, si può trovare in aree rocciose, boschi e foreste di ogni tipo, zone agricole e le città. Nel periodo estivo si rifugia nelle fessure delle rocce, nei fienili e negli edifici, mentre nel periodo invernale nelle fessure delle cavità sotterranee naturali o artificiali. Fattori di minaccia: data la sua capacità di adattamento è probabilmente meno minacciata rispetto ad altri chirotteri; è comunque sensibile alle alterazioni degli habitat e alla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Dal quaderno:città di Verona e a sud della città 67 Eptesicus serotinus Serotino comune la specie predilige i parchi e i giardini situati ai margini degli abitati stessi prevalentemente in aree planiziali. I rifugi estivi sono per lo più costituiti da da edifici e più di rado da cavità degli alberi o cassette nido. Fattori di minaccia: pur essendo meno minacciata rispetto ad altri chirotteri, è sensibile alle alterazioni degli habitat di caccia (si nutre di vari tipi di insetti, quali lepidotteri e coleotteri, e talvolta anche molluschi gasteropodi ed altri tipi di insetti di taglia relativamente grande che cattura sul terreno) e alla riduzione delle sue prede a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Dal quaderno: in diverse località a sud di Verona e nell’abitato di Cancello in Lessinia Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Plecotus auritus Orecchione bruno boschi di latifoglie e conifere, parchi e giardini fino a quote anche superiori ai 2000 metri. Durante la buona stagione frequenta le cavità degli alberi, cassette nido, ed edifici. In inverno , cavità sotterranee, raramente cavità degli alberi. Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e diminuzione delle sue prede rappresentate da lepidotteri e grossi ditteri.. sensibile anche al disturbo operato dall’uomo e dal taglio di vecchi alberi cavi. Dal quaderno: Isola della Scala e Verona, Rocca del Garda Dalla tesi: Avesa Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Plecotus austriacus Orecchione meridionale è una specie fortemente antropofila che predilige zone coltivate e più calde.In estate frequenta soprattutto i sottotetti, occasionalmente grotte; in inverno cavità naturali artificiali Fattori di minaccia: alterazione degli habitat e diminuzione delle sue prede rappresentate principalmente da lepidotteri e in misura minore da ditteri. è sensibile anche al disturbo operato dall’uomo e dal taglio di vecchi alberi cavi. Dal quaderno: una cavità nei pressi di Rocca del Garda Dalla tesi: Avesa Dalla monografia sul Busatello: area circostante il Busatello (Isola della Scala) (dati del 1982-84) Miniopterus schreibersi Miniottero è una specie tipicamente cavernicola e legata ad ambienti scarsamente antropizzati preferendo quelli carsici. Si riscontra in zone di bassa o media altitudine. Predilige gli ambienti sotterranei anche se nella buona stagione si può rifugiare nei sottotetti. Fattori di minaccia: è sensibile al disturbo operato dall’uomo e alla riduzione delle sue prede a causa dell’impiego di pesticidi in agricoltura e dalla distruzione dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento. Dal quaderno: diverse grotte sui monti Lessini Tadarida teniotis Molosso di Cestoni è una specie rupicola e cioè legata a pareti rocciose e dirupi di vario tipo dove si rifugia nel corso dell’intero anno. Attualmente è presente anche anche nelle aree antropizzate dove trova rifugio in crepe delle pareti, interstizi vai, canne fumarie, meno frequente in grotte. Si può spingere fino a quote pari a 2000-2500 metri,. Fattori di minaccia: a parte la diminuzione di prede per l’uso di pesticidi, il maggior pericolo è dato dal disturbo operato dall’uomo nei rifugi localizzati in costruzioni. Dal quaderno: abitato di S. Anna d’Alfaedo ed il Vajo dei Falconi. Muscardinus avellanarius Moscardino solo occasionalmente frequenta le chiome più alte degli alberi. Preferisce i fitti macchioni di rosacee selvatiche al margine dei boschi, lungo le campagne, i fossi o i corsi d'acqua. Alcune particolari specie arboree e arbustive (nocciolo, acero campestre, lonicere) sembrano importanti per la sua presenza e diffusione in quanto offrono sia cibo abbondante sia materiali idonei alla 68 costruzione dei caratteristici nidi. In pianura, a causa dell' espianto delle antiche siepi di confine, è divenuto poco comune, anche se localmente è ancora abbondante. In collina abita i castagneti e i querce carpineti, dove può essere osservato sia nel fitto dei boschi che ai loro margini, sempre tra cespugli e roveti dove costruisce il nido estivo. Sulle prealpi frequenta anche le giovani piantagioni di abete rosso e i boschi misti di faggio. Fattori di minaccia: distruzione ed alterazione del bosco in particolare dellom strato arbustivo, nonchè dalla frammentazione dell’habitat che la espone, data la sua scarsa mobilità, a rischio di estinzione locale. Dati dall’atlante: Giazza (Frigo, 1976); Lessinia, loc. varie (De Franceshi et al. , 1994). Mustela putoris Puzzola poco conosciuta nei suoi aspetti ecologici sembra preferire ambienti forestali misti con spazi aperti e presenza di acque superficiali. In pianura è ormai legata ad ambienti relitti quali alcuni querco-carpineti, boschetti ripariali e pinete litoranee. Fattori di minaccia: alterazione ambientale quale deforestazione, bonifica di zone umide, canalizzazione di corpi idrici, dal bracconaggio. Dipendente dalla locale disponibilità di risorse trofiche è in probabile decremento rispetto al passato. La presenza inoltre di popolazioni rinselvatichite di Furetto rappresenta una minaccia per la sua conservazione per il rischio di inquinamento genetico Dati dall’atlante: Nogarole Rocca; Custoza; Ca' di David; S. Felice (Avesani et al., 1989). Dati dalla monografia del Busatello: anche in Busatello Lutra lutra Lontra strettamente legato all'ambiente acquatico, viveva in fiumi, laghi, paludi,estuari e lagune con sponde ricche di vegetazione ripariale e canneti, dotate di acque non inquinate e ricche di specie ittiche. Fattori di minaccia: in italia la specie è rara. È miNACCIATA dalla persecuzione diretta e dalla scomaprsa o alterazione delle zone umide. Ponte di Veja (De Betta, 1863); Busatello, 1959 (Solinas, 1969). Martes martes Martora specie tipicamente forestale (foreste di conifere, miste e di latifoglie) diffusa fino a 2000 metri, che evita gli spazi aperti se non per brevi spostamenti. Utilizza sia rifugi arborei (nidi di corvidi o doi scoiattoli, cavità arborere) che a livello di suolo(anfratti di rocce, grosse radici di alberi). Fattori di minaccia : frammentazione, riduzione ed alterazione degli ambienti forestali, nonchè dal prelievo da parte dell’uomo. Ovis orientalis musimon Muflone specie che frequenta zone rocciose alternate a vegetazione erbacea ed arbustiva, anche a livello del mare. Introdotto in aree pedemontane ed alpine, raggiunge in estate gli ambienti tipici del camoscio. Fattori di minaccia: è una specie in graduale espansione a causa di introduzioni effettuate al di fuori dell’areale storico (Sardegna) Rupicapra rupicapra Camoscio alpino frequenta tra i 1000 ed i 2500 metri, le aree forestali intervallate da pareti rocciose scoscese, radure e canaloni, cespuglietti, boscaglie pRATERIE alpine e pietraie. Fattori di minaccia: la specie attualmente è in espensione. Tuttavia in talune aree italiane possono verificarsi situazioni di prelievo antropico eccessivo, mentre erfdfetti negativoi su taluni nuclei demografici sono stati registrati in aree dove è stato introdotto il Muflone. Hystrix cristata istrice è una specie ad ampia distribuzione in Africa centrosettentrionale, presente in Europa solo nella Penisola Italiana. Preferenzialmente legata a zone a clima mediterraneo dove colonizza boschi e macchie, areecespugliate, margini di coltivi, vallate torrentizie più o meno soleggiate in terreni aridi erocciosi, dal livello del mare fino a 1000 metri. La specie scava tane in terreni argillosi, sabbiosi o tufacei, dove trascorre la maggior parte del giorno. È una specie vegetariana. 69 Fattori di minaccia: in Italia sembra in aumento a causa dello spopolamento delle aree collinari appenniniche. È minacciata dal traffico stradale e dal bracconaggio. Dati desunti da diversi articoli: Selva di Progno, loc. Alta Valle di Giazza; S. Martino B.A. loc. Terrazze, Musella, La Scimmia, Marcellise, Musella (laghetto) ecc. Specie ittiche: ufficio caccia e pesca (Adige e Garda) (Brusà e Busatello) • Confortini, 1997. L’ittiofauna del lago di Garda. Provincia di Verona – Settore Tutela Faunistico Ambientale. Cooperativa fra Pescatori – Garda. • Confortini, 1998. I pesci dell’Adige nella Provincia di Verona. Provincia di Verona – Assessorato alla Tutela Faunistico Ambientale. Unione Nazionale Pescatori a Mosca (U.N.Pe.M.). • un volume sulla Valle del Brusà e le Vallette di Cerea: Comune di Cerea, Comune di Ferrara. Prime ricerche sulla flora e sulla fauna nel biotopo di Brusà – Le Vallette, Cerea (Verona). Quaderni della Stazione di Ecologia, Civico museo di Storia Naturale di Ferrara. Vol.15, anno 2005; • un volume sul Busatello M. Daccordi, A. Zanetti ed.1989 Studi sulla Palude del Busatello (Veneto – Lombardia). Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona – 2. Serie. Sezione Scienze della Vita (A: Biologica).7. Di seguito si forniscono le principali informazioni relativamente alle specie presenti in Direttiva Habitat. Fanno eccezione quelle rientranti esclusivamente nell’allegato V della Direttiva (caso del Temolo) e quelle specie alloctone per la fauna ittica italiana (Rodeo amaro). La maggior parte delle informazioni sono desunte dal sito http://www.iucn.it/documenti/flora.fauna.italia/5-pesci/. Su questo sito sono inoltre disponibili approfondimenti circa la distribuzione della specie sul territorio nazionale. Lampreda di mare è una specie migratrice anadroma, e perciò ampiamente eurialina, che occupa diversi tipi di ambiente durante la sua vita: si riproduce nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, dove sono presenti substrati ghiaiosi; svolge la fase larvale nei tratti medi dei corsi d’acqua, infossata nei substrati fangosi; dopo la metamorfosi, completa la fase trofica in mare. Fattori di minaccia: costruzione di un alto numero di dighe e di altri sbarramenti trasversali nei corsi d’acqua, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega; inquinamento delle acque e dei substrati fangosi in mezzo ai quali viene svolta la fase larvale (gli ammoceti tollerano le acque inquinate molto meno degli adulti). È auspicabile la realizzazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe o, in alternativa, la realizzazione e la sperimentazione di aree di frega artificiali a valle dei principali sbarramenti dei corsi d’acqua. Lampreda padana La Lampreda padana vive esclusivamente nelle acque dolci: si riproduce nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, anche in piccoli ruscelli con acque limpide e fresche, su fondali ghiaiosi; svolge la fase larvale nei tratti più a valle dei corsi d’acqua, o nelle aree ripariali dove la corrente è moderata, infossata nei substrati sabbiosi o fangosi. Vive anche nelle risorgive. Poiché si tratta di una specie stenoecia, necessita di una buona qualità dell’acqua e più in generale dell’ambiente. È un ciclostomo bentonico di taglia piccola Fattori di minaccia: le cause maggiormente responsabili dei depauperamenti riguardano le alterazioni degli habitat: canalizzazioni ed altri interventi sugli alvei, come i prelievi di ghiaia, che provocano la 70 scomparsa delle idonee aree di frega; inquinamento delle acque e dei substrati in mezzo ai quali viene svolta la fase larvale; abbassamento delle falde, con conseguente diminuzione di portata delle risorgive. Gli interventi per la conservazione di questa specie, che risultano piuttosto urgenti in considerazione dell’evidente contrazione dell’areale, riguardano in primo luogo la tutela della naturalità dei corsi d’acqua e il controllo dell’inquinamento. È inoltre auspicabile l’istituzione di aree protette fluviali laddove sono presenti popolazioni che hanno ancora una buona consistenza numerica. Sono infine indispensabili ricerche sulla biologia e l’ecologia di questo prezioso endemismo padano, così come il monitoraggio dello stato delle popolazioni. Sono ipotizzabili reintroduzioni nei corsi d’acqua dove si è verificata l’estinzione locale. Storione Lo Storione è un migratore anadromo ed è perciò eurialino. Gli individui più giovani, fino a circa un metro di lunghezza, dopo essere migrati in mare stazionano in prossimità degli estuari a profondità moderate (2050 m); quelli di dimensioni superiori si spingono a profondità maggiori (100-200 m). Nelle acque dolci risale i fiumi di maggiore portata, dove occupa preferibilmente le “buche” più profonde nei tratti a corrente moderata. È un pesce piuttosto resistente alle basse concentrazioni di ossigeno. I giovani Storioni, quando sono in acque interne, si nutrono prevalentemente di larve di insetti, vermi, crostacei e molluschi. In mare la dieta è costituita da invertebrati bentonici (molluschi, anellidi policheti e crostacei) e piccoli pesci. L’alimentazione è sospesa durante la migrazione e nel periodo riproduttivo. Fattori di minaccia: intensa attività di pesca professionale, esercitata anche su esemplari in età preriproduttiva; costruzione di dighe, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega (nel Po, ad esempio, una prima riduzione dell’areale si è avuta con la costruzione della diga di Casale Monferrato; successivamente la diga di Isola Serafini ha determinato ulteriori problemi); inquinamento delle acque e, più in generale, degrado degli habitat. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “in pericolo critico”. Per la conservazione di questa specie sono urgenti concrete misure: la costruzione di passaggi per pesci in prossimità delle dighe o, in alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; interventi finalizzati a ridurre l’inquinamento delle acque; ripopolamenti; reintroduzioni. Le varie tipologie d’intervento dovrebbero essere supportate da ricerche sulla biologia e l’ecologia nei nostri ambienti, nonché dal monitoraggio della distribuzione e dello stato delle singole popolazioni. Storione cobice è un migratore anadromo ed è perciò eurialino. In mare occupa le aree in prossimità degli estuari, di preferenza su fondali fangosi e sabbiosi, a 10-40 m di profondità; non si allontana dalla linea di costa, mostrando così abitudini molto meno “marine” rispetto agli altri due storioni presenti in Italia. Per la riproduzione risale i fiumi di maggiori dimensioni; la sua valenza ecologica nelle acque interne sembra essere discreta, potendo vivere e forse anche riprodursi in diverse condizioni ambientali. Studi di una decina di anni fa hanno prodotto interessanti elementi di conoscenza della specie, ma permangono lacune e dubbi su molti aspetti della biologia riproduttiva. La prima e più importante questione, anche per fini gestionali e conservazionistici, riguarda la possibilità che lo Storione cobice possa svolgere l’intero ciclo biologico in acqua dolce. La questione può essere inserita nel quadro delle caratteristiche biologiche della famiglia. Negli Acipenseridi esistono tre diverse modalità di svolgimento del ciclo biologico: specie o popolazioni che compiono l’intero ciclo in acqua dolce; specie o popolazioni che si riproducono in acqua dolce e permangono a lungo nelle acque interne, accrescendosi nelle acque salmastre degli estuari; specie o popolazioni che si riproducono in acqua dolce e che raggiungono rapidamente il mare dopo la deposizione dei gameti. Alcune specie, come ad esempio Huso huso, adottano una sola delle tre alternative; altre specie, come varie del genere Acipenser, adottano due o tutte e tre le possibili alternative, essendo costituite da popolazioni che vivono in modo diverso nelle diverse parti dell’areale. Lo Storione cobice appartiene al secondo gruppo, ma qualche popolazione potrebbe mostrare tendenze e capacità a vivere come gli Acipenseridi del primo gruppo; la presenza di esemplari nel Po a monte della diga di Isola Serafini, 71 difficilmente superabile dagli individui in fase di rimonta, sembra essere un elemento a favore di questa ipotesi. La dieta, studiata nei Fiumi Po e Ticino su esemplari di lunghezza compresa fra 30 e 130 cm, comprende esclusivamente invertebrati bentonici: crostacei gammaridi (43%); larve di ditteri (24%), in prevalenza chironomidi; oligocheti (21%). Gli esemplari di maggiori dimensioni si nutrono anche di pesci. Scarsissime sono le conoscenze sulla riproduzione: il periodo riproduttivo ricade in primavera (maggio e giugno), ma può interessare anche la prima parte dell’estate; la deposizione dei gameti avviene in acque ferme o moderatamente correnti presso le rive, e sembra che possa aver luogo anche in acque salmastre a poca distanza dal mare (ciò spiegherebbe l’esistenza di una popolazione vitale nel basso corso del Po, nonostante le dighe presenti nei tratti medio e alto di questo fiume). Fattori di minaccia: Lo Storione cobice è uno dei pesci indigeni nelle acque dolci italiane che corrono i maggiori rischi di estinzione. Tutte le popolazioni presentano una forte contrazione demografica, dovuta ai seguenti fattori antropici: pesca professionale, che almeno fino agli anni ’80 è stata esercitata anche su esemplari in età pre-riproduttiva (fino al 1987 la misura minima legale era di 60 cm); costruzione di dighe, che impediscono il raggiungimento delle principali aree di frega; inquinamento delle acque e, più in generale, degrado degli habitat. La situazione è particolarmente critica poiché l’areale risulta di dimensioni ridotte; in una parte significativa di esso, Croazia e Montenegro, da alcuni anni la specie viene considerata estinta. La sua presenza in Italia è oggi limitata al bacino del Po e, in misura inferiore, ai principali fiumi del Veneto; risulta però in drastica diminuzione quasi ovunque. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “in pericolo critico”. Per la conservazione di questo importante subendemismo della fauna italiana sono urgenti concrete misure: il divieto temporaneo di pesca; la costruzione di passaggi per pesci in prossimità delle dighe o, in alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; interventi finalizzati a ridurre l’inquinamento delle acque; ripopolamenti; reintroduzioni. Le varie tipologie d’intervento dovrebbero essere inserite in uno specifico piano d’azione che comprenda anche ricerche su alcuni aspetti fondamentali della biologia e dell’ecologia della specie, nonché il monitoraggio della distribuzione e dello stato delle singole popolazioni. Alosa è una specie eurialina migratrice facoltativa a diversa ecologia intraspecifica: comprende popolazioni migratrici anadrome, conosciute come Alose (ma anche come Cheppie e come Laccie), e popolazioni che svolgono l’intero ciclo biologico in acqua dolce, conosciute come Agoni. L’Alosa risale per decine o centinaia di chilometri i corsi d’acqua, fino ai tratti in cui sono presenti substrati ghiaiosi; l’Agone vive nella zona pelagica dei laghi interni, spostandosi nella zona litorale in inverno e durante il periodo riproduttivo. È una specie molto plastica che, grazie alla possibilità di un’ampia norma di reazione del genotipo, può mostrare rapide modificazioni riguardanti alcuni caratteri morfologici (quali ad esempio il numero di branchiospine) in relazione alla pressione selettiva. Vive in gruppi numericamente consistenti, sia nei laghi che durante la risalita dei fiumi. I giovani di Alosa si nutrono di ogni tipo di piccoli invertebrati planctonici e bentonici; in mare gli adulti si cibano soprattutto di crostacei e piccoli pesci; durante la migrazione i riproduttori sospendono l’alimentazione. L’Agone è invece prevalentemente zooplanctofago, basandosi l’alimentazione principalmente su cladoceri (soprattutto Daphnia hyalina e Bythotrephes longimanus) e copepodi (generi Cyclops e Diaptomus); quando la taglia è superiore a 25 cm vengono predate anche larve di insetti e, occasionalmente, piccoli pesci; nel periodo riproduttivo non viene assunto cibo. Fattori di minaccia: Le popolazioni di questa specie hanno subito negli ultimi decenni consistenti decrementi demografici. Per l’Alosa possono essere individuate due cause principali: la costruzione di dighe e di altri sbarramenti trasversali dei corsi d’acqua, che impediscono il raggiungimento delle aree di frega; la pesca eccessiva, esercitata sui riproduttori in migrazione genetica. Le dighe hanno limitato progressivamente la presenza dell’Alosa nei tratti sempre più a valle dei sistemi idrografici; Per l’Agone la 72 causa principale della consistente riduzione delle popolazioni è l’eccessiva pressione di pesca, condotta negli ultimi decenni con strumenti sempre più distruttivi (in primo luogo le reti monofilo di nylon), anche nel periodo riproduttivo e a carico di individui in età pre-riproduttiva (Oppi e Novello, 1986). In alcuni laghi prealpini anche l’inquinamento organico sembra aver giocato un ruolo negativo: la maggiore trofia ha prodotto consistenti aumenti demografici di altre specie planctofaghe, come l’Alborella, che hanno esercitato così una competizione alimentare con l’Agone. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia l’Agone viene considerato “in pericolo”, l’Alosa “vulnerabile”. Per la conservazione di questa specie sono necessari i seguenti interventi: realizzazione di passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri sbarramenti trasversali dei corsi d’acqua o, in alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; norme più restrittive dell’attività alieutica rispetto alle attuali, con il divieto di pesca nel periodo riproduttivo e con la messa al bando degli strumenti di cattura più distruttivi; disinquinamento delle acque, in particolare negli ambienti lacustri. Pigo vive nelle acque dei laghi e nei tratti a maggiore profondità e corrente moderata dei fiumi, preferendo le acque limpide e le zone ricche di vegetazione. Nei grandi laghi prealpini vive prevalentemente a profondità di 10-15 metri; in inverno si sposta in acque più profonde, sembra intorno ai 100 metri circa; in primavera si porta su fondali di 7-8 metri. È un pesce di taglia media della cui biologia si hanno solo modeste conoscenze. Si nutre sul fondo e nella dieta prevale la componente vegetale, in particolare alghe filamentose; sono comunque presenti anche invertebrati bentonici, soprattutto gasteropodi e larve di insetti. La riproduzione ha luogo in aprile-maggio, quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 14 °C circa; negli ambienti lacustri gli individui sessualmente maturi si portano per la deposizione in acque litorali poco profonde con substrati litici; nelle acque correnti gli individui sessualmente maturi risalgono i fiumi per portarsi in aree con acqua poco profonda dove, su substrati ciottolosi e ghiaiosi, vengono deposti i gameti. Fattori diminacia: dighe e altri sbarramenti trasversali, che negli ambienti fluviali impediscono agli individui prossimi alla riproduzione di raggiungere i fondali adatti alla deposizione dei gameti; anche la pesca sportiva effettuata durante il periodo riproduttivo in prossimità degli sbarramenti potrebbe essere responsabile del consistente decremento demografico di varie popolazioni. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “vulnerabile”. Per invertire la tendenza negativa circa la consistenza delle popolazioni italiane di Pigo, sono ipotizzabili due tipi di intervento: la regolamentazione della pesca in modo più restrittivo con il divieto durante l’intera stagione primaverile, considerando sia i mesi in cui ha luogo la riproduzione (aprile e maggio) sia un periodo precedente in cui i riproduttori compiono spostamenti all’interno del sistema idrografico; la sperimentazione e successiva realizzazione di passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri sbarramenti. È necessario anche il controllo delle attività antropiche che producono inquinamento delle acque. Sono infine auspicabili studi volti a colmare le lacune sulla conoscenza della biologia e dell’ecologia delle popolazioni italiane. Savetta vive in acque profonde e poco correnti dei tratti medio-bassi dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni e negli ambienti lacustri oligo- e mesotrofici; si sposta nei tratti medio-alti dei fiumi e nei corsi d’acqua di minori dimensioni durante una parte della stagione primaverile, in relazione alla riproduzione. È un pesce gregario di taglia media (la lunghezza totale massima è di circa 40 cm e il peso di oltre 900 g), presumibilmente attivo tutto l’anno. La conoscenza della sua biologia è per alcuni aspetti lacunosa, e ciò non si accorda con la necessità di predisporre validi interventi di conservazione della specie. Dal punto di vista trofico la Savetta può essere definita un “pascolatore” di fondo, che svolge la sua opera grazie a un particolare adattamento morfologico: la bocca è in posizione infera e la mascella inferiore è rivestita da un ispessimento corneo, duro e tagliente. La componente vegetale è sempre nettamente prevalente nella dieta, 73 con percentuali che variano dal 60 al 95% circa del cibo ingerito, ed è costituita da alghe epilitiche, macrofite ed occasionalmente parti di piante della vegetazione ripariale; insieme ai vegetali ingurgita anche elementi zoobentonici, soprattutto molluschi gasteropodi. La riproduzione ha luogo in aprile e maggio ed è accompagnata da una sorta di migrazione all’interno dei sistemi idrografici: nei laghi e nei tratti medio-bassi dei fiumi le Savette si riuniscono in gruppi composti da centinaia di individui; risalgono quindi i corsi d’acqua, anche gli immissari e gli affluenti di piccole dimensioni, fino a trovare le caratteristiche ambientali tipiche della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila; qui, in acque fresche e correnti, su fondali ghiaiosi in prossimità delle rive, avviene la deposizione dei gameti. Osservazioni compiute sui siti di riproduzione individuati nei corsi d’acqua immissari dei Laghi Maggiore e di Lugano, hanno portato ad una loro descrizione particolareggiata: profondità compresa fra 0,1 e un metro; velocità dell’acqua, misurata a 5 cm dal fondo, 0,3-1,1 m/s; temperatura 10,4-17,1 °C; substrati di deposizione dei gameti prevalentemente ghiaiosi, ma occasionalmente costituiti da vegetazione acquatica, sabbia e rocce. Fattori di minaccia: è una delle specie ittiche delle acque interne che ha subito i maggiori danni dalla costruzione di dighe ed altri sbarramenti lungo il corso dei fiumi italiani. Questi manufatti risultano deleteri per almeno due motivi: in primo luogo impediscono alle Savette la libera circolazione nei corsi d’acqua, necessaria durante le migrazioni riproduttive per raggiungere le zone idonee alla frega; poi, è proprio in corrispondenza degli sbarramenti che durante il periodo primaverile vengono pescate grandi quantità di Savette, sia con le lenze che con reti di vario tipo.. Anche l’artificializzazione degli alvei nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua ed il prelievo di ghiaia per l’edilizia rappresentano concrete minacce per la specie, perché determinano la riduzione delle aree di frega. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerata “vulnerabile”. Per garantire lo svolgimento del ciclo biologico delle popolazioni di Savetta, e quindi la loro sopravvivenza, sono necessarie le seguenti misure: normative che vietino l’attività di pesca durante il periodo riproduttivo; sperimentazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe o, in alternativa, la realizzazione di aree di frega artificiali subito a valle dei principali sbarramenti; tutela delle aree di frega, e più in generale della “naturalità” dei tratti medio-alti dei corsi d’acqua. È necessario evitare anche l’introduzione di specie aliene aventi simile nicchia ecologica. Lasca vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua, dove l’acqua è limpida, la corrente è rapida e il fondo è ghiaioso; nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila. Popolazioni di modesta entità sono presenti anche in laghi oligotrofici. Le conoscenze sulla biologia sono scarse, e ciò non si accorda con la necessità di predisporre validi interventi di conservazione della specie, endemica nel nostro paese. Circa l’alimentazione è noto che si nutre sul fondo e che la dieta è onnivora, comprendendo soprattutto invertebrati bentonici ed alghe epilitiche (la conformazione e la consistenza della bocca sono simili a quelle della Savetta: vedi testo relativo a questa specie). Si riproduce in primavera, in acque poco profonde, con corrente vivace, deponendo i gameti su substrati ghiaiosi; nel periodo riproduttivo i gruppi che vivono nei corsi d’acqua maggiori risalgono più a monte e gli affluenti di minori dimensioni, fino a trovare le condizioni ambientali idonee. Fattori di minaccia: Le popolazioni di Lasca sono quasi ovunque in contrazione, per varie cause dipendenti da attività antropiche. In primo luogo la specie, a stretta valenza ecologica, risente negativamente del degrado degli ambienti fluviali ed in particolare della compromissione della qualità delle acque e delle alterazioni degli alvei e dei substrati; anche le dighe e gli altri sbarramenti risultano negativi, impedendo in alcuni corsi d’acqua il raggiungimento delle aree più idonee alla frega; infine la pesca sportiva, che in alcune regioni risulta intensa soprattutto durante la stagione primaverile, quando i riproduttori si spostano verso acque più basse e correnti. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerata “vulnerabile”. Per invertire la tendenza negativa che determina depauperamenti nelle popolazioni di Lasca, sono necessari i seguenti interventi: normative che impediscano l’attività di pesca durante il periodo riproduttivo; 74 sperimentazione di idonei passaggi per pesci in corrispondenza delle dighe e degli altri tipi di sbarramenti; tutela delle aree di frega, e più in generale della “naturalità” dei tratti medio-alti dei corsi d’acqua. Si ribadisce infine la necessità di maggiori conoscenze sulla biologia e l’ecologia della specie, per poter predisporre valide misure di conservazione. Gobione ha una discreta valenza ecologica, che gli consente di vivere in diversi tipi di ambienti: tratti medio-alti, medi e medio-bassi dei corsi d’acqua, dove predilige le aree con acqua moderatamente corrente e modesta profondità; laghi con acque limpide e spiagge sabbiose; acque salmastre (frequentate per motivi trofici nella parte settentrionale del suo areale). Il Gobione si nutre sul fondo, dove ricerca attivamente vari tipi di piccoli animali; la dieta è costituita da larve di insetti (soprattutto efemerotteri, tricotteri e ditteri chironomidi), crostacei (come Asellus acquaticus e Gammarus sp.), vermi e, occasionalmente, detriti vegetali e uova di pesci. Il periodo riproduttivo varia molto in relazione alla latitudine, richiedendo normalmente temperature dell’acqua comprese fra 15 e 18 °C; le popolazioni italiane si riproducono fra la metà di aprile e la metà di giugno. La deposizione dei gameti ha luogo preferibilmente su fondali ghiaiosi e sabbiosi, ma anche sulle piante acquatiche, a 20-50 cm di profondità; le popolazioni lacustri tendono a risalire i corsi d’acqua immissari, alla ricerca delle caratteristiche ambientali idonee alla riproduzione. Fattori di minaccia: grazie alla sua discreta valenza ecologica, è in grado di tollerare moderate compromissioni della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto dagli scarichi urbani. Risente però negativamente di alterazioni più consistenti degli habitat: canalizzazioni ed altri interventi sugli alvei, come i prelievi di ghiaia e di sabbia, possono causare la riduzione delle idonee aree di frega, con la conseguente rarefazione della specie in un sistema idrografico. Considerando l’ampia distribuzione geografica, la specie non corre rischi. Le popolazioni italiane hanno subito però negli ultimi due-tre decenni riduzioni nella consistenza numerica e nelle dimensioni degli areali, in relazione al grado di antropizzazione dei corsi d’acqua e dei territori circostanti. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “a più basso rischio”. Così come per le altre specie aventi simili esigenze ecologiche, la sopravvivenza delle popolazioni è legata a una buona qualità ambientale; per il Gobione risulta fondamentale garantire la naturalità degli alvei. Barbo è un pesce con discreta valenza ecologica in grado di occupare vari tratti di un corso d’acqua, ed anche quelli di piccole dimensioni, purché le acque risultino ben ossigenate; predilige però i tratti medio-alti dove la corrente è vivace, l’acqua è limpida e il fondo è ghiaioso. Le aree con fondo ghiaioso risultano indispensabili per la deposizione dei gameti; per questo nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila. Fuori dal periodo riproduttivo gli esemplari di taglia maggiore si spostano a valle, probabilmente per motivi trofici, mostrando la capacità di tollerare una certa torbidità dell’acqua e di vivere bene anche in ambienti dove la velocità dell’acqua è moderata. Popolazioni di modesta entità sono presenti anche in laghi oligotrofici. Vive in piccoli gruppi preferibilmente in prossimità di “buche” o nei tratti dove l’acqua è più profonda. Ha abitudini bentoniche, soprattutto per motivi trofici; la dieta è costituita prevalentemente da macroinvertebrati, come larve di insetti (in particolare tricotteri, efemerotteri e chironomidi), crostacei e gasteropodi, ed occasionalmente anche da macrofite. La riproduzione ha luogo quando la temperatura dell’acqua raggiunge 16-17 °C, tra aprile e luglio in relazione alla posizione geografica e alle caratteristiche termiche dei corpi d’acqua. Durante la stagione riproduttiva i Barbi risalgono i corsi d’acqua, occupando anche i piccoli affluenti, fino a trovare aree con fondali ghiaiosi e corrente vivace; qui i nuclei riproduttivi composti da una sola femmina e da alcuni maschi depongono i gameti. A 16 °C la schiusa delle uova ha luogo dopo circa 8 giorni. 10-20 giorni dopo la nascita i piccoli pesci, dopo aver consumato il sacco vitellino, iniziano la ricerca attiva del cibo; si muovono a mezz’acqua in sciami misti costituiti da avannotti di varie specie di Ciprinidi d’acqua corrente. Dopo alcuni mesi i giovani Barbi cominciano a condurre vita bentonica. 75 Fattori di minaccia: è una specie relativamente resistente, in grado di tollerare modeste compromissioni della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto dagli scarichi urbani. Per questo nei tratti idonei dei corsi d’acqua può risultare una delle specie ittiche più abbondanti; nel tratto medio-alto del Fiume Adige, ad esempio, costituisce la componente principale della biomassa ittica (35% circa). Risente però negativamente degli interventi antropici sugli alvei, come le canalizzazioni, i prelievi di ghiaia e i lavaggi di sabbia, che alterano le caratteristiche ambientali e in particolare i substrati necessari per la riproduzione; ciò ha determinato la forte contrazione di varie popolazioni e forse la scomparsa di alcune di esse. La specie è oggetto di pesca sportiva in ogni regione d’Italia. Vengono per questo frequentemente effettuati ripopolamenti dalle amministrazioni provinciali e dalle associazioni di pescatori, che utilizzano però materiale alloctono proveniente talvolta anche da aree poste al di fuori del nostro Paese, in alcuni casi appartenente anche ad altre specie del genere Barbus. La variabilità fenotipica osservabile nelle popolazioni italiane è probabilmente aumentata negli ultimi due-tre decenni in relazione alle possibilità di ibridazione tra gli individui indigeni e quelli alloctoni, con la compromissione delle caratteristiche genetiche delle popolazioni indigene (“inquinamento genetico”). Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “a più basso rischio”. Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti in primo luogo alla tutela dei tratti dei corsi d’acqua caratterizzati da habitat idonei, con particolare attenzione per le zone dove non sono compromessi gli elementi morfologici e fisici necessari per la riproduzione. Vanno inoltre evitati ripopolamenti effettuati con materiale raccolto in natura, sia proveniente da siti all’interno del nostro paese, sia e ancor di più da siti al di fuori dell’areale italico. Barbo canino specie con una limitata valenza ecologica: vive nei tratti medio-alti dei corsi d’acqua e nei piccoli affluenti, ricercando acque ricche di ossigeno, corrente vivace, fondo ghiaioso e ciottoloso associato alla presenza di massi sotto i quali trova rifugio. Le aree con fondo ghiaioso risultano indispensabili per la deposizione dei gameti; per questo nella zonazione dei corsi d’acqua italiani è una delle specie tipiche della Zona dei Ciprinidi a deposizione litofila. Con abitudini bentoniche, soprattutto per motivi trofici; ricerca attivamente macroinvertebrati, con il comportamento tipico di capovolgere con il muso piccoli ciottoli e catturare quindi gli organismi che si rifugiano sotto di essi. La dieta è composta da larve di insetti (soprattutto efemerotteri, ditteri e tricotteri), crostacei e anellidi. Fattori di minaccia: è molto sensibile alle alterazioni della qualità ambientale dei corsi d’acqua; particolarmente negative risultano tutte le tipologie di manomissione degli alvei fluviali, così come l’inquinamento delle acque e gli eccessivi prelievi idrici. I numerosi interventi antropici sui fiumi e sui corsi d’acqua di minori dimensioni hanno prodotto varie estinzioni locali delle popolazioni italiane di Barbo canino, con la conseguente frammentazione dell’areale. La maggior parte delle popolazioni mostra la tendenza al decremento demografico. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “vulnerabile”. Gli interventi di conservazione per questa sottospecie endemica in Italia devono essere rivolti in primo luogo alla tutela dei tratti dei corsi d’acqua caratterizzati da habitat idonei, con particolare attenzione per le zone dove non sono compromessi gli elementi morfologici e fisico-chimici necessari per la riproduzione. Grazie alla possibilità di riproduzione artificiale, si possono ipotizzare programmi di reintroduzione per riportare il Barbo canino nei corsi d’acqua dove risulta estinto per cause antropiche. Sono infine necessari studi sulla biologia e l’ecologia delle popolazioni italiane. Cobite è un pesce con una discreta valenza ecologica (tranne che per la salinità, essendo strettamente dulcicolo), in grado di occupare vari tratti di un corso d’acqua dalla zona dei Ciprinidi a deposizione litofila a quella dei Ciprinidi a deposizione fitofila; preferisce le acque limpide e le aree dove la corrente è meno veloce e il fondo è sabbioso o fangoso, con una moderata presenza di macrofite in mezzo alle quali trova nutrimento e rifugio. Vive anche nelle risorgive e nella fascia litorale dei bacini lacustri, in particolare quelli mesotrofici. È in grado di tollerare basse concentrazioni di ossigeno. 76 È un pesce bentonico di piccola taglia. Attivo prevalentemente nelle ore notturne; di giorno trascorre la maggior parte del tempo infossato nei substrati sabbiosi o fangosi, lasciando emergere solo la testa. Presenta interessanti adattamenti morfologico-fisiologici, che gli permettono di sopravvivere anche in acque povere di ossigeno: ha un’elevata superficie branchiale ed è in grado di svolgere la respirazione intestinale (vedi le caratteristiche della famiglia). Nelle ore crepuscolari e notturne, ma anche nelle ore diurne dei giorni con scarsa luminosità, il Cobite ricerca il cibo sul fondo; questo, composto da larve di Chironomus, microrganismi e frammenti di origine vegetale, viene ricavato filtrando a livello della camera branchiale i sedimenti aspirati con la bocca. La riproduzione ha luogo da aprile a giugno, o da maggio a luglio, in relazione alla temperatura dell’acqua; le femmine presentano ovari asincroni, e sembra siano in grado di effettuare almeno due cicli di deposizione di uova nella stessa stagione. La deposizione dei gameti è preceduta da comportamenti sessuali che culminano con l’attorcigliarsi del maschio intorno al corpo della femmina. Fattori di minaccia: grazie alla sua discreta valenza ecologica, è in grado di tollerare modeste compromissioni della qualità delle acque, come quella provocata per esempio dall’inquinamento prodotto dagli scarichi urbani; risente però negativamente dell’inquinamento chimico, come quello provocato dai pesticidi, che ha prodotto drastiche riduzioni nelle popolazioni delle risaie piemontesi. È poi minacciato dalle alterazioni strutturali degli habitat, come alcune tipologie di interventi sugli alvei (cementificazioni, rettificazioni, prelievi di sabbia). Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “a più basso rischio”. Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti in primo luogo verso il controllo delle attività che producono alterazioni degli alvei fluviali, e verso la riduzione dell’inquinamento agricolo e industriale; è necessario anche vietare i ripopolamenti con materiale raccolto in natura. Cobite mascherato è un pesce con una limitata valenza ecologica e, come la gran parte dei Cobitidi, strettamente dulcicolo. Vive nei tratti medi dei corsi d’acqua, preferibilmente presso le rive, ed anche in quelli di piccole dimensioni; predilige acque limpide e ben ossigenate, con fondali sabbiosi o fangosi e discreta presenza di macrofite, in mezzo alle quali trova nutrimento e rifugio. È rinvenibile anche nelle risorgive. È un pesce bentonico di piccola taglia la cui biologia è scarsamente conosciuta. La riproduzione ha luogo tra maggio e luglio; è probabile che ciascuna femmina deponga una sola volta in ogni stagione riproduttiva. Fattori di minaccia: Come tutte le specie bentoniche, il Cobite mascherato è minacciato dalle attività antropiche che alterano gli alvei naturali (cementificazioni, rettificazioni, prelievi di sabbia, “pulizia” delle sponde). Essendo inoltre esigente circa la concentrazione di ossigeno nell’acqua, e più in generale circa la qualità dell’ambiente, risente rapidamente dei fenomeni di inquinamento. Nella Lista rossa dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia viene considerato “vulnerabile”. Gli interventi di conservazione per questa specie devono essere rivolti principalmente in due direzioni: controllo delle attività che producono alterazioni degli alvei fluviali e delle sponde; controllo dell’inquinamento delle acque. In considerazione dell’areale frammentato, molto probabilmente in seguito all’estinzione locale di varie popolazioni, è anche auspicabile l’istituzione di aree protette fluviali laddove sono presenti nuclei che hanno ancora una buona consistenza numerica. Sono infine indispensabili studi sulla biologia e l’ecologia della specie, nonché dati aggiornati sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni. 5 - La progettazione della rete ecologica provinciale: un approccio innovativo Il processo di pianificazione del sistema ecorelazionale della Provincia di Verona è stato affidato al Museo Civico di Storia Naturale. Nei diversi tavoli di confronto per definire il piano di lavoro si è scelto di affrontare lo studio della rete con un approccio diverso: anziché basarsi sulla distribuzione delle specie sul 77 territorio lo studio è stato indirizzato sugli habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat presenti sul territorio provinciale. Sono state poi individuate le specie, appartenenti alla fauna invertebrata, che caratterizzano le comunità animali dei diversi habitat. La scelta degli invertebrati è stata dettata dal fatto che questi sono maggiormente legati ad habitat specifici, pertanto dati relativi alla loro presenza e distribuzione risultano maggiormente efficaci ai fini di una valutazione qualitativa per una maggiore tutela ambientale. Tra gli invertebrati la scelta inoltre è stata indirizzata su quelle specie che sono risultate di interesse ai fini della funzionalità ecologica per i seguenti motivi (L. Latella, et al., 2008 La Rete Ecologica provinciale: mappatura e caratterizzazione naturalistica. Museo di Storia Naturale, Provincia di Verona): • specie prioritarie ai fini della Direttiva Habitat; • specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat; • • endemismi; specie minacciate; • • • specie rare; specie segnalate dal Libro Rosso; specie di interesse naturalistico . 5.1 - Premessa La frammentazione degli ambienti naturali è considerata una delle principali cause di degrado degli ecosistemi. Infatti essa, assieme alla alterazione e distruzione degli habitat, costituisce un elemento fortemente penalizzante la struttura e la dinamica delle popolazioni di specie animali e vegetali. Allo scopo di contrastare tale evoluzione negativa dell’assetto territoriale, si sono affermate alcune importanti strategie a livello internazionale: si pensi, fra tutte, alla Rete europea Natura 2000, costituente il sistema dei Siti considerati fondamentali ai fini della conservazione di habitat e specie di interesse comunitario. Il processo di pianificazione del sistema ecorelazionale (rete ecologica) si prefigge lo scopo di realizzare la connessione funzionale delle aree naturali in modo tale da garantire agli ecosistemi, ed alle biocenosi, le dimensioni e le geometrie adeguate al loro funzionamento. Si supera in tal modo la concezione “insulare” della conservazione ambientale (singole macroaree tutelate immerse in una matrice antropizzata), in favore di un approccio più funzionale in senso ecologico, teso al perseguimento di una “naturalità diffusa” . Si sottolinea il requisito della “funzionalità” degli elementi della rete, essendo in molti casi impossibile, a causa di importanti interruzioni fisiche, la sua continuità strutturale. Da tutto ciò deriva il concetto di Rete ecologica a scala provinciale intesa come un’infrastruttura naturale o paranaturale che persegue il fine di relazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di maggiore 1 naturalità . Da tale teoria ecologica e di conservazione ambientale conseguono le indicazioni del legislatore che tramite la legge regionale n. 11/2004 (all’art. 22, comma i) prevede che la Provincia individui e disciplini i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra le aree protette, i biotopi e le aree relitte naturali, i fiumi e le risorgive. 5.2 - Gli obiettivi della Rete Ecologica provinciale Il documento preliminare del PTCP ha posto il seguente obiettivo generale: 1 (Linee guida del Ministero dell’Ambiente sulla rete ecologica, 1999) 78 2 - Qualità dell’ambiente in senso ecologico, da perseguire mediante il rispetto di tutti i parametri fissati da normativa per la salvaguardia del territorio, direttamente o indirettamente, riguardanti il suolo, il sottosuolo, la flora, la fauna, l’acqua, l’aria. In particolare non dovrà essere aggravata la porto uomo – ambiente, comporta la predisposizione di strumenti di perequazione e di potenziamento delle risorse ambientali tali che ogni intervento accresca la disponibilità di risorse naturali e naturalistiche fruibili da ciascun componente della società. In particolare non dovrà essere aggravata la situazione attuale, ad oggi riscontrabile dal rapporto dell’ARPAV sullo stato dell’ambiente, e qualsiasi nuovo insediamento o trasformazione del territorio dovrà prevedere idonei sistemi di tutela o eventuale recupero in pari misura a quanto depauperato, in una globale compensazione. La valutazione attenta e rigorosa delle conseguenze delle singole trasformazioni urbane sul rapporto uomo – ambiente, comporta la predisposizione di strumenti di perequazione e di potenziamento delle risorse ambientali tali che ogni intervento accresca la disponibilità di risorse naturali e naturalistiche fruibili da ciascun componente della società. Dall’obiettivo generale sono conseguiti i seguenti obiettivi progettuali: • il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica • la previsione di specifici interventi di deframmentazione attraverso opere di mitigazione e compensazione ambientale • la previsione di realizzare neoecosistemi con finalità di miglioramento dell’inserimento paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate • l’individuazione di corridoi ecologici fluviali e il miglioramento delle capacità di autodepurazione dei reticoli idrografici • la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia dei territori, anche favorendo le colture specializzate ed incentivando forme di agricoltura compatibile o con finalità “a perdere” in favore del mantenimento di particolari specie animali la riqualificazione di aree degradate quali cave, discariche, aree industriali dismesse, con la finalità di valorizzare anche i siti naturalistici esistenti, SIC (Siti d’Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), creando un sistema unitario con la Rete ecologica, recuperando e valorizzando i beni d’interesse storico-architettonico e ambientale, i percorsi ciclo-pedonali esistenti ed in progetto, nell’ambito di una valorizzazione turistica complessiva dell’area. In particolare si è ritenuto che gli obiettivi della Rete ecologica provinciale dovessero essere sviluppati in modo da garantire: • • funzioni sia ecologiche sia fruitive (greenways utilizzabili per mobilità non motorizzata) e paesistiche grazie all’interruzione delle conurbazioni continue con salvaguardia dell’identità dei singoli nuclei, alla formazione di neoecosistemi paranaturali fruibili dai diversi insediamenti, alla tutela degli ambiti di pertinenza degli edifici di valenza ambientale, ed alla salvaguardia degli ambiti agricoli con valenze storico-colturali • tutela e sviluppo del patrimonio agro–forestale con realizzazione delle previsioni di rinaturazione delle cave dismesse, della pianura (corridoi infrastrutturali) e delle aree ad esondazione programmata. Va da subito indicato che la rete progettata a scala provinciale dovrà trovare attuazione e definizione di dettaglio nella pianificazione a scala comunale ed in particolare nei PAT/PATI. 79 5.3 - La rete ecologica provinciale: materiali e metodi per la selezione degli elementi del sistema ecorelazionale 5.3.1 - Criteri ecologico-funzionali per la definizione delle singole tipologie di elementi ecorelazionali Il metodo adottato per lo studio e la progettazione della Rete Ecologica su scala provinciale e la sua conseguente integrazione nel quadro normativo del PTCP si articola in tre fasi: • selezione degli habitat e delle specie di interesse naturalistico del territorio provinciale, orientata a fornire le basi conoscitive necessarie a caratterizzare la composizione, la struttura e la funzione ecologica degli elementi costituenti la rete; • mappatura delle aree in cui è segnalata e documentata la presenza degli habitat e delle specie selezionati ed individuazione delle aree e degli elementi geomorfologici e strutturali del territorio privi di emergenze naturalistiche ma potenzialmente funzionali alla rete provinciale per localizzazione, dimensioni e dotazione vegetazionale. attribuzione della funzione nell’ambito della rete ecologica ai diversi elementi individuati secondo la distinzione proposta dalla Regione Veneto e riportata negli Atti di Indirizzo per il PTCP: area nucleo (core area), isola ad elevata naturalità (stepping stone), corridoio, area di connessione naturalistica (buffer zone), area di rinaturalizzazione (restoration area). Ciascuna di tali fasi è stata caratterizzata da un articolato lavoro di analisi ed organizzazione delle conoscenze naturalistiche esistenti e elaborazione cartografica dei dati: • Fase 1. Nella fase di analisi sono stati selezionati gli habitat riconosciuti come “di interesse comunitario” e/o “prioritari” (indicati nel seguente elenco con *) dalla Direttiva Habitat e dalle relative normative nazionali e regionali e la cui presenza nel territorio provinciale è stata segnalata e documentata da studi ed indagini sul campo. Tali habitat sono identificati sulla base di criteri fitosociologici e costituiscono delle categorie valide a livello europeo all’interno delle quali si possono individuare formazioni vegetali anche parzialmente differenti nelle varie situazioni regionali. La funzione unitaria di tale classificazione supera le eventuali approssimazioni in favore della tutela del sistema ecorelazionale d’area vasta europeo. 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition; 4070 *Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti); 4080 Boscaglie subartiche di Salix spp.; 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli; 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine; 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco -Brometalia) (*notevole fioritura di orchidee) ; 80 7210 *Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae; 8120 Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii); 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica; 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico; 91H0 *Boschi pannonici di Quercus pubescens; 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum; 9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa centrale del Carpinion betuli; 9180 *Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion; 9260 Foreste di Castanea sativa; 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia. Si è verificata la distribuzione di tali habitat nel territorio provinciale integrando le conoscenze naturalistiche documentate in letteratura ed acquisite sul campo in decenni di indagini condotte dal Museo di Storia Naturale di Verona, e le informazioni cartografiche raccolte sia attraverso la fotointerpretazione delle orthofoto relative all’anno 2003, sia attraverso la verifica della carta dell’Uso del Suolo Provinciale relativa all’anno 2007. Tale ultimo strumento è stato ritenuto più attendibile della cartografia CORINE2 , la cui verifica ha dimostrato varie inesattezze, certamente dovute in gran parte alla scala di scarso dettaglio. In tal modo è stato possibile ricostruire la relazione esistente tra tali habitat ed i diversi elementi della rete ecologica. Contestualmente alla selezione degli habitat, sono stati individuati i criteri di scelta delle specie animali la cui presenza nel territorio provinciale risulta di particolare interesse ai fini della funzionalità delle rete ecologica e della tutela degli elementi che la costituiscono: - specie prioritarie ai sensi della Direttiva Habitat; - specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva Habitat; - endemismi dei Lessini, il cui areale di riferimento comprende i rilievi che si sviluppano dal Val d’Adige alla Valsugana, e del Monte Baldo, il cui areale comprende la catena dei monti Stivo e Bondone; - specie minacciate dalla scomparsa o degrado dell’habitat, dai cambiamenti climatici, dalla competizione dovuta alla introduzione di specie alloctone e da altri fattori di natura antropica ; 2 Dal 1985 al 1990 la Commissione Europea ha realizzato il Programma CORINE (Coordination of Information on the Environment) Il Programma CORINE, oltre raccogliere i dati geografici di base in forma armonizzata (coste, limiti amministrativi nazionali, industrie, reti di trasporto ecc.), prevede l’analisi dei più importanti parametri ambientali quali: • la copertura e uso del suolo (CORINE Land cover 1990), • emissioni in atmosfera (Corineair), • la definizione e l’estensione degli ambienti naturali (CORINE Biotopes), • la mappatura del rischi d’erosione dei suoli (CORINE Erosion). 81 - specie rare, con popolazioni di piccole dimensioni o con la previsione di future riduzioni; - specie segnalate dal Libro Rosso della Fauna Italiana e nel database CheckMap; specie di interesse naturalistico individuate e sottoposte a tutela dalla Regione Piemonte (Guida al riconoscimento di Ambienti e Specie della Direttiva Habitat in Piemonte, 2003) e dalla Regione Trentino (Natura 2000 – Habitat in Alto Adige, 2004). L’attenzione è stata principalmente focalizzata sulla fauna invertebrata, poiché questa è maggiormente legata ad habitat specifici e le informazioni relative alla sua presenza e distribuzione risultano maggiormente efficaci ai fini della bioindicazione e quindi della tutela ambientale. E’ stato fornito l’elenco di tutte le specie endemiche del territorio veronese (Allegato III). Sono stati poi considerati gruppi guida tra gli Invertabrati i Coleotteri Carabidi (fauna del suolo) e i Lepidotteri (fauna legata alla vegetazione) e sono state individuate in questi gruppi specie che caratterizzano le comunità animali dei vari habitat. Infine ogni habitat individuato è stato messo in relazione con le specie che lo caratterizzano e di cui è stata segnalata la presenza nel territorio veronese (Allegato I) - Fase 2. Una prima ricognizione degli ambienti potenzialmente costituenti la rete ecologica provinciale ha preso in considerazione le aree già sottoposte a diverse forme di tutela o per le quali esistono progetti e/o piani orientati in tal senso, quali SIC e ZPS, Parchi Regionali, Parchi di Interesse Locale, biotopi individuati dall’Amministrazione provinciale, Aree tutelate a livello comunale. Si riportano di seguito le aree interessate da forme di tutela a valenza sovracomunale: PARCHI REGIONALI: Parco Regionale della Lessinia Parco del Mincio (proposto ai sensi del PTRC vigente) Riserva naturale integrale Gardesana orientale Riserva naturale integrale Lastoni Selva Pezzi SIC e ZPS: IT3210003 Laghetto del Frassino IT3210006 Monti Lessini: Ponte di Veja, Vaio della Marciora IT3210008 Fontanili di Povegliano IT3210013 Palude del Busatello IT3210014 Palude del Feniletto – Sguazzo del Vallese 82 IT3210015 Palude di Pellegrina IT3210016 Palude del Brusa’ – Le Vallette IT3210018 Basso Garda IT3210019 Sguazzo di Rivalunga IT3210039 Monte Baldo Ovest IT3210040 Monti Lessini – Pasubio – Piccole Dolomiti Vicentine IT3210041 Monte Baldo Est SIC: IT3210002 Monti Lessini: Cascate di Molina IT3210004 Monte Luppia e P.ta San Vigilio IT3210007 Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda IT3210021 Monte Pastello IT3210012 Val Galina e Progno Borago IT3210042 Fiume Adige tra Verona Est e Badia Polesine IT3210042 Fiume Adige tra Brentino Belluno e Verona Ovest Con riferimento a tale elenco si sono distinti gli habitat, e conseguentemente le specie, caratterizzanti ciascuna area (Allegato II). Successivamente sono state analizzate quelle parti del territorio provinciale prive di istituti di salvaguardia ambientale, ma che rappresentano elementi costituenti la rete ecologica provinciale per motivi di: - presenza di habitat e/o specie di interesse naturalistico e riconducibili alle tipologie considerate e riportate in allegato; - presenza di ambienti e formazioni vegetazionali potenzialmente funzionali ad ospitare anche in forma temporanea le specie componenti gli habitat di interesse; - localizzazione strategica ai fini di una massima e/o efficace connessione della rete ecologica; - ambiti con elevata artificializzazione e banalizzazione del territorio, soprattutto agricolo, ma con elementi atti alla riqualificazione (ad esempio aree estrattive non più attive) in grado di di costituire neoecosistemi utili alla funzionalità ecologica della rete. 83 Fase 3. Secondo le analisi precedentemente condotte ed i criteri espressi, i diversi elementi ecorelazionali individuati sono distinti per struttura e funzionalità ecologica e sono loro attribuiti i diversi ruoli previsti nella progettazione della rete ecologica provinciale. Nel capitolo successivo sono definiti i criteri di selezione e le funzioni delle diverse categorie di elementi. 5.3.2 - Gli elementi della rete ecologica La rete ecologica si compone di elementi differenti per il grado di naturalità, la presenza di habitat e specie di interesse e conseguentemente per il ruolo ecologico che svolgono nel territorio. Alle diverse funzioni ecologiche, e quindi alle diverse tipologie di elementi, corrispondono a livello normativo differenti ed adeguati strumenti di salvaguardia, di cui viene data indicazione nel capitolo relativo agli indirizzi normativi. Gli elementi della rete si distinguono in cinque categorie principali: - Aree nucleo (core areas), rappresentano gli elementi principali della rete nei quali si riconosce la presenza di habitat e specie di interesse naturalistico. - Svolgono questa funzione tutte le aree SIC e ZPS, i Parchi Regionali e le Riserva Integrali; inoltre rientrano in tale categoria aree prive di tutela, ma in cui è documentata la presenza di habitat e/o specie di interesse comunitario e che si trovano in continuità geomorfologica e vegetazionale con Siti di natura 2000: - o L’intero massiccio del Monte Baldo forma un’unica area nucleo con i Siti Monte Baldo Est ed Ovest; o L’ansa del fiume Tione a Custoza ed il monte Mamaor; o I Monti Corno e Cornetto formano un’unica area nucleo con il SIC del Monte Pastello; o La zona collinare di Quinzano in comune di Verona forma un’unica area nucleo con il SIC Val Galina e Progno Borago; o Il biotopo vaio Paradiso. Isole ad alta naturalità (stepping stones), sono inserite in una matrice ad elevato grado di antropizzazione. Si tratta di aree che si trovano quindi in condizioni di isolamento sebbene possano fungere da luogo di rifugio e stazionamento per specie di interesse. Comprendono: o I biotopi di interesse provinciale tra cui l’area xerotermica di Trezzolano, l’area del castello di Montorio, il bosco della Fratta, l’area xerotermica di Mezzane, la Tenuta Musella e le colline di Marcellise; o Il Monte Moscal; o Il SIC Basso Garda, unico SIC non compreso tra le core area a causa della sua collocazione e della scarsità di habitat di interesse comunitario presenti, che tuttavia costituisce con i suoi nuclei a canneto un luogo di stazionamento e riproduzione per numerose specie ornitiche ; 84 - o Le zone ad alta densità di teste di risorgive, quali l’area in comune di Verona e Castel d’Azzano coincidente col progetto di Parco di Interesse Locale, l’area in comune di San Giovanni Lupatoto unitamente al progetto di Parco di Interesse Locale dell’Adige dello stesso comune ed alla zona di tutela paesaggistica del comune di Zevio e le due aree in comune di San Martino Buon Albergo; o Le zone di cava inattiva ed in corso di rinaturalizzazione spontanea nei comuni di Verona, Buttapietra, San Giovanni Lupatoto e Ronco all’Adige. Corridoi, ovvero elementi a prevalente sviluppo lineare, la cui conformazione conferisce loro il ruolo di collegamento tra le altre componenti della rete. Sono costituiti dai corsi d’acqua, per un’ampiezza di 150 m da ciascuna riva, e dalle fasce vegetazionali vallive ove presenti. Nel caso del fiume Adige l’ambito del corridoio corrisponde all’area del SIC con espansioni in corrispondenza dei Parchi di Interesse Locale e delle zone a tutela paesaggistica dei comuni di Verona, San Martino Buon Albergo, Zevio, Arcole, Ronco all’Adige In tale categoria si possono distinguere: - o Corridoi primari, i quali svolgono una funzione di collegamento strutturale, ma anche e soprattutto ecologico per la presenza di habitat funzionali alla dispersione delle specie: il corso del fiume Mincio, il corso del fiume Adige, il corso del fiume Tione, del fiume Tasso, del Progno di Fumane, del Tartaro, del Menago, del Bussè, del Chiampo, del Tramigna, del Progno di Mezzane e di Illasi, del fiume Alpone. Fra i corridoi primari è compresa anche la zona dell’anfiteatro morenico di Rivoli Veronese, che presenta una conformazione prevalentemente lineare nel contesto antropizzato locale. o Corridoi secondari, la cui funzione di collegamento è svolta principalmente dal corso d’acqua limitatamente all’alveo ed alla stretta fascia riparia: Torrente Fibbio, Fiume Antanello, Fossa Maestra, Tartaro Vecchio, Guà. Tra i corridoi secondari rientra anche il Parco delle Mura Magistrali del comune di Verona, in quanto area ad elevata naturalità se pure secondariamente acquisita. Aree di connessione (buffer zones), si tratta di aree cuscinetto disposte ai margini di elementi ad elevata naturalità con la funzione di contenere e mitigare le eventuali pressioni antropiche e corrispondono a: o L’intera fascia collinare posta al di sotto dei 600 m di altitudine a prevalente presenza di aree xerotermiche, la quale si sviluppa in vaste aree della provincia, tra il Monte Pastello e la vallata di Mezzane o L’area della Lessinia posta al di sopra dei 600 m d’altitudine e le aree collinari ad Est della valle di Mezzane e le pendici collinari del Monte Baldo; o Area della Lugana attorno al Laghetto del Frassino; o Ambito a naturalità diffusa delle colline moreniche in comune di Pastrengo comprendente il Parco proposto dallo stesso Comune e le aree di tipologia analoga in comune di Castelnuovo del Garda. 85 - Aree di rinaturalizzazione (restoration areas), collocate in zone fortemente antropizzate, ma dotate di caratteri geomorfologici, paesaggistici ed ecologici da valorizzare e riscoprire con opportuni interventi di progettazione ambientale. Comprendono: o La fascia delle risorgive; o La zona delle Valli Grandi Veronesi; o L’ambito del fiume Tregnone o L’insieme di alcuni parchi di interesse locale e zone di tutela paesaggistica in comune di Illasi, Soave, Montecchia di Crosara, Veronella, San Pietro di Morubio, Ronco all’Adige, Torri del Benaco e Pastrengo. 5.4 - Aspetti descrittivi dei principali elementi della rete ecologica della provincia di Verona 5.4.1 - Le aree nucleo dell’ambito baldense e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari Il Monte Baldo rappresenta un’unità geomorfologica molto ben definita nell’ambito dei rilievi della provincia di Verona. E’ attualmente incluso nel contesto delle Prealpi Gardesane che rappresentano il nucleo orientale delle Prealpi Lombarde Orientali (Marrazzi S., 2005, Atlante orografico delle Alpi. SOIUSA, Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verlucca). E’ suddiviso amministrativamente tra le province di Verona e Trento, senza che il confine corrisponda a limiti geografici ed ecosistemici definiti. Nel tratto veronese include varie aree protette, in particolare la riserva naturale Lastoni-Selva Pezzi e lecceta di Navene, i SIC Monte Luppia e Punta san Vigilio, Rocca del Garda e Val dei Molini. Nel sistema naturalistico della provincia veronese l’intero Monte Baldo, dal Lago di Garda alla Val Lagarina, viene fatto corrispondere a un’unica area nucleo che al suo interno presenta una grande articolazione sulla base di un insieme di fattori intrinseci e relazionali che vanno commentati separatamente. 1. Connessioni. Il Monte Baldo è un’unità fortemente isolata dai rilievi circostanti, in una situazione accentuata peraltro dalle opere umane. A ovest il Lago di Garda, a nord il solco di Loppio e a est la Val Lagarina costituiscono barriere morfologiche difficilmente superabili da elementi faunistici che non siano altamente erratici. Il limite più permeabile è a nord la valle di Loppio che mette in comunicazione il sistema baldense con quello dello Stivo – Bondone e quindi con l’intera area delle Valli Giudicarie, delle Dolomiti di Brenta e della Val di Non. Ciò spiega ad esempio la presenza sul Monte Baldo di individui erratici di orso bruno provenienti dal Parco Adamello – Brenta. Più efficace è la barriera della Val Lagarina, anche per la presenza del canale Medio Adige, dell’Adige, dell’autostrada del Brennero e delle altre vie di comunicazione. A sud il sistema baldense sfuma in quello delle morene di Rivoli e del Garda, e in questo caso la barriera è soprattutto di tipo ecologico per la prevalenza di aree coltivate e urbanizzate. 2. Zonazione altitudinale. Sul Monte Baldo gli orizzonti vegetazionali sono ben definiti con una fascia mediterranea a leccio (sostituito spesso dalla coltura dell’olivo sul lago di Garda), una a carpino nero e roverella (dominante nelle situazioni più 86 xerotermofile), una a faggio e una a pino mugo e arbusti di quota che sfuma sulle vette negli ambienti cacuminali. La presenza di abete rosso e altre conifere che caratterizza la Selva Pezzi può essere di origine antropogena. Gli orizzonti vegetazionali così ben definiti corrispondono a ecosistemi distinti con popolamenti molto differenziati e con limitato flusso energetico reciproco. 3. Diversità ambientale. Alla zonazione altitudinale si sovrappone un’accentuata diversità ambientale, descritta per il Monte Baldo fin dai tempi dei naturalisti cinquecenteschi. Il Monte Baldo costituisce di fatto un mosaico ambientale in cui è stato possibile individuare la presenza di almeno 13 habitat di interesse comunitario di cui tre prioritari. (vedi allegato X). Questi includono nel Monte Baldo in senso stretto: a) formazioni forestali (leccete, boschi pannonici a Quercus pubescens, foreste di Castanea sativa, faggete dell’Asperulo-fagetum, foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion). b) formazioni arbustive (formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli, boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto, arbusteti alpini di salici di altitudine) c) formazioni prative (formazioni erbose calcicole alpine e subalpine, formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo) d) formazioni rocciose (ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani alpini e subalpini, pareti calcaree con vegetazione casmofitica) e) ambienti sotterranei (grotte non ancora sfruttate a livello turistico). Nel sistema pedecollinare (Area del Monte Luppia e Punta san Vigilio, area di Rocca del Garda –Val dei Molini: f) formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo, pareti calcaree con vegetazione casmofitica, leccete 4. Endemismo. Il fenomeno dell’endemismo, cioè la presenza in un’area di specie vegetali e/o animali esclusive dell’area stessa, è uno dei tratti salienti della flora e dalla fauna delle aree prealpine calcaree. Sul Monte Baldo l’endemismo è particolarmente diffuso e importante, soprattutto tra gli invertebrati, ed è legato all’isolamento dell’area durante le glaciazioni e alla permanenza di zone di rifugio in essa. Sono state descritte numerose specie endemiche del Monte Baldo (spesso con limitate appendici in aree vicine) (Allegato II). Esse sono legate soprattutto agli ambienti di quota, ma si estendono spesso all’orizzonte del faggio. La presenza di endemiti in un territorio costituisce un patrimonio di grande importanza. All’area nucleo si affiancano aree di connessione minori nei lembi meridionali e occidentali più urbanizzati (riva del Lago di Garda, area dei dintorni di Caprino Veronese) Le aree nucleo dell’ambito baldense presentano quindi un carattere complessivo di molto elevato valore ambientale. Il sistema al suo interno è scarsamente urbanizzato, esclusa una stretta fascia sul lago di Garda. e la mobilità della fauna è garantita dalla scarsità di barriere interne. E’ possibile comunque individuare in prospettiva una serie di fattori che possono compromettere questa situazione attualmente ancora relativamente buona: 1. La presenza di nuovi assi di comunicazione viaria, in particolare sul versante gardesano del Monte Baldo, che intaccherebbe la continuità territoriale, introdurrebbe elementi di disturbo e aprirebbe la via ad ulteriore urbanizzazione. 87 2. L’abbandono del pascolo nelle medie quote, che avvierebbe una successione ecologica di difficile gestione e abbasserebbe la diversità ambientale. 3. L’utilizzo a fini agricoli dei lembi di prato arido ancora presenti soprattutto nell’anfiteatro morenico di Rivoli, che comprometterebbe l’esistenza di questo habitat che risulta essere attualmente il più minacciato nel territorio tra quelli di interesse comunitario. 4. L’incremento incontrollato di specie animali di recente reintroduzione. Il notevole successo dell’immissione di Camoscio alpino e Marmotta nel Monte Baldo costituisce un fattore positivo. Va ricordato tuttavia che, soprattutto il primo, può avere un impatto negativo sulla vegetazione di alta quota, in questo caso particolarmente pregiata, se le dimensioni della popolazione presente nel territorio superano la capacità portante dello stesso. Problematica appare la gestione delle connessioni del sistema baldense con quelli limitrofi, in particolare con gli anfiteatri morenici di Rivoli e del Garda. Questi ultimi presentano un mosaico fitto tra aree a carattere urbano, aree agricole e nuclei seminaturali. Una gestione oculata di questi ultimi, sia dal punto di vista del numero che da quello delle dimensioni e delle caratteristiche, costituirebbe un sistema di “stepping stones” tra il sistema pedemontano baldense e quello della pianura alluvionale. 5.4.2 - Le aree nucleo dell’ambito lessineo e del suo sistema pedecollinare e le sue aree di connessione naturalistica pedemontane e collinari. I monti Lessini costituiscono l’ambito maggiormente esteso dei rilievi veronesi. Si possono descrivere come un tavolato calcareo con le quote maggiori a nord dolcemente inclinato verso la pianura - che raggiungono tra l’altro in corrispondenza della città di Verona -, solcato da alcune valli profonde e strette (vaj) che si dipartono da nord divergendo. Negli attuali sistemi di classificazione del sistema alpino SIOUSA costituiscono l’estremo lembo sud-occidentale delle Prealpi Venete. I Lessini in senso stretto sono interamente nella provincia di Verona. La valle d’Illasi li separa dai Lessini orientali con la valle dell’Alpone che, assieme alle valli vicentine del Chiampo e dell’Agno, confluisce a nord nel sistema del Gruppo del Carega e Piccole dolomiti, amministrativamente suddiviso tra le provincie di Verona, Vicenza e Trento. I Lessini includono numerose aree protette, di cui il Parco Naturale Regionale della Lessinia è la più ampia. Questo è articolato in un’area maggiore settentrionale, da cui si irradiano verso sud delle digitazioni corrispondenti ai vaj. Una serie di lembi di parco di modesta estensione, separati dal corpo centrale del parco, caratterizzati da emergenze geomorfologiche, è sparsa in tutto il resto della Lessinia. Nella porzione più meridionale – collinare - dei Lessini, si trovano due SIC di notevole estensione, quello del Monte Pastello a ovest, e quello di Val Galina e Progno Borago a nord della città di Verona. L’area nucleo corrispondente a quest’ultimo è stata estesa ad est per comprendere alcuni dei prati aridi residui più importanti del territorio veronese. L’articolazione delle rete ecologica in questo ambito dipende da un insieme di fattori che vanno commentati separatamente 1. Connessioni. Il sistema nel suo insieme viene ad essere scarsamente connesso a ovest col Monte Baldo, da cui è separato dalla Val Lagarina, molto maggiormente a Nord e a Est con i complessi del Pasubio e degli Altopiani di Lavarone e Asiago, e con il resto dei rilievi vicentini, costituendo nell’insieme un nucleo ben definito dal punto di vista morfologico ed ecosistemico, limitato a ovest dal corso dell’Adige fino a Trento e a nord ed est da quello del Brenta. La permeabilità faunistica nell’area è notevole, ed ha permesso il permanere di nuclei faunistici autoctoni antichi (ad esempio il Camoscio alpino) estinti in aree più ristrette e meno connesse (Monte 88 Baldo, dove è stato reintrodotto recentemente). A sud il sistema lessineo degrada dolcemente nella pianura da cui viene staccato dal punto di vista sistemico da fattori esclusivamente antropogeni (agricoltura, urbanizzazione). 2. Zonazione altitudinale. Gli orizzonti vegetazionali sono ben definiti in Lessinia e presentano una fascia collinare di tipo submediterraneo dominata dagli orno-ostrieti (a carpino nero e orniello) che nelle facies più xeriche si associano a boschi di roverella. Al di sopra di questa si estende la fascia del faggio che naturalmente occuperebbe gran parte dell’altopiano lessineo, con piccoli ma rilevanti lembi di vegetazione di quota nelle aree più alte (Vallone del Malera). Alla faggeta sono stati sostituiti la pecceta in alcuni ambiti (Foresta dei Folignani e, soprattutto, Foresta di Giazza che è il risultato di una riforestazione recente che ha avuto notevole successo), ma, soprattutto, i pascoli montani che occupano tutte le aree meno acclivi dell’altopiano costituendo il tipico paesaggio aperto degli Alti Lessini. Vegetazione subalpina dominata da cespuglieti (pino mugo, rododendro) occupa le porzioni più elevate della Lessinia Orientale (versanti delle Valli di Revolto e Fraselle, area delle Lobbie). 3. Diversità ambientale. La diversità ambientale della Lessinia è notevole, anche se meno elevata di quella del Monte Baldo. Il mosaico ambientale è meno fitto per la dominanza di alcuni stili paesaggistici (pascoli e prato-pascoli montani e alto collinari) in cui gli habitat di interesse comunitario si inseriscono con tessere di minori dimensioni. Questi includono nell’intera Lessinia: a) formazioni forestali (foreste di Castanea sativa, faggete dell’Asperulo-fagetum, foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion). b) formazioni arbustive (formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli, boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto, arbusteti alpini di salici di altitudine). c) formazioni prative (formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo) d) formazioni rocciose (pareti calcaree con vegetazione casmofitica) e) ambienti sotterranei (grotte non ancora sfruttate a livello turistico). 4. Endemismo. Il fenomeno dell’endemismo presenta in Lessinia caratteri abbastanza diversi dal Monte Baldo. Gli habitat subalpini idonei ad un popolamento ricco di endemiti sono più ridotti che sul Monte Baldo, e si riducono al Vallone del Malera nell’altopiano e alle zona delle vette delle valli di Revolto e Fraselle. Sono invece estremamente ricche di elementi endemici le cavità carsiche della Lessinia (vedi elenco) che sono abitate da specie di grande interesse faunistico e biogeografico. Sulla base di queste premesse il sistema relazionale della Lessinia è più complesso di quello baldense. Se si individuano come aree nucleo le aree protette, in particolare il Parco della Lessinia e i SIC del Monte Pastello e di Val Galina e Progno Borago, il sistema relazionale proposto si articola come segue: - La porzioni nordoccidentale del Parco della Lessinia e il Monte Pastello sono connessi dal versante orientale della Val d’Adige (sinistra orografica) che è coperto da un continuum di boschi più o meno termofili, a leccio nella porzione più meridionale, che hanno caratteri del tutto analoghi di quelli del SIC del Monte Pastello. Essi vengono individuati come area nucleo che mette in evidenza l’unità delle due aree protette. - I versanti boscati dei vaj della Lessinia sono individuati come corridoi principali tra l’area nucleo dell’Alta Lessinia e il sistema delle aree protette collinari, che permettono flussi faunistici nelle due 89 direzioni per le specie erratiche o comunque tendenzialmente in espansione. Emblematici possono essere i casi dello Scoiattolo comune che da nord ha ormai popolato massivamente gli ambienti collinari e quello dell’Istrice che da sud tende a conquistare territori montani. La presenza di questi corridoi è poi molto importante per specie minacciate come alcuni anfibi. - l’intero sistema dei prati-pascoli (spesso a frutteto) e degli altri coltivi, spesso alternati a lembi boscati, con un’urbanizzazione diffusa ma non dominante, che occupa le dorsali tra i vaj, viene individuato come area di connessione naturalistica tra le aree nucleo con i loro corridoi, per la discreta naturalità del territorio che permette flussi faunistici senza barriere importanti. Il valore complessivo del sistema ambientale della Lessinia è elevato, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che l’istituzione del Parco Naturale è partita dall’individuazione di una serie di emergenze geologiche che sono il vero tratto dominante del territorio, su cui si modellano habitat spesso notevoli tra cui ha particolare rilievo quello ipogeo delle grotte. I maggiori fattori di disturbo e di minaccia agli ecosistemi possono essere così individuati. 1. La gestione delle aree a pascolo dell’alta Lessinia, nell’evoluzione attuale, può vedere in prospettiva sia tendenze a carichi ambientali eccessivi che l’abbandono con il conseguente avvio di successioni ecologiche i cui esiti sono del tutto incerti, ma tali comunque da snaturare i caratteri di un territorio i cui valori sono in prima istanza paesaggistici. 2. La presenza diffusa e, in alcune aree, capillare di attività estrattive di materiali lapidei porta problemi di alterazione paesaggistica ed ecosistemica cui va aggiunta la minaccia di introduzione di inquinanti, in particolare polveri, nelle falde acquifere, già caricate dall’allevamento e dalla presenza umana. 3. L’habitat più particolare e notevole del sistema pedecollinare della lessinia, quello dei prati aridi, che diviene spesso prioritario per la presenza di notevoli fioriture di orchidee, è ormai ridotto a piccoli lembi che rischiano di sparire o perché convertiti in vigneti o oliveti, o per l’evoluzione naturale verso cespuglieti e, alla fine, boschi termofili con caratteri di diversità e peculiarità molto minori. La tutela e la gestione di queste aree prende oggi caratteri di vera urgenza. La connessione del sistema lessineo con quelli vicini è complessa. La relazione con quello baldense è scarsa a causa della barriera naturale della valle dell’Adige. L’unico punto di quasi contatto è costituito dalla forra di Ceraino, attraverso la quale può esistere un certo flusso faunistico. A sud il divario netto tra gli ambienti seminaturali collinari e il sistema urbano e agricolo dell’alta pianura costituisce un limite scarsamente valicabile per la fauna. Situazioni locali come quella della cinta delle mura magistrali della città di Verona rivestono un certo rilievo di connessione tra il sistema collinare e quello di pianura, anche se lo spazio urbano presenta caratteri molto particolari sia in senso negativo che positivo, quest’ultimo testimoniato dalla tendenza all’urbanizzazione di molte specie selvatiche. Sono state individuate infine come stepping stones alcune aree collinari prossime alla pianura che hanno avuto un’attenzione di tutela, la più importante delle quali è la tenuta Musella di San Martino Buon Albergo. Al confine orientale della provincia di Verona non corrispondono barriere naturali importanti che lo isolino dai territori contigui del Vicentino. A nord l’area nucleo del Parco della Lessinia continua naturalmente col tratto vicentino del parco stesso nell’alta valle del Chiampo, mentre per il rimanente ambito di confine è inserita in un territorio classificato quasi interamente come area di connessione (il piccolo tratto di area nucleo di Bolca non si caratterizza per particolari emergenze ecosistemiche, ma per emergenze paleontologiche). 90 5.4.3 - Le aree nucleo dell’ambito planiziale I biotopi palustri L’anfiteatro morenico del Garda e la pianura veronese ospitano alcuni SIC il cui carattere fondamentale è quello di zone umide palustri. Si possono individuare due tipologie differenti in queste aree, quello di lago intramorenico (Lago del Frassino) e quello di palude impostata su paleoalvei di fiumi di Pianura (Palude della Pellegrina, Brusà e Vallette di Cerea e Palude del Busatello). Il lago del Frassino si distingue dalle altre zone umide veronesi per la grande estensione dello specchio d’acqua al suo interno e per la riduzione della cintura a erbe palustri. Questa è comunque notevole per la presenza di un tratto abbastanza limitato di un habitat prioritario (paludi calcaree con Cladium mariscus). L’importanza del Lago del Frassino è duplice. Da una parte è una notevole stazione di svernamento di uccelli acquatici, dall’altra ospita sulle rive una vegetazione e una fauna a invertebrati ricche di emergenze botaniche e zoologiche. Dal punto di vista delle connessioni con i territori circostanti, è da rilevare che, nonostante la vicinanza con il lago di Garda, il Lago del Frassino si trova compresso da agenti isolanti potenti (autostrada a sud, ferrovia a nord, aree agricole in stretta vicinanza con lago stesso e aree urbanizzate turistiche nei dintorni). Non è possibile attualmente individuare la possibilità di una connessione con il sistema fluviale del Mincio, che è prossimo ma separato da un’area urbanizzata. Le maggiori minacce che si individuano per il biotopo sono l’inquinamento derivante dalle colture circostanti, la riduzione dell’apporto idrico e il potenziamento delle vie di comunicazione circostanti. Le paludi di Pellegrina, Brusà-Vallette e Busatello hanno in comune alcuni tratti. Sono impostate lungo assi fluviali di fiumi di pianura (Menago, Tione e Tartaro) e si sono conservate per le pratiche di utilizzo della vegetazione palustre (cannuccia e carici) che si è protratta quasi fino ai giorni nostri (permane ancora al Busatello). Ciò è stato reso possibile anche dalle pratiche degli incendi tardo invernali che hanno ridotto le biomasse al suolo e il conseguente interramento. Nelle paludi in questione la copertura a piante palustri domina nettamente sugli specchi d’acqua, e la loro importanza faunistica e floristica si accentra su specie riparie piuttosto che nettamente acquatiche. Attualmente vengono utilizzate in maniera più o meno intensa a scopi escursionistici-didattici e sono prive di carico venatorio. Nonostante siano impostate su corridoi ecologici costituiti da aste fluviali con vegetazione riparia, esse sono di fatto piuttosto isolate dal punto di vista sistemico per la lontananza reciproca. Solo per le specie introdotte invasive come la nutria, il gambero rosso della Luisiana e numerose specie di pesci e molluschi il sistema appare permeabile tanto che la presenza di queste specie costituisce oggi una minaccia notevole per il resto della comunità animale. Altri fattori negativi sono costituiti dall’interramento, dall’insufficienza dell’apporto idrico e da opere di sistemazione interna che riducono le pendenze delle rive essenziali per le faune riparie. Le risorgive La fascia delle risorgive si colloca lungo una linea ideale che si estende dal Piemonte al Friuli. Essa ha una larghezza variabile fra i 2 ed i 30 km e corrisponde, in generale, al punto di contatto fra le alluvioni permeabili (ghiaiose) dell’Alta Pianura e quelle più fini e meno permeabili della Media Pianura. Da un punto di vista litologico, l'Alta Pianura Veronese, è formata da depositi fluviali e fluvioglaciali dell'Adige, poggianti su un substrato roccioso profondo oltre i 200 m. La falda ha una profondità media che varia da valori massimi di 40-50 m (all’apice del conoide) a valori minimi di 1-2 m (nell’area delle risorgive). Verso sud le conoidi ghiaiose si rastremano progressivamente, ma rapidamente, assottigliandosi e innestandosi entro depositi limoso-argillosi e sabbiosi, dove hanno termine. Alcuni chilometri a valle della fascia delle risorgive le ghiaie sono praticamente assenti, almeno nei primi 100-150 m di profondità. Il materasso alluvionale ghiaioso, dotato nel suo insieme di una permeabilità molto elevata, contiene una ricchissima falda di tipo freatico. 91 Al confine meridionale dell'Alta Pianura, la rastremazione progressiva e rapida delle singole conoidi ghiaiose entro materiali fini provoca una brusca evoluzione dall'unica grande falda esistente a monte ad un modesto sistema multifalde in pressione, e determina l'emergenza pressoché completa della prima falda attraverso i fontanili. La portata media complessiva dei fontanili veronesi era stata misurata una ventina di anni fa come pari a 11-12 m3/s. L’attuale portata delle risorgive e lo stato quantitativo dell’acquifero è scarsamente noto a causa dell’assenza di studi geologici aggiornati e di monitoraggi idrogeologici adeguati. Le risorgive derivano quindi dall’affioramento in superficie della falda freatica e costituiscono uno dei caratteri ambientali più tipici della Pianura padana, dove sono distribuite lungo una ristretta fascia (“fascia delle risorgive”). Questo fenomeno geologico viene da secoli sfruttato dall’uomo mediante l’escavazione artificiale dei “fontanili”, che captano e convogliano le acque emergenti naturalmente dal terreno. Proprio per la loro origine sotterranea le componenti ambientali delle risorgive si caratterizzano fortemente. Infatti esse ospitano, in un’area relativamente ristretta, elementi vegetazionali e faunistici appartenenti sia alle comunità delle acque sotterranee, sia a quelle delle acque lentiche, con elementi – nei tratti delle aste - legati alle acque correnti. Nelle aree circostanti la risorgiva si sviluppa un ambiente umido stabile che con gradualità sfuma nelle tipologie ambientali contermini. Fig. 1 - disegno schematico di una risorgiva, da Zangheri 2000 Le acque dei fontanili, come diretta conseguenza della loro origine sotterranea, presentano caratteristiche fisico-chimiche ed idrologiche peculiari, che influenzano anche gli aspetti biologici. Sono infatti caratterizzate da una limitata escursione termica annuale, da una notevole limpidezza, da una certa costanza della composizione chimica e da una portata relativamente stabile. In letteratura l’escursione termica annua delle acque dei fontanili viene generalmente considerata di circa 4°C, con temperature oscillanti fra 10 e 14°C, mini me primaverili e massime autunnali (Cotta Ramusino e Rossaro, 1975; Cotta Ramusino, 1980). Ciò in conseguenza del fatto che le acque freatiche risultano svincolate dalle vicende termiche stagionali, di cui risentono l’influenza solo in parte e con un certo ritardo. L’origine sotterranea delle acque di risorgiva rende conto della maggior parte delle loro caratteristiche naturali: oligotrofia, temperature relativamente costanti, scarsi solidi sospesi. 92 Tali caratteristiche condizionano fortemente il popolamento vegetale ed animale di questi ambienti, determinando la presenza di elementi di notevole interesse floristico e faunistico. L’evoluzione naturale comporta tuttavia il progressivo interramento delle polle d’acqua, a causa degli accumuli dei resti di vegetazione sul fondo. Il mantenimento delle condizioni ecologiche ottimali, a maggiore biodiversità è assicurato dalla periodica manutenzione del fontanile, con la rimozione della vegetazione accumulata (“spurgo”). La limpidezza delle acque, conseguenza della filtrazione subita nel loro percorso sotterraneo, associata alla scarsa profondità dell’acqua nei fontanili, consente alla luce di giungere inalterata fin sul fondo. Ciò, assieme alla ridotta escursione termica, favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione acquatica, che mantiene un’attività vegetativa anche nei mesi autunnali ed invernali. Varie ricerche vi hanno evidenziato una sorprendente presenza faunistica, sia qualitativa che quantitativa, che ne conferma la rilevante importanza ecologico-ambientale. Negli ultimi anni, per il progressivo disequilibrio nel bilancio idrogeologico e per i numerosi interventi sul territorio, in diverse parti della Pianura padana si è avuta una considerevole diminuzione delle portate o addirittura una completa estinzione delle risorgive. Inoltre, esse sono sovente sottoposte a contaminazione sia di tipo puntuale, sia di tipo diffuso a causa della percolazione di sostanze inquinanti e di nutrienti dalle aree agricole circostanti. A ciò si sovrappone la spesso non adeguata manutenzione dei siti, che a volte viene effettuata in modo eccessivamente “energico”, con totale eliminazione della vegetazione naturale, a volte si dimostra invece deficitaria, e non in grado di contrastare il naturale processo di interrimento. Nel Veronese, si hanno vari ambiti caratterizzati dalla presenza di risorgenze. Fig. 2 - Fossa Bova, presso Cadidavid Il raggruppamento di polle più significativo si ha nei pressi Povegliano Veronese; esso corrisponde al SIC- ZPS IT3210008: 93 Fig.3 - il SIC- ZPS IT3210008 Fontanili di Povegliano nella cartografia del Ministero dell’Ambiente. Altri sistemi di risorgive sono presenti nei territori dei Comuni di Villafranca, Castel d’Azzano, Buttapietra, San Giovanni Lupatoto e Zevio. Un’altra tipologia di emergenze, “di terrazzo fluviale” si trova in Comune di San Martino Buon Albergo. In tutti i casi si tratta di sistemi di polle ubicati in aree densamente antropizzate, soggette quindi a varie cause di pressione ambientale. La funzione di notevole importanza naturalistica svolte dalle risorgive, in quanto serbatoi di biodiversità, e siti di rifugio per numerose specie di interesse conservazionistico, deve essere mantenuta e ove possibile incrementata mediante specifici interventi di rinaturazione e riqualificazione degli interi ambiti delle polle. 94 Fig.4 – Distribuzione delle risorgive nel Veronese. (da Modena, Tarocco e Zangheri, 2002) 5.4.4 - Le aree di connessione naturalistica planiziali L’insieme delle aree di pianura veronesi presenta ambiti ove permangono – in situazioni di notevole antropizzazione diffusa - elementi naturali e/o seminaturali relitti, da considerarsi fondamentali nel mantenimento e nell’incremento della coerenza del sistema eco relazionale d’area vasta. Si tratta per lo più di ambiti ove i residui caratteri di naturalità sono legati alla presenza di agro ecosistemi con diffusi elementi di variabilità ecologica, quali prati, siepi, filari e macchie boscate. In ampie zone della provincia, soprattutto occidentale, tale variabilità è anche spiccatamente geomorfologica, essendo legata alla presenza di dossi o di lievi rilievi collinari. Fra tali aree di connessione naturalistica, utili cioè a mantenere i collegamenti funzionali fra i diversi elementi principali della rete ed a favorire la permeabilità del territorio alle diverse specie di interesse naturalistico, rilevano l’area della” Lugana” in comune di Peschiera del Garda e l’ambito delle colline moreniche nei territori comunali di Castelnuovo del Garda, Pastrengo, Bussolengo. In tali contesti, gli habitat boscati di maggiore interesse naturalistico sono dati da elementi dell’ostrio-querceto, nelle condizioni più aride. Ove le condizioni sono più fresche ed umide si osserva l’affermazione di Quercus robur (farnia) e Carpinus betulus (carpino bianco) con la frequente presenza del cerro, quercia che dalla pianura risale sino alle faggete submontane. Ai residui prati aridi succedono naturalmente formazioni 95 arbustive, ma nella maggior parte dei casi le aree libere sono destinate alle coltivazioni: vigneti e seminativi, per lo più. 1. Connessioni. Partendo da ovest, l’area della Lugana si collega, se pur con notevoli difficoltà a causa della elevata infrastrutturazione, con l’isola ad elevata naturalità del SIC-ZPS Basso Garda , stabilendo connessioni anche con l’ambito del corridoio principale del Mincio. Nel contesto dei territori comunali di Castelnuovo del Garda, Bussolengo e Pastrengo l’assenza di elementi primari conferisce particolare valenza alla connessione naturalistica assicurata dall’ambito a naturalità diffusa corrispondente alla zona compresa fra Sandrà, Pastrengo e Bussolengo. In comune di Castelnuovo, tale area è in connessione con il corridoio del Tione, la cui destinazione è a Parco di interesse locale. Lugana Fig. 5 – l’ambito della Lugana nel PATI di Castelnuovo e Peschiera del Garda 96 Area a naturalità diffusa Ambito del Parco del Tione Fig.6 – l’ambito a naturalità diffusa e il Parco del Tione nel PATI di Castelnuovo e Peschiera del Garda In particolare, per il territorio comunale di Bussolengo assume rilevanza la connessione, da integrare, con il corridoio dell’Adige. Corridoio dell’Adige Area di connessione Fig. 7 - estratto del PAT del comune di Bussolengo con elementi della rete ecologica locale 97 2. Diversità ambientale. La diversità ambientale di tali ambiti è data sostanzialmente dalla presenza dell’agromosaico a sua volta impostato su elementi geomorfologici diversi. Abbiamo quindi alternanza di colture, vigneti, frutteti, seminativi e rari prati pingui nelle aree planiziali, ove elemento di variabilità è costituito dalla rete di fossi e canali irrigui, non di rado con fasce significative di vegetazione riparia. I rilievi collinari sono spesso sede di residui nuclei boscati o di vigneti ed oliveti, ed in tal caso i versanti sono terrazzati e sostenuti da muri a secco Il valore ambientale di tali ambiti di connessione è dato, come detto precedentemente, dalla residua ma diffusa presenza di elementi di naturalità che occorre conservare non solo in quanto dotati di valori intrinseci, ma anche in funzione della efficienza del sistema eco relazionale d’area vasta che nell’ambito del territorio ad elevata antropizzazione planiziale è generalmente carente di elementi utili alla permeabilità ecologica. Le principali minacce a cui le aree di connessione naturalistica planiziali sono sottoposte sono riconducibili sostanzialmente alla progressiva urbanizzazione, alla infrastrutturazione crescente ed alla diffusione di pratiche e tecniche agricole ad elevata meccanizzazione ed ad elevato impatto. Tali fattori di carico antropico, oltre al danno ecologico, comportano una inevitabile perdita di “paesaggio”, elemento di grande valenza, anche economica, del contesto. La gestione delle connessioni andrebbe perseguita mediante: • Il mantenimento di “varchi” quali aree ove interdire le urbanizzazioni e/o le infrastrutturazioni in funzione dell’integrità del sistema eco relazionale • La promozione, anche mediante incentivazioni, delle colture “a basso impatto”, meglio se condotte con sistemi biologici, anche al fine di promuovere un agriturismo di qualità • L’incremento degli elementi, puntuali - ma fondamentali - di variabilità ambientale, quali prati aridi, siepi, filari, nuclei boscati, atti a mantenere un livello sufficiente di naturalità diffusa, pur nel contesto ad elevata presenza umana. 5.4.5 - I corridoi ecologici I principali elementi lineari di connessione naturalistica corrispondono, sostanzialmente, al corso dei principali fiumi del territorio provinciale. Fra essi, l’Adige costituisce, oltre che un biocorridoio di prioritaria importanza ai fini della coerenza ed efficacia della rete ecologica locale d’area vasta, anche il principale artefice delle geomorfologie territoriali veronesi3. In figura è riportato lo schizzo geomorfologico della pianura veronese. Vi si distinguono due terrazzi ben evidenti: uno in sinistra orografica, in alcuni studi chiamato "settentrionale", e uno in destra, chiamato "meridionale". 3 ZANGHERI P., 2007. In Quadro descrittivo delle aree SIC in Comune di Verona, CdR Ambiente Comune di Verona 98 Fig. 8 - schizzo geomorfologico della pianura veronese (da Sorbini et alii, 1984). Questi due terrazzi si allontano gradualmente, a formare una sorta di cono con vertice in Verona ed asse di simmetria in direzione da Verona verso Albaredo d'Adige. Il fiume Adige scorre nella bassura delimitata da questi due terrazzi. Dal punto di vista morfologico l'area esterna ai due terrazzi è "alta" e la parte compresa tra essi risulta depressa altimetricamente. L'area "alta" (n.1 in figura) è il grande conoide terrazzato, caratterizzato da tracce di canali intrecciati ("braided") di grandi dimensioni, costruito dall'Adige "fluvioglaciale". Secondo SORBINI et alii (1984) la fase finale della costruzione di questo corpo sedimentario è posteriore ai 25.000 anni B.P. Successivamente, per un cambio del regime idrologico, l'Adige ha assunto, anche nella parte apicale del suo conoide, un percorso a meandri terrazzando il conoide stesso e formando la zona di "basso topografico" in cui scorre attualmente l'Adige ("Piano di divagazione dell'Adige", n.3 in figura). Il divagare dell'Adige in quest'area (prima del suo arginamento) ha determinato la distribuzione della litologia e ha formato numerosi terrazzi aventi modesto dislivello (oggi in gran parte spianati da opere di miglioramento fondiario). Tali elementi influenzano il corso della rete idrografica locale, in particolare di quella che si origina dalle risorgive. Il sistema idrogeologico è alimentato da vari fattori di ricarica: di questi fattori alimentanti, certamente quello che determina l'effetto maggiore di ricarica è il deflusso sotterraneo proveniente dalla valle montana dell'Adige, la cui portata è stata stimata mediamente in una decina di m3/s. La ricarica continua operata dalla falda di subalveo dell'Adige non solo provvede all'alimentazione del sistema idrogeologico dell'Alta Pianura, ma condiziona anche la direzione di deflusso delle acque sotterranee e il regime della falda. 99 La fisionomia ecosistemica del grande fiume, caratterizzato da una caratteristica zonazione longitudinale, vede nel Veronese la netta diversificazione morfologica e naturalistica dei vari tratti. Esso passa infatti da corso d’acqua con caratteristiche marcate di “fiume alpino”, al grande fiume planiziale, pensile da Zevio a Legnago. Tale profonda differenziazione morfologica – e funzionale – trova solo in parte riscontro nella variabilità degli habitat che via via si susseguono lungo il corso d’acqua. I SIC IT3210043 e IT3210042, comprendono sostanzialmente le fasce riparie del fiume. L’istituzione di due Siti di Natura 2000 è dovuta alla interruzione della tutela in corrispondenza del nucleo abitato di Verona in cui il fiume scorre racchiuso da alti muraglioni. Nel complesso la copertura vegetale naturale dell’ambito fluviale è notevolmente ridotta nei confronti della situazione documentata fino ai primi decenni del secolo scorso, quando lungo le rive del fiume si estendevano estesi nuclei boscati, anche di dimensioni cospicue. Si pensi al Bosco Mantico, di cui si hanno ridottissimi resti, e ai boschi fluviali maggiormente estesi a valle del centro cittadino di Verona, soprattutto in corrispondenza dell’area ribassata di San Michele. Il “Bosco del Mantico” era, secondo Goiran (1897), un querco-carpineto planiziale, in cui la presenza della farnia e di altri elementi mesofili era indicativa di una certa umidità del suolo. Il disboscamento e la coltivazione dei terreni hanno forse determinato l’abbassamento della falda con conseguenti modificazioni della condizione dei suoli. Oggi nell’area permangono esigui nuclei a Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, Ruscus aculeatus. La permanenza di alcuni esemplari di farnia e l’assenza della roverella, elemento tipicamente termofilo, starebbe a testimoniare la presenza di un certo grado di umidità residua. La vegetazione strettamente acquatica è praticamente assente dal corso dell’Adige4. Sembrano totalmente scomparsi i generi Carex, Eleocharis, Nymphaea, Sagittaria e Typha. La microfauna ripicola riveste per l’Adige un interesse naturalistico notevole. Essa comprende due tipologie fondamentali: la prima legata ai suoli scoperti, cioè ai greti ghiaiosi, sabbiosi o limosi, la seconda tipica dei tratti con vegetazione arboreo-arbustiva5. Per la prima si ricordano i Carabidi del genere Nebria e Bembidion, che vivono sotto le pietre, e gli Stafilinidi Paederidus, Stenus, Carpelimus, ed altri. Nel complesso si tratta di comunità instabili, legate al regime delle piene, e pertanto soggette a rapida scomparsa e ad altrettanto rapida ricolonizzazione. La fauna ad invertebrati delle rive con vegetazione arboreo-arbustiva è generalmente meno caratteristica, in quanto molto influenzata dagli ecosistemi limitrofi (aree agricole, aree boscate, aree insediative). Nel complesso la residua naturalità dell’ecosistema fluviale risente fortemente di vari fattori di pressione antropica: scarsa qualità delle acque, estesa artificializzazione delle rive, eccessive derivazioni, apporti inquinanti diffusi dai coltivi troppo ravvicinati al corso d’acqua…. Ciò nonostante, la funzione eco relazionale dell’Adige è di grande rilevanza nel sistema ambientale provinciale, e non solo. Tale funzione si esercita principalmente connettendo il sistema pedemontano e collinare, attraverso i diversi corsi d’acqua che scendono dal Baldo e dai Lessini. Le carenze di tale porzione del sistema eco relazionale si evidenziano soprattutto in corrispondenza della Valpolicella, ove i vaj di Fumane, di Negrar e, oltre, di Quinzano, risultano ridotti o gravemente deficitari e comunque certamente non idonei a costituire efficaci fattori di raccordo ecologico in territori ad elevata antropizzazione, con scarsissima consistenza di altri elementi naturalistici di appoggio, anche esigui. Un altro ambito critico si attesta in corrispondenza della Valpantena ove la diffusa artificializzazione non ha permesso la permanenza di elementi se pur relitti di naturalità. Infine, tutto il corso dell’Adige, da Ronco all’Adige, sino al termine del tratto provinciale rappresenta allo stato attuale, un biocorridoio privo di connessioni significative, il che testimonia di una situazione di diffusa scarsa naturalità, soprattutto in sinistra orografica. Una buona situazione eco relazionale per il fiume si rileva in tutto il tratto a monte di Ceraino, ed oltre, se pure con varie interruzioni, in corrispondenza del tratto in Comune di San Martino Buon Albergo ove, grazie 4 BIANCHINI, et alii, 1998. BENETTI, DE FRANCESCHI E ZANETTI, 1992 5 100 al sistema dei fiumi Antanello e Fibbio, della diffusa rete idrografica minore e delle risorgive di terrazzo, si conserva un importante nucleo della rete ecologica provinciale. La rete ecologica trova anche nel Mincio un importante elemento funzionale. Esso infatti, pur notevolmente artificializzato e con scarsa dotazione vegetazionale riparia, rappresenta un presidio naturalistico anche in virtù della esistenza della vasta area protetta in Regione Lombardia. La destinazione a Parco naturale regionale nel Veneto, prevista dal vigente PTRC, ma mai attuata, trova attualmente una prima affermazione con la destinazione a Parco di interesse locale nel PATI dei Comuni di Peschiera e Castelnuovo del Garda. Tale istituto di tutela potrebbe favorire interventi mirati e condivisi di rinaturazione dell’ambito fluviale e perifluviale, anche mediante l’incentivazione di forme di turismo naturalistico in connessione con quello gardesano. Il Mincio permette le connessioni sia con il sistema idrografico del Po, in ambito sovraregioanale, sia con quello fluviale del Tartaro-Tione, in ambito provinciale. Tale ultimo collegamento è reso possibile dal sistema collinare morenico, che si sviluppa dal basso lago di Garda, verso sud sino a Valeggio sul Mincio. I fiumi della “bassa pianura veronese”, Tione, Tartaro, Menago, Bussè, rappresentano elementi eco relazionali di fondamentale importanza stante la grave carenza di naturalità residua in questa parte del territorio provinciale. Essi, pur con diversa consistenza di caratteri ecosistemici di pregio, conservano tuttavia una elevata potenzialità alla rinaturalizzazione, di cui occorrerà tenere conto in fase progettuale. 5.5 - Indirizzi gestionali per la conservazione dell’integrità del sistema naturalistico provinciale e per l’incremento della sua funzionalità ecorelazionale Dalle analisi effettuate e precedentemente esposte è emerso che la provincia di Verona è sostanzialmente dotata di una buona struttura ecosistemica particolarmente in alcune aree, quali le zone montane, l’ambito morenico, alcuni sistemi fluviali e zone umide. Le principali situazioni di criticità si verificano, come è intuibile, in area planiziale, in particolare presso i grandi centri urbani e le grandi infrastrutturazioni, dove tuttavia interventi mirati e supportati da adeguata progettazione ambientale potrebbero mitigare e compensare significativamente le carenze del sistema ecorelazionale. Il territorio di montagna ed in particolare i relativi Siti d’Importanza Comunitaria necessitano di interventi di conservazione per garantire la permanenza di habitat utili a un vasto numero di specie animali e vegetali. La bassa densità umana ha permesso alle specie animali e vegetali di trovare autonomi corridoi di spostamento e quindi in quest’area le indicazioni di tutela che emergono sono sostanzialmente: • valorizzazione del ruolo ecorelazionale dei boschi – soprattutto lungo la direttrice nord-sud di penetrazione nei fondovalle - con interventi che devono tendere al mantenimento o alla creazione di una elevata diversità ambientale tramite in particolare il miglioramento strutturale del bosco e l’incremento della sua funzione trofica e di rifugio. Vanno evitati i tagli intensivi, al fine di limitare la diffusione di specie indesiderate (es. robinia) e dei rovi; • conservazione delle formazioni erbacee, anche mediante gestione mirata che preveda il pascolamento e/o la falciatura, con il mantenimento di fasce ecotonali, utili al mantenimento di condizioni di biodiversità; realizzazione di passaggi artificiali per la fauna per limitare l’effetto barriera di infrastrutture. Nelle aree submontane e collinari, soggette a maggior sfruttamento antropico, l’obiettivo generale dovrebbe essere quello di mantenere significativi livelli di biodiversità promuovendo modalità di conduzione dei fondi agricoli che limitino il ricorso a tecniche ad elevato impatto ambientale. Parimenti, il contenimento • 101 dell’impermeabilizzazione dei suoli e la conservazione di boschi, siepi e filari costituisce altro requisito per la miglior gestione di tali ambiti. Essi posseggono, oltre che notevolissimi elementi di interesse naturalistico, grande pregio paesaggistico legato alle tradizionali forme di conduzione dei fondi agricoli: terrazzamenti, muri a secco, oliveti e vigneti, colture orticole tipiche conferiscono all’agromosaico collinare veronese connotati di unicità e di grande valore identitario che occorre conservare e promuovere. In tale ambito, per gli habitat prativi, ed in particolare le formazioni erbose xeriche spesso con notevole fioritura di orchidee (cod. natura 2000: 6210, prioritario), vanno previste misure gestionali atte al contenimento alla transizione ad arbusteto. La zona di pianura della provincia, a seguito della forte urbanizzazione possiede invece solo elementi isolati di naturalità. Vi è quindi un’urgente necessità di creare connessioni tra le varie aree. Questo si può realizzare utilizzando in particolare i corsi d’acqua quali collegamenti naturali. Vi è quindi la necessità di ampliarne le funzioni ecologiche, nel rispetto di quelle idrauliche, richiamando gli attori (in particolari quelli pubblici) alla tutela degli ecosistemi fluviali e delle relative fasce di rispetto, prevedendone anche la valorizzazione fruitiva con percorsi ciclo-pedonali sugli argini. In particolare, per garantire la funzionalità strutturale de l’Adige nella Rete ecologica provinciale, si ritiene debba essere conservato il territorio perifluviale e, in alcuni casi meritevoli, anche più esterno, pianificando per l’intera asta del fiume la destinazione a Parco, come attualmente effettuato dal solo Comune di Verona. La zona planiziale comprende anche gran parte delle risorgive e delle zone umide della provincia e possiede un territorio agricolo che, soprattutto negli ambiti di tali biotopi, va preservato da colture intensive che impoverirebbero la biodiversità. Devono essere incentivate pratiche agricole a basso impatto ambientale che conservino la struttura del territorio ed i suoi elementi fondamentali (siepi, prati stabili, boschetti). La realizzazione in quest’area di infrastrutture viarie dovrà prevedere, anche in fase progettuale, il posizionamento di sottopassi o sovrappassi per animali corredati di elementi utili al loro funzionamento. Dovranno essere previste, mediante specifica fase progettuale, ampie fasce boscate lungo l’infrastruttura. In generale dall’analisi emergono le seguenti indicazioni che si ritengono elementi necessari per la fase di realizzazione della Rete ecologica provinciale. Nelle aree boscate deve essere favorito il potenziamento naturalistico dell’ambiente esistente con una priorità relativa al mantenimento dei biotopi esistenti. La pianificazione locale dovrà a tal fine indicare le aree maggiormente vocate alla realizzazione o al miglioramento di impianti boscati. Nelle fasce di pertinenza fluviale, in particolare per i maggiori fiumi del territorio provinciale, sedi di promozione delle aree di valorizzazione degli ambiti fluviali, ma più in generale per tutte le fasce ripariali, l’obiettivo è il mantenimento e il recupero dell’ambiente fluviale e la conservazione dei suoi valori paesaggistici. A tale scopo gli interventi di rinaturazione da attuare a scala locale devono essere: • mantenimento e potenziamento delle funzionalità delle zone umide, recuperando anche le aree oggetto di attività estrattive e introducendo nuovi ecosistemi filtro di tipo palustre tra gli scarichi dei depuratori e il fiume; • per quanto riguarda le aree delle risorgive, vanno previste azioni di rinaturazione e gestione delle polle sorgentize e di riqualificazione delle aree contermini; • miglioramento, e dove possibile ricostruzione, dei boschi igrofili, e degli ambienti di ripa, garantendo fasce di rispetto che consentano la loro naturale evoluzione; incremento delle siepi e dei filari nei terreni agricoli e lungo le strade rurali presenti nelle fasce di pertinenza fluviale allo scopo di creare una contiguità con il territorio agricolo circostante. Poiché la seriazione delle fitocenosi arboree legate all’ambiente fluviale risulta essere incompleta per l’assenza degli stadi ecologicamente più maturi, la presenza di ampie superfici investite da seminativo o da incolto all’interno delle fasce di pertinenza fluviale, può offrire la concreta possibilità di ricostruire le cenosi • 102 vegetali mancanti, accelerando l’opera di ricostruzione naturale attraverso interventi mirati allo scopo quali ad esempio l’adozione di criteri di manutenzione idraulica nel massimo rispetto dei valori ambientali (cfr. Legge 19 luglio 1993 n.236 ed il relativo DPR 14/4/1993), la tutela delle aree di esondazione e la adozione sistematica di criteri di ingegneria naturalistica per gli interventi di sistemazione degli alvei. Tra gli interventi di rinaturalizzazione assumono inoltre particolare importanza quelli finalizzati al recupero delle cave localizzate nelle vicinanze dei corsi d’acqua. Nelle aree agricole si propone di avviare a livello locale progetti – con l’intervento anche della Provincia di riqualificazione paesistica da attuare mediante la diffusione di elementi paranaturali (siepi-macchie boscate) e di rinaturalizzazione di sponde ed argini del reticolo idrografico minore (rii e scoli). Questi interventi svolgono anche una funzione di filtro nei confronti dell’inquinamento diffuso di provenienza esterna in particolare di origine agricola. Si ritiene utile inoltre che vengano attuati i seguenti interventi: • mantenimento di radure con prati polifiti naturali o a pascolo; • formazione di siepi alto-arbustive nelle aree rurali; • mantenimento di coltivazioni arboree di cultivar tradizionali; • mantenimento dei terrazzamenti e delle colture tradizionali connesse. I comuni in sede di stesura dei propri strumenti urbanistici, in particolare con i PAT/PATI e con i Piani degli Interventi, anche in concerto con la provincia, dovranno definire puntualmente il progetto di Rete ecologica contenuta nel PTCP (approfondirne l’articolazione funzionale ed ambientale secondo diversi gradi di valorizzazione) predisponendo una specifica fase di studio e progettazione che preveda la formazione di una Rete ecologica nel territorio comunale coerente con quella provinciale. 5.5.1 - Indirizzi progettuali per le reti ecologiche a scala comunale L’elaborazione dei piani urbanistici locali costituisce un’opportunità per dare attuazione alla progettazione esecutiva di una rete ecologica coerente con il sistema ecorelazionale d’area vasta, ma tuttavia in grado di legarsi in maniera compiuta alle specificità locali. I contenuti progettuali dovranno ad un tempo relazionarsi e condizionare la pianificazione comunale. In particolare dovranno essere considerati prioritariamente i seguenti aspetti: • dimensionamento degli insediamenti: le previsioni di espansione del Piano comunale dovranno essere rivolte ad un più generale controllo delle pressioni antropiche sull’ecosistema urbano nel suo complesso, in funzione della conservazione del patrimonio naturale residuo. Di conseguenza diviene prioritario che il Piano definisca e promuova azioni di riuso e riqualificazione del patrimonio edilizio dismesso, e di tutela degli spazi non urbanizzati interclusi nella trama dell’edificato, attraverso il controllo del tipo di vegetazione, delle aree permeabili e il rafforzamento del verde urbano in un sistema interconnesso volto alla tutela e al ripristino del sistema paranaturale presente ed alla creazione di nuovi habitat; • controllo della distribuzione spaziale e della qualità tipo–morfologica dei nuovi insediamenti, con l’obiettivo di evitare che l’aggiunta di quote marginali di urbanizzazione possano generare effetti diffusivi e destrutturanti sul patrimonio ecologico e paesaggistico, con l’aggiunta di fattori di disturbo legati al consumo di territorio ed all’aumento della pressione antropica come conseguenza dell’effetto margine particolarmente accentuato. Lo sviluppo urbano di tipo diffuso è identificato come uno dei principali fattori di insostenibilità ambientale, a causa dell’eccessivo 103 aumento delle pressioni che questa tipologia insediativa può determinare su vaste porzioni di territorio; • controllo e mantenimento della permeabilità dei suoli pubblici e privati, con lo scopo di controllare il funzionamento degli ecosistemi urbanizzati attraverso una mitigazione dell’artificializzazione; • mitigazione delle reti di viabilità e delle grandi infrastrutture tecnologiche mediante fasce boscate che possono, con modalità differenti, intervenire sulle dinamiche di dispersione delle specie, soprattutto faunistiche. 104 ALLEGATO I 105 Ambienti della Direttiva Habitat (2003) nella provincia di Verona e loro fauna da proteggere Legenda: H: Direttiva Habitat H*: “ “ Prioritaria E: Endemiti: Lessini (dalla val d’Adige a quella del Brenta) e/o M. Baldo (con catena Stivo/Bondone). M: Minacciate (specie in declino per sparizione habitat, pressione antropica o altro). R: Rara (popolazioni di piccole dimensioni che, pur non essendo attualmente né in pericolo né vulnerabili, rischiano di diventarlo a prescindere dalla loro distribuzione territoriale). 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition Lepidoptera Crambidae: Elophila nymphaeata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Potamogeton, Nymphaea, Nuphar, Callitriche, Alisma, Sparganium, Catabrosa, Leersia. Distribuzione: Busatello. Protezione: M. Lepidoptera Crambidae: Cataclysta lemnata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Lemna, Hydrocharis, Nymphaea, Stratiotes, Potamogeton, Typha, Glyceria. Distribuzione: Busatello. Protezione: M. Lepidoptera Crambidae: Paraponyx stratiotata (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Potamogeton, Stratiotes, Ceratophyllum, Callitriche, Hydrocharis, Myriophyllum, Alisma, Nymphaea. Distribuzione: Busatello, Brusà. Protezione: M. 4070 * Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti) Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa baldensis baldensis Ganglbauer, 1895. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa benacensis benacensis Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa knabli recticollis Scheerpeltz, 1953. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montispasubii montispasubii Pace, 1975. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montispasubii settei Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa ruffoi Pace, 1983. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae Leptusa zanettiorum Pace, 1980. Cespuglieti a Rododendro irsuto. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. 4080 Arbusteti alpini di salici d’altitudine (vallette nivali del Baldo e Malera con Salix retusa e Salix reticulata) Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. 106 Coleoptera Carabidae: Trechus pumilus Jeannel, 1927. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Orotrechus ruffoi Tamanini, 1953. Cespuglieti subalpini. Distribuzione: Vallone di Malera (Lessini). Coleoptera Carabidae: Speluncarius stephani Jurecek, 1910. Cespuglieti subalpini. Distribuzione: Vallone di Malera (Lessini). Coleoptera Carabidae: Duvalius baldensis baldensis Putzeys, 1870. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Stenus nocturnus Bordoni, 2005. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium pinkeri, Ganglbauer 1901. Cespuglieti subalpini. Distribuzione: Vallone del Malera. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa baldomontis Scheerpeltz, 1972. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa stoeckleini stoeckleini Bernhauer 1914. Vallette nivali. Distribuzione: presso Malga San Giorgio (Lessini). Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Leptusa montisgrappae Pace 1975. Cespuglieti subalpini. Distribuzione: Vallone del Malera. Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus dieneri Csiki, 1943. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus baldensis Czwalina, 1875. Vallette nivali. Distribuzione: Monte Baldo. Protezione: E. 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli Lepidoptera Nepticulidae: Trifurcula baldensis L. & L., 2005. Piante ospiti: prob. Genista radiata. E’ conosciuta solo del rifugio Chiesa sul Baldo ma prob. anche a Bocca Navene. Protezione: E. Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora cytisanthi Baldizzone, 1978. Piante ospiti: Genista radiata. Descritta del Baldo è conosciuta solo del Baldo, una località di Friuli e Slovenia. Protezione: R. Lepidoptera Gracillariidae: Phyllonorycter baldensis Deschka, 1986. Piante ospiti: Genista radiata. Descritta del M. Baldo è conosciuta per alcune località del Trentino. protezione: E. Data la presenza di Festuco-brometea vedi anche 6210. 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine Lepidoptera Nymphalidae: Erebia ottomana H.S., 1847. Piante ospiti: Poa, Festuca. Da 1300 a 1800m: prati subalpini, formazioni erbose montane. Distribuzione: Cavallo di Noveza; fra la Colma e le Pozzette; sentiero per il Telegrafo. Uniche stazioni in Italia (con M. Spino). Protezione: R. Lepidoptera Nymphalidae: Erebia styria (Godart, 1824). Piante ospiti: Sesleria. Habitat rocciosi scoscesi, macereti. Limite occidentale dell’areale. Distribuzione: Cavallo di Noveza, Rifugio Telegrafo. Località più meridionali dell’areale. Protezione: R. Lepidoptera Papilionidae: Parnassius apollo (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Crassulacee (Sedum, Sempervivum). Versanti esposti a mezzogiorno, pendii rocciosi, prati scoscesi dai 1000 ai 1600m e oltre. Distribuzione: Telegrafo, M. Maggiore (M.Baldo), Velo, Camposilvano, Boscochiesanuova, Trachi, Podesteria. Protezione: H. 107 Lepidoptera Geometridae: Glacies baldensis (Wolsberger, 1966). Specie alpina. Distribuzione: Valdritta, Longino, Telegrafo. Protezione: E. Lepidoptera Nymphalidae: Erebia cassioides (R.H., 1793). Piante ospiti: Poa, Festuca, Nardus. Prati xerici altomontani, subalpini e alpini. Distribuzione: Telegrafo. Popolazione più meridionale. Protezione: R. Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha rhodopensis Elwes, 1900. Piante ospiti: Poa, Festuca, Rhynchospora. Formazioni erbose montane: prati igrofili altomontani. Popolazione molto isolata. Distribuzione: Coal Santo, Naole, Noveza, Rifugio Novezzina, Rifugio Telegrafo. Protezione: R. Orthoptera Catantopidae: Chorthopodisma cobellii Krauss, 1883. Formazioni erbose calcicole subalpine. Distribuzione: Monte Baldo e Alti Lessini. Protezione: E. 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee) Lepidoptera Sphingidae: Proserpinus proserpina (Pallas, 1772). Piante ospiti: Epilobium, Dianthus, Oenothera. Pendii aridi e secchi ma anche aree fluviali. Distribuzione: M. Pastello. Protezione: H. Lepidoptera Lycaenidae: Maculinea arion (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Thymus (poi nei formicai). Ambienti erbosi incolti dal margine della pianura sino ai 1800m, pendii aridi. Distribuzione: Avesa, Costolo, Cancello, Parona, S. Giorgio, Lumini, Podesteria. Protezione: H. Lepidoptera Nymphalidae: Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766). Piante ospiti: Bromus, Festuca ecc. Ambienti rocciosi, terreni sassosi, assolati, prati aridi dal piano ai 1000m. Distribuzione: Pai, S.Ambrogio, Quinzano, Avesa, Torricelle, Novaglie, Trezzolano, Cancello, S. Maria in Stelle, Mizzole. Protezione: M. Lepidoptera Nymphalidae: Melitaea trivia (D.S., 1775). Piante ospiti: Verbascum thapsus. Ambienti esposti, secchi e ghiaiosi, pendii erbosi assolati e caldi. Distribuzione: Torri, S. Vigilio, Lumini, S. Ambrogio, Avesa (V.Galina), Mizzole, Cancello. Protezione: M. Lepidoptera Nymphalidae: Chazara briseis (Linnaeus, 1764). Piante ospiti: Brachypodium, Sesleria, Poa. Biotopi secchi e rocciosi. Distribuzione: S. Zeno, Albisano, Garda, Caprino, Torricelle, Cancello. Protezione: R. Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora bifrondella Walsingham 1891. Monofaga su Satureja montana, caratteristica delle steppe erbose. Distribuzione: M. Pastello, in Italia nota solo di una località in Liguria. Protezione: M. Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora lessinica Baldizzone 1980. Biologia sconosciuta ma rinvenuta solo nelle zone aride calcaree. Descritta dei Lessini (Pastello e Trezzolano) e ritrovata solo in Francia meridionale e Macedonia. Protezione: R. Lepidoptera Sesiidae: Chamaespecia schmidtiiformis (Freyer, 1836). Piante ospiti: Salvia. Distribuzione: in Italia nota solo per Garda, S. Giorgio di Valpolicella, M. Pastello che rappresentano il limite occidentale della specie. Protezione: R. 7210 * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae Lepidoptera Lycaenidae: Lycaena dispar (Haworth, 1803). Piante ospiti: Rumex. Specie legata agli ambienti circumpalustri come argini, canali e risaie. Distribuzione: Bardolino, S. Michele Ex., Isola della Scala, Brusà, Nogara). Protezione: H*. Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787). Piante ospiti: Molinia, Schoenus, Poa, Carex. Prati umidi, ambienti circumpalustri. Distribuzione: Peschiera, Castelnuovo, Parona. Protezione: H. 108 8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini (Thalaspietea rotundifolii) Lepidoptera Papilionidae: Parnassius apollo (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Crassulacee (Sedum, Sempervivum). Versanti esposti a mezzogiorno, pendii rocciosi, prati scoscesi dai 1000 ai 1600m e oltre. Distribuzione: Telegrafo, M. Maggiore (M.Baldo), Velo, Camposilvano, Boscochiesanuova, Trachi, Podesteria. Protezione: H. Lepidoptera Nymphalidae: Erebia pluto (Prunner, 1798). Piante ospiti: Poa, Festuca. Habitat rocciosi (ghiaioni, pendii rocciosi scoscesi), macereti. Distribuzione: M. Baldo (Rifugi Chierego e Telegrafo; Cavallo di Novezza, Valdritta, Longino). Popolazione molto isolata. Protezione: R. Coleoptera Staphylinidae: Eusphalerum albipile Fauvel, 1900. Zolle pioniere a Dryas octopetala su ghiaioni calcarei. Distribuzione: Monte Baldo e crinale dell’Altopiano Lessinico (Podestaria). Protezione: E. 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes ruffoi Di Caporiacco, 1936. Distribuzione: Grotta A di Veja, Grotta Damati, Coal di Campore, Spluga Carpene, Spluga del Maso (M. Lessini). Protezione: E. Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes lessiniensis Di Caporiacco, 1936. Distribuzione: Covolo della Croce, Covoli di Velo, Grotta del Berclie (M. Lessini). Protezione: E. Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes zorzii Di Caporiacco, 1949. Distribuzione: Grotta della Donna, Buso del Gatto, Bus del Meo di Grobe, Covolo della Croce, Abissi di Lesi, Grotta La Casara, Pozzo I di Pralungo, Pozzo II di Pralungo, Grotta dei trovai, Pozzo del Dosso Cavalli (M. Lessini). protezione: E. Araneae Linyphiidae: Troglohyphantes exul Thaler, 1987. Distribuzione: Cava Brentani (M. Lessini). Opiliones Ischyropsalididae: Ischyropsalis strandi Kratochvil, 1936. Distribuzione: Buso del Gatto, Spluga Carpene, Grotta di Squaranto, Covoli di Velo, Grotta di Monte Gaule, Buso del Bolpe, Buso Vajo Spiazzoletti, Grotta del Ciabattino, Spluga della Fanta, Spluga della Preta, Grotta dell’Arena, Pozzo I di Pralungo, Grotta dei Trovai, Grotta dei Cervi (M. Lessini). Amphipoda Niphargidae: Niphargus canui Karaman, 1975. Distribuzione: Il Busetto (457 V/VR), Quinzano. Amphipoda Niphargidae: Niphargus lessiniensis Stoch, 1998. Distribuzione: Bus del Meo di Grobe (160 V/VR) Grobe, Buso dei Pisaroti (1438 V/VR) Roncari, Buso della Spurga (11 V/VR), Cava in località Brentani (1 art/VR) o di Monte Solane, Covolo dell'Acqua (42 V/VR) Covoli, Fontana di Lovaccio, Cancello, Grotta A del Ponte di Veja (117 V/VR) Veja, Grotta C del Ponte di Veja (466 V/VR) Veja, Grotta dei Damati (9 V/VR) Case Damati, Grotta del Semalo (445 V/VR) Semalo, Grotta delle Grolle (402 V/VR) Rocca, Il Busetto (457 V/VR) Quinzano, Miniera di lignite (22 art V/VR) Ponte Anguillara, sorgente presso la fontana Piociosa, Spluga del Torrente (407 V/VR) Avesa (Monti Lessini). Protezione: E. Diplopoda Craspedosomatidae: Lessinosoma paolettii Strasser 1977. Distribuzione: Grotta dell’Arena (M. Lessini). Protezione: E. Diplopoda Polydesmidae: Serradium hirsutipes Verhoeff, 1941. Distribuzione: Spluga della Ca’ dell’Ora, Grotta Sanae, Grotta delle Case Vecie, Grotta A del Ponte di Veja, Grotta della Donna, Grotta Damati, Grotta Bertola, Bus della Brodolana, Grotta sotto Contrada Volpi, Bus del Meo di Grobe, Covolo della Groce, Grotta del Berclie, Grotta sopra Sant’Andrea (M. Lessini). Protezione: E. Diplopoda Polydesmidae: Serradium semiaquaticum Enghoff, Caoduro, Adis & Messner, 1997. Distribuzione: Grotta C del Ponte di Veja, Buso dei Pisaroti, Abisso di Lesi, Spluga della Preta. Protezione: E. 109 Coleoptera Carabidae: Italaphaenops dimaioi Ghidini 1964. Distribuzione: Abisso del Vajo dei Modi, Grotta dell'Arena, Grotta Regosse, Grotta Galleria Taioli, Grotta del Berclie, Spluga Carpene, Abisso di Bosco Scortigara, Spluga della Preta, Spluga di Spinei, Cavità artificiale Ponte Anguillara (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Lessinodytes caoduroi Vigna Taglianti 1982. Distribuzione: Cava Brentani (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Lessinodytes pivai Vigna Taglianti & Sciaky, 1988. Distribuzione: Grotta Bus dell'Arena – Bagorno, Abisso di Bosco Scortigara, Grotta presso Erbezzo (M. Lessini).Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Orotrechus vicentinus martinelli Daffner 1987. Distribuzione: Torri del Benaco Grotta Tanella (M. Baldo). Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Orotrechus vicentinus juccii Pomini, 1940. Distribuzione: Grotta Buso dell'Arena, Grotta di Monte Capriolo, Grotta di Roverè Mille, Covolo della Croce, Buso del Gatto, Buso del Bolpe, Covoli di Velo, Spluga Carpene, Grotta di Contrà Volpi, Grotta di Damati, Spluga della Preta, Grotta A del Ponte di Veja, Grotta delle Case Vecie, Grotta del Covile, Buso del Mago, Grotta Il Busetto, Cave in loc. Brentani, Coal di Campore (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Orotrechus pominii Tamanini,1953. Distribuzione: Grotta dell'Arena, Grotta di Galleria Taioli, Grotta di Monte Capriolo, Buso del Bolpe, Buso del Gatto, Grotta di Roverè 1000, Spluga Carpene, Grotta Damati, Grotta del Ciabattino (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Duvalius baldensis cartolarii Pomini, 1936. Distribuzione: Buso della Neve di Bocca Gaibana (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Boldoria baldensis J. Müller, 1928. Distribuzione: Grotta Buso dei Sacoli n.16 V/VR (=Bus dei Sacoi), Grotta Soala n.80 V/VR (=Coal de Soala), Grotta dei Trovai n.157 V/VR (=Grotta di Val Trovai), Grotta Pozzo del Dosso Cavalli n.2589 V/VR, Riparo militare di Passo del Cerbiolo n.13 art./VR, Riparo militare Malga Zocchi di Sopra n.6 art./VR, Riparo militare tra Rifugio Cherego e Rifugio Telegrafo n.14 art./VR, Grotta Soàla n.80 V/VR, Grotta Bus dei Sàcoli n.16 V/VR, Grotta dei Cervi n.64 VT/TN, Pozzo della Neve, Grotta dei Cervi - Malga Prà Grotta Soala, Malga Cerbiolo, Grotta Val Trovai, Rifugio Chierego, Malga Zocchi, Grotta Val Parol, Grotta dei Cervi n.64 VT/TN (M. Baldo). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Monguzziella grottoloi Vailati, 1993. Distribuzione: Malga Bagorno (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia fabianii Dodero, 1904. Distribuzione: Grotta Spluga Carpene n.396 V/VR (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia mancinii Jeannel, 1924. Distribuzione: Grotta della Donna n.162 V/VR (=Bus della Donnola), Grotta Damati n.9 V/VR (=Grotta del Marchi), Grotta Sotto Contrada Volpi n.394 V/VR (= Grotta Volpi Grotta dell'Onice), Grotta Bus del Meo di Grobe n.160 V/VR, Grotta del Berclie n.3 V/VR (=Perloch, Per Louch, Buco dell'Orso, Grotta dei Prusti), Grotta de la Dona, Grotta Buso del Meo, Buso del Gato, Grotta Damati n.9 V/VR, Grotta dei Busotti, Grotta Bertola, Grotta di Roveré Mille, Grotta di Foldruna n. c. 84. Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Neobathyscia pasai Ruffo, 1950. Distribuzione: Grotta Superiore di Cà Ceghi n.386 V/VR (=Grotta di Cà Ceghi, Tana di Cà Ceghi), Grotta Covolo della Croce n.85 V/VR (=Grotta della Croce, Tana de le Sponde), Grotta Covoli di Velo n.44 V/VR, Covoli di Velo: Grotta Covolo alto (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Halbherria stephani Breit, 1914. Distribuzione: Grotta Bus de la Rena. (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Halbherria zorzi Ruffo, 1950. Distribuzione: Grotta del Ciabattino n.81 V/VR (=Cogolo del Zavattin), Grotta Spluga della Fanta n.429 V/VR (=Bus del Termine), Grotta Spluga della 110 Preta n.1 V/VR, Grotta dell'Arena n.476 V/VR (=Grotta de la Rena, Bus de la Volpe, Grotta della Volpe), Buso della Fanta, Monte Obante, Buso del Termine, Buso della Volpe (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis amicalis Osella, 1983. Distribuzione: Grezzana Grotta di Case Vecie, Buso del Mago (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis caoduroi Osella, 1983. Distribuzione: S. Anna d' Alfaedo Grotta L. Bertola (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus amicalis lessinicus Osella, 1983. Distribuzione: Cerro, Grotta Foldruna (1° sala), Grotta Buso del Gato Roverè (M. Lessini). Protezione: E. 9130 Faggeti dell’Asperulo-Fagetum Araneae Amaurobiidae: Amaurobius ruffoi Thaler, 1990. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Crustacea Isopoda Trichoniscidae: Armadillidium ruffoi Arcangeli, 1940. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Faggete del Monte Baldo, Faggete della Lessinia, Monte Pastello. Pretezione: E. Coleoptera Carabidae: Trechus sylvicola Daniel, 1898. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Haptoderus josephi Csiki, 1928. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Pterostichus burmeisteri baldensis Schaum, 1862. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Carabidae: Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831. Faggete del Monte Baldo e della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Cholevidae: Bathysciola vallarsae Halbherr, 1898. Faggete della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Liparus baldensis baldensis Reitter, 1896. Faggete del Monte Baldo e della Lessinia. Protezione: E. Coleoptera Pselaphidae: Bryaxis lessinicus Pace, 1974. Faggeta loc Lago Secco (Val di Revolto nei M. Lessini). Lepidoptera Nymphalidae: Lasiommata achine (Scopoli, 1763). Piante ospiti: Poa, Lolium, Bromus. Fino ai 1500m in aree boscate, specialmente faggete. Distribuzione: Malcesine (S. Michele), Ferrara M.B. Protezione: H. Lepidoptera Papilionidae: Parnassius mnemosyne (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Corydalis. Versanti ombreggiati, freschi e umidi, faggete. Distribuzione: Revolto, Trachi, Sega, V. Fraselle, Noveza, Bocca Navene, Novezzina. Protezione: H. Lepidoptera Tineidae: Triaxomera baldensis Petersen, 1983. Legno marcescente di faggio. Distribuzione: Bocca Navene. Protezione: E. 9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli 9180 * Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion [RP, RTA] Coleoptera Carabidae: Carabus creutzeri baldensis Schaum, 1856. Distribuzione: boschi freschi di fondovalle: Molina, Ponte di Veja, Val Sorda presso Fumane (M. Lessini). Protezione: E. 111 Coleoptera Carabidae: Tanythrix marginepunctata Dejean, 1831. Boschi freschi di fondovalle. Distribuzione: Val Sorda presso Fumane (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium pinkeri Ganglbauer 1901. Distribuzione: boschi freschi di fondovalle (M. Lessini). Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium baldense Pace, 1975. Distribuzione: Monte Baldo e Lessinia occidentale (Molina): Boschi freschi di fondovalle. Protezione: E. Lepidoptera Arctiidae: Euplagia quadripunctaria (Poda, 1761). Piante ospiti: polifaga ma spec. su Rosacee, Platano, Robinia, Vite, Gelso, Caprifoglio. Boschi freschi, spesso in valli strette con pendii scoscesi, con corsi d’acqua perenni, fino quasi ai 2000m. Anche su pendii rocciosi e caldi ma in prossimità di corsi d’acqua. Boschetti ripariali in pianura e in montagna fino a quasi 2000m. Distribuzione: Navene, Garda, Prada, Pastello, Valdonega, Valsquaranto, Cancello, Mizzole, Finetti di Tregnago, Selva di Progno. Protezione: H*. 91H0 * Boschi pannonici di Quercus pubescens [RTA] Lepidoptera Lasiocampidae: Eriogaster catax (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: polifaga ma spec. su Prunus spinosa, Crataegus, Quercus o Salix. Zone o pendii di bassa quota caldi e soleggiati, cespugliosi/incolti o ai margini di boschi termofili. Distribuzione: M. Pastello. Protezione: H. Lepidoptera Lycaenidae: Thecla betulae (Linnaeus, 1758). Piante ospiti: Prunus spinosa, Crataegus, Betula. Ambienti boschivi di collina. Distribuzione: Pai, Cancello, Tregnago. Protezione: R. 9260 Foreste di Castanea sativa [RP, RTA] 9340 Leccete Lepidoptera Pieridae: Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767). Piante ospiti: Rhamnus. Nei pressi di boschi radi ed aperti. Distribuzione: Malcesine, Torri, S. Zeno, Pai, S. Vigilio, Garda, Avesa. Popolazioni isolate. Protezione: R. Ambienti peculiari della provincia di Verona, non compresi nella Direttiva Habitat (2003), e loro fauna da proteggere PALUDI Lepidoptera Pyralidae: Sclerocona acutella (Eversmann, 1842). Piante ospiti: Phragmites. Distribuzione: Brusà. Protezione: R. Lepidoptera Lycaenidae: Lycaena dispar (Haworth, 1803). Piante ospiti: Rumex. Specie legata agli ambienti circumpalustri come argini, canali e risaie. Distribuzione: Bardolino, S. Michele Ex., Isola della Scala, Brusà, Nogara). Protezione: H*. Lepidoptera Nymphalidae: Coenonympha oedippus (Fabricius, 1787). Piante ospiti: Molinia, Schoenus, Poa, Carex. Prati umidi, ambienti circumpalustri. Distribuzione: Peschiera, Castelnuovo, Parona. Protezione: H. RISORGIVE Oligochaeta Plesiopora Tubificidae: Aktedrilus ruffoi Martinez.-Ansemil, Sambugar, Giani 1997. Distribuzione: Fiume Tione (Villafranca). Protezione: E. 112 ADIGE Crustacea Harpacticoida Parastenocarididae: Parastenocaris ruffoi Chappuis, 1954. Specie legata all’ambiente iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Zevio. Protezione: E, M. Crustacea Bathynellacea Bathynellidae: Antrobathynella stammeri stammeri Jakobi, 1954. Specie legata all’ambiente iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Zevio. Protezione: E, M. Crustacea Isopoda Microcerberidae: Microcerberus ruffoi Chappuis, 1953: Specie legata all’ambiente iporreico interstiziale. Distribuzione: Adige a Verona. Protezione: E, M. Specie da proteggere non caratterizzanti particolari habitat INSETTI Lepidoptera Epermeniidae: Epermenia theimeri Gaedicke, 2001. Protezione: E. Lepidoptera Lycaenidae: Maculinea rebeli (D.S., 1775). Piante ospiti: Gentiana e poi nei formicai. Ambienti meso-xerofili tra i 600 e i 1500m. Distribuzione: Cancello, Grezzana, Tregnago, Malcesine loc. Madonna della Neve. Protezione: R. Lepidoptera Nymphalidae: Nymphalis antiopa (Linnaeus, 1758). Salici e betulle in ambienti aperti, preferibilmente di collina e montagna. Distribuzione: Malera, Spiazzi, Malcesine, Peri. Protezione: M. Lepidoptera Coleophoridae: Coleophora moheringiae Burmann, 1967. Conosciuta solo di Valdritta e Tremalzo. Moheringia glaucovirens. Protezione: R. Insecta Coleoptera Cerambycidae: Leiopus settei Sama 1985: Torricelle su Edera. Protezione: E. Insecta Coleoptera Cholevidae: Pholeuonidius pacei Paoletti 1977. Lessini: Habitat? Protezione: E. Insecta Coleoptera Curculionidae: Otiorhynchus burlinii Solari 1947. Lessini: Habitat? Protezione: E. Coleoptera Curculionidae: Liparus baldensis ruffoi Magnano 1948: Conviverebbe sul M. Baldo con la forma tipica. Protezione: E. Coleoptera Elateridae: Ctenicera bonomii Binaghi 1940: Habitat? Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Allotyphlus pacei monsfortensis Pace 1978: boschi collinari umidi. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Allotyphlus pacei lessiniensis Coiffait 1973: boschi collinari umidi. Protezione: E. Coleoptera Staphylinidae: Lathrobium settei Pace & Zanetti 1983: endogeo al Parco della Musella. Protezione: E. Plecoptera Nemouridae: Protonemura bipartita Consiglio 1962: corsi d’acqua del Monte Baldo. Protezione: E. ARACNIDI 113 Pseudoscorpionida Chthoniidae: Chthonius guglielmii Callaini 1987: Trezzolano e Case Vecie: habitat? Protezione: E. CROSTACEI Copepoda Harpacticoida Canthocamptidae: Lessinocamptus cauduroi Stoch 1997: Troglobio? Protezione: E. ANFIBI Rana lessonae Camerano, 1882. Distribuzione: Nota solo per alcune stazioni della pianura veronese. Protezione: H. Rana latastei Boulenger, 1879. Distribuzione: Busolo (Zevio); Busatello; Vacaldo (Vigasio); fontanile di Castel d’Azzano; sorgente Giona (Povegliano); Villabartolomea; Pozzolengo. Protezione: H Rana dalmatina Fitzinger in Bonaparte, 1838. Distribuzione: Cancello, Marcellise, Vajo Fumane, dint. Peschiera; Forte Masua; Vajo Borago; Camposilvano; Torricelle. Protezione: H. Bombina variegata (Linnaeus, 1758). Distribuzione: zone collinari del Veronese, non comune; Forte Masua; val Sorda; Montorio/S. Maria in Stelle, Mezzane di sotto. Protezione H. Triturus carnifex (Laurenti, 1768). Distribuzione: Peschiera; Busatello. Protezione: H. RETTILI Emys orbicularis (Linnaeus, 1758). Distribuzione: Monterico; Busatello; Brusà; Isola della Scala. Protezione: H. Natrix tessellata (Laurenti, 1768). Distribuzione: Ponte Molino; Vigasio; Montorio. Protezione: H. Coronella austriaca Laurenti, 1768. Distribuzione: Peschiera; Giazza, val Fraselle; Bovolone loc. Dossi; Cerea rive Menago; S. Pietro di Legnago. Protezione H. Lacerta (viridis) bilineata Daudin, 1802. Distribuzione: abbastanza comune ma nelle aree planiziali coltivate è raro o scomparso. Protezione: H. MAMMIFERI Hystricidae: Hystrix cristata Linnaeus, 1758. Distribuzione: Selva di Progno, S.M.Buon Albergo, Boscochiesanuova, Pigozzo, Montorio, Cancello, Castagnè, Lavagno, Velo, Roverè. Protezione H. Rhinolophidae: Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774). Distribuzione: Avesa, Isola della Scala. Ampiamente diffuso in provincia di Verona dalle quote più basse ai 1500m. Protezione H. Rhinolophidae: Rhinolophus hipposideros (Bechstein, 1800). Distribuzione: Lessinia, Isola della Scala. Protezione H. Rhinolophidae: Rhinolophus euryale Blasius, 1853. Distribuzione: Isola della Scala e alcune grotte della Lessinia. Protezione H. Vespertilionidae: Eptesicus serotinus (Schreber, 1774). Distribuzione: Cancello e a sud di Verona (Isola della Scala e altro). Protezione H. Vespertilionidae: Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774). Distribuzione: Covoli di Velo, Isola della Scala. Protezione H. Vespertilionidae: Pipistrellus kuhli (Natterer in Kuhl, 1819). Distribuzione: VR città, pianura (Isola della Scala) e Lessinia. Protezione H. 114 Vespertilionidae: Pipistrellus nathusii (Keys. & Blasius, 1839). Distribuzione: VR città. Protezione H. Vespertilionidae: Myotis mystacinus (Kuhl, 1819). Distribuzione: una grotta sui Lessini. Protezione H. Vespertilionidae: Myotis brandti (Eversmann, 1815). Distribuzione: S.Anna. Protezione H. Vespertilionidae: Myotis emarginatus (E. Geoffroy, 1806). Distribuzione: Ponte di Veja. Protezione H. Vespertilionidae: Myotis capaccinii (Bonaparte, 1837). Distribuzione: M. Baldo. Protezione H. Vespertilionidae: Myotis daubentoni (Kuhl, 1817). Distribuzione: Marcellise e grotta Regosse (Lessinia). Protezione H. Vespertilionidae: Myotis myotis (Borkhausen, 1797). Distribuzione: SIC Avesa. Protezione H. Vespertilionidae: Miniopterus schreibersi (Kuhl, 1817). Distribuzione: grotte della Lessinia. Protezione H. Vespertilionidae: Nyctalus noctula (Schreber, 1774). Distribuzione: alcune località della provincia. Protezione H. Vespertilionidae: Plecotus auritus (Linnaeus, 1758). Distribuzione: Verona città, Rocca del Garda, Isola della Scala. Protezione H. Vespertilionidae: Plecotus austriacus (Fischer, 1832). Distribuzione: Rocca del Garda, Isola della Scala. Protezione H. Vespertilionidae: Hypsugo savii (Bonaparte 1837). Vr città e a sud. Protezione H. Molossidae: Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814). S.Anna e vaio dei Falconi. Protezione H. PESCI Cobitidae: Cobitis taenia Linnaeus, 1758. Distribuzione: Busatello, Brusà. Protezione: H. Cobitidae: Sabanejewia larvata (De Filippi, 1859). Distribuzione: Busatello, Brusà. Protezione: H. 115 ALLEGATO II 116 Allegato alla carta della Rete ecologica della provincia di Verona. Caratteristiche vegetazionali e faunistiche di core areas e buffer zones. * = Habitat prioritario # = Habitat ricco di specie di interesse comunitario non inserito nella direttiva habitat. Core areas Monte Baldo *4070 Boscaglie di Pino Mugo e Rododendro irsuto *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion *91H0 Boschi pannonici di Quercus pubescens 4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8120 Ghiaioni calcarei e scisto calcarei montani e alpini 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum 9260 Foreste di Castanea Sativa 9340 Leccete Presenza di numerose specie animali diversamente prioritarie come da all. I Area del M Luppia e Punta S. Vigilio 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 9340 Leccete Rocca del Garda Val dei Molini 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica Presenza di Gypsophila papillosa Porta (Caryophyllaceae) , specie endemica di cui l’area è l’unica stazione nota Lago del Frassino *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Monte Pastello 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica 9340 Leccete Rana dalmatina; Bombina variegata (anfibi di interesse comunitario) Elaphe longissima; Lacerta bilineata (rettili di interesse comunitario) Parco Regionale della Lessinia *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (Area SIC di Molina) 4080 Arbusteti alpini di salici di altitudine (Area SIC del Vallone del Malera) 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum 9260 Foreste di Castanea Sativa 117 8210 Pareti calcaree con vegetazione casmofitica (Area SIC Ponte di Veja – Vaio della Marciora) Austropotamobius pallipes (crostaceo di interesse comunitario) è presente nel SIC di Molina Rana dalmatina (anfibio di interesse comunitario) Val Galina e Val Borago 5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli *6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (notevoli fioriture di Orchidee) 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico Lucanus cervus e Cerambyx cerdo (coleotteri di interesse comunitario) sono presenti in tutto il SIC. Rana dalmatina (anfibio di interesse comunitario) Coronella austriaca (rettile di interesse comunitario) Vajo Paradiso *9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Sguazzo di Rivalunga 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Area del Feniletto 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Palude di Pellegrina 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Palude del Brusà 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Cobitis taenia; Sabanejewia larvata (pesci di interesse comunitario) Rana latastei (anfibio di interesse comunitario) Emys orbicularis (rettile di interesse comunitario) Palude del Busatello 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Rana latastei; Triturus carnifex (anfibi di interesse comunitario) Emys orbicularis; Lacerta viridis (rettili di interesse comunitario) Cobitis taenia; Sabanejewia larvata (pesci di interesse comunitario) Meandri del Tione e Monte Mamaor 9160 Querco – carpineti di pianura e degli impluvi collinari 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition # Fragmiteti e magnocariceti Aktedrilus ruffoi (unica stazione conosciuta di questo Oligocheta) Buffer zones Fascia collinare dei Bassi Lessini: nel mosaico ambientale compare localmente: 6210 Formazioni erbose secche seminarurali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo *(talora notevoli fioriture di Orchidee). Fascia montana del prati e pascoli dei Lessini: nel mosaico ambientale compaiono numerose: 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico. 118 Fascia dei Fontanili: in numerosi siti di emergenza della falda (es. SIC Fontanili di Povegliano) è presente Austropotamobius pallipes (crostaceo di interesse comunitario). Rana latastei (anfibio di interesse comunitario) Risogive di San Giovanni Lupatoto presso l’Adige e San Martino Buon Albergo: : in siti di emergenza della falda (es. San Martino Buon Albergo) è presente Lycaena dispar (specie animale di interesse comunitario). 119 ALLEGATO III 120 Classe Arachnida Arachnida Arachnida Arachnida Arachnida Arachnida Arachnida Arachnida Crustacea Crustacea/Copepoda Crustacea/Copepoda Crustacea/Malacostraca Crustacea/Malacostraca Crustacea/Malacostraca Crustacea/Malacostraca Diplopoda Diplopoda Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Insecta Ordine Araneae Araneae Araneae Araneae Araneae Opiliones Pseudoscorpionida Pseudoscorpionida Isopoda Harpacticoida Harpacticoida Amphipoda Amphipoda Bathynellacea Isopoda Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Coleoptera Famiglia Amaurobiidae Linyphiidae Linyphiidae Linyphiidae Linyphiidae Ischyropsalididae Chthoniidae Chthoniidae Trichoniscidae Canthocamptidae Parastenocarididae Niphargidae Niphargidae Bathynellidae Microcerberidae Craspedosomatidae Polydesmidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Carabidae Cerambycidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Cholevidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Curculionidae Elateridae Pselaphidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Staphylinidae Genere Amaurobius Troglohyphantes Troglohyphantes Troglohyphantes Troglohyphantes Ischyropsalis Chthonius Roncus Armadillidium Lessinocamptus Parastenocaris Niphargus Niphargus Antrobathynella Microcerberus Lessinosoma Serradium Carabus Trechus Trechus Italaphaenops Lessinodytes Lessinodytes Orotrechus Orotrechus Orotrechus Orotrechus Duvalius Duvalius Duvalius Haptoderus Pterostichus Speluncarius Tanythrix Leiopus Bathysciola Boldoria Monguzziella Pholeuonidius Neobathyscia Neobathyscia Neobathyscia Neobathyscia Halbherria Halbherria Halbherria Halbherria Otiorhynchus Otiorhynchus Otiorhynchus Otiorhynchus Otiorhynchus Otiorhynchus Liparus Liparus Ctenicera Bryaxis Eusphalerum Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Leptusa Allotyphlus Allotyphlus Stenus Lathrobium Lathrobium 121 Specie ruffoi ruffoi lessiniensis zorzii exul strandi guglielmii leonidae ruffoi cauduroi ruffoi canui lessiniensis stammeri ruffoi paolettii hirsutipes creutzeri pumilus sylvicola dimaioi caoduroi pivai vicentinus vicentinus pominii ruffoi baldensis baldensis baldensis josephi burmeisteri stephani marginepunctata settei vallarsae baldensis grottoloi pacei fabianii lessinica mancinii pasai stephani tamaninii tamaninii zorzi dieneri amicalis amicalis amicalis baldensis burlinii baldensis baldensis bonomii lessinicus albipile baldensis baldomontis benacensis knabli montispasubii montispasubii ruffoi stoeckleini zanettiorum montisgrappae pacei pacei nocturnus pinkeri baldense Subspecie Autore Thaler Di Caporiacco Di Caporiacco Di Caporiacco Thaler Kratochvil Callaini ruffoi Gardini Arcangeli Stoch Chappuis Karaman Stoch stammeri Jakobi Chappuis Strasser Verhoeff baldensis Schaum Jeannel Daniel Ghidini Vigna Taglianti Vigna Taglianti & Sciaky martinelli Daffner juccii Pomini Tamanini Tamanini baldensis Putzeys pasubianus Ganglbauer cartolarii Pomini Csiki baldensis Schaum Jurecek Dejean Sama Halbherr J. Müller Vailati Paoletti Dodero J. Müller Jeannel Ruffo Breit tamaninii J. Müller pacei Piva Ruffo Csiki amicalis Osella caoduroi Osella lessinicus Osella Czwalina Solari ruffoi Magnano baldensis Reitter Binaghi Pace Fauvel baldensis Ganglbauer Scheerpeltz benacensis Pace recticollis Scheerpeltz montispasubii Pace settei Pace Pace stoeckleini Bernhauer Pace Pace monsfortensis Pace lessiniensis Coiffait Bordoni Ganglbauer Pace Anno 1990 1936 1936 1949 1987 1936 1987 1991 1940 1997 1954 1975 1998 1954 1953 1977 1941 1856 1927 1898 1964 1982 1988 1987 1940 1953 1953 1870 1904 1936 1928 1862 1910 1831 1985 1898 1928 1993 1977 1904 1935 1924 1950 1914 1931 1988 1950 1943 1983 1983 1983 1875 1947 1948 1896 1940 1974 1900 1895 1972 1980 1953 1975 1980 1983 1914 1980 1975 1978 1973 2005 1901 1975