SUBJECT: GRAFFITI
SER O ESTAR
(2004)
Il processo artistico è una
ricerca infinita e colloca
l’artista sulla via
dell’”ESSERE” perché
è artisticamente vivo.
La stagnazione non consente
lo sviluppo e porta l’artista a
“STARE”. L’”ESSERE”
è rappresentato nell’opera
come un’allegoria del
pensiero creativo, con una
forma tipografica nella quale
si può leggere l’”ESSERE”,
questa energia creativa che
inghiotte coloro che
“STANNO”, rappresentati
come animali che non
possono fuggire dal loro
habitat artificiale e che
sembrano stare a loro agio.
Dietro l’”ESSERE” troviamo
i creatori o i designer. Inoltre,
si strizza l’occhio a Siviglia,
città contesto e sostegno
dello sviluppo dell’autore.
visual arts
SER O ESTAR
(2004)
The artistic process is an
everlasting search and it
places the artist on the way
of “BEING” because he is
artistically alive.
The stagnation does not
allow to develop and leads
the artist to the “STAYING”.
The “BEING” is represented
in the work as an allegory of
the creative thought, with
typographic shape in which
you can read “BEING”, this
creative energy swallows up
those who are “STAYING”,
represented as animals that
cannot escape from their
artificial habitat and who
seem to feel comfortable.
Behind the “BEING,” we find
the creators or designers.
Besides, there is a wink to
Seville that has been the
framework and support of
the author's development.
62
LE GARDIEN DU TEMPLE
(2004)
There is nothing academic
about Catherine Burki's
sculptures. “I've never been
technically proficient” she
confesses” because there's
just too many limits for my
liking! Each time around I
have attempted to avoid
them”.
There is however one limit
she accepts. She even looks
for it. It is the one imposed
by the place the object is
destined to be exhibited in. It
is an element indispensable
to the very conception of the
work. Always, even when
there is a theme that serves
as the startng point (for
example, her installation
project at the Château d'If on
the theme of confinement).
She likes the idea of
sculpture as a presence in
the space to which it
belongs. A presence made
up of objects simple enough
to make or conceived as offkilter assemblages of
prefabricated everyday items.
Unusual, amusing objects
which are often reworked,
but whose derision is
unavoidable, much like their
silence (a silence which is at
times only an appearance, as
is the case for these tubes
which become loaded with
images and sounds if used)
and their questioning. Take
“Gardien du temple” for
example. A silhouette in real
size of a bushy-haired dog
(pigmented resin), that is the
image itself of waiting. It
faces a wall in front of which
sits its dream: a temple of
sugar… too high up, on a
glass shelf. The image brings
a smile, in its complicity and
familiarity. Save for the fact,
that the dog's posture and
the relation between the two
objects also express the
tension (attention) of desire
faced with what is most
beautiful and escapes one's
reach. Catherine wishes for
vision to be smiling, and for
scupture to be an intriguing
presence.
´
´
RAFAEL
MARQUEZ
CELDRAN
´
SERGIO GOMEZ
CABALLERO
SEVILLA // SPAIN
MARSEILLE // FRANCE
DATE: 04/01/1976 // SUBJECT: INSTALLATION
CATHERINE BURKI
LE GARDIEN DU TEMPLE
(2004)
Non c’è nulla di accademico
nelle sculture di Catherine
Burki. “Non sono mai stata
abile tecnicamente”
confessa, “perché ci sono
semplicemente troppi limiti
per i miei gusti! Ogni singola
volta ho tentato di evitarli.” Vi
è tuttavia un limite che
Catherine accetta. E che anzi
cerca. È quello imposto dal
luogo in cui l’oggetto dovrà
essere esposto. È un
elemento indispensabile alla
concezione stessa dell’opera.
Sempre, perfino quando vi è
un tema a fare da punto di
avvio (come ad esempio nel
suo progetto di installazione
per il Château d'If sul tema
del confino). Le piace l’idea
della cultura come presenza
nello spazio a cui appartiene.
Una presenza costituita da
oggetti sufficientemente facili
da realizzare o concepiti
come assemblaggi non
funzionanti di oggetti
quotidiani prefabbricati.
Oggetti insoliti e divertenti
che spesso sono rielaborati,
ma la cui derisione è
inevitabile, proprio come il
loro silenzio (un silenzio che
alle volte è solo apparenza,
come per quei tubi che
diventano carichi di immagini
e suoni se usati) e i loro
interrogativi. Prendiamo ad
esempio “Gardien du
temple” (Guardiano del
tempio): una silhouette a
grandezza naturale di un cane
dal pelo folto (resina
pigmentata), che è
l’immagine stessa dell’attesa.
Fronteggia un muro di fronte
al quale siede il suo sogno:
un tempio di zucchero...
troppo in alto, là su uno
scaffale di vetro. L’immagine
ruba un sorriso, per la sua
complicità e familiarità. Salvo
per il fatto che la posa del
cane e il rapporto tra i due
oggetti esprimono anche la
tensione (attenzione) del
desiderio alle prese con ciò
che è più bello e che è al di
fuori della nostra portata.
Catherine vuole che la visione
sorrida e che la scultura sia
una presenza intrigante.
AUTHORS // RAFAEL MÀRQUEZ
CELDRÀN / SERGIO GÒMEZ
DATE: 27/06/1979 // SUBJECT: PUBLIC ART
VENICE // ITALY
DAMM (Diego Armando
Maradona a Montesanto) e
tutto il Collettivo
La Biennale di
Venezia_Teatro / Marciano
Rizzo e tutto lo Staff Tecnico
Galleria Toledo / Teatro
Stabile d’Innovazione, Napoli
/ Rosario Squillace
MADRIEMA / Massimiliano
Lupo / Emanuele Wiltsch
Barberio e
Supporto tecnico e logistico:
LIGHT INSTALLATION IN A
NAPLES PUBLIC SPACE
In collaboration with
Marcello Cinque
Passion is suffering, or at
least this is the etymological
meaning of the word.
Our suppositions, the one of
the young artists I mean, are
succesfull or unsuccesfull
attempts to represent
passion.
I was trying to overcome the
word with its first meaning.
If taken to an extreme
suffering drives one to a
state of ecstasy, to
abstraction, to light. A Friend
of mine made me notice that
the passion we know in
painting is the one of Christ
and of various Saints and
Martyrs who are always
represent in a still position.
This stillness emanetes a
dishuman strenght and sense
of supportation. Suddenly,
now that I am trying to
explain my work, it's more
clear to me what I wanted to
transmit with what was just a
visual intuition: an abandoned
building, disused one, a
building that suddenly
radiates light from its inside,
pulsating with new life, with
no resone, with mistery, like
a miracle.
FILCEM_CGIL Napoli /
Lanfranco Polverino / Giorgio
Piccolo
AERRE srl impianti
industriali / Ing. Mario
Romano
MATANIA LIGHTING /
Maurizio Matania
Un ringraziamento particolare
a Rossana Miele e Orsola
Musella per la realizzazione
del progetto.
THANKS
(2004)
Il video è nato un po' per
gioco. Mentre sfogliavo un
grosso libro di storia dell'arte
sono stata attratta
dall'immagine delle "Tre
grazie" di Raffaello. Mi sono
lasciata affascinare dall'idea
di manipolare un'opera così
austera e importante
dall'interno, introducendo
degli elementi di disturbo che
dessero al fruitore una nuova
chiave di lettura e che lo
rendessero partecipe di una
storia incomprensibile. Le
possibilità offerte dal video
sono ampie…ed io le avevo
scoperte da poco! Mi sono
quindi divertita ad intervenire
chirurgicamente con
l'intrusione di termini un po'
provocatori provando a
rileggere un'opera così
sacrale in chiave ludica.
"Thanks" offre una nuova
opportunità di interpretare la
staticità dell'opera d'arte e
trasformarla in un movimento
di immagini.
Mi chiamo Campa Elisa…vivo
in un piccolo paese del
Salento. Frequento il Liceo
Artistico Sperimentale e,
successivamente,
l'Accademia di Belle Arti di
Lecce. Mi sono diplomata in
Scultura nel 2004, ma già
qualche anno prima ho
realizzato che le possibilità
offerte dall'immateria (ovvero
l'immagine video) sono di
gran lunga superiori a quelle
offerte dalla materia reale: si
tratti di pietra, argilla o altro.
Se c'è una cosa che non mi
ha insegnato l'Accademia è
sperimentare…idea per me
assolutamente inaccettabile!
visual arts
THANKS
(2004)
This video came out almost
as a play. I was skimming
through a book on history of
art when I was attracted by
the image representing the
“Three Graces” by Raffaello.
I was very attracted by the
idea of manipulating such an
austere and important work
from its inside, by introducing
disturbing elements in order
to provide users with a new
reading key making them part
of an incomprehensible story.
The video offers so many
chances … I was just
discovering them! Therefore I
enjoyed in surgically working
by adding a few provocative
elements, by trying to read
again such a sacred work in a
ludic way. “Thanks” is a new
chance to interpret the static
nature of the artistic work
and turn it into a movement
of images.
My name is Elisa Campa …
and I live in a small Salentine
town. I attended the High
School of Arts and, later, the
Academy of Fine Arts. In the
year 2004 I graduated in
Sculpture, in any case a few
years before I had realized
unmatter offers (that is the
video image) are more
chances than real matter, that
is stone, clay or whatever
else. However, what the
Academy did not teach me
was experimenting … an
absolutely unacceptable idea!
64
INTERVENTO LUMINOSO
NELLO SPAZIO PUBBLICO
DI NAPOLI
(2005)
In collaborazione
con Marcello Cinque
Passione è sofferenza o
almeno è questo il significato
etimologico del termine.
Le nostre, quelle di noi
giovani artisti, sono delle
supposizioni, dei tentativi più
o meno felici di
rappresentarla.
Cercavo di andare oltre al
termine, al suo immediato
significato.
La sofferenza all'estremo è
l'estasi. L' astrazione. La
luce.
Un Amico mi fa notare che la
passione nella pittura che Lui
conosce, è la passione di
Cristo, o quella dei Santi, dei
Martiri. E Questi, la pittura, Li
rappresenta immobili e in
quella immobilità scaturisce
una forza di sopportazione
disumana. Allora oggi che
scrivo un testo per parlare del
lavoro, mi si chiarisce d'un
tratto quello che volevo dire
con un'intuizione visiva:
quella di un edificio
abbandonato, dismesso, di
un'immobile che ad un tratto
emana luce dal suo interno
pulsando di nuova vita.
Inspiegabilmente,
misteriosamente,
miracolosamente.
LECCE // ITALY
GIORGIO ANDREOTTA CALÒ
Comune di Venezia /
Assessorato alle Politiche
giovanili
Rossella Guarracino,
Ferdinando Tricarico, Ciro
Marino, Pasquale Di Celmo,
Giulia Sepe, Fabio Bozzato,
Riccardo Caldura, Lucianna
Iovieno, Alessandro Stillo,
Marco Berti, Patrizia Di
Maggio, Elena Iannone,
Rossella Bonito Oliva,
Leonardo Impegno, Giusi
Ciaccio, Erika Formato,
Manuela Cardone, Enzo
Tenore, Francesco
Sorrentino, Antonello
Centomani, Stefano Perna,
Francesco Velonà,
Timea Oravecz, Bettina
Wenzell, Terumi Ojima,
Marcello Cinque.
DATE: 16/09/1979// SUBJECT: VIDEO ART
Provincia di Napoli /
Direzione Stampa e
Comunicazione
Ringraziamenti:
ELISA CAMPA
Hanno collaborato al
Progetto:
IMPRESIÓN
(2004)
Impresión è un omaggio
all’impressionismo. Una
riflessione sulla routine
quotidiana. Una forma di fuga
dalla monotonia di tutti i
giorni. Impresión propone
un’uscita colorista ai tristi
problemi quotidiani. Tutto
questo in un cortometraggio
realizzato interamente con
fotografie digitali. Citazione
del cortometraggio: “Da
piccolo tutti i tuoi disegni
sono pieni di colori, quando
cresci... scompaiono!”
Realizzazione: Roberto Martin
e Iñaki San Juan. Montaggio:
Nicolás Beck. Luci: Javier
Millán e Jesús Serrano.
Copione: Roberto Martín.
Post-produzione. Iñaki San
Juan. Artista 3D: Antonio
Salas. Fotografia digitale:
Roberto Martín. Musica:
Daniel Rivas e LAUB.
Formato originale: fotografia
digitale. Durata: 11 min.
Prodotto nel 2003.
Protagonista: María del
Carmen Ignacio. Voce fuori
campo: Leire de Luis.
Film-makers: Roberto Martin
and Iñaki San Juan. Editing:
Nicolás Beck. Lighting:Javier
Millán and Jesús Serrano.
Scrrenplay:Roberto Martín.
Post-production. Inaki San
Juan. 3D artist: Antonio
Salas. Digital photography:
Roberto Martín Music:
Daniel Rivas and LAUB.
Original format: digital
photography. Duration: 11
minutes. Produced in 2003.
Cast: Main character: María
del Carmen Ignacio. Voice of:
Leire de Luis.
visual arts
66
NAPLES // ITALY
SUBJECT: FINE ARTS
CLEMENTE CAPASSO
SUBJECT: VIDEO ART
´
ROBERTO MARTIN GÓMEZ
IGNACIO SAN JUAN
CAÑESTRO
MALAGA // SPAIN
IMPRESIÓN
(2004)
Impresión is a homage to
impressionism. A reflection
on daily routine. A kind of
escape from the monotony of
daily life. Impresión suggests
a colourful way out of the sad
troubles of the everyday. A
short film made up of digital
photos. " When you were
little all your drawings were
full of colour, when you grow
up... They disappear!"
UNTITLED
(2004)
Mixed media on skateboard.
The passion about travels,
music and freestyle sports
combined in a very
autobiographical work
Clemente Capasso is an
industrial design final-year
undergraduate at the Second
University of Naples.
He works in visual design,
fotography ,collages and
videoart.
SENZA TITOLO
(2004)
Tecnica mista su tavola
da skate. La passione per
i viaggi, la musica e gli sport
freestyle combinata in un
elaborato dai forti connotati
autobiografici.
Clemente Capasso
è laureando in Disegno
Industriale presso la Seconda
Università di Napoli.
Si occupa di visual design,
fotografia, collages
e videoarte.
inducendo una corrente
elettrica debole.
Resistance (2005). In questa
composizione l’idea è di
manipolare “onestamente” il
suono senza tener conto di
ideali estetici o di linee
artificiali o drammaturgiche. Il
suono è solo parzialmente
generato dal computer ed è
per lo più influenzato dai
parametri del corpo
dell’artista.
Body mix (2005). La
composizione viene eseguita
senza alcun computer e si
basa sull’idea dell’abuso o
dell’uso di “tecnologie”
esistenti ed insolite. Il mixer
viene trasformato in un
oscillatore e il corpo del
musicista viene trasformato
in un mixer. Il musicista
improvvisa con la voce,
mentre il suono si trasforma
in una corrente alternata
grazie all’aiuto di un microfono
collegato al petto del musicista
e ne penetra il corpo.
Composition No.27 (2005).
Il materiale originale dal quale
è prodotto il suono è una
composizione video che
rappresenta uno spartito. Il
segnale video creato dai
musicisti viene mixato con il
segnale video: il suono incide
direttamente sull’immagine e
così, attraverso l’interfaccia,
incide nuovamente
sull’immagine audio della
performance stessa.
A PIECE FOR TWO
INSTRUMENTS AND A
SAXOPHONE PLAYER
(2005)
The compositions has been
written for an especially
altered alto saxophone and a
MIDI interface. Miniature
switches have been placed
underneath the saxophone
keys, translating the key
positions into binary codes,
thus enabling a direct contact
with a computer.
The performance is made of
four compositions:
Illusions (2005). This sound
composition is based on FM
synthesis. The interface
through which the
instrument is played is made
up of eight audio cables
connected to one another by
individual audio input ports
on a sound card. The
musician “plays” on the
opposite ends of the cables
with his fingers, which act as
“keys” attached to a table,
causing a weak electrical
current.
Resistance (2005). In this
composition the idea is to
“honestly” manipulate sound
without regards to aesthetic
ideals or artificial,
dramaturgical lines. The
sound is only partially formed
by the computer, whilst it is
mainly influenced by the
parameters of the artist’s
body.
Body mix (2005). The
composition is executed
without a computer and is
based on the idea of abusing
or using unusual existing
“technologies”. The mixing
table is changed into an
oscillator and the body of the
musician is changed into a
mixing table. The musician
improvises vocally whilst the
sound changes into an
68
visual arts
LJUBLJANA // SLOVÉNIA
UN PEZZO PER DUE
STRUMENTI E
SASSOFONISTA
(2005)
Le composizioni sono state
scritte per un sassofono alto
appositamente modificato e
un’interfaccia MIDI. Sotto i
tasti del sassofono sono stati
installati dei microinterruttori
che traducono le posizioni dei
tasti in codici binari,
consentendo in tal modo un
contatto diretto con il
computer.
La performance è costituita
da quattro composizioni:
Illusions (2005). Questa
composizione strumentale si
basa su una sintesi FM.
L’interfaccia attraverso la
quale viene suonato lo
strumento è composta da
otto cavi audio collegati tra di
loro da singole porte di input
audio su una scheda sonora.
Il musicista “suona” gli
estremi opposti dei cavi con
le dita, che fungono da
“tasti” attaccati a un tavolo,
DATE: 12/03/1980 // SUBJECT: PERFORMANCE
UNTITLED
(2004)
The portrait of the artist on
the mirror is part of the
analysis of the everyday life
macrocosm. Gestures
opened out to mildly ironic
mental reference marks
typical of human and social
conditions. The face natural
blemishes are revealed by
the merciless blowup, what
makes it lose any kind of
sensuousness. Meanwhile
the alien figures appear,
although belonging to the
mental sphere, which in the
mechanicalness of family
actions, take the sustance of
a parallel world.
The obsessive sense of
recurring thoughts is beaten
by the times of a painting
technique close to the reality
with a zest as a snapshot.
MIHA CIGLAR
DATE: 21/05/1974 // SUBJECT: PLASTIC ART
LOREDANA CATANIA
CATANIA // ITALY
SENZA TITOLO
(2004)
Il ritratto dell’immagine
dell’artista allo specchio fa
parte di un percorso artistico
sul macrocosmo del
quotidiano. Gesti che
possono aprirsi a rimandi
mentali vicini al sapore
agrodolce, tipico di molte
condizioni umane e sociali.
Nella spietata gigantografia si
rivelano le naturali
imperfezioni del volto, che
fanno perdere alla scena la
sua potenziale sensualità,
mentre fanno la loro
comparsa estranee figure
appartenenti alla sfera del
pensiero che nella
meccanicità delle azioni
familiari, assume la
consistenza di un mondo
parallelo. La maniacalità dei
pensieri ricorrenti viene
scandita dai tempi di una
tecnica pittorica attenta al
reale e dal sapore
dell'istantanea fotografica.
alternating current with the
help of a microphone stuck
to the musician's chest and
enters his body.
Composition No.27 (2005).
There’s a video composition
that represents a score,
which is the original material
for the sound.
The audio signal created by
the performers is mixed with
the video signal: the sound
affects the image directly and
in such a way through the
interface again affects the
audio image of the
performance itself
visual arts
70
DATE: 23/04/1981 // SUBJECT: INSTALLATION
REPUBBLICA DI SAN MARINO
VIDEO 00
(2004)
A pure aesthetical
transformation defines the
new millennium bodies. It
moulds and shapes them
following the technological
development and
overwhelming the biological
human being with a real
Copernican revolution. The
human nature and the flesh
undergo alterations. The body
as a ‘support of operations' is
prepared for all kinds of
mutations: tattoos, piercing,
plastic surgery, prosthesis,
stripping of flesh…it's a
prolonged encounter of flesh
and ink, flesh and lancet. But
also of flesh and video. And
these encounters leads to
another reality, an extremely
seductive reality of bodies
distanced from the human
imperfection, experienced
through a screen, far and
near at the same time.
“Video 00” starts from a
survey into this kind of body,
it's an attempt to directly
communicate with the
human nervous system. An
attempt to put right in front
of the people, through a mix
of images with a strong
emotional effect and harsh
sounds, the other face of this
‘manipulator ecstasy'. The
enlargement of perception
involves human and nonhuman without interruption.
The sex appeal of
cybernetics. What's “Video
00”? It's a reflection about a
proposal, the statement of
this ‘cathode man''s
passions, a live screening of
this reality. It offers flesh to
flesh, truth to other truths,
maybe the umpteenth
hybridization of flesh,
cement, threads, relais
…even of painting, or at least
of colour that slowly fills all
the room.
LIONICE COLA
DATE: 15/02/1980 // SUBJECT: VIDEO ART
DANIELE
COI
LECCE // ITALY
VIDEO 00
(2004)
Una metamorfosi estetica
definisce i corpi del nuovo
millennio, li plasma e
rimodella seguendo
l'accelerazione tecnologica e
investendo l'uomo biologico,
retaggio di umanistica
memoria, a una e vera e
propria rivoluzione
copernicana che si compie
sulla pelle. La realtà mediata
propone immagini di corpi
che, per la loro stupefacente
bellezza sembrano quasi
irreali, costruiti. E' la stessa
natura umana, la carne, ad
essere modificata; il corpo
come supporto di interventi si
dispone a mutazioni di ogni
genere: tatuaggi, piercing,
chirurgia estetica, protesi,
scarificazione. E' un incontro
prolungato di carne e
inchiostro, di carne e bisturi.
O anche di carne e video. E il
susseguirsi di questi incontri
porta a una realtà altra,
oltremodo seducente, di
corpi estranei all'umana
imperfezione, vissuti e
desiderati attraverso uno
schermo, distanti e prossimi
al tempo stesso. Da una
indagine su questo tipo di
corpo nasce "VIDEO OO", un
tentativo di comunicare
direttamente con il sistema
nervoso umano, per mettere
di fronte, attraverso un mix di
immagini dalla cruda presa
emotiva e suoni meccanici
duri, l'altra faccia di questa
estasi manipolatoria.
L'ampliamento della
percezione che ormai si
allarga a tutto, umano e non
umano senza soluzione di
continuità. Il sex appeal del
cibernetico. Se vi chiedete
che cos'è "VIDEO OO" ecco
qua. E' una riflessione
propositiva, l'attestazione
delle passioni di questo uomo
catodico, una visione in presa
diretta con questa realtà.
Offre carne, verità e altre
verità, forse anche una
ennesima ibridazione di
carne, cemento, fili, relais, di
cemento persino, che
riempie pian piano tutti gli
spazi.
COLAZIONE (2003)
“È molto importante poter
distinguere la finzione dalla
realtà credo che in fondo tu
abbia avuto sempre qualche
problema in questo senso.”
Queste parole, presenti nel
video, sono tratte dal film
dogma Festen di Thomas
Vinterberg, 1998. È una
madre che parla al proprio
figlio, convinta che lui abbia
mentito, veramente è tutto
l’opposto.
L’arte è spesso realtà
raccontata tramite finzione.
Per questa ragione ho scelto
di capovolgere l’immagine,
proprio come la realtà del
discorso è completamente
capovolta.
Ci sono oggetti che
appartengono alla cucina, alla
sfera del cibo: spremiagrumi,
bottiglie di vetro, posate,
mortaio, portauovo…
Perché rimandano ad una
realtà semplice, abituale,
come lo è il mangiare, fare
colazione…
Spesso si osservano questi
oggetti e l’insieme di gesti e
momenti ad essi legati, senza
notare quante informazioni e
realtà impercettibili possono
convivere.
Riprendo questi oggetti da
lontano e poi mi avvicino
proprio per questo desiderio
di non fermarsi all’apparenza,
ma cercare di entrare nelle
cose, per riuscirci credo sia
necessario cambiare
completamente prospettive.
COLAZIONE (2003)
“It is most important to be
able to distinguish fiction
from reality. I believe you’ve
always found it something
hard to do”.
These words, found in the
video, are taken from the
dogma film Festen by
Thomas Vinterberg, 1998. A
mother is talking to her son,
convinced he has lied, while
the truth is exactly the
opposite.
Art is often narrated through
fiction.
That is why I have decided to
overturn the image, just like
the truth of the matter is
completely overturned.
There are objects that belong
to the kitchen, to the food
sphere: lemon squeezers,
glass bottles, cutlery, mortar,
egg stand.
They recall a simple,
customary world, just like
eating, having breakfast…
We often look at these
objects and the gestures and
moments tied to them as a
whole, without noticing just
how much imperceptible
information and reality can
coexist.
I photograph these objects
from far off and then come
closer precisely so as to go
beyond appearances and try
and enter things. To be
successful, I think you need
to completely change
perspective.
La Passion.Room a forma di
Coniglio è realizzata grazie al
contributo di Italgas.
The rabbit shaped
Passion.Room is realized
with Italgas contribution.
RED MEAT
(2004)
Un video in cui Tiziana
Contino riflette sul senso
di una mutazionetrasformazione della carne
e la meccanica del gusto.
La pelle del capretto
squartato durante il video
simboleggia il passaggio
di stato di una vita verso
il nutrimento e il gusto altrui.
La descrizione estemporanea
di questo cambiamento
attraverso la bocca degli
attori-squarciatori dell'agnello
che soffre la sua
mortificazione, finisce
per determinare una
trasformazione in chi osserva
il video. Dal punto di vista
visuale e non solo.
visual arts
RED MEAT
(2004)
In the video that Tiziana
Contino introduces for the
Biennial exhibition, the used
image is still that of the
mouth, but used as she
orchestrates mechanic
of taste, the kidskin that
is quartered during the video
is the full symbol of the
mutation - transformation
of the meat, that first long
live it changes of state to
become source of life of
nourishment and taste.
The extemporaneous
description of the passage
from the life, vital meat of
the mouth and the actors
rippers to the dead and
short-lived meat of the lamb
that suffers his/her
modification, transforming
who enjoys it, visually
and not.
72
CATANIA // ITALY
DATE: 17/05/1979 // SUBJECT: VIDEO ART
PASSION.ROOM
(2004-2005)
The Passion.Room is an
interactive video-installation
that allows visitors to
become protagonists of a real
time VJ set. Vjing is an
artistic practice in which
artists elaborate and screen
in real time their own video
footage. Passion.Room
revolutionizes this practice
because not only videoediting is executed alive but
also shooting of the live
performances by the visitors.
Public is, this way, invited
into the Passion.Room,
individually or by couple - to
perform in front of the video
cameras and to play erotic
scenes about "passion". With
this operation ConiglioViola
(i.e. The Violet Rabbit)
artistically investigates not
only over the new borderlines
of video art but also over the
new trend of all
contemporary media culture
that is inclined to move the
spectacularity from the
professionals to ordinary
people.
TIZIANA CONTINO
SUBJECT: INSTALLATION
TURIN // ITALY
CONIGLIOVIOLA
PASSION.ROOM
(2004-2005)
La Passion.Room è una
video-installazione interattiva
che consente ai visitatori di
diventare protagonisti di un
VJ set allestito in real time. Il
VJING è una pratica artistica
emersa soprattutto negli
ultimi anni con la quale gli
artisti elaborano e proiettano
in tempo reale le proprie
sequenze video. La
Passion.Room introduce un
fattore di radicale innovazione
in questa pratica perchè non
solo il montaggio ma anche
le riprese, che vedono
protagonisti gli stessi
visitatori, vengono eseguite
dal vivo. Il pubblico è così
invitato a entrare nella stanza
- uno alla volta oppure in
coppia - per dare vita a delle
performances erotiche sul
tema della "passione"... Con
questa operazione
ConiglioViola intende così
indagare artisticamente non
solo sui nuovi confini della
videoart ma su una tendenza
diffusa in tutta la cultura
mediatica contemporanea
che tende a spostare la
spettacolarità dalle figure di
professionisti a quelle della
gente comune.
MARSEILLE // FRANCE
DATE: 19/11/1976 // SUBJECT: COMIC STRIP
JULIEN HIPPOLYTE CORDIER
visual arts
74
SARAJEVO // BOSNIA AND HERZÉGOVINA
DATE: 29/04/1982 // SUBJECT: VIDEO ART
ˇ
ˇ´
NERINA CORBADZIC
STRAST (PASSIONE)
(2004)
Quest’opera di Nerina
ˇ
ˇ ´ illustra la passione
Corbadzic
delle mosche per la luce.
Questi insetti sono così
attratti da quell’energia che
da ultimo ne rimarranno
uccise. E così quest’ironia ci
illustra la natura della
passione sfrenata in genere.
STRAST (PASSION)
(2004)
This work of Nerina
ˇ
ˇ ´ is showing the
Corbadzic
passion of flies for light.
These insects are all
storming into the energy that
finally will kill them!
So this irony explains us the
nature of unbounded passion
in general.
BANDIT BANDY
(2004)
I fumetti di Julien Hippolyte
Cordier emanano una
fragranza di infanzia e
nostalgia. C’è qualcosa in loro
che riporta alla mente Lucky
Luke, Bécassine, Wil E. Coyote,
tutti questi personaggi
familiari, un bambino
ingenuo, catturato da
avventure in cui sono allo
stesso tempo eroici e
patetici, birichini e teneri.
Questa volta ci sono lo
sceriffo, il bandito e il sindaco
di una piccola cittadina del
Far West... con le loro teste
sovradimensionate e le
membra corte, vagano
atraverso mondi noti o
perfettamente riconoscibili
grazie alle scenografie chiare,
sobrie e leggibili.
Siamo a miglia di distanza
dalle atmosfere visivamente
disordinate e alle volte
soffocanti che prosperavano
negli anni Ottanta e Novanta.
“Bandit Bandy” è una storia
senza parole. Julien Hippolyte
inventa i suoi scenari con il
solo disegno, senza ricorrere
al testo. Compone la storia
con una serie infinita di
schizzi che gli consentono di
decidere sugli angoli di
inquadratura, i testi (brevi,
quando presenti), prima di
ripassare a china i disegni.
Il colore è espressivo ma ha
una paletta contenuta.
La narrazione è lineare.
Egli rielabora la tradizione dei
fumetti popolari introducendo
un tocco contemporaneo nei
temi (il western è anche una
storia di omosessualità in cui
lo sceriffo e il bandito sono
innamorati...), allusioni,
comicità, derisione
e tenerezza. Paziente e
meticoloso, Julien Hyppolite
confessa di divertirsi molto
mentre è al lavoro: “Mi piace
creare anche altre cose:
marionette, spettacoli.
Ma ho sempre sognato
di fare fumetto. Inoltre,ho
cominciato da giovanissimo,
probabilmente perché mi ci
sono appassionato molto
presto!”
BANDIT BANDY
(2004)
Julien Hippolyte Cordier's
comics bear a fragrance of
childhood and nostalgia.
There's something about
them that brings to mind
Lucky Luke, Bécassine, Wil
E. Coyote, all these familiar
characters, a tad naive,
caught up in adventures
where they are at once
heroic and pitiful, impish and
endearing.
This time around there's the
sheriff, the bandit, and the
mayor of a small city in the
Far West…, sporting
oversized heads and stubby
limbs, they wander through
known or perfectly
recognizable worlds thanks to
the clear, sober and legible
decors. We're miles away
from the visually cluttered
and at time suffocating
atmospheres that flourished
in the eighties and nineties.
“Bandit Bandy” is a story
without words.
Julien Hippolyte invents his
scenarios through drawings
without resorting to text. He
composes the story by way
of countless sketches which
allow him to decide on his
framing angles, texts (short,
when they exist), before
inking the drawings. Color is
expressive but employs a
reduced palette. Narration is
linear.
He reworks the tradition of
popular comics introducing a
contemporary touch through
the themes (the western is
also a gay story where the
sheriff and the bandit are in
love…) allusions, funniness,
derision and tenderness.
Patient and meticulous,
Julien Hippolyte confesses to
have a lot of fun while he
works. “ I like to create other
things as well: marionettes,
shows. But I always dreamt
of doing comic art. Besides, I
began very young, most likely
because I got into them very
early on!”.
visual arts
76
DATE: 24/08/1974 // SUBJECT: INSTALLATION
PARMA // ITALY
GIACOMO COSSIO
PENBROKE // MALTA
DATE: 10/12/1980 // SUBJECT: FINE ART
ANABEL CORDINA
L’INEVITABILE
(2004-2005)
Le forme organiche
interagiscono e corrispondono
le une con le altre, in una
installazione monocromatica.
Il Trittico è formato da tre
xilografie, ognuna di 1 metro
per 2,44 metri.
Le opere sono stampate su
carta translucida ed hanno
ognuna il proprio supporto.
THE INEVITABLE
(2004-2005)
Organic forms interact and
correspond with each other
in a monochromatic setting.
The Triptych is made up of
three woodcut prints,
1 m by 2.44 m each.
The works are printed on
translucent paper and have
their own wooden support.
INSTALLAZIONE NAPOLI 1
(2005)
Più che al tema così vasto
delle Passioni, Cossio si è
concentrato sull'idea di
Napoli, dove è evidente un
gusto sovrabbondante di
decorazione:su questo
concetto la città dialoga con il
suo modo di sentire la
pittura. Una città scrigno con
all'esterno muri devastati e
all'interno merletti dorati,
sintetizzata in una stanza
neutra fuori e sovrabbondante
dentro. Del resto la passione
ha le sue radici nell'intimo e
non nell'esteriorità. L'idea è
di uno spazio-stanza
percorribile, esternamente
anonimo ed internamente
sovraccarico di segni. Ecco la
coincidenza tra la pittura di
Cossio e l'architettura:
sfondare la bidimensionalità a
favore di una
tridimensionalità. Non
interessandosi all'arte
concettuale o all'idea
pubblicitaria, l'operazione
dell'artista è solo pittorica.
Partendo quindi da un
modulo, ha costruito,
assemblando, vari spazi. È
importante l'effetto fuoridentro dove il fuori è nero e il
dentro coloratissimo.
Il fine è trasmettere lo stesso
senso di sacralità che ha
colto nella città.
INSTALLAZIONE NAPOLI 1
(2005)
More than to the theme of
the passion, which is so vast,
Giacomo Cossio
concentrated rather on the
idea of Naples, where an
overabundant taste for
decorations is evident. It is
through this concept that this
city dialogues with his feeling
of painting.The artist thought
that such a city-case, with
devastated walls outside and
golden laces inside, could be
condensed in a room neutral
outside and overabundant
inside. On the other hand,
passion has its roots in the
intimate nature not in the
exteriority. From this idea of
a practicable container, he
created a space-room,
anonymous outside and
overloaded with color and
signs inside. This is the
coincidence between his
painting and architecture: the
breaking down of the twodimensional for the threedimensional. As Cossio is not
interested in conceptual art
or in publicity, his work is
purely pictorial. Starting from
a module, he built different
spaces by assembling. What
is most important to Cossio
is the effect outside-inside
where the outside is
rigorously black and the
inside extremely colorful. The
aim is to transmit the same
sense of sacredness that he
detects in the city.
DATE: 11/09/1979 // SUBJECT: VIDEO ART
JULIEN CRÉPIEUX
MONTPELLIER // FRANCE
Mi interessano il tempo, la
memoria, le immagini fisse e
in movimento.
Prima di fotografarli, chiedo ai
miei modelli di raccontarmi
una memoria persistente
della loro infanzia. Le loro
storie sono silenti ricordi,
come film muti, con intertitoli
posti al cuore dell’immagine.
Inizialmente metto di fronte
allo spettatore quella che è la
funzione secondaria della
vista, ossia la lettura. Poi
l’immagine scompare,
lasciando il campo a uno
schermo vuoto e l’occhio,
che è stato già
impressionato, comincia una
propria proiezione, diventa un
filtro, e a questo punto si
sostituisce allo schermo dato
che l’immagine è già altrove
(anzi, di fatto non è più in
nessun dove). La rivelazione
di una faccia su uno sfondo
bianco di neve o di foschia
dipende interamente da
questo lasso di tempo
volontariamente imposto,
il tempo impiegato a
guardare. Mentre l’immagine
spettrale sparisce
lentamente, ogni spettatore
ha la possibilità di proiettare
le sue memorie sullo
schermo. Cosa rimane dei
colori e delle parole?
visual arts
78
AIX EN PROVENCE // FRANCE
DATE: 04/05/1977 // SUBJECT: INSTALLATION
LISE COUZINIER
SPIRITO DELL’ACQUA
(2002)
Lise presenterà a Napoli
Esprit de l'eau, una
installazione video interattiva
creata nel 2002, ed esposta
in diversi luoghi, come il
Castello di Servières a
Marsiglia, la Galleria Aperto a
Montpellier ed il Museo delle
Tappezzerie ad Aix en
Provence. Questa
installazione video interattiva
è realizzata in collaborazione
con Sébastien Durand, un
ballerino del balletto Preljocaj.
In un misto tra tecnologia e
umanità, Lise ci mostra
l’acqua come fonte di
comunicazione tra l’opera
e lo spettatore.
ESPRIT DE L'EAU
(2002)
In Naples Lise will present
Esprit de l'eau, an interactive
video installation created in
2002, and exhibited in
different places like the
Château de Servières in
Marseilles, the Galerie Aperto
in Montpellier and the
Tapestry Museum in Aix-enProvence. This interactive
video installation was
conceived in collaboration
with Sébastien Durand, a
dancer from the Preljocaj
Project. In what is a mixture
of technology and humanity,
Lise reveals water to us as
the source of communication
between the work and the
spectator.
HYSTÉRÉSIS
(2004)
“Non vi è dubbio che un
ricordo, nel divenire attuale,
tenda a vivere in
un’immagine; non è vero
però il contrario, e
un’immagine, pura e
semplice, non si riferisce al
passato a meno che io non
sia andato a cercarla per
l’appunto nel passato,
seguendo così il continuo
progresso che l’ha portata
dall’oscurità alla luce.”
Henri Bergson
HYSTÉRÉSIS
(2004)
“No doubt a recollection, as
it becomes actual, tends to
live in an image; but the
converse is not true, and an
image, pure and simple, will
not be referred to the past
unless, indeed, it was in the
past that I sought it, thus
following the continuous
progress which brought it
from darkness into light.”
Henri Bergson
I'm interested in time, in
memory, in still and moving
images. Before taking their
photograph, I ask my models
to tell me a long-lasting
childhood memory.
Their stories are mute
recollections, like silent
movies, with the inter-titles
placed in the heart of the
image. Initially it is the
secondary function of sight
i.e. reading, that I put before
the spectator. Then the
image disappears, giving way
to a blank screen, and the
eye, having been impressed,
begins its own projection,
becomes a filter and at this
point replaces the screen,
since the image is already
somewhere else (is no longer
anywhere in fact).
The revelation of a face
on a white background of
snow or mist depends
entirely upon this willfully
imposed lapse of time,
the time spent looking.
As the ghost image slowly
disappears, the possibility
arises for each spectator to
project his or her own
memories onto the screen.
What is left of color and
words?
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visualArts 1