SUBJECT: GRAFFITI SER O ESTAR (2004) Il processo artistico è una ricerca infinita e colloca l’artista sulla via dell’”ESSERE” perché è artisticamente vivo. La stagnazione non consente lo sviluppo e porta l’artista a “STARE”. L’”ESSERE” è rappresentato nell’opera come un’allegoria del pensiero creativo, con una forma tipografica nella quale si può leggere l’”ESSERE”, questa energia creativa che inghiotte coloro che “STANNO”, rappresentati come animali che non possono fuggire dal loro habitat artificiale e che sembrano stare a loro agio. Dietro l’”ESSERE” troviamo i creatori o i designer. Inoltre, si strizza l’occhio a Siviglia, città contesto e sostegno dello sviluppo dell’autore. visual arts SER O ESTAR (2004) The artistic process is an everlasting search and it places the artist on the way of “BEING” because he is artistically alive. The stagnation does not allow to develop and leads the artist to the “STAYING”. The “BEING” is represented in the work as an allegory of the creative thought, with typographic shape in which you can read “BEING”, this creative energy swallows up those who are “STAYING”, represented as animals that cannot escape from their artificial habitat and who seem to feel comfortable. Behind the “BEING,” we find the creators or designers. Besides, there is a wink to Seville that has been the framework and support of the author's development. 62 LE GARDIEN DU TEMPLE (2004) There is nothing academic about Catherine Burki's sculptures. “I've never been technically proficient” she confesses” because there's just too many limits for my liking! Each time around I have attempted to avoid them”. There is however one limit she accepts. She even looks for it. It is the one imposed by the place the object is destined to be exhibited in. It is an element indispensable to the very conception of the work. Always, even when there is a theme that serves as the startng point (for example, her installation project at the Château d'If on the theme of confinement). She likes the idea of sculpture as a presence in the space to which it belongs. A presence made up of objects simple enough to make or conceived as offkilter assemblages of prefabricated everyday items. Unusual, amusing objects which are often reworked, but whose derision is unavoidable, much like their silence (a silence which is at times only an appearance, as is the case for these tubes which become loaded with images and sounds if used) and their questioning. Take “Gardien du temple” for example. A silhouette in real size of a bushy-haired dog (pigmented resin), that is the image itself of waiting. It faces a wall in front of which sits its dream: a temple of sugar… too high up, on a glass shelf. The image brings a smile, in its complicity and familiarity. Save for the fact, that the dog's posture and the relation between the two objects also express the tension (attention) of desire faced with what is most beautiful and escapes one's reach. Catherine wishes for vision to be smiling, and for scupture to be an intriguing presence. ´ ´ RAFAEL MARQUEZ CELDRAN ´ SERGIO GOMEZ CABALLERO SEVILLA // SPAIN MARSEILLE // FRANCE DATE: 04/01/1976 // SUBJECT: INSTALLATION CATHERINE BURKI LE GARDIEN DU TEMPLE (2004) Non c’è nulla di accademico nelle sculture di Catherine Burki. “Non sono mai stata abile tecnicamente” confessa, “perché ci sono semplicemente troppi limiti per i miei gusti! Ogni singola volta ho tentato di evitarli.” Vi è tuttavia un limite che Catherine accetta. E che anzi cerca. È quello imposto dal luogo in cui l’oggetto dovrà essere esposto. È un elemento indispensabile alla concezione stessa dell’opera. Sempre, perfino quando vi è un tema a fare da punto di avvio (come ad esempio nel suo progetto di installazione per il Château d'If sul tema del confino). Le piace l’idea della cultura come presenza nello spazio a cui appartiene. Una presenza costituita da oggetti sufficientemente facili da realizzare o concepiti come assemblaggi non funzionanti di oggetti quotidiani prefabbricati. Oggetti insoliti e divertenti che spesso sono rielaborati, ma la cui derisione è inevitabile, proprio come il loro silenzio (un silenzio che alle volte è solo apparenza, come per quei tubi che diventano carichi di immagini e suoni se usati) e i loro interrogativi. Prendiamo ad esempio “Gardien du temple” (Guardiano del tempio): una silhouette a grandezza naturale di un cane dal pelo folto (resina pigmentata), che è l’immagine stessa dell’attesa. Fronteggia un muro di fronte al quale siede il suo sogno: un tempio di zucchero... troppo in alto, là su uno scaffale di vetro. L’immagine ruba un sorriso, per la sua complicità e familiarità. Salvo per il fatto che la posa del cane e il rapporto tra i due oggetti esprimono anche la tensione (attenzione) del desiderio alle prese con ciò che è più bello e che è al di fuori della nostra portata. Catherine vuole che la visione sorrida e che la scultura sia una presenza intrigante. AUTHORS // RAFAEL MÀRQUEZ CELDRÀN / SERGIO GÒMEZ DATE: 27/06/1979 // SUBJECT: PUBLIC ART VENICE // ITALY DAMM (Diego Armando Maradona a Montesanto) e tutto il Collettivo La Biennale di Venezia_Teatro / Marciano Rizzo e tutto lo Staff Tecnico Galleria Toledo / Teatro Stabile d’Innovazione, Napoli / Rosario Squillace MADRIEMA / Massimiliano Lupo / Emanuele Wiltsch Barberio e Supporto tecnico e logistico: LIGHT INSTALLATION IN A NAPLES PUBLIC SPACE In collaboration with Marcello Cinque Passion is suffering, or at least this is the etymological meaning of the word. Our suppositions, the one of the young artists I mean, are succesfull or unsuccesfull attempts to represent passion. I was trying to overcome the word with its first meaning. If taken to an extreme suffering drives one to a state of ecstasy, to abstraction, to light. A Friend of mine made me notice that the passion we know in painting is the one of Christ and of various Saints and Martyrs who are always represent in a still position. This stillness emanetes a dishuman strenght and sense of supportation. Suddenly, now that I am trying to explain my work, it's more clear to me what I wanted to transmit with what was just a visual intuition: an abandoned building, disused one, a building that suddenly radiates light from its inside, pulsating with new life, with no resone, with mistery, like a miracle. FILCEM_CGIL Napoli / Lanfranco Polverino / Giorgio Piccolo AERRE srl impianti industriali / Ing. Mario Romano MATANIA LIGHTING / Maurizio Matania Un ringraziamento particolare a Rossana Miele e Orsola Musella per la realizzazione del progetto. THANKS (2004) Il video è nato un po' per gioco. Mentre sfogliavo un grosso libro di storia dell'arte sono stata attratta dall'immagine delle "Tre grazie" di Raffaello. Mi sono lasciata affascinare dall'idea di manipolare un'opera così austera e importante dall'interno, introducendo degli elementi di disturbo che dessero al fruitore una nuova chiave di lettura e che lo rendessero partecipe di una storia incomprensibile. Le possibilità offerte dal video sono ampie…ed io le avevo scoperte da poco! Mi sono quindi divertita ad intervenire chirurgicamente con l'intrusione di termini un po' provocatori provando a rileggere un'opera così sacrale in chiave ludica. "Thanks" offre una nuova opportunità di interpretare la staticità dell'opera d'arte e trasformarla in un movimento di immagini. Mi chiamo Campa Elisa…vivo in un piccolo paese del Salento. Frequento il Liceo Artistico Sperimentale e, successivamente, l'Accademia di Belle Arti di Lecce. Mi sono diplomata in Scultura nel 2004, ma già qualche anno prima ho realizzato che le possibilità offerte dall'immateria (ovvero l'immagine video) sono di gran lunga superiori a quelle offerte dalla materia reale: si tratti di pietra, argilla o altro. Se c'è una cosa che non mi ha insegnato l'Accademia è sperimentare…idea per me assolutamente inaccettabile! visual arts THANKS (2004) This video came out almost as a play. I was skimming through a book on history of art when I was attracted by the image representing the “Three Graces” by Raffaello. I was very attracted by the idea of manipulating such an austere and important work from its inside, by introducing disturbing elements in order to provide users with a new reading key making them part of an incomprehensible story. The video offers so many chances … I was just discovering them! Therefore I enjoyed in surgically working by adding a few provocative elements, by trying to read again such a sacred work in a ludic way. “Thanks” is a new chance to interpret the static nature of the artistic work and turn it into a movement of images. My name is Elisa Campa … and I live in a small Salentine town. I attended the High School of Arts and, later, the Academy of Fine Arts. In the year 2004 I graduated in Sculpture, in any case a few years before I had realized unmatter offers (that is the video image) are more chances than real matter, that is stone, clay or whatever else. However, what the Academy did not teach me was experimenting … an absolutely unacceptable idea! 64 INTERVENTO LUMINOSO NELLO SPAZIO PUBBLICO DI NAPOLI (2005) In collaborazione con Marcello Cinque Passione è sofferenza o almeno è questo il significato etimologico del termine. Le nostre, quelle di noi giovani artisti, sono delle supposizioni, dei tentativi più o meno felici di rappresentarla. Cercavo di andare oltre al termine, al suo immediato significato. La sofferenza all'estremo è l'estasi. L' astrazione. La luce. Un Amico mi fa notare che la passione nella pittura che Lui conosce, è la passione di Cristo, o quella dei Santi, dei Martiri. E Questi, la pittura, Li rappresenta immobili e in quella immobilità scaturisce una forza di sopportazione disumana. Allora oggi che scrivo un testo per parlare del lavoro, mi si chiarisce d'un tratto quello che volevo dire con un'intuizione visiva: quella di un edificio abbandonato, dismesso, di un'immobile che ad un tratto emana luce dal suo interno pulsando di nuova vita. Inspiegabilmente, misteriosamente, miracolosamente. LECCE // ITALY GIORGIO ANDREOTTA CALÒ Comune di Venezia / Assessorato alle Politiche giovanili Rossella Guarracino, Ferdinando Tricarico, Ciro Marino, Pasquale Di Celmo, Giulia Sepe, Fabio Bozzato, Riccardo Caldura, Lucianna Iovieno, Alessandro Stillo, Marco Berti, Patrizia Di Maggio, Elena Iannone, Rossella Bonito Oliva, Leonardo Impegno, Giusi Ciaccio, Erika Formato, Manuela Cardone, Enzo Tenore, Francesco Sorrentino, Antonello Centomani, Stefano Perna, Francesco Velonà, Timea Oravecz, Bettina Wenzell, Terumi Ojima, Marcello Cinque. DATE: 16/09/1979// SUBJECT: VIDEO ART Provincia di Napoli / Direzione Stampa e Comunicazione Ringraziamenti: ELISA CAMPA Hanno collaborato al Progetto: IMPRESIÓN (2004) Impresión è un omaggio all’impressionismo. Una riflessione sulla routine quotidiana. Una forma di fuga dalla monotonia di tutti i giorni. Impresión propone un’uscita colorista ai tristi problemi quotidiani. Tutto questo in un cortometraggio realizzato interamente con fotografie digitali. Citazione del cortometraggio: “Da piccolo tutti i tuoi disegni sono pieni di colori, quando cresci... scompaiono!” Realizzazione: Roberto Martin e Iñaki San Juan. Montaggio: Nicolás Beck. Luci: Javier Millán e Jesús Serrano. Copione: Roberto Martín. Post-produzione. Iñaki San Juan. Artista 3D: Antonio Salas. Fotografia digitale: Roberto Martín. Musica: Daniel Rivas e LAUB. Formato originale: fotografia digitale. Durata: 11 min. Prodotto nel 2003. Protagonista: María del Carmen Ignacio. Voce fuori campo: Leire de Luis. Film-makers: Roberto Martin and Iñaki San Juan. Editing: Nicolás Beck. Lighting:Javier Millán and Jesús Serrano. Scrrenplay:Roberto Martín. Post-production. Inaki San Juan. 3D artist: Antonio Salas. Digital photography: Roberto Martín Music: Daniel Rivas and LAUB. Original format: digital photography. Duration: 11 minutes. Produced in 2003. Cast: Main character: María del Carmen Ignacio. Voice of: Leire de Luis. visual arts 66 NAPLES // ITALY SUBJECT: FINE ARTS CLEMENTE CAPASSO SUBJECT: VIDEO ART ´ ROBERTO MARTIN GÓMEZ IGNACIO SAN JUAN CAÑESTRO MALAGA // SPAIN IMPRESIÓN (2004) Impresión is a homage to impressionism. A reflection on daily routine. A kind of escape from the monotony of daily life. Impresión suggests a colourful way out of the sad troubles of the everyday. A short film made up of digital photos. " When you were little all your drawings were full of colour, when you grow up... They disappear!" UNTITLED (2004) Mixed media on skateboard. The passion about travels, music and freestyle sports combined in a very autobiographical work Clemente Capasso is an industrial design final-year undergraduate at the Second University of Naples. He works in visual design, fotography ,collages and videoart. SENZA TITOLO (2004) Tecnica mista su tavola da skate. La passione per i viaggi, la musica e gli sport freestyle combinata in un elaborato dai forti connotati autobiografici. Clemente Capasso è laureando in Disegno Industriale presso la Seconda Università di Napoli. Si occupa di visual design, fotografia, collages e videoarte. inducendo una corrente elettrica debole. Resistance (2005). In questa composizione l’idea è di manipolare “onestamente” il suono senza tener conto di ideali estetici o di linee artificiali o drammaturgiche. Il suono è solo parzialmente generato dal computer ed è per lo più influenzato dai parametri del corpo dell’artista. Body mix (2005). La composizione viene eseguita senza alcun computer e si basa sull’idea dell’abuso o dell’uso di “tecnologie” esistenti ed insolite. Il mixer viene trasformato in un oscillatore e il corpo del musicista viene trasformato in un mixer. Il musicista improvvisa con la voce, mentre il suono si trasforma in una corrente alternata grazie all’aiuto di un microfono collegato al petto del musicista e ne penetra il corpo. Composition No.27 (2005). Il materiale originale dal quale è prodotto il suono è una composizione video che rappresenta uno spartito. Il segnale video creato dai musicisti viene mixato con il segnale video: il suono incide direttamente sull’immagine e così, attraverso l’interfaccia, incide nuovamente sull’immagine audio della performance stessa. A PIECE FOR TWO INSTRUMENTS AND A SAXOPHONE PLAYER (2005) The compositions has been written for an especially altered alto saxophone and a MIDI interface. Miniature switches have been placed underneath the saxophone keys, translating the key positions into binary codes, thus enabling a direct contact with a computer. The performance is made of four compositions: Illusions (2005). This sound composition is based on FM synthesis. The interface through which the instrument is played is made up of eight audio cables connected to one another by individual audio input ports on a sound card. The musician “plays” on the opposite ends of the cables with his fingers, which act as “keys” attached to a table, causing a weak electrical current. Resistance (2005). In this composition the idea is to “honestly” manipulate sound without regards to aesthetic ideals or artificial, dramaturgical lines. The sound is only partially formed by the computer, whilst it is mainly influenced by the parameters of the artist’s body. Body mix (2005). The composition is executed without a computer and is based on the idea of abusing or using unusual existing “technologies”. The mixing table is changed into an oscillator and the body of the musician is changed into a mixing table. The musician improvises vocally whilst the sound changes into an 68 visual arts LJUBLJANA // SLOVÉNIA UN PEZZO PER DUE STRUMENTI E SASSOFONISTA (2005) Le composizioni sono state scritte per un sassofono alto appositamente modificato e un’interfaccia MIDI. Sotto i tasti del sassofono sono stati installati dei microinterruttori che traducono le posizioni dei tasti in codici binari, consentendo in tal modo un contatto diretto con il computer. La performance è costituita da quattro composizioni: Illusions (2005). Questa composizione strumentale si basa su una sintesi FM. L’interfaccia attraverso la quale viene suonato lo strumento è composta da otto cavi audio collegati tra di loro da singole porte di input audio su una scheda sonora. Il musicista “suona” gli estremi opposti dei cavi con le dita, che fungono da “tasti” attaccati a un tavolo, DATE: 12/03/1980 // SUBJECT: PERFORMANCE UNTITLED (2004) The portrait of the artist on the mirror is part of the analysis of the everyday life macrocosm. Gestures opened out to mildly ironic mental reference marks typical of human and social conditions. The face natural blemishes are revealed by the merciless blowup, what makes it lose any kind of sensuousness. Meanwhile the alien figures appear, although belonging to the mental sphere, which in the mechanicalness of family actions, take the sustance of a parallel world. The obsessive sense of recurring thoughts is beaten by the times of a painting technique close to the reality with a zest as a snapshot. MIHA CIGLAR DATE: 21/05/1974 // SUBJECT: PLASTIC ART LOREDANA CATANIA CATANIA // ITALY SENZA TITOLO (2004) Il ritratto dell’immagine dell’artista allo specchio fa parte di un percorso artistico sul macrocosmo del quotidiano. Gesti che possono aprirsi a rimandi mentali vicini al sapore agrodolce, tipico di molte condizioni umane e sociali. Nella spietata gigantografia si rivelano le naturali imperfezioni del volto, che fanno perdere alla scena la sua potenziale sensualità, mentre fanno la loro comparsa estranee figure appartenenti alla sfera del pensiero che nella meccanicità delle azioni familiari, assume la consistenza di un mondo parallelo. La maniacalità dei pensieri ricorrenti viene scandita dai tempi di una tecnica pittorica attenta al reale e dal sapore dell'istantanea fotografica. alternating current with the help of a microphone stuck to the musician's chest and enters his body. Composition No.27 (2005). There’s a video composition that represents a score, which is the original material for the sound. The audio signal created by the performers is mixed with the video signal: the sound affects the image directly and in such a way through the interface again affects the audio image of the performance itself visual arts 70 DATE: 23/04/1981 // SUBJECT: INSTALLATION REPUBBLICA DI SAN MARINO VIDEO 00 (2004) A pure aesthetical transformation defines the new millennium bodies. It moulds and shapes them following the technological development and overwhelming the biological human being with a real Copernican revolution. The human nature and the flesh undergo alterations. The body as a ‘support of operations' is prepared for all kinds of mutations: tattoos, piercing, plastic surgery, prosthesis, stripping of flesh…it's a prolonged encounter of flesh and ink, flesh and lancet. But also of flesh and video. And these encounters leads to another reality, an extremely seductive reality of bodies distanced from the human imperfection, experienced through a screen, far and near at the same time. “Video 00” starts from a survey into this kind of body, it's an attempt to directly communicate with the human nervous system. An attempt to put right in front of the people, through a mix of images with a strong emotional effect and harsh sounds, the other face of this ‘manipulator ecstasy'. The enlargement of perception involves human and nonhuman without interruption. The sex appeal of cybernetics. What's “Video 00”? It's a reflection about a proposal, the statement of this ‘cathode man''s passions, a live screening of this reality. It offers flesh to flesh, truth to other truths, maybe the umpteenth hybridization of flesh, cement, threads, relais …even of painting, or at least of colour that slowly fills all the room. LIONICE COLA DATE: 15/02/1980 // SUBJECT: VIDEO ART DANIELE COI LECCE // ITALY VIDEO 00 (2004) Una metamorfosi estetica definisce i corpi del nuovo millennio, li plasma e rimodella seguendo l'accelerazione tecnologica e investendo l'uomo biologico, retaggio di umanistica memoria, a una e vera e propria rivoluzione copernicana che si compie sulla pelle. La realtà mediata propone immagini di corpi che, per la loro stupefacente bellezza sembrano quasi irreali, costruiti. E' la stessa natura umana, la carne, ad essere modificata; il corpo come supporto di interventi si dispone a mutazioni di ogni genere: tatuaggi, piercing, chirurgia estetica, protesi, scarificazione. E' un incontro prolungato di carne e inchiostro, di carne e bisturi. O anche di carne e video. E il susseguirsi di questi incontri porta a una realtà altra, oltremodo seducente, di corpi estranei all'umana imperfezione, vissuti e desiderati attraverso uno schermo, distanti e prossimi al tempo stesso. Da una indagine su questo tipo di corpo nasce "VIDEO OO", un tentativo di comunicare direttamente con il sistema nervoso umano, per mettere di fronte, attraverso un mix di immagini dalla cruda presa emotiva e suoni meccanici duri, l'altra faccia di questa estasi manipolatoria. L'ampliamento della percezione che ormai si allarga a tutto, umano e non umano senza soluzione di continuità. Il sex appeal del cibernetico. Se vi chiedete che cos'è "VIDEO OO" ecco qua. E' una riflessione propositiva, l'attestazione delle passioni di questo uomo catodico, una visione in presa diretta con questa realtà. Offre carne, verità e altre verità, forse anche una ennesima ibridazione di carne, cemento, fili, relais, di cemento persino, che riempie pian piano tutti gli spazi. COLAZIONE (2003) “È molto importante poter distinguere la finzione dalla realtà credo che in fondo tu abbia avuto sempre qualche problema in questo senso.” Queste parole, presenti nel video, sono tratte dal film dogma Festen di Thomas Vinterberg, 1998. È una madre che parla al proprio figlio, convinta che lui abbia mentito, veramente è tutto l’opposto. L’arte è spesso realtà raccontata tramite finzione. Per questa ragione ho scelto di capovolgere l’immagine, proprio come la realtà del discorso è completamente capovolta. Ci sono oggetti che appartengono alla cucina, alla sfera del cibo: spremiagrumi, bottiglie di vetro, posate, mortaio, portauovo… Perché rimandano ad una realtà semplice, abituale, come lo è il mangiare, fare colazione… Spesso si osservano questi oggetti e l’insieme di gesti e momenti ad essi legati, senza notare quante informazioni e realtà impercettibili possono convivere. Riprendo questi oggetti da lontano e poi mi avvicino proprio per questo desiderio di non fermarsi all’apparenza, ma cercare di entrare nelle cose, per riuscirci credo sia necessario cambiare completamente prospettive. COLAZIONE (2003) “It is most important to be able to distinguish fiction from reality. I believe you’ve always found it something hard to do”. These words, found in the video, are taken from the dogma film Festen by Thomas Vinterberg, 1998. A mother is talking to her son, convinced he has lied, while the truth is exactly the opposite. Art is often narrated through fiction. That is why I have decided to overturn the image, just like the truth of the matter is completely overturned. There are objects that belong to the kitchen, to the food sphere: lemon squeezers, glass bottles, cutlery, mortar, egg stand. They recall a simple, customary world, just like eating, having breakfast… We often look at these objects and the gestures and moments tied to them as a whole, without noticing just how much imperceptible information and reality can coexist. I photograph these objects from far off and then come closer precisely so as to go beyond appearances and try and enter things. To be successful, I think you need to completely change perspective. La Passion.Room a forma di Coniglio è realizzata grazie al contributo di Italgas. The rabbit shaped Passion.Room is realized with Italgas contribution. RED MEAT (2004) Un video in cui Tiziana Contino riflette sul senso di una mutazionetrasformazione della carne e la meccanica del gusto. La pelle del capretto squartato durante il video simboleggia il passaggio di stato di una vita verso il nutrimento e il gusto altrui. La descrizione estemporanea di questo cambiamento attraverso la bocca degli attori-squarciatori dell'agnello che soffre la sua mortificazione, finisce per determinare una trasformazione in chi osserva il video. Dal punto di vista visuale e non solo. visual arts RED MEAT (2004) In the video that Tiziana Contino introduces for the Biennial exhibition, the used image is still that of the mouth, but used as she orchestrates mechanic of taste, the kidskin that is quartered during the video is the full symbol of the mutation - transformation of the meat, that first long live it changes of state to become source of life of nourishment and taste. The extemporaneous description of the passage from the life, vital meat of the mouth and the actors rippers to the dead and short-lived meat of the lamb that suffers his/her modification, transforming who enjoys it, visually and not. 72 CATANIA // ITALY DATE: 17/05/1979 // SUBJECT: VIDEO ART PASSION.ROOM (2004-2005) The Passion.Room is an interactive video-installation that allows visitors to become protagonists of a real time VJ set. Vjing is an artistic practice in which artists elaborate and screen in real time their own video footage. Passion.Room revolutionizes this practice because not only videoediting is executed alive but also shooting of the live performances by the visitors. Public is, this way, invited into the Passion.Room, individually or by couple - to perform in front of the video cameras and to play erotic scenes about "passion". With this operation ConiglioViola (i.e. The Violet Rabbit) artistically investigates not only over the new borderlines of video art but also over the new trend of all contemporary media culture that is inclined to move the spectacularity from the professionals to ordinary people. TIZIANA CONTINO SUBJECT: INSTALLATION TURIN // ITALY CONIGLIOVIOLA PASSION.ROOM (2004-2005) La Passion.Room è una video-installazione interattiva che consente ai visitatori di diventare protagonisti di un VJ set allestito in real time. Il VJING è una pratica artistica emersa soprattutto negli ultimi anni con la quale gli artisti elaborano e proiettano in tempo reale le proprie sequenze video. La Passion.Room introduce un fattore di radicale innovazione in questa pratica perchè non solo il montaggio ma anche le riprese, che vedono protagonisti gli stessi visitatori, vengono eseguite dal vivo. Il pubblico è così invitato a entrare nella stanza - uno alla volta oppure in coppia - per dare vita a delle performances erotiche sul tema della "passione"... Con questa operazione ConiglioViola intende così indagare artisticamente non solo sui nuovi confini della videoart ma su una tendenza diffusa in tutta la cultura mediatica contemporanea che tende a spostare la spettacolarità dalle figure di professionisti a quelle della gente comune. MARSEILLE // FRANCE DATE: 19/11/1976 // SUBJECT: COMIC STRIP JULIEN HIPPOLYTE CORDIER visual arts 74 SARAJEVO // BOSNIA AND HERZÉGOVINA DATE: 29/04/1982 // SUBJECT: VIDEO ART ˇ ˇ´ NERINA CORBADZIC STRAST (PASSIONE) (2004) Quest’opera di Nerina ˇ ˇ ´ illustra la passione Corbadzic delle mosche per la luce. Questi insetti sono così attratti da quell’energia che da ultimo ne rimarranno uccise. E così quest’ironia ci illustra la natura della passione sfrenata in genere. STRAST (PASSION) (2004) This work of Nerina ˇ ˇ ´ is showing the Corbadzic passion of flies for light. These insects are all storming into the energy that finally will kill them! So this irony explains us the nature of unbounded passion in general. BANDIT BANDY (2004) I fumetti di Julien Hippolyte Cordier emanano una fragranza di infanzia e nostalgia. C’è qualcosa in loro che riporta alla mente Lucky Luke, Bécassine, Wil E. Coyote, tutti questi personaggi familiari, un bambino ingenuo, catturato da avventure in cui sono allo stesso tempo eroici e patetici, birichini e teneri. Questa volta ci sono lo sceriffo, il bandito e il sindaco di una piccola cittadina del Far West... con le loro teste sovradimensionate e le membra corte, vagano atraverso mondi noti o perfettamente riconoscibili grazie alle scenografie chiare, sobrie e leggibili. Siamo a miglia di distanza dalle atmosfere visivamente disordinate e alle volte soffocanti che prosperavano negli anni Ottanta e Novanta. “Bandit Bandy” è una storia senza parole. Julien Hippolyte inventa i suoi scenari con il solo disegno, senza ricorrere al testo. Compone la storia con una serie infinita di schizzi che gli consentono di decidere sugli angoli di inquadratura, i testi (brevi, quando presenti), prima di ripassare a china i disegni. Il colore è espressivo ma ha una paletta contenuta. La narrazione è lineare. Egli rielabora la tradizione dei fumetti popolari introducendo un tocco contemporaneo nei temi (il western è anche una storia di omosessualità in cui lo sceriffo e il bandito sono innamorati...), allusioni, comicità, derisione e tenerezza. Paziente e meticoloso, Julien Hyppolite confessa di divertirsi molto mentre è al lavoro: “Mi piace creare anche altre cose: marionette, spettacoli. Ma ho sempre sognato di fare fumetto. Inoltre,ho cominciato da giovanissimo, probabilmente perché mi ci sono appassionato molto presto!” BANDIT BANDY (2004) Julien Hippolyte Cordier's comics bear a fragrance of childhood and nostalgia. There's something about them that brings to mind Lucky Luke, Bécassine, Wil E. Coyote, all these familiar characters, a tad naive, caught up in adventures where they are at once heroic and pitiful, impish and endearing. This time around there's the sheriff, the bandit, and the mayor of a small city in the Far West…, sporting oversized heads and stubby limbs, they wander through known or perfectly recognizable worlds thanks to the clear, sober and legible decors. We're miles away from the visually cluttered and at time suffocating atmospheres that flourished in the eighties and nineties. “Bandit Bandy” is a story without words. Julien Hippolyte invents his scenarios through drawings without resorting to text. He composes the story by way of countless sketches which allow him to decide on his framing angles, texts (short, when they exist), before inking the drawings. Color is expressive but employs a reduced palette. Narration is linear. He reworks the tradition of popular comics introducing a contemporary touch through the themes (the western is also a gay story where the sheriff and the bandit are in love…) allusions, funniness, derision and tenderness. Patient and meticulous, Julien Hippolyte confesses to have a lot of fun while he works. “ I like to create other things as well: marionettes, shows. But I always dreamt of doing comic art. Besides, I began very young, most likely because I got into them very early on!”. visual arts 76 DATE: 24/08/1974 // SUBJECT: INSTALLATION PARMA // ITALY GIACOMO COSSIO PENBROKE // MALTA DATE: 10/12/1980 // SUBJECT: FINE ART ANABEL CORDINA L’INEVITABILE (2004-2005) Le forme organiche interagiscono e corrispondono le une con le altre, in una installazione monocromatica. Il Trittico è formato da tre xilografie, ognuna di 1 metro per 2,44 metri. Le opere sono stampate su carta translucida ed hanno ognuna il proprio supporto. THE INEVITABLE (2004-2005) Organic forms interact and correspond with each other in a monochromatic setting. The Triptych is made up of three woodcut prints, 1 m by 2.44 m each. The works are printed on translucent paper and have their own wooden support. INSTALLAZIONE NAPOLI 1 (2005) Più che al tema così vasto delle Passioni, Cossio si è concentrato sull'idea di Napoli, dove è evidente un gusto sovrabbondante di decorazione:su questo concetto la città dialoga con il suo modo di sentire la pittura. Una città scrigno con all'esterno muri devastati e all'interno merletti dorati, sintetizzata in una stanza neutra fuori e sovrabbondante dentro. Del resto la passione ha le sue radici nell'intimo e non nell'esteriorità. L'idea è di uno spazio-stanza percorribile, esternamente anonimo ed internamente sovraccarico di segni. Ecco la coincidenza tra la pittura di Cossio e l'architettura: sfondare la bidimensionalità a favore di una tridimensionalità. Non interessandosi all'arte concettuale o all'idea pubblicitaria, l'operazione dell'artista è solo pittorica. Partendo quindi da un modulo, ha costruito, assemblando, vari spazi. È importante l'effetto fuoridentro dove il fuori è nero e il dentro coloratissimo. Il fine è trasmettere lo stesso senso di sacralità che ha colto nella città. INSTALLAZIONE NAPOLI 1 (2005) More than to the theme of the passion, which is so vast, Giacomo Cossio concentrated rather on the idea of Naples, where an overabundant taste for decorations is evident. It is through this concept that this city dialogues with his feeling of painting.The artist thought that such a city-case, with devastated walls outside and golden laces inside, could be condensed in a room neutral outside and overabundant inside. On the other hand, passion has its roots in the intimate nature not in the exteriority. From this idea of a practicable container, he created a space-room, anonymous outside and overloaded with color and signs inside. This is the coincidence between his painting and architecture: the breaking down of the twodimensional for the threedimensional. As Cossio is not interested in conceptual art or in publicity, his work is purely pictorial. Starting from a module, he built different spaces by assembling. What is most important to Cossio is the effect outside-inside where the outside is rigorously black and the inside extremely colorful. The aim is to transmit the same sense of sacredness that he detects in the city. DATE: 11/09/1979 // SUBJECT: VIDEO ART JULIEN CRÉPIEUX MONTPELLIER // FRANCE Mi interessano il tempo, la memoria, le immagini fisse e in movimento. Prima di fotografarli, chiedo ai miei modelli di raccontarmi una memoria persistente della loro infanzia. Le loro storie sono silenti ricordi, come film muti, con intertitoli posti al cuore dell’immagine. Inizialmente metto di fronte allo spettatore quella che è la funzione secondaria della vista, ossia la lettura. Poi l’immagine scompare, lasciando il campo a uno schermo vuoto e l’occhio, che è stato già impressionato, comincia una propria proiezione, diventa un filtro, e a questo punto si sostituisce allo schermo dato che l’immagine è già altrove (anzi, di fatto non è più in nessun dove). La rivelazione di una faccia su uno sfondo bianco di neve o di foschia dipende interamente da questo lasso di tempo volontariamente imposto, il tempo impiegato a guardare. Mentre l’immagine spettrale sparisce lentamente, ogni spettatore ha la possibilità di proiettare le sue memorie sullo schermo. Cosa rimane dei colori e delle parole? visual arts 78 AIX EN PROVENCE // FRANCE DATE: 04/05/1977 // SUBJECT: INSTALLATION LISE COUZINIER SPIRITO DELL’ACQUA (2002) Lise presenterà a Napoli Esprit de l'eau, una installazione video interattiva creata nel 2002, ed esposta in diversi luoghi, come il Castello di Servières a Marsiglia, la Galleria Aperto a Montpellier ed il Museo delle Tappezzerie ad Aix en Provence. Questa installazione video interattiva è realizzata in collaborazione con Sébastien Durand, un ballerino del balletto Preljocaj. In un misto tra tecnologia e umanità, Lise ci mostra l’acqua come fonte di comunicazione tra l’opera e lo spettatore. ESPRIT DE L'EAU (2002) In Naples Lise will present Esprit de l'eau, an interactive video installation created in 2002, and exhibited in different places like the Château de Servières in Marseilles, the Galerie Aperto in Montpellier and the Tapestry Museum in Aix-enProvence. This interactive video installation was conceived in collaboration with Sébastien Durand, a dancer from the Preljocaj Project. In what is a mixture of technology and humanity, Lise reveals water to us as the source of communication between the work and the spectator. HYSTÉRÉSIS (2004) “Non vi è dubbio che un ricordo, nel divenire attuale, tenda a vivere in un’immagine; non è vero però il contrario, e un’immagine, pura e semplice, non si riferisce al passato a meno che io non sia andato a cercarla per l’appunto nel passato, seguendo così il continuo progresso che l’ha portata dall’oscurità alla luce.” Henri Bergson HYSTÉRÉSIS (2004) “No doubt a recollection, as it becomes actual, tends to live in an image; but the converse is not true, and an image, pure and simple, will not be referred to the past unless, indeed, it was in the past that I sought it, thus following the continuous progress which brought it from darkness into light.” Henri Bergson I'm interested in time, in memory, in still and moving images. Before taking their photograph, I ask my models to tell me a long-lasting childhood memory. Their stories are mute recollections, like silent movies, with the inter-titles placed in the heart of the image. Initially it is the secondary function of sight i.e. reading, that I put before the spectator. Then the image disappears, giving way to a blank screen, and the eye, having been impressed, begins its own projection, becomes a filter and at this point replaces the screen, since the image is already somewhere else (is no longer anywhere in fact). The revelation of a face on a white background of snow or mist depends entirely upon this willfully imposed lapse of time, the time spent looking. As the ghost image slowly disappears, the possibility arises for each spectator to project his or her own memories onto the screen. What is left of color and words?