Regione Piemonte
Oggetto:
DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA - DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE UNICA
Provincia di Biella
(ex art. 12 D.Lgs. n. 387/2003 e s.m.i.)
Titolo del Progetto:
Comune di Vigliano
IMPIANTO IDROELETTRICO VIGLIANO BIELLESE
Biellese
Denominazione elaborato:
PIANO DI UTILIZZO TERRE E ROCCE DA SCAVO
(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
Committente:
SIPOWER SRL
Via de Marchi Gherini, 6
20128 Milano
Progettazione:
Data: Dicembre 2012
Commessa:
Impianto idroelettrico Vigliano – Comune di Vigliano Biellese
PIANO DI UTILIZZO TERRE E ROCCE DA SCAVO
(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
INDICE GENERALE
1.
Introduzione .......................................................................................................................................4
2.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO ..................................................................5
2.1
Inquadramento geologico ....................................................................................................................5
2.2
Caratterizzazione geologico-tecnica dei materiali di scavo..................................................................7
2.3
Inquadramento idrogeologico ..............................................................................................................9
3.
SITI DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DA SCAVO ........................................................................11
3.1
Inquadramento urbanistico ................................................................................................................12
3.2
Operazioni di movimentazione del materiale in banco.......................................................................13
4.
OPERAZIONI DI “NORMALE PRATICA INDUSTRIALE”................................................................17
5.
UBICAZIONE DEI SITI DI UTILIZZO ................................................................................................18
5.1
6.
Inquadramento urbanistico ................................................................................................................20
SITI DI DEPOSITO INTERMEDIO.....................................................................................................22
6.1
Inquadramento urbanistico ................................................................................................................24
6.2
Tempi di stoccaggio ...........................................................................................................................25
6.3
Rintracciabilità dei materiali ...............................................................................................................26
7.
BILANCIO DEL MATERIALE SCAVATO ..........................................................................................28
8.
USI E ATTIVITA’ PREGRESSE SUI SITI DI PRODUZIONE, UTILIZZO E DEPOSITO INTERMEDIO30
9.
CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE ............................................................................................32
10.
TRASPORTO DEL MATERIALE DA SCAVO ...................................................................................35
11.
CONCLUSIONI E DICHIARAZIONI ..................................................................................................36
ALTRI ELABORATI RICHIAMATI IN RELAZIONE

RELAZIONE GEOLOGICO-TECNICA INTEGRATIVA

PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO (VERSIONE DICEMBRE 2012)
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PIANO DI UTILIZZO TERRE E ROCCE DA SCAVO
(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
TAVOLE RICHIAMATE IN RELAZIONE (INTEGRAZIONI AL PROGETTO DEFINITIVO ELABORATE IN DICEMBRE 2012)
TAVOLA 05 – Planimetria di progetto e sezione longitudinale impianto (scala 1:200)
TAVOLA 06 – Impianto: pianta, sezioni e particolari di progetto (scale indicate)
TAVOLA 12 – Centrale idroelettrica: pianta, sezioni, particolari (scala 1:100)
INDICE DELLE TABELLE
TABELLA 1 – PROPRIETÀ INDICE DEI MATERIALI COSTITUENTI L’UNITÀ LITOSTRATIGRAFICA U2.
TABELLA 2 - VOLUMI INDICATIVI MATERIALI PRODOTTI – REIMPIEGATI PER LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE
8
28
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
FIGURA 1 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO (ESTRATTO FOGLIO N. 43 “BIELLA” DELLA CARTA GEOLOGICA D’ITALIA ALLA
6
SCALA 1:100.000
FIGURA 2 – INQUADRAMENTO DELLE OPERE DI PROGETTO SU BASE TOPOGRAFICA CTR REGIONE PIEMONTE – SEZIONE
115020
11
FIGURA 3 – DESTINAZIONE D’USO URBANISTICA PER LE OPERE DI PROGETTO (ESTRATTO ELABORATO PR.3F “USO DEL
SUOLO URBANO” ALLA SCALA 1:2.000
FIGURA 4 – INDIVIDUAZIONE SITO DI UTILIZZO DEI MATERIALI DA SCAVO
12
ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
FIGURA 5 – DESTINAZIONE D’USO URBANISTICA PER IL SITO DI UTILIZZO (ESTRATTO ELABORATO PR.3F “USO DEL
SUOLO URBANO” ALLA SCALA 1:2.000
FIGURA 6 – INDIVIDUAZIONE SITO DI DEPOSITO INTERMEDIO DEI MATERIALI DI SCAVO
21
22
FIGURA 7 – DESTINAZIONE D’USO URBANISTICA PER IL SITO DI DEPOSITO INTERMEDIO (ESTRATTO ELABORATO PR.3F
“USO DEL SUOLO URBANO” ALLA SCALA 1:2.000
FIGURA 8 – INDIVIDUAZIONE DEI PUNTI DI CAMPIONAMENTO PER INDAGINE AMBIENTALE
25
32
3
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1. INTRODUZIONE
Il presente elaborato tecnico costituisce integrazione del documento “Relazione Terre e Rocce da Scavo” a
supporto del progetto denominato “Impianto Idroelettrico Vigliano”, nel Comune di Vigliano Biellese (BI),
presentato nel maggio 2012 dalla SIPOWER s.r.l. contestualmente allo Studio di Compatibilità Ambientale per
l’ottenimento dell’Autorizzazione Unica ai sensi del D.Lgs. 387/03 ss.mm.ii., in risposta alla richiesta di
chiarimenti ed integrazioni formalizzata dalla Provincia di Biella Settore Ambiente ed Agricoltura Servizio V.I.A.
con raccomandata A.R. Prot. n. 41425 E XI 2 132 del 3 ottobre 2012 a seguito delle risultanze della seduta
della Conferenza dei Servizi del 27 settembre 2012 (rif. Questione n. 43).
Il documento si configura quale “Piano di Utilizzo” (di seguito “Piano”) del materiale da scavo prodotto durante
la realizzazione degli interventi di progetto che verrà gestito come sottoprodotto e riutilizzato sia all’interno
dello stesso progetto sia in siti esterni, ma limitrofi all’area di produzione, ai fini di rimodellazioni morfologiche.
In conformità ai contenuti di cui all’Allegato 5 del Decreto 10 agosto 2012, n. 161 “Regolamento recante la
disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo” (G.U. n. 221 del 21 settembre 2012) il presente Piano
sarà strutturato come di seguito indicato:
1.
inquadramento territoriale-urbanistico, ubicazione e descrizione dei siti di produzione dei materiali da
scavo e indicazione dei relativi volumi in banco suddivisi nelle diverse litologie;
2.
ubicazione dei siti di utilizzo, individuazione dei processi di impiego dei materiali da scavo e
indicazione dei relativi volumi di utilizzo suddivisi nelle diverse tipologie;
3.
inquadramento geologico ed idrogeologico dell’area (finalizzato alla valutazione della “compatibilità”
litologica e geochimica dei terreni scavati con il luogo/impiego finale);
4.
operazioni di normale pratica industriale;
5.
modalità di esecuzione e risultanze della caratterizzazione ambientale dei materiali da scavo;
6.
ubicazione dei siti di deposito intermedio in attesa di utilizzo;
7.
individuazione dei percorsi previsti per il trasporto materiale da scavo tra le diverse aree impiegate nel
processo di gestione (siti di produzione, aree di deposito in attesa di utilizzo, siti di utilizzo) ed indicazione
delle modalità di trasporto previste.
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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO
Come esplicitamente indicato all’Allegato 5 del Decreto 10 agosto 2012, n. 161 “Regolamento recante la
disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo” nel corso del presente capitolo verrà fornito un
inquadramento geologico ed idrogeologico delle aree di intervento (aree di scavo, di riutilizzo e di deposito
intermedio) al fine di valutare preliminarmente la “compatibilità” litologica, quindi chimico-fisica, fra le aree di
scavo ed i siti di utilizzo individuati esternamente al cantiere.
2.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO
L’area di indagine è inquadrabile nel dominio dell'Alta Pianura Piemontese, più precisamente nel settore
centro-occidentale del Biellese meridionale in fregio alla sponda idrografica destra del T. Cervo, caratterizzata
dall’occorrenza di depositi continentali quaternari sia in facies fluvio-glaciali, geneticamente legate alle fasi di
ritiro del ghiacciaio balteo della Valle d'Aosta, sia fluviali recenti di età olocenica.
Il materasso alluvionale ed i depositi fluvio-glaciali e glaciali s.l. riconoscibili nelle vicinanze ricoprono facies di
transizione da ambiente marino a continentale, costituite da alternanze di livelli ghiaioso-sabbiosi e livelli più
fini, da argilloso-limosi a sabbioso-argillosi, riferibili al Villafranchiano (Pliocene-Pleistocene inferiore), in
genere contraddistinti a tetto da una superficie erosionale.
Di seguito si riporta la descrizione delle litologie e delle formazioni riconoscibili nella figura 1 stralciata dal
foglio n. 43 “Biella” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000.
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Figura 1 – Inquadramento geologico (Estratto foglio n. 43 “Biella” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000

Alluvioni attuali e recenti a2 (Età: Olocene) – Depositi prevalentemente ghiaiosi e ciottolosi, non
alterati, in matrice sabbiosa, appartenenti agli alvei attivi ed abbandonati. Sono distribuiti lungo i corsi
d’acqua principali e risultano in gran parte inondabili nel corso di piene eccezionali.

Alluvioni antiche a1 (Età: Olocene inferiore) - Depositi fluviali e fluvioglaciali wurmiani, terrazzati, non
alterati, costituiti in prevalenza da ghiaie ciottolose e sabbiose con ridotta copertura grigio-bruna.

Fluvioglaciale Wurm-Riss FgW-R (Età: Pleistocene superiore-Pleistocene medio) - Depositi di origine
fluvioglaciale appartenenti al livello fondamentale della pianura, costituiti da ghiaie e ciottoli in matrice
sabbiosa con debole strato di alterazione bruno-giallastro e coperture loessiche sabbioso-limose con
spessore non superiore al metro.

Fluvioglaciale Riss FgR (Età: Pleistocene medio) - Depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie alterate in
matrice sabbioso limosa con lenti sabbioso-argillose. Tali depositi formano un alto ed esteso sistema
di terrazzi che si raccordano con le cerchie moreniche rissiane e sono ricoperti da un paleosuolo
essenzialmente argilloso di colore rosso-arancio che presenta inclusioni di ciottoli silicatici alterati.
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Sono raccordati alle alluvioni più recenti da scarpate di modesta altezza, generalmente inferiori a 10
m.

Fluvioglaciale Mindel FgM (Età: Pleistocene inferiore) - Depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaie e
ciottoli rosso-bruni molto alterati, con potente paleosuolo argilloso rosso-bruno definito “ferretto”. Al di
sopra del paleosuolo possibile presenza di placche di loess giallastro debolmente argillificato tardo
rissiano. I suddetti depositi costituiscono gli alti terrazzi ondulati che si accordano con le cerchie
moreniche più antiche ed esterne.

Sedimenti del Villafranchiano I (Età: Villafranchiano) – Comprendono sia facies continentali
(Villafranchiano superiore) costituite da alluvioni grossolane intensamente ferrettizzate con paleosuolo
ad argille rosse di spessore plurimetrico, espressione dei depositi delle prime glaciazioni (Donau –
Gunz) e gli interglaciali ad essi rispettivamente successivi, sia facies sedimentarie e di transizione
caratterizzate da alternanza di depositi sabbioso-limosi e limoso-argillosi di origine litorale o lagunare–
deltizio (Villafranchianoi inferiore) intercalate tra le sabbie marine Plioceniche e le alluvioni grossolane
del Villafranchiano superiore.

Sabbie Plioceniche P (Età: Pliocene) – Sabbie, ghiaie, argille sabbiose e marne.
A nord, oltre la pianura del Cervo e lontano dall'area di interesse, si incontrano i primi affioramenti del
substrato roccioso rappresentati dai termini magmatici e metamorfici relativi alla Serie Diorito-Kinzigitica IvreaVerbano [gneiss biotitici-silliminatici (k), graniti bianchi biotitici (γ1), dioriti quarzifere biotitico-anfibolitiche (δ),
basalti e gabbri in filoni (β)].
In relazione alla specifica collocazione delle opere di progetto, come emerge dall’esame della figura 1, appare
evidente che le aree di scavo e quelle di utilizzo ricadono interamente nell’ambito della piana
alluvionale del T. Cervo, quindi nella medesima unità formazionale “Alluvioni antiche-a1” costituita da
prevalenti sabbie e ghiaie più o meno ciottolose.
2.2 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA DEI MATERIALI DI SCAVO
Per la definizione delle caratteristiche geotecniche dei materiali da scavo (tema trattato nel documento
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“Relazione geologioco-tecnica integrativa” - dicembre 2012, al quale si rimanda per approfondimenti) sono
state prese a riferimento le stratigrafie di due sondaggi geognostici a carotaggio continuo con annesse prove
penetrometriche dinamiche in foro (SPT) eseguiti in data 20 novembre 2012 sul piazzale di cava dismessa
dove si prevedono la realizzazione del canale di derivazione e della vasca di carico; i sondaggi hanno
raggiunto profondità di 10 m (sondaggio S2) e 18 m p.c. (sondaggio S1).
In base ai risultati delle indagini geognostiche eseguite il terreno di sedime, in corrispondenza delle verticali
indagate, può essere caratterizzato come segue, dall’alto verso il basso:
•
Unità 1 (U1) (da p.c. a circa 3.5 m p.c.) – Materiali incoerenti a comportamento granulare (attritivo) da
mediamente addensati ad addensati costituito da prevalenti sabbie e ghiaie riferibili alle alluvioni antiche
oloceniche; NSPT n.d.
•
Unità 2 (U2) (oltre 3.5 m p.c. fino alla massima profondità investigata) – Orizzonte di materiali ad
elevata resistenza meccanica (materiali incoerenti a comportamento granulare da addensati a molto
addensati) costituito da sabbie e ghiaie più o meno limose/argillose, fortemente alterate, riferibili alle alluvioni
fluvio-glaciali antiche (Riss ?); NSPT 70.
I sopralluoghi esperiti lungo l’asta torrentizia evidenziano una sostanziale concordanza tra i dati di sondaggio e
gli affioramenti individuati lungo le scarpate di erosione fluviale sia a monte che a valle del sito di progetto
denotando quindi una sostanziale geometria tabulare per i depositi individuati.
Il modello geotecnico individuato a partire dai valori nominali trasformati nei relativi valori caratteristici dei
parametri geotecnici, come richiesto dal punto 6.2.2 delle NTC D.M. 14/01/2008 e della Circolare C.S.LL.PP.
617/2009 “Istruzioni per l’applicazione delle Norme tecniche per le costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008”,
è sintetizzato nella seguente tabella.
N° strato
2
Profondità
γk
φk
(m p.c.)
(t/m3)
(°)
> 3,5
1,90
27,0
Es,k
Dr
c’k
(Kg/cm2) (%) (KPa)
425,0
>75
10,0
Tabella 1 – Proprietà indice dei materiali costituenti l’Unità litostratigrafica U2.
Per il significato dei simboli indicati in tabella
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φk = valore caratteristico dell’angolo di resistenza al taglio;
c’k = valore caratteristico della coesione drenata;
γk = valore caratteristico del peso di volume naturale;
Es,k = valore caratteristico del modulo elastico (di Young);
Dr = densità relativa
In via cautelativa è possibile considerare i valori indicati in tabella come rappresentativi anche per l’Unità
litostratigrafica U1 benché quest’ultima sia costituita da materiale avente proprietà tecniche generalmente
migliori.
2.3 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO
Data la collocazione delle opere di progetto è prevedibile l’interessamento esclusivamente dei depositi
alluvionali recenti (sabbie e ghiaie fluviali oloceniche) e fluvio-glaciali antichi (sabbie e ghiaie più o meno
limose/argillose fortemente alterate rissiane ?) tradizionalmente riferibili alla Serie dei Depositi Fluviali, di età
compresa tra il Pliocene e l’Attuale, e più precisamente al Complesso dei Depositi Grossolani Fluviali i primi e
al Complesso delle Alternanze Fluviali i secondi. Inferiormente sono presenti depositi ghiaiosi e limoso-argillosi
fortemente alterati (Ferretto Auct.) di età pleistocenica inf. (Mindel. Auct.) (Complesso dei Depositi Fini
Fluviali).
Il suddetto materasso alluvionale, di spessore stimabile prossimo o superiore a 40 m, in virtù della natura
incoerente e prevalentemente grossolana dei materiali, presenta una generale elevata conducibilità idraulica;
esso ospita una falda idrica a superficie libera (freatica), in rapporto diretto di interdipendenza idraulica con il T.
Cervo, con oscillazioni dovute alle variazioni stagionali di piovosità e di portata del corso d’acqua, con
prevedibile massima depressione del livello piezometrico durante la stagione invernale, in corrispondenza del
periodo di minimi apporti pluviometrici e idrologici ed il massimo innalzamento in primavera ed in autunno in
coincidenza con notevoli apporti di infiltrazione (precipitazioni) e consistenti portate del corso d’acqua.
L’occorrenza di intercalazioni sabbioso-limose (più raramente limoso-argillose) non costituisce almeno
teoricamente elemento di compartimentazione della falda che rimane unitaria.
A motivo della loro tessitura prevalentemente grossolana i depositi alluvionali non possiedono alcuna
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protezione naturale nei confronti di apporti inquinanti, sia provenienti dall’alto, sia veicolati dai corsi d’acqua
stessi. La ricarica della falda è essenzialmente legata all’infiltrazione efficace degli apporti meteorici oltre che
da travasi dalle idrostrutture adiacenti in rilievo morfologico.
Gli elaborati dello studio geologico di supporto al P.R.G.C. (Tavola 8 “Carta geoidrologica”) indicano in
corrispondenza dell’area di indagine una quota piezometrica assoluta compresa variabile da monte a valle tra
295,0 e 290,0 m s.l.m. (con approfondimento progressivo in corrispondenza del salto morfologico esistente
lungo l’asta fluviale), equivalente ad una soggiacenza indicativamente compresa fra 6 e 8 m p.c.; in realtà, in
corrispondenza del sondaggio S1, attrezzato con piezometro, la falda è stata intercettata ad una profondità di
circa 10,5 m da p.c., ovvero ad una profondità maggiore rispetto a quanto indicato su base bibliografica in via
preliminare. Le quote relative di bocca foro e di falda mettono quindi in relazione diretta la falda con il livello
idrico del T. Cervo.
Considerato il sistema idrogeologico locale che vede il T. Cervo come collettore di drenaggio principale della
falda superficiale, la direzione di deflusso locale si imposta verso i quadranti orientali-nord orientali, con rapido
approfondimento in prossimità della briglia.
Sotto il profilo delle interazioni previste con le opere in progetto, si evidenziano quindi:
a. l’interessamento della falda superficiale nel corso della realizzazione della bocca di captazione e del
primo tratto di canale di derivazione, fin dove lo stesso si allinea con il primo salto della traversa;
b. l’assenza sostanziale di interazione con la falda superficiale con riferimento al sistema dissabbiatorevasca di carico ed alla condotta forzata: il rapido approfondimento della falda a valle del primo salto
della traversa (fino a quote assolute di circa 291 m s.l.m.) comporta la presenza di acqua a partire da
9 m circa da p.c., contro i 7 m previsti per il fondo scavo;
c. la presenza di una modesta interazione delle opere con la falda superficiale in corrispondenza del sito
di centrale: tale interazione è tuttavia limitata al solo livello basale dell’edificio (locale turbina) ed al
canale di scarico, senza dimenticare che l’unità litologica interessata dalle opere a tale profondità (U2)
è caratterizzata da permeabilità relativamente bassa (1x10 -5 cm/s – dato rilevato nel corso di prova di
permeabilità Lefranc a carico variabile eseguita nel tratto fra 9 e 10 m da p.c., in corrispondenza del
sondaggio S2).
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3. SITI DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DA SCAVO
Le aree di intervento e di contestuale produzione dei materiali da scavo sono situate nel territorio comunale di
Vigliano Biellese (provincia di Biella); più precisamente insistono sui terreni in fregio alla sponda idrografica
destra del Torrente Cervo, nel tratto immediatamente a valle del ponte della strada Vigliano-Candelo (Via del
Cervo) presso la sua intersezione con la S.R. n. 142 Superstrada Biella-Cossato. Si rimanda alla figura 2 di
seguito proposta (base topografica stralciata dalla sezione 115020 della CTR Regione Piemonte) per
l’individuazione planimetrica delle opere di progetto.
Figura 2 – Inquadramento delle opere di progetto su base topografica CTR Regione Piemonte – sezione 115020
Data la loro collocazione morfologica e stratigrafica i terreni interessati saranno costituiti da depositi
continentali incoerenti riferibili alle alluvioni oloceniche della piana del Torrente Cervo e, oltre i 3,5 m p.c., ai
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sedimenti del fluvioglaciale Riss; come evidenziato dalla stratigrafia dei sondaggi geognostici non verrà
intercettato il substrato roccioso.
3.1 INQUADRAMENTO URBANISTICO
Il P.R.G.C. del Comune di Vigliano Biellese (Variante di Revisione del Piano Regolatore Generale Comunale
vigente approvata con D.G.R. 30 Luglio 2012, n. 17-4220) individua la destinazione d’uso urbanistica
nell’elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala 1:2.000 di cui viene riportato uno stralcio nella figura 3 di
seguito proposta. Dall’esame della figura si evince che l’area oggetto di intervento ricade in zona classificata
‘IPC – Aree con impianti esistenti ad uso prevalentemente produttivo da confermare’, normata dall’articolo 28
delle Norme Tecniche di Attuazione
Figura 3 – Destinazione d’uso urbanistica per le opere di progetto (estratto elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala 1:2.000
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Trattasi di aree, individuate dal P.R.G., ove sono insediate attività di carattere produttivo, industriali ed
artigianali, per le quali si conferma l’uso prevalente in atto con interventi volti alla ristrutturazione ed
all’adeguamento degli impianti, degli edifici e delle aree libere.
Nello specifico, l’area interessata dalle opere è identificata nel P.R.G. zona destinata esclusivamente alle
attività di lavorazione degli inerti, in coerenza con la sua storia recente.
Le N.t.A., relativamente a nuovi interventi, indicano come parametri urbanistici da rispettare:
a. Rapporto di Copertura: rapporto tra Superficie Coperta e Superficie Fondiaria inferiore o pari al 66%
b. Altezza: inferiore o uguale a 12,00 m, salvo altezze maggiori per parti tecnologicamente indispensabili
c. Distanza dai confini: maggiore o uguale a 6,00 m o nulla in presenza di accordo tra confinanti
d. Distanza da costruzioni: maggiore o uguale all’altezza dell’edificio più alto e comunque non inferiore a
10,00 m oppure nulla nei casi di aderenza a fabbricati esistenti
e. Verde: maggiore o uguale al 10% della Superficie Fondiaria
L'impianto proposto, peraltro privo di opere strutturali fuori terra, rispetta pienamente tutti i requisiti sopra
riportati."
La destinazione d’uso attuale prevista permarrà anche a seguito del completamento degli interventi di
progetto.
3.2 OPERAZIONI DI MOVIMENTAZIONE DEL MATERIALE IN BANCO
Per la realizzazione dei manufatti di progetto [sistema di adduzione (costituito da un breve canale di
derivazione, con relative opere annesse; dal canale dissabbiatore, dalla vasca di carico e dalla condotta
forzata), edificio di centrale di produzione e canale di scarico - rif. elaborati progettuali Tavola 5 “Planimetria
progetto e sezione longitudinale impianto”, Tavola 6 “Impianto: pianta, sezioni e particolari di progetto” e Tavola
12 “Centrale idroelettrica: pianta, sezioni, particolari”] e delle opere accessorie (pista di accesso e piazzale di
manovra) sono previste operazioni di scavo con mezzi meccanici nel materiale alluvionale incoerente
(alluvioni recenti oloceniche e fluvioglaciale antico); le volumetrie più rilevanti di materiale movimentato
derivano dalle operazioni di preparazione dell’impronta per la realizzazione del canale di derivazione e
dell’edificio di centrale e per la realizzazione delle terre armate a sostegno della pista di accesso alla centrale;
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movimenti terra più limitati consisteranno nella scarificazione dello scotico vegetale in corrispondenza della
prevista area di cantiere (quest’ultimo accumulato temporaneamente nel sito di deposito indicato nel Piano,
separato da altri materiali ed utilizzato integralmente per il ripristino dei luoghi).
Le operazioni di scavo verranno realizzate previo posizionamento, con strumenti topografici, dei riferimenti
plano-altimetrici (picchetti) sulle aree interessate dall’intervento, e saranno condotte con metodologie
tradizionali, cioè mediante l’utilizzo di escavatori cingolati, trasportati in loco a mezzo di autocarri, che
procederanno al lavoro di scavo per postazioni fisse (i movimenti del braccio – rotazione, estensione o rientro
– ed i movimenti della macchina – traslazione – non avverranno contemporaneamente) ed il materiale
scavato, non direttamente riutilizzato all’interno del cantiere per interventi di riempimento, sarà caricato sui
mezzi di trasporto (autocarri o dumper) e conferito direttamente ai siti di destino o di deposito intermedio
definiti ai paragrafi successivi del presente Piano. In caso di rinvenimento di blocchi/massi di dimensioni
rilevanti nel deposito alluvionale, potrà essere necessario il ricorso a martello demolitore (come più volte
specificato, non verrà intercettato il substrato roccioso).
Date le modalità operative non sono previste operazioni che possano modificare la natura chimico-fisica dei
materiali da scavo; l’unica fase lavorativa (“normale pratica industriale”) è ascrivibile ad operazioni meccaniche
di frantumazione progressiva dei materiali lapidei di dimensioni eccessive, sino a ottenere materiale con
pezzatura tale da essere trasportabile dai mezzi di cantiere (operazione che verrà eseguita, qualora
necessaria, con ausilio di scalpello montato su braccio dell’escavatore).
Nell’ambito della realizzazione delle opere di progetto le fasi di scavo e movimentazione terra previste sono
riconducibili alle seguenti operazioni:

realizzazione tura longitudinale e messa in asciutto della sponda destra; contestuale livellamento del
terreno e scavo max. 1.5 - 2 m da p.c. attuale;

realizzazione opere di sostegno con micropali e tiranti per gli scavi del canale di derivazione,
dissabbiatore, vasca di carico e locale valvole;

scavo completo del canale e della vasca e getto delle relative strutture;
14
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
copertura della struttura interrata, realizzazione primo tratto pista di accesso alla centrale e
collegamento della stessa con la pista arginale preesistente, previa pulizia/ripristino di quest’ultima;

sviluppo della pista di cantiere fino alla sito in cui verrà realizzata la centrale di produzione e
realizzazione paratia in micropali e tiranti;

posa condotta forzata e ricoprimento scavo, realizzazione pista definitiva;

realizzazione argine temporaneo allo scarico, scavo e realizzazione strutture centrale e canale di
scarico; installazione turbine, generatori, trasformatori e impianto elettrico;

realizzazione accesso temporaneo alla sponda destra;

realizzazione opere alla presa (bocca DMV, paratoia di sghiaio, paratoie esclusione derivazione);

ripristino sezione fluviale, rimozione materiale detritico a monte e sua redistribuzione a valle dell’opera
in accordo con l’Autorità Idraulica, eliminazione piste di cantiere ed attuazione interventi di ripristino.
Nello specifico, con particolare riferimento alle singole parti dell’impianto, le operazioni di scavo e movimento
terra possono essere così descritte:

Canale di derivazione – Lo scavo del canale comporterà la realizzazione di una paratia in micropali
con tiranti necessaria ad assicurare la stabilità dello scavo lungo tutto il lato monte. Lo scavo avrà
profondità comprese tra 5 e 8 m p.c. e non raggiungerà la falda idrica secondo quanto desunto dalla
campagna di indagini eseguite (rif. “Relazione geologico-tecnica integrativa” e paragrafo § 2.3 del
presente elaborato). Una volta realizzati lo scavo e la struttura in cemento armato del canale, si
provvederà al ripristino del piazzale mediante rinterro parziale della struttura, ad esclusione dello
spazio necessario al funzionamento dello sgrigliatore; sarà poi realizzata la pista di accesso alla
centrale.

Canale dissabbiatore, vasca di carico, locale valvole – Lo scavo si svilupperà su profondità comprese
entro gli 8 m, con contestuale protezione mediante paratia in micropali tirantata. Le strutture saranno
poi ricoperte da uno strato di terreno (riutilizzando parte del materiale scavato) di spessore indicativo
pari a 60-80 cm (rif. Tavole di progetto).

Condotta forzata – La condotta forzata sarà posizionata al di sotto della pista di accesso alla centrale,
realizzata in parte in scavo ed in parte in rilevato su terre armate. La profondità massima di scavo
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
prevista è di 5 m con fronte sostenuto mediante paratia in micropali tirantata. Al termine dei lavori di
posa si provvederà al ricoprimento dello scavo e alla realizzazione della pista di accesso definitiva.

Centrale idroelettrica, canale di scarico – L’edificio di centrale risulta completamente interrato entro il
rilevato arginale, ad una distanza dall’alveo superiore ai 10 m. Gli scavi, con profondità massima fino
a 15 m p.c., saranno sostenuti da paratie in micropali a più ordini di tiranti. Il tetto della centrale,
carrabile, si raccorderà con la pista di accesso di progetto, a sua volta posta in collegamento con la
pista arginale preesistente. Non sono in questo caso previsti rinterri se non quelli relativi al canale di
scarico con funzione di ripristino morfologico del pendio e antierosiva.

Cabina di consegna dell’energia elettrica – Non sono previsti scavi o rinterri relativamente alla cabina,
che è già esistente; per quanto riguarda il cavidotto di allacciamento interrato, si provvederà a
realizzare una trincea di scavo a sezione ristretta, e si prevede il reimpiego pressoché totale del
materiale per il rinterro.
Per quanto riguarda l’area di cantiere questa è individuabile entro il perimetro del piazzale della cava
dismessa, ad una quota di sicurezza rispetto alle piene ordinarie del fiume e lungo il rilevato arginale in destra
del Torrente Cervo. Il sito occuperà una superficie di circa 600 mq, idonea al deposito temporaneo dei
materiali ed al ricovero dei mezzi d’opera.
Data la morfologia pianeggiante del sito non si prevedono azioni di livellamento dell’area, né movimentazione
di materiale in entrata e/o in uscita dal sito stesso.
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
4. OPERAZIONI DI “NORMALE PRATICA INDUSTRIALE”
Per quanto concerne i materiali da scavo prodotti, fra i trattamenti assimilabili a quelli di “normale pratica
industriale” definiti all’Allegato 3 del Decreto 10 agosto 2012, n. 161, potranno essere richiesti soli interventi di
selezione granulometrica; altri “trattamenti” sono riconducibili, in caso di intercettazione di grossi blocchi o
trovanti, ad operazioni di frantumazione meccanica (con martellone) degli stessi per ottenere pezzature che
possano essere agevolmente caricate sui mezzi di trasporto.
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
5. UBICAZIONE DEI SITI DI UTILIZZO
Il materiale scavato (eccezion fatta per lo scotico vegetale, che verrà accumulato a parte nei siti di deposito
temporaneo individuati nel Piano e riutilizzato integralmente ad avvenuto collaudo delle opere per le
operazioni di ripristino, e per il modestissimo volume (circa 20 mc) di materiale derivante da demolizione
puntuale controllata delle arginature in cemento armato, gestito come rifiuto non pericoloso e quindi conferito
ad impianto di riciclaggio) verrà in parte utilizzato entro il cantiere di produzione per operazioni di riempimento
degli scavi e per la formazione delle terre armate a sostegno della pista di accesso alla centrale idroelettrica
nel tratto in cui questa si sviluppa in rilevato; l’eccedenza, sulla base di uno specifico accordo con la proprietà,
verrà interamente conferita, per operazioni di rimodellamento e regolarizzazione, in corrispondenza di area
morfologicamente depressa adiacente al sito di intervento, precedentemente interessata da attività estrattiva
ed oggi dismessa; l’ubicazione è indicata nella figura 4.
La scelta di tale area consente da un lato il ricollocamento dei materiali in un ambito morfologico e litologico
del tutto corrispondente a quello di scavo, dall’altro la riduzione sostanziale degli interventi di mobilitazione e
trasporto del materiale stesso, senza contare l’evidente vantaggio che la regolarizzazione di una preesistente
depressione di origine antropica comporta.
L’area in questione, situata in sponda idrografica destra del T. Cervo, fa parte del compendio immobiliare
storicamente oggetto di attività estrattiva, e presenta oggi una copertura per lo più arbustiva, di recente
impostazione (successiva alla chiusura del sito); si prevede il conferimento dell’intero volume eccedente non
direttamente impiegato in cantiere, stimato pari a 4.243 mc, al fine di colmare l’attuale depressione antropica e
ricreare condizioni di uniformità del piano campagna e raccordo alle aree adiacenti. Si rimanda alla tavola 1
“Progetto utilizzo terre da scavo - planimetria e sezioni” per approfondimenti.
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Figura 4 – Individuazione sito di utilizzo dei materiali da scavo
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5.1 INQUADRAMENTO URBANISTICO
Il P.R.G.C. del Comune di Vigliano Biellese (Variante di Revisione del Piano Regolatore Generale Comunale
vigente approvata con D.G.R. 30 Luglio 2012, n. 17-4220) individua la destinazione d’uso urbanistica
nell’elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala 1:2.000, di cui viene riportato uno stralcio nella figura 5
di seguito proposta con l’individuazione dell’area di utilizzo.
Tale elaborato, che adotta come base cartografica la planimetria catastale della zona, evidenzia per l’area
oggetto di rimodellamento una destinazione in parte di pertinenza fluviale del T. Cervo ed in parte agricola.
Nella realtà come facilmente verificabile dalla planimetria CTR (fig. 4) e dalla planimetria di rilievo (rif. tavola 1
“Progetto utilizzo terre da scavo - planimetria e sezioni”), la situazione catastale è del tutto discordante dallo
stato di fatto, principalmente per effetto degli interventi di regimazione idraulica del T. Cervo che hanno
completamente ridefinito i confini dell’alveo e delle regioni arginali adiacenti.
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Figura 5 – Destinazione d’uso urbanistica per il sito di utilizzo (estratto elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala 1:2.000
La destinazione d’uso attuale prevista permarrà anche a seguito del completamento degli interventi di
progetto.
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6. SITI DI DEPOSITO INTERMEDIO
Nell’ambito delle operazioni di riutilizzo dei materiali da scavo derivanti dalla realizzazione dell’opera, al fine di
ottimizzare le percorrenze dei mezzi di cantiere e di minimizzare l’impatto ambientale e sul traffico urbano da
essi generato, è stata individuata quale parte della cantierizzazione un’area di stoccaggio, ubicata in fregio al
vecchio impianto di frantumazione e selezione degli inerti (figura 6), in affiancamento alle aree di lavoro,
utilizzabile anche come superficie per deposito del materiale derivante dalle operazioni di scotico vegetale. La
logica seguita è quella di allocare i materiali da scavo il più vicino possibile al luogo da cui sono stati estratti,
allo scopo di minimizzare l’impatto dei trasporti sulle strade e sui recettori presenti nel territorio interessato
dall’opera.
Figura 6 – Individuazione sito di deposito intermedio dei materiali di scavo
I materiali che verranno depositati nelle aree possono essere suddivisi in via preliminare in tre categorie:
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- terreno vegetale (corrispondente al primo strato di terreno, risultante dalle operazioni di scarificazione del
cotico);
- terreno sterile inerte derivante dalle operazioni ordinarie di scavo (sbancamenti per posa condotta forzata,
realizzazione dell’edificio di centrale e del sistema delle opere di adduzione);
A queste categorie può essere aggiunta una ulteriore classe comprendente frammenti litici nel caso di
intercettazione di grossi blocchi o massi di volume di diversi mc (non del substrato roccioso, che non verrà
intercettato).
Non si prevede invece, date le modestissime volumetrie (circa 20 mc) alcuno stoccaggio del materiale
derivante dalla demolizione controllata e puntuale dell’arginatura in cemento armato che insiste sulla sponda
destra del T. Cervo: tale materiale, contestualmente alla sua asportazione, sarà caricato su autocarro (in un
unico singolo viaggio) e trasferito ad apposito impianto di trattamento.
Le superfici destinate allo stoccaggio dei materiali, dimensionate in funzione dei quantitativi di materiale da
accumulare, verranno conformate ed attrezzate con presidi provvisionali in modo da contenere al minimo gli
impatti sulle matrici ambientali, con particolare riferimento alla tutela delle acque superficiali e sotterranee ed
alla dispersione delle polveri.
All’interno dell’area individuata il materiale sarà stoccato in cumuli separati, distinti per natura del materiale e
con chiara segnalazione di identificazione, con altezza massima compatibile con i valori dall’angolo di
resistenza al taglio a riposo del materiale in condizioni sature, tenendo conto degli spazi necessari per operare
in sicurezza nelle attività di deposito e prelievo del materiale; saranno inoltre adottate tutte le misure idonee a
ridurre al minimo i disturbi e i rischi causati dalla produzione di polveri.
In ottemperanza a quanto indicato nell’art. 10, il deposito del materiale scavato sarà accompagnato da
apposita segnaletica, posizionata in modo visibile, recante le informazioni relative al sito di produzione, le
quantità di materiale depositato e i dati amministrativi del Piano di Utilizzo.
Un discorso a parte merita il terreno vegetale: la rimozione di tale materiale interessa non solo le aree
destinate ad ospitare le opere in progetto, ma anche quelle interessate dalla cantierizzazione (ivi comprese le
aree di cantiere propriamente dette e le stesse aree di stoccaggio). Al fine di garantire che le caratteristiche
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agronomiche del terreno vegetale non risultino compromesse nel tempo, i cumuli avranno altezza non
eccedente i 4.5 metri e verranno sistemati all’interno dell’area di deposito prevista. Alla fine delle lavorazioni il
terreno vegetale accumulato in precedenza verrà riutilizzato integralmente per il ripristino delle aree di cantiere
e delle aree di lavorazione.
6.1 INQUADRAMENTO URBANISTICO
Il P.R.G.C. del Comune di Vigliano Biellese (Variante di Revisione del Piano Regolatore Generale Comunale
vigente approvata con D.G.R. 30 Luglio 2012, n. 17-4220) individua la destinazione d’uso urbanistica
nell’elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala 1:2.000 di cui viene riportato uno stralcio nella figura 7 di
seguito proposta. Dall’esame della figura si evince che l’area oggetto di intervento ricade in zona classificata
‘IPC – Aree con impianti esistenti ad uso prevalentemente produttivo da confermare’, normata dall’articolo 28
delle Norme Tecniche di Attuazione (rif. paragrafo § 3.1).
La destinazione d’uso attuale prevista permarrà anche a seguito del completamento degli interventi di
progetto.
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Figura 7 – Destinazione d’uso urbanistica per il sito di deposito intermedio (estratto elaborato PR.3f “Uso del suolo urbano” alla scala
1:2.000
6.2 TEMPI DI STOCCAGGIO
Considerando le tempistiche previste per la realizzazione dell’opera (18 mesi circa), e dal momento che tale
durata è calcolata dalla fase di installazione dei cantieri alle finiture/collaudo delle opere e che il ripristino del
terreno vegetale di copertura è previsto successivamente alla terminazione delle singole strutture, il tempo
massimo di permanenza dei materiali di scavo nel sito di deposito individuato è stabilito pari a 18 mesi.
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Al fine di garantire il rispetto del tempo massimo di stoccaggio indicato, si impiegherà il sistema definito come
“deposito dinamico” delle terre da scavo: in altre parole nell’area di stoccaggio saranno normalmente collocati i
materiali di scavo che verranno quindi reimpiegati, con tempistica diversa in funzione dell’avanzamento dei
lavori, per la realizzazione di rinterri. A seguito del riutilizzo, la medesima area di stoccaggio verrà occupata da
nuovi cumuli di terreno provenienti da altri scavi, e così via.
Questo fa sì che i tempi effettivi di stoccaggio di ciascun cumulo di materiale di scavo risultino
significativamente inferiori a quelli massimi sopra indicati.
Faranno generalmente eccezione a questa logica le aree che verranno impiegate per lo stoccaggio del terreno
vegetale. Questo avrà origine dalle operazioni di scotico eseguite sia nelle aree di lavoro che in quelle
destinate al cantiere, svolte nella prima fase di attività, e verrà reimpiegato nell’ambito dei ripristini o delle
rinaturalizzazioni. Tipicamente quindi il terreno vegetale verrà stoccato fin dalla fase iniziale dei lavori e
riutilizzato solo nella fase finale.
Le procedure di rintracciabilità dei materiali definite nel presente documento avranno anche l’obiettivo di
garantire la possibilità di verifica e controllo dei tempi di stoccaggio sopra indicati. Qualora un determinato
volume di terreno fosse mantenuto su un’area di deposito per un tempo superiore ai 18 mesi, verrà trattato
secondo il regime normativo proprio dei materiali di rifiuto, non essendosi soddisfatte le condizioni indicate nel
presente Piano.
6.3 RINTRACCIABILITÀ DEI MATERIALI
Durante tutte le attività connesse alla realizzazione dell’opera sarà garantita l’identificazione certa dei materiali
durante le fasi di produzione, trasporto, stoccaggio e riutilizzo.
Tutti i cumuli di materiale, sia destinati al riutilizzo che allo stoccaggio, verranno identificati con un codice
alfanumerico.
Allo scopo di garantire la rintracciabilità delle terre, saranno predisposti e opportunamente conservati appositi
registri che riporteranno i movimenti di ciascun volume di terre dal sito di produzione a quello di destinazione.
Tutti i registri, che potranno essere visionati da parte delle Autorità preposte, dovranno contenere in linea
generale le seguenti informazioni:
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A. sito di produzione delle terre da scavo: denominazione del cantiere (sito di produzione), dell'attività e
data dello scavo;
B. quantità di terre da scavo generate e distinte per categorie:
i.
terreno vegetale,
ii.
inerti sterili da scavi all’aperto,
iii.
materiale proveniente da demolizione puntuale e controllata dell’arginatura in sponda destra;
iv.
eventuali frammenti litici;
C. codice identificativo del cumulo;
D. targa automezzo di trasporto in uscita dal sito di produzione;
E. ora e data di inizio trasporto in uscita dal sito di produzione;
F. sito di destinazione previsto.
Analogamente per il sito di destinazione dovrà essere tenuto un apposito registro su cui indicare:
A. sito di produzione delle terre da scavo: denominazione del cantiere (sito di produzione), dell'attività e
data dello scavo;
B. quantità di terre da scavo, distinte per categoria, in entrata;
C. codice identificativo del cumulo;
D. targa automezzo di trasporto in entrata nel sito di destinazione;
E. ora e data di fine trasporto in entrata nel sito di destinazione
Al fine di garantire la tracciabilità delle terre e rocce da scavo sarà previsto che tutti i carichi, oltre ai normali
documenti di trasporto merci, siano accompagnati da un documento che riporti la provenienza e la
destinazione. Il trasporto su strada delle terre e rocce sarà accompagnato dal “Documento di trasporto”
previsto dalle norme vigenti.
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7. BILANCIO DEL MATERIALE SCAVATO
Nella redazione del presente Piano è stato perseguito l’obiettivo del massimo riutilizzo del materiale scavato,
quindi è stata effettuata un’analisi dei singoli interventi individuando le volumetrie di materiali in fabbisogno e in
scavo (i volumi sono espressi in banco, ossia le quantità stimate rappresentano i volumi geometrici ricavati
dalle geometrie di progetto). A seguito di tale analisi sono state stimate le quantità dei materiali utilizzabili
all’interno del progetto e quelli utilizzabili in interventi in siti diversi da quello di produzione. Per quanto
concerne la composizione litologica è previsto l’interessamento di depositi incoerenti riferibili alle alluvioni
fluviali recenti oloceniche e al fluvioglaciale antico (Riss).
Zona
Volume sterro
Volume
[mc]
rinterro [mc]
Eccedenza
[mc]
Canale di derivazione
815
100
715
Canale dissabbiatore
1.550
140
1.410
Canale di scarico dissabbiatore
870
120
750
Canale di fondo dissabbiatore
80
60
20
Vasca di carico
410
40
370
Locale valvola chiusura condotta f.
300
22
278
Condotta forzata
1 700
1 600
100
Centrale idroelettrica
940
0
940
Canale di scarico centrale idr.
1 170
670
500
Connessione MT (cavidotto, cabina)
200
190
10
Opere difesa antierosiva alveo-sponde
200
50
150
Terre armate
0
1.000
-1.000
Totale
8.235
3.992
4.243
Tabella 2 - Volumi indicativi materiali prodotti – reimpiegati per la realizzazione delle opere
A commento dei dati presentati nella tabella emerge che:
I.
il materiale in banco scavato si stima essere pari a 8.235 mc costituiti interamente da terreno
incoerente (materiale alluvionale);
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II. il materiale riutilizzato in cantiere per riempimenti e conformazioni morfologiche (interramento
manufatti di progetto, creazione del rilevato in terre armate) è stimato in 3.992 mc (circa il 48 % del
materiale scavato);
III. l’eccedenza (ovvero il materiale non utilizzato direttamente in cantiere) ammonta a 4.243 mc costituiti
interamente da miscele di sabbia e ghiaia con frazione limosa subordinata, a cui si può aggiungere
un’aliquota (non determinabile) di frammenti litici derivanti da frantumazione di grossi blocchi/trovanti
eventualmente intercettati in fase di scavo.
In base a quanto riportato nei capitoli precedenti il materiale in esubero verrà così gestito:
I.
il materiale incoerente (4.243,0 mc) ed i frammenti litici da frantumazione di blocchi/trovanti
eventualmente intercettati in fase di scavo e ridotti a pezzatura idonea verrà integralmente conferito al
sito di utilizzo definito nel Piano per interventi di riconformazione morfologica;
II. il materiale proveniente da demolizione puntuale e controllata del muro in cemento armato in sponda
destra (stimato in soli 20,0 mc) verrà gestito come rifiuto speciale non pericoloso quindi inviato ad
impianto di recupero autorizzato (o come ipotesi alternativa conferito a discarica). Non è previsto
stoccaggio temporaneo di tale materiale, che sarà raccolto ed avviato alle operazioni di recupero e
smaltimento in un’unica soluzione.
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8. USI E ATTIVITA’ PREGRESSE SUI SITI DI PRODUZIONE, UTILIZZO E DEPOSITO
INTERMEDIO
I siti di produzione dei materiali di scavo, di utilizzo e di deposito intermedio insistono tutti lungo la sponda
idrografica destra del T. Cervo, caratterizzata da consistenti interventi di rimaneggiamento antropico. Trattasi di
area sede storica di attività estrattive e produttive, interessata da impianti di selezione degli inerti, da aree di
stoccaggio, da magazzini, terrapieni e riporti antropici e da attività di lavorazione varie, oltre che da rilevanti
opere di rimodellamento e stabilizzazione finalizzate alla regimazione idraulica ed alla sistemazione spondale
essendo la sponda destra idrografica, rispetto alla sinistra, quella originariamente più soggetta a fenomeni di
erosione al piede in occasione delle piene torrentizie.
Anche la componente vegetazionale rilevabile lungo l’argine destro manifesta un evidente stato di degrado,
conseguenza dello stato di abbandono dell’area e della mancata riorganizzazione della fascia vegetata riparia
successivamente alla conclusione dei lavori di estrazione degli inerti e di regimazione fluviale.
Oltre che per le evidenze sopra citate, la presenza di aree adibite in passato ad attività estrattiva e/o
industriale comporta la disponibilità di superfici estese già attrezzate per l’insediamento del cantiere, lo
stoccaggio temporaneo dei materiali di costruzione e delle terre di scavo, la movimentazione dei mezzi
d’opera, ecc., oltre che la disponibilità di percorrenze e vie per la mobilità dei mezzi d’opera quale, ad
esempio, la pista di accesso longitudinale all’argine, sviluppata a mezza costa (gradone) e realizzata a
supporto del cantiere per le opere di regimazione fluviale, che rappresenta, ove ripulita, una notevole
opportunità di penetrazione all’area di realizzazione dell’impianto.
In questo contesto, va evidenziato come i materiali di scavo provengano dalla porzione arginale più prossima
al corso d’acqua, che storicamente, come confermato dalla stessa proprietà dell’area (ex gestore della
lavorazione inerti) è andata soggetta ai soli interventi di regimazione fluviale, che ne hanno interessato in
particolare gli orizzonti più superficiali. Nello specifico, il settore arginale prospiciente il fiume (ovvero quello
interessato direttamente dall’attività di realizzazione delle opere, e quindi dalle preliminari escavazioni) non è
mai stato interessato direttamente dall’attività estrattiva, come dimostra la ‘naturalità’ litologica e giaciturale dei
sedimenti incontrati nel corso dei sondaggi esperiti (rif. “Relazione geologioco-tecnica integrativa” - dicembre
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
2012). Analogamente il medesimo settore non è stato mai interessato dalla realizzazione di infrastrutture a
servizio delle pregresse attività di stoccaggio e lavorazione, che risultano solo in parte adiacenti alle aree di
intervento (es. ex impianto puramente meccanico di selezione degli inerti, collocato all’esterno del ciglio
arginale in adiacenza al sito di imposta della vasca di carico in progetto, privo di infrastrutture interrate e
comunque non interessante il futuro sedime di scavo).
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)
9. CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE
Al fine di valutare l’idoneità dei materiali di scavo ad essere impiegati per utilizzi in aree esterne al cantiere, in
data 30 gennaio 2013 sono stati prelevati dal materiale recuperato in corrispondenza del sondaggio S1 (spinto
alla profondità di 18 m p.c.) n. 3 campioni di terreno da sottoporre ad analisi chimica (rif. fig. 8), riferibili a
diverse profondità ed a diverse litologie.
Il sondaggio si colloca in corrispondenza del corpo arginale direttamente interessato dalle attività di scavo in
progetto, attraversandone l’intero spessore: il numero e la provenienza dei campioni prelevati risulta quindi
pienamente compatibile con le prescrizioni di legge, in relazione alla tipologia dell’intervento ed ai volumi di
materiale movimentati.
Figura 8 – Individuazione dei punti di campionamento per indagine ambientale
Lo schema di campionamento è di seguito descritto:

Campione C1 prelevato in corrispondenza dell’intervallo di profondità fra -1,0 e -1,5 m p.c.;

Campione C2 prelevato in corrispondenza dell’intervallo di profondità fra -6,0 e -6,5 m p.c.;
32
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(ai sensi Decreto 10 agosto 2012, n. 161)

Campione C3 prelevato in corrispondenza dell’intervallo di profondità fra -17,0 e -17,5 m p.c.
Considerando inoltre che:
A. la destinazione d’uso dei siti di scavo comprende aree con presenza di attività produttive non
pericolose, legate solo alla coltivazione ed alla lavorazione meccanica dei materiali inerti (sabbie e
ghiaie);
B. nelle aree di scavo ed in quelle adiacenti non si riscontrano né vi sono state attività antropiche
pregresse potenzialmente contaminanti;
si è ritenuto sufficiente considerare il set analitico riportato in Tabella 4.1 dell’Allegato 4 del Decreto 10 agosto
2012, n. 161 ovvero: Arsenico; Cadmio; Cobalto; Nichel; Piombo; Rame; Zinco; Mercurio; Idrocarburi
C>12; Cromo totale; Cromo VI; Amianto.
Dal momento che non vi sono infrastrutture viarie di grande comunicazione né insediamenti che possono aver
influenzato le caratteristiche del sito mediante ricaduta delle emissioni in atmosfera, non sono stati analizzati
BTEX e IPA: infatti la principale arteria della mobilità su gomma equiparabile ad infrastruttura di grande
comunicazione è la S.R. n. 142 Superstrada Biella-Cossato, distante oltre 150 m dai siti di scavo e di utilizzo.
I referti analitici, allegati per visione in appendice A in coda al presente documento, indicano concentrazioni di
tutti gli analiti sui tre campioni inferiori alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) di cui alla colonna
A Tabella 1 allegato 5, al titolo V parte IV del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i. (aree ad uso verde
pubblico, privato, residenziale).
Un’unica eccezione è rilevabile per il campione C2, nel quale la concentrazione di idrocarburi pesanti C>12
(pari a 61±5 mg/Kg) rilevata al sottovaglio 2 mm, seppur pienamente compatibile con il valore di CSC di
colonna B (“aree ad uso industriale e/o commerciale” - 750 mg/Kg), risulta lievemente superiore alla CSC di
cui alla colonna A (aree ad uso verde pubblico, privato, residenziale - 50 mg/Kg). A tale proposito si rileva
quanto segue:
a. la CSC riferita al medesimo campione C2 tal quale (certamente più rappresentativo agli effetti degli
obiettivi delle analisi in questione) risulta (40 mg/Kg) inferiore al valore di soglia;
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b. il valore assoluto del supero rispetto al valore di soglia è prossimo al valore dell’errore strumentale;
c. l’area di destinazione della terra da scavo è pienamente e storicamente rientrante nell’area ad uso
produttivo (lavorazione inerti) preesistente, sebbene catastalmente la stessa risulti ricadere in ambito
perifluviale (e come tale sia stata recepita dalle tavole del P.R.G.): ne consegue una difformità di
intepretazione rispetto ai valori limite di CSC da considerare, causata dalla già ricordata non
conformità tra situazione catastale e stato di fatto;
d. poiché il superamento del valore di soglia riguarda idrocarburi pesanti, ovvero sostanze a limitata
mobilità entro sedimenti a bassa trasmisività idraulica come quelli da cui proviene il campione C2, è
del tutto incongruente la totale assenza di idrocarburi pesanti negli orizzonti soprastanti (campione
C1) rispetto al dato rilevato nel campione C2. Considerando altresì il modesto valore del
superamento, si ritiene pressoché certo che la lieve contaminazione in questione sia da riferirsi alle
sostanze lubrificanti utilizzate per il funzionamento delle apparecchiature di sondaggio.
In relazione a quanto sopra esposto, si ritiene che i materiali da scavo possano essere utilizzabili per gli scopi
definiti nel presente Piano nei siti di destinazione individuati.
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10. TRASPORTO DEL MATERIALE DA SCAVO
Data la prossimità fra i siti di produzione e quelli di utilizzo e deposito (distanza variabile da 100 a 150 m), il
materiale da scavo verrà movimentato su mezzi gommati (autocarri o dumper) sfruttando quale tracciato
esclusivo per gli spostamenti la viabilità locale interna all’ex area estrattiva.
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11. CONCLUSIONI E DICHIARAZIONI
Del presente Piano di Utilizzo dei materiali di scavo fanno parte le seguenti dichiarazioni:
1)
per eventuali aumenti del volume in banco in misura superiore al 20%, SIPOWER s.r.l. provvederà
all’aggiornamento del Piano entro giorni 15 dall’avvenuta variazione (comma 2, lettera a), art. 8);
2)
analogamente, in conformità alle procedure di cui all’art. 8, SIPOWER s.r.l. provvederà
all’aggiornamento del Piano in caso di variazione del sito di utilizzo e/o del deposito intermedio, di utilizzo
diverso da quello indicato nel Piano e/o di modifica delle tecnologie di scavo;
3)
il materiale di scavo, qualora non utilizzato nel rispetto dei contenuti del presente Piano, verrà gestito
come rifiuto ai sensi e per gli effetti dell’art. 183 comma 1 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm. ii.;
4)
il riutilizzo avverrà integralmente nei siti individuati previa autorizzazione comunale senza
trasformazioni preliminari di alcun tipo al fine di non modificare le caratteristiche chimiche o chimico-fisiche del
materiale;
5)
nell’esecuzione dei lavori non saranno impiegate sostanze inquinanti.
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APPENDICE A
Certificati analisi
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