LE FOTOGRAFIE DI CARLO ROGGERO ARENZANO: UN POPOLO DI SANTI, NAVIGATORI E POETI A cura di GIUSEPPE ROGGERO e LORENZO GIACCHERO Elaborazione grafica di LAURA ROGGERO ARENZANO 2006 1 2 Nel tempo e nello spazio… Come i granelli di sabbia che nella clessidra scivolano incessanti, gli attimi del tempo fluiscono inesorabili verso l’infinito. La fotografia, invece, ci dona l’illusione che il tempo non solo possa essere fermato, ma addirittura catturato e rinchiuso nello spazio bidimensionale di una forma geometrica. L’immagine, colta nell’istante di uno scatto, si è trasformata in un intramontabile presente. Il presente della memoria. La fotografia è un artifizio cinico, a volte anche crudele perché ci consegna la rappresentazione di una realtà concreta e al tempo stesso evanescente come una bolla di sapone. Ciò che al momento viene fissato nell’immagine un attimo dopo è già diverso e irripetibile. Tutto questo, tuttavia, non cessa di essere affascinante. Persone, eventi, emozioni e sentimenti restano bloccati in una particolare dimensione sempre uguale a se stessa. È per tale motivo che la fotografia è il surrogato della memoria, il testimone oculare. I ricordi si attenuano, si confondono, spesso svaniscono, ma la fotografia è sempre lì. Pronta e servizievole, capace di restituire la prova di ciò che è stato. La fotografia è anche un mezzo di trasporto poiché ci consente di compiere un viaggio all’indietro nel tempo e nello spazio. Essa, pur nella sua evidente staticità, è viva e ci parla. Guardandola con intelligente curiosità e giusta attenzione, ci trasmette notizie, informazioni, stati d’animo; ci suggerisce riflessioni; ci interpella; ci stimola. Nella fotografia traspaiono le intenzioni e le aspettative di chi ha colto l’immagine, ma anche e soprattutto i pensieri, i desideri, le speranze delle persone ritratte, che inconsapevolmente hanno raccontato di sé più di quanto potessero immaginare. Senza rendersene conto, quelle persone hanno comunicato con gli sguardi, gli atteggiamenti, gli abiti indossati, con quanto avevano attorno. Infatti, anche il contesto ambientale è un libro aperto. Strade, edifici, automezzi, cose di uso quotidiano, sono tutti elementi che concorrono a fornire un quadro della temperie politica, della buona amministrazione, delle condizioni economiche, delle attività. In breve: delle tendenze, degli umori e della buona salute di un Paese. Pier Nicolò Como Curatore di VITA ARENZANESE 3 Strumentazione fotografica usata da Carlo Roggero: 1. 2. Rolleicord 6 x 6 - 3. Macchina fotografica stereo 6 x 13 “LE KALISCOPE” - 4. Flash - 5. Visore stereo 6 x 13 6. Chassis-7. Lastre di vetro - 8. Rullini - 9. Macchina fotografica “ROLLETTE” 5 x 7,5 - 10. Torchietto per stampe. Apparecchi fotografici costruiti da Carlo Roggero: 1. Macchina fotografica a lastre 10 x 15 - 2. Visore stereo 6 x 13 3. Obiettivo - 4. Chassis – 5. Macchina fotografica a lastre - 6. Torchietto per stampe. 4 Per sorridere e per riflettere Chissà se Carlo Roggero avrà mai pronunciato il fatidico invito del fotografo: “Prego, sorrida!”... Pensiamo di poter affermare che la ricerca del vero gli abbia imposto di sottrarsi al rito dell’apparire e che ogni ripresa fotografica sia stata lo specchio di atteggiamenti spontanei. Tocca a noi, che curiamo questa raccolta di suoi lavori, formulare l’esortazione dal momento che intendiamo proporre l’album di immagini della grande famiglia arenzanese. Ci auguriamo che, con i ricordi, scaturisca subito anche il sorriso di fronte al comune passato, come succede in ogni casa quando si riaprono gli scrigni del tempo trascorso. Le immagini liete o venate di tristezza - tutte originariamente in bianco e nero - sono tuttavia luminose per la permanente vitalità che vi è riflessa. Il patrimonio fotografico realizzato da Carlo Roggero è immenso. Un mare di immagini che ci ha sbalorditi già durante la ricerca di singoli e mirati reperti da inserire nelle precedenti pubblicazioni. Ma che ora ci ha letteralmente sommersi, quando abbiamo deciso di esaminarlo tutto per proporne una parte alla comunità arenzanese. Stampe su carta o diapositive di vetro in diversi formati, risultato di originali sistemi di ripresa e visione, anche stereoscopica o tridimensionale, insieme a riproduzioni di antichi dagherrotipi, stampe e quadri sono scorse a centinaia davanti ai nostri occhi, inedite e sorprendenti. E il naufragar è stato dolce in questo mare, la cui risacca lambisce ancora la nostra riva, incerto confine di scambio con un passato appena sommerso. Ariose panoramiche. Divagazioni artistiche o puntigliose ricerche di particolari. Ritratti di singoli personaggi. Gruppi di persone aggregate per caso o clan famigliari. Cronache di avvenimenti. Testimonianze di usi e costumi, interessanti perché desueti o sorprendenti perché ancora attuali. La vita e la storia della gente di Arenzano - tra la fine del diciannovesimo secolo e la prima metà del ventesimo - come la sabbia di questo lido, che sembra scivolare via sottratta da inafferrabili dita di spuma, ma che subito torna a brillare tra i ciottoli lucidi: oro al sole di nuove stagioni. Una raccolta che pubblichiamo per consentire agli Arenzanesi, di adesso e dei giorni a venire, di specchiarsi nelle generazioni che li hanno preceduti per continuare l’incessante staffetta dell’esistenza. Attraversando a ritroso l’obiettivo degli apparecchi fotografici, come se fosse l’oblò della macchina del tempo, ci affacciamo sull’Arenzano che fu. Immaginiamo Carlo Roggero come un emulo del Capitano Nemo, affascinato talora dagli abissi di conoscenze senza tempo, ora in balia della deriva di consuetudini che sempre si rinnovano, nella vastità e nella profondità di ventimila scatti in riva al mare. Intento a cogliere con il clic o il flash dell’attimo fuggente il DNA di alcune generazioni di Arenzanesi. Il filo conduttore di questa prima raccolta di fotografie d’epoca risponde al quesito di chi si volge indietro, si guarda attorno, o scruta l’orizzonte del futuro domandandosi: chi siamo? La risposta è ovviamente insita nelle immagini. Esse, infatti, sintetizzano qualità, difetti, prerogative, aspirazioni, modi di essere del nostro Grande - Piccolo Mondo. Siamo un popolo di Santi, Navigatori e Poeti! Dapprima le immagini racconteranno l’essere Santi in una Comunità civile cucita sulla 5 fodera di quella fedele da venti secoli al mandato del messaggio evangelico, proclamato anche in questo seno dai santi Nazario e Celso, pellegrini del primo secolo e precursori dell’unità europea sotto il segno della croce. Sono fotografie di chiese, di cappelle votive, di feste comandate, di ricorrenze all’ombra del campanile, di celebrazioni e cerimonie, talvolta tra il religioso e il profano. Non possono mancare testimonianze di vite consacrate, di carriere curiali, di spunti di santità in un contesto che i valori della convivenza hanno reso soprattutto solidale. Dire Navigatori significa far menzione di tutte le attività legate al mare. L’elemento fondamentale del paesaggio naturale che ha costituito ragione di vita, e spesso anche di morte, di una gente spinta al largo dall’incombente retroterra. Armatori, capitani marittimi, commercianti per mare. Intrepidi esploratori, eroi di tutti i mondi. Imprenditori nei locali scaletti, maestri d’ascia, calafati, tra semplici gozzi, opulenti velieri, goffe chiatte. Ma anche pescatori, gestori di proficue attività turistiche. Persino bagnanti e marinai per diporto… Poeti lo siamo un po’ tutti. Non solo chi possiede l’estro di trascrivere un sentimento e la temerarietà di proporlo agli altri, ma anche ognuno di noi che per una volta si è lasciato inebriare dal profumo del salmastro, incantare dai riverberi di un rosario di lampare, inorgoglire dall’incedere solenne dei cristezanti, incuriosire dall’approccio all’onda di foresti intimoriti. Ognuno di noi, che almeno una volta ha recitato a se stesso, stupendosi, anche un solo verso: è bello, è buono. Nella straordinarietà di eventi eccezionali e nella quotidianità di scontate banalità, chi acconsente, reagendo in cuor suo, alla visione onnipresente del bello e del buono è partecipe del perpetuo moto etico ed estetico che anima il meccanismo del mondo e della storia. Saranno i versi di Giosuè Carducci, ispirato ospite di Arenzano, a prenderci per mano in un percorso fotografico di poesia nostrana, e a fornire le didascalie delle immani che parleranno agli occhi e all’anima degli Arenzanesi. Che sanno o che sapranno, di appartenere ad un popolo antico, glorioso, laborioso, fedele, fantasioso, in grado di intraprendere, oggi come ieri e così domani, l’unica e irripetibile avventura della vita. Insieme. Ce lo propone e impone quest’unico, condiviso orizzonte che fonde e confonde il mare con il cielo. 6 Carlo Roggero Nacque ad Arenzano il 2 Giugno 1902, figlio di Giuseppe (Pinin, u relêuià, dopo trascorsi ferroviari) e di Giovanna Marchese (Ninetta a Carbunin-a). Diplomatosi geometra all’Istituto tecnico Vittorio Emanuele II di Genova nel 1923, cominciò a svolgere l’attività lavorativa presso lo studio di alcuni professionisti, tra cui l’ingegner Fedele Ravera e l’architetto Pietro Fineschi, e quindi in proprio nel 1929. Per le notevoli capacità, fu incaricato dal podestà Cesare Festa di creare l’ufficio tecnico comunale di Arenzano, svolgendone la delicata mansione di responsabile in un momento di notevoli trasformazioni cittadine, con una serie di incarichi Carlo Roggero a due anni consecutivi dal 1930 al 1939. Disegnò tra l’altro lo stemma comu(1904). nale, arricchito del cartiglio in latino, inserito anche nella raccolta regionale edita recentemente. Appassionato alla ricerca tecnico-scientifica, realizzò nel 1930 un sistema di livello-squadro brevettato in ambito internazionale. Nell’Aprile 1933 sposò Iole Galleano di Sampierdarena; il 26 Maggio 1934 nasceva in Arenzano il figlio Giuseppe. Assunto alla SIAC, Società Italiana Acciaierie Cornigliano, nel 1939, Carlo trasferì la famiglia nella località del nuovo lavoro nel 1941. Nel 1950 accettò l’impiego nell’Ufficio Topografi dello SCI, il famoso Stabilimento a Ciclo Integrale, avendo anche il tempo per un secondo brevetto di un apparecchio misuratore di volumi e giacenze nel 1951. Dallo SCI passò come capo reparto dello stesso ufficio alla società Italstrade nel 1957 e infine alla società Cosider. Efficace ed efficiente nell’esecuzione di una considerevole e precisa mole di lavoro, anche Carlo Roggero (a sinistra), sul litorale arenzanese (1927). Chitarra a 14 corde costruita da Carlo Roggero su modello dello strumento del famoso chitarrista genovese Pasquale Taraffo (1887-1937), detto U Rêua (1930). 7 Brevetto del livello-squadro (1930). Una delle ultime immagini di Carlo Roggero (1980). con l’applicazione di propri innovativi sistemi, fu apprezzato realizzatore di mappe marine con lo scandaglio delle aree portuali degli stabilimenti di Taranto, Piombino e Mestre (anni 196062), e di Bagnoli (1963-64). Il 1° Settembre 1965 tagliò il traguardo della meritata quiescenza. Rimasto già vedovo nel 1952, morì a Genova Sampierdarena nel 1990. Fu particolarmente interessato alla storia del proprio paese di cui raccolse e tramandò le memorie, dalle immagini impresse su macchine fotografiche anche di fattura artigianale alle testimonianze orali dei testimoni del tempo, dai rilievi topografici alle artistiche ricostruzioni grafiche, fino alle relazioni manoscritte sulle intuizioni frutto dello studio del passato e del presente. Conosciuto e stimato sia personalmente che in virtù dell’ufficio pubblico esercitato e dell’attività professionale svolta (sono suoi alcuni progetti di costruzioni esistenti in paese), ebbe modo di frequentare numerose persone e gli ambienti più disparati, e di entrare in confidenza con larghi strati della popolazione arenzanese, tutti benevolmente disposti ad offrire il proprio contributo all’opera di ricerca, affascinati dalle doti umane e dalla passione civile dell’interlocutore, attratto da ogni dettaglio personale, famigliare, comunitario. Tra i valori tradizionali salvaguardati da Carlo Roggero non si può fare a meno di ricordare l’affetto mantenuto e rafforzato per le famiglie che confluivano nella sua, nonché l’amicizia, anche in forme scanzonate ed esuberanti, con gli altri. L’interesse per la tecnica applicata lo portò a realizzare in proprio non soltanto dispositivi professionali meritevoli di brevetto, ma anche strumentazioni radiofoniche al passo coi tempi e, soprattutto, apparecchiature fotografiche di ripresa, stampa e visione, utili alla conservazione di questi preziosi reperti del passato nostrano. Si applicò con buoni risultati anche alla musica, dando vita ad un complessino musicale estemporaneo di amici con cui condivideva la passione, l’allegria e… gli strumenti che costruiva da sé! 8 SANTI PUNTI DI RIFERIMENTO (Chiese e luoghi di culto) TRADIZIONI (Manifestazioni, feste, celebrazioni, pellegrinaggi) ALL’OMBRA DEI CAMPANILI (Momenti di comunità) AVVENIMENTI (Cronaca che si fa storia) PADRI E MADRI - MAESTRI E PASTORI (Figli consacrati) SOLIDARIETÀ (Esperienze esemplari) VOTI POPOLARI (L’affidamento alla Provvidenza) CURIOSITÀ (Vox Populi) 9 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1928 - Ogni immagine panoramica di Arenzano è caratterizzata dalla presenza in posizione di preminenza di una chiesa. Nella veduta del Luglio 1928 è il santuario della Madonna Annunziata alle Olivette a dominare la scena al centro della fotografia, sulla collina della Bicocca ancora priva degli insediamenti edilizi del secondo dopoguerra. La riva, con le attrezzature balneari di stagione (in primo piano i bagni Milano) e con i cantieri navali (completi di rimorchiatore sullo scalo), gode della materna protezione della Celeste Guardiana del leggiadro seno di rena (Rensen). 10 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1887 - Panorama della Marina con la chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso rivolta ad Oriente. Il castello Pallavicino presenta la nuova torre, appena sopraelevata (1880). Al centro dell’immagine la portinera del castello; alla sua destra la Locanda della Posta, antico luogo di sosta per i viaggiatori, sulla Riviera tra Genova e Savona, e per il cambio dei cavalli delle diligenze e dei carri. * Anno 1930 - Il santuario del Santo Bambino di Praga, con il vecchio campanile (ma non il primo!) e la facciata in costruzione. A sinistra, la millenaria torre dei Saraceni da tempo non esercita più il compito di vedetta e informazione con i falò nel complesso sistema di segnalazione costiera: d’ora in poi saranno le campane del nuovo centro di spiritualità a richiamare genti e a diffondere messaggi di speranza. Il primitivo tracciato di Viale Val d’Olivi (attuale Via Marconi) si diparte dal piazzale con la Cà da Costa, o Cà di Bêu (dai buoi impiegati dalle carovane per il legname dall’oltregiogo appenninico). 11 PUNTI DI RIFERIMENTO Fine secolo XIX - Disegno di Carlo Roggero, eseguito nel 1930. Prima chiesetta, dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù, annessa al convento carmelitano fondato in Arenzano nel 1889. Anno 1925 - Prima edizione del santuario del Santo Bambino sotto il titolo di Praga. In mancanza del campanile, sulla copertura assolve al compito dell’annuncio gioioso delle campane la provvisoria celletta a vela. L’antica torre continua a gettare il suo occhio, ormai vuoto, sull’abitato vigilato nei secoli andati. Nell’antica postazione, una nuova e più alta protezione sostituisce l’effimero baluardo. 12 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1928, 19 Marzo - Il santuario del Santo Bambino di Praga dal Passo della Colletta: il primo e l’ultimo saluto di Arenzano per chi arriva o parte da Ponente. Per l’occasione, uomini e bici attendono il transito della corsa ciclistica Milano-Sanremo. Anno 1932 - Santuario di Nostra Signora Annunziata, o dell’Eremita, alle Olivette di Arenzano. La chiesa vigila sulla villa Figoli, a destra, e sulla zona della Lalia, con gli olivi che spiegano il significato della denominazione del santuario mariano. Degli orti sulla piana del tratto finale del torrente Cantarena non è rimasta alcuna menzione… 13 PUNTI DI RIFERIMENTO Tra l’Ottocento e il Novecento - Disegno di C. Roggero, eseguito nel 1930. Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria, istituito all’inizio del ‘600 e dedicato alla martire africana. Fu sede di associazioni parrocchiali, in particolare delle ragazze in età da marito, e quindi, cessato il culto, della banda musicale cittadina. Sulla destra una porzione dell’orto della vecchia canonica demolita nel 1887. Sull’angolo della chiesa, sotto il lampione, avveniva nei tempi andati l’annuncio del civico banditore (traglietta), con le grida dell’Autorità e gli avvisi di pubblica utilità. Anno 1930 - Demolizione dell’oratorio seicentesco di Santa Caterina d’Alessandria. Sulle pareti esterne le pubblicità della vendita dello zolfo agli agricoltori, delle macchine da cucire Necchi… Accantonata tra i rifiuti la grancassa della banda musicale sfrattata. 14 PUNTI DI RIFERIMENTO A proposito di dismissioni e demolizioni… Metà del XIX secolo - Disegno di C. Roggero, eseguito nel 1930. Ricostruzione su testimonianze locali di Arenzanesi presenti alla demolizione (Emanuele Briasco, classe 1851, e Angelo Morchio, classe 1839). Chiesa dei Santi Martino e Giorgio ai piedi del Capo Panaggi, eretta nel 1595 e demolita nel 1862 per il passaggio della Ferrovia del Litorale Genova-Savona (1868). Addossata alla cappella la Casetta di Sanità, secolare presidio del territorio. A destra del disegno la Casa San Martino (in seguito caserma dei Carabinieri), appena dietro la Casa Fornace (da calce). Anno 1977, Maggio - Cappella di Santa Maria Maddalena, annessa al settecentesco palazzo De Mari, quindi Montereggio, già patrimonio dell’ordine religioso dei Padri Somaschi. Vi furono sepolti membri della famiglia Ghiglini. Rimase aperta al culto sino alla frequentazione delle processioni e delle rogazioni campestri degli anni ’60. Attuale proprietà comunale, è sede dell’associazione culturale teatrale “Il sipario strappato”. Anno 1933 - Demolizione del convento cappuccino, inaugurato nel 1613 con la chiesa di San Giovanni Battista e San Francesco, per consentire la costruzione delle centrali scuole elementari di Arenzano. 15 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1973, 2 Novembre - Chiesa alla marina di San Sebastiano, risalente presumibilmente al sec. XVII e impiantata nella zona periferica orientale, presso l’entrata in paese, nella località Malöa. Fu cappella del cimitero istituito nel 1835, in sostituzione delle sepolture presso la chiesa parrocchiale. Le tumulazioni cessarono nel 1935 e le tombe esterne furono rimosse successivamente. “La sacralità di ciò che rimane dei nostri Avi: la terra che calpestiamo!”, S.E. il Card. G. Siri nella sua ultima visita in Arenzano per la riconsacrazione dell’altare della cappella di San Sebastiano restaurata e l’inaugurazione del nuovo spazio pubblico nell’ex-area cimiteriale (1987). Anno 1880 - Cappelletta di Sant’Antonio presso l’omonimo ponte sul tratto terminale del torrente Cantarena. Anticamente situata sulla sponda destra, sarà spostata ancora più a monte verso la metà del ‘900, dove si trova adesso. * 16 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1928 - Madunnin-a dell’agùggia, collocata da tempo immemorabile sul’aguzzo scoglio tra le località Lupara e Vesima, ad Est di Arenzano. Scomparve con lo spezzamento del monolite durante la mareggiata del 24 Novembre 1969. ** Anno 1930 - Cappelletta della Madonna della Guardia sulle prime pendici delle alture che circondano Arenzano, appena sotto Punta Bardéla. Fu collocata il 10 Maggio 1924. Fu ed è un vero e proprio punto di riferimento (asmïa) per i pescatori che in mare cercano di orientarsi basandosi su punti salienti del territorio, tanto da meritare l’appellativo di Madonna dei Bolentinai. Con Carlo Roggero posano Antonio Ravera e Stefanin Robello. 17 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1930 - Volta della chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso, con gli affreschi di Francesco Semino (1832-1882), distrutta nell’ultima guerra (14 Agosto 1944). Carlo Roggero eseguì le fotografie della cupola e del pavimento con una macchina a lastre di vetro che si era costruito da solo. Al centro della immensa volta esisteva un foro, invisibile da terra, ma sufficiente al passaggio di una cordicella. Dal soprastante spazio tra la cupola e il tetto fu calato uno spago fino al pavimento: ad esso l’arciprete Servetto legò l’apparecchio fotografico, che venne innalzato nella posizione prevista dalla messa a fuoco, calcolata in precedenza. Azionando lo scatto con un’altra funicella fu eseguita la bella foto della volta e quindi, a macchina capovolta, quella del pavimento policromo. ** 18 PUNTI DI RIFERIMENTO Anno 1930, Prima domenica di Settembre Fuochi d’artificio per la festività annuale del Piccolo Re, venerato nel suo santuario arenzanese presso il convento carmelitano. 19 TRADIZIONI Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso - La processione con i Cristi e i pellegrini della confraternita, la banda in testa, sfila sull’Aurelia, davanti agli stabilimenti balneari. Automobili e carrozze si fermano e cedono il passo. Chi non partecipa al corteo assiste a capo scoperto… o sta per togliersi il cappello. * Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso - L’arca dei martiri imbocca l’Aurelia alla foce del Rio Nave, sull’antico tracciato intitolato al re Umberto I prospiciente le case (attuale Corso Matteotti). In primo piano i Luigini, con il gonfalone dell’associazione giovanile affidata a San Luigi Gonzaga e a San Celso. * 20 TRADIZIONI Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso. - La processione della pagina precedente sta per raggiungere la chiesa parrocchiale, transitando accanto alla chiesa del convento cappuccino. In testa al corteo, figuranti intabarrati ostentano l’argenteo simulacro di Santa Chiara precedendo il gonfalone della confraternita. A sinistra la Cà du Dürfu in costruzione. * 씱 Anno 1948 - La Madonna Pellegrina percorre le vie del paese nell’immediato dopoguerra. Guidano la singolare visita mariana il parroco don Andrea Servetto, ancora privo della sua bella chiesa distrutta durante il conflitto, e l’arenzanese don Giuseppe Calcagno (a destra). * 씰 Anno 1920 - Santa Chiara, le consorelle del convento di San Damiano, il Feroce Saladino con le sue truppe scalmanate posano con un gruppo di devoti portatori della cassa processionale in abito civile: mentre un cappello è tranquillamente ostentato, un altro copricapo è stato frettolosamente gettato a terra. * 21 TRADIZIONI Anno 1930, 22 Giugno - La domenica successiva alla festività del Corpus Domini, la processione eucaristica percorre le strade delle zone interne di Arenzano, raggiungendo la frazione di Terralba. I confratelli, grandi e piccoli, dell’oratorio di Santa Chiara e i carabinieri scortano il baldacchino che protegge il Santissimo presso la chiesa di San Bartolomeo e le case della borgata. Anno 1930, 22 Giugno - La testa del corteo ha appena superato la casa della Baicän-a, sulla sinistra della foto. Le giovinette in abito bianco non sono quelle della recente Prima Comunione, che compaiono invece nell’immagine precedente davanti al baldacchino. 22 TRADIZIONI Anno 1907, 2 Settembre - Pellegrinaggio all’Acquasanta: “…con la Cassa di S. Chiara con più di 200 Confratelli con cappe e ricchi cappini presi anche a nolo… Partenza alle 5 da Arenzano… con banda musicale… e arrivo alle 9 all’Acquasanta… poi dopo nel tardo pomeriggio si parte. Si giunge in Arenzano alle ore 9 (di sera)… il paese è illuminato… nessun incidente… benchè molte teste fossero abbastanza profumate da Bacco…” (Memorie del parroco don Angelo Cambiaso, arciprete dal 28 Luglio 1907 al 1915). * 23 TRADIZIONI Anno 1920 - Pellegrinaggio al santuario della Madonna della Guardia sul Monte Figogna di un gruppo di reduci arenzanesi della Grande Guerra. Assistenza spirituale di prè Dumenegu (don Domenico Venzano, successivamente prevosto della basilica di San Siro a Genova). Le reste di nocciole decorano i pacifici petti dei valorosi combattenti. * Anno 1900 - Pellegrinaggio a Lourdes delle arenzanesi sorelle De Marchi. La guglia del santuario mariano per eccellenza assiste, salda sulla roccia del miracolo, allo scorrere dei tempi, delle mode, degli usi e dei costumi. * 24 TRADIZIONI Anno 1929, 17 Gennaio - Festa di S. Antonio Abate: Sant’Antonio viene celebrato in Arenzano sia sotto il titolo di Abate che sotto quello del portoghese da Padova. La ricorrenza del primo comportava la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa parrocchiale, oltre alla sfilata per le vie del paese (nell’immagine ripresa dal campanile l’avvio della curiosa processione). Una tradizione radicata in un contesto sociale, economico e produttivo caratterizzato dalla convivenza con gli animali, soprattutto da tiro, indispensabili compagni di viaggio per i percorsi di uomini e cose verso i valichi montani e le città di mercato. Alla fine dell’Ottocento si poteva contare sulla forza lavoro di oltre cento tra cavalli, asini e muli! A BENEDIZIUN DI AXI I disètte de Zenà ‘na giurnà da ricurdà. un-a festa, se fa pe’ dî, purtâ i âxi a benedì. Un’usanza tantu vëgia ch’a reccheûgge inturno a-a géxa âxi, mû, cavalli e chén, tutte e bestie de Rensen. U l’ëa fin-a bellu vedde tante bestie ben bardè e i padruìn in zenuggiùn a piggià a benediziûn. Prèssu a-a mûa du Roccu u Trèi gh’ea u mû du Belvedèi, u cavallu du Pâxettu e anche l’âze du Runchéttu. Ma chi fäva ciù figûa du Culeû a l’ëa a mûa ch’a portava a cappellin-a e de sëa a cuèrtin-a. ‘Na gran gâssa a gh’äiva a-a cûa, ch’a parèiva ‘na scignûa. Oûa a festa a nu gh’è ciù: manca e bestie, manca i mû. Cun due gambe e ben vestîu gh’è chi l’è tantu restîu a piggià a benediziun e a chinäse in zenuggiûn! Anonimo arenzanese 25 TRADIZIONI Anno 1929, 24 Marzo, domenica delle palme - Saga dell’olivo sul sagrato della chiesa parrocchiale: nonostante la straordinaria nevicata, con l’approssimarsi della Risurrezione, si celebra il risveglio della natura offrendo all’aspersione benedicente tradizionali rami, parmé e canestrelli. Oltre al concorso popolare, è da notare la croce con le due lance. Presente davanti alla chiesa almeno dalla prima metà del Seicento, fu collocata in tre punti diversi, dapprima per identificare il luogo delle sepolture esterne, quindi a seguito della costruzione della strada proveniente dalla marina. Fu sostituita da una croce in ferro nel 1956. ** Anno 1928 - Processione con la statua della Madonna du Cärmu (del Carmelo), venerata nel santuario carmelitano del Santo Bambino di Praga. Il corteo passa in Piazza Colombo vicino al caffè Margherita e alle sue insegne pubblicitarie. In primo piano Prè Baciccia (don G.B. Calcagno, rettore alle Olivette). 26 ALL’OMBRA DEI CAMPANILI Anno 1890 - Sagrato di chiesa e di case a Terralba. Donne e bambini posano per attestare la vitalità della borgata, nel breve spicchio di piazza illuminato dal sole, tra l’avanzare delle ombre delle costruzioni, degli alberi e, logicamente, del campanile. E gli uomini? Non è difficile immaginarli al lavoro nei campi assolati dei dintorni. * Anno 1908 - Quando grandi lastre di pietra collegavano la strada in terra battuta alla chiesa priva del sagrato con il caratteristico acciottolato (risseû), i bimbi potevano lanciare con forza la trottola di legno col perno metallico (giödua, ziärdua) senza preoccupare eccessivamente San Nazario e il prè (don) di turno… Sul portone la lapide marmorea del 1754 attesterà fino alla distruzione dell’ultima guerra l’aggregazione della chiesa parrocchiale arenzanese ai benefici spirituali propri della Basilica Lateranense. * 씰 Anno 1930 - Prima domenica di Settembre, solennità del S. Bambino di Praga. Bancarelle e vestiti a festa danno fiducia all’opera intrapresa dalla comunità Carmelitana. Ponteggi ed erbacce non nascondono all’attesa popolare la visione del futuro splendore del santuario dedicato al Piccolo Re di Arenzano, “dei suoi monti e del suo mare”, come cantava l’originale inno. 27 ALL’OMBRA DEI CAMPANILI Anno 1917 - Circolo popolare fede e lavoro - Arenzano. Il parroco Enrico Giusto, l’arciprete della Prima Guerra Mondiale, posa nel giardino di villa Mina, davanti alla chiesa parrocchiale, tra una nutrita rappresentanza della popolazione maschile di Arenzano. Di rigore i classici elementi della moda degli uomini del tempo: giacca, cravatta, paglietta e… divisa militare. * Anno 1953 - Il tuo popolo in cammino in sosta sul sagrato della chiesa parrocchiale per una foto ricordo. Nei sorrisi di tutti si specchia già l’immagine della méta prefissata. * Anno 1939 - Festeggiamenti per i 100 anni di Caterina Valle, Ballanin-a, coniugata con Gio Batta Damonte. Il santuario del Santo Bambino di Praga offre la struttura per contenere nella ripresa fotografica tutti i convenuti, all’ombra dello stendardo che illustra lo scapolare ostentato con fierezza dalla festeggiata ormai… secolare. * 28 AVVENIMENTI Anno 1890, 24 Marzo - La cerimonia per l’incoronazione della statua della Madonna Annunziata alle Olivette prende avvio dal piazzale della chiesa parrocchiale. Il corteo dei religiosi precede l’arcivescovo Salvatore Magnasco con l’aurea corona. La festa di popolo si trasferisce al santuario mariano, lasciando sul sagrato bancarelle, calessi e cavalli. * Anno 1908, 6 Settembre - Clero e fedeli ai piedi del Piccolo Re in una delle giornate memorabili per l’accensione di un nuovo faro di spiritualità sulla costa di Liguria: la consacrazione della nuova chiesa-santuario di cui era stata posta la prima pietra il 16 Ottobre 1904. Il muro dell’antica via boera racconta di antichi percorsi di uomini e bestie. Le bandiere raccontano di altri re… * 29 AVVENIMENTI Anno 1928 - Cerimonia per la consacrazione del luogo destinato ad ospitare il nuovo cimitero della Sersa, in sostituzione di quello alla marina. Il parroco Andrea Servetto assiste l’officiante mons. Moglia alla presenza degli Arenzanesi e delle Autorità, guidate dal barbuto podestà Cesare Festa. Anno 1929 - Accoglienza festosa del presule arenzanese Gio Batta Anselmo, novello vescovo missionario di Dinajpur in India, in visita alla città che lo ha visto nascere, crescere e maturare la vocazione. Tra i fedeli si notano il parroco don Andrea Servetto e il curato don Davide Bozzano. Sullo sfondo le cancellate della villa Pallavicino lungo il percorso verso la chiesa parrocchiale. 30 AVVENIMENTI Anno 1931, 27 Ottobre - Davanti all’obiettivo della macchina fotografica di Carlo Roggero il parroco don Andrea Servetto posa con le Autorità civili e gli Arenzanesi che assistono allo spostamento del monumento ai Caduti dai giardini di Corso Umberto I (attuale Piazza Mazzini) alle aiuole presso la chiesa parrocchiale. Un fatto di cronaca che viene vissuto dalla maggior parte dei presenti solo nel suo aspetto spettacolare, ma che assume i caratteri di un gesto sacrale nel comportamento di un paio di persone. Un uomo, tra i più anziani, non esita a scoprire il capo nella consapevolezza dell’omaggio da rendere, sempre e comunque, a chi dal cippo è ricordato; l’atteggiamento mesto dell’unica popolana è il simbolico monumento alle madri e alle spose degli sfortunati soldati arenzanesi. Nel sorriso della ragazzina col bimbo in braccio l’emblematica speranza, purtroppo delusa, di un sereno futuro.** Anno 1931, 27 Ottobre - Momento di consultazione tra tecnici, parroco e podestà. I nomi di sessanta Caduti traballano sull’invaso per il traino tra panni stesi e curiosi sfaccendati. ** 31 AVVENIMENTI Anno 1928 - Inaugurazione della nuova Via Val D’Olivi, attuale Via Marconi, con inizio presso la Cà da Costa (o di Bêu), davanti al santuario del S. Bambino di Praga, e termine a Terralba. Il podestà Cesare Festa e il parroco Andrea Servetto protagonisti, con la gente di Arenzano, del tempo che traccia i segni del futuro. Anno 1936, 19 Settembre - Processione con la statua del Santo Bambino di Praga da inviare in Africa Orientale. Con la speranza che si sia trattato di un messaggio di pace e di un ricordo di Arenzano ai figli lontani e ad un popolo sconosciuto. 32 PADRI E MADRI, MAESTRI E PASTORI Anno 1912 - Scuola di ricamo presso l’arenzanese istituto Sacro Cuore con una madre-maestra delle suore Pietrine dell’ordine genovese della Presentazione di Maria Vergine al tempio, benemerite per l’educazione e l’assistenza a generazioni di piccoli e grandi Arenzanesi. * Anno 1879 - Scuola Elementare di Arenzano. Classe V del maestro don Giovanni Boggiano, prè Giuanin (nato nel 1814). * Anno 1941 - I Bacheletta in festa per l’ordinazione del sacerdote don Giovanni Isetta, nella foto tra i genitori Giuseppe e Simonetta Anselmo. Accanto al parroco don Servetto, prè Pippu Ghigliotti. Nato nel 1918, don Isetta, già rettore della chiesa di Santa Maria della Sanità in Genova, è scomparso recentemente. * 33 SOLIDARIETÀ Anno 1968 - Sito dell’antico ospedale di Arenzano. Già dal ‘200 il borgo era dotato di un luogo di ricovero per ammalati, indigenti e viandanti. Santa Maria in Betlehem è la titolazione che si trova sui documenti a partire dal 1611. L’ospedale cessò l’attività assistenziale nel 1862, dopo oltre sei secoli! Anno 1938 - Sotto il segno della croce una tradizione centenaria di solidale volontariato: dalla Pubblica Assistenza Croce Verde al Comitato della Croce Rossa (prima autolettiga). * Impegno di vita nel segno del comandamento Ama il tuo prossimo: da Arenzano - David Chiossone (1820-1873), di famiglia arenzanese trasferita nel capoluogo, fondatore dell’Istituto dei Ciechi di Genova che porta il suo nome; per Arenzano - Cesare Corallo (Genova 1824-1884): “… legava le sue fortune a benefizio delle zitelle povere maritande di Arenzano” (fu proprietario di un palazzo, U Russu, in Terrarossa e di un altro alla marina, Cà di ciechi, in Vico Bertolaggi). 34 VOTI POPOLARI Anno 1887 - A seguito del terremoto del 23 Febbraio sulla Riviera ligure, anche ad Arenzano parte della popolazione terrorizzata si stabilì all’aperto con sistemazioni di fortuna. Sulle spiagge e negli orti sorsero accampamenti adoperando come copertura le vele delle imbarcazioni. Le attrezzature degli antichi mestieri (a destra un argano) infondevano coraggio e davano sicurezza. * Anno 1887 - Piccoli lupi di mare in posa vicino al cotre Santo Stefano. Popolo affacciato sull’orizzonte infinito e abituato a confidare nella Provvidenza, gli Arenzanesi in questa occasione fecero voto di una processione annuale al santuario marinaro delle Olivette per lo scampato pericolo del terribile terremoto. * 35 CURIOSITÀ Inizio secolo XX - Bagnanti d’epoca posano presso la cosiddetta Tan-a di Fratti, la fenditura nella roccia alla base del promontorio di Capo Panaggi indispensabile per il cambio d’abito in riservatezza, da parte dei monaci di stanza ad Arenzano, per prendere il meritato bagno ristoratore. * Anno 1927 - Il Garbo del Pizzo ritratto dalla cava di pietre di Làzzau da Ricca. Si tramanda che i santi Nazario e Celso, non esistendo ancora il traforo, abbiano superato il promontorio proprio sopra la galleria, trovando una cordiale accoglienza e persino un confortevole alloggio. A quei tempi mancavano anche i cartelli pubblicitari che pur fanno parte di una panoramica datata… Anno 1971 - Val Lerone, Cà du Crava, detta anche Cà du Carnefice, in quanto l’agricoltore (Gerolamo Calcagno) che la abitava posò nel 1877 per lo scultore savonese Antonio Brilla come modello per la figura del feroce carnefice dell’arca processionale dei Santi Patroni. 36 NAVIGATORI GENTE DI MARE PRINCIPESSE E CENERENTOLE DEL MARE (Imbarcazioni) SCALETTI (Cantieri navali) COSTRUTTORI (Carpentieri, calafati, progettisti, armatori) CINQUE PESCI PER DUE PANI (Pescatori) RIMEMBRANZE (Caduti) L’APPRODO (L’abbraccio dell’accoglienza): Bagnanti Per diporto SPINTI AL LARGO (Emigranti) MÂ DE MÂ (Male di mare) 37 GENTE DI MARE Anno 1887 - New Orleans, Mississippi. (USA). Giuseppe Roggero (Arenzano 1865-1942), Pinin, marinaio di leva per quattro anni sull’incrociatore a vela Flavio Gioia, in crociera sul Pacifico. Lo sguardo lontano e l’appoggio poco convinto sulla sagoma posticcia di una barca sussurrano all’obiettivo della macchina fotografica d’oltre oceano un sommesso “Ma se ghe pensu…”. Nel riquadro l’incrociatore Flavio Gioia. Anno 1935 - Pinin Roggero veleggia con un amico su una lancetta, vera, davanti a Punta San Martino, mentre ricorda i tempi passati. Rinnovando senza malinconia l’antico canto della memoria: “… allüa mi veddu u mâ, veddu i mæ munti…”. 38 GENTE DI MARE Anno 1889 - Bartolomeo Damonte (Lalàn), pescatore e carpentiere navale, con Barba Melicche, pescatore. Quest’ultimo partecipò alla guerra di Crimea (1854) come bersagliere, riportando una dolorosa mutilazione dalla prigionia turca, da cui ritornò… in bicicletta. * Anno 1896 - Francesco Massoletti (18251903, Naetta u vegiu), pescatore. Sullo sfondo un brigantino goletta. * Anno 1889 - Venezia. Luigi Barbieri di Gio Batta, della famiglia arenzanese titolare di uno dei cantieri navali del paese. La frangetta sbarazzina e un esagerato panneggio della divisa non debbono trarre in inganno sul rigore e la concretezza di una vita destinata a importanti realizzazioni. * 39 GENTE DI MARE Anno 1887 - Cotre Santo Stefano. Di padron Stefano Ghiglione, Stevin u tedescu – padrun Steva, veliero adibito al trasporto soprattutto della carta prodotta negli opifici locali, tra Arenzano e i porti di Genova e Savona. Ultimo di una serie di cotri in servizio con scalo ad Arenzano (tra questi le barche dell’armatore arenzanese Gio Batta Salomone denominate Bazaru, Bazarin e Bazarun). * 40 PRINCIPESSE E CENERENTOLE Anno 1894 - Brigantino goletta (detto anche brigoletta o scuna) dei cantieri navali Giovanni Toso pronto al varo. Veliero di piccolo cabotaggio (100-200 ton.), a due alberi (il primo a vele quadre, il secondo a vela aurica), utilizzato prevalentemente sulle rotte mediterranee, anche se navi del genere solcarono spesso gli oceani. Vanto della cantieristica arenzanese. * 41 PRINCIPESSE E CENERENTOLE Inizio del XX secolo - Nave goletta o pailabotte, veliero per trasporto merci, denominato Arenzano I, nel cantiere navale arenzanese Liguria, della famiglia Barbieri. * 42 PRINCIPESSE E CENERENTOLE Anno 1877 - Panorama del litorale arenzanese. Tra i particolari che si possono osservare, il castello Pallavicino ha ancora la torre bassa senza la merlatura, mentre la Locanda della Posta mantiene la sua posizione prima della costruzione del Grand Hotel. In evidenza la costruzione del grosso brigantino a palo Giuseppe Antonio (800 ton. di stazza) dell’armatore Antonio Ghigliotti. Il bastimento a tre alberi (i primi due a vele quadre e il terzo a vela aurica, senza pennoni) era abilitato alle traversate oceaniche. * 43 PRINCIPESSE E CENERENTOLE Anno 1887 - Un cotre posa sulla marina di Arenzano in buona compagnia di gozzi nostrani e personaggi d’epoca. * Anno 1887 - Altro cotre in secca con le vele spiegate. A destra la passeggiata a mare con un lampione a petrolio. * 44 PRINCIPESSE E CENERENTOLE Anno 1890 - Due leudi (rivani) a vele spiegate ma spinti a remi per l’evidente bonaccia. Solo il vaso nell’angolo a destra in basso identifica Arenzano e la sua passeggiata levantina. La cantieristica locale produceva anche queste imbarcazioni, altrimenti dette rivani (da Riva Trigoso) e Margaitìn (da Santa Margherita Ligure) riferendosi alle località rivierasche note per questo genere di costruzione navale. * Anno 1948 - Leudo a gonfie vele con lancia a traino. Armato dal dott. Piletti, ospite di lungo corso di Arenzano, era denominato Mæ müggé (Mia moglie). * Anno 1950 - Leudo Mæ müggè alato sulla spiaggia arenzanese tra altre barche e gli stabilimenti balneari. * 45 PRINCIPESSE E CENERENTOLE - SCALETTI Anni ’30 del XX secolo - Dal cantiere dei fratelli Calcagno è stata varata una chiatta e un’altra sta per essere tirata in secco per le necessarie riparazioni. Intanto nei cantieri dei fratelli Barbieri si sta lavorando per ricoverare nello scalo un veliero a due alberi (brigantino goletta o scuna) per la manutenzione richiesta dall’armatore. Anni ’30 del XX secolo - Il brigantino in un particolare della fotografia precedente. Bagnanti e ombrelloni fanno intuire la buona stagione: una buona stagione di attività lavorativa vissuta ancora dagli scaletti arenzanesi. 46 SCALETTI Anni ’30 del XX secolo - Alta stagione anche per i pescatori indaffarati presso le barche e le attrezzature per la pesca. Si dà da fare anche il rimorchiatore (barcassa) nel traffico di goffe chiatte (particolare). Anno 1933 - Varo di una chiatta dai cantieri Toso. Anche il primo tuffo in mare di un anonimo mezzo di trasporto portuale emoziona il pubblico di addetti alla cantieristica e gente del paese. Attribuiamo senza esitazioni il titolo di madrina della cerimonia all’intraprendente signora scesa contemporaneamente in acqua. 47 SCALETTI Anno 1930 - Cantiere navale dei fratelli Barbieri presso la foce del rio Cantarena. La costruzione in muratura, oltre alle attrezzature dello scaletto, ospitava la Fabbrica del ghiaccio, che veniva prodotto a listoni distribuiti negli esercizi commerciali del paese. * Anno 1929 - Panoramica dalla Maloa col cantiere Barbieri. Nonostante la strada nazionale sia ancora in terra battuta, i pali di legno sorreggono già le mensole con i cavi delle linee telefoniche. La costa è chiaramente alla mercé delle mareggiate. 48 SCALETTI Anno 1932 - Dietro la palma i cantieri navali Malagamba e Barbieri. Alla foce del Cantarena fervono i lavori per la sistemazione degli argini e il prolungamento della passeggiata con la formazione del Piazzale Adua (attuale Piazza Agostino Toso). Un’auto solitaria percorre l’Aurelia. * Anno 1927 - Cantieri navali Calcagno, Malagamba e Barbieri, tra il mare e la passeggiata, affiancata dalla strada nazionale Aurelia che costeggia le case di Corso Umberto I (Corso Matteotti). In basso il monumento ai Caduti conserva la posizione originale nei giardini dello slargo (attuale Piazza Mazzini) e l’aquila bronzea sulla cuspide. Il rimorchiatore (barcassa) rimarrà sullo scalo per diversi anni, fino alla sua demolizione. 49 SCALETTI Anno 1929 - Cantieri navali che si estendono dal Cantarena alla spiaggia davanti al vecchio municipio (palazzo Sant’Antonio). In primo piano il rimorchiatore abbandonato e due chiatte (la prima ultimata e la seconda in costruzione). Seminascosto dalla baracca di cantiere e prima dei bagni Milano un grosso pontone di servizio portuale. In primo piano le palme con la chioma ridotta ad un esile ciuffo a seguito della gelata di inizio anno. Sulla destra e in basso, l’originale studio fotografico motorizzato del fotografo Rebella con clienti in attesa. Anno 1929 - Il golfo arenzanese da Terrarossa. Una chiatta sta prendendo il mare; in moto il rimorchiatore l’attende per trainarla nel porto genovese. 50 SCALETTI Anni ’30 del XX secolo - Demolizione di un veliero nel cantiere Barbieri. Uomini abituati a costruire lavorano di mazza accanendosi a malincuore sulla barca agonizzante, riducendola ad uno scheletro. Ma dalla miniera di legno saranno ricavati preziosi pezzi di ricambio che riprenderanno il mare opportunamente adattati. * Anno 1938, Giugno - Varo del rimorchiatore (barcassa) Erasmo dal cantiere dei fratelli Toso. Un altro veliero attende con impazienza il completamento del fasciame per intraprendere la propria carriera sul mare. * 51 SCALETTI Anno 1938, Agosto - Varo di un pontone dai cantieri dei fratelli Toso. La folla sulla spiaggia segue con orgoglio l’operazione delicata non esitando a seguire i primi passi del nuovo nato in acqua. * Anno 1938, Agosto - Il pontone galleggia ormai sicuro in mare, ma gozzi arenzanesi gli tengono compagnia in attesa del rimorchiatore per il traino. Un magnifico tre alberi (brigantino a palo) percorre l’orizzonte a gonfie vele. * 52 SCALETTI Anno 1926, Agosto - La produzione cantieristica schierata sull’arenile per assistere ad un’altra importante attività degli Arenzanesi: la pesca, ed in particolare il recupero della rete dalla spiaggia. Anno 1922 - Il momento solenne del varo è evidenziato dall’esposizione del gran pavese tra i due alberi. * 53 COSTRUTTORI Anni: dal 1900 al 1915 - Tre generazioni di Barbieri, titolari del cantiere navale omonimo. Nella prima fotografia Gio Batta Barbieri con la moglie Marin-a Damonte e quattro dei sei figli. Nella seconda i fratelli Gerolamo e Luigi, figli di Gio Batta. Nella terza Ciccino e Andreina, figli di Gerolamo. Lo sfondo era adeguato (una marina con una vela spiegata), ma la presenza ingombrante del cavallo a dondolo imposta dal fotografo doveva essere bilanciata da un inequivocabile segno dell’essere e dell’avere dell’importante famiglia di costruttori navali: un modellino di barca che rimanesse ben impresso nella testa e nel futuro dei piccoli di casa, ancora aggrappati ai giocattoli dell’età… * 54 COSTRUTTORI Anno 1928 - Carpentieri e calafati arenzanesi in una squadra di lavoro, estesa ad altre maestranze, impegnata nella riparazione e costruzione di chiatte: 1 - Pietro Malagamba; 2 - Giovanni Battista Chiossone (Guansìttu u Cialato, perito tragicamente nel porto di Genova il 28 Agosto 1965 nell’incendio sull’Angelina Lauro); 3 - Nicolino Toso (Culìn u Bregé); 4 - Giuseppe Toso (Beppe u Bregé); 5 - Vincenzo Calcagno (Sélei); 6 - Francesco Schelotto (Checcu u Xin-a); 7 - Andrea Chiossone (Drìa u Cialatu); 8 e 9 - Cugini Firpo (Cûmìu). * Anno 1928 - Gio Batta Marchese, Carbunìn, e Francesco Calcagno, Checchìn di Campanè. In mano a Baciccin il maggiu, martello caratteristico dei calafati. 55 COSTRUTTORI Anno 1888 - Famiglia di Angelo Murchio, Puè Gèn, classe 1839, carpentiere navale e garibaldino! * Anno 1935 - Quando il futuro prendeva il largo dai cantieri navali. La visione dal poggiolo di casa affacciato sugli scaletti e le chiatte era allettante per ricordare il primo anno del figlio. Lo è ancora adesso leggendo i segni di un passato che non è più. 56 COSTRUTTORI Anno 1925 - Goletta in legno (lunghezza metri 45) a tre alberi (altezza metri 30), Fiammetta, ultimo esempio di nave a vela costruita nei cantieri Piaggio di Ancona su progetto dell’arenzanese ingegnere navale Carlo Calcagno (classe 1883). Anche nel locale cantiere Calcagno, Campanè, furono prodotti alcuni rimorchiatori di sua progettazione. * Anno 1931 - Il varo del transatlantico Rex nel cantiere Ansaldo di Genova Sestri Ponente. Il Rex sullo scalo il giorno prima del varo (31 luglio 1931) – Il varo, 1° Agosto 1931 – Il Rex in mare. Alla costruzione del vanto della cantieristica nazionale italiana (vincitore del Nastro Azzurro per la più veloce traversata atlantica EuropaUSA dal 10 al 16 Agosto 1933) contribuirono numerosi Arenzanesi impiegati con diverse mansioni nello scalo sestrese. 57 COSTRUTTORI Anno 1847 Ship Maria Luigia, capitano Giulio Tiscornia. Ship Alessandro, capitano Erasmo Raffo. Brigantino Maria Teresa, capitano Pietro Badaracco. Riproduzione dei dipinti raffiguranti tre velieri della flotta armata dai marchesi Pallavicino. I quadri erano conservati nel castello di Arenzano. I nomi attribuiti alle navi riproponevano quelli dei membri del casato. * 58 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1887 - Sequenza del tiro della rete dalla spiaggia arenzanese. Prestano la loro opera uomini, donne e bambini. Allorché il sacco terminale del tradizionale sistema di pesca si avvicina alla riva, si fanno sulla battigia anche gli spettatori dell’affascinante rappresentazione del vivere quotidiano di un borgo marinaro. Ci sarà pesce per tutti: per il propietario della rete, per i collaboratori della calata e del recupero della stessa, per gli acquirenti del pescato, fresco di giornata. Lo sfondo della scena va dalla Casa Fornace ai piedi di Capo Panaggi, al casello ferroviario, alla vecchia portineria della villa Pallavicino, alla lunga Locanda della Posta, alla Cà di Ciechi (distrutta nel corso del bombardamento aereo del 14 Agosto 1944)… * 59 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1906, Estate - Ennesima attesa per il recupero della rete calata in prossimità della riva. Assistono le chiatte dei cantieri navali, i bagni Rodino e il nuovo Grand Hotel. * Anno 1931 - Le tradizionali corbe (ceste) di pescato, per l’occasione sardine, bottino della battuta di Stefanin Robello. Anche le barcasse del cantiere e la prua del gozzo raccontano mute la vita di un popolo che vive di mare. 60 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1890 - Barche sulla rena, barche che stanno per prendere il mare, una vela di passaggio, mentre le lunghe reti riposano e si asciugano al sole di riviera. Così è anche per l’ininterrotta palazzata che vede scolorire allo stesso sole prestigiosi segni e simboli di un passato importante, dalle decorazioni dei palazzi allo stemma Pallavicino sulla Locanda della Posta. * Anno 1955, circa - L’infinito strascico a rete di Arenzano, eterna sposa del mare di Liguria. Chi non vuole assistere allo storico corteo nuziale ribalta lo schienale della panchina double-face della passeggiata, e si legge il giornale… * 61 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1889 - Pesca con le insente, e cioè con reti calate in mare compiendo delle anse e recuperate dalle imbarcazioni. La battuta (anche per via dei colpi assestanti sulla superficie per agitare la preda) sta avve n e n d o a l l a fo c e d el Cantarena. * Anno 1950 - Stefanin Robello, ritratto in un dipinto ad olio dal famoso pittore statunitense Raynold Thomas, ospite per qualche tempo di Arenzano. 62 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1929, 4 Ottobre - La mareggiata ha sospinto un grosso cetaceo sugli scogli dopo la galleria ferroviaria di San Martino. La popolazione curiosa è accorsa in massa dapprima temendo il naufragio di un’imbarcazione. Nulla da fare per la balenottera, la cui carcassa verrà praticamente distrutta dalla forza delle onde, che, placate, consentiranno solo il recupero dello scheletro. Che il mostro fosse inoffensivo è dimostrato dalla presenza, coraggiosa tuttavia date le condizioni del mare, del bagnante fuori stagione in basso a destra (Giacomo Colonna). 63 CINQUE PESCI PER DUE PANI Anno 1929, 10 Ottobre - Trofei della balena arenata sulla riva arenzanese al di là di Capo Panaggi. L’imponente ossatutra delle fauci fecero registrare un peso complessivo di mezza tonnellata! Bambini, uomini e donne di Arenzano posano fieri presso la Cabina di salvamento sulla passeggiata. Anno 1929 - Pesce Angelo, di Kg. 60, pescato (o meglio: cascato) nelle reti di Stefanin Robello. Sul podio, a pari merito, Antonio Ravera, Franzitto Marchese, Parêqua Mosconi, Cût e l e t t a d e Vi g n a s s e , Checcu u Barèccia, Peìn Derchi, Niculin Bozzano… 64 RIMEMBRANZE Anno 1930, 4 Novembre - Omaggio ai Caduti della Regia Marina in occasione di una celebrazione per la ricorrenza della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Chi non partecipa al corteo si dà da fare o ozia sulla spiaggia, approfittando della giornata festiva. Anno 1929, 28 Aprile Onoranze ai Caduti di mare da parte della Polizia Portuaria, di stanza nel bacino portuale di Genova: la banda musicale esegue un brano (la Marcia Reale?) sulla sinistra dell’immagine, mentre il picchetto presenta le armi sulla destra. Il monumento ai Caduti della guerra mondiale 1915-18 si trova ancora nella prima sede dell’attuale Piazza Mazzini. ** 65 L’APPRODO – BAGNANTI Anno 1910, Estate - Da sinistra: bagni Milano, bagni Italia, bagni Roma. La piccola costruzione è la cosiddetta Cabina di Salvamento. All’elegante chalet d’annata fa riscontro il gran pavese di costumi ascellari e sottanoni da bagno di lana. * Anno 1900 - Stabilimento balneare Rodino, situato davanti al Grand Hotel. La lunga passerella collega come un ponte levatoio la riva al livello del castello delle fiabe vacanziere, circondato dall’acqua ma saldo sul complesso sistema di palafitte marine. * 66 L’APPRODO – BAGNANTI Anno 1927 - Discreta e raffinata cornice alla spiaggia tranquilla dell’estate: la passeggiata con la Rotonda della musica, con al centro lo spazio per gli intrattenimenti musicali, la struttura dei bagni Milano e il prestigioso Grand Hotel. Anno 1930 - Passata la festa… Con l’inizio della mor ta stagione viene decisa la demolizione dei bagni Milano (proprietà della famiglia Morchio): preludio a nuove iniziative e all’impianto di moderne strutture di accoglienza turistica balneare. 67 L’APPRODO – BAGNANTI Anno 1900 - Lo spazio tra i cantieri navali è conteso da abiti lunghi e ombrellini da passeggio. L’abbronzatura è limitata a pochi centimetri quadrati di epidermide. Completi scuri di lanetta proteggono i baldanzosi bagnanti dalle gelide acque del mare nostrum. * Anno 1912, 11 Agosto - Sono le chiatte a creare l’originale sfondo di un set balneare, tra caffettani immacolati, rigide pagliette e arditi baffetti a manubrio. * 68 L’APPRODO – BAGNANTI Anno 1906, Estate - Le case del Borghetto, adiacenti alla Cà di Ciechi e al Grand Hotel, assistono alle evoluzioni acrobatiche di tuffatori spericolati, tra spettatori rigorosamente a capo… coperto. * Anno 1939, 15 Agosto - Relax balneare. Inutile interrogarsi sul/sulla beneficiario/a del poderoso mezzo di galleggiamento in primo piano. 69 L’APPRODO – BAGNANTI Anno 1906 - Regata velica davanti ai bagni Roma, organizzata dal signor Rodino di Genova, gestore dell’omonimo stabilimento balneare. Le numerose vele danno lustro alla cittadina incastonata nel golfo di cui si può ammirare il lato levantino che si spinge fin oltre Vesima. * Anno 1930, 10 Agosto - Bagnanti a riva e diportisti in acqua in attesa di una promettente serata di cielo sereno per osservare da terra e dal mare le stelle cadenti di San Lorenzo. 70 L’APPRODO – PER DIPORTO Anno 1929, 15 luglio - Estate del ’29. In basso a destra nella prima immagine, un gruppo di persone si affanna a trasportare un’imbarcazione verso la spiaggia per consentirne la navigazione durante il raid aereo programmato in giornata. L’idrovolante, decollato dall’idroscalo della Lanterna di Genova, sorvola il litorale di Arenzano affollato di bagnanti e ombrelloni. Non sappiamo se la barca citata a proposito della prima fotografia ha fatto in tempo a prendere posizione tra le altre per l’entusiasmante spettacolo. 71 SPINTI AL LARGO Anno 1905 - San Francisco, USA. Emigrati via mare, ma con velleità di volare in alto. Il ricordo per la famiglia lontana attesta la volontà di tirare diritto. A qualunque costo. * Anno 1906 - San Francisco, USA. Fratelli Damonte, arenzanesi di Belvedëi. All’atteggiamento dignitoso dei cavalli da tiro, fa riscontro quello degli addetti al trasporto della… rumenta (scavengers). I sogni di gloria, momentaneamente racchiusi nel… cassonetto, si realizzeranno in seguito. E saranno soddisfacenti per tutta la famiglia..* 72 SPINTI AL LARGO Anno 1910 - San Francisco, USA. Fratelli Damonte, della fotografia precedente, e relative famiglie, con un erede in bella mostra. Il cambiamento di rotta nella fortuna degli emigranti arenzanesi è dimostrato dall’esuberanza del pennacchio del cappellino. * Anno 1921 - Lima. (Perù). Famiglia Collareta (Feipìn) riunita per il matrimonio di Angelo. * 씱 A n n o 1 8 6 3 - M o nt ev i d e o, Uruguay. Francesca Damonte (classe 1839) a 16 anni sposa Bernardo Vallarino e si trasferisce a Montevideo, da dove invia la foto dei tre figli alla famiglia arenzanese. * 씰 Anno 1863 - Arenzano. La madre di Francesca, Maria Caterina Nari (classe 1819) ricambia con la foto dell’ultima propria figlia: Francesca II (nel senso di seconda, per rimpiazzare la precedente che ha preso il volo…). * 73 SPINTI AL LARGO Fine ’800 - Montevideo ( U r u g u ay ) . Fa m i g l i a Giuseppe Vernazza (coniugato con Fortunata Robello, sorella di Luigi da Madonna) con otto dei tredici figli. La capitale uruguaiana fu méta di numerosi Arenzanesi n el l ’ e m i gra z i o n e t ra il XIX e il XX secolo. * Anno 1954, Novembre - A destra il famoso (almeno per gli altri) pugile italo-argentino Luis Angel Firpo (Junin, Buenos Aires 1895-1960), El toro salvaje de las Pampas, che si battè nel 1923 per il campionato del mondo dei pesi massimi con Jack Dempsay (a sinistra), in un epico combattimento che lo vide sconfitto (anche se riuscì a scaraventare l’avversario fuori dal ring). * Luis Angel Firpo era figlio di Nicolò (di Lazzau da Muntà, Cassalli), emigrato in Sud America nel 1888. Nel riquadro l’immagine del campione del Sud America nel momento del massimo fulgore sportivo. Al campione sono ancora intitolate alcune squadre sportive sud-americane. 74 UN MARE IN MINIATURA Anno 1930, 11 Gennaio - Francesco Romeri, sciù Checchìn. Esperto marinaio, nella foto è intento alla cucitura della vela della sua bella barca. Eseguì per passione numerosi modellini di navi d’epoca, tra cui Anno 1929 - Brigantino goletta. Anno 1929 - Caravella. Anno 1929 - Goletta. 75 MÄ DE MÄ Anno 1951, 11 Novembre - Mareggiata ripresa davanti all’innesto sull’Aurelia di Via Sauli Pallavicino. Si nota il grosso bunker, residuato bellico dell’ultima guerra mondiale (costruito dall’organizzazione TODT nel 1944). I gozzi sono stati prudentemente ricoverati sulla passeggiata, ben oltre gli arganelli (lince) ancora sommersi dalla risacca. Anno 1955, 19 Febbraio - Mareggiata a ridosso della passeggiata davanti al Grand Hotel. Fortunatamente la palafitta dei bagni Sole è sgombra, come ogni inverno, dalle cabine dello stabilimento balneare. A Genova i colpi di mare dello stesso fortunale demolirono lunghi tratti della diga foranea del porto, provocando diversi affondamenti. 76 MÂ DE MÂ Anno 1930 - Mareggiata. L’onda si sfrangia in migliaia di inafferrabili dita che strappano al lido quel poco oro di cui è avara la ligure spiaggia. Rimangono solo i ciottoli luccicanti al pallido sole. Anno 1930 - Mareggiata. I marosi si infrangono sul Capo, ancora privo del porticciolo, e flagellano costa, moli, arenile. Non mancano i curiosi impegnati a vaticinare sulla durata e gli effetti del fenomeno naturale, cui si è ormai abituati da … sempre. 77 MÂ DE MÂ Anno 1934, 3 Giugno - Il principale responsabile dell’alluvione è il rio Nave, che è straripato a causa del forte nubifragio; ma anche il mare ci mette del suo, impedendo con la mareggiata il deflusso delle acque che allagano la zona bassa del paese, Via Aurelia compresa. Si ha più confidenza con il mare e si conoscono le sue bizze, così non si esita a percorrere la strada litoranea, seppur allagata, anche in prossimità delle onde, con il solo accorgimento delle braghe reduggé o accelerando il passo, quasi di corsa… 78 POETI Arenzano O tra i placidi olivi, tra i cedri e le palme sedente bella Arenzano al riso de la ligure piaggia; operosa vecchiezza t’illustra, serena t’adorna signoril grazia e il dolce di giovinezza lume; facil corre in te l’ora tra liete aspettanze e ricordi calmi, sì come l’aura tra la collina e il mare. Giosuè Carducci, 1889 79 O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME Anno 1932 - La palma, simbolo di Arenzano, nello stemma comunale dalla fine dell’Ottocento, domina la bella fotografia di Arenzano. Lo slargo di fronte al rio Nave si insinua tra i cantieri navali e i segni dell’attività marinara: sul prosieguo della passeggiata la grande rete stesa, e sotto la palma in fondo le ruote del carro matto, o trincaballe, mezzo di trasporto del legname per i cantieri navali. * Anno 1906 - L’autore-editore della cartolina titolò Viale delle palme la passeggiata con la rete stesa al sole, a fianco dell’Aurelia che rasenta il Grand Hotel con la primitiva portineria. La strada statale occuperà in seguito parte del tracciato della passeggiata e il complesso alberghiero potrà dotarsi del leggiadro parco alberato. Un cane supplisce alla mancanza di comparse… * 80 O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME Anno 1892 - Le palme della Rotonda della musica nella foto di fine Ottocento furono impiantate in occasione del quarto centenario della scoperta colombiana. Degli alberi che abbellivano la passeggiata che correva a fianco dell’Aurelia non è rimasta traccia, se non in queste fotografie, con i successivi interventi di sistemazione del litorale. Per la verità non si riesce a capire a prima vista quale sia la strada carrozzabile, considerata la tranquilla presenza di pedoni su entrambe le carreggiate. * Anno 1931 - Grandi pini marittimi ombreggiano strada statale e passeggiata a mare, quasi indistinte. Solo l’automobile targata GE 4239, il carretto addossato al marciapiede e la Balilla davanti al vecchio municipio attestano la circolabilità veicolare sulla prima. * 81 O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME Anno 1906 - Pini marittimi e palme dalla chioma raccolta in attesa del raggiungimento dell’altezza opportuna ripresi dal poggiolo del Grand Hotel, ancora privo del giardino che lo separerà dalla Via Aurelia. A destra una struttura balneare. La cunetta tra la strada carrozzabile e la passeggiata convogliava l’acqua distribuita alle piante con la sâssua (paletta concava di legno). * Anno 1930, 30 Dicembre - Ripreso dal santuario delle Olivette, un mare di olivi nella Lalia e a ridosso del primo santuario del Santo Bambino di Praga. Il Vico Filatoio e il tracciato dell’attuale Via Trento attraversano quasi paralleli l’immagine. 82 O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME Anno 1935 - Festa annuale degli alberi con Autorità e alunni delle scuole elementari, in grembiule classico o in divisa da Balilla, confidando nel futuro buon esito dell’iniziativa didattica e civica. Anno 1933 - Trapianto con paranco (crava) di un grande esemplare di palma prelevata da villa Tassada, in Via Maxio, per abbellire il piazzale dal vecchio palazzo comunale allo sbocco di Via Serafino Maria Rapallo. Sulla piazza faceva già bella mostra di sé un erogatore di carburante, gestito dalla Cuculla (Maria Parodi, Marinin a Balletta), l’unica donna che figura nella fotografia. Il camice bianco del barbiere spicca tra i convenuti. 83 O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME Anno 1929, 22 Maggio - Dopo la gelata invernale, il disciplinato schieramento della guardia d’onore lungo la passeggiata a mare, oltre che un’ignominiosa spuntatura del pennacchio, ha subito qualche cedimento… Anno 1937 - Carlo, Giuseppe e Pinin Roggero. Tre generazioni in primo piano e tre palme sullo sfondo. Nonostante le possibilità offerte dal potente mezzo di locomozione (almeno ad una delle prime tre) sembrano tutti soddisfatti di condividere stabilmente questo piccolo angolo di mondo. 84 BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA Anno 1926 - La bella banoramica spazia dal torrente San Martino alla periferia genovese. Lo stemma araldico dei Pallavicino che, come in molti altri edifici di proprietà, si intravede sul terrazzo centrale del Grand Hotel fu fatto segno da parte delle tradotte militari della Grande Guerra, in transito dalla prospiciente stazione ferroviaria, di minacciosi colpi d’arma da fuoco, destinati all’aquila bicipite, ritenuta un inopportuno richiamo all’Impero asburgico, proprio in quel conflitto combattuto e quindi vinto. 85 BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA Anno 1890 - Pescatori e barche partecipano del sorriso che illumina il seno di Arenzano, gemma di Liguria, nel prezioso cesello di mare e di monti. * Anno 1910 - Suggestiva immagine del poc’anzi definito seno di Arenzano, dall’ipotetico Arenae Sinus, seno di rena, che forse ha dato origine al toponimo. Una leggera brezza accondiscende alle esigenze dell’artista-fotografo, increspando appena la superficie quasi immota. In primo piano, sulla sinistra, l’antico varco d’accesso ai Piani del promontorio. Una minima nota di accennato disordine, ma una sinfonia di poesia, i panni stesi sulla spiaggia: esibizione spontanea dell’essere e dell’avere senza vacuo rispetto umano. * 86 BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA Anno 1880 - Una fotografia che sembra una stampa antica, per il bel disegno della palazzata costiera e delle significative realizzazioni architettoniche negli ampi spazi del panorama arenzanese. La ripresa è stata eseguita dalla Pineta, con i relativi pini in primo piano. La ferrovia attraversa l’abitato; al centro dell’immagine un treno a vapore sosta nella stazione con il fabbricato ancora di legno. * Anno 1932, 1° Marzo - Panorama di Arenzano sotto la neve da Punta San Martino. La candida coltre copre le alture e lambisce le onde creando una suggestiva atmosfera di pace e serenità, percorsa dai segni del progresso: le nere rotaie della ferrovia e lo scuro solco delle ruote dei veicoli stradali. 87 OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA Anno 1910 - Al centro della fotografia di inizio secolo XX la cartiera alla foce del Cantarena in Via Filatoio, alla sinistra della filanda che ha suggerito la denominazione del percorso. Un treno transita lontano, sotto Punta San Martino. * Anno 1930 - Cantieri navali dei fratelli Toso. Le chiatte, provvidenziali depositi galleggianti per sopperire alla mancanza di spazi portuali a terra (ben 2000 chiatte in servizio contemporaneamente nel porto di Genova!), consentirono l’ultima attività dei cantieri navali arenzanesi, allorché non fu più possibile proporre al mercato marittimo la costruzione di velieri e imbarcazioni artigianali. 88 OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA Anno 1977, 30 Maggio - L’impianto industriale, completo di ciminiera, del colorificio Tixe, titolare del pregiato brevetto della speciale pittura argentata (o brunzin-a). La fabbrica era stata già della Magnesia e quindi SAVESA, Società Anonima Vernici Smalti e Affini. Anno 1930, 15 Maggio - Case e mulino con ruota ad acqua della località Molino, sulla Via Aurelia. Baciccin Gambino, postino con la borsa d’ordinanza, è circondato da bimbi, impunemente scalzi, e adulti della zona. I segnali stradali rinnovano in breve spazio inviti alla prudenza, peraltro validi ancora oggi, ma la nutrita presenza di gente al centro della strada e in curva fa dubitare sulla necessità di tanto rigore… almeno in illo tempore. D’altronde il grosso camion sonnecchia mansueto all’ombra, anche per riposare le esauste… gomme piene. Sulla terrazza di destra si provvede a stendere il bucato. 89 OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA Anno 1910 - L’antica ruota panoramica del mulino dei Pallavicino il località Molinetto, alla Ferrèa. Il meccanismo ad acqua rese un buon servizio anche alla successiva attività della segheria Fubbio. * Anno 1969 - A sinistra il Casone della Ferrèa, costruzione di servizio alla ferriera Pallavicino. Al centro il fabbricato del mulino. Evidente il motivo decorativo sullo spigolo, che contrassegnava gli edifici di proprietà dei marchesi Pallavicino. Dall’alto si affacciano i primi palazzi dell’urbanizzazione della Pineta. 90 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1857 - Villa Figoli, già Grimaldi e Peloso, alla metà del XX secolo. Riproduzione di quadro ad olio di Nicolò Barabino di proprietà Figoli. Il palazzo è ancora privo della torre, e cioè prima della rielaborazione dell’architetto Rovelli del 1872. Il cancello, sostituito in seguito dalla portineria monumentale, conclude il vialetto che sarà interrotto dal passaggio della ferrovia nel 1868. Nel bimbo con le donne è stato ravvisato il conte Eugenio Figoli. Anno 1854 - Particolare di un altro dipinto del Barabino con la villa Figoli e il ponte Sant’Antonio con la spalla a monte più alta e aperture semicircolari. Popolane fanno il bucato nelle limpide acque del Cantarena. Bucato per l’inevitabile risultato della battitura dei panni sui sassi della fiumara? * 91 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1880 Arenzano, fine secolo XIX. Sorelle Tixe. * Tra i secoli XIX e XX - Arenzano, villa Figoli. Matrimonio di una figlia del conte Eugenio Figoli, a destra della sposa. * Anno 1889 - Nella foto conosciuta la dimostrazione grafica della presenza del poeta Giosuè Carducci (secondo da sinistra), nella villa Figoli, ospite del conte Carlo, nello stesso luogo della ripresa precedente. La poesia che guida queste immagini, leggermente diversa e intitolata In una villa, fu inizialmente dedicata proprio al palazzo signorile. * 92 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1887 - Comitiva Figoli in gita al Briccu dell’Ommu. Nobili, servitù e animali condividono un momento straordinario di festosa ma composta vacanza. Accanto al cane l’arenzanese Serafino Firpo. * Anno 1887 - L’impervio percorso non esonera le nobildonne dall’indossare vestiti e cappellini previsti dal lignaggio. La difesa dal sole è assicurata dagli ombrellini rituali: dallo schioppo di Paolo Tixe quella da eventuali bestie feroci che avrebbero potuto infestare le alture arenzanesi. Il grosso cesto sulle spalle del famiglio lascia immaginare una soddisfacente merenda. * 93 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1887 - Signoril grazia sovrintende alla partenza della carrozza del conte Figoli dal palazzo, con la vettura a pieno carico di nobiltà; lo scudiero controlla ancora una volta la forza motrice del contemporaneo mezzo di locomozione, e il postiglione, affiancato da una fantesca, si appresta a annunciare con il fatidico squillo di tromba la messa in moto dell’esimio convoglio. * Anno 1932 - Signoril grazia è quella che raccorda il lavoro per il pane quotidiano (i cantieri navali e le barche per la pesca), il momento del meritato svago popolare (il piazzale denominato Rotonda della musica), la discreta presenza della pubblica autorità (palazzo Sant’Antonio, già oratorio del Santo alla marina) e l’appartata ma appariscente residenza nobiliare (i palazzi sullo sfondo) sull’unica strada della vita che percorre ogni esistenza. * 94 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1932, 1° Marzo Signoril grazia è quella che uno scorcio di marina acquista subito dopo una nevicata, ammantato da una trina preziosa e raramente ripetibile: una presenza invisibile ha sistemato ogni cosa sul drappeggio dell’insolito velo, prima di allontanarsi furtivamente per lo scatto finale. Anno 1931, 6 Luglio Signoril grazia anche quella che accende la notte sul buio della terra e del mare, per coglierne il battito all’unisono. 95 SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA Anno 1970 - Arenzano, palazzo di Via Ghiglini 18. Affreschi del pittore Giuseppe Pennasilico (1861-1940), che decorò tra l’altro il teatro Margherita di Via XX Settembre a Genova. L’elicoidale panneggio delle eteree figure angeliche sembra svolgersi dal soffitto della casa di Antonio Calcagno, Muinà (perchè proprietario di un mulino in Val Lerone). Anno 1895 - Artistico paesaggio d’altri tempi: le donne (bûgàixe) alla foce (scimûèa) rubano la limpidezza al Cantarena, la stendono dalla tavolozza alle tele che espongono orgogliose, in una pubblica mostra che sa di buono e di bello. Incurante, la coppia da tiro percorre il ponte sull’Aurelia, nell’abituale percorso. * 96 E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME Anno 1908 - Quale migliore pubblicità (per il tempo: réclame), per un paese che sta crescendo nell’impegno per un turismo balneare qualificato, che proporre sulla cartolina postale un gruppo di bimbetti elegantemente vestiti? L’invitante passeggiata è percorsa da compassati adulti, probabilmente i genitori dei pargoli in primo piano, mentre al di là delle palme corre la Via Aurelia a ridosso del Grand Hotel. Le palme sulla destra delimitano l’arenile già occupato da poche ma eleganti attrezzature balneari. * Anno 1929 - Piazza del Borghetto. Adunata di ragazzi richiamati dall’acrobatica attrazione di spericolati saltimbanchi motorizzati: “Il giro della morte”. L’esibizione contempla evoluzioni motociclistiche incrociate all’interno della gabbia metallica sferica. Al fantastico guizzo mortale, il girovago di turno abbinava la possibilità di sbirciare dei fotogrammi d’azione inseriti in particolari visori che, nella foto, attraggono la curiosità del giovane pubblico. 97 E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME Anno 1907 - La maestra Emma Briasco con la sua classe elementare maschile. Per la verità non tutti gli occhi dei piccoli Arenzanesi brillano… Un po’ per la costrizione della posa, un po’ per il vestito buono indossato per l’occasione. Ma i risultati successivi dimostreranno che la scintilla vivace di un popolo capace di leggere i segni dei tempi covava in ciascuno sguardo. * Anno 1907 - Scuola elementare femminile. La varietà ricercate delle fogge dei vestiti non riesce a deprimere la vivacità degli sguardi delle future donne che costruiranno, mano nella mano con i compagni – non più di scuola, ma di vita – che percorreranno lo stesso cammino, l’Arenzano che oggi apprezziamo di più. * 98 E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME Anno 1934, Ferragosto - Festa in famiglia per il battesimo di Giuseppe Roggero, figlio di Carlo. Tutti attenti al clik fotografico, meno mamma e papà che hanno un altro obiettivo da prendere in considerazione. Tra tanti sorrisi, un solo volto teso e preoccupato: del giovanotto -con i capelli dritti- sotto il gigantesco lampadario. Anno 1929 - I figli dell’ingegner Fedele Ravera orgogliosi della divisa marinara… anche se il motoscafo di famiglia è in secca davanti ai cantieri navali arenzanesi. 99 E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME Anno 1928, 4 Novembre - Le celebrazioni per la ricorrenza storica della fine della Prima Guerra Mondiale coinvolgono le giovani generazioni. La testa del corteo è costituita dai Balilla che recano le corone d’alloro per i cippi dei Caduti di Viale delle Rimembranze. Sulla sinistra, la marchesa Matilde Giustiniani, vedova del marchese Pierino Negrotto Cambiaso, e quindi erede dei Pallavicino, affiancata dal podestà Cesare Festa. Anno 1939 - Cicci Scorza, Pino Roggero e Bertino Rossi, giocano col classico cerchio da sospingere correndo. Velodromo per le gare a inseguimento con un’unica ruota è l’ampia Piazza Adua alla foce del Cantarena (attuale Piazza A. Toso). 100 E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME Anno 1890 - Quattro ragazzi su una scala a pioli nel già citato Casun dâ Ferréa. * Anno 1967 - Settantasette anni dopo: la stessa scala, lo stesso fabbricato. Mancano i bambini. Ma forse non sarebbero più in grado di riproporre la stessa coreografia. Anno 1928 - Lago della Peschiera. Franzitto e Carlo Marchese, con lo zio Pinin Roggero, sul bordo della vasca di alimentazione della sottostante ferriera Pallavicino. Immagine di ariosa tranquillità. I campanili delle chiese arenzanesi garantiscono una fragile tregua di serenità e pace tra due ravvicinate guerre mondiali. ** 101 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1930, 20 Settembre - L’ormai famosa Rotonda della Musica dalle finestre di casa Roggero: biglietto da visita di una vitalità anche musicale, fuori e dentro casa, di gente capace di cogliere ogni occasione per festeggiare stando insieme. Anno 1929 - Pentolaccia e mascherata in casa Roggero. Il complesso JAZZ EIAR (dalla sigla dell’emittente radiofonica di stato) è composto da : (da sinistra) Antonio Ravera, Gio Batta Schelotto, Stefano Robello, Domenico Piccardo, Carlo Roggero, P i e t ro R o n c a l l o, B e r t o Damonte, Carlo Marchese, Pinin Roggero. 102 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1927 - L’ora corre anche in bicicletta. Ciclisti e tifosi, per parentela o amicizia, davanti al Bar Passito Chinato del Nardin. * Anno 1928 - I musicanti di… Arenzano. Concertino di un gruppo di amici appassionati di musica sulla strada per Lerca per l’ennesima esibizione artistico-gastronomica a base di brani popolari e prodotti tipici. La sosta a Terralba consente l’aggregazione di un buon numero di abitanti della borgata, attratti dalle note ammaliatrici dell’orchestrina itinerante. 103 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1932, 15 Settembre - Assembramento popolare a Nastrè, attuali Piazza Davide Chiossone/Via Ghiglini. Grandi e piccoli del rione, cuore di Arenzano, posano insieme prima della definitiva sistemazione dello spazio pubblico, recuperato per incontri, spettacoli, manifestazioni in genere. Anticamente il breve anfiteatro era denominato Piazza Case Rotte, per il cumulo di macerie che lo occupava da tempo immemorabile. * Anno 1928 - I musicanti di… Arenzano. “In gita da Berto, in Terrarossa”, titola l’autore sul negativo della foto presso la Torretta della Bicocca. Nel gruppo si riconoscono Bartolomeo Damonte (Brödu) con la chitarra, Stefanin Robello con il violino, Santino Schelotto con la cornetta, Pinin Roggero col basso, Menestrìn col tamburello e Carlo Roggero col sassofono. 104 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1929 - I musicanti di… Arenzano. Il gruppo di musici vagabondi tra le frazioni del paese e in trasferta (ma potremmo anche dire in tournée) nelle località limitrofe non rinunciano a trasportare anche ingombranti strumenti per la perfetta esecuzione del repertorio. Anno 1929 - La Banda Musicale Giuseppe Verdi sfila in Viale Sauli Pallavicino, precettata per una importante occasione: la festosa accoglienza del vescovo missionario arenzanese Giovanni Battista Anselmo, in visita nel paese natale. 105 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1927 - Lo studio mobile del fotografo Rebella sosta spesso e volentieri anche in Arenzano. Soprattutto nella bella stagione. Alla carovana dotata di apparecchiature di ripresa, sviluppo e stampa, nonché di lampi al magnesio e improbabili sfondi, si appressano residenti e villeggianti: un modo al passo coi tempi per cogliere l’attimo fuggente e serbarne il ricordo. Anno 1935 - Ad Arenzano i campi da bocce oggi non mancano, né sono mancati in passato, per il diletto di tutte le età. La partita della fotografia vede impegnati parenti, amici e simpatizzanti della famiglia Roggero: barba Luiggi, nonnu Pinin, Gigettu (cugino), nonnu Tillio, Giuliano (cugino), Carlin… L’impegno costante nelle cose della vita, applicato anche al divertimento. 106 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1930 - Campionario di giovanotti Arenzanesi. Tre elementi in comune: il cappello (un paio sulle ventitre), il sorriso (c’è chi sorride solo sotto i baffi) e il fiore a l l ’ o c ch i e l l o ( ch e rammenta la tradizione del garofano nella festa di San Giuseppe, patrono dei cantieri navali). * Anno 1925 - Pinin Roggero, quarto da destra in piedi nella fotografia precedente, poliedrico musicista nella banda musicale cittadina intitolata a Giuseppe Verdi. Anno 1928, 6 Luglio - Stefanin Robello con la chitarra a 14 corde costruita da Carlo Roggero. 107 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1928 - Concertino itinerante alla Bicocca, con Carlo Roggero (secondo da sinistra) e il padre Pinin (col contrabbasso, al centro). Tariffario della soirée festiva: due brani musicali – una bottiglia di vino; quattro brani – … più pane e salame; un concerto – cena, bevande incluse. Anno 1928, Natale - Le famiglie Roggero e Marchese con le cuffie all’ascolto della radio artigianale costruita da Carlo. Le varie generazioni si muovono con lo stesso passo sulla strada del progresso. Il mezzo panettone sulle apparecchiature elettroniche attestano comunque la prevalenza delle tradizioni più care. 108 FACIL CORRE IN TE L’ORA Anno 1933, 20 Aprile - Addio al celibato in casa Roggero. Non sappiamo se questa fotografia è stata presentata come credenziale di compostezza, possiamo però arguire con certezza che, nonostante l’assembramento di quadri alla parete, gli elaborati strumenti musicali e il monumentale lampadario, lo sguardo ispirato dell’unico accosciato ha suscitato nella futura sposa più di un dubbio sulla serietà della messa in scena. Soprattutto per quella bottiglia galeotta in mano all’altrettanto futuro sposo. Anno 1930, 14 Dicembre - Ore 16,30: Primitiva galleria del Pizzo (garbu du Pissu), ultima corsa del tram a cavalli (rebelléa) della famiglia Rossi (Cicella), concessionari del trasporto pubblico nella tratta Arenzano-Voltri dal 1898, dopo la gestione Firpo dal 1852 fino a Genova e dal 1890 fino a Voltri. Le ore in Arenzano sono giunte e trascorse felici anche per mezzo della puntuale diligenza: d’ora in poi saranno altri mezzi a consentire a molti di godere momenti piacevoli nella bella località di mare… e di monte. Strade, autostrade e ferrovia daranno modo di cullare sogni di una serena permanenza ancora prima di arrivare. Saranno le liete aspettanze che suggerì il Poeta con i versi che ci accompagnano. 109 TRA LIETE ASPETTANZE Anno 1931 - Corso Umberto I. La nuova corriera SPA 25 G 10 della ditta di autotrasporto pubblico Rossi Bartolomeo e Figli, targata GE 11331. Si va in città, si proviene dal centro urbano. Chi parte, o chi arriva, sa che Arenzano lo attende. Per sempre o anche solo per una vacanza. * Anno 1930, 15 Novembre - Antico arco in località Ferréa, lungo l’Aurelia che sale verso la Colletta, con Carlo Roggero, Antonio Calcagno, Lazzaro Damonte. Appena dietro la fabbrica SAVESA. Ora non sono più strade sterrate a sopportare un esiguo traffico, né antichi portali a stabilire méte e confini. Interminabili nastri d’asfalto, intervallati da anonimi caselli (qualcosa non è cambiato: il pedaggio!), facilitano arrivi, partenze, transiti. Ma non avremo più la sorpresa del casuale saluto del viandante che si toglie il cappello augurando il benvenuto, consolando l’addio. Come quello della fotografia di tanto tempo fa. 110 TRA LIETE ASPETTANZE Anno 1890 - La stazione ferroviaria del primo tracciato a semplice binario inaugurato nel 1868. La vaporiera di un treno della Rete Mediterranea attende di incrociare un treno in direzione opposta o di cedere il passo ad un treno meno lento. Chi scenderà dal prossimo convoglio ammirerà, tra gli altri, il palazzo Imperiale - Lercaro - Boggiano (al centro della fotografia), con gli affreschi – le quattro Virtù – della facciata, e il palazzo Enrile (a destra), che inizieranno a raccontargli di un passato prestigioso. * Anno 1973, 9 Marzo - La nuova stazione ferroviaria sul nuovo tracciato (1968, cento anni dopo il primo treno in riva al mare!) a monte dell’abitato, con i segni, parziali, dell’urbanizzazione delle zone limitrofe, già campi coltivati. Chi arriva col treno è salutato dall’incombente famoso santuario del Santo Bambino di Praga, dalla mole dominante della chiesa parrocchiale e dalla torre del castello comunale. L’impianto industriale in basso a destra (Colorificio Tixe) sarà presto demolito. 111 TRA LIETE ASPETTANZE Anno 1940 - Arenzano, riva del mare ai piedi del promontorio del Capo, presso la foce del torrente Lerone. Non sono state sempre liete le aspettanze degli Arenzanesi nel corso della storia: il frammento di muro (müaggiùn da cascia, opportunamente evidenziato) ricorda la difesa del territorio dall’approdo dei Barbareschi per il rifornimento di acqua dolce (acquata), di cinquecento anni fa. Ad attendere gli altri, in qualche modo diversi, né servile accoglienza né disumana indifferenza (proprie dei tempi a venire): roncole e forconi pareggiavano con scimitarre e mezze lune un incontro di storia, in questo caso giocato in casa… * Anno di esecuzione 1940. Anno di ambientazione 1910 - Casa del Capo. La cucina dei nonni. Acquerello di Carlo Roggero. Arenzanesi nella storia: uomini e donne pronti a difendere un baluardo costituito da un testo pê a fainà, da ‘n runfò, ‘na vascellëa, ‘n po’ de tundi, un maxinin da caffè, ‘na caréga, ‘na toa… E ‘n barcun avèrtu da dove affacciarsi per figurare e aspettare il domani. 112 TRA LIETE ASPETTANZE Anno 1928, Dicembre - E gli Arenzanesi, di quali aspettanze alimentano i loro sogni, i progetti per il futuro? Lo scatto fotografico di una giornata uggiosa è emblematico, più di tante altre splendide istantanee eseguite in giorni assolati, miraggio soprattutto per i foresti. Chi ha tempo da perdere apre l’ombrello, proprio per non rammaricarsi di averlo camallato inutilmente. Altrimenti non si fa caso a quelle quattro gocce che vengono giù. È gente avvezza a ben altro! Grandi e piccoli sanno che dopo la burrasca torna la bonaccia, e dopo il successivo temporale di nuovo il sereno. È la rotta del mondo tracciata dall’eternità. E su questa rotta il piccolo seno di Arenzano dà la sicurezza di un approdo sicuro e la fiducia per il varo di un nuovo giorno. 113 E RICORDI CALMI A proposito di cambiamenti… Anno 1931, 10 Dicembre - Località Rue. I vecchi ponti sul torrente Seilughi: quello più in alto era situato sull’antica Via Romana, che proprio in questo punto assume la denominazione di Via Terralba; quello in basso immetteva nel viale privato della proprietà Calcagno (attuale Via Carlin). La caratteristica loggetta d’angolo si trovava sul limitare dell’ampia zona di campi coltivati. Anno 1932, 4 Gennaio - Lavori di sistemazione della futura Piazza Mario Toso, all’innesto di Via San Pietro. Alla copertura del breve tratto di rio, farà seguito la demolizione della loggia e quindi del palazzo a monte. 114 E RICORDI CALMI A proposito di demolizioni… Anno 1900 - Casa San Martino, dietro Casa Fornace, sotto Capo Panaggi, di proprietà Pallavicino (come si evince dai motivi deorativi sugli spigoli). Sul romantico portale dell’area pertinenziale sosta Benedetto Firpo (Bedettu du Câu), patriarca di un tempo che non potrà rimanere chiuso tra sassi, olivi e fiägni (filari). * Anno 1969, 29 Marzo - La Casa San Martino in demolizione. Un angolo di poesia che rimane solo nei pochi ricordi e, fortunatamente, sulle pagine di questo album di Carlo Roggero. 115 E RICORDI CALMI (… E MENO CALMI) A proposito di patriarchi… Anno 1899 - Giuseppe Firpo, Beppinìn, con la moglie (Geinìn Delfino) e il figlio Baciccia. Un presidio, anche armato, di valori e tradizioni. * A proposito di valori… Anno 1910, 5 Giugno - Insurrezione popolare per l’acqua. Una folta rappresentanza quasi esclusivamente maschile, e di varie età, di Arenzanesi sul piede di guerra per la ventilata sottrazione di oro bianco dalle sorgenti locali per alimentare gli acquedotti genovesi. Non fu rivolta armata, ma non furono risparmiati atteggiamenti duri, anche violenti, per dimostrare una ferma presa di posizione. Non è dato sapere se i fiaschi in primo piano contenessero campioni di acqua o propellente per teste non ancora abbastanza su di giri. * 116 E RICORDI CALMI A proposito di acqua… Anno 1930 - Cerimonia campestre per il termine dei lavori dell’acquedotto comunale dei Ruggi. Al centro il podestà Cesare Festa punta il dito verso l’obiettivo, raccomandando un attimo di attenzione ai convenuti. In secondo piano il mulo per il trasporto delle vivande per il rinfresco di rito, evidentemente non annaffiato dall’appena convogliata acqua di fonte: in primo piano sono movimentati sospetti fiaschi impagliati. Tra i presenti: l’architetto Fineschi, l’impresario Carlin Calcagno, il dottor Pio Daneri, l’impiegato comunale Tugnìn Ghigliotti, il notaio Luigi Boggiano. Anno 1930 - Autorità civili e militari in posa per la stesura dell’atto ufficiale di presa in consegna dell’acquedotto dei Ruggi. Accanto al podestà Cesare Festa, la marchesa Matilde Giustiniani, vedova Negrotto Cambiaso, erede delle notevoli proprietà Pallavicino, estese anche alle alture arenzanesi. 117 E RICORDI CALMI A proposito di nobili… Anno 1931 - Parco del castello Pallavicino, adesso anche Negrotto Cambiaso Giustiniani: visita del principe ereditario Umberto di Savoia, con la moglie Maria Josè del Belgio, per l’inaugurazione della monumentale serra. Tra le due teste coronate la marchesa Matilde Giustiniani, ormai unica proprietaria della villa. * A proposito di storia Anno 1930 - Edificazione della Casa del Littorio (o del Fascio) sulla proprietà Pallavicino. La costruzione comprendeva anche la sala cinematografica (nell’area tra la Casa Littoria e le scuole è sistemato il cinema all’aperto). Il podestà Cesare Festa curò anche questa iniziativa nazional-popolare. 118 E RICORDI CALMI A proposito di simboli del passato… Anno 1902 - Lo stemma sabaudo anche sulla bandiera dell’asilo infantile Antonio Ghigliotti, fondato nel 1884, tra quarantaquattro bambini e quarantuno bambine di Arenzano. * A proposito di bambini… Anno 1912 - Scuola elementare del maestro Giusto. Per dimostrare che non vestivamo tutti alla marinara. * 119 E RICORDI CALMI A proposito di marina… Anno 1872 - Veduta della località Malöa. Al centro il casello ferroviario (n°11) demolito per l’ingerenza del senatore conte Figoli e ricostruito (tuttora esistente) a fianco della Cà Gianca sulla sinistra. La torretta del palazzo in secondo piano fu distrutta da una bomba nel 1944 nel corso del secondo conflitto mondiale e non più riedificata. * Anno 1932 - La Via Aurelia in terra battuta corre alla marina tra i cantieri navali e le case: la cunetta sulla destra è superata da appositi passi in lastre di pietra. Uomini, animali e merci sostano all’ombra dei pini della passeggiata. * 120 E RICORDI CALMI A proposito di Via Aurelia e dintorni… Anno 1934, 26 Maggio - Straripamento del rio Nave sull’Aurelia/Corso Umberto I/ giardini del monumento ai Caduti. Lo straccivendolo (strassé) Tugnin Manella (Antonio Valle), si salvò sul cumulo di merce nel magazzino. Nella foto a destra, lo stesso Manella percorre la piazza spazzata dalla bufera di neve del 1929 nel vano tentativo di riempire un secchio alla fontanella gelata. Anno 1934, 26 Maggio - Effetti dello stesso straripamento in Via Olivette. La fotografia è stata eseguita logicamente dopo un parziale deflusso delle acque. 121 E RICORDI CALMI Anno 1934. 26 Maggio Altra prospettiva dell’alluvione del 1934, che a l l a g ò a n ch e l a Vi a Aurelia, tanto da consentirne la navigabilità. Anno 1928 - Corso Umberto I, angolo Piazza Colombo. Il barbiere Bartolomeo Damonte (Brödu, coiffeur pour dames). 122 E RICORDI CALMI (…E COSÌ COSÌ) Di sport… Anno 1929, 19 Marzo - Festività di San Giuseppe. Transito della classica corsa ciclistica di primavera, Milano-Sanremo, dalla curva sul rio San Martino. La gara fu vinta proprio da Binda, ripreso dalla macchina fotografica al momento del passaggio da Arenzano, con un notevole distacco dal secondo classificato. Di cronaca nera… Anno 1929, 19 Marzo - Incidente, purtroppo mortale (due morti e un ferito grave), durante l’attesa del passaggio della stessa Milano-Sanremo. Un sidecar si schiantò sull’angolo del muro di recinzione del cimitero di San Sebastiano alla marina, a Levante del paese. 123 SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE Anno 1887 - Dal ponte sul torrente San Martino la splendida visione di Arenzano circondata dall’Appennino Ligure e dal Golfo di Genova. * Anno 1887 - Panorama verso Ponente. Calma assoluta sulla spiaggia e sull’acqua. I panni stesi sulle pietre (gèa), trattenuti da qualche sasso, sono simboliche vele obbligate al riposo. Come questo piccolo mondo, abituato a sopportare tanto le disastrose tempeste quanto le tediose bonacce. Per terra, per mare. Nella vita. * 124 SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE Anno 1906 - Verso Levante il centro del paese offre con i segni del tempo che scorre, anche per strada e ferrovia (manca il viale tra la stazione e il Grand Hotel), l’immutata grazia di un borgo elegante. Sorti in un seno di mare, protetto da una corona di monti, case, chiese, opifici, alberghi e bagni sanno ancora di dover rendere conto ad una natura e ad un popolo che già c’erano e li hanno accolti. Detta così è una bella storia. Che purtroppo non durerà all’infinito. Verrà il tempo delle favole, e sarà il caso di stabilire se crederci o meno. * Anno 1928 - Non c’è confine tra terra e mare, come non c’è mai stato fra terra e cielo. Per gente abituata a guardare davanti a sé, appena può sollevare lo sguardo dall’usato lavoro, e scrutare oltre l’orizzonte, non è fantasia sperare in un mondo migliore. Anche se solo per quelli verranno. 125 SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE Anno 1929 - I cantieri navali sono ancora in piena attività; gli stabilimenti balneari fervono della vita vacanziera; barche e barchette dondolano sul mare che “si muove anche di notte e non sta fermo mai”. Ma è di calma la suggestione che deriva da questa immagine. Anche dal grande cartello arriva l’invito a soprassedere, per uomini e cose: “Ristorante-Garage”. Vale la pena fermare per un attimo i nostri passi, insieme ai camioncini e alla spider davanti alle barriere del passaggio a livello, per goderci questo raggio di sole che si riflette sul tetto d’ardesia. Ci rimetteremo in marcia al transito del treno del tempo, sferragliante e sbuffante. 126 SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE Anno 1929 - Nella continuità della creazione l’Appennino sorge e scivola nel Mediterraneo proprio ad Arenzano. Il tempo ha scritto su questo lido una storia ancora tutta da leggere e raccontare: non solo i Romani suggellarono con una lancia (HASTA) la significativa conquista. Le guglie dei templi additano altri traguardi e si specchiano nell’infinito, eco dell’antico annunzio. I padri proclamarono, rinnovando la scelta, “Hic manebimus optime” (Qui staremo benissimo). Pochi segni che identificano un punto prediletto. Dalla natura, certo. Ma anche da Chi non ha disdegnato di essere acclamato Re, di questi monti e di questo mare. 127 GRAFICHE FASSICOMO GENOVA Dicembre 2006 128