Circolo Canottieri Ortigia
(da una ricerca di Dante Piazza)
Chi nasce in uno scoglio ha una sola passione: il mare. Chi è nato in Ortigia ha sempre coltivato
questa passione con la pesca, la vela, il canottaggio, la canoa, il nuoto, la pallanuoto, le attività
subacquee (apnea, pesca sportiva, oasi marina). In età moderna la storia del Circolo Canottieri
Ortigia testimonia questa passione per tre attività sportive: il canottaggio, il nuoto e la pallanuoto.
La Storia del canottaggio: dal 1928 al 1953
La storia del Circolo Canottieri Ortigia, con i colori bianco verdi, ha inizio nel 1928, ad opera di un
gruppo di appassionati “canottieri” che, animato dal grande amore per il mare e gli sport acquatici,
fondò il sodalizio. Il principale animatore ditale iniziativa fu Alberto Scarselli, portatore di una
cultura di canottaggio maturata in gioventù, nella natia Castellammare di Stabia, il quale, insieme
ad Archimede Piazza, Pippo D’Aquino, Ciccio Abela e Silvio Guido, fondò il Circolo Canottieri
Ortigia, stabilendo la prima sede della società ai “Sette Scogli” fra la capitaneria di Porto e la Fonte
Aretusa nella zona nota a tutti i siracusani come “Villetta Aretusa”. Le imbarcazioni, le attrezzature
e gli spogliatoi erano allocate nei tunnel esistenti nella villetta ed in quello di uscita dell’Ipogeo sul
Foro italico, accanto alla fontana dei giganti alla marina.
Il primo ed inizialmente unico armo del Circolo era una “Yole a 4 con” di cui Scarselli era
capovoga, Pippo Monteforte seconda voga, Pippo D’Aquino terza voga, Silvio Guido quarta voga e
timoniere Archimede Piazza.
I canottieri alla Marina (Foro italico) con Pippo Monteforte detto “pizzetto” (terzo da sinistra)
Mancano notizie certe per il periodo che va dal 1932 ed il 1947, quando A. Scarselli, l’Ing. Pippo
Gallo, Pippo Monteforte (detto “pizzetto”) e Archimede Piazza, con impegno appassionato si
adoperarono per far vivere il Circolo Canottieri Ortigia trovandogli sede in parte dell’area
dell’Idroscalo e della Aeronautica Militare di via Elorina, confinante con la S.P.E.R.O.
I canottieri nella sede del vecchio idroscalo, il custode (Zio Nino), il cane lupo “Lola”, Pippo Monteforte, Andrea
Mauceri, Archimede Piazza con i piccoli Dante ed Enrico
Dopo i lavori di riadattamento, il circolo fu
concessionario di due fabbricati dell’idroscalo
dell’aeronautica militare, che prima della guerra
ospitava una base per idrovolanti di stanza nel porto
della città e l’adiacente idroscalo civile, utilizzato
dalla compagnia di bandiera fino al 1942 per
raggiungere le colonie dell’africa orientale.
La struttura era in completo abbandono ed i segni
della guerra ancora visibili. Il filo spinato
arrugginito impediva di accedere agli hangar
diroccati, ai piazzali non più agibili, ai moli con le
gru ridotte ad ammassi ferrosi (1).
All’interno del circolo, davanti alla palazzina Comando era stata allestita una pista in cemento, dove
nelle notti d’estate, si organizzavano serate danzanti all’aperto alla luce di alti lampioni sospesi su
otto pali di legno piantati tutt’intorno.
Le serate estive erano allietate in città da due band: una del maestro Zanella con il virtuoso della
tromba Ferrara, e l’altra del maestro Maranci, virtuoso di fisarmonica e del più classico pianoforte.
Le due “band” suonavano musiche alla moda del primo dopoguerra.
Una serata fu dedicata anche alla scelta della ragazza da mandare alle selezioni di “Miss Italia”.
Con soddisfazione di tutti, fra le agguerrite aspiranti fu eletta Marisa, una bella bruna, figlia del
Presidente del circolo.
Davanti all’ampio piazzale della palazzina comando c’era il bacino di accesso sul porto, delimitato
da due piccoli moli per le cerimonie militari. Quello di sinistra portava ancora i segni dello sbarco
anglo-americano: un mezzo anfibio, semiaffondato nella fanghiglia maleodorante, aveva ancora il
portellone aperto come una grande bocca spalancata.
Nell’invaso di destra si svolgevano le attività degli equipaggi, che armavano le imbarcazioni, prima
dei giornalieri allenamenti. I giovani canottieri, con le braccia dritte sopra la testa, trasportavano le
imbarcazioni dal capannone fino alla zattera, ancorata davanti allo scivolo e collegata con un asse di
legno alla banchina.
Gli equipaggi partivano con i remi ben dritti sui carrelli fino a quando l’imbarcazione si allontanava
a sufficienza, per poi all’unisono infilarli negli scalmi e prepararsi alla prima vigorosa vogata. Il
rito si replicava al ritorno. Fruttando l’abbrivio, i canottieri sfilavano i remi e li reggevano ben dritti
fino a quando l’imbarcazione si accostava alla zattera.
Il timoniere impartiva ordini decisi, in modo che l’equipaggio non commettesse errori nelle
operazioni di accosto. I giovani imparavano in tal modo tutti i segreti della disciplina sportiva, di
1
) La Compagnia di bandiera aveva assicurato negli ultimi anni trenta i collegamenti civili con le colonie d’oltremare con velivoli di
modesta capacità di trasporto passeggeri e merci. All'indomani della conquista dell'Etiopia era stata inaugurata una nuova linea, che
faceva seguito ai primi collegamenti aerei con le nostre colonie dell'Africa Orientale Italiana già iniziati in maniera pionieristica a
partire dal 1934.
La linea si sviluppava per 6.379 km e congiungeva Roma con Addis Abeba, via Bengasi ed Asmara. Il percorso veniva effettuato in 3
giorni e mezzo di volo diurno e la frequenza era di 4 voli alla settimana nei due sensi. Da Addis Abeba o da Dire Daua tre voli la
settimana si dirigevano a Mogadiscio, capitale della Somalia Italiana.
Inizialmente furono impiegati i trimotori idrovolanti (cant z 506) nel tratto Roma – Bengasi, con tappa a Siracusa, ed i trimotori
(Savoia-Marchetti S.M.73) da Bengasi fino a Mogadiscio. Nel 1937 apparve il nuovo velivolo (Savoia-Marchetti S.M.75), più
moderno e capace di migliori prestazioni, nonché in grado di trasportare un numero di passeggeri (fino a 24) e di posta molto
superiore.
Era un volo per pochi eletti ed il costo del biglietto (6.000 lire) comprendeva il trasporto di un bagaglio (fino a 20 kg), il
trasferimento dagli aeroporti, i pasti ed i pernottamenti nei migliori alberghi degli scali (Bengasi, Il Cairo,Wadi Halfa, Khartum ed
Asmara).
cui si erano innamorati. Le imbarcazioni issate a terra poi venivano appoggiate su cavalletti per
essere ben lavate e asciugate, dentro e fuori, per togliere la salsedine dalla speciale vernice, che
consentiva agli scafi di legno pregiato di scivolare più facilmente sull’acqua.
Poi veniva il turno delle docce per l’equipaggio. Erano tutti ragazzi alti e ben piantati perché l’arte
del remo richiedeva braccia e gambe lunghe e robuste e casse toraciche adeguate. Per resistere allo
sforzo della palata senza spezzarsi, i remi erano ricavati con pregiati e robusti legni massicci, meno
elastici dei leggerissimi scafi e remi di oggi in fibra di carbonio. Il fasciame dello scafo, anch’esso
in legno pregiato, era avvitato ai costoloni di legno con leggere viti in rame con testa ribattuta a filo.
In occasione delle trasferte, l’imbarcazione più lunga (otto con) veniva smontata, per facilitarne il
trasporto, in tre tronconi mediante le viti in rame che serravano i doppi costoloni interni.
Un anno si tentò anche di creare un equipaggio femminile e l’iniziativa accese l’interesse e la
curiosità degli equipaggi maschili già esperti. Con occhio divertito assistevano e condizionavano
non poco le manovre maldestre delle timide ragazze, che per la prima volta si cimentavano in
calzoncini e magliette con i colori sociali.
Nel 1951 viene assegnata al circolo siracusano l'organizzazione dei 14^ campionati del mare
(Campionato d'Italia in jole di mare). Dirigenti e atleti, venuti da ogni parte d'Italia, rimasero
incantati dall'organizzazione e dall'ospitalità. Il porto grande di Siracusa si confermò un campo di
gara ideale, per niente inferiore ai più celebrati d'Italia. Le regate rivelarono i progressi del
canottaggio siciliano che fino a qualche anno prima aveva poca importanza in campo nazionale.
Dall’annuario ufficiale della Federazione Italiana di Canottaggio si desumono i seguenti armi
vincitori di quella manifestazione, documentata dagli archivi del cinegiornale nazionale Film
L.U.C.E.
edizione anno località 2 jole AM
4 jole AM 8 jole AM canoino AM doppio canoe AM
14
1951 Siracusa S.C. Garda S.C.R. Lauria C.C. Ilva S.C. Padova D. Ferr. Trieste
Va sottolineata, a tal proposito, la partecipazione del Circolo Canottieri Ortigia ai Campionati
Nazionali con diversi Armi: 8 con, 4 con, 2 con i cui equipaggi erano composti da atleti che
ricordiamo con grande affetto: Luigi Vinci, Alfredo Risita, Peppino Conigliaro, Andrea Mauceri,
Enzo Maiorca e Ninni D’Arienzo.
Porto grande 1951 – Otto con – Prima voga Spinoccia, al timone Archimede Piazza con il piccolo Enrico
Gli anni d'oro ebbero vita breve: purtroppo la mancanza di rincalzi e delle risorse per il
rinnovamento delle imbarcazioni della flotta anteguerra (troppo differenti come peso rispetto a
quelle in dotazione di altri circoli remieri) non permisero al Circolo Canottieri Ortigia di
riconfermare i risultati ottenuti negli anni precedenti.
Negli anni seguenti l’iniziativa dei primi appassionati fu proseguita da altri giovani e meno giovani,
ma sempre entusiasti, e il Circolo divenne col tempo non solo un punto di riferimento per il
canottaggio, ma anche una occasione di incontro e di socializzazione per la gioventù siracusana. ,
Per comprendere il significato e l’importanza di una simile iniziativa, bisogna ricordare cos'erano
quegli anni precedenti e dell’immediato dopo-guerra, carichi di desideri e di bisogni di rinascita, ma
poveri di mezzi e strutture associative.
Successivamente, il crescere delle dimensioni e dei maggiori impegni che tale iniziativa
comportava, spinsero i promotori a cercare l’appoggio di personalità di rilievo in grado di assicurare
adeguati finanziamenti che consentissero al Circolo Canottieri “Ortigia” di proseguire ed ampliare
la propria attività.
L’entusiasmo dei pionieri, pur passando da una generazione ad un’altra, non era più sufficiente a
reggere il passo con i tempi. Era il momento in cui i siracusani riuscirono a far prevalere l’anima
turistica e culturale della Città e a dirottare l’insediamento dei primi impianti industriali di Moratti
padre nella rada di Augusta.
La Storia del nuoto e della pallanuoto: dal 1952 al 1958
In principio era nuoto. Nel 1943 allo stabilimento balneare “Nettuno” sotto Belvedere S. Giacomo,
nel cuore di Ortigia (affacciu de dispirati) facevano gruppo Placido Agosta, Lino Colomasi, Pupetto
Reale, Eolo Bottaro, Nino Bongiovanni, Vittorio Natoli, Pippo Arba, Ciccio Minniti, Nick Arezzo
della Targia, Cesarino Gubernale, Paolo Bottaro, Cicciuzzu Sgarlata, Santoro, Benanti, Romano,
Diploma, Lentini, Atanasio, baldi giovanottini siracusani che gareggiavano nel dorso, nella rana,
nello stile libero (“Troujeon” compreso), partecipando anche alle classiche catanesi “Coppa Vasta”
e “Coppa Spampinato” e inserendosi con ottimi risultati nelle competizioni regionali e nazionali.
Un appassionato talent-scout, Alfredo Guardo, scovava le giovani speranze e ne sperimentava le
capacità: così, nel 1944, a undici anni debuttava nel crowl Franco Catena, con un crescendo di titoli
provinciali, regionali, nazionali. Altri nuotatori gareggiavano in quegli anni, tra cui Fulvio Ubaldini
e Umberto Lentini, assieme a Toto Rossitto, il golden boy del nuoto siracusano, che amava
crogiolarsi al sole sotto casa, agli “Scogli lunghi” di Riviera Dionisio il Grande e per sgranchirsi i
muscoli nuotava fino al Nettuno per andare a salutare gli amici e farsi quattro risate con quei buontemponi.
“Taralla” Pintaldi, siracusano trapiantato a Catania e trascinante personaggio, durante una gara di
nuoto alle Grotte di Ulisse convinse Nino Bongiovanni a creare una squadra di pallanuoto in
Ortigia: c’era il “Giglio bianco” catanese che dava spettacolo in una specialità ancora tutta da
scoprire dalle nostre parti, e lo spirito di emulazione ebbe il sopravvento. Il seme era gettato.
Bongiovanni, che da allora diventerà il mitico “capitano”, si lanciò nell’impresa. Era già il 1949 e
Nino radunò alcuni nuotatori volenterosi: strappò Catena al gruppo di Guardo che, offeso, in piazza
Archimede affrontò Bongiovanni scatenando una lite memorabile. Ma non si arresta il corso della
storia. Nino Bongiovanni (“peri sicchi” affettuosamente per gli intimi, ma “capitano” per tutti gli
altri) si rivolse a Pietro Cancelliere, altro mitico benemerito dello sport siracusano, che accolse il
gruppo nella società “Archia”. Ciccio Minniti (“nonno” per gli amici), costruì con liste di legno il
primo campo di gara e lo piazzò ai “Sette Scogli” il tratto di mare davanti alla Villetta della Marina,
sotto Fonte Aretusa, lasciato libero dal Circolo Canottieri Ortigia trasferitosi all’idroscalo.
I ragazzi si procurarono un vecchio pallone di calcio, lo spalmarono di grasso e si misero a
palleggiare. Dalla ringhiera di Fonte Aretusa, incuriosito dalla novità, si affacciò Enzo Genovese: i
tasselli del mosaico, guidati da una mano invisibile, cominciavano ad andare al loro posto. Il
“capitano” lo alluzzò, lo addescò, lo convinse a mettersi in porta; profeticamente aveva dato
l’investitura al mitico portiere della nostra pallanuoto. Comincia così l’epopea dei “Sette Scogli”,
luogo di imprese natatorie e pallanotistiche ormai leggendarie. Intanto arriva anche il primo campo
di gara ufficiale, mandato dalla Federazione su personale interessamento di Concetto Formosa,
commissario della FIN, altro personaggio a cui lo sport siracusano deve tantissimo in tutti i settori.
Sabato 2 luglio 1949: L’Archia debutta nel campionato di serie C contro il Cus Catania.
La “rosa” è composta da Enzo Genovese, Nino Mirabella, Vittorio Natoli, Eolo Bottaro, Nino
Bongiovanni, Salvatore Ricupero, Umberto Bandiera, Carmelo Salvo, Ciccio Minniti. Vincono i
catanesi 3-0, ma è il battesimo ufficiale.La gente comincia ad assieparsi sulle banchine. Entrano in
squadra Concetto Pulvirtenti, Nuzzo Piazza, Mario Lentini e, nell’estate 1950, si ricomincia. La
società diventa “Aretusa”. Gli allenamenti sono approssimativi, ci si ingegna al meglio ma
l’atmosfera è soltanto goliardica. Bongiovanni però non ci sta a perdere sempre e alza l’ingegno.
C’è uno sportivo emergente in campo nazionale, è arbitro di calcio di serie B e si chiama Concetto
Lo Bello: il “capitano” lo convince a fare da condottiero, il destino continua a costruire con mano
maestra la trama. Lo Bello si legge il libro della pallanuoto e ne afferra immediatamente il
meccanismo (tanto che, per uno sfizio in più, supera anche gli esami di arbitro di pallanuoto). Come
è sua abitudine, accetta di fare da allenatore a patto che tutti si impegnino a fare sul serio. È la tarda
primavera del 1951.
La Federazione diramò il calendario: prima partita a Catania contro il CUS. Si pensava che stesse
ricominciando la stagione delle abituali batoste da quei fitusi dei catanesi.
Domenica 16 luglio 1951, imbarcata su tre “Seicento”, la squadra si recò a Catania. Per strada si
scherzava, ma il pensiero di quello che li aspetta sbiadiva la risata. Arrivati a Ognina, gli avversari
erano già in accappatoio in mezzo alle ragazze. Ridevano tra di loro, si preparavano a sgranchirsi i
muscoli in una partita di allenamento, per rifìlare all’Aretusa l’ennesima sconfitta. Lo Bello schierò:
Genovese portiere, Nino Mirabella e Nuzzo Piazza terzini, Nino Bongiovanni metà campo, Franco
Catena ala di spola, Concetto Pulvirenti centro fisso, Aldo Formosa ala di punta. Contro ogni
pronostico, l’Aretusa vinse 9 a 2, distruggendo lo strapotere dei catanesi, ma soprattutto
imprimendo una formidabile spinta evolutiva alla storia della pallanuoto siracusana e creando un
irresistibile trampolino di lancio per il futuro.
Su “La Sicilia” Candido Cannavò scrive: “Una rivelazione i waterpolisti siracusani. Il ritmo di
gioco sostenutissimo degli aretusei ha fatto perdere la bussola ai catanesi, incapaci di controllare gli
avversari che guizzavano da tutte le parti. Il dominio dei siracusani è stato ininterrotto”.
1952: l’Aretusa diventa Ortigia.
Con rammarico dei soci fondatori, il prestigio del Circolo Canottieri Ortigia diventa una utile rampa
di lancio per favorire il percorso ascensionale della pallanuoto siracusana. La sociètà cambia
leadership ed attività sportiva e tra alti e bassi arriverà alla serie B.
Le varie formazioni successive avranno l’apporto di gente come Picchetti, Atanasio, Bandiera,
Rossitto, Brunetti. Poi Lo Bello ne inventa un’altra delle sue: convince il sindaco Alagona a
finanziare l’impianto elettrico ai “Sette Scogli” con riflettori che consentiranno di giocare in
notturna. E’ una novità assoluta da Roma in giù, e l’Ortigia gioca davanti ad una folla strabocchevole.
La stella di Lo Bello intanto ha acquistato splendore ed un ascendente che sarà sempre messo
puntualmente al servizio della città. L’Ortigia ha anche una squadra allievi: Norcia, Franzò,
Quadarella, Di Gaetano, Trombatore, Zimmitti, Rizza, che (24 luglio 1955) va a vincere a Catania 5-1 sul
Cus. Ad allenare la squadra maggiore Lo Bello ha chiamato lo slavo Roje, entrano in formazione Benito
Mirabella (Un centro fisso forte e agile, irriducibile combattente: leggendari i suoi duelli col gigantesco
Babusci del Crotone) e Nino Di Dato.
Lo Bello freme, vuole vincere anche le promozioni, i problemi economici sono quelli che sono, i contributi
lesinati, eppure il condottiero riesce a fare miracoli. Ottiene gli aiuti necessari e nel 1957 l’Ortigia vince il
campìonato avendo in squadra Genovese, Pintaldi, Rizza, Terrizzi, Piazza, Di Dato, La Barbera, Atanasio,
Bongiovanni, Rossitto.
Il presidente biancoverde ha portato a Siracusa quei catanesi che sono sempre stati avversari fortissimi, e i
fatti gli danno ragione Allenatore Terrizzi, l’Ortigia chiude a 22 punti precedendo Acquasanta Palermo a 17
e poi via via, Sport Bar Scalia CT, CUS Messina, Ventimiglia, Libertas Palermo, Nuoto Fiamma. La squadra
juniores è composta da Di Dato, Renato Quadarella, Benito Mirabella, Rizza, Vittorio Scarselli, Trombatore,
Leo Formosa. Agosto 1957. Lo Bello organizza un torneo internazionale (il primo di una lunghissima serie)
e accanto all’Ortigia invita il CUS Catania, la Nazionale maltese e lo Jadran di Spalato. Contro gli slavi i
siracusani beccano sette gol a zero, ma ancora una volta il destino sta aprendo una nuova pagina, perché tra
gli slavi c’è una presenza che caratterizzerà il futuro della nostra pallanuoto: Mitjan Bonacic1958: Lo Bello
non perde tempo.
Liquida i catanesi, tranne Laudani e Pintaldi, e affida la squadra a Bonacic. 13 luglio, comincia il
campionato: Ortigia - Libertas Catania 8-1. Formazione: Genovese, Bongiovanni, Pintaldi, Piazza, Rossitto,
Di Dato, Rizza. La storia delle origini della pallanuoto richiede in chiusura una notazione encomiastica per
chi questa bellissima storia l’ha scritta sulla propria pelle: Nino Bongiovanni, capitano di tante battaglie,
generoso e instancabile, suscitatore dalla straripante simpatia, ed Enzo Genovese, robusto pilastro e supporto
insostituibile prima nella squadra e poi nella dirigenza, appassionato fino al sacrificio. E una notazione di
merito anche per tutti quelli che hanno indossato la calottina biancoverde, per rendere ogni anno possibile
l’avventura del campionato di pallanuoto a Siracusa.
Nuoto e pallanuoto: dal 1959 al 1961
Ancora si nuotava solo per tre mesi l’anno nel campetto a mare dei sette scogli. Tuttavia sotto la
guida di Mitjan Bonacic la società, pur non disponendo di infrastrutture fisse, sviluppava in modo
più organico una politica di formazione sportiva di nuove leve nel nuoto e nella pallanuoto,
conseguendo buoni risultati anche nelle categorie giovanili (allievi e juniores) a livello regionale e
nazionale.
Piscina comunale di Catania (Plaia) : Dante
Piazza Campione siciliano juniores 100 mt.
dorso 1959, 1960 e 1961
Pallanuoto - Campionati nazionali juniores 1960 – Terzo posto del C.C. Ortigia :
nella foto Rosario Lo Bello, Lorenzo Mirisola, Nello Cannizzo, Riccardo Piazza,
Castelluccio, Dante Piazza, Armando Foti
La Storia del nuoto e della pallanuoto: dal 1962
Comincia un altro capitolo dell’Ortigia, perché negli anni successivi arriverà la Cittadella dello
sport (una creatura di Lo Bello che in Italia ci invidiano), con la piscina olimpica ed con altri nomi,
che si affacciano alla ribalta pallanotistica. L’attività di Lo Bello porta a Siracusa la Rai per una
girandola di manifestazioni di altissimo livello, sportive e culturali, degne di una società sportiva di
livello nazionale. Lo Bello ha attraversato la società civile della città come un innovatore, un
propulsore inarrestabile, un trascinatore che ha condotto Siracusa verso il rispetto e l’ammirazione
del mondo sportivo.
Nella pallanuoto, fino ai primi anni settanta la squadra militò in serie minori. Poi l'avvento di
Romolo Parodi, prima come giocatore e allenatore, successivamente come allenatore, cambiò lo
scenario. Parodi portò la squadra fino alla serie A nel giro di meno di dieci anni, puntando sui
giovani - tra cui spiccavano Alessandro Campagna, poi divenuto tecnico della nazionale e Paolo
Caldarella, entrambi vincitori di medaglia d'oro olimpica a Barcellona nel 1992. Negli anni ottanta
vennero i migliori risultati: quarto posto nel 1983 e 1986. Nel decennio si alternarono stranieri del
calibro di Gabor Czapo e Attila Sudar, entrambi campioni del mondo con la squadra ungherese.
Parodi ritornò all'Ortigia nel 1984 e ci rimase alcuni anni.
Si spera che esista un archivio ufficiale dove reperire il medagliere e tutte le notizie degli anni
successivi. La storia del Circolo Canottieri Ortigia ha diversi cultori e probabilmente esiste
materiale inedito in molti archivi personali, che sarebbe utile mettere a disposizione di tutti
mediante Internet, prima che finisca sui carrettini di modernariato o peggio al macero.
Da internet risulta che il circolo remiero risulta ancora affiliato presso la Federazione Italiana
Canottaggio con una diversa denominazione:
A.S.D. CAN. ORTIGIA SETTORE CANOTTAGGIO (1928)
Via Elorina, 97 96100 SIRACUSA(SR) Telefono: 339/2955225 email: [email protected]
Nome Breve: ORTIGIA CC Presidente: Chessari Ermenegildo
Allenatori: Chessari Giovanni, Moschitto Domenico, Russo Alessandra, Sardone Andrea
Scarica

Le onde blu del Circolo Canottieri Ortigia. Nuoto e pallanuoto dalle