Scuola di Dottorato di Ricerca "Riccardo Francovich: Storia e
Archeologia del Medioevo, Istituzioni e Archivi"
Ciclo XXV A.A. 2009/2010
Sezione Archeologia Medievale
I riusi degli insediamenti rurali di età romana in Italia tra il
Tardo Antico e l’Alto Medioevo
di Angelo Castrorao Barba
Indice
Abstract
1
I Premessa e Introduzione
1
II Temi e Obiettivi
2
II. 1 Tematiche puntuali
3
II. 2 Tematiche generali
6
III Metodologia
8
IV Fasi e Tempi di realizzazione
10
V Bibliografia
14
Abstract
Il progetto che si presenta affronterà il fenomeno dei riusi degli insediamenti rurali di età romana in
Italia tra la tardantichità e l’altomedioevo. Il proposito fondamentale di questa ricerca sarà quello di
costruire un quadro di sintesi a livello nazionale e regionale dei tempi, delle morfologie, delle
tipologie e degli indicatori di gerarchia ed etnicità relativi alle fasi di riuso che interssarono, tra III e
VIII secolo, ville, strutture di servizio del cursus publicus e villaggi (vici). Queste tematiche
verranno sviluppate basandosi sulla schedatura dell’edito, all’interno di un database relazionale, di
tutti i siti rurali di età romana indagati archeologicamente in Italia e delle strutture tardoantiche e
altomedievali che rioccuparono i preesistenti insediamenti romani. L’interrogazione dell’archivio
sarà funzionale alla creazione di apposiste viste GIS che serviranno da spunto alla trattazione e
all’analisi dei dati ottenuti alla luce del recente ed acceso dibattito sulla transizione dal mondo
romano a quello medievale.
I Premessa e Introduzione
L’obiettivo principale di questo progetto è quello di analizzare le modalità di riuso degli
insediamenti rurali di età romana tra la tardantichità e l’altomedioevo in Italia (III-VIII secolo). La
fine delle ville romane e le loro diverse modalità di rioccupazione sono un argomento molto
controverso e dibattuto che è stato affrontato da diversi autori: si riscontra però, nonostante negli
ultimi anni l’attenzione alle fasi post classiche delle ville sia cresciuto notevolmente, la mancanza di
un censimento sistematico di tutti quei contesti che si sovrapposero alle antiche strutture romane;
argomento ancora più oscuro risulta essere, inoltre, quello inerente agli esiti finali di altre tipologie
insediative, come le mansiones/stationes e i villaggi (vici), che caratterizzarono le campagne di
epoca romana.
Il pionieristico articolo di Cagiano de Azevedo dal titolo “ville rustiche tardoantiche e
insallazioni agricole altomedievali”1 non venne seguito nell’immediato da ulteriori studi sul
medesimo argomento; risalgono agli inizi degli anno 90’ invece due seminari della SAP2 in cui si
affrontarono in maniera più approfondita e specifica le trasformazioni che subirono ville romane in
seguito alla loro destrutturazione; negli ultimi cinque anni si è verificato un rilevante aumento delle
pubblicazioni relative alle trasformazioni degli insediamenti rurali tra la tardantichità e
l’altomedioevo3, nello specifico risultano particolarmente significativi alcuni articoli, anche se
incentrati soprattutto sui casi dell’Hispania, della Gallia e della Britannia, sulle diverse tipologie di
riuso delle ville e sull’interpretazione storiografica di questi contesti4. Infine nel recente e pregevole
lavoro di sintesi di Carla Sfameni5 sulle ville residenziali tardoantiche solamente una piccola parte è
dedicata alla fine delle ville e al loro riuso.
Le diverse interpretazioni proposte per spiegare le trasformazioni che subirono le ville dopo
il loro collasso risultano notevolmente influenzate dal più generale dibattito sulla transizione dal
modo romano a quello medievale. All’interno dell’universo concettuale proposto Peter Brown e la
sua scuola6, cioè una tardantichità protrattasi senza cesure dal III al VII secolo, e caratterizzata da
un vibrante dibattito religioso e culturale e non dal crollo della parte occidentale dell’impero
romano, si collocano le posizioni continuiste di Tamara Lewit . L’uso del legno o di rozzi muri, la
suddivisione di stanze, la decadenza di tradizionali elementi decorativi, non fu, secondo l’autrice,
1
CAGIANO DE AZEVEDO 1966.
BROGIOLO 1994; BROGIOLO 1996; sulle ville tra tardantichietà e altomedioevo si veda anche BROGIOLO 1997.
3
FRANCOVICH, H ODGES 2003; CHRISTIE 2004; VALENTI 2004; BROGIOLO, CHAVARRÌA ARNAU 2005; BROGIOLO,
CHAVARRÌA ARNAU, VALENTI 2005; BROGIOLO 2006B; BROGIOLO, CHAVARRÌA ARNAU 2007; BROGIOLO, CHAVARRIA
ARNAU 2008A; BROGIOLO, CHAVARRIA ARNAU 2008B; BROGIOLO, CHAVARRIA ARNAU 2008C.
4
HALSALL 1995; VAN O SSEL 1992; VAN O SSEL, OUZOULIAS 2000; RIPOLL, A RCE 2000; LEWIT 2003; CHAVARRIA
ARNAU 2004; CHAVARRIA ARNAU 2006; sulle sepolture in villa si veda DI GENNARO, GRIESBACH 2003.
5
SFAMENI 2007.
6
BROWN 1974; BOWERSTOCK, BROWN, GRABAR 2000.
2
1
necessariamente un segno di abbandono e di uso solo provvisorio da parte di poveri abusivi
(squatter occupation): “le aristocrazie vivevano forse in grandi capanne di legno, in cui si univano
attività residenziali e produttive, e dove le sepolture erano vicine”7, la povertà e i cambiamenti
economici, quindi, non possono essere stati gli unici elementi per spiegare il declino dei costumi
tipici della romanità, ci volle una vera e propria rivoluzione culturale8. Una posizione radicalmente
opposta alle tesi della Lewit è quella sostenuta da molti archeologi9 secondo i quali, sulla scia delle
visione discontinuista del passaggio dall’antichità al medioevo10, una continuità topografica andò di
pari passo ad una estrema discontinuità funzionale nelle forme di occupazione, definite addirittura
di tipo protostorico11: secondo questa prospettiva la destrutturazione delle ville e l’insediarsi sulle
loro rovine di aree sepolcrali e di nuovi edifici tipologicamente (capanne lignee) e funzionalmente
(chiese) differenti non costituisce solamente l’indicatore di una società trasformata nei suoi valori
culturali e ideologici, ma il frutto di più fattori, politico-amministrativi (invasioni barbariche e crisi
dell’organizzazione statale romana) ed economici (disintegrazione e destrutturazione del sistema
economico e commerciale romano), che a partire dal V secolo provocarono “un impoverimento
generalizzato delle aristocrazie romane, le cui proprietà furono gradualmente assorbite dalla Chiesa
e dalle nuove elites barbariche”12.
II Obiettivi e problematiche
La storia della disciplina archeologica nel nostro paese l’eterogeneità degli interessi di
ricerca nelle varie regioni hanno fortemente condizionato l’accuratezza con cui sono stati indagati e
pubblicati i contesti relativi alle fasi di riuso degli insediamenti di età romana. Questa
puntualizzazione è doverosa e costituisce il limite fisiologico a questo progetto che si baserà su dati
ricavati dalla schedatura di tutto l’edito archeologico inerente agli insediamenti rurali di epoca
romana. Questo progetto si propone di affrontare diverse tematiche che possono essere suddivise
all’interno di due grandi categorie: tematiche di tipo puntuale e tematiche di tipo generale.
Temi puntuali
I tempi della fine delle ville
Tempi, morfologie e caratteristiche dei riusi delle ville
Temi generali
Le trasformazioni delle ville durante la tardantichità e le
prime forme di riuso
Confronto la situazione in Italia e alcuni contesti
significati delle altre province dell’Impero d’Occidente
I riusi delle strutture di servizio del cursus publicus
Gli indicatori di gerarchia e di status
I riusi dei villaggi (vici) romani
Confronto con tra le modalità di riuso delle ville e quelle
delle altre tipologie insediative
I riusi di tipo funerario: caratteri generali e sviluppo
diacronico
I riusi di tipo abitativo: schedatura e creazione di un
atlante dell’edilizia
I risui di tipo produttivo: caratteri generali e sviluppo
diacronico
I riusi con edificio di culto: caratteri generali e sviluppo
diacronico
Gli indicatori di etnicità
Fig. 1. Tabella riassuntiva delle tematiche affrontate nel progetto.
7
LEWIT 2005, p. 256.
LEWIT 2006, p. 370.
9
BROGIOLO 2006; VALENTI 2007; VOLPE 2005.
10
Questa posizione è autorevolmente sostenuta in particolare in CARANDINI 1993 e in WARD PERKINS 2005.
11
VOLPE, DE FELICE, TURCHINO 2006, pp. 243-244.
12
CHAVARRÌA ARNAU 2004, p. 17.
8
2
II. 1 Tematiche puntuali
L’obiettivo primario del progetto sarà lo sviluppo di singole tematiche, connesse tra loro,
con il fine di raggiungere una panoramica e una sintesi completa ed esaustiva dei modi e dei tempi
in cui vennero riutilizzati gli insediamenti rurali di età romana tra la tardantichità e l’altomedioevo
in Italia.
1.
I tempi della fine delle ville.
Analisi dei tempi della fine delle ville nelle varie regiones dell’Italia augustea, più la
Sardegna e la Sicilia, al fine di comprendere meglio i futuri sviluppi di tali insediamenti. Per fare
questo sarà necessario schedare anche quelle ville che non vennero più rioccupate in seguito alla
cessazione delle loro funzioni originarie. Si cercherà sia di confrontare gli sviluppi diacronici delle
ville nei vari ambiti regionali sia di ottenere una visone generale del fenomeno.
2.
Tempi, morfologie e caratteristiche dei riusi delle ville.
Analisi e descrizione, regione per regione, dei singoli contesti di ville riusate sulla base della
tipologia e della cronologia. Questo punto verrà sviluppato attraverso l’individuazione delle
principali (Funerario-Abitativo-Produttivo-Edificio di culto)13; dell’andamento cronologico delle
singole tipologie; degli eventuali casi di associazione nel medesimo siti di più tipologie di riuso. Il
fine di questo punto è quello di ottenere, per i singoli ambiti regionali, una sintesi quantitativa e
qualitativa delle forme di rioccupazione delle ville da poter confrontare con le tendenze globali che
ne deriveranno.
3.
I riusi delle strutture di servizio del cursus publicus tra la tardantichità e l’altomedioevo.
Analisi e descrizione, regione per regione, delle singole strutture di servizio del cursus
publicus14 riusate sulla base della tipologia e della cronologia. La scelta di includere nel progetto
anche questo tipo di insediamenti è stata dettata, in maniera particolare, dalla recente (GiugnoLuglio 2009) indagine archeologica, condotta dall’area di Archeologia Medievale dell’Università di
Siena (direzione scientifica prof. Marco Valenti) e alla quale il sottoscritto ha partecipato per tutto il
periodo dei lavori, del sito di Santa Cristina (Buonconvento, Si) dove è stata individuata una
porzione del quartiere termale di una mansio che venne rioccupata, agli inizi dell’altomedioevo (VI
secolo?), da diverse capanne, ad armatura di pali e anche seminterrate, che si impostarono al di
sopra dei crolli e delle macerie dei preesistenti edifici romani15.
4.
I riusi dei villaggi (vici) romani tra la tardantichità e l’altomedioevo.
Analisi e descrizione, regione per regione, dei villaggi (vici) riusati sulla base della tipologia
e della cronologia. L’allargamento della casistica dei riusi anche a questo tipo di insediamenti
permetterà di ottenere una visione complessiva e generale delle trasfrormazioni avvenute nelle
campagne italiane tra tardantichità e altomedioevo.
5.
Confronto con tra le modalità di riuso delle ville e quelle riscontrate nelle strutture di servizio
del cursus publicus e nei villaggi (vici).
13
RIPOLL, ARCE 2000, pp. 71-94; CHAVARRÌA ARNAU 2004, pp. 7-12.
Su questo tipo di insediamenti si vedano in particolare il contributo riassuntivo MEZZOLANI 1992 e l’articolata ed
estesa sintesi CORSI 2000.
15
http://archeologiamedievale.unisi.it/santa-cristina/.
14
3
Confronto tra gli esiti finali delle ville e gli analoghi fenomeni che si verificarono anche
nelle strutture di servizio del cursus publicus e nei villaggi con l’obiettivo di avere un panorama
quanto più esauriente del fenomeno del riuso delle strutture insediative romane e per avere un
diretto confronto con quanto riscontrato nelle ville.
6.
Le caratteristiche principali delle varie tipologie di riuso degli insediamenti rurali romani.
Analisi delle singole tipologie di riuso (Funerario-Abitativo-Produttivo-Edificio di culto) al
fine di identificare i caratteri principali e affinare il grado di dettaglio nella descrizione e
nell’interpretazione di questi contesti.
6.1 I riusi di tipo funerario: caratteri generali e sviluppo diacronico.
Lo sviluppo di contesti sepolcrali all’interno di preesistenti strutture di epoca romana è
certamente il fenomeno più diffuso e meglio documentato tra le varie tipologie di riuso16. La fine
del secolare taboo di vivere vicino ai propri morti e la scelta di antichi ruderi come luogo di
sepoltura sono stati interpretati in diversi modi: per la Lewit furono i cambiamenti culturali che, tra
V e VI secolo, rivoluzionarono gli stili di vita delle elites che continuarono a vivere nelle ville in
abitazioni dai caratteri non classici, senza la divisione tra aree residenziali e produttive, e vicino alle
sepolture17; secondo John Percival18, da una prospettiva utilitaristica, si preferì deporre i propri cari
tra le rovine delle ville per la loro posizione appartata e per non sottrarre porzioni di terreno alle
pratiche agricole; da un’altra angolatura, Guy Halsall19 ha proposto invece un argomentazione
radicalmente diversa, vedendo nelle rovine delle ville dei luoghi di spicco del paesaggio che
avrebbero rappresentato dei punti di riferimento di tipo simbolico per la comunità20. Confermare o
negare ipotesi di questo genere non è un’operazione facile; in questo progetto si cercherà di
individuare le singole caratteristiche dei riusi sepolcrali e di analizzarle da un punto di vista sia
sincronico che diacronico. Le rioccupazioni di tipo funerario, infatti, presentano al loro interno delle
differenze sostanziali che devono essere prese in considerazione per arrivare ad una loro corretta
comprensione: significati ben diversi, infatti, sono attribuibili a poche sepolture sparse tra antichi
ruderi rispetto ad una estesa e articolata necropoli con decine e decine di inumati; la presenza di
inumazioni abbigliate può essere considerato un indicatore di status o di eticità, o entrambe le cose
insieme, del defunto ecc… Sulla base di tali considerazioni si è deciso di provare ad analizzare e
quantificare le attestazioni di determinate caratteristiche nei contesti funerari che invasero
preesistenti insediamenti di epoca romana. Per ognuna delle seguenti categorie si registrerà il
numero di attestazioni e lo sviluppo diacronico:
• Tipo sepolcreto: sepolcreto orientato; sepolcreto con diversi orientamenti; sepolture sparse.
• Tipo sepoltura: a fossa terragna; a cassa; alla cappuccina; in anfora; sarcofago rituale funerario;
tipologia della sepolture; tipo di corredo (rituale/personale); localizzazione rispetto alle
strutture romane preesistenti.
• Numero sepolture: 1; più di 1 generico; da 2 a 5; da 6 a 15; da 16 a 30; da 31 a 60; più di 60.
• Tipo corredo: personale; rituale.
• Localizzazione rispetto alle strutture romane: villa-pars urbana/generica; villa-pars
rustica/generica; villa-pars urbana/vani abitativi; villa- pars urbana/terme; villa- pars
urbana/peristilio-cortile;
mansio-generico;
mansio-vani
abitativi;
mansio-terme;
mansio/peristilio-cortile; villaggio-generico.
16
DI GENNARO, GRIESBACH 2003; LEWIT 2005.
LEWIT 2003, p. 266.
18
PERCIVAL 1976, p. 199.
19
HALSALL 1995, p. 181.
20
CHAVARRIA ARNAU 2004, p. 12.
17
4
6.2 I riusi di tipo abitativo: schedatura e creazione di un atlante degli edifici che rioccuparono gli
insediamenti rurali di età romana.
Il frazionamento di ambienti, il parziale riuso di murature spesso già semi distrutte, la
realizzazione di edifici in materiali deperibile caratterizzarono molti insediamenti romani tra la
tardantichità e l’altomedioevo. Sulla scia di altri progetti realizzati presso l’Area di Archeologia
Medievale dell’Università di Siena21 verrà costruito un atlante di tutte le singole strutture che
andarono a rioccupare gli insediamenti rurali di età romana. Questa operazione si baserà
essenzialmente sulle potenzialità offerte dal contenitore Edilizia integrato al DBMS Carta
Archeologica22. In questo modo ogni singola struttura verrà archiviata all’interno del database
al fine di poter effettuare una tipologizzazione di tali evidenze in base al maggior numero
possibile di informazioni. Non si esclude che in questa fase di lavoro verranno apportate alcune
modifiche alla struttura dell’archivio sulla base di particolari esigenze dettate dall’argomento
trattato: ad esempio il campo Definizione riutilizzo strutture, della sezione Dati Edificio,
presenta una lista valori che è stata elaborata essenzialmente per la schedatura di contesti
urbani, in questo caso si amplierà la casistica ai contesti rurali aggiungendo nuovi valori più
specifici (es. villa-pars urbana/generica; villa-pars rustica/generica; villa-pars urbana/vani
abitativi; villa- pars urbana/terme; villa- pars urbana/peristilio-cortile; mansio-generico;
mansio-vani abitativi; mansio-terme; mansio/peristilio-cortile; villaggio-generico).
6.3 I riusi di tipo produttivo: caratteri generali e sviluppo diacronico.
•
•
•
•
Le riconversioni a scopo produttivo di antiche strutture romane verranno suddivise e
analizzate in base alla tipologia delle attività svolte per ottenere un quadro più preciso
sull’economia di tali insediamenti. In particolare ci si concentrerà sulla frequenza di
attestazione delle seguenti categorie:
Tipo di produzione agricola: vino; olio; grano/cereali.
Tipo di produzione artigianale: fittili generici; ceramica; laterizi; calce; metalli generici; ferro;
piombo; bronzo/rame; oro/argento; vetro; tessuti/pelli; oggetti in corno/osso
Tipo strutture produttive: calcare; forno; fornace; torchio; magazzino; vasca.
Localizzazione rispetto alle strutture romane: villa-pars urbana/generica; villa-pars
rustica/generica; villa-pars urbana/vani abitativi; villa- pars urbana/terme; villa- pars
urbana/peristilio-cortile;
mansio-generico;
mansio-vani
abitativi;
mansio-terme;
mansio/peristilio-cortile; villaggio-generico.
6.4 I riusi con edificio di culto: caratteri generali e sviluppo diacronico.
Un discorso più complesso è quello riguardante la costruzione di un edificio di culto
all’interno di una villa, o di una mansio. Senza l’ausilio di dati stratigrafici precisi e di puntuali
informazioni dalle fonti scritte è molto difficile riuscire a comprendere se un edificio di culto sia
stato fondato per volere della Chiesa o per iniziativa privata23. Degli spunti interessanti potranno
derivare dal calcolo degli edifici di culto muniti di battistero o fonte battesimale, mentre verranno
analizzate anche tendenze generali riguardanti le piante e le dimensioni di tali strutture. In
particolare ci si concentrerà sulla frequenza di attestazione delle seguenti categorie:
21
Si tratta di uno strumento elaborato presso il LIAAM per l’archiviazione dell’edilizia in materiale deperibile
nell’altomedioevo italiano ed europeo (FRONZA 2004-2005) e l’edilizia urbana residenziale tra tardantichità e
altomedioevo in Italia (SEBASTIANI 2003-2004).
22
FRONZA 2004-2005, pp. 276-301.
23
BROGIOLO, CHAVARRÌA ARNAU 2003, p. 30: “non è infatti possibile comprendere se la costruzione di un edificio di
culto sia attribuibile all’autorità ecclesiastica (nelle cui mani poteva essere passata la proprietà di un fondo) o se invece
questa sia stata patrocinata da un aristocratico preoccupato per la salvezza delle anime dei suoi rustici”.
5
•
•
•
•
Tipo pianta: rettangolare; rettangolare absidata; tre navate con unica abside; tre navate con tre
absidi; a croce greca.
Area: meno di 50 mq; 51-80 mq; 81-110 mq; 111-150 mq; 151-200 mq; 201-250 mq; 251-300
mq; 301-350; 351-400 mq; più di 401 mq.
Battistero/fonte battesimale: si-no.
Localizzazione rispetto alle strutture romane: villa-pars urbana/generica; villa-pars
rustica/generica; villa-pars urbana/vani abitativi; villa- pars urbana/terme; villa- pars
urbana/peristilio-cortile;
mansio-generico;
mansio-vani
abitativi;
mansio-terme;
mansio/peristilio-cortile; villaggio-generico.
Tematiche generali
1.
Le trasformazioni delle ville durante la tardantichità e le prime forme di riuso
Descrizione, analisi e interpretazione dei precoci fenomeni di riuso delle ville, tra il III e il V
secolo, alla luce dei modelli elaborati dagli storici sul “sistema agrario tardoantico”24. Si tratta di
una prima fase di riutilizzo delle ville, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni, che
persero il loro ruolo residenziale, a causa della concentrazione della proprietà rurale, a favore di una
riconversione produttiva legata alle esigenze di famiglie contadine dipendenti dalla grande proprietà
fondiaria: forni, torchi, depositi di dolia, povere abitazioni e talvolta anche sepolture invasero,
quindi, sia preesistenti ambienti termali e sia vecchi spazi abitativi25. In particolare si cercherà di
individuare delle eventuali analogie o differenze tra le regioni appartenenti all’Italia annonaria26 e
quelle rientranti nell’Italia suburbicaria27.
2.
I riusi delle ville: un confronto tra la situazione in Italia e alcuni contesti significati delle altre
province dell’Impero d’Occidente (Hispania, Gallia, Britannia)
La fine delle ville romane ed il loro successivo riutilizzo per nuovi scopi è un fenomeno che
investì tutta la parte occidentale dell’impero tra la tardantichità e l’altomedioevo. Alla luce dei dati
raccolti sull’Italia verrà effettuato un confronto per tipologia di riuso e per cronologia con i contesti
archeologici più emblematici relativi a Hispania28, Gallia29 e Britannia30.
3.
Gli indicatori di gerarchia e di status negli insediamenti che rioccuparono preesistenti siti di
epoca romana
Nelle teorie continuiste e post-processualiste di Tamara Lewit la scomparsa dei tipici edifici
romani e la loro riutilizzazione per funzioni radicalmente diverse (industriali o sepolcrali) associata
spesso alla comparsa di nuove strutture in materiali deperibili, non rappresentò una cesura netta
rispetto al passato: le aristocrazie, in seguito a radicali cambiamenti ideologici e culturali, avrebbero
assunsero assunto, infatti, degli stili di vita più sobri che condizionarono la fisionomia degli
24
VERA 1993; VERA 1994; V ERA 1995; VERA 2001; V ERA 2005.
CHAVARRÌA ARNAU 2004, pp. 14-15.
26
Riguardo l’Italia annonaria rimane ancora insuperata la sintesi di Leila Cracco Ruggini basata, però, solo sulle fonti
scritte (CRACCO RUGGINI 1961). Per un rapido e sintetico excursus, con bibliografia, sulle principali tendenze
insediative alla luce dell’archeologia si veda BROGIOLO 2006B, pp. 14-17.
27
Sulle caratteristiche delle trasformazioni avvenute nelle campagne dell’Italia suburbicari tra il III e il V secolo di
vedano: VOLPE 1996; ATTI DEL XXXVIII CONVEGNO DI STUDI SULLA MAGNA GRECIA 1999; LO CASCIO, STORCHI MARINO
2001; ARTHUR 2004; STAIM 1 2005.
28
CHAVARRÍA ARNAU 2005; CHAVARRÍA ARNAU, ARCE, BROGIOLO 2006; CHAVARRÌA A RNAU 2007A.
29
PERCIVAL 1992; VAN OSSEL 1992; HALSALL 1995;; BALMELLE 2001; VAN OSSEL, OUZOULIAS 2000; OUZOULIAS ,
PELLECUER, RAYNAUD, V AN O SSEL, GARMY 2001; PÈRIN 2004.
30
DARK 2004; HAMEROW 2002; LEWIT 2003; LEWIT 2004.
25
6
insediamenti31. Sulla base di questo impianto teorico si ipotizza un utilizzo da parte di personaggi di
un certo ragno di alcune grandi capanne che si sovrapposero a ad alcune ville in Hispania, Gallia e
Britannia32. Da tali argomentazioni si possono trarre dei semplici interrogativi: ci furono delle
differenze gerarchiche e di status all’interno degli abitati che riusarono le ville, e se ci furono quali
sono gli indicatori archeologici per riconoscerli? Sulla base della schedatura degli edifici
tardoantichi e altomedievali e sull’analisi di tutto il contesto insediativo di cui facevano parte si
cercherà di individuare i seguenti elementi: la presenza di capanne dimensionalmente più grandi di
altre; eventuali differenze nelle tecniche costruttive interne al medesimo sito; un’articolazione
gerarchizzata degli spazi33. Un altro importante indicatore di gerarchia per questi secoli riguarda
l’alimentazione34, ma allo stato attuale della ricerca sono ancora molto pochi i contesti in cui siano
state effettuate delle analisi archeobotaniche e archeozoologiche per le fasi di riuso delle ville. Si
tratta di un primo tentativo di affrontare questa problematica partendo da un numero considerevole
di siti e non solo sulla base di quelli meglio scavati o semplicemente più noti.
4.
Gli indicatori di etnicità negli insediamenti che rioccuparono preesistenti siti di epoca romana.
Un dibattito molto acceso riguarda la possibilità di poter attribuire una connotazione etnica
ai gruppi umani che si insediarono negli insediamenti rurali di età romana tra il V e il VII secolo.
L’intera questione, riassumendo, è incentrata sui seguenti interrogativi: furono popolazioni
alloctone quelle che riusarono le antiche strutture romane costruendovi capanne di legno e
seppellendovi i propri morti? È possibile, più generale, riconoscere archeologicamente un
“barbaro”? Quali sono gli eventuali indicatori materiali dell’appartenenza etnica di queste
popolazioni? Le risposte che sono state date a questi quesiti si muovono su due linee di pensiero
parallele in cui si contrappongono opposte chiavi interpretative sui barbari e sul loro ruolo nella
caduta dell’impero romano d’Occidente: da un lato autori come Goffart35, Durliat36, Wolfram37,
Pohl38, Geary39, che optano per una transizione “indolore” in cui barbari già romanizzati vennero
incorporati pacificamente all’interno dei confini dell’impero; su tutt’altra prospettiva si pongono,
31
LEWIT 2003, p. 260. Altri autori hanno rilevato un processo di “militarizzazione” delle elites, tra la tarda antichità e
l’altomedioevo, in cui le classiche espressioni di status e gli antichi valori civici vennero sostituiti da forme più
militarizzate. Wickham (WICKHAM 2001, p. 560) commenta che l’abbandono degli elementi di lusso rifletta lo stile di
vita del castrum. Per Halsall (HALSALL 1995, p. 250) le elites merovingie hanno elementi pregiati nelle sepolture, come
le armi, e non nelle abitazioni.
32
LEWIT 2005, pp. 256, 259: “A El Val in Spagna, è stata individuata una capanna lignea di 14 x 19 m con zone
separate utilizzate a scopo abitativo, come cucina e per il ricovero degli animali. Ad Aiane, nella Gallia meridionale, è
stato trovato un edificio di V secolo di 25 x 10 m; a La Ramiére, nella stessa regione, nel VI secolo venne costruito un
edificio in legno di 300 mq. Un parallelo si può fare con una capanna in legno, di VII secolo, associata con tombe
privilegiate scoperta a Dommelen, e interpretata come una residenza aristocratica, e la fattoria in legno (14 x 7.2 m) del
tardo VII di Lauchheim, circondata da edifici supplementari e da un recinto in cui vi erano sei tombe eccezionalmente
ricche. A Cowedery’s Down in Britannia, è stata messa in luce un’abitazione aristocratica in legno (194 mq), di VI
secolo, circondata da un recinto e da altre case e da due strutture seminterrate. Questi siti suggeriscono che le abitazioni
delle elites del V e del VI secolo erano differenti da quelle del IV, e che i proprietari terrieri avevano uno stile di vita
differente dai loro predecessori”.
33
In VALENTI 2004, p. 129 viene sottolineato come “il riconoscimento degli edifici che sembrano collegati all’esistenza
di un controllo gestionale, passa attraverso la valutazione topografica e funzionale dei contesti costituiti da gruppi di
strutture ben riconoscibili e che compongono delle anomalie nell’uniformità dell’insediamento”.
34
Sull’utilizzo dei dati archeozzologici per l’individuazione di patterns relativi alle differenziazioni sociali all’interno di
un insediamento si vedano in particolare i risultati ottenuti dalle ricerche dell’Area di Archeologia Medievale
dell’università di Siena (SALVADORI 2008; SALVADORI, VALENTI 2007). Interessanti spunti derivano in particolare da
alcuni contributi di sintesi sulla transizione tra la tardantichità e l’altomedioevo alla luce dei resti osteologici animali
(SALVADORI 2006; SALVADORI C.S).
35
GOFFART 1980.
36
DURLIAT 1988.
37
WOLFRAM 1997.
38
POHL 2000.
39
GEARY 2002.
7
invece, autori come Ward Perkins40, Liebeschuetz41, Heather42, Leciejewicz43, Modzelewski44 che
propendono per una netta differenza tra mondo romano e quello barbarico ed una visione
marcatamente traumatica delle fine del dominio di Roma45. Dal punto di vista archeologico le teorie
sull’acculturazione reciproca tra romani e barbari hanno messo fortemente in dubbio la
l’interpretazione etnica sia dei corredi funerari46, visti come più di status sociale che di stirpe, sia di
particolari tipi edilizi come le grubenhäuser47. Su basi concettuali diverse molti archeologi
ritengono che certi elementi della cultura materiale possano essere attribuiti alla presenza di
popolazioni alloctone48, come ad esempio le grubenhäuser scavate in Italia le quali “non sono
anteriori all’età gota, si trovano in differenti contesti geografici e ambientali e, nella maggior parte
dei siti dove è certa o ipotizzabile una presenza alloctona anche sulla base di altri parametri:
tipologia delle strutture funerarie, oggetti di corredo di sepolture e ceramiche a stampiglia e a
stralucido”49.
Alla luce di queste premesse nel presente progetto si intendono ricercare eventuali indicatori
di etnicità nei contesti che si sovrapposero alle ville. In particolare verrà analizzata la distribuzione
geografica, associata alla cronologia, e la loro eventuale attestazione nel medesimo sito, dei
seguenti indicatori: corredi, di tipo sia personale che rituale, riferibili ad ambiti culturali goti,
longobardi o bizantini; inumazioni di individui con connotazioni antropologiche che rimandino a
popolazioni alloctone (caratteri ereditari o indotti volontariamente come nel caso della
deformazione cranica50); sepolture di animali (cani, cavalli)51; tipi edilizi di probabile derivazione
germanica (grubenhäuser).
III Metodologia
Questo progetto, in generale, si propone di avere un approccio preliminare alla tematica di
tipo quantitativo o neopositivista, che si basi quindi su una solida e numericamente rilevante
casistica, funzionale ad una successiva fase di elaborazione di tipo speculativo volta da un
confronto diretto con le diverse posizioni dell’attuale dibattito archeologico e storiografico.
Si intende analizzare il fenomeno dei riusi degli insediamenti rurali di età romana prendendo
in considerazione una quantità considerevole di contesti indagati archeologicamente al fine di
ottenere un quadro globale ed esaustivo per tutto il territorio nazionale.
La creazione di questa banca dati rappresenta di per sè un importante strumento conoscitivo
che si inserisce nell’ambito di altri progetti di schedatura portati avanti dall’Area di Archeologia
Medievale dell’Università di Siena52: in questo modo il DBMS Carta Archeologica verrà arricchito
di nuovi dati inerenti ai siti rurali di epoca romana che implementeranno il già corposo archivio
composto soprattutto da contesti con cronologie più tarde. La sintesi a livello nazionale di questo
tipo di insediamenti sarà corredata anche dalla raccolta di tutta la bibliografia e da un archivio di
40
WARD PERKINS 2005.
LIEBESCHUETZ 2001.
42
HEATHER 2006.
43
LECIEJEWICZ 2004.
44
MODZELEWSKI 2008.
45
VALENTI C.S.
46
LA ROCCA 1997; LA ROCCA 2004; GASPARRI 2005.
47
ARTHUR 1999; ARTHUR 2004.
48
Sugli indicatori materiali di etnicità è emblematico lo scavo di Collegno (PEJRANI BARICCO 2004; PEJRANI BARICCO
2007).
49
BROGIOLO, CHAVARRIA ARNAU 2008B.
50
Esempi di queste pratiche sono stati rinvenuti a Collegno in Piemonte (PEJRANI BARICCO 2007, pp. 365-366) e a San
Giusto in Puglia (SUBLIMI SAPONETTI et alii, 2005).
51
SALVADORI CS.
52
Progetto CAT (Carta Archeologica della Toscana); Progetto SREA (Siti rurali e edilizia in materiale deperibile
nell’altomedioevo europeo); Progetto ACSI (Atlante dei castelli scavati in Italia); Progetto PPR (Siti con presenza e/o
produzione di reperti); Progetto AUI (Schede di Archeologia urbana in Italia); Progetto SNE (Schedatura necropoli
edite).
41
8
fotografie e piante di scavo che rappresenteranno un utile supporto allo studio delle tematiche di
questo progetto.
La possibilità di poter usufruire di una banca dati, ampia numericamente e completa nella
qualità delle informazioni su ogni sito, apre moltissime possibilità di analisi. Per ogni singolo sito,
infatti, è prevista l’archiviazione in appositi campi di tutte le informazioni inerenti ad esso:
localizzazione; indagini effettuate; definizione e cronologia delle diverse fasi; bibliografia
ecc…L’interrogazione dei vari campi del database rappresenterà una fase analitica molto
importante per l’individuazione di certi tipi di tendenze generali. Delle prime ricerche
riguarderanno i tipi di interventi (scavi programmati; scavi di emergenza; saggi; sterri ecc…)
effettuate nei diversi siti al fine di ottenere uno sguardo di insieme sullo stato della ricerca nelle
varie regioni italiane. Una specifica attenzione verrà dedicata alla cronologia delle diverse fasi
insediative dei contesti schedati, al fine di visualizzare attraverso dei grafici lo sviluppo diacronico
di particolari fenomeni. Per tutte le tipologie di siti rurali romani (ville-mansiones/stationes;
villaggi) il database verrà utilizzato per il reperimento, a scala regionale, delle rispettive cronologia
iniziali e finali e del numero di siti in vita nei diversi secoli. Nel medesimo modo si tratteranno
anche le quattro principali tipologie di riuso (funerario-abitativo-produttivo-edificio di culto). Le
indagini sulla cronologia si legheranno ad ulteriori dati che verranno estrapolati dal database. In
particolare utilizzando il campo Categorie sarà possibile ricavare i seguenti informazioni sulla
cronologia e il numero di attestazioni: di corredi di tipo personale e rituale; della presenza di armi
nelle sepolture e/o di tipi particolari di fibbie, fibule, orecchini, collane ecc…; delle diverse
tipologie sia dei sepolcreti che delle sepolture; della realizzazione di battisteri/fonti battesimali
ecc… La georeferenziazione di ogni sito, inoltre, consentirà una visualizzazione geografica dei dati
che si andrà ad aggiungere a quella numerica rappresentata di volta in volta da appropriate tipologie
di grafici (a barre o colonne, a barre in pila, a linea, a torta ecc…). In seguito ad ogni ricerca su
determinati campi del database avremo come restituzione un elenco di siti contenenti le
caratteristiche richieste; rintracciato, quindi, un gruppo di record (ad esempio tutte quelle ville con
cronologia finale ≥300≤399, cioè abbandonati durante il IV secolo) si esporteranno, in un file di
testo, i campi relativi alle coordinate x e y, che verranno importate all’interno di una piattaforma
GIS precedentemente impostata sia con la cartografia vettoriale dei confini attuali di regioni,
provincie e comuni italiani sia con la cartografia storica. Questo tipo di metodologia di lavoro
porterà ad un’immediata rappresentazione dei dati che potrà dare spunto a speculazioni
interpretative e a nuove domande con cui confrontarsi. Sarà interessante vedere, ad esempio, i tempi
del crollo delle ville nell’Italia annonaria e nell’Italia surbicaria, oppure come si distribuiranno le
tipologie di riuso, tra il VI e VII secolo, nelle zone longobarde e nei territori sotto
l’amministrazione bizantina.
Un ulteriore strumento che verrà utilizzato per la realizzazione di questo progetto sarà il
contenitore Edilizia del DBMS Carta Archeologica in cui verranno archiviate le singole strutture
che riusarono i preesistenti siti di età romana. La creazione di appositi record per ogni edificio a
carattere civile andrà ad implementare il più ampio programma di schedatura dell’edilizia
tardoantica e altomedievale in materiale deperibile portato avanti dall’Area di Archeologia
Medievale dell’Università di Siena53. I dati sull’edilizia verranno analizzati con la stessa
impostazione metodologica descritta per i siti. Si effettuerà, quindi, la quantificazione e la
visualizzazione geografica: del numero di attestazioni e della cronologia delle tipologie edilizie nel
riuso dei diversi insediamenti romani (ville-mansiones/stationes-villaggi); dei valori dimensionali
degli edifici; numero di edifici presenti nel medesimo sito ecc…
53
FRONZA, VALENTI 1996; FRONZA 2004-2005; FRONZA 2006.
9
IV Fasi e tempi di realizzazione
I Anno
Step 1Schedatura dell’edito di tutti gli insediamenti rurali di età romana indagati archeologicamente
in tutta Italia.
Per affrontare la complessità di questa tematica si ritiene necessaria la costruzione di una
quanto più solida ed estesa banca dati di tutti gli insediamenti rurali di epoca romana indagati
archeologicamente. Verrà sviluppato, quindi, un programma di schedatura dell’edito archeologico
mirato alla costruzione di un archivio di siti funzionale a successive elaborazioni. Questa fase di
lavoro, quindi, si concentrerà sullo spoglio sistematico di variegati tipi pubblicazioni da cui trarre le
informazione necessarie sui diversi contesti: riviste; notiziari e bollettini delle varie soprintendenza
archeologiche; atti di convegni e giornate di studi; miscellanee; monografie; volumi d sintesi;
ecc…Per lo sviluppo degli obiettivi di questo progetto verranno catastati i seguenti tipi di siti rurali:
•
Ville romane abbandonate definitivamente in età imperiale
•
Ville romane riusate tra la tardantichità e l’altomedioevo
•
Strutture di servizio del cursus publicus abbandonate definitivamente in età imperiale
•
Strutture di servizio del cursus publicus riusati tra la tardantichità e l’altomedioevo
•
Villaggi (vici) abbandonati definitivamente in età imperiale
•
Villaggi (vici) riusati tra la tardantichità e l’altomedioevo
L’archiviazione dei singoli siti archeologici verrà effettuata utilizzando, come strumento
fondamentale, del DBMS Carta Archeologica (contenitore Sito) realizzato presso il LIAAM tra il
1999 e il 200354.
Step 2 Scansione delle immagini e delle piante relative ai siti schedati
Dalle vari pubblicazioniche che verranno consultate in fase di schedatura, si acquisiranno,
tramite scanner piano, fotografie, planimetrie, ricostruzioni relative ai contesti presi in esame in
questo progetto.
Step 3 Impostazione preliminare della piattaforma GIS
Per la creazione di una piattaforma GIS è stato scelto Quantum GIS 1.0.0 “Kore”, un
programma open source scaricabile gratuitamente dalla rete. All’interno di questo software verrà
caricata la cartografia vettoriale relativa ai confini delle regioni, delle province e dei comuni di tutta
Italia che costituiranno la base su cui inserire i singoli siti georeferenziati. Un passo ulteriore,
inoltre, prevederà la digitalizzazione della cartografia storica relativa all’Italia augustea ed alla
situazione politica dell’Italia al termine dell’invasione longobarda.
II Anno
Step 1 Schedatura di tutte le strutture che rioccuparono gli insediamenti rurali di età romana
Tra tutti i siti archiviati durante il I anno (step 1), si selezioneranno quelli in cui le strutture di
epoca romana vennero riusate tra tardantichità e altomedioevo a scopo abitativo e/o funzionale. Per
ogni contesto di questo genere, i singoli edifici individuati verranno archiviati all’interno del DBMS
Carta Archeologica (contenitore Edilizia).
54
Sull’esperienza senese nell’ambito dei database applicati all’archeologia si vedano: VALENTI 1998; FRANCOVICH,
VALENTI 2001; FRONZA 2003; FRONZA 2005; FRONZA 2009.
10
Step 2 Creazione e implementazione di un archivio multimediale delle immagini e delle piante
relative ai siti schedati
Attraverso l’utilizzo del software Cumulus Desktop Plus 6.0. sarà possibile archiviare le
immagini, le fotografie e le piante di scavo acquisite preliminarmente attraverso l’utilizzo di uno
scanner (I anno, step 2). Le categorie (campi) in cui verranno suddivisi i singoli record saranno le
seguenti:
• Tipo immagine
• Pubblicazione
• Regioni odierene
• Regioni storiche
• Tipo sito
• Tipologie di riuso
Step 3 Georeferenziazione di tutti i siti
La ricerca delle coordinate geografiche verrà effettuata sfruttando le potenzialità di Google
Map, un’applicazione di web mapping accessibile liberamente da qualsiasi utente. La possibilità di
creare delle mappe personalizzate rappresentata un ottimo strumento per il posizionamento dei siti
che precede diversi operazioni. In prima battuta si digita il nome del comune di appartenenza del
sito, poi la una più specifica località o indirizzo, successivamente grazia alla vista satellitare si cerca
di riconoscere autopticamente i resti archeologici su cui posizionare il “segnaposto” da
georeferenziare. Attraverso il link ad un indirizzo esterno55, contenete uno script apposito, è
possibile ricavare le coordinate in Lat - Long dei vari punti inseriti manualmente. Risulta evidente
come la precisione della georeferenziazione sia condizionata da due fattori fondamentali: il grado di
dettaglio sulla localizzazione del sito ricavato dalle varie pubblicazioni in fase di schedatura e la
presenza o meno all’interno di Google Map del riferimento ad una specifica località o indirizzo
connessa ad un determinato sito. Le coordinate fornite da Google Map, come appena accennato,
sono relative al sistema di riferimento Lat Long e per renderle sfruttabili ai fini delle creazione di
una piattaforma GIS è indispensabile una loro conversione in coordinate piane Gauss Boaga.
L’automatizzazione di tale operazione richiede l’ausilio di un programma specifico, CartLab,
utilizzabile solamente in ambiente Windows. Una volta ottenute le coordinate in Gauss Boaga si
procederà a caricare tali informazioni all’interno della piattaforma GIS precedentemente impostata
(I anno, step 3).
Step 4 Realizzazione di viste tematiche all’interno di una piattaforma GIS
La piattaforma GIS verrà strutturata nei seguenti tematismi:
• Totale dei siti schedati
• Totale delle ville
• Totale delle mansiones/stationes
• Totale dei villaggi
• Tipo di indagini: scavi stratigrafici; scavi non stratigrafici; ricognizioni di superficie
• Cronologia iniziale delle ville, delle mansiones/stationes, dei villaggi
• Sviluppo diacronico delle ville, delle mansiones/stationes, dei villaggi
• Cronologia finale delle ville, delle mansiones/stationes, dei villaggi
• Tipologie di riuso delle ville, delle mansiones/stationes e dei villaggi: funerario; abitativo;
produttivo; edificio di culto; funerario-abitativo; funerario-produttivo; funerario-edificio di culto;
abitativo-produttivo; abitativo-edificio di culto; produttivo-edificio di culto; funerario-abitativoproduttivo; funerario-abitativo-edificio di culto; abitativo-produttivo-edificio di culto.
55
javascript:void(prompt('',gApplication.getMap().getCenter()));
11
• Sviluppo diacronico delle diverse tipologie di riuso
• Caratteristiche del riuso funerario: tipo sepolcreto; numero di sepolture; rituale funerario;
tipologia della sepolture; tipo di corredo (rituale/personale); localizzazione rispetto alle strutture
romane preesistenti
• Caratteristiche del riuso abitativo: tecnica edilizia; numero di edifici; localizzazione rispetto alle
strutture romane preesistenti
• Caratteristiche del riuso produttivo: tipo di attività produttiva; tipo di strutture; localizzazione
rispetto alle strutture romane preesistenti
• Caratteristiche del riuso con edificio di culto: tecnica edilizia; pianta; area; presenza di
battistero/fonte battesimale; localizzazione rispetto alle strutture romane preesistenti.
III Anno
Step 1 Stesura dell’atlante delle ville, delle strutture di servizio del cursus publicus e dei villaggi
Verrà effettuata l’esportazione dei singoli record creati nell’archivio dei siti (I anno, step 1)
che verranno raggruppati per tipologia insediativa e regione di appartenenza.
Step 2 Stesura dell’atlante dell’edilizia tardoantica e altomedievale nelle fasi di riuso degli
insediamenti rurali romani
Verrà effettuata l’esportazione dei singoli record creati nell’archivio dell’edilizia (II anno,
step 1) che verranno raggruppati per tipologia insediativa, cronologia e regione di appartenenza.
Step 3 Elaborazione finale della tesi
In base ai dati della schedatura e alle elaborazioni GIS si procederà alla stesura di un
elaborato scritto in cui verranno affrontate le tematiche esplicitate negli obiettivi del progetto.
Step operativo
I Anno
Schedatura dell’edito di tutti gli insediamenti rurali di
età romana indagati archeologicamente in tutta Italia.
Scansione delle immagini e delle piante relative ai siti
schedati
Impostazione preliminare della piattaforma GIS
Schedatura di tutte le strutture che rioccuparono gli
insediamenti rurali di età romana
Creazione e implementazione di un archivio
multimediale delle immagini e delle piante relative ai
siti schedati
Georeferenziazione di tutti i siti
Realizzazione di viste tematiche all’interno di una
piattaforma GIS
Stesura dell’atlante delle ville, delle strutture di
servizio del cursus publicus e dei villaggi
Stesura dell’atlante dell’edilizia tardoantica e
altomedievale nelle fasi di riuso degli insediamenti
rurali romani
Elaborazione finale della tesi
Fig. 2 Tabella riassuntiva dei tempi di realizzazione del progetto.
12
II Anno
III Anno
Fig. 3 Diagramma riassuntivo delle fasi di lavoro del progetto.
13
V Bibliografia
Viene riportata, insieme ai titoli citati all’interno del testo, una bibliografia generale sui temi
principali di questo progetto.
ACCARDO, 2000 = ACCARDO S., Villae Romanae nell'ager Bruttius: il paesaggio rurale calabrese
durante il dominio romano, Roma, L’Erma di Bretschneider, 237 pp.
(Studia
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Supersano (LE), «Archeologia Medievale», 26, pp. 171-177
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Siena 23-07-09
In fede
Angelo Castrorao Barba
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