COS’E’ IL “RISSEU” (la parola va letta alla francese) 1)IL “RISSEU” È UN MOSAICO A CIOTTOLI cioè un ACCIOTTOLATO un tipo di pavimentazione per esterni realizzata con piccoli sassi arrotondati, smussati e levigati alle acque di torrenti, fiumi e mari. Può essere composto con sassi monocromi (di un solo colore) in cui è la sola disposizione dei ciottoli a creare una semplice decorazione ma più spesso è costituito da sassi policromi accostati a formare immagini e disegni anche molto ricchi e complessi VERI E PROPRI RICAMI DI PIETRA. ALTRE ACCEZIONI DEL TERMINE “RISSEU” Il termine risseu nel nostro dialetto ha altre accezioni: 2) indica il semplice ciottolo, la pietra di mare 3) per esteso indica una piazzetta ,uno spiazzo all’aperto In dialetto si dice: “I FENTI I ZEUGAN IN SU RISSEU” “I BIMBI GIOCANO SULLA PIAZZETTA” 4) indica il selciato delle nostre CREUSE, dei sentieri di campagna, eseguito con sassi grossi e non necessariamente arrotondati QUINDI SINTETIZZANDO mosaico a ciottoli ciottolo RISSEU piazzetta PUO? SIGNIFI selciato di un sentiero di campagna DOVE SI TROVA IL RISSEU Il risseu è un tipo di pavimentazione usata per le superfici esterne : vialetti, giardini, strade, piazzette, ingressi di edifici,cortili e anticamente soprattutto sagrati di chiese e santuari. strade RISSEU IN Vecchie mulattiere creuse cortili vialetti giardini sagrati di chiese A CHE SCOPO VIENE USATO E’ usato : 1)per MOTIVI PRATICI i ciottoli impediscono il dilavamento del terreno e il formarsi di fango in caso di pioggia resistono all’usura del tempo e degli agenti atmosferici consolidano il suolo e lo rendono compatto 2) per MOTIVI ESTETICI con ciottoli di colore diverso si realizzano composizioni artistiche di grande effetto QUANDO E DOVE E’ NATO IL RISSEU IL RISSEU È LA FORMA PIÙ ANTICA DI MOSAICO Mosaici a ciottoli furono realizzati già tremila anni fa dagli Assiri in MESOPOTAMIA,nell’attuale Iraq. Nel II millennio a.C.,in GRECIA e nell’ISOLA DI CRETA si iniziò ad usare,in alternativa all’uso dei tappeti, una pavimentazione a ciottoli che dava maggior resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile. All’ VIII secolo a.C. risale invece il mosaico a ciottoli di GORDION decorato con motivi geometrici. Ma è in GRECIA che questa tecnica si diffuse maggiormente e raggiunse il suo apice con capolavori mai superati. È il caso dei MOSAICI DI PELLA,in Macedonia,città natale di Alessandro Magno, datati IV – III secolo a.C. Sono così raffinati che sembrano dei dipinti. Realizzati con ciottoli piccolissimi,di circa 1 cm di diametro , rappresentano animali,scene di caccia,episodi della mitologia. Qui per la prima volta si trova anche la firma dell’autore, GNOSIS. Mosaici a ciottoli antichi si trovano un po’in tutta la GRECIA, ma anche in Albania, Egitto, Israele,Spagna. Col tempo per definire meglio i contorni delle immagini, si cominciarono a inserire sottili lamine di piombo ;poi ,a poco a poco , si diffuse il MOSAICO A TESSERE in cui eccelsero i Romani e i Bizantini E … LA TECNICA DEL RISSEU LENTAMENTE CADDE IN DISUSO QUANDO RITORNO’ DI MODA IL RISSEU? Anche se poco usato,il mosaico a ciottoli non morì mai definitivamente e sopravvisse per usi più pratici in ambienti minori. Questa tecnica RIAFFIORÒ NEL XVI SECOLO, quando venne di moda adornare le ville signorili con vasti e splendidi giardini. Venne usata per pavimentare vialetti, piazzette e bordure attorno ai ninfei e alle grotte artificiali che tanto andavano di moda. Da qui il risseu si estese anche agli spazi sacri e venne usato per impreziosire i sagrati di chiese e santuari. La decorazione a risseu ebbe la massima fioritura tra la seconda metà del ‘600 e la fine del XIX secolo e si sviluppò per ben 250 anni. L’abbondanza e la facile reperibilità dei ciottoli la rese un’ arte popolare e i sagrati si arricchirono di mosaici con trame e simboli che facevano da tramite tra il mondo profano del paese e quello sacro della chiesa. Nei sagrati del SETTECENTO domina lo stile barocco c’è grande libertà espressiva le composizioni sono ricche movimento si adattano alle superfici più diverse,seguendo le irregolarità del terreno si sviluppano anche su piani differenti (gradinate e rampe) al centro riportano una grande immagine stellare o a raggiera inscritta in un cerchio attorno presentano decori spesso floreali si ispirano spesso ai motivi decorativi dei giardini spagnoli di Granada si sviluppano in modo simmetrico Nei sagrati dell’OTTOCENTO stile definito “classico” (Franco Marmori) stile ordinato con schema rigorosamente geometrico regole precise e obbligate forma circolare al centro serie fitta di motivi geometrici più piccoli attorno ad essa eventuale cornice sul perimetro perché i contorni chiusi si percepiscono meglio di quelli aperti lunetta a mezzaluna o semipoligonale davanti all’ingresso della chiesa Col passare del tempo l’arte dei risseu è andata sparendo ed è usata ora solo per qualche pavimentazione in spazi privati. Gli autori o maestri di questa tecnica hanno lasciato un vuoto difficile da colmare. Gli artigiani che si occupavano di questo lavoro hanno tramandato solo poche tradizioni orali ai loro collaboratori diretti . I sagrati liguri non sono stati ,nel tempo,oggetto di sufficiente salvaguardia:sono stati fatti restauri approssimativi o inadeguati e in vari casi i risseu sono stati addirittura cementati o asfaltati. La Regione Liguria però anni fa, consapevole del valore artistico di queste opere, ha organizzato corsi di formazione per “MAESTRI DI RISSEU” Pavimenti a risseu … si cercano gli allievi La Liguria è la regione italiana con la più alta concentrazione di pavimenti a risseu. I centri storici dei suoi borghi, i giardini, i sagrati delle chiese sono ricchi di questo elegante arredo che i genovesi hanno conosciuto nelle loro frequentazioni del bacino mediterraneo mediorientale e che a partire dal XVI hanno cominciato a realizzare in patria usando ciottoli di mare o di fiume. Purtroppo questo imponente patrimonio storico e culturale ha cominciato ormai ad accusare l'usura del tempo e richiede urgenti interventi di restauro che molto raramente purtroppo possono essere attuati. A parte i tempi lunghi e i costi elevati, il problema più grosso è che ormai la figura del maestro di risseu cioè dell'artigianato capace di realizzare a regola d'arte un restauro, sta scomparendo. In Liguria ne sono rimasti 4 o 5. Nel corso del convegno «Ricami calpestati» organizzato dalla Provincia con il contributo della facoltà di Architettura, è stata ribadita la necessità di avviare dei corsi di insegnamento capaci di sfornare al più presto tecnici del restauro dei risseu. Questi corsi ,ha proposto l'architetto Alessandra Rotta, potrebbero partire già nel prossimo autunno e avere la sede nel Tigullio, un'area particolarmente ricca di questi ricami che riproducono un'ampia gamma di figure. 04 giugno 2000 SICURAMENTE AD OGGI LA LIGURIA È LA REGIONE ITALIANA CON IL PIÙ ALTO NUMERO DI MOSAICI DI CIOTTOLI MA QUELLA DEL RISSEU E’ UN’ARTE TIPICA SOLO DELLA LIGURIA? NO pavimenti a risseu si trovano anche in altre regioni, in cui la tecnica prende nomi diversi. Viene chiamata: CIACATO in Sicilia RIZZATA in Lombardia SALESA’ in Trentino ACCIOTTOLATO ALLA FORLIVESE in Romagna MA ALLORA PERCHE’ TANTI RISSEU IN LIGURIA? 1)PER MOTIVI STORICI I Liguri, e i Genovesi in particolare, sono stati un popolo di navigatori. La città di Genova infatti era una delle 4 antiche Repubbliche Marinare Italiane , insieme a Pisa, Amalfi e Venezia. Sicuramente, i naviganti genovesi, oltre ad instaurare scambi e relazioni commerciali con i popoli del Mediterraneo, importarono in patria anche la nobile arte del mosaico a ciottoli. I Liguri entrarono in contatto con il mondo delle isole greche ma soprattutto con la cultura spagnola ed araba . Secondo lo studioso Franco Marmori,che si è occupato di un attento studio dei sagrati della Liguria orientale, esistono molte somiglianze tra i nostri risseu e quelli dei giardini di Granada ,in Spagna. 2)PER MOTIVI CONTINGENTI IL TERRITORIO NON OFFRIVA ALTRO “ FAR DI NECESSITA’ VIRTU’” La Liguria è una terra rocciosa e da sempre per conquistare spazio per le sue attività l’uomo ha dovuto eliminare sassi che ha utilizzato intelligentemente come risorsa. Ha accumulato così pietre di cava, di mare, di fiume per: delimitare confini costruire case e muretti a secco ( e coi muri a secco i Liguri si sono inventati terrazze da utilizzare per l’agricoltura) per lastricare sentieri e strade per decorare spazi esterni Ma da dove arrivano i ciottoli che compongono il risseu che decora il sagrato della chiesa di Deiva? Sulla spiaggia e lungo le rive del torrente si possono notare pietre di dimensioni, forme e colori diversi. Abbiamo cercato di capire a quale gruppo appartengano e, grazie all’aiuto dell’Assistente G. Bonatti della Polizia Provinciale della Spezia laureato in geologia abbiamo cercato di classificarli. Le rocce nel territorio deivese Abbiamo scoperto che per ROCCIA si intende un aggregato naturale di minerali, particelle e solidi di vario tipo. Gli studiosi classificano le rocce, in base alla loro composizione, in rocce SEMPLICI, se sono costituite da un solo minerale, e rocce COMPOSTE, se sono formate dall’insieme di più minerali. Ad ambienti diversi corrispondono rocce diverse. A seconda del processo che dà loro origine le rocce vengono distinte in tre grandi categorie: ROCCE MAGMATICHE ROCCE SEDIMENTARIE ROCCE METAMORFICHE Sono rocce ottenute dal raffreddamento del magma; sono dette INTRUSIVE se si formano all’interno della crosta terrestre, con un LENTO raffreddamento che favorisce la crescita dei cristalli al loro interno (ad esempio granito) EFFUSIVE, se si formano in seguito ad un’eruzione vulcanica o a una colata lavica, con raffreddamento RAPIDISSIMO e perciò a pasta microcristallina, a struttura vetrosa (ad esempio basalto, porfido e pomice) Abbiamo trovato: BASALTO: roccia magmatica effusiva di colore scuro o nero formata -come il Gabbro, che è il corrispondente intrusivoda Olivina, Plagioclasio, Pirosseni. Il Basalto proviene da un magma solidificatosi velocemente a contatto con l’acqua ed è la principale roccia costituente la parte superiore della crosta oceanica. GABBRO: roccia magmatica intrusiva contenente spesso minerali femici come Pirosseni (di colore verde), Plagioclasio (di colore chiaro), Olivina (di colore scuro). Il termine Gabbro fu coniato dal geologo tedesco Von Buch che lo fece derivare dalla città di Gabbro in Toscana. Sono generate per sedimentazione di detriti inorganici, organici e sali minerali consolidati. Quando il materiale sciolto nell’acqua si deposita sul fondo di un bacino (ad esempio sul fondo del mare) per effetto della forza di gravità avviene la cosiddetta sedimentazione: sabbia, pietrisco, fango, ma anche piante, residui di pesci morti, ecc…, vanno a mescolarsi con il sale e ad accumularsi sul fondo del mare: lì la pressione delle acque e il peso stesso del materiale compattano i detriti che a lungo andare diventano roccia. DIASPRO ROSSO: roccia sedimentaria composta da un unico minerale, il quarzo, e contenente spesso impurità, solitamente ferro, che conferisce appunto la vivace colorazione rosso mattone; se invece contiene anfiboli e pirosseni il diaspro appare verde con varie tonalità, con ossido di manganese è giallastro o nero. Le varietà di diaspro sono moltissime; è molto compatto e resistente, tanto da risultare utile in passato per la produzione di lame, punte ed utensili. Oggi si preferisce usarlo come pietra ornamentale per realizzare tessere di mosaico o sculture. CALCITE: di origine sedimentaria ( ma è presente a volte anche in rocce metamorfiche come nel caso delle Oficalciti), è formata da carbonato di calcio e presenta spesso dei bei cristalli. E’ una delle specie mineralogiche più diffuse sulla Terra, usata spesso anche per la produzione di calci e cementi. ARENARIA: roccia sedimentaria composta di granuli delle dimensioni medie di una sabbia. Spesso tali granuli sono di quarzo, legati fra loro da un “cemento” detto matrice che riempie gli spazi fra i granuli. Le arenarie sono largamente usate in edilizia come materiale da costruzione. ARGILLITE: roccia sedimentaria detritica: i suoi elementi costitutivi derivano principalmente dall’accumulo di frammenti di altre rocce trasportati da fiumi, mari, venti, ecc.; si può formare in qualsiasi ambiente che non sia arido, meglio in depositi lacustri, lagunari e marini con sedimentazione in acque tranquille. Di colore grigio chiaro, a grana finissima (i granuli non sono distinguibili ad occhio nudo), viene usata come materia prima per l’industria della ceramica e dei laterizi. Sono rocce magmatiche o sedimentarie che hanno subito cambiamenti di pressione (quando le rocce soprastanti hanno esercitato una pressione fortissima per il grande peso) e temperatura (ad esempio venendo in contatto con del magma caldissimo) subendo così trasformazioni chimiche e fisiche (ad esempio marmo e serpentinite) Abbiamo trovato: SERPENTINITE: roccia metamorfica che ha avuto origine quando la Peridotite, costituita in prevalenza da Olivina e Pirosseni, a contatto con l’acqua si è trasformata in Serpentino, che è di colore verde. Nella zona di Mezzema è presente un affioramento di breccia di elementi serpentinici di varie dimensioni. Molte rocce serpentiniche si prestano ad una facile lucidatura e a volte sono perciò utilizzate per il loro bel colore verde variegato in edilizia, dove prendono il nome di marmo verde.* OFICALCITE: roccia metamorfica di colore rosso per la presenza di Serpentino e Clorite rinsaldati da un “cemento” carbonatico cristallino. Meglio conosciuta come Marmo Rosso Levanto; anch’essa si presta ad una facile lucidatura. * *I geologi concordano nel definire MARMO un calcare metamorfico ricristallizzato: questa definizione scientifica però comprende solo una ristretta categoria di rocce ornamentali indicate come VERI MARMI. La definizione commerciale entrata nell’uso comune è invece più vasta. Alla parola marmo si è voluto dare un significato più ampio per comprendervi ogni roccia usata a scopo ornamentale. Ciò da un lato per un richiamo all’etimologia della parola marmo che significa risplendente, luccicante, e dall’altro per indicare le pietre da decorazione con un solo termine, il più noto fin dall’antichità. Per questi motivi vengono chiamati marmi anche altri materiali lapidei usati a scopo ornamentale (comprese l’Oficalcite e la Serpentinite). Dopo avere osservato e studiato i ciottoli li abbiamo usati per riprodurre due particolari dei sagrati della chiesa di S. Antonio Abate a Deiva Marina e di S. Anna a Piazza (frazione di Deiva Marina) . Ecco le istruzioni per chi volesse seguire il nostro esempio: Disegnare il progetto su carta Riportarlo su un cartone grande quanto il risseu che si vuole realizzare Punzonare il perimetro del disegno Preparare la base asciutta e compattata con sabbia e calce mescolate Posizionare il progetto punzonato sopra alla base delicatamente Spargere una polvere fine colorata sul progetto punzonato Togliere con attenzione il progetto Unire i punti ottenuti con una cazzuolina Posizionare i sassi all’interno lavorando appoggiandosi eventualmente con le ginocchia su una tavola di legno per non rovinare il lavoro già eseguito Riempire gli spazi vuoti rimasti tra i ciottoli con della sabbia Togliere la sabbia in eccesso con un pennello Spruzzare acqua sul lavoro finito Spruzzare acqua sul IL SAGRATO DELLA CHIESA DI S.ANTONIO ABATE DI DEIVA MARINA Dall’Annuario “Angelo della Famiglia” e dall’Inchiesta Istituto Nazionale risulta che il sagrato della chiesa di Deiva venne realizzato nel 1766 da mastro Girolamo Queirolo. IN SINTESI Rappresenta un tipico esempio di sagrato barocco: È sito in luogo sopraelevato rispetto alla strada È cinto da muretti come a racchiudere quello spazio, un tempo detto PARADISIUS, che simboleggia il passaggio purificatore dalla vita profana del paese a quella spirituale della Chiesa Ha un ramage unico per disegno ed eleganza, semplice ma raffinatissimo È policromo come tutti i sagrati spezzini (nell’altra riviera i ciottoli usati sono soprattutto bianchi e neri) Si contraddistingue per la presenza di due splendide rampe decorate ai lati DESCRIZIONE DETTAGLIATA Di forma allungata ma non rigorosamente geometrica, si estende lungo la facciata della chiesa e ne abbraccia parte dei lati,spingendosi poi in avanti a toccare le due rampe laterali e la gradinata centrale. Circondato da muretti un tempo ricoperti di lastre d’ardesia, è sopraelevato rispetto al livello della strada. Vi si accede da una scalinata centrale e da due rampe laterali decorate al centro da mattoni e ai lati da ciottoli che compongono rami e semiruote. Alla sommità delle rampe ,sono raffigurati due vasi da cui sporgono rami che con volute e spirali si sviluppano con eleganza sull’intera superficie,raggiungendo ogni più piccolo spazio . Si distendono verso la chiesa,si allargano verso la strada e sfiorano ai lati due semicorolle (quelle del nostro logo). Il RAMAGE che nasce da questi vasi è stato paragonato da alcuni studiosi a quello dei mosaici parietali della chiesa di San Vitale a Ravenna. Il tipo di disegno e il colore dei ciottoli usati lo accomunano all’antico pavimento a ciottoli conservato nel museo di Sicione,in Grecia, attribuito al pittore Pausia. L’intreccio dei rami si sviluppa attorno a una rosa dei venti posta in posizione centrale, davanti all’ingresso della chiesa, quale omaggio Alla tradizione marinara del luogo. La vita dei deivesi infatti era in passato molto legata al mare; numerosi erano i capitani marittimi e i marinai,addirittura 50 erano nel 1700 i padroni di nave. In quel tempo i deivesi erano così religiosi che era tradizione che ogni bastimento , al termine di un viaggio, offrisse alla chiesa un quarto di paga di marinaio o un quinto del prodotto pescato nei giorni festivi. GLI STUDIOSI LO HANNO DESCRITTO COSÌ … Nello spezzino va segnalata la presenza del sagrato settecentesco di Deiva, dove intorno al simbolo della rosa dei venti,una mossa decorazione floreale barocca si propaga con rara eleganza e ricca policromia Si distingue per la totale libertà creativa,ma la composizione è equilibrata e di buona fattura Presenta una rosa dei venti con ricco e simmetrico sviluppo di volute fitomorfe che hanno origine da due vasi di colore rosso e si estendono con dinamica esuberanza barocca ad ogni angolo della piazza Riprende il motivo dei mosaici parietali di S.Vitale a Ravenna,con vasi da cui si espandono lunghi e sinuosi tralci I suoi motivi richiamano quelli dei giardini di Granada IL SAGRATO DELLA CHIESA DI S.ANNA DI PIAZZA Le sue combinazioni di volute e di rami dilatano lo spazio con un’ armoniosa e movimentata composizione eseguita con sfrenata fantasia Il sagrato di Piazza fu compiuto nel 1869, con le ghiaie trasportate dai parrocchiani che a quel tempo lavoravano alla costruzione della prima linea ferroviaria a Deiva. È un sagrato policromo a pianta rettangolare ,tipico esempio dello stile CLASSICO (definizione del Marmori),eseguito nel rispetto di rigorose regole geometriche ,con disegno elegante ed equilibrato. IN SINTESI Ha uno stile ordinato con schema rigorosamente geometrico che si sviluppa secondo regole precise e obbligate Presenta una forma circolare al centr e una serie fitta di motivi geometrici più piccoli attorno ad essa Si contraddistingue per una lunetta semicircolare o semipoligonale davanti all’ingresso della chiesa Ha una cornice sul perimetro perché i contorni chiusi si percepiscono meglio di quelli aperti È asimmetrico perché riporta una fascia laterale aggiunta sulla destra che racchiude simboli religiosi È un sagrato “colto” perché riporta la scritta latina “SOLI DEO ONOR ET GLORIA” DESCRIZIONE DETTAGLIATA I gradini d’ingresso alla chiesa sono abbracciati da una lunetta semicircolare decorata con archi e petali o spicchi triangolari uniti come a formare una corona o parte di una corolla. Al centro risalta una grande ruota a 12 spicchi,inscritta in una corona circolare decorata a losanghe. Ai lati sono disposte simmetricamente due girandole o corolle a 6 petali all’interno di un cerchio; seguono due fiori a 4 petali inscritti in un rombo e altri due fiori a stella poggiati su un quadrato dagli angoli smussati,contenuto a sua volta in un secondo quadrato. Il sagrato è bordato da una cornice formata dal susseguirsi di triangoli scuri. È circondato da una cinta bassa costituita da un muretto che si apre all’ingresso : lì due grossi riccioli a spirale sormontano un cartiglio in cui figurano l’anno di costruzione e la scritta latina “SOLI DEO ONOR ET GLORIA”. Quello di Piazza è dunque un sagrato “COLTO”, secondo il Marmori, perché la scritta è indice della cultura e della raffinatezza dell’autore che ha realizzato l’opera. Sono stati infatti utilizzati ciottoli piccoli che hanno reso l’esecuzione estremamente precisa. Il suo disegno risulta asimmetrico per una fascia decorativa aggiunta solo sul lato destro,ma questa è una caratteristica comune a vari sagrati spezzini. La fascia riporta tre simboli: il primo è il monogramma di Cristo, il secondo il monogramma di Maria e l’ultimo un cuore che rappresenta l’amore per la Madonna,figlia di Sant’ Anna (cui è dedicata la chiesa). HANNO DETTO DI LUI … È l’unico sagrato tra quelli che ho censito e studiato nella riviera di Levante che riporti un’iscrizione latina (Marmori) LA CUPOLA DELLA CHIESA DELL’ASSUNTA La chiesa dell’Assunta,dal punto di vista storico, è l’edificio sacro forse più importante tra quelli esistenti nel nostro comune . Racchiude infatti al suo interno una lapide del VII –VIII secolo che è ritenuta il monumento più antico della nostra valle . Riporta una presunta lettera inviata da Gesù Cristo agli abitanti della zona che non rispettano il riposo domenicale . Ad essi vengono rivolte severe parole di rimprovero accompagnate da minacce di severe punizioni (carestia e malattie …) La chiesa è circondata da un grande piazzale erboso, lastricato di sassi nella parte che conduce all’ingresso. La particolarità che la contraddistingue però è da ricercare in alto, nella cupola del suo campanile, decorata a risseu. Il mosaico a ciottoli è sempre stato usato per decorare superfici orizzontali , quasi mai come manto di copertura delle cupole. La cupola della Chiesa dell’Assunta è decorata con sassi scuri e grigi, su cui risaltano spicchi in diaspro rosso. Lo studioso Marmori, che si è occupato del censimento e dello studio dei sagrati della RISSEU DI CASA VALENTE - Via Carducci 18 Deiva M. Risale agli anni ’30 ed è stato realizzato sulla gradinata che conduce all’ingresso. Riproduce un fiore bianco inscritto in un rombo inserito in una cornice quadrata Sul retro della casa, all’ingresso secondario, c’è un secondo risseu (più piccolo di quello davanti all’ingresso principale) di forma rettangolare con una stella a sei punte al centro. Questo è però visibile solo dall’interno del cortile (di proprietà privata) STEMMA COMUNALE - Piazzetta del municipio deiva m. Risseu raffigurante lo stemma del Comune di Deiva Marina, con due ancore e le due torri saracene. Costruito nell’anno 1998 durante i lavori di rifacimento dell’edificio RISSEU DI CASA VALENTE - Via Carducci 18 Deiva M. Risale agli anni ’30 ed è stato realizzato sulla gradinata che conduce all’ingresso. Riproduce un fiore bianco inscritto in un rombo inserito in una cornice quadrata Sul retro della casa, all’ingresso secondario, c’è un secondo risseu (più piccolo di quello davanti all’ingresso principale) di forma rettangolare con una stella a sei punte al centro. Questo è però visibile solo dall’interno del cortile (di proprietà privata) STEMMA COMUNALE - Piazzetta del municipio deiva m. Risseu raffigurante lo stemma del Comune di Deiva Marina, con due ancore e le due torri saracene. Costruito nell’anno 1998 durante i lavori di rifacimento dell’edificio Piazza del pozzo – deiva marina Chiamata “Piazza del pozzo” proprio per l’antico e profondo pozzo tuttora esistente che i lavori di rifacimento del 2003 hanno riportato alla vista di tutti. E’ lastricata in pietra e decorata con cerchi concentrici di ciottoli bianchi. Reca incisi i versi della celebre poesia di Eugenio Montale “Cigola la carrucola nel pozzo” GIA RUSSA (curva rossa) – strada provinciale deiva piazza Enorme bancata di diaspro rosso che incombe sul tornante che da essa prende il nome di Gia Russa (curva rossa). E’ stata oggetto di studio da parte di varie università. Ciottoli di diaspro rosso caratterizzano i nostri sagrati,la nostra zona è infatti molto ricca di questo minerale e Una celebre cava a cielo aperto si trova nella vicina Valle del Vara, nel Comune di Maissana. Nella Cava di Lagorara sono stati trovati numerosi reperti di epoca molto antica segno che l’uomo primitivo utilizzava il diaspro rosso per produrre armi ed utensili. Allestimento mostra Abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di mettere a nostra disposizione la “torre saracena” situata proprio di fronte al sagrato della chiesa di S. Antonio Abate a Deiva Marina (il principale bene da noi studiato). La nostra richiesta è stata accolta con entusiasmo, così abbiamo allestito proprio nel suggestivo ambiente dell’antico edificio recentemente restaurato il punto museale. L’interno del museo (piano terra) durante i lavori di allestimento della mostra A piano terra si può conoscere la storia dei risseu e scoprire la relazione di quest’arte con il territorio ligure(cartelloni 1 e 2). A seguire si trovano informazioni sulla tecnica di costruzione, sui ciottoli che li compongono (classificazione mineralogica) e due esempi di risseu realizzati da noi con l’uso della sinopia secondo le regole degli antichi maestri artigiani: gli alunni di V hanno riprodotto in scala alcuni particolari dei sagrati osservati, hanno elaborato dei progetti ed hanno coordinato l’azione degli altri bambini durante l’ esecuzione delle opere(cartelloni 3, 4, 5). Procedendo in senso orario si può osservare una riproduzione su larga scala del depliant da noi elaborato con gli otto punti del nostro percorso, con gli originali delle nostre cartine, i progetti di logo, la locandina. (cartelloni 6, 7, pannello A e B). A destra si incontrano i due presepi in ciottoli ispirati dal motivo dei nostri sagrati. Nello stesso locale sono poste diverse teche contenenti raccolte di minerali, libri antichi, una collezione privata di “uffisieu” (ceri artistici tipici della nostra zona usati in passato dai bambini il giorno dei morti), esempi dei lavoretti natalizi a tema (ad es. il “portasapone a risseu”) prodotti dagli alunni. Al primo piano grazie ai racconti dei nonni si possono conoscere: momenti di vita religiosa sul sagrato (cartellone8), il ruolo del sagrato nel tempo (cartellone 9), la descrizione dettagliata dei due sagrati (cartellone 10), i giochi antichi sui risseu (cartelloni 11 e 12 più dispensa a cura dei bambini di III, IV e V), mostra fotografica a più pannelli (foto d’epoca). Nello stesso locale è presente e ben segnalata un’area multimediale con le indicazioni necessarie per visualizzare le presentazioni PP create dagli alunni (Rocce e Risseu; Giochi antichi sui risseu e…); è solo necessaria un po’ di pazienza: il computer non più giovane ha bisogno di tempo! Nelle feritoie nelle mura della torre, in questa sala esposizione di antichità (ricordi delle fiere di un tempo, giocattoli artigianali, prezioso graduale del 1600 e oggetti di uso ecclesiastico gentilmente prestati dal parroco). Prima di tornare a piano terra è d’obbligo una piccola sosta al punto panoramico che consente di ammirare dall’alto il prezioso sagrato barocco del 1766. Vicino all’uscita si trova un’esposizione di oggetti ricordo realizzati dagli alunni: matite, calamite, carta da lettera, puzzle, memory, calendari da tavolo e da parete, portamatite, soprammobili… prodotti artigianalmente a scuola, magliette, tazze e borse per la spesa con il logo del museo gentilmente offerti da uno sponsor locale MOMENTI RELIGIOSI VISSUTI SUL SAGRATO La tradizione vuole che sul sagrato della chiesa di Deiva dedicata a S. Antonio Abate avvenissero numerose manifestazioni religiose; alcune di queste purtroppo nel tempo sono andate perse. Le diverse “feste religiose” richiamavano tutta la popolazione a partecipare a questi momenti di vita comune e lo svolgimento delle funzioni iniziava o terminava proprio sul sagrato . L’anno liturgico aveva inizio con la benedizione e l’accensione del cero pasquale nella notte che precedeva la domenica di Pasqua. La celebrazione aveva inizio alle ore 22.30 sul sagrato: c’era un grande pentolone di rame pieno d’acqua, il parroco dava la benedizione e accendeva il fuoco recitando in latino. Il cero pasquale, segno di luce per la resurrezione di Cristo,veniva esposto sull’altare maggiore e il parroco incideva una croce,alfa e beta,principio e fine. Tale cero era molto alto e aveva 5 buchi, ad ogni canto veniva inserita in ogni buco una pallina dorata a forma di uomo con le immagini del Signore. Le processioni che si svolgevano per il Corpus Domini,Via Crucis, S. Giovanni Battista, Madonna della Guardia e Madonna del Rosario avevano come punto di partenza e d’arrivo il sagrato . Le persone dovevano disporsi seguendo un ordine ben preciso: in testa dovevano esserci i bambini della 1^ comunione quindi tutti gli altri bambini; le donne divise in due file, le PICCOLISSIME, le BENIAMINE e le SOSPIRANTI con le catechiste, poi le altre donne; dietro di loro c’erano gli uomini, la cassa del Santo o della Madonna e tutti i parroci. Per mantenere ben dritte le due file di persone, al centro si trovava un uomo con un lungo bastone che procedeva seguendo il corso della processione. Si portavano stendardi e lanterne sorrette da bastoni molto lunghi(FANE’). Le persone che le reggevano indossavano delle mantelline. In alcuni casi si facevano delle aste e chi offriva di più aveva l’onore di portare il Cristo o il Santo venerato. I ragazzi cercavano di accaparrarsi il Cristetto per farlo portare alla propria fidanzata : era motivo di orgoglio infatti sfilare con quello in processione. A Mezzema a settembre si metteva all’asta il grano e in un paese vicino la legna tagliata nel bosco dai ragazzi. La processione del Corpus Domini si faceva al mattino, si raccoglievano i fiori e alcuni giorni dopo, esattamente 8, si ripeteva la processione. In occasione delle feste patronali ,sia a Deiva che nei paesi vicini ,c’erano le bancarelle .Alcune vendevano giocattoli (fionde, yo -yo ,palline imbottite di segatura…),altre vendevano MARUNSINI (biscotti speciali),lupini, caramelle, croccante, gelati , granite ricavate da un grande pezzo di ghiaccio e soprattutto collane fatte con le nocciole chiamate “RESTE.” La RESTA era il simbolo della festa e tutti la compravano. I ragazzi la regalavano alle fidanzate come pegno d’amore e augurio di felicità. Sul sagrato di Deiva,in occasione della festa di S. Antonio veniva fatta la benedizione degli animali . Un’altra cerimonia particolare erano le ROGAZIONI, cioè la benedizione dell’agricoltura il giorno di S. Marco. Questa a Deiva veniva effettuata verso tre direzioni: C. Mirò-Castagnole-Mare e tutto ciò avveniva una settimana prima dell’Ascensione. Prima della partenza della processione si faceva il giro del campanile e, in tempo di epidemie, si bruciava il timo benedetto per “far passare” le malattie. La presenza di una croce su uno dei muretti vicini al sagrato sta ad indicare il passaggio dei seminaristi che venivano a Deiva ogni 5 anni, pregavano sull’altare,poi lasciavano il paese e non potevano più tornarci. Un tempo, quando si celebrava un battesimo era il parroco ad andare a ricevere il bambino sul sagrato e in alcuni paesi i parenti lanciavano confetti. Un altro momento comune vissuto sul sagrato era ed è ancora oggi il festeggiamento riservato agli sposi dopo il rito religioso: un tempo gli amici sparavano qualche colpo di fucile, i parenti lanciavano il riso simbolo di fortuna e prosperità e i fiori simbolo di felicità. Gli sposi invece lanciavano confetti per dimostrare gratitudine. Oggi è rimasta l’usanza di lanciare riso e confetti. Ancora oggi come un tempo, i bimbi della 1^ comunione escono dall’oratorio preceduti dal parroco e dalla catechista, attraversano il vicolo e passano sul sagrato, entrano in chiesa accompagnati dagli sguardi affettuosi di parenti ed amici. Per la cerimonia della Cresima i “cresimandi” ricevevano il Vescovo sul sagrato e qui, recitavano in suo onore alcune poesie. La mattina della domenica delle Palme esattamente 15 minuti prima dell’inizio della messa, sul sagrato avveniva la benedizione dei palmieri e dei canestrelli: il parroco prima di uscire dalla chiesa batteva con un bastone sulla porta che veniva spalancata e tutti andavano sul sagrato dove si benedicevano i palmieri. La messa delle palme era molto lunga e veniva celebrata in latino. +Natale, quando loro erano piccoli, sul sagrato veniva rappresentato il Presepe Vivente e i bambini recitavano poesie. Un altro racconto riguarda un fatto avvenuto nel dopoguerra (seconda guerra mondiale): alcuni ragazzi del paese trovarono una bomba a mano inesplosa, la raccolsero e giocarono a palla sul sagrato incuranti del pericolo, poi la fecero scoppiare vicino all’oratorio. A Deiva, come a Mezzema e a Piazza, si faceva l’OTTAVARIO,ossia il giro della chiesa e la benedizione dei morti. A Mezzema, passando sul sagrato i bambini della 1^ comunione portavano un mazzolino di fiori . Per la benedizione delle palme i fedeli uscivano dalla chiesa per fare il giro di “Ponzio Pilato”e , una volta rientrati ,si dava inizio al canto della Passione di Gesù. Le strofe cantate dal parroco sull’altare si alternavano a quelle del corista che si trovava accanto all’organo. Le feste patronali di Mezzema erano quelle di S. Michele, S. Michelino e S. Bernardo. CERIMONIE PARTICOLARI SUL SAGRATO DI MEZZEMA La commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale: il sacerdote leggeva ad alta voce i nomi dei caduti del paese. Una particolare cerimonia avvenne quando il parroco organizzò un piccolo rinfresco ai giovani del paese per ringraziarli della buona azione compiuta: il 16 luglio 1944 un aereo della seconda guerra mondiale lanciò sul paese due bombe che rimasero inesplose. Vennero scaricate dagli artificieri e i giovani ne portarono una in chiesa e la misero davanti alla Madonna in segno di gratitudine per lo scampato pericolo. CERIMONIE PARTICOLARI SUL SAGRATO DI PIAZZA Le feste patronali di Piazza erano quelle di S.Anna e dell’Assunta. Si faceva l’asta per portare il Cristetto e la cassa del santo o della Madonna e il 15 agosto si festeggiava sul grande sagrato in Pian delle Rose. Per l’occasione si era soliti indossare un vestito nuovo. IL SIGNIFICATO DEL SAGRATO NEL CORSO DEL TEMPO Nell’antichità il sagrato,per oltre un millennio,ha avuto un significato molto profondo perché ha svolto la funzione di legame tra la vita civile,culturale e religiosa della città. Era lo spazio che divideva la vita del paese dalla spiritualità dell’edificio sacro,era come un luogo di purificazione. Possiamo dire che il sagrato esiste da sempre: inizialmente era un ATRIO,poi divenne uno spazio a cielo aperto. I templi più antichi avevano sempre un ATRIO e fu così anche per le prime basiliche cristiane. IL PARADISIUS Davanti all’edificio sacro esisteva uno spazio chiuso o un porticato che aveva al suo interno come una specie di cortile aperto per poter vedere il cielo garantendo aria limpida e luce:era uno spazio raccolto, delizioso, con aiuole , fontane e getti d’acqua, luogo di pace che predisponeva all’ incontro con Dio. Per questo nell’antichità questo spazio veniva chiamato PARADISIUS, che vuol dire GIARDINO. Il PARADISIUS era ritenuto così importante che era vietato costruire chiese che ne fossero prive. IL SAGRATO Nel Medioevo rimase solo lo spazio aperto davanti alla chiesa, distinto da pochi gradini o da uno steccato inizialmente ligneo: venne chiamato SAGRATO proprio per indicare il collegamento con l’edificio sacro. Veniva spesso destinato alla sepoltura dei battezzati. Godeva degli stessi privilegi della chiesa: in esso non si potevano commettere violenze, non si potevano appoggiare armi contro i suoi muri, non si potevano tenere affari, processi, sentenze o contratti. Si tenevano solo cerimonie a carattere religioso: funzioni dedicate ai penitenti e rappresentazioni teatrali sacre, che in qualche città sono ancora in uso. A quel tempo venivano utilizzate per raccontare al popolo analfabeta episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Poi lentamente nel tempo il sagrato perse il suo significato puramente religioso per trasformarsi in un luogo d’incontro, di saluti e di rappresentazioni di vario genere. LE NUOVE LEGGI DI NAPOLEONE Nel periodo storico dominato da Napoleone esso divenne area esclusivamente pubblica. Venne proibita la sepoltura nelle chiese e negli spazi antistanti; i defunti dovevano essere sepolti in luoghi appositi, i “cimiteri”, lontani dalle chiese e dalla città,e le lapidi dovevano essere uguali per tutti. Vennero anche confiscati conventi, chiese e sagrati: era il periodo della “laicità”e la funzione del sagrato era definitivamente cambiata. Solamente dopo il Concilio Vaticano II si sentì l’esigenza di ripristinare il vero significato del sagrato e così, ieri come oggi, il sagrato è il luogo in cui si intrecciano usi religiosi e laici. Questo luogo di pace aperto al sociale e al religioso , messo così in ombra nelle città contemporanee, chiede di essere riscoperto. A OGNI CHIESA IL SUO SAGRATO E’ per questo che la C.E.I, nel 1993, ha evidenziato la necessità di prevedere sempre la costruzione del sagrato davanti a ogni nuova chiesa da edificare, sagrato che per il suo valore di ACCOGLIENZA e PASSAGGIO DAL MONDO PROFANO al MONDO SACRO deve essere poi curato,restaurato e mantenuto in ordine .