Guido MONTANARI, Introduzione all’inventario Società Finanziaria Industriale Italiana (Sofindit), Milano, Banca Commerciale Italiana, 1991, pp. I-XLVIII. PREMESSA * Gli eventi che risultano decisivi per la costituzione dell'archivio di cui si pubblica qui l'inventario, e che spiegano anche la denominazione adottata per individuarlo, si collocano tra la fine del 1931 - quando si dette il via alla cosiddetta "operazione Sofindit" - e il 1935, all'indomani della liquidazione di questa società (1). Con quella operazione, infatti, la Comit non si limitò a trasferire alla Sofindit le sue partecipazioni azionarie: oltre alle risorse professionali e imprenditoriali di un gruppo di suoi dipendenti e collaboratori, che fino ad allora si erano occupati dei problemi finanziari e industriali connessi alla gestione delle partecipazioni stesse, la Banca mise a disposizione la documentazione d'archivio occorrente al proseguimento, nel nuovo contesto, del lavoro fino ad allora svolto nell'ambito dell'Istituto. Quando poi, a seguito della costituzione dell'Iri, il gruppo di tecnici della Sofindit cessò di operare, un segmento di quella documentazione venne spedito a Roma, mentre gran parte dell'archivio fu trasferita presso la Banca Commerciale Italiana. Il rientro allora tra le file dei dirigenti della Comit di Giorgio Di Veroli, già funzionario della Banca e in seguito direttore generale della Sofindit, costituì la ragione per cui quello che era divenuto nel frattempo l' archivio della Sofindit venisse non solo conservato, ma ulteriormente incrementato. Nelle vicende così sommariamente richiamate - sulle quali si forniranno in seguito ulteriori dettagli - risiede la spiegazione di alcuni connotati che identificano il fondo archivistico in esame, oltre che il motivo per cui, nella struttura dell'Archivio Storico Comit, il fondo Sofindit viene classificato nella categoria degli archivi "aggregati" (2). Come si può rilevare dal prospetto riassuntivo delle sezioni in cui il fondo è suddiviso (pag.IL), il materiale risulta costituito soltanto per poco più di un quarto del totale da documentazione prodottasi nella fase della gestione della Sofindit, mentre per più della metà testimonia il lavoro compiuto presso gli uffici della Banca prima del 1931; il resto è costituito da materiali che si aggiunsero ai precedenti a seguito della prosecuzione di alcune pratiche exSofindit da parte di Di Veroli dopo il suo rientro in Comit, o perché quest'ultimo vi aggregò le carte del suo nuovo ufficio. La documentazione riguarda i rapporti di varia natura che la Banca instaurò nel corso di oltre un trentennio con imprese che furono o avrebbero potuto essere destinatarie di finanziamenti. Nell'ambito dell'Archivio Storico questo fondo costituisce il più consistente sedimento di testimonianze sul lavoro di ispezione, di analisi e di proposta circa l'andamento economico-finanziario delle imprese con le quali la Comit mantenne rapporti più o meno durevoli, e in vari modi, dalla fine del secolo XIX al 1934. Se si considera la finalità per la quale venivano predisposti i documenti, questo fondo getta luce sul modo in cui veniva concepita e realizzata la "sorveglianza" sui conti e sulla situazione finanziaria delle imprese e poi, col progressivo coinvolgimento della Banca nella loro gestione, sulle misure adottate per affrontarne i problemi finanziari e di politica industriale. Al riguardo, non è privo di importanza, per la storia del rapporto banca-impresa, che la società Sofindit possa essere equiparata per molti versi all'ultimo degli "uffici" preposti alla trattazione degli "affari industriali" della Comit. A questo fine, nelle pagine che seguono verranno messi a frutto i risultati delle indagini che presso l'Archivio Storico si vengono sistematicamente compiendo sull'assetto funzionale degli uffici dai quali provengono i materiali d'archivio in corso di inventariazione. Viene così presentata una prima ricostruzione di quelle vicende di uffici e persone, che possono spiegare le caratteristiche, il contenuto e lo stato della documentazione che ci è pervenuta. E ciò anche allo scopo di dare un'idea del tipo e della quantità di materiali che non risultano presenti in questo o in altri fondi e sono, evidentemente, andati distrutti. Si dirà, in ultimo, dei nostri interventi di riordino e del taglio - mediamente analitico prescelto per l'inventariazione. I. Controllo contabile e sorveglianza tecnico-industriale: le strutture della Comit. I.1. L'attività ispettiva sulle imprese alle quali la Banca Commerciale Italiana aveva concesso o intendeva concedere finanziamenti si basò, inizialmente, sulla collaborazione di alcuni ingegneri esperti in tecniche industriali, che venivano inseriti nei Consigli delle più importanti partecipazioni in qualità di sindaci o consiglieri. Questi fiduciari esterni furono affiancati, all'interno degli stessi Consigli o durante le ispezioni alle imprese, da alcuni funzionari della Banca, che analizzavano i dati di bilancio e la situazione patrimoniale delle società (3). Il primo consulente tecnico permanente e a tempo pieno venne assunto dalla Banca Commerciale Italiana all'inizio del 1900: Emilio Tansini, ingegnere specializzato nel settore metallurgico, fu inserito in numerosi Collegi sindacali e Consigli delle imprese legate alla Comit e fu preposto alla prima segreteria industriale della Banca, denominata "Ufficio Tecnico Industriale", che venne istituita intorno al 1907 (4), in coincidenza con la nota crisi bancaria (5). Tansini fu affiancato da Ferdinando Adamoli, funzionario della Comit, nella sorveglianza delle imprese per la parte amministrativa e contabile, sia come sindaco di numerose società, sia solo come revisore di bilanci e ispettore contabile per conto della Banca. Egli era stato assunto dalla Comit nel 1898 e aveva intrapreso presso la Direzione Centrale la consueta carriera bancaria (6); ben presto divenne l'esperto di matematica finanziaria della Banca. Fu supplente e poi docente all'Università Bocconi di Milano, dal 1904 al 1907, di "Pratica Bancaria", nell'ambito dell'insegnamento di "Banco Modello" (7). Nel corso della sua lunga attività presso la Banca, eseguì numerosi calcoli e preparò vari piani di ammortamento, alcuni dei quali sono consultabili nel fondo Sofindit (8). Le sue carte d'ufficio rappresentano un prezioso strumento per comprendere il ruolo dei tecnici della Comit e i loro metodi di lavoro; si veda ad esempio (cart. 1-5) la serie completa dei copialettere "Sopralluoghi" (1907-1929), che offre una valida testimonianza dei controlli periodicamente effettuati sui bilanci di svariate imprese, anche di dimensioni modeste. E' significativa, ancora una volta, la data iniziale della serie, che coincideva con la fase acuta della crisi bancaria. Come diretta conseguenza dell'accrescimento del portafoglio industriale della Comit, si riscontra un allargamento della rete dei fiduciari, sui mandati dei quali si sta elaborando un data base il periodo 1918-1933 (10). La rete dei fiduciari comprendeva tutti i principali centri del nostro paese, ma era maggiormente estesa nelle zone più industrializzate come il triangolo Milano-Torino-Genova e come l'area veneta con i centri di Venezia e Trieste; rilevante era comunque anche la presenza nelle piazze di Roma, Napoli, Firenze, Palermo e Cagliari. Si possono distinguere, inoltre, i fiduciari appartenenti alle direzioni locali rispetto ai membri della Direzione Centrale: i primi non ricoprirono mai ruoli direttivi nelle imprese, ma, come traspare dalla documentazione del fondo Sofindit, collaborarono talvolta a importanti operazioni, come ad esempio la sistemazione a Torino dei gruppi Italgas e Sip con Massimo Baraldi, la riorganizzazione delle società triestine, con Giovanni Seitz e Enrico Marchesano, e genovesi, con Luigi Vignolo e Italo Dolcetta (11). Soprattutto per questa categoria sembra valere l'opinione di Giovanni Malagodi quale testimone diretto: "Il collegamento con le aziende ... era troppo spesso lasciato, anzi abbandonato a singoli fiduciari, non coordinati tra loro, spesso non troppo preparati sotto l'aspetto tecnico, sempre sovraccarichi di lavoro" (12). Diverso è il ragionamento sui direttori centrali della Banca addetti alle materie finanziarie e industriali. Già Otto Joel aveva avvertito l'esigenza di potenziare la presenza di esperti in materie tecnico-industriali all'interno della Direzione Centrale, inserendo nel 1911, direttamente dall'esterno, l'ingegnere Pietro Fenoglio con precisi incarichi di controllo di alcuni settori industriali, come quello elettrico e quello minerario; il suo settore di lavoro aveva importanza cruciale per la Banca, se nel 1917 venne nominato con Toeplitz amministratore delegato della Comit e, dal 1920 fino alla sua scomparsa, capo della Rappresentanza di Roma e vicepresidente della Banca (13). Fenoglio e Toeplitz, che già avevano accumulato in precedenza numerose cariche di fiduciari, si insediarono durante gli anni Venti alla presidenza di alcune importanti società (soprattutto dei settori siderurgico ed elettrico, quali la Franchi-Gregorini, l'Ilva, la Sme, l'Adamello, la Nazionale Sviluppo e la Mira-Lanza), per motivi strategici - controllo di un settore produttivo o di una zona industriale - o per un maggiore coinvolgimento della Comit nelle imprese, sancito da nuovi rapporti di forza favorevoli alla Banca nel gioco delle maggioranze (14). Rispetto all'assetto della sorveglianza tecnico-contabile delle imprese finora sommariamente richiamato, una prima svolta significativa è da rintracciarsi nella creazione, intorno al 1920, di un "Ispettorato Industriale", al quale fu preposto l'ingegnere Mario Garbagni (15). Egli ereditò le mansioni di Tansini, giubilato per limiti di età ed ancora attivo in alcune cariche di fiduciario (16). I documenti non ci dicono se avvenne prima la nomina di Garbagni o la costituzione dell'Ufficio, ma si può ritenere che si sia trattato di uno svolgimento del lavoro ancora di carattere individuale. Egli divenne per delega della Comit il primo presidente della Dalmine - costituita nel 1920 per volontà della Banca che ne controllava il pacchetto di maggioranza - e la guidò in un processo di riorganizzazione tecnica dopo le vicissitudini del triennio precedente (17); questa impresa costituì, come si vedrà anche più avanti, un laboratorio privilegiato per la maturazione e la crescita di alcuni tra i migliori tecnici della Banca Commerciale Italiana (18). Garbagni venne inserito dalla Comit nei Consigli, e spesso anche alla presidenza, di oltre una quarantina di società di ogni settore industriale, ma con prevalenza delle imprese siderurgiche, meccaniche ed elettriche, quali ad esempio l'Ilva, la Franchi-Gregorini, le Officine Meccaniche Italiane, la Terni e le loro partecipazioni (19). Nel 1920 venne istituito all'interno della Direzione Centrale della Banca il nuovo "Servizio Affari Finanziari" (20) che controllava direttamente l'Ispettorato Industriale di Garbagni e che non casualmente era guidato da Mino Gianzana e Giacomo Tedeschi, i direttori centrali maggiormente interessati ai rapporti con il mondo della produzione. Mino Gianzana, in Banca dalla fondazione, dopo aver diretto la filiale di Torino, era divenuto nel 1907 direttore centrale e si era occupato, durante la gestione Joel, soprattutto della sede di Milano. Negli anni Venti diradò progressivamente il suo lavoro all'interno della Direzione, fino ad abbandonarla nel 1928 con la nomina a consigliere della Banca, per dedicarsi principalmente alla gestione di numerose società commerciali, minerarie e del settore dei trasporti, comprese alcune compagnie aeree, all'epoca novità assoluta nel panorama italiano, come l'Aero Espresso Italiana (21). L'attività lavorativa di Giacomo Tedeschi era invece iniziata all'esterno della Comit: ingegnere, aveva avuto occasione di farsi apprezzare dalla Banca come consulente e talvolta come fiduciario nell'ambito della sua attività di libero professionista. Assunto nel 1917 con la carica di direttore centrale (22), come già era avvenuto per Fenoglio, dal 1920 divenne l'effettivo capo del Servizio Affari Finanziari, sovrintendendo direttamente al lavoro dei tecnici; a tale scopo, venne anche inserito come consigliere e presidente in numerose partecipazioni della Banca Commerciale Italiana, di cui vi è testimonianza nelle carte dell'archivio della Sofindit. Particolarmente documentata è la sua attività di presidente dell'Ottica Meccanica Koristka (23). L'attuale fondo Sofindit contiene le uniche pratiche residue di questi due direttori centrali, i cui archivi sono andati perduti (24). Accanto agli addetti a pieno titolo al controllo industriale, altri membri della Direzione Centrale svolgevano funzioni speciali nello stesso ambito: in particolare, va segnalato Bruno Dolcetta che, oltre a gestire dal 1917 svariati servizi all'interno dell'organizzazione aziendale, si occupò soprattutto di società in grave dissesto e da liquidare - dove tra l'altro vi erano importanti addentellati con le istituzioni politiche e finanziarie della capitale - come l'Ente Trasporto Cotoni, il Gruppo Florio, la Sicmat e il Cotonificio Crespi (25). I.2. La riorganizzazione della "sezione industriale" nella seconda metà degli anni Venti. a) L'Ufficio Tecnico Finanziario. Come primo provvedimento venne costituito, nel corso del 1928, l'Ufficio Tecnico Finanziario, in sostituzione del provvisorio "Ufficio Società Diverse", sempre diretto da Adamoli, ma ora con l'apporto, per le ispezioni e gli studi, del giovane funzionario Filippo Migliorisi e, per il lavoro di segreteria, del procuratore Eugenio Crugnola. Veniva così definitivamente istituzionalizzato e potenziato il ventennale e individuale lavoro di controllo di carattere finanziario e contabile, che in precedenza Adamoli aveva svolto, più che in autonomia, come supporto al lavoro di Tansini e Garbagni. L'attività dell'ufficio era in gran parte concentrata su alcune grosse partecipazioni come la Mira-Lanza, la Rinascente, la Sip e l'Italgas, imprese commerciali genovesi, industrie tessili, cantieri navali e società di navigazione, di cui Adamoli o Migliorisi erano sindaci o consiglieri. Sono conservate ampiamente nel fondo Sofindit le pratiche connesse ai processi di concentrazione e razionalizzazione industriale sopracitati; ad esempio vi sono oltre cinquanta cartelle d'archivio relative solo al settore navale, dagli studi preliminari sulle singole imprese ai dossier riguardanti la costituzione di trust quali i Cantieri Riuniti dell'Adriatico e l'Italia (29). Non venne comunque abbandonato il tradizionale compito di effettuare sopralluoghi ad aziende di minore entità per cui era necessario, prima di erogare un credito, un parere tecnico approfondito (30). Filippo Migliorisi si specializzò nell'analisi dell'industria cantieristica e armatoriale; per conto della Banca ebbe una parte importante nei processi di concentrazione allora promossi nelle aree genovese e giuliana (31). A Trieste operò sotto la guida di Achille Nardi Beltrame, direttore centrale della Comit e suo rappresentante nei Consigli delle società triestine fin dai primi anni Venti; in particolare, Nardi curò il rapporto con gli imprenditori locali, di cui rendeva conto direttamente a Toeplitz (32). Nell'entourage dell'ufficio di Adamoli si deve anche comprendere, come consulente esterno, Guglielmo Reiss Romoli; egli, dopo precedenti esperienze bancarie, dette inizio alla sua collaborazione con la Comit nel 1929 quando contribuì, per conto della Banca, alla sistemazione dell'Azienda Comunale di Elettricità, Gas e Acqua di Trieste. Alla fine del 1930 venne assunto a pieno titolo dalla Comit che lo inviò presso la filiale di Torino per occuparsi specificatamente del riordino del Gruppo Italgas, in stretto collegamento con Adamoli (33). b) La Segreteria Industriale. Alla fine del 1929 e nei primi mesi del 1930, mentre in Italia, seppure in maniera non allarmante, cominciavano a diffondersi i primi sintomi della grande crisi (34), il portafoglio industriale della Comit, al contrario, si faceva sempre più forzatamente massiccio fino all'acquisizione alla fine del 1930, per volontà di Toeplitz, del pacchetto di maggioranza del Gruppo Italgas, come è ampiamente documentato nell'archivio della Sofindit dal ponderoso studio preliminare di Adamoli e di Scavia (35). Allo stesso Toeplitz si deve ascrivere l'iniziativa di riformare in profondità l'apparato di controllo delle partecipazioni industriali, nel tentativo di ultimare il processo di razionalizzazione produttiva avviato negli anni precedenti, utilizzando in modo più organico i fiduciari della Banca - alcune centinaia - che potevano essere in molti casi ormai al di fuori del coordinamento della Direzione; a questo fine, venne creato un nuovo ufficio, la Segreteria Industriale, e fu chiamato a dirigerla l'ingegnere Giorgio Di Veroli a partire dal 1° ottobre 1929 (36). Di Veroli era nato a Roma nel 1890 da una famiglia ebraica, ma trascorse la sua giovinezza nel capoluogo giuliano, frequentandone la scuola evangelica (37); si laureò al Politecnico di Zurigo e, dopo uno stage di un anno a Berlino presso il reparto di motoristica della Orenstein & Koppel, lavorò per circa un decennio allo stabilimento di Vado Ligure della società Ferrotaie, diventandone in breve tempo il direttore (38). Dopo un breve periodo trascorso a Milano presso la Società Italiana di Credito, per formarsi un'esperienza anche nel lavoro bancario, e presso la Società Esercente Tubi di Ghisa di Cogoleto, si trasferì a Roma nel 1923 per entrare con incarichi direttivi alla Società Finanziaria per l'Industria e il Commercio, probabilmente per volontà di Sinigaglia, primo presidente della holding di smobilizzo che aveva rilevato le partecipazioni industriali del Banco di Roma, nell'ambito del suo salvataggio (39). Tale incarico costituì forse per Di Veroli un'esperienza particolarmente formativa, analoga ad esempio a quella compiuta da Donato Menichella in occasione della liquidazione della Banca Italiana di Sconto (40). Nel 1928 Di Veroli tornò a Trieste, dove collaborò, in qualità di consulente, con i tecnici della Comit in alcuni delicati affari. Dapprima ebbe l'incarico di esaminare, dal marzo all'agosto del 1928, i cantieri e le officine del Gruppo Cosulich "dal punto di vista tecnico, amministrativo, commerciale e finanziario" nella prospettiva di una loro profonda ristrutturazione (41); lo studio che ne scaturì, conservato nell'archivio della Sofindit, rappresenta un esempio molto significativo del metodo di lavoro dell'ingegnere triestino che ritroveremo sviluppato con sempre maggiore efficacia nelle relazioni inviate dalla Sofindit all'Iri - volto ad analizzare le imprese in questione sotto ogni aspetto, da quello finanziario a quello organizzativo, senza trascurare il contesto generale del settore cantieristico nel quadro dell'economia nazionale, e con il supporto puntuale di dati contabili e tabelle statistiche. Durante i primi mesi del 1929 Di Veroli venne distaccato presso la sede della Sicmat, società del gruppo tessile Brunner ormai in fase di liquidazione, come rappresentante della Comit nelle trattative per la moratoria dei crediti della società (42). Poco prima di iniziare la sua attività presso la Banca Commerciale Italiana, Di Veroli compì nel settembre 1929 un breve stage presso la Compagnie Belge pour l'Industrie, per esaminare l'organizzazione di controllo delle partecipazioni industriali della Banque de Bruxelles (43). Sulla base delle informazioni raccolte e delle sue esperienze precedenti, egli si accinse a riformare la sezione industriale della Banca Commerciale Italiana, creando come suo perno la Segreteria Industriale, alla quale dovevano far capo sia le altre segreterie tecniche, sia l'intera rete dei fiduciari della Comit. Alla segreteria di Di Veroli veniva dunque assegnata la funzione di coordinamento tra il lavoro dei tecnici e quello dei fiduciari, al fine di creare un efficace sistema di controllo e di fornire alla Direzione valutazioni precise sull'andamento delle imprese. Nel marzo 1930 Toeplitz, probabilmente dietro suggerimento di Di Veroli, impartì nuove direttive ai fiduciari con due distinte lettere circolari per i consiglieri e per i sindaci. Ai consiglieri fu chiesta una relazione aggiornata sulle singole società (44), mentre ai sindaci furono impartite anche istruzioni per l'analisi dei bilanci annuali e delle situazioni contabili intermedie, al fine di poterne ricavare un giudizio sull'andamento economico dell'impresa controllata (45). Proprio in quello stesso volgere di tempo, si decise di concentrare in un unico archivio, gestito da un apposito organismo interno alla Segreteria Industriale (l'"Ufficio Partecipazioni"), tutta la documentazione proveniente dalle altre segreterie tecniche e dai fiduciari, compresa quella prodotta da Adamoli in oltre vent'anni di lavoro; lo scopo evidente di quell'accentramento era quello di poter disporre, in fase di elaborazione dei dati raccolti, di tutti i precedenti e di una più rapida visione d'insieme dei settori industriali nei quali la Banca era interessata. Per agevolare l'operazione di raccolta e archiviazione delle pratiche da parte dell'Ufficio Partecipazioni, Di Veroli fece suddividere le società controllate dalla Comit nei dieci settori produttivi qui di seguito elencati: I. Trasporti II. Estrattive III. Siderurgiche IV. Meccaniche e Cantieri V. Elettriche e Telefoniche VI. Tessili VII. Immobiliari, Agricole e Fondiarie VIII. Chimiche IX. Finanziarie X. Diverse. Ad ogni società venne assegnato un numero d'ordine, la cui prima cifra corrispondeva al settore (46). All'interno di ciascuna pratica, la documentazione doveva essere ordinata dall'Ufficio Partecipazioni in vari sottofascicoli, secondo un modello prestabilito di archiviazione delle carte, facilmente applicabile alle pratiche dell'intera serie. Riportiamo testualmente l'articolazione di un fascicolo, particolarmente ben classificato, dell'Ufficio Partecipazioni, la cui serie è inventariata alle cartelle 183-237: "1. Capitale e obbligazioni. 2. Composizione Consiglio, Comitato, Collegio sindacale e Direzione. 3. Indice rapporti fondamentali. 4. Rapporti nostro fiduciario nel Consiglio. 5. Rapporti nostro fiduciario nel Collegio sindacale. 6. Nostra partecipazione, nostra esposizione. 7. Ultimo bilancio. 8. Statuto aggiornato. 9. Partecipazioni. 10. Notices. 11. Appunti diversi. 12. Situazioni finanziarie" (47). Sulla base dei rapporti dei fiduciari, che venivano regolarmente compilati dopo ogni Consiglio e dopo ogni visita sindacale, Di Veroli era in grado di stendere studi e raffronti statistici di carattere generale e stringati rapporti sulle singole società, detti notices. Inizialmente le notices riassumevano in maniera schematica soltanto alcuni dati essenziali di ciascuna azienda, quali il capitale sociale, il portafoglio azionario e le partecipazioni, mentre in seguito si trasformarono in veri e propri studi sintetici e aggiornati sull'andamento delle principali imprese (48). Tale sistema di coordinamento delle informazioni e di raccolta di documentazione industriale fu impostato in un lasso di tempo molto breve. Già alla fine del 1930 Di Veroli era in grado di stendere un rapporto sintetico e preciso al presidente della Comit, Ettore Conti, sulla situazione generale delle partecipazioni, divise nei vari settori produttivi. In quel rapporto egli esordiva con una definizione dell'operato della Banca in campo industriale, finalizzato durante il biennio 1929-1930 "soprattutto alla sistemazione ed al riordino di numerosi gruppi di aziende" (49). Un'altra iniziativa di Di Veroli, che non ebbe seguito costante, fu il progetto di un "Notiziario " quindicinale che potremmo definire di "attualità industriale"; il progetto è significativo perché contribuisce a delineare con maggiore chiarezza la mentalità e gli interessi dell'uomo preposto alla guida della più rilevante istituzione per il controllo industriale dell'epoca (50). Tale pubblicazione doveva, secondo le intenzioni di Di Veroli, considerare l'intero panorama industriale nazionale e internazionale, ivi comprese le novità tecnologiche, sia dei settori già sviluppati (siderurgia in primo luogo), sia di quelli emergenti, come l'industria cinematografica e la seta artificiale; non si dovevano infine trascurare i problemi dell'organizzazione scientifica del lavoro e della statistica sul rendimento delle industrie razionalizzate. c) L'Ufficio Tecnico Industriale. Questo ufficio integrava il lavoro di sorveglianza contabile dell'Ufficio Tecnico Finanziario con rilievi e con istruzioni di carattere tecnico-produttivo alle imprese controllate; i suoi componenti effettuavano a tale scopo sopralluoghi per redigere studi e relazioni sulle industrie in esame, che poi sottoponevano al vaglio della Direzione Centrale. L'Ufficio Tecnico Industriale, su cui non si hanno informazioni precise, perché le sue carte sono andate disperse (51), venne istituito, probabilmente nel 1930, in sostituzione dell'Ispettorato Industriale di Garbagni; dopo la scomparsa di questi, avvenuta nel luglio 1930, gli succedette Giuseppe Scavia che lo rimpiazzò anche in gran parte dei Consigli, compresa la presidenza della Dalmine (52). Di Scavia, già incontrato in precedenza come consulente esterno della Comit, sono stati rintracciati nel fondo Sofindit studi su alcuni gruppi industriali, quali l'Italgas, come si è già accennato, l'Ilva e la Terni (53). Collaboratori di Scavia furono alcuni giovani ingegneri, come Agostino Rocca, Franco Ratti, Francesco Massone, che già da alcuni anni erano in rapporto con la Comit, prima in qualità di consulenti esterni e poi come collaboratori di Adamoli e Garbagni. Particolare importanza va data a Rocca per il ruolo che assunse nella Sofindit e nelle società dell'Iri: nel 1928 fu chiamato dalla Dalmine alla Comit per entrare nell'ufficio di Garbagni e svolgere compiti di sorveglianza tecnico- industriale su varie imprese, come si può desumere dall'inventario (54). I.3. Le fonti complementari. Alla vigilia della "operazione Sofindit" appariva dunque notevole la concentrazione, presso la Comit, di esperti in materie tecnico-industriali; l'organizzazione e il coordinamento del lavoro di controllo sulle imprese avevano raggiunto un grado di maturazione che permetteva di trarre frutto dalla sedimentazione pluriennale di molteplici esperienze in tutti i settori dell'economia italiana. Dal punto di vista delle fonti storiche per la ricostruzione delle relazioni tra la Comit e le imprese, tuttavia, il fondo Sofindit non è l'unica fonte disponibile presso l'Archivio Storico. Dato il peso assunto nella gestione della Banca dalla erogazione del credito industriale e dalle relazioni con le imprese negli anni Venti, anche le altre branche dell'organizzazione aziendale devono necessariamente risultare ricche di documentazione relativa al rapporto banca-industria. Si segnalano tre versanti di particolare interesse: quello deliberativo (Consiglio d'Amministrazione, Comitato della Direzione Centrale e amministratore delegato), quello che potremmo definire "elaborativo delle soluzioni" dei principali problemi relativi alla conduzione delle imprese (membri della Direzione Centrale già citati e Segreteria Finanziaria); quello, infine, imprescindibile, della contabilizzazione (Segreteria Finanziaria, con il "Conto di Segreteria" e le "Note complementari alla contabilità", e Servizio Contabilità Generale). Per completare il quadro, occorre tener presente che nacquero negli anni Venti alcune piccole segreterie particolari per la sistemazione di aziende in dissesto - come la Società Finanziaria Florio, la Società Grande Albergo di Rodi e la Società Commerciale di Tabacchi -, che erano ospitate nello stesso palazzo della Direzione Centrale. Di queste segreterie, si conservano nell'archivio della Sofindit le carte della Finanziaria Florio, società costituita nel 1928 per la sistemazione delle aziende del Gruppo Florio e amministrata direttamente da funzionari della Banca (55). II.1. La Sofindit: vicende societarie dal 1923 al 1933. La società che servì ad organizzare l'"operazione Sofindit" era stata costituita nel 1923 con finalità diverse da quelle che dovevano esserle poi assegnate sul finire del 1931 (56). Essa venne fondata a Milano, presso la Banca Unione, il 20 luglio 1923 con il nome di Società Industriale Italiana Transalpina e con un capitale di 2 milioni; lo scopo sociale era quello "di promuovere ed esercitare imprese di produzione, distribuzione ed utilizzazione di energia elettrica, sia in Italia che all'estero" (57): si trattava di un'operazione congiunta, sotto il patrocinio del governo, tra la Comit, il Credito Italiano, l'Edison e il Gruppo Feltrinelli per ottenere lo sfruttamento dei bacini idroelettrici della Stiria, in Austria (58). Nel 1924 la Banca Commerciale Italiana si disimpegnò gradualmente dall'affare che nel mese di marzo venne ceduto a un'altra società (59); questa operazione permise di trasformare la Transalpina, di cui la Comit aveva rilevato l'intero pacchetto azionario, in una delle sue finanziarie collegate: la ragione sociale venne modificata in Società Industriale Italiana Cisalpina, il capitale fu aumentato a 10 milioni e la sede venne trasferita in Piazza Scala, nel palazzo della Direzione Centrale (60). La Cisalpina venne amministrata direttamente da personale appartenente alla Comit, e in particolare, dal 1928 circa, da Carlo Daulo Angeli, in qualità di procuratore e segretario della società (61); questa eseguì peraltro solo alcune operazioni di borsa, detenendo per la Banca anche vari pacchetti di titoli, tra cui quelli della Terni, dell'Ilva, della Finanziaria Cosulich e della stessa Comit (62). Nel 1930, di fronte alle prime avvisaglie della grande crisi, la Comit cercò di accelerare il processo di riconversione industriale delle proprie partecipazioni, come si è visto in precedenza. Diversamente da quanto avvenne per il Credito Italiano (63), non vi fu un salvataggio ante litteram con l'intervento delle autorità romane, ma si cominciò a prefigurare il ruolo della Cisalpina come organo di smobilizzo, procedendo però solo a un potenziamento del suo capitale. Nell'Assemblea del 31 marzo 1930, in cui la Cisalpina si trasformò nella Società Finanziaria Industriale Italiana (64), il capitale venne aumentato a 100 milioni e sottoscritto dalla Comit in proprio, come azionista di maggioranza, e da alcune sue finanziarie (65). Fu potenziata all'interno del Consiglio la presenza diretta della Banca, e alla presidenza, al posto di Guido Pesenti, in carica dal 1924, venne insediato Michelangelo Facconi, direttore centrale e futuro amministratore delegato dell'Istituto milanese (66). Aggravatasi la situazione di illiquidità della Banca, dopo trattative complesse e in alcune fasi drammatiche con le autorità governative, si pervenne, come è noto, alla Convenzione di Roma del 31 ottobre 1931 (67), stipulata tra il governo italiano, la Banca d'Italia e la Banca Commerciale Italiana, che sancì la cessione dell'intero portafoglio industriale della Comit alla Sofindit per un importo di poco inferiore ai 4 miliardi e un ammontare di circa trecento società (68). Tra i vari aspetti di tale accordo (69), si decise di aumentare il capitale sociale da 100 a 300 milioni, creando un apposito sindacato di blocco della durata di cinque anni, che avrebbe rilevato dalla Comit l'intero pacchetto azionario e che fu sottoscritto dalle principali società industriali nelle quali la Banca deteneva partecipazioni azionarie, come risulta dall'elenco riportato in nota (70). Il sindacato doveva essere diretto, secondo le intese formalizzate nella Convenzione di Roma, dal governatore della Banca d'Italia Vincenzo Azzolini e dal "fiduciario degli azionisti di Sofindit" Giuseppe Toeplitz (71); entrambi avevano il compito di scegliere congiuntamente il presidente e un numero uguale di consiglieri. Tali decisioni furono ratificate dall'Assemblea straordinaria del 23 novembre 1931; alla nomina del nuovo Consiglio, rimasta in sospeso, si pervenne nell'Assemblea ordinaria del 30 dicembre 1931 (72), in cui furono eletti Arturo Bocciardo, Guido Donegani e Raffaele Mattioli (scelti dal "fiduciario degli azionisti", ossia da Giuseppe Toeplitz), e, in rappresentanza della Banca d'Italia, Giuseppe Mazzini, Mario Solza e Carlo Vanzetti. Il giorno seguente il nuovo Consiglio della Sofindit elesse Di Veroli direttore generale della società (73). Nell'Assemblea del 30 dicembre 1931 venne anche ufficializzata la nomina a presidente di Guido Jung - uomo d'affari palermitano e presidente dell'Istituto Nazionale per l'Esportazione (74) - già concordata nel mese precedente in sede governativa (75). Il 20 luglio 1932 Jung venne nominato ministro delle Finanze al posto di Antonio Mosconi e dovette quindi dimettersi dalla presidenza della Sofindit; il 26 luglio, probabilmente su suggerimento dello stesso Jung, era già stato designato come nuovo presidente della società l'avvocato triestino Camillo Ara (76), e tale decisione venne ratificata dall'Assemblea del 1° settembre 1932 (77); Ara rimase alla presidenza della Sofindit fino alla sua liquidazione. La sede sociale venne trasferita nel gennaio 1932 in via Durini, sempre a Milano; tale decisione, apparentemente non rilevante, costituì forse l'ultima vittoria di Toeplitz nel tentativo di mantenere una certa influenza sulla Sofindit. Nel mese di novembre infatti Jung, prima di accettare il nuovo incarico, aveva posto come condizione, a causa dei suoi impegni pubblici e delle sue attività imprenditoriali, di trasferire la sede della Sofindit a Roma. Toeplitz si oppose vivacemente al desiderio di Jung, esercitando una certa pressione su Azzolini e Beneduce mediante numerosi viaggi a Roma (78). Nel corso dei due anni successivi furono stipulate alcune convenzioni "aggiuntive" a quella del 31 ottobre 1931: il 29 dicembre 1931 salì a 4 miliardi e 35 milioni la valutazione del portafoglio azionario passato alla Sofindit, mentre il 19 novembre 1932 si stabilirono gli aumenti di capitale delle società controllate e i finanziamenti relativi, con un conseguente aumento del portafoglio azionario della Sofindit di 600 milioni; infine il 31 agosto 1933 si regolò l'aumento di capitale della Terni, con un incremento del portafoglio azionario della holding di quasi 200 milioni (79). La costituzione dell'Iri, avvenuta il 23 gennaio 1933, ebbe una ripercussione immediata sul Consiglio della Sofindit, che durante l'Assemblea del 18 marzo venne ridotto a tre soli elementi, il presidente Ara e i due consiglieri Mattioli e Solza (80); il sindacato di blocco fu sciolto e l'intero capitale azionario venne svalutato a 120 milioni e nuovamente aumentato a 300, e ceduto al nuovo ente che, sottoscrivendo interamente l'aumento di capitale, divenne l'unico proprietario della Sofindit (81). La tavola illustrata a p. 000 riassume la ripartizione del portafoglio industriale per settori produttivi, con le variazioni intercorse tra la fine del 1931 e il momento di questo travaso. Sulle vicende societarie della Sofindit, l'archivio qui inventariato offre una documentazione di partenza incompleta e non del tutto esplicita (cart. 374-376). L'aspetto maggiormente documentato resta, ancora una volta, quello della valutazione tecnicofinanziaria delle singole partecipazioni, in rapporto al giudizio sulla "salute" delle varie aziende e sulle loro prospettive di ripresa. II.2. Le funzioni della nuova holding. Anche se lo statuto, modificato subito dopo la Convenzione di Roma, aveva il medesimo scopo sociale di quello del 1930, caratteristico di una finanziaria (82), i compiti effettivi assegnati al nuovo staff erano radicalmente diversi e molto più complessi. All'inizio del 1932 il ministro delle Finanze Mosconi e il governatore della Banca d'Italia Azzolini - secondo la ricostruzione fornita da Cianci - impartirono ai vertici della Sofindit, nella più assoluta segretezza, precise istruzioni concernenti i criteri di gestione della società (83); in queste disposizioni, probabilmente, si stabilirono anche le norme relative alla sistemazione delle oltre trecento imprese controllate dalla Sofindit - compresi alcuni grandi gruppi industriali che dovevano essere drasticamente riorganizzati - per poter procedere successivamente allo smobilizzo del portafoglio industriale. Non essendo state rintracciate queste direttive nell'archivio della Sofindit, e in rapporto ai principali criteri che caratterizzarono la gestione della holding, viene qui riportata l'autorevole testimonianza di Agostino Rocca: "Sofindit svolse una costante e fattiva vigilanza ispirata alle seguenti linee maestre: severa gestione industriale intesa ad eliminare soprastrutture, ... a riesaminare i programmi industriali attraverso lo studio di interi settori dell'economia nazionale (siderurgia, telefoni, navigazione) allo scopo di orientare e inquadrare la sistemazione delle singole aziende controllate ... ; contemporaneo consolidamento finanziario della società ..., realizzando partecipazioni industriali, svalutando ove necessario il capitale sopravvalutato ...; concretamento di una politica di gruppo - prima inesistente - specie ai fini della concorrenza industriale e commerciale e dei rapporti di forniture tra le società controllate ..." (84). Il lavoro di scure fu rivolto in maniera massiccia, a partire dai primi mesi del 1933, anche alla riforma dei Consigli delle società controllate (85). I direttori centrali della Banca furono obbligati a dimettersi da tutte le cariche che avevano accumulato negli anni precedenti e la vecchia rete dei fiduciari della Comit venne progressivamente smantellata (86). Per poter meglio controllare l'andamento delle varie imprese, si colse questa occasione per inserire massicciamente nei Consigli, e soprattutto nei Collegi Sindacali, un nuovo gruppo di "fiduciari", composto dai funzionari della Sofindit e da alcuni tecnici ad essa collegati, come è ampiamente documentato in questo archivio (cart. 369-373). II.3 Reclutamento del personale. Nel gennaio 1932 Di Veroli e Jung si dedicarono, nella nuova sede di via Durini, alla riorganizzazione della Sofindit (87). I lavori di preparazione durarono all'incirca due mesi (88) e furono senza alcun dubbio agevolati dal pieno utilizzo, come punto di partenza, delle strutture e dell'esperienza di lavoro delle segreterie tecniche della Banca Commerciale Italiana. L'organico della società, composto da una cinquantina di elementi di età media assai giovane, era esiguo in rapporto al delicato lavoro che si doveva svolgere. Qui di seguito si presenta l'unico elenco dei funzionari della Sofindit per ora reperito, relativo alla situazione al 31 marzo 1934 (89). DIRETTORE GENERALE Giorgio Di Veroli* PROCURATORI GENERALI Ferdinando Adamoli*; Enrico Giannini*; Virgilio Mercuri; Filippo Migliorisi*; Bruno Padovano; Guglielmo Reiss Romoli*; Agostino Rocca*. PROCURATORI SPECIALI Domenico Comelli; Giuseppe Corridori*; Eugenio Crugnola*; Piero Facconi; Pietro Frasca Polara; Ernesto Manuelli; Francesco Massone*; Ferdinando Pogliani; Ettore Vettori. * Provenienza Comit. Tutti i funzionari delle segreterie tecniche della Banca Commerciale Italiana - ad eccezione di Scavia e di Ratti che rimasero nella Banca come consulenti interni - entrarono quindi a far parte dei quadri direttivi della Sofindit (90); se poi si prende in considerazione solo il livello manageriale più elevato (direttore e procuratori generali), la preminenza degli uomini di provenienza Comit risulta ancora più marcata; gli altri funzionari vennero reclutati di regola tra i professionisti esterni (91). Inoltre furono assunti a livello impiegatizio numerosi giovani laureati e laureandi in ingegneria o in discipline economiche - come ad esempio Francesco Bellorini, Roberto Einaudi, Arnaldo Giannini, Gianfranco Villa, Egidio Villoresi - a cui furono affidati ben presto incarichi di una certo rilievo, sotto la guida dei procuratori generali (92). II.4. Organizzazione interna del lavoro. Le indicazioni generali riportate sotto andranno ulteriormente verificate mediante un'attenta analisi delle carte della Presidenza e della Direzione, poiché non si sono reperite, sotto questo aspetto, precise normative con gli organigrammi dei vari uffici in cui era articolata l'organizzazione interna. Si ritiene, in primo luogo, che Di Veroli, in qualità di direttore generale della Sofindit, godesse di una maggiore autonomia decisionale rispetto alla sua posizione precedente presso la Comit. Infatti, se Jung sembra aver esercitato un assiduo controllo sulla gestione della Sofindit nei pochi mesi della sua presidenza (93), il suo successore Camillo Ara delegò ampiamente a Di Veroli la conduzione della società. L'avvocato triestino, che non aveva abbandonato del tutto le sue molteplici attività nel capoluogo giuliano, si recava a Milano, in via Durini, solo alcune volte al mese per occuparsi degli affari più rilevanti, che venivano selezionati per lui dal direttore generale (come risulta dalle cartelle 364-368). Ara privilegiò maggiormente l'aspetto "politico" del suo ruolo, compiendo frequenti viaggi a Roma per incontrarsi con le autorità governative, in particolare Jung e, in minor misura, Beneduce e Menichella (94). Da quanto traspare dalle carte del fondo Sofindit, Di Veroli, pur guidando una struttura ben più complessa rispetto all'esperienza precedente, mantenne la stessa posizione di coordinamento e di controllo: egli non venne coinvolto direttamente nei Consigli delle varie società (95), evitando di affrontare in prima persona il disbrigo quotidiano delle pratiche relative alla gestione delle imprese e limitandosi a sovrintendere l'operato dei suoi collaboratori (96). Ciò è confermato dalla relativa assenza, nell'archivio della Sofindit, di suoi studi e relazioni; sono invece molto frequenti i suoi inconfondibili "foglietti d'appunto" inseriti in gran parte delle pratiche, insieme a postille e annotazioni varie sulla documentazione prodotta dai funzionari e fiduciari (97). Enrico Giannini, ex funzionario della Comit, divenne il capo-contabile della società; della contabilità si sono però conservati, nei fondi archivistici Sofindit e Iri, solo alcuni dati disaggregati relativi ai bilanci, mentre sono andati perduti i registri contabili della società, che Giannini aveva ereditato dalla precedente gestione (98). Il lavoro di controllo industriale venne ripartito tra i procuratori generali sulla base delle competenze già acquisite nei vari settori produttivi, ma anche in rapporto alle cariche sociali che già detenevano o che via via andavano assumendo. Reiss Romoli e Rocca emersero ben presto come i punti di riferimento dell'intero staff, occupandosi delle pratiche più impegnative: il primo contribuì attivamente alla sistemazione, già avviata in precedenza, del Gruppo Italgas (99), mentre Rocca si occupò del settore siderurgico, in particolare della Cogne e della Terni (100); entrambi collaborarono alla riorganizzazione del Gruppo Sip e alla conseguente cessione delle società telefoniche all'Iri, che diede origine alla costituzione della Stet (101). Nello staff tecnico addetto al controllo industriale si possono anche comprendere i "fiduciari" esterni, che collaborarono attivamente alle più importanti sistemazioni, come sottolineato anche dal presidente Ara in una relazione sulla società inviata nel 1933 al consigliere Mazzini (102). In primo luogo, si deve fare menzione di Oscar Sinigaglia, dal 1932 al 1935 consigliere e poi presidente dell'Ilva. Questi può essere considerato quasi l'imprenditore di fiducia della Sofindit: egli aggiornava quotidianamente Di Veroli sulla situazione dell'Ilva (103) e, con minore frequenza, sulla sistemazione della Sip e di altre società; di grande valore storico, dunque, è la corrispondenza tra i due, qui conservata alle cartelle 246 e 405. Tra i collaboratori esterni di maggiore rilievo, Ara menzionava nella sua relazione anche Mario Borgnini, Giulio Dolcetta, Angelo Forti, Eugenio Gualdi, Carlo Rodanò, Franco Ratti e Giuseppe Scavia; gli ultimi due, pur rimanendo all'interno della Comit, contribuirono alla sistemazione dell'Italgas, delle Officine Meccaniche Italiane e di altre società, nelle quali mantenevano ancora incarichi consiliari (104). Riguardo alla metodologia adottata nell'analisi dei bilanci delle società controllate, una nota interna dell'ottobre 1932, nella quale vengono elencati i criteri da seguire per l'esame della situazione di liquidità (o "tesoreria") delle singole imprese, permette di riscontrare l'approfondimento di prospettiva che caratterizzava ormai i giudizi sull'andamento delle partecipazioni (105). L'Ufficio Partecipazioni venne trasferito dalla Comit alla Sofindit con il rispettivo archivio e continuò il lavoro di aggiornamento e archiviazione delle pratiche con i medesimi criteri utilizzati in precedenza, basati sempre sulla suddivisione settoriale e sull'ordinamento dei fascicoli secondo uno schema prefissato; le pratiche avviate a partire dal 1932 si sono conservate però in maniera assai frammentaria. La produzione documentaria più cospicua dell'Ufficio Partecipazioni fu in questi anni quella dei "Gialli", già avviata nel 1930, ma in maniera più sporadica; si trattava di relazioni ancora più sintetiche delle notices, in media di una o due pagine, sulle partecipazioni della Sofindit, stese sulla base dei dati forniti dai tecnici interni e dai fiduciari esterni (106). I "Gialli", redatti in più copie e distribuiti ai tecnici della holding per agevolare il disbrigo quotidiano delle pratiche, venivano generalmente compilati dopo la stesura dei bilanci (semestrali e annuali) e, per le società più rilevanti, erano spesso corredati da previsioni di massima sull'andamento futuro dell'impresa. Questa serie, fortunatamente conservatasi nella sua integrità e sempre suddivisa nei dieci settori merceologici (cart. 328-336), permette al consultatore, per gli anni 1932-1934, una rapida visione d'insieme della situazione di ciascuna impresa, compresi i grandi gruppi industriali come Ilva, Sip e Italgas (107), o di un intero settore produttivo. II.5. L'intervento dell'Iri e la liquidazione della società (1933-1935). Dal marzo 1933 l'Iri, avendo acquisito l'intero pacchetto azionario della Sofindit, iniziò a sorvegliarne strettamente l'operato. Risulta infatti che Beneduce e Menichella, presidente e direttore del nuovo ente, controllavano personalmente il lavoro della Sofindit, che era soprattutto rivolto in quei mesi alla sistemazione definitiva di alcuni gruppi industriali, come l'Ilva, la Terni e la Sip (108). In particolare, Menichella, come direttore della Sezione Smobilizzi, teneva corrispondenza quasi quotidianamente con Di Veroli e riceveva gli studi prodotti dai tecnici della Sofindit (109). Tali studi sulla situazione delle partecipazioni industriali, prodotti dallo staff di Di Veroli nel biennio 1933-34 e inviati all'Iri, costituiscono l'ossatura delle pratiche societarie della Sofindit conservate alle cartelle 238-314. Che l'Iri avesse bisogno del supporto tecnico della Sofindit è suffragato anche dalla richiesta, nell'autunno del 1933, di un "prestito" di alcuni esperti di revisione aziendale (110). La liquidazione della Sofindit e la cessione di tutte le sue attività all'Iri avvenne in conseguenza della convenzione "per il risanamento della Comit", stipulata il 13 marzo 1934 tra la Banca, l'Iri, la Banca d'Italia e il governo italiano (111). Ara venne incaricato della liquidazione della società, stabilita il 20 aprile 1934 e ultimata il 3 ottobre dello stesso anno (112). Appena vennero definite le modalità e i tempi della liquidazione della società, l'Iri dovette stabilire se mantenere o meno al proprio interno, seppure sotto altra forma, la struttura organizzativa e tecnica della Sofindit (113). Il lavoro più urgente era ormai concluso (114), ma gli uomini di Di Veroli potevano essere ancora utilizzati con profitto dall'Iri in quel delicato momento di trapasso (115). Secondo il ricordo di Malagodi, nell'estate del 1934 venne offerta a Di Veroli la Direzione Generale dell'Iri, carica che egli rifiutò direttamente a Mussolini e che, come è risaputo, venne assegnata il 21 agosto 1934 a Menichella (116). A suffragio della testimonianza di Malagodi non si sono reperiti finora documenti probanti, ma si può ritenere per certo che Di Veroli godesse di ampia stima nella ristretta cerchia che governava gran parte dell'economia italiana del tempo. L'unico "sofinditiano" che fu inserito subito ai vertici dell'Iri fu Ara, nominato già alla fine di aprile vicepresidente dell'ente (117). L'intero staff della Sofindit continuò il lavoro, ancora sotto la direzione di Di Veroli, mutando a metà del 1934 la sua denominazione istituzionale in Iri-Ispettorato Tecnico (118). Alcuni uomini di vertice del nuovo Ispettorato, come lo stesso Di Veroli, Migliorisi e Rocca, diedero un importante contributo ai lavori dei "Comitati Tecnici" promossi dall'Iri per la sistemazione di settori di importanza strategica nazionale, come i cantieri navali e la "siderurgia bellica speciale", di cui vi è ampia e importante documentazione in questo archivio (119). Per il resto, i "sofinditiani", oltre a concludere e perfezionare le sistemazioni in corso, proseguirono con maggiore intensità, in special modo con Vettori e Padovano, il lavoro di revisione aziendale, soprattutto per quelle piccole imprese che avevano fatto richiesta di mutuo alla Sezione Finanziamenti dell'Iri, come risulta da varie relazioni redatte nel 19341935 e conservate nel fondo Sofindit (120). Nell'aprile del 1935, quando l'Iri trasferì l'Ispettorato Tecnico a Roma con tutto il suo personale, il gruppo dei "sofinditiani" si divise: i funzionari di provenienza Comit preferirono, tranne Rocca, rientrare presso la Banca, insieme a Di Veroli. Questa possibilità di rientro, del resto, era stata lasciata aperta l'anno precedente al momento del passaggio del personale della Sofindit all'Iri (121). Guglielmo Reiss Romoli venne inviato a New York già nell'autunno del 1934, con l'incarico di riorganizzare la filiale della Comit e di liquidare le sue affiliate americane (122), mentre Filippo Migliorisi, dopo una missione nel 1935 in Polonia per sistemare gli affari della Banca (123), divenne direttore della filiale di Genova. Dei rimanenti tecnici, solo Ettore Vettori continuò a lavorare presso l'Ispettorato Tecnico a Roma (124), mentre gli altri vennero inseriti nelle varie aziende dell'Iri, soprattutto del settore siderurgico. Tra questi un rilievo particolare assunse Agostino Rocca che, dopo essere stato nominato amministratore delegato della Dalmine e dell'Ansaldo, divenne nel 1938 direttore generale della Finsider; in questi anni egli non trascurò di portare con sé quel gruppo di giovani che avevano già collaborato con lui alla Sofindit, al fine di non disperdere del tutto, almeno nell'ambito siderurgico, l'esperienza tecnica accumulata (125). III. Giorgio Di Veroli direttore centrale della Banca Commerciale Italiana (1935-1938). Di Veroli rientrò alla Comit il 1° aprile 1935, con il grado di direttore centrale; tale carica preminente gli era stata conferita in virtù del ruolo direttivo ricoperto alla Sofindit e, senza alcun dubbio, costituiva anche il riconoscimento del prestigio e della fiducia che ormai godeva presso i vertici dell'Istituto milanese (126). Di Veroli fu preposto a dirigere il Servizio Tesoreria e Finanza, in virtù delle sue precedenti esperienze di lavoro, attribuendogli così un ruolo di supervisione sugli affari finanziari e di intermediazione con l'Iri (127), come emerge con evidenza dalla documentazione conservata nelle cartelle 395-420. Pur non occupandosene più direttamente come in passato, Di Veroli continuò ad aggiornarsi sulla situazione generale dell'industria italiana e sull'andamento di molte imprese, proseguendo tra l'altro ad incrementare numerose pratiche ex Sofindit che aveva portato con sé alla Comit (128). La sua competenza poteva quindi risultare molto preziosa quando si doveva discutere, all'interno del Comitato di Direzione, sui crediti da erogare. Egli collaborò inoltre con il Servizio Estero della Banca per l'analisi della Tesoreria, la riorganizzazione della filiale di New York e la sistemazione degli affari americani. Del lavoro di questi anni si sono fortunatamente conservati alcuni incartamenti relativi alla Tesoreria, italiana ed estera, e una serie di fascicoli ordinati alfabeticamente, concernenti le varie pratiche che venivano sottoposte al parere di Di Veroli. Egli uscì dalla Comit il 1° novembre 1938, nell'imminenza della promulgazione delle leggi razziali; in seguito si stabilì a New York, dove nel 1945 divenne capo della Rappresentanza della Banca Commerciale Italiana, carica che mantenne fino alla sua scomparsa, avvenuta il 19 novembre 1952. A New York Di Veroli svolse l'importante funzione di riattivare nei primi anni del dopoguerra i rapporti d'affari dell'Istituto milanese, e più in generale del mondo produttivo italiano, con il mercato finanziario americano, come è testimoniato anche nei diari dell'ambasciatore Egidio Ortona (129). IV. Costituzione dell'attuale fondo e suo riordinamento. Nell'aprile del 1935, ultimata la liquidazione della Sofindit, la sede di via Durini venne definitivamente chiusa e la documentazione della società fu smistata in luoghi diversi: le carte della Segreteria di Direzione furono inviate a Roma presso l'Iri (130), mentre le pratiche di Adamoli, dell'Ufficio Tecnico Finanziario e dell'Ufficio Partecipazioni della Comit vennero inviate, insieme ad alcuni dossier miscellanei della Sofindit, all'archivio di deposito della Banca, situato a Milano in via Nievo (131); un altro gruppo di pratiche fu trattenuto da Di Veroli e trasferito alla Comit nel suo nuovo ufficio. Alla fine del 1938, quando l'ingegnere triestino lasciò la sua carica, vennero trasferite negli archivi della Banca la sua corrispondenza ordinaria, alcune serie di documentazione selezionata della Sofindit e un gruppo di pratiche relative ai suoi ultimi anni presso la Comit. All'inizio degli anni Quaranta le carte sopramenzionate vennero trasferite in due tornate a Parma, presso il Centro Contabile della Comit: 21 casse del materiale archiviato nel 1935 furono depositate presso un capannone esterno all'Archivio Centrale, mentre 8 casse, contenenti le carte dell'ufficio di Di Veroli archiviate nel 1938, furono collocate nel caveau del Centro. I materiali scamparono così all'incendio che per cause belliche distrusse nell'agosto 1943 il deposito di Via Nievo e, trent'anni dopo, all'annientamento dell'edificio dell'Archivio Generale di Parma. I due gruppi di casse sono stati ricongiunti solo con i versamenti all'Archivio Storico del 1984 e del 1985. La documentazione era in uno stato di parziale disordine al quale si è però agevolmente ovviato, nonostante la dimensione complessiva (circa 50 metri lineari di scaffalatura), grazie alla numerazione originale di gran parte dei dossier e dei fascicoli. Dopo un preliminare confronto con gli elenchi di versamento dell'epoca, rispetto ai quali non si sono riscontrate sostanziali lacune, si è proceduto al riordinamento delle carte, basato sulla individuazione delle serie originarie: di conseguenza le pratiche intestate a ogni singola impresa non sono state raggruppate in un'unica posizione, ma sono rimaste ciascuna nella propria sezione d'appartenenza e sono facilmente individuabili consultando l'indice collocato alla fine del volume. In apertura del fondo sono stati collocati, per precedenza cronologica e per la loro rilevanza e unicità, i copialettere di Adamoli e dell'Ufficio Tecnico Finanziario: in particolare, si è redatto l'inventario analitico dei "Sopralluoghi" (cart. 1-5), con l'indicazione di tutte le società ivi presenti, riportandolo nell'appendice I. Al contrario, i copialettere della corrispondenza di Adamoli e del suo ufficio (cart. 7-12) non sono stati indicizzati: i destinatari, che sono soprattutto imprese e loro dirigenti, compresi i fiduciari Comit, si possono però facilmente rintracciare con l'aiuto delle rubriche, microfilmate alla fine di ciascun volume; per di più, la stessa corrispondenza è generalmente conservata in copia all'interno delle pratiche delle varie società. Le carte di Adamoli e dell'Ufficio Tecnico Finanziario (cart. 13-154) sono state inventariate con un criterio semianalitico, rispettando l'ordine numerico originale, che si è formato per sedimento di gruppi di pratiche. I dossier dell'Ufficio Partecipazioni (cart. 183-237), ordinati, come si è visto, nei dieci settori merceologici creati da Di Veroli, sono molto più omogenei tra loro rispetto alla serie precedente; ciò ha consentito una catalogazione maggiormente sommaria, con la rilevazione solo del materiale particolarmente significativo o radicalmente diverso rispetto al contenuto standard dei fascicoli; vengono descritte in maniera più dettagliata solo alcune grosse pratiche, disseminate nei vari settori, relative ad alcuni affari particolarmente rilevanti per la Banca in quegli anni, come l'Ilva, la Sip, la Terni, la Unes, la Sme e l'Italgas. La documentazione sulle società prodotta direttamente dalla Sofindit è pervenuta in maniera disorganica e frammentaria: non sappiamo se è andata dispersa la serie conclusiva, per gli anni 1932-1935, dell'archivio dell'Ufficio Partecipazioni o se il lavoro aveva assunto dei ritmi diversi. Per evitare un'eccessiva dispersione del materiale si è convenuto in questo caso di creare un'unica serie relativa alle partecipazioni della Sofindit, sempre divisa settorialmente (cart. 238-314). Qui sono confluiti sia i "Duplicati relazioni a Iri" o "Relazioni doppie", sia i "Dossierini Di Veroli", rimasti in essere presso la Comit, come si è detto poco prima, fino al 1936-1937; all'interno delle cartelle, i fascicoli originali sono stati mantenuti ben distinti. Data questa struttura portante dell'archivio, non è stato difficile ricollocare i colli anomali e i materiali sciolti (132). Riguardo alla raccolta completa dei "Gialli" (cart. 328-337), si rileva che non è stato ritenuto opportuno elencare nell'inventario tutte le imprese, perché sono di norma le stesse catalogate nelle serie precedenti. Questo gruppo di relazioni, stese secondo i criteri richiamati al paragrafo II.4, costituisce comunque un concentrato sintetico di grande utilità informativa nell'ottica degli interi settori economici. Nella sezione relativa alla Presidenza e Direzione della Sofindit (cart. 363-385) si riscontrano le maggiori lacune dell'intero fondo a causa, come si è accennato in precedenza, dell'invio all'Iri nel 1935 delle principali carte relative agli organi direttivi della società; in particolare, si rileva che i fascicoli di Camillo Ara (cart. 364-368) - ordinati cronologicamente dal 1932 al 1934 - pur descritti nel catalogo solo sommariamente a causa della loro estrema frammentarietà, costituiscono l'unica serie dell'intero archivio utile a dare un'idea complessiva di tutti i risvolti del lavoro degli uomini della holding di via Durini. Se ne consiglia vivamente la consultazione in base alle indicazioni cronologiche già possedute o reperibili altrove, per poter localizzare foglietti di appunti e promemoria sintetici preparati nei giorni antecedenti o successivi alle date delle principali relazioni tecniche o delle grandi operazioni della Sofindit. Per i copialettere di Di Veroli, che coprono l'intero periodo Sofindit-Ispettorato Tecnico (1932-1935) insieme ad alcune lettere antecedenti, si è proceduto alla indicizzazione completa. Gli indici dei corrispondenti e quello delle società ed enti diversi sono qui editi all'appendice II (133). Il carteggio ufficiale di Di Veroli, collocato in origine in un gruppo di raccoglitori ad anelli disposti cronologicamente, è ora suddiviso in ordine alfabetico per persone (cart. 395-406) e per società ed enti diversi (cart. 407); sono stati elencati nell'inventario tutti i corrispondenti, descrivendo in maniera più analitica solo i fascicoli più consistenti. Per salvaguardare l'integrità dell'archivio nel suo attuale ordinamento, tutti i copialettere sono stati microfilmati per la consultazione; sono state numerate all'interno di ogni fascicolo le carte della prima metà circa del fondo (cart. 13-182) e la corrispondenza di Di Veroli (cart. 395-407); le rimanenti cartelle sono in fase di microfilmatura. NOTE *La stesura di questo saggio introduttivo è stata effettuata da Guido Montanari con l'ausilio, nella fase della redazione definitiva, di Franco Bonelli e di Francesca Pino Pongolini. Si ringraziano inoltre per le loro preziose testimonianze, Roberto Einaudi, Luciano Scavia, Salvatore e Aldo Migliorisi. (1) Per aver trattato aspetti che capiterà di approfondire o richiamare nelle pagine seguenti, si citano fin da ora, in ordine cronologico di edizione, Ministero dell'Industria e del Commercio, L'Istituto per la Ricostruzione Industriale, vol. III: Origini, ordinamenti e attività svolta, rapporto di Pasquale SARACENO, Torino, Utet, 1956; Franco BONELLI, voce Alberto Beneduce, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto per l'Enciclopedia Italiana, vol. VIII, 1966, pp. 455-66, della quale si dispone di una edizione ampliata in I protagonisti dell'intervento pubblico in Italia, a cura di Alberto Mortara, Milano, Angeli-Ciriec, 1984, pp. 329-56; Ernesto CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore in Italia, Milano, Mursia, 1977, pp. 125-90; Giorgio MORI, Il capitalismo industriale in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp. 251-312; Gianni TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico delle banche miste (1930-1934), in Industria e banca nella grande crisi. 1929-1934, a cura dello stesso, Milano, Etas Libri, 1978, pp. 284-352; Paride RUGAFIORI, I gruppi dirigenti della siderurgia 'pubblica' tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, in Acciaio per l'industrializzazione, a cura di F. Bonelli, Torino, Einaudi, 1982, pp. 335-68; Giorgio RODANO, Il credito all'economia. Raffaele Mattioli alla Banca Commerciale Italiana, Milano, Ricciardi, 1983, pp. 3-142; AA. VV., Alberto Beneduce e i problemi dell'economia italiana del suo tempo, Roma, Edindustria, 1985. (2) Per l'impostazione della Collana Inventari dell'Archivio Storico della Banca Commerciale Italiana, si veda il primo volume pubblicato, Presidenza e Consiglio di Amministrazione (1894-1934), Milano, 1990, serie I, vol. 1°, e il piano della collana, qui a fianco del frontespizio. (3) La carica di fiduciario e l'attività effettivamente svolta da tali delegati della Comit rappresentano un problema storico ancora aperto e sicuramente molto rilevante. Quello che si è potuto dimostrare finora, mediante la realizzazione di uno specifico data base, è l'esistenza fin dall'età giolittiana di una rete istituzionalizzata nei regolamenti interni della Banca e molto diffusa; cfr. Francesca PINO PONGOLINI, Un data base recentemente elaborato presso l'Archivio Storico della Comit: la rete dei fiduciari della Banca nelle società per azioni (1898-1918), di prossima pubblicazione nella "Rivista di Storia Economica". (4) La delibera dell'assunzione di Emilio Tansini (1851-1945) è in AS BCI, Verbali del Comitato Locale (VCL), vol. 3°, f. 12, 20 dicembre 1899; per l'istituzione dell'Ufficio Tecnico Industriale si veda lo "Studio sulla riorganizzazione della Direzione Centrale", di Bruno Dolcetta, gennaio 1932, in AS BCI, Carte di Ettore Conti (EC), cart. 1. (5) Cfr. soprattutto F. BONELLI, La crisi del 1907, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1971. (6) Per la carriera bancaria di Ferdinando Adamoli (1877-1953 ca.) si veda il suo curriculum in AS BCI, Copialettere della Direzione Centrale - nuova serie (CpDC), vol. 5°, ff. 440-41, [settembre 1936]. (7) Adamoli iniziò il suo rapporto con la Bocconi come supplente di Adolfo Comelli; cfr. Tullio BAGIOTTI, Storia della Bocconi (1902- 1952), Milano, Università Bocconi, 1952, p. 99, e il testo di dispense del corso di "Banco Modello" dal titolo "Costituzione di un istituto di credito", 1905, in AS BCI, Sofindit (SOF), cart. 6. Adamoli proseguì la sua collaborazione con l'ateneo milanese come membro delle commissioni d'esame, sempre nell'ambito del corso di Banco Modello; cfr. Università Commerciale Luigi Bocconi, Annuario, Milano, La Stampa Commerciale, edizioni 1906 e 1912. Su Comelli, capo contabile della Banca, cfr. AS BCI, Carte di Adolfo Comelli. (8) Si vedano ad esempio i calcoli di Adamoli inviati nel 1926-1928 a Mario Luporini, direttore generale della Rinascente, in AS BCI, SOF, cart. 66.; cfr. anche Ferdinando ADAMOLI, Costo e rendimento dei prestiti. Calcoli e prontuari, Milano, Hoepli, 1931; il materiale relativo alla preparazione e alla diffusione del volume è in AS BCI, SOF, cart. 151. (9) E' noto il giudizio di Saraceno sulla degenerazione del sistema della "banca mista", prima ancora del processo innescato da "quota novanta"; cfr. P. SARACENO, Gli investimenti del primo Iri: dallo smobilizzo delle grandi banche alla proposta di legge bancaria (1933-36), in "Banca, borsa e titoli di credito", luglio-settembre 1981, pp. 272-80. Per la trasformazione della Comit in "banca d'affari" si vedano anche, tra le varie opere, E. CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore, cit., pp. 101-103, e G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., pp. 291-92. (10) Secondo un calcolo approssimativo, il numero delle cariche dei fiduciari della Comit nei Consigli si era quasi raddoppiato dall'età giolittiana agli anni Venti; cfr. per il periodo Joel i dati già raccolti in F. PINO PONGOLINI, Un data base, cit., mentre per il periodo Toeplitz si vedano i repertori del Credito Italiano e poi della Associazione fra le Società Italiane per Azioni, Notizie statistiche, Milano-Roma, edizioni 1920-1932. (11) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 199 e 223 per Baraldi; cart. 114-115 e 161 per Marchesano e Seitz; cart. 64, 72, 163 e 192 per Vignolo e I. Dolcetta. (12) Giovanni MALAGODI, Il salvataggio della Banca Commerciale Italiana nel ricordo di un testimone, in Industria e banca nella grande crisi, cit., p. 272. (13) L'ingegnere Pietro Fenoglio (1865-1927) fu tra i maggiori progetti- sti architettonici del Liberty torinese d'inizio secolo; per la sua carriera complessiva si rimanda alla voce di prossima pubblicazione a cura di Guido MONTANARI nel Dizionario Biografico degli Italiani, cit.; in particolare per l'assunzione di Fenoglio alla Comit, cfr. AS BCI, Verbali del Consiglio di Amministrazione (VCA), vol. 3°, ff. 107-108, 29 marzo 1911, mentre per la sua attività di architetto si veda Riccardo NELVA e Bruno SIGNORELLI, Le opere di Pietro Fenoglio nel clima dell'Art Nouveau internazionale, Bari, Dedalo Libri, 1979. (14) Si veda ad esempio la nomina di Toeplitz nell'aprile 1930 a presidente dell'Ilva al posto di Bocciardo, avvenuta alcuni mesi dopo la vendita da parte del Credito Italiano del proprio pacchetto azionario Ilva, in Antonia CARPARELLI, I perché di una "mezza siderurgia", in Acciaio per l'industrializzazione, cit., pp. 90-91. (15) Cfr. Banca Commerciale Italiana, Piano generale dell'organizzazione e funzionamento della Direzione Centrale, Milano, Capriolo e Massimino, dicembre 1920, allegato allo "Studio sulla riorganizzazione della Direzione Centrale", cit. Mario Garbagni (1878-1930) aveva in precedenza lavorato all'Ufficio Tecnico Municipale di Milano, collaborando con gli assessori Ponzio e Saldini alla realizzazione di varie opere pubbliche e, durante la prima guerra mondiale, era stato aggregato al Comitato di Mobilitazione Industriale della Lombardia, occupandosi, tra l'altro, dei problemi relativi all'istruzione professionale operaia; cfr. il necrologio nella "Rivista di Bergamo", fasc. 9, settembre 1930, pp. 430-31, e Mario GARBAGNI, Contributo per l'istruzione professionale operaia. L'istruzione professionale nel dopoguerra, Milano, 1918. (16) Tansini si dimise dalla Comit nel 1924; tra il 1920 e il 1925 abbandonò le sue cariche nella Nazionale Sviluppo, nella Franchi- Gregorini e nella Metallurgica Bresciana, rimanendo nei Consigli solo di alcune società, tra cui la Breda, la Compagnia di Antivari e la Manifattura Pacchetti; cfr. i repertori della Biografia Finanziaria Italiana, Guida degli amministratori e dei sindaci delle società anonime, delle casse di risparmio, degli enti parastatali ed assimilati, Roma, edizioni 1929-1935. (17) La Comit aveva acquisito dalla Franchi-Gregorini lo stabilimento di Dalmine ex Mannesmann, compensando in tal modo i crediti che vantava nei confronti dell'impresa, per costituire la nuova società con il concorso della Fiat; nel 1925 quest'ultima cedette la sua quota alla Comit, che divenne così proprietaria dell'intero pacchetto azionario. Per la costituzione della Dalmine cfr. AS BCI, VCA, vol. 5°, f. 302-303, 2 luglio 1920; si veda anche La Dalmine durante cinquant'anni. 27 giugno 1906 - 27 giugno 1956, Torino, Ilte, 1956, pp. 28-32, e lo studio di Agostino Rocca sulla Dalmine in AS BCI, SOF, cart. 255, febbraio-marzo 1935. Per la matrice estera della società cfr. Peter HERTNER, La società 'Tubi Mannesmann' a Dalmine. Un esempio di investimento internazionale (1906-1917), in "Ricerche storiche", n. 8 (1978), pp. 105-23. (18) I tecnici in questione furono: Garbagni e Giuseppe Scavia, i due primi presidenti della società; Agostino Rocca, alla Dalmine dal 1922 al 1928 e amministratore delegato della stessa dal 1935 al 1938, e Franco Ratti, presidente dal 1945 al 1955. Si può anche anticipare che dalla seconda metà degli anni Trenta alcuni tecnici della liquidata Sofindit confluiranno nella Dalmine: Franco Bellorini, Domenico Comelli, Roberto Einaudi e Ernesto Manuelli; cfr. La Dalmine durante cinquant'anni, cit., pp. 48-49. E' da tener presente anche il giudizio di Malagodi: "Dalmine era nel nostro gruppo il fiore che potevamo metterci all'occhiello quando tutti gli altri dovevano esser buttati via perché purtroppo alquanto appassiti", in postfazione a Luigi OFFEDDU, La sfida dell'acciaio. Vita di Agostino Rocca, Venezia, Marsilio, 1984, p. 299. (19) Cfr. Notizie statistiche, cit., edizioni 1920-1930, e Guida degli amministratori e dei sindaci, cit., ed. 1929. (20) Cfr. Banca Commerciale Italiana, Piano generale dell'organizzazione, cit. (21) Per la carriera bancaria di Mino Gianzana (1866-1952.) si veda l'introduzione ai Copialettere di Mino Gianzana (CpMG) in AS BCI; per alcune pratiche da lui seguite cfr. l'indice del presente volume. (22) Prima della sua entrata in Banca, Giacomo Tedeschi (1871-1931) era stato nominato, tra l'altro, per conto della Comit, liquidatore della Elettromeccanica Bersani nel 1914 (cfr. AS BCI, Segreteria Generale (SG), cart. 35), e presidente della Società Commissionaria Orientale intorno al 1917; ivi, Segreteria Toeplitz (ST), cart. 19. Per l'assunzione di Tedeschi alla Comit si veda ivi, VCA, vol 4°, f. 130, 21 giugno 1917. (23) Cfr. l'indice del presente volume, ad vocem. (24) L'unica eccezione è costituita dai sopracitati copialettere di Gianzana (1928-1935), collocati, all'interno della struttura dell'Archivio Storico Comit, nella sezione della Direzione Centrale. (25) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 140-142, 156-157 e 162-165; riguardo a Bruno Dolcetta (1882- ?) si veda il suo curriculum in AS BCI, EC, cart. 1, [1931]. (26) Giuseppe Scavia (1886-1963), dopo aver lavorato per circa un decennio all'Ansaldo, fondò a Genova, all'inizio degli anni Venti, lo studio Scavia & Trionfo, specializzato in termodinamica e gerente della Gefia; imparentato con Giuseppe Toeplitz, di cui aveva sposa- to una nipote, iniziò dal 1924 la sua collaborazione con la Comit; cfr. la corrispondenza a lui inviata in questi anni da Toeplitz in AS BCI, Copialettere di Giuseppe Toeplitz (CpT). (27) G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., p. 294. (28) Tra le varie opere, cfr. G. TONIOLO, L'economia dell'Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 207-208, e Pietro GRIFONE, Il capitale finanziario in Italia, Torino, Einaudi, 1971, pp. 6777. (29) Le pratiche dell'Ufficio Tecnico Finanziario relative ai cantieri e alle società di navigazione sono in AS BCI, SOF, cart. 50-60, 82-99, 103-114, 128-139 e 144-149. (30) Si vedano al riguardo gli ultimi due copialettere dei "Sopralluoghi", in AS BCI, SOF, cart. 4-5, febbraio 1928 - agosto 1929. (31) Oltre che delle società di navigazione e dei cantieri sopracitati, Filippo Migliorisi (1898-1966) si occupò, per la piazza di Genova, della riorganizzazione di alcune imprese commerciali portuali, che vennero concentrate nel 1930 nelle Aziende Genovesi del Freddo; cfr. AS BCI, SOF, cart. 64 e 72-75. Egli era stato assunto dalla Comit nel 1926, grazie alla presentazione di Raffaele Mattioli (allora segretario di Toeplitz) che già aveva avuto modo di cono-scere all'Università Bocconi, dove Migliorisi si era laureato nel 1922, e poi alla Camera di Commercio di Milano, dove aveva lavorato per alcuni anni come segretario di sezione; informazioni desunte dalle carte di Filippo Migliorisi, per gentile concessione della famiglia. (32) Il lavoro di Achille Nardi Beltrame (1880-1963) è ampiamente documentato nella prima parte del fondo Sofindit; alla sua attività nell'area triestina fa riferimento Giulio SAPELLI, Trieste italiana. Mito e destino economico, Milano, Angeli, 1990, pp. 76 e 116. Nardi, dopo aver lavorato con incarichi di rilievo, dal 1904 al 1916, al Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, dove aveva collaborato con Nitti e Beneduce, era stato assunto nel 1917 dalla Comit come addetto ai rapporti con la stampa, e in tale veste aveva organizzato a Roma la controffensiva della Banca alla campagna di stampa diretta dai Perrone contro la Comit. Per il periodo al Ministero dell'Agricoltura si veda Achille DE NITTO, Fra le vicissitudini di una pubblica amministrazione: la 'statistica' e Alberto Beneduce, in Alberto Beneduce, cit., pp. 139 e 158; per gli anni delle scalate alle banche cfr. il carteggio con Toeplitz in AS BCI, ST, cart. 4. (33) Circa il lavoro di Guglielmo Reiss Romoli all'Italgas, cfr. AS BCI, SOF, cart. 117 e 224; si veda anche Bruno BOTTIGLIERI, Guglielmo Reiss Romoli (1895-1961), in I protagonisti, cit., pp. 501-47. (34) Cfr. G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., pp. 295-97. (35) Gli autori dello studio nutrivano forti perplessità sulla situazione finanziaria del Gruppo Italgas; cfr. AS BCI, SOF, cart. 118, marzo-luglio 1930, pp. 2-13. Si vedano anche G. MALAGODI, Profilo di Raffaele Mattioli, Milano-Napoli, Ricciardi, 1984, p. 31; Ettore CONTI, Dal taccuino di un borghese, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 300-301; B. BOTTIGLIERI, Dal periodo delle due guerre agli sviluppi più recenti, in Dalla luce all'energia. Storia dell'Italgas,Roma- Bari, Laterza, 1987, pp. 249-54. (36) Cfr. AS BCI, Verbali del Comitato di Direzione, vol. 9°, 30 settembre 1929. (37) Per le vicende biografiche di Giorgio Di Veroli, si veda la rievocazione su "Il Sole", siglata A.G., del 23 novembre 1952, in cui si ricostruisce con ricchezza di particolari la vita dell'ingegnere triestino. (38) Alle Ferrotaie incontrò Oscar Sinigaglia, fondatore e proprietario della società prima di cederla all'Ilva di Max Bondi; cfr. G. TONIOLO, Oscar Sinigaglia (1877-1953), in I protagonisti, cit., pp. 405-430. (39) Per le vicende relative al primo salvataggio del Banco di Roma e allo smobilizzo delle sue partecipazioni cfr. Luigi DE ROSA, Storia del Banco di Roma, Roma, 1983, vol. 2°, p. 411-12, e E. CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore, cit., pp. 50-53. (40) Cfr. F. BONELLI, Menichella e la storia bancaria italiana, in Donato Menichella. Testimonianze e studi raccolti dalla Banca d'Italia, Roma-Bari, Laterza, 1986, pp. 215-21. (41) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 52, 4 novembre 1928. (42) Cfr. a tale riguardo la lettera di Mattioli a Di Veroli, in AS BCI, CpDC, vol 2°, ff. 1-2, 21 marzo 1929, e ivi, SOF, cart. 161. (43) Cfr. le lettere di Toeplitz a William Thys, amministratore delegato della Banque de Bruxelles, in AS BCI, CpT, vol 64°, ff. 215 e 342, 31 luglio e 13 settembre 1929. Di Veroli si recò inoltre a Venezia, alcuni giorni dopo il suo ingresso in Banca, presso gli uffici della Sade per studiare il metodo di archiviazione delle pratiche d'affari lì in uso; cfr. AS BCI, Copialettere di Raffaele Mattioli (CpM), vol. 3°, f. 412, lettera di Mattioli ad Achille Gaggia, 14 ottobre 1929. (44) Si trascrive il testo della circolare inviata ai fiduciari aventi carica di consigliere: "Ho recentemente istituito una sezione speciale il cui compito è quello di raccogliere e coordinare tutte le notizie, le informazioni e i dati necessari per seguire l'andamento economico e finanziario delle imprese nelle quali il nostro Istituto è più particolarmente interessato, sia come azionista, sia come finanziatore e ciò anche per ottenere quei risultati di razionalizzazione industriale che ci ripromettiamo. Pertanto La prego di volermi procurare ed inviarmi una dettagliata relazione sulla situazione patrimoniale e sull'andamento industriale delle Società segnate in calce"; in AS BCI, SOF, cart. 158, marzo 1930. Tra i destinatari delle circolari figurano ivi, come fiduciari, anche personalità di primo piano del mondo imprenditoriale, come Arturo Bocciardo, Furio Cicogna e Riccardo Salvadori. Inoltre, come corrispondenti e non come fiduciari, sono presenti altri industriali del calibro di Senatore Borletti, Giuseppe Cenzato, Guido Donegani, Rocco Piaggio e Giuseppe Volpi. Da questo elenco, sicuramente incompleto, si può comprendere di quale importanza fosse il mondo imprenditoriale italiano che gravitava nell'orbita della Comit. (45) "L'esame dei bilanci e delle situazioni dovrebbe esser fatto dai nostri sindaci secondo criteri uniformi che si possono così riassumere: 1. Tutti gli elementi sia del bilancio patrimoniale, che del conto Perdite e Profitti sono da confrontarsi con quelli corrispondenti dell'anno precedente indicando con brevi note le ragioni delle variazioni importanti. 2. L'esame del bilancio o della situazione deve essere corredato di uno studio sulla posizione di liquidità dell'azienda"; in AS BCI, SOF, cart. 158, allegato alla circolare ai fiduciari con carica di sindaco, marzo 1930. (46) Ad esempio la Sip, società elettrica, collocata quindi nel settore V, aveva il numero d'ordine 504; cfr. la rubrica utilizzata da Di Veroli per classificare tutte le società, in AS BCI, SOF, cart. 374, fasc. 5. (47) Indice della "Florio. Soc. di Navigazione", in AS BCI, SOF, cart. 165. I fascicoli dell'Ufficio Partecipazioni erano sempre siglati dal timbro UP. (48) Le prime notices, redatte da Di Veroli già nell'ottobre del 1929, sono alla cart. 160. (49) Ibidem, fasc.4. (50) Cfr. il "Promemoria per gli ingegneri Ratti e Rocca in merito al lavoro di raccolta e di coordinamento delle notizie tecnico- commerciali", non firmato, ma sicuramente in sintonia con le idee di Di Veroli, 11 ottobre 1929, ivi, cart. 155, fasc. 3. (51) Dai dati in nostro possesso, si desume che a Milano prima della seconda guerra mondiale erano depositate presso l'Archivio di deposito della Direzione Centrale, in Via Nievo, le pratiche di tutti i principali tecnici della Banca Commerciale, compresi i direttori centrali, come già detto per Gianzana e Tedeschi; cfr. l'inventario originale dei 119 dossier di Mario Garbagni, in AS BCI, Elenchi del materiale bruciato. (52) Si confrontino ad esempio le voci di Garbagni e di Scavia in Guida degli amministratori e dei sindaci, cit., edizioni 1929 e 1931. (53) Cfr. l'indice del presente volume, ad vocem. (54) Agostino Rocca aveva iniziato a collaborare con la Comit già dal 1923 come consulente esterno per la sorveglianza dell'impresa chimica Ozono, di cui divenne nel 1925 amministratore delegato, della Mira-Lanza e di alcune altre società; cfr. AS BCI, SOF, cart. 41-42 per l'Ozono e cart. 46-48 per la Mira-Lanza. Si vedano P. RUGAFIORI, Agostino Rocca (1895-1978), in I protagonisti, cit., pp. 383-403 e L. OFFEDDU, La sfida dell'acciaio. Vita di Agostino Rocca, cit.; sulla Dalmine cfr. sopra, note 17-18. (55) La Finanziaria Florio era amministrata infatti da Bruno Dolcetta e dal funzionario Francesco Aperlo, in qualità rispettivamente di presidente e segretario; cfr. AS BCI, SOF, cart. 163-165 e 375. L'archivio della Società Grande Albergo di Rodi, sostanzialmente integro, è collocato tra gli archivi aggregati, mentre quello della Società Commerciale di Tabacchi è andato disperso. (56) Sui precedenti della Sofindit non si conoscevano finora molti particolari, anche perché è andata perduta quasi tutta la documentazione di quel periodo, ad eccezione del copialettere della Presidenza (1924-1935), in Archivio Centrale dello Stato (ACS), Archivio Storico dell'Iri (ASIRI), serie nera, cart. 20. (57) Atto costitutivo della Transalpina, art. 2°, depositato presso l'Archivio Notarile Distrettuale di Milano, Atti del notaio Antonio Colombi, n° di rep. 205-92; sempre per la costituzione della società e per le vicende successive, si veda anche Tribunale di Milano, Archivio della Cancelleria, Registro delle Società, n° 19396. (58) Riguardo ai sottoscrittori della Transalpina si veda AS BCI, Note complementari alla contabilità (UF,r), vol. 8°, f. 2364, e VCA, vol. 7°, ff. 157-58, 24 ottobre 1923. Per realizzare questo affare, si dovette acquistare nel novembre 1923 dal finanziere Camillo Castiglioni il suo pacchetto di maggioranza della Steirische Wasserkräfte und Elektrizitäts A. G. (Steweag) di Graz, che aveva la concessione di tutte le "forze idrauliche" della Stiria; cfr. AS BCI, UF,r , vol. 9°, ff. 2436-38. (59) Si trattava della Società Finanziaria di Elettricità, costituita il 12 marzo 1924 con la partecipazione di Carlo Feltrinelli, Camillo Castiglioni, la Edison, la Comit e il Credito Italiano; cfr. AS BCI, VCA, vol. 7°, f. 275, 3 luglio 1924, e UF,r , vol. 9°, f. 2500. Alla fine del 1924 la Comit "per divergenze di vedute circa la scelta dei dirigenti" cedette il proprio pacchetto azionario a Feltrinelli; cfr. AS BCI, VCA, vol. 8°, f. 69, 16 dicembre 1924. (60) Nell'Assemblea ordinaria del 28 marzo 1924 fu deliberato il mutamento della ragione sociale, mentre in quella straordinaria del 28 maggio venne ratificato l'aumento di capitale; cfr.Archivio della Cancelleria, Registro delle Società, loc. cit., e Notizie Statistiche, cit., 1930, p. 298. (61) Angeli si occupò dell'amministrazione della Cisalpina almeno dal dicembre 1928; cfr. ACS, ASIRI, serie nera, cart. 20, Copialettere della Presidenza, f. 62. (62) I bilanci e le situazioni contabili della società, a partire dal 1925, sono in AS BCI, Contabilità (CON), cart. 35, mentre per alcune operazioni di riporto su titoli si veda anche ivi, Consorzio Mobiliare Finanziario (CMF), cart. 24 e 81. (63) Per le prime operazioni di smobilizzo del Credito Italiano nel 1930-1931 cfr. G. MORI, Il capitalismo industriale in Italia, cit., p. 265; G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., pp. 297-98, e soprattutto AA. VV., Il Credito Italiano e la fondazione dell'Iri, Atti del convegno di studio, Milano, Scheiwiller, 1990. (64) La trasformazione della Cisalpina era stata preannunciata da Toeplitz al Consiglio della Comit; cfr. AS BCI, VCA, vol. 11°, ff. 162-63, 28 febbraio 1930. L'acronimo Sofindit, che non figura nello statuto del 1930 della società (in AS BCI, CON, cart. 34), venne però adottato immediatamente: si veda ad esempio, ivi, la nota di Angeli all'amministratore delegato del 7 aprile 1930. La mancanza dello statuto della Cisalpina non ha permesso di confrontare il suo scopo sociale con quello della Sofindit. (65) Le 400.000 azioni costituenti il capitale sociale erano possedute, oltre che dalla Comit (205.000), dalla Società Italiana di Credito e da Comofin (60.000 ciascuna), dalla Società Commerciale d'Oriente (50.000) e dalla Società Commerciale Giuliana (25.000); cfr. AS BCI, UF,r, vol. 11°, f. 3299,e CON, cart. 34, nota di Angeli, cit. Non si è ritrovato il verbale dell'Assemblea, ma solo il relativo ordine del giorno, in ACS, ASIRI, serie nera, Copialettere della Presidenza, f. 140. La sede fu spostata da Piazza Scala a Via Silvio Pellico, in altri locali della Banca. (66) Su di lui si veda l'introduzione all'inventario delle Carte di Michelangelo Facconi (PF), in AS BCI e la voce di prossima pubblicazione a cura di Alberto GOTTARELLI nel Dizionario Biografico degli Italiani, cit. Nel nuovo Consiglio i funzionari della Comit Settimio Sampò e Giuseppe Smania affiancarono i consiglieri Matteo Adami e Roberto Calegari; cfr. Notizie Statistiche, cit., 1930, p. 298; Angeli, confermato nelle cariche di segretario e procuratore, proseguì ad amministrare la società; cfr. AS BCI, CON, cart. 3435. (67) Una copia della convenzione si trova in AS BCI, SOF, cart. 374. Il testo integrale è riportato in G. MORI, Il capitalismo industriale in Italia, cit., pp. 295-99; si veda anche il commento di Toeplitz sullo storico avvenimento, in AS BCI, VCA, vol. 13°, ff. 61-73, 3 novembre 1931. (68) Tale ammontare è stato ricavato dall'elenco delle partecipazioni della Sofindit al 31 dicembre 1931, in AS BCI, SOF, cart. 374. Secondo Cianci (Nascita dello Stato imprenditore, cit., p. 105), le partecipazioni della Comit alla fine del 1930 occupavano in Italia il 17,2% della quota complessiva del capitale di tutte le società anonime. (69) Cfr. G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., pp. 306-10, e G. MORI, Il capitalismo industriale in Italia, cit., pp. 251-58. (70) L'atto sindacale è interamente trascritto a mano in AS BCI, UF,r, vol. 13°, ff. 3346-49, senza data. Si riportano in forma schematica gli aderenti e le rispettive quote sottoscritte con valuta del 2 gennaio 1932: SOCIETA' QUOTA (in azioni) Soc.Idroelettrica Piemonte (Sip)120.000 Terni. Soc.per l'Industria e l'Elettricità120.000 Ilva. Alti Forni e Acciaierie d'Italia 120.000 Soc.An.Puricelli. Strade e Cave 120.000 Unione Esercizi Elettrici (Unes) 72.000 Stabilimenti Tessili Italiani (Sti) 48.000 Châtillon. Soc.An.per le Fibre Tessili Artificiali 120.000 Silurificio Italiano 60.000 Sindacato It.Costruzioni Appalti Marittimi (Sicam) 24.000 Soc.An.Stefano Pittaluga 24.000 Il Fabbricone. Lanificio Italiano... 36.000 Soc.It.di Credito 12.000 Stabilimenti di Dalmine48.000 Officine Meccaniche Italiane24.000 Lloyd Mediterraneo. Soc.Italiana di Navigazione 48.000 Soc.An.Stabilimenti di S.Eustacchio 24.000 Montecatini 48.000 Monte Amiata. Soc.An.Mineraria 12.000 Soc.Elettroferroviaria Italiana 24.000 Soc.Molini e Pastificio Pantanella 12.000 Soc.Commerciale d'Oriente (Comor)84.000 ---------------------------------------------------------------Numero complessivo azioni: 1.200.000 (71) Cfr. AS BCI, VCA, vol. 13,° f. 68, 3 novembre 1931. (72) Copie dei verbali delle due Assemblee sono in AS BCI, SOF, cart. 374. Si veda anche il resoconto di Toeplitz, non privo di qualche cenno critico, al Consiglio della Comit subito dopo l'Assemblea del 30 dicembre, in AS BCI, VCA, vol. 13°, ff. 85-93, 30 dicembre 1931. (73) Come già previsto all'indomani della Convenzione di Roma; cfr. AS BCI, VCA, vol. 13°, f. 68, 3 novembre 1931. Per la nomina di Di Veroli a direttore generale cfr. Archivio della Cancelleria, Registro delle società, loc. cit. (74) Guido Jung (1876-1949), deputato, titolare a Palermo di un'azienda commerciale di prodotti agricoli, aveva avuto occasione di entrare in contatto con la Comit fin dall'inizio del secolo. Tale rapporto si intensificò nel corso degli anni Venti a causa dei suoi incarichi pubblici, prima come collaboratore del ministro delle Finanze Alberto De'Stefani, poi in qualità di presidente dell'Istituto Nazionale per l'Esportazione. Da queste vicende derivava la sua esperienza di problemi economici e finanziari e non fu privo di conseguenze storiche il suo legame con l'entourage imprenditoriale triestino. Sulla vita di Jung si veda la nota autobiografica, del 1931 circa, tratta dalle sue carte depositate a Parma nell'Archivio Antonio Pesenti e riportata in Lucio VILLARI, Nuovi documenti storici sulla nascita dell'Iri, in Alberto Beneduce, cit., p. 92. (75) Circa la nomina del nuovo presidente, secondo il resoconto di Toeplitz, in un primo tempo si pensava di eleggere uno dei consiglieri della Comit; cfr. AS BCI, VCA, vol. 13°, f. 68, 3 novembre 1931. La scelta di Jung è documentata come un fatto compiuto in una lettera di Toeplitz ad Azzolini del 23 novembre 1931, in AS BCI, CpT, f. 254. (76) Camillo Ara (1876-1944), uomo politico e finanziere triestino, si era distinto per le sue qualità di mediatore durante la ristrutturazione delle società triestine sul finire degli anni Venti. Sulla vita di Ara si veda la voce di M. MIGLIUCCI nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. III, 1961, pp. 679-80; per il suo ruolo nella Trieste degli anni Venti si veda G. SAPELLI, Trieste italiana, cit., pp. 128-29. Ara, nei suoi appunti relativi al colloquio con Jung del 25 luglio 1933, scriveva: "Ricordo con una certa emozione a S. E. il Ministro che domani 26 luglio corrente ricorre l'anniversario del nostro primo colloquio riguardante il conferimento a me della presidenza di Sofindit"; cfr. AS BCI, SOF, cart. 364. (77) Cfr. bozza del verbale dell'Assemblea del 1° settembre 1932, in AS BCI, SOF, cart. 395, fasc. Ara; si veda anche Archivio della Cancelleria, Registro delle Società, loc. cit. In questa Assemblea Ignazio Mormino venne eletto consigliere al posto di Carlo Vanzetti, deceduto. (78) In una lettera inviata al governatore della Banca d'Italia infatti egli così prospettava le esigenze organizzative della nuova holding: "... il compito della Sofindit - che non dispone di mezzi finanziari propri - sarà fondamentalmente quello di intensificare e ancora meglio organizzare, a tutela dei suoi interessi di azionista, la sorveglianza finora esercitata dalla Banca Commerciale Italiana (Comit) sulle aziende componenti il suo gruppo industria- le. Tale sorveglianza che implica molto spesso un intervento immediato della gestione - viene esercitata dai fiduciari della Comit che, nella grande maggioranza dei casi, sono direttori o funzionari della Comit stessa, nell'ambito della cui organizzazione disimpegnano altri uffici, che ne implicano la residenza a Milano"; in AS BCI, CpT, vol. 75, f. 256, lettera di Toeplitz ad Azzolini del 23 novembre 1931. Cfr. anche la ricostruzione di E. CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore, cit., pp. 172-74. (79) Le convenzioni sono tutte raccolte in ACS, ASIRI, serie nera, cart. 20. Così Toeplitz preannunciava al Consiglio le finalità della convenzione del 19 novembre 1932: "Questa operazione disciplina il passaggio da noi a Sofindit, al nostro prezzo di costo, dei titoli industriali che si sono venuti accumulando nel nostro portafoglio durante gli ultimi 12 mesi, in seguito ad operazioni di risanamento ed a sistemazioni di società"; cfr. AS BCI, VCA, vol 14°, ff. 134-37, 12 ottobre 1932; le società più rilevanti erano Unes, Italia, Wagons-Lits, Libera Triestina, Fabbriche Italiane Seterie Clerici (Fisac), Italgas e Dalmine. (80) Cfr. Archivio della Cancelleria, Registro delle Società, loc. cit. (81) Cfr. AS BCI, UF,r, vol. 12°, f. 3348, e ACS, ASIRI, serie nera, cart. 21. (82) Lo scopo sociale era infatti quello di "assumere sotto qualsiasi forma diretta o indiretta - sia mediante acquisto di azioni, sia mediante finanziamenti - interessenze e partecipazioni in imprese industriali, commerciali, bancarie, finanziarie, agricole, mobiliari ed immobiliari tanto in Italia, quanto all'estero"; cfr. l'art. 2 dello statuto, in AS BCI, CON, cart. 34, edizioni 1930 e 1931. (83) Cfr. E. CIANCI, Nascita dello Stato imprenditore, cit., p. 174. (84) Introduzione non firmata, ma secondo il parere di Roberto Einaudi da attribuire ad Agostino Rocca, dell'opuscolo 'Sofindit', via Durini 9, Milano. 1932-1957, Milano, 1957, pp. 4-5. Un esemplare è in ACS, ASIRI, serie nera, cart. 20. (85) Sulla base delle disposizioni inviate da Jung a Ara il 31 dicembre 1931 e da quest'ultimo ritrasmesse nel gennaio-febbraio 1933, con lettere circolari, a gran parte dei presidenti delle società controllate (cfr. AS BCI, SOF, cart. 368-373), questi furono i criteri seguiti dalla Sofindit per la riforma dei Consigli: "In generale il numero dei Consiglieri di Amministrazione è stato ridotto abbastanza radicalmente, cioè secondo i casi a 7, a 5, a 3 e talora ad un Amministratore unico... I Comitati sono generalmente aboliti. Le percentuali a disposizione del Consiglio, che sono una disponibilità che spesso dà luogo ad abusi, sono abolite. Vengono assoggettate ad una revisione anche le retribuzioni degli amministratori delegati e del personale direttivo... Le partecipazioni agli utili, così per gli amministratori, così per i funzionari, vengono calcolate sempre esclusivamente sugli utili dei bilanci approvati dalle Assemblee degli azionisti, e non sui bilanci interni"; promemoria non firmato del 29 marzo 1933, forse inviato a Jung, in AS BCI, SOF, cart. 368, fasc. 1. (86) In ottemperanza all'articolo 4 della convenzione del 13 marzo 1934, che stabiliva le basi del risanamento della Comit; cfr. AS BCI, SOF, cart. 375. Si vedano al riguardo le lettere circolari inviate nel marzo 1935 ai funzionari e agli impiegati della Comit, in AS BCI, CpDC, vol. 4°, ff. 59-329. (87) In una lettera inviata a Beneduce, Toeplitz affermava: "L'on. Jung lavora dalle 9 del mattino alle 8 e mezzo di sera, nella stanza di Di Veroli, sfogliando le pratiche della nostra Segreteria Industriale e, pare, ne è rimasto soddisfatto"; cfr. AS BCI, CpT, vol. 75, f. 385, 16 dicembre 1931. (88) Nella lettera circolare del febbraio 1932 ai fiduciari, relativa al passaggio delle consegne dalla BCI alla Sofindit, si annunciava il completamento dell'organizzazione della società negli uffici di via Durini 9; cfr. AS BCI, SOF, cart. 158. (89) AS BCI, SOF, cart. 374, fasc. 2. Dai riscontri effettuati, la composizione della dirigenza della società tra il 1932 e il 1934 risulta sostanzialmente invariata; si vedano al riguardo i dati riportati in 'Sofindit', cit., p. 9, e le nomine in Archivio della Cancelleria, Registro delle Società, loc. cit. (90) Come Toeplitz riferì al Consiglio della Comit, già alla fine del dicembre 1931 si era stabilito di inserire nella nuova holding come quadri dirigenti "alcuni nostri funzionari, fra i migliori che attendevano a questo lavoro, e la cui attività gioverà d'ora in poi e a Sofindit e alla nostra Banca"; cfr. AS BCI, VCA, vol. 13°, f. 92, 30 dicembre 1931. Per il trasferimento dalla Comit alla Sofindit di Adamoli, Giannini, Migliorisi, Crugnola e Corridori, avvenuto ufficialmente il 31 gennaio 1932, si veda AS BCI, VCA, vol. 13°, f. 225, 28 febbraio 1932. (91) Vennero scelti, secondo il ricordo di Rocca, "come direttori i migliori uomini che nell'ambito delle banche ed altrove si fossero già occupati di gestione di holdings e di controllo di aziende", in 'Sofindit', cit., p. 10; si veda anche P. RUGAFIORI, I gruppi dirigenti, cit., pp. 341-42. Padovano aveva lavorato in precedenza con Di Veroli alla Società Finanziaria per l'Industria e il Commercio; cfr. la lettera di Di Veroli a Riccardo Bianchi del 28 luglio 1936, in AS BCI, SOF, cart. 396. (92) Questi giovani collaborarono soprattutto con Rocca e vennero inseriti come sindaci in numerose società, cfr. Guida degli amministratori e sindaci, ed. 1933-1934. Si veda anche P. RUGAFIORI, I gruppi dirigenti, loc. cit. (93) Jung mantenne uno stretto rapporto con la Sofindit anche negli anni successivi; si veda il suo carteggio con Di Veroli in AS BCI, SOF, cart. 400, e, per i suoi rapporti con Ara, le cart. 364-368. (94) Si veda in particolare, alla cart. 364, il materiale relativo ai suoi colloqui con Jung e Beneduce. Un prezioso elenco, che segnala 29 incontri tra Ara e Jung dal settembre 1932 alla fine del 1933, è stato reperito nella cart. 395, fasc. Almansi, capo di gabinetto del ministro delle Finanze, 4 gennaio 1934. (95) L'unica carica segnalata in Guida degli amministratori e sindaci, cit., sub voce, ed. 1933-1934, è infatti quella di direttore generale della Sofindit. (96) Di Veroli era coadiuvato in questo dalla "Segreteria di Direzione", guidata da Ernesto Manuelli, sui compiti effettivi della quale si hanno nel fondo Sofindit pochissimi riscontri: si è soltanto ricostruito che la Segreteria era addetta anche alla compilazione del "Repertorio", cioè alla stesura delle notices sulle principali partecipazioni (redatte secondo gli stessi criteri della ex Segreteria Industriale), che venivano raccolte in una "Rivista" annuale; cfr. una nota interna dell'agosto 1933, in AS BCI, SOF, cart. 365, e una lettera di Manuelli a Valeria Fortunato, segretaria di Di Veroli, ivi, cart. 401, 19 maggio 1935. (97) Ad esempio si vedano le sue annotazioni a una bozza del bilancio 1932 dell'Ilva, a lui trasmessa da Sinigaglia, in AS BCI, SOF, cart. 405; la presenza più cospicua dei "foglietti" di Di Veroli è alle cart. 364-367 e 419-420. (98) Cfr. una lettera di Angeli, ex procuratore della Sofindit, a Di Veroli in AS BCI, SOF, cart. 395, 29 gennaio 1932; il materiale contabile pervenuto si è conservato in duplice copia, con qualche eccezione, qui alla cart. 377 e in ACS, ASIRI, serie nera, cart. 22. (99) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 224-230. (100) AS BCI, SOF, cart. 267-270 e 322; si veda anche Fondazione Luigi Einaudi, Archivio Agostino Rocca, cart. 28-30 e 76. (101) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 260-265, e B. BOTTIGLIERI, Sip. Impresa, tecnologia e stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Angeli, 1990, pp. 173-84. Riguardo agli altri procuratori generali, Mercuri si dedicò al controllo delle imprese tessili, immobiliari e chimiche, Migliorisi continuò ad occuparsi della sistemazione dei cantieri navali e delle altre società che già aveva studiato in precedenza, Padovano si specializzò nel settore siderurgico, seguendo in particolare la sistemazione dell'Ilva, mentre Adamoli, il più anziano del gruppo, proseguiva il suo lavoro di revisione contabile di numerose imprese. (102) Cfr. ASBI, Carte Beneduce, cart. 369, promemoria di Ara a Mazzini, f. 1, 19 dicembre 1932. (103) Sinigaglia inviava a Di Veroli copia di tutta la sua corrispondenza con i direttori generali dell'Ilva Rebua ed Ardissone; cfr. soprattutto la cart. 246. Con Sinigaglia collaborò strettamente Angelo Bartesaghi, sindaco dell'Ilva, che stese nel biennio 1933-34 numerosi studi relativi alla sistemazione dell'impresa siderurgica, "diretti a chiarire ed a approfondire i dati di lavoro dell'industria estera ed a confrontarli con quelli dell'industria nostra"; lettera di Di Veroli a Menichella, in AS BCI, SOF, cart. 402, 24 marzo 1935; per gli studi di Bartesaghi si veda in particolare, ivi, cart. 248. (104) Per le relazioni di Ratti e di Scavia inviate alla Sofindit cfr. AS BCI, SOF, cart. 224225 e 257; riguardo alle loro cariche sociali in questi anni cfr. Guida degli amministratori e sindaci, cit., ed. 1933-1934. (105) "Storia di quella che è stata la situazione di tesoreria della società nel 1932 ....; collegamento di questa posizione di tesoreria con l'andamento economico della società; far vedere come l'andamento economico di quest'anno abbia influito sulla situazione di tesoreria, introducendo naturalmente nelle considerazioni tutti quegli elementi di carattere patrimoniale che sulla situazione stessa possono aver influito (aumenti e diminuzioni di magazzino ...., di investimenti in impianti ...., nei debitori e creditori ecc.). Causali del fabbisogno per cui le società sono ricorse alla Comit e sua giustificazione attraverso l'esame di cui sopra. Previsione del fabbisogno di tesoreria delle principali società nei prossimi tempi e del presunto intervento di Comit, per tutte limitatamente alla fine del 1932 e, ove possibile, anche per i primi sei mesi del 1933. Dove vi sono posizioni di gruppo, bisogna presentare la situazione di cassa dell'intero gruppo; la società capogruppo dovrà stabilire la situazione complessiva di tesoreria per sé e per le sue associate ... Devono essere considerate tutte le aziende che hanno conto debitore con la Comit e che hanno avuto spostamenti di almeno mezzo milione..."; in AS BCI, SOF, cart. 366, 27 ottobre 1932. (106) In un appunto dell'agosto 1933, non firmato, la redazione dei "Gialli" viene attribuita a quest'ufficio; cfr. AS, BCI, SOF, cart. 365. L'informazione è comunque confermata da altri riscontri parziali all'interno del fondo. (107) Ad esempio sotto lo stesso numero d'ordine 812 sono radunate l'Italgas e le sue più disparate partecipazioni; cfr. AS BCI, SOF, cart. 334. (108) A tale riguardo, può essere significativo un appunto di Ara del settembre 1933, in cui annotava: "Simpatica ed utile collaborazione con Iri. Ripeto sempre all'on. Beneduce e al dott. Menichella che siamo completamente a loro disposizione. Lungo colloquio con l'on. Beneduce del 7 corrente, nel quale gli ho riferito esaurientemente sulla maggior parte delle nostre partecipazioni"; AS BCI, SOF, cart. 364, fasc. 2. (109) Cfr. ad esempio il carteggio tra Menichella e Di Veroli, in AS BCI, SOF, cart. 402, che inizia, con cadenza quotidiana, dal maggio 1933. (110) I tecnici in questione erano Padovano e Bartesaghi; cfr. ivi, lettera di Menichella a Di Veroli del 22 settembre 1933 e carteggio successivo, passim. Il ricorso da parte dell'Iri anche ad esterni per esaminare le domande di finanziamento ricevute da circa 450 imprese è documentato da un promemoria di Beneduce a Jung del 4 gennaio 1934 sul primo anno di attività della Sezione Finanziamenti, in cui tra l'altro si legge: "I sopralluoghi svolti sono stati in numero di 122. Allo scopo di non ingigantire la propria organizzazione ... soltanto circa 30 sono stati effettuati per mezzo di funzionari dell'Iri stesso; per gli altri si è ricorso all'opera di professionisti e di tecnici specializzati con scelta fatta di volta in volta"; promemoria tratto dalle carte di Jung depositate presso l'Archivio Antonio Pesenti e riportato in L. VILLARI, Nuovi documenti storici sulla nascita dell'Iri, cit., p. 101. (111) Convenzione del 13 marzo 1934, art. 7, in ACS, ASIRI, serie nera, cart. 37. Il testo è stato pubblicato integralmente da L. VILLARI, Il capitalismo italiano del Novecento, Bari, Laterza, 1972, pp. 313-27. Per un giudizio complessivo sulle convenzioni bancarie del marzo 1934, che riguardarono anche il Credito Italiano e il Banco di Roma, cfr. G. TONIOLO, Crisi economica e smobilizzo pubblico, cit., pp. 346-48. (112) Cfr. il decreto interministeriale del 20 aprile 1934, pubblicato il 25 aprile 1934 nella "Gazzetta Ufficiale"; si vedano anche il "Verbale di inventario e consegne delle attività al commissario liquidatore", 15 maggio 1934, e il "Rendiconto finale di liquidazione", di Ara alla Sezione Smobilizzi dell'Iri, 3 ottobre 1934, in AS BCI, SOF, cart. 375; cfr. anche ACS, ASIRI, serie nera, cart. 22. (113) Che l'apparato tecnico di controllo e gestione industriale della banca mista non fosse sostituibile nel breve periodo (con la stessa rapidità, diremmo, con la quale vennero promulgati i decreti che sancivano l'intervento pubblico nell'economia), fa fede del resto un rapporto di Beneduce allo stesso Mussolini del 2 gennaio 1935, conservato tra le carte di Guido Jung e riportato in L. VILLARI, Nuovi documenti storici sulla nascita dell'Iri, cit., pp. 102-103. (114) Secondo un'annotazione ad uso privato di Ara "Milano non ha presentemente un grande carico di lavoro ex Sofindit. Sip, Terni, Ilva, Seso, Châtillon, Tirrenia, Adriatica di Spedizioni, e anche Fisac, e così pure altre aziende minori, sono società sistemate, per le quali bastano ormai l'ordinaria amministrazione e il controllo normale. Italgas non ci appartiene più"; in AS BCI, SOF, cart. 364, 23 aprile 1934. (115) Dopo la delibera di mettere in liquidazione la società, Ara così rifletteva: "L'ambiente di Sofindit si è rasserenato: senza dubbio molto per merito di Di Veroli, che ha influito efficacemente su tutto il personale. Sicché si può confidare che la compagine non vada compromessa. Molto utili sono state le parole dette da S.E. il Ministro [Jung] all'ing. Massone e le espressioni cordiali per i ragazzi... L'on. Beneduce deve avere apprezzato anche la resistenza prestata da Di Veroli nell'affare Burgo nell'interesse di Iri"; ivi, 23 aprile 1934. Le trattative per la sistemazione nel 1934-1935 delle Cartiere Burgo, che coinvolsero anche il Gruppo Volpi, sono alla cart. 308. (116) Cfr. G. MALAGODI, Il salvataggio della Banca Commerciale Italiana, cit., p. 275. Per la nomina di Menichella a direttore generale cfr. AA. VV., Donato Menichella. Testimonianze e studi, cit., pag. X. (117) Cfr. ACS, ASIRI, serie nera, cart. 17, Verbali della Sezione Smobilizzi, 27 aprile 1934, f. 2. (118) La data ufficiale di tale trapasso fu forse il 1° luglio 1934: così almeno risulterebbe dal certificato di servizio di Filippo Migliorisi all'Iri (conservato presso la famiglia). (119) Di Veroli e Migliorisi, rispettivamente come membro effettivo e segretario, parteciparono ai lavori del "Comitato Tecnico per l'Assetto dei Cantieri Navali Italiani", presieduto da Felice Guarneri, ottobre 1934 - aprile 1935; cfr. AS BCI, SOF, cart. 258 e 325-326. Rocca fu scelto come segretario del "Comitato Tecnico per lo Studio dei Problemi della Siderurgia Bellica Speciale", presieduto da Nicola Parravano, giugno-agosto 1934, ivi, cart. 323-324; si vedano anche Fondazione Luigi Einaudi, Archivio Agostino Rocca, cart. 31-32 e ASBI, Carte Beneduce, cart. 369. (120) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 337 e 376. Si vedano, anche alla cart. 376, le nuove istruzioni impartite agli ispettori, che, oltre a ricalcare il modello "sofinditiano", prevedevano anche un modulo, o "schema", messo a punto dall'Iri. L'elenco completo delle società poste sotto il controllo dell'Ispettorato Iri è nella cart. 402, fasc. Menichella, 19 novembre 1934. Per l'attività complessiva dell'Ispettorato cfr. ACS, ASIRI, serie copialettere, "Sezione Smobilizzi Industriali. Ispettorato Tecnico", voll. 1-2, 1934-1935. (121) Cfr. AS BCI, VCA, vol. 16°, f. 103, 23 marzo 1935. (122) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 413; si veda anche B. BOTTIGLIERI, Guglielmo Reiss Romoli, cit., pp. 506-509. (123) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 416, fasc. "Polonia". (124) Si vedano al riguardo i suoi studi inviati a Di Veroli nel 1935-1936, in AS BCI, SOF, cart. 418. (125) Rocca portò con sé alla Spaim, società collegata della Dalmine, e poi alla Finsider, Bellorini, Einaudi, Gandolfi, Arnaldo Giannini e Villoresi. Tra gli altri "sofinditiani" ricordiamo Manuelli, Massone e Padovano, che ricoprirono incarichi direttivi alla Dalmine e all'Ansaldo; cfr. P. RUGAFIORI, I gruppi dirigenti, cit., pp. 346-47. (126) "Il Dottor Mattioli ritiene superfluo soffermarsi ad illustrare al Consiglio la personalità e le alti doti dell'ing. Di Veroli, che sono note a tutti i consiglieri. Dalla notevole forza di lavoro e di intelligenza dell'ing. Di Veroli la Direzione Centrale si ripromette una collaborazione molto fattiva ed efficace"; AS BCI, VCA, vol. 16°, ff. 103104, 23 marzo 1935. (127) Nella lettera a R. Bianchi del 28 luglio 1936, Di Veroli accennava così alla sua nuova situazione di lavoro: "Dopo un periodo di circa tre anni durante il quale mi sono occupato di tutto il gruppo industriale proveniente dalla Banca Commerciale Italiana presso la Sofindit, sono tornato alla Comit, dove mi occupo sempre di affari finanziari, oltre ad alcune mansioni di carattere strettamente bancario"; in AS BCI, SOF, cart. 396. Per i rapporti con l'Iri si veda la corrispondenza di Di Veroli con Menichella dal 1935 al 1938, in AS BCI, SOF, cart. 402. (128) Cfr. i "Dossierini Di Veroli" alle cart. 238-314 e, per i criteri di riordinamento di questa sezione del fondo Sofindit, il paragrafo successivo. (129) Cfr. Egidio ORTONA, Anni d'America. La ricostruzione, 1944-1951, Bologna, Il Mulino, 1984, pp. 55-56 e 180. Non erano quindi parole di circostanza quelle che si leggono nella sua commemorazione in sede di Assemblea; cfr. la relazione di bilancio della Banca Commerciale Italiana per l'esercizio 1952, Milano, Capriolo e Massimino, 1953, p. 19. (130) Cfr. AS BCI, SOF, cart. 401, lettera di Manuelli a Di Veroli, 18 aprile 1935. (131) Cfr. l'elenco di versamento originale, in AS BCI, SOF, cart. 375. (132) Ivi, cart. 240241, 246-256, 260-263, 273-277, 280-287, 297-298 e 315-327. (133) Come risulta dall'inventario, dei nove volumi conservati alle cartelle 386-394, sette costituiscono una serie omogenea; gli altri due contengono rispettivamente la corrispondenza della Segreteria Industriale, a sola firma di Di Veroli (copialettere contrassegnato "s.n.") e missive di carattere privato (copialettere cui è stato assegnato convenzionalmente il n. 8, ma che viene tenuto distinto nelle tabelle degli indici).