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magazine
SAPER VIVERE LA CITTÀ
IUPPITER
EDIZIONI
anno V n.9/10
settembre ottobre 2010
SINDACO
DI
NAPOLI
LA POLTRONA
ROGNA
1
SOM
MARIO
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
pag. 2
SOS CITY
EDITORIALI di Max De Francesco e di Marco Mansueto
pag. 3
COVER LA POLTRONA ROGNA di Max De Francesco
pag. 4
PRIMO PIANO SIANI, LE VERITÀ NASCOSTE di Rita Giuseppone
pag. 6
PRIMO PIANO IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRE di Oscar Medina
pag. 8
IL RECUPERO IL RITORNO DEI GRADONI di Alvaro Mirabelli
pag. 11
QUARTIERISSIME VERNETTI: SUD AIUTA SUD
pag. 12
QUARTIERISSIME PIAZZA S. DI GIACOMO, IN PRIMAVERA IL RECUPERO
pag. 14
RIFLESSIONI di Mimmo Della Corte e Luigi D’Urso
pag. 15
LE PORTE APERTE
pag. I
pag. II
SPIRAGLI BCC CLASSE DIRIGENTE CERCASI
pag. III
PORTA D’INGRESSO “NON SARÒ UN RE TRAVICELLO” di Laura Cocozza
pag. VII
PORTA D’INGRESSO LA “PASSIONE” DI TURTURRO RIACCENDE IL TRIANON di Donatella Raggio
pag.IX
PORTA MAGICA IL SINDACO MANCATO PER UN “MIRACOLO” di Marco Padula
pag. XIII
PORTA DEL GOL MOMENTI AZZURRI, IN CAMPO PER UN MUSEO di Nicola Sellitti
IM-PORTA ALLEGRIA IN SALA PARTO di Oscar Medina
pag. XVII
IM-PORTA LA SFORTUNA DI RIBERA di Alvaro Mirabelli
pag. XX
PORTA VIRTUOSA MUSEO DIOCESANO, PARTE L’AUTUNNO DELLA NUOVA SCARLATTI
pag. XXIII
PORTA VIRTUOSA HARMONT & BLAINE, IL “BASSOTTO” CONQUISTA CHIAIA di Laura Cocozza
PORTA DEL GUSTO VIENI AVANTI PANINO di Alessandra Dell’Aquila
pag. XXV
pag. XXIX
SAPER VIVERE ARTE FUTURO A STRISCE di Rita Giuseppone
pag. 17
SAPER VIVERE ARTE AUTUNNO, TEMPO DI VERNISSAGE di Valeria Puntuale
pag. 20
SAPER VIVERE LIBRI STORIE STRESSATE di di Mario Paciolla
pag. 24
SAPER VIVERE LIBRI PIEDIGROTTA, IL MITO DELL’ETERNO RITORNO di Rossella Galletti
pag. 26
SAPER VIVERE EVENTI MATTEO RIPA, IL MISSIONARIO CHE AVVICINÒ ORIENTE E OCCIDENTE di n.d.n.
pag. 27
SAPER VIVERE LAPILLI IL PREMIO SCANNO OMAGGIA GRISI E IL MEDITERRANEO di Aurora Cacopardo
pag. 29
SAPER VIVERE LAPILLI IL GRONCHI ROSA, UN VERO “GIALLO” di Lanfranco Cirillo
pag. 30
SAPER VIVERE LAPILLI MARIAGRAZIA POGGIAGLIOLMI, LA CARRIE NAPOLETANA di Tommy Totaro
pag. 31
EXIT
pag. 32
Saper
Vivere
2
SOS
CITY
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: [email protected]
Lo sapevate che...
di Massimo Gallotta
IL TRAMONTO
DEI FALCHI
Lancia il tuo Sos, indica disservizi e problemi del
tuo quartiere e proponi soluzioni per rendere più
vivibile la città. Contiamo su di te.
Le lettere, firmate con nome e cognome, vanno
inviate a
Chiaia Magazine Via dei Mille, 59
80121 Napoli
oppure alla e-mail [email protected]
Aggiornamenti quotidiani su
www.chiaiamagazine.it
Posta in arrivo
È sotto gli occhi di tutti l’impennata dei
reati di strada verificatasi a Napoli nell’estate appena trascorsa. Un’ondata predatoria che, dopo essersi abbattuta su
turisti e visitatori, ora torna ad investire le
vittime solite, cioè i napoletani. Un copione
amaro che fa il paio con l’altro di sempre:
prima le rassicurazioni delle autorità di
pubblica sicurezza (compreso il Comune
con la sua Polizia locale), condite da piani
antiscippo, presìdi speciali, annunci trionfali, seguiti poi, dopo un’estate di raid, dal
silenzio eloquente dell’impotenza. Che la
Malanapoli abbia messo in ginocchio turismo e commercio, lo dicono le cifre di questa eterne sconfitta della legalità all’ombra
del Vesuvio. A Napoli, a proposito, in passato si sono guadagnati i galloni della
fama i «falchi» della sezione antiscippo
della questura: a vederli si vedono e sono
talmente mimetizzati che il turista li scambia puntualmente per avversari. La domanda è: incidono ancora nel controllo del
territorio? Il boom delle scorribande malavitose dice di no. Forse perché sono
pochi? Forse perché gestiti in modo inadeguato? Probabilmente l’una cosa e l’altra,
visto che ora persino la questura invoca
l’esercito. Siamo messi maluccio.
anno V n.9/10
settembre ottobre 2010
DIRETTORE RESPONSABILE
Max De Francesco
RESPONSABILE SAPER VIVERE
Laura Cocozza
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA
Ferdinando Polverino De Laureto
REDAZIONE
Iuppiter Group
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
Tel. 081 19361500
Fax 081 2140666
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SOCIETÀ EDITRICE
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STAMPA
Tuccillo Arti grafiche srl
Contrada Regina Trav. via Donadio
80024 Cardito (NA)
Reg. Tribunale di Napoli
n. 93 del 27 dicembre 2005
Iscrizione al Roc n° 18263
Gentile redazione,
scrivo per segnalare dei gravi disservizi sulla
linea C4 dell’Anm, il bus che da Mergellina
raggiunge piazza Municipio passando per piazza
Sannazzaro, corso Vittorio Emanuele, via
Schipa, via Crispi, piazza Amedeo, via Riviera
di Chiaia, servendo un gran numero di utenti.
Purtroppo chi è costretto a prendere
quest’autobus abitualmente non sa quando e
addirittura se arriverà a destinazione. Ormai le
attese non sono più brevi di 45 minuti, se non di
un’ora o più, è inaccettabile. Ad ogni fermata i
conducenti vengono aggrediti verbalmente dalla
folla esasperata e alcuni di questi si sono
discolpati dicendo che ci sono soltanto due
“macchine” a coprire questa linea. Quindi se
questi due mezzi sono bloccati nel traffico va da
sé che l’attesa diventa infinita. Può la
Municipalità far qualcosa? Nel caso del C28 la
protesta dei residenti è servita a rendere le corse
più regolari. Pagando lo stesso biglietto, mi
aspetto lo stesso trattamento.
Anna Morano
Gentile Direttore,
vorrei far presente una situazione che ha
dell’incredibile. Le macchinette per
acquistare i biglietti poste all’interno della
funicolare di Chiaia non danno resto. Ciò vuol
dire che un passeggero che non ha con sé un
euro e dieci centesimi contati non può
acquistare il tagliando. La cosa, oltre che
vergognosa, diventa ridicola nel momento in
cui si decida di prendere la funicolare in via
del Parco Margherita in orari di chiusura
degli esercizi commerciali attigui, il
fruttivendolo o l’edicola di piazza Amedeo
che di solito vendono anche i biglietti.
Insomma, se sprovvisti di monete non si può
acquistare il tagliando da nessuna parte. Ho
provato a chiedere spiegazioni al personale di
Metronapoli presente all’interno della
funicolare ma non hanno saputo fare altro
che allargare le braccia. E poi dicono che a
Napoli i passeggeri fanno i “portoghesi”.
Giovanni Criscuolo
C4,
attesa infinita
L’
Funicolare di Chiaia,
munirsi di monete
piazza
deimartiri
di Nino De Nicola
ammissibili: molte imprese
istituzione dei Centri
dunque restano in attesa.
Commerciali NatuLA
CHANCE
E ora la Confcommercio
rali, deliberata nel
DEI CENTRI NATURALI
chiede che la sovvenzione
settembre 2009 dalla
sia elargita anche a tutti
Giunta regionale, mira a
gli altri consorzi, ammessi
favorire economia e turial contributo, ma esclusi di
smo dei centri storici urfatto.
bani (i Centri Naturali,
Intanto a Chiaia si pensa
appunto) attraverso la
già al bando del prossimo
sovvenzione di progetti di
anno: nel quartiere, insviluppo territoriale, prefatti, si è costituito il Conparati da consorzi di imsorzio
dei
M i l l e,
p r e s e a p p o s i t a mente
finalizzato alla redazione
costituitisi. Lo scorso 31
di progetti di sostegno alle
gennaio è scaduto il terattività commerciali e alle
mine di presentazione dei
realtà sociali e urbanistipiani proposti dalle assoche del territorio.
ciazioni commerciali che
Altrove, infatti, i Centri
hanno partecipato al
Naturali sono già divenbando di finanziamento.
Con i 7 milioni disponibili, però, sarà sov- tati formidabile strumento di rilancio dei cenvenzionato solo il 50% dei progetti dichiarati tri storici.
3
EDITO
RIALI
di Max De Francesco
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
di Marco Mansueto
In uno dei suoi energici corsivi,
Mimì Rea spiegò che Napoli non
aveva bisogno di un sindaco ma di
un “rieducatore civico”.“La città scriveva - ha rotto da tempo con
le regole del vivere civile”. In un
altro pezzullo, di un ventennio fa,
denunciava il degrado di Posillipo
e la perenne manutenzione delle
sue strade. Mario Stefanile, fine
saggista partenopeo, sottolineò
come il regno di Pulcinella,
caotico e immobile da secoli, “non
è abitato da rivoluzionari ma da
rissosi”. Non è un caso che la
categoria, unica al mondo, dei
disoccupati organizzati gioca alla
rissa ma mai alla rivoluzione:
finge la guerra (facimm’
ammuina) e poi tratta (spesso
briga), fedele a quella antica
pulsione mercantile che vive e
sopravvive in ogni buco della
città. Un giorno, col tono di chi ha
sposato la rassegnazione, l’ex
procuratore di Napoli Agostino
Cordova disse: “Qui è fallito
anche l'uso del braccialetto
elettronico per il controllo dei
condannati agli arresti
Ha destato meraviglia e raffiche
di mugugni, la proposta di
dichiarare il complesso “Le Vele”
quale sito di interesse culturale, in
riferimento ai valori della storia,
della cultura, della civiltà e della
vita sociale, della città e del
quartiere di Scampia. Il
sovrintendente per i beni
architettonici e paesaggistici
Stefano Gizzi ha precisato: “Si
deve evitare di utilizzare simboli
del degrado come un pretesto per
demolire. Si tratta di un simbolo
contemporaneo e non di un
ecomostro. E non sono solo io a
considerarlo tale ma anche tra gli
esperti del settore è opinione
diffusa che sia un’apprezzata
opera postrazionalista”. Sarà, ma
pensare all’abbattimento
definitivo del complesso da
decenni epicentro di traffici e, con
il film Gomorra, ancora di più
entrato nell’immaginario
collettivo come cattedrale della
camorra, potrebbe essere l’inizio
(e non certo la soluzione) per una
concreta riqualificazione di
Scampia. L’idea dell’abbattimento
NESSUN
REDENTORE
A SGONFIE
VELE
domiciliari. La legge che funziona
a Bologna non funziona a
Napoli”. Quando Giorgio Bocca
piazzò i napoletani nel girone
infernale, Luigi Compagnone
tuonò: “In realtà fummo (e siamo)
un popolo di complici. Complici
di tutti i dominatori. In quanto
tali, non appena qualcuno ci
mette nell'Inferno, gli diamo del
razzista. La nostra complicità
consiste anche nel negare il male
che ci assedia insultando i nostri
'denigratori'. Perciò i razzisti
siamo noi. I razzisti di noi stessi,
che vogliamo ignorare i nostri
mali fisici e morali”. Vagonate di
citazioni e storie quotidiane
confermano quanto stiamo per
dire: Napoli non conosce salvezza
perché non tollera redentori tra i
piedi. Chi salverà Napoli? Chi,
dopo la sciagura Iervolino, avrà
voglia e numeri per una
rivoluzionaria rieducazione
civica? Circolano nomi,
inquietanti e mosci.
Per ora abbiamo scelto
un’impossibile candidatura
extraterrestre. Speranza aliena
per una città alienata.
non è nuova. Carmelo Conte, ex
ministro per le Aree urbane,
racconta che già il presidente
Cossiga, “picconatore” nato,
detestava le Vele tanto da
chiedergli una proposta organica
per la demolizione. “Fai presto disse scherzando a Conte - o le
farò bombardare dalla marina
militare”. Recentemente il sindaco
di Roma Alemanno ha proposto di
radere al suolo e ricostruire ex
novo il quartiere periferico di Tor
Bella Monaca. Demolire per
“ripensare” la città non è un
delitto. Anzi, a Scampia è una
necessità. Il ruolo urbano e sociale
dei territori periferici va sostenuto
con coraggio attraverso un
decentramento di attività
polifuzionali, un’incentivazione
delle attività culturali, sportive e
del tempo libero, un serio
programma di infrastrutture.
Ripartire dalle periferie, anche
attraverso scelte nette - come
mandare giù “un’apprezzata
opera postrazionalista” - è un
dovere per la politica attiva che
non si rifugia nell’immobilismo,
procedendo a “sgonfie vele”.
4
CO
VER
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
L’eredità Iervolino sarà peggio di quella di Bassolino. Più che un sindaco
servirà un eroe. “Non si vedono né Obama bianchi né Maradona in giro”,
ha detto il presidente del Pd Campania Maria Grazia Pagano. Non ha tutti i
torti. Per il momento, regge ancora la proposta di Chiaia Magazine
Ex sottosegretario agli Affari Esteri per
ben tre governi di centrosinistra, è il “preferito” di Giorgio Napolitano. Puntare su
di lui è una scommessa intellettuale: conosce la città, ma la città non conosce lui.
Dalla sua parte ha la Fondazione Mezzogiorno Europa (Andrea Geremicca e compagni) Enrico Letta (forse) e le cricche
sparse dei riformisti. In campo per le primarie, parte sfavorito.
Umberto Ranieri CENTROSINISTRA
E’ il cocco di Rosetta e deve tutto a Bassolino. Votare lui è votare la continuità
con il passato. Lo sa anche il Pd. Rosy
Bindi ultimamente ha detto: “Oddati?
Non so chi sia”. E’ sostenuto dai “sudditi”
della Fondazione Sudd (fortino di don
Antonio) e dalla classe “digerente” della
sinistra. Il Forum Universale delle Culture
è la sua dote “apparente”. Pensa di aver
già vinto le primarie. Buon per lui.
Nicola Oddati CENTROSINISTRA
Ex assessore regionale alle Attività produttive, come europarlamentare è stato
il più eletto al sud dopo De Magistris e
Berlusconi. Come Oddati deve ogni cosa a
Bassolino. Ha detto “Io candidato sindaco? Non escludo una simile eventualità”. Se sceglie le primarie fa fuori
Oddati, il quale ha chiosato: “E’ anche legittimo che possa candidarsi, ma io mi
aspetto che lui appoggi me”. Vedremo.
Andrea Cozzolino CENTROSINISTRA
Ex presidente della Provincia di Napoli,
ha deciso di invischiarsi nelle primarie,
un po’ per narcisismo, un po’ perché “la
città ha bisogno di un nuovo spirito innovatore, come quello che portò all’accordo rosso-verde del 1993”. Nell’attesa
di questo “spirito”, il suo programma per
Napoli è chiaro: la città ha bisogno di manutenzione (ma va?) e di meno “egemonia da parte del Pd”.
Il “flagello” scalpita e medita il ritorno.
Con la Fondazione Sudd, sovvenzionata
da soldi pubblici, ha pianificato un’aristocratica sopravvivenza professando un
nuovo meridionalismo e uno strategico
antileghismo. Conoscendo umori e appetiti della sua società di “sudditi”, non ha
rinunciato al sogno di candidarsi a sindaco. Più monta il caos politico e più
pensa di ripresentarsi. Inquietante.
Antonio Bassolino CENTROSINISTRA
LA POLTRONA
ROGNA
di Max De Francesco
Amato Lamberti CENTROSINISTRA
Europarlamentare giustizialista, è il paladino di Idv e Sinistra e libertà. Chiede
un’investitura senza primarie. Su Oddati
ha detto: “Rappresenta il prolungamento
di un governo cittadino fallimentare”. Su
Ranieri: “Non è il nuovo”. Su una sua
possibile candidatura, Rutelli ha tuonato:
“Deve finire una volta per tutte la scorrettezza di candidature nelle città dove si
è esercitato il potere giudiziario”.
Luigi De Magistris CENTROSINISTRA
Discontinuità? Meglio allora un sindaco
non partenopeo, possibilmente blasonato. Nei meandri del Pd è circolato il suo
nome, opzione suggestiva ma da fantapolitica. Un “papa” cinematografico a cui
affidare la città delle sceneggiate. Nell’ultima festa del Pd a Napoli ha affermato: “Un buon sindaco devi conoscere
le strade, i problemi”. Se pensi alla Iervolino, non è sempre così.
Walter Veltroni CENTROSINISTRA
E’ il “papa” rosa sognato da Bersani.
Siamo ancora nel regno della fantapolitica, ma la giornalista scontrosa e accigliata che interroga i potenti con piglio
marziale, può essere una sorpresa. Originaria di Sarno, Napoli la conosce meno
di Veltroni. Appena il suo nome è entrato
nel circo dei “papabili”, in meno di Mezz’ora (nome della sua trasmissione) ha
fatto sapere che “non ci pensa proprio”.
Lucia Annunziata CENTROSINISTRA
Europarlamentare e coordinatore di Generazione Italia Campania, guida il manipolo dei
finiani con indole gigionesca. Dopo aver fatto
eleggere consigliere regionale nel Pdl la compagna Bianca D’Angelo (nominata anche Segretario dell’Ufficio di Presidenza), oggi non
perde occasione di sputare veleno contro Caldoro. Sul Sole24 ore è dato tra i candidati di
Futuro e Libertà per l’Italia per la poltrona di
sindaco. Potrebbe trovarsi contro l’ex amico
di tante battaglie Tagliatatela.
Enzo Rivellini FLI
5
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
di candidare a Palazzo San Giacomo un marziano che abbia superpoteri
e non “poteri speciali”. Speranza aliena a parte, nell’attuale caos politico,
tra risentimenti e pentimenti, ecco il borsino
dei candidati a sindaco per la poltrona più rognosa d’Italia.
Cheta cheta, la sua candidatura prende
quota. Cresciuto a pane e Opus Dei, il senatore cardiologo, già assessore regionale alla Sanità e presidente del
Consiglio regionale della Campania, intercetterebbe anche consensi centristi. Somiglia al governatore Caldoro per
equilibrio, compostezza, professionalità
e assenza di carisma. Si può vincere
anche senza carisma.
Raffaele Calabrò CENTRODESTRA
È il predestinato. Coordinatore cittadino
del Pdl, assessore regionale all’Urbanistica, studia da sindaco da un bel po’. La
sua candidatura è stata lanciata da Antonio Rastrelli, gentiluomo di destra ed
ex presidente della Regione: “Marcello è
l´uomo migliore per fare il sindaco a Napoli”. Lui: “Mi sono dimesso dalla Camera: un passo verso Napoli l´ho già
fatto”. Per alcuni è un investitura troppo
prematura.
Marcello Tagliatatela CENTRODESTRA
Presidente dell’Unione degli Industriali di
Napoli, piace alla società civile (non
tutta) e piaceva a Berlusconi. Per il momento, un po’ come succede cronicamente ad Antonio D’Amato, il suo nome
gira come una trottola. Un pool di imprenditori è già pronto a sostenerlo per
l’impresa. Cresce il suo consenso su Facebook. Lui glissa: “Sono un imprenditore e voglio continuare a fare questo
mestiere”.
Gianni Lettieri CENTRODESTRA
Avvocato,maritodella“cronistadistrada”CristianaBarone.IlsuomovimentosichiamaPIN.
Con lui anche parte del Movimento Politico di
InsorgenzaCivile.“DiMonda- secondogli“insorgenti” dimissionari Iannelli e Castagna provienepoliticamentedalcuoredellepartitocrazia“;nelsuocurriculumunaappartenenza
al C.C.D. nel quale ha ricoperto incarichi dirigenziali e la direzione nel 2005 della campagna elettorale di Bocchino per la presidenza
della regione Campania”.
Raffaele Di Monda GIÀ IN CAMPO
L’ex ministro della Giustizia e leader dell’Udeur ha lanciato, con la benedizione di un
giulivo Giulio Di Donato, la sua candidatura
in un gremito Teatro Augusteo. Ha detto: “La
mia non è una sfida taroccata, è un’offerta
generosa alla città”. Si presenterà con una
lista che porterà il suo nome o con una civica.
Tra i suoi possibili assessori ha indicato i giornalisti Ernesto Mazzetti e Marco Demarco,
l’ex deputato Dc Guido D’Angelo e Fabio Cannavaro. Un calcio al nuovo.
Clemente Mastella GIÀ IN CAMPO
Presidente della commissione Agricoltura
della Camera dei deputati e componente
della direzione nazionale del Pdl, è politico esperto e uomo di mediazione. Un
tempo socialdemocratico (come il fratello
Ermanno, assessore regionale alle Politiche sociali), ha le doti giuste per aggregare. Il suo nome circola sottotraccia,
anche se la sua candidatura a Palazzo
San Giacomo è di difficile realizzazione.
Paolo Russo CENTRODESTRA
Prodigiosa macchina di voti, recordman
di preferenze nel 2001 e 2005, è alla sua
quarta esperienza in Regione dove è
stato eletto capogruppo del Pdl. Il fratello
Antonio, oggi presidente dell’Agcom,
sfiorò il successo contro la Iervolino. Un
altro Martusciello candidato a sindaco
sembra improponibile, ma il suo nome è
stato tra i più gettonati in un recente sondaggio del gruppo “Julie”.
Fulvio Martusciello CENTRODESTRA
Sembrava in pole position, poi la bella
salernitana si è smarrita. Con lei si vince
(la pensano così i pidiellini Raffaele Ambrosino e Pietro Diodato), ma la sua vicinanza a Italo Bocchino (che ultimamente
l’ha ripudiata perché non ha difeso la Tulliani dagli attacchi di Feltri), non è mai
piaciuta ai vertici regionali del Pdl. Nel
2011 si sposa: alla fine a Napoli ha preferito Mezzaroma.
Mara Carfagna CENTRODESTRA
Imprenditore delle cravatte, la sua candidatura è nata alla festa romana per i 50
anni del ministro Rotondi. In quell’occasione c’era anche Berlusconi. “Il premier mi
ha detto - ha rivelato Marinella - che rappresento la Napoli positiva e sarebbe bello
abbinare il futuro della città al mio nome”.
Candidatura ferma al party. Mimmo Carratelli ha scritto su Repubblica: “Questa di Marinella è la storia vera, sindaco di Napoli
per una sera”.
Maurizio Marinella CENTRODESTRA
Per una città alienata, l’ultima speranza è
aliena. Marziano cercasi per poltrona rognosa. Deve provenire da un pianeta in cui
hanno risolto la questione rifiuti. Proprietario di stelle lontane, conoscitore di tutte le
lingue del mondo, è chiamato a ridimensionare la galassia delle partecipate. Disabituato a brigare, possiede superpoteri
visto che i “poteri speciali” non servono a
nulla. Bisogna trovare un parcheggio capiente per la sua astronave.
Soluzione extraterrestre
6
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Giancarlo Siani in una foto dell’epoca.
NELLA PAGINA A LATO
Maurizio Fiume e Yari Gugliucci
sul set ed a Montreal
NEL RIQUADRO
La sua Citroen Mehari
SIANI,
LE
VERITÀ
NASCOSTE
MAURIZIO FIUME PARLA DI “E IO TI SEGUO”, IL FILM “SCOMODO” SUL
I
di Rita Giuseppone
Il 23 settembre, in occasione del 25esimo anniversario della
morte di Giancarlo Siani, il cronista del Mattino ucciso dalla
camorra, la casa di produzione Eskimo ha lanciato sul mercato
nazionale delle librerie e sui bookshop on line un nuovo prodotto
editoriale, il dvd del film “E io ti seguo” di Maurizio Fiume. Il
Dvd, già uscito in edicola con il numero di marzo 2009 in
allegato a Chiaia Magazine, è stato arricchito da vari extra,
sottotitoli in inglese, francese, tedesco e spagnolo e contenuti
speciali come due corti del regista
(“Drogheria” e “Confini”), la galleria delle
foto scattate sul set, un booklet di 24 pagine
con un’intervista a Maurizio Fiume sulla
genesi del film e il racconto "Impercettibili
sfumature" di Angelo Petrella tratto dal libro
"La ferita” sulle vittime innocenti della
camorra. Il titolo è stato inserito dalla Eskimo
nella collana “Officine italiane” dedicata ai
film esclusi dal meccanismo della
distribuzione nazionale, proprio com’è
successo a “E io ti seguo”. Una pellicola
“scomoda”, che ha risentito, in termini di
popolarità, della spessa coltre di fumo che
ancora oggi copre alcuni aspetti della
vicenda. Ne abbiamo parlato con Maurizio
Fiume, che ben ricorda il silenzio negli anni successivi
all’omicidio.
Negli ultimi anni la figura di Siani è diventata simbolo del
giornalismo anticamorra. L’accoglienza riservata al tuo
film però dimostra che non è stato sempre così. Perché?
Prima di arrivare al processo negli anni ‘90 sulla vicenda Siani
si erano sviluppati due, tre filoni di inchiesta completamente
sballati, alcuni dei quali volti a screditare la figura di Giancarlo
come le indagini su Giorgio Rubolino e la casa di appuntamenti
di via Palizzi. Questo perché 25 anni fa la
camorra era considerata un affare
coreografico locale, diversa dalla strutturata
mafia siciliana. Un’uccisione di camorra era
poca cosa. Siani coi suoi articoli già da allora
aveva individuato connessioni tra i Nuvoletta
e la mafia corleonese, connivenze tra
malaffare e politica. È stato comodo
dimenticare lui e il suo lavoro.
Pensi che la sua condizione di “abusivo”,
oggi diremmo precario, l’abbia
maggiormente esposto al pericolo?
Assolutamente sì. Basti pensare alle minacce
ricevute dalla Capacchione, il Mattino si
mobilita per difenderla.
Allora per un Siani qualunque non si faceva
7
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
IN NOME DI GIANCARLO
Alla figura di Giancarlo Siani sono stati intitolati
diversi premi, borse di studio e associazioni. Portano
il suo nome anche le rampe del Vomero che
percorreva per andare a scuola, una radio, una
biblioteca comunale, un teatro, la sala conferenze del
Mattino, un’aula della Scuola di giornalismo di
Napoli, il primo circolo didattico di Quarto, l’Itc Siani
di via Pietravalle, una scuola media a Villaricca, un
istituto comprensivo di Benevento, il secondo circolo
di Torre Annunziata, il terzo circolo di Marano. La sua vicenda ha ispirato libri,
come “L’abusivo” di Antonio Franchini, i film “E io ti seguo”, “Fortapàsc” e il corto
“Mehari”, il reportage “Per amore di verità” di Sandro Di Domenico e Federico Tosi
e una puntata speciale della trasmissione “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli.
Diverse le iniziative organizzate a Napoli lo scorso 23 settembre, in occasione del
25esimo anniversario dell’omicidio. Al cinema Filangieri è stato proiettato il film “E
io ti seguo” di Maurizio Fiume, alla presenza del regista e dell’attore Yari Gugliucci
che hanno partecipato al successivo dibattito con studenti, giornalisti e
rappresentanti della società civile. Ampio spazio è stato dedicato alla pellicola di
Fiume nel nuovo numero di Iustitia (www.iustitia.it) che ha raccolto i pareri di
Francesco Barbagallo, Riccardo Brun, Domenico Ciruzzi, Matteo Cosenza,
Massimiliano De Francesco, Dario Del Porto, Antonio Franchini, don Tonino
Palmese, Roberto Paolo, Francesca Pilla e Nicola Quatrano sul film che non manca
di suscitare interesse e polemiche per la rappresentazione del contesto nel quale si
muoveva e lavorava Siani e i rapporti oscuri tra esponenti della politica e la
malavita organizzata. A tal proposito hanno suscitato scalpore le rivelazioni del
quotidiano “Roma” che qualche giorno fa ha pubblicato un capitolo del libro di
prossima uscita “Viaggio nel silenzio imperfetto” dove Giacomo Cavalcanti racconta
che un suo compagno di cella nel carcere di Avellino gli avrebbe confessato di
essere uno degli esecutori del delitto. Secondo la versione di Cavalcanti, ormai
libero da 20 anni, Siani sarebbe stato ucciso per ordine del clan Giuliano, in quanto
stava per pubblicare lo scoop su un patto stabilito tra politici corrotti e camorra per
la spartizione dei soldi destinati alle cooperative di ex detenuti. (rg)
CRONISTA ASSASSINATO 25 ANNI FA
nulla. Purtroppo ancora oggi ci sono tanti cronisti esposti
maggiormente ai ricatti della criminalità a causa della loro
condizione precaria. Quelli “protetti”, Lirio Abbate ne è un
esempio, ce la fanno, gli altri sono costretti a ritirarsi e a cedere
perché non si può combattere da soli per 800 euro al mese, o
anche meno, se ti bruciano l’auto per intimidirti. Ora, rispetto a
25 anni fa, esiste una cultura che spinge la comunità a
ribellarsi, allora non era così.
Il tuo film solleva delle domande, per esempio sugli
appunti di Siani e il materiale per il librodossier sulla camorra di Torre
Annunziata, mai più ritrovati. Ci saranno
delle risposte?
Era mio interesse porre degli interrogativi,
sollevare dei dubbi che andassero al di là
dell’acquisita verità giudiziaria. Mi sarebbe
piaciuto aprire un dibattito, magari anche
acceso, su questi temi ancora oscuri della
vicenda Siani, ma ho riscontrato una chiusura
in questo senso. Purtroppo è difficile che 25
anni dopo la sua morte qualcuno voglia
riaprire la discussione, anche perché
facendolo ci sarebbe il rischio di ribaltare
alcune realtà di cui si è venuti a conoscenza
durante il processo. Insomma, il caso resta
aperto. Inoltre, le risposte a queste domande potrebbero essere
dolorose per qualcuno, quindi si preferisce ignorarle. Questo
certo non fa onore alla memoria della figura di Giancarlo.
“E io ti seguo” è stato protagonista di festival italiani e
internazionali e proiettato in diverse scuole. Come è stato
accolto? Che idea si è fatto il pubblico del tuo Siani?
È senza dubbio un film che divide, ad alcuni è piaciuto, ad
altri no. Non mette tutti d’accordo. Il confronto col pubblico è
stato importante perché ha sollevato ulteriori riflessioni. Il
film affronta le questioni fondamentali della
vicenda e il Siani interpretato da Yari
Gugliucci è molto fedele al ricordo che ne ho
io. Allo stesso tempo non si tratta di un
semplice documentario. La vicenda, il
contesto vengono narrati per emozionare
più che per sobillare lo spettatore con dati e
nozioni. Sono soddisfatto del film, meno
soddisfatto del fatto che per molti non è
stato facile vedere “E io ti seguo” e farlo
vedere. Si tratta di un film indipendente,
che resta fresco.
Per questo si è pensato a questa nuova
distribuzione del Dvd che ha ricevuto
un’ottima accoglienza, prova del fatto che la
memoria di Giancarlo è ancora viva.
8
C
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
di Oscar Medina
Chi figlio e chi figliastro:
spese folli per l’arte
contemporanea, briciole al
patrimonio artisticomonumentale devastato
dall’inerzia colpevole. È
durata 15 anni la politica
del doppio binario nella
gestione della cultura in
città: istituzioni e
intellettuali radical-chic a
braccetto nel segno del
provincialismo e degli effetti
speciali. Un giochetto
costato miliardi ai
contribuenti: e un fegato
grosso così. E chi ha alzato
la voce, è stato messo in
castigo. Qualcuno, però, in
piazza c’è andato e le cose
scomode le ha dette e le ha
fatte. Uno, ad esempio,
come Vincenzo Pepe,
presidente della
«Fondazione Vico» e
dell’associazione «Fare
Ambiente». Con lui il punto
Jannis Kounellis - Senza Titolo
esposta al Madre nel 2005
La questione immorale: 15 anni di sprechi
sull’altare dell’arte contemporanea.
La crociata di Vincenzo Pepe contro la malacultura
Il sonno della ragione
della situazione.
«Il museo Madre? Mostre
miliardarie per snob
miliardari. E i giovani
artisti napoletani non ci
sono»: così Vittorio
Sgarbi. Condivide?
Ha ragione. Il direttore,
Eduardo Cicelyn ha puntato
solo sui guru internazionali
dell’arte contemporanea,
ospiti privilegiati delle sale
di via Settembrini. Ai
giovani napoletani, invece,
ha sbarrato le porte:
l’identità del nostro
territorio non gli interessa.
Cicelyn si dimetta: per il
bene del Madre.
Può sintetizzare le sue
critiche economiche al
Madre?
Un fallimento economico
che ha ingoiato risorse
stellari. Con un direttore
che dà lezioni di marketing
aziendale e culturale e non
capisce che la cultura non
risponde solo a logiche
d’impresa: così si fallisce in
partenza.
9
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Lei, invece, difende i
piccoli musei campani
sull’orlo dell’estinzione.
Qual è lo scenario?
I piccoli musei campani
sono ben 240 e 87 hanno
«rilevanza regionale», cioè
coi requisiti per ottenere
finanziamenti. Sono la
nostra tradizione culturale
ma i vecchi governi
regionali li hanno sempre
esclusi da ogni
finanziamento. Non
meraviglia visto che, ad
esempio, a febbraio la
Regione ha deliberato 20
milioni per il Madre e 11
per Festival Teatro Italia o
che le mongolfiere natalizie,
durate 3 giorni in piazza
Plebiscito, sono costate
500mila euro. Non ce n’era
più per nessuno. Quella
delibera milionaria, però, è
stata azzerata dalla giunta
Caldoro che ora invece
vuole valorizzare la piccola
Vincenzo Pepe,
presidente dell'associazione
Fare Ambiente
Eduardo Cicelyn
direttore
del Museo Madre
Spese avventate.
Al Pan di via dei Mille le
15 mostre più
significative (tra marzo
2005 e febbraio 2009)
sono costate quasi 5
milioni di euro e con
pochi visitatori. Che ne
pensa?
Il Pan è un caso che va
approfondito.
In ogni caso deve valere la
regola che occorre
progettare piani culturali di
lunga durata,
spendendo anche meno e
guadagnando pubblico e
consensi.
Delle gestioni culturali
della politica napoletana
ormai nessuno si fida.
Gli intellettuali
radical chic, funzionali al
potere, hanno poi fatto
grossi danni.
Come se ne esce?
Gli intellettuali napoletani
non si indignano più, i
politici non osano alzare la
voce, glorie come
Gerardo Marotta
alzano i toni solo quando
non ricevono fondi,
istituzioni come
«Città della Scienza» si
ribellano quando non
possono pagare gli stipendi:
cultura e dignità dove sono?
A Palazzo Santa Lucia,
però, si sta
invertendo la rotta.
E la vera società civile si
farà sentire.
Per l’autunno ho in agenda
un bel po’ di girotondi di
protesta.
genera mostre
rete museale campana: vedi
il museo di Capua o i musei
provinciali. Strutture che a
volte non possono pagarsi
neanche la bolletta della
luce. Mentre il celebrato
Kounellis che nel 2005 ha
esposto al Madre una stalla
con 15 cavalli, ovviamente
non gratis, si è permesso di
dichiarare: «I cavalli che
fanno cacca nel cortile del
Madre esprimono la vivacità
della vita e dell’arte».
Lei guiderà una
delegazione dei piccoli
musei dal governatore
Caldoro: cosa chiederà?
Finanziamenti: quanto ho
chiesto per 3 anni, senza
essere ricevuto, alla giunta
Bassolino che concedeva
udienza solo agli «eletti». Il
governo Caldoro, invece, ha
capito che privilegiare le
grandi firme contemporanee
e snobbare i fermenti del
territorio, ha ridotto musei
come il Madre ad una
vetrina omologata del gusto
globale.
MADRE E PAN, COMPAGNI SPRECONI
Alcune spese del Museo d’arte contemporanea Donnaregina (Madre), sostenute dalla Regione Campania, dal 2005 al 2009
1) Acquisto nel 2005 del Palazzo Donnaregina per destinarlo al Madre: 38 milioni di euro
2) Finanziamento del 13 ottobre 2005: 1.337.000 euro
3) Mostra di Jannis Kounellis (sovvenzione del 28 luglio 2006): 1.500.000 euro
4) Finanziamento del 28 luglio 2006: 1.460.000 euro
5) Finanziamento del 21 dicembre 2007: 1.009.000 euro
6) Finanziamento del 16 maggio 2008: 3.700.000 euro
7) Evento «Una politica dell’arte per i giovani» (sovvenzione del 9 maggio 2009): 1.500.000 euro
8) Finanziamento del «Progetto di valorizzazione del Madre» dell’8 0ttobre 2009: 1.200.000 euro
9) Installazione delle «Mongolfiere» in piazza Plebiscito del Natale 2009: 500.000 euro
10) Acquisto, su perizia di Achille Bonito Oliva, di opere di Kounellis, Le Witt e Horn: 2.100.000 euro
I costi delle principali mostre organizzate dal Museo Pan dal 2005 al 2009
1) «The giving person» : 800mila euro
2) «Napoli Presente»: 640mila euro
3) «Giardino, luoghi della piccola realtà»: 190mila euro
4) «The Children of Uranium»: 400mila euro
5) «Ciclo sull’Architettura»: 200mila euro
6) «Linguaggi del Contemporaneo»: 100mila euro
7) «Dedica»: 220mila euro
8) «Eroi come noi»: 245mila euro
9) «Dangerous Beauty»: 300mila euro
10) «12 x 12»: 30mila euro
11) «Tracce nel futuro»: 240mila euro
12) «My Space. Cosa vuol dire pubblico?»: 180mila euro
13) «Senza Titolo»: 600mila euro
14) «Performing the City»: 60mila euro
15) «PANoramica dei linguaggi»: 30mila euro
11
IL
RECUPERO
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
CHIAIA IL RITORNO DEI GRADONI
G
di Alvaro Mirabelli
Gradoni di Chiaia. Nel giro di
4 mesi la cartolina
ottocentesca tornerà a vivere.
Riappariranno, insomma, gli
antichi gradini quale
elemento di maggior
suggestione del complesso
restyling previsto per la
caratteristica promenade
obliqua che parte da via
Chiaia e raggiunge corso
Vittorio Emanuele. La
riqualificazione si limita per
ora al tratto tra via Chiaia e
via Nardones. I gradini, circa
una ventina, saranno in
realtà meno alti degli
originari: impossibile, infatti,
rifarli come in antico perché
gli accessi dei fabbricati nel
tempo si sono modificati, ma
l’effetto a gradonata sarà
garantito. La
ripavimentazione sarà in
pietra lavica. Ai lati della
strada saranno collocate due
file di fioriere tra cui
potranno passare le auto dei
residenti per raggiungere
l’interno dei palazzi ma, a
metà salita, il design cambia.
Inizia infatti una zona
totalmente pedonalizzata:
non solo fioriere ai lati, ma
anche un filare di piante al
progettista e direttore dei
lavori. Nei 4 mesi a
disposizione, però, Iovanna
eseguirà in contemporanea
anche i ritocchi di
completamento alla
riqualificazione di piazzetta
S. Caterina da Siena
(collocazione di panchine e
di una palma monumentale e
attivazione dell’illuminazione
e della fontana), vicoletto
Mondragone (dissuasori a
colonnina disposti sui lati per
eliminare sosta selvaggia),
Gradoni della Pietà dei
Turchini (restauro della
E
M
O
C
con corrimano
ERANO algradinata
centro, riqualificazione
del sagrato della chiesa con
demolizione del vecchio
casotto, risistemazione della
pavimentazione, collocazione
di fioriere e panchine:
insomma uno spazio
protetto), piazzetta Cariati
(delimitazione della piazzetta
con corrimano in acciaio,
panchine e una nuova
palma), infine il tratto
gimkana, affiancata al suo
attiguo di corso Vittorio
esterno da dissuasori in pietra
lavica con catena. Emanuele (i due marciapiedi
saranno delimitati da
L’intera operazione, 180mila
ringhiere in acciaio per
euro di spesa, è firmata
orientare
dall’architetto Franco
il flusso pedonale).
Iovanna nella doppia veste di
E a monte rinasce il sagrato
della Pietà de’ Turchini
centro e persino panchine.
E qui nessuna speranza per
gli invasori a due ruote:
all’incrocio con via Nardones,
infatti ci sarà una vera e
propria barriera di ringhiere
metalliche disposte a
12
QUART
IERISSIME
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Vernetti:
Sud aiuta Sud
Appello per Piazza dei Martiri,
via il telone dall’ex Bar Cristallo
Si scrive «Consorzio Consuma Sud», si legge «svolta epocale per l’economia del Sud»: ovvero grammatica e sintassi
della rimonta del Meridione, riformulate alla luce dell’iniziativa privata. Una creatura partorita dall’estro imprenditoriale di Massimo Vernetti (nella foto), presidente di
Napoletana Parcheggi Spa. «5 anni di gestazione e ora si
scende in campo»: annuncia il tycoon di Posillipo. Nell’era
del federalismo fiscale, infatti, Vernetti ha riunito dietro le insegne del neonato consorzio un pool di cervelli doc - «un
gruppo di lavoro», puntualizza lui -, incaricato di individuare e promuovere «tutte le imprese che lasciano i loro utili
al Mezzogiorno, rispettando legalità e corretta retribuzione
del personale». In soldoni: una onlus strategica al servizio
di quelle aziende che nel Sud producono, vendono, e pagano contributi ed imposte. Vernetti spiega: «Tra gli obiettivi c’è una inedita superanagrafe dei consumi meridionali
che ci dirà lo scarto tra ciò che produciamo e ciò che consumiamo. Se, ad esempio, in un comparto economico consumiamo 100 e produciamo 10, il 90 che resta siamo
costretti ad acquistarlo al Nord: ebbene, questa dipendenza
dai poteri forti dell’economia nordista deve finire. Quel 90
se lo produca il Sud che di contributi a pioggia non ne può
più: anzi, con la nuova anagrafe, saremo noi ad indicare
ai sistemi produttivi e politici i settori da incentivare». Da
clienti spremuti ad artefici del proprio futuro: un gran salto
di qualità. Che però farà i conti con la zavorra antica della
metafisica meridionalista e della malapratica assistenzialista. Ma il patron non ha dubbi: «Alle imprese che si riconosceranno nella parola d’ordine “Produci quello che
consumi” il “Consorzio Consuma Sud” fornirà strategie di sviluppo e un autorevole
marchio di provenienza certificata». «Una
forza tutta da costruire sull’orgoglio e sulla
cultura di appartenenza: e senza patronati politici», insiste il manager, che
chiama a raccolta industriali, camere di
commercio, artigiani, Ascom, associazioni
professionali, istituti di statistica e banche
del Sud. Partenariati tutti da edificare dietro lo slogan «Sud aiuta Sud»: «Già, perché - si infiamma Vernetti - a chi acquista
al sud e dal sud dovranno spettare sacrosante agevolazioni bancarie e finanziarie». Nel Consorzio Amedeo Manzo,
presidente della Banca di Credito Operativo, Carlo Lauro, docente di Statistica,
Ugo Righi, esperto di strategie della comunicazione, il commercialista Enzo Romano, il notaio Dino Falcone, Elena
Aceto di Capriglia, presidente della Casa del Consumatore,
Alfonso Ruffo, editore del Denaro, l’ex City Manager Luigi
Massa e Maria Rosaria Di Mauro con compiti di coordinamento e segreteria.
Chiaia Magazine se ne
è occupato già diverse
volte, come quando nel
numero di marzo 2008
ha dato voce ai lettori
che sono insorti scrivendo fiumi di lettere
contro quello che hanno
definito “il mostro” di
piazza dei Martiri,
anche noto come “catafalco”, insomma, il telone che ricopre l’ex
Gran Caffè Cristallo.
Lettere che hanno ricostruito la storia dello
scempio, lungo ben oltre dieci anni, le norme violate, i
reiterati illeciti, la cecità della Soprintendenza e la mancata tutela di una delle piazze più belle d’Italia, l’unica
con pianta triangolare in tutta la nazione. A quello di residenti e cittadini si aggiunge anche lo sdegno dei rappresentanti della Municipalità1. Il presidente Fabio Chiosi
e il suo vice Maurizio Tesorone, infatti, hanno fatto sentire
la propria voce con interventi congiunti presso il Comune
di Napoli e la Soprintendenza. “Pretendiamo - si legge in
una nota - che sia rimosso l’orribile telone verde e venga
sistemata una copertura decorosa e priva di impatto ambientale.
Saranno poi i privati, d’accordo con la Soprintendenza,
in ossequio a tutte le sentenze dei tribunali amministrativi, a stabilire l’utilizzo futuro di quegli spazi. Ma al momento è necessario eliminare lo scempio”. A monte,
interessi privati, beghe condominiali e cavilli legali che di
volta in volta rimandano la soluzione del problema. “Abbiamo appreso, nel corso degli ultimi anni - proseguono
Chiosi e Tesorone - di giudizi pendenti dinanzi al Consi-
glio di Stato, di ricorsi, di contrapposizioni tra i proprietari del locale e condomini di Cappella Vecchia, di divieti
della Soprintendenza, di prescrizioni poco chiare. Insomma, un vero ginepraio tra interessi contrapposti che,
però, vede una sola vittima, e cioè la piazza, il suo decoro
e la sua vivibilità”.
13
QUART
IERISSIME
Fiamme in via Cavallerizza,
la rabbia dei commercianti
Un’auto parcheggiata davanti la vetrina di un noto store di
via Cavallerizza, un cumulo di sacchetti di immondizia, un
corto circuito all’interno dell’auto o una sigaretta non
spenta, questi i possibili elementi che avrebbero favorito
l’incendio propagatosi nella notte tra il 21 e il 22 settembre
scorso. Come sempre a pagarne le conseguenze sono stati
i cittadini onesti che ogni giorno mandano avanti con fatica la propria attività. In questo caso la brutta sorpresa è
capitata ai fratelli Massimo e Daniela Anastasio, titolari di
Okkey Kappa-o, che hanno visto andare in fiamme il loro
negozio. Il fuoco ha divorato tutta la parte esterna dello
store con le due grandi vetrine ridotte in frantumi e l’intero
impianto elettrico danneggiato: le fiamme hanno interessato anche il primo piano del civico 63 di via Cavallerizza
mentre il fumo è giunto fino ai piani alti. Una situazione di
pericolo che, stranamente, non è stata avvertita dai residenti del palazzo interessato, nonostante il forte calore sprigionato dalle fiamme, il fumo nero e l’intenso odore di
bruciato. “Siamo stati avvertiti nella notte da un amico che
abita in via Bisignano - racconta Daniela Anastasio, visibilmente scossa dall’accaduto - ma quando io e mio fratello
siamo arrivati, ormai il danno era già stato fatto”. I Vigili
del Fuoco avvertiti dell’accaduto, sono giunti sul luogo dell’incendio e hanno spento le fiamme, ma sia l’auto che il negozio erano irrimediabilmente danneggiati. “Sono anni insiste la proprietaria di Okkey Kappa-o, allegro punto di
riferimento per gli amanti dello shopping a Chiaia - che
chiediamo una maggiore attenzione da parte delle forze
dell’ordine ma soprattutto delle istituzioni affinché questa
zona non si trasformi ogni notte in un parcheggio per i fruitori dei bar della zona, che sostano ovunque, ostruendo le
entrate dei palazzi e quelle dei negozi”. Una situazione
difficile quella della zona, eternamente sospesa tra l’aspirazione di “salotto buono” e vetrina della città e la realtà
di essere troppo spesso solo un “salotto” per persone senza
scrupoli che parcheggiano ovunque, buttano l’immondizia
in strada ad ogni ora della notte e del giorno e non si curano affatto degli arredi che puntualmente vengono distrutti.
Donatella Raggio
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Quei cuccioli
spariti a Chiaia
Riceviamo e
pubblichiamo
la lettera
del signor Carlo
Gentile
in merito alle violenze
subite dai cuccioli
di una colonia felina
stabilitasi
da tempo nella scuola
dell’infanzia
“C. Poerio”
di via Bisignano,
ad angolo
con via Carlo Poerio.
Gentile redazione,
vorrei segnalare degli abusi insopportabili che si consumano in un edifico scolastico, posto nel salotto di Napoli, e che dovrebbe, quale struttura educativa, dare il
buon esempio sul corretto comportamento da tenere nei
confronti degli animali. La scuola dell’infanzia “C. Poerio”, 1° Circolo Comunale, sita in via Bisignano a Chiaia,
da tempo è teatro di ripetute violenze contro i cuccioli
che nascono all’interno di una colonia felina che ha stabilito il suo legittimo habitat all’interno del cortile della
scuola. Chi vi scrive è il responsabile della colonia, regolarmente registrata presso l’ASL veterinaria e censita
dal comando dei vigili urbani. In questa scuola da tempo
spariscono intere cucciolate. Due settimane fa, alcuni abitanti della zona hanno ritrovato, in una busta chiusa all’interno di un cassonetto, quattro cuccioli di circa un
mese appartenenti alla colonia. I cuccioli sono stati salvati e portati dal veterinario che, dopo averne accertato
lo stato di buona salute, ci ha consigliato di rimetterli all’interno della colonia per consentire alla mamma di allattarli.
Purtroppo, dopo qualche giorno i cuccioli sono nuovamente e misteriosamente spariti, ma questa volta non
siamo riusciti a ritrovarli. È stato straziante assistere alla
disperazione della mamma che per giorni si è rifiutata di
mangiare e che provava a richiamare i cuccioli miagolando. Mi sono rivolto ad associazioni per la tutela degli
animali, ho scritto alla sezione dei carabinieri di Chiaia,
al sindaco di Napoli, alla ASL veterinaria ed al dirigente
scolastico della scuola per avere giustizia e per ricordare
a tutti che esistono leggi dello stato, leggi regionali ed
articoli del codice penale che vietano qualsiasi azione
violenta su animali ed in particolar modo tutelano le colonie feline che liberamente stabiliscono il loro habitat in
un suolo pubblico o privato. Purtroppo a questa mia disponibilità non è stata ancora data risposta. Vi chiedo di
dare voce a questa mia protesta, che è la protesta di altri
volontari che collaborano ad accudire questa bellissima
colonia felina, e per rimarcare che un istituto didattico
dell’infanzia dovrebbe rappresentare un esempio civico
per la comunità.
Cordiali saluti,
Carlo Gentile
14
QUART
IERISSIME
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Piazza Salvatore Di Giacomo,
in primavera il recupero
Il morso della Taranta
di Paolo D’Angelo
DALLA CINA
CON LIVORE
O
ggi parlo del posto dove ora mi trovo: la Cina, anzi
Shanghai, 16 milioni di abitanti, perla dell'economia
cinese. È noto il boom economico cinese che ha stracciato l'Occidente, complici le supercrisi di USA e Giappone.
Cose risapute, ma a vederle da vicino le si capisce anche meglio. Vivo a Napoli e scrivo su Chiaia Magazine da sempre:
chi ci legge sa bene quante ne abbiamo dette sulla sciagurata
amministrazione della città, la peggiore che io mi ricordi. Ma
vivendo questo periodo in Cina, tutte le critiche sulla nostra
pessima classe dirigente assumono un valore diverso: come
guardare le cose dall'alto verso il basso, verso il baratro. Non
è pessimismo: il fatto è che ho trovato una Cina che cresce
non per demerito dell'Occidente, ma perché ha progettato il
futuro. La classe dirigente si è concentrata nella ricerca tecnologica, realizzando città perfette che producono persone
migliori che a loro volta producono un economia solidale di
eccellenza. E’ questo il punto: progettare il futuro e le città,
muoversi di continuo pensando alle nuove generazioni. Un
esempio? Il museo più visitato illustra i progetti urbanistici per
Shanghai nei prossimi 50 anni. In questo soggiorno, prima a
Shanghai e poi a Pechino, mi sono sentito a disagio: io, cittadino di una Napoli terzomondista che insegnò al mondo
arte, musica, industria, artigianato, e che ora agonizza nell'immobilismo di chi vorrebbe vivere di rendita il proprio futuro e che rimane indietro. E ora è umiliante parlare di
Napoli, con quel suo mezzo centro direzionale, con quelle
sue cose a metà in tutto. Questo articolo l'ho scritto con un
iPhone dal letto di un albergo di Shanghai: il mondo oggi è
questo. Parola della Taranta.
Degrado addio: restyling in vista per marciapiedi, aiuole e fontana di piazza Salvatore Di Giacomo. Firma l’operazione la
Municipalità1 grazie all’impegno di Maurizio Tesorone, assessore a Verde, Parchi e
Giardini del governo di quartiere, e di Francesca De Sanctis, presidente della Comm.
Ambiente della stessa Municipalità: la direzione dei lavori è affidata all’ingegner Aldo
Zaccà, responsabile del Sevizio Manutenzione Urbana di Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando. Costo dell’intervento: 80mila euro,
stanziati dal parlamentino locale. Si comincia a marzo, si conclude a luglio. A disposizione anche un secondo finanziamento di 180mila
euro del ministero dell’Economia che consentirà l’elaborazione di un progetto di complessiva riqualificazione
delle superfici stradali, affidato al Servizio Arredo Urbano del Comune e alla Municipalità1. Resta in sospeso
un vecchio progetto, malvisto dal Comitato di zona, di insediare due bagni pubblici: «Comunicazioni formali dell’iniziativa - puntualizza Alberto Boccalatte, assessore
alla Manutenzione di Chiaia - non sono mai giunte in
Municipalità».
Galleria Umberto,
lo scudetto del “rappezzo”
«Se provassimo a blasonare cioè a descrivere lo stemma civico utilizzando il linguaggio convenzionale
dell'araldica, il risultato sarebbe: "Troncato
d'oro e di rosso" che, tradotto in linguaggio
corrente, indica uno scudo (in questo caso di
tipo sannitico) diviso in due parti orizzontali
di uguale altezza, quella superiore colorata
d'oro e l'altra di rosso». Così sul sito del Comune di Napoli si descrive il simbolo della
città, esaltandone il valore storico e illustrando
le variazioni che ha subito nel tempo, come la
“P” del popolo aggiunta dopo la rivolta di Masaniello o il fascio littorio che fu posto “in
capo” allo scudo nel 1933. Chissà il linguaggio convenzionale dell’araldica come descriverebbe gli scudi sannitici, originariamente realizzati con la
tecnica del mosaico, che adornano le pavimentazioni della
Galleria Umberto I di Napoli. Danneggiati da atti vandalici,
usura e dal lungo permanere delle impalcature per i lavori
di restauro delle vetrate, gli scudi sono stati sommariamente
colmati di calce e ridipinti grossolanamente, eliminando di
fatto il mosaico. Stupisce il silenzio, o meglio, la cecità della
Sovrintendenza che, sempre in Galleria Umberto, ha dimostrato di non essere disposta a contravvenire ai propri
criteri, nemmeno quando si trattava di sicurezza, tanto da
osteggiare aspramente la proposta di chiudere la struttura
di notte con delle cancellate o porte in vetro (come nella Galleria Alberto Sordi in pieno centro a Roma), al punto che si
è dovuti ricorrere alla sorveglianza 24 ore su 24 per contrastare il degrado imperante. La Sovrintendenza liquidò la
proposta come “una mera alterazione architettonica”, chissà
cosa penserà degli scudi sannitici “troncati d’oro e di rosso”
colmati di calce e ridipinti alla meno peggio. (rg)
15
RIFLE
SSIONI
di Mimmo Della Corte
REGIONE, RISCHIO
OVERDOSE DI FINANZIAMENTI
“Siamo molto preoccupati sia dei numerosi progetti 2000/2006
non coerenti con lo sviluppo e, quindi, da decertificare e
riprogrammare in tempi strettissimi, che per la notevole
quantità, oltre i 1.300 milioni di euro all’anno, di spese da
certificare a partire dal 31 dicembre 2011, indispensabile ad
evitare il rischio di disimpegno dei fondi”. È questa la
conclusione cui è giunto il comitato di sorveglianza al termine
della verifica del rapporto finale di esecuzione del Por
2000/2006 e del Rapporto Annuale di Esecuzione 2009, del Por
Fesr 2007/2013. Il Comitato, insomma, ha rilevato le stesse
criticità precedentemente sottolineate dal Tavolo di Partenariato
regionale. L’eredità di Bassolino è talmente pesante - ha
sottolineato Luciano Schifone, presidente del tavolo del
partenariato - da farci rischiare, da qui al 2011, una vera e
propria overdose di finanziamenti”. E in verità, ha ragione di
essere preoccupato. Infatti, tra “rinveniente” - ovvero risorse che
potrebbero liberarsi per spese da decertificare e riprogrammare
del sessennio passato - e i progetti a cavallo tra quest’ultimo e
quello in corso, cominciati e non ancora ultimati, e quelli ancora
non partiti e per i quali c’è da valutare se vanno rimodulati, c’è
oltre 1 miliardo di euro a rischio già oggi. Di più, se al miliardo e
300 milioni da spendere entro il 2011, aggiungiamo i fondi Fas,
il tesoretto a disposizione per l’anno prossimo arriva circa a 2
di Luigi D’Urso
IL COMMERCIO NELLE AREE PUBBLICHE:
LA QUESTIONE MERCATINI
In tutte le città italiane il commercio su aree pubbliche viene
ormai svolto quotidianamente anche nelle strade di quartieri
molto popolati. Accantonando l’aspetto meramente giuridico del
fenomeno, resta da affrontare il tema della sicurezza. Un
problema molto frequente nelle aree metropolitane, infatti,
riguarda le occupazioni di suolo pubblico collegate al fenomeno
del commercio cosiddetto “ambulante”. Il folklore di un mercatino
storico esercita un grande fascino e col tempo diviene una vera e
propria “istituzione cittadina” che fa persino da richiamo a turisti
e visitatori. A prescindere dall’ammortizzatore sociale che un
luogo del genere incarna e altri vantaggi che esso determina sul
piano economico, bisogna evidenziare anche gli aspetti negativi a
danno della vivibilità dei residenti. La normativa al riguardo ha
previsto obblighi per gli enti territoriali che autorizzano tale
attività, come la costruzione e destinazione di aree appositamente
attrezzate, nell’interesse dei venditori e delle popolazioni dei
quartieri che, in alcuni giorni della settimana, si vedono invasi e
privati in buona parte dei propri spazi. Tutto ciò nella nostra
realtà cittadina non è avvenuto perché, eccetto sporadici casi, le
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
“Il governatore
Caldoro sottolinea
l’esigenza di un
patto per il Sud
fra le regioni
meridionali per la
gestione dei grandi
progetti
interregionali”
miliardi di euro che sommati al
miliardo residuale 2006 portano ad
oltre 3 miliardi da spendere entro
dicembre dell’anno prossimo. Una
somma da brivido. Un impegno,
però, che il Tavolo del Partenariato
regionale intende affrontare nella
maniera più determinata e concreta
possibile. Tant’è che sta mettendo a
punto un documento unitario per
definire il quadro di
riprogrammazione del miliardo e
300 milioni di euro di “rinveniente”,
ma anche nel contesto della
riprogrammazione 2007/2013. Solo così potrà essere possibile
da un lato evitarne il disimpegno da parte dell’Ue e, dall’altro,
limitare al massimo il rischio di centralizzazione di tali risorse
nelle mani della cabina di regia nazionale. Una considerazione:
si può essere d’accordo con il governatore Caldoro quando
sottolinea l’esigenza di un “patto per il Sud” fra le regioni
meridionali per la gestione dei grandi progetti interregionali, ma
è opportuno che, per quanto attiene quelli territoriali regionali,
la centralità debba restare nelle mani delle singole regioni che
più di ogni altro conoscono esigenze e necessità del proprio
territorio. Purché, naturalmente, dimostrino di avere chiarezza
di idee, capacità e tempestività nel trasformare le parole in fatti.
Esattamente il contrario di quanto ha fatto Bassolino nelle
ultime due legislature regionali.
aree attrezzate sono in buona
sostanza solo enunciate dal dettato
legislativo ma non ancora realizzate
nei vari mercatini rionali. Se si
considera che la disciplina giuridica
risale al lontano 1998, la dilazione è
davvero notevole. Il fenomeno sociale
e commerciale è e resta sicuramente
predominante, ma, in base ai canoni
di una pacifica convivenza e nel
rispetto della “sicurezza urbana”,
sarebbe il caso di dare corso ad una
definitiva sistemazione di tutte queste
aree, considerando che un
concentramento di persone in ambiti
limitati finisce purtroppo con
l’attirare anche la presenza di
borseggiatori e abusivi. Per dare definitiva sistemazione a tutto il
territorio cittadino, andrebbero velocizzati i tempi ed avviate le
soluzioni del caso. Non basta limitarsi a semplici monitoraggi del
territorio al solo fine di individuare aree decentrate, che il più delle
volte non conciliano i vari interessi delle parti in causa, ma
bisogna affrontare concretamente almeno quelle problematiche
urgenti connesse all’attività in questione.
“Un problema
molto frequente
nelle aree
metropolitane
riguarda le
occupazioni di suolo
pubblico collegate
al fenomeno
del commercio
cosiddetto
ambulante”
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Questo mese abbiamo aperto per voi
La Porta d’ingresso
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Convivere
con l’Alzheimer:
“La Bimbamamma”
BCC,
classe dirigente
cercasi
anno 2 n.9/10
settembre/ottobre 2010
Periodico edito da Associazione Napoli
Via Carlo Poerio, 89/A
80121 Napoli
STAMPA
Tuccillo Arti grafiche srl
Contrada Regina Trav. via Donadio
80024 Cardito (NA)
Sito web: www.il10.it
Iscrizione al Tribunale di Napoli
N° 7 del 03/02/2009
Nicola Sellitti
Iscrizione ROC 16538
In copertina 1O sembra la
testata del magazine ma non lo
è: 1O diventa così una parte
integrante della PASS1ONE.
Forse quella più evidente.
Semplicemente la CHIAVE
d’eccellenza che conduce alle
1O PORTE DEL PIACERE
selezionate di volta in volta, che
il lettore dovrà aprire con
curiosità (fra quelle che ogni
mese la redazione selezionerà)
magari anche solo “sbirciando”
dal buco della serratura. Ogni
PORTA rappresenta un
pretesto per consentire al lettore
di spaziare dove non è mai
stato. O, meglio, dove in fondo
vorrebbe essere. Una CHIAVE
D’ACCESSO per tutto ciò che
è aspettativa, pulsione e
desiderio, fonte inesauribile di
idee, viaggi in luoghi del buon
vivere e non, incontri con
personaggi must, curiosità,
divertissement ma anche una
miriade di aspetti della realtà
che gioco non sono.
II
“Quando si parla di classe dirigente è evidente
che innanzitutto bisogna averla, bisogna
trattenerla, bisogna formarla, questo sia nel
campo dell’impresa che in quello istituzionale e
di tutti i settori nei quali i giovani devono inserirsi
e sostituire coloro che hanno già dato tanto”. Lo
ha affermato Amedeo Manzo, presidente della
Banca di Credito Cooperativo di Napoli (da destra
nella foto con il vice presidente di BCC Napoli,
Ferdinando Flagiello), nel suo intervento alla
manifestazione nazionale “Classe dirigente, bene
comune, sviluppo - Ripartire dai valori per un
nuovo Mezzogiorno”, svoltasi lo scorso 28
settembre al Teatro Mediterraneo, che ha visto
intervenire anche il cardinale Crescenzo Sepe e il
segretario generale Cisl Raffaele Bonanni. “È
necessario che il privato - ha aggiunto Manzo lavori, in una sinergia propositiva con il pubblico,
per lo sviluppo del territorio attraverso iniziative
che agevolino la strada alle nuove generazioni”.
Nel corso del suo intervento, Amedeo Manzo, si è
soffermato sull’esempio positivo della Banca di
Credito Cooperativo di Napoli, che in un anno ha
operato uno sviluppo armonico su tutto il
territorio con operazioni di affidamento, di
sostegno, di inclusione e di solidarietà.
L’importanza dei valori al fine di una rinascita del
Mezzogiorno è alla base del sistema di Credito
Cooperativo, presente nel Sud Italia con 107
banche e 600 sportelli. A Napoli la BCC ha
contato sull’appoggio di 1500 soci nella fase
costitutiva, diventati 3000 in un solo anno, e
copre il territorio cittadino e i comuni limitrofi per
un totale di quattro milioni di abitanti. “Etica e
impresa - ha proseguito Manzo - non sono due
mondi diversi ma devono essere facce della
stessa medaglia. La carta dei valori del Credito
Cooperativo parla chiaro e sancisce la centralità
dell’uomo rispetto al capitale. È fondamentale,
soprattutto oggi, raccogliere la lezione che la crisi
internazionale ci ha portato, cioè quella di fare
finanza per lo sviluppo e non finanza per la
finanza”.
Ferdinando Polverino
ART
Ferdinando Polverino De Laureto
Laura Cocozza
Lo scorso 28 settembre l’Associazione Napoli ha
ospitato nella Sala della Loggia del Maschio
Angioino la presentazione del libro “La
bimbamamma - Cosa vuol dire convivere con
l’Alzheimer. Il diario di una figlia” (Iuppiter
Edizioni). Sono intervenuti l’autrice del volume,
la sociologa milanese Nucci A. Rota, Marco
Mansueto, presidente dell’Associazione Napoli,
Gabriele Peperoni, geriatra e presidente
dell’Ordine dei Medici di Napoli, Vincenzo
Canonico, presidente dell’Associazione Italiana
Psicogeriatria sezione Campania, Clelia Volpe,
presidente dell’Associazione Geriatri
Extraospedalieri della Campania, la giornalista
Laura Cocozza, e la saggista Aurora Cacopardo. Il
dibattito ha toccato i temi delicati trattati nel
libro che affronta l’aspetto umano di un male
che per molti è ancora un tabù. “Si tratta di un
lavoro frutto dell’esperienza personale vissuta
con mia mamma - ha spiegato l’autrice - ho
davvero capito quanto sia dolorosa questa
malattia e quanto siano necessari l’amore verso
il proprio caro e una qualificata assistenza”. Per
il presidente Peperoni “il libro tratta in modo
semplice una patologia molto complessa.
Colpisce soprattutto il contrasto tra l’amore che i
familiari nutrono verso l’ammalato e
l’ineluttabilità del male, così come la figura del
nonno, che da risorsa della famiglia spesso
diventa un vincolo”. In merito alla tematica
dell’assistenza ai malati di Alzheimer è stata
lanciata una proposta: un corso formativo per
badanti, ancora poco preparate nel fronteggiare
le molteplici problematiche della patologia. “La
bimbamamma” (vedi recensione a pagina 25 di
Chiaia Magazine) è uno dei pochi libri non
scientifici che riguardano il morbo di Alzheimer,
una pubblicazione importante, in quanto nel
corso della giornata mondiale dell’Alzheimer,
celebrata il 21 settembre, gli scenziati hanno
sottolineato le drammatiche cifre della malattia.
Si calcola, infatti, che nel mondo ne siano affette
35,6 milioni di persone.
COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI
Raffaele Bellucci
Giuseppe Savona
Gabriella Napoli
Alessandra Dell’Aquila
DIRETTORE RESPONSABILE
Alessandra Fabbroni
In questo numero hanno scritto
DIRETTORE EDITORIALE
Marco Mansueto
IV/“Non saro’ un re travicello”
VII/La “Passione” di Turturro riaccende il Trianon
IN BASSO DA SINISTRA
Caprara alla presentazione del romanzo "Il broncio"
di Vanina Iodice (seduta alla sua sinistra)
Caprara con Lino Banfi e la sorella Fulvia,
redattrice de "La Stampa" al Premio Bacco a Berlino
Caprara con il regista napoletano Vincenzo Terracciano
("Tris di donne & abiti nuziali") e dietro la moglie Marosella
NELL’ALTRA PAGINA AL CENTRO
Al San Paolo subito prima dell'inizio di un Napoli-Roma 0-3
“Non saro’
un re travicello”
Valerio Caprara
alla guida di Film
Commission
Campania.
Progetti, gusti e
giudizi del critico
cinematografico
che non
rinuncerebbe mai
a Wilder,
Hitchcock
e... Totti
IV
I
Il cinema e la
Roma: due passioni
che dire sfegatate è poco.
Una nata a Portici quando,
bambino, accompagnava la
madre anche due volte al giorno
a vedere i film, e l’altra impressa
come un marchio indelebile dalla
città che gli ha dato i natali. Della
prima ha fatto il suo mestiere, della
seconda la sua lucida follia. Già,
perché, per sua stessa ammissione,
Valerio Caprara, classe ’46,
giornalista, critico cinematografico,
professore universitario di Storia e
critica del cinema, recentemente
nominato presidente della Film
Commission Campania, «ogni volta
che sta per scendere in campo la
“Magica”», si scopre «alterato
come un personaggio di
Apocalypse Now». Con molta
autoironia lo ha scritto lui stesso in
un imperdibile articolo uscito sul
Corriere della Sera (ediz. Firenze)
il giorno prima del match
Fiorentina-Roma: davanti alla fede
calcistica, il placido e distinto
critico dalla compassata e
pungente ironia, si trasforma in
una bellicosa versione giallorossa
del colonnello Kilgore che sussurra
tra sé e sé: «adoro l’odore della
Roma al mattino….».
Che la devozione romanista sia un
conferito la
carica, ma sono
innanzitutto uno scrittore,
un critico e un professore e
porterò avanti le mie idee e i
miei giudizi. Sono disposto a
mettermi al servizio della
comunità ma non sarò un re
Travicello. Credo infatti che la Film
Commission sia un organismo
essenziale per lo sviluppo perché
serve a far lavorare il grande
corpo del cinema. A me piace
pensare al cinema come ad un
corpo umano dove tutti gli organi
devono funzionare bene, altrimenti
l’organismo intero ne soffre. È
un’arte di èquipe, ma è anche
un’industria che ha un indotto
importante e in una regione come
la Campania, con un oggettivo
handicap societario, la capacità di
ricaduta sul territorio diventa
ancora più significativa. Bisogna
uscire dalla logica dei piccoli clan
dei soliti noti che condiziona lo
sviluppo e privilegiare le nuove
soprattutto col
cinema italiano.
Dicono che sono un
“americanista” ma non si
tratta di tifo, di viscere o di
fegato, semplicemente di
specializzazione: ne ho scritto di
più. Credo invece di avere uno
sguardo abbastanza oggettivo e
personale sul cinema italiano, non
in linea con la vulgata della critica:
quando non è all’altezza della sua
storia, lo dico. La mia più grande
paura è che il cinema sia stata
l’arte del ‘900 e che i grandi film
siano già stati fatti. Ora ci sono
ripetizioni, rifacimenti e nostalgici
piagnistei che servono a poco. Però
non credo che manchino i registi
coraggiosi, piuttosto mancano
produttori coraggiosi che vogliano
sperimentare nuove tecnologie,
nuove storie, per riprodurre con le
armi del cinema lo spirito del
tempo. Non mi sognerei mai di
fare scenate contro i cinepanettoni
e i film di massa perché, se
fisiologicamente coordinati,
possono servire, ma non ci deve
essere solo quel tipo di cinema né il
cinema per pochi, spesso
masturbatorio, che mi amareggia
lo stesso. Occorre sperimentare
nuove forme di narratività, come
sta facendo ad esempio il cinema
maestranze giovanili che vanno
incoraggiate soprattutto nell’utilizzo
delle nuove tecnologie. Penso alla
banda larga e al digitale, ad
esempio, ma anche all’utilizzo dei
new media per contribuire a
diffondere di più e meglio il
prodotto realizzato in Campania.
americano, che pure è in crisi, con
i sequel come Lost, i Soprano...non
saranno film da sala ma
sicuramente sono meglio di tanti
blockbuster. C’è un tipo di ricerca
nuova sull’evoluzione dei
personaggi che potrà fare da
apripista se non per i contenuti,
almeno in senso artistico.
di Laura Cocozza
valore non negoziabile lo fa capire
mettendo subito le mani avanti
quando gli chiediamo della sua
nomina a presidente della Film
Commission Campania, la società
che si occupa di produzioni
cinematografiche che valorizzano
le bellezze e la storia della
Campania: «Amo Napoli, che è la
mia città di adozione, e come
presidente sarò un supporter dei
film napoletani. Ma sia ben chiaro
che il mio tifo non potrà mai
estendersi alla squadra di calcio».
Fede calcistica a parte, ha già in
mente una sua linea
programmatica?
Inutile negare che la mia è
stata una nomina politica e
che sono in sintonia
con chi mi ha
In un recente intervento sul
Mattino, Mario Monicelli,
parlando del cinema italiano, ha
sottolineato che i registi oggi non
osano abbastanza, forse anche
per colpa dei critici troppo
“buonisti”. È d’accordo?
Per quanto riguarda l’accusa ai
critici, io sono fuori dalla
mischia, visto che sono
considerato, in maniera
superficiale, un
“cattivo”,
V
Insomma occorre rivoluzionare gli
schemi...ma l’emozione del
grande schermo non si perderà?
Ogni epoca ha le sue emozioni. E
non credo che si perderanno, ma
che avranno una chimica diversa.
La formula ideale del cinema,
cioè il mix tra voyeurismo e
suono, si è un po’ usurato. Ed
è necessaria una
rivoluzione.
I film
“sovvenzionati” dai
fondi statali possono
essere rivoluzionari?
C’è chi sostiene che la
sovvenzione è necessaria per
impedire al cinema di soccombere
in un mercato darwiniano che lo
sottoporrebbe a dover aderire solo
ai gusti di massa e chi, invece, dice
che un’arte assistita rischia di essere
referenziale e portatrice delle
ideologie del potente di turno. A mio
parere lo stato può farsi impresario
del cinema ma non deve mai
emanare una poetica: gli spettatori si
devono conquistare con le proprie
armi. Mi dichiaro ostile alle forme di
assistenzialismo statale, mentre sono
favorevole al tax shelter, ovvero
all’introduzione delle agevolazioni
fiscali per gli investitori privati, agli
aiuti per le produzioni giovanili, per
la distribuzione nelle sale, in alcuni
casi anche alle produzioni, ma
stando attenti a non trasformarsi in
depositari di poetiche. Lo stato non
deve avere preferenze di genere o di
contenuti ma favorire il
mantenimento del binomio arteindustria omogeneo ed equilibrato.
cronaca, è lo
stesso: senza quelle
qualità il cinema non mi
interessa per niente. Come
quando interviene sulle grandi
questioni civili e politiche e diventa
querulo, fazioso, spesso povero sul
piano artistico. Mi piace quando è
aperto e sorprendente. Un esempio
di cinema che non mi interessa è
quello di Sabina Guzzanti che fa il
prosieguo delle sue “intemerate”
televisive. Perché me lo voglio fare io
il pensiero critico alla fine del film,
non voglio che qualcuno me lo
impartisca sotto forma di slogan. Si
può essere impegnati nel vivere, nel
morire, nell’amore, nell’odio, non
nella contestazione.
“La prima cosa bella” di Paolo Virzì
candidato all’Oscar 2011...
La candidatura all'Oscar va bene, il
film prescelto è carino e merita, ma il
problema è che la corsa per il
Migliore Film Straniero prescinde
dalla nostra logica e dal peso
specifico del concorrente. Il grosso
dei votanti dell'Academy non vede i
film stranieri e non ne sa nulla: nel
campicello possono così dettare
legge lobbies corporative, qualche
grande elettore alla Scorsese o
Redford e gli uffici stampa.
L’ultimo bel film che ha visto?
Bastardi senza gloria di Tarantino è
un film per cui sono pronto a litigare
ed anche The Hurt Locker della
Bigelow che ho sostenuto molto
prima che vincesse gli oscar, cioè
quando era stato presentato a
Venezia e ci avevano sputato
sopra...
Il presidente Napolitano al Giffoni
Festival ha sottolineato l’importanza
del nostro cinema impegnato,
citando come esempio il film “20
sigarette”. Condivide questo
giudizio? E per lei cosa significa
cinema “impegnato”?
Ho apprezzato il film, ma non per
l’impegno. Per me i tre elementi
principali sono sempre il
linguaggio, l’emozione e lo stile.
Quando ci sono, allora per me
c’è l’impegno. Che poi il
film tratti di problemi
civili, di sesso, di
In un ipotetico film sull’Unità di
Italia che personaggio le
piacerebbe interpretare?
Un piemontese no, perché non stimo
la monarchia sabauda. Un brigante
no perché non ho simpatie
barricadere e populiste, un
garibaldino neppure...vorrei essere
un borbonico illuminato: Gaetano
Filangieri.
C’è qualche giovane regista o
attore italiano che
preferisce?
Ce ne sono vari.
VI
Garrone e
Sorrentino sono
eccezionali. Poi Vincenzo
Terracciano, Michele Soavi
come regista di genere. Come
attore direi Kim Rossi Stuart.
I film che porterebbe con sé
ovunque?
Tutta la cinematografia di John Ford,
Alfred Hitchock e Billy Wilder. Come
singoli non posso non citare C’era
una volta in America di Sergio
Leone, Un mercoledì da leoni di John
Milius, Il Cacciatore di Michael
Cimino e La bestia di Walerian
Borowczyk.
Il libro sul comodino e quelli che
preferisce?
Ora sto leggendo Mai ci fu pietà di
Angela Camuso, un saggio sulla
banda della Magliana. Tra i miei
libri preferiti ci sono il romanzo
Eravamo giovani in Vietnam dal
quale è stato tratto il film We were
soldiers, Generation Kill, sulla guerra
in Iraq. Mi piacciono i libri verità sui
grandi conflitti mondiali. Ma un mio
libro del cuore è anche Avventure
della ragazza cattiva di Vargas
Llosa, che consiglio assolutamente.
Qual è stato il personaggio
cinematografico che le ha dato più
soddisfazione intervistare?
Il vecchio regista americano Samuel
Fuller, che era un pazzo
anticonformista.
Ma non è stanco di vedere film? E
come fa a vederne tanti?
Per fortuna non ho ancora avuto il
calo di desiderio. I film li vedo in tutti
i modi: al cinema, in DVD, a casa e
li “scarico” anche.
M
Metti una Napoli
viscerale. Metti un regista tra i
più sperimentali al mondo. Metti 20
artisti del calibro di Lina Sastri, Massimo
Ranieri, Peppe Servillo, Peppe Barra, Pietra
Montecorvino, Fiorello. Metti le voci di Mina e
Pino Daniele. Tutto questo ma anche di più è
“Passione”, l’ultimo film di John Turturro, già
presentato e apprezzato alla 67° Mostra del
Cinema di Venezia nella sezione fuori concorso.
Canzoni e cantanti, musicisti e poeti, personaggi
reali e leggendari sono i protagonisti di un film
che attraversa una delle metropoli più belle,
famose e controverse del mondo, una delle
pochissime in grado di incarnare un’idea della
vita. L’occhio straniero, ma non troppo, dell’italoamericano John Turturro attraversa la città e le
sue musiche, dal “Canto delle lavandaie del
Vomero” del 1200 a “Napul’è” di Pino Daniele,
rievoca storie lontane e miti vicini, alterna
l’amarcord alla ricostruzione, i caroselli canori
alle voci di strada, la sceneggiata al videoclip, la
storia della canzone alle storie che le canzoni
narrano e nascondono. Immagini, spesso inedite,
delle grandi voci di un passato ormai remoto si
sovrappongono con quelle di interpreti moderni,
capaci di proseguire una tradizione gloriosa,
ricreandola e rinnovandola. Così la classe senza
tempo di Mina apre la strada all’eleganza
disarmante di Pietra Montecorvino, e le seduzioni
sperimentali di Raiz, Almamegretta e M’Barka
Ben Taleb incorniciano il toccante incontro di
Massimo Ranieri con Lina Sastri; tra gli exploit
travolgenti di Fiorello e Gennaro Cosmo Parlato e
le memorie in musica degli Avion Travel. Ogni
canzone diventa una piccola sceneggiata, una
Il miracolo napoletano
di Francesco Tripodi
Un film tutto partenopeo ha trionfato nella prima
edizione di “Cinema al Castello”, la rassegna di
cinque giorni svoltasi a Castel Sant’Elmo che
valorizza il lavoro di ricerca dei nuovi registi,
iniziato già da diversi anni al “Napoli Film
Festival” con le sezioni Schermo Napoli, Corti e
Documentari. “La sera della prima”, film di
Loretta Cavallaro, prodotto e interpretato da
Francesco Tripodi, è stato votato come migliore in
concorso dalla giuria composta da studenti
universitari di cinema. Paola Casella,
Massimiliano Colonna, Mariano Rigillo, Gigio
Morra, Lucio Allocca, Giulio Adinolfi, Cicci Rossini,
Angela Rago e Norma Martelli hanno affiancato
Tripodi nel cast di una pellicola che propone la
visione di una Napoli pulita e propositiva, senza
cadere nei luoghi comuni legati a degrado e
camorra, con un finale a sorpresa impreziosito
dallo straordinario cameo di Enzo Cannavale.
Grazie alla vittoria nella manifestazione “La sera
della prima” si è aggiudicato la possibilità di
stampa di tre copie in 35 mm offerte da
AugustusColor ed è in trattative con alcuni
distributori per una possibile uscita nelle sale
cinematografiche.
Da sinistra Massimiliano Colonna,
Lucio Allocca e Francesco Tripodi
La “Passione” di Turturro riaccende il Trianon
John l’italoamericano,
da Giovinazzo
ai fantasmi di Eduardo
Ha origini italiane doc John Michael Turturro,
nato nel ’57 a Brooklin da un carpentiere di
Giovinazzo, in provincia di Bari, e una cantante
jazz originaria di Aragona in Sicilia. La passione
per la recitazione sembra essere insita nel
patrimonio genetico della famiglia: anche uno
dei due fratelli di John, Nicholas, fa l’attore e
sua cugina Aida è celebre per avere interpretato
il ruolo di Janice Soprano, sorella del mafioso
italoamericano Tony, nel telefilm cult “I
Soprano”. Sposato con Katerine Borowitz, attrice
anche lei, e con due figli, Turturro, dopo aver
completato il Master of Fine Arts alla Yale School
of Drama, ha partecipato come comparsa nel
film del 1980 “Toro scatenato”, per poi
conquistare il suo primo ruolo minore in “Cercasi
Susan disperatamente” nel 1985. L’anno
successivo arriva la consacrazione grazie al film
“Il colore dei soldi” di Martin Scorsese. Da allora
Turturro ha recitato in oltre 60 pellicole,
lavorando con registi del calibro di Woody Allen,
i fratelli Cohen, Francesco Rosi, Michael Cimino e
Spike Lee, che l’ha voluto in molti suoi film di
successo. Dal ’92 all’attività di attore Turturro
unisce anche quella di regista, autore e
sceneggiatore, come nel caso del suo ultimo
lavoro, “Passione”, che celebra la canzone
di Donatella Raggio
napoletana. Un vincolo di sangue con l’Italia che
si è rinsaldato nel 2005, quando Turturro ha
calcato le scene del Duke Theatre di New York
con “Souls of Naples”, adattamento del regista
Roman Paska della celebre opera teatrale
“Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo. Una
produzione fortemente voluta dall’attore
italoamericano che ha recitato proprio nel ruolo
che fu di Eduardo di fronte ad una platea
entusiasta di newyorkesi e di giovinazzesi
residenti nella grande mela, invitati
personalmente da Turturro in occasione della
prima. A Napoli, invece, i rappresentanti del
Pdl hanno chiesto la cittadinanza onoraria
per l’attore che, al dilà dell’accettazione di
quest’ultima, ne uscirà confermato
sempre più come “eroe di due
mondi”.(rg)
storia a sé: il tributo del regista a quello che lui
stesso definisce “il più grande juke-box” esistente
al mondo, cioè Napoli, con le sue mille
contraddizioni, i suoi mille colori, le sue mille
paure. E così il 12 ottobre, dieci giorni prima
dell’uscita ufficiale nelle sale, Napoli è stata la
protagonista di un altro importante evento:
l’anteprima mondiale del film al Teatro Trianon, il
teatro del popolo. Alla presenza dell’intero cast,
ha avuto luogo un importante momento di
incontro tra le principali cariche istituzionali della
città e una parte cospicua del patrimonio
musicale partenopeo in una cornice, quella del
Teatro Trianon, che la stessa Regione
Campania mira a far diventare il “tempio
del popolo e della canzone napoletana”,
superando così le polemiche
scoppiate dopo la fine della
vecchia gestione.
VII
CENTRO IPPICO ADRIANA ASD-FISE
Il Centro ippico Adriana ASD, affiliato olimpico FISE, è situato a pochi chilometri dall'uscita Benevento centro
(Contrada Coluonni, 1). Circondato da alti pini e immerso in una folta vegetazione, è il luogo ideale dove praticare l’equitazione, per cavalieri e amazzoni grandi e piccoli, sotto la guida professionale di istruttori federali.
La struttura
Le attività
• Maneggio in sabbia 30x45mt dotato di illuminazione
• Tondino diam.15mt. per addestramento cavalli
• Paddocks su larghe superfici con 15 box
• Scuderia con 14 box al coperto e selleria
• Abbeveratoi, mangiatoie, lettiere in truciolo biologico
• Lavatoio con docce e lampade per asciugatura cavalli
• Clinica veterinaria con sala operatoria, sala raggi e laboratorio
• Club house per soci
• Ampio parcheggio riservato e illuminato
• Giardino ombreggiato per relax cavalieri e non
• Scuola pony per bambini dai 4 anni in poi
• Scuola di equitazione preagonistica ed agonistica
• Passeggiate, escursioni, trekking
• Stazione di monta naturale ed artificiale equina
• Centro di cura e riabilitazione equina
• Centro di inseminazione artificiale equina
Aperto tutti i giorni la mattina dalle 9 alle 12 e il pomeriggio dalle 16 alle 20 nel periodo estivo
e dalle 15 alle 18 nel periodo invernale.
Centro Ippico Adriana ASD
Contrada Coluonni, 1-82100 Benevento
Per info e contatti:
Dott.ssa Adriana Donatiello 3355436464 - 3289734637 -3346677304
e-mail: [email protected]
Ogni
favola
è un gioco
ed è vera
soltanto
a metà
IX/Il sindaco mancato per un “miracolo”
“A
“’A rieccolo!”
Ora che Antonio
Martusciello è riemerso, è
tornato alla ribalta come
commissario dell’Agcom - la
potente “Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni - la sua
elezione, votata dal Senato, non ha
carattere risarcitorio per una
ingiustizia subita, è tutt’altra cosa: è
il riconoscimento dovuto a un
politico, che ha avuto il coraggio di
cambiare aria, di farsi da parte, pur
avendo possibilità, titoli e
benemerenze per restare in campo
su una panchina d’oro. Uno dei
La vittoria del maggio
del 2001
della Iervolino,
avvenuta per
“intercessione”
della Curia, alla luce
dei flop e del degrado
che oggi ci lascia,
rappresenta per
Antonio Martusciello,
di recente nominato
commissario
dell’Agcom, una
rivincita amara
pochi e rari casi di “esodo
intelligente” nella storia
repubblicana - o meglio,
dall’annessione del Regno delle due
Sicilie all’editto di Mirabello - senza
sputare veleni, minacciare fulmini,
ritorsioni e inversioni di marcia. Le
“santabarbare” del voltagabbana. È
un caso da studiare. Ex
parlamentare, ex coordinatore
regionale di Forza Italia - che, nel
giugno del 2001 fece tremare
un’“icona” democristiana come
Rosa Russo Ievolino, (vincitrice su di
lui nel ballottaggio a sindaco di
Napoli, per un soffio, per “grazia
ricevuta”, il soccorso decisivo della
curia di Napoli) - ex sottosegretario
all’Ambiente, ex viceministro dei
Beni Culturali, mentre veleggiava
con il vento in poppa, da
ammiraglio indiscusso sulla tolda
della corazzata di Forza Italia,
nessuno come lui ha saputo
disfarsi di una cosi
rilevante “pila” di
In un lontano
discorso, ebbe a
dire: “Da cristiano
non cerco né
rivincite né
vendette, lascio
manzonianamente
fare tutto alla
Provvidenza”
X
poltrone nel
mezzo di una
travolgente carriera
politica. Se si pensa che, nel
1993, fu lui a costruire Forza
Italia a Napoli, dalle ceneri di
Tangentopoli e sotto una pioggia
rovente di lapilli giudiziari e dei
primi sinistri linciaggi, viene
spontaneo domandarsi perché sia
accaduto tutto questo. Abbiamo
cercato di saperlo direttamente da
lui, inutilmente. Se prima
Martusciello rispondeva a
monosillabi, con arcane e misurate
l’uomo del
casco giallo, l’ex eroe
dei “picchettaggi” ai
cancelli dell’Italsider, già
condannata dal mercato. E non
è finita, sempre lui fu, tra i primi,
a suggerire al “pensatoio di
Arcore” di strutturare subito il
partito sul territorio, di dar vita al
reale radicamento, con uno slogan:
“Lealtà al premier e fedeltà al
territorio”, che oggi, in presenza di
scismi che non nascondono più il
disagio per anacronistiche
egemonie dovrebbe far fischiare le
per le Garanzie
delle Comunicazioni,
volando sapientemente in
un mondo, ingolfato di
insidie, insulti e trappole. Un
silenzio che se qualifica
ulteriormente il rigore di
Martusciello - mai sfiorato da
scandali, da un solo gossip - lascia
sospesi questi e altri interrogativi,
bisognosi di risposte, ora che la
lotta politica vede cadere anche le
ultime tradizionali segnaletiche. A
parte certi conti interni al partito,
ormai prescritti, rispetto agli effetti
del “Tifone Fini”, l’unico pesante
interrogativo, che meriterebbe seri
approfondimenti, riguarda la
scottante verità, accennata in
precedenza del lontano ballottaggio
con la Iervolino, svelata in un
insospettabile libro - “Napoli Anno
Zero” a cura di Corrado Castiglione
(Edizioni Intra Moenia) uscito di
recente con l’imprimatur del mondo
cattolico - una verità sfuggita
purtroppo a questa città smemorata.
La vittoria del maggio del 2001 di
Rosetta, avvenuta per
“intercessione”, per un “miracoloso
aiutino” della Curia, alla luce dei
flop e del degrado che oggi ci
di Marco Padula
Ilsindaco mancato
perun“miracolo”
parole, peggio della Sibilla
Cumana, ora alla Torre Francesco
del Centro direzionale, sede
dell’Agcom, è addirittura muto.
Quand’anche si riuscisse a
chiedergli di fare luce sul suo
“esilio” - ci riferiamo alla mancata
riconferma alle elezioni del 2008 a parte che non lo direbbe mai,
neanche sotto tortura, c’è il rischio,
se si insiste, di essere cortesemente
invitati a prendere il largo.
Tra centinaia di politici di ogni
livello che hanno ingaggiato un
“duello” con Bassolino,
Martusciello è stato l’unico
capace di fargli saltare i
nervi, di irritare
orecchie a non pochi soloni,
consiglieri del re. Basterebbe già
questo a potergli far dire di aver
avuto ragione. Ma lui non ama il
chiasso, è un temporeggiatore,
ragiona per tempi lunghi. La
discrezione, la consegna del
silenzio, anche quando il silenzio
sembra nuocergli, sono la sua
invulnerabile forza, che, in questi
anni di solitudine, gli ha consentito
di volare alto - non solo in termini
figurati ma anche di concreta
produttività - alla Presidenza
della Mistral dove ha
raggiunto eccellenti risultati,
e oggi di continuarlo a
fare all’Autorità
XI
lascia, rappresenta per Antonio
Martusciello una solare rivincita
morale e politica, anche se amara
per come ritrova Napoli.
Certamente ora non rincorrerà
rivincite clamorose da Edmond
Dantès, da Conte di Montecristo,
ma, chi lo conosce, non esclude
qualche tentazione andreottiana.
Non a caso in un lontano discorso,
ebbe a dire: “Da cristiano non cerco
né rivincite né vendette, lascio
manzonianamente fare tutto alla
Provvidenza”.
La Provvidenza però - vivaddio! che vede tutto molto prima di noi
mortali, avrebbe potuto, vivaddio!
regolarsi meglio a Napoli. E non
lasciarci, in questi dieci
indescrivibili anni, dannare ogni
giorno, con un sindaco, “turista
per caos”. Una “Rosetta”,
prima in classifica per
“maglie nere” e “zeru
tituli”.
Impaazzaa su Facebook la
Cavani-mania: l’attacante uruguaggio
che il Napoli ha acquiistato quest’estate dal
Palermo sta facendo dimenticare a suon di gol l’ex
punta azzurra, il napolettano Fabiio Quagliarella, cedduto
alla Juventus. Sul social network più popolare della rete
si contano più di cento tra pagine e grruppi dedicati al “Matador”, al secolo Edinson Robeerto Gòmez Cavvani,, claasse ’87
e un destro che in poche partite è diveentato l’’incubo dei portieri avversari e la gioia dei tifosi naapoleetani. Oltre cinquuantamila gli internauti in tutto il mondo che hanno clicccato “mi
piace” o aderito a gruppi come “Scommetto che Cavani avrà
più fan di Quagliarella”, “IIl babà di Cavani”, “Il fendeente
mortifero del Matador”, “Ecce Cavaani” e “Cavani partimonio
dell’Unesco”. Tra i più divertenti quellli chhe giocano sulle parme “La macticolarità fisiche del nuovo idollo partenopeo, com
chinetta di Cavani” (pagina dediccata al vistoso apparecchio
per i denti portato dall’attaccante)) o sullle svarriatte somiglianze attribuitegli con lo scrittore Pier Paoolo Pasolini, il tennista Rafael Nadal e il calciatoore Mark Lendders (protagonista
del cartone animato “Holly e Benji”). E se qualche palermitano deluso lo prende in giro perr la sua magrezza col gruppo
“Cavani mancatilla na fedda i cannee”, a Napoli sono giià in
tanti ad essersi iscritti al “Pdc - Il paartito di Cavani”. (rg)
Tutti pazzi
per Cavani
LAPORTA
DELGOL
XIV/Momenti azzurri,
in campo per un museo
In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci
ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino
“La collezione include
anche 800-900
esemplari: dalle
casacche del Napoli
dal 1949 a oggi a
quelle dei grandi
calciatori che hanno
affrontato gli azzurri,
sino alle divise
nazionali indossate
dai tesserati del club
Flashback azzurri. Non solo di
Maradona. I due collezionisti
aprono lo scrigno dei ricordi sugli
aneddoti per costruire il tesoretto destinato al museo azzurro. Comincia Alinei: “Ebbi notizia che in una cittadina
vicino Budapest c’era la possibilità di re-
Follie
di una passione
cuperare i quaderni
di Garbutt, tecnico
del Napoli negli anni
trenta. Era solito associare notizie e
foto della città della
squadra avversaria”. Segue Montanino: “Partecipai a
un’asta da Christie’s a Londra. In palio
c’era la maglia che Altafini scambiò con
Pelè durante una delle tre amichevoli che
videro protagonisti Napoli e Santos negli
anni’70, un particolare di cui molti tifosi
non sono a conoscenza. Doveva essere
mia”. Luis Vinicio è stata la vera passione
del radiologo: “Sino ai 14 anni giravo per
casa tutto il giorno con la sua maglia”. (ns)
Il duo Montanino-Alinei, fondatori dell’associazione:
“Abbiamo un patto con De Laurentiis”
Momenti azzurri, in campo per un museo
XIV
M
Il primo inno
azzurro. Il primo statuto.
Poi l’oggettistica: gadget,
canzoni, discografie, sciarpe,
foulard, bandiere, trombette da
stadio. È Stardust Napoli, il cui
piatto principale è il repertorio delle
maglie da gioco. Una stima di 800900 esemplari, dalle casacche del
Napoli dal 1949 a oggi a quelle dei
grandi calciatori che hanno affrontato
gli azzurri sino alle divise nazionali
indossate dai tesserati del club. Il
museo Napoli è in fase di stallo. I due
collezionisti-tifosi, “ci consideriamo i
veri storici del Napoli”, hanno illustrato
il progetto al patron del Napoli,
Aurelio De Laurentiis. “Il presidente si è
mostrato molto interessato all’idea,
anzi ci ha esortato a recuperare - una
volta realizzata - parte dei nostri
investimenti”. Il numero uno azzurro si
è impegnato personalmente con Alinei
e Montanino per la realizzazione del
museo. Un patto verbale, il cui step
successivo passa attraverso l’accordo
con le istituzioni cittadine per
identificare un teatro all’altezza di
continuare a
collezionare per noi
stessi. Vogliamo un museo
nella nostra città, sarà il
presidente poi a decidere se ci
sarà un museo del Napoli. Anche
se avessimo accettato qualche
offerta, le cifre non sarebbero bastate
a coprire quanto abbiamo investito
negli anni”, dicono entrambi.
L’associazione Momenti azzurri attraverso la mostra - mira a diventare
nel medio futuro un interlocutore fisso
della società di De Laurentiis. Un patto
sinergico per valorizzare il passato del
club partenopeo. Ci sono poi i cimeli
della mente. Montanino volge uno
sguardo alle due maglie numero 10
della stagione ‘86/’87 piegate
accanto a lui. “Le ha indossate
Maradona, dopo moglie e figli la
persona più importante della mia
vita”. La divisa di Diego cui tiene
maggiormente l’ottenne dopo il match
di ritorno del primo turno di Coppa
dei Campioni al san Paolo contro il
Real Madrid. Ecco il ricordo più bello:
“Venne a Giugliano qualche anno fa
ospitare i cimeli. “Ci è stato prospettato
il San Paolo ma è una struttura
fatiscente, vorremmo un posto dove
consentire alle persone di vivere una
giornata nel mondo Napoli, come
avviene per il Real Madrid e il
Barcellona”. Sino ad allora, il
materiale resta off limits. Rifiutate
sponsorizzazioni, speciali televisivi.
Molti soldi. Il tifo vero non si fa i
conti in tasca. “Non siamo
interessati ad alcun ritorno
economico, se il progetto non
sarà realizzato saremo
ben lieti di
per una partita a scopi benefici. Ebbi
addirittura l’onore di marcarlo. Un suo
calcio di punizione finì sulla mia
spalla. L’accarezzai non so per quanto
tempo”. Alinei invece conobbe El Pibe
de oro durante un’incontro tra
squadra e tifoseria poco prima delle
feste natalizie.
“Nei parcheggi sotterranei dello
stadio vidi un ragazzo che si era
sottratto alla folla. Lo chiamai
signor Diego, lui rimase
sorpreso.
Ne seguì una lunga
chiacchierata.”
di Nicola Sellitti
Momenti azzurri. Settant’anni
racchiusi in un flusso di ricordi. Il
Napoli del dopoguerra, gli anni ’60,
la zona totale di Vinicio. L’epoca aurea
di Maradona e i suoi seguaci. Dino
Alinei e Giuseppe Montanino sono due
focosi innamorati della squadra
azzurra. Professionisti di Chiaia,
medico e ingegnere, presenti al san
Paolo da oltre cinquant’anni - “ho
dovuto saltarne una per una rottura di
costole” precisa Montanino -, tre anni
fa hanno messo su un’associazione
culturale - Momenti azzurri appunto -,
dedicata al calcio Napoli. Nel corso
del matrimonio azzurro hanno
accumulato cimeli e testimonianze
introvabili. Due collezioni da unire in
un unico tesoretto per un museo a
Napoli. Creando così un’enclave del
tifo, meta di un pellegrinaggio laico
nella storia del club per nostalgici e
nuove leve della tifoseria. Figurine
dolciarie e scenette comiche degli
anni Trenta, abbonamenti del
Napoli anteguerra, biglietti di
ogni incontro di campionato,
coppe europee e
amichevoli.
XV
XVIII/ALLEGRIA IN SALA PARTO
XX/LA SFORTUNA DI RIBERA
Non importa
ciò che è,
ma quello
che diventa
importante:
un’irrinunciabile
porta-spia
su ciò che
non si può
non sapere
L
La primavera scorsa
Nicola Gasbarro, ginecologo,
56 anni, da 7 direttore dell’Unità
Operativa di Ostetricia e Ginecologia
dell’Ospedale S. Maria delle Grazie di
Pozzuoli, è stato al centro dell’interesse dei
media. E per un’ottima ragione: un autentico
colpo di genio. Una trovata magistrale che il
professionista ha introdotto in sala operatoria e
che gli è valsa le attenzioni dei telegiornali di
Rai e Mediaset, e persino France Press. Già,
perché il primario si è inventato il cinema in
sala chirurgica: pensata spiazzante soprattutto
considerando il contesto e le modalità
realizzative, adottate dal ginecologo. In
concreto, è dal mese di maggio che il
professore, nel corso di delicati interventi da
eseguire su alcune pazienti in stato di veglia, fa
indossare alle gentili signore occhiali virtuali
«E il rilassamento è
così totale - aggiunge
Gasbarro - che spesso partono delle
gran risate. L’altro vantaggio, poi, è che
la riduzione dello stress intraoperatorio
favorisce la successiva ripresa delle pazienti
che, in convalescenza, consumano persino
meno farmaci». Un solo cruccio per Gasbarro:
ormai la cineteca del reparto non basta più. Una
ex paziente, però, ha promesso al professore
che gli invierà una bella scorta di nuovi titoli. E
dunque, sotto i ferri come sulla poltrona del
cinema: una tecnica soft che non ha precedenti
nel mondo.
E il ginecologo, insieme ai suoi collaboratori, un
pizzico di compiacimento se lo concede
volentieri: «Fra di noi ci siamo auto
congratulati», rivela lui. Gasbarro, però, non è
nuovo ai riflettori della notorietà. Nel 1999
Film e risate: la rivoluzionaria tecnica adottata da Gasbarro
Allegria in sala parto
collegati ad un lettore DVD: poi, nelle lenti di
questi complessi congegni ottici, proietta un film
per alleviare nelle operande il livello di stress,
considerato fattore di complicanze, indotto dalla
situazione. Ebbene: per l’esperimento firmato
Gasbarro è stato centro pieno. Come gli si sia
accesa la lampadina, lo spiega lui stesso: «Il
fattore ansia è un’incognita temibile nelle donne
trattate in anestesia spinale, che restano cioè
vigili sul tavolo operatorio.
suscitò grande interesse una tecnica di sua
ideazione, denominata «Gaslup», che ottimizza
la visibilità degli organi addominali, eliminando
il ricorso all’anidride carbonica. Adesso, però, il
binomio cinema-bisturi ha fatto il giro del
pianeta: «Una trovata che prenderà piede»,
prevede il professore. Che ha un solo timore: «A
volte, in frangenti cruciali, le signore ridono
troppo: così attendo che si calmino».
Troppa grazia.
di Oscar Medina
Un problema che esigeva delle contromisure. In
passato avevo provato con la musicoterapia ma
con esiti scarsi. Subito dopo ho puntato sul
cinema in camera operatoria: ma un lettore
DVD e uno schermo ponevano rischi sulla
sterilità dell’ambiente. I miei figli, però, mi
hanno dato la dritta giusta: al lettore andavano
collegati degli occhiali virtuali di ultima
generazione con visione tridimensionale.
Congegni costosi che, grazie ad
un’autotassazione, abbiamo acquistato in
America dove il prezzo è più conveniente. Ne
abbiamo due: in sala operatoria e in sala
parto». I benefìci? Se le spettatrici, ad
esempio, si godono le avventure comiche
di Benigni e Troisi, fatalmente
l’attenzione si sposta
dall’intervento al film.
“Se le spettatrici,
ad esempio,
si godono
le avventure
comiche
di Roberto
Benigni
e Massimo
Troisi,
fatalmente
l’attenzione
si sposta
dall’intervento
al film.
E il rilassamento
è così totale...”
XVIII
“Non ci resta che piangere” in Blu-ray
Dal 19 ottobre, infatti, tutti i nostalgici che hanno apprezzato e amato
la spassosissima coppia formata dall’attore toscano e quello napoletano (per
l’occasione anche sceneggiatori e registi)
possono acquistare il Dvd di “Non ci resta che
piangere” arricchito da una lunga intervista a
Benigni sul rapporto di amicizia e di lavoro con
Troisi e 41 minuti di scene inedite non montate
nella versione finale del film. Le immagini non
inserite nella versione originale ma visibili nella
nuova versione del Dvd riguardano il personaggio di Astriaha che preferisce Mario (Troisi)
a Saverio (Benigni), causando fra i due un’esilarante rissa. Questa nuova edizione del film,
campione di incassi nel 1984, conferma il successo di una pellicola nata, come sottolinea Benigni nella video intervista, “da quel
sentimento così uguale e così distante dall’amore che è l’amicizia”.
Troisi e Benigni, i più gettonati dalle
pazienti del professor
Gasbarro per allontanare lo stress dell’intervento chirurgico, tornano alla
ribalta anche fuori dalla sala operatoria grazie all’uscita del film cult “Non
ci resta che piangere” in Blu-ray Hd con scene inedite mai viste prima.
Nobel a Edwards, il papà della PMA
Robert Edwards, "padre" della fecondazione in
provetta, ha vinto il Nobel per la medicina. Insieme al ginecologo Patrick Steptoe ha messo a
punto la tecnica che dal '78 a oggi ha permesso
la nascita di almeno quattro milioni di bambini in
tutto il mondo. La scelta, criticata dalla Santa
Sede, ha incontrato il plauso di tutta la comunità
medico-scientifica. Giorgio Vittori, presidente
della Società italiana di ginecologia e ostetricia
(Sigo) ha sottolineato l’importanza di un tale riconoscimento: “Siamo particolarmente compiaciuti che il premio Nobel per la medicina nel 2010
sia stato assegnato a un solo uomo, un medico
che è per noi un maestro ed un vero rivoluzionario. La fecondazione assistita - ha proseguito
Vittori - ha offerto una concreta speranza a
donne che oggi, per ragioni economiche,
sociali e biologiche, giungono sempre
più tardi e con sempre più difficoltà alla maternità".
I
In Italia la fortuna
critica è stata avara con lui.
Probabilmente il torto di Josè de
Ribera, gigante della pittura del ‘600
nato a Jativa in Spagna nel 1591, fu di
scegliere Napoli per costruirsi vita, famiglia e
carriera artistica. Allo Spagnoletto, così
ribattezzato dai napoletani per la sua bassa
statura, la storia dell’arte che fa opinione, da
sempre monopolio dei poteri intellettuali del
Centro-Nord, ha riservato, da 4 secoli in qua,
appena una nicchia nei testi sacri della
letteratura artistica italiana. Nessuna meraviglia,
visto che a monte c’è sempre stato il
ridimensionamento storico dell’intera stagione
barocca napoletana di cui Ribera è parte
integrante. Ghettizzazione appena scalfita, negli
ultimi anni, dalle grandi mostre riabilitative di
quel sontuoso capitolo storico: il secolo d’oro
all’ombra del Vesuvio continua a restare in
castigo e i suoi pittori ad essere liquidati come un
sottoparagrafo del caravaggismo europeo.
capolavori del
maestro ispano-napoletano, va
anche oltre: «Ribera ha persino
influenzato Zurbaràn e Velàzquez». Un
riconoscimento che inchioda il gelido
sussiego delle caste culturali italiane nei
confronti di Ribera. Tranne Napoli, però, dove
il maestro spagnolo fu amato e apprezzato.
Ribera in Italia c’era venuto ventenne nel 1611.
A Roma conosce l’arte di Caravaggio. Nell’estate
del 1616 il duca di Osuna, vicerè di Napoli, lo
vuole con sé. Lui va a vivere ai Quartieri
Spagnoli, a casa di Bernardo Azzolino, mezzo
guappo e mezzo pittore, e ne sposa la 16enne
figlia Caterina.
Poi comincia a riempire Napoli e dintorni di
meraviglie, declinate alla maniera del
Caravaggio: le facce crude e dolenti dei vicoli
diventano santi e filosofi. La Spagna non lo
dimentica: le sue opere affluiscono numerose nel
paese natale, arricchendo anche le collezioni
reali. A Madrid lo rivogliono. Lui replica: «Resto
La sfortuna di Ribera
a Napoli dove sono stimato e le mie opere ben
pagate». E intanto il suo pennello tenebroso si
illumina e si addolcisce. Nel 1640 si ammala e fa
debiti. Il ventre della città non fa più per lui e va
ad abitare a Posillipo. Viene sepolto a
Mergellina, nella chiesa di S. Maria del Parto.
Ora, almeno nel resto del mondo, è testimone
della gloria di Napoli.
di Alvaro Mirabelli
Vecchia storia: quella di Napoli che paga dazio su
tutti i fronti, a cominciare dalla cultura. E la
pagina dolorosa dell’antifama di Jusepe Ribera,
colosso misconosciuto da Roma in su, ne è
l’esempio più lacerante. Oltre frontiera, però,
tutt’altra storia: di opere dello Spagnoletto sono
pieni i musei del mondo e, ad ogni latitudine
artistica, la sua fortuna critica se l’è sempre
giocata alla pari con quella degli altri giganti del
‘600. Lo snobismo che l’Italia riserva a Ribera,
ad esempio, indispettisce gli spagnoli: c’entra
ovviamente lo sciovinismo iberico, ma è un
fatto che la storia dell’arte spagnola collochi
questo napoletano d’adozione accanto ai 3
grandi del «siglo de oro», cioè Velàzquez,
Zurbaràn e Murillo. Miguel Zugaza
Miranda, direttore del Prado che
contiene molti
XX
Esaltato nel mondo, snobbato in
Italia: per lo “Spagnoletto” quattro secoli di malacritica. Pochi sanno che è sepolto a Mergellina
XXI
XXII
laPortaVirtuosa
XXIV/Museo Diocesano, parte l’autunno della nuova Scarlatti
XXV/Harmont&Blaine, il “bassotto” conquista Chiaia
XXVI/Scuole virtuose, piccoli imprenditori crescono
XXVII/Poetè, letture poetiche infuse di teina
I
Il Museo Diocesano di
Napoli, a pochi passi dal
Duomo, sarà la location inedita dei
sette concerti che compongono l'Autunno
Musicale 2010 della Nuova Orchestra
Scarlatti. La manifestazione, presentata lo
scorso sei ottobre, prenderà il via giovedì 14
ottobre alle ore 21 con un'anteprima al Teatro
Delle Palme, dove andrà in scena “Dentro
Rigoletto” che concentra nel ritmo e nei tempi di
Museo Diocesano
parte l’autunno della Nuova Scarlatti
Ciclo di sette concerti nel complesso di largo Donnaregina
un programma di concerto tutti i passaggi e le
emozioni fondamentali del repertorio verdiano. La
rassegna si trasferirà poi per altri sette
appuntamenti sotto le volte del Museo Diocesano,
una cornice non casuale come ha spiegato il
direttore artistico della Nuova Scarlatti, Gaetano
Russo: «L'accostamento tra i concerti in
programma e il Museo Diocesano segue una
filosofia che ci contraddistingue da tempo, i nostri
programmi sono sempre concepiti in rapporto
all'ambiente che li ospita: e così, anche questa
volta, se pagine come il mozartiano “Davidde
penitente” sono nate proprio per risuonare sotto
volte di chiesa come quelle del Diocesano, altre
proposte musicali, meno scontate per una cornice
sacra, saranno comunque plasmate secondo le
peculiarità e le risorse di questo splendido
luogo». Alla presentazione della
manifestazione erano presenti don
Eduardo Parlato, vicario episcopale alla
cultura della diocesi di Napoli, il
direttore del Museo
Diocesano don Adolfo Russo, Gaetano Russo,
direttore artistico della Nuova Scarlatti di Napoli
Guglielmo Mirra, direttore del Teatro delle Palme
(da sinistra nella foto). Il programma vedrà
l’apertura del ciclo dei concerti venerdì 22 ottobre
con “Pergolesi/Mozart”, pagine vocali e
strumentali di Pergolesi, di cui quest'anno si
festeggiano i trecento anni dalla nascita, a
confronto con il Concerto per clarinetto e
orchestra di Mozart. La rassegna
prosegue venerdì 29 ottobre con
“L’intelligenza in musica:
XXIV
il flauto”, un
itinerario barocco che alterna e
intreccia il timbro del flauto dolce ai
più moderni flauti traversi alternando
pagine dei compositori Mancini, Sammartini,
Telemann. Venerdì 5 novembre, sarà di scena
“Per i fiati”, un percorso di musica da camera
che va dal “Notturno per 11 strumenti” del
giovane Mendelssohn ai “Carmina Burana” di Carl
Orff in versione strumentale, passando per il
“Rondino” per fiati di Beethoven e poi per i
Notturni di Mozart. Ancora Mozart per
l'appuntamento di sabato 13 novembre che
proporrà le pagine sacre del “Davidde penitente”.
Venerdì 26 novembre sarà la volta di “Genealogie
musicali”, un programma che alterna Rossini,
Britten, Honegger, Fritz Kreisler, Max Bruch.
Venerdì 3 dicembre, toccherà a “Sperimentar con
gl'istromenti cantare” con il racconto in musica
dell'evoluzione dello stile strumentale moderno
attraverso le pagine di Albinoni e Bach. Venerdì 10
dicembre l'Autunno si chiude fra “Sacro e
profano”, con le Antiche danze e arie di Respighi,
l'inedito Mater per archi del giovane compositore
friulano Cristian Carrara, il Magnificat in si
bemolle per coro e orchestra di Durante. Per
le informazioni e il programma della
manifestazione è possibile consultare
www.nuovaorchestrascarlatti.it.
(n.d.n)
I
Inaugurazione in
grande stile il 28 settembre
scorso per la nuova boutique
Harmont & Blaine di piazza dei Martiri,
il secondo monomarca aperto in città dopo
quello di via Scarlatti al Vomero. A tagliare il
nastro di partenza il sindaco Iervolino, che ha
poi lasciato la scena ai tanti testimonial del
mondo dello spettacolo, ben lieti di posare per
fotografi e telecamere in occasione dell’evento
Harmont & Blaine
il “bassotto” conquista Chiaia
Parata di vip per il nuovo store a piazza dei Martiri
affidato alla pierre romana Tiziana Rocca. Oltre
alle splendide madrine Nina Senicar e Cristina
Chiabotto, la serata è stata senza alcun dubbio
all’insegna della bellezza maschile. Basti dire
che c’erano tra gli altri Massimo Ciavarro,
Andrea Montovoli, Giulio Base, Giampaolo
Morelli, Fabio Fulco e Massimiliano Rosolino, in
compagnia di Natalia Titova. E poi ancora il
regista e attore Sergio Rubini, e gli attori Enzo
De Caro, Carlo Buccirosso, Maurizio Aiello con la
neosposa Ilaria, Francesco Paolantoni, Patrizio
Rispo e Mario Porfito. A dare il tocco nobiliare
la presenza anche del principe Guglielmo
Giovanelli Marconi il quale ci ha rivelato
che predilige i capi sportivi Harmont &
Blaine soprattutto d’estate, ma trova
anche molto pratici i giacconi
imbottiti per le sue
DA SINISTRA E DALL’ALTO
- L’ex Miss Italia Cristina Chiabotto con alcuni ammiratori
- Giampaolo Morelli, Giulio Base, Andrea Montovoli,
Sergio Rubini e Massimo Ciavarro testimonial della griffe
- Giampaolo Morelli, Giulio Base, Massimo Ciavarro,
Andrea Montovoli e il principe Guglielmo Giovanelli Marconi
- il patron Menniti col presidente dell’Unione Industriali
di Napoli Gianni Lettieri e l’artista Lello Esposito
- L’ingresso dello store di piazza dei Martiri
- Fabio Fulco intervistato all’interno del nuovo store
- Nina Senicar posa accanto al logo del bassotto
- Massimiliano Rosolino e Natalia Titova
vacanze a Cortina. Centocinquanta metri
quadrati, quattro vetrine sulla piazza e due su
via Calabritto per un investimento di 2 milioni e
mezzo di euro: non c’è che dire, i fratelli
Menniti e Montefusco hanno fatto le cose in
grande. "Dopo alcune stagioni caratterizzate
da un'importante crescita dei punti vendita
che hanno contribuito a rafforzare il
marchio sul piano internazionale - ha
commentato l'amministratore
delegato Domenico Menniti oggi è arrivata la
XXV
ciliegina sulla torta con l'approdo nella nostra
città nella centralissima piazza dei Martiri. Il
progetto di aperture di Harmont & Blaine per il
2010 non si ferma a Napoli ma prosegue con gli
opening entro fine anno al Cairo, Beirut,
Shanghai, Shenzen, Santo Domingo, Kuwait
City che seguono a quelle già avvenute a
Pechino, Hong Kong, Hangzhou, Tyumen,
Baku, Istanbul, Dubai, Guadalajara,
Mexico City, Miami e del flagship
store di Madrid”.
Laura Cocozza
I
Il 28 settembre scorso
nella Sala Italia del Castel
Dell’Ovo si è svolta la cerimonia di
premiazione del progetto ''Piccoli
Imprenditori'', promosso dall'Unione
Industriali di Napoli in collaborazione con
l'Associazione ''Tutti per...''. Agli alunni delle
scuole elementari e medie del napoletano è stato
chiesto di elaborare idee ecosostenibili per
migliorare le condizioni di vita quotidiana
Ministro - crea lavoro e ricchezza. Per questo
combattiamo qualsiasi tipo di criminalità, ma
abbiamo bisogno della collaborazione dei
cittadini".
Scuole virtuose
piccoli imprenditori crescono
Tra gli istituti premiati “Tito Livio”, “Raffaele Viviani” e “Nino Cortese”
utilizzando fonti rinnovabili. Il Ministro
dell'Interno, Roberto Maroni, il presidente
dell'Unione Industriali di Napoli, Giovanni Lettieri,
e lo sportivo Ciro Ferrara, affiancati dal presidente
di "Tutti per...", Lucia Monisteri, hanno premiato
con tre computer portatili i vincitori provenienti
dalla “Tito Livio” (presenti all’evento la preside
Giovanna Esposito e i docenti Adriana Apolito,
Silvana De Crescenzo, Teresa Giustino), dalla
“Raffaele Viviani” di Napoli e della “Nino Cortese”
di San Giovanni a Teduccio. Oltre ai primi tre
premi, sono state assegnate medaglie per
"Impegno sociale", "Originalità", "Sensibilità
ambientale", "Innovazione", "Solidarietà" e
"Umorismo". Tra le idee più innovative proposte
dagli aspiranti imprenditori quelle che prevedono
la costruzione di alberghi e villaggi con
materiale riciclabile in zone nelle quali si
possano utilizzare anche le fonti
energetiche alternative, la
realizzazione di micro pc che
sostituiscano libri e
quaderni e l’apertura di locali di intrattenimento
per bambini. La finalità dell’iniziatva, che ha
coinvolto circa 300 ragazzi, è stata quella di
indicare ai giovani la possibilità di "mettersi in
proprio" come possibile sbocco lavorativo,
diffondendo le nozioni basilari della cultura di
impresa. Nel suo intervento Maroni ha ribadito
come la legalità sia una condizione necessaria
per lo sviluppo di un’imprenditoria sana e
produttrice di ricchezza: "L'impresa ha
un enorme valore sociale per il
territorio - ha dichiarato il
XXVI
I
Il Chiaja Hotel de
Charme e l’associazione Centro
di Poesia di Antonio Cuccurullo
ospitano il primo impedibile
appuntamento della nuova stagione 20102011 della “Rassegna Poetè - ciclo di letture
poetiche (e non solo) infuse di teina”. La
manifestazione ha preso il via lo scorso 30
settembre nel salottino del Chiaja Hotel de
Charme in via Chiaia 216 dove Claudio Finelli ha
Poetè
letture poetiche infuse di teina
L’evento ha preso il via presso il Chiaja Hotel
Unica, per denominazione (PizzAria e non
PizzEria: per trovarne un’altra bisogna
attraversare l’Atlantico, probabilmente), per
Rating (trovate un’altra pizzeria sulla Guida
Michelin), per varietà e ricerca (insieme a ben
altre poche a Napoli), La Notizia, magica
dispensatrice - dal 1995 - del cibo più famoso
al mondo, si fa in due. Coronando un desiderio
(che ha nel termine Fortuna, la paterna
trattoria degli inizi, un beneaugurante
precursore filologico), il maestro Enzo Coccia
ha inaugurato - in più riprese - la nuova sede,
in via Caravaggio, qualche centinaio di metri
più in basso della vecchia (tutt’ora
funzionante nelle mani dell’“eterno secondo”,
il bravissimo Davide Bruno. Tenuta stagna e
temperature controllate per una location
minimale, ma dalla calda accoglienza, ricca di
28 coperti e la possibilità, per gli avventori più
alti, di sbirciare il panorama. E, in più, la
maggiore probabilità di parcheggiare l’auto
rispetto alla vecchia sede, che rimane
Un pezzo
che fa Notizia
di Ferdinando Polverino De Laureto
presentato “Occhio da cui tutto ride” (No Reply Collana Maledizioni) della poetessa e performer
Giovanna Marmo (nella foto). L’incontro, che ha
visto anche la partecipazione del poeta Bruno
Galluccio, è stato condito, come di consueto, da
tè e biscotti. Si è proseguito giovedì 14 ottobre
alle 18.30 con “La guardia è stanca” di
Geraldina Colotti, scrittrice e giornalista del
quotidiano “Il Manifesto” e “Le Monde
Diplomatique”. Venerdì 19 novembre, sempre
alle 18.30, “Asino chi legge” di Antonella
Cilento. Scrittrice e giornalista, la Cilento
collabora con “L’Indice dei Libri del mese”, “Il
Mattino” e “Grazia”. Ha pubblicato “Il cielo
capovolto” (Avagliano, 2000), “Una
lunga notte” (Guanda, 2002), “Non è
il Paradiso” (Sironi, 2003),
“Neronapoletano”
(Guanda, 2004), “L’amore, quello vero”
(Guanda, 2005) e “Isole senza mare” (Guanda,
2009). Ultimo appuntamento giovedì 9 dicembre
con la presentazione-performance di “Incanto”,
la nuova raccolta di Federico Saramuccia,
giovane autore ligure legato alla linea neomanierista, già autore di "Trilorgìa" (Zona
2006), "The Cal2" (Absolute Poetry 2008),
"Ninfuga" (Ogopogo 2008), "Doppia
Coppia (2) LoSca" (Gattili 2009) e
"Sconcerto Triplo" (Polìmata
2009).
un’ideale location mordi e fuggi per chi voglia
“asportare” i gioielli di casa Coccia. Ma nella
nuova, al civico 94/A, l’offerta è più ampia. E
non solo nell’ambito del piatto protagonista.
La ricetta che prende il nome del locale, per
esempio, avrà sentori di tartufo, mentre altre
spazieranno tra le materie prime d’eccellenza
campane, come il caciocavallo podolico, il
prosciutto di maiale nero di Di Meo, le alici di
Cetara etc. Carta delle birre arricchita con
collezioni by Menabrea anche Top Limited, St.
John’s, Karma e Maneba, tutte assolutamente
made in Italy. Solite scelte accurate (ed
ampliate) per Vini e Liquori con un’attenzione
particolare alle bollicine, da sempre compagne
d’eccellenza per il piatto principe de La
Notizia. Alla vernice, tra giornalisti, colleghi ed
amici, si era in trecento, giovani (più o meno)
e forti estimatori di una delle Pizze più
riconosciute e riconoscibili al gusto che
Napoli possa attualmente offrire: e, visto
che Michelin si esprime stellando, mai
come in questo caso vale l’antico
per aspera ad astra.
XXVII
XXVIII
XXX/Vieni avanti panino
XXX/In forma con i wurstel
XXXI/America choc, spot contro l’hamburger
XXXI/Sì, ma da bere?
laportadeisensi
TOCCARE
VEDERE
SENTIRE
GUSTARE
ANNUSARE
XXIX
Oltreoceano è
famoso come hot dog, in
Europa, invece, prende il nome
dal termine tedesco “wurst”
(insaccare), indipendentemente dal
nome, il “salsicciotto” resta il
protagonista indiscusso delle grigliate e dei
panini più succulenti. Recentemente però,
l’attenzione per la linea e la salute ha
spinto le maggiori case produttrici a lanciare
sul mercato prodotti light, a basso contenuto
di grassi e calorie. I wurstel di pollo o
tacchino, infatti, risultano più salutari in
quanto confezionati con carne bianca.
Contenendo sale e nitriti di sodio, sono già
saporiti, è preferibile non accompagnarli
con salse grasse come maionese e senape.
Le calorie oscillano tra le 196 e le 283 per
100 grammi, quindi, associati ad una
porzione di ortaggi e un frutto, possono
costituire un valido elemento per un pasto
R
Resiste alla crisi, anzi la
batte con le sue armi migliori:
costo contenuto, rapida
preparazione e nomi da sballo. C’è chi
lo chiama “Pocho” e chi “Mattuoglio”,
ma l’operazione gusto non cambia: 5
locali giusti per prendere la serata a morsi
Nexxt
via Riviera di Chiaia, 273
Locale moderno, affacciato sulla
centralissima Riviera di Chiaia, con giardino
esterno. Panino di punta è quello con
l’hamburger di chianina o con porchetta. Prezzo
medio €6,00/6,50.
Vieni avanti panino!
Punch & Judy - via Bisignano, 56
Atmosfera ispirata ai classici pub americani, ricca la
carta delle birre. Panino più richiesto hamburger,
prosciutto e formaggio. Costo medio €5,00.
In forma
con i wurstel
di Alessandra Dell’Aquila
dietetico. Per i più golosi, invece, la novità è
il wurstel ripieno di formaggio fuso
Leerdammer, che insaporisce senza
comportare un aumento cospicuo delle
calorie totali. I più salutisti, invece, scelgono
il wurstel biologico, certamente più sano,
ma da consumare occasionalmente perché
contiene una discreta quantità di sodio.
Insomma, sì al wurstel ma con
moderazione, a meno che non si intenda
emulare le gesta di Joey Chestnut,
detentore del primato mondiale di
mangiatori di hot dog. L’americano ne ha
trangugiati ben 68 nel tempo record di dieci
minuti all’Hot Dog Eating Contest di New
York nel 2009.
Il Sombrero - corso Vittorio Emanuele, 114
Locale spazioso, atmosfera calda, tantissime
specialità. I panini sono diversi, dal classico special
da farcire con ingredienti a piacere a quelli nuovi
come il Pocho (hamburger di chianina, uova,
prosciutto, tabasco, insalata e pomodoro) e il
Texano (hamburger di chianina, bacon, provola,
insalata, pomodoro, accompagnato da salsa
messicana e tacos). Prezzi da €6.50 .
PiadinAilò,
la Romagna a Chiaia
Nel cuore di Napoli, nelle stradine che conducono a
Piazza dei Martiri, in via Alabardieri 26, c’è un pezzo
di Romagna dal cuore napoletano, PiadinAilò. In un
locale dalle linee moderne, con cucina a vista, per
soddisfare la curiosità degli avventori che possono
seguire passo dopo passo la preparazione della
piadina, Maria ed Ernesto, insieme ai loro figli
Pasquale e Carmen e alla nuora Federica, portano
avanti quella che si può definire una tradizione, ma
soprattutto, una passione familiare. L’avventura della
famiglia Zannelli nasce nel 1993, quando Giovanni,
padre di Maria, da venditore di cocco al grido di “Ailò
cocco”, modo efficace di attirare l’attenzione dei
turisti, decise di rilevare un chioschetto, presso il Lido
XXX
Blackwood
piazza Vanvitelli, 9/A
via Petrarca, 9
Locali in stile irish, in legno, dall’atmosfera
accogliente anche all’esterno. Un must,
l’hamburger di chianina con patatine fritte
fresche. Prezzo medio €6,00/6,50.
“L’hamburger?
Eroina. Non inietteresti mai a
tuo figlio della spazzatura. Quindi
perché glie la fai mangiare?
Interrompi le cattive abitudini”. Questo il
messaggio alla fine dello spot televisivo che
ha scioccato l’America. Le immagini mostrano
Spot USAcontro
l’hamburger
Akuna Matata
via del Parco Margherita, 31
È ispirato al motto del celebre cartoon Disney “Il re
leone”, il locale a pochi passi da piazza Amedeo che
propone panini dall’ottimo rapporto qualità-prezzo
e una selezione di birre molto varia. L’estroso
proprietario, che possiede una rarissima collezione
di robot degli anni ’70, accoglie i clienti in un clima
caldo e gioviale, animato dalla serata Karaoke del
venerdì. Tra i panini da non perdere il “Mattuoglio”
con provola, funghi e porchetta. Prezzo m. €5.
una madre che prepara una dose di eroina per
suo figlio, la telecamera si sposta e mostra che
la siringa con la droga si è trasformata in un
panino con l’hamburger che il bambino
addenta voracemente per la merenda. L’idea è
stata lanciata dalla Texas Pediatric Society per
contrastare l’abitudine americana del “junk
food”, il cibo spazzatura consumato in grandi
quantità. Ormai i pasti a base di patatine fritte
e panini farciti con carne rossa, bacon,
formaggio e salse ipercaloriche, accompagnati
da bevande zuccherate e gassate, hanno
provocato l’obesità di quattro bambini su dieci
negli Stati Uniti, il 32% della popolazione nella
fascia tra i due e i 19 anni. Dati allarmanti, le
cui conseguenze per la salute della popolazione
risultano drammatiche.
Tralasciando (per questo numero) l’ovvia ma
sempre raccomandabile birra, che, se
consumata in quantità accettabili, oltre ad
accarezzare i gusti forti del Pub Food grazie al
tono moderatamente alcolico, è anche un buon
digestivo, oltre ai vari sidro, karkadè e drink
d’importazione, non rimangono che i vini.
Sì, ma da bere?
di Ferdinando Polverino De Laureto
degli Estensi di Ferrara, per la vendita delle famose
piadine. Di lì la fortuna e il successo di un prodotto
genuino e ormai conosciuto nel mondo quasi quanto
la pizza. Una ricetta segreta quella di Piadinailò,
tramandata dal signor Giovanni e realizzata con 12
ingredienti, accompagnati da altri tre requisiti
altrettanto importanti: qualità, cortesia e prezzo
modico. La piadina che si gusta da Piadinailò è
interamente prodotta, dall’impasto alla cottura, dalle
sapienti mani di Maria e dei suoi figli, che si
definiscono “operatori della piadina”, veri e propri
artigiani di questo alimento per il quale scelgono
rigorosamente ingredienti di prima qualità, che
lavorano con dedizione e amore. Famosissima la
piada crudo, squacquerone e rucola, tipicamente
emiliana, ma che anche i napoletani hanno imparato
ad apprezzare. (a.d.a.)
XXXI
Ma quali? A parte le disponibilità, tipicamente
limitate nei Pub, la scelta, in Campania, può
spaziare tra alcolicità non spinta e morbidezza:
da un Gragnano di qualità (del resto è il
classico compagno del mitico Panuozzo), il cui
CO2 favorisce lo smaltimento dei grassi e
pulisce bene le fauci, ad un Campi Taurasini
(Aglianico in odore di Taurasi- Calafè), un rosso
che staziona poco in bottiglia: ideale per panini
robusti a base di chianina (oggi molto in voga,
ma sarà vera?). Un Rosato di media struttura
potrebbe essere una scelta ideale.
Fuor di Campania: Riesling Renano prima di
tutti (freschezza e aromi speciali senza
troppo alcol), Barbera (Chiarlo),
Grechetto, e ovviamente Lambrusco,
un classico amico dei salumi,
mortadelle comprese.
Saper17
Vivere
ARTE
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
NELLE FOTO A LATO E IN BASSO:
due disegni di Fabrizio
Fiorentino, collaboratore
Marvel
NELLA FOTO AL CENTRO:
una cover di Lorenzo Ruggiero
per il mercato americano
IN BASSO:
Mario Punzo presidente della
Scuola Italiana di Comix
F
Futuro
a strisce
L’
L’arte sequenziale, ovvero il
fumetto secondo la definizione di Will Eisner, non è
mai stata così di moda a
Napoli e in Campania come
in questo momento. Un vero
e proprio esercito di virtuosi
delle “comic strips” cresce e
lavora all’ombra del Vesuvio
raggiungendo livelli di eccellenza impensati, al punto
che è nata l’esigenza di convogliare i 50 migliori “fumettari” professionisti nel
volume-antologia “Nero Napoletano”.
continua a pag 18
Arte /
Costume /
Storie /
Personaggi /
Cultura /
Lifestyle /
Eventi /
Turismo /
Relax /
Webmania
ARTE
Saper
Vivere
18
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Futuro a strisce
di Rita Giuseppone
continua da pag 17
L’idea di creare un’unica storia divisa in 50 microstorie,
ognuna composta da due tavole ad opera dei migliori
sceneggiatori e disegnatori
professionisti coordinati da
Sergio Brancato non poteva
che venire da Mario Punzo,
presidente e docente della
Scuola italiana di Comix, dal
1994 agenzia e factory del
fumetto made in Naples. La
nona arte è il pane quotidiano di talenti cresciuti sotto
l’ala protettiva di Comix, che
si sono affermati nel panorama nazionale e internazionale grazie alle collaborazioni
con le maggiori case editrici
quali Bonelli, GG Studio, Star
Comics ed Eura in Italia, DC
Comics e Marvel Comics in
America, Soleil in Francia e
tante altre. Questo perché,
come spiega Mario Punzo,
«quello del disegnatore è diventato un mestiere internazionale grazie alla facilità con
cui è possibile stringere contatti con gli editori ed espletare il flusso di lavoro via
web. Inoltre, è possibile collaborare con più editori, disegnando tranquillamente a
casa propria». Ne è un perfetto esempio Pasquale
“Pako” Massimo, docente di
Tecnologie multimediali per il
restauro e l’illustrazione digitale presso l’Accademia delle
Belle Arti di Napoli, vicedirettore della Scuola italiana
di Comix, che collabora con
Il Mattino e in America con la
Warner Bros. Altre matite
partenopee molto richieste in
USA sono gli insegnanti
Comix Lorenzo Ruggiero e
Fabrizio Fiorentino, che lavorano regolarmente con Marvel e DC per Batman e
Spiderman. «Da qualche
tempo - spiega Punzo - il fumetto americano ha cambiato direzione. Fino a pochi
anni fa si puntava su fisicità,
azione e immagini forti. Ora
la linea dei cazzotti si è esaurita e si è cominciato a dare
più spazio alla trama, ma per
far questo c’era bisogno di disegnatori più “sensibili” da
questo punto di vista, e sono
venuti a pescarli in Europa.
Viaggio
tra i virtuosi
del fumetto
“made in Naples”
che hanno
conquistato
USA e Francia.
L’esperienza
vincente
di Comix
Significativo è il caso della
GG Studio, una piccola casa
editrice italiana, distribuita negli Stati Uniti
con
“The
One”,
ARTE
il fantasy disegnato da Pasquale Qualano». Ma il sogno
americano non è l’unico che
anima i disegnatori partenopei. Il paradiso dei fumettari,
come conferma Punzo, è senz’altro la Francia: «I francesi
sono bravi sia a fare i fumetti
che a venderli. Il fumetto italiano viene considerato come
un prodotto editoriale di serie
B, il cui costo oscilla tra i due
e i quattro euro, composto al
massimo da 100 pagine in
bianco e nero e destinato ad
una platea di pochi appassionati. In Francia, invece, la
cultura del fumetto è molto
più diffusa. Attualmente ci
sono otto colossi e ben 200
piccoli editori che sfornano
fumetti di ottima qualità, in
un formato più grande che
contiene 40 tavole a colori
dallo stile molto cinematografico. Il costo varia dai 10
ai 15 euro, le vendite sono ottime e il loro pubblico è in costante crescita. Questo perché
i francesi sono stati capaci di
creare un circolo virtuoso che
alimenta l’editoria del fumetto, che a sua volta propone un prodotto di qualità
altissima e un’offerta molto
varia». Nel frattempo la fucina di talenti di via Atri continua ad arricchire
il vivaio di fumettisti e sceneggiatori partenopei
grazie ai corsi pluriennali di Disegno,
Fumetto,
Illustrazione, Animazione e
Animazione 3D, Sceneggiatura,
Graphic
Design, Web Design e
Colorazione Digitale,
oltre ai vari workshop e
alle tante iniziative in
collaborazione
con Comicon, il salone
internazionale del fumetto, la cui
13esima
edizione si
terrà a Napoli dal 29
aprile
al
p r i m o
maggio
2011.
Saper
Vivere
19
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
SARANNO
FAMOSI:
LE MATITE
DA TENERE
D’OCCHIO
a tradizione di fumettisti campani
vanta grandi nomi a livello nazionale
Le internazionale.
Oltre a Bruno Brindisi
(Dylan Dog) e Roberto De Angelis
(Nathan Never), mostri sacri della
cosiddetta “scuola salernitana”, tra i
più affermati figurano certamente i
fratelli Raul e Gianluca Cestaro
(disegnatori di Tex) e altri “bonelliani”,
quali Alessandro Nespolino, Giuseppe
Ricciardi e Luca Raimondo senza
contare gli “americani” Lorenzo
Ruggiero e Fabrizio Fiorentino. Matite
che hanno tracciato una strada verso
l’affermazione del talento partenopeo
che molti giovani disegnatori si
apprestano a percorrere, si spera con
successo. Tra le nuove leve scalpitano
per farsi largo nel gotha del fumetto la
colorista Barbara Ciardo (che già
collabora con Marvel e DC), la
giovanissima Livia Pastore
(apprendista alla GG Studio), Marco
Castiello (vincitore del concorso
internazionale “Chesterquest” della
Marvel), Antonella Vicari (disegnatrice
NELL’ALTRA PAGINA
IN ALTO
Una tavola del "bonelliano"
Giuseppe Ricciardi
IN BASSO
La coertina del volume Nero
Napoletano
IN QUESTA PAGINA
IN ALTO
Alacer, un progetto dell'emergente
Vincenzo Federici
IN BASSO
Una tavola di Vincenzo Federici per
il fumetto Jonathan Steele
di Legs Weaver, primo fumetto della
Bonelli interamente dedicato ad una
donna), Daniela Di Matteo (che ha
lavorato al primo volume della serie
francese “Sideline”) e Marcello Di
Martino (collaboratore Disney e
Planeta/De Agostini). Un talento da
seguire è senz’altro il giovanissimo
Vincenzo Federici, promettente
fumettista in forza alla GG Studio, per
la quale lavora a “The One”.
Attualmente collabora con lo
sceneggiatore milanese Federico
Memola, creatore di Jonathan Steele
ed è impegnato su un progetto tutto
suo concepito per il mercato francese:
“Alacer”, la storia di una nave di
piratesse. (rg)
ARTE
Saper
Vivere
20
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Gioberto Noro - Camera 7 - Galleria Artiaco
IN BASSO
Un'opera di Nicola Villa - Galleria Scognamiglio
Forme di arte “ibrida”
conquistano le gallerie
cittadine. Dalle installazioni
di Varini alle immagini di Villa,
passando per Carl Andre
e Gioberto Noro
di Valeria Puntuale
Lo Studio Trisorio di via Riviera di Chiaia 215 ha inaugurato il 6 ottobre la stagione
espositiva con due installazioni “site specific” di Felice
Varini, attivo sulla scena internazionale dal 1979 con numerose installazioni in spazi
pubblici e privati in Europa,
Australia, America e Giappone. L’opera di Varini, visibile fino al 27 novembre,
consiste in interventi pittorici
realizzati su pareti e superfici
diverse. I molteplici segni
convergono nella costruzione
prospettica di una forma geometrica semplice e rigorosa
che appare allo spettatore solo
quando la si guarda da un determinato punto di vista,
quello che lo stesso Varini definisce un “punto di partenza
potenziale”.
L’appuntamento con l’arte
raddoppia alla galleria Alfonso Artiaco. Fino al 6 novembre gli spazi espositivi di
piazza dei Martiri 58, ospitano la personale di Carl
Andre dal titolo “9x54 Napoli
Rectangle” e, nel nuovo Project Space, quella del duo fotografico Gioberto Noro.
Autunno,
tempo
di Vernissage
Andre, che da oltre 40 anni
lavora sul concetto di scultura
moderna,
propone
una
grande opera che dà il titolo
alla mostra composta da 243
lastre d’acciaio laminato a
caldo che generano un’opera
di forma rettangolare che si
estende per tutta la lunghezza
della galleria, occupando così
quasi tutto lo spazio disponibile. Sergio Gioberto e Marilena Noro, che dal 2005
firmano unitamente le loro
opere, espongono i lavori
della trilogia “Sguardi ad Occidente”, 2002/2008. Le installazioni
fotografiche,
assemblate con pannelli in
fibra di legno, sono appoggiate su carrelli e spostate in
modo casuale nello studio
sino ad intercettare le luci che
le identificano.
Finissage il 30 novembre per
la personale di Nicola Villa
alla Galleria Mimmo Scognamiglio in via Mariano
D’Ayala, 6. “Urbano/Mediterraneo. Storie e volti da una
città di mare” è la mostra a
cura di Pietro Montone ideata
su un progetto specifico dell’artista sviluppato ad hoc per
continua a pag. 23
ARTE
Saper
Vivere
Artecinema,
la creatività invade
il grande schermo
21
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
S
Si è svolta la 15esima edizione di “Artecinema”, festival internazionale di film sull’arte contemporanea. Ogni giorno, da giovedì 14 a domenica 17 ottobre, dalle 17 alle 24, al Teatro
Augusteo, la rassegna curata da Laura Trisorio ha presentato
al grande pubblico le diverse realtà dell’arte contemporanea
attraverso una selezione di documentari sui maggiori artisti,
architetti e fotografi degli ultimi cinquant’anni: interviste, biografie filmate e narrazioni montate con materiali d’archivio. Seguito da circa 6.000 spettatori ogni anno nelle ultime due
edizioni, il festival ha proposto 25 documentari, di cui 22 in
prima nazionale, ricercati direttamente presso i registi e i produttori in tutto il mondo. Le proiezioni, in lingua originale con
traduzione simultanea, sono state intervallate da incontri-dibattito con i registi, gli artisti e i produttori. L’arte è stata il filo
conduttore di tutti gli eventi della rassegna: dai documentari
della serie dedicata agli artisti attivi negli Stati Uniti Art:21
IN ALTO Frame dal film Botero Born in Medellín di Peter Schamoni
IN BASSO Frame dal film Fantasy della serie - Art in The Twenty-First Century
“Art in The Twenty-First Century” al film “Chine, empire de
l'art” di Emma Tassy e Sheng Zhimin, che esplora il panorama
dell'arte contemporanea cinese, dalla vita di Fernando Botero
raccontata in “Botero. Born in Medellin” di Peter Schamoni
alle 12 short stories di “Views on Vermeer”, in cui vari artisti celebrano l’opera del pittore olandese, dalla street art di “Next,
a Primero on Urban Painting” al film di Elisabetta Sgarbi presentato lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia “Deserto Rosa: Luigi Ghirri”, con musiche originali di Franco
Battiato e voci narranti di Toni Servillo e Andrea Renzi che leggono testi di Alexandr Sokurov, mentre sullo sfondo scorrono le
immagini poetiche di Luigi Ghirri. (rg)
ARTE
Saper
Vivere
22
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
S
L’arte “invisibile”
al Castel dell’Ovo
Successo di pubblico e critica per la mostra internazionale
di arte contemporanea “Visibile è...l’invisibile”, conclusasi lo
scorso 4 settembre. L’iniziativa, presentata da Angelo Calabrese, è stata ospitata nella Sala delle Terrazze di Castel dell’Ovo dove ben 70 artisti hanno esposto le proprie opere.
Promotrice della collettiva l’Associazione Centro Culturale
Arianna presieduta dalla professoressa Imma Maddaloni, curatrice della mostra insieme a Giovanni Boccia e Lorenzo Basile.
L’Associazione Arianna, infatti, si occupa fin dal ’99 di promuovere le diverse forme d’arte, organizzando mostre ed
eventi mirati a rendere finalmente “visibili” gli artisti emergenti del panorama contemporaneo, in quanto, essendo l’arte
una forma di comunicazione e condivisione, è inevitabilmente
penalizzata dalle scarse opportunità di esporre per gli artisti da poco affacciatisi sulla scena cittadina.
Tra questi, però, hanno trovato spazio anche nomi già noti
tra gli intenditori, come i due medici-fotografi Vincenzo Montella e Vincenzo Starnone, e la rivelazione Setyo Mardiyantoro, indonesiano di Java, giunto a Napoli nel ’92 per
studiare architettura e seguire la sua vocazione artistica ispiratrice di dipinti originali quanto delicati che miscelano i caratteri di una certa iconografia orientale con paesaggi
italiani, creando atmosfere mitologiche arricchite dall’incontro di due culture così varie.
Semplici visitatori, turisti, critici, artisti, collezionisti e galleristi hanno decretato il successo dell’evento che ha visto esposti i lavori della stessa Maddaloni che, sotto la guida del
Maestro Armando De Stefano, ha iniziato la sua carriera artistica nel 1970 e in questi quasi quarant’anni ha partecipato a centinaia di eventi artistici, riscuotendo notevoli
consensi. (rg)
ARTE
continua da pag. 20
le sale della galleria Scognamiglio che aveva già ospitato una
sua personale nel 2008. Villa
ha fotografato scene di vita
quotidiana per poi riprodurle
su tela e carta mediante l’uso
della matita, di acquerelli, inchiostri neri e di vari colori.
Con un approccio scientifico, al
limite tra narrazione e documentazione, queste fugaci immagini
divengono
testimonianza di oggetti, cose e
persone reali collocate in altrettanti luoghi reali. Non solo
sculture e installazioni: l’immagine come mezzo di comunicazione si afferma più che
mai come espressione artistica.
Fino al 24 ottobre, infatti, il
Palazzo delle Arti di Napoli di
via dei Mille ospita la più importante mostra itinerante di
fotogiornalismo internazionale.
Le prime 200 foto selezionate
come migliori dell’anno dalla
Saper
Vivere
23
giuria, composta da editori, fotografi e delegati delle agenzie
stampa di tutto il mondo, compongono la World Press Photo
Exhibition che tocca 50 nazioni ed è visitata da 2 milioni
e mezzo di persone. Quest’anno ha vinto il prestigioso
premio, giunto alla 53esima
edizione, il fotoreporter napoletano Pietro Masturzo in
quanto autore del migliore
scatto del 2009. “Donne che
protestano dai tetti di Teheran”
è un’immagine che documenta
la notte dopo le contestate elezioni in Iran, quando la gente
urlò il proprio dissenso dai tetti
e dai balconi, dopo una giornata di proteste nelle strade
della città. Il Presidente della
giuria Ayperi Karabuda Ecer
ha sottolineato che la foto di
Masturzo “mostra l’inizio di
qualcosa, l’inizio di una storia
più grande: aggiunge prospettiva alla notizia”.
IN ALTO
L'installazione Cing Ellipses Ouvertes di Felice Varini
IN BASSO
Pietro Masturzo - Dai Tetti di Teheran
CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
LIBRI
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
“Non
voglio
Anna”,
l’esordio
letterario
del medicofotografo
Vincenzo
Starnone
sione per la fotografia.
Starnone osserva la realtà
che lo circonda sempre
con stupore, a volte con
tono beffardo, altre con
rassegnazione, imparando
a convivere con lo stress
di una professione bella
quanto difficile. L’autore,
infatti, mostra come il
medico non sia solo
quello che può decidere
della vita o della morte di
un paziente intervenendo
su patologie gravi o difficili da diagnosticare, ma
anche quello che ha a che
fare tutti i giorni con logiche gerarchiche
incomprensibili,
lotte sindacali, pazienti
troppo irruenti e malati
immaginari
che lamentano
malanni inesistenti, o sintomi assurdi
che spesso,
come rivela
Starnone, in assenza di una
spiegazione logica
vengono catalogati come “fatti di
Storie stressate
di Mario Paciolla
Sono tutti rigorosamente
veri i 16 racconti di Vincenzo Starnone, medico napoletano, che ripercorre
episodi ironici di una vita
stressata nel suo primo libro
dal titolo “Non voglio
Anna” edito da Iuppiter.
L’autore, classe ’53, affianca da trent’anni alla sua
carriera di medico la passione per la fotografia, che
egli vive come una sorta di
indagine antropologica e la
stessa cosa si può dire dei
suoi racconti. “Non voglio
Anna”, infatti, raccoglie
sprazzi di vita vissuta dal
medico, “un predestinato
dalla sfiga” come si defini-
sce egli stesso, a causa del
suo piglio ingenuo ma curioso che lo porta a vivere
situazioni al limite del surreale. Lo sguardo di Starnone riesce a cogliere con
grande precisione, come
l’obiettivo di una macchina
fotografica, gli aspetti più
bizzarri e divertenti dei personaggi che osserva e che
descrive al lettore con stile
immediato e scorrevole.
Dall’incontro-scontro con i
decani della Facoltà di Medicina alle avventure come
perito medico-legale, dagli
aneddoti su pazienti insoliti,
turni massacranti, colleghi
stravaganti e notti in bianco
al pronto soccorso, alla pas-
origine nervosa”. Non a
caso il sottotitolo “Racconti
stressati di un medico” fotografa perfettamente i momenti in cui l’autore, posto
sotto pressione dalle situazioni che si trova ad affrontare, si astrae
completamente perdendosi
in ricordi o riflessioni,
dando l’impressione di vivere sempre con la testa tra
le nuvole.
Ciò accade anche nel tragitto in auto verso il suo
studio il giorno della morte
di Lucio Battisti. Mentre
l’autoradio ripropone uno
dei successi del celebre
cantautore, “Voglio Anna”,
il medico si interroga su
quale sia il modo più
adatto per comunicare il licenziamento ad Anna, la
sua assistente pasticciona,
ripercorrendone mentalmente pregi e difetti, e
quantificando in 15 passi
la distanza tra l’ingresso e
la porta del suo studio che
la distratta segretaria percorreva in soli 12 secondi,
nei quali riusciva ad inventare di tutto pur di farsi
perdonare.
Aneddoti di una vita stressata ma, tutto sommato,
appassionata e animata
dalla curiosità verso sé
stessi e gli altri che rende
Starnone un vero antropologo in camice bianco.
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“La bimbamamma”, vita smarrita
Il libro rivelazione di Nucci A. Rota sull’Alzheimer
di Aurora Cacopardo
È
un libro autobiografico interessante, ma soprattutto
generoso, “La bimbamamma” di Nucci A. Rota; un
libro che incoraggia a leggere e insegna ad amare gli
altri. L’autrice è una sociologa, pone al centro della sua riflessione la struttura del pensiero, il
rapporto tra mente e cuore, quella
strana “cosa” che è la coscienza
umana, con uno stile piano, garbato,
puntuale. Intreccia la sua vita privata
con un percorso nuovo che improvvisi
avvenimenti la chiamano a sostenere,
e lo fa con chiarezza di linguaggio e
con l’amore per Luisella (la bimbamamma) che traspare da ogni frase.
Condensa in dieci agili capitoli le
tappe fondamentali del morbo terribile che colpisce sua madre e la costringe a convivere per molti anni con
una malattia impegnativa e crudele. Il
libro presenta un excursus narrativo
dal linguaggio chiaro, talvolta ironico,
poetico nelle descrizioni paesaggistiche,
teso ad indagare sulla questione più antica e fondamentale per la specie: che senso possiamo dare alla nostra esperienza di esseri umani quando una devastante malattia
come l’Alzheimer improvvisamente ci colpisce? Nucci Rota
ha dato il meglio di sé, ed ha dedicato il suo lavoro oltre
che alla madre, a tutti coloro che si prendono cura di questi ammalati: figli, mariti, mogli, sorelle, badanti, volontari
ed è dedicato anche a coloro, una serie di persone, che tentano invece di evitare il più possibile per paura, per convenienza, per egoismo sociale, questi ammalati. Questo
libro dimostra che l’autrice è fornita di una notevole sensibilità umana oltre che di una padronanza della lingua
che riesce a trasmettere chiaramente le sue emozioni e le
sue sensazioni al lettore. Ne è un esempio il passo dove
l’autrice si ferma a riflettere sulla gravità della perdita che
comporta l’essere affetti dal tremendo morbo: “È un percorso tristissimo quello con il grande nemico, sia perché tutti i percorsi di malattia non sono
mai allegri, ma soprattutto la convivenza
con l’Alzheimer ha
una sua specificità
perché riguarda il
concetto di memoria
e tutto ciò che questo
rappresenta per tutti
noi. La stanza immensa, come definì
S.Agostino la memoria,
ha in sé anche il concetto di identità, di dignità umana, di ragione
ma anche di sentimenti.
In definitiva la memoria
è vita”.
IL MORBO IN CIFRE
le iniziative organizzate in occasione della giornata mondiale
dell’Alzheimer, celebrata il 21 settembre, nelle quali studiosi ed esperti hanno
Tante
fatto il punto della situazione sulla diffusione della malattia e sui
nuovi strumenti di prevenzione e di cura nell’ambito di
convegni e manifestazioni tutti accomunati dallo slogan:
“Alzheimer. È tempo di agire insieme”. Ecco le novità più
recenti.
Nel mondo i malati di Alzheimer, sono 35,6 milioni. Il
costo per curarli ed assisterli è di circa 604 miliardi di dollari,
pari all'1% del Pil mondiale lordo. In Europa sono 7,3 milioni le
persone colpite da forme di demenza, mentre in Italia circa 1
milione, di cui 600mila affette da Alzheimer. Purtroppo queste
cifre sono destinate a salire: si calcola che nel mondo gli affetti
da demenza saranno 65,7 milioni nel 2030, ben 115,4 milioni
nel 2050.
Novità anche per quanto riguarda la prevenzione. La
Texas Tech University Health Sciences Center a Lubbock ha
messo a punto un test del sangue per diagnosticare l'Alzheimer
e che potrebbe addirittura predire il rischio individuale di
sviluppare la demenza.
Un altro studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National
Academy of Sciences ha scoperto che il rischio di ammalarsi di Alzheimer è
strettamente legato al modo in cui il cervello usa lo zucchero per trasformarlo in
energia. Secondo l’articolo presto sarà possibile predire il rischio di sviluppare
l'Alzheimer già a 25 anni d’età, cioè molto prima che insorgano i sintomi più
evidenti.
Sempre in tema di prevenzione, ha fatto molto discutere la recente
scoperta di un gruppo di ricercatori di Oxford, i quali sostengono che, assunta in
dosi elevate, la vitamina B possa alleviare i sintomi iniziali dell’Alzheimer,
dimezzando il tasso di restringimento del cervello nelle persone anziane colpite dai
primi segni della malattia neurodegenerativa.
AL CENTRO
Nucci A. Rota, autrice de “La bimbamamma”
IN BASSO
La copertina del libro, edito da Iuppiter
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Il saggio dell’antropologa Helga Sanità ripercorre la storia
della festa più famosa di Napoli tra passato e futuro
A SINISTRA
Helga Sanità, autrice di La festa
di Piedigrotta. Il mito di un ritorno
ALL’ARCHIVIO PARISIO
“PIEDIGROTTA E I BAMBINI”
Piedigrotta il mito dell’eterno ritorno
di Rossella Galletti
A tre anni dal rilancio religioso e turistico della secolare
celebrazione, esce nelle librerie “La Festa di Piedigrotta il mito di un ritorno” (ed.
L’ancora del mediterraneo) di
Helga Sanità. Esperta di rituali e pratiche festive della
Campania, docente di Antropologia del patrimonio presso
l’istituto universitario Suor
Orsola Benincasa, l’autrice ha
dato vita ad un minuzioso lavoro di indagine storica ed
antropologica ricostruendo,
sulla base dei numerosi documenti reperibili sulla Piedigrotta e delle immagini
fotografiche degli archivi Parisio e Troncone, le fasi storiche in cui i differenti poteri
hanno inciso, trasformandola, sulla festività. Dall’edizione del 1935, anno in cui il
fascismo ne fece uno strumento di propaganda e consenso popolare, a quelle a
cavallo degli anni ’50 e ’60,
in cui divenne una sorta di festival della canzone partenopea, fino ad arrivare alla
reinvenzione in chiave contemporanea che le ha donato
un più ampio respiro internazionale. «La festa è del popolo, ma anche del potere»
afferma l’autrice. Diverse le
epoche, diversa la festa, ma
un elemento ha resistito al
tempo: «Per onorare la Madonna di Piedigrotta, - spiega
la Sanità - da quando nel
1983 la Piedigrotta fu eliminata dal calendario delle festività cittadine, la comunità
religiosa di Mergellina-Chiaia
ha istituito “La serenata alla
Madonna”, una manifestazione teatrale a cui aderiscono attori professionisti,
molti dei quali devoti alla
Madonna, che si svolge ogni
anno, il 10 settembre, nella
chiesa S. Maria di Piedigrotta».
Nonostante le politiche locali,
anche gli ultimi tre anni
hanno visto una “Piedigrotta” più festa dei napoletani che evento
turistico. «Da piccola racconta l’autrice vedevo passare i carri.
Anni dopo iniziai le
ricerche per la tesi di
laurea negli archivi
fotografici napoletani, tra questi l’Archivio
Troncone.
Mentre
Vittorio
Troncone mi raccontava la sua storia tra
file di scaffali piene di
scatole contenenti lastre
negative,
vidi che la parola più ri-
i è tenuta, presso l’Archivio Fotografico Parisio, la
mostra intitolata “Piedigrotta e i bambini”,
Sun’esposizione
di 50 ristampe di immagini d’epoca di
Giulio Parisio, dello Studio Troncone, e due stampe
originali di Giorgio Sommer. L’intento è stato quello di
documentare storicamente l’antico legame dei bambini
con la festa negli anni compresi tra il 1866 e il 1966.
La mostra, curata da Helga Sanità in collaborazione con
l’Archivio Fotografico Parisio, è stata realizzata con il
contributo dell’associazione Uniso Universo Sociale.
corrente era “Piedigrotta”».
Così da un ricordo d’infanzia
è nata la curiosità di capire
cosa contenessero quelle scatole e «di studiare la storia
attraverso quegli oggetti»; poi Helga Sanità
si è avvicinata all’antropologia ed ha iniziato
«a guardare questi
documenti
con
sguardo antropologico». Nel 2004
ha fatto parte del
comitato scientifico per il recupero di Piedigrotta,
diretto da Dario
Scala-
brini (ex-amministratore dell’EPT di Napoli), il quale
grazie ai finanziamenti avuti
dalla Regione ha attuato il
progetto nel 2007 ottenendo
riscontri positivi. «Quest’anno la crisi finanziaria ha
colpito la festa: non ci sono
stati i fondi fino all’inizio di
settembre», dice la studiosa.
Ecco perché non abbiamo
visto sfilare i tradizionali
carri. Ma cosa si può fare per
migliorare la festa? «È solo
una questione economica e
politica, la partecipazione popolare c’è sempre stata». È
importante, però, rilanciare le
festività di Napoli e della
Campania anche da un punto
di vista turistico: «tutti i Carnevali Campani avrebbero
dignità di essere recuperati,
penso al Carnevale di Montemarano, alla Zeza di Bellizzi
o a quello di Capua. Il Carnevale ha una componente
spettacolare di più immediato
impatto, arriva facilmente
anche al turista estraneo alla
tradizione locale».
EVE
NTI
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
VITA ED OPERE DI MATTEO RIPA
IL MISSIONARIO CHE AVVICINÒ ORIENTE E OCCIDENTE
evangelizzazione dei popoli è sempre stata una delle finalità principali della Chiesa
cattolica romana a partire dalle prime forme di espansione cristiana che si sono
L’susseguite
nell’arco di quindici secoli. Una missione, questa, non necessariamente legata
all’espansione politico-economica: basti pensare alle imprese autonome di diffusione della
fede operate dagli ordini dei Francescani, Cappuccini e Domenicani. La Congregatio
generalis de Propaganda Fide, nata nel ‘600, aveva il compito di propagandare il
cattolicesimo nel mondo. Questa missione conteneva in sé due “anime”, quella dei Gesuiti,
fortemente influenzata da padre Matteo Ricci, che propendeva per un’evangelizzazione
mirata soltanto alla élite cinese, mentre la Propaganda riteneva più opportuna
un’operazione di cristianizzazione che partisse dal basso e in questo trovò grande
realizzazione attraverso l’opera missionaria di Matteo Ripa. Lanfranco Cirillo, ricercatore
presso la Seconda Università agli Studi di Napoli, nel suo libro “Il vangelo secondo Matteo
Ripa” (edito da Iuppiter) descrive le tappe dell’evangelizzazione della Cina attraverso la vita e
le opere del missionario che grazie alla sua visione moderna “internazionalizzò” il cristianesimo non con un
proselitismo aggressivo, ma diffondendo la fede attraverso un virtuoso dialogo tra i popoli e un’integrazione
segnata da un lungimirante pluralismo culturale. Studioso delle lingue orientali, fondatore del «Collegio
Asiatico» - primo nucleo dell’attuale Istituto Orientale di Napoli - inguaribile sognatore e tenace realizzatore,
Ripa intuì, a inizio ‘700, nella sua opera di evangelizzazione e di ecumenismo, che bisognava privilegiare
l’universalità, scegliendo ciò che unisce e non ciò che divide. Senza mai arrendersi di fronte ad ogni tipo di
ostacoli, convinto nel sostenere che la missione evangelica non è un’imposizione ma una proposta di
cambiamento, padre Ripa, con poetica caparbietà, s’impegnò profondamente nel realizzare il sogno di un
avvicinamento tra Oriente e Occidente. Il volume, arricchito da un’accurata appendice documentaria e
fotografica, spiega perché l’azione di Matteo Ripa nel nome del Signore va studiata e riscoperta, soprattutto in
un momento in cui la globalizzazione sposta in avanti le vecchie frontiere nazionali e continentali. (ndn)
DOPO MESSALINA BALLARATI
RITORNA IN LIBRERIA CON IL MITO DI SIBARI
rande successo alla Festa del Peperoncino di Castrovillari per Antonino Ballarati, protagonista con
alcune letture tratte dal suo piccante romanzo “Così ho sedotto Roma. Amori, vizi e perversioni di
GMessalina”
edito da Iuppiter. Le avventure spregiudicate della moglie dell’imperatore Claudio sono il tema
del terzo libro di Ballarati, originario proprio della provincia cosentina, che all’attività
di agente di commercio ha accompagnato da sempre la passione per gli studi storici, il
mondo omerico e i protagonisti del mito. Questo interesse per la storia magnogreca ha
originato la pubblicazione dei suoi primi due libri “La leggenda della guerra di Troia”
nel 2005 e nel 2007 “Il mito della guerra di Sybaris”. Quest’ultimo volume, edito da
Coscile, è giunto alla sua seconda edizione e racconta i fatti che hanno
immediatamente preceduto la distruzione di Sibari, una splendida e fiorente colonia
greca, fulcro, intorno al primo millennio a.C., di una intensa vita culturale e di una
non meno frenetica e ricca vita economica e sociale. Come accade in “Così ho
sedotto Roma”, anche ne “Il mito della guerra di Sybaris” le vicende inerenti
all’ascesa politica, economica e culturale della città vengono narrate attraverso i
racconti degli stessi protagonisti storici dell’epoca, in una sorta di reportage
giornalistico, dando al lettore diversi punti di vista e chiavi di lettura. (ndn)
Il Viandante
di Alessandro Sansoni
RATZINGER UN PAPA
SOTTO ATTACCO
“L’
unica vera colpa di Joseph Ratzinger
è quella di essere diventato Papa”.
Così Paolo Rodari e Andrea Tornielli,
autorevoli vaticanisti de Il Foglio e de Il Giornale, chiosano la loro inchiesta, pubblicata da
Piemme, intitolata significativamente “Attacco
a Ratzinger”. Da quando Benedetto XVI è salito al
soglio pontificio il 24 aprile 2005 sono stati rari i
momenti tranquilli da lui vissuti. Profeticamente,
durante la messa inaugurale, il neo Papa, implorò i
fedeli dicendo: “Pregate per me, perché io non
fugga, per paura, davanti ai lupi”. E numerosi sono
i lupi con cui l’ultimo successore di Pietro ha dovuto
scontrarsi. Dall’ormai famoso discorso tenuto nella Cattedrale di
Ratisbona nel 2006 ai continui
scandali sui preti pedofili, i media
non hanno risparmiato a Benedetto XVI e alla Chiesa di Roma attacchi anche violentissimi: in molti,
dentro e fuori il Vaticano, hanno voluto vedere in questi assalti una strategia volta a colpire mortalmente il
cattolicesimo. In effetti, dalla ricostruzione dei due autori, emerge la pretestuosità o l’esagerazione di molte accuse, sebbene
Rodari e Tornielli non credano alla tesi del complotto. Piuttosto, preferiscono ricordare come la
Chiesa abbia da sempre molti nemici, soprattutto
negli ambienti liberal, così forti nell’industria mediatica, e come molti tra i collaboratori di Benedetto XVI non si siano sempre dimostrati all’altezza
del suo ambizioso messaggio evanagelico. Benedetto XVI è un personaggio scomodo. Non ha la naturale simpatia mediatica e la scaltrezza politica di
Giovanni Paolo II. È un intellettuale e un teologo
che tenta di “purificare” la Chiesa dalle sue storture, anche a rischio di crearsi nuovi avversari all’interno. Il suo è un messaggio complesso, che non
sempre la semplificazione dei titoli dei giornali
aiuta a comprendere. Occorrerebbe, secondo gli
autori, rafforzare e coordinare meglio, pertanto,
l’apparato vaticano impegnato sul fronte della comunicazione. Inoltre, sempre a proposito del fronte
interno che oggi lacera le gerarchie ecclesiastiche,
un grosso ruolo gioca la volontà di Papa Benedetto
di riportare l’insegnamento e l’azione della Chiesa
su binari più coerenti rispetto al dettato del Concilio
Vaticano II. Viene fuori, da questo testo, la forte figura di un Papa impegnato senza compromessi a
contrastare la schizofrenia morale e culturale di un
mondo secolarizzato. Un impegno vissuto con sofferenza, ma anche con naturale coerenza rispetto
ad una fede sempre illuminata dalla ragione. Semplicemente, l’”umile lavoratore della vigna del Signore” sconta la colpa di non essere soltanto un
Papa “di transizione”, ma anche una delle più robuste personalità intellettuali e politiche del nostro
tempo.
ARTE
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono
L’AUTUNNO CALDO DEI CONCERTI A NAPOLI
A
l concerto! Al concerto! E magari all’opera, all’opera!
Previsioni d’Autunno-Inverno: sembrano in affanni le
note musicali, con poco sfizio e molta preoccupazione,
per i problemi di bilancio che colpiscono un po’ tutto il paese.
Dovrebbe essere l’inverno del nostro scontento musicale, e
invece: si legga oltre! Il pubblico c’è, attende la pubblicazione
dei cartelloni per orientarsi nella scelta di un abbonamento
da confermare, oppure per azzardare un nuovo abbonamento,
magari sostituendo quello di un teatro di prosa con quello di
una serie di concerti. Fidando su possibilità trasversali di
abbonamento con opera a concerti al San Carlo, attendendo i
Sguardi lontani di Francesco Iodice
FILANGIERI, IL CAVALIERE
DELL’ILLUMINISMO NAPOLETANO
giovani universitari soprattutto ma anche i liceali le proposte
adatte, gli appassionati e curiosi aspettano pure un po’ di
concerti gratuiti. Per ora: sicuramente a Villa Pignatelli
“Maggio della Musica” proporrà i suoi ultimi concerti in
abbonamento la domenica al mattino in ottobre ed anche la
Comunità Luterana a via Carlo Poerio proporrà i suoi
concerti, che però sono gratis. In ottobre riprende l’attività
della “Scarlatti”, sede a piazza dei Martiri, ma di fatto
vomerese, con i concerti a Sant’Elmo location trionfante per
la risposta del pubblico.
E vomerese resta l’attività del Diana, e resterebbe vomerese
l’attività della “Nuova Scarlatti”. Tuttavia al San Carlo ed al
teatro Sannazaro pure vi saranno concerti dell’associazione
“Scarlatti”. Il San Carlo quindi nella fine di settembre, in
occasione della presentazione del programma 2010-2011,
finalmente ha presentato il nuovo direttore artistico, l’ottimo
maestro Sergio Segalini che ci arriva dal Festival di Martina
Franca, presenza graditissima agli appassionati che a lui
attribuiscono la presenza in cartellone dei “Vespri siciliani” di
Verdi, in originale francese, ed il ritorno di “Carmen”. A
Chiaia ancora riprenderanno, si spera, i concerti di “Convivio
armonico” al Sancarluccio, poi quelli della “Trabaci” a Santa
Caterina a Chiaia. Ed a Palazzo Reale il 7 Novembre ritorna
il “Centro di Musica antica”. E l’ANCEM? E la fondazione
“F.M. Napoletano” di Maria Sbeglia? Tutti cartelloni in
preparazione. Per essere momento di crisi è proprio tanto: la
qualità è un impegno esplicito di tutti. Unico vero problema il
sovrapporsi delle date e degli orari. Altro che scontento, per
ora.
i chiedo spesso quanti di quei “poverini” - che in lunga fila
aspettano sul marciapiede di via Filangieri l’agognato momento
M
per poter finalmente acquistare una di quelle mitiche griffe - abbiano
mai guardato la targa stradale che sta proprio di fronte a loro,
dall’altro lato della strada, e se alcuni di essi si siano mai chiesti (di
tempo ne hanno, eccome!) chi sia stato il personaggio, cui quella
signorile strada del nostro down town è intitolata. Il principe Gaetano
Filangieri era nato a Cercola, Napoli, nel 1752 e aveva conseguito nel
1774 la laurea in avvocatura. Dotato di grande eloquenza, unita a
profonda conoscenza giuridica, nel 1783 si ritirò a Cava dei Tirreni
dove elaborò la celebre “Scienza della Legislazione” in cui attaccava
dalle fondamenta i privilegi feudali dei baroni. L'opera fu ovviamente
messa all'Indice nel 1784, ma Goethe volle conoscerlo personalmente
il 5 marzo 1787 a Napoli - dove Filangieri era rientrato al Supremo
Consiglio delle Finanze e provò per lui una profonda ammirazione,
tanto che in “Viaggio in Italia” scrisse: “È molto bello che un popolo
possieda un simile patriarca”. Filangieri aveva una straordinaria
umanità, la sua famiglia rappresentava sin dal ‘300 uno dei casati più
potenti, anche se una legge ad personam - la “prammatica Filangeria”
- lo aveva privato di tutti i feudi ma non dell’alto lignaggio. Sullo stemma di famiglia c’era scritto “Fait que dois, aviegne que peut”, fa’ quel che devi,
ottieni quel che puoi, insomma fa’ il tuo dovere comunque e sempre: quella massima resterà talmente impressa nella mente di bambino che Filangieri la
elevò a regola della sua vita. Grazia ed eleganza si univano ad un’indiscutibile statura morale, era convinto che la riforma della legislazione avrebbe
portato alla "riforma" dell'umanità e all'instaurazione della felicità attraverso una "rivoluzione pacifica". In una Napoli in preda al lusso e all'ozio degli
aristocratici, straziata dalla povertà e dallo sfruttamento del popolo, Filangieri fu uno dei massimi giuristi e pensatori italiani. Il suo illuminismo era
“napoletano”, cioè non assimilato dall’estero, ma prodotto in quella Napoli del ‘700, uno dei maggiori laboratori di idee d’Europa. Morì per tubercolosi a
soli 36 anni: ciononostante riuscì ad essere in pratica il vero ispiratore di Eleonora Pimentel Fonseca e dei moti rivoluzionari del 1799. Pietro Colletta, in un
passaggio della “Storia del reame di Napoli”, scrisse che lo “piansero gli amici ed i sapienti, ma venne un tempo crudelissimo e si consolarono di quella
morte che precedette la tirannide”. Come gli aspiranti “griffaiuoli” confermano.
ARTE
Saper
Vivere
IL PREMO SCANNO
OMAGGIA GRISI
E IL MEDITERRANEO
di Aurora Cacopardo
Scanno, nell’Auditorium delle Anime Sante, si è
svolta la proclamazione del vincitore del 38esimo
APremio
letterario e delle altre sezioni. A fare gli onori
di casa il professore Paolo De Nardis e Mandfredi
Tanturri, presidente della Fondazione che organizza il
Premio Scanno ideato nel 1972 da suo padre, il
sempre compianto Riccardo. Valerio Massimo Manfredi
ha vinto lo Scanno per la sezione letteratura con il libro
“Archanes” (Mondadori), romanzo in cinque racconti
che rappresentano la summa delle tematiche
dell’autore e dei suoi valori. Vincitore per la sezione
della musica Vittorio Antonellini, per meriti artistici e
musicali; Emilia De Simoni per l’antropologia culturale
e tradizioni popolari; Enzo Giustino sezione economica,
per l’importante ruolo ricoperto nella vita economica,
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
istituzionale e sociale del nostro Paese. Padre Angelo
Panza, ecologia, da oltre vent’anni impegnato nel
progetto “Amazonia - foresta viva” per difendere, a
rischio della vita (per ben tre volte la congregazione
dei Missionari Saveriani di Desio l’ha dovuto
richiamare in Italia per salvarlo dal pericolo) il
polmone verde, dal disboscamento e dall’uso
indiscriminato di prodotti chimici. Il fine della
manifestazione del premio è quello di approfondire
con continuità temi di grande rilevanza di attualità. Per
questo vengono promossi importanti momenti culturali
quali convegni, tavole rotonde ed altri eventi.
Quest’anno Giulio Rolando (nella foto) - direttore de
“Il Cerchio” - ha organizzato, sempre nell’ambito dello
Scanno, una tavola rotonda sulla figura letteraria e
poetica di Francesco Grisi, il Futurismo e l’influenza del
Mediterraneo nella letteratura del ‘900. L’evento si è
svolto nella Sala Conciliare del Comune di Scanno.
Relatori i professori: Pierfranco Bruni, Marilena
Cavallo, Aurora Cacopardo e Francesco D’Episcopo.
Pierfranco Bruni ha messo in evidenza che il viaggio
letterario ed artistico di Francesco Grisi è un viaggio al
centro della memoria, che si racconta nell’intreccio
delle avventure: il tempo e la morte. Ma la morte è nel
tempo anche se l’ironia è nel vivere dello scrittore.
Marilena Cavallo ha parlato del mondo artistico e
poetico di Grisi, come crocevia di due civiltà - oriente e
occidente - che vivono il Mediterraneo come
appartenenza e come eredità. Chi scrive ha sostenuto
che il ‘900 letterario sia nella narrativa che nella
poesia sembra tratteggiare le eredità omeriche e le
dimensioni del sacro. Ciò appare particolarmente in
autori come Leonida Repaci, Francesco Grisi, Maria
Corti, per cui i luoghi diventano saggi su miti, simboli,
viaggi nei segni della grecità e del Mediterraneo. Così il
mito è la comprensione dell’essere che diventa
consapevolezza di un tempo - memoria. Ha chiuso la
tavola rotonda il professor D’Episcopo parlando sul
tema: Perché Scanno?
Amarcord
di Rosario Scavetta
I FASTI DELLA
CANZONE NAPOLETANA
L
uglio 1970-luglio 2010: quaranta
anni esatti sono trascorsi dalla diciottesima e ultima edizione del leggendario Festival della Canzone Napoletana.
La splendida “Piazzetta” di Capri ospitò
l’appuntamento musicale, trasmesso in diretta dal “primo canale” della RAI e condotto da Daniele Piombi e Gloria
Christian con Enzo Berri. A trionfare in
quella edizione del Festival furono Peppino Di Capri e Gianni Nazzaro con il
brano “Me Chiamme Ammore”, scritto
da Mimmo di Francia (nella foto). Il compositore del brano ha recentemente reinterpretato il brano per il suo CD “Rotta Su
Napoli” (Polosud Records). Il compositore
del brano è stato recentemente intervistato
in esclusiva dal giornalista Giuseppe Varriale dell’emittente radiofonica Radio
Marte. Lo scrigno dei ricordi, gli episodi
più gustosi e l’atmosfera del Festival della
Canzone Napoletana sono stati al centro
dell’intervista a Mimmo di Francia, autore
- tra le altre - di canzoni leggendarie
come “Champagne”, “Balliamo” o “Ammore Scumbinato”, portate al successo da
Peppino Di Capri, Fred Bongusto, Roberto
Murolo e moltissimi altri.
COMUNITÀ LUTERANA, GLI EVENTI DA NON PERDERE
Ecco il cartellone completo dei «Concerti d’Autunno»,
organizzati dalla Comunità Evangelica Luterana
di Napoli, presieduta da Riccardo Bachrach.
Coordinatrice: Luciana Renzetti.
Sede degli eventi: la chiesa luterana
in via Carlo Poerio 5.
Orario d’inizio: ore 20.30
Giovedì 7 ottobre
“La Musica di Stanley Kubrik”
Gianluca Iodice - oratore
David Romano-vl, Diego Romano-cello,
Francesco Buccarella-pf
F. Schubert trio op. 100
Mercoledì 13 ottobre
Teresa Iodice-soprano,
Giuliano Guidone-pf
“Musica spagnola tra ‘800 e ‘900”
Mercoledì 20 ottobre
Matteo Oberto-pianoforte
Musiche di L. van Beethoven, F. Liszt, A. Scriabin
Mercoledì 27 ottobre
Patrizio Rocchino-vl, Fabio Centurione-cello,
Massimo Verone-f
Musiche di F. Chopin, S. Rachmaninoff
Mercoledì 3 novembre
R. Wagner – M. Wesendonck
“La grande passione”
Silvia Del Grosso – soprano, G. Gambardella pf
Massimo Lo Iacono – oratore
Mercoledì 10 novembre
Antonio Grande-chitarra
Musiche di Tarrega, Sor, Albeniz
Mercoledì 17 novembre
“Casa Schumann”
Duo Winterreise
Stefano Di Fraia-baritono, Natalino Palena-pf,
Annie Pempinello
Mercoledì 24 novembre
Concorso letterario “Una piazza, un racconto”
Premiazione e presentazione del XII volume
M. Grazia Ritrovato Buonoconto-pf
Andrea de Goyzueta - attore
Mercoledì 1° dicembre
Ilaria Baleani – pianoforte
“Musica InAudita”
Il volto nascosto del genio femminile
Mercoledì 8 dicembre
“Polymnia Folk Ensemble”
Musiche di A. Mozart, R. Schumann
Saper
Vivere
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
Il Collezionista di Lanfranco Cirillo
IL GRONCHI ROSA, UN VERO “GIALLO”
el 1960 l’Italia aveva ricevuto, in visita ufficiale, alcuni
capi di Stato, tra cui i Presidenti di Perù, Argentina e
NUruguay.
Nel 1961 il Presidente della Repubblica, Giovanni
Gronchi, decide di ricambiare la cortesia preparando un
viaggio, che avrebbe toccato i tre Paesi. Come era avvenuto
in precedenza, si pensa di celebrare l’avvenimento con
un’emissione filatelica. Il 17 marzo 1961 viene firmato il
decreto di emissione che ne stabilisce la composizione in tre
valori: un francobollo da 205 lire di colore rosa-lilla dedicato
alla visita in Perù, un valore da 170 lire azzurro per
l’Argentina e uno da 185 in verde-grigio per l’Uruguay. I tre
francobolli dovevano essere emessi il 6 aprile ma, in via
eccezionale, sarebbero stati venduti anticipatamente il 3 aprile
per consentire ai collezionisti di preparare le affrancature sulle
buste, con l’annullo speciale del volo, destinate a viaggiare con la
posta caricata sull’aereo presidenziale. Lunedi 3 aprile inizia un
vero e proprio “giallo” filatelico: il francobollo da 205 lire, di colore
rosa-lilla, riporta una cartina dell’America latina dove i confini fanno
riferimento alla situazione antecedente alla guerra combattuta tra Perù ed
Ecuador nel 1941-2, per cui manca la provincia dell’Amazzonia. Autore
dell’errore è il disegnatore del Poligrafico Renato Mura che si era avvalso di
un atlante del 1939, stampato precedentemente. Ad accorgersi dell’errore è
Anche il semplice tentativo (non essendoci stato il profitto) di utilizzare
illecitamente un qualsiasi documento di pagamento altrui deve considerarsi reato: è ciò che ha stabilito
la Suprema Corte di Cassazione, II
Sezione penale, con la sentenza n.
27167/2010. Questi brevemente i
fatti: al momento di saldare quanto
acquistato, due uomini consegnano
al commerciante una carta di credito
non propria, caso vuole che quest’ultimo, insospettitosi per aver riconosciuto in uno dei due finti
clienti, un volto già noto tra i truffatori, improvvisa un malfunzionamento del POS (il terminale che
consente il pagamento), eludendo,
così, il raggiro. Chiaramente i due
vengono condannati in primo grado
ad otto mesi di reclusione (sentenza
confermata in Appello); eppure pensano bene di ricorrere in Cassazione,
l’ambasciatore peruviano a Roma, il quale, notato subito che sul valore da 205
lire dedicato al Perù mancano circa 170 mila km quadrati di territorio,
telefona immediatamente al ministro degli Esteri Antonio
Segni, spiegando la delicatezza della situazione ancora
oggetto di contrasti tra Perù e Ecuador. Il ministero delle
Poste decide di sospendere subito la vendita del francobollo
da 205 lire rosa-lilla e di farlo ristampare, corretto, in un
nuovo colore, il grigio. Poi, con l’ausilio di 30 impiegati,
copre i francobolli da 205 lire rosa, già applicati sulle buste
che dovevano viaggiare con il volo presidenziale, con il
nuovo valore da 205 lire. Il 6 aprile, agli sportelli filatelici di
Roma, non c’è più il Gronchi rosa, ma il Gronchi grigio!
Subito si scatena la caccia al Gronchi rosa e il ministro
Spallino, per evitare speculazioni, ordina la distruzione di tutte le
rimanenze, cosa che avviene successivamente alla presenza del
sottosegretario Gaspari, della Commissione e di alcuni funzionari
del ministero delle Poste. E proprio sulla reale distruzione delle
rimanenze si concentra il “giallo” del Gronchi rosa. Nel 1966 il
ministero delle Poste comunica ufficialmente il numero di Gronchi
rosa venduti: appena 79.625, anche se diversi operatori ed esperti del
settore sospettano che il numero reale dei Gronchi rosa in circolazione
sia molto più consistente. Il valore attuale del Gronchi rosa oscilla tra i 1.000
e i 2.000 euro. Ma le poche buste col Gronchi rosa sfuggite all’operazione di
“copertura” e regolarmente viaggiate con l’annullo del volo presidenziale sono
molto richieste sul mercato, raggiungendo quotazioni di oltre 20-30 mila euro.
Diritto&Rovescio
di Adelaide Caravaglios
CARTE DI CREDITO
I RAGGIRI DEI “LUPIN”
Terni&Favole: Miracoli e Gol
Sogni aperti sui cortili della fortuna: alla Tabaccheria Postiglione a Largo
Ferrandina a Chiaia, il nostro Alberto (auguri papà per il piccolo e gioioso Antonio),
nella sua postazione sforna numeri e crea combinazioni. “Almeno fino a metà
ottobre, consiglio di credere nel terno di Maria, ovvero 8-52-12, da giocare sulle
ruote di Napoli e Roma. Per i fedelissimi del calcio, invece, ho due soluzioni: l’ambo
della coppa (70-27) e l’ambo del gol (1-90). A questi ambi potete aggiungere il 72 e
formare i terni dei campionissimi (70-27-72 e 1-90-72) da giocare almeno per 9
estrazioni su tutte le ruote”. Mentre in tabaccheria s’apre l’ennesima discussione
sugli arbitraggi favorevoli all’Inter e sulle ultime news dalla casa Fini-Tulliani di
Montecarlo, Postiglione detta ai clienti la combinazione per un autunno da favola:
“San Gennaro va inseguito fino a Natale! Il terno del miracolo, infatti, che
comprende i numeri 18-19-66, va giocato fino al 23 dicembre sulle ruote di Napoli,
Bari e Roma. Gli amanti della quaterna possono aggiungere al terno di San Gennaro
il numero 8, per una combinazione di rara potenza e di possibili vincite”.
8+52+12/70+27/1+90/+72/18+19+66
convinti dell’eccessiva severità della
sanzione, dal momento che l’imbroglio non era andato a buon fine:
mancando, cioè, l’effettivo conseguimento dell’ingiusto profitto - dicevano - il reato non doveva
considerarsi “consumato” (cioè perfezionato), ma soltanto “tentato”:
ergo la pena doveva essere diminuita. Il Supremo Collegio, però, respinge il ricorso, avvalorando la
decisione dei giudici di merito, in
quanto - ribadiscono gli ermellini in
motivazione - “L’indebita utilizzazione, ai fini di profitto, della carta
di credito da parte di chi non ne sia
il titolare, integra il reato di cui all’art. 12 della legge n. 143 del 1991,
indipendentemente dal conseguimento di un profitto o dal verificarsi
di un danno, non essendo richiesto
dalla norma che la transazione
giunga a buon fine”.
Saper
Vivere
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
BellaGente di Tommy Totaro
MARIAGRAZIA POGGIAGLIOLMI
/LA CARRIE NAPOLETANA
Mariagrazia Poggiagliolmi è laureata con lode in Lettere Moderne con una
tesi su «La terza pagina del “Mattino” da 1970 al 1979», giornalista,
specializzatasi presso il "Centro Lab" di Roma, scrive sul "Roma", dove
cura anche la rubrica “Sex and Naples” che quest’anno è diventata un
libro dal titolo omonimo. Danzatrice professionista e appassionata d'arte
tout court, da anni spazia dalla ritrattistica alle copie d'autore, dalla pop art
alle libere creazioni.
A che età hai iniziato a scrivere? Quali libri ti hanno ispirata?
Scrivo frammenti sparsi, mai persi, da quando ero piccola. Ho foglietti vaganti,
bozze di libri nel cassetto. Stanno lì, ma non chiedono di uscire. Con “Sex and
Naples”, invece, il mio primo libro pubblicato, il percorso è stato diverso. Dalle
pagine del quotidiano “Roma”, dove curo ogni venerdì la rubrica dal titolo
omonimo, alla realizzazione del libro il passo è stato naturale. Non mi sono ispirata
a nessun testo in particolare, ma al libro della mia vita. È certo però che “Sex and
Naples” prende le mosse dal film cult “Sex and the City”. Ed io mi sento un po',
peccherò di presunzione, la Carrie napoletana, come qualcuno mi ha definito.
Il filo conduttore del libro è l’eros. Quali sono da sempre i tuoi libri preferiti?
Sì, l'eros, ma quello dolce-amaro, che puntella la vita un po' di tutti, per fortuna!
Leggo molto. Adoro autori come Fabio Volo (“Un posto nel mondo”), Nicholas
Evans (“Come un uragano”), Alessandra Del Prete (“Ridatemi il tempo delle
mele”) e le opere dello psicoterapeuta Angelo Bona: “Come riconoscere l'altra metà
della mela evitando il bruco” e “L'amore dopo il tramonto”.
Il libro che leggevo da piccola ed al quale sono straordinariamente affezionata è
“Occhi verdi” di Suzanne Rand, proprio l'altro giorno l'ho riletto tutto di un fiato. I
primi palpiti d'amore.
Nel tuo libro ti sei ispirata a storie
tratte dalla realtà, magari capitate ad
amici, o sono di fantasia?
In “Sex and Naples” le mie avventure
sentimentali s’intrecciano con quelle dei
miei amici. Tutto ciò che ho descritto nel
libro è pura realtà. Sfogliando le pagine
emergono confidenze piccanti, rivelazioni,
verità a volte paradossali. Al posto di
Samantha, Charlotte e Miranda arrivano
Vera, Francesca e Sabrina. Storie di sesso, lacrime e sorrisi, confronti
all'ombra del Vesuvio.
Quali altri hobby oltre alla scrittura?
Amo danzare e dipingere. Ballo da quando avevo 4 anni e da allora non
mi sono più fermata. Danzare riempie la mia vita, mi fa star bene. Quando
ballo sono veramente me stessa. È il modo più semplice e vero che ho per
esprimermi liberamente.
In “Sex and Naples” c’è tanto eros, come sei nel privato?
C'è una domanda di riserva? Da vera leonessa, sono passionale, molto. Vivo l'eros
con il sorriso.
Il prossimo libro nel cassetto?
Attualmente sto scrivendo a quattro mani con il pittore Pach, un libro molto
intrigante dal titolo “Chi sono? Un uomo qualunque con le sue 5000 donne”. Un
grande omaggio alle donne da parte di un artista. Per ora posso solo dire che questo
libro farà tremare la Napoli bene e non solo.
E in ambito di movida, a Chiaia quali locali preferisci?
Mi piacciono molto i baretti soprattutto d'estate, per trascorrere un po' di tempo con
gli amici in modo spensierato. E logicamente tappa obbligata è il Bluestone di via
Alabardieri.
Nella foto: Mariagrazia Poggiagliolmi presenta il suo “Sex and Naples”; interventi di Diego Paura, Januaria Piromallo e Aldo Putignano. Prefazione di Antonio Sasso
A
lessia Onzaca è la Miss Pin Up Chiaia di
questo numero. Nata a Napoli 22 anni fa
sotto il segno del toro, è alta un metro e 78
centimetri, porta la taglia 42 e vive a Portici in
provincia di Napoli. Tipica bellezza mediterranea, mora, occhi scuri, Alessia è laureata in
Relazioni Internazionali e Diplomatiche con il massimo dei voti e
sta per specializzarsi in Mondializzazione e Diritti. La politica
non è l’unico interesse “internazionale” della bella porticese che
da anni coltiva la passione per le
danze caraibiche in cui è diplomata.
Tra i suoi hobby c’è spazio anche per
la lettura, soprattutto per i romanzi
storici come quelli di Valerio Massimo
Manfredi che è uno dei suoi autori
preferiti. Non solo libri e passi di
danza: Alessia lavora come modella,
fotomodella e hostess e conduce il programma televisivo “Fitness Cafè” in
onda sull’emittente Telecapri. Il sesto
posto ottenuto durante la partecipazione
del 2006 al concorso di Miss Italia l’ha
lanciata definitivamente, dandole la possibilità di girare l’Italia con lo staff della De-
Miss Pin Up Chiaia
a cura di Fabio Tempesta
ALESSIA, LA MORA
DELLA PORTA ACCANTO
borah e di prendere parte a diversi programmi
di Rai Uno come “L’anno che verrà” con
Carlo Conti e “Uno Mattina”. Alessia è molto
conosciuta e amata anche dagli appassionati
di calcio partenopei che possono seguirla e
ammirarla nella trasmissione “Number Two”
di Canale 34. Determinata, ambiziosa, romantica, solare ed espansiva, Alessia individua la testardaggine e l’orgoglio come i suoi
difetti principali, non ama la vita mondana e
preferisce una serata tranquilla con le amiche
piuttosto che una notte scatenata in discoteca.
Tra i suoi locali preferiti c’è il Nabilah che è
solita frequentare la domenica pomeriggio per
gustare l’aperitivo in spiaggia al calar del sole.
EXIT
Saper
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CHIAIAmagazine 9 /10 settembre ottobre 2010
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memoria di ferro
Pessimismo: prendere
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Fabio Tempesta
Lanfranco Cirillo
Mimmo Della Corte
Francesco Iodice
Nino De Nicola
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