Carlo Spista
Servizio Meteorologico e Aeronautica Militare a Capo Palinuro
PREFAZIONE
Questo lavoro rappresenta la “bozza” per un prossimo libro da pubblicare sulla Stazione Meteorologica di Capo
Palinuro, frutto di un’appassionante ricerca non ancora terminata, che parte da polverosi archivi storici, passa per
la preziosa memoria di anziane persone, fino ai sofisticati moderni sistemi computerizzati. Vuole essere un
omaggio a tutti gli Osservatori del passato, del presente e del futuro legati a questo affascinante luogo dedicato
alla Meteorologia, al loro lavoro ed al loro impegno. Si rivolge a chi è interessato a sapere qualcosa di più
sull’attività svolta dal personale dell’Aeronautica Militare nella Stazione di Capo Palinuro, sulla sua storia e sul
rapporto che ha avuto e tuttora ha con le vicissitudini della popolazione locale.
Qualsiasi suggerimento atto ad integrare e migliorare questo componimento sarà ritenuto utile dall’Autore.
Lo scritto riporta fatti ed idee di responsabilità dell'Autore e non dell'Amministrazione Difesa.
Si ringrazia la Sig.ra Patrizia Boselli per la revisione della bozza.
INTRODUZIONE
Il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare è una vasta e complessa organizzazione oggi più presente e
viva che mai e i suoi organi periferici, le Stazioni Meteorologiche, vivono il contatto diretto con le popolazioni
locali diventando parte della loro storia. Tra queste la Stazione di Capo Palinuro, con la sua strategica posizione
geografica, da oltre settanta anni contribuisce al corretto svolgimento dei compiti istituzionali del Servizio
Meteorologico e da secoli rappresenta un importante punto di riferimento oltre che meteorologico anche del
contesto sociale.
Capo Palinuro, 20 Febbraio 2009
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LA STORIA
La scelta della collocazione geografica di un osservatorio meteorologico può avere motivazioni scientifiche,
topografiche o storiche. La Stazione di Capo Palinuro, posta sulla dorsale dell'omonimo Capo a 184 metri s.l.m,
con la sua caratteristica torre ottagonale, ha la particolarità di possedere l’insieme di tutte queste specificità. La
sua stessa toponomastica definisce l'origine meteorologica del luogo. Una delle traduzioni più accreditate, viene
dal greco, palin = al contrario e ouros = vento, riferito all'aspetto topografico del luogo che crea una vera
muraglia contro la quale i forti venti sono costretti a deviare dalle loro direzioni originarie. Il promontorio di
Capo Palinuro, infatti, si estende per circa due chilometri lungo il 40° parallelo che divide il Medio Tirreno dal
Basso Tirreno, alto nel punto massimo 203 metri sul livello del mare e con una costa irta e frastagliata. Tuttavia,
offre due splendide cale naturali da entrambi i versanti. Non è difficile immaginare come da sempre abbia
rappresentato per i naviganti un luogo cospicuo della costa facile da distinguere e contemporaneamente da temere
o ricercare, secondo la provenienza delle condizioni meteo-marine. Poteva, infatti, rappresentare la morte o la
salvezza dei naviganti, essendo un micidiale massiccio su cui andare ad infrangersi, oppure un sicuro riparo dove
poter ancorare. E' stata questa particolare caratteristica il motivo per cui il luogo è conosciuto sin dall'antichità,
dato che offriva non uno ma ben due porti da usare alternativamente secondo la direzione del vento.
Di questo luogo parlarono poeti e filosofi del passato a partire da Aristotele (384 - 322 a.C.). Il promontorio è
noto anche per le tragedie che si sono verificate nel corso della storia. Durante la prima guerra punica, nel 253
a.C. una flotta di 260 navi romane di ritorno dall'Africa, fu spinta dalla tempesta e naufragò sulle scogliere di
Capo Palinuro perdendo 150 navi. Da uno dei suoi porti probabilmente salpò Annibale nel 202 a.C. per Zara
affrontando Scipione. Strabone (60 a.C. - 20 d.C.), ne parla nei suoi scritti di geografia. Anche Dionigi di
Alicarnasso (60 a.C. - 8 d.C.) riferisce di come il porto offra riparo. Nel 36 a.C. la flotta romana di Ottaviano
impegnata nel tentativo di combattere le legioni di Pompeo riparato in Sicilia, naufragò a causa dei marosi contro
gli scogli del Capo.
Il promontorio era di sicuro conosciuto dai Focei che nel X secolo d.C. commerciavano con gli abitanti della
vicina Molpa di cui Palinuro faceva parte. Il luogo è stato vessato varie volte da diversi popoli invasori. Nel 544
d.C. Molpa fu distrutta dai Goti inseguiti da Belisario. Poi nel 1017 furono i Normanni condotti da Melo a portare
morte e distruzione. Seguirono le incursioni saracene nel 1113. Tutto ciò probabilmente, convinse Carlo I d'Angiò
(1282 - 1302) durante la guerra dei Vespri a costruire dei posti di avvistamento lungo la costa, ne è prova la
compilazione del primo elenco delle torri che egli ordina di stilare. Tali torri avevano il compito di avvistare il
nemico proveniente dal mare e segnalare il pericolo alla popolazione locale mediante campane, fumo, fuochi ecc.
Probabilmente però, esse furono impiegate anche per segnalare l'imminente avvicinarsi di una tempesta o altro
fenomeno meteorologico pericoloso. L'11 giugno 1464 è documentata l'incursione dei Saraceni che al di là della
cruenta e crudele realtà storica, è interessante sotto il profilo tattico-strategico. Sbarcati di notte nel porto di
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Palinuro situato a Nord-Ovest, questi risalirono il promontorio, scesero dall'altro versante e muovendosi
furtivamente sorpresero le guardie, mentre le navi, girando intorno al Capo, raggiunsero l'altro porto ad Est detto
della “Marinella” e sbarcati gli altri uomini, distrussero definitivamente la città di Molpa. Nel 1484 risultavano a
Palinuro 6 “fuochi”, vale a dire 6 famiglie superstiti.
Nel 1536 a Juan Sarnientos, ufficiale spagnolo, fu ordinato di ispezionare le torri costiere e nel rapporto che
compilò, fra marchesi che dichiarano più uomini di quelli effettivamente impiegati per intascare indebitamente la
differenza in denaro, “torrieri” che vendevano le munizioni loro assegnate, “cavallari” dediti al contrabbando,
rese un quadro pessimo delle situazioni logistiche e operative. Ciò porterà il nuovo proprietario della zona, Don
Sanchio Martinez de Leyna a dare un innovativo impulso alle costruzioni delle torri costiere con una disciplina
più ferrea, infatti, il 21 maggio 1556 risultano a Palinuro le seguenti torri distribuite sul capo: torre “Caporale”;
torre Palinuro; porto Palinuro; torre del Capo Palinuro. E' lecito pensare che quest'ultima, posta sul promontorio,
possa considerarsi come il primo esempio, certo non di stazione meteorologica ma almeno torre di avvistamento e
allarme probabilmente anche per condizioni meteo-marine pericolose. Tale ipotesi, sebbene non documentata, è
tutt'altro che remota, considerato che i cosiddetti “torrieri” erano comandati di tenere costantemente con gli occhi
puntati verso il mare e le punizioni erano molto severe. Basti pensare che tale Felice di Lentiscosa, caporale di
una delle torri nel vicino territorio di Camerota, il 12 luglio 1601, fu condannato ad essere appeso per i piedi a
detta torre, per essersi distratto dall'osservazione verso il mare non avvistando i saraceni. Vale la pena di
approfondire la figura del torriere in quanto ha qualcosa in comune anche con l'attuale osservatore meteo del
luogo: per regolamento non doveva essere nativo del posto, (normalmente era spagnolo), conseguiva una patente
a seguito di esami e doveva saper leggere e scrivere. Queste condizioni ponevano il torriere come figura
rappresentativa dello Stato e interagiva con i paesani come forestiero socialmente accolto nella realtà locale con il
compito di proteggere la comunità. Dopo tanti secoli, anche gli operatori odierni che lavorano alla stazione
vivono simili condizioni: infatti, non si è mai registrato personale militare d’origini locali, si tratta di persone
altamente specializzate, tuttora tale personale dell'Aeronautica rappresenta in un certo senso lo Stato e la gente li
accoglie nella comunità come “paesani acquisiti”, impegnati in un utile servizio!
Intanto “la scienza fa progressi”: nel 1654 Torricelli e Viviani realizzarono il primo barometro. Nel 1792 Claude
Chappe ideò un telegrafo ottico o “semaforo” (trasmettere dei segni). Il sistema era formato da una rete di torri
sulle quali veniva istallato un palo fisso alto una decina di metri con enormi braccia di legno (tre aste mobili
articolate tra loro). L'asta principale girava intorno ad un perno fissato alla sommità del palo (poteva ruotare come
un’elica) e portava imperniate alle estremità, altre due aste (indicatori) di dimensioni minori. Le due piccole aste
laterali erano incerniate ad un’estremità facendo perno alle due estremità dell'asta principale. Ruotando potevano
descrivere un'intera circonferenza con spostamenti di 45 gradi, inoltre erano munite di contrappesi per rendere più
facile il movimento. I bracci ruotanti erano verniciati in modo da poter essere più facilmente visibili all'orizzonte.
Questo sistema fu un'autentica rivoluzione e poteva trasformare le diverse posizioni assunte dai regoli in circa
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8500 parole incluse in un vocabolario generale di 92 pagine, ciascuna con 92 parole. Napoleone collegò con il
telegrafo ottico tutta la Francia e usava lo stesso sistema anche sui campi di battaglia, ovviamente utilizzando un
codice segreto. Presto i semafori arrivarono anche in Italia. Nel 1827 Francesco I cambia la destinazione d'uso
delle torri per telegrafo, artiglieria e dazi indiretti e nel 1852 si registra la rete telegrafica completa nel Regno
delle Due Sicilie basata sui semafori. Non è possibile stabilire in che anno esatto il semaforo sulla vecchia torre
saracena di Capo Palinuro vienne attivato, ma A. J. Strutt, nel 1838, riferisce dell’innovativo mezzo di
comunicazione assistendo ad una trasmissione tra i semafori ottici di Ascea e Capo Palinuro precisando che il
semaforista assicurava che tale messaggio sarebbe arrivato a Roma in mezz’ora. Dopo l’unità d’Italia con la legge
3095 del 02.04.1885 viene disciplinata la destinazione d’uso dei segnalamenti costieri e la costruzione dei nuovi
insediamenti da parte del Ministero dei Lavori Pubblici su commissione della Regia Marina. La Torre Saracena
viene demolita ed al suo posto viene edificato il Regio Semaforo.
L'attuale Stazione ha sede nel vecchio semaforo costruito intorno agli anni ’80 - ’90 (la proprietà risulta volturata
al Demanio nel 1890) nel punto di coordinate geografiche 40° 01' 17'' Nord di latitudine e 15° 16' 44'' Est di
Longitudine a 184 metri s.l.m. ed è talmente integrato nella cultura storica della popolazione locale che ancora
oggi ci si riferisce al sito come "il semaforo". La struttura è tuttora, costituita principalmente da un ampio
caseggiato sormontato da una torre ottagonale simile a quella di Andronico di Cirro, esposta ad Atene nel I secolo
a.C., che associava un tipo di tempo differente secondo la direzione degli otto venti principali. Il materiale di
costruzione consiste principalmente in rocce e calce a secco originari dello stesso promontorio. Le mura hanno
uno spessore che raggiunge gli 80 cm. La torre occupa la parte centrale ed è edificata su di una volta a due archi
incrociati. Vi si accede alla torre mediante una splendida scala a chiocciola sul lato Sud costituita da 90 scalini in
pietra di ardesia scolpiti a mano e posti l’uno sull’altro con un incasso portante in ferro nella parte del fulcro. La
parte esterna che racchiude la scala è completamente composta da piccoli mattoni rossi ricoperti da intonaco.
L’edificio raggiungeva l'altezza massima, comprese le sovrastrutture, di più di 220 metri nel punto massimo
(oggi 208 metri) ed era colorata a scacchi bianchi e neri per essere ben distinguibile anche da lontano. Già nel
1870 viene istituita la prima rete semaforica costiera integrata con filo elettrico che dopo pochi anni passò per
competenza alla Regia Marina. Lentamente il telegrafo ottico è quindi sostituito dal telegrafo con il codice morse.
Le navi si avvicinavano alla costa e scambiavano con il semaforo i vari messaggi mediante bandiere o segnali
luminosi secondo un codice già in uso in Marina dal 1680. Il segnalatore del semaforo instradava i messaggi
ricevuti via terra con il telegrafo a filo e trasmetteva alle navi quelli ricevuti. Inoltre i semafori inviavano anche le
osservazioni meteorologiche e nella parte più alta, esponevano tramite lanterne o pannelli, la direzione di
provenienza delle tempeste con una codifica ben nota ai marittimi. Erano condizioni difficili per i marinai
dell'epoca. Dai documenti custoditi presso l'Archivio di Stato di Salerno infatti il giorno 3 febbraio 1896, il Capo
fanalista Cacace lamentava presso il prefetto di Salerno l'isolamento del posto a causa di una frana lungo la
mulattiera, unica strada esistente per raggiungere sia il semaforo sia il faro posto circa 300 metri più avanti. Nel
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1899 agenti della Guardia di Finanza Brigata Palinuro dipendenti dalla tenenza di Pisciotta che prestavano
servizio al Faro, sollecitavano la costruzione di una strada per i collegamenti con il paese, poiché la mulattiera che
partiva dal porto era in pessime condizione. Tale strada coincidente con quella attuale ma dalle dimensioni di 500
metri per 2 metri sterrata fu aperta nel maggio 1899. Attraverso questa mulattiera si trasportavano merci, viveri e
sopratutto l'acqua caricata su un mulo di proprietà del Governo, compito affidato ad un paesano incaricato del
trasporto con la qualifica di "Fattorino". Nel 1909 erano presenti sul semaforo ben sette persone (nove in caso di
guerra) tra Capoposto, sottocapo e marinai per espletare i compiti di semaforisti, aerologisti e difesa. Dal 1915 si
aggiunge ai compiti già menzionati anche l'avvistamento delle navi e aerei da guerra nemici e sebbene sia stata
istallata la radio per le comunicazioni, erano ancora previsti i piccioni viaggiatori come testimonia una
planimetria con la dicitura "Ex colombaia". Intorno al 1916, sulla cima della torre, viene posto l’albero maestro di
una nave alto circa 12 m e della sezione alla base di circa 70 cm di diametro. Tale albero con relativo pennone,
due piccole coffe e quattro tiranti che lo ancoravano al suolo, resterà fino a gli anni ‘70 circa (sicuramente negli
anni ‘60 era ancora in sede). Sarà poi sostituito dall’attuale palo anemometrico, affiancato dalla luce per la
sicurezza della navigazione notturna, raggiungendo l’altezza di 208 metri s.l.m.
Una data fondamentale è il 28 marzo 1923, quando fu istituita la Regia Aeronautica come forza autonoma, ed in
seno ad essa, nel 1925, il Servizio Meteorologico Nazionale "Ufficio Presagi". Tuttavia in questi anni il semaforo
di Capo Palinuro continua il proprio servizio con il personale della Regia Marina. Nel 1929 i primi specialisti
aerologisti della Scuola Sottufficiali dell'Aeronautica vengono addestrati a Capodichino, ma raramente saranno
destinati alle stazioni meteorologiche isolate. Negli anni appena successivi, inizia l'istradamento dei bollettini
meteorologici, dalla Marina che aveva solo competenze marittime, all'Aeronautica che aveva invece carattere
nazionale. Probabilmente il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica inizia la propria attività a Capo Palinuro nel
1935 e ne sarebbe testimonianza una pietra scolpita che ancora oggi fà mostra di se appena dopo il cancello
d'ingresso della stazione recante la scritta: "RICORDATE - 18 novembre 1935 X IV" (quest'ultima cifra riferita
ovviamente all’era fascista). Qualcuno però, fa risalire questa data ad un altro avvenimento ed in particolare alla
raccolta del rame, ferro e fedi d'oro da donare alla Patria, avvenuta proprio in quell'anno a seguito delle sanzioni
impartite all’Italia da parte della Società delle Nazioni. Il giorno 1 settembre 1936 è la data ufficiale della
compilazione del primo bollettino meteo del Servizio Meteorologico a Capo Palinuro, probabilmente redatto dal
Comandante del sito, il Capo segnalatore di 2^ classe Bruno Marinelli (a cui succederà in data 31 agosto 1937 il
Capo segnalatore di 3^ classe Pietro Saullo). Negli stessi anni, nasce l'Ispettorato delle Telecomunicazioni e
Assistenza al Volo (ITAV) dell'Aeronautica che presiede a tutta l'attività meteorologica italiana attraverso il
Servizio Meteorologico dell'Aeronautica. Inizia in quegli anni a Capo Palinuro, anche il sondaggio verticale dei
venti in quota mediante il lancio di palloni “Pilot”, palloni sonda riempiti con idrogeno, tarati tramite dei pesi in
modo da avere una specifica velocità ascensionale ed inseguiti con uno speciale cannocchiale teodolite
(cronometrando e riportando le posizioni ad intervalli regolari, si poteva ottenere l'andamento del vento alle varie
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quote per i fini meteorologici; di notte veniva seguito mediante una fonte di luce). Tale servizio cessò nel 1943.
E' interessante anche la presenza di un'attrezzatura posta appena dopo l'ingresso, che qualche anziano del luogo
ricorda come il "rastrello". Trattasi, probabilmente di un nefoscopio, con cui l'aerologista calcolava la velocità e
la direzione apparente dei corpi nuvolosi. Questo strumento, ormai in disuso, era costituito da un'asta verticale,
terminante in alto con sette punte situate su di un'asta orizzontale. L'asta verticale era manovrata da due funicelle
fissate agli estremi di un manubrio ad esso solidale e munito di un cerchio graduato con un indice fissato al
sostegno. L'osservatore scegliendo un punto sulla nube e manovrando le funicelle per allinearvi dei traguardi era
in grado di stimare velocità e direzione di spostamento. Nel 1939 il semaforo diventò anche posto di avvistamento
e CRN (Centro Raccolta Notizie) della rete M DICAT ( Difesa Contraerea Territoriale della Milizia Fascista) ne è
prova la presenza di due uomini dalla Milizia di Centola impiegati in questo servizio. Nel 1940, in piena guerra, il
promontorio vedeva la presenza di molti militari appartenenti a vari corpi con compiti diversi. Vi erano infatti:
l'artiglieria dell'Esercito con un cannone, probabilmente un modello 90/53, dislocato sull'altopiano delle "Mazare"
tra il faro e il semaforo; i tedeschi con la contraerea (Flack 302 cm), di stanza al vecchio "Fortino" sul Monte
d'Oro appena prima del semaforo; il personale del faro con la presenza dei Finanzieri ed infine il personale della
stazione stessa, con i marinai, la milizia e il personale civile militarizzato (Fattorino). Più volte il posto fu teatro
di scontri a fuoco e ancora oggi qualche abitante ricorda la battaglia ingaggiata dalla contraerea contro aerei
nemici che porterà al ritrovamento in mare nel 1997 del motore di un Junker “stuka” affidato e sorvegliato dal
personale della stazione meteo prima di essere ceduto all'Aeroporto di Grazzanise. Durante questo periodo la
stazione continua il proprio servizio e predispone la difesa dell'istallazione in caso di attacco come testimonia un
piano di difesa con tutto il personale armato e con le relative disposizioni, conservato presso la stazione. Poco
prima dell'armistizio, il 2 settembre 1943, il Servizio viene interrotto e la struttura abbandonata per mancanza di
ordini. I tedeschi bruciarono qualche mezzo e abbandonarono Palinuro e non ebbero il tempo di attenersi agli
ordini del Generale Whilheim Keitel (codice nero) che prevedeva la distruzione di tutti gli impianti e strutture
militari. Resta un mistero del perché il personale del semaforo abbandonò il sito ben sei giorni prima del 8
settembre 1943. Recentemente è stato reso noto che proprio in questa data 02.09.1943, venne emanato dall’Alto
Comando Italiano un messaggio segreto (andava distrutto subito dopo letto) denominato MEMORIA 44 O.P.
Forse, per ragioni di traffico radio tale messaggio transitò per Capo Palinuro, visto che al punto 4 prevedeva, fra
l’altro, anche l’abbandono della postazione per azioni di sabotaggio e lotta militare sino al ripristino degli ordini.
Questa situazione di sbandamento generale dura sino ai primi mesi del 1944, quando iniziano nuovamente e
regolarmente le osservazioni meteorologiche da parte del personale congiunto della Marina e dell'Aeronautica,
ciascuno con i propri compiti; tale convivenza perdurò fino a metà degli anni 50 (18.04.1955) per il trasferimento
del personale della Marina. Il servizio di segnalazioni non era più necessario in quanto, con l'avvento della radio
di bordo, le navi diventavano autonome nel ricevere e trasmettere i messaggi e la categoria dei “segnalatori” della
Marina veniva soppressa. La struttura fu quindi interamente adibita a stazione meteorologica e come per altri siti
dell’Aeronautica, a causa del suo isolamento prenderà il nome di “teleposto”. Con questa dicitura verrà rilasciata
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la targa di identificazione dell’istallazione consegnata nel 1956 dal Ministero della Difesa. Da allora le
osservazioni si sono sempre compiute con regolare continuità solo dal personale dell'Aeronautica Militare
tramite il Servizio Meteorologico. E' giusto citare che, per un periodo di circa trent'anni, i dati pluviometrici
furono trasmessi per ordine degli enti superiori anche al Ministero dei Lavori pubblici Genio Civile di Napoli dal
1957 e al Ministero dell'Agricoltura e Foreste Ispettorato di Salerno dal 1958. Nel 1962 il sito ha ospitato
temporaneamente il personale della Guardia di Finanza a cui era stato assegnato il secondo piano della torre e nel
1968 si segnala la presenza dell'Esercito con un sergente ed un soldato per esigenze di ponte radio. Erano ancora
anni dove il personale viveva in condizioni disagiate. L'acqua ancora arrivava con le botti trasportate sul mulo e
non esisteva un impianto di riscaldamento se non una stufa a carbone al piano terra. Tuttavia il personale, pur
essendo in posizione isolata, seppe integrarsi e farsi apprezzare dalla popolazione locale tanto da essere spesso un
punto di riferimento per il paese sia nei momenti di necessità che nelle varie manifestazioni civili e religiose.
Basti ricordare che la Patrona di Palinuro è la Madonna di Loreto, protettrice dell'Aeronautica, per cui, a tutte le
manifestazioni religiose legate a questa figura mariana, è sempre stato presente il personale del teleposto. Molti in
paese ancora ricordano la bella divisa azzurra, con il mantello e il collare d'oro, indossata dagli Avieri durante le
processioni ma anche l'intervento spontaneo degli stessi in occasione di calamità naturali. Dal 1978, iniziano i
vari interventi ristrutturativi alla postazione con una strada asfaltata, un impianto idrico collegato all'acquedotto
comunale, il riscaldamento centralizzato, che trasformano il vecchio semaforo in un confortevole posto di lavoro
efficiente e accogliente. Così il 01 settembre 1986, al compimento del 50° anno di osservazione meteorologica,
viene organizzata una celebrazione da parte del personale del Teleposto. Tale manifestazione vede la
partecipazione delle autorità militari, civili e religiose, ma anche di molte persone comuni venute a testimoniare il
riconoscimento e la stima nei confronti dei "Meteo" della stazione. Per l'occasione è presente in rada, anche la
nave scuola della Marina Militare "Palinuro" ed è redatto un piccolo opuscolo di carattere storico-statistico a cura
del Maresciallo Orlando Ruggiero, utile anche ai fini di questo lavoro, che rappresenta l'omaggio al senso di
responsabilità e zelo degli operatori, del passato e del presente, della stazione meteo di Capo Palinuro. Negli
ultimi mesi del 1997, dalla ricetrasmittente SE 55, attraverso la quale viaggiavano i messaggi di servizio ed i
bollettini, si passa alla linea telematica con il computer. Spariscono dalle scrivanie libri, brogliacci e macchine da
scrivere, sostituiti da stampanti e supporti magnetici che renderanno più facile il lavoro di calcolo e il disbrigo
della modulistica favorendo le osservazioni a vista e strumentali. Tuttavia, la ricetrasmittente era da sempre
considerata oltre che un mezzo di servizio, anche un piacevole appuntamento orario con la voce amica dei
colleghi delle altre Stazioni Meteo e la sua assenza acuisce il senso di solitudine degli operatori. Tale condizione
di isolamento, tipica dei teleposti, aumenterà con la sospensione del servizio obbligatorio del personale di leva.
Da quel giorno, infatti, l’osservatore meteo sarà solo nel suo lavoro di notte e nei festivi, consapevole di essere
preposto ad un servizio utile e delicato che viene svolto da secoli, nonostante le difficoltà, da tutto il personale
che ha operato su questo promontorio.
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LA STAZIONE
Nell’organigramma del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, il livello più periferico prevede un’ottantina di
stazioni meteorologiche ed alcuni Uffici meteo aeroportuali. Tale collocazione può trarre in inganno sull’effettiva
utilità e responsabilità di queste strutture, che rappresentano la base di tutto il complesso sistema del Servizio
Meteorologico. Come spesso affermato dagli enti superiori, la rete d’osservazione è fondamentale per avere gli
elementi necessari all’analisi meteorologica. Il complesso delle stazioni meteo è attivo giorno e notte per
osservare ad ore determinate, i vari elementi meteorologici. I risultati delle osservazioni così eseguite sono
tradotti, mediante opportuni codici internazionalmente stabiliti, ed accentrati al CNMCA. Presso quest’ente, che
cura anche lo scambio internazionale dei dati, vengono redatte le carte del tempo, la climatologia e le previsioni
meteorologiche.
Dall’esattezza dei dati forniti dipende quindi, la corretta elaborazione, interpretazione e trasmissione di tutti i
prodotti forniti dal Servizio Meteorologico ai vari utenti, molti dei quali, basano su tali informazioni, seri fattori
di rischio per la loro attività. In definitiva, da questi piccoli enti dislocati spesso in zone impervie e disagiate, può
dipendere la vita di persone che volano, navigano o svolgono la propria attività nella fiducia dei dati forniti. Per
questa ragione è necessario che il servizio sia svolto con assoluta serietà e senso di responsabilità. Trattandosi
inoltre, di un servizio internazionale, tutto il mondo ha accesso ai dati trasmessi tramite i bollettini e può giudicare
l'organizzazione attraverso il lavoro dell’osservatore! Non meno importante è il compito non istituzionale, ma
sociale, a cui queste unità sono chiamate a rappresentare. Essendo spesso disposte sul territorio nazionale in
luoghi lontano dai grandi centri urbani, vivono la realtà delle piccole comunità che le ospitano, rappresentandovi
il Servizio Meteorologico, l’Aeronautica Militare, le Forze Armate, lo Stato.
La stazione di Capo Palinuro è un osservatorio meteo costiero definito come "teleposto". La sua posizione è
particolarmente favorevole al rilevamento degli elementi atmosferici, essendo situata proprio sulla dorsale del
promontorio, conosciuto dalla popolazione locale come il “frontone” per la sua massiccia conformazione, dove
troviamo una tipica vegetazione di macchia mediterranea alternata ad una fresca pineta sul versante occidentale
ed alberi d’ulivo “pisciottano” su quello orientale. Il promontorio si protende imponente nel mare per circa due
chilometri con le sue punte rocciose ed una forma leggermente arcuata che custodisce le due insenature naturali
del porto di Palinuro a Nord-Ovest e della rada della “Marinella“ ad Est. Dalla cima della torre ottagonale del
Teleposto, la cui altezza massima è di 208 metri slm, è possibile ammirare uno stupendo panorama che spazia sul
mare rendendo visibile nelle giornate terse, l’isola di Stromboli a Sud e Capri a Nord-Ovest. Di notte offre
un’ottima osservazione della volta celeste non avendo nessun ostacolo ed essendo privo di inquinamento
luminoso. L’unica fonte di luce nel cielo del promontorio è l’affascinante “sciabolata” luminosa e regolare del
Faro posto a circa 300 metri ad Ovest, che non rappresenta un impedimento alla contemplazione degli elementi
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atmosferici. L’organigramma prevede uno schema molto semplice essendo composto dal Capo del Teleposto e
dagli Osservatori Meteo.
Compito della Stazione è comunicare ad orari stabiliti, secondo un piano organico internazionale, le condizioni
del tempo localmente rilevate, sotto forma codificata convenzionalmente, in gruppi di cifre che nel loro
complesso formano il cosiddetto “bollettino meteorologico”. Si distinguono due tipi di bollettini: quelli per
esigenze della meteorologia “sinottica” e quello della meteorologia “aeronautica”.
I primi, seguono le regole standardizzate internazionalmente dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale
(OMM); l’indicativo internazionale per Capo Palinuro è 16310. Il messaggio sinottico (synop), viene trasmesso
al 55° minuto di ogni ora, 24 ore su 24. Ad esso, in determinati orari prestabiliti, va accodato un messaggio
statistico giornaliero (syrep) ed uno inerente alla precipitazione nelle 24 ore.
Il messaggio d’osservazione aeronautica (metar), segue le regole dettate dall’Organizzazione dell’Aviazione
Civile Internazionale ed è specificatamente diretto all’assistenza al volo, anche se i suoi dati, essendo frutto
dell’osservazione dei parametri atmosferici, possono essere impiegati in altri settori; l'indicativo per Capo
Palinuro LIQK. Il metar, come il synop, viene trasmesso al 55° minuto di ogni ora, tuttavia, quando si manifesta
tra un’osservazione e l’altra, qualche fenomeno particolarmente pericoloso per la navigazione aerea, viene
trasmesso immediatamente in forma leggermente ridotta e prende il nome di messaggio d’osservazione speciale
(speci).
L’operatore della stazione si avvale di osservazioni a vista e strumentali. Le osservazioni a vista sono stimate e
richiedono molta perizia sul campo. Si stima, infatti, la visibilità orizzontale, l’altezza delle nuvole, lo stato del
mare, tutti parametri che, nonostante i punti di riferimento quali montagne, luoghi cospicui della costa, ecc.,
l’osservatore meteo impara a valutare senza strumenti, sin dai primi anni del proprio servizio, confrontandosi con
i piloti, i radaristi ma soprattutto con i colleghi “meteo” più anziani.
Le osservazioni strumentali vengono invece effettuate con l’ausilio di apparati più o meno sofisticati e posizionati
in modo idoneo ad ottenere le corrette misure dei parametri atmosferici. All’ingresso del recinto della stazione
meteorologica lontano dal caseggiato e dagli alberi su di un piccolo prato, è posizionata la “capannina meteo”. Si
tratta di una gabbia di legno con pareti a doppia persiana ed uno sportello con apertura rivolta a Nord posta ad
un’altezza di 1,50 m dal suolo, all’interno della quale troviamo i termometri, lo psicrometro ed il termoigrografo.
La posizione della capannina e la collocazione degli strumenti in essa contenuti, seguono le direttive dell’OMM.
In qualsiasi stazione del mondo dovrebbero essere presenti soltanto strumentazioni tarate e controllate e
posizionate secondo gli standard OMM. La particolare struttura, il colore bianco, l'esposizione a Nord delle
capannine, in particolare, permette di eliminare molti degli effetti dalle radiazioni solari e di favorire la giusta
ventilazione. L’osservatore sa quanto è importante che tale equilibrio non venga sconvolto, tanto da compiere le
proprie rilevazioni in modo preciso e rapido, poiché anche il calore del corpo ed il respiro possono alterarlo!
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In sala operativa troviamo oltre i consueti strumenti di stazione, l’apparato per la misurazione della radiazione
solare, detto “piranografo”, composto da un trasmettitore esposto a Sud sensibile alle radiazioni emesse dal sole
che invia i dati rilevati al ricevitore. L’apparato ricevente, mostra i dati in sequenza oraria, sia su un display, sia
trascritti su un rotolo di carta. La registrazione inoltre, viene conservata in una memoria magnetica e spedita ai
fini statistici al Reparto Sperimentazioni Meteorologia Aeronautica di Vigna di Valle.
Completa la strumentazione della stazione meteo di Capo Palinuro “l’eliofanografo”, che serve per registrare
giornaliermente il “soleggiamento”, ovvero, la quantità di tempo durante il quale il sole splende nel cielo libero
dalle nuvole. Questo strumento è composto di una massiccia sfera di vetro dal diametro di 10 cm, che concentra i
raggi del sole su di una striscia cartacea applicata ad un arco concentrico alla distanza focale della sfera stessa. Lo
strumento viene tarato in base alla latitudine e rivolto verso Sud. Secondo la posizione del sole, i raggi si
focalizzano in un punto della carta, lasciando una traccia bruciata. Le strisce, con varie inclinazioni del sole a
seconda del periodo dell'anno comunque, sono inviate periodicamente ai fini statistici al suddetto Reparto.
Con tutti i dati ottenuti dalle osservazioni a vista e strumentali, l’operatore è pronto all’invio dei vari bollettini,
che rappresentano il frutto del proprio lavoro. Tutta la sua esperienza, l’attività, l’impegno, è concentrato in poche
righe di cifre, ma che serviranno da base per un complesso meccanismo che comprende una miriade di
applicazioni. La differenza che distingue l’osservatore meteo dalle altre specializzazioni consiste nel fatto di
vivere la meteorologia in prima persona. I fenomeni atmosferici non sono trascritti o riportati su di una carta da
interpretare mentre si sta chiusi in una stanza con l’aria condizionata, né sono ricevuti e trasmessi a fini statistici e
climatologici in una grande sala davanti ad un computer. Senza nulla togliere a queste specializzazioni per le
quali la meteorologia rappresenta oggetto di impegnativi studi e continui aggiornamenti, la meteorologia
dell’osservatore è fatta di contatti diretti con i fenomeni atmosferici. I temporali, le tempeste di mare, le trombe
d’aria, come i mille colori del cielo e le fresche brezze estive, sono vissuti sulla propria pelle, stabilendo un
rapporto confidenziale con gli elementi meteorologici. L’evoluzione del tempo al passaggio di un fronte sulla
stazione viene osservato e trasmesso, con la migliore descrizione tecnica possibile.
Un campo che genera spesso piacevoli e avvincenti discussioni fra gli operatori del teleposto, è la corretta
interpretazione dei fenomeni meteorologici. Questa scienza così antica, ma allo stesso tempo, recente sotto
l’aspetto della conoscenza scientifica, crea continuamente domande e dubbi. Non si tratta di conoscere un
fenomeno, ma un complesso di fenomeni che interagiscono l’uno con l’altro. A queste domande ciascuno dà una
risposta e porta le proprie prove a sostegno, generando animati e costruttivi confronti sulle meteore, sulle
evoluzioni del tempo, sulle nubi ecc., coscienti che un’esatta interpretazione porterà ad una corretta analisi e
quindi ad una previsione meteorologica più affidabile. La passione per la meteorologia può essere facilmente
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appresa e trasmessa, essendo parte del nostro vivere quotidiano: tutti hanno un proprio bagaglio di esperienze
meteorologiche, magari fatto di proverbi e pronostici su osservazioni parziali, ma difficilmente si resta
disinteressati dalle previsioni del tempo o dalle manifestazioni eccezionali dei fenomeni atmosferici.
Indubbiamente l’interesse per questo “mestiere” è aumentato negli ultimi decenni e l’incremento di richieste per
le visite scolastiche a scopo didattico presso il teleposto, ne sono testimonianza concreta. Molti ragazzi ai quali gli
osservatori aprono le porte della conoscenza scientifica, restano affascinati e continuano in proprio la passione per
la meteorologia. Da anni in una scuola media del vicino comune di Pisciotta, a seguito delle visite al teleposto, è
presente una stazione domestica con tanto di capannina e piano d’osservazione che non si limita all’anno
scolastico ma anche durante le vacanze estive vede l’impegno volontario dei ragazzi!
Molte sono inoltre le collaborazioni con chi ha interesse diretto alla meteorologia. I marinai, i pescatori, i
contadini e tutti coloro che specie d’estate, per le loro attività commerciali, dipendono dai fattori meteorologici,
sono tra i primi a voler essere informati ed edotti dal personale della locale stazione meteo, poiché, pur avendo le
loro personali esperienze empiriche, tramandate da generazioni, mancano delle conoscenze scientifiche e
dell’esatta interpretazione delle previsioni del tempo trasmesse dai mezzi di comunicazione di massa. Purtroppo,
a causa di una certa “incomunicabilità” della terminologia ed un linguaggio tecnico, le informazioni possono
apparire ostiche oppure troppo generiche. Tutti, infatti, attendono di vedere la carta con le icone del sole o della
pioggia, ma pochi ascoltano le spiegazioni del meteorologo che invita a seguirlo sulla carta del tempo
contraddistinta dalle isobare e dai fronti. Spesso, al personale è richiesta una spiegazione e un’interpretazione
locale delle previsioni trasmesse dai media, al fine di poter essere aiutati nelle proprie decisioni. Le attività non
istituzionali, ma che fanno parte del vivere sociale, collocano l’osservatore del teleposto meteo come consulente
per qualsiasi manifestazione locale. Dalle sagre ai concerti, dalle processioni alle fiere, vi è sempre una richiesta
per l’evoluzione del tempo, alla quale, pur a carattere non ufficiale, si tende a rispondere con la massima
partecipazione. Come già accennato, non risulta nessun osservatore che abbia avuto, anche storicamente origini
locali, ma per gli abitanti, l’Aeronautica, rappresentata dai singoli operatori della Stazione del ”semaforo”, è lì da
sempre presente e svolge la sua parte nel tessuto sociale, partecipando attivamente ai vari avvenimenti. Sia nei
momenti lieti come feste patronali o manifestazioni calcistiche locali a scopi benefici, sia nei momenti difficili in
occasione degli incendi boschivi o del passaggio delle trombe d’aria, il personale è sempre stato attivamente
partecipe. L’attività degli operatori meteo quindi, non si limita ai compiti di servizio ma è fatta di conoscenza
diretta delle vicissitudini di questa comunità, tanto da esserne parte integrante e rappresentarne, per alcuni versi,
anche una peculiarità locale. Non vi è opuscolo o pubblicazione, di natura scientifica o turistica, che non accenni
alla presenza della stazione meteorologica su questo territorio. La stima della gente viene dimostrata dalla
considerazione nutrita nei confronti dell’Aeronautica in un paese così legato storicamente e geograficamente al
mare.
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CONCLUSIONI
L’istituzione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, si concretizza a Palinuro con l’attività operativa e
sociale del personale della stazione meteorologica. Storicamente gli operatori si sentono partecipi di un più vasto
impegno che vede alla base anche il loro lavoro a favore della comunità internazionale e nazionale e calano
l’Aeronautica Militare, il Servizio Meteorologico, il Teleposto nel tessuto vivo della società. Mossi dalla passione
per la Meteorologia che li porta a contatto con la realtà locale, continuano un’antica tradizione storicamente
presente in questo luogo, che consiste nella osservazione del tempo e delle condizioni meteo-marine, per la
sicurezza della collettività.
BIBLIOGRAFIA
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E. BERNACCA Che tempo farà - Mondatori Milano 1988
M. LAZZARETTI L’Aeronautica Militare dal dirigibile a mach 2
Speciale rivista. Il Quadrante anno XXV n°1, Roma 1990
H. WACHER Scrutando il cielo - Rizzoli editore, Milano 1972
G. CAMMARANO Storia di Centola vol IV - Molpa e Palinuro – Ed. Centro Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli (SA) 1996
E. SGRILLO Palinuro Marina di Camerota - Giacomo Paolino editore, Ascea Marina (SA) 1978
A. DI MAURO I sette sentieri della memoria - Edizioni Centro Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli (SA) 2007
O. RUGGIERO Stazione Meteorologica di Capo Palinuro, Reparto Servizi Centrale A.M., Roma 1986
ARCHIVIO DI STATO SALERNO
Prefettura II serie Centola
ARCHIVIO DI STATO NAPOLI
R. Cisternino Torri costiere e torrieri del Regno di Napoli - Istituto italiano dei castelli V. Faglia Roma
BIBLOTECA NAZIONALE NAPOLI
Regia Marina Segnalazioni marittime - voc. Palat. XI-27 R.Militare, Napoli 1855
PROVERBI PALINURESI RELATIVI AL CAPO PALINURO
“Quanno a Grotta soffia è malutiempo”
“il vento dalla direzione della Grotta Azzurra annuncia tempesta”
“Quanno trona ò Fruntone trovate cupetone”
“ il tuono udito intorno al Capo di Palinuro spinge a ripararsi al più presto”
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FOTO E MATERIALE D’ARCHIVIO
Torriere 1400
Torriere 1880
Semaforista 1900
Carta del Principato Citra di M.Cartaro e C.A. Stiglioli del 1613, delineata tra il 1590 ed il 1594.
Particolare zona Cilentana con presenza della Torre Capo Spartivento (attuale Faro) e Torre Capo Palinuro (attuale TLP Meteo).
Biblioteca Nazionale Napoli
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Planimetria -1937
14
Verbale di passaggio di consegna 1937.
15
1° numero della Rivista di Meteorologia Aeronautica -1937
(Copertina Rivista Meteorologia Aeronautica numero Gen.-Giu. 1994)
Sott.le A.M.
con mantello - 1944
Fermaglio
da mantello
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Aviere Aeronautica
Militare - 1955
Passaggio del semaforo Capo Palinuro dalla Marina Militare all’Aeronautica Militare - 1955
17
Convenzione tra Aeronautica Militare e Marina Militare - 1955
18
Tlp Meteo Capo Palinuro con albero di segnalamento e pennone
Stazione meteorologica posta al 1° piano della struttura -1963
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1963
Capannina meteo
Eliofanografo e Piranometro
Lato Ovest -1963
Opuscolo stampato per il 50° anno di osservazioni
Adesivo commemorativo
1986
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Targa di identificazione TLP Capo Palinuro
Scala a chiocciola
Cippo in pietra
Muratura e trofei
Volta centrale
Motore del junker 87 ripescato -1997
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Teleposto Capo Palinuro
2008
.
Il personale del Teleposto Meteo Capo Palinuro - 2008
Da sinistra: M1 DE PASCALE Carmine; M1 SERRA Giuseppe; 1° M.llo SPISTA Carlo;
O.P. RUSSO Giovanni; M1 GIANGRANDE Massimiliano; M1 ROSONE Raffaele; 1° M.llo MEOLA Luigi.
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RINGRAZIAMENTI
Ringrazio le persone che hanno impegnato la propria professionalità, disponibilità e memoria storica, affinché potessi
pervenire alla ricerca ed alla stesura di questo lavoro. In particolare: Ing. Vollono e Sig. Sansone del Servizio fari e
fanali di Napoli; Sig. Gabriele Oronzo e figlio “Pippo”; Sig. Graniti Aniello; Sig. Polito Piero; Dott. Rinaldi Antonio;
M.llo aiut. Spista Raffaele (mio padre, classe 1925) di Nocera Inf..; M.llo radioaerologista Filì Saverio (1918) di
Bergamo; Cancelliere Barone Vincenzo, ex Aviere Aerologista (classe 1920); l’Aeronautica Militare; il Servizio
Meteorologico; tutti i colleghi del Teleposto; la mia compagna Marcella.
Palinuro 1812
Acquaforte di F.L. Catel
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Servizio Meteorologico e Aeronautica Militare a Capo Palinuro (2010)