Italia. Ragioni dell’in/dipendenza (gennaio / febbraio 2007) (http://www.rivistaindipendenza.org) a) Agenzie di rating USA, Fondo Monetario Internazionale ed Unione Europea ancora una volta all’unisono: passabile la Finanziaria che tanti dolori ha riservato e riserverà alla popolazione di questo paese (14, 22 e 30 gennaio, 14 e 16 febbraio), ma non è ancora abbastanza. Bisogna continuare con le riforme, pensioni e liberalizzazioni innanzitutto (16, 20, 27 gennaio, 15, 22, 26, 27 e 28 febbraio). Romano Prodi, ancora una volta, conferma che i diktat dei “mercati finanziari” dominati dalla finanza statunitense sono prioritari (14 febbraio). Ma qual è insomma la funzione di questa Unione Europea? Che sia la responsabile principale dello smantellamento dello Stato sociale lo dice indirettamente persino Berlusconi (27 gennaio). Ma anche in un’ottica di sviluppo capitalistico le politiche di Bruxelles e Francoforte si rivelano profondamente perniciose (14 febbraio). I capitalisti di casa nostra lo sanno bene, e si regolano di conseguenza (13 gennaio). Intanto il cancelliere tedesco Merkel, attuale presidente di turno dell’Unione Europea, conferma che obiettivo principale dell’UE a medio termine sul versante economico è la formazione di un “mercato unico transatlantico” con gli Stati Uniti (8 gennaio). Qualcuno ha dubbi su chi sarà il partner dominante? b) Basi statunitensi in Italia. Il comitato “No Dal Molin” contro la costruzione di una nuova base USA a Vicenza ha il merito di sollevare la questione della sovranità nazionale, tanto da contribuire a spingere un Cossiga ad invocare un governo forte (25 febbraio). Con 113 basi USA / NATO disseminate sul territorio (28 febbraio), l’Italia è sempre più una piattaforma logistica fondamentale per i progetti di guerra dell’imperialismo statunitense. Al 1, 16, 17, 20 e 23 gennaio, 17 e 22 febbraio una scarrellata sulla funzione ed i progetti di ristrutturazione che coinvolgono alcune di queste basi. Sulla cornice giuridica ed i costi, significative le considerazioni al 18 febbraio. Ma gli oneri coloniali per spese militari a beneficio di Washington non si limitano qui. Abbiamo le spese per il mantenimento delle “missioni” militari all’estero (vedi Afghanistan: 26 gennaio, 1 febbraio); nonché spese attinenti alla dotazione di armi ed apparecchiature funzionali al dispositivo e alle strategie militari di Washington. Vedasi l´accordo per l’acquisto di 133 caccia bombardieri d’attacco “Joint Strike Fighter”, prodotti dalla ditta statunitense Lockheed (7 febbraio). Costo previsto: almeno 11 miliardi di dollari. Ma Bruxelles, che non si fa certo pregare per lanciare strali contro pensioni e spesa pubblica con il pretesto del debito pubblico, non ha niente da dire contro questi indecenti sprechi per i conti pubblici effettuati da un governo “di sinistra” che, mentre alza la spesa militare a livelli nemmeno raggiunti da Berlusconi (25 febbraio), non si vergogna di affondare le mani nelle tasche dei cittadini? Perché l’Italia deve farsi strumento di morte agli ordini di Washington? Non bastano gli strazi subiti dai militari italiani morti a causa dell’uranio impoverito buttato in paesi come il Kosovo (5 febbraio)? c) Le banche d’affari USA ancora una volta in primo piano. Sempre protagonista la “Super lobby” Goldman Sachs (5 gennaio) dei Prodi, Draghi, Monti, Tononi e Costamagna (finanziatore della campagna elettorale di Prodi). Significativo un esposto dell’associazione dei consumatori sulla truffa allo Stato congegnata dalla banca d’affari USA con i titoli di debito pubblico italiano. L’esposto dedica anche alcune righe al ruolo delle agenzie di rating USA e alle privatizzazioni e speculazioni sulla lira ordite dalla finanza estera (10 gennaio). Intanto, gli oligarchi di casa nostra, per non perdere influenza in Italia, consolidano i loro rapporti con la finanza statunitense, a volte riciclandosi di fatto come manager di fiducia (26 gennaio). E le banche d’affari USA mostrano interesse per le infrastrutture (14 gennaio). Se dovessero andare in porto i propositi del centrosinistra di liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali, in ottemperanza agli ordini dei “mercati finanziari”, non ci sarà da stupirsi se ci ritroveremo a pagare le bollette (anche) alla finanza estera. Tra le altre notizie, estremamente significative: 1 Interni (3 gennaio, 4 febbraio) Stragi (11 gennaio) Sicurezza (9 febbraio) Politica estera (10 e 14 febbraio) Energia (28 febbraio) • Basi USA. 1 gennaio. Aviano, atomiche illegali. Un gruppo di pacifisti di Pordenone ha presentato al tribunale della città friulana lo scorso 22 dicembre una denuncia nei confronti del governo degli Stati Uniti. L’atto di citazione chiede al giudice di dichiarare che la presenza delle armi nucleari nella base di Aviano è illecita e dannosa, e conseguentemente ordinare agli USA di rimuovere tutte le bombe nucleari dalla base. Il documento, elaborato da uno staff di avvocati appartenenti alla Ialana (Associazione Internazionale Giuristi Contro le Armi Nucleari, www.ialana.net) si richiama al Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), sottoscritto e ratificato dall’Italia. Il TNP infatti sancisce l’obbligo per il nostro paese di non ospitare ordigni nucleari mentre alle potenze atomiche (come Stati Uniti) di non dispiegare tali armamenti al di fuori del proprio territorio nazionale. La prima udienza è stata fissata, su richiesta dei promotori, il prossimo 7 luglio, alla vigilia del decennale di un’importante sentenza della Corte Internazionale di Giustizia secondo la quale l’uso (o anche la semplice minaccia dell’uso) di armi nucleari è in contrasto con il diritto internazionale, e che ribadiva che gli Stati hanno l’obbligo giuridico di condurre negoziati in buona fede che conducano al completo smantellamento di tutte le armi nucleari. Una sentenza rimasta lettera morta. • Basi USA. 1 gennaio. Intanto, al fine di risolvere «lo stridente contrasto tra dettato statutario e questione nucleare in Friuli Venezia Giulia», la Tavola regionale della Pace ha invitato Riccardo Illy a rinunciare, quale presidente della Regione, alla carica di Comandante onorario del 31.mo stormo USAF di Aviano (Pordenone). Nel corso di un incontro avvenuto ieri tra i rappresentanti della Tavola della pace ed i capigruppo di Intesa democratica in Regione, è stato sottolineato che il nuovo Statuto approvato dal Consiglio regionale «persegue una politica di pace», mentre per quanto riguarda il territorio regionale, «in palese violazione del Trattato di non-proliferazione nucleare», non è mai stata smentita «la presenza di 50 bombe nella base USAF di Aviano». • Caso Calipari. 1 gennaio. «Non ho prove documentali», dice, «ma sufficienti elementi politici per accusare l’ex ambasciatore USA in Iraq, John Negroponte, di aver pianificato l’incidente in cui è stato ucciso Calipari (alto responsabile del Sismi, servizio segreto italiano in Iraq, ndr) e ferita Giuliana Sgrena (giornalista de il Manifesto sequestrata e poi liberata dai suoi rapitori in Iraq)». Il senatore Gigi Malabarba (PRC), che vuole «indagini anche sui mandanti» ha sostenuto lo scorso 23 dicembre che non si tratta di «dietrologia, ma riprova della volontà americana di imporre anche con la forza ai propri alleati la linea della fermezza per la liberazione degli ostaggi. Come con i voli segreti della CIA». L’incriminazione da parte dei pm che indagano sull’omicidio Calipari di Mario Lozano, mitragliere statunitense, per l’omicidio Nicola Calipari, è «un atto di dignità della magistratura italiana». • Caso Calipari. 1 gennaio. A distanza si replica con irritazione. «Il caso è chiuso», dicono al Pentagono e al Dipartimento di Stato. L’ultima parola l’ha detta il rapporto della commissione Vanjel, benché «non sottoscritto dalle autorità italiane», ha sostenuto il portavoce del Dipartimento di Stato, costretto a dedicare a Calipari buona parte del suo briefing quotidiano con la stampa. Ma la sostanza è quella: «La materia, per quanto tragica, è chiusa». E si scatena il Pentagono: «Nell’ambiente militare», raccontano le agenzie di 2 stampa, «c’è evidente irritazione di fronte alla notizia che un soldato americano è sotto inchiesta per omicidio, in un paese alleato, per un’operazione avvenuta in zona di guerra». • Interni. 3 gennaio. Medaglia al merito dell’FBI a De Gennaro. La massima onorificenza il capo della Polizia Gianni De Gennaro l’ha ricevuta l’8 dicembre scorso, nel quartier generale dell’FBI a Washington. L’ambito riconoscimento viene conferito per la prima volta nella storia dell’FBI ad un non statunitense. Il direttore dell’FBI, Robert Muller, ha spiegato che De Gennaro è stato insignito del riconoscimento per avere creato tra la polizia italiana e l’FBI un rapporto di collaborazione «diventato il modello da imitare» nelle relazioni tra l’FBI e le forze dell’ordine del resto del mondo. Alla cerimonia hanno partecipato il giudice della Corte Costituzionale, Antonino Scalia, l’ex direttore dell’FBI Louis Freeh (con il quale aveva collaborato nelle indagini su Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno), l’assistente del Presidente Bush per la «lotta al terrorismo», Frances FragosTownsend, e numerose altre personalità del mondo della magistratura. Successivamente, come ha rivelato Il Velino lo scorso 12 dicembre, il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha condotto un profondo turn over in molte questure e uffici centrali del Viminale che hanno favorito proprio alcuni fedelissimi di De Gennaro. • Banche. 4 gennaio. Emilio Botin, leader del Banco Santander Central Hispano (Bsch), secondo il giornalista italiano Giancarlo Galli legato alla “massoneria cattolica” dell’Opus dei, non intende abbandonare l’Italia. Messo da parte nel caso della fusione con Banca Intesa del San Paolo Imi (di cui il banchiere spagnolo vantava una cospicua partecipazione), dice Biagio Marzo de l’Opinione, Botin intende giocare un ruolo nella definizione degli equilibri di potere in Generali se non addirittura fondersi con l’olandese Abn Amro. Il Santander è una delle maggiori banche del continente. Così come per altri istituti bancari attivi in operazioni di fusione transfrontaliere (pensiamo all’italo-tedesca UnicreditHypovereinsbank o alla stessa Abn Amro), i maggiori investitori della banca spagnola sono statunitensi: Ec Nominees, Chase Nominees e State Street Bank, che assommano il 20% del Santander. • Banche. 5 gennaio. La banca d’affari USA Goldman Sachs cresce di influenza politica e potere economico. Anche in Italia. Come rivela un articolo di Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere pubblicato sul settimanale L’Espresso (“Super Lobby Goldman Sachs”), la potente banca d’affari consegue profitti record (in particolare grazie alla compravendita speculativa di banche ed imprese) e vede sempre più propri uomini posizionarsi in posti chiave dell’economia e della politica. Esemplificativo il caso di Henry Paulson, nel maggio scorso nominato da Bush ministro del Tesoro. «Molti si erano stupiti della sua scelta. Perché mai Paulson aveva deciso di lasciare la guida di un istituto così prestigioso per dedicarsi al dissestato bilancio dello Stato americano, per di più nella fase finale di una presidenza azzoppata?», è la domanda retorica dei giornalisti che sottolineano il «potere tentacolare dell’azienda». Infatti, «gli uomini che raggiungono le posizioni di vertice della banca d’affari restano in carica generalmente una decina d’anni, nel corso dei quali accumulano un capitale ragguardevole che consente loro di ricominciare una carriera spesso assai meno remunerata, magari presso qualche istituzione pubblica, creando uno straordinario network di ‘ex uomini Goldman’ nei posti chiave dell’economia e della politica». Da Paulson a Paul Thain (capo della New York Stock Exchange, quindi il numero uno di Wall Street»); da John Thornton («punto di riferimento essenziale per gli uomini d’affari USA che investono in Cina») a Joshua Bolten (attuale capo di gabinetto della Casa Bianca); da Robert Zoellick (vicesegretario di Stato) a William Dudley (capo della Federal Reserve Bank of New York); da Jon Corzine (ex senatore democratico e attuale governatore del New Jersey, «dove ha assunto tre uomini Goldman come principali collaboratori») a 3 Philip Murphy («responsabile della raccolta fondi per il Comitato Nazionale del partito democratico, un ruolo chiave in vista delle presidenziali del 2008»), a John Whitehead («vicesegretario di Stato con Ronald Reagan, poi cooptato nel board (consiglio, ndr) della Federal Reserve Bank of New York e infine, dopo l’11 settembre 2001, nominato presidente della Lower Manhattan Development Corporation che ha l’incarico di ricostruire il distretto finanziario»): ecco un elenco di ex presidenti e alti dirigenti di Goldman Sachs ben piazzati in ambienti politici e finanziari statunitensi. • Banche. 5 gennaio. «Scorrendo i nomi dei vertici Goldman si scopre che oltre a svolgere la loro principale attività all’interno della banca d’affari, ciascuno di questi dirigenti è presente nei consigli di amministrazione di alcune multinazionali, di qualche università prestigiosa e di parecchie organizzazioni di beneficienza. A ben guardare la Goldman usa in modo eccellente, per costruire il suo successo e i suoi sterminati profitti, la stessa strategia da decenni utilizzata dalle migliori università americane: creare una straordinaria élite intellettuale e diffonderla per il mondo, ai vertici delle istituzioni economiche e politiche, ampliando e sostenendo una rete di legami sempre più fitta. Gli uomini Goldman non costituiscono solo una rete di potere, ma si garantiscono reciprocamente una rete informativa che consente alla banca di affari di sapere meglio e prima degli altri come evolvono i mercati. Dice John Cochrane, professore di finanza alla School of Business dell’università di Chicago: “Gli investimenti a rischio della Goldman hanno il sostegno di una fortissima base informativa”». Dichiarazioni che, allargando il raggio d’osservazione oltre la Goldman, evidenziano gli stretti legami intercorrenti tra sfera politica ed economica e, a ben vedere, come sia consustanziale al mondo degli affari la fattispecie dell’insider trading, per reconditi motivi di tanto in tanto sollevata dalla magistratura. Locuzione composta da “insider”, “chi sta dentro”, e dal gerundio di “to trade”, “commerciare”, “operare”, essa consiste nell’uso a fini di speculazione su titoli (azioni, obbligazioni, derivati) di una determinata società di notizie ed informazioni riservate e “privilegiate” rispetto ad altri investitori (non di pubblico dominio), conosciute in ragione della partecipazione al capitale di una società, dell’esercizio di una funzione anche pubblica o di un’attività professionale. • Banche. 5 gennaio. Una parte dell’articolo de L’Espresso su Goldman Sachs si sofferma sui suoi tentacoli italiani. Nomi non di poco conto. «Dai suoi ranghi sono passati, oltre all’attuale governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, anche Massimo Tononi, oggi sottosegretario all’Economia, e Mario Monti, ex commissario europeo alla concorrenza, rettore della Bocconi e ora consulente internazionale della banca d’affari USA. Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi è stato più volte consulente della Goldman. Così come Claudio Costamagna, di cui si è recentemente parlato per la vicenda che ha portato al duro scontro tra palazzo Chigi e il vertice di Telecom Italia: della Goldman è stato direttore europeo del settore bancario fino al maggio 2006». I due giornalisti, sottolineata la crescita del drappello italiano nella banca USA, rilevano un fatto non irrilevante per la comprensione dell’influenza di tali istituti finanziari: «gli analisti mettono in relazione l’aumento del numero di italiani con il crescente interesse col quale la Goldman guarda all’emissione del nostro debito, che con 200 miliardi di euro rappresenta un quarto del totale europeo». • Banche. 5 gennaio. La Banca d’Italia come la Federal Reserve USA? Sarebbe il progetto del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Su Panorama Renzo Rosati, nell’evidenziare in posti chiave di Via Nazionale una serie di nomine di personaggi legati all’ex vicepresidente per l’Europa di Goldman Sachs, sostiene che per la proprietà della Banca d’Italia «Draghi vorrebbe adottare il modello Fed, che è una sorta di gigantesca public company con la proprietà frantumata tra banche e istituzioni americane e mondiali». 4 • Fisco. 7 gennaio. Il Lussemburgo continua ad essere oggetto d’assalto per banche e grandi imprese. Per ottenere consistenti vantaggi fiscali e redigere i bilanci con criteri più di manica larga rispetto a quelli prescritti in Italia. Lo rileva Vittorio Malagutti su L’Espresso. 15 sono le filiali delle banche italiane nel Principato (una presenza seconda soltanto a quella dei gruppi creditizi tedeschi, 45). Alle banche si aggiungono le finanziarie controllate da grandi gruppi come Fiat, Benetton, Pirelli, Fininvest, e personaggi come Del Vecchio, Ligresti, la dinastia italo-argentina dei Rocca «e molti altri ancora. Queste società vengono utilizzate, tra l’altro, per emettere bond da collocare sui mercati internazionali. Funzionò così anche per la Cirio di Sergio Cragnotti». Ed intanto, in Italia, i giornali controllati anche dai succitati oligarchi lanciano strali contro l’evasione fiscale... • Politica economica. 8 gennaio. NATO economica? No grazie. Il filosofo Gianni Vattimo su La Stampa critica fortemente l’obiettivo espresso dalla cancelliere tedesca Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione Europea, di porre tra gli obiettivi del prossimo semestre europeo il compimento di ulteriori passi avanti verso la formazione di un unico mercato transatlantico, «tale da costituire un parallelo della NATO sul piano degli scambi e in genere del coordinamento delle politiche economiche, monetarie e commerciali (che a nostro avviso già oggi c’è, almeno in parte, ndr)». Vattimo rileva che la NATO non avrebbe più ragione di essere la difesa del “Nord-Atlantico” dopo la caduta dell’Unione Sovietica, e che una tale idea di NATO economica ovviamente metterebbe in soffitta l’obiettivo –per noi comunque pericoloso– di un’Europa unita contraltare degli USA. «La NATO dell’economia non rischierebbe di essere, proprio come la NATO militare, un modo per scaricare sulle spalle degli alleati problemi (come le guerre mediorientali, ma ora anche la debolezza del dollaro) che l’amministrazione americana ha creato e non sa più come gestire?», si domanda retoricamente Vattimo. • Banche. 10 gennaio. La Goldman Sachs truffa lo Stato ma continua a godere di inusitati privilegi nell’emissione di titoli di debito pubblico italiano. Lo scrive Andrea Cinquegrani sul mensile La Voce della Campania citando un esposto alla procura di Milano dell’associazione dei consumatori Adusbef, che chiama pesantemente in causa la Goldman Sachs. «Approfittando delle differenti legislazioni fiscali in vigore nei paesi europei, Goldman Sachs International ha attuato una ingegnosa truffa ai danni dello Stato italiano per la somma di 202 milioni di euro. Mediante un ingegnoso ma fraudolento sistema, Goldman Sachs poco prima del distacco delle cedole, effettuava il trasferimento in altri Paesi -prevalentemente in Inghilterra- delle azioni di società italiane quotate in borsa, detenute anche da investitori istituzionali (fondi pensione e altro) in modo da creare le premesse per eludere la doppia imposizione fiscale. In questo modo partiva la richiesta di rimborso, ma subito dopo i titoli tornavano in Italia». Un’operazione che i promotori hanno significativamente denominata “Easy Credit”, scoperta dalla stessa Agenzia delle Entrate, «insospettita da un’autentica valanga di domande di rimborso, oltre 40mila, proveniente solo da Goldman Sachs, ha così segnalato all’autorità giudiziaria un marchingegno truffaldino, che sarebbe stato messo in atto anche da altri soggetti stranieri residenti in Francia, ma operanti in Italia». Nelle battute finali dell’esposto-denuncia, l’Adusbef rileva come «nonostante tali pesanti accuse di frode ai danni dello Stato, Goldman Sachs continua a godere in Italia di inusitati privilegi, e invece di essere sospesa dall’Albo delle banche di riferimento del ministero dell’Economia in via cautelare, è stata scelta come banca capofila lo scorso settembre in occasione del bond lanciato dal Governo italiano per 3 miliardi di dollari e con scadenza 20 settembre 2016. Come mai il Tesoro continua ad avvalersi di Goldman Sachs in qualità di lead manager, assieme a Citigroup e JP Morgan anche nel caso dell’ultima emissione, la più fresca operazione del ministero dell’Economia avvenuta il 24 ottobre 2006? Come mai si privilegia Goldman Sachs invece delle banche italiane ed 5 europee? Come mai il ministro Padoa Schioppa, così rigoroso nella gestione dei conti dello Stato, ha rinnovato il mandato alla Goldman Sachs, che vede il professor Mario Monti come alto dirigente per l’Europa, invece di depennarla per giusta causa dall’elenco delle banche di riferimento?». • Banche. 10 gennaio. Un esponente di spicco della Goldman Sachs è stato proprio il Governatore della banca d’Italia Mario Draghi, negli anni Novanta Direttore generale del Tesoro. «Per dieci anni, dal 1991 al 2001, ricopre la strategica carica di direttore generale del Tesoro. Con la ciliegina sulla torta della presidenza del Comitato per le Privatizzazioni, che secondo non pochi analisti hanno portato alla svendita pilotata di parecchi gioielli statali o parastatali (IRI, Telecom, ENEL, ENI, Credito Italiano, Buitoni, Invernizzi, Locatelli e via di questo passo)», ricorda Cinquegrani. Ciò capitava in particolare agli inizi degli anni Novanta, anni contraddistinti, come ha ricordato un’analisi di Adusbef, dalla «crisi della prima repubblica, lo scoppio di Tangentopoli, l’attacco alla lira da parte di George Soros che portò alla svalutazione del 30%, poi la manovra da 100mila miliardi del governo Amato, il celebre incontro a bordo del Britannia della regina Elisabetta» con esponenti di banche d’affari anglosassoni. Presente anche Draghi, «il quale, contemporaneamente, dà il via al valzer delle vendite, o “svendite”, di Stato. Con l’ok degli USA, che, tramite l’ambasciatore in Italia Reginald Bartholomew (in seguito diventerà presidente di Merrill Linch Italia, altra star del firmamento finanziario internazionale), danno la loro benedizione: “Continueremo a sottolineare ai nostri interlocutori italiani la necessità di essere trasparenti nelle privatizzazioni, di proseguire in modo spedito e di rimuovere qualsiasi barriera per gli investimenti esteri”», rimembra quegli anni Cinquegrani. • Banche. 10 gennaio. L’esposto della Adusbef dedica pure alcune righe alle agenzie di rating USA. «Le società di rating, poiché sono pagate dai committenti e non dagli investitori, sono in sé portatrici di un conflitto, che ha mostrato tutta la sua entità negli scandali finanziari mondiali, da Enron e Worldcom alla Parmalat». Standard & Poors, Fitch e Moody’s vedono tra l’altro sedere nel proprio consiglio di amministrazione esponenti di multinazionali statunitensi ed in particolare di banche d’affari come Citigroup, J. P. Morgan Chase, eccetera, su cui in teoria dovrebbero “vigilare”. A tal proposito ci sono analisti che esprimono preoccupazioni sull’entità dei contratti derivati stipulati da tali banche, ad esempio quelli Over The Counter (che non appaiono nei bilanci degli istituti sottoscrittori): «Viste le cifre da capogiro un elemento da sottolineare è quello della ormai eccessiva interdipendenza, in termini di profitti, tra banche d’affari e mondo degli Hedge Funds, un evidente ed eclatante conflitto d’interessi: le banche d’affari vendono Hedge Fund, li gestiscono, concedono prestiti per investirvi e operano in Hedge attraverso i loro trading desk. Sono ormai una sorta di investitori geneticamente modificati: le banche investono con se stesse». • Giustizia. 10 gennaio. Mastella mette la giustizia in mano agli inglesi. Come rivela il quotidiano economico Italia Oggi, il ministro della giustizia italiano affida alla British Telecom i servizi di trasmissioni dati, accesso a Internet, per collegare tra loro le sedi giudiziarie, scalzando Telecom. E non solo. Ha anche intenzione di rafforzare il rapporto con British Telecom affidandogli il servizio di sicurezza. Il contratto sarà firmato tra fine gennaio ed inizio febbraio, non appena il ministero della giustizia avrà predisposto il piano dei fabbisogni. • Stragi. 11 gennaio. Ustica, nessun colpevole. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato ieri inammissibile il ricorso della Procura generale del tribunale di 6 Roma contro l’assoluzione dei generali dell’Aeronautica Lamberto Bertolucci e Franco Ferri per il disastro. I togati hanno pertanto deciso che nessun risarcimento sarà concesso ai familiari delle vittime. Ancora una volta, per una delle più gravi tragedie che abbia colpito l’Italia –l’abbattimento, in tempo di pace, di un aereo civile sul cielo di Ustica– non solo non si trovano colpevoli e fiancheggiatori, ma si offendono di fatto le vittime ed i loro familiari. Il 27 giugno 1980 un DC9 dell’Itavia proveniente da Bologna e diretto a Palermo precipitava in mare causando la morte di 81 persone, fra equipaggio e passeggeri. Aldo Davanzali, il presidente dell’Itavia, fu tra i primi a fare l’ipotesi di un atto di guerra come causa dell’esplosione del DC9. Risultato: incriminazione e chiusura coatta della compagnia, accusata dal governo di avere aerei inefficienti, malmessi, proprio come quel velivolo che si diceva caduto per “cedimento strutturale”. L’incidente sembrava ormai chiuso, se non fosse stato che una serie di circostanze, e soprattutto la tenacia dei familiari delle vittime e di alcuni giornalisti, riuscì a impedire che prevalesse la ragion di Stato e ad imporre nuove indagini. • Stragi. 11 gennaio. Tra i giornalisti che si batterono per scoprire la verità va menzionato Andrea Purgatori (Corriere della Sera), sceneggiatore del film di Marco Risi “Il muro di gomma”, appunto sulla strage di Ustica. Pretestuose le perizie dell’Aeronautica militare, secondo cui il DC-9 dell’Itavia è esploso in volo per una bomba nella toilette anteriore dell’aereo: «vorrei sapere quale bomba collocata all’interno della toilette di un aereo, è capace di far esplodere l’aereo e, nello stesso tempo, di lasciare assolutamente intatto il lavandino e il water della toilette», ha affermato il giornalista. Nelle indagini del giudice istruttore Rosario Priore salta fuori che in quella notte, prima durante e dopo la notte, c’erano caccia miliari italiani e non identificati. «L’ha certificato la NATO ai magistrati», sottolinea Purgatori. Le 5.660 pagine di requisitoria di Priore parlano di un’operazione militare condotta da paesi alleati –statunitensi, francesi, italiani, e libici– presumibilmente per intercettare un aereo di linea sul quale si supponeva viaggiasse Gheddafi, allora principale nemico degli USA, e che porta le impronte digitali di una copertura scattata un secondo dopo la strage. Nei tracciati radar si vede addirittura un elicottero decollato dal mare –presumibilmente da una portaerei– e arrivato nella zona dell’incidente prima che arrivassero i soccorsi ufficiali. Una battaglia nel quale il DC9, seguendo correttamente la propria rotta, si è trovato nel punto sbagliato nel momento sbagliato. Un missile lo fece fuori. Il generale Demetrio Cogliandro, ex capo del controspionaggio del Sismi, asserisce che ad abbattere l’aereo civile italiano in volo sul Tirreno tra Bologna e Palermo fu un missile lanciato nel corso di un duello aereo tra caccia americani e libici e che fu Francesco Cossiga, all’epoca presidente del Consiglio, a prendere la decisione di trasformare la verità sulla strage in segreto inossidabile. Gli organi militari preposti al controllo delle rotte aeree e alla sicurezza dei cieli italiani, i radaristi delle varie stazioni radio, gli ufficiali dell’aeronautica responsabili di queste stazioni, i generali ed i capi di Stato maggiore responsabili dei loro sottoposti, non hanno visto e saputo niente. La presidentessa dell’Associazione dei famigliari delle vittime Daria Bonfietti, che nella tragedia ha perso il fratello, commenta la sentenza affermando che «non mi aspettavo nulla, e così è stato», ma ribadisce che «Ustica è un grande problema di dignità nazionale con il quale dobbiamo continuare a fare i conti». • Ambiente. 12 gennaio. Compagnia petrolifera texana si avvia a trivellare in Sicilia, col benestare della Regione, nella splendida Val di Noto, patrimonio dell’umanità facente parte dell’Unesco. I lavori interesseranno le province di Catania, Ragusa, Siracusa ed Enna, dove da circa tre anni si è costituito un comitato di protesta per impedire l’inizio degli scavi. In questi giorni la protesta si è fatta ancora più accesa, perché la compagnia petrolifera texana Panther Oil, titolare dei lavori, ha finalmente ottenuto il tanto sospirato parere di 7 “compatibilità ambientale”, dal competente assessorato siciliano. Le ragioni che avrebbero spinto i politici siciliani a dare il via libera agli scavi, restano ancora misteriose. Sull’argomento, infatti, si cela il più assoluto riserbo e silenzio da parte dei funzionari e dei responsabili degli atti della vicenda. Un’ipotesi viene fornita dal comitato antitrivellazioni, secondo il quale la Regione, in caso di rifiuto, avrebbe potuto subire le pesanti richieste di risarcimento danni della società titolare degli scavi. La libertà di effettuare scavi per ricerche petrolifere, infatti, viene disciplinata da direttive comunitarie e direttive regionali. Un’ulteriore ipotesi a favore degli scavi petroliferi potrebbero essere gli introiti del tributo sul consumo di carburanti raffinati in Sicilia e del tributo ambientale sulle produzioni di energie non rinnovabili, che porterebbero nelle case regionali circa 300 milioni di euro l’anno. I fautori del NO alle trivellazioni petrolifere in Sicilia, minacciano, intanto, azioni legali contro la Regione, se non si revocheranno le ultime decisioni prese. • Industria. 13 gennaio. Luca di Montezemolo e Diego Della Valle imprenditori nel trasporto passeggeri sull’Alta Velocità ferroviaria. Il presidente della Fiat e l’inventore delle Tod’s sono insieme nella Ntv, Nuovo Trasporto Viaggiatori, con l’imprenditore napoletano Giovanni Punzo e Giuseppe Sciarrone, che ricorda di essere stato il primo “liberalizzatore” nel comparto ferroviario italiano con Rail Traction Company, nata nel 2000 per sviluppare il traffico merci sul Brennero e che, con il motto «qualità sulle rotaie», oggi conta 12 coppie di treni al giorno tra l’Italia e la Germania. Gli imprenditori contano di avviare l’attività nel 2010. L’operazione imprenditoriale intende trarre vantaggio dalla liberalizzazione del sistema ferroviario avviata nel 2000-2001, su spinta dell’Europa, dall’allora ministro dei Trasporti, Pierluigi Bersani, e sfruttare a fondo il sistema dell’Alta Velocità ferroviaria italiana che sta prendendo corpo. L’offerta è tutta da studiare ma sarà senza dubbio differenziata: già si pensa a treni per gli uomini d’affari ma anche per gli studenti che intendono prepararsi nelle migliori Università lontano da casa. Anche Carlo Toto, l’imprenditore abruzzese proprietario di Air One, che per acquisire Alitalia gode dell’appoggio di Banca Intesa, vede partire i treni della sua Rail One. Inizialmente chiamata Train One, la compagnia ferroviaria ha avuto la concessione dal ministero l’8 luglio 2005 ma solo ora si è resa operativa. Con l’inizio del 2007 comincia l’attività di trasporto merci, mentre per i passeggeri ci sarà da aspettare il 2009 quando dovrebbe essere operativa l’Alta Velocità Milano-Napoli sulla quale Toto ha già messo gli occhi. • Industria. 13 gennaio. Unione Europea, Alta velocità, riciclaggio delle oligarchie industriali nostrane in “capitalismo delle bollette” (in questo caso dei biglietti ferroviari), ruolo liberalizzatore fondamentale del centrosinistra: sono tutti aspetti che si tengono insieme, come si evince dalla succitata notizia. Rimanendo in ambito ferroviario, l’intenzione è di privatizzare linee ad Alta velocità come quella Milano - Roma - Napoli, ovviamente lasciando allo Stato le tratte che non danno profitti nonché la manutenzione della rete. • Sanità. 14 gennaio. Spiacevoli sorprese per malati ed assistiti con la Finanziaria 2007 che ha introdotto un «costo ricetta» supplementare di 10 euro, da cui saranno almeno esenti gli ultrasessantacinquenni, i giovani sotto i 14 anni, gli esenti per reddito o invalidità. Un’ulteriore misura neoliberista del governo “di sinistra”: l’ennesima tosatura di cittadini/pazienti ribadisce il principo che la la sanità e l’assistenza sarà programmata da una parte per gli indigenti e dall’altra per coloro che potranno/dovranno pagarsela. Ledendo così il diritto all’universalità e alla solidarietà dell’assistenza. C’è chi paventa la fuga verso il privato, anche in nero e a basso costo, che, con prezzi vicini a quelli stabiliti dal Servizio sanitario nazionale, potrebbe prendere il posto delle prestazioni pubbliche, nonché il ricorso alle assicurazioni private. 8 • Fisco. 16 gennaio. Le tasse locali mettono ko le buste paga. Il giudizio del sindacato dei metalmeccanici CGIL, la FIOM, che ha calcolato l’effetto degli aumenti della tassazione locale sulle buste paga dei lavoratori, è lapidario: buona parte dei ceti medio-bassi vedrà addirittura un salario di gennaio inferiore a quello di dicembre 2006. Il segretario nazionale della FIOM, Giorgio Cremaschi, denuncia l’effetto deleterio che le addizionali Irpef comunali e regionali avranno sui salari. Secondo tali calcoli, la finanziaria penalizza in particolare i lavoratori single, anche quelli a più basso reddito, ovvero sui 15mila euro lordi all’anno (poco meno di mille euro netti al mese): se infatti hanno ricevuto 111 euro grazie alle nuove aliquote Irpef, devono sborsare 45 euro per l’aumento dei contributi Inps (deciso sempre in finanziaria) e 120 per il combinato aumento dell’Irpef comunale e regionale (considerando un incremento dello 0,8%, come è avvenuto in Lazio ed Emilia Romagna), così da perdere, rispetto alla retribuzione annuale del 2006, ben 54 euro. Se dunque per questa categoria il salasso avviene già a partire dai redditi bassi (e via via diviene consistente quanto più si sale di scaglioni), nemmeno le famiglie se la passano bene. Il governo aveva promesso che avrebbero goduto dei benefici della finanziaria fino allo scaglione dei 40mila euro di reddito annuo. I riscontri di Cremaschi dicono però che già tra gli scaglioni di reddito tra 35mila e 40mila si riscontrano bilanci negativi, osservando che «l’aggravio dell’Irpef locale, sommato all’aumento dei contributi Inps, rischia di ridurre il salario netto di tutti i lavoratori e le lavoratrici single e di quelli con figli a carico con reddito superiore a 35 mila euro. E non stiamo considerando i ticket, gli aumenti catastali, le tasse sui trasporti, tutti in aumento, che secondo l’Adusbef costeranno dai 280 ai 400 euro in più a famiglia». «Facendo una media non precisa, si vede che già sopra i 25mila euro lordi il lavoro dipendente va in perdita, e non sopra i 40mila come affermava il governo», conclude il segretario FIOM. Intanto Cofferati, contestato dal segretario CGIL Epifani sull’aumento delle tasse locali, ha ribattuto affermando che «i sindacati, dopo il giudizio positivo ed enfatico sulla finanziaria, adesso sono in difficoltà e si aggrappano alle addizionali comunali». • Politica economica. 16 gennaio. L’Italia deve andare avanti sulla strada per la realizzazione della riforma previdenziale. Lo ha detto il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, parlando a Lubiana in occasione della celebrazione per l’ingresso della Slovenia nell’euro. «Abbiamo discusso con le autorità italiane sia della correzione del deficit eccessivo sia della situazione delle finanze pubbliche nel medio e nel lungo periodo e per la verità una delle principali sfide del governo nelle prossime settimane, mesi, è come affrontare la riforma del sistema previdenziale», ha detto Almunia ad una conferenza stampa. «C’è un impegno a negoziare la riforma del sistema previdenziale con le parti sociali. Sono sicuro che il governo italiano rispetterà questo impegno. Prodi e Padoa-Schioppa sanno perfettamente che possono contare su tutto il nostro sostegno per questo proposito che è necessario ma è difficile, e nel caso di Italia e Slovenia e di altri paesi dell’area euro è necessario proseguire», ha aggiunto Almunia, tracciando quasi un parallelo tra adozione dell’euro e penalizzazioni sociali. A chi gli chiedeva di commentare le sollecitazioni del commissario UE sulle pensioni, Prodi ha risposto: «Lo sappiamo benissimo». • Pensioni. 16 gennaio. Il programma con cui l’Unione ha vinto le elezioni lo scorso aprile prevede il superamento del cosiddetto scalone previdenziale in base al quale dal primo gennaio 2008 si potrà andare in pensione con 35 anni di contributi solo a 60 anni e non più a 57. La sinistra radicale della coalizione è favorevole all’eliminazione dello scalone, ma contraria ad un aumento dell’età pensionabile. Il ministro dell’Economia Tommaso PadoaSchioppa ha firmato con i sindacati un protocollo che prevede che entro marzo si concluda 9 la discussione sulla riforma previdenziale. Il protocollo, che è stato anche presentato a ottobre ad Almunia, parte dall’idea che sulla previdenza occorrono ulteriori tagli. • Basi USA. 16 gennaio 2006. Sì del governo alla costruzione di una nuova base militare USA a Vicenza. Lo ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi nel corso di una conferenza stampa a Bucarest dove si trova in visita di Stato. «Sto per comunicare all’ambasciatore USA che il governo italiano non si oppone alla decisione del precedente governo e del Comune di Vicenza presa con voto del consiglio comunale a che venga allargata la base militare dell’aeroporto di Vicenza», ha detto Prodi. «Il mio governo si era impegnato a seguire il parere della comunità locale e non abbiamo ragioni di opporci, dato che il problema non è di natura politica, ma territoriale. Avevamo offerto altre proposte che ci sembravano più equilibrate al governo USA ma non è stato possibile accettarle», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Sulla possibilità di un incontro con il presidente USA, George W. Bush, Prodi ha risposto: «Ho già visto Bush in un colloquio diretto. Non vedo un problema perché ci si incontri ancora, sarà fatto al momento opportuno». Poco prima l’annuncio di Prodi, il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi era tornato aspramente a criticare il governo perché non stava rispettando gli impegni internazionali assunti quando lui era il capo dell’esecutivo, accusando il centrosinistra di «inaffidabilità» nei confronti degli USA. • Basi USA. 17 gennaio. «Oggi le relazioni fra Italia e USA, costruttive da oltre 60 anni, registrano un passo avanti», ha commentato ieri le dichiarazioni di Prodi in una nota l’ambasciatore USA in Italia, Ronald Spogli. Il Dipartimento di Stato USA si associa asserendo che l’ampliamento della base di Vicenza conferma che le relazioni tra i 2 paesi «sono molto forti». Il portavoce Tom Casey ha detto oggi che la decisione di Prodi «è una notizia benvenuta per il Dipartimento. Apprezziamo molto questa decisione presa dall’Italia perché rende più facile per gli Stati Uniti essere in grado di fornire il loro sostegno alle operazioni della NATO». • Liberalizzazioni. 18 gennaio. Bersani penalizza i benzinai per favorire la grande distribuzione. Le associazioni dei benzinai minacciano la serrata. Le tre sigle di categoria Faib/Aisa, Fegica, Figisc- hanno proclamato 48 ore di sciopero. Al centro della protesta l’intenzione di diminuire il numero totale dei distributori aumentando però il numero delle pompe gestite dalla grande distribuzione. «Continuare ad annunciare la liberalizzazione dei carburanti quando lo stesso Ministro Bersani l’ha fortemente voluta e già introdotta alla fine degli anni ’90, può significare solo una cosa: il Governo è a caccia di un pretesto e di riguadagnare una boccata d’ossigeno di consenso nei confronti di una opinione pubblica ingannata». Così si legge in un comunicato congiunto dei succitati gestori delle stazioni di rifornimento, Faib/Aisa, Fegica e Figisc, secondo i quali «il vero e inconfessabile obiettivo perseguito dal Governo è quello di introdurre una legislazione di vantaggio per un operatore che di generico e ipotetico non ha nulla (...) Un soggetto specifico, potente e persuasivo, che, se solo volesse, potrebbe concorrere come qualunque altro operatore del settore», ovvero la grande distribuzione. «Il settore è già stato liberalizzato, ci sono regole uguali per tutti che vanno rispettate e non è giusto creare le condizioni per favorire un solo attore, con l’esplicito intendimento di eliminare i gestori», aggiunge Luca Squeri della Figisc-Confommercio. Per l’Antitrust, la vendita della benzina nei supermercati (con ristrutturazione della rete distributiva, eliminando svariati punti vendita ed aumentando i self-service), la liberalizzazione degli orari di apertura e l’aumento della pubblicità sarebbero i tre punti chiave per favorire “maggiore concorrenza” e quindi prezzi inferiori per i consumatori. L’Autorità per la concorrenza punta inoltre il dito contro le Regioni, che avrebbero ampia discrezionalità in materia, ma l’hanno interpretata in senso 10 restrittivo. La pianificazione regionale dell’offerta non avrebbe infatti spianato a sufficienza la strada alla grande distribuzione. I distributori di benzina in Italia erano 39 mila nel 1980. Oggi sono scesi a 25 mila. • Liberalizzazioni. 18 gennaio. Liberalizzazione = prezzi bassi? Moreno Parin, presidente della Figisc-Confcommercio del Veneto, ha molti dubbi. «Una diminuzione del 10% del greggio non significa una pari riduzione del prezzo alla pompa, ma vale solamente per una piccola componente del prezzo dei carburanti: raffinazione, stoccaggio, trasporto, distribuzione, vendita, IVA e soprattutto accise (tasse) sono componenti del prezzo slegati dal costo del greggio (...) Le dinamiche dei prezzi dei prodotto finiti non seguono pari pari il costo del greggio», ha rilevato Parin in un comunicato. Il presidente della Figisc denuncia inoltre condizionamenti e soggezioni che i gestori subiscono dalle compagnie petrolifere, estrinsecatisi in accordi a loro esclusivo favore, come le clausole che prevedono l’obbligo di acquisto in esclusiva. «Invito Bersani a fare la vera liberalizzazione: quella dal monopolio delle compagnie petrolifere, cominciando con quelle controllate dallo Stato», afferma Parin, secondo cui eliminando i distributori si rischia di arrivare a situazioni come in Francia, dove gli automobilisti devono compiere 40 chilometri per trovare una pompa di benzina. • Basi USA. 18 Gennaio. Con un disegno di legge presentato in Senato Francesco Cossiga propone di autorizzare il governo a dichiarare decaduto o denunziare l’accordo bilaterale italo-americano del 20 ottobre 1954 che riguarda le basi USA in Italia. Questo accordo, come lo stesso trattato istitutivo della NATO, fu stipulato con la clausola di diritto pubblico internazionale generale, detta «rebus sic stantibus», e cioè, spiega Cossiga, «valido e in vigore finché permangono le condizioni di fatto e l’attualità dei fini per cui fu stipulato. Sulla base di questo accordo l’Italia concesse molte basi militari agli Stati Uniti d’America». Secondo quanto riporta Il Gazzettino, poiché è «venuta a cessare per il nostro Paese la situazione di pericolo e l’esigenza di una difesa combinata, costituite dalla minaccia politico-militare dell’URSS e degli altri Paesi del Patto di Varsavia, nonché dal movimento comunista internazionale, detto accordo può considerarsi decaduto o denunziabile». L’uscita di Cossiga non va comunque interpretata come una clamorosa svolta politica per l’indipendenza dell’Italia: «Il presentatore non condivide questa tesi, ma presenta questo disegno di legge come terreno di confronto e di chiarimento della linea politica di questo governo e della sua maggioranza». • Basi USA. 18 Gennaio. Quanto costano le basi italiane alla collettività? L’ultimo rapporto ufficiale del Dipartimento della Difesa degli USA, 2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense, lo ha reso noto. Alla pagina “B-10” c’è la scheda che riguarda l’Italia: vi si legge che il contributo annuale alla “difesa comune” versato dall’Italia agli USA per le “spese di stazionamento” delle forze armate statunitensi è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati in contanti, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti». Insomma, è come se il padrone di casa, oltre a dare alloggio all’inquilino, gli girasse anche dei soldi. Nel caso delle basi USA, il 41% dei costi totali di stazionamento sono a carico del governo italiano: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell’Italia pagano solo Giappone e Germania, mentre persino la fidata Gran Bretagna è dopo di noi, si è limitata –nel 2004– a contribuire con 238 milioni di dollari. Una sorpresa la si ha mettendo a confronto i dati del 1999 e del 2004: si scopre che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli USA, passando dal 37% al 41% dei costi totali sostenuti dalle forze armate ospiti. Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati da Italia e USA nel 1995, se una base USA chiude, il 11 nostro governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio. Gli USA, per esempio, hanno deciso di lasciare la base per sommergibili nucleari di La Maddalena, in Sardegna: una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le «migliorie» e Roma provvederà a pagare. Con un ulteriore vincolo: se l’Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli statunitensi, Washington riceverà un ulteriore rimborso. • Ferrovie. 19 gennaio. Liberalizzazione del trasporto ferroviario internazionale dal 2010. I 27 paesi dell’Unione Europea varano un primo regolamento sulle tratte internazionali. Preoccupazione su sicurezza e lavoro, dato che non si prevede alcuna salvaguardia sulla clausola sociale e potrebbe portare a problemi di interoperabilità e sicurezza. Tale primo avvio del trasporto passeggeri intraeuropeo segue l’apertura del trasporto stradale, aereo, marino, fluviale e ferroviario per le merci (dal primo gennaio di quest’anno). • Basi USA. 20 gennaio. Italia, «l’unico paese in cui la lealtà atlantica era stata sostituita dalla fedeltà atlantica». Su l’Unità Gian Giacomo Migone, pur auspicando un rapporto con gli Stati Uniti improntato all’amicizia ed alleanza, non può fare a meno di rilevare un’oggettiva sudditanza che risale al secondo dopoguerra e che travalica persino i dettami della NATO, «secondo cui ogni paese membro, nella sua sovranità, può impedire o sottrarsi ad una decisione che ritiene incompatibili con i suoi interessi nazionali». Migone non può fare a meno di evidenziare «la sovrabbondanza di basi e conseguenti servitù militari, secondo statuti in parte tuttora segreti; analoghi accordi tra servizi segreti (…) un senso di scandalo quasi generalizzato per comportamenti come quello di Bettino Craxi, nella cosiddetta crisi di Sigonella (…)». Per lo storico, la “guerra fredda” non accenna a finire di produrre effetti, tanto che «revisione dello statuto delle basi sul territorio italiano (del resto prevista dal programma dell’Unione), l’estradizione degli imputati americani nel caso Abu Omar, la libera e responsabile valutazione se restare, e a quali condizioni, in Afghanistan, oltre che atti doverosi, diventano irti di difficoltà (…)». • Politica economica. 20 gennaio. La Commissione Europea promuove la Finanziaria del governo Prodi ma pretende che si metta nuovamente mano alle pensioni. Nel giudizio sul programma di stabilità (il documento con gli obiettivi economici di medio periodo) la Commissione Europea chiede anche la piena attuazione della manovra e sottolinea l’esistenza di alcuni rischi. Dal 2005 l’Italia è oggetto di procedura per deficit eccessivo, e l’anno scorso si è impegnata a rientrare sotto il 3% nel rapporto deficit/PIL entro il 2007. A tale proposito, la Commissione nota che per quest’anno la correzione è «essenzialmente basata sulle entrate», con l’incremento di tasse e contributi sociali. La Commissione afferma che la stabilità dei conti è “minacciata” dagli sfondamenti di spesa in campo sanitario, e che per il periodo successivo al 2007 non ci sono dettagli sulle misure necessarie per ottenere altre correzioni del deficit. Riguardo le pensioni, la Commissione auspica una riduzione degli assegni attraverso la correzione dei “coefficienti” che legano importi con le “aspettative di vita”. • Fisco. 22 gennaio. Rincari in vista per oltre 2 milioni di case. Tante sono le abitazioni appartenenti alle categorie catastali ultrapopolare e rurale che saranno promosse ai gruppi superiori. È l’effetto dell’inasprimento fiscale sulla casa avviato dal centrodestra con la Finanziaria del 2005 e rafforzato dal Governo Prodi anche attraverso il passaggio del Catasto ai Comuni (fissato al primo novembre). Gli effetti dovrebbero già evidenziarsi a fine anno o al massimo nei primi mesi del 2008. L’effetto del passaggio ad un livello superiore comporterà l’incremento della rendita catastale. E il conseguente aumento dell’Ici e dell’Irpef. Con un incremento complessivo del prelievo fiscale quantificabile in 200 mln di 12 euro all’anno. Il Sole24 Ore stima che il passaggio di categoria farà entrare nelle casse comunali circa 179 mln di Ici e 26 di Irpef. Ciò giustificherà per lo Stato ulteriori tagli ai trasferimenti agli Enti territoriali, da anni una delle misure ‘classiche’ per rispettare i restrittivi criteri del Patto di stabilità europeo. • Politica economica. 23 gennaio. La Commissione Europea ha deciso di deferire alla Corte di Giustizia Italia, Belgio, Spagna, Olanda e Portogallo per le disposizioni delle loro normative nazionali in base alle quali alcuni pagamenti di dividendi destinati a società estere (dividendi in uscita) possono essere tassati piu’ pesantemente di quelli destinati a società nazionali (dividendi interni). Secondo la Commissione tali norme sono contrarie al trattato in quanto restringono sia la libera circolazione dei capitali che la libertà di stabilimento. La “libertà” di cui parla la Commissione è ovviamente quelle delle multinazionali, per Bruxelles evidentemente “libere” di esportare i profitti ottenuti in Stati esteri senza penalizzazione alcuna. Rivelando un (apparente) paradosso. Senza entrare nel merito delle misure denunciate da Bruxelles e dei numeri in gioco, la libera esportazione dei profitti e il loro mancato reinvestimento nel paese di stabilimento comporterebbe una diminuzione del PIL. La riduzione delle entrate fiscali che gli Stati subirebbero se Bruxelles vincesse la causa produrrebbe un aumento del deficit annuale di bilancio. Quindi andrebbe a diminuire quel rapporto deficit annuale / PIL del patto di stabilità monitorato dalla Commissione Europea, che ovviamente non mancherà di farlo notare ai paesi che sforeranno la soglia del 3% invitando in particolare a più benvoluti tagli alla spesa pubblica. • Politica estera. 23 gennaio. Andando oltre le scaramucce della “sinistra radicale”, la Finanziaria 2007 ha già stanziato un miliardo di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 per le missioni all’estero. Lo riporta il sito Affari italiani. «È autorizzata, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di euro 1 miliardo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace. A tal fine è istituito un apposito fondo», si legge nel comma 1240 della Finanziaria. Le missioni in questione sono elencate dalla legge 247 e la legge 270 del 2006: si tratta di Libano, Afghanistan, Golfo arabico, Kosovo, Albania, Bosnia, Hebron, Rafah, Congo, Sudan, Cipro. Tali leggi, con cui si autorizzano le relative spese per le singole missioni, scadono però il 31 dicembre 2006. Da qui il comma 1241 della Finanziaria, che ha prorogato il termine per le autorizzazioni di spesa per la continuazione delle missioni internazionali al 31 gennaio 2007. Ecco dunque la necessità del decreto legge di cui si discute in questi giorni. Andando nel dettaglio delle missioni, le leggi 247 e 270 destinavano nel secondo semestre 2006 all’Afghanistan 135,5 milioni di euro e al Golfo arabico 25,5 milioni di euro; al Libano fu autorizzata la spesa di 186,8 milioni di euro in quattro mesi più 30milioni per interventi di cooperazione. • Basi USA. 23 gennaio. Non solo Vicenza. Come rileva Manlio Dinucci su il Manifesto di oggi, proprio mentre il governo Prodi annunciava il nullaosta alla costruzione della base USA di Vicenza, arrivava in Italia il Bataan expeditionary strike group, un gruppo navale di spedizione d’attacco composto da sette navi da guerra, la cui capacità offensiva è maggiore di quella della squadra di combattimento di stanza a Vicenza. Un possente gruppo navale da attacco che opererà nel Mediterraneo non nel quadro della NATO ma «quale forza da sbarco della Sesta flotta sotto il Comando europeo degli Stati Uniti»: dipenderà quindi dal quartier generale delle forze navali USA in Europa, situato a Napoli. Il gruppo navale da attacco opererà nel Golfo dove l’Iran «sta tentando di diventare una potenza nucleare» e «continua a fornire appoggio ai ribelli che combattono in Iraq». Non è neppure escluso che il gruppo navale sia inviato nel Corno d’Africa. L’Italia verrà quindi sempre più usata quale trampolino della «proiezione di potenza» statunitense verso sud e verso est. Non è dato sapere chi nel governo e in parlamento era informato dell’arrivo in Italia di una forza navale 13 di tali dimensioni e chi ha dato il nullaosta. E nemmeno quali esercitazioni condurrà con le forze armate italiane e quali porti visiterà. • Infrastrutture. 24 gennaio. Le banche d’affari USA interessate alle infrastrutture italiane. Nel nuovo fondo per le infrastrutture italiane varato ieri figura tra i soci, oltre a Fondazioni bancarie e la Cassa Depositi e Prestiti, la Lehman Brothers. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, un’altra banca d’affari USA, la Citigroup, si occuperà di reperire risorse presso investitori privati. Inoltre, uno dei “registi” del fondo stesso è il sottosegretario all’Economia Massimo Tononi, ex della banca d’affari USA Goldman Sachs. La maggior parte degli investimenti sarà rivolta alle cosiddette “grandi opere” (sicuramente quelle autostradali; ci sarà anche la TAV?) ed alle reti. «Investiremo solo in società già esistenti e nelle privatizzazioni», ha affermato l’amministratore delegato di F2i Vito Gamberale. Tutti da vedere i benefici per la collettività. Leggendo le dichiarazioni di Gamberale, secondo cui la logica di medio-lungo periodo degli investimenti non consentirà ai sottoscrittori di titoli di debito del fondo di trarre profitti sopra le medie di mercato, ci si chiede cosa spinga le banche d’affari USA a sostenere il Fondo. Certo è che, tenuto conto che buona parte del debito pubblico italiano figura già nelle loro mani, e considerato che i debiti di F2i vedranno sicuramente una qualche garanzia dello Stato, l’impressione è il Paese sia sempre più invischiato in una strategia del debito predisposta dalle banche d’affari USA, che avranno a disposizione un’ulteriore carta di pressione finanziaria sull’Italia. • Politica estera. 26 gennaio. Il decreto legge varato la scorsa notte dal governo rifinanzia la missione militare in Afghanistan con circa 310 milioni per il 2007. La spesa è autorizzata per la proroga della partecipazione alla missione ISAF dal primo gennaio al 31 dicembre. Lo stesso decreto stanzia, per interventi di cooperazione in Afghanistan, la somma di 30 milioni, sempre per il 2007. Per il Libano, lo stanziamento è di 386.5 milioni per le spese militari e di 30 milioni per interventi di cooperazione. • Economia. 26 gennaio. Piccole imprese contro borghesia compradora italiota sulla vicenda della quotazione de Il Sole 24 ore. Emerge infatti che la quotazione della testata di Confindustria possa interessare i famosi fondi speculativi di private equity (capitale privato) USA, che a sua volta cederebbero il controllo della testata a personaggi di fiducia come Carlo De Benedetti e Montezemolo. I piccoli imprenditori non sembrano però entusiasti. Ancora una volta emergono significative divergenze tra questi settori del capitale italiano. A rinfocolare tali timori, sono le voci che danno il gruppo di private equity statunitense Kohlberg Kravis Roberts & Co. (KKR) interessato al gruppo Pearson, proprietario del Financial Times e del 50% dell’Economist. Gli imprenditori italiani più “vicini” a tali fondi sono personaggi come Montezemolo (che solo grazie al proprio fondo Charme, protagonista del recente e fortunato sbarco di Poltrona Frau sul listino di Milano, è riuscito a fare il salto da manager a imprenditore) e “l’ingegnere” Carlo De Benedetti, sia in prima persona, tramite ad esempio il fondo Management&Capitali (nel cui azionariato sarebbe dovuto entrare lo stesso Montezemolo), sia tramite il figlio Marco, che uscito da TIM è divenuto il numero uno in Italia dell’altro influente fondo USA Carlyle group. Sul giro dei private equity, resta celebre la presentazione, alcuni anni or sono, fatta dallo stesso De Benedetti della Cdb Web Tech, appena girata ai De Agostini, come di una porta di servizio «per essere ammessi nel De Benedetti’s network, che consentirà agli azionisti di Cdb Web Tech di essere ammessi in un circolo in cui se anche suonate il campanello con in mano 5 milioni di dollari non è detto che vi aprano la porta». Come dire che non basta avere soldi e aziende per esservi ammessi. I buoni rapporti di Montezemolo e De Benedetti con il mondo dell’alta finanza potrebbero così agevolare un domani il controllo sul quotidiano confindustriale. Ma questo è proprio ciò che teme quella parte dei 400 mila lettori che è rappresentata dai piccoli 14 imprenditori del Nord Est, apparsi distanti dalla logica della grande industria e dell’alta finanza e non inclini ad aperture al centrosinistra come intenderebbero fare i due caporioni. • Economia. 26 gennaio. Pensionati attenti, De Benedetti sta pensando a voi! Cofide, la società finanziaria dell’editore de L’Espresso che è anche a monte della catena di controllo dell’impero di Carlo De Benedetti, ha appena stretto un’alleanza importante. La banca d’affari USA Merrill Lynch entra nella controllata Società Finanza Attiva con una quota del 39% circa e un investimento da 8 milioni di euro. La restante quota della società rimarrà per il 55% a Cofide (la holding che controlla CIR e a seguire tutte le principali attività di Benedetti, dall’editoria all’energia, alla componentistica per auto, eccetera) e per il 6% al management del gruppo. Società Finanza Attiva Spa opera in un settore considerato in ambito finanziario molto “promettente”, quello del credito vitalizio agli anziani tramite una garanzia sulla casa di proprietà. Le riforme sulla previdenza, com’è noto, stanno determinando e soprattutto determineranno a medio termine pensioni sempre più grame. Ora in Italia c’è un tasso di invecchiamento molto elevato e una notevole percentuale di proprietari immobiliari: ecco dunque la prospettiva di mercato apertasi per oligarchi nostrani ed esteri, con i pensionati che per far fronte a retribuzioni sempre più vergognose saranno costretti al credito garantendo la casa. Per la gioia della finanza parassitaria nostrana e USA. • Lavoro. 27 gennaio. Le riforme neoliberiste del centrodestra traggono fondamento dall’Unione Europea. Lo ha affermato l’ex primo ministro Silvio Berlusconi intervistato da Il Sole 24Ore. «La legge Biagi non nasce con il mio Governo. Nasce prima. Esattamente nel marzo del Duemila (…) a Lisbona. Lì, in un Consiglio Europeo straordinario, vengono definite le linee guida per la crescita del Continente nel primo decennio del Terzo Millennio. Il presidente della Commissione europea dell’epoca era Romano Prodi, il presidente del Consiglio che rappresentava l’Italia era Massimo D’Alema». In quella sede venne elaborata la cosiddetta “agenda di Lisbona”, basata su «misure strutturali sulle quali tutti concordarono: Commissione Europea, con Prodi in testa; singoli Governi, compreso quello italiano. E fra queste misure c’era una maggiore liberalizzazione del mercato del lavoro, una maggiore partecipazione al lavoro, allungando l’età di pensionamento (…) Il mio Governo ha assunto l’Agenda di Lisbona come punto di riferimento. È da quell’agenda che nascono la legge Biagi, la riforma delle pensioni, la riforma fiscale». • Lavoro. 27 gennaio. Qualche cenno allora alla riforma Biagi. Il Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276 ha dato attuazione alle deleghe contenute negli artt. da 1 a 6 della legge 14 febbraio 2003 n.30 (c.d. legge Biagi). Come ha dunque sottolineato Berlusconi, con tale provvedimento il governo ha inteso ottemperare ad impegni assunti in sede europea (vedi Consiglio Europeo di Lisbona, marzo 2000) in materia di riforma del mercato del lavoro all’insegna della flessibilità. La riforma del mercato del lavoro si ispira anche alle indicazioni delineate a livello comunitario con l’adozione del Trattato di Amsterdam del 1997 (entrato in vigore il 1° maggio 1999) che ha promosso il coordinamento delle politiche dell’occupazione tra i paesi dell’UE e col quale l’Unione Europea si è dotata della c.d. Strategia Europea per l’occupazione. Nel Trattato si ribadiva che le misure coordinate sull’occupazione non comportano l’armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri, il che significa che dette politiche rimangono di competenza dei singoli Stati tenuti peraltro a trasmettere annualmente al Consiglio ed alla Commissione una relazione sulle principali misure adottate per l’attuazione della propria politica in materia di occupazione. Sussiste quindi un quadro comune di riferimento che nella pratica si traduce in una svalorizzazione del lavoro e nel passaggio da un sistema di welfare ad uno su richiamato di workfare. I quattro pilastri portanti della Strategia Europea 15 per l’occupazione sono definiti l’occupabilità, l’impreditorialità, l’adattabilità e le pari opportunità. La finalità precipua della riforma è quella -dichiarata- di riscrivere le regole essenziali del mercato del lavoro, in modo da soddisfare le esigenze delle imprese di poter competere sui mercati internazionali. Da sottolineare l’enfasi posta sulla formazione continua ed il “rilancio” dell’apprendistato. • Politica economica. 27 gennaio. La Finanziaria 2007 consentirà all’Italia di portare il deficit poco sotto il 3% del PIL, tornando sotto il tetto fissato da Maastricht. Questo «risultato importante» non è però sufficiente: occorrono ancora maggiori sacrifici per azzerare il deficit e ridurre in modo sostenibile il debito. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Banca Centrale Europea, in un intervento al Forum Economia e Risparmio organizzato dal Gruppo Bipiemme, dove ribadisce anche un suo recente invito al paese ad alzare l’età pensionabile.«La manovra di bilancio appena approvata dovrebbe consentire di portare il disavanzo al di sotto del 3% del Pil nel 2007», afferma Bini Smaghi, che però aggiunge: «solo con un avanzo primario dell’ordine del 4% del PIL è possibile ridurre in modo sistematico il debito in rapporto al PIL. Nel 2007 l’avanzo primario è stimato essere solo del 2,2%», sostiene nota Bini Smaghi che chiede all’Italia di attuare interamente gli impegni sottoscritti nel programma di stabilità, «che prevede ulteriori interventi strutturali (...) per circa 0,5 punti percentuali di PIL all’anno» fino a raggiungere il pareggio di bilancio. Il banchiere ribadisce inoltre che i proventi fiscali derivanti dalla maggiore crescita vengano usati per ridurre il debito, che il sistema pensionistico venga riformato e chiede uno sforzo maggiore per liberalizzare i mercati dei servizi e dei prodotti. • Fisco. 30 gennaio. L’associazione Contribuenti Italiani, annuncia l’avvio di una nuova causa collettiva contro le rivalutazioni delle rendite catastali emesse l’Agenzia del Territorio. Al centro dell’iniziativa legale è la questione legata alle rivalutazioni delle rendite catastali comunicate ai contribuenti di 900 Comuni d’Italia che si sono visti aumentare il valore dell’immobile fino al 300%. Nei casi più ‘‘fortunati’’, le nuove rendite sono state rivalutate del 70-80-100%. Napoli, Roma e Milano sono le città più colpite dagli aumenti degli estimi catastali. La questione riguarda oltre cinque milioni di persone che, con la modifica delle rendite, vedranno aumentare pesantemente le imposte per Ici, Ires (già Irpef), Addizionale Regionale, Comunale, Registro, Catastali, Ipotecaria, Successione. «La revisione dei classamenti degli immobili è del tutto arbitraria. Il risultato della riclassificazione operato dagli uffici dell’Agenzia del Territorio è da considerarsi sproporzionato ed illegittimo, in palese violazione dello Statuto dei diritti del Contribuente, afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it. • Politica estera. 1 febbraio. Il generale dell’esercito USA, Dan McNeil, assumerà il comando sia della NATO-ISAF che delle forze USA in Afghanistan. Ciò permetterà di unificare due comandi separati, quello delle forze della coalizione a guida USA e quello delle forze internazionali che ora operano sotto la NATO. Anche il contingente italiano in Afghanistan sarà dunque agli ordini diretti di un generale statunitense. Verrà in tal modo definitivamente vanificato quanto affermato nella «Mozione in materia di missioni italiane all’estero» (14 luglio 2006), con cui il governo Prodi aveva risolto il contenzioso sul rifinanziamento della missione: «In territorio afghano l’Italia non è più in alcun modo impegnata militarmente nell’ambito della missione Enduring Freedom». Tale affermazione viene superata dal fatto che, con l’unificazione di tutte le forze direttamente nella catena di comando del Pentagono, di fatto il contingente italiano opererà nel quadro di Enduring Freedom, comunque sia denominato. Le nostre forze armate sono inserite sempre più nella catena di comando e controllo del Pentagono. In tal modo esse vengono sottratte all’effettivo 16 controllo del parlamento e dello stesso governo, legando sempre più il nostro paese alla strategia statunitense. • Interni. 4 febbraio. Domani arriva alla Camera la proposta di riforma dei servizi segreti elaborata in primis dall’esponente dei DS Luciano Violante. Il testo proposto modifica, anche se non stravolgendola, la struttura ed il funzionamento dei servizi segreti andando oltre il mero cambiamento di tutte le denominazioni. Si conferma l’impostazione di fondo presente nelle ultime proposte di riforma, quella dell’accentramento personale dei poteri nella figura del primo ministro a scapito del controllo parlamentare. Ma uno degli aspetti maggiormente inquietanti del testo proposto riguarda la “licenza a delinquere” concessa agli agenti segreti, richiesta sempre più pressantemente anche dai vertici militari. All’argomento vengono dedicati due articoli (17 e 18) della legge: nel primo si stabiliscono i limiti delle condotte “previste dalla legge come reato”. Questi riguardano i «delitti specificamente diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la salute o l’incolumità delle persone», i «reati di attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali (...) agli attentati contro i diritti politici del cittadino (...) ai delitti contro l’amministrazione della giustizia». Da rilevare l’ultimo comma dell’articolo 17, dove si legge: «Quando, per particolari condizioni di fatto e per eccezionali necessità, le attività indicate nel presente articolo sono state svolte da persone non addette ai servizi di sicurezza e risulta che il ricorso alla loro opera da parte dei servizi di sicurezza era indispensabile, ed era stato autorizzato secondo le procedure fissate dall’articolo 18, tali persone sono equiparate, ai fini della applicazione della speciale causa di giustificazione, al personale dei servizi di sicurezza». In altre parole, l’impunità viene estesa anche ai collaboratori occasionali dei servizi segreti, basta che le loro attività vengano ritenute “indispensabili”. L’articolo successivo dovrebbe regolamentare il meccanismo di autorizzazione di tali attività delinquenziali che vengono poste sotto la diretta responsabilità del Presidente del Consiglio, fatti salvi i «casi di assoluta urgenza» nei quali le condotte illegali possono essere autorizzate direttamente dai capi dei servizi che però sono solo tenuti ad informare entro 24 ore il capo del Governo tramite il Dipartimento dell’informazione per la sicurezza. Le riforme dei servizi segreti sono da seguire con attenzione, soprattutto tenuto conto del loro ruolo nelle tragiche vicende della storia italiana: da Gladio, a Piazza Fontana, ad Ustica, non c’è stato episodio che non abbia visto il coinvolgimento dei servizi segreti in operazioni di copertura e depistaggio, sotto la supervisione di quelli statunitensi. • Politica estera. 5 febbraio. Morti 43 soldati italiani, 412 ammalati: sono le vittime dell’uranio impoverito nello sconcertante silenzio dei mass media. Una comunicazione della senatrice Franca Rame torna su una realtà scomoda per il servilismo militare italiota. «Ricordate tutti la guerra nei Balcani? Da allora i nostri soldati hanno in uso armi con uranio impoverito. Questa sostanza, al momento dell’esplosione, libera nell’aria un particolato finissimo, facilmente trasportabile per lunghe distanze dal vento, con alto rischio di contaminazione del terreno delle acque. Dopo l’inalazione, entra in circolo nel sangue con effetti nefasti: linfomi di vario tipo, e dopo una lunga malattia che intacca dapprima i reni, si arriva alla morte. Malformazioni, tumori, eccetera. Una volta introdotto, il nostro corpo non è in grado di espellerlo». Franca Rame, membro della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, denuncia che ancora il presidente del Senato non ha convocato la commissione, che rischia così di non poter raggiungere gli obiettivi prefissati. «La verità e forse che nessuno la vuole? È una commissione scomoda? Magari alla sinistra non interessa approfondire, perchè D’Alema mandò i nostri soldati a morire in Kosovo, conscio del rischio a cui erano esposti, e la destra perchè è solidale con le lobbies dei proprietari delle industrie della difesa. Ecco perché ora più che mai, visti i recenti problemi 17 di questo governo, tra Afghanistan e Vicenza, l’attività della commissione è a rischio», sono le domande retoriche e le autodeduzioni della Rame. • Politica estera. 5 febbraio. La Rame dedica parte del comunicato alle condizioni dei soldati ammalati e delle loro famiglie. «È doveroso intervenire, perché quotidianamente si consuma una tragedia. Non essendo una malattia “riconosciuta”, i soldati ammalati e le loro famiglie sono costretti a pagare di tasca loro cure, ospedali, eccetera. Ci sono storie strazianti, di genitori che hanno venduto la casa per pagare le cure ai figli». È evidente che i soldati –che pure dovrebbero avere maggiore coscienza politica e interrogarsi sulle finalità di operazioni fonti per loro di stipendi all’apparenza allettanti, nei fatti destinati ad essere spesi in medicine– costituiscono pura e semplice carne da cannone da utilizzare al servizio di Washington e buttare nella spazzatura quando non servono. Tanto che, continua la Rame, nella Finanziaria il senatore dei Verdi Bulgarelli «aveva proposto un fondo per il sostegno alle famiglie delle vittime dell’uranio impoverito. Ma nella notte precedente il voto, dal decreto è scomparso il riferimento preciso all’uranio impoverito (…) Questo grazie alle pressioni degli alti generali italiani, che hanno preferito mettere a tacere un’altra questione». Morire per Washington: in un contesto politico già segnato dai casi Afghanistan, Iraq e Vicenza, ecco la scomoda questione da silenziare. • Politica economica. 7 febbraio. Almeno 11 miliardi di dollari da sborsare per la costruzione ed acquisto di caccia statunitensi. Nel mentre si taglia la spesa sociale e si inasprisce ulteriormente la pressione fiscale senza che la collettività ne ricavi qualche beneficio, la spesa militare è una delle poche voci che conosce solo aumenti. Con il memorandum d’intesa, firmato al Pentagono dal sottosegretario di Stato per la difesa Giovanni Forcieri (DS), l’Italia si è assunta ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense Joint Strike Fighter, guidato dalla Lockheed Martin. È il terzo memorandum d’intesa: il primo venne firmato il 23 dicembre 1998, durante il governo D’Alema; il secondo, il 24 giugno 2002 durante il governo Berlusconi. Un caso esemplare di convergenza bipartisan. «Questo dovrebbe essere considerato un aereo italoamericano», ha dichiarato orgoglioso il sottosegretario alla commissione difesa della camera lo scorso 16 gennaio. Le ali vengono infatti realizzate in Italia, su disegno e progettazione in parte sviluppati da oltre cento ingegneri di Alenia aeronautica. L’Italia è nel programma come partner di secondo livello, dopo USA e Gran Bretagna al primo: il tricolore compare quindi al terzo posto sulla fusoliera del caccia che, lo scorso 15 dicembre, ha compiuto in Texas il volo inaugurale. Volerà quindi su ali italiane il battezzato F-35 Lightning (fulmine) che, sottolinea il Pentagono, «come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente». • Politica economica. 7 febbraio. L’F-35 Lightning è un caccia multiruolo, concepito per tutte le missioni di attacco. L’Italia ne acquisterà 131 per la marina e l’aeronautica, che saranno così dotate di «uno strumento idoneo ad assolvere ai rispettivi ruoli in modo completo, efficace e, possibilmente, con il minimo impegno finanziario». Sull’efficacia di questo aereo quale strumento di guerra, non ci sono dubbi. Ve ne sono, invece, sul «minimo impegno finanziario». Per partecipare al programma, l’Italia si è impegnata a versare un miliardo di dollari (oltre 900 milioni di euro). Si aggiungerà a questo il costo degli aerei, quantificato da Forcieri in 45-55 milioni di euro per velivolo a seconda delle versioni. L’acquisizione dei velivoli –si specifica nel comunicato stampa emesso dopo la firma del memorandum d’intesa– «comporterà per l’Italia un impegno stimato in circa 11 miliardi di dollari». Il costo di tutti i sistemi d’arma aumenta però in continuazione. La promessa che l’Italia potrà acquistare i caccia «a costi consolidati e definiti» è quindi fallace. Forcieri promette però che vi saranno «ritorni industriali pari al 100%». Le società italiane –Avio, 18 Piaggio, Galileo avionica, Oto Melara e altre– hanno ottenuto contratti per 191 milioni di dollari e ulteriori impegni per 827 per un totale di oltre un miliardo di dollari. Sono stati raggiunti accordi per la costituzione in Italia di una seconda linea di assemblaggio finale e di collaudo del caccia, probabilmente nell’aeroporto di Cameri (Novara). Il sottosegretario Forcieri lo presenta dunque come un grande affare per l’Italia. • Politica economica. 7 febbraio. Forcieri tace però su un particolare: i miliardi dei contratti per l’F-35 Lightning entreranno nelle casse delle aziende private, mentre i miliardi per lo sviluppo e l’acquisto dei caccia usciranno dalle casse pubbliche. Si aggiungono a questi circa 7 miliardi di euro per acquistare 121 Eurofighter Typhoon, il caccia europeo che l’Italia sta costruendo (insieme a Gran Bretagna, Germania e Spagna) mentre allo stesso tempo partecipa alla realizzazione del caccia statunitense, concorrente di quello europeo. Nel comunicato, il sottosegretario afferma che la partecipazione dell’Italia alla realizzazione dell’F-35 Lightning, «segno tangibile dell’importanza della cooperazione transatlantica», creerà fino a 10mila posti di lavoro, distribuiti per il 40% nel nord e per il 60% nel centro/sud. Il progetto del caccia coinvolge in Italia già 12 regioni e circa 40 siti industriali. E, una volta attivata la linea di assemblaggio e collaudo, tale area si allargherà: la Lockheed Martin punta infatti a una produzione di oltre 4.500 F-35 Lightning. Una bella prospettiva di sviluppo e di crescita dell’occupazione, quella di puntare su uno dei più micidiali sistemi d’arma, che «come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente» nel quadro della strategia statunitense della «guerra preventiva», a cui l’Italia viene sempre più legata. A chi spera di trovare lavoro in questo modo non resta che dire: finché c’è guerra c’è speranza. • Sicurezza. 9 febbraio. «C’è indubbiamente da essere preoccupati. Si assiste, da anni, al trasferimento di tutte quelle delicate informazioni di natura finanziaria alle autorità americane senza aver mai avuto contezza sul loro utilizzo. C’è un ‘mirror’, uno specchio, che prende le informazioni e le trasmette al Tesoro USA senza alcuna garanzia. Siamo molto preoccupati perché nessun dato può essere maneggiato senza il consenso del cliente. Consenso che non è mai stato chiesto». Lo ha dichiarato Francesco Pizzetti, costituzionalista piemontese e garante italiano per la protezione dei dati personali, in un’intervista a l’Unità. «È vero, quei dati sono acquisiti direttamente dalle autorità americane sulla base di una legislazione vincolante per la lotta al terrorismo, ma ripeto: gli europei non hanno la benché minima conoscenza dell’uso che di questi dati viene fatto. La sicurezza, non v’è dubbio, è un valore condiviso ma non è questo il modo con cui questo valore può essere tutelato». E se i dati, illegalmente assunti, possano servire allo spionaggio industriale? Pizzetti afferma: «Non lo so. Quale che sia il fine, questo sistema consente di verificare i trasferimenti di somme di denaro da una parte all’altra del mondo, da parte di un soggetto all’altro, e si può ricavare una mappatura rilevantissima dei comportamenti. Un’ipotesi per tutte: si può verificare verso quale fetta di mercato una determinata società è orientata a operare, quale sia la politica industriale». • Sicurezza. 9 febbraio. La denuncia di Pizzetti può essere integrata da un articolo di Fabrizio Gatti, “La CIA ci spia anche in banca” (L’Espresso, 17 novembre 2006). «Bonifici, rimborsi, persino gli stipendi degli europarlamentari. Tutti i dati sulle operazioni con Swift sono trasmessi alla intelligence USA (...) Se siete l’amministratore di una società e volete espandervi in Medio Oriente oppure fare concorrenza, ovunque, a una impresa americana, dovete dire addio alla riservatezza sulle vostre operazioni bancarie e quindi sui vostri progetti. Perché i passaggi di denaro, i trasferimenti di azioni, gli ordini di pagamento internazionale, tutto, viene messo a disposizione dei servizi segreti del dipartimento del Tesoro USA. Non è detto che gli 007 dell’intelligence finanziaria vadano poi a leggere i 19 vostri dati. Ma potrebbero farlo in qualunque momento in base al Terrorist finance tracking program, il piano segreto voluto da Washington, ufficialmente per dare la caccia ai finanziatori di Al Qaeda. Per l’Europa è una pesante intromissione nell’economia del continente e nelle attività dei cittadini. Perché la scelta e il prelievo delle informazioni è a discrezione del servizio segreto USA, senza il giudizio di nessun magistrato». • Sicurezza. 9 febbraio. L’accesso ai dati sulle comunicazioni bancarie internazionali avviene grazie a un accordo tra il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e la Swift, la Society for worldwide interbank financial telecommunication che ha sede in Belgio. A fine ottobre Swift ha riaffermato la legalità del patto con il governo americano. È consuetudine, nel caso di bonifici internazionali, sentirsi chiedere il codice ‘swift’ della banca destinataria. Ed è proprio in questa fase che a Swift vengono forniti i propri dati. Ma attraverso la società belga viaggiano non solo ordini tra privati: anche i messaggi tra banche centrali, tra società di broker, le Borse e altri importanti istituti nazionali. «Swift è stata creata da un gruppo di banche che volevano sostituire il telex con un mezzo sicuro per la trasmissione di ordini finanziari tra istituti», spiega Francis Vanbever, direttore finanziario della società, durante l’audizione davanti al Parlamento europeo il 4 ottobre scorso.«Oggi, la nostra società provvede a servizi di messaggistica e interfaccia di software sicuri e standardizzati per oltre 7.800 istituti finanziari in 206 Paesi del mondo». Sui suoi canali, ogni giorno Swift muove 6 mila miliardi di dollari. I dati su somme, azioni, intestatari, numeri di conto corrente, nomi di società e così via vengono copiati e archiviati per 124 giorni in tutti i centri operativi della società. Uno di questi è negli Stati Uniti. Tra le informazioni conservate, perfino quelle su stipendi, rimborsi spese, numeri di conto corrente dei parlamentari europei e dei funzionari di Bruxelles pagati con bonifici ‘swift’. Negli USA i dati vengono trasferiti in una ‘scatola nera’. E, secondo Swift, resi accessibili al servizio segreto del Tesoro. • Sicurezza. 9 febbraio. L’accordo con Swift, imposto dal Tesoro americano nell’ottobre 2001 durante le indagini sull’11 Settembre, è stato rivelato il 23 giugno scorso dal New York Times in un articolo sul Terrorism finance tracking program fino a quel momento segreto. Il 22 ottobre il New York Times pubblica un’autocritica per l’articolo del 23 giugno di Byron Calame. Due i punti dell’autocritica: l’apparente legalità del programma segreto del Tesoro, secondo la legge USA, e l’assenza di qualsiasi prova di abusi e violazioni sui dati personali. La notizia viene rilanciata come un successo dal sito Internet di Swift. «Ma, senza un giudizio indipendente, come si potrebbero trovare prove contro uno dei servizi segreti più potenti degli Stati Uniti?», si domanda Gatti. «Tutto questo è un pezzo della strategia americana per il controllo sistematico dei cittadini europei (...) è la faccia informatica delle extraordinary rendition: anche i rapimenti della CIA hanno lo scopo di acquisire informazioni sensibili. E anche le informazioni raccolte da Swift alla fine possono arrivare alla CIA. L’Europa sta consegnando i suoi segreti finanziari all’intelligence americana», accusa Giusto Catania, di Rifondazione, tra gli europarlamentari impegnati nell’indagine. • Sicurezza. 9 febbraio. Così si conclude l’articolo di Gatti: «Dai passeggeri degli aerei fino ai dati finanziari, ecco come gli Stati Uniti controllano l’Europa. PNR: Il Passenger name record prevede il trasferimento unilaterale di dati su tutti i passeggeri che volano negli Stati Uniti. Le informazioni raccolte dalle compagnie aeree vengono consegnate all’Ufficio delle dogane e della protezione delle frontiere che le mettono a disposizione del dipartimento per la Sicurezza nazionale. L’elenco comprende 34 dati: a quelli tradizionali, si aggiungono i gusti alimentari, note generali, notizie e numero di conto corrente o di carta di credito, indirizzi e dati dell’agenzia e dell’agente di viaggio che ha venduto il biglietto, indirizzi di residenza partenza e arrivo del passeggero, email, numeri di telefono, dati su tutti i precedenti voli e le eventuali rinunce, prezzo del biglietto. ECHELON: È la struttura di 20 controllo radar e satellitare più conosciuta: grazie a una intercettazione illegale nel 1998, durante la presidenza Clinton, gli Stati Uniti rubarono un contratto miliardario al consorzio europeo Airbus per la vendita di aerei all’Arabia Saudita. SWIFT: La prevenzione di abusi nell’acquisizione di dati finanziari si basa soltanto sull’’autocertificazione’ da parte dei funzionari del Tesoro americano». • Politica estera. 10 febbraio. L’Italia (di questi decenni) un paese imperialista? Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, esprime il suo disappunto per l’esclusione dell’Italia dal tavolo dei negoziatori con l’Iran per contrastare le sue supposte (dagli Stati Uniti) mire sul nucleare militare. Intervistato dal quotidiano indiano The Hindu il Professore, dopo aver detto «non sono felice di questo», spiega: «Si devono includere i Paesi che hanno i più grossi interessi, che sono i più coinvolti: l’Italia è il più grosso partner commerciale europeo dell’Iran». • Esteri. 12 febbraio. Abu Omar è in libertà vigilata. L’imam egiziano rapito da un commando CIA in una via di Milano il 17 febbraio 2003 si trova ora con la sua famiglia ad Alessandria d’egitto. Il rilascio cade in un momento particolare, in quanto è imminente il processo a Milano contro una ventina di agenti CIA ed ex dirigenti del servizio segreto militare italiano, il Sismi. Un procedimento che potrebbe portare alla testimonianza del governo Berlusconi e dell’attuale esecutivo. Abu Omar venne rapito in Via Guerzoni a Milano. Caricato su un furgone, viene portato nella base di Aviano (Vicenza), quindi trasferito nell’aereoporto militare Usa di Ramstein (Germania). Lo scortano agenti CIA che usano un paio di jet speciali. L’imam sarà detenuto in due prigioni egiziane e sottoposto a pesanti torture. Il suo rapimento si inserisce nel programma delle extraordinary renditions (consegne speciali) lanciate dalla CIA “contro il terrorismo”. I “sospetti” vengono prelevati in un Paese per poi essere trasferiti in un secondo dove verranno gestiti da aguzzini amici. Nell’aprile 2004 Abu Omar viene rilasciato; si mette in contatto con i familiari raccontando ciò che è avvenuto. Dopo pochi giorni sarà riarrestato perché ha violato la consegna del silenzio. Al momento, secondo quanto riferisce il suo avvocato, intende mantenere il più assoluto riserbo. • Industria. 13 febbraio. La Consob ha multato per 16 milioni di euro il gruppo di potere FIAT, e decretato la sospensione del top-management IFI, IFIL e «Giovanni Agnelli Spa». Sospeso per sei mesi il presidente IFIL Gianluigi Gabetti (5 milioni di euro di multa); per quattro mesi Franzo Grande Stevens, consigliere d’amministrazione e legale della Casa (3 milioni di multa); sospeso per due mesi l’amministratore delegato IFI Virgilio Marrone, con 500 mila euro da pagare. Altri 4,5 milioni di multa alla IFIL Investment Spa, e 3 milioni alla «Giovanni Agnelli & C.». La Cosa hanno fatto i vertici della casata torinese? Hanno semplicemente congegnato speculazioni da furboni fornendo alla Consob (24 agosto 2005) comunicazioni falsi e manipolative del mercato quando l’autorità di controllo chiese ai vertici torinesi se risultassero loro notizie per le quali fosse giustificato il rialzo del titolo. • Industria. 13 febbraio. Andiamo al 26 aprile 2005. Mancavano pochi mesi alla scadenza del “prestito convertendo” di 3 miliardi di euro effettuato dalle banche nel settembre 2002: se la Fiat non fosse stata in grado di rimborsare il prestito, le banche sarebbero diventate il primo azionista della FIAT con una quota del 26.7% del capitale ordinario; la quota della famiglia Agnelli si sarebbe diluita al 22.6%. Occorreva dunque agire per non far andare la famiglia Agnelli in minoranza rispetto alle banche e mantenere una quota del 30% della Fiat (non di più, altrimenti sarebbe scattato l’obbligo di un’OPA). Ecco chiedere l’aiuto di una banca d’affari USA, la Merrill Lynch. Così il 26 aprile 2005 viene firmato un contratto tra la banca d’affari USA e la Exor group –società con sede in Lussemburgo controllata per il 70 21 % dalla Giovanni Agnelli & Co., e per il rimanente 30% alla IFI (che a sua volta appartiene alla Giovanni Agnelli & Co)– per rilevare acquisti di titoli Fiat operati dall’istituto USA. Il 16 settembre 2005 IFIL, l’azionista di controllo della FIAT che fa capo alla famiglia Agnelli, comunica che procederà all’acquisto dell’8% di tutta la FIAT per mantenere la sua quota al 30% anche dopo l’ingresso delle banche in seguito al convertendo. Indovinate da chi? Da Exor. Il tutto può essere dunque tradotto così: ad aprile la famiglia Agnelli con la faccia da Exor compra il 10% della FIAT a meno di 5 euro. A settembre la famiglia Agnelli con la faccia da IFIL compra dalla famiglia Agnelli con la faccia da Exor l’8% di FIAT a 6,50 euro, ad un prezzo cioè del 13% inferiore a quello di mercato. Lo stesso giorno le banche esercitavano la conversione del prestito in capitale sociale ad un prezzo di 10 euro ad azione. Il tutto eludendo obblighi di comunicazione al mercato e con modalità secondo alcuni da sanzionare come aggiotaggio ed insider trading, che a chi è “furbetto” e non furbone è costata anche la galera. • Politica estera. 14 febbraio. «Il cielo e gli aeroporti UE sono stati il cortile di casa per le operazioni della CIA». E i governi europei sapevano, accusa il rapporto dell’Europarlamentare dei DS Claudio Fava, redatto dopo oltre 200 audizioni e 8 missioni, ricostruisce la storia di 21 operazioni CIA, “rendition”. «I fatti sono tanti (…) sembrava che tutto fosse permesso pur di fornire il massimo aiuto agli Stati Uniti. Dall’altro lato credo che abbiamo fatto luce solo sulla punta dell’iceberg, sulle rendition di chi aveva la fortuna di avere un passaporto od un documento d’identità europeo», dichiara Fava a il Manifesto. «La spina dorsale del rapporto è costituita dalle vicende di Abu Omar o di Murat Kurnaz, ossia di un signore che si poteva fare 4 anni di Guantanamo in meno se solo le autorità tedesche avessero accettato di riprenderlo come era stato loro proposto nel 2002, o sugli interrogatori condotti dai servizi segreti tedeschi e britannici». Secondo Fava «gli Stati ritenevano che non partecipare direttamente ai rapimenti, ai sequestri, alle torture, ma utilizzarne in qualche maniera i benefici, partecipando agli interrogatori o condividendo le informazioni con la CIA, fosse un modo più elegante per stare dentro a questa vicenda. Invece la responsabilità è grande». In vicende come quelle che coinvolgono Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, «per cui ci sono rendition o vengono inviati agenti dell’intelligence a partecipare ad interrogatori, si dimostra una volontà positiva ad agire» ed è dunque impossibile sostenere di non aver saputo. • Politica estera. 14 febbraio. Il termine “rendition” è stato usato per definire una varietà di operazioni eseguite dalle e per conto delle autorità statunitensi, che prevedono il trasferimento di persone da un paese a un altro, al di fuori di qualsiasi procedura giudiziale o amministrativa come, ad esempio, l’estradizione. La “rendition” comporta molteplici violazioni dei diritti umani: arresto arbitrario, sparizione, trasferimento illegale verso un altro paese, detenzione senza processo, tortura. Queste prassi sono state utilizzate dalla Central Intelligence Agency (CIA) almeno a partire dal 1995. Erano inizialmente usate per trasferire in territorio USA “terroristi ricercati per violazioni della legge statunitense che si trovano all’estero”, eventualmente anche senza la cooperazione dello Stato nel cui territorio la persona si trovasse, come consentito già dalla National Security Directive 77, emanata dal presidente George Bush I nel gennaio 1992. La pratica delle “rendition” è diventata parte integrante della strategia della “guerra al terrore”: un numero non quantificabile di persone sospettate di terrorismo sono state catturate e trasferite in luoghi di prigionia noti o segreti (i cosiddetti black site) ma comunque esterni alla giurisdizione USA (ivi compreso il centro di detenzione di Guantánamo Bay, su cui gli Usa sostengono di non esercitare sovranità territoriale). Se la fase della “rendition” che riguarda il trasferimento aereo in sé appare una pratica quasi esclusivamente gestita dagli USA, le catture sono state spesso eseguite da autorità di altri paesi, mentre la detenzione e gli interrogatori sono stati frequentemente dati 22 in “subappalto” ad altri governi. La CIA, che spesso ha utilizzato velivoli civili noleggiati da compagnie private, ha trasferito persone verso paesi quali l’Egitto, la Giordania, il Marocco, il Pakistan, l’Arabia Saudita e la Siria. La maggior parte di questi Stati sono noti per il ricorso alla tortura durante gli interrogatori ed è questo il probabile motivo per cui sono stati scelti. • Politica estera. 14 febbraio. 1330 voli, 21 “extraordinary rendition”, forse un paio di carceri segrete in Polonia e Romania, e soprattutto tanta omertà. È il quadro tracciato dal rapporto Fava. Dodici Stati dell’Unione Europea, Italia, Regno Unito, Polonia, Germania, Spagna, Portogallo, Austria, Irlanda, Grecia, Cipro, Danimarca e Romania, e due paesi candidati, Turchia e Macedonia, hanno collaborato attivamente con la CIA o hanno voltato lo sguardo mentre l’intelligence USA operava nei loro territori. Colpevoli anche il Kosovo e la Bosnia Erzegovina. Colpevoli anche di omissioni l’Alto rappresentante per la politica estera, Javier Solana, e il dimesso “Mister Terrorismo”, Gijs de Vries. Il grado di responsabilità è vario: c’è chi ha aiutato a rapire “presunti terroristi”, come l’Italia, e chi, come Germania, Francia, Spagna e regno Unito, ha inviato agenti ad interrogare propri cittadini reclusi a Guantanamo, in Uzbekistan o in Giordania. • Scuola. 14 febbraio. Effetto Finanziaria, il prossimo anno scolastico tagliate 11.726 cattedre. Lo prevede un decreto del ministero della Pubblica istruzione che definisce gli organici del personale docente per il 2007/2008. La Finanziaria ha aumentato dello 0.4 il rapporto alunni-insegnante, disponendo che in ogni classe vi siano 21 studenti per ogni professore. Per il segretario UIL, Massimo Di Menna, «riducendo il personale e creando classi più affollate si compromette il funzionamento della scuola». Secondo Bernocchi dei Cobas, «dopo aver aumentato i fondi alla scuola privata, oggi il ministro Fioroni-mani di forbice come ammazza-docenti batte pure la Moratti». • Politica economica. 14 febbraio. Meno tasse? Prima occorre abbattere il debito pubblico. Dal suo viaggio in India, il primo ministro Romano Prodi abbatte ogni speranza di una diminuzione a medio termine della pressione fiscale inaspritasi ulteriormente dopo l’ultima Finanziaria. Significativa la spiegazione fornita dal “premier”: «dobbiamo dimostrare alla comunità economica internazionale che siamo un Paese serio e che oltre agli obblighi di redistribuzione interna, c’è anche un obbligo fondamentale che è quello di ridurre il peso del debito che abbiamo alle spalle». Insomma, gli “obblighi” verso l’esterno, verso i “mercati finanziari” dominati dalla finanza USA, arrivati a detenere il 50% circa di titoli del debito pubblico, sono più importanti dei bisogni del Paese. • Politica economica. 14 febbraio. Il quarto trimestre del 2006 ha registrato un aumento del PIL e delle entrate fiscali inaspettato, che ha innescato una contesa tra centrosinistra e centrodestra sui “meriti” del risultato. Secondo l’economista Paolo Savona (Il Messaggero), in realtà nessuno dei due Poli ha “meriti” da rivendicare. La ripresa avviatasi l’anno scorso è da considerare «frutto prevalente delle capacità delle imprese di reagire alle difficoltà di mercato e la politica economica aveva avuto in essa scarso peso; anzi, a ben guardare, ha tolto più di quanto non abbia dato». Ancora una volta spiccano gli effetti recessivi sulla stessa economia capitalistica indotti dall’Unione Europea. «La componente monetaria, decisa a Francoforte, aveva infatti consentito la rivalutazione dell’euro, indebolendo le esportazioni, anche se si è mantenuta accomodante dal lato del costo e della disponibilità di credito (anche se gli ultimi rialzi del tasso d’interesse decisi dalla Banca Centrale Europea segnano un’inversione di tendenza, ndr); la componente fiscale, decisa a Roma, si era invece atteggiata in senso restrittivo sotto la pressione della Commissione di Bruxelles che richiedeva il rispetto dei parametri di Maastricht». 23 • Politica economica. 14 febbraio. E per il 2007? Savona vede delle ombre che rispondono al nome di dollaro e Cina. Il dollaro dovrebbe infatti ulteriormente svalutarsi «per riequilibrare il grave deficit di bilancia estera corrente degli Stati Uniti, ma è retto dall’ingente accumulo di riserve ufficiali cinesi conseguente alla stabilizzazione del valore dello yuan-renmimbi da esse perseguita. La Cina è grande paese che ha bisogno di grandi quantità di materie prime e sta usando le proprie riserve in dollari per farne incetta presso i paesi produttori». La conclusione è che la crescita capitalistica europea ed italiana resta così stretta «dalla tenaglia della possibilità di una caduta del dollaro, e conseguente rivalutazione dell’euro, e della pressione verso l’alto dei prezzi delle materie prime da cui dipendono la sua produzione e i suoi consumi». Da quanto detto emerge comunque che la politica monetaria e fiscale europea non solo non è fattore di stimolo della crescita pur capitalistica, ma anzi costituisce un vero e proprio freno. Ma a chi gioverà tutto questo? • Politica estera. 15 febbraio. Bush ringrazia l’Italia per il «contributo» dato con «mezzi aerei» alla missione in Afghanistan. Il riferimento è al C-130 e ai due drone messi a disposizione da Roma. Parlando all’American Enterprise Institute, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha sottolineato, inoltre, il valore dei progetti di cooperazione giudiziaria con l’Afghanistan messi in piedi dal governo italiano a Kabul e l’attività volta alla «scoperta di cellule terroristiche all’interno del paese». Bush ha quindi reiterato il sollecito ai paesi della NATO ad imitare gli Stati Uniti ed inviare a loro volta più truppe e mezzi. Un paio di giorni fa il comandante supremo alleato in Europa delle forze NATO, generale John Craddock, durante un incontro stampa tenuto al quartier generale di Mons (Belgio) ha definito il nuovo contributo aereo italiano alla missione ISAF della NATO in Afghanistan «positivo e molto importante», tuttavia «non è mai abbastanza, tutti gli alleati devono fare di più». Come è noto, il ministro della Difesa Arturo Parisi ha annunciato durante l’incontro dei ministri della Difesa NATO tenuto di recente a Siviglia che l’Italia (già impegnata in Afghanistan con circa 2mila uomini) contribuirà alla missione ISAF (Forza internazionale di sicurezza e assistenza) due aerei senza pilota (i Predator, che hanno già operato in Iraq) e un aereo da trasporto truppe e materiali C130. • Politica economica. 15 febbraio. La Banca Centrale Europea (BCE) ammonisce l’Italia: rischio deficit se non si mette mano a riforme strutturali. Il Bollettino mensile della BCE lancia un duro monito: il nostro paese, assieme al Portogallo, rischia di non riuscire a tenere fede ai propri impegni nel contesto della procedura per disavanzi eccessivi se non attuerà «ulteriori misure di risanamento». Gli esperti di Francoforte ammoniscono che in caso contrario sono pronti i «provvedimenti opportuni previsti dalla procedura per i disavanzi eccessivi». La BCE invita a mettere mano a riforme strutturali, definite «notevoli sfide» che differiscono da paese a paese ma che «richiedono ovunque con urgenza un intervento deciso». Alla diminuzione del rapporto deficit / PIL vanno destinate anche le possibili maggiori entrate fiscali: dal Bollettino, arriva infatti un invito per tutti i paesi di Eurolandia a «resistere con fermezza alla tentazione di allentare il contenimento della spesa, ritardare le necessarie riforme e perseguire politiche procicliche in una una fase espansiva». In poche parole, si prospettano ulteriori sacrifici per la popolazione (anche) italiana. • Politica economica. 15 febbraio. Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI), come di consueto, esterna valutazioni sullo stato dell’economia italiana. Come riporta il Corriere della Sera, a Washington prevedono una crescita del PIL italiano di «circa l’1,5%» nel 2007 e si promuove la Finanziaria 2007 di centrosinistra e “sinistra radicale” che a furia di tagli ed incremento dell’imposizione fiscale «probabilmente raggiungerà l’obiettivo di portare il deficit sotto la soglia del 3% del PIL». Ma attenzione: il FMI incita il governo Prodi con 24 ulteriori riforme strutturali. E in questa direzione il Fondo promuove le liberalizzazioni contenute nei due pacchetti Bersani, mentre respinge ogni ipotesi di “annacquamento” della legge Biagi «che ha contribuito alla forte crescita dell’occupazione» a partire dal 2003. Piuttosto, viene raccomandato «lo sviluppo di una rete di sicurezza sociale, con un miglior sostegno alla disoccupazione», in grado di «mitigare gli effetti della necessaria maggiore flessibilità del lavoro». Si tratta di procedere in quelle politiche denominate di workfare e veicolate anche da Bruxelles, dove a chi è stato licenziato si concede un sussidio di disoccupazione a condizione di sottoporsi ad un periodo di “formazione continua” e di accettare qualsiasi tipo di impiego venga offerto, a salari e condizioni di lavoro sicuramente non delle migliori. Quanto alla riforma delle pensioni, l’invito è a salvaguardare i risparmi già previsti dalle leggi Dini e Maroni. «Ogni intesa», affermano a Washington, «dovrebbe almeno preservare in toto l’impatto finanziario delle riforme già approvate». Altro che “aumento di salari e pensioni”, come prometteva Bertinotti prima delle elezioni. Secondo l’FMI, occorre puntare ad «aumentare il bassissimo tasso di partecipazione degli anziani» al lavoro e, «tramite gli incentivi, ad allungare la media della vita lavorativa». • Costume. 16 febbraio. Lettera al Corriere della Sera sul disegno di legge sui “Dico”. «Ho letto il testo sui Dico e domando: 1) Perché se due persone di sesso diverso convivono non si sposano, invece di volere un surrogato di matrimonio? 2) Quanti single, vedove e vedovi di una certa età decideranno di convivere per avere la pensione di reversibilità? Basterà la copertura finanziaria prevista? 3) Perché la legge non è stata fatta solo per conviventi dello stesso sesso, che convivano da un’età o un periodo tali da essere prova in qualche modo di tendenze omosessuali? (…) 5) In quanto all’eredità, non basterebbe riformare la legge sulle successioni lasciando maggiore libertà testamentaria? Penso che sia ragionevole permettere agli omosessuali di potersi organizzare la vita in modo simile agli altri, ma ritengo che questa legge vada incontro a tutti coloro che non si sposano “per principio”, ma che vogliono comunque i diritti degli sposati (con pochi o senza doveri). Inoltre spalanca le porte a una serie di profittatori che troveranno modo di mungere la mucca dello Stato e appesantire i conti dell’INPS». • Costume. 16 febbraio. Sergio Romano risponde affermando che il disegno di legge non ha come scopo reale di risolvere il problema delle coppie omosessuali, al di là delle motivazioni dichiarate. «Credo che il fenomeno risalga alla rivoluzione sessuale del 1968 (…) La generazione successiva a quella del ’68 ha voglia di mettersi in regola con la legge e chiede un “matrimonio” corrispondente alle nuove esigenze create dalla rivoluzione dei costumi di 40 anni fa. Il disegno di legge proposto dal governo è imperfetto e contiene qualche varco attraverso il quale possono passare profittatori di diverso tipo. Ma crea per l’appunto questo “terzo matrimonio”. Se la legge verrà approvata sarà interessante verificare quali coppie, omosessuali o eterosessuali, ne faranno maggiormente uso». • Fisco. 16 febbraio. Nessuna riduzione per gli stipendi degli altissimi dirigenti dello Stato. I manager possono stare tranquilli: il Consiglio dei ministri approva oggi un disegno di legge che, di fatto, aggira il tetto dei 250 mila euro lordi annui agli stipendi dei manager esterni che assumono incarichi di qualsiasi tipo nell’amministrazione pubblica, negli enti e nelle società pubbliche non quotate. La nuova norma servirà innanzitutto ad evitare la possibile uscita di quanti dal primo gennaio di quest’anno rischiavano, in virtù di un comma della Finanziaria, di vedersi pesantemente decurtato lo stipendio. Non pochi, considerato che lo stipendio del direttore generale di un ministero importante, come ad esempio quello di Vittorio Grilli al ministero dell’Economia, è ben superiore al tetto dei 250 mila euro, rappresentato dallo stipendio del primo presidente di sezione della Corte di Cassazione, parametro della norma. Il disegno di legge prevede che il limite si applichi non più solo ai 25 dirigenti “esterni”, ma anche a quelli nel ruolo della pubblica amministrazione. Prevedendo però, per entrambi, la possibilità di una deroga con la semplice comunicazione al governo e al Parlamento e la pubblicazione dei nominativi, dei relativi emolumenti e delle ragioni della deroga sul sito internet dell’amministrazione. Dovrebbero essere ampliati anche i vincoli posti dalla Finanziaria alla spesa del Tesoro per le consulenze relative alle privatizzazioni,di cui solitamente beneficiano le banche d’affari statunitense. In certi ambiti, altro che “risparmi”. • Basi USA. 17 febbraio. L’Italia come trampolino di lancio dell’aggressività imperialista USA. Da Vicenza a Sigonella, il nostro paese ricopre un ruolo chiave nella logistica di guerra USA. Come scrive Manlio Dinucci su il Manifesto, il progettato raddoppio della base USA di Vicenza rientra in un quadro di ridislocazione e potenziamento di truppe e basi USA dall’Europa centrale e settentrionale a quella meridionale e orientale, per proiettare più rapidamente ed efficacemente le proprie forze sia in Medio Oriente e Africa, che in Asia centrale. Iniziamo con Vicenza. La 173a brigata aviotrasportata, di stanza a Vicenza, è stata trasformata in una “unità modulare”: la Squadra di combattimento, formata attualmente da sei battaglioni, cui in futuro se ne aggiungeranno altri. Essa è infatti «l’unica unità aviotrasportata e forza di risposta rapida» del Comando europeo degli Stati uniti, la cui missione è «promuovere gli interessi statunitensi in Europa, Africa e Medio Oriente», in un’area di 55 milioni di km2, comprendente 90 paesi. La Squadra di combattimento, acquartierata a Vicenza, è una delle maggiori unità che effettuano la rotazione di truppe in Iraq e Afghanistan. Contemporaneamente, inviando truppe anche nelle basi USA in Romania e Bulgaria, partecipa ai preparativi di guerra contro l’Iran. Il comando Setaf da cui dipende la Squadra di combattimento, il cui quartier generale è anch’esso a Vicenza, è stato trasformato da comando di appoggio logistico in comando di teatro, con il compito di ricevere e preparare al combattimento le forze che arrivano da basi esterne per essere proiettate dal territorio italiano nei vari teatri bellici. Gli armamenti di cui hanno bisogno sono già «preposizionati» in Italia. • Basi USA. 17 febbraio. Spostandoci da Vicenza, un’altra base importante nel dispositivo USA è quella di Aviano, sede di forze aeree, comprese almeno 50 bombe nucleari tattiche B-61 con una potenza, ciascuna, equivalente a 13 bombe di Hiroshima. Sono tenute in speciali hangar insieme ai caccia F-15 e F-16 pronti per l’attacco nucleare. A Ghedi (Brescia) ve ne sono almeno altre 40, il cui uso è consentito (naturalmente sotto comando USA) anche all’aeronautica italiana, violando così il Trattato di non proliferazione nucleare. A Camp Darby, tra Pisa e Livorno, si trova un’enorme quantità di armamenti per le forze terrestri: è l’unico sito dell’esercito USA in cui il materiale preposizionato (carri armati M1, Bradleys, Humvees, etc.) è collocato insieme alle munizioni, comprese quelle a uranio impoverito e al fosforo usate in Iraq. A Sigonella (Catania), presso la base aeronavale statunitense, si trova il Fleet and industrial supply center, uno dei due soli centri di rifornimento della marina fuori dal territorio statunitense (l’altro è quello giapponese di Yokosuka; gli altri cinque sono tutti negli USA). Non è escluso che anche a Camp Darby e a Sigonella vi siano armi nucleari. A Napoli si trova il quartier generale delle forze navali USA in Europa (che prima era a Londra), comandato da un ammiraglio il quale allo stesso tempo è a capo del Joint Force Command della NATO, situato anch’esso a Napoli. Da esso dipende la Sesta flotta dislocata a Gaeta, cui si è appena unito un gruppo navale da attacco composto di 7 navi da guerra, con a bordo 6mila marines, guidato dalla nave da assalto anfibio Uss Bataan. Il 30 gennaio, il gruppo navale da attacco ha attraversato il canale di Suez per condurre «operazioni di sicurezza marittima» nel Golfo e nell’Oceano Indiano, restando però collegato al comando USA di Napoli e alle basi in Italia, soprattutto Sigonella. 26 • Basi USA. 17 febbraio. Oltre che delle basi statunitensi, il Pentagono dispone in Italia di quelle della NATO, la cui catena di comando fa capo al Pentagono: «Comandante supremo alleato in Europa» è infatti, per una sorta di diritto ereditario, sempre un generale USA nominato dal presidente degli Stati Uniti. Vi sono, inoltre, in territorio italiano strutture militari statunitensi segrete, come il centro di comando e spionaggio del Pentagono C4I (comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence), l’unico nell’area mediterranea, che collega la base di Taranto al Centro della marina Usa per la «interoperabilità dei sistemi tattici» situato a San Diego in California. • Energia. 19 febbraio. Il governo Prodi presenta il “pacchetto energia”. La prima misura prevista è dare attuazione a quanto deciso nella Finanziaria riguardo alla riqualificazione degli edifici, con l’innalzamento dal 36% al 55% della detrazione fiscale per interventi che consentono di ridurre le dispersioni termiche; per l’installazione di pannelli solari e per la sostituzione di vecchie caldaie con nuove ad alta efficienza. La seconda misura intende promuovere l’efficienza nell’industria con la detrazione fiscale del 20% per l’acquisto e l’installazione di motori elettrici. Con il Fondo Kyoto, inoltre, 600 milioni di euro per il triennio 2007-2009 sono stati assegnati in favore di misure di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Infine il pacchetto prevede anche l’incentivazione del fotovoltaico, il potenziamento dei certificati bianchi (risparmio energetico), il rafforzamento e la revisione del meccanismo di incentivazione delle fonti rinnovabili, oggi basato sui certificati verdi anche a fonti inquinanti (inceneritori, ma non solo), l’incentivazione della cogenerazione ad alto rendimento. Misure positive? Si tratta innanzitutto di attuazione di direttive di Bruxelles, che presumibilmente anche in funzione anti russa si preoccupa di diversificare gli approvvigionamenti energetici. Bisognerà poi vedere se alle parole seguiranno i fatti, poiché il governo dovrà realizzare i decreti attuativi senza i quali il “pacchetto energia” rimarrà un contenitore vuoto. Ci si metterà veramente in conflitto con le potenti lobby energetiche? Anche il governo Berlusconi aveva emesso un decreto sull’efficienza energetica degli edifici (19/8/2006, n. 192), rimasto però sulla carta. • Basi USA. 22 febbraio. Una città in Sicilia per i militari USA. Una vera e propria cittadina piantata tra due colline, in zona doppiamente vincolata (per il paesaggio e per i ritrovamenti archeologici) sorgerà nell’area del biviere di Lentini (provincia di Siracusa, più vicina però a Catania). Lì, nelle contrade Xirumi e Tirirò di Lentini, dove crescono rinomate arance ed il tessuto archeologico è da studiare ancor più approfonditamente, nascerà una vera e propria città per i militari della base statunitense di Sigonella su proposta della società Scirumi srl, una società catanese alla quale è affiliata anche la Maltauro Costruzioni di Vicenza, l’impresa edile che ha già ingrandito la base di Aviano e che è in gara per i lavori di ampliamento della base di Ederle, e la Cappellina srl, di proprietà del potente padrone dell’informazione catanese Mario Ciancio Sanfilippo. Come riferisce il numero di dicembre del periodico siciliano Centonove, le aree degli alloggiamenti sono due. La prima, in contrada Xirumi-Cappellina, è di sessantasette ettari e prevede la realizzazione di edifici per un totale di 500 mila metri cubi. La seconda, più piccola, è in contrada Tirirò. Il lotto in questione ha un’estensione di 24 ettari nel quale sono previsti 170 mila metri cubi di edifici. In particolare, nelle contrade Xirumi-Cappellina troveranno posto mille casette a schiera unifamiliari con annesso verde privato e parcheggi per gli alloggi dei militari di Sigonella e le loro famiglie, attrezzature per uso collettivo, istruzione, svago, gestione e terziario, parchi, impianti sportivi, verde attrezzato, opere di urbanizzazione primaria. In Tirirò, invece, saranno costruiti: un residence per la sistemazione temporanea dei militari e dei familiari in transito all’arrivo o in partenza; attrezzature a uso collettivo per l’istruzione, lo svago, il terziario; parchi, impianti sportivi e verde attrezzato; opere di urbanizzazione primaria. 27 • Basi USA. 22 febbraio. Secondo l’ultimo rapporto del Pentagono Base Structure Report, la base navale e aerea USA di Sigonella comprende oltre 280 mila metri quadri di edifici di proprietà statunitense e altri 220 mila in affitto. Dal 1977 si è quasi triplicata: l’ultimo complesso residenziale, di oltre 8 mila mq, è stato inaugurato nel giugno 2005. Tutto questo è stato fatto, però, non per rendere Sigonella un’amena località di villeggiatura per i militari statunitensi e le loro fami-glie. La US Naval Air Station Sigonella è «strategicamente collocata nel mezzo del Mediterraneo e costituisce l’elemento primario di supporto logistico delle operazioni della Sesta flotta USA». La sua importanza è aumentata di pari passo con «i cambiamenti politici nelle regioni mediterranea e mediorientale». Nel gennaio 2005 è stato stabilito a Sigonella il Fleet and Industrial Supply Center, il centro logistico delle forze navali del Comando europeo degli Stati Uniti, il comando unificato la cui missione è «promuovere gli interessi statunitensi in Europa, Africa e Medio Oriente», in un’area di 55 milioni di km2, comprendente 90 paesi. Tale comando a Sigonella ha integrato le funzioni prima svolte dalle basi logistiche di Napoli, Londra (dove c’era il comando delle forze navali Usa in Europa, trasferito a Napoli), Bahrain, Dubai ed Emirati arabi uniti. Le altre basi logistiche rimaste in funzione in Europa e nelle aree mediterranea e nord-atlantica operano ora come distaccamenti di Sigonella. Qui si svolgono tutte le operazioni di rifornimento delle navi da guerra, compresa la «gestione di materiali pericolosi». • Basi USA. 22 febbraio. La base di Sigonella dispone allo stesso tempo della più avanzata stazione di telecomunicazioni navali e, nel 2003, è stata dotata del Jmast: un centro mobile di comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence –l’unico in Europa– che permette al comandante delle forze navali USA in Europa di guidare le operazioni in qualsiasi zona. Dalla base di Sigonella dipende ora anche il Bataan Expeditionary Strike Group, il gruppo navale di spedizione da attacco di sette navi da guerra, con a bordo 6 mila marinai e marines, arrivato qualche giorno fa in Italia, dove è stato integrato nella Sesta flotta. Le basi USA in Italia ed Europa costituiscono infatti i «siti operativi avanzati» che, «mantenuti in caldo con una limitata presenza militare statunitense a carattere rotatorio», sono rapidamente «espandibili» per operazioni militari su larga scala in Medio Oriente, Asia centrale e Africa (Commission on Review of Overseas Military Facility Structure of the United States, maggio 2005). Importante a tal fine è il «preposizionamento» di armamenti, così che le forze che arrivano da altre basi possano essere dotate di tutto il necessario per la guerra. Tra i più importanti siti del preposizionamento figurano Aviano (per le forze aeree), Camp Darby (per quelle terrestri e aeree), Sigonella (per quelle navali). Il ruolo delle basi USA in Italia non dipende dunque dal numero di militari e altri addetti (ufficialmente poco più di 17 mila, cui si aggiungono ora i 6 mila del gruppo navale da attacco), ma dal fatto che sono rapidamente «espandibili» per operazioni su larga scala, come una guerra contro l’Iran. • Politica economica. 22 febbraio. Nessun allarme-rating per l’Italia dopo la sconfitta della maggioranza al Senato. Qualche preoccupazione, invece, riguarda la sorte del programma di liberalizzazioni. Ma per il momento le agenzie di rating USA Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s tengono d’occhio la situazione. Sara Bertin, responsabile Moody’s, ha affermato che «l’Italia è una democrazia stabile e questo governo ha varato una Finanziaria ed ha portato avanti alcune riforme». Nessuna conseguenza immediata per il rating anche per Fitch, che citando proprio la debolezza della coalizione di centro-sinistra lo scorso ottobre aveva declassato il voto sull’Italia. Brian Coulton afferma che il problema, semmai, sono le misure già varate dal governo che attendono di divenire legge, come le liberalizzazioni volute da Bersani e apprezzati dagli investitori esteri e dalle stesse agenzie. «C’é preoccupazione per le liberalizzazioni dove il governo stava finalmente a mettere mano a una riforma seria dei servizi mentre ora si rischia lo stallo». Anche Standard & Poor’s, lo scorso ottobre, aveva ribassato il debito pubblico italiano a lungo termine a causa della «debolezza della 28 maggioranza multipartitica» che impediva «un approccio vigoroso agli impegni fiscali». Il rating non cambia, quindi, anche se Standard & Poor’s ci tiene a sottolineare, in una nota, che le dimissioni del Premier «confermano lo scetticismo» alla base del declassamento. • Interni. 25 febbraio. Cossiga vota No alla fiducia al governo Prodi. Da leggere con attenzione le sue dichiarazioni rilasciate a Libero. Innanzitutto l’ex presidente USA afferma che la mozione del ministro D’Alema è stata respinta per l’atteggiamento dell’UDC, «giunta quel giorno solo a metà strada nel suo lento ma deciso cammino verso la maggioranza (…) Si è astenuta dal voto e non dalla votazione, cioè stava in aula (…) determinando così l’innalzamento del quorum, in modo che la maggioranza, pur avendo più voti dell’opposizione, è “andata sotto” (al Senato le astensioni dal voto valgono come voto contrario, ndr)». Cossiga afferma inoltre che avrebbe votato il governo se fosse stato connotato politicamente analogamente a quello «D’Alema-Cossiga (1998-2000): un esecutivo fedele alleato degli Stati Uniti contro l’ultimo Stato comunista d’Europa, e bombardammo Belgrado». • Interni. 25 febbraio. Ma sono soprattutto le dichiarazioni successive a dover essere lette attentamente. Cossiga afferma di non voler rinnovare la fiducia al governo Prodi «soprattutto perché la situazione interna ed internazionale in cui si trova e si troverà, forse anche drammaticamente, il nostro Paese, richiederà un governo forte ed autorevole, ciò che ormai questo esecutivo Prodi non è e non può essere». È dunque per ragioni di politica estera che Cossiga non riappoggerà il governo Prodi. Ma quale situazione internazionale prevede in futuro Cossiga? E che stia pensando ai preparativi statunitensi di guerra in corso contro l’Iran….? • Interni. 25 febbraio. Scendendo ancor più nel dettaglio, Cossiga esprime preoccupazione per l’evoluzione della politica interna «dopo la grande manifestazione antiamericana e pacifista del “popolo di Vicenza”: un popolo che, per la vittoria elettorale della coalizione dell’Unione, è stato determinante –e poi per la tensione e il conflitto tra la componente governativa filoamericana e quella antiamericana, fra quella pacifista “senza se e senza ma” e quella meno pacifista e dunque favorevole “alle guerre delle Nazioni Unite, della NATO e dell’Unione Europea”». Tra le righe Cossiga sembra auspicare un “governo forte” che in caso non si faccia scrupolo di reprimere manifestazioni anche pacifiste critiche verso l’aggressivo imperialismo USA. «Per questo io voterò contro (…) anche se non spero molto dalla Casa delle Libertà, anch’essa confusa e pasticciona, ma almeno non in materia di relazioni ed alleanze estere e di chiarezza negli impegni militari». • Politica estera. 25 febbraio. Il noto missionario comboniano Alex Zanotelli, esponente di Pax Christi, interviene sulle vicende di politica interna, in particolare sui rapporti tra partiti e movimenti. «I partiti se vogliono possono dare il loro appoggio, ma non sono parte del movimento. Una volta che entri in un partito che poi diventa forza di governo, ecco che rappresenti immediatamente altre posizioni (...) Possono dire quello che vogliono, noi continueremo a dire che in Afghanistan c’è una guerra imperiale. E che per il governo Prodi non c’è solo l’allargamento della base di Vicenza: come fa ad avere aumentato del 13% le spese militari nella Finanziaria –22 miliardi di euro, più 4 miliardi per la ricerca sulle armi nei prossimi tre anni, non l’ha fatto nemmeno il governo Berlusconi? E quel che aggrava la situazione è la firma da parte del ministro della difesa degli accordi con Washington sul nuovo cacciabombardiere F-35 che, per ora, ci costerà subito un miliardo di euro». Zanotelli stigmatizza la strisciante militarizzazione del Paese, e rileva che «il dramma delle nuove basi militari e della nuova militarizzazione degli spazi non è dato dalla 29 realtà del nord e da quella del nord-est, ma da quella del Sud, con Napoli, Taranto, Sigonella, Brindisi, Amendola, Gioia Tauro». • Politica economica. 26 febbraio. L’Unione Europea continua ad imporre i suoi diktat all’Italia: procedere con tagli alla spesa sociale e liberalizzazioni, no alla riduzione delle tasse, ma destinare l’incremento delle entrate fiscali al taglio del deficit annale di bilancio, che va azzerato «al più tardi» entro il 2011. Sono queste le principali “raccomandazioni” rivolte all’Italia dall’Eurogruppo (che riunisce i ministri dell’area euro) in relazione al piano di stabilità italiano (che rappresenta la politica economica a medio termine del Paese). Per i cittadini italiani (e non solo), dunque, “lacrime e sangue” non sono ancora finite. Oggi, a Bruxelles, i ministri dell’Economia dei tredici Paesi dell’euro hanno discusso il programma di stabilità, adottando le raccomandazioni della Commissione Europea che aveva già approvato il testo presentato dal nostro Paese, definendolo «ampiamente coerente». Lo ha riferito il presidente dell’eurogruppo, il lussemburghese Jean Claude Junker, oggi a Bruxelles. Domani si dovrà esprimere il plenum dell’Ecofin: ventisette membri ministri finanziari dell’Unione Europea ratificheranno il giudizio della commissione UE: ok alla Finanziaria 2007 e «piena attuazione delle riforme delle pensioni compresa la revisione dei coefficienti» di trasfromazione (sulla base dei quali, tenendo conto delle “aspettative di vita”, si calcola l’ammontaredell’assegno pensionistico). Concorda con le imposizioni di Bruxelles il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che ha ribadito la volontà del governo di Roma di portare avanti gli impegni assunti con l’Europa. D’altra parte proprio la questione previdenziale rientra nei 12 ‘paletti’ messi a punto nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Romano Prodi. Tra le priorità, inoltre, la riduzione della spesa pubblica e la riforma delle pensioni. Proprio quello che in questo momento l’Europa vuole sentirsi dire. «Quelli che abbiamo ascoltato questa sera dalla voce del ministro PadoaSchioppa sono degli impegni molto precisi del Governo italiano», ha detto il commissario UE agli Affari economici, Joaquin Almunia. • Politica economica. 26 febbraio. L’Eurogruppo considera il programma di stabilità italiano per il periodo 2006-2011 «coerente» con gli impegni assunti da Roma per riportare il deficit sotto il 3% del Pil nel 2007, a patto però che la Finanziaria venga applicata «in pieno ed in modo efficace», si sottolinea nella bozza di conclusioni. Nel documento spiccano svariate “raccomandazioni”. L’Italia «approfitti degli sviluppi di bilancio migliori delle aspettative per ridurre il deficit ed assicurare, dopo che il disavanzo sia stato corretto, un adeguato avanzamento verso gli obiettivi di medio termine in modo da raggiungerli al più tardi entro la fine del periodo coperto dal programma (2011, ndr) ed assicurare allo stesso tempo che il rapporto debito-Pil si riduca». Detto altimenti: Roma non pensi affatto di usare usi le maggiori entrate fiscali e l’incremento del PIL per spendere o tagliare le tasse. • Politica economica. 27 febbraio. Anche l’Ecofin approva la Finanziaria 2007 ed il piano di stabilità italiano esternando alcune “raccomandazioni”/imposizioni. Dall’Italia si pretende tra l’altro, sventolando il pretesto dell’alto livello del debito, tagli alla spesa sanitaria e piena attuazione della riforma delle pensioni. L’Ecofin rileva criticamente che nel documento approvato «non ci sono i dettagli della strategia di aggiustamento cosa che in sè rappresenta un rischio per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio dopo il 2007 e impedisce una valutazione appropriata della strategia di consolidamento». Nel documento italiano appaiono soltanto le cifre finali del deficit/Pil, oltre il 2007 «l’informazione è limitata alla dimensione della correzione». L’Ecofin paventa perciò rischi relativi «all’efficacia di alcune misure della finanziaria 2007, rischi alle finanze pubbliche nel medio termine non possono essere esclusi in particolare derivanti dai ripetuti eccessi di spesa nella sanità». Nonostante il miglioramento dei saldi contabili (fatto ovviamente sulla 30 pelle della collettività con tagli alla spesa pubblica ed aumento delle tasse), la posizione di bilancio «può non garantire margini sufficienti contro il superamento del 3% del deficit/pil in presenza di normali fluttuazioni del ciclo economico prima del 2010». Nel documento si puntualizza in conclusione che le finanze pubbliche italiane restano «a medio rischio» per quanto concerne la sostenibilità nel tempo. • Politica estera. 28 febbraio. «Le nazioni impongono alla NATO delle restrizioni, i cosiddetti caveat. Ma noi cerchiamo di rispettare il meno possibile le condizioni restrittive». John Craddock, genrale dell’esercito americano, da due mesi e mezzo nuovo comandante supremo dell’Alleanza atlantica, non ricorre a sottintesi per spiegare al Corriere della Sera le modalità operative della missione ISAF in Afghanistan. «Ogni Stato stabilisce dove possono essere impiegate le proprie truppe ed entro quali limiti. Le restrizioni possono essere di varia natura. Le più rigide riguardano la mobilità da una zona all’altra, l’uso della forza, e la facoltà di schierare i reparti nel controllo della folla e delle rivolte. Ripeto: noi rispettiamo le richieste. Tuttavia i comandanti sul campo hanno interesse a tenere conto dei caveat nazionali il minimo indispensabile, in modo da garantire al comandante della missione ISAF in Afghanistan un impiego ottimale delle forze». • Politica estera. 28 febbraio. In tema Afghanistan, afferma Craddock, «la NATO continuerà a fare pressioni sulle nazioni affinché mantengano in pieno le loro promesse di inviare nuove forze e senza quelle restrizioni che condizionano l’operatività del comandante ISAF.Gli USA hanno incrementato la presenza nella 10° divisione da montagna in Afghanistan, arriveranno truppe britanniche nella provincia di Helmand, a Sud, e disporremo di soldati aggiuntivi della Norvegia. Mentre Germania e Italia hanno messo a disposizione aerei (da Roma arriveranno a Kabul un C130 e due Predator, ndr) ». Il generale USA precisa che la NATO ha bisogno di migliori capacità operative. «In particolare abbiamo bisogno di forze di manovra aggiuntive nelle aree Sud e Ovest, e più forze d’interdizione in grado di bloccare i ribelli che passano dal Pakistan in Afghanistan. È importante sottolineare che un piccolo gruppo di 10 o 12 soldati può risultare efficace come 100 uomini, dipende dalle capacità con cui operano». • Politica. 28 febbraio. Dopo il Financial Times, anche l’agenzia di rating USA Moody’s auspica la formazione di un “governo di larghe intese” che vari una nuova legge elettorale in grado di formare “solide” maggioranze di governo in grado di approvare le riforme tanto attese dai “mercati”, come quella delle pensioni. «In Italia non c’è una solida maggioranza per le riforme», è scritto in una nota di Moody’s. Vien da pensare quali altre “riforme” abbia in testa la finanza statunitense: dalle liberalizzazioni al memorandum sulle pensioni, non ci pare che il governo “di sinistra” non stia compiendo il suo dovere neoliberista ed eseguendo quelle misure che in ultima istanza promanano da centri di potere esterni alla nazione. • Energia. 28 febbraio. Gazprom sbarca direttamente sul mercato italiano dal prossimo aprile. In virtù dell’accordo firmato in autunno con l’ENI, la società russa diretta dal presidente Aleksey Miller e dall’amministratore delegato Dmitry Medvedev, fedelissimi di Putin (essendo rispettivamente capo dello staff ed amico del presidente russo), si presenterà in Italia con le prime partite di metano. In tre anni i russi dovrebbero poter esportare verso il Bel Paese 3 miliardi di metri cubi l’anno. In base al succitato accordo ENI-Gazprom, in cambio dell’accesso della compagnia russa nel mercato italiano del gas l’ENI vedrà allungati i contratti di fornitura da parte russa in scadenza nel 2017 fino al 2035. ENI e Gazprom si prefiggono inoltre di perseguire congiuntamente una serie di progetti di grande rilievo sia in Russia sia all’estero, in particolare nelle aree del trasporto del gas e della rigassificazione per servire il mercato mondiale. La compagnia italiana avrebbe inoltre 31 accesso a giacimenti russi: un punto su cui restano comunque molte ombre. C’è poi da decidere con quale partner Gazprom venderà il gas in Italia, visto che non è organizzata per lavorare da sola. Si parla di Enel, Edison, Hera, Gruppo Radici, ben disposte ad aprire il Paese al gas russo in cambio della loro parte. Favorita sembra però essere la municipalizzata bresciana ASM. Anzitutto perché il principale gruppo siderurgico privato, la Lucchini Spa di Brescia, fu acquistata nel 2005 dal primo gruppo siderurgico privato russo, la Severstal di Aleksey Mordashev, oligarca fedelissimo di Putin. E quindi la presenza russa a Brescia è già un fatto consolidato. Ma soprattutto perché ripetute sono le voci di una fusione tra l’ASM bresciana e la municipalizzata milanese AEM. Quale miglior colpo allora per Gazprom di rifornire di gas il cuore industriale d’Italia? La società russa non intende comunque fermarsi alla distribuzione e vendita del metano. Parallelamente all’entrata sul mercato italiano del gas blu, il gigante russo intende acquisire centrali elettriche. Avere il controllo, parziale o totale, del sistema energetico di un paese vuol dire controllarne a grandi linee l’economia. A Mosca questo lo sanno bene. • Basi USA. 28 febbraio. Di seguito l’elenco delle basi statunitensi e NATO presenti in Italia. Ricordiamo che le forze e basi statunitensi in Italia sono inserite nella catena di comando del Pentagono e sono quindi sottratte a qualsiasi meccanismo decisionale italiano. Sono dislocate in Italia anche diverse strutture NATO disposte dal pentagono: il Joint Force Command di Napoli, comandato da un ammiraglio statunitense, stessa persona che comanda le Forze navali USA in Europa (il cui centro logistico navale si è trasferito da Londra a Napoli) e la «Forza di risposta della NATO». Nel rapporto presentato il 9 maggio 2005 al Presidente e al Congresso degli Stati uniti dalla Commission on Review of Overseas Military Facility Structure of the United States, si è affermato a chiare lettere che le basi servono a «mantenere l’influenza e la leadership statunitensi nella NATO: nella misura in cui rimangono in Europa significative forze statunitensi, la leadership può essere mantenuta». La presenza delle basi militari USA e soprattutto delle atomiche, non è in alcun modo supportata dalle leggi internazionali, infatti sono in flagrante violazione del trattato di non proliferazione nucleare e all’art. 11 della Costituzione italiana. Il seguente elenco comprende anche le installazioni controllate dagli USA che non sono elencate nel “Base Structure Report” del Pentagono. Le sigle e abbreviazioni usate: USAF - aviazione, Navy - marina , Army - esercito, Nsa National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale], Setaf - Southern european task force [Task force sudeuropea]. Elenco per Regioni: • Trentino Alto Adige 1. Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell’USAF. 2. Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni USAF. • Friuli Venezia Giulia 3. Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia [almeno tremila militari e civili americani ]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF [un gruppo di cacciabombardieri ] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell’aviazione USA, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuo’ in 78 giorni 9.000 32 missioni di combattimento: un vero e proprio record] e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica . Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara’ appunto quest’ultima la principale base per l’offensiva aerea contro l’Iraq del nord, ma l’impiego degli aerei della 16th Air Force sara’ pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano. Da Aviano sono partiti gli aerei che hanno imposto la pax americana nel Golfo prima e nei Balcani poi; qui hanno trovato rifugio gli F16 cacciati dalla Spagna; qui sono custodite le atomiche. Domenica 28 maggio 2006, a Pordenone, si è costituito formalmente il comitato “Via le Bombe”, con l’obiettivo di intervenire in causa a fianco dei proponenti ed in rappresentanza di tutti gli aderenti. L’intenzione è quella di trasformare questa azione legale in una specie di “class action”, con centinaia, migliaia, e - perché no -milioni di persone che chiedono il rispetto della legalità internzionale. Già cinque pacifisti pordenonesi hanno intentato un’azione civile contro il governo USA, con la richiesta di rimozione delle 50 atomiche presenti nella base USAF di Aviano. Per la prima volta, un giudice viene chiamato a decidere sulla legittimità della presenza di atomiche sul territorio italiano. 4. Roveredo [Pn]. Deposito armi USA. 5. Rivolto [Ud]. Base USAF. 6. Maniago [Ud]. Poligono di tiro dell’USAF. 7. San Bernardo [Ud]. Deposito munizioni dell’Us Army. 8. Trieste. Base navale USA. • Veneto 9. Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della NATO e comando della Setaf della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila. 10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [USAF]. Probabile deposito di testate nucleari. 11. Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e munizioni. 12. Longare [Vi]. Importante deposito d’armamenti. 13. Oderzo [Tv]. Deposito di armi e munizioni 14. Codognè [Tv]. Deposito di armi e munizioni 15. Istrana [Tv]. Base USAF. 16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar USA. 17. Verona. Air Operations Center [USAF ]. e base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [USAF]. 18. Affi [Vr]. Centro telecomunicazioni USA. 19. Lunghezzano [Vr]. Centro radar USA. 20. Erbezzo [Vr]. Antenna radar Nsa. 21. Conselve [Pd ]. Base radar USA. 22. Monte Venda [Pd]. Antenna telecomunicazioni e radar USA. 23. Venezia. Base navale USA. 24. Sant’Anna di Alfaedo [Pd]. Base radar USA. 25. Lame di Concordia [Ve]. Base di telecomunicazioni e radar USA. 33 26. San Gottardo, Boscomantivo [Ve]. Centro telecomunicazioni USA. 27. Ceggia [Ve]. Centro radar USA. • Lombardia 28. Ghedi [Bs]. Base dell’USAF, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari. 29. Montichiari [Bs]. Base aerea [USAF ]. 30. Remondò [Pv]. Base Us Army. • Piemonte 31. Cameri [No]. Base aerea USA con copertura NATO. 32. Candelo-Masazza [Vc]. Addestramento USAF e Us Army, copertura NATO. • Liguria 33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant [vedi 35]. 34. Finale Ligure [Sv]. Stazione di telecomunicazioni della Us Army. 35. San Bartolomeo [Sp]: Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della NATO che non è indicata in nessuna mappa dell’Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione si parla di “occupazione di aree dello specchio d’acqua per esigenze militari dello stato italiano e non [ricovero della VI flotta USA]”. Poi c’è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti • Emilia Romagna 36. Monte San Damiano [Pc]. Base dell’USAF con copertura NATO. 37. Monte Cimone [Mo]. Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO. 38. Parma. Deposito dell’USAF con copertura NATO. 39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato. 40. Rimini. Gruppo logistico USA per l’attivazione di bombe nucleari. 41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni USA. • Marche 42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar USA con copertura NATO. • Toscana 43. Camp Darby [Pi]. Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo [tra Pisa e Livorno], con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto USA e Base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell’Africa del Nord e la Turchia. 44. Coltano [Pi]. Importante base USA-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni Us Army; Base Nsa. 45. Pisa [aeroporto militare]. Base saltuaria dell’USAF. 46. Talamone [Gr]. Base saltuaria dell’Us Navy. 47. Poggio Ballone [Gr]. Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar USA con copertura NATO. 34 48. Livorno. Base navale USA. 49. Monte Giogo [Ms]. Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO. • Sardegna 50. La Maddalena - Santo Stefano [Ss]. Base atomica USA, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana “Simon Lake”. L’esistenza di questo centro si può dichiarare illegale poiche la procedura non è mai stata ratificata in parlamento (fatto gravissimo e senza precedenti, se si esclude il diritto coloniale) e che la sua creazione si deve ad un patto segreto siglato tra l’allora governo andreotti e l’amministrazione statunitense. 51. Monte Limbara [tra Oschiri e Tempio, Ss]. Base missilistica USA. 52. Sinis di Cabras [Or]. Centro elaborazioni dati [Nsa]. 53. Isola di Tavolara [Ss]. Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della Us Navy. 54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa. 55. Monte Arci [Or]. Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO. 56. Capo Frasca [Or]. Eliporto ed impianto radar USA. 57. Santulussurgiu [Or]. Stazione telecomunicazioni USAF con copertura NATO. 58. Perdasdefogu [Nu]. Base missilistica sperimentale. 59. Capo Teulada [Ca]. Da Capo Teulada a Capo Frasca [Or ], all’incirca 100 chilometri di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70 mila ettari di zone “off limits”: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della NATO. 60. Cagliari. Base navale USA. 61. Decimomannu [Ca]. Aeroporto USA con copertura NATO. 62. Aeroporto di Elmas [Ca]. Base aerea USAF. 63. Salto di Quirra [Ca]. poligoni missilistici. 64. Capo San Lorenzo [Ca]. Zona di addestramento per la Sesta flotta USA. 65. Monte Urpino [Ca]. Depositi munizioni USA e NATO. • Lazio 66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della NATO e il coordinamento logistico interforze USA. Stazione NATO 67. Roma Ciampino [aeroporto militare]. Base saltuaria USAF. 68. Rocca di Papa [Rm]. Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo 69. Monte Romano [Vt]. Poligono saltuario di tiro dell’Us Army. 70. Gaeta [Lt]. Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei “La Salle”. 71. Casale delle Palme [Lt]. Scuola telecomunicazioni NATO sotto controllo USA. • Campania 72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili USA. Comando delle Forze Aeree USA per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari USA. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa cinquemila contenitori di materiale militare. 73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea USAF. 74. Monte Camaldoli [Na]. Stazione di telecomunicazioni USA. 75. Ischia [Na]. Antenna di telecomunicazioni USA con copertura NATO. 76. Nisida [Na]. Base Us Army. 77. Bagnoli [Na]. Sede del più grande centro di coordinamento dell’Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo. 35 78. Agnano [nelle vicinanze del famoso ippodromo]. Base dell’Us Army. 80. Licola [Na]. Antenna di telecomunicazioni USA. 81. Lago Patria [Ce]. Stazione telecomunicazioni USA. 82. Giugliano [vicinanze del lago Patria, Na]. Comando Statcom. 83. Grazzanise [Ce]. Base saltuaria USAF. 84. Mondragone [Ce]: Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO in caso di guerra 85. Montevergine [Av]: Stazione di comunicazioni USA. • Basilicata 79. Cirigliano [Mt]. Comando delle Forze Navali USA in Europa. 86. Pietraficcata [Mt]. Centro telecomunicazioni USA e NATO. • Puglia 87. Gioia del Colle [Ba]. Base aerea USA di supporto tecnico. 88. Brindisi. Base navale USA. 89. Punta della Contessa [Br]. Poligono di tiro USA e NATO. 90. San Vito dei Normanni [Br]. Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa ]. 91. Monte Iacotenente [Fg]. Base del complesso radar Nadge. 92. Otranto. Stazione radar USA. 93. Taranto. Base navale USA. Deposito USA e NATO. 94. Martinafranca [Ta]. Base radar USA. • Calabria 95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar USA e NATO. 96. Monte Mancuso [Cz]. Stazione di telecomunicazioni USA. 97. Sellia Marina [Cz]. Centro telecomunicazioni USA con copertura NATO. • Sicilia 98. Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell’Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 3.400 tra militari e civili americani ]. Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una. 99. Motta S. Anastasia [Ct]. Stazione di telecomunicazioni USA. 100. Caltagirone [Ct]. Stazione di telecomunicazioni USA. 101. Vizzini [Ct]. Diversi depositi USA. 102. Palermo Punta Raisi [aeroporto]. Base saltuaria dell’USAF. 103. Isola delle Femmine [Pa]. Deposito munizioni USA e NATO. 104. Comiso [Rg]. La base risulterebbe smantellata. 105. Marina di Marza [Rg]. Stazione di telecomunicazioni USA. 106. Augusta [Sr]. Base della Sesta flotta e deposito munizioni. 107. Monte Lauro [Sr]. Stazione di telecomunicazioni USA. 109. Centuripe [En]. Stazione di telecomunicazioni USA. 110. Niscemi [Cl]. Base del NavComTelSta [comunicazione Us Navy ]. 111. Trapani. Base USAF con copertura NATO. 112. Isola di Pantelleria [Tp]: Centro telecomunicazioni Us Navy, base aerea e radar NATO. 113. Isola di Lampedusa [Ag]: Base della Guardia costiera USA. Centro d’ascolto e di comunicazioni Nsa. 36 • Archivio: http://www.rivistaindipendenza.org/Italia.%20Ragioni/ragioni_indi_archivio.htm 37