A 60 anni dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani
Che cosa è stata la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani?
Il 10 dicembre 1948
l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite, riunita al
Palais de Chaillot a Parigi,
ha adottato la
Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani.
Universal Declaration of
Human Rights (UDHR)
Mrs. Eleanor Roosevelt, presidente della United
Nations Human Rights Commission, presenta la
Dichiarazione (1948)
General Assembly resolution 217 A (III) of 10 December 1948
In favour:
Afghanistan, Argentina, Australia, Belgium, Bolivia, Brazil, Burma, Canada,
Chile, China,Colombia, Costa Rica, Cuba, Denmark, the Dominican Republic,
Ecuador, Egypt, El Salvador,Ethiopia, France, Greece, Guatemala, Haiti,
Iceland, India, Iran, Iraq, Lebanon, Liberia, Luxembourg, Mexico, Netherlands,
New Zealand, Nicaragua, Norway, Pakistan, Panama, Paraguay, Peru,
Philippines, Siam (Thailand), Sweden, Syria, Turkey, United Kingdom, United
States, Uruguay, Venezuela.
Abstaining:
Byelorussian SSR, Czechoslovakia, Poland, Saudi Arabia, Ukrainian SSR,
Union of South Africa, USSR, Yugoslavia.
Non è una normativa vincolante che
l'ONU non aveva allora (e del resto
non ha neppure oggi) il potere di far
rispettare dovunque.
E’ una dichiarazione di intenti in cui
tuttavia viene fissato, per la prima
volta nella storia,
• un sistema di principi
fondamentali che devono
trovare riconoscimento nella vita
degli esseri umani
• a cui aderisce la maggior
parte dei popoli del mondo che
si esprimono attraverso i loro
governi (rappresentati
all’ONU).
[48 a favore, 0 contrari, 8 astenuti nel ’48.
Oggi gli Stati membri sono 192]
DICHIARAZIONE
La dichiarazione è, diversamente dalla convenzione, un atto non giuridicamente vincolante. Questo
significa che non produce nessun obbligo di carattere legale nei confronti degli Stati che decidono di
sottoscriverla. In genere contiene delle enunciazioni di principio, dichiarazioni appunto, su specifiche
tematiche. Il più delle volte la dichiarazione è il primo passo verso la procedura che porta all’adozione
di una convenzione internazionale.
Il secondo articolo della Dichiarazione del 1948
"A ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà
enunciate nella presente Dichiarazione, senza alcuna
distinzione per ragioni di razza, di colore, di sesso, di
lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di
origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di
condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla
base dello statuto politico, giuridico o internazionale del
paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che
tale paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad
amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a
qualsiasi altra limitazione di sovranità".
La violazione di un diritto umano, in qualunque paese si verifichi, anche quando
non possa essere impedita, non può in alcun modo essere considerata un fatto
interno a quel dato paese, ma riguarda tutta la comunità internazionale che si
sente colpita in un suo diritto fondamentale.
Per esempio: il caso della
tortura
La tortura è stata considerata uno
strumento legittimo nei processi penali
fino al ‘700. Poi venne via via abolita
nella maggior parte degli Stati ( a
partire dalla Prussia nel 1740).
Ma da quando la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani la vieta
esplicitamente (art. 5), la tortura è
diventato un crimine contro l’umanità.
Tortura contro le streghe
Inquisizione, Spagna 1700
Questo significa che, se ogni Stato
può agire come crede meglio per
difendere il suo ordine interno e
combattere la criminalità, non può
tuttavia fare ricorso alla tortura
perché questo sarebbe considerato
una violazione dei diritti umani contro
la quale la comunità internazionale si
sentirebbe autorizzata a intervenire
con i mezzi in suo possesso.
Abu Ghraib, Iraq, 2004
Indubbiamente questo non impedisce che ancor oggi
la tortura sia impiegata in molte parti del mondo, ma
è già un importante passo avanti che questa pratica
debba essere nascosta e dissimulata e che nessuno
la possa rivendicare come lecita.
Una cosa infatti è violare un diritto, un'altra non riconoscerlo come tale. Nel
primo caso si agisce come il criminale, che può anche sfuggire ai rigori della
legge ma che si mette con il suo gesto al di fuori della comunità civile e contro
di essa; nel secondo caso invece l'atto che viene compiuto non è considerato
un delitto e il suo autore può agire alla luce del sole e cercare il consenso
dell'opinione pubblica.
Bush dichiara di aver
approvato l’uso di
“tecniche dure di
interrogatorio per far
parlare alcuni pezzi
grossi di al Qaida”
Non si può nutrire il minimo dubbio che
Bush avesse in mente proprio la tortura.
Non si può certo farsi prendere in giro
dall'espressione orwelliana "tecniche
avanzate di interrogatorio".
Osserva ANTHONY LEWIS, commentatore
del New York Times, insignito per due volte
del premio Pulitzer.
Le radici prossime della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani
La Dichiarazione del 1948 nasce
dall’esperienza delle atrocità compiute
nella II Guerra Mondiale…
Roma, Fosse Ardeatine 1944
… dai
nazisti…
Ucraina 1942
Varsavia, 1943
Auschwitz - Birkenau 1941-45
… dalle forze di occupazione giapponesi…
Shanghai 1937
Nanchino 1937
… ma anche in altri scenari della guerra
Dresda 1944
Hiroshima 1945
Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato
ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità …
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la
loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona
umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna …
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in
cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti
umani e delle libertà fondamentali …
L'ASSEMBLEA GENERALE
proclama
la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da
raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed
ogni organo della società, avendo costantemente presente questa
Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il
rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure
progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo
riconoscimento e rispetto.
Le radici remote della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani
La Dichiarazione
di Indipendenza
4 luglio 1776
"Riteniamo che alcune verità siano di
per sé evidenti: che tutti gli uomini
sono stati creati uguali; che dal loro
Creatore sono stati dotati di alcuni
diritti inalienabili; che fra questi ci
siano la vita, la libertà, il
perseguimento della felicità"
La Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e
del cittadino
26 agosto 1789
Gli uomini nascono e vivono
liberi e uguali nei diritti. Le
distinzioni sociali non
possono essere fondate che
sull'utilità comune.
Il fine di ogni associazione
politica è la conservazione
dei diritti naturali e
imperscrittibili dell'uomo.
Questi diritti sono: la libertà,
la proprietà, la sicurezza e la
resistenza all'oppressione.
Quelle dichiarazioni davano per la prima volta una veste
istituzionale a principi di diritto che erano stati elaborati nel
corso degli ultimi due secoli dal pensiero filosofico-politico
moderno
Riflessioni filosoficogiuridiche e nuove teorie
del diritto erano state
proposte per reagire alla
lunga stagione di violenze
che avevano devastato
l’Europa nei secoli XVI e
XVII (guerre di religione)
La strage della notte di San Bartolomeo, 23 agosto
1572, in un quadro di François Dubois (1529-1584)
Il fatto che esistano dei “diritti
naturali” prima delle leggi degli Stati
è un’idea che risale alla filosofia
antica (Aristotele) e a tutte le
religioni.
Ma, se si pensa che sia Dio l’autorità
su cui si basano questi diritti, come
si fa ad accordarsi sul loro
riconoscimento se si seguono
religioni differenti?
E quale autorità riconosce chi non
crede all’esistenza di alcun Dio?
I filosofi giusnaturalisti, nel
XVII secolo, affermarono
che la fonte del diritto è nella
natura umana, ossia nella
ragione, e che la
giurisprudenza non prevede
dunque postulati teologici,
ma vale in quanto
espressione della naturale
aspirazione a una società
pacifica e ordinata
Particolare di un quadro di Benjamin West (1770) che è stato
considerato un'idealizzazione nella tradizione del "Buon Selvaggio"
L’olandese Ugo Grozio (1583 –1645)
afferma che i diritti naturali avrebbero
valore
« Etiamsi et daremus quod sine
magno scelere dari nequit, Deum non
esse aut ab eo non curari negotia
humana » [Proleg., 11]
Anche se ipotizzassimo, come non si
può fare senza grave colpa, che Dio
non esistesse o che non si curasse
delle questioni umane
Hugo Grotius - Ritratto di Michiel Jansz
van Mierevelt, 1631
Alla fine del ‘700 Immanuel
Kant (1724 – 1804) aveva
affermato l’esistenza di un
“diritto cosmopolitico” che
“trae le sue motivazioni dal
diritto originario del comune
possesso della terra ove,
data la sua forma sferica, gli
uomini non possono
disperdersi isolandosi
all’infinito, ma devono
incontrarsi e coesistere”
Dai “diritti naturali” ai “diritti dell’uomo in
quanto cittadino”
Il fatto nuovo e
importante che avviene
in Francia nel 1789 è
che, per la prima volta,
i diritti naturali
diventano fondamento
della legge di uno
Stato e vengono
riconosciuti e applicati
ai suoi cittadini
Jacques-Louis David, Giuramento della
pallacorda (1790-91),
Che cos’è il Diritto, che cosa sono i diritti?
Diritto:
Ubi societas, ibi ius ("Dove vi è la società, lì vi è il
Diritto"), dicevano gli antichi sottolineando così la
connessione necessaria fra un gruppo di individui che
stabiliscono relazioni reciproche (la società) e un
sistema di regole che ne disciplinano i rapporti (il
Diritto).
diritti:
Il carattere di tali regole può variare anche molto,
secondo il tipo di società di cui esse sono espressione,
ma la loro funzione resta in ogni caso quella di fissare
dei diritti (e dei doveri) che dovranno essere rispettati
da tutti.
Dobbiamo dunque distinguere fra il Diritto e i diritti che si
sono affermati nel corso della storia.
In una prima approssimazione si può dire che,
se il Diritto è l'insieme delle regole che rendono possibile la
coesisteza fra le persone,
i diritti sono gli interessi che vengono protetti da tali regole.
Ne deriva così che
sono riconosciuti come diritti solo quegli interessi che
vengono accolti nel Diritto.
Il riconoscimento dei diritti non è una
condizione data in partenza, nè acquisita una
volta per tutte, ma è il risultato di un
processo storico, suscettibile di arresti e di
arretramenti.
I diritti umani vengono storicamente divisi in:
diritti di prima generazione: che comprende i
diritti civili e politici;
diritti di seconda generazione: che comprende
i diritti economici, sociali e culturali;
diritti di terza generazione: che comprende i
diritti all’autodeterminazione, alla pace, allo
sviluppo, all’ambiente; essi si configurano più
come diritti dei popoli o dell’umanità nel suo
complesso più che diritti del singolo come nel
caso dei diritti di prima e seconda generazione.
Da chi e come vengono tutelati i
diritti?
I diritti riconosciuti dalle leggi di uno Stato sono garantiti
ai cittadini di quello Stato
La storia ci insegna che un sistema di relazioni
fondato sulle leggi, si è cominciato a stabilire con la
nascita della società civile e si è consolidato nel
tempo fino a costituire quell’entità politica e
giuridica che chiamiamo Stato.
Nella storia politica dell’età moderna
il diritto ha il suo fondamento nello Stato
all’interno del quale le relazioni fra i cittadini
sono regolati dalle leggi
La violazione delle leggi è sanzionata
dallo Stato
Ma che cosa succede alla legge, e quindi ai diritti,
quando si esce dall’ambito dello Stato?
Secondo Hobbes (1588-1679), uno dei
padri del diritto moderno, fuori dallo Stato
c’è solo la guerra.
Si può mettere fine alla
guerra fra gli individui
grazie a un patto stabilito
fra loro per fondare lo
Stato
non si può metter fine alla
guerra fra gli Stati che
continueranno a regolarsi fra loro
secondo il sistema di rapporti di
forze che è proprio dello stato di
natura
Dai rapporti nascono i trattati, ovvero gli accordi
(bilaterali o multilaterali) fra Stati che costituiscono il
diritto internazionale
Il rispetto dei trattati è garantito dagli Stati che li
hanno contratti ma la loro violazione non è
sanzionata da alcuna istanza superiore (uno
Stato degli Stati)
Dunque il rispetto dei trattati è a sua volta vincolato ai
rapporti di forza e, come Hobbes sottolinea, “covenants
without sword are but words” (i trattati senza la spada
non sono altro che parole)
C’è però chi pensa diversamente
Nel suo libro libro “De iure belli ac pacis (Sul
diritto di guerra e di pace, 1625)” Grozio scrive:
“Tacciano dunque le leggi in tempo di guerra: ma
quelle civili e processuali e proprie del tempo di
pace, non le altre, eterne, che convengono a tutti i
tempi.”
Kant nel suo libro nel suo libro “Per la pace perpetua” (1795)
Kant nel suo libro nel suo libro “Per la pace
perpetua” (1795) afferma che “è la natura stessa,
con il meccanismo delle tendenze umane, a
garantire la pace perpetua, con una sicurezza che
certo non è sufficiente a farne presagire
(teoricamente) l’avvento, ma che basta al fine pratico
e fa diventare un dovere adoperarsi a quello scopo.
I giuristi che si ispirano al pensiero di Grozio e di Kant
pensano che
- si debbano riconoscere delle leggi anche fuori dalla
giurisdizione degli Stati (cfr. il “diritto di guerra” di
Grozio)
- soggetti del diritto internazionale debbano essere
considerati non sono solo gli Stati, ma anche i singoli
individui (cfr. il diritto cosmopolitico di Kant).
In questa prospettiva si colloca anche la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani che è approvata e sottoscritta
dagli Stati ma è al di sopra degli Stati
Dai “diritti dell’uomo in quanto cittadino” ai
diritti riconosciuti a ciascun essere umano
La Dichiarazione universale dei diritti umani (che si
presenta come una istituzione di diritto positivo in quanto
approvata dai rappresentanti della comunità internazionale)
può essere invocata da ciascun individuo anche contro il suo
stesso Stato.
"A ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà
enunciate nella presente Dichiarazione …
… Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base
dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese
o del territorio cui una persona appartiene …
“Siamo in presenza di una
tendenza a costruire il sistema
giuridico internazionale non più
come un’associazione fra Stati,
ma come includente, come
soggetti di diritto, tutti i
cittadini di tutti gli Stati. […]
Norberto Bobbio1909 - 2004
E dunque una parte del potere
degli Stati nei confronti dei loro
cittadini viene loro sottratta e
concentrata in istituzioni
internazionali che provvedono
alla tutela dei diritti fondamentali
anche contro le autorità dei
singoli Stati”
[Norberto Bobbio]
Rimane tuttavia valido l’avvertimento di Hobbes :
“covenants without sword are but words” (i trattati senza la
spada non sono altro che parole)
• Chi impugnerà la spada per conto delle istituzioni
internazionali che si vorrebbero porre al di sopra degli
Stati?
• Chi sarà in grado di imporre il rispetto dei diritti umani
in Somalia, in Darfur, nel Congo,?
• Che cosa è successo quando gravissime violazioni
dei diritti umani si sono verificate in Bosnia, in Ruanda,
nel Kosovo?
I diritti cambiano nel corso del tempo
Come l‘emancipazione degli
schiavi ha violato i diritti dei
proprietari di schiavi
Nella società schiavistica il proprietario di schiavi era
titolare di diritti che gli venivano riconosciuti dalla legge e
che erano incompatibili con quelli che il movimento di
liberazione degli schiavi voleva che fossero riconosciuti a
questi ultimi
Charleston, South Carolina,
1769.
Anthony Benezet, “An inquiry into the rise and progress of the
slave-trade , Londra 1788
“Questo è un paese libero!”: il paradosso
della Capanna dello zio Tom
"O, I understand the matter well
enough. I saw your winking and
whispering, the day I took him out of
the factory; but you don't come it over
me that way. It's a free country, sir;
the man's mine, and I do what I
please with him, that's it!“
[Uncle Tom's Cabin, 1852]
Thomas Jefferson:
padre della
dichiarazione di
Indipendenza e
proprietario di
schiavi
Thomas Jefferson
An 1876 print representing the "Declaration
Committee," chaired by Thomas Jefferson
“Tutti sono liberi …”
… tranne i miei
schiavi
Lucy (1811–?) daughter of Lilly
and Barnaby, was born on
Monticello and was one of
Thomas Jefferson's slaves
Isaac Jefferson, Thomas
Jefferson's slave, was trained
as a tinsmith and nailmaker
La tratta degli schiavi venne dichiarata illegale con un decreto
emanato dal Parlamento di Londra nel 1807.
L’anno successivo emanarono un provvedimento analogo anche gli
USA.
Ma l’abolizione della tratta non significò l’abolizione dello
schiavismo
L'annuncio di quest'asta americana del 1829
offriva schiavi in vendita o in affitto
temporaneo. Gli acquirenti pagavano fino a
2000 dollari per uno schiavo qualificato e
sano che veniva venduto e comprato
singolarmente. Le famiglie di deportati
venivano così separate e condannate a non
potersi più riunire.
Le leggi degli Stati Uniti
consentirono che gli schiavi
venissero sfruttati nelle piantagioni
del Sud fino al 1865. Solo allora
infatti, con la vittoria degli Stati del
Nord, nella Guerra di secessione
(1861-1865), venne approvato il
tredicesimo emendamento della
Costituzione che dichiarava
definitivamente abolita la schiavitù
in tutto il territorio degli USA
Il presidente USA Abraham Lincoln e i
membri del suo governo firmano la
Emancipation Proclamation draft il 22
luglio 1862
Questa foto che ritrae un
ragazzo schiavo in catene
nell’isola di Zanzibar è del
1890
Si deve presumere che l’efficacia dei decreti contro la
schiavitù non sia stata risolutiva dal momento che nel 1926
dovette ribadire la stessa condanna la Società delle Nazioni,
cioè l’organismo internazionale, sorto dopo la Prima Guerra
Mondiale, che svolgeva le funzioni ora affidate all’ONU
Slavery Convention
Article 2
The parties agreed to prevent and suppress the slave
trade and to progressively bring about the complete
elimination of slavery in all its forms.
Article 6
The parties undertook to promulgate severe penalties
for slave trading, slaveholding, and enslavement.
Articolo 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di
schiavitù o di servitù: la schiavitù e la tratta
degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi
forma
Forme di schiavitù e di sfruttamento del lavoro
schiavile erano state introdotte, durante la II G M
- dalle forze di occupazione giapponesi in Cina
(il caso di decine di migliaia di donne deportate
come schiave sessuali al servizio dell’esercito)
Rangoon, Birmania 1945, una
giovane “comfort woman” è
interrogata da un ufficiale
americano
- dai nazisti che sfruttavano il lavoro forzato
degli ebrei prima di deportarli verso I campi di
sterminio (cfr. gli “ebrei di Schindler”)
• il lavoro coatto: milioni di persone
costrette con l’inganno a indebitarsi per
fare fronte a bisogni essenziali come le
cure mediche per i figli o per essersi
affidati a trafficanti per poter emigrare da
paesi devastati dalla povertà o dalla
guerra;
• la schiavitù per discendenza: in
alcuni paesi vi sono persone che
nascono schiave o inserite entro
particolari gruppi sociali considerati adatti
a lavorare come schiavi;
• i matrimoni forzati: donne e ragazze,
anche giovanissime, costrette a vivere in
servitù presso la casa del marito;
• il traffico di persone: deportate e
vendute da un posto all’altro per essere
forzate a lavorare in condizione di
servitù;
• le varie e diffuse forme di lavoro
infantile.
La schiavitù oggi
L’anno scorso, in occasione del
bicentenario dello Slave Trade Act,
la direttrice esecutiva
dell’associazione Save the Children,
Jasmine Whitbread, ha dichiarato:
“La schiavitù infantile non è
soltanto un ricordo storico, è
una dura realtà per milioni di
bambini sia nei paesi poveri sia
in quelli ricchi. Questi bambini
sono trattati come merci,
possono essere affittati o
venduti e costretti a vivere in
condizioni devastanti di
umiliazione e abuso. Tutti i
governi, compreso quello
inglese, non stanno facendo
abbastanza per mettere fine a
questa piaga.”
Il Corriere della Sera
13 aprile 2008
La presenza di forme di schiavitù ancora oggi nel
mondo testimonia il fatto che la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani non è bastata a garantirne
automaticamente l’applicazione. Nemmeno nei paesi
occidentali che di quella Dichiarazione sono stati i
principali promotori
E tuttavia è proprio l’esistenza di quella
Dichiarazione che ha dato forza ai vari movimenti in
lotta per i diritti che, in questi 60 anni, si sono potuti
sentire parte di un movimento universale
“L'ASSEMBLEA GENERALE proclama la presente dichiarazione
universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i
popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della
società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di
promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e
di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere
nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e
rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei
territori sottoposti alla loro giurisdizione.”
C’è speranza per i diritti
1852
2008
Il movimento per i diritti civili degli afroamericani
Novant’anni dopo la definitiva abolizione della schiavitù, il 1°
dicembre del 1955, a Montgomery, in Alabama, nel Sud degli
Stati Uniti, la signora Rosa Parks, salita sull'autobus dopo una
lunga giornata di lavoro, decise che era troppo stanca per fare
in piedi il viaggio fino a casa, e andò a sedersi nell'unico posto
rimasto libero. Fu immediatamente arrestata.
Quel posto infatti era nella parte dell'autobus riservata ai
bianchi e la signora Parks non era bianca ma apparteneva ai
venti milioni circa di cittadini statunitensi di origine africana
per i quali, a quell'epoca, non erano riconosciuti diritti uguali
al resto della popolazione. Avevano scuole separate, zone
separate nei locali e sui mezzi pubblici, perfino toilette
separate.
La signora Parks lo sapeva benissimo e la sua
trasgressione fu un volontario atto di protesta. Da allora
prese il via il vasto movimento per i diritti civili che,
fra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 interessò
gli Stati del Sud, negli Stati Uniti, dove più alta era la
concentrazione di cittadini neri e dove permanevano le
discriminazioni più forti.
Birmingham, Alabama, 1963
Seattle 15 giugno 1963
Il movimento per
i diritti civili
“ I have a dream…”
Leader riconosciuto del movimento fu Martin Luther King,
sostenitore della nonviolenza, che verrà assassinato dai
razzisti nel 1968. Nel 1963 egli guidò oltre duecentomila
persone fin sotto le mura della Casa Bianca in una epica
"marcia su Washington" che è diventata una tappa
fondamentale nella storia dei diritti.
"Non cia sarà
in America
riposo
né in
I have
dream
that onenéday
down
tranquillitàwith
fino its
a quando
neri nonwith
Alabama,
viciousairacists,
statihaving
concessi
di
itssaranno
governor
hisi loro
lips diritti
dripping
cittadini. [...] Io ho sempre davanti a
with
the words of interposition and
me un sogno. E' un sogno
nullification; that one day right down in
profondamente radicato nel sogno
Alabama
little
boysquesta
and black
americano,
cheblack
un giorno
girls
will be
able to
nazione
si leverà
in join
piedihands
e vivràwith
fino in
little
white
boysdelle
andsue
white
girls as
fondo
il senso
convinzioni:
sisters
and brothers.
noi riteniamo
ovvia questa verità, che
tutti gliauomini
creati uguali".
I have
dreamsono
today.
Il movimento antisegregazionista ottenne una sua vittoria
legale nel 1964 con il Civil Rights Act (Atto per i diritti
civili) che non solo eliminava le limitazioni per gli
afroamericani, ma introduceva anche delle azioni
positive per promuovere il loro inserimento nel lavoro e
nella scuola attraverso particolari agevolazioni che
compensassero lo svantaggio di partenza.
Ma il cammino per il riconoscimento
effettivo dei diritti degli afroamericani
sarebbe stato ancora lungo
M.L.King 1968
Monaco 1968
Los Angeles aprile
1992
Rodney King marzo 1991
Jesse Jackson si candidò nel 1984 e nel 1988 per il Partito
Democratico, ma non riuscì mai a ottenere i voti necessari per
concorrere alla presidenza
Colin Powell divenne capo delle Forze
armate nel 1989 e Segretario di Stato nel
2001
Condoleeza Rice è Segretario di
Stato dal 2005
Diritti
contrastanti
diritto a nutrirsi
diritti dell’ambiente
Quattro articoli di
applicazione non immediata
Articolo 23
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla
libera scelta dell'impiego, a giuste
e soddisfacenti condizioni di lavoro
ed alla protezione contro la
disoccupazione.
Articolo 25
Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita
sufficiente a garantire la salute e il
benessere proprio e della sua famiglia, con
particolare riguardo all'alimentazione, al
vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche
e ai servizi sociali necessari
La maternità e l'infanzia hanno diritto a
speciali cure ed assistenza
Articolo 21
Ogni individuo ha diritto di partecipare al
governo del proprio paese, sia
direttamente, sia attraverso
rappresentanti liberamente scelti.
La volontà popolare è il fondamento
dell'autorità del governo; tale volontà
deve essere espressa attraverso
periodiche e veritiere elezioni,
effettuate a suffragio universale ed
eguale
Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine
sociale e internazionale nel quale i
diritti e le libertà enunciati in questa
Dichiarazione possano essere
pienamente realizzati.
A che punto siamo rispetto al
riconoscimento dei diritti umani?
Si può dire che, nella fase attuale, la questione
dei diritti umani presenta due aspetti
fondamentali.
Da una parte vi è la difesa dei diritti
universalmente riconosciuti e la lotta che in
molte parti del mondo viene condotta
contro la loro violazione,
dall'altra va avanti il processo per la
conquista di nuovi diritti e per il
riconoscimento di nuovi soggetti come
titolari di diritti.
La difesa dei diritti riconosciuti
Alla difesa dei diritti umani si dedicano, con mezzi
e con poteri che sono troppo spesso molto al di
sotto delle necessità, la stessa ONU e le agenzie
ad essa affiliate come l'Unicef (Fondo delle Nazioni
Unite per l'infanzia) e la Fao (Organizzazione per
l'alimentazione e l'agricoltura).
Per la difesa dei diritti sono stati istituiti i tribunali
internazionali
Come il Tribunale Penale Internazionale per
l'ex-Jugoslavia (1993) dell’Aia (Olanda)
il Tribunale Penale Internazionale per il
Rwanda (1994) di Arusha (Tanzania)
La Corte Penale Internazionale, un tribunale
permanente, votata da 120 Stati a Roma nel
1998 ed entrata in vigore nel 2002.
La Corte Penale Internazionale: Let the child live, The Economist , 25 gennaio 2007
As of February 2008, 105 states are members of the Court. A further 41 countries have signed but not ratified the Rome
Statute. However, a number of states, including China, India, (Russia) and the United States, are critical of the Court
and have not joined.
Nuovi diritti e nuovi soggetti di diritto
Individuazione più precisa dei soggetti cui vanno
attribuiti i diritti dell'uomo già riconosciuti in via
generale
Convenzione sui diritti politici della donna
(1952)
Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959)
Patto sui diritti economici, sociali e culturali e il
Patto sui diritti civili e politici (1966).
lndividuazione di nuovi soggetti che
sono per la prima volta considerati
titolari di diritti che devono essere
riconosciuti e rispettati.
La centrale atomica di Chernobyl esplosa nel 1986
diritti delle generazioni future
diritti della natura
Mrs. Eleanor Roosevelt, who chaired the Human
Rights Commission in its first years, asked,
"Where, after all, do universal human rights begin?
In small places, close to home -- so close and so
small that they cannot be seen on any maps of the
world. Yet they are the world of the individual
person; the neighbourhood he lives in; the school
or college he attends; the factory, farm or office
where he works. Such are the places where every
man, woman and child seeks equal justice, equal
opportunity, equal dignity without discrimination.
Unless these rights have meaning there, they have
little meaning anywhere. Without concerned citizen
action to uphold them close to home, we shall look
in vain for progress in the larger world."
Che cosa si può fare per
sostenere e difendere i diritti
umani?
1 La prima cosa da fare è non assuefarsi
alle loro violazioni non stancarsi di
conoscerle e denunciarle.
2 Bisogna poi imparare a riconoscere le
violazioni dei diritti umani senza pensare
che esse avvengano solo in luoghi lontani
da noi
Township a Soweto, Sud
Africa
Baraccopoli a
Roma, oggi
Milano aprile 2008
Milano settembre 2008
Monza settembre 2008
Parma settembre 2008
3 Intervenire a difesa e a promozione dei diritti umani e/o
sostenere coloro (istituzioni, associazioni, individui) che lo
fanno
“L’associazione fra i popoli del mondo è ormai così
stretta che la violazione dei diritti, avvenuta in un
qualsiasi luogo, è avvertita in ogni punto della
terra”. [Kant]
Antonio Cassese:
“Obietterete: ma a che serve adoperarsi tanto, per ritrovarsi
continuamente alle prese con governi e gruppi terroristici
dimentichi dei più elementari diritti?
Potrei facilmente rispondere invocando la grande forza,
impersonale e perentoria, dell’«imperativo categorico».
Preferisco una risposta più semplice ed anche più
«umana»: contribuire a ridurre, sia pure di una frazione
infinitesimale, la sofferenza così diffusa nel mondo, può
rendere meno opprimente il bilancio della nostra giornata”
[A.Cassese, I diritti umani 1998]
La Costituzione Italiana e i Diritti Umani
2 giugno 1946, Assemblea costituente:
Democrazia cristiana 35,2%
Partito Socialista 20,7%
Partito Comunista 19%
Le divisioni ideologiche e politiche nel dibattito
rispecchiano quelle presenti nella commissione dell’ONU
che stava discutendo la bozza della dichiarazione dei
diritti:
Rappres. Inglese: “Vogliamo uomini liberi, non schiavi
ben pasciuti”
Rappres. Sovietico: “Gli uomini liberi possono anche
morire di fame”
Nonostante i fortissimi contrasti politici, il 22 dicembre 1947
venne approvato dall’Assemblea costituente, a larghissima
maggioranza, il testo della nuova Costituzione, che entrò in
vigore il 1° gennaio 1948.
I dirigenti più prestigiosi dei partiti antifascisti, da Togliatti a De
Gasperi, da Nenni a Terracini, da Lussu a Parri, parteciparono
attivamente ai lavori dell’Assemblea costituente, a
sottolineare la continuità tra l’esperienza unitaria della
Resistenza e l’impegno di fondare un nuovo Stato.
La Costituzione è dunque il risultato del confronto fra i tre
grandi orientamenti ideali: quello liberaldemocratico,
quello cattolico e quello socialista e comunista.
Rappresenta una sintesi di altissimo livello delle idee
dei suoi estensori, ed è stata per sessant’anni il quadro di
riferimento fondamentale per la società italiana,
favorendone la crescita economica e civile e assicurando
l’ordine e la sicurezza dei cittadini, anche in momenti
molto difficili.
Art. 1. L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul
lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Principio democratico > sovranità popolare
Idea liberale > sovranità – anche quella popolare – limitata e
vincolata al rispetto della costituzione
Ispirazione socialista > la repubblica è «fondata sul
lavoro», il quale rende piena e concreta la cittadinanza.
Nell’arti. 4, si dice poi che la repubblica «riconosce a tutti
i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo quel diritto»
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale.
Tradizione del liberalismo moderno > i diritti naturali dell’uomo non
vengono concessi, ma vengono riconosciuti dalla Repubblica italiana al
singolo cittadino.
Ma poiché il singolo vive in formazioni sociali (partiti, chiese, sindacati,
associazioni), i diritti fondamentali devono esser tutelati anche assicurando
la vita di queste formazioni, indispensabili allo sviluppo della personalità.
Il termine «personalità» rappresenta, in particolare, un richiamo al concetto
di “persona”: che significa – secondo pensatori cattolici come Mounier e
Maritain – il singolo non isolato “atomisticamente” dai suoi simili, ma
inserito nei rapporti con gli altri. Nel suo complesso, l’art. 2 riflette le
istanze del solidarismo socialista e cattolico, come è chiaro anche dalla
parte conclusiva, che richiama i cittadini al dovere della solidarietà
reciproca.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali
e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
I costituenti impegnano lo Stato non soltanto a garantire
l’uguaglianza dei diritti e delle libertà civili e politiche,
secondo i principi liberali e democratici, ma anche a
promuovere concretamente l’uguaglianza dei cittadini
con un’azione positiva secondo un’idea fondamentale
della tradizione socialista e marxista.
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Diritti umani - Liceo Crespi