Storia della Musica
PINK FLOYD
Prof. Antonello D’Amico
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Pink Floyd

I Pink Floyd sono i pionieri della psichedelia e uno dei
massimi complessi rock di sempre. Nel corso di una
carriera lunghissima (in cui si distinguono tre fasi,
corrispondenti ad altrettante formazioni) hanno
spostato i limiti del pop e del rock sposando
l'elettronica e approfondendo la ricerca sonora in una
serie di album giudicati pietre miliari della musica
popolare del Novecento. Altra loro peculiarità è quella
di aver prodotto mastodontiche rappresentazioni
multimediali della propria musica attraverso spettacoli
in cui la componente visiva è parte integrante di
quella sonora.
La Storia

La band nasce dall'incontro dello studente di pittura Roger
Keith Barrett (per tutti Syd, nato il 6/1/46 a Cambridge) con
Roger Waters (Great Bookham - 9/9/44), studente di
architettura e chitarrista di una formazione dal nome
cangiante (Sigma 6, T-Set, Meggadeaths, Abdabs) nella
quale suonavano altri due aspiranti architetti: Nick Mason
(Birmingham - 21/1/45) e Rick Wright (Londra - 28/7/45)
oltre al bassista Clive Metcalf e ai cantanti Keith Noble e
Juliette Gale. Nel '65, dopo lo scioglimento del gruppo,
Waters (al basso), Barrett (chitarra), Wright (tastiere) e
Mason (batteria) decidono di formare una band (per
brevissimo tempo ne farà parte anche il chitarrista Bob
Close): il nome, scelto da Barrett, è Pink Floyd e deriva dai
nomi di battesimo di due bluesmen americani, Pink Anderson
e Floyd Council.
Storia

Nel '66 arriva il momento delle prime esibizioni nei
club della Londra underground, con un repertorio che
comincia ad assumere una propria identità grazie alle
prime composizioni strumentali di Barrett. E' in
questo periodo che i Pink Floyd conoscono quelli che
diventeranno i loro manager: Andrew King e Peter
Jenner.
Nella "Swingin' London", i Pink Floyd riescono a farsi
notare come una delle band più originali e
imprevedibili, in virtù soprattutto delle esibizioni
all'Ufo Club, un locale in cui il gruppo sperimenta i
suoi primi coinvolgenti light-show, tentando di
coinvolgere il pubblico con proiezione di immagini,
diapositive e l'impiego massiccio di un efficace
impianto luci.
Storia

A cavallo tra il '66 e il '67, i Pink Floyd entrano in sala d'incisione, per i
primi demo, con risultati poco incoraggianti: bisognerà attendere
ancora qualche mese, infatti, per la pubblicazione del primo singolo del
complesso, "Arnold Layne/ Candy and a Currant Bun" (prodotto da Joe
Boyd).
Il successo arriva immediato ed è seguito a breve distanza da un
secondo singolo-hit, "See Emily Play/ The Scarecrow": la band
partecipa per ben tre volte consecutive a "Top of the Pops" ed è
finalmente pronta per il primo album, pubblicato nell'estate del '67:
The Piper at the Gates Of Dawn. Il disco, prodotto da Norman Smith, si
impone subito grazie al sound particolare e assolutamente innovativo e
a testi singolari, divisi tra atmosfere oniriche e spaziali ("Astronomy
Domine", "Interstellar Overdrive") e brevi filastrocche per le quali
Barrett attinge al mondo delle fiabe ("The Gnome", "The Scarecrow",
"Lucifer Sam").
Storia

"Astronomy Domine" è il resoconto di un viaggio stellare
intrapreso da Barrett attraverso l'uso dell'Lsd: il basso pulsante
rappresenta la connessione radio con la terra, mentre la chitarra
onnipresente, insieme a un canto maestoso e solenne,
sembrano errare in un panorama cosmico oscuro, con il
drumming forsennato di Mason, a enfatizzare le parti più
drammatiche.Il capolavoro del disco, e forse anche l'apice della
produzione di Barrett, è però: "Interstellar Overdrive". E' la
cronaca di un viaggio umano nell'universo. Introdotta da un riff
da film dell'orrore, si sviluppa nei suoi undici minuti seguendo
una sola regola: almeno uno strumento deve mantenere il
ritmo. E sopra questo ritmo, si sviluppa una jam session
acidissima, fatta di astronavi che sfrecciano, di asteroidi che si
scontrano, di alieni e alienazioni, di muri spaziali, di tempeste
stellari, di quiete cosmica, di paradisi irraggiungibili.
Storia

Ma Barrett è anche un maestro nel raccontare
filastrocche, come "Lucifer Sam", sorta di proto-hard
rock, con un riff incalzante, accompagnato da tastiere
che sembrano richiamare una atmosfera orientale,
"The Scarecrow", basata su due nacchere e su un
canto allucinato, e la gag comica in stile "freak" di
"Bike". I lunghi viaggi "acidi" e le atmosfere
scanzonate, uniti a una sonorità articolata, nata
dall'unione di influenze diverse ma sempre del tutto
unica e peculiare, permettono al disco di essere
tutt'oggi uno dei lavori universalmente più amati del
quartetto. In seguito a questo successo, ormai
lanciati verso una folgorante carriera, i quattro
partono per gli Stati Uniti in tour, ma è proprio qui
che conosceranno le prime difficoltà.
La Storia
Barrett, infatti, comincia a
manifestare i sintomi della
schizofrenia (causata molto
probabilmente dall'assunzione
sistematica di Lsd), assentandosi
sempre di più dalla vita del
complesso: gli spettacoli dal vivo si
fanno insostenibili, così come la
pressione che il mondo della
musica esercita su quella che è
ritenuta, a ragione, la mente
creativa del gruppo.
David Gilmour

La band opta allora per una soluzione di
compromesso, con l'ingaggio del chitarrista
David Gilmour (già amico d'infanzia di Barrett e
Waters, nato a Cambridge il 6/3/1946), il quale,
secondo i progetti del management, deve
sopperire alle mancanze di Barrett (che
comunque resta nelle vesti di autore) nei
concerti. I singoli "Apples & Oranges" e "It
Would Be So Nice" non replicano i successi
precedenti e gli atteggiamenti bizzarri e
imprevedibili di Barrett cominciano a minare
l'attività del gruppo.Le precarie condizioni
psichiche portano il leader a un impenetrabile
autoisolamento e a un progressivo
allontanamento dalle scene musicali, non prima
della difficoltosa produzione di The Madcap
Laughs (gennaio 1970) e Barrett (novembre
1970), due eccellenti album solisti realizzati con
l'aiuto di Gilmour e Wright.
David Gilmour
Pink Floyd

Il nuovo manager dei Pink Floyd diventa Steve O'Rourke. E i quattro superstiti
non si perdono d'animo e rientrano in studio per incidere il loro secondo album:
A Saucerful of Secrets.
Figlio del periodo di instabilità, il lavoro non lesina buone intuizioni, in particolare
con la title-track che, come avrà modo di affermare Waters qualche anno più
tardi, sembra la trasposizione musicale della parabola artistica dei Pink Floyd,
con un inizio governato dall'istinto e un finale stupendo per ordine e limpidezza.
Sono quasi dodici minuti di audace avanguardia psichedelica, che alternano
terrore e misticismo. E' proprio il bassista a firmare gli altri brani trainanti del
disco come l'iniziale raga tribal-psichedelico di "Let There Be More Light", la
misteriosa e affascinante "Set the Controls for the Heart of the Sun",
capolavoro della musica cosmica, e "Corporal Clegg", che mantiene un più
saldo legame con lo stile dell'album d'esordio. C'è spazio anche per due
composizioni firmate da Rick Wright ("Remember a Day" e "See Saw"), che
per tutta la durata dell'album appare notevolmente ispirato, contribuendo non
poco al sound onirico che lo pervade. Il disco si completa con una composizione
di Barrett, "Jugband Blues", un piccolo bozzetto delirante, in cui il chitarrista
si dimostra perfettamente conscio del suo stato di isolamento mentale,
declamando versi che, letti a posteriori, sembrano voler rispondere in anticipo
all'album che i quattro gli dedicheranno qualche anno dopo.
1969

Complessivamente, comunque,A Saucerful of
Secrets appare segnato soprattutto dal chitarrismo
di David Gilmour, che riporta la musica del gruppo
verso territori più ancorati alla tradizione rock-blues.
Il 69 è un anno frenetico, dal punto di vista artistico,
per i Pink Floyd: il complesso si cimenta infatti nello
sviluppo di due suite da proporre negli spettacoli dal
vivo come "The Man" e "The Journey", e tenta il
primo vero approccio con l'arte cinematografica
scrivendo la colonna sonora per il film di Barbet
Schroeder, More, a cui si aggiungono quelle per
"Zabriskie Point" di Michelangelo Antonioni e "Music
From The Body" di Roy Battersby, quest'ultima a
nome del solo Waters.
1969


Alla fine del 1969, i quattro pubblicano anche il monumentale
Ummagumma, destinato a essere annoverato tra i loro
capolavori. L'album si compone di due parti: una registrata dal
vivo, in cui il gruppo ripercorre i primi successi, e una in studio,
formata dal contributo che i quattro musicisti hanno fornito da
"solisti", con composizioni sperimentali incentrate sui rispettivi
strumenti. E' Wright ad aprire il disco con "Sysyphus", una suite
strumentale che mescola musica classica e avanguardia.
L'anno successivo vede i Pink Floyd cimentarsi con una nuova
lunga composizione strumentale al quale verrà dato il curioso
nome di lavorazione di "The Amazing Pudding". Negli intenti del
gruppo il nuovo lungo pezzo dovrà stupire il pubblico, con effetti
orchestrali senza precedenti nella loro produzione. Per le parti
orchestrali viene chiamato il musicista scozzese Ron Geesin, al
quale viene affidato il compito di arricchire la versione "nuda"
della suite (base ritmica e linee base di tastiere e chitarra),
costruita dai quattro e già presentata al pubblico in occasione di
alcuni concerti.
1970

Il risultato è eclatante: la suite, che si dipana
attraverso straordinari "dialoghi" tra musica
sinfonica (imponente è l'uso degli ottoni e del
coro) e rock, prende il nome di Atom Heart
Mother (dalla notizia di cronaca di una
signora incinta tenuta in vita da uno
stimolatore cardiaco atomico) e diventa la
title-track del nuovo album, del quale andrà a
occupare l'intera prima facciata.
1970

I movimenti più suggestivi della suite sono "Breast
Milky", caratterizzato dal celeberrimo dialogo tra
l'organo arpeggiato e il violoncello, sul quale si
inserisce infine la chitarra di Gilmour, e "Funky
Dung", con basso e organo che lavorano in
contrappunto e Gilmour alle prese con uno dei
migliori soli chitarristici della sua carriera, prima
dell'avvento del coro e dell'organo di Wright. La
chiusura della suite è affidata a "Mind Your Throats
Please" (caratteristica variazione floydiana di stampo
rumoristico-psichedelico) e a "Remergence", in cui
riemergono i temi prima dell'overtoure e poi del
duetto violoncello e organo. Il finale è imponente,
con una chitarra sempre incisiva e con l'orchestra e i
cori che scandiscono il crescendo musicale.
1971

Il successo di una musica così
complessa si traduce ben presto in
un'effettiva difficoltà di messa in
scena, che richiede al complesso
l'elaborazione di nuovo materiale da
suonare in tutti gli angoli del mondo.
Nasce così Meddle (1971), un album
in cui i Pink Floyd più che rinnegare
l'amore verso le lunghe suite (in
questo caso la seconda facciata è
occupata dalla splendida "Echoes"),
danno un taglio alle divagazioni
sinfoniche e si orientano verso
sonorità più rock, agevolmente
riproponibili nei concerti. Memorabile
è l'iniziale "One of These Days", pezzo
strumentale incentrato sul basso di
Waters, amplificato sperimentalmente
con un eco Binson, e impreziosito
anche dal lungo assolo "slide" della
chitarra di Gilmour. Da ricordare
anche "Fearless", brano più quieto,
caratterizzato da un coro dei tifosi del
Liverpool nel finale.
1971 - 1972

Nel maggio 1971 viene pubblicato anche Relics,
raccolta contenente diversi singoli mai apparsi su Lp,
risalenti al periodo-Barrett, ma anche alcune perle del
"primo" Waters edite solo su 45 giri, come la
splendida ballata acustica di "Julia Dream".
Successivamente, i quattro decidono di registrare,
con la direzione di Adrian Maben, un concerto senza
pubblico tra le rovine di Pompei: il risultato è
eccezionale, il complesso suona in maniera efficace
vecchi e nuovi successi in uno scenario
straordinariamente suggestivo. Il film Live At
Pompei (1972) di Adrian Maben è una efficace e
suggestiva testimonianza della straordinaria portata
emotiva e visuale della musica dei Pink Floyd di
questo periodo.
1972

il complesso lavora allo sviluppo di una suite
concettuale sull'alienazione umana, il cui
titolo provvisorio è "Eclipsed - A Piece For
Assorted Lunatics". La suite viene "rodata"
dal vivo per lungo tempo, prima di essere
elaborata in studio con l'inserimento di effetti
particolari, grazie all'aiuto del tecnico del
suono Alan Parsons. Ne scaturisce uno dei
grandi kolossal della band, The Dark Side Of
The Moon.
1972

Superbo saggio di produzione audio-fonica, forte di
contenuti testuali ad effetto (con riferimenti alla
natura effimera della vita, al denaro,
all'incomunicabilità e alla follia) il disco presenta
tuttavia alcuni passaggi a vuoto, a cominciare
dall'insipida "Money" (con il celebre sassofono di Dick
Parry), per poi passare attraverso i trucchi (talvolta
ruffiani) di "Speak to Me" e "On the Run", perfette
comunque nel rendere lo stato di ansia del
protagonista, riuscendo a fondere, tra rumori e
soluzioni sonore d'avanguardia, momenti di alto
contenuto sonico-spaziale, ponendo le coordinate su
cui si poggia il pensiero pessimista di un Waters
alquanto disorientato, autentico ambasciatore di quel
tema dell'incomunicabilità di cui "The Dark Side"
risulta un drammatico spaccato.
The Dark Side of The Moon

Non mancano, però, momenti di intenso lirismo,
come dimostra "Time", trascinante nella sua
felicissima fusione tra testo e musica, con un
debordante assolo di Gilmour alla chitarra. La prima
parte del disco si completa con una elegia alla
pazzia, ma anche, allo stesso tempo, alla libertà
dell'uomo, schiavo di una società che tende a
opprimerlo: "The Great Gig in the Sky",
dominata dai vocalizzi di derivazione soul-gospel di
Clare Torry, in grado di fondere fiammante liricità e
drammaturgia quasi cinematografica. "Us and
Them" vorrebbe rievocare "Breathe In the Air", ma
la melodia, sebbene pink-floydiana al 100%, risulta
convincente solo se inserita nel contesto dell'album.
Un discorso che vale un po' per tutto "The Dark
Side of the Moon": ciò che rende immortale
quest'opera è il suo inconsueto approccio con l'artsystem dell'epoca, qui fotografato in tutte le sue
direzioni possibili. Per il rock si trattò di un
prodigioso balzo verso un'era futuristica prossima a
venire, mentre per quel che concerneva il songwriting i Pink Floyd hanno certamente scritto pagine
di più elevata caratura artistica.
1974

Il risultato è comunque eclatante, davanti al gruppo si
spalancano le porte del successo mondiale:The Dark Side Of
The Moon rimane in classifica per lunghissimo tempo,
divenendo uno dei maggiori successi commerciali di sempre.
Tanto in Europa quanto in America, schiere di nuovi fan si
raccolgono attorno al fenomeno Pink Floyd, lasciando anche una
pesante incognita sul seguito da dare a un lavoro così fortunato.
E' da questo disco in poi che Waters (autore di tutti i testi)
assume sempre di più i gradi di leader della formazione.
Per oltre un anno i quattro rimangono inattivi dal punto di vista
compositivo, per poi ritrovarsi in studio nel '74 con la sola
certezza di "Shine on You Crazy Diamond", anche questo un
brano piuttosto lungo, formato dai contributi dei quattro
musicisti e guidato dagli assoli alla chitarra di Gilmour.
Wish You Were Here

In un primo momento si pensa di riservare la prima facciata alla suite e
la seconda a due brani: "Raving and Drooling" e "You Gotta Be Crazy".
La lunga "gestazione" di Wish You Were Here suggerisce però ai
Pink Floyd di intraprendere una strada diversa, trasferendo sul disco la
sensazione di apatia e meccanicità che aleggiava su di loro: vengono
scartati i due brani riservati alla seconda facciata, sostituti con nuove
composizioni come la title-track (destinata a diventare una delle
canzoni più famose della loro produzione), "Welcome To The Machine"
e "Have A Cigar" (con alla voce Roy Harper), zeppe di accenni alla
macchina tritatutto dello show-business. "Shine On You Crazy
Diamond", invece, viene divisa in due parti, che aprono e chiudono il
disco. Ne viene fuori un concept album sulla purezza e l'innocenza
ormai perdute, con riferimenti neanche troppo velati a Syd Barrett, che
si dice si fosse intrufolato, per un'ultima volta, negli studi durante le
registrazioni. Musicalmente parlando, l'album è una gradevole prova
stilistica, anche se si nota, rispetto agli album precedenti, la mancanza
di quegli spunti innovativi che avevano sempre caratterizzato la
produzione del gruppo inglese.
1977 Animals

Per rivedere i Pink Floyd in studio bisogna aspettare il 1977,
anno in cui i quattro decidono di raccogliere in un disco il
materiale scartato dall'album precedente. Il nuovo lavoro nasce
così dall'adattamento musicale e testuale di vecchi pezzi scartati
come "You Gotta Be Crazy" e "Raving and Drooling", secondo
un nuovo filo conduttore: il riferimento al mondo animale. I due
pezzi diventano rispettivamente "Dogs" e "Sheep" e insieme alla
nuova "Pigs (three different ones)" e alle brevi parentesi iniziale e
finale di "Pigs On The Wing", vanno a costituire Animals,
un'invettiva contro alcune figure della società (con i testi di
Waters "cattivi" come non mai), orwellianamente sostituite dalle
specie animali. Dal punto di vista tecnico, degna di nota è la
trascinante costruzione ritmica, con tutti gli strumenti sempre in
perfetta armonia, quasi fusi tra di loro a generare un unico
suono, senza mai ricorrere a virtuosismi fini a se stessi.
>The Wall<

Dopo la pubblicazione d iAnimals, i Pink Floyd partono per un lungo e massacrante tour
mondiale. Sarà in questa occasione che Waters, anche a causa di spiacevoli episodi, che lo
vedranno protagonista perfino di screzi col pubblico, comincerà a sviluppare l'idea che porterà i
quattro alla costruzione del loro ultimo capolavoro: The Wall.
L'album, ispirato a quella sorta di "muro" di incomunicabilità che si era venuto a creare tra il
complesso e il pubblico (un muro che col passare del tempo si arricchirà nella testa di Waters di
tanti mattoni fino a farlo diventare un emblema dell'alienazione e dell'estraniazione dal mondo a
tutto raggio) è sviluppato su due dischi e abbraccia diverse tematiche come discriminazioni,
istruzione, show-business, fascismo e implicazioni autobiografiche di Waters, sempre più "padre
padrone" del gruppo (durante le registrazioni nascono forti contrasti con Gilmour e, al termine
della gestazione dell'album, Wright viene allontanato). Per gli arrangiamenti la band fa
nuovamente ricorso a effetti eclatanti e addirittura a parti orchestrali, grazie all'aiuto esterno di
Michael Kamen.
The Wall

Pur vantando alcuni pezzi eccezionali come "Another Brick in the Wall, part
2", "Hey You", "Is There Anybody Out There?" e "Comfortably Numb"
(con il memorabile assolo di chitarra di Gilmour), il disco è essenzialmente
un'opera unica: nessun brano è slegato dal precedente e tutti sono funzionali allo
svolgimento della storia che ha nella rockstar Pink (che talvolta ricorda la figura di
Barrett, mentre in altri momenti è l'alter ego dello stesso Waters) il frustrato
protagonista. "Another Brick in the Wall, part 2", in particolare, si rivelerà uno
dei più grandi hit della band: preannunciata dall'arrivo degli elicotteri, è una
canzone di una semplicità disarmante, costruita su un solo accordo ma
impreziosita dall'ennesimo solo di chitarra di Gilmour e da un coro dei bambini,
composto da 23 ragazzi della Islington Green School di Londra, di età compresa
fra i 13 e i 15 anni. Il celebre verso del ritornello ("non abbiamo bisogno di
istruzione, non abbiamo bisogno di controllo del pensiero") sarà utilizzato dai
manifestanti neri in occasione dell'anniversario della sommossa di Soweto
repressa nel sangue: il governo razzista del Sud Africa proibirà la diffusione del
brano e ne ritirerà tutte le copie dai negozi. Pur permeato da una visione cupa e
pessimistica della vita, il disco si conclude comunque con il "crollo" del muro e
con il messaggio di speranza di "Outside the Wall".
The Wall

L'album sarà premiato dal successo di vendite
(clamoroso per un'opera su doppia distanza) e si
presterà a una difficile quanto magnifica
rappresentazione dal vivo: gli spettacoli saranno
pochissimi ma memorabili, con il muro costruito a
poco a poco sul palco, enormi pupazzi gonfiabili e
coinvolgenti proiezioni.Da The Wall sarà tratto
anche il film omonimo, con la regia di Alan Parker e
Bob Geldof nel ruolo del protagonista Pink.
Il complesso esce però dall'esperienza alquanto
provato: i dissidi tra le due anime del gruppo (Waters
e Gilmour) appaiono difficilmente sanabili e Wright,
come detto, viene allontanato.
The Final Cut

L'album che ne viene fuori, The Final Cut, è in
pratica una creatura del solo Waters, con gli altri
membri relegati al ruolo di musicisti (e spesso
neanche a quello). Di tutti gli album dei Pink Floyd è
il meno coinvolgente, anche se la bellezza di alcuni
brani (su tutti "The Gunners Dream" e "The Post-War
Dream") rimane inattaccabile.
Purtroppo il titolo del disco si rivela molto presto
profetico, costituendo l'atto finale di Waters come
membro della band.
La volontà del bassista di sciogliere i Pink Floyd
porterà a una lunga querelle con strascichi giudiziari
per l'utilizzo di un marchio ormai sinonimo di bestseller, che vedrà Gilmour e Mason avere la meglio.
Le ultime produzioni

l chitarrista, con l'aiuto di illustri musicisti e il modesto supporto di un
Mason quantomeno svogliato, pubblicherà nel 1987 A Momentary
Lapse Of Reason, mentre nel 1994, con il rientro a pieno titolo di
Wright e Mason nelle vesti di compositori ed esecutori, uscirà The
Division Bell.
I dischi, colmi di spunti tutt'altro che innovativi, seguiti dalle rispettive
testimonianze live, Delicate Sound Of Thunder (1988) e Pulse (1995),
se non altro ci consegnano dei musicisti tirati a lucido e sempre pronti a
emozionare il pubblico, con concerti dagli apparati scenici mastodontici
(da ricordare il famoso episodio di Venezia) e notevoli esecuzioni del
glorioso repertorio.
Più recente è la pubblicazione di furbe operazioni commerciali come
The Wall Live e un improbabile "Best of", che se non altro hanno
l'intento di attirare nuove schiere di appassionati verso il mito senza
tempo dei Pink Floyd.
Il concerto tributo a Syd
Barrett
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Waters e i Pink Floyd reincrociano le proprie strade il 10 maggio 2007
in occasione di un concerto organizzato in memoria di Syd Barrett.
Nonostante l'attesa dei fan, però, i quattro non suonano insieme:
Waters si esibisce nella prima parte dello show con Jon Carin
eseguendo la sua Flickering Flame, brano che affronta il tema di un
amico morto; i tre Pink Floyd invece suonano subito dopo la vecchia
Arnold Layne, senza Waters, e accompagnati dallo stesso Carin e dal
bassista degli Oasis.
Il motivo ufficiale che ha spinto i quattro a non suonare di nuovo
insieme è stato il non distogliere l'attenzione sul protagonista della
serata, ovvero Syd Barrett, anche se in realtà decisive sono state
probabilmente le vecchie ruggini tra i componenti della band,
evidentemente non ancora appianate.
Questo episodio di certo è stato un duro colpo per i vecchi fan che
vorrebbero rivedere la band di nuovo insieme nella formazione storica,
per un nuovo tour e per dare un seguito al The Division Bell uscito
ormai quattordici anni prima.
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