CLUB ALPINO ITALIANO – Sezione di Perugia G. Bellucci In collaborazione con Pro Loco di Spina di Campello Sabato 1° Agosto 2015 I CAMPETTI DEL MONTE SANTO Di pomeriggio tra la Spina di Campello e il castello di Acera Coordinatori logistici: D. Crotti & U. Manfredini & V. Ricci Il Passo della Spina è detto anche dei SS. Pietro e Paolo, perché da qui si racconta che i due apostoli fossero passati nel loro tragitto che da Plestia li portava a Roma. Di Spina Nuova (perché eretta successivamente a Spina Vecchia) e della sua chiesa in altra occasione è stato detto. Il vecchio Castello di Acera (del XIII secolo, attualmente in via di ricostruzione) merita un breve sopralluogo. Noi lo faremo durante la camminata.. Il castello è in via di ricostruzione quasi ultimata: vi si vendono o si affittano appartamenti, se può interessare, anche su tre piani. Un poeta del secolo passato, Lamberto Gentili, declamatore dei “Pastori d’Acera”, ossia della fine della pastorizia in tale paese appenninico, scrive: “L’Acera è un gentile paesello / piantato sopra uno speron di roccia / protetto dal corpo di un gran monte / oggi nel circondario di Campello / venne fondato in forma di Castello…”; e come non ricordare la camminatrice amante della natura Emily Dickinson: “L’acero è tutto in fiore / il pettirosso manda di nuovo il suo verso / la primavera s’avvicina / per non esser fuori moda / mi metterò un gioiello.” Ai Campetti di M. Santo esiste un’area semiattrezzata con panche tavoli e focolare: ma quanto vento spesso qui soffia. E allora preferiamo il riparo in vetta al “castelliere UVIDA (!?) mentre alla Fonte Santa, protetti da tutto, il riposo è tranquillo. Gli “Amici di Agliano” ci perdoneranno se non vi è il tempo di visitarlo, con il suo cippo alle vittime del nazifascismo; sarà per un’altra occasione [DC]. L’escursione – Le vetture le lasciamo all’altezza del Passo della Spina (950 m). Da qui si scende sino a Spina Nuova (881 m) per percorrere un breve tratto della S. P della Spina e prendere il S. 13 (del CAI di Spoleto: non è segnato) per poi abbandonarlo e seguire un “vecchio tracciato” meglio rilevabile. E’ un lungo sentiero, che dapprima sale piano piano e così piano piano ridiscende ad Acera (976 m): sovrasta il primo tratto tra i monti della Via della Spina che arriva dalle Tre Madonne di Spoleto. Qui una sosta con visita al rinnovato borgo, peraltro disabitato in inverno, è doverosa. Si piega poi per ritornare a nord lungo una carrareccia che ci porta sino ai 1170 m del pianoro che divide la salita al M. Maggiore e al M. Santo. Noi pieghiamo a sinistra per salire gradatamente al “Castelliere UVIDA” (o “dei Campetti del Santo”), quota massima posta a 1311 m, superando terrazzamenti di pietra qua e là realizzati dall’uomo-pastore al fine di ripulire i prati e creare le basi per utilizzi vari (quali, ci hanno ipotizzato, il sale per le capre o l’appoggio di utensili e supporti abitativi vari). Qui una breve seconda sosta per poi scendere ai Campetti di Monte Santo, posti a 1250 m circa. Si ridiscende successivamente per un sentiero che ci porta a Fonte Santa (1184 m). La sosta è ora di 20-30 minuti Una volta ripartiti andiamo in direzione di Agliano che vedremo solo da lontano perché all’altezza dei 1156 m (sul S. 14) scenderemo a picco in direzione nord e al bivio piegheremo in direzione ovest per attraversare una pineta (poco sopra i 1000 m) e ritornare alfine al Passo di SS. Pietro e Paolo (950 m). Durata 4 ore senza le soste Lunghezza: 12 km circa Dislivello: 650 m circa Quote tra i 860 ed i 1310 metri Oltre a buoni scarponi da montagna, si raccomanda l’uso dei bastoncini. Partenza alle ore 13 da Collestrada. Percorrenza auto: Collestrada, Foligno, Bivio per Colfiorito, Casenove, S.S. Sellanese, S. P. della Spina, Passo della Spina. (km 60 circa) Partenza escursione: ore 14.30 – Arrivo previsto: ore 18.30 Cena sociale all’interno della “Sagra del Tartufo e dei prodotti tipici”: ore 19.00 (costo 20,00 €) Rif. Daniele Crotti 329 7336375 – Ugo Manfredini 348 7666713 – V. Ricci 333 6372943 Castello di Spina Nel 1462 il Castello di Spina si dette uno statuto che conteneva espressioni di riverenze e soggezione alla Chiesa, al papa e al rettore del ducato, al Comune e al popolo della città di Spoleto. La compagine istituzionale risulta così composta: vi sono un vicario condotto dal podestà, col quale ha molti compiti in comune, un baiulo e un banditore, un notaio detto “delle reformagioni” che tiene, oltre i verbali dei consigli, tutti i registri delle entrate e uscite e le registrazioni delle collette imposte dal Comune di Spina; oltre, naturalmente, a tutta una serie di funzioni minori (sindaci, massari, guardie, viari) e maggiori come il camerlengo che cura l’amministrazione finanziaria del Comune, il baiulo che doveva fare citationes e altri atti esecutivi come pignoramenti, sequestri sia per conto del Comune che di terzi, e il banditore al quale spettava annunciare pubblicamente le disposizioni del Comune (un po’ come negli altri Comuni). Tra gli uomini di Spina si eleggevano due massari e un camerario che duravano nel loro incarico sei mesi. Il camerario aveva il compito di amministrare il pubblico denaro (riscosso con le imposte). Il viario era una specie di conservatore delle vie che sovraintendeva alla loro manutenzione. I banditori provvedevano a rendere note al popolo le decisioni del Comune. I massari eleggevano un baiulo che svolgeva mansioni di usciere o messo. I consiglieri erano tenuti a leggere un sindaco per verificare l’operato del vicario, dei massari e del camerario. Questo era riportato in un primo libro (Uffici, De officiis, De regimine…). In un secondo libro (sempre dello statuto: De maleficiis) ci si occupava dei delitti. Delitti non solo contro la persona, ma anche azioni dirette a turbare l’ordine economico e la stabilità politica e sociale del castello. Tra i primi: homicidio, robbaria, proditione, falsitate, arsura, furto. Due erano i modi di perseguire i reati: l’accusa privata e l’inchiesta promossa per iniziativa del tribunale. Lungo e ricco questo libro relativo alle attività del tribunale. Un terzo libro (De civilibus causis) si occupa di materia civile, di procedura civile, della giustizia civile, delle persone, della famiglia, della proprietà e dei modi di acquistare e trasmettere quest’ultima. Tante e dettagliate le norme e le procedure. Il quarto libro fissava le regole comportamentali del vivere civile, dei rapporti con il prossimo e con la collettività; per esempio era vietato modificare i termini dei confini, lavare i panni presso la fonte pubblica, deviare un corso d’acqua, pagare una tassa per il focolare. Oppure stabiliva le festività da rispettare durante l’anno, così come interveniva sul tema della donna, sui minori (sotto i 25 anni), sugli screzi o discordie tra gli abitanti, e tanto altro ancora: certamente meticoloso. Infine il quinto libro tratta del danno causato alle altrui proprietà, come: rovinare gli alberi da frutto, occupare le strade comunali; inoltre stabiliva le modalità per l’elezione del gualdario, cioè del guardaboschi e della guardia campestre designata per difendere il patrimonio della comunità. Anche qui i dettagli e le specificità assai ben descritte. Il tutto in latino. Nel bel libro “Spina e il suo territorio” pubblicato nel 2013 dalla Pro Loco di Spina di Campello, il capitolo IV è dedicato tutto, appunto, a ciò: alla “Vita quotidiana all’interno del castello”. Acera Posto all’incrocio di una fitta rete di itinerari secondari che univano il territorio di Spoleto alla Valnerina, il castello di Acera sorge a 972 m di altitudine. L’abitato attuale conserva molte tracce della sua struttura medievale. E’ oggigiorno quasi del tutto recuperato. Residenti fissi non ve ne sono, ma nelle feste e d’estate si incontrano vecchi abitanti del borgo che qui ritornano o neoabitanti saltuari. Si può così contattare la signora che ha con sé le chiave delle chiese e del piccolo museo fotografico della transumanza. Nella zona più alta del castello si trova la Chiesa di San Biagio. E’ situata nel nucleo più antico del castello, è a navata unica con soffitto a capriate. Nella parete di fondo un dipinto ad olio su tela raffigurante la Madonna col Bambino in gloria e i santi Giacomo e Sebastiano del secolo XVII, è stato recentemente sottoposto a restauro conservativo. Altri dipinti interessanti nella chiesa sono l’affresco raffigurante la Madonna di Loreto, S. Antonio Abate e S. Lucia (sec. XVII), quello raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Biagio, Michele Arcangelo e Carlo Borormeo, e quello della Madonna del Rosario e santi. Nella zona bassa del castello si trova invece la Chiesa della Madonna del Rosario, situata nei pressi della porta di ingresso del castello medesimo. Mantiene l’impianto originario tardo romanico a navata unica con volta a botte; la facciata, ampliata in altezza dalla costruzione di un edificio sopra la chiesa, reca un portale con arco a tutto sesto e oculo centrale. All’interno vi sono numerosi dipinti del XV secolo: Madonna col Bambino in trono, S. Sebastiano e S. Leonardo, un’altra Madonna con Bambino, e vari altri frammenti (la presenza ripetuta della Madonna della Quercia è del tutto peculiare di questa struttura religiosa). La attenta e meticolosa descrizione degli affreschi di tali chiese possono essere consultati nel tomo “Spina e il suo territorio. Storia ambiente e tradizioni popolari” edito nel 2013 dalla Pro Loco di Spina di Campello. Acera è collegata con una strada percorribile in auto alla Via della Spina, poco oltre Passo d’Acera, ove un tempo la Strada si inoltrava nell’allora Comune d’Acera (appodiato poi a Cerreto, indi unita al Comune di Campello e dopo l’Unità d’Italia definita semplice frazione), ove chi proveniva da Spina doveva necessariamente arrestarsi e assoggettarsi al pagamento del pedaggio (passus), come allora si chiamava la gabella a carico dei viandanti. Passo d’Acera era un tempo anche stazione di ristoro per gli uomini e per i loro cavalli. Qui, sotto la Torre dell’Olio, Annibale diretto a Roma dopo la vittoria del Trasimeno, sarebbe stato respinto dagli spoletini, che fecero piovere sull’esercito nemico caldai d’olio bollente; vista l’impossibilità di reazione, Annibale pensò di deviare per la Via della Spina e dirigersi verso la via del mare. Acera, ai piedi del M. Santo e del M. Maggiore, abitato quindi fortificato, nonostante terremoti, guerre e l’abbandono riesce ancora a raccontare del suo rilievo come centro di controllo anche sull’importante itinerario verso la valle del Vigi. Acera assieme al suo territorio fu per secoli terreno di confronto tra le famiglie dei Campello e dei Pianciani, fino a quando il Comune di Spoleto non impose il suo dominio. Molti appartamenti ristrutturati sono ora in affitto per medi o lunghi soggiorni, come si può leggere nei cartelli appesi qua e là. La visita attenta del piccolo borgo, suggestiva e con angoli e panorami inaspettati, è doverosa, meglio ancora se guidata. I Campetti di Monte Santo Ventosi, ventosi, ventosi questi Campetti, tra il Santo, a occidente (1331 m), e, ad oriente, l’innominata ma assai suggestiva cima di un ipotetico castelliere a quota 1313 m; talché la stazione meteorologica di un oggi ahinoi scomparso “avviso ai naviganti” (un Servizio a responsabilità limitata) recitava: «Pietra asciutta = bel tempo / pietra bagnata = pioggia / pietra bianca = neve / pietra invisibile = nebbia / pietra oscillante = vento / pietra tremante = terremoto». Più oltre, tra questi e la Fonte Santa, un bel bosco di faggio: la primavera è da poco subentrata all’inverno ma le foglie morte a terra e la luce del sole che filtra e le illumina ti rammentano le stagioni della tua vita.