SPETTROFOTOMETRIA UV/VIS prof. FABIO TOTTOLA IPSIA E.FERMI, Verona 2010 1 SPETTROFOTOMETRIA Una parte molto importante della moderna Chimica Analitica Strumentale è basata sullo studio dello scambio di energia (interazioni) tra la radiazione elettromagnetica e la materia. Questo tipo di interazioni sono evidenti ad occhio nudo nel caso di radiazioni che cadono nel campo visibile. Per esempio, quando un fascio di luce bianca attraversa una soluzione di solfato di rame(II) appare blu. Questo succede perché gli ioni rame interagiscono, assorbendole, con alcune radiazioni. Il fascio di luce riemerge mancante di tali radiazioni, e apparirà del colore ad esse complementari (blu). 2 Colore percepito 3 Sappiamo che negli atomi gli elettroni hanno la massima probabilità di trovarsi in certe zone che chiamiamo orbitali. Un buon modo per rappresentare un orbitale è immaginare di fotografare molte volte l’elettrone attorno al nucleo, utilizzando sempre la stessa pellicola: otterremmo un risultato rappresentabile come in figura con tanti puntini, uno per ogni istantanea dell’elettrone. La “nuvola” elettronica che viene così a formarsi rappresenta la distribuzione della probabilità di trovare l’elettrone. L’insieme delle zone dove i punti sono più fitti è l’orbitale. 4 Gli orbitali si differenziano per energia, forma e orientazione. 5 6 Alcuni poi sono particolarmente complessi 7 7p 6d 7s 6p 5d Energia crescente 6s 5p 4d 4p 3d 5f 4f 5s 4s 3p 3s 2p 2s 1s Gli orbitali sono frequentemente rappresentati con dei quadratini. Qui sono raffigurati gli orbitali normalmente utilizzati, in ordine di energia crescente. Si deve sottolineare che al crescere di n le differenze energetiche divengono sempre più piccole. 8 L’energia di un atomo è dovuta •alle interazioni nucleari •al movimento e alle repulsioni degli elettroni negli orbitali •alla velocità con cui l’atomo si sposta nello spazio 9 Quando si considera lo spostamento di elettroni in un atomo ci accorgiamo che sono possibili solo variazioni di energia ben definite, quantizzate, perché sono possibili solo salti elettronici da un orbitale all’altro (e neanche tutti quelli teorici). 4d 3d 3p 2p 2s 10 Quando due atomi si legano sovrappongono i loro orbitali secondo due modalità: •frontale, forte detta di tipo s •laterale, debole detta di tipo p 11 • Si formano così dei nuovi orbitali, detti orbitali molecolari, rispettivamente di tipo s e di tipo p 12 • La realtà è però un po’ più complessa perché due orbitali atomici che si combinano formano due orbitali molecolari (indipendentemente dal tipo s o p): uno è detto di legame e uno di antilegame 13 s di antilegame s di legame p di antilegame p di legame 14 • Per i nostri scopi e’ sufficiente rappresentare gli orbitali molecolari in modo simbolico, soprattutto quando sono molti gli orbitali che si sovrappongono 15 • Anzi, quello che ci interessa è ancora meno. Basta ricordare che in una molecola i livelli energetici degli orbitali sono nella sequenza riportata a fianco. Purtroppo però… s di antilegame (s*) p di antilegame (p*) di non legame (n) p di legame (p) s di legame (s) 16 • …il fatto che una molecola possa ruotare e i suoi legami possano vibrare, fa sì che i livelli energetici degli orbitali interessati vengano disturbati. 17 • Ogni livello energetico elettronico è suddiviso in livelli vibrazionali a loro volta suddivisi in livelli rotazionali 18 200 1 • Attenzione! Il disegno non è in scala. Se poniamo 1 la distanza tra 40000 due livelli rotazionali, vale 200 quella tra due livelli vibrazionali e 40000 quella tra due elettronici 19 L’energia di una molecola è dunque dovuta •alle interazioni nucleari •al movimento e alle repulsioni degli elettroni negli orbitali •alla vibrazione dei legami •alla rotazione della molecola •alla velocità con cui l’atomo si sposta nello spazio 20 • I livelli energetici di una molecola sono dunque di gran lunga superiori a quelli di un atomo isolato… Livelli energetici atomici Livelli energetici molecolari 21 • …e molte di più sono le transizioni energetiche. Non ci sono solo salti elettronici, come in un atomo. Le transizioni interessano tutti i livelli di energia della molecola. Qui viene esemplificato il caso di un atomo con soli due livelli elettronici confrontato con una molecola con due livelli elettronici, due vibrazionali e due rotazionali. 22 • In realtà le transizioni energetiche di una molecola sono in numero inferiore a quelle teoricamente possibili perché alcuni “salti” sono vietati dalle regole di selezione. Tali regole sono molto complesse e tratteremo qui solo quella più semplice in base alla quale “sono possibili solo quelle transizioni che provocano una distribuzione degli elettroni differente rispetto a quella di partenza in modo da causare una variazione del momento di dipolo.” 23 Le radiazioni elettromagnetiche • Le radiazioni elettromagnetiche possono essere rappresentate come onda elettromagnetiche (natura ondulatoria) e come una serie di pacchetti discreti di energia, i fotoni (natura corpuscolare). • Le due rappresentazioni non sono in contrasto: una si adatta bene al mondo macroscopico (onda) e l'altra al mondo atomico e molecolare (fotoni). • Come fenomeno ondulatorio la luce è un dovuta alla propagazione simultanea di un campo magnetico (M) e di uno elettrico (E) tra di loro perpendicolari. 24 • Poiché, però, per le sue interazioni con la materia è importante solo la componente del campo elettrico l’onda elettromagnetica viene rappresentata nel modo semplificato qui riportato. 25 • E'importante ricordare che queste tre caratteristiche di una qualsiasi onda elettromagnetica sono correlate dalla relazione c =l n • Le lunghezze d'onda delle radiazioni elettromagnetiche vanno da 1/10000 di nm per i raggi cosmici fino alle migliaia di metri per alcuni tipi di onde radio. La luce visibile è dunque solo una piccola frazione dello spettro elettromagnetico. 26 L’energia di un’onda è proporzionale alla sua frequenza secondo l'equazione: E = h .n dove h è la costante di Planck che vale 6,63.10-34 J.s. Esempio Per una radiazione di l=600nm calcolarne il valore in m e mm. 600 nm = 6,00.10-7 m = 0,600 mm La frequenza di tale radiazione si ricava da c= l. n n = c /l = 3.108m.s-1/ 6,00.10-7s= 5.1014 Hz L’energia dell’onda è proporzionale alla sua frequenza E = h . n = 6,63.10-34 J.s E= 6,63.10-34 J.s . 5.1014s-1 27 28 Ancora lo spettro elettromagnetico con le principali applicazioni delle diverse onde 29 Radiazioni policromatiche e monocromatiche Avremo spesso osservato il fenomeno che si verifica in natura quando la luce del sole, passando attraverso goccioline d’acqua, dà luogo all’arcobaleno. Analoga scomposizione della luce si verifica, anche se con un meccanismo diverso, osservando la superficie 30 di un CD. Lo spettro continuo che si ottiene ci mostra che la luce del sole, di una lampadina, o di un qualsiasi altro solido riscaldato è policromatica, cioè composta da molte frequenze. Essa ci appare normalmente bianca perché si presenta sempre come somma di tutte le frequenze. 31 Anche elementi in fase gassosa, se vengono eccitati con il riscaldamento o con scariche elettriche, sono in grado di emettere luce, come verifichiamo tutti i giorni nei tubi al neon. 32 Nei saggi alla fiamma osserviamo la produzione di luce e sul loro stesso principio funzionano, in modo più spettacolare, i fuochi artificiali. Ciò che distingue queste sorgenti è che la loro luce ha colore diverso a seconda dell’elemento che la produce. 33 • Ma in che cosa si differenziano queste due sorgenti luminose… …il Sole e una lampada al neon? 34 Scomponendo la luce emessa nei due casi si nota: •per il Sole uno spettro continuo •per il neon (o per le fiamme colorate dai sali) uno spettro con poche frequenze 35 Filtrando opportunamente una luce composta da radiazioni elettromagnetiche di poche frequenze è possibile ottenere una radiazione monocromatica caratterizzata da una ben definita frequenza (e quindi lunghezza d’onda) 36 Alcune interazioni luce-materia Rifrazione Quando una radiazione luminosa attraversa la superficie di separazione di due mezzi trasparenti, il raggio rifratto si piega verso la normale alla superficie se questo è il più denso 37 E’ per la rifrazione dei raggi luminosi che gli oggetti immersi in acqua ci sembrano spezzati 38 Per ogni mezzo trasparente si definisce un indice di rifrazione assoluto c n= v dove c= la velocità della luce nel vuoto e v= la velocità della luce nel mezzo La determinazione dell’indice di rifrazione di un corpo viene effettuata con il rifrattometro. 39 L’angolo di rifrazione dipende dalla lunghezza d’onda della luce incidente per cui una radiazione policromatica viene suddivisa nelle sue radiazioni componenti. 40 La scomposizione della luce solare con la rifrazione attraverso minute goccioline di acqua è responsabile del fenomeno dell’arcobaleno. 41 Anche l’arcobaleno doppio ha la stessa origine. Le diverse riflessioni che si hanno sulle goccioline sono responsabili dell’inversione dei colori nei due archi. 42 A una combinazione di riflessione e separazione della luce bianca operata dalla rifrazione sono dovuti i riflessi colorati del diamante che accentua molto la separazione della luce a causa dell’elevato indice di rifrazione Lo zircone, che ha un più elevato indice di rifrazione, è caratterizzata da una più spinta separazione della luce 43 Diffusione Consiste nella riemissione in molte direzioni di una radiazione incidente su un sistema costituito da particelle di varie dimensioni. Il comportamento della diffusione dipende dalla lunghezza d’onda della luce incidente e dalle dimensioni delle particelle disperse. 44 a.Diffusione di Rayleigh Si verifica quando la radiazione incidente attraversa un sistema costituito da particelle di diametro molto minore della propria lunghezza d’onda (<1/10). L’intensità della luce diffusa è proporzionale alla quarta potenza della frequenza della luce incidente per cui in un fascio policromatico le radiazioni a frequenza più alta vengono diffuse maggiormente. 45 Azoto e ossigeno dell’aria hanno le dimensioni adatte per dare questa diffusione con la luce del sole. Verrà diffusa maggiormente le componenti viola e azzurre che danno così il colore al cielo. 46 Quando il sole viene osservato direttamente si colgono le componenti che sono meno diffuse per cui ci appare giallo o rosso se lo strato atmosferico attraversato è maggiore come all’alba o la tramonto. 47 a.Diffusione di Mie Si verifica quando la radiazione incidente attraversa un sistema costituito da particelle di diametro relativamente grande, superiori a 1/10 della propria lunghezza d’onda. L’intensità della luce diffusa è meno dipendente dalla frequenza della luce incidente per cui in un fascio policromatico le radiazioni vengono diffuse abbastanza omogeneamente. 48 E’ il caso delle nuvole che ci appaiono bianche perché diffondono in maniera abbastanza omogenea tutte le radiazioni della luce solare. 49 Una situazione particolare si verifica con il fumo delle sigarette. Appare azzurro quando si forma ma diviene bianco quando viene emesso. Nel primo caso le particelle di catrame sono molto piccole e danno la diffusione di Rayleigh mentre poi divengono più grandi e danno la diffusione di Mie. 50 a.Effetto Tyndall Si verifica quando la radiazione incidente attraversa un sistema costituito da particelle di diametro approssimativamente uguale alla sua lunghezza d’onda. E’ la tipica diffusione della luce che attraversa una soluzione colloidale ( foto a destra) 51 Si veridica anche quando le particelle di polvere disperse nell'aria sono investite da un raggio di luce solare che penetra attraverso le fessure di una finestra: esse diventano visibili ed appaiono come punti brillanti. Anche le goccioline di vapore provocano lo stesso effetto. 52 Interferenza Quando due onde della stessa frequenza si incontrano possono rinforzarsi o annullarsi a vicenda a seconda della fase con cui si presentano: si parla di interferenza costruttiva interferenza distruttiva. 53 Questa proprietà delle onde è utilizzata per monocromare una radiazione policromatica utilizzando una sottile lamina di materiale trasparente delimitata da due specchi semitrasparenti La luce entra e, in parte, è riflessa dagli specchi per cui in uscita verranno a incontrarsi più raggi che, se in fase, si rinforzano. Secondo raggio diretto Raggio diretto 54 Può però succedere anche i due raggi non essendo in fase si annullino. Secondo raggio diretto Raggio diretto Ogni raggio ha percorso più dell’altro un spazio pari a due volte lo spessore (s) del filtro e potranno emergere dal filtro solo quelle radiazioni che rispettino la relazione 2s = n l 55 Se il filtro è fatto a cuneo, con uno spessore variabile, nelle diverse zone ci saranno condizioni di interferenza costruttiva per differenti radiazioni. Spessore filtro l radiazioni uscenti 300 nm 350 nm 400 nm 300, 150, 100 nm 350, 175, 117 nm 400, 200, 133 nm Dopo lastra vetro 300 350 400 Tutte quelle radiazioni sono ovviamente solo teoriche perché bisogna anche vedere se erano contenute nella sorgente 56 All’interferenza sono dovuti i colori delle bolle di sapone. Quando la luce colpisce la superficie più esterna di una bolla, parte di essa viene riflessa, parte riesce ad attraversarla giungendo sulla superficie più interna da cui a sua volta viene quasi completamente riflessa. Questa seconda luce riflessa attraversa nuovamente il velo d’acqua e, arrivata alla superficie esterna, incontra la luce riflessa dalla lamina anteriore. Lo spessore della bolla condiziona quale colore potrà avere interferenza costruttiva ed elimina gli altri. I colori al passare del tempo variano perché varia lo spessore della lamina saponosa; la bolla infatti sgocciola e l'acqua da essa evapora facendola via via assottigliare. 57 Diffrazione Il fenomeno si verifica quando un’onda incontra fessure o ostacoli con spaziatura dello stesso ordine di grandezza della sua lughezza d’onda. Una radiazione monocromatica produce un alternarsi di zone luminose e zone scure la cui intensità decresce rapidamente andando verso l’esterno 58 Ciò significa che solo in alcune zone le onde arrivano in fase e si sommano. Come sappiamo due onde sono in fase se la differenza del loro cammino è pari a un numero intero di lunghezze d’onda. 59 Se la sorgente è invece policromatica (come accade in realtà) si deve tener conto le singole lunghezze d'onda saranno diffratte in tutte le direzioni ma avranno differenti angoli per i quali si ha interferenza costruttiva. Si formano delle frange, suddivise in bande, dovute all'accostamento delle differenti l. 60 Si deve sottolineare che: -anche in questo caso l'intensità delle righe diminuisce rapidamente al crescere dell’ordine dello spettro -gli spettri del 1° e 2° ordine sono ben separati solo nel VIS. 61 q 0 1,15 2,30 3,44 4,59 5,74 6,09 8,04 9,19 10,4 11,5 1° ord 2° ord 3° ord 4° ord 0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1600 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 800 0 33 67 100 133 167 200 233 267 300 333 533 0 25 50 75 100 125 150 175 200 225 250 400 5° ord 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 320 18,7 Nella tabella sono riportati i valori delle l per i quali si hanno interferenze costruttive a differenti angoli rispetto alla perpendicolare. 62 Quello che abbiamo appena visto è lo schema su cui funziona un reticolo di diffrazione in trasmissione: la luce policromatica passa attraverso esso e arriva dall’altra parte suddivisa nelle sue componenti. 63 • Un altro tipo di reticoli utilizzati sono quelli in riflessione. Sono ottenuti ricoprendo con uno strato riflettente (un velo di alluminio) un sistema contenente minutissime incisioni (anche 2000/mm). In corrispondenza dei gradini il sistema perde le sue capacità riflettenti. Le zone rimanenti, distanziate dello stesso ordine di grandezza della lunghezza d'onda della luce incidente, assumono l'identico ruolo delle fenditure nei reticoli a trasmissione. In questo caso, però, le figure di diffrazione si formano dalla stessa parte della luce incidente. 64 La diffrazione è responsabile dell’apparire di iridescenza in molti oggetti, tutti caratterizzati dalla presenza di una spaziatura regolare come un CD… 65 …l’opale… 66 …le ali delle farfalle… 67 Assorbimento Le radiazioni possono essere assorbite da atomi o molecole e indurre diversi fenomeni a seconda della frequenza (e quindi dell’ energia) della radiazione stessa. E' stato scoperto che diversi nuclei atomici (tra cui 1H, 13C ) immersi in un forte campo magnetico possono variare il loro 'momento magnetico', e le energie connesse a tali transizioni sono invece basse, e corrispondono a quelle delle onde radio. La tecnica basata su tale principio si chiama spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ed ha notevolissime applicazioni nello studio ed identificazione di molecole organiche (nonché di imaging in campo medico). Le microonde inducono rotazioni nelle molecole mentre le radiazioni infrarosse (spettrofotometria IR) amplificano le oscillazioni dei legami. La radiazioni nel campo dell’ U.V.-visibile riescono a eccitare gli elettroni più esterni (elettroni di legame) degli atomi o delle molecole. Anche l'energia degli elettroni interni è quantizzata e le radiazioni in grado di effettuare le relative transizioni cadono nel lontano ultravioletto o addirittura nei raggi X. 68 Per atomi e molecole l’assorbimento di radiazioni del campo UV-Visibile provoca l’eccitazione di degli elettroni con passaggio di essi a un livello a energia superiore. La transizione avviene se • la radiazione ha l’esatta energia per coprire il salto • si verifica una variazione del momento di dipolo E’ inevitabile, per le molecole, avere delle transizioni anche nei livelli vibrazionali e rotazionali dello stato elettronico eccitato. 69 Quando la molecola è eccitata che cosa può succedere? 70 Fotoluminescenza Quando una molecola assorbe può assorbire solo onde elettromagnetiche di frequenza tale da portarlo a un livello eccitato. Da questo punto può ritornare al livello fondamentale per tre differenti strade 71 1) Fluorescenza di risonanza La molecola torna allo stato fondamentale emettendo, quasi istantaneamente, radiazioni con energia uguale a quelle che hanno prodotto l’eccitazione. 72 2) Rilassamento vibrazionale E’ molto più probabile che la molecola passi al più basso livello vibrazionale del livello eccitato perdendo energia grazie a urti con le molecole circostanti. Da questo punto possono succedere, a seconda dei livelli energetici della molecola, diverse cose. 73 2-a) Conversione interna E’ l’evento più probabile se i livelli vibrazionali del livello elettronico fondamentale sono sovrapposti con quelli dello stato eccitato. Non è radiativo, il che significa che anche in questo caso sono gli urti con le molecole vicine a far perdere energia. 74 2-b) fluorescenza Se non c’è sovrapposizione dei livelli l’energia viene restituita in un’unica volta con un processo radiativo; la frequenza della radiazione emessa è inferiore a quella della radiazione assorbita perché una parte dell’ energia è già stata liberata sotto forma di urti 75 I corpi che mostrano questo comportamento si presentano colorati se illuminati con luce UV che assorbono ma riemettono con frequenza minore e quindi nel visibile 76 Anche il chinino dà luogo a un comportamento analogo. 77 2-c) Conversione intersistema Alcune molecole sono in grado di riarrangiare i loro elettroni, portandoli a un differente stato caratterizzato da una variazione di spin (da singoletto a tripletto). La transizione è proibita per cui richiede tempo ad avvenire. L’elettrone passa ai nuovi livelli vibrazionali… 78 …da lì l’elettrone perde energia per rilassamento vibrazionale e successivamente emette una radiazione di frequenza più bassa di quella inizialmente assorbita 79 L’emissione di luce per fosforescenza, poiché implica una transizione proibita e quindi poco probabile, avviene in tempi molto più lunghi rispetto alla fluorescenza e può durare anche per alcuni minuti. 80 Anche i fantasmini! 81 Spettri di emissione e di assorbimento I metodi di analisi spettroscopici sono basati sull'analisi dello spettro delle sostanze, il quale può essere di emissione o di assorbimento: – si ottiene uno spettro di emissione quando si analizza un fascio di luce emesso, in opportune condizioni, da una sostanza; – si ottiene uno spettro di assorbimento quando si analizza un fascio di luce dopo che ha attraversato una sostanza. Per una stessa sostanza lo spettro di emissione e di assorbimento sono pressappoco come il positivo e il negativo di una fotografia, nel senso che una radiazione presente nello spettro di emissione sarà mancante in quello di assorbimento. 82 Spettroscopia nel visibile e nell'ultravioletto Questa spettroscopia di assorbimento si occupa delle transizioni fra diversi stati elettronici della molecola. Queste transizioni sono generalmente accompagnate a transizioni sia vibrazionali che rotazionali, per cui gli assorbimenti sono costituiti da moltissime righe molto vicine tra loro che si sovrappongono, tanto da apparire un continuo, cioè una banda. 83 I legami ed i gruppi responsabili degli assorbimenti sono detti cromofori, e sono responsabili di un assorbimento situato nella regione delle lunghezze d'onda comprese tra 180 e 1000 nm. I cromofori più semplici sono i gruppi etilenici, acetilenici, carbonilici, carbossilici, azoici, nitrici, nitrosi, ... L’energia richiesta dalla transizione e quindi la frequenza assorbita dipendono anche dai gruppi legati al cromoforo, per cui è possibile formulare previsoni sulla struttura di una molecola a partire da dati spettroscopici (intensità e frequenza della radiazione assorbita), ma si è ben lontani dal poter trarre indicazioni risolutive. Oltre che nel caso di sostanze organiche con sistemi di doppi legami coniugati, si osservano eccitazioni nell'ambito del visibile in diversi composti e complessi di metalli di transizione: tutti i sali inorganici colorati presentano questo comportamento. 84 Analisi qualitativa Per effettuare analisi qualitative si fa uso di raggi policromatici a spettro continuo, poi separati tramite monocromatori nelle varie componenti (radiazioni monocromatiche). In pratica le singole radiazioni monocromatiche di tale raggio si fanno passare, una alla volta, attraverso la sostanza in esame, la quale assorbirà in modo diverso, cioè con diversa intensità, le diverse radiazioni. 85 Riportando perciò i valori registrati in un grafico lunghezza d'ondaassorbimento, si ottiene lo spettro di assorbimento della sostanza esaminata. Per il fatto che ogni sostanza ha il suo spettro di assorbimento, l'esame di tali spettri permette di identificare a volte una sostanza (per confronto diretto con campioni noti o tramite banche dati di spettri) o, più di frequente di controllarne il grado di purezza. 86 Analisi quantitativa Nel campo dell’UV/visibile è più frequente l’analisi quantitativa basata sul fatto che, quando una radiazione monocromatica attraversa una soluzione, viene assorbita più o meno intensamente a seconda della concentrazione I0 CAMPIONE I Dalla misura delle intensità luminose I0 e I, gli strumenti forniscono direttamente i valori di trasmittanza e assorbanza. Il rapporto tra l'intensità del raggio uscente e quella del raggio entrante si chiama trasmittanza: T= I /I0 che esprime quale frazione della luce incidente ha attraversato il campione senza essere assorbita. T può assumere valori compresi tra 0 e 1. E’ molto utilizzata l'assorbanza poiché risulta direttamente proporzionale alla concentrazione ove A = - log T Trasmittanza e assorbanza sono adimensionali (numeri, senza unità di misura). 87 Legge dell'assorbimento (legge di Lambert-Beer) Prendendo in considerazione una cella, contenente una sostanza in soluzione, attraversata da un raggio di luce monocromatica, si verifica che A=ε∙b∙C dove: A = assorbanza (non ha unità di misura) ε = coefficiente di assorbimento molare, caratteristico della sostanza (mol-1 L cm-1) b = cammino ottico (cm), cioè lo spessore della soluzione C= concentrazione molare della sostanza (mol/L) La legge di Lambert-Beer descrive i fenomeni di assorbimento di radiazioni elettromagnetiche ed è valida per radiazioni 88 monocromatiche e soluzioni diluite. Limiti della legge di Lambert-Beer Al crescere della concentrazione del soluto si verificano deviazioni notevoli con conseguente scarsa attendibilità del dato analitico. Per questo motivo, le condizioni di lavoro usuali prevedono che le soluzioni siano sempre diluite al massimo. E' da ricordare anche che all'aumentare della concentrazione si ha un aumento dell'indice di rifrazione e quindi una maggior dispersione del raggio nell'attraversare la soluzione stessa. Un altra condizione di validità della legge di Lambert-Beer è che le radiazioni luminose che devono attraversare la soluzione in esame siano monocromatiche. In realtà le radiazioni impiegate non sono mai rigorosamente monocromatiche a causa, soprattutto, di difficoltà strumentali. In certi casi si osservano, inoltre, deviazioni dovute all'instaurarsi di un equilibrio chimico sensibile al pH. 89 IL BIANCO Quando il raggio di luce monocromatica investe la celletta contenente il campione, avvengono diversi fenomeni: riflessione, rifrazione, assorbimento da parte delle pareti della celletta, del solvente e di tutti i reattivi aggiunti per formare il composto colorato, e ovviamente della sostanza in esame. L'assorbanza effettivamente misurata risente quindi di numerosi fattori non legati alla concentrazione della sostanza in esame, portando ad errori nella determinazione della concentrazione di quest'ultima. I0 BIANCO IB I0 CAMPIONE IC Per aggirare questo problema, prima di misurare l'assorbanza del campione in esame, lo strumento lo confronta con il “bianco”, cioè una celletta identica a quella del campione e che contiene una soluzione il più possibile simile a quella del campione ma in cui è assente la sostanza in esame. Lo strumento misura allora T= IC /IB 90 Spettrofotometro a doppio raggio . 91 Determinazione della concentrazione della sostanza Una volta ricavata l'assorbanza, dopo il confronto con il bianco, della soluzione in esame, per risalire alla concentrazione si possono seguire diversi metodi, sempre ricordando che (per concentrazioni 'non troppo alte') assorbanza e concentrazione sono direttamente proporzionali: A=ε∙b∙C Si preparano quindi un certo numero di soluzioni contenenti la sostanza in esame a concentrazioni diverse e si misura la loro assorbanza. Si avranno quindi una serie di valori di concentrazione (C1, C2, C3, C4, ...) associati ai rispettivi valori di assorbanza (A1, A2, A3, A4, ...); riportando questi valori in un grafico cartesiano si ottiene la curva (o retta) di . lavoro. La retta di lavoroviene utilizzata per soluzioni di qualsiasi concentrazione, purché comprese nell'intervallo in cui la curva è stata tracciata. 92 Per calcolare Cx si misura Ax e graficamente si risolve il problema. Sorgenti La sorgente deve emettere radiazioni policromatiche, contenenti cioè tutte le lunghezze d'onda del campo richiesto. Per la regione del visibile si utilizzano lampade a incandescenza (a filamento di tungsteno, lampade quarzo-iodio o lampade tungsteno-alogeno). Per la regione UV si usano lampade a scarica in un gas (deuterio o a idrogeno); sono costituite da un'ampolla di quarzo contenente il gas rarefatto nella quale viene attivata, tra due elettrodi, una scarica elettrica con la conseguente emissione di radiazioni con spettro continuo. Gli spettrofotometri UV-visibile avranno quindi al loro interno due diverse lampade, che vengono opportunamente intercambiate dal meccanismo interno. 93 Monocromatori Come si intuisce, il monocromatore è una delle componenti critiche che caratterizzano lo strumento. Esistono due tipi di monocromatori basati su filtri che bloccano una parte della luce e lasciano passare solo la parte desiderata. I filtri ottici contengono opportune sostanze che assorbono gran parte delle radiazioni visibili lasciando solo la banda desiderata, cioè un certo intervallo di lunghezze d'onda, che ha però notevoli ampiezze (250nm). Anche combinando più filtri, rimangono comunque bande passanti dell'ordine di 50nm e sempre a scapito di un indebolimento del raggio anche per le λ richieste. Si utilizzano solo nei colorimetri. I filtri interferenziali si basano su un fenomeno tipicamente ondulatorio (l'interferenza) che causa rafforzamenti o indebolimenti tra due radiazioni che si sommano a seconda che siano o meno in fase tra loro. Sono più efficienti dei filtri basati sull'assorbimento, consentendo bande passanti dell'ampiezza di 20nm (nel visibile); sono tuttavia più costosi e si utilizzano nei colorimetri migliori. 94 I monocromatori basati su elementi disperdenti sono quelli effettivamente usati negli spettrofotometri di qualità: Il prisma è in grado di disperdere le radiazioni con diversa λ grazie al fenomeno della rifrazione: quando un raggio di luce passa da un mezzo ad un altro subisce una deviazione che dipende però dalla λ della radiazione (cioè, radiazioni con diversa λ subiscono diversa deviazione). I reticoli svolgono la stessa funzione del prisma, ma il loro funzionamento è basato sull'interferenza. Sono costituiti da serie di solchi o fenditure parallele tracciati su una superficie a distanza ravvicinata (ad esempio 1200 solchi a mm): il fenomeno è quello che si osserva guardando obliquamente la superficie di un CD. Nei moderni spettrofotometri si utilizzano reticoli a riflessione, sia nel campo UV-visibile sia nell'IR. 95 Celle Sono la componente destinata a contenere il campione da esaminare. Oltre ad essere trasparenti alla radiazione impiegata, devono avere un ben preciso 'cammino ottico' (la lunghezza percorsa dalla radiazione nel campione) che dovrà essere sufficiente ad avere assorbimenti rilevabili dallo strumento. In UV si utilizzano celle in quarzo (SiO2), nel visibile in vetro o quarzo o alcuni materiali plastici. In IR si rendono necessarie celle in NaCl, KBr, CaF2, CsI. 96 Rivelatori Sono dispositivi capaci di produrre un segnale elettrico che dipende dall'energia delle radiazioni che lo investono. Tale segnale elettrico (proporzionale all'intensità luminosa) viene poi elaborato per via elettronica in modo più o meno complesso. In UV-visibile si possono utilizzare: • celle fotovoltaiche e celle fotoconduttive; • fototubi e fotomoltiplicatori; • fotodiodi. Le celle fotovoltaiche e fotoconduttive sono basate su semiconduttori che generano ai loro capi una d.d.p. direttamente proporzionale all'intensità della radiazione incidente. Sono poco sensibili e non coprono tutto l'UV-visibile, tuttavia sono resistenti e poco costose: per questo motivo vengono utilizzate in colorimetri o semplici fotometri di 97 basso prezzo. I fototubi e i fotomoltiplicatori (con amplificazioni dell'ordine 106 – 109)sono basati sull'effetto fotoelettrico, che consiste nell'emissione di elettroni da parte di un materiale quando viene colpito da radiazioni luminose: il numero di elettroni emessi (misurabile per via elettrica) è proporzionale all'intensità della radiazione incidente. 98 I fotodiodi, infine, sono microscopici circuiti su chip di silicio (o germanio) che variano la loro d.d.p. se investiti da radiazioni luminose. Hanno sensibilità inferiore ai fotomoltiplicatori, ma presentano il vantaggio di poter essere inseriti in grande numero su un singolo chip di silicio, prestandosi così in modo efficace alla costruzione di spettrofotometri a serie di diodi da un chip con centinaia di fotodiodi allineati, ognuno dei quali misura la particolare banda di radiazione inviatagli dall'elemento disperdente. In 1/10 di secondo è possibile misurare tutto lo spettro (senza parti in movimento che inviano le λ un po' per volta. 99 Spettrofotometro a serie di diodi 100