1 Rev. 15.09.07 - xxx Pag. del 07/09/2015 INDICE (provvisorio) degli argomenti Lavori in corso P.S.:ci sono un sacco di errori. Li leveremo presto. INDICE degli argomenti Pag. " " " " " " " " " " " " " " " " " " " " 2 4 7 38 142 144 155 156 157 161 185 186 199 - INTRODUZIONE - ELENCO DEGLI AUTORI di questo libro! I 100+ - NCIURIE - MODI DI DIRE, DETTI, FILASTROCCHE, CANZONI - FATTI CURIOSI - FATTI MEMORABILI - LEGGENDE - Ricette tipiche Buccheresi - CONTRADE E LUOGHI - VOCABOLI - FESTIVITÀ BUCCHERESI - ORAZIONI - BUCCHERI MIA (ANTOLOGIA 1985-86 alunni I^ B) 201 - Il fidanzamento 202 - Il matrimonio 203 - Filastrocche buccheresi 208 - Poesie dialettali buccheresi 211 - DEPLIANT PUBBLICITARIO (Anno Scolastico 1993-94 alunni II^ B) xxx - NIVINAGGHI xxx - FONTI STORICHE(APPENDICE STORICA INEDITA) xxx - APPENDICE BIBLIOGRAFICA! 2 INTRODUZIONE Autori di questa raccolta sono “i vecchi” Siciliani in generale e di Buccheri in particolare, oltre ai volenterosi, senza l'ausilio dei quali non sarebbe stato possibile stilarla. Li elenchiamo di seguito e spero non ce ne vorranno coloro che pur avendo collaborato non sono stati citati per nostro difetto di memoria. Un lavoro notevole era stato fatto precedentemente da Tanino Cannata, da Tanina Spanò e da Gina Giucastro che avevano stilato una loro raccolta indipendente di nciurie oltre che di "antichi detti" e che sono stati integrati nel presente volume, come pure le circa 200 nciurie citate da Leonardo Arminio nel suo ormai mitico e classico libro sulla storia di Buccheri. Altre nciurie sono state reperite nel Rivelo del 1474 e delle quali si era persa completamente la memoria. Di questa raccolta fanno parte anche le trascrizioni tratte dalla tesi di Laurea di Sebastiano Centorbi (1997-98) e due volumi di "raccolte" di tradizioni degli alunni della scuola media di Buccheri negli anni 1985-86 e 1987-88 alla cui stesura contribuì una delle nostre autrici, Rosetta D'aquino. Questi lavori, che ci teniamo a segnalare da subito, sono stati trascritti a mano e pertanto se vi trovate degli errori non sono da ascrivere alla stesura originale bensì al nostro lavoro di trascrizione. I Diritti d'Autore di questo libro, sentiti moltissimi tra questi, vengono dirottati verso una "Conservazione della memora" storico-architettonica di Buccheri, ovvero al restauro della Chiesa di Santa Maria Maddalena! Ero indeciso se finire qui l'introduzione aggiungendo solo le poche righe della NOTA FINALE oppure se continuare con questa INTRODUZIONE per cercare di spiegare il senso e lo scopo di questo libro. Ho scelto di continuare perché, ai posteri l'ardua sentenza, normalmente nei libri di "memorie" a volte sono più esplicative le note e le introduzioni che il vero e proprio testo. Da dove è nata l'idea di questo libro? Intanto diciamo chiaro e subito che quel detto "Nemo Propheta in Patria" calza a pennello anche a Buccheri, perché se ci fate caso, gli unici autori "di rilievo" che ne parlano (anche andandoli a cercare nel lontano passato) sono tutti personaggi NON BUCCHERESI, a cominciare, senza andare troppo lontani nel tempo, dal Guarrella per finire ai nostri contemporanei Leonardo Arminio e Luigi Lombardo. Hanno tutti fatto un lavoro NOTEVOLISSIMO intendiamoci e (diciamocelo subito) anche FATICOSISSIMO per loro che non essendo del luogo non hanno avuto "iniettato" nelle loro vene fin da bambini ciò che noi nativi, cresciuti, pasciuti e seminati in questi luoghi abbiamo praticamente fusi nel nostro IO tutte le tradizioni che i nostri padri e le nostre madri ci hanno INIETTATO giorno dopo giorno durante i lunghi giorni della nostra infanzia! Un esempio per tutti! Le cosiddette 'nciurie di Buccheri! Immagino già l'enorme fatica di Arminio per riuscire a "decifrare", chiedendole ai "pochi dotti do chian'e canali" quelle circa duecento che lui ha citato nel suo libro. 3 Lavoro immane, certo, per lui... per quelle sia pur pochissime 'nciurie che è riuscito a raccogliere e a trascrivere. Eppure sarebbe bastato che qualsiasi "villico" gli avesse parlato per qualche mezza giornata per sciorinargliene almeno il triplo o il quadruplo! L'idea dunque del "Salviamo la nostra memoria" nasce proprio da lì! Quanti fra voi, buccheresi purosangue, che magari vantate secoli di appartenenza a questa terra sarete rimasti un po' "delusi" dal fatto che proprio la vostra 'nciuria non era citata? Nè quella di vostra madre! Né quella dei vostri nonni... e ve la sarete cavata (come me) con una scrollata di spalle e un sorriso sebbene delle almeno 6 o 7 nciurie che mi appartengono, non ne è stata citata neanche una. Per contro vedere storpiato un famoso barbiere di Buccheri "Varba e nasu" in BARBANNASO, beh diciamocelo chiaramente, ha fatto scattare in noi la molla di indagare ulteriormente per vedere quante 'nciurie erano state "dimenticate"! UN NUMERO ENORME!!! Ci siamo dunque messi al lavoro e SENZA FATICA ALCUNA alcuna abbiamo raccolto, nel giro di pochi giorni, circa 600 nciurie, fra le più famose e popolari. Pochi giorni dopo Tanino Cannata mi dice di avere anche lui una sua raccolta di 'nciurie (circa 700) che mi dà immediatamente e che io integro alla mia lista facendo balzare il totale a circa 1000. Subito dopo anche Tanina Spanò, (la moglie di Ciccio Santini) ci mette a disposizione la sua lista di altrettante nciurie e altre 200 circa si aggiungono alla nostra base. Le ultime sono state aggiunte in diversi anni di "raschiamento del barile", anche reperendole dal Rivelo del 1474. Al momento di iniziare a scrivere questa prefazione eravamo arrivati a quota 1288 prima di assestarci alle ATTUALI 1344 grazie all'integrazione tratta dall'elenco della Preside Giucastro, ovvero circa 7 VOLTE TANTO le scarne 200 citate nel libro di Arminio. Dalle raccolta delle nciurie ai modi di dire e ai riferimenti storici che molti citano ma nessuno mai ha riportato in maniera organica il passo è stato breve e così, da una semplice raccolta di fogli con le nciurie siamo passati alla stesura di questo "libro". Ma non è finita. Verso i primi di settembre del 2015 (esattamente la mattina del 10 Settembre) parlandone con Gina Giucastro, mi dice che anche lei aveva raccolto, oltre alle nciurie, anche una miriade di altre chicche tipiche buccheresi degne di essere salvate dalla crudele distruzione del Tempo che incalza veloce e devastatore soprattutto della nostra memoria. E... neanche a farlo apposta mi dice che aveva pensato (già molti anni fa) di intitolare questa raccolta "Sarba ca Truovi", ovvero, se ci fate caso, quasi una trascrizione fedele dialettale di quello che noi avevamo pensato come nostro titolo... e così... prima ancora di metterci a trascrivere i suoi fogli nel nostro file abbiamo "corretto" il titolo di questo libro in TITOLO e (Sottotitolo): SARBA CA TRUOVI (Salviamo la nostra memoria) 4 NOTA FINALE 1: Una considerazione particolare riguarda quelle 'nciurie dei cosiddetti "trapiantati" ovvero di gente che nata in altri luoghi oggi abita a Buccheri a tutti gli effetti e quindi ci siamo preoccupati di inserirle. Non solo, ma ove possibile (e autorizzati dagli stessi) ne abbiamo indicati anche nome e cognome. Ai "precisini del caspio" che avrebbero voluto che li escludessimo da questa lista... ribadiamo soltanto un concetto: Se si va sufficientemente indietro nel tempo scoprirete che siamo TUTTI (nessuno escluso) dei TRAPIANTATI. Viceversa non abbiamo inserito (per scelta) coloro che solo di passaggio hanno abitato a Buccheri per brevi periodi, come ad esempio, e lo citiamo per tutti) non troverete la 'nciuria "Panî 'i frümmentü" sebbene il personaggio di che trattasi ha abitato a Buccheri, ospite del sottoscritto per un breve periodo e fino a qualche anno addietro è stato Sindaco di Licata - proprio lui... parlo di Angelo Biondi! 5 NOTA TECNICA: La cosa più difficile nel riprodurre un idioma particolare o anche una lingua è la fonetica. Le codifiche canoniche della fonetica sono troppo astruse e impegnative per chiunque e troppo spesso inquinano il testo di così tanti segni aggiuntivi che nella maggior parte dei casi lo rendono illeggibile. Il primo pensiero che ci siamo dati è stato quello di rendere agevole e semplice la lettura. A questo scopo abbiamo introdotto pochissimi caratteri speciali che riproducessero con una codifica semplice (utf8) quei (fortunatamente pochi) fonemi particolari della lingua parlata siciliana in generale e buccherese in particolare. L'esperienza ci insegna che qualche fonema (tipo dd e ggh di viddanu e negghia) difficilmente si impareranno da adulti se non si sono imparati da bambini. Per conoscere l'esatta pronuncia dei caratteri speciali che abbiamo introdotto sarà possibile cliccare sulla parola che li contiene nel file html apposito che è in preparazione. I nuovi caratteri introdotti sono i seguenti: c c̑h c̑h C +0311 ç Ç ; di c c̑hiana, ac c̑c c̑hianarî --> suono intermedio tra chi e ghi ; di çiuri ---> ç = suono molto simile al gruppo sc di scena Đ đ 0110 0111 ; di vîđđanu, ađđumarî ---> simile a dd ma con la lingua ; retratta e piu' palatale Ǥ ǥ 01e4 01e5 ; di uoǥǥhiu, cuoǥǥhî --> simile al gruppo ggh ma piu palatale Î î 00ce 00ee ; di Îđđo, Îđđa ---> suono intermedio tra e ed i ; in alcuni casi sarebbe piu opportuno usare ê ü 014e ; di ünnî, üra ---> ü = suono intermedio tra o e u Š š 0160 Ŧ ŧ 0166 Ź ź 0179 ; di šŧratunî --> s strascicata e t vicina a d ; di ŧrî, ŧrenu ; di źappa (zeta dura a inizio parola quasi raddoppiata ; rispetto alla zeta normale) '========================================================= Per non appesantire troppo il testo, questi accenti sono riportati solo in alcune parole. Del resto chi è Siciliano (ed in particolare di Buccheri) sa esattamente come si pronunciano certe parole, mentre per altri lettori può bastare la presenza del fonema solo in alcune di queste. 6 ELENCO DEGLI AUTORI DI QUESTA RACCOLTA I 100+ Ecco l'elenco degli autori di queste memorie, citati in rigoroso ordine alfabetico 1)- Acciarito Maria (cl. 1942) - Airo Farulla Angelina - Alderuccio Maurizio (cl. 1971) - Amato Franca (cl. 29 + 26 - perché ha sempre 29 anni) - Amato Francesco (n. 1/8/1936) - Amato Grazia, New York, USA - Amato Jennifer (cl. 1979) - Assenza Laura (cl. 1952) - Assenza Lucia (cl. 1944) 10)- Assenza Maria (cl. 1938) - Atanasio Franco Cucchi - Barberi Giuseppe (cl. 1939) - Basili Angelo - Battaglia Giuseppe (cl. 1942) - Battaglia Viviana - Benintende Sebastiano (Nello) - Brodo Grazia (cl. 1934) - Brullo Giusy - Buccheri Giuseppe (cl. 1938) -- Bucchieri Flavio (27/7/1969) - Bucchieri Francesco (13/1/1932) - Bucchieri Graziella - Buscema Gaetano (c. 1945) - Buscema Jose - Calisti Franceso (Via Mugnai 36 - cl. 1928) - Calisti Giuseppe (cl. 1939) - Cannata Gaetano - Cappello Nunzio (cl. 1933 Via Marconi 30) - Cataldo Dora cl. 1948 -- Cataldo Giuseppe (Pippo Rasula - cl. 1941) - Cataldo Paolo (cl. 1949) - Cataldo Pietrina (cl. 1945) - Cataldo Salvatore - Centorbi Sebastiano - Chilin Sonia (cl. 1973) - Ciurcina Angelo (cl. 1947) - Ciurcina Maria (Cl. 1942) - Ciurcina Giuseppe (cl. 1948 - Pippu causi i sita) - Costantino Vincenzo -- Crusca Franca D'Angelo Gaetano (cl. 1947) - D'Aquino Angelo (cl. 1942) - Daquino Rosetta (20/04/1974) 7 - Di Benedetto Giovanni (02/01/1930) - Di Benedetto Giuseppe (1947? 1949?) - Di Bennardo Diane - Di Pietro Vito (cl. 1934) - Festa Giovanni (cl. 1927) - Filippone Rosetta (cl. 1930) -- Filippone Vito Michelangelo detto Angelo papa (cl. 1933) -- Fisicchia Debora - Fortunato Orazio (cl. 1954) - Gambilonghi Francesco (cl. 1955) - Gambilonghi Giuseppe (n. 09/08/1938) - Gambilonghi Vito (cl. 1946) - Garfì Ornella - Giarratana Giuseppe - Giarratana Vito - Giarrusso Giovanni (cl. 1941) -- Gissara Ginetta (cl. 1966) - Gissara Raimondo - Gissara Vito (cl. 1936) - Giucastro Gina (cl. 1945) - Glorioso Paola - Guzzardi Lucia (n. 2/3/1934) - Guzzardi Santo (cl. 1933) - Guzzardi Teresa (cl. 1939) - Iannello Marilena e Elio - Ingannè Maurizio -- Ingannè Salvina - Interlandi Francesco (cl. 1963) - Iurato Giuseppe (cl. 1934) - La Ferlita Aurora (cl. 1950) - La Rocca Salvatore (cl. 1928) - Lorefice Giancarlo - Lorefice Vito (cl. 1933) - Malignaggi Sebastiano (n. 25/12/1939) - Margherita Vituzzo (cl. 1926) - Martellaro Gaetano (Tanü Martillanü cl. 1944) -- Mazza Francesco - Mazzone Gino (cl. 1939) - Mazzone Giovanni (cl. 1933) - Mazzone Giuseppe - Mazzone Graziella (cl. ) - Mazzone Vito (cl. 1957) - Merlo Vincenzo (cl. 1951) - Moncada Francesco (cl. 1931) - Musarra Francesco - Musco Salvatore (cl. 1936) -- Nigro Liliana 8 - Occhipinti Fabio (n. 8/5/1972) - Paparone Maria Grazia - Pappalardo Salvatore (n. 12/10/1935) - Pavano Salvatore (cl. 1967) - Pavone-Salafia Salvatore (cl. 1930) - Petrella Franca (cl. 1947) - Petruzzello Franco (cl. 1959) - Pirrone Caterina (cl. 1972) - Pisano Nello (cl. 1938) 100)- Ramondetta Concita (cl. 1966) - Ramondetta Pietro (cl. 1943) - Randone Giusy - Randone Maria Grazia - Randone Vito (cl. 1938) - Ripa Joe - Salamone Vittorio (cl. 1955) - Salerno Franca - Santoro Francesco (cl. 1939) - Salvia Francesco (cl. 1946 - alla sua memoria) - Scollo Francesco (Ciccio Scollo 'u Mascarü) -- Scollo Vittoria (cl. 1945) - Sognatrice21 (cl. 1994) - Spanò Tanina (8/3/1944) - Spina Gaetano - Tarascio Giuseppe (cl. 1959) - Tarocca Clementina - Tavano Tania - Tavano Vito - Terzo Massimiliano (cl. 1969) - Terzo Salvatore -- Trapani Nella (cl. 1935) - Trigili Francesco (papaređđa - cl. 1927) - Trigili Gaetano - Trigili Giuseppe Gaetano - Trigili Luciano - Trigili Vito (cl. 1933) - Vacirca Ciccio e Giovanni (Fratelli Gemelli -i menzi - n. 8/11/1929) contateli bene sono 2.) - Vacirca Giovanni (detto Bausu - cl. 1959) - Vacirca Giuseppe (cl. 1922) -- Valenti Rosetta - Vinci Vito (cl. 1946) - Viola Grace - Zaffarana Gaetano (cl. 1934) - Zappulla Pietro (cl. 1920) ecc. ecc. ecc. 9 10 ========================================================== Elenco aggiornato al 10 Settembre 2015 NCIURIE di Buccheri :===(Tot. 1342)=== abbìa abbìa acqualuorü (Silvestro) africanü (don Pîppinü l'afrîcanü) alluccalapuni (ammuccalapuni?) a'lüvota angilieđđu (o iancilieđđu?) angilu(zzu?) (dal Rivelo del 1474 - ANGILU DI CATALDO dittu ANGILU(?) ) appunta lemmî (alias tirìu) arancinü ch'e pierî armaruzzü arrivat'a'ncertü puntü ass'i bastünî aucieddu aušŧina avvücatü (Sebastiano Giarrusso) babbaluciu babbaü babbeü (vitu babbeü - de' pe) babbîtta babbü bacchetta baciacanî bacîüscîü (moglie di Cicci'ü bassü) bacù bađđazza bađđottu (fiǥǥhiü da signürina) badoo̱ glîü baffîtta baffü baggiana (Razzieđđa, moglie di Di Santo) baiascierî (Don Pippino Nicolosi - falegname, cercava fîmmînî) baiü baiuzzü ballacaziza ballarina (ballerinu - Salvatore Centorbi) ballünî 16) 11 balura bamminü bananî bananî (rampino) bancorî banditü baracca barbaianca (o varbaianca?) barbannasü (e' varb'e nnasü?) barbarrussa (o varbarussa?) barbascia barbetta (Turiđđu Incardona zio di per cui) barbiî barîlottu (Ciccinu Guzzardi) 50) barunieđđu birbanti (Iano Barbanti) barünîttü bascuglia (Ciccio Barberi) basiliscu bassü batìa (o badia) batîssa battalüsü battî lî zzocchîlî bausü batìa (Cicciu Batìa) baveđđa beccü beđđamatrî beđđü beđđü'mprimma (marito della giarratenesa) beđđupierî bellü ggiüvînî berlusconi (Paolo Ciurcina) bertinotti (Vito Fisicaro) biddazzu bîđđicc̑ cc̑hia (Di Genti) bîdella (o bitella) bîllinü (Gambilonghi) billütü bînantî bînîrittü biondinü biondu biribiđđino 12 bîrrîtta bîrsaglierî (Ciccinu) bîttuzza (Gambilonghi) biünnü blù blù boccia (alias funciutu -Floresta- discendente da Lucrezia Borgia traslitterato in Boccia, avevano l'albergo Sicilia agli inizi di Via Umberto vicino Piazza Roma, dove ora c'è la CGIL) bomminutu (Attualità) bonaccristü (Gaetano - parentî da pe') boscu (dal Rivelo del 1474 - JOANNI DI CURRAU DICTU BOSCU) bracazza brancaforte brasîttü brasuzzu brescianü (Gotti) brîgadierî (Peppino Amato) brünnü bruorü bu bbu' (Maestro Tanu Franco) bucalünî buccierî (o puccierî) 100) buccinü büffa (Turi Pavano) büffina (sorella di Turi büffa) büffü (era un altro che suonava bene il tamburo a orecchio) bufulinü buǥǥhiurü bummî bünaca bünacazza buoi i natalî (Vacirca) buriđđarü (Di Pasquale - Biagio 'u buriddaru parente de' menzi) burieđđü burzillina buscara buscîmîsî 115cacadînarî cacaleü cacamarrüggiü cacaruo̱ ttî cacasimmula cacaulivi 13 cacici caciü (parent'i fauciazza - via Garibaldi) cagghiu cagnuolü caicc̑ cc̑hi (i caicc̑ cc̑hi - erano due fratelli) calabbrîsî calanŧrünî caliarü calicci a pašŧa (era una variante di culici a pasta o era uno diverso?) Turi Terzo : Turi Calicci a pasta è il padre di Angelina Carullo, buccherese che vive in Australia, dove Turi, ca sunava u trummuni na banna 'i Bucchieri si trasferì dopo essere stato in Argentina. Chistu mu cuntà sa figghia. A 'nciuria ci a misunu pirchì quannu sunava a banna e passava vicinu 'i 'n casa ci ricìa a sa mamma, o a sa mugghieri: Calicci a pasta ca stai vinennu! campanieđđa (Francesco D'Amico - era un valente mietitore...) campiera (abitava in via Umberto vicino alla casa di Longo) campüleđđa canalî canalîttü (Vito Montemagno) canalü (canala ---> moglie do' sbirrü) cancîllierî canîǥǥhiottü canîttü canna sciaccata (cantava ed era stonato) cannîzzarü ('mpari Peppi u cannizzarü) cannola canoǥǥhiülü canta cantatüre (cantatüra) cantüna ('a cantüna) capitanü (Ciccio Frazzetto e Tano Rametta) capitanarü capitanazzü capitanittü cappîđđarü cappiđđina capulilla caraccü (Cicciü caraccü - abitava in via Torino) caracò caracoi caramantî caramello (nciuria moderna - Carmelo Nicotra) carbunîtta carcarazza 14 carcaterra cardašcia cardiđđü (Di Santo) carîna (Di Pasquale) carmîlinü carmînîttü (Sebastiano Amato) carmînuzzü carnîbella carnitta carpîteđđa carrettü (don Pippinu - vendeva vino e faceva da mangiare ai carrettieri a lifisa ) carrialeffa (nonna di Graziella Garfì) carricünî (grosso carico, ovvero come un asso di denari) carrieđđü carrozza carrualî cartaggirünîsî (faceva il fabbro) carulina carusieđđü ('Raziu carusieđđu) casalotü casca rabbia (Gaetano Moncada) caschitta (dal Rivelo del 1474 - COLA CAPPELLU dictu CASCHITTA) cašciazza cassarîsî castellanu (dal Rivelo del 1474 - JOANNI RANDUNI alias lu CASTELLANU) catanîsî catînazzarü caüra caüra (o cauri cauri?) causîpersî causîcarutî causî i'sîta cavađđarü cavagna cavalierî (Tosto -> Dio-nni-scanza) cavateđđa cavour (Salvia, nonno di Angelo e Franco Ciurcina) cazusarü cazzalora (o cazzaluora - peppi) cazzola (moglie di enricü 'ccillenza) cazzüna 200)ccc̑ hiappa iammîrî ccc̑ hiappîtta ccc̑ hittiera 15 cciappieđđa (o ciappiedda) ccîllenza cciùcciù (Barberi) c'è celentanü centumuǥǥhierî centupeđđî cernî cernîrîna cesîrî (cicciü parma) cessi (tanu cessi - 'nciuria moderna) cc̑ hiancatarü chianitta cc̑ hiaramüntanü chiccu (dal Rivelo del 1474 - ANTONIO DI MALLU dittu lu CHICCU) chircu cc̑ hirmia ciancataru cianci (Antonio Garfì suocero di Ciccinu u mulinaru) ciancianao̱ nna cianciminestra ciarameđđa ciaramîrarü (Ierna Salvatore, marito di Maria Gissara) ciaraülu ciarmirinü ciatacarbünî (Francesco Amato nonno di Vitü tronü) ciatarieđđa ciaura culi (Maestro Lo Faro) ciaura sticc̑ cc̑hi (Pisano) cîcala cîcalîtta cîccalamamma ciccallazza ciccapaüla cîccarieđđü cîccazzü (ciccazza) ciccieđđa ciccineđđa ciccüpippina ciccülìa ciccüramunnü ciccütiđđü cicîrîttü 16 cicirinella cicirü (don Turiddü Nasca - Giaquinta) cicîrünî cicüriara cicüriünî (Pippo Rasula jr. cl. 1946 fratello di Sebastiano) cîgna cîmînü (Barberi) cinqucentu ('a cinqucentu - anni '70) cintü ciociüla (o ciocila) ciolla (tavano) cîpè cipüđđa cipüđđarü cipüđđazza cîrasa cirma --- cirmia cirucîca cîrüsîtta (a cîrüsîtta) citarra (ciccu) citarređđa citrolu ciucciü ciüra (ciurî) cc̑ iürdianü ciürisü (Costantino - salsiccia in spagnolo) ciuzza (Tanuzzu) civalupa civisarü cocü (o coca-Melodia-c.da difesa- una moglie di IangiluDdia- episodio della capra che si mangiava la pasta) cocülü cocülü fattü a manü cođđü loncü cođđü niürü (faceva il molinaro) coeli (celi - Bucchieri) coffa cola confucio ('nciuria moderna - Turi Cantale alias confusione) confusione ('nciuria moderna - Turi Cantale alias confucio) conte di montecrišŧo continentala (madre di Maria Cutrona, moglie di Cicciu cappiđđaru) coppa (Ribera o D'Angelo) coppüla torta 17 corpumortu corsü (Cataldo Vito e Turi) corvü (corüvü) cotîlasacchî craparü crezia criscinna crünarü cruci crucilìa cua babbîgna 300)cuccu cucütriǥǥhiü ('nciuria moderna - Franco Pennisi) cüđđîrîtta --- cüđđürîtta cüđđîttü 'i giarra cudduredda cuddurunazzu cüđđurünî --- cüđđîrünî cuis (cuissa) culici a pašŧa (era una variante di calici a pasta o era uno diverso?) cull'anchi taǥǥhiati (fratello di sbiezi) culocciü culu ccc̑ hiattü culutu culu vasciü cümàggesa cümàmaruzza cümànina (Roccuzzo) cümàturiđđa cümmîsanü cümmusantarü cunà cuniǥǥhia cuoǥǥhi ficü (Fontana) cuoǥǥhi šcorpî cuoriü sîccü cüppînarü cura (padre di Maria Cutrona moglie di Cicciu cappiđđaru) curatrîttü curatrü curciü (Vito Pavano u cummusantaru) cürdarü cürraü (o curraia, suocera di Mazzone) 18 currierî cürritürî cürsü cürtîsî cütî cütî cutiđđa cutiđđierî cutipè cutipilla (Grazia Brodo, una delle autrici di queste memorie) cuŧrera cütrüncünî (Don Gaetano Di Corrado padre di sasizzieđđa) cuvalova (o cuvalora?) 344)'da luci (Vicenzu da luci - Assenza) dante (Di Genti -marito di Milina a carîna-Di Pasquale-emigrò in america) daziü đđiđđì đđiđđiriđđì deci liri (Franca Loncü deci liri) decü de' monichi (Teresa) diana (a diana oppure a' riana - moglie di Titta Battaglia) diarrea dibbillizza dîitta (Cataldo - abitava in via I. Barberi) dilîcatu (alias bucaluni) dimaiüra di maria (dal Rivelo del 1474 - JOANNI DI Vintura alias DI MARIA) di miluna (dal Rivelo del 1474 - JOANNI DI RIVERA alias DI MILUNA) diu m'aiuta dio-nni-scanza (alias cavaleri - Tosto) diurru (dal Rivelo del 1474 - ANTONIO DE SILVESTRO DIURRU) dommarianu donnaita donnamariana donnamarianna donnamincc̑ hia (Turi donnamincc̑ hia) donn'angîla donnannuzzu donna piangentî donnuminucü dulianü (Alderuccio - padre di Francesco trascinacriti) dulurî 'i testa 19 374)e canî (Maria - Frociano?) 375)faccetta nera facciazza faccîbbeđđa faccîcuotta (Linzitto) facci di piru faccîlürda faccirossa faccîrrüssa facc' î 'scacciünî facc̑ ianü (o fascianü) faliseu famiǥǥhia (Ciccio Gissara) faranna (Salvia) farînazzü (Digenti) fauciazza fazziü feđđa e mancia (Gambilonghi) fetü fezza ficca (cocülü) ficupala fifì fiǥǥh'i Gesù Crišŧü fiǥǥhîttü fiǥǥhiü da buscîmîsa (Bordonaro) 400)fiǥǥhiü unucü î dü pînzionî ('nciuria moderna) filamena (filomena o filümena) fîleccia fîlîciazzü fîlîcîtà filinia (manecc̑ cc̑hia) filucaninu fînta (era ppi ffînta) firrara firricamaneđđi firricatünnü fîrrîsî fîzzara (moglie di saccu vacanti) fofò (Ciccinu Fallisi) fòrbicia (alias scaticc̑ cc̑hiu) 20 forno (o furnu - don Raimondo Ganci) fracco fraǥǥhiüntü franca francafüntîsî frascatülara fratinannu frazziodu frazzuđđü (o prazzuđđü) frinkiî (sentita per la prima volta nell'estate 2010. Sapete chi è.) friscü früntazzü fuddianü (Franco) fulicia (e' mascia fulicia?) fummîrarü füncia (Vitu füncia) funciazza (Pierino Paradiso) funciđđa ('nciuria moderna - Peppe Zappulla) funcia 'i porcü funciutü (alias boccia) fantanieri (alias u buscimisi - Don Nino Trigila) fürchittünî furmicula o furmiola (Di Pietro) fürtünatü 439)garibaldina (Milina Ramondetta) gemelli diversi ('nciuria moderna - Cirma & Alderuccio) gesù nel tempio (nciuria moderna) giammaria giannîttullu giarra giarratanîsî gibîllinü giems braun (nciuria moderna - Mazzone) giǥǥhiü giǥǥhiütu (Ciccino Ribera crucilia) gillü gillorma giochi preziosi ('nciuria moderna - alias preziüsü o manecc̑ cc̑hia) gion coffi ('nciuria moderna - manciünî alias miglio verde) giogliü gionson (o Johnson) giovînezza dî bellezza (Ermelinda Rosa Salvia - figlia di faranna) 21 gisierî gittì giuda giurgintanü giusariü (Salvatore Di Santo - bisnonno di Trigili) giuvannieđđa (mamma di metru cubbu - giuvannieđđu: Terranova) gnaccü gnesta gnè gnè gnogna (Teresa a gnogna) gnücchîttüni gnürapaüla gnürî greca grillu guardavasciü guardiafili (o vardiafili) guardia notturnu (Don Nino Trigila) 475)iàchîla iađđazzü iađđina iađđîttü iađđîneđđa iađđuzzu (mamma di Salvatore Manfredi) ialofrü iammürü iancîlieđđü ianciuluddia iappu (padre del Dr. Galia - iappa: madre di Terranova) iaquina iarozzü iatinnu (dal Rivelo del 1474 - IOANNI DI RIDOLFU DITTU LU IATINNU?) iattîttü iattuffü if-of immîrutü innara itu buzieri (Tano Lombardo) 495)kunta 496)la kinte bruna 22 labbrazzü laciđđünî 'mbriacü lacqualuora 500)l'acquarè (Vitu) laliuzzü (venditore ambulante di SR P.za Matrice. laliazzi - vendevano pipi) lallà (o llallà) lampiünarü lappazza (Franco Ribera) lapünî lasagna lavaŧricî leciü (o lesciu) levantî (Tanu - aveva una mula mirrina -o storna- e abitava in via Sabauda) lîccîsî licüddianü (nonno di Pantorno) lîsa lîseü lîttîchierî liünî 'i san Marcü livatrici(u) lizzurü (Carnevale - via Castello) llampaü vilî (era apprendista sarto da cacici) llatta mînnî (nonna di Ercole Garasi) llîcca e mancia (nciuria moderna - P. Barberi) llillirillì (nciuria diversa da đđiđđiriđđì) llollü (turi u llollü) llullù loca loncü (lonca) luca lücanna lucrezia lughatu (dal Rivelo del 1474 - JOANNI RANDUNI alias LUGHATU) lumiarü lümmarda (o lümbarda) lupü lüpîttü (Turi Garfì) lupü münarü luterza luvota (o livota) 531)m'abbìü macabbeo ('ntî na rutta) 23 macala macca maešŧrü mafalda maggiunieffa magnifica ma ià (o mma-ià) (Adamo) maiali (dal Rivelo del 1474 - CHICCU CAPPELLU dittu LU MAJALI) maialuffü maionna maiorca (Vacirca) maišŧra (Mantalena a maišŧra) maiürî malacarnî malanara (ciccu malanara, forse mala annara o sono due nciurie diverse?) malatesta malavita malatü mamiaü (Garfì o Montalto?) mammalamentü (mamma e lamentü) mammalîttü mamma mè mammana manazza mancia cevisi mancia ciciri mancia favi (i Franco) mancia ficü mancia fulippü manciapipi (ardenti) manciašciuttu manciasülü manciünî mancünazzü manecc̑ cc̑hia manîcc̑ cc̑hc̑itta manintesa m'annacatî (Mazzone) manubianca manumorta manüšŧisa manuzza marcantoni (zona Castello) 24 marcellü marchettu marcia realî (alias faranna figlio di Regina Elena e padre di diversi: cavour, mazzini, princ.umberto ecc.) marcü (ovvero sürdü - alias mîrruzzü) marescialla (marascialla Atanasio - marasciallu Salvatore Pennisi) maresciall 'i campagna maresciallazzu (mar. Zappulla) mariannina (Turi Mariannina emigrato a N.Y.-Suo figlio ha sposato la figlia del designer Toscani) mariannù (Vito Ramondetta) marinarî (erano due sorelle) marinü (D'Angelo) mariolü (Casella) mariulina marmürarü marpiünî marređđa martîllanü (Martellaro) marturana maruzzeđđa (Gaetano Assenza - Via Matteotti 6) marzedda mascaratü mascarü (Scollo) masciafulicia masciana (o masciaiana?) (Trigili) 600)masciaquina masciancilu (Tanu) masciantuninü masciantunittü mascignazi mascîmarianü mascimarii mascîmartinü mascimattè masciamatü (Amato) mascipaüla mascicinti masciücurraü mascifilici masciüfulippü masciümantalena mascimè (o masciumenu - Carmelo Vacirca) masciünanni masciünirìa (D'Angelo) 25 masciüpapè (nonno di Guglielmo Battaglia) masciüpietrü masciuseppî (faceva il sagrestano abitava in via Bilingeli) masciuvitu (u panittieri) masî (masa) massara massararà (Lia) mašŧricieđđa mašŧricinti mašŧrittü (tavano) mašŧrü rüppü matarazzü mattuliđđa (o duî di bastünî) maua (mała - picciriđđa, moglie di i. stuperna) mazza (a mazza) mazzacana (Manfredi) mazzaredda mazzini (Vito Salvia, figlio di faranna) mazzîtta mazzola (Don Nino Trigila e fratelli) mazzotta mbò mbò mbriachittü (Lombardo) menefrigo (Francesco Cataldo) menza lîngua (alias pirü buǥǥhiurü) menzî --- mînzanî menzü nasü (Mangiameli) merrü metrü cubbü micci mîcücü miglio verde ('nciuria moderna - manciünî alias gion coffi) mignattaro milinciana (o mulinciana) mîlinü (o miscuottü Mellin - Nino Franco fu Salvatore) miliđđîsî mîlîtîđđîsî milìu (Cascio detto caciü) milliccuccu (Francesco - abitava al castello) mînaürü mîncc̑ hiunutu minîca mînnacca 26 minnichino minnilicc̑ cc̑hiu (Francesco Calisti) mînnî lürdî mînuola mînzînü (Brodo) mîraculü mîrîcanü mirrina mîrruzzü (Assenza) mîšcuottü miss (a missi) missînîsa mister click ('nciuria moderna - Seby Scollo) mistizzu mîšŧoccü (Türî mîšŧoccü) mmacciata (o mpacciata) mma'ià mmarmîrarü mmerda mmîlînaü mmüccalapünî modellišŧa mođđü monich'î casa monobraccio ('nciuria moderna - Cicciu) mononeurone ('nciuria moderna - Vitu) montagne verdi ('nciuria moderna alias muntagnîsî) monücü (Gaetano Fontana detto u monücü) monücü truzzuariü moresta (moglie di Ciccio Carrello - carrieđđu) morta cannîlî mosè (Vacirca) mostrü ('nciuria moderna - Turi) moto-topo ('nciuria moderna) mpacciacasî mpanateđđa mprena ciocca mpriachîtta (o mbriachîtta) 700)muciđđa (aveva i baffi da gatto e una figlia Genoveffa, l'altra era moglie di Benintende) muciü (faceva lo stagnino, abitava a matrici) mügna (nonna di tanü u viscu - cumà razia a mügna) mülacciünî (Or. Carnibella) mulina a ventü (ciccina a mülînara) 27 mulînarü mulü münachîttü münnü (Pippinü ü münnü) muntagnîsî muntrîssanü muntura veccc̑ hia munzignarü (don Nunzio Abate) murè (Gambilonghi) murîcanü murisino mürüđđa müsca (moglie di Taninu Bancori) muscatedda müschîǥǥhiünî mussülîccü muštazza muštazzuta musulinu (cicciu musulinu (fratello di Tanu Amato?)) müzzünî (turi) 725)naferma (o naferna - era uno col naso schiacciato) na fiacca (da 'na fiaccüla) nafita (Di Santo o naficu?) nanà nanècciccina (Turi) nànfüra (Savasta) nanîtta (Vastianeđđa Lo Pizzo mamma di Vito Ripa (Alis)) nannümà (Randone Francesco - via Torino) nappa (Peppi nappa) napülîtana nardîttü našca (Turi nasca de' sapunari - nonno di Pippo Iurato) nasca cc̑ cc̑hiancata nasca 'e trümma nasca torta nasch'i fürnü naschi lürdi (Mariu) naschi šŧrîttî (Pippu) našchinü naschitta nas'i canî nazarenü 28 ncia' ncia' ncillü necca neǥǥhia (Gambilonghi) nera ngaloppa (o ncaloppa) 'ngignieri de' lavori a spasso (Peppe sarafino) - ved. paǥǥhialuora nguè nguè nichîlî nîcuddemmî niculetta (Trigili - 'mpari Brasi) nieggia tîrranîa nieppüla nîncunancü ninnapirciata (Spanò) nirìa niürü (Paolo - fratello di Vito minauro) nnacü nnacü nnammüratü nnicca nnicchi nnicchi nnicc̑ cc̑hiü (Trapani) nnicu nnacü nninna non mica mi scantü (alias vitü tralana) ntilliggia ntrallazzišŧa ntrüllünî (derivato d'a fiǥǥhi'e ntrüllünî - ved. Detti) ntunuzzü nucci'o papà (Cagliostro) nuzzentî nzì nzi (o zì zi?) 780)ora ora orbadusci (dal Rivelo del 1474 - JOANNI LU MAZUNI DITTU ORBADUXI) omü di baragna (russava forte) 783)pacc̑ cc̑hianü pachinîsa paǥǥhialuora ('ngignieri paǥǥhialuora - Garfì) paǥǥhiaređđa (moglie di Alfio Barberi) paǥǥhiazzü paǥǥhiocca 29 paladinu palatorta palaüniota palazzülîsî palermisà (cantava 'na sarma siminaiu e na sarma fici...) palermîtanü paliđđa (Salvatore Pisana) palümmarü (Vito Trigili) palümmü panara (Rosa, moglie di Turi Marino) pancari pancc̑ hiovü 800)pancio panî abbüđđatü (abbüđđava u panî 'nno vinü) panî caürü panîttî pannazzü panniera (suocera d'o maešŧrü Barberi) pannizzü pantalîünî pantanü panzaliscia (abitava a uritü) panzazza panz'î caniǥǥhia panz'e iađđina papa papacc̑ cc̑hia papaleü papalia papaređđa papavita papîttü pappaciünî pappacorda paracocciu (faceva il "fante" ovvero il manovale del torchio nel trappeto) parma (Don Ramünnü Parma) parponcc̑ hiü parra parra (Gaetano Gambilonghi fratello di Ciccinu u collucature) parrapulitü parrina (Ciccio Gambilonghi collocatore) parrînîttü (Cicciu, nipote di P. veruveruè) parücü passarieđđü (Michele Gervasi) 30 passiata ('nciuria moderna -alias cülocciü - Turi Cappellü) passülünî pašŧasciutta pašŧarü paštizzü pataciünî patacò patata (Enzu Pararisu) patr'abbunnanzia patriaffiü ('mpari vitu patriaffiu) patriarca patrînnò patriraffiü patrischietti patrîvita paulinü paulîttü pavüna (nonna di Giardina) pè pecüra (o piecüra) peppîninü perciazzucchi per cui (Turiđđo Incardona) persü pertîca lièggia pesciolino ('nciuria moderna - Giaquinta) petra (Cataldo) pezza abbagnata pì (Turi pì - aveva 5 capre 'o cašŧieđđu) piazzetti piccinittü (Malignaggi) picciuni piccole cose pichìa picc̑ hiucc̑ hiü picinonna (tanu - via Di Corrado) picìu picu pîcüređđa pieraciotü pieri i buoi pieri i iađđina pieripuliti (Veneziano moglie di Santoro - cuđđiritta) 31 pievîra ianca (o pieürü iancü) pidazzu pidura piǥǥhi'e porta (era uno spione, successivamente emigrato in america) piǥǥhiülü piǥǥhiülü (Francesco D'Aquino suocero di Masino Aloe) pignatîttü (Di Benedetto) pilaneta (Taneđđa) pilatü pilissî pìllara (a pillara) piluccc̑ hiera pilusieđđü (stacìa a marunnuzza) pilüsü (Ciccio Garfì) pînencü pînnavaria pînnisa pîntirinü (Cicciü - faceva il bigliettaio d'autobus e abitava a Costa Casalî) pintü piola (mosè - Vacirca) pîpîciunî (Vitu pîpîciunî) pipirinü pippina (Vicenzu pippina) pîppussu (Pippo Ravalli) pîralîsî pirazzü pîrîcüđđü 900)piripicc̑ cc̑hiu piritara (cumà Vastiana) pîrü pîrübuǥǥhiurü pirüprainü pîscî (cicciu pisciacanî piscia curierî (curiera era la banda in cuoio che sollevava la coda dei muli) piscianterra pisciapaǥǥhia pisciaparieđđi pisciasali pišciatü pisciauovî pista pista (alias iachîla pišŧola pitecü (Ciccü) 32 pitisü pitittü pîtontü pîtređđa pîtrella (Petrella) pîtrotta pittî (pitta) piula --- pivîla piü piü pîvîrara pîvîrarü pizzara (moglie di pistola) pîzzola (Cataldo) pîzzülünî pizzü rüssü (Nino Paradiso) pocavita poncc̑ hiü porch'e sporca porch'i parmentü porch'i saia porcü spinü (D. Barberi) porrü (a porra D'Aquino) porta a pasta (Vastianeđđa) pover'ommü (in via Mugnai - cianc'aǥǥhia na muǥǥhieri ammalamenti) prainü (o perü prainü - Tanu Catalano) prazzuđđü (o frazzuđđü) (abitava in via Gissara) principe umberto (Saru uciđđazza figlio di faranna) priscü (Turi) prîziüsü ('nciuria moderna - alias giochi preziosi o manecc̑ cc̑hia) prüvinciala (Bufalino) prüvîrenzia püccialiaü (abitava a' uritü) puccierî (o buccierî) puđđašceđđa puđđašcia puđđîcinü puđđiŧrü puđđiŧrazzü pudditrittu puđđizzüni püđđü pülacca puliciarü (Giovanni u puliciaru sua mamma era faccibeđđa, aveva il forno) 33 puntiđđü pupa'î tamburieđđü pupu pupu dî pezza pupülürdü pürcarü puricc̑ cc̑hittü (Gissara) purpittara (Razieđđa - aveva una butia in via Bilingeli) purpù (Mariannina a purpù - vedere episodio della crozza) purtieđđa puruocc̑ cc̑hiü --- pîruocc̑ cc̑hiü pušpîrarü puštierî putenzia puzzuluni 975)quannü mai quarara quaraređđa (alias zazzarünî - trapiantato) quarararü quararünî quartarünî quello che c'è c'è 982)raciateđđa (è ratatteđđa?) radiü (Tanu radiu) rafalà raffielî raimundu (dal Rivelo del 1474 - MACIU DI GALIA dictu RAIMUNDU) ralüggiarü rambamba (vardava carrobbi) ramünnü rammüvecc̑ cc̑hiü rampinü ranatü randazzîsî rannomao rappaü raspa portî (Turi D'Aquino, fratello do sbirru) rasula rarî culî rattateđđa (è raciateđđa?) 1000)rattamuschè ('nciuria moderna - da Rat Musque - Di Pietro) 34 rauneđđa rausanü re dî coppî regina elena (mamma di faranna) rentî i pievîra (alias rîpîzzata) ricciü (fratello di Raimondo Frazzetto firricatünnü) ricotti cauri cauri rifuggiatü riggieri riggiu ringo (Vito Paternò - u baiu) rînîšcü rîparantî rîpîtta rîpîzzata rîpuđđü rîrünî 'i carrettü (o scüffara - avia u culu commü nü rîrünî 'i carrettü) rischiatutto (Ciccio Buccheri) ritundu (dal Rivelo del 1474 - JOANNI DI GALIA dittu RITUNDU) rîzulîsa rizza (a rizza) rîzzîttü robbabbuoi rocciülü roggiü (Peppi roggiü - Via Piave 39) romana rošcü rossa ruđđülüsü rüppîcorda rüssü rüvina (Giüvanni) ruvîttîtta (via Colonna) 1034)sacchina saccü pirciaü saccü vacanti salagiochî salamuciu salarsi (Moglie di Don Nino Trigila) salatü (donna Martuzza Ramondetta in Salerno) sampalîsî sanarî (o sanarü e sanara) 35 sanbasà (Tanu Vinci) sancaliara (o sancaliatü) san giuseppî (Randone) san gnabbichîttü santacrüciarü santantoni (vitu santantoni) sant'i Buscemma (camminava sulla neve a piedi nudi e i cani randagi e feroci glieli leccavano) santinîttü sapünarü sarafinü sarausanü sarbatü sarrišŧanü(a) sartü (Paolo) sasizzeđđa (Pippo Di Corrado) sasizzünî sauta lieggiü (parente di marcellü) sautizza (o sausizza) šballatü sbamba (o svampa) (Salvatore D'Aquino) šberla (no sbella - era mia nonna in seconda ahahahahah ) sbiezi (Fontana, alias iađđittu, fratello di cull'anchi taǥǥhiati) šbirrü šcacceđđa šcacciünî šcaǥǥhiunî šcalabbrinü šcancîa e mancia šcancîlavorgia scancilitta šcanna vipîrî (Peppi) šcanza fatica (alias bummi) scapüla scarparîttü scarpazza scarpîsciotî scarpitta scarpittî 'i pîlü (Pippinü u münnü) scarrucciü (nonno di N. Benintende - ...a nonna di Ribera) scarsü (Amato - padre di Franca, Lina e Turi) scasciabanchi (Vito Vacirca - Via Bilingeli) scassamargi šcassamortü 36 scassa (Mariannina a scassa o ttettè) šcaticc̑ cc̑hiü šcerba amara šceriffü (suocero di kennedy - don Carmelo Buccheri) šcerra schîcciü (A. Barberi) schînü tortü sciacca sciaccabbanchi (variante di scasciabanchi?) šciaccafavî šciaccalimarrî šciaccalossü šciaccazza šciama (Guzzardo) 1100)šciancatü šcianchitta (crucilìa) sciardea (stava in via Gitana - parallela via Umberto - vicino st. d. p.) sciaveria(o) sciaverini sciolla šcippa cîcîrî scirruzza sciurau (cu setti crivi) šciurtînîsî sciüscia luci scocca scorcia povîrî (notaio Messina - esattore) scorcia scecchî scorpü (Turi) scuffara (sinonimo di rîrünî 'i carrettü - iai u culü commü nü rîrünî 'i carrettü) scüǥǥhiünatü šcüla buttiǥǥhi scupittazza scurcitta scürdiotü scurpiddu scürpîtta šcîvel (moglie di marcellü) sdirrupa paǥǥhia secülü sena (Lanteri) senza fünnü senza salî (alias cicculia) 37 senz'ossî sfrazzettî sgancaratü sgrancia šgümmàü (o šgümmatü) sîcaretta sîcca_sîcca (Francesco Cantale) sìchinsi siggiarü signurina (signurinü) sillabariü (don Gaetano maestro di scuola comunale) sìnnücü (ziu ciccu - venne con la fascia da carabiniere e ferito in guerra alla mano) šmammanücü sola sopü špađđuzza spampinatü sparacallonca sparacardiđđi sparaciaüli spara na canna sparatü (Giglio - C.) spatiliu špatüla špatüliđđa špatüòlü špaventü špecc̑ cc̑hiü spezzacatena špina šŧađđünara stalluni (dal Rivelo del 1474 - JOANNI DI MIGLIURI lu STALLUNI) štancafurrizzî štîcc̑ cc̑hiera štîcc̑ cc̑h'i scecca (Francesco Maenza) štîđđü šŧiricallonca (Vinci) šŧîzzana šŧoccafisse šŧoccüla (o stocchila?) šŧroppa (Pippina Nicastro) šŧrunziđđü štüperna 38 šŧüppaǥǥhiü štuvaleđđa sucasîmmüla (Musco - guardiano notturno) suffiziü superba super pippo (alias iancilüddia - Seby Ciurcina) surc'i chiesa (Salamone) sürdü sürella (Mazzone, abitava in via N.Cappello. Il figlio insegnava al Cutelli di Catania) sutera svalvolato ('nciuria moderna - S. Ippolito) svîdîsî (Pippo Vacirca, abitava a Malmo) 1184)tabacchina taccardè taccia tacci e puncirincincì tađđarita taddemmü taǥǥhia e cusi taǥǥhia nasi taǥǥhiarîtta (era una donna minuta, quanto un piccolo tagliere) tamango tamburinierî tamburinü tanone tarambana tarantina taratozzü 1200)tatalina tatocciü (Giaquinta) tavano tencc̑ hia tennera (Vituzza - Via Garibaldi) teresina termînî terravecchia teštadîferrü (test'e ferrü) tešŧalonca tešŧa rossa tešŧ'e milinciana tešŧ'e porcü ('nciuria moderna alias tešt'e ferrü - alias cürtisi) tiđđü 39 tignusieđđü tignüsü tîmpünî tîntü tira lana tira l'ossî tira tira tiriticcc̑ hiü tîrîtîrî (pronuncia tutte le i vicini a una e, "teretere" e senza accenti) tiritulla tirìu ('mpari vitu riparava piatti e paracqua in via Trieste 16 - sua moglie era maestra serale) tîstünî (Giuseppe Gambilonghi detto Vito faceva il ferroviere) titì titîrî tocca e leva (Giangravè) tòcchîmî (Cîcco) topolino (Enrica Attualità) totürü (o totira) traccalazza (La Ferlita) tralana (fornaia) tranchilla (Turi Garfì di N.Y.) trannu ŧrapîtanella --- capîtaneo̱ lla ŧrašcinacritî (Francîsco - marito di Maria e' canî) travana tricche ballacche ŧrîccotta ŧrîcculî (alias culu vasciü) triešŧina trincü (Peppî sarafinü) ŧrîppizzî ŧrî quart'i carüsü (Francesco Cappello figlio di Salvatore) ŧrîrîcinü (variante ŧrîrîcinü ammîsca ammîsca) ŧrîttešŧî ŧronü trüitt'e ma'nnannü trünzü ttettè (Mariannina tettè - altro nome della scassa) turtagna tufanü tuppü rossü tuppü tîsü turamula (donna Brasina) 40 turcu turiđđîttü 1259)ucca abbüđđata uccatorta (Fontana) uccazza (o vuccazza) uccierî (o puccierî o buccierî) uccilemmî ucîđđarü ucîđđazza ulissî (Cicciu) ümmîra (-ombra- Turi Corridore, abitava in via Mugnai ultima casa a sinistra) un sordü cü tutta a lazzata uocc̑ cc̑hîpipi uocc̑ cc̑hipisciati uocc̑ cc̑hîrussî uocc̑ cc̑hitorti uomo ragno ('nciuria moderna - Ramondetta) uomü d'onorî uricc̑ cc̑hia uricc̑ cc̑hia taǥǥhiata (bisnonno di Gaetano Buscema) uricc̑ cc̑hieđđa ušca ustina (a-ustina?) üttîǥǥhiünî 'i mulinü 1281)vacantünî (Peppî sciollü) vaccü vađđarüsü vaìna (Costa) vancilišŧa (Galioto) varba ianca (Mastrü Giuseppe Migliüri - era una specie di amministratore dei feudali) varba luvata varb'e nasü varbieri varbiritti varbitta vardeđđa (Giansiracusa) vardiafili (o guardiafili) vardünarü (Via N. Cappello) vašciü vasa vasa vašŧazzotta 41 vedüva 'llegra vennîtîla (Giardina) 1300)vero vero è (padre Pennisi veroveroè) vertîlî sîcchî vicariotü (Lo Pizzo condannato a 30 anni per furto di 50 lire e omicidio ne sconto' solo 22 per amnistia) vîcc̑ cc̑hîttü vicînzinü viđđana (Vita a viđđana) villieri (don Ciccinu - Via Catania) vînnaranna (o viniranna) vîrtulinu (ex sindaco di Buccheri Vito Quartarone Dott. in Scienze Politiche) vîsazza viscarana viscü vîtîđđazzü vitina vitò vitünî vizzia vîzzînîsî volontà votaranza 1320)zacaredda źa mà zanna zapaterü (Vito Ramondetta) źappîteđđa źappüllîtta (Mia nonna Maria Maddalena) źa rosa zaurdu zazà zazzarünî (alias quaraređđa - trapiantato) źiccannina (Raziü ziccannina) źilla źîmmüsü (abitava in via Aldaresi, mmenz'a zzîmma?) zizì zoccü źoppa(ü) źuccara (o zucchira) źücchîtta źuccutorto źu nè 42 źuppîttü źoppü (cicciü u źoppü) 1342)zuzzurü (Vito Gissara) 43 =========================================== MODI DI DIRE, DETTI, FILASTROCCHE, CANZONI '=A============ A bon cavalierî nün manca cavađđü. ;---------------------A büttana cu iè? -A ciüra! (Costei aveva la nomea di essere una puttana e se anche altre facevano le stesse cose... la nomea rimaneva solo alla ciura). ;---------------------A carnî süpra l'ossî valî cent'ünzi ;---------------------A' caruta de' rannili si viruni i purtusi ;---------------------Accatta e pentîtî! ;---------------------Accatta lîgnî a dü lirî o fasciü e vennî ccînnîrî a dü sordî o munniü L'esatta pronuncia di questo detto, nell'idioma buccherese, è precisamente come indicato: -lirî : la prima i è esattamente come la i italiana, la seconda, (ovvero la î) è un suono intermedio fra i ed e. -munniü : la prima u è esattamente come le u italiana, la seconda, 44 (ovvero la ü) è un suono intermedio fra la o e la u, o come la umlat tedesca, mentre la i è identica all'italiano. ;---------------------A cchî ffa farî u malü cchîffarî!!! ;---------------------A cciaccarîtta (sî n'annà a cciaccarîtta = se nè andato al cimitero - è morto.) ;----------------------Accumpagnamu la vergînîtà! -Po' essîrî sì, po' essîrî no! Era una cantilena che si "cantava" (canto e contro-canto) dietro il funerale di una giovinetta di 13-14 anni che non aveva una buona fama. Questa cantilena l'ho sentita per la prima volta a Licata negli anni '70 ma non l'avevo riportata qui perché pensavo non fosse "buccherese" e invece, proprio l'altro ieri (6 Giugno 2015) citandola scherzosamente ad uno dei nostri "autori" (Vito Di Pietro) che è una memoria storica di Buccheri, mi ha confermato che questa cantilena era usata anche da noi, ovviamente in tono scherzoso! ;---------------------A chîđđî bbonî sî manciün'i canî ;---------------------A chî 'nnaviumü vistü scecchî a fiera? ;---------------------A cianciananna ciancì 'ncìü e nün ciancì ccc̑hiù 45 ;---------------------a corda rüppî rüppî a šciuǥǥhî cu ncî cürpî ;---------------------A cosa quaǥǥhià ;---------------------Acqua davanti e ventu d'arrieri ;---------------------Acqua e sülî fa lavürî sülî e ventü fa frummentü ;---------------------Acqua passata n'macina (o nun macina) mulinü ;---------------------A cu ni duna e a cu ni prümmetti ;---------------------A cu spura all'aria ci torna nna faccî. ;---------------------Ađđüvaiü 'mporcü pi fiǥǥhiü (variante: era mieǥǥhiü c'ađđüvava -oppure sprücc̑cc̑hiava- 'mporcü) ;---------------------A faccî ca nünn'è vista (o bista) valî cent'ünzî. 46 ;----------------------A fammî su mancia vivü ;----------------------A fimmina fa a casa ;----------------------A fî pürcariüsa ;----------------------A fiǥǥhia da iatta piǥǥhia surcî (variante: accc̑hiappa) ;-------------------------Ah se sapìa, Santu Sapìa ;-------------------------A giugnu a fauci è nno pugnu ;----------------------A iađđina ca camîna porta a vozza cc̑hina ;----------------------Aiai, aiai, aiai Chi müǥǥhieri ca capitai Quannü u riavülü a vistî nura tantü u cacazzü ca piǥǥhiaü ca sütt'o liettü s'ampürtusaü ;----------------------A iatta s'allîcca a faccî e cancia ü tempü 47 ;----------------------A iatta prîscialuora fa i fiǥǥhî uorbî ;---------------------Aiutîtî ca Diü t'aiuta ;---------------------Allatta e cc̑hiancî ;---------------------Allisciari u mussu ;---------------------All'uoccc̑hiü do patrüni ancrassa u cavađđü ;---------------------A lonca distanza sî vîrî u cavađđü ;---------------------A lü bisognü sî vîrî l'amicü ;---------------------A mala erba nun muorî mai ;---------------------A maomà Ommò (sentita realmente in una sala da ballo di Licata nel 1970 -alla Giummarella-) -Signorina, vuol ballare con me? -A mao mà ün mmò! (mia madre non vuole) Una possibile traslittarezione buccherese 48 foneticamente simile ma incomprensibile per chi non e' del luogo, potrebbe essere: "ma mamma'mmuolî" ;---------------------Amarü cü ià bîsognü ;---------------------A matinata fa a iürnata ;---------------------Amici e parentî 'nci'accattarî nè ci vennîrî nentî Variante: Amici e parenti Nne cià ccatta nne ci vennî ;---------------------Amicü cu tuttî cünfirenza a nuđđü ;---------------------Amicü e vardîtî ;---------------------A mieǥǥhiu parola è chîđđa ca nunn'e ditta ;-------------------------A mincc̑hia 'nculu i l'aütrî è n'fil'i capiđđü (variante: è n'filü i'ina oppure è n'fil'î sîta) 49 ;-------------------------Ammuccia ammuccia ca tutti u sanü (variante: ca tuttü parî) ;---------------------Ammuccia ü süli ca rîtî ;---------------------Ammutta funmmu ca sdanca ;---------------------A mortî è caprîcciüsa lascia a veccc̑hia e piǥǥhia a carüsa ;---------------------A m'parmü do ma culu cu si füttî füttî ;-------------------------A muǥǥhierî do latrü nunn'ü riri semprî ;---------------------A mula sciuogghi ;---------------------A 'nculu o gguvernu! ;---------------------Ancüra passü passü ;---------------------- 50 Ancüra s'ampararî a caminarî e già vuolî cürrîrî ;---------------------Annai pî füttîrî e mi truvai futtutü (notare come per la ü nella parola füttîrî si usa il suono intermedio fra u e o, mentre nella parola futtutü le prime due u si pronunciano esattamente come l'italiano e solo l'ultima ü si pronuncia quasi come una o. ;-------------------------A nottî è fatta pe lupî ;---------------------A nottî porta cünsigǥhiü ;---------------------Ansîgnîtî l'artî e mettîla da partî ;----------------------Anu passatu i ruoi cancia u tempu (La migrazione delle gru a fine agosto - primi settembre indicava l'approssimarsi dell'autunno) ;----------------------A pievîra pi dirî me persî ü muziünî ;---------------------A pignata quann'è taliata nunn'u buǥǥhî mai (Variante: A pignata n'cumuni 51 nun bugghi) ;-------------------------A richinnicchi a mentrî chi! ;---------------------A ricotta ca nun quagghia e u cani ca s'allicca (variante: idda ca nun quagghia e a iatta ca s'allicca) ;---------------------Armamînî e partìti variante: armamînî e ìtici ;----------------------Arü tarü catirü catarü settî fiǥǥhi avia lu maiarü fîcî la guerra cu Batù arü tarü catirü catù cornî e curniǥǥhi ŧri aǥǥhi e ŧri spiccc̑hi spiccc̑hi di speccc̑hi spiccc̑hi e bacù arü tarü catirü catù (Liliana Nigro) ;----------------------Arrivürdà a pievîra o lupu ;----------------------A santi e picciriđđi nun prummettîrî nentî 52 ;----------------------A sordü a sordü sî fa a lira ;---------------------A štoria da mamma me' ;---------------------A tagghiu do' muragghiuni ;---------------------A tempu di china macari i strunzi vienunu a galla ;---------------------Attacca u sceccü ünn'u vuolî ü patrünî ;----------------------Attentü ca tî cotîlî i rentî ;----------------------A tuttu c'è rimediü ŧranni a mortî ;-------------------------A ucca è quantu n'anieddu ma cunsumma quantu n'castieddu ;-------------------------A veccc̑hia nnî 'mmoscü e' trüvarura! ;----------------------- 53 A vo' e di la vo' tuttî dormunü ie tu no e sse šŧu figǥhiü nün mmuolî durmìrî natîcaređđî ss'a qquantü n'avîrî e nnavîrî cinqucentü fiǥǥhiü d'orü e fiǥǥhiü d'argentü ;---------------------Avotîla ca s'abbrucia ;---------------------Avvücatü de caüsî persî. (variante: de caüsî carutî) ;---------------------- 54 '=B============ Babbaluci a sucarî e fîmmînî a baciarî su dü cosî ca m'ponü saziarî (variante: ...ca n'saziunü mai) ;-------------------------Bacù bacù, mi futtišŧî na vota e nün mi füttî ccc̑hiù. ;----------------------Barbainî e cađđemmîssenzî Era un modo per scaricare qualcuno troppo "curioso" che chiedeva al contadino di ritorno dalla campagna: -Cümparî? chî pürtatî? (con sottintesa la richiesta... -Ah dacîtîmmîllî düî!) E il contadino, scarpe grosse e cervello fino, rispondeva: -Barbainî e cađđemmîssenzî. Ovvero cose inesistenti ma assimilabili alle Pante fin troppo facili da interpretrare (e anche volgari) la cui frase completa era: "Pantî, coppil'i minchî accussì tantî" accompagnata col gesto della mano sinistra sul braccio destro. ;----------------------Bbe bbe ccì ccì iu' cürpanza nü'nnî vuoǥǥhiü Frase realmente pronunciata ai primi degli anni '60 da Nino Franco junior (figlio da catanisa) mentre eravamo nell'aia in contrada Pizzitto e "giocavamo" a lanciare a mo' di lancia i "trarenti" mentre i nostri genitori non c'erano. Durante un lancio da parte mia della trarenta di legno di suo padre, questa, sbattendo contro una pietra, si ruppe e allora lui preoccupato del rimprovero (e delle legnate) che suo padre gli avrebbe dato disse quella frase, chiedendomi (indirettamente) di assumermene la responsabilità. All'arrivo di suo padre io, che ero più grandicello, dissi semplicemente che "la trarenta" si era rotta e suo padre se ne uscì con una alzata di spalle dicendo: -Tantu era già menza rutta... e c'iavia datu na menza aggiustata, ura ni fazzo 'mmanucu pa zzappa. 55 ;------------------------Beddu sciaccquatunazzu ;------------------------Bîđđîzzî e dînarî nün sî ponü ammücciarî (variante: Bîđđîzzî e rîcchizzî nün sî ponü ammücciarî) ;------------------------Birra mîssina düppiü malatü türî Bamminü co culu cacatü (La ripeteva da bambino Turi Gnaccü, papà di Liliana Nigro, leggendo l'insegna "Birra Messina Doppio Malto" nel bar do' cazüsarü)) ;-------------------------Bon tempü e malü tempü nün dura tutt'ü tempü ;-------------------------Breterebrè ca passa lu re ;---------------------Bucchierî è nnümmînatü se nun cc̑hiuovî è annüvülatü ;-------------------------Büǥǥhi büǥǥhi quararünî ca ma nuoria iappî n'baciünî se a m'affiǥǥhiu nün ciù ricü 56 m'an'a taǥǥhiarî lu piđđicü. (variante: biđđicü) (la suocera pentita, che prima faceva 'u cuvircieđđü alla nuora e poi decide di dire tutto al figlio tradito) ;-------------------------Burieddu sciunnatu ;---------------------Büttanî facîtî facîtî ca ccc̑hiü 'ssai nî facîtî ccc̑hiü furtuna avîtî ;-------------------------- 57 '=C============ C'a fimmina mancu u diavulu ci potti Si racconta che un giorno il Diavolo sia andato a circuire la Donna. Costei si fece trovare prona a 4 zampe e nuda, fingendo di pascere sull'erba fresca. Allora il Diavolo cercando la testa, prendeva in mano la chioma dei capelli e diceva: "-Se questa e' la coda, la testa starà dall'altra parte?" Quindi andava dall'altra parte, ma non ve la trovava e ripeteva la stessa frase, ritornando dalla parte opposta. Alla fine sconsolatò abbandonò il cimento dicendole: -Vattinni mala criatura ca tu si cc̑hiù diavul'i mia. ;-------------------------Cala ossü cala ossü cala tu ca sî ccc̑hiù rossü Si racconta che un tempo, quando Gesù girava per la terra e andava di casa in casa vestito da viandante, in una casa di poveri contadini vi fu accolto e invitato a desinare. Prima di iniziare la frugale cena il capo famiglia recitò la preghiera, che diceva appunto così: Cala ossü cala ossü, cala tu ca sî ccc̑ hiù rossü. Il Signore gli chiese ragione di quella preghiera e quegli gli rispose che a lui era stato insegnato a pregare così. Il Signore allora lo benedisse e benedisse anche quella casa dicendogli che lui era un perfetto Cristiano, perché non importano le parole, ma la devozione con cui si prega e importanti sono pure le nostre azioni per fare di noi dei veri Cristiani. Una successiva aggiunta riguarda il tizio che gli aveva insegnato a pregare in quel modo. Costui infatti, che conosceva bene il Paternostro, convinto che i posti in Paradiso fossero limitati e per evitare che la famiglia di quel villico li occupasse senza lasciarne disponibili per lui, gli aveva insegnato quella falsa preghiera, così, pensava, sarà la mia preghiera, quella giusta, che il Signore ascolterà. Il Signore invece proprio a lui che pure pregava in modo corretto, lo scaraventò all'inferno, mentre quella povera e umile famiglia l'accolse in Paradiso. Morale della favola: non importano le parole, ma lo spirito col quale si prega. 58 ;-------------------------Caliti vasciu ca passa a cc̑hina ;---------------------Camîna camîna mî scurì nna mmoscü ;---------------------Campa cavađđü ca l'erba crîscî ;----------------------Canî c'abbaia nun müzzîca ;----------------------Canî ca nün canoscî patrünî ;----------------------Canî 'i l'ürtülanü nne nî mancia nne nî fa manciarî ;----------------------Cani pitulanti e dulenti iu' t'attacco pi li rampi e pi li renti e tu a mia non mi poi nne fari nne diri nenti (Si tratta di uno scongiuro che Vito Cođđuloncu insegnò a Liliana Nigro da bambina perché lei aveva paura dei cani). Liliana sostiene, ed io non ne dubito, che da allora in avanti ha sempre funzionato. Ma io che mi chiamo Vito e che conosco benissimo i cani e il loro linguaggio, so per certo che quando un cane si sente ripetere queste parole, la guarda e pensa tra sè e sè: -Povira criatùra... si scanta di mia... facciamole gli occhi dolci va... così speriamo che prenda coraggio.) 59 ;----------------------Cappîđđazzü paia tuttü ;----------------------Carìnü l'armî 'nno 'nfernü Frase che ripeteva sempre il maestro Vito Giaquinta alla chiusura delle urne la prima sera delle elezioni, ad indicare che ormai il grosso era fatto e che l'indomani, se anche si fosse continuato a votare fino alle 14, si trattava ormai di ben poca cosa. ;----------------------C'arrasà ü lavürî? ;----------------------Casa (o 'Ccatta casa) quanto ci stai terra, tutta chîđđa ca vîrî cu l'uocchî ;----------------------Catellî e pišŧola Era una frase offensiva che da bambini ripetevamo ad altri bambini per definirli "idioti". ;----------------------Caterina Caterina ti do questa rosa come segno del mio amor dimmi se nel tuo cuor c'e' un po' del tuo amor (Tanu Martillanu) ;---------------------C'è füđđa e mala vinnîta ;---------------------- 60 C'è n'erba all'ortü ca rîsuscita ü mortü ;---------------------Cent'annî d'amurî e n'üra dî sdiegnü ;---------------------Centü abbagnünü e unü asciuva (Dicesi così delle piogge estive) ;---------------------Cc̑chiappîrî e ficu sîcchî La frase completa è : -Nun mi parrari di ccc̑hiappiri e ficu sicchi. Stava ad indicare delle cose incomprensibili oltre che fasulle e inutili. ;---------------------Cc̑hiancî u bbonü ppo tîntü ;---------------------Cc̑hianciti picciriđđi ch'e mammi v'accattunu i pupiđđi ;---------------------Chî arrasà u lavürî? (I fili di grano nei campi, sono tutti alla stessa altezza?) Un "nobile" lo ripeteva ad un plebeo se questi si prendeva troppe confidenze. Altra variante dallo stesso significato, ma in genere detto a qualcuno appartenente alla stessa classe sociale: -C'annammu a scola ansemmili? ;----------------------Chicchirichì u iađđü carì carì nna pignata su mancianü cü ssa cügnata ;----------------------- 61 Chîđđa è 'na gnesta. ;----------------------Chiđđü ca fai fattü iai ;----------------------Chiđđü ca si simìna s'arricuoǥǥhi ;----------------------Chî fîmmü a scola ansemmîlî? ;----------------------Chî l'avì cu minkia? (Era la risposta di rimando che molti contadini usavano per rispondere a qualche "nobile" che li approcciava con alterigia per richiamare la loro attenzione, ed era una risposta soft e canzonatoria che "sostituiva" la più sgradevole: "Chî minkia vülîtî?"). ;----------------------Chî piǥǥhiammü accurzü? ;----------------------Chîssa di lüntanu ià na bella vicinanza. (Frase che ripeteva spesso Vito Taratozzü, sarto, per indicare qualcuna che da lontano sembrava una bellezza, ma da vicino era decisamente brutta). ;----------------------Chîssa è Petra ca nün piǥǥhia lippü ;----------------------- 62 Chîssa ià a nasca all'aria ma cu si criri? ca nuddu ci po' ;----------------------Chîssa l'uovü 'nna curbieđđa nün ci 'ü fa. ;----------------------Chîssu e nentî su parentî ;-------------------------Chîssu è santu ca nun sura ;-------------------------Chîssü porta picca 'ngrüppa ;----------------------Chîsta è a zita ;-------------------------Chitî chituzzî e pastasciutta (variante mancia sciutta) chitî chituzzî e pastasciutta (Si recitava così un ritornello mentre si solleticava sotto il mento il ragazzo che per penitenza doveva seguire la mano che lo solleticava indietreggiando e... senza ridere... altrimenti pagava il pegno). ;-------------------------Cc̑hiù annintra (anfünnü o avantî) annîmmü e cc̑hiù pîscî pîǥǥhîmmü ;-------------------------Cc̑hiù scur'i manzannottî 63 nün po' farî ;-------------------------Chi vucca duci ca iai ;---------------------Chi vuol bere a questa fonte si deve mettere a cul'a ponte e per essere più sicuro mettersi spalle al muro per non prenderla nel culo. (M.llo Astorina a proposito dello schizzetto de' Canali) ;-------------------------Ci'appizzai rammü e stagnü ;----------------------Ci'avutà un burieđđu e morsi ;----------------------Cichesse! Era un modo di scacciare i gatti. Le varianti per scacciare altri animali erano le seguenti: -Passe ca!!! (Per scaccaiore i cani) -Sciò! Sciò! (Per scaccaiore le galline o altri volatili) -A-Uriaccattè! (Oppure Te-Uriaccattè! Per scacciare le mucche) -Gèèè! (Per scacciare le capre). ... ;----------------------Ci fai niesciri i scagghiuni 'i fora ;-------------------------- 64 Ci fieti ancüra a vücca di latti ;----------------------Ci ni finu di li cani ;----------------------Ci rissi u sceccu o buoi: -Sucari ma poi ;-------------------------Ci sunu fiǥǥhi e fiǥǥhiastri ;---------------------Ci surà u scagghiuni ;-------------------------Co iaddu o senza iaddu Diu fa iornu ;---------------------Commü fai fattü iai ;----------------------Cricch'e croccu e manich'î sašcu ;---------------------Cu accurza allonca (e cu allonca accurza) A volte a prendere la strada più breve bisogna superare tante di quelle difficoltà che si finisce per impiegare più tempo per il tragitto. 65 ;-------------------------Cu acchiappa n'turcu è sua (variante licatese o di altri luoghi: cu aggarra n'turcu è sua) Quando i turchi invadevano le città siciliane -più frequentemente quelle costiere- per fare razzìa, gli abitanti andavano a nascondersi nelle campagne. Poi arrivava l'esercito regolare che metteva i turchi in rotta in un fuggi fuggi generale. A quel punto gli abitanti del luogo uscivano allo scoperto e si davano alla caccia dei turchi, per farne degli schiavi, e la regola che tutti gridavano in coro era proprio quella: -Cu acchiappa n'turcu è sua;(diventa suo schiavo). (Val la pena ricordare che nel Rivelo del 1474 nella sola Buccheri vennero dichiarati ben 21 schiavi, prevalentemente turchi o comunque arabomusulmani.) ;-------------------------Cu a'ccippunatu la figghia mia! Cu a'ccippunatu la figghia mia! ... (Si raccontava a Buccheri nel periodo delle "mogli calabresi" che in Calabria era usanza, per chi avesse una figlia da maritare, di mettere fuori un cippo di legno con accanto una scure. Chi era interessato al fidanzamento, durante la notte prendeva la scure e con un colpo ben assestato la piantava nel cippo. L'indomani il padre della ragazza con il cippo e la scure sulle spalle andava in giro per il paese e ripeteva a voce alta quel ritornello. A quel punto il giovane intenzionato si faceva avanti e si procedeva a ufficializzare il fidanzamento). ;-------------------------Cu am'presta 'ncinn'arresta Resta 'mmonucu senza testa ;---------------------Cu am'presta sordî all'amicü perdî i sordî e macarî l'amicü ;-------------------------- 66 Cu arrîsîca arrüsîca ;---------------------Cu arrispietta u canî arrispietta o patrünî (Aggiunta da me: Iù i cani i rispiettu a tutti macari a chiddi ca ianu patruni ca nun su miritassunu:) ;---------------------Cu arriva primma macìna (variante: cu primma arriva primma macìna) ;---------------------Cu a sa a sa a cart'a musica ;---------------------Cu campa paia ;---------------------Cu cancia a vecchia ca nuova peggiü truova ;----------------------Cu cerca truova ;---------------------Cu ci'appennî a cianciana a iatta? ;-------------------------Cu cünta ci mettî a iünta ;---------------------- 67 Cücüzza cücüzza cu parra appüzza ;---------------------Cu dî mulî (o di scecchî) i fa cavađđî i primmi caucî sü i sua ;---------------------Cu dî spîranza campa dîspîratü muorî ;---------------------Cu dispriezza accatta ;---------------------Cu è fissa sta a so casa ;-------------------------Cu è riccu d'amici è scarsu di guai ;-------------------------Cu è saziü nün crîrî a cu ià fammî ;---------------------Cu è surdu uorbu e mutu campa cent'anni ;-------------------------Cu fa benî muorî ammazzatü 68 (variante: Cu fa malî muorî ammazzatu) ;---------------------Cu fa centü e nün fa uno nün fa mierütü a nîssunü ;----------------------Cu füttî füttî Diü pîrdüna a tuttî ;---------------------Cu ià cc̑cc̑hiu salî conza a mînestra ;---------------------Cu ià culü cünsidîra ;-------------------------Cu ià dînarî assai semprî cunta cu ià muǥǥhierî beđđa semprî canta ;---------------------Cu ià lîncüa arriva a Roma variante: Cu ià lîncüa passa ü marî ;---------------------Cu ià manî e pierî nn'à bisognu di scaffierî (staffiere) ;---------------------Cu ià pampèra s'a sona ;--------------------Cu ià pînsierî 69 nün dormî a nottî ;--------------------Cu iappî nappî, iappî nunn'appî Cu iappî iappî, nunn'appî nappî (E' una variante giocosa e scioglilingua del famoso: Cu n'appî n'appî de cassat'î Pasqua). U iappu (plurale iappî, che non ha riscontro nella lingua siciliana ufficiale) a Buccheri indicava una specie di corta mantellina. Iappu (verosimilmente derivante dall'abitudine di indossare questa mantellina) è anche la 'nciuria di Galia (padre del Dr. Galia e fratelli) vissuto tra la fine dell'800 e i primi del 900). Il gioco di parole consiste nei diversi significati che queste assumono a seconda della posizione nella frase: -Iappî (Ebbe) con Iappî (Mantelline Corte) e... -(nun) N'appî (Non ne ebbe) con Nappî (Nappe, Scodelle). Tradotta letteralmente in italiano la frase suona così: Chi ebbe scodelle, mantelle non ebbe Chi ebbe mantelle, non ebbe scodelle ;--------------------Cu iappî panî morsî cu iappî lucî campà ;--------------------Cu ià u bonü e nün sü piǥǥhia si chiamma sceccü attaccatü a paǥǥhia ;--------------------Culü ca nun s'ha vistü braca quannü sa vîrî tutta s'a caca 70 ;---------------------Cu lu dammî dammî e tè l'amicizia semprî c'è Cu lu dammi dammi e dammi tuttî l'amici diventüno strannî ;---------------------Cu mali fa, mali aspetta ;----------------------Cu mancia fa müđđîchî ;---------------------Cu mancia patati campa cent'anni ;----------------------Cu mancia sulu s'affuva ;---------------------Cu manìa mielî s'allîcch'e itî ;---------------------Cumannari è mieǥǥhiu do futtiri ;-------------------------Cumarî d'ünnî sîtî ŧrapanîsa dî đđa beđđa citatî bbünnanziüsa unnî lî fîmmînî vanü n'cammisa ie cu lî mînnî î ncc̑hianü ie nautra cosa... (La cantava mentre lavorava Angelo Filippone... mastro, a cui ho avuto la ventura di fare il manovale all'età di 13 anni per diversi mesi). 71 ;--------------------------Cumariiii u facistü u ci cosa? -U ci chi? -A u ci sucu! (Una comare do castieđđü abbannìa all'autra d'a lîfîsa) ;--------------------------Cumari unn'annai? -E vui unn'annai? -Iù vaiu unn'annai vui, vui unn'annai? -Iù vaiu nno' rinali unn'annai vui! (Dialogo pungente e sarcastico fra due comari, Donna Raziedda a Cernirina e Donna Brasina a Specchia.) ;-------------------------Cu mettî tempü perdî tempü ;--------------------------Cümparî Giüvanni, chî ià a scecca vostra? -Ià a'rancü (sî cotîla tutta) ;-------------------------Cu muorî arrîfrîsca (e s'annaccuitìa) ;-------------------------Cu na fiǥǥhia fi centu ienniri ;-------------------------Cu na itata 'i mieli s'acchiappunu centu muschi ;-------------------------- 72 Cu n'appi campa filici cu nunn'appi perdi puri l'amici ;-------------------------Cu n'appî n'appî de cassat'î Pasqua ;-------------------------Cu nascî tünnü nün po' muorîrî quatratü ;-------------------------Cu niesci arriniesci ;-------------------------Cu nün sa lieggirî a so' scrittura iè sceccü di natura ;---------------------------Cu nün tî canosci t'accatta carü ;---------------------------Cu n'uovu Manciu iu e tuttu u munno (Non e' un assurdo perche' tuttu u munnu ha il seguente significato: lo mondo della buccia.) (Era una "perla" di Peppe Sarafino che ripeteva spesso). ;---------------------------Cu paia primma mancia pîscî fîtüsü ;---------------------------- 73 Cu picca ià carü tienî ;---------------------------Cu picciriđđî sî cürca cacatü sî truova ;---------------------------Cu pievira si fa lupu si lu mancia ;---------------------------Cu prattica co zoppu all'annu zoppichìa ;---------------------------Cu primma nün pensa all'urtümü süspira (variante: Cu primma pensa, doppu nun suspira) ;---------------------------Cu püncîrî si sentî niescî 'nchianü (variante: ...niesci fora) ;---------------------------Cürchîtî a cüđđüra ;---------------------------Curchiti prestu e susiti matinu se vuoi tieniri a bada u vicinu ;---------------------------Curnutü e mazziatü (variante: Curnutu e vastuniatu) ;---------------------------Curnutu pacinziusu 74 ;----------------------Cü s'annamüra di capiđđî e di rentî 'ns'annammürat'i nentî ;---------------------------Cu sarba truova ;---------------------------Cu s'assîmîǥǥhia si piǥǥhia ;---------------------------Cu sî vardà sî sarvà ;---------------------------Cu spartî ià a mieǥǥhiü partî ;---------------------------Cu sta nna mannira mancia ricotta ;---------------------------Cu ti sa t'arrobba ;----------------------Cu ti vuoli beni ti fa chianciri cu ti vuoli mali ti fa ririri ;---------------------------Cu troppu vuoli nenti ià ;----------------------- 75 Cu sulu ioca cu nuddu si sciarria ;----------------------Cu va pianu, va sanu, va luntanu (e perdi u trenu) ;---------------------------Cu vicini e cu parenti 'nci'accattari nne ci vinniri nenti ;---------------------------Cu vuoli a Cristu su'nnapprieia (variante: u Santu) ;-------------------------Cu vuolî troppü nun piǥǥhia nentî ;---------------------------Cu vuoli va cu nu'mmuoli manna ;----------------------Dammî tempü ca tî perciü ci dissî a stîzzana a petra. ;---------------------------Dduòcu ci vuoli n'paccu di linùsa ;---------------------------Dduocu si fermunu i treni! ;---------------------------Dici na cosa 76 e ni fa n'autra ;----------------------Di iornu nunn'i vuoǥǥhiu e a sira sfardo l'uoǥǥhio ;---------------------------Di patruni addivintai iarzuni ;----------------------Diu ni scanza do tintu arrinisciutu ;---------------------------Dove entra la donna entra la serpe Dove entra il prete la scomunica Dove entra il farmacista la rovina della casa. (Era questo un detto della "Buccheri bene" o se preferite, della comunità colta che si fregiava di parlare in italiano. Il volgo lo imitava e a parte qualche lieve differenza d'accento, sostanzialmente lo ripeteva allo stesso modo). ;---------------------------Dümanî ie' dümînîca taǥǥhîmmü a tešŧa a Minîca Minîca non c'e' taǥǥhîmmü a tešŧa o re u re e' malatü taǥǥhimmü a tešŧa o surdatu u surdatü e' a farî a guerra tip-tî tap-tî u culü 'nterra ;----------------------Dümanî ie' sabbbütü m'angignü l'abbîtü mi ni vaiü a villa e parü na cutipilla 77 ;----------------------(banditore): Dumanî tuttî i curnuti at'a nniescîrî cch'e capucci tuttî o chian'e canalî c'ana' ffarî u cînsîmentü!!! Marito alla moglie: -Attia... chi m'ha ffattü cornî tu? Moglie al marito: -Beđđamatrî santissima... no! com'e' ca poi pînzarî na cos'e chissa? ti lu ggiurü maritü mia... ma pirchì mi rici stî cosî? Marito: -Ma nentî... domanî an'a ffarî u cînsîmentü e tuttî i curnutî an'a niescîrî ch'e capucci, iù vulia sapîrî se mi l'avia mettîrî... Finale della moglie: -...ah beh se e' pîcchîssü... tu ppi ssi e ppi nno... mîttîtîllü!!! ;----------------------Duna 'ncorpu o circu e 'ncorpu o timpagnu ;----------------------Durassi tantu na mala vicina quantu a nivi marzulina... ;----------------------E chi cculu e chi mînnî c'avia purî mammesa ci lu dicìa ;----------------------E chi ti niesci da vucca? 78 Vilenu? ;---------------------E comu dissi u sceccu a lu mulu: -Tira caru fratellu, ca simmu nati ppi dari lu culu ;----------------------E cu lu zzichi zzichi zzichi zzachi tu m'hai rotto l'anchî e m'hai ferito il cuor questa e' la storia del nostro amor. Allacciamin'o scacciuni cu na feđđ'e pruvuluni se ci metti a murtatella tu ti fai a ucca bella se ci metti u salaminu tu ci sputi e iù ma ...min...u 'e culu zzichi zichi zzichi zzachi (in memoria di Ciccio Salvia -Uciđđazza- che me l'ha insegnata quando eravamo ragazzini) ;----------------------E la vo e di la vo tutti dormünü ie...e tu no. E se stu fiǥǥhiu non muoli durmiri naticaređđi ssa quantü n'aviri ie n'aviri cinqucento fiǥǥhiü d'orü fiǥǥhiü d'argentü. ;----------------------E tempi de canonici 'i lignu ;----------------------E tempi di quannu Betta filava 79 ;-----------------------E ura commü facimmü? -Commü ficinü a'ntichi: si taǥǥhianü i panzi e si lascianü i piđđichi. (Variante: Lascianü i porti aperti e si nni ierü) ;----------------------E üra m'a minü! ;-------------------------Fa benî e scordîtîllü fa malî e pensîcî ;----------------------Fa ciauru 'i fissa ;----------------------Faccî ca 'nn'è vista (o bbista) valî cent'ünzî (variante: è disiata) ;----------------------Facîstî u tronü primma di farî u lampü ;----------------------Fa ddiebbiti fa ddiebbiti 'nti farî mal'appatiri pîrchî ch'e troppî ddiebbitî 'ncalera 'nci po' irî. ;---------------------Fa i cosî cchiù ca pî fforza ;---------------------- 80 Fai scorci? (Variante: Chi ci fai scorci?) ;----------------------Fa l'arti ca sai, se nunn'arricchisci camperai. (Variante: Fa u mistierî ca sai se nunn'arricchisci camperai) ;----------------------Falla commü vuoi e' semprî cücüzza mmisturî mettîccînî na vîsazza semprî cücüzza iè. (La seconda parte me l'ha insegnata Rosetta Filippone - N. Y. cl. 1930) ;---------------------Fa n'mmiaggiu e du surbizi ;---------------------Fa' oggi chiđđu c'a ffari dumani variante (do lagnusu) Nun fari oggi chiđđu ca n'autro po' fari dumani. ;----------------------Fatta a lîggî truvatü l'ingannü ;----------------------Fattî a nnommina e cürchîtî. (variante: e bbo cürchîtî) ;---------------------Fatti 'ngratü se vuoi essîrî amatü 81 ;---------------------Fattu a matula Fattu cchiù ca pi forza. ;---------------------Fa u travaǥǥhiü do lagnüsü (variante: Nun fari comm'o lagnüsü) ;---------------------Fa n'mmiaggiü e du surbizi ;-------------------------Fiǥǥhi e fiǥǥhiastri ;-------------------------Fiǥǥhi nichi peni nichi fiǥǥhi ranni peni ranni ;---------------------Fiǥǥhia da iađđina ianca ;---------------------Fiǥǥh'i buttana ;----------------------Fîmmînî e ommînî dommînî mîsdommînî Si recitava così uno scongiuro che tendeva a sottolineare che giammai uomini e donne dovevano stare insieme, specialmente i bambini e le bambine che per questo anche a scuola venivano tenuti in classi separate, maschile e femminile. (Si tratta di una traslitterazione buccherese tratta da un passo del Requiem in latino dona eis Domine. Le vecchiette infatti, durante i funerali recitavano il brano Requiem aeternam dona eis Domine nel buccherese Recula Materna Domini Misdomini.) 82 ;----------------------Fîmmînî, pretî e farmacistî semprî a larga sî ci'à starî ;----------------------Finì a cani e iatti. Finì a fietü. Finì a schifìü. ;----------------------Fisti a cursa d'o sceccu ;---------------------Fra di loro cobis Sperlinga nicabis (Era un detto la cui prima parte -Fra di loro cobis- si ripeteva (in particolare la ripeteva sempre Michelangelo Filippone detto Papa, che abitava a Sant'Antoni) quando si voleva "denunciare" qualche accordo di alcuni a danno di altri. Il detto completo con "Sperlinga nicabis" indicava da un lato il fatto storico di Sperlinga che non accettò di ribellarsi agli Angioini, e dall'altro il fatto che chi lo ripete si dichiara -come Sperlinga- estraneo e contrario a quell'accordo. Il detto originale in latino citava così: Quod siculis placuit, sola Sperlinga negavit.) ;---------------------Frisca comu na rosa (variante: friscu/a comu n'quart'i pollu) ;----------------------Fu lucî e si iarsî fu ccînnîrî e sî persî ;----------------------Funci e niri piǥǥhili quann'i viri 83 ;----------------------Ǥǥhia nnîmmü đđa? ;---------------------Gilusu di culu iarrusu sicuru ;-------------------------gnagna (gnagna cuotta) ;---------------------Ià a testa cchiù dura di na cantuniera ;----------------------Iađđina senza lunaru (Gallina senza un posto fisso dove deporre le uova, ovvero senza fissa dimora). ;---------------------Ia' ǥǥhi vuoǥǥhiu vinirî mîremmî ;-------------------------Iaggia aperta ucieđđu mortu ;---------------------Iai millî cannî dî raggiünî (Canna era una misura di lunghezza equivalente a circa 2 metri e 62 mm.) ;---------------------Iai a facci i stagnu (o stagnata) (variante: iai a facci i cartaggirunisi) 84 ;-------------------------Iaiu fammi Nunn'avimmu Ann'arrubbimu? Non sacciu a via Caminàti cu mmia. Era una variante per descrivere le dita della mano: Nel primo caso (Iaiui fammi) si alzava il pollice da solo per indicare la desolazione. Nel secondo caso (Nunn'avimmu) si roteavano a destra e sinistra pollice e indice, per indicare che si era carenti di tutto. Ancora oggi si usa quel gesto per indicare che manca qualcosa, es. senza denari. Nel terzo caso (Ann'arrubbimmu) si roteavano in avanti le tre dita, (medio seguito da indice e da pollice), gesto che indica ancora oggi la ruberia. Nel quarto caso (Nun sacciu a via) indica il gesto inutile di aprire le prime quattro dita della mano ad esclusione del mignolo, e che indicano che il quarto non serve a niente. L'ultimo, il mignolo, se li trascina tutti con sè dicendo (Caminàti cu mia) e roteando tutte le cinque dita della mano indica un gesto di "completezza" e allo stesso tempo facendo risaltare l'arguzia e la bravura del più piccolo. ;---------------------Iaiü na fammi canina canina Visti nu sceccu e mi parsi iađđina ;---------------------Iaiü na muđđacchia... (variante: Iaiu na llanna...) ;---------------------Iallù ie' mmè (a Vitu Puđđu si chiedeva l'ora: -Vito chi ura sunu? E lui rispondeva cosi -Ia llu' ie' mme (l'una e mezza) 85 ;---------------------Ià 'mprazzü loncü e unu curtü loncü pî pîǥǥhiarî, curtü nno darî ;----------------------Ianü 'nne natü e c'iaccattimü a vaccaređđa ;----------------------Iappi di muoriri ;----------------------Ià settî spiritî comm'e iattî ;----------------------Ià trî pierî nna fossa ;----------------------Ia' u carbünî bagnatü. ;---------------------Iauta iauta quantu m'palazzu caru n'terra e nenti mi fazzu (l'oliva) ;---------------------I campanî s'ana ssentîrî tuttî (düî). ;---------------------I caruti ansignunu a caminari ;----------------------- 86 I cchiacchîrî su cchiacchîrî a butiara vuol'î picciulî ;---------------------I cincü (5) itî da manü: 1) itu itieđđü 2) scocca d'anieđđü (itu d'anieđđü) 3) loncü vîđđanü 4) llîcca piattî 5) šcaccia puruocc̑cc̑hi ;----------------------I corni su comm'e renti fanu mali quannu spuntunu, ma appuoi servunu ppi manciari ;-------------------------I cosi an'aviri i pieri pi' caminari ;-------------------------I cosi ch'e cosi e i ciaramiri supr'e casi ;-------------------------I cosi si ricunu na vota sula ;----------------------I cunti (di 'na vincita) si fanu 'nne scali ;----------------------Iđđü u sa ünni si cürca u liebbrü ;----------------------I disgrazi nun mmienuno mai suli (paruno anfilati ca uǥǥhia) 87 ;----------------------Iè cchiù lalia da fammî 'i innarü (variante da quartiere a quartiere: laria, laglia) ;----------------------I guai da pignata i sà a cucchiara c'a rimina ;----------------------I muri vecchi fanu a panza. ;----------------------(i mesi dell'anno) Innarü frîvarü marzü aprilî maiü giugnü giugniettü aüstü settemmîrî ottovîrî novemmîrî dicemmîrî ;----------------------Ie nünn'era na bomma ie iera na vuttîǥǥhîtta ie avia a tešŧa rüssa (Fatto realmente accaduto a Buccheri, nell'immediato dopoguerra: due vecchietti, moglie e marito vanno a lavare i panni a Passo Marino, a un tratto lei gli chiede di levarsi “i causi 'i tila” per lavarglieli e lui rimase mezzo nudo a 88 bighellonare, quando vide un ordigno per terra e dice alla moglie: -Guarda qui che ho trovato! 'Na buttiǥǥhitta ca testa russa. Lei da lontano gli lancia uno sguardo e continua a lavare i panni, lui cerca di aprirla e ad un tratto quella esplode. Durante le visite funebri la gente chiedeva chiarimenti alla moglie, (la cui storia dell'esplosione della bomba si riseppe per tutto il paese), ma la moglie ostinata continuava a controbattere piangendo e cantando questo ritornello). ;----------------------I guai (i vai) da pignata i sa a cucchiara ca'rrimina ;----------------------I mali cumpagnuni portunu l'ommu a riuni ;----------------------Innaru siccu massaru riccu ;----------------------Ioca cu l'ossi 'i ziccanninni (Gioco inutile e senza valore. Ziccanninni sono i semi di carrubba.) ;-------------------------Iocu di mani iocu di viđđani ;----------------------I paroli nun fanu purtusi ;----------------------I ricchî su sarbünü e i povîrî u iettunü (il muco del naso) 89 (i ricchi usavano il fazzoletto, i poveri usavano le mani e lo gettavano per terra) ;----------------------I sordi fanu sordi 'o riccu ricchizzi 'o povuru puvirtà ;----------------------I sordi fanu vieniri a vista all'uorbi (variante: i lignati fanu vieniri..." ;----------------------I sordi ianu l'ali si n'avuoluno come nenti ;----------------------I sordi si ni vanu commu l'acqua. ;----------------------Iù a chissu primma u canuscìa e oggi iè comm'a primma (Detto che ripeteva spesso Vito Taratozzo, sarto) ;----------------------Iu' aźzappava îđđü vînnî ie nî mîsümü n'cuštionî ie ci resi 'ncorp'i zappa (Alla domanda del giudice: -Ma allora l'hai ammazzato tu? lui continua a ripetere la frase: -Nossignuri signor giudice... Iu' zzappava 90 Iđđu vinni ... ecc. ecc.) (variante: iu' cia'nnaiu îđđu vînnî e nî misumu n'cuštionî) ;----------------------Iucari cu du par'i carti ;----------------------Iù mi manciu u pipi e a tia t'abbrusca u culu ;----------------------Iurnata rutta perdila tutta (o rumpila tutta) ;----------------------Iù u nasu l'aiu finu subbutu u capisciu ;----------------------Laceđđunî mbriacü ;-----------------------Lamentiti se vuoi stari bbonu ;-----------------------L'appî ta mà (Si trattava dei lacci del Cristo alla colonna -un po' di spago- che si dava ai fedeli di Santa Maria Maddalena. L'appî ta mà... era la risposta che si dava 91 ai ragazzini della parrocchia di Sant'Antonio che innocentemente ne chiedevano un po'...) ;-----------------------L'arbulu pecca e a ramma ricivi ;---------------------Lascia chi manciari nun lasciari travaǥǥhiari ;---------------------L'arbulu s'ađđizza quann'è nicu ;---------------------Lavari a testa 'o tignusu è tempu persu. ;---------------------Lieviti truzzuariu nun ci firricari tunnu ;----------------------Lincua ca nun parra è mala sirvura (variante: testa ca nun parra si chiamma cucuzza) ;---------------------Llampaü cacîciazzü e semprî u stîssu sî e chî t'avia fattü m'affiǥǥhiü Vašŧianü? Realmente accaduto negli anni '50, o forse poco prima. Un ragazzo, di nome Sebastiano muore, come si moriva un tempo, molto giovane, e come si usava un tempo, mentre passava per le strade, le donne, che avevano avuto dei morti recenti raccomandavano al morto attuale di 92 portare dei messaggi ai loro congiunti deceduti precedentemente. E c'era la vedova cha mandava a dire al marito che gli alberi di ulivo erano stati potati, un'altra che la vigna l'aveva venduta, ecc. ecc. ecc. Fu allora che Don Vito Cacici, sarto, che abitava a Strata Ranni, disse loro così: -Ma scusate, perché non ci scrivete un pizzino. Il ragazzo come può ricordarsi tutti questi messaggi? Finì a gran risata, e la madre risentita, cantando, gli pianse addosso questo ritornello (cantato): Llampaü cacîciazzü chî t'avia fattü m'affiǥǥhiü Vašŧianü? ;-----------------------L'occasioni fa l'ommu latru ;-----------------------L'ommu pa parola U buoi pe corni ;-----------------------L'ommu proponi Diu disponi ;-----------------------Luavî, Luavî ca m'a ffiǥǥhiu pî mia ha prîaü Ultima frase pronunciata dalla mamma di San Pietro prima di precipitare definitivamente all'inferno. Si racconta che la madre di San Pietro, essendo una donna malvagia, alla fine della sua vita sia finita all'inferno. Dopo diverse preghiere e intercessioni di San Pietro, finalmente il Signore gli dà una possibilità di salvarla e gli dice: "Vedi i resti di questa cima di porro? Ebbene una volta mentre lo mondava, passò un porco e lei glielo diede da mangiare... questa è l'unica e sola buona azione della sua vita... tieni, porgiglielo, dille di aggrapparvisi e potrai tirarla 93 su in Paradiso." San Pietro va nel grande baratro e chiama sua madre, la quale accorre insieme ad altre anime... Le porge la cima di porro e la invita ad aggrapparsi per poterla tirare su. Lei si aggrappa, ed essendo solo anima, ovviamente leggera, lui poteva tirarla su se lei lo avesse lasciato fare... ma mentre l'anima saliva su in cielo, altre anime cercarono di aggrapparsi a lei (e alla sua veste... ovviamente ormai solo allo stato immateriale) e allora lei iniziò a scalciare e a rigettarle sotto nell'inferno dicendo quella famosa frase: Luavî, Luavî ca m'a ffiǥǥhiu pî mia ha prîaü Ma nello scalciare, la cima di porro si ruppe e così lei riprecipitò all'inferno insieme alle altre anime e non ne potè mai più risalire. E allora suo figlio, sconsolato, disse: "-Sei proprio una donna malvagia... e quindi meriti davvero di stare all'inferno..." Nota di uno degli autori (cioè di me stesso): Questa "storiella" me la raccontò diverse volte mia madre (Grazia Franco cl. 1908) quando ero bambino, alla quale a sua volta era stata raccontata quando era lei bambina. Non so se altri ne hanno memoria, ma io sì e quindi volentieri la cito e ne descrivo l'origine, non fosse altro per annoverarla fra le saggezze popolari che invitava tutti alla bontà ed alla solidarietà. ;-----------------------(i iornî da sîmana) Lunî martî mercülî (o mercürî) iovî vennîrî sabbütü dümînîca ;----------------------L'uocchiü do patrüni 'ngrassa ü cavađđü 94 ;---------------------Lupü (o ommü) 'î mala cuscienza commü opîra accussì pensa. ;----------------------Lupü nün mancia lupü ;----------------------Lu ventü mîna e lu massarü spaǥǥhia!!! Lestü lestü, ca nî nî iemü a lu rîposü!!! (Era un "ritornello" cantato che ripetevano i viđđani nell'aia mentre i muli "pisavano" il grano) ;----------------------Macari c'o piviraru si viesti di sita fieti sempri di latti e lazzata ;----------------------Macari i pulici ianu a tussi ;----------------------Macari i muri ianu uricchi ;----------------------M'acchianunu i bilii da ucca l'arma ;---------------------Mali nun fari e paura nunn'aviri ;---------------------Mancia cu quattrü ianchî ;---------------------- 95 Mancia ficü e 'nzîra ficü (Gli innesti agli alberi di fico si fanno quando i fichi sono maturi, tra Luglio e Settembre) ;---------------------Mancia pani e cipuđđa ;----------------------Mancî panî 'i Scurdia ;----------------------M'annannü campà finü a novant'annî -Pîcchî fumava? -No. Pîcchî sî facia i cazzî sua (Omaggio a Cicciu Uciđđazza, uno dei miei più cari amici d'infanzia, che me la raccontò da bambino.) ;---------------------Ma patrî cü lü mietîrî murìü e si lü mietî cü lü sîmînaü. Na sarma sîmînaiü e na sarma fîcî cü nün mî tienî ca ci iettü lucî. ;---------------------Marianu ci rissi a li buttani: -La vita si piǥǥhia commu vieni (Liliana Nigro quale possibile epitaffio dedicato al nonno Don Turiđđu Nichili) ;---------------------Maria Rosa llallà - Maria Rosa llallà sciuscia a forgia llallà ca ti rugno na cosa llallà 96 (Era una cantilena che canticchiava un fabbro a sua figlia Maria Rosa). ;---------------------Maronna 'o Carmunu! (esclamazione) ;---------------------M'assun 'a ciuncari i manu ;---------------------M'briachi, schecchi e picciriđđi Diu l'aiuta variante: Scecchi e picciriđđi Diu l'aiuta ;---------------------Mercülî intra sîmana fora ;---------------------Mettîtî cu chîđđî mieǥǥh'i tia e paicî i spîsî. (Era questa una frase che mi ripeteva mio padre spesso, vedendo che mi sceglievo certi amici... diciamo non proprio perfetti, al ché io gli replicavo CONVINTO: VIRI CA NUN C'È NUDDI MIEGGHIU DI MIA, e quindi c'a fari? A'rristare senz'amici? E lui rimaneva senza parole... ahahahahahah) ;---------------------Mettîtî đđuocü e fa müstü ;---------------------Metti u pani 'e renti c'a fammi s'arrisenti ;---------------------- 97 Mî custà quanto na germania ;---------------------Mi dissi m'a mamma, m'a duna tanticc̑cc̑hia d'abbastanza addimura? (Lo diceva la madre alla piccola figlia ingenua quando doveva discutere argomenti che la piccola non poteva ascoltare. E la mandava fuori da amiche o parenti). ;----------------------Mi dissî ma mamma mu 'mpresta ü cruscentî? Era un modo scherzoso e metaforico su come far risalire ad altri la responsabilità delle proprie azioni. Nel caso in specie, si mandavano i figli più piccoli a farsi "imprestare" u cruscenti (il lievito) dalla famiglia che si sapeva aveva fatto recentemente il pane. Era quello un modo di cooperare che consentiva alla collettività di avere sempre il lievito fresco, passandoselo di casa in casa sotto forma di panetto che le famiglie "più benestanti" lasciavano abbondante, per "aiutare" quelle più povere che invece ne conservavano una formella più piccola. Successivamente divenne un modo scherzoso e metaforico su come cambiar discorso se qualcosa ci riguardava in modo pungente. ;----------------------Mieǥǥhiu aviri ca disiari ;----------------------Miegghiu fariti n'mistitu ca n'vitariti a manciari ;----------------------Mieǥǥhiu na vota giarniari ca centu voti arrussicari ;----------------------- 98 Mieǥǥhiu nivuro pani ca nivira fammi ;----------------------Mieǥǥhiu 'nniavulu tricent'unzi no nu sceccu tri dinari ;----------------------Mieǥǥhiu nunn'ancuminciari ca lasciari i cosi a metà ;----------------------Mieǥǥhiu oggi n'uovu ca dumani a iađđina ;----------------------Mieǥǥhiu perdiri ca straperdiri ;-------------------------Mieǥǥhiu sulu ca mal'accumpagnatu ;----------------------Mieǥǥhiu u tintu canusciutu ca u tintu a pruvari ;---------------------Mi fanu l'uocchi pupi pupi! ;---------------------Mi pari 'n coculu di commu ci firrichi tunnu ;---------------------- 99 Mi resi minchia ppi sasizza ;-------------------------Mî pürtà a 'ncugna mmurü ;----------------------'Mmuccia mmuccia ca tuttü parî ;----------------------Monîchî 'o sculu Si racconta che nel retro del vecchio convento dei Cappuccini, vicino all'attuale cimitero, vi "appendessero" per farli essiccare (e scolare) i monaci defunti secondo una tecnica che potrebbe essere simile, o quasi, a quella adottata nel convento dei Cappuccini di Palermo dove sono visibili tutt'oggi i resti "essiccati" di cadaveri plurisecolari, e non solo di monaci. ;---------------------Morti disiata nu'mmieni mai ;----------------------Mort'i fammî e sîcch'i sîtî ;----------------------Mortu u fiǥǥhiozzu nun simmu cchiù cumpari ;---------------------Mu mmuccià Ccicciü (il libro) me l'ha nascosto Ciccio, (il suo fratello maggiore). Giustificazione vera di un ragazzino di scuola elementare al fatto di essere andato a scuola senza il libro di letture. Per decenza citiamo solo le iniziali dei loro nomi e cognomi: 100 C. R. (o meglio F. R.) il fratello maggiore. P. R. (o meglio G. R.) il fratello minore. G. R. la sorella, più grande di entrambi, era mia coetanea e compagna di scuola. ;---------------------Munti cu munti non s'aiunciunu mai ;---------------------Muorî Sanzunî ccu tutt'i filistei. (Molti lo pronunciavano filisDei con la D) ;---------------------Muovîtî fermü ;---------------------Mutu cu sa u iocu ;---------------------Na bona parola 'ncosta nenti e vali assai ;---------------------Na manu lava l'autra e tutti dui lavuno a facci ;---------------------Nanna e Cucca n'addumminü e iù 'mmi potti farî mancü 'mpiccicünitt'î cionnu Un ragazzino "ciocciu" che abitava a Via 'e Du Mariti, si lamentava così del fatto che si metteva a letto con le due sorelle maggiori (di cui una era conosciuta come "a Iađđineđđa") e siccome quelle russavano lui non riusciva a dormire. 101 ;----------------------Na nuci sula intra n'saccu nun fa scrusciu ;----------------------Nappaüra (a nappaura) è la traslazione fonetica di NO PAURA, ma nel significato esteso indicava un invito a non preoccuparsi troppo di un qualche evento negativo, nel significato più proprio di: Fa nulla, non ti preoccupare. ;--------------------Na sarma sîmînaiü e na sarma fîcî cü nün mi tienî ca cci iettü luci? ...continua... ;----------------------Natali co suli Pasqua co tizzuni ;-------------------------Na vecchia nni mmoscu e' truvarura ;----------------------N'casa commü na iađđina n'cc̑hianü commü na rîggina ;---------------------(chi) 'Ncinnerunu casi? 'ncinnerunu palazzi? quali minchi, quali cazzi 102 nni na stadda nasciu Gesù (Probabilmente traslato da versi di Micio Tempio o di qualche altro poeta siciliano, a Buccheri era divenuto un detto molto popolare). ;-------------------------Ni misumu l'acqua rintra e i tubbi 'nchianu (fora) (variante: e a pila fora) ;-------------------------Ninna nanna ninnaaaa nanna oooooo e šŧü fiǥǥhiu beđđü si fa a vovò (la vò) ;---------------------Ni vuoi si rici 'e malati ;---------------------Niuru cu niuru nun tinci ;---------------------'NNa chiana di Catania 'mparrinu macabbunno va ncuitannu fimmini e ppi circari u cunnu Na picciuttieđđa schietta s'avia a cunfissari Stu pezzu di parrinu ci fici stu parrari -Fiǥǥhia chi l'hai beđđu -Fiǥǥhia chi l'hai beđđu -Quannu n'ama manciari -Stu beđđu picciunieđđu? -E caliti i mutanni -E isiti a cammisa -E fammi arrifriscari 103 -Stu pezz'i cosa tisa -E lieviti di supra -Tutta mi stai ammaccannu -Chi iè ssu pezz'i cosa -Ca ci stai appuntiđđannu? -E zittiti babbazza -Nun fari la minchiuna -Ca đđa rintra la vulissutu -Cu tutti li cuǥǥhiuna -E primma o doppu nasci -'Mparrinu macabbunnu (Tanu Spina) ;---------------------'Nn'aprili nun luvari a settemmiri nun mittìri (Il vestiario: non va alleggerito ai primissimi tepori d'Aprile né appesantito alle prime frescure di Settembre) ;---------------------Nna vucca chiusa nun trasuno muschi ;---------------------Nne calatî tuttî i Santî aiutünü (quando tutto e' facile -nelle cose in discesatutti i Santi danno una mano) ;---------------------Nnè di rittü, nnè di cc̑cc̑hiattü Nnè rittü, nnè tortü ;---------------------Nnè iabbü 104 nnè maravîǥǥhia (nnè valia) ;---------------------Nne' iatta fu nne maggiü fîcî ;---------------------NNe iù lietu nne tu cuntentu ;---------------------'NNe paisi i l'uorbi, biatu cu ia' n'uocchiu sulo ;----------------------Nne parentî nun c'iaccattarî mai nentî ... pîrchî sünü caraviǥǥhiari ;---------------------Nnicca nnicca a ta mamma cî sappî 'i picca ;---------------------Nni n'ura Diu lavura ;---------------------NNo muru vasciu si cci'appoggiunu tutti ;---------------------'Nsîgnîtî l'artî e mettîla da partî ;---------------------- 105 Nuđđu ammiscatu cu nenti! ;---------------------Nuđđu fa nenti ppi nenti ;---------------------Nun cacari unni manci (variante ingentilita: nn'u sputari nno piattu unni manci) ;----------------------Nun c'e' cchiu surdu di cu nun muoli sentiri ;---------------------Nun c'è chi talè talè! ;---------------------Nun c'e' peggiu dill'ira do giustu ;----------------------Nün c'e' peggiü do tîntü arrînisciutü ;---------------------Nun ci tuccari u culu a cicala ;---------------------Nun cririri a tuttu chiđđu ca si rici ;----------------------Nün dirî nentî ca nentî sî sa (o sî sapî) 106 ;---------------------Nün farî all'autrî chiđđü ca nün muoi sîrî fattü tu. ;---------------------Nün farî cosa o fünnü ca sî sa pî tutt'ü münnü ;---------------------Nun mi tuccari ca mi scozzulu ;---------------------Nun muoli mettiri 'gnitu a mođđu ;---------------------Nunn'accattari na iatta nno saccu ;---------------------Nunn'aiu fiǥǥhi e a chianciri niputi ;---------------------Nunn'arrusbiǥǥhiari u cani ca dormi ;---------------------Nunn'è mari e fa l'unna nunn'è pieura e si tunna nunn'è porcu e ià i n'siti (spighe di frumento) ;---------------------Nunn'è tutt'oru chiđđu ca luci ;---------------------- 107 Nun'niesciri fuora do siminatu ;---------------------Nün'nî pütîtî farî panî anzemmîlî ;----------------------Nun parrari nno bummulu ca non ti capiscio ;----------------------Nun ponu stari du iađđi nno stissu iađđinaru ;----------------------Nün sa farî mancü a O co' bîcchierî ;----------------------Nün sî minchia ppo ma culü (Variante: Niaütrî panî ansemmîlî nün'nnî pütîmmü farî) ;----------------------Nun si po aviri a vutti china e a muǥǥhieri 'mpriaca ;----------------------Nun si po' piǥǥhiari u cielu a pugni ;----------------------Nunn'u stuzziniari u cani ca dormi (variante: Nu' stuzziniari 108 u cani ca dormi) ;----------------------Nun t'antricari unni nun t'appartieni (variante: fatti i cazzi tua) ;----------------------Nun ti fari mettiri a musca supr'o nasu ;----------------------Nün tî piǥǥhiü se nün t'assîmîǥǥhiü ;----------------------Nün tràsîrî 'i ünnî niscistî evita la suorü a zia se vuolî iđđa e tuttî l'aütrî a rîncü a rîncü ;----------------------Nuttata persa è fiǥǥhia fimmina ;----------------------'Nzîra ficü e mancia ficü E' un modo di dire mnemonico per ricordare ai contadini che gli innesti dei fichi si effettuano nel periodo della loro maturazione ovvero nei mesi di luglio-agosto. ;----------------------O curchîtî a cüđđüra 109 ;----------------------O fai l'artî o chiürî a butìa (variante: O sai l'artî...) ;----------------------O fu 'TTega o Rubbeca (O è stata Tega o è stata Rebecca). E' un gioco di parole che considera Tega nome proprio di persona al pari di Rubbeca (Rebecca). O è stata l'una o l'altra, e quindi Se non e' stata fregatura (Futtega) è stato vero e proprio furto (Rubbeca). ;----------------------Oggi a mia dumani a tia ;----------------------Oggi nasciunu tutti cull'uocchi aperti (Na vota nasciunu cull'uocchi chiusi) ;---------------------Oh Giuvannî a la porta rannî ppî du ranî dî panza tî ne vai all'inferno!!! (ricordare episodio della predica su Giovanni Battista e sul tale che teneva nascosti 2 grani di panza nella vuttirina durante la messa di Venerdi Santo) ;-----------------------Oh Turi, Turi i truvasti i muli? -Ora... nzu! 110 Si racconta che un padre e suo figlio persero i muli in mezzo alla nebbia in una grande vallata. Allora il padre va in una direzione verso sud mandando il figlio nell'altra verso nord. Sempre avvolti dalla nebbia ed essendo molto distanti il padre grida fortissimo per farsi sentire, al figlio, se per caso li avesse trovati. Il figlio, mezzo scemo, rispondeva molto flebilmente: -Ora... nzu. Che significava: -Ancora no. Il padre ovviamente non lo sentiva e continuava a gridargli sempre la stessa domanda. ;----------------------Ogni cosa vieni a fini (variante: ogni desideriu vieni a fini) ;----------------------Ogni fitucu di musca è (fa) sustanza. ;----------------------Ogni lassata è persa ;----------------------Ogni 'mpedimentu è giuvamentu ;----------------------Ogni pilu ti pari n'trau ;----------------------Ogni principio è forti ogni cosa vieni a fini 111 ;----------------------Ogni promessa è diebbito ;----------------------Ogni Santu ià i sa' divoti ;----------------------Ogni tînta acqua lieva a sîrî ;----------------------Ognunu ià i guai sua cu cchiù ppicca cu cchi'assai ;----------------------Ognunu piscia e sa talìa (variante: ...e sa scutòla) ;-------------------------Ognuno ppi sé Dio ppi tutti ;----------------------Ognunu sa i fatti sua ;----------------------Ognunu tira l'acqua o so mulinu ;----------------------Ognunu avanta a robba sua ;----------------------- 112 O iornü nün nî vuoǥǥhiü a sîra šfardü l'uoǥǥhiü ;----------------------Ommu avvisatu menzu sarvatu ;----------------------Ommu di vinu nun vali 'ncarrinu (Un uomo ubriaco non vale un Carlino) ;----------------------Ommu gilusu muori curnutu ;----------------------'O peggiu nun c'e' mai fini ;---------------------O riccü rîcchîzzî o povürü püvîrtà ;---------------------P'a Cannalora u mmernu è fora Pi' San Brasi u mmernu trasi ;-------------------------Panî crüsta e müđđîcünî ;----------------------Panî duru e cutieđđü ca n'taǥǥhia ;----------------------Panî duru: m'anforza ü culu pipi sbiezi e vinü cîtüsü: 113 era vecchiu e dîvîntai carüsü (Una giovane donna volendo sbarazzarsi del marito anziano gli dava da mangiare pane duro, peperoncino piccante e vino acetoso, il vecchio si scherniva ribaltando anzi a suo vantaggio la cattiveria della moglie.) ;-------------------------Pani schittu cala rittu ;-------------------------Pantî, coppil'i minchî accussì tantî (vedere anche Barbainî e Cađđemmîssenzî) ;-------------------------Panza mia fatti visazza (si diceva così di fronte a una tavola imbandita con ogni ben di Dio) ;-------------------------Parî na iađđina cu l'uoü autaü (aütatü) ;----------------------Parra picca e senti assai ;----------------------Parra sulu quannu piscia u iađđu (o a iađđina) ;-------------------------Passata a cinquantina n'mmalannu ogni matina ;----------------------Pati u giustu ppo' piccaturi 114 ;----------------------Patti primma amicizia lonca ;----------------------Peđđi pi peđđi mieǥǥhiu a tua c'a mia ;----------------------Pensa a' saluti ;----------------------Pensa ü malî ca bbenî ti vienî ;-----------------------Permette un abballo? -iù vî ringraziü a voscenza dell'onore che mi state danno in primis in prims ca nün vî canüsciü fozza fozza ballarî nün sacciü chî nnicchî nacchî ballarî cü vüî? (La Rocca Salvatore - cl. 1928) ;----------------------Persünü ii̍ mulî ie cercünü î cavîšŧrî ;----------------------Petra ca nün piǥǥhia lippü ;----------------------Petru sona e Gaetanu canta 115 ;----------------------Piǥǥhiari iatti a pilari ;----------------------Piǥǥhiari u cielu a pugni ;----------------------Pi na manu ( variante scherzosa: pi na manu e pi m'pieri ) ;----------------------Pî Santa Lucia nî mancîmmü a cuccìa ;----------------------Pista e mmutta (variante: pista e 'ncugna) ;---------------------Pista l'acqua nno murtaru (variante: co murtaru) ;---------------------Pi' sucu 'i mafia ;---------------------Pi tutti i Santi u friddu è canti canti ;-------------------------Porci e mariti comm'insigni si ni vanu 116 ;----------------------Porta picca 'ncruppa ;----------------------Ppüppa ppüppa Michelancilü Ppüppa tu!!! (Si tratta di Michelangelo Fava trisavolo degli odierni Fava nonchè primo cugino di mia nonna materna che essendo magrolino veniva trattato meglio, nel senso che l'osso col quale veniva fatto il bollito gli veniva dato a spolpare per primo essendo quello che ne aveva più bisogno.) Il detto rimase a indicare, (per lo meno nella mia famiglia, e non solo), un benevolo rimprovero verso chi faceva delle particolarità nel distribuire qualcosa. ;----------------------Prestu, prestu ca la cira squagghia... ;----------------------Primma di canusciri n'amicu ti cià manciari ansemmili na sarma 'i sali ;---------------------Primma di Natali nné friddu nné fammi doppu Natali c'è friddu e a fammi ;----------------------Primmu annu: cuori a cuori Secunno annu: culu cu culu Terzu anno: pirati nno culu. ;----------------------Privu da vista di l'uocchi!! Quantu stimmu a vista i l'uocchi! Uorbu di l'uocchi comm'a Masi! 117 ;---------------------Puoi curriri quantu vuoi sempri cca' t'aspettu ;-------------------------Pur mancè, pur mancè, pur mancè! Purrrpu purrrpuuu purrrpuuu! Chituzze, chituzze! (Era un richiamo che le nostre mamme usavano per richiamare le galline quando portavano loro da maniare, in genere la caniglia impastata con acqua tiepida e deriva dal Francese Puor Manger che vuol dire proprio: "[Venite] Per mangiare"). ;-------------------------Quannu a iatta nun c'è i surci abballunu ;----------------------Quannu arriva a cannalora da lu mmernu simmu fora ma se chiuovi e tira ventu nni lu mmernu simmu dentru ;----------------------Quannü a varba 'î l'aütrî a vîrî farî metti a tua a rîmuđđarî ;----------------------Quannu i lignati ci vuonu su mieǥǥhiu do pani ;----------------------Quannü la fammî c'è lü panî cala 118 Quannü la sîrî c'è l'acqua sa bbona ;----------------------Quannü muoro iù chianciti tutti... u tabbutü m'ata ffari di ricottî, ri latü e llatü cordî ri sasizza pi ccapizzü dü cappünî cuotti pi cummuoǥǥhiü pisciruovi fritti pi ccannilî dü picciuttieđđî (beđđi) pi iacqua binirîtta, vinü fortî. (Derivata da Santo Lombardo-Canicattini, in effetti era recitata con piccole varianti un po' ovunque in provincia) ;----------------------Quannü muorü iù muorî tuttu ü münnü ;----------------------Quannu niesci pari nu ruettu ampinci a tutti bbanni ;----------------------Quannü penzü ca sîgnü monîca iettü fuocü sutt'a tonîca quannü trasü nna sarristia mî parî ca sîgnü nn'a vicaria (Angelo Filippone detto Papa) ;----------------------Quannu si mancia nun si parra ;----------------------Quannü u diavülü accarîzza vuole l'arma 119 ;----------------------Quannü u sceccü nün muolî bîvîrî a matüla ci frischi ;----------------------Quannu u suli spunta, spunta ppi tutti ;----------------------Quanta cunfirenza? Signu a mugghieri 'i Turi Assenza ;----------------------Quant'è beđđü stü chiarü dî luna, pî bbuffüniarî i fîmmînî a st'üra. Quant'è beđđü stü cielü stîllatü, vattînnî, curnutü, ca t'haiü prüvatü! (Grazia Amato, N.Y-USA) ;----------------------Quant'è lariu stu (virduraru?) ;----------------------Quant'è soru (Variante: Talìa quant'è soru) ;----------------------Quantu m'piddìcu di iatta ;---------------------Quantü tî vuoǥǥhiü benî, sciatü dî l'arma mia! Quannü ammazzü u porcü a funcia a dugnü a tia. 120 ;----------------------Quantu vali a bona nnommina nun ci valunu tutti i ricchizzi i stu munnu ;----------------------Recula materna dominî misdominî e luce perpetua luce adesso refrescant in pace amen Veniva davvero recitata così la preghiera ai defunti dalle nostre donne, soprattutto durante le preghiere dei morti che si effettuavano al cimitero di fronte alle lapidi o al cumulo di terra se il defunto era seppellito sotto terra. Ovviamente i veri versi in latino sono ben altra cosa: Réquiem aetérnam, dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis. Requiéscant in pace. Amen. ;----------------------Rîcott'e mielî bîvîcî benî ;------------------------Rifriscu e sullievu ;------------------------Rimmi rimmi apuzza nica unni vai accussì matina nun c'è cimma ca russìca nni li munti cca vicinu 121 ;------------------------Risparmiamu e cumpariemu ;------------------------Rispetta l'amicu quanno l'hai quannu u perdi nun lu troverai ;----------------------Risu senza ragiuni, o di pazzu o di minchiuni ;------------------------Rosa spinosa donna amorosa ;------------------------Saccu vacanti nun po stari a ritta ;------------------------Sa fî tutta na tirata ;---------------------Santa Lucia a marî stacìa orü taǥǥhiava e sîta cusìa passa lü maistrü e cî dissî -Lucia cchî fai? -iaiü l'ucc̑cc̑hiuzzî malatî -vai nîll'ortü mia e cuoǥǥhi finocchi e dattîrî, cü lî manü lî cc̑hiantai cü lî perî lî pistai... ...continua... ;------------------------- 122 Santa Rusalia cu tocca a porta mia nne forza nne valia ;------------------------S'antracc̑cc̑hia e niescî ;------------------------Santü ca nün sura (santo che non fa miracoli) ;------------------------Santu Piu se mi faciti 'ncranare lu cicerculu miu vi ni rugnu menzu munnìu (Era un verso che i contadini di Buccheri facevano ai contadini della vicina Buscemi rimarcando persino la cadenza dialettale - i e u chiuse esattamente come in italiano ed e aperta. Cicerculu=ceci.) ;------------------------Sarba a pezza pi quannu vieni u purtusu ;-------------------------Sarba chi manciari e no chi travaǥǥhiari ;------------------------Sa squarà ;-------------------------Sbaragna a farina quannu a maiđđa è china ;----------------------- 123 Scalarm'o priatuoriü ;----------------------Scaticc̑cc̑hiü scaticc̑cc̑hiü scarsî i panî e lîcchî 'i sticc̑cc̑hiü ;------------------------Scecchi e picciriđđi Diu l'aiuta ;----------------------Scialamu cumpari ;----------------------Scînnî scînnî tirrinieđđü ca tî sonü la maŧrocchîla bbuuummm bbuuummm (Si recitava questo verso, forte nell'orecchio di chi stava sotto, quando si giocava a "scinni e travacca", ovvero un gioco che consisteva nel saltare in groppa ad un altro che doveva resistere "al carico" fin quando quello di sopra, stanco, non avesse perso l'equilibrio e fosse sceso o caduto dal groppone. Quindi si sarebbero invertite le parti.) ;--------------------------Scupa nuova scrusciu fa ;--------------------------Scüzzülarî rüsariü ;--------------------------Se a corda si tira troppu si rumpi ;---------------------Se a 'mmiria fossî vađđîra 124 l'avîssünü tuttî (variante: fossumu tutti vađđarusi) ;--------------------------Se ma'nnannu nun fossi mortu fussi ancura vivu ;--------------------------Se fai u braü ti fazzü farî zitü ca fiǥǥhî 'e Nŧrüllünî chîđđü ca sa paŧrî sona a pîpita ;----------------------Se nun mi viri t'arrobbu se mi viri ti staiu iuchenno (variante: staio buffunienno, o staiu schirzenno) ;----------------------Se nunn'amprena arrîfrîšca Da un fatto realmente accaduto al sottoscritto. Anni 50: mio padre aveva preso accordi co' Ciuri per portargli la nostra capretta a far montare dal suo "becco". La capretta, di nome Ninetta, che mi seguiva come un cagnolino, la portai io una sera nella sua "stalla" sulla sinistra verso la fine di via Castello, all'età di nove anni, ed esattamente nell'estate del 1956 (verso metà agosto). Ninetta era nata il 15 gennaio di quell'anno ed era la prima volta che la si faceva montare. Se non ché al momento di lasciargli la capretta arriva un altro contadino con aria prepotente e con un'altra capra adulta il quale si china nel deretano della mia capretta e le apre con le dita il "fiorellino" dicendogli: -Chista ciaurieđđa non è ancora pronta, chista nunn'amprena. Facci muntari 'a mia ch'è già pronta. La risposta do' Ciuri, uomo d'onore che aveva già dato la parola a mio padre, fu netta e inconfutabile: 125 -Ah se nunn'amprena... arrîfrîšca. E lo mandò via prendendo in consegna la mia capretta che fu ben contenta di trascorrere la sua prima notte di nozze con quel mitico "becco" che tutti chiamavano con un sorriso malizioso e a doppio senso: "U beccu 'i Ciuri". ;----------------------Se nünn'è pürtîcatü è porcü salatü ;----------------------Senza dinari nun si canta missa e u parrinu senza stola nun cunfessa ;----------------------Senza gn'elutu (senza alito - privo di segni di vita) ;----------------------Se puti a innaru inchi u panaru. ;----------------------Servi all'ommu tua co viziu sua ;----------------------Se ti fermi ti quaǥǥhia u sangu ;----------------------Se tî mancî carnî 'i venerdì tî cammîra ;-----------------------Setti sarm'i favî 126 fan'o Mazzarinu -Se gn'ià ncarma a lupa ... -Acîtu mi resti -bîvîrî ti l'hai -a nisciuta nî nî parramu -se mi ci truvatî... (messa cantata, canto e controcanto fra il prete e il sagrestano. Nel secondo verso il sagrestano per errore aveva messo dell'aceto al posto del vino.) ;----------------------Se vuoi perdiri l'amicü fallo zitu ;----------------------Se vuoi starî bbonü lamentîtî ;-------------------------Se vuoi vacci Se nün'mmuoi manna ;----------------------S'i annà (S'i n'annà) a cciaccarîtta ;----------------------Sî cc̑cc̑hiu tortü da via 'e Notü ;----------------------Si chiurî na porta e s'arrapî m'purticatü ;----------------------- 127 Sî comm'a iatta co pürmünî nna vücca ;----------------------Sî commü l'uovo cchiù cuocî cchiù duru addiventî ;-------------------------Si dici u piccatü no u piccatüri ;----------------------Si fa vieniri i stinnicchi (fingere malessere e svenimenti) ;----------------------Si fi u sangü acqua ;----------------------Sîgnurî facîtî starî bbonü o riccü ca nüi püvirieđđî ci sîmmü abbîtuatî a triviliarî (Preghiera della sera e invocazione al Signore) ;----------------------Sî n'annà crai crai e morsî ;----------------------Si ni fa fari di li cani ;----------------------Si piǥǥhià u itü cu tutt'a manü 128 ;-------------------------Si po' abballari a nura (variante: si po' iucari a nura) ;-------------------------Si sa unni sî nasci e nun si sa unni sî muori ;----------------------Si scanta i l'ümmira sua ;----------------------Si resi (o si tirà) a zzappa nne pieri) ;----------------------Sî sentî nell'aria na bella armünia ebbiva Maria e cchi la creò e senza Maria camparî nun sî pò (continua...) (Versetto cantato dalle donne durante la novena al santuario della Madonna delle Grazie). ;-------------------------Si spagghia quannu mina u ventu ;-------------------------Si spartunu u sonnu ;-------------------------Si stira ammentr'i c'o ferru è cauru (A Buccheri, dove per stirare veniva usato il ferro da stiro 129 a carbonella, era inteso esattamente nello stirare i vestiti e non come nel resto della Sicilia intende il proverbio siciliano che lo riferisce al ferro del fabbro che va "stirato", ovvero schiacciato e allungato mentre questo e' ancora rovente.) ;-------------------------Siti commu 'o sicchiu e a corda ;---------------------Spara a ccu višŧi e n'zerta a ccu nu'mmišŧî ... continua così: 'a manciato carni cuotta cu paroli sacri a bivuto acqua ca nun posa nne' 'ncielu nne 'nterra a manciatu pani di tri anni cauru e friscu di tri iorni (E' la storia di un cacciatore che spara a un lupo e per errore colpisce un coniglio. Il lupo fugge e lui entra in una chiesa abbandonata e cuoce il coniglio accendendo un fuoco coi fogli del libro della messa, beve acqua dall'acquasantiera e per finire s'incammina e nei tre giorni successivi si ferma a chiedere del pane a tre fornaie diverse che stranamente, pur abitando molto distanti tra di loro si chiamano tutte e tre Anna.) ;-------------------------Sparagna a farina quannu a maiđđa è china ;-------------------------Ssa ünnî ci luciüni i pierî ;-------------------------Šŧaiu porta cü füncia co' Münachîttü 130 ;--------------------------Stennî u pierî pî quantu po' a iamma (variante: Nun fari u passu cchiù loncu da iamma) ;-------------------------Stravìlla, stravìlla! ;-------------------------Stuppa mi restî e stuppa ti filaiu (Era la risposta metaforica riferita ad una filatrice che alle lamentele finali del cliente per il filo troppo ruvido si era difesa così, facendo risalire alla materia prima il motivo della sua ruvidezza). ;---------------------Sülü a' mortî nun c'e' rimediü ;----------------------Sülü nunn'è bbonü mancü m'Pararisü (Da soli non si sta bene neanche in Paradiso). ;----------------------Sünü cchiu ssai i vücî ch'e nücî (Troppo chiacchierìo e poca sostanza) ;--------------------------Süpra mennîlî minnülicchi (Sopra le disgrazie capitano sempre altre disgrazie) Variante: I disgraziî su anfîlatî ca ügghia ;--------------------------Sürca, 'Mbruòciü, ca è beđđü brurüsü. 131 (Lo si diceva a chi colava sempre il muco dal naso ed aveva il vizio di risucchiarlo con le narici, anzicchè soffiarlo). variante: Sürca, 'Mbruòciü, ca è beđđü quaǥǥhiatü. ;--------------------------Surdu commu na campana (sciaccata) ;-------------------------Sütt'o liettü da źza Mattia ncünîcchiünî cüttünî cüttünî cuǥǥhìa ;----------------------Sütt'o liettü da źza Cîcca c'è na iatta sîcca sîcca cu parra primma s'ann'allîcca ;----------------------Ta fai 'ntrummari darrier'a Maronna? (Era un modo volgare di chiedere alle ragazzine coetanee, e non solo, di andare a fare sesso nella campagna dietro la Chiesa della Madonna, generalmente poco accessibile e quindi un luogo solitario). ;----------------------Talî mamma talî fiǥǥhia e anche: Talî patrî tali fiǥǥhiu ;----------------------Talìti u immu tua 132 ;----------------------Ta manciasti a carni? Ura caca l'ossu (variante: a sasizza) Si diceva ironicamente alle donne incinte che dovevano partorire da un momento all'altro. ;---------------------T'ansignarî e t'a perdirî ;-------------------------Tantî cc̑cc̑hettî tantî büttünî ;----------------------Tanti su i ccc̑hianati tanti su i scinnuti ;----------------------Tanti testi tanti mazzi ;-------------------------Tantu a quartara va all'acqua fin'a ca si sciacca (variante: o si rumpi o si sciacca) ;----------------------Tantu campai e visti finu ca visti n'puddicinu ca tussi ;----------------------Tantü pî parrarî 133 ;----------------------Tantü trunà ca cc̑hiuoppî ;----------------------Tantu va a quartara all'acqua ca si rumpi o si sciacca ;---------------------T'arrobba cü tî sa ;----------------------Testa ca nün parra si cc̑hiamma cücüzza (variante: Ucca ca nun parra...) ;----------------------Tîntü cü nünn'à a nuđđü ;----------------------Ti parru fiǥǥhia sentimi nuora ;----------------------Ti portu a đđiđđà, ti mettü 'nto cc̑cc̑hià cc̑cc̑hià, ti fazzü u ppà ppà, ti rugnü u 'mprù 'mprù, e t'accattü i ppappè. (Grazia Amato, N.Y., USA) ;----------------------Tirà a petra e s'ammuccià a manu ;----------------------Tira buoi 134 quantu puoi ;----------------------Tira ccc̑hiu ssai 'mpîlü dî fîmmîna ca centü par'î buoi ;-------------------------Tisa tisa comm'a zita di Avula ;-------------------------Tîsca patîsca se nunn'e' chîsta è chîsta-a cca ;-------------------------Torna sceccu 'o to' patruni ;---------------------Trapitanella trapitanà (trapulitana) Ta facišŧi co surdatü e ti tinci u mussu pittatü Trapitanella trapitanà commu ti fišŧi trapitanà che sordi do sürdatü ti tincišŧi u mussu pittatü che sordi do tinenti ti fišŧi a pirmanenti o trapitanella commü ti fišŧi trapitanà ;----------------------Trasî marba (marva) e niešcî špina ;----------------------- 135 Tri su li putenti: U re, u papa e cu'nn'a nnenti. ;----------------------Trullallà, trullallà e lu pieri mi passà ;---------------------Tu fai purtusi e iđđü fa caviǥǥhi ;----------------------Tu ppî ssi e ppî nno na lavata o culu rattîlla. E' questa una frase pronunciata dalla "cuniǥǥhia" (la sarta di Piazza Toselli) a una delle sue lavoranti apprendiste. Nell'immediato dopoguerra (1945) un soldato, fidanzato di nascosto con una di queste, (a Buccheri c'era un accampamento dell'esercito fino agli anni '50), le chiese di poterla vedere la sera della festa e di passeggiare con lei, fino a "Pressü Marenü". Alla titubanza della ragazza lui le disse: "-Non preoccuparti, faremo solo l'amore platonico". La ragazza l'indomani raccontò la cosa alla mastra "cuniǥǥhia" e le chiese di spiegarle cosa fosse l'amore platonico. La cuniǥǥhia, dopo aver riflettuto a lungo le disse: "Fiǥǥhia mia, io sacciu tante cose di commmü si fa l'amürî, ma questo amore platonico propriü nünn'ü sacciu com'è; ma sai chî tî ricu? Tu ppî ssi e ppî nno na lavata o culu rattîlla." La frase rimase ad indicare che è sempre meglio essere preparati "al peggio". ;----------------------Türî nanà passa ü trenü e sî nî va. Sî nî va a Palazzuolo... ... (continua) ... ;----------------------Tuttü u münnü 136 e' paisi ;----------------------U bon giornü sî vîrî da matina ;----------------------U buoi dici curnutu o scecco ;----------------------U cacatü sta süspîsü (Traslazione di chi ha il carbone bagnato e sta in apprensione) ;----------------------U cani ca ià fammi si mancia macari i cipuđđi ;----------------------U cani muzzia (o muzzica) o strazzatu ;----------------------U cancià pi scorc'i luppini ;----------------------Ucca baciata nun perdi vintura ;-------------------------Ucca duci e culu amaru ;---------------------U curnutü o so' paisî ;----------------------- 137 U friddu 'i marzu trasi nno cornu d'o buoi ;----------------------U fuirî è vîrgogna (o virivogna) ma è sarvament'î vita ;----------------------1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) uǥǥhia duǥǥhia triǥǥhia quattrü quatriǥǥhia cincü niǥǥhiotta nüvîna e dîcîna (Era un modo truffaldino di contare fino a 10 dei mercanti che truffavano i contadini analfabeti che sapevano contare al massimo fino a 5, dando loro l'impressione di essere loro contadini a trarre beneficio da questo presunto errore iniziale di conta.) ;----------------------U liettu è fattu i rosa se nun si dormi s'arriposa (Questa frase la ripeteva sempre mia zia Giovannina (Franco) 'a spađđuzza, sorella di mia madre che per diversi mesi mi accudì bambino mentre mia madre stava male e/o in ospedale). ;---------------------U liettu metti affettu ;----------------------U lupü cancia ü pîlü ma no u viziü ;----------------------- 138 U lupü î mala cüscienza commü opîra accüssì pensa ;---------------------Unni mi cc̑hiuovi mi sciđđica ;---------------------Unni ti facisti a stari ti fai u mmernu ;----------------------Unni tî nî vai maritü mia? -A paǥǥhia bbüttana, a paǥǥhia!!! E' la storia di una moglie che ripeteva continuamente al marito di amarlo perdutamente. Una volta lui confida la cosa a suo compare il quale gli suggerisce di fingersi morto per vedere realmente come si fosse comportata la moglie. Se non ché lei non solo prese la cosa con una certa strafottenza, ma addirittura anziché fargli un funerale di prima classe con tanto di bara lucida in legno, a chi le chiese dove lo dovevano mettere indicò loro un riruni (quello per portare a casa la paglia) e finalmente quando finita la funzione del funerale lo stavano portando al cimitero, lei fingendo di piangerlo gli gridò dietro: -Unni tî nî vai maritü mia? Lui finalmente, sciolta la riserva e fingendo di "risuscitare", le rispose: -A paǥǥhia bbüttana, a paǥǥhia!!! ;---------------------Un patri mantieni a centu fiǥǥhi e centu fiǥǥhi nun ponu campari un patri ;---------------------Unu è picca e dui su assai (I figghi... nel senso che due dello stesso sesso sono troppi) 139 ;---------------------Uoccc̑hi cc̑hinî e panza vacantî ;---------------------Uoccc̑hî e dînarî sü fortî a scipparî ;----------------------Uoccc̑hiu ca nun miri cuori ca nun duoli ;----------------------Uoǥǥhiü ca carî nno' piattü (era una traduzione dall'italiano della frase: Olio che cade nel piatto che detta velocemente di seguito assume tutto un altro significato) ;---------------------Uorb' dî l'uocc̑cc̑hi m'a ciuncari a ucca ;---------------------Uorbü, nî vuoi lumiera? (cieco ne vuoi luce di lanterna?) Non e' esattamente un termine buccherese, quello buccherese, per indicare la stessa cosa, ovvero l'offerta a qualcuno di qualcosa che gli è assolutamente inutile, dovrebbe essere: Uorbü ni vuoi uoǥǥhiü? (Uoǥǥhiü per il lucignolo, ovviamente) 140 ;---------------------U picca m'abbasta U'ssai m'assupeccc̑hia ;---------------------U pignatittü mi büǥǥhi U pignatittü mi büǥǥhi ... Era un ritornello che si canticchiava da bambini o si dava da ripetere come penitenza alle ragazzine e il cui significato era presumibilmente proprio quello che malignamente tutti pensavamo. ;----------------------U pirü quann'è fatto cari sülü (d'a maccc̑hia) ;----------------------U pisci fieti da testa ;---------------------U pisci rossü (o ranni) si mancia ü pisci nicü ;---------------------U porta nni na cint'a 'i manü ;----------------------U povurü 'nnavia e lîmosîna facia ;---------------------U re cornî nün'nî fa ;---------------------U rispiettu è musuratu cu ni porta n'ha purtatu 141 ;---------------------U sancu se nun s'arrusti nun si mancia ;---------------------U sceccü a porta e u sceccü s'a mancia o anche: U sceccü a porta e u sceccü s'a bivi ;---------------------U sceccü avantatü si cürca ;-------------------------U sceccü do francafuntîsî A quannü a quannü s'avia luvatü u viziü di manciarî... morsî. ;-------------------------U Sîgnürî duna panî a cu nunn'a i rentî. ;---------------------U sticcc̑hiü nunn'ha ossî e rümpî l'ossî ;---------------------U supeccc̑hiü rümpî u cüpeccc̑hiü ;---------------------U tempü è galantuomü ;------------------------Utte uttè... 142 a mamma nun c'è à iutu o mulinu porta u saccu chino... Chinu di stuppa chiti chituzzi chiti chituzzi (Utte Uttè deriva dal francese Où T'es[?] che vuol dire proprio DOVE SEI[?] risalente alla dominazione francese.) ;------------------------Uttî cc̑hina e muǥǥhieri 'mbriaca ;---------------------U vastünî ansigna o iarzünî ;----------------------U venner'è santu (Ie u sabbutu iè accattari!) Era una battuta un po' scema di qualche contadino "laico" che a sentir nominare il Venerdì Santo (U Vennir'e Santu) replicava con quella battuta sarcastica. Ovvero traslava il significato di Venniri (venerdì) in Vendere e quindi ne associava la santificazione al Sabato per Comprare). ;----------------------U viristi u voi? Nne' aieri nne' oi. (Questa francamente non so se sia originaria di Licata e successivamente importata a Buccheri, ma l'ho sentita in entrambi i posti esattamente alla stessa maniera, ovviamente per questione di rima). La traduzione, riferita a chi fa promesse a vanvera, è una metafora da rinfacciare a qualcuno: Hai visto il bue? Né ieri né oggi! ;----------------------- 143 '=V============ Va a piǥǥhiarî l'acqua co panarü ;---------------------Va ca m'abbiü Va ca m'abbiü m'abbiü 'n dî na sümaǥǥhia o m'abbìu nnî na rutta. (lo ripeteva sempre 'mpari Turi m'abbiü a cui rimase appunto la nciuria m'abbiü). ;---------------------Vai ann'arrierî comm'o curdarü ;----------------------Vali ccc̑hiù n'amicü 'ncc̑hiazza ca cent'ünzi intra a cascia ;----------------------Valî 'n sordü cu tutt'a lazzata ;---------------------Vali quantu u dui i coppi quannu a briscula iè a bastuni ;---------------------Via Pruvulazzü, nummurü a müzzü. Via movibile, numero trasportabile a šŧrada o' Püzzü. ;-----------------------Vienî ü canî stranü e caccia ü paisanü 144 ;-----------------------Viestîtî vastünî ca parî barünî (variante: Viestîtî fürcünî...) ;-----------------------Vinü bbattiatü (vino allungato con l'acqua) ;-----------------------Visti i stîđđî 'i manziornü ;-------------------------Vitü puđđitrü monîch'e llatrü t'arrubbašŧî i cc̑hiav'î san Pietrü ti mîttîštî darrier'o quaŧrü Vitü puđđitrü monîch'e llatrü ;---------------------------Vitü Vitü mettîtî a mođđü e fattî źzitü vîrî ca passa ta ccumparî rrapîcî a porta e fallo cacarî (passari) ;---------------------------Vîzzînîsî, ch'e cornî tîsî (variante: ch'e corn'appîsî) strazza linzuolî e fa cammisî ;---------------------------Vo' cüntîccîlla a cu nün tî canoscî ;---------------------------- 145 Vo' cürchîtî a cüđđüra La frase presumibilmente deriva dall'invito, oltraggioso, rivolto a qualcuno di andare a dormire "da solo, perché tanto nessuno ti vuole", e quindi di assumere la posizione "attorcigliata" su se stessi a cuđđura, appunto, che sarebbe sconsigliata se si dormisse nello stesso letto con un'altra persona). ;---------------------------Vo' fatica, vo' fatica se vuoi campari! Si racconta che ai tempi in cui le Chiese rimanevano sempre aperte e soprattutto quando le cassette delle offerte erano aperte, da qualche tempo il sagrestano, incaricato di raccoglierle al mattino e di portarle in sagrestia, non ne trovò più, oppure trovava ben miseri oboli rispetto all'abbondanza di oboli dei giorni precedenti. Fattosi furbo, praticò un piccolo foro dietro il telone che stava dietro il Crocifisso sull'altare e finita l'ultima funzione, fingendo di allontanarsi vi si nascose dietro. Dopo un bel po' di tempo, quando ormai dalla chiesa erano usciti da tempo tutti i fedeli, vide entrare un tizio che si avvicinò all'altare, si inginocchiò davanti al Crocifisso e gli rivolse una preghiera in questi termini: "O' Signore, grazie per i soldi che mi fate trovare qui, sapete io devo campare e non posso faticare troppo ché mi stanco presto e poi non posso dire le preghiere a Voi." Va per prendere i soldi ma con sua sorpresa trovò la cassetta vuota, ché il sagrestano, furbescamente, aveva svuotato prima di nascondersi e allora rivolto al Signore gli fa: "Non mi volete dare i soldi? E ora conme faccio per campare?" Il sagrestano allora con tono di voce Altisonante e Solenne gli fa: "Vo' fatica, vo' fatica se vuoi campari!" E quello allora di rimando: "Minchia chi siti tortu! Ora capisciu picchì vi misunu n'cruci!" ;---------------------------Voscenza binirica (variante: Vossìa binirica) ;---------------------------- 146 Vo' sciuscîci u culü e palümmî Si tratta probabilmente di una trasformazione della battuta: Vo' frisca in quanto esistevano all'epoca dei fischietti a forma di uccelli e in particolare a forma di piccioni ai quali soffiandoci dal "culo" emettevano il caratteristico fischio. Altro probabile significato potrebbe indicare semplicemente l'atto di soffiarci in culo per determinarne il sesso. Cosa del resto abbastanza inutile visto che i colombi venivano usati come cibo per farli arrosto e conoscerne il sesso era perfettamente inutile. ;---------------------------Vota e rivota è semprî chîđđa ;----------------------Vücca dücî e culü amarü ;---------------------------Vücî dî populü vücî dî Diü ;---------------------------Vuoi a luna nno püzzü ;-------------------------Zicchi e dinari su forti a scippari ;---------------------------Zîttîtî babba ch'è fatta a musura (la mincc̑hia... detto a lei che gemeva e si lamentava...) 147 ;----------------------------Ziu Vitü commü successi? -Saccü francü e chiccü nenti!!! (Il mugnaio Zio Vito Fava a qualcuna "disponibile" rendeva sia il macinato che la "molitura" ovvero la "crescita" di volume della farina che di norma andava al mugnaio quale mercede per il suo lavoro). Nel caso specifico una volta una ragazza gli disse: "Sali tu (sul solaio) che poi vengo io". Lui salì ma la ragazza tolse la scala e scappò via, sia col macinato che con la "molitura". Il detto riguarda sia la domanda della cliente successiva che la risposta di ziu Vitu. Parafrasando un proverbio si potrebbe dire: la farina del diavolo se ne va in crusca oppure anche: curnutu e mazziatu ;---------------------------Zoccu fai fattu iai ;---------------------------Zuccuru nun guasta bevanda ;-------------------------- 148 '============================================= FATTI CURIOSI 1) Era il 10 dicembre dell'anno 1950. Un giovane 28enne era fidanzato (di nascosto) con una ragazza che però non poteva sposare per via delle difficoltà economiche del momento. A quel punto decide di farsi prestare 15.000 lire da un barista abbastanza benestante dicendogli chiaramente che doveva "fuirsene" con una ragazza della quale, per questioni di riservatezza, non gli dice il nome. Il barista glieli dà volentieri, riconoscendolo come un gran lavoratore (quando il lavoro c'era) e come un ragazzo serio. Le 15 mila lire dovevano servire per pagarsi l'albergo dove restare nascosti per alcuni giorni (circa 6000 lire) e le restanti lire per le prime spese necessarie per mettere su il minimo indispensabile per i primissimi tempi. La sorpresa il barista la ebbe quando la mattina della scoperta "fuitina" si rese conto che la ragazza fuiuta era SUA FIGLIA! Il giovane era infatti Ciccio Bucchieri e il barista era don Ciccinu Ripa. P.S.: Fatti e numeri sono stati confermati dal "giovane" (co-Autore di questo libro) al quale ci siamo rivolti per avere conferma del fatto "leggendario" e lui ci ha confermato tutto tranne la diceria che parlava di 150 mila lire. Si trattava in realtà di "soli" 15 mila lire. 2) Verso gli anni 20-30 del XX° sec. tre amici si "spartiunu u sonnu" ed erano legatissimi fra di loro. Di mestiere facevano i iurnatari ed erano inseparabili anche nel lavoro nel senso che se offrivano il lavoro a uno questi non accettava se non prendessero a giornata anche gli altri due. Il fatto notevole era che due di loro erano valentissimi (molto muscolosi e forzuti) mentre il terzo era mingherlino e deboluccio, ma... come se fossero una sola persona gli altri due sopperivano alle carenze del più debole. Insieme formavano una squadra INEGUAGLIABILE e nessun altro gruppo di tre mietitori, nemmeno scelti fra i valentissimi avrebbe eguagliato la loro bravura ed efficienza. Quella squadra divenne presto un mito e la cosa, risaputa dal "barone" ??? di un paese vicino (forse Vizzini) offrì loro un lavoro "stabile" e ben retribuito che li avrebbe tenuti attivi come mietitori per tutta l'estate. Accettarono, ovviamente, ma durante il primo giorno di lavoro il barone osservò attentamente la scena della mietitura e si rese conto che i due valenti si erano messi in mezzo quello mingherlino e che mentre i due riuscivano a dare 3 colpi di falce "piena" quello mingherlino ne riusciva a dare solo una "scarsa" e così a fine giornata, al momento di pagarli, ai due "valenti" diede la paga convenuta ma a quello scarso diede metà paga dicendogli per giunta che l'indomani non lo avrebbe voluto più al lavoro. A quel punto i due "valenti" minacciarono il barone e lo obbligarono a pagargli il convenuto, non solo, ma dopo che il barone ebbe sborsato il resto al loro amico abbandonarono il campo e lo mandarono come suol dirsi eufemisticamente a quel paese(1) 149 ritornando a fare "i iurnatari" occasionali a come capitava, cioè quasi sempre. Uno dei due "valenti" successivamente fece di mestiere il mugnaio (classe 1910) ed era il padre di Angelino D'Aquino che abita a strata ranni di fronte alla farmacia. '------------1) A fanculo. 150 '============================================ FATTI MEMORABILI, EROICI, MARTIRI E PERSONAGGI ILLUSTRI FRANCESCO BUCCHERI Nato a Buccheri il 7 dicembre 1922, figlio di Paolo e di Fallisi Francesca. Era soldato nella 44^ sezione sanità della famosa Divisione ACQUI. Cadde in Grecia, a Cefalonia – località Francata - il 21 settembre 1943 a seguito di fucilazione dei tedeschi. Aveva 20 anni. Il Comune di Buccheri gli intitolò una via. Ritira la pergamena e il dvd il nipote dott. Franco Elia. (0933-51444 casa/ 0360648490 cell.) GAETANO BARRILE – aviere di Governo Nato a Buscemi (Siracusa) il 1 agosto 1922, figlio di Salvatore e Salonia Francesca, la famiglia si trasferì in seguito a Buccheri. Cadde in località Borgata Santi Filippo e Giacomo (prov. Ascoli Piceno) il 12 settembre 1943, in seguito a combattimento contro i tedeschi. Faceva parte della 2^ Compagnia Battaglione Reclute. Aveva 21 anni. E’ decorato medaglia d’argento al valor militare – alla memoria – dal Presidente della Repubblica con la seguente motivazione: “Nel corso di uno scontro a fuoco con una autocolonna nemica assalitrice, partecipava attivamente all’azione di difesa e di contrattacco, terminata con la cattura dell’autocolonna, dimostrando abnegazione, aggressività e coraggio. Nonostante fosse ferito, persisteva nel combattimento fino a quando una raffica ne stroncava la giovane vita”. E’ sepolto nel cimitero di Borgo Solestà (Ascoli Piceno), campo militare, quadrato n.4, cippo n.20. Il Comune di Buccheri gli intitolò una via. Ritira la pergamena e il dvd la nipote Concetta Giaquinta (cell.3409446314); ritira il dvd il nipote Salvatore Barrile. (0931-878496-Grasso Franca-). GAETANO TAMBURINO Nato a Buccheri il 9 settembre 1923, figlio di Francesco e di Vaina Sebastiana. Partigiano, faceva parte dell’XI Divisione Garibaldina “Cuneo” – 15^ Brigata d’assalto “Saluzzo”. Negli ultimi giorni del marzo 1944 vi fu una grande operazione di rastrellamento da parte dei tedeschi (nome in codice “Wien/Victor”) nelle valli nord-occidentali della provincia di Cuneo. Alcuni partigiani, probabilmente 11 o 12, durante un ripiegamento dalla Val Varaita, vengono catturati sulle montagne a sud-ovest di Oncino e fucilati sul posto. Tra questi vi era il partigiano Gaetano TAMBURINO. Alle ore 16,00 del 1 aprile 1944 fu rinvenuto cadavere nei pressi della regione Alpe Bulè. Aveva 21 anni. Il Comune di Buccheri gli intitolò una via. Ritira la pergamena e il dvd il nipote Salvatore Bordonaro. (095-940884). 151 IL COMUNE DI BUCCHERI riconoscente e con profonda ammirazione, è fiero ed onorato di consegnare questa pergamena per ricordare che il Paese non dimentica il patriota ed eroe Francesco BUCCHERI che nella II guerra mondiale combattè il nazifascismo e s’immolò per riscattare la dignità e la libertà della nostra Patria. Buccheri, 2 giugno 2010. IL VICE SINDACO Gianni Garfì IL SINDACO Gaetano Pavano 152 AL SIGNOR SINDACO DEL COMUNE DI BUCCHERI 96010 BUCCHERI Oggetto: Consegna documentario su dvd “World war II – Europa – Italy – Sicily – Buccheri dagli anni ’20 agli anni ‘60” ^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Dopo circa due anni di appassionate ricerche a 360 gradi, ho realizzato un documentario su dvd, contenente foto d’epoca con musiche ed effetti sonori, il cui titolo è sopra indicato. Una buona metà delle foto mi è stata fornita dai nostri compaesani, che – a mia richiesta – si sono mostrati disponibili oltre ogni misura, consegnandomi anche interi album di foto di famiglia per la scannerizzazione, permettendomene la divulgazione; il che fa loro onore. Le ricerche di foto e di notizie sono state faticose e lunghe interessando, tra gli altri, anche l’Imperial War Museum di Londra, il De Cou archive degli USA, istituti nazionali per la resistenza, associazioni ed enti istituzionali di diversa natura e, prima fra tutti, la gente di Buccheri. E’ stato un lavoro duro e appassionante. Il documentario è stato realizzato selezionando accuratamente quasi 4000 foto, scegliendo poi musiche ed effetti sonori adatti. Con la presente, consegno il documentario su dvd a Lei, quale massimo rappresentante di tutti i cittadini di Buccheri, affinchè, ove lo ritenga, riproduca le copie che desidera e le distribuisca gratuitamente ai nostri concittadini affinchè possano vederlo al computer o alla tv in famiglia col lettore dvd. Alcune caratteristiche tecniche: Gigabyte originari: 4,17; commutati col programma NERO: gb 1,24; durata: 0.33.42. Cordiali saluti. Buccheri, 15 maggio 2010. Tanino Cannata Via Gramsci, 1-b 96010 Buccheri E-mail: [email protected] 153 '=============================== AMADORE Vito, classe 1921 A soli vent’anni fu chiamato alle armi. Combattè prima in Francia, poi a Genova. Dopo l’8 settembre 1943 l’intera compagnia fu disarmata da due soli tedeschi. Patì la fame mangiando solo mele e pesche, quando li trovava. Nel caos di quell’epoca lavorò di nascosto in campagna per più di un anno. Finita la guerra si presentò alla sua Compagnia a Cesano di Roma e fu congedato. Nel 1948, e cioè dopo tre anni dalla fine della guerra, lo Stato gli fece causa perché, dopo l’armistizio e la fuga del re e dei generali, aveva portato con sé il fucile, che poi aveva abbandonato assieme alla divisa militare per non farsi prendere prigioniero dai tedeschi. Per questo motivo doveva pagare 1000 lire di multa, oppure doveva andare in prigione per 5 giorni. Dopo una riunione familiare, scelse di pagare la multa. CAPPELLO Francesco Nunzio, classe 1922 Soldato, dall’Agosto 1942 al 17 Agosto 1943 fu di stanza a prima a Genova Nervi a difesa delle coste liguri. Poi partecipò alla campagna di guerra in Jugoslavia. Il giorno dopo l’8 settembre 1943 fu preso prigioniero dai tedeschi ed internato a Ludwigsburg, in Germania, dove fu costretto a lavorare giorno e notte in una fabbrica tedesca per aerei. Soffrì la fame e dormiva per terra. Cercava patate nelle buche lasciate dai bombardamenti degli americani, ma i tedeschi le pestavano per non farglieli mangiare. In uno dei pesanti bombardamenti aerei alleati, un giorno, con lo spostamento d’aria, si trovò catapultato dentro un bunker. Si salvò, nonostante le migliaia di bombe che cadevano dall’alto. Dopo la fuga dei tedeschi, tornò a piedi a Genova attraverso il Brennero il 16 Aprile 1945 e fu assegnato alla Guardia di Finanza di Genova, dove rimase fino al congedo. E’ stato decorato con la Croce al merito, per le campagne di guerra dal 1943 al 1945. 154 DIPIETRO Francesco, classe 1917 Soldato in Grecia per tre anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la fuga e il vile silenzio del re, dei generali e capi militari, fu preso prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania, ad Amburgo, in un campo di concentramento dove soffrì per altri due anni, costretto a lavorare in una fabbrica tedesca di munizioni. Ai prigionieri davano un pane ogni tre giorni, ma lo dovevano mangiare subito, altrimenti glielo rubavano. Si sentiva un re quando poteva mangiare bucce di patate, racimolate dai prigionieri polacchi. Poi gli aerei alleati bombardarono il campo di concentramento, ma lui riuscì a salvarsi. Nel 1949 partì per l’Argentina, dove si sposò. Fu primo nella gara nazionale del lavoro, avendo lavorato per tre giorni e tre notti di seguito; e vinse il premio nazionale di diecimila dollari, con cui comprò la casa. GISSARA Sebastiano, classe 1922 Chiamato alle armi nel Maggio 1943, fu condotto a Noventa Padovano, nel Veneto, nella IV Compagnia Sanità, come aiutante dell’ospedale militare da campo e collaborava con le crocerossine del reparto medicina. Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 e lo sbandamento generale delle Forze Armate italiane, si diresse nel Padovano a piedi, nonostante il freddo e la neve. Lì fu ospitato in una fattoria, e lui ed altri, per non morire di fame, erano costretti a rubare il mangime ai porci. Dopo la ritirata dei tedeschi, fu denunziato per avere aiutato un soldato tedesco. Per questo fu preso prigioniero, spogliato degli abiti e costretto ad indossare la divisa dei deportati per essere internato in Germania nei campi di concentramento. Sì, aveva aiutato un tedesco. Ma come? donandogli il sangue perché era in fin di vita: aveva fatto un gesto altamente umanitario. Per fortuna, prima della partenza dei prigionieri, si sentì chiamare all’altoparlante; uscì dalla fila, si 155 presentò ed ebbe la sorpresa di ritrovare il tedesco a cui aveva donato il sangue. Quest’ultimo, che era un ufficiale e che precedentemente aveva annotato il suo nome in un’agenda, lo salvò dalla deportazione riuscendo a farlo scappare. Dopo alcuni mesi fu mandato in convalescenza a Buccheri fino a quando finì la guerra. MAZZONE Orazio, classe 1918 Chiamato alle armi a Piacenza, fu assegnato al reparto sussistenza – magazzino viveri – e vi stette per ben sette anni. Dopo lo sbandamento generale dell’8 Settembre 1943, essendo ancora in divisa, fu preso prigioniero prima dai partigiani e successivamente dai fascisti. Durante tali periodi fu costretto a dormire all’aperto e a soffrire la fame. Gli aerei alleati bombardavano continuamente di notte e si salvò per miracolo. La sua famiglia non ebbe più notizie per lunghi anni, tanto che lo diedero per disperso. Per sopravvivere, aveva approntato un chiosco di frutta e verdura, che fu completamente annientato dalle bombe aeree. Dopo molte altre peripezie, riuscì a tornare a Buccheri con i più svariati mezzi di trasporto. SCOLLO Sebastiano, classe 1921 Il 3 Gennaio 1941 partì soldato per Milano, quindi fu trasferito a Bologna. Dopo l’8 Settembre 1943 e lo sbandamento generale dell’esercito, lavorò presso una famiglia in una campagna del Veronese. Lì assistette alla ritirata di una lunga autocolonna di tedeschi, che portarono via carretti, cavalli ed altro alla famiglia che l’ospitava, prendendo prigioniero il loro figlio più grande. Poco dopo l’autocolonna fu annientata dai lanciafiamme americani. Egli si trovò nel bel mezzo della battaglia e, siccome aveva per mano un bambino di 4 anni, figlio della famiglia dove lavorava, ebbe la prontezza di rifugiarsi sotto un ponte vicino, coprendo col suo corpo il bambino, che così fu salvato. Nella confusione, un tedesco, che si era nascosto in un pagliaio, poco dopo uscì con le mani in 156 alto in segno di resa. Ma i genitori lo volevano uccidere per vendicarsi del figlio preso prigioniero dai tedeschi poco prima. Ma Scollo li convinse a non ucciderlo e a lasciarlo andare, salvandogli così la vita, come aveva fatto col loro figlioletto. Finita la guerra, tornò in Sicilia. Alla stazione di Vizzini campagna trovò tanti parenti e Buccheresi ad attenderlo perché avevano saputo anzitempo la notizia del suo ritorno. VACIRCA Francesco, classe 1922 Il 12 Luglio del 1943 quando gli inglesi occuparono Buccheri, egli si trovava qui in licenza. Quindi fu trasferito a Siracusa, poi in Puglia e quindi a Montecassino, dove vide la totale distruzione di quel paese e fu costretto, assieme ai suoi compagni d’armi, a camminare sopra i cadaveri per salvarsi dai pesanti cannoneggiamenti tedeschi. Dopo fu condotto al Lido di Venezia, dove, per fortuna, era trattato con dignità dagli alleati. Infatti, non aveva neanche l’obbligo del saluto verso i superiori perché capirono che aveva combattuto a Montecassino, luogo divenuto ormai celebre per la battaglia contro i tedeschi. VACIRCA Sebastiano, classe 1921 Il 9 Gennaio 1941 partì a Genova dove lavorò nel mulino militare. La flotta navale anglo-americana bombardava continuamente l’importante porto e la città. Tra la Piazza De Ferraris e la stazione marittima le incursioni aeree mietevano morti a centinaia. Le bombe sembravano un terremoto; il terrore s’impadroniva della popolazione: sembrava l’inferno. L’8 Settembre 1943 i suoi superiori scapparono lasciando lui e gli soldati senza ordini. Lo stesso giorno fu preso prigioniero dai tedeschi e messo in un campo. I civili porgevano di nascosto le scale ai prigionieri e così potè fuggire. Una ragazza diede abiti civili a lui e ad un altro buccherese, Gianfriddo Carmelo, con cui divise paure, disgrazie e fame. A Viareggio salì su un treno stracolmo verso la Sicilia. Ma la 157 corsa s’interruppe perché fecero saltare i binari. Per bere si accontentava di acqua mista a carbone. A Firenze fu preso prigioniero dai tedeschi; ma di notte, a seguito di un’incursione aerea alleata, i tedeschi scapparono ed ebbe via libera anche lui. Passò per Roma, Avellino e Caserta, in treno e a piedi. Dovette attraversare a piedi tutte le gallerie dei treni fra Caserta e la Calabria. Dormiva all’aperto. Un capitano italiano gli puntò la pistola per farlo scendere da un camion dov’era salito. Invece, alcuni soldati, alleati e di colore, lo fecero salire sui loro camion fino a Scilla. Lì un barcaiolo gli fece attraversare lo stretto di Messina verso la Sicilia; chiedeva due lire a chi le aveva; lui gliene diede quattro. Quando sbarcò sulla spiaggia siciliana piena di ciottoli, si addormentò e, raccontava, “quei ciottoli mi parevano un letto di rose”. Su un camion di legname passò per Alì. Poi incontrò un camion di suore, che lo condusse fino a Catania Bicocca. Lì riuscì a salire su un treno merci accalcandosi tra la folla di un carro bestiame e così arrivò a Lentini, dove un carrettiere gli diede un passaggio fino al ponte S. Giovanni. Stanco e stremato, la mattina arrivò a Buccheri sano e salvo. ZAPPULLA Pietro, classe 1920 Soldato, fu condotto in guerra ad El Alamein in Africa, dove faceva la staffetta in mezzo alle bombe e granate che sibilavano e scoppiavano da ogni parte. Il nemico inglese bombardava con gli aerei dalle 7 del mattino alle 7 di sera. E’ vivo per miracolo. Infatti le contraeree italiane raggiungevano l’altezza di 500 metri, mentre gli aerei inglesi bombardavano a tappeto dall’altezza di 1500 metri. Purtroppo, l’organizzazione bellica italiana lasciava molto a desiderare, tanto che i soldati italiani avevano i fucili, ma non avevano le cartucce. Praticamente, erano disarmati. Il 10 Ottobre 2011 è stato decorato con la Croce e medaglia al merito di guerra e autorizzato a fregiarsi con due stellette d’argento, in riconoscimento delle sue doti di soldato valoroso per i sacrifici sofferti nell’adempimento del suo dovere nel periodo bellico 1940-43, e con la gratitudine dell’Esercito Italiano. 158 GIAQUINTA Orazio Vito, classe 1920 Sposatosi con Trigili Maddalena nel Maggio del 1940, fu chiamato alle armi nel 1941 in fanteria, prima a L’Aquila, quindi a Chieti, dove, per un’infezione allo stomaco, ebbe un forte deperimento organico. Non ottenne il trasferimento, nonostante le pressanti richieste avanzate dalla giovane moglie. Cessò di vivere a soli 22 anni. E’sepolto nel sacrario militare di Chieti. Il suo nome è ricordato tra i caduti nella lapide del Comune in Piazza Toselli. CRESCIMONE Salvatore, classe 1915 Nato a Caltagirone, si sposò a Buccheri con Dipietro Grazia il 2 Novembre 1941. Era arruolato come militare a Canicattini Bagni, ma si trovava a Buccheri quando il paese fu occupato dagli inglesi. Non volendo farsi prendere prigioniero, tornò a Canicattini Bagni al suo reparto. Ma qui gl’inglesi presero prigionieri tutti i militari, compreso lui, e li condussero su una nave per essere tradotti altrove. Ma la nave fu bombardata, colò a picco, non si salvò nessuno e di lui non si ebbero più notizie. Dopo anni fu dichiarata la sua morte presunta per eventi bellici. Il suo nome è ricordato tra i caduti e dispersi nella lapide del Comune in Piazza Toselli. GARFI’ Gaetano, classe 1914 Il 7 Ottobre 1942 dalla licenza agricola che aveva avuto, rientrò a Messina nella XII compagnia Sanità. Il 18 Ottobre 1942 partì per la campagna di Russia. Il 20 Ottobre infatti risultava nella 873.ma Compagnia - Ospedale da campo. 159 Scriveva sempre cartoline e lettere a sua moglie dalla 115^ Compagnia Sanità. In una di questa si legge: “Speriamo Dio che abbiamo la vittoria e ritornare presto a casa”. Dai suoi scritti, gelosamente conservati dal figlio Salvatore, risulta con certezza che il 20 Ottobre passò per Vienna, Austria; il 21 Ottobre attraversò la Cecoslovacchia; dal 22 al 24 Ottobre passò per la Polonia; il 25 Ottobre e il 6 Novembre 1942 scriveva dalla lontana Ucraina. Da allora, di questo nostro concittadino e padre di famiglia, non si seppe più nulla. Purtroppo, risultarono negative anche le consultazioni delle schede individuali dei prigionieri di guerra, reperite negli archivi di Mosca. Nonostante il lungo e accurato interessamento del figlio Salvatore presso il Ministero della Difesa, non si è avuto alcun esito: infatti, risultò disperso in Russia per eventi bellici il 18 Dicembre 1942, giusto verbale di irreperibilità in data 21 Giugno 1943. Il 6 Novembre 1942 dall’Ucraina aveva scritto ancora alla moglie una cartolina, nella quale l’ultima parola fu: “Addio”. Il suo nome è ricordato tra i caduti e dispersi nella lapide del Comune in Piazza Toselli. . ============= L'Italia è orgogliosa della pagina che i nostri soldati hanno scritto, fra le più gloriose della nostra millenaria storia. Onore ai Caduti e ai Dispersi; onore a tutti coloro che tennero alta la dignità della Patria. Il loro ricordo ispiri a tutti noi coraggio e fermezza per raggiungere la pace in tutto il mondo. ============================== 160 Tratto dalla "Monografia di Buccheri" -1908- di Vincenzo Guarrella Ottaviano: [Buccheri] Sin dal 1820 prese parte ai moti patriottici per conseguire la Costituzione, e la casa del dotto grecista Giuseppe Ferla divenne il convegno di tutti i liberali. Nel 1837, allorché infierivano le persecuzioni contro i patrioti, le famiglie Aldaresi e Pisano molti ne accolsero nel loro seno per sottrarli ai furori della tirannide, tra cui il prof. S. Chindemi e il fu Marchese San Giuliano padre dell'attuale ambasciatore a Londra. Nel 1848 fu tra i primi Comuni ad inalzare il vessillo della riscossa, ma sventuratamente venne in quell'epoca turbato da gravi intestine discordie. Anche nel 1860 fece lo stesso, ed essendosi il generale Nicolò Fabrizi qui recato, v'ebbe splendide accoglienze in casa del notar G. Zappulla, e fu seguito da baldi giovani lieti d'indossar la camicia rossa, tra cui Cascio Giuseppe e Cataldo Salvatore. 161 '===================== LEGGENDE A storia da Mamma Me' Esistono due versioni. La prima narra di una bimba che cadde all'interno di una niviera (o una grotta) a passo Marino ( dopo la chiesa della Madonna ), morì dopo giorni e nella sua agonia ripeté parecchie volte piangendo il richiamo straziante "Mamma me'... mamma me'... mamma me'..." ed ancora oggi, molti sostengono che avvicinandosi in quella zona, si sentono quelle grida. La seconda versione, uguale nella prima parte, narra che la bimba non morì, riuscì a sopravvivere nutrendosi di scarafaggi ed altri animaletti e successivamente venne salvata ed adottata da una famiglia di Buccheri. Tale evento causò un trauma tale alla bambina che per tutta la vita visse ripetendo sempre quel richiamo "Mamma me'... mamma me'... mamma me'..." '-------------------La leggenda ppi scantesimari i sordi da cost'o Cavazzu Occorre una suora incinta di 9 mesi a cavallo di una scecca zoppa che risalga tutta la costa in una notte di luna piena dopo la mezzanotte. (Probabilmente c'è un riferimento reale coi soldi trovati davvero verso il 1904, venuti alla luce dopo una frana di grosse proporzioni a seguito delle piogge torrenziali di quell'anno. I soldi furono trovati dai "notabili" di Buccheri e come ci riferisce il Guarrella si trattava di parecchi Pegasi ed altre monete d'argento. Forse era il tesoro di Siracusa nascosto durante le guerre fratricide di 20 secoli prima quando il Senato si trasferì nella vicina Casmene e (per anni) continuò a deliberare da lì). In ogni caso prendetela solo come una mia ipotesi, peraltro plausibilissima. 162 '===================================== Piatti e alimenti tipici Buccheresi cassati cipuddi cudduruni frittu facc'i vecchia funciddi mafarda mpanati pagnuccata pani co pipi pani frittu cu l'uovu pan'i spagna pimmamuri pipi duci pipi sbiezi pisciruovu santarosa scacciuni scuziaruni sfinci sparici uovu (cruru, bugghiutu, arrustutu, frittu) 163 CONTRADE E LUOGHI (TOT. XXX) addalatra albîrî (all'arbîlî) a'osü a'uritü bausü baüsîttü batìa bülîmentü bragnulina brincieli brîvarüra brîvîrünî buccagnieđđî canalî canalî î san giorgiü cappuccinî casagîlardü casalin'i fauciazza (Poggio dolce) cašŧieđđü cava cavazzü cavîtta ccîffîttü cîmîterü cc̑hiana cc̑hianotta cc̑hianü a curtî (di fronte a tarrabbuou un tempo vi si celebravano i processi) cc̑hiazza cc̑hiazzîtta cc̑hiusa rannî cc̑iummî rannî ciumittü culazz'a maronna culazzu'a matricî cošta bbausî cošta casalî cošta pîrü 164 cošta ruttî cozz'a cc̑hiana crucîfissü (curcîvissü) cruoci ('e cruoci) - Monte Croce darrierî a maronna du' cciffitti farca funtanieđđî (o)frascînü frîscalia Giricò (doppü de' cruoci) Irara (u cc̑hianitt'a irara) laurenzü lîfîsa macellü mannîr'a cc̑hiana maronna marunnuzza margiü margiü rabbielî mašŧrieđđü mazarinü mulîtta münîzzarü müntaa̱ gna müntîlaurü (montiraülü) muntisardu (ved. denuncia contro Maura Martinello) mürbanü (e)muoǥǥhî officina ortü princîpî paŧrî fulippü (a funtana 'i patri fulippü) pararisü pašqualîttü peŧra 'o nannü pierücî (Poggio dolce) 165 pîneta pizzanchira pizz'îpaisî pîzzîttü praa̱ zzü pressü marea̱ nü raccaüta (e fil'i raccauta) raimelî rapürdüne rîzuolü rutta fezza rutta 'i san Nicola rutta rannî sacramentü san giüvannî santa maa̱ ria santa niria sant'antonî santa maria mantalena santa vennîra šcalî silvia süarera šŧrata e du mariti šŧrata o püzzü šŧrata rannî šŧrîtta tađđarita tarrabbuoü (terrabbuoü) tempu russu (timpa rossa) travana trîppizzî (località specifica d'o pizzittu) trî šŧratunî üfra uritu (a'uritu) ütara î büccagnieđđî ütara o ciaraülü (o)vošcu 'o pisanu villa (a'villa) 166 vîrnera zoccu źzott'u î iađđinî źzott'u ruvettu 167 VOCABOLI - Tot XXX Citiamo solo alcuni vocaboli fra cui i più tipicamente buccheresi anche perché esistono già parecchi dizionari siciliani che bene o male li contengono tutti. A accattari accc̑hianare accc̑hiappare accupare accupazioni accupuri accussì acqualuoru acquieri addenzia addîmürare ađđumarî ađđumatü addunarisi ađđuvari aierî all'aüŧraierî allîccarî a mentrî chi (mentrî chi) amminchialutu ammucciari ampaiari ancüra annîvülatü (annuvulatu) annumani (o' nnumani) annunniari ('nnunniari) antupparî - v. (detto anche 'ntuppari) tappare, otturare, nascondere alla vista anzaiari - v. (provare un indumento o indossare per la prima volta) arichinnicchi - avv. (detto anche adichinnicchi) ma quando mai? Deriva dal latino... acquieri (o iacquieri) arma (pi l'arm'i ma'nnannu) arraggiatü arrancarî arrussicari (arrussiari o russiari) 168 assamentrî --- nel contempo, mentre assassì --- ved. assamentrî B babbalucî babbalucieđđî bađđottula baraǥǥhi baragna (na baragna î ruvettî) barbainî (e cađđemmissenzi) battalî battalüsü beccü beđđü bînirica bommi brocchili buffazza büǥǥhîrî bünaca burieđđü C cacoccîla cađđemmîssenzî (e barbainî) caǥǥhia (Vergogna - chissa nunn'ha caghhia= non ha vergogna) calacausi (calacausi e simenza) calantruni calia cammila (camüla) cammisa campaniari camüla camürra camurrìa caniǥǥhia caniǥǥhiotta caniǥǥhiuola 169 cannarozzü cannizzü canoǥǥhiulü cantastoriî cantunieri carannili carannîlünî carbünchiü carcopü - carcopî cardeđđa cardünî carpaǥǥhiu carpìta carrabbinieri carramattella carrara o carrata carrinu - carrinieđđu carüsü (carüsîttü) carusieđđü catabbrasimu catabümmülü catalettü cavađđü cavateđđü cavetta cavistru cavîtta cazüsa cazüsarü cazzaluora ccetta ccettü cciaccarîtta ccimmili ccippuni ccc̑hiappiri cerniri cc̑hiana cc̑hianata cchiappiri 'i ficu sicchi cc̑hiuriri cc̑hiusa cc̑hiusu ciarameđđa 170 ciaramiro ciaramitaru ciaü cîaüla cîaürieđđü cicerculu (o ciciri = ceci o una loro variante- per est.: cervello) cîcîlabbieđđa ciciri (o cicerculu) cicuoria cimiddiari cîpüđđa cocülü (o strummulu) commusantu (o cummusantu) conca cosi ruci crapa crapîtta crapünî crastü crastünî criata (serva) crîstamîgnü croccu cruscente cuasari --- calzette cuccc̑hiaru cuccc̑hiarinu (cuccc̑hiariđđinu) cuccc̑hiaruni cucuzzeddi cüđđana cuđđuruni (o cuđđiruni) cufinü cüfünî --- cüvünî cuǥǥhiuni cuǥǥhiunutu cügnata (cügnateđđa) cugnintura culapasta (sculapasta) cumedia (aquilone) cummusantaru cüncc̑hiürîrî cüncc̑hiurutü 171 cuoǥǥhîrî curbieđđa --- cürbieđđa curigghiuni curina curtigghiu curtigghiaru cursè cuttinina cüttünî cuttura cutturiari cüvîrcieđđu D darrierî đđa'ncaü đđieđđîra dümanî doppüdümanî dücî F faccî facc'i vecchia farca --- (femmina del falco... 'a farca deriva dalla falconara che c'era in quel posto) fasciedda (na fasciedda 'e ricotta) faücî --- falce fîcürinia pl. fîcüriniî --- fichi d'india ferotü --- visitatore della fiera (famosa la fiera di Buccheri). fesî --- modello di piccone con un'estremità a punta e l'altra a taglio. ficu e ficu sicchi --- fichi e fichi essiccati ficu pala --- varietà di fico d'india ficurinii --- fichi d'india 172 fraccü --- magro framelîca (framelücü) --- fragile frarî --- fratello frascatularu frenü --- fieno e freno frümmentü --- frumento funci --- funghi funciddi --- funghetti ma in realtà indicano un dolce di mandorle e nocciole a forma di fungo. furammi furcieđđa fürchîttünî fürcünî fürchîǥǥhiünî G giàcchîta giallognulu giallü gioccu giuccarî giugniettu (luglio) gnaccü gnaccacanî gnagna (gnagna cuotta) gniđđüzzü gnieđđü gniđđittü gnücchîttieđđü gnogna I ià ---- iù iabba! - iabbü! (esclamazione) iabbü --- fare il verso iaia dücî --- iaia rücî --- iaria dücî iađđazzü iađđina --- iađđina giuppina iađđineđđa 173 iađđittü iađđuzzu iaǥǥhî iamma iammürü ianciülü iancü iancu manciari (biancu manciari) iacquieri (o acquieri) iardinü iarozzü (4 iarozzi = 1 munniu) --- Unità di misura di volume pari a circa 1 litro. Esattamente 1,074566 lt. iatta --- gatta iattaluoru iattü iattîttü iattuffü iarzana îđđa îđđu îđđî imenta immü immîrutü imperiale (portapacchi auto) innarü intra iommürü iornu ippünî --- giacchettino femminile iriđđu iurnata iurnataru L laceđđa larma launaru laürî --- lavürî laürüncc̑hia liamma lîcaccia 174 limarrazza --- nevischio limma limma surda lippu llappusü llîcca llîcca llîcca sapünî (coltello) lliccuzzu (ci sai a' lliccuzzu) lummi lünarü (o lüvarü) luppinî lupü (lupu munaru) luvotî M macabbeü (o maccabbeü) --- idiota, scemotto, o giù di lì. macabbünnü --- vagabondo... nel senso di scansafatiche. macarî --- anche, pure manciarura --- mangiatoia per il bestiame (muli, asini, cavalli ecc.) manicüla --- cazzuola ma'nnannu --- mio nonno ma'nnannucu --- mio bisnonno ma'nnannacu --- mio trisavolo ma'nnannucazzu --- mio quadrisavolo mannarini --- mandarini mannîra --- derivato da "mandria" ma il significato è più propriamente l'ovile. mantalînarü --- devoto appartenente alla congrega di S. Maria Maddalena. manteca --- lucido per scarpe (deriva dallo spagnolo, erroneamente tradotto come burro, in realtà si trattava di un grasso animale estratto da certi tessuti adiposi degli animali morti). Personalmente l'ho visto fare a certi contadini negli anni '50 in contrada Piana dove, nelel "praie" vi si gettavano le carcasse degli animali domestici morti per malattia o per vecchiaia, tipo asini, muli, 175 ecc. In pratica i contadini estraevano dalle carcasse degli animali il grasso che poi usavano per "lucidare" i loro scarponi. manü --- mano manü morta --- mano morta nel doppio significato: rendita esclesiastica e mano che fingendo nonchalance si muoveva in direzione delle chiappe o di altre appendici erogene delle fanciulle. maneđđa --- piccola traversa maraviǥǥhia --- meraviglia maređđi maronna marrabbieđđu --- ved. fesî marruggiu martieddu marunnuzza marva matapullista matarazzu matrocchîla mazzacana mbroǥǥhiü mbrüǥǥhiü mbrüǥǥhiüne mbrüǥǥhiüsü mennili mentri chi mieli mincc̑hia mincc̑hiuni mincc̑hiunutu mîremmî meroǥǥhe merrü miscuottü 'mmacchiatu o ammacchiatu (rovinato) mmardünaa̱ rî mmiscatura (parte della tagghia) mmüccalapüa̱nî 176 'mpanati mpazzutü 'mpigni mproǥǥhi (o mbroǥǥhi) mpurtusaa̱ ri mpuruǥǥhio müccatüa̱re --- maccatüa̱rî muđđîcunî mulacciüa̱nî muǥǥhierî mulü münaa̱ rü --- lua̱ pü münaa̱ rü munnari munnìü (4 iarozzi) muntagnisi münti munzignaru muraǥǥhiüni mürga (o mürîva?) murü mustacchiuni muzziünî (o muzzicuni) N nannu nannucu nannacu nannucazzu ncaǥǥhiarî ncantesimatu 'ncarmari (se gn'ancarma a lupa) nciovi ncrucchittari 'ncuppulari nîürü nieggia nivîlî nivinaǥǥhia 'nnammüratü 'nnamuri nnimmülü nnizioni nnunniari (annunniari) 'ntacca 177 'ntüniaa̱ rü 'ntoppari (ved. antuppari) 'ntüppatieđđî 'nturciniarî 'nŧrapunura nuci nuciddi nuzzuliddu (ppi conchi) 'nzalata 'nzimigghiari 'nzimmilari O oriü orü P pagghia pagghialuora pagghiocca pagnuccata pagnotta paliari pampera pampina pampuǥǥhia panarü panarittu pancc̑hiou pan'î sîmmîla pan'î Spagna pannizzo paparrina parapiriti (così era definito il cappotto) parieđđa parmentu parrarî parrinu parrittieri partüallü -- partüallî passiarura pastaru pastunî pastura patati 178 patr'abbunnanzia persichî petra picitollu picitonna (a vigilia 'i Natali) pîcünî pîmmamürî pîmmamürina piniari pipi pipi sbiezi pisciruovu pitruđđa persücü -- persîchî pîvîrarü, peoraro picü pierî pievîra --- piecüra pinnila pitecu pitontu pümmarorî püđđasceđđa püđđašcia poürü e pazzü puđđîcinü puđđiŧrü puđđizzuni puntiddu purtieđđu purtusu puruoccc̑hiu puzzuluni Q quagghiari quagghiata quagghiu quaranturi quartara quartaredda quartarüni 179 quasetta --- calzetta R raggia raloggiu rampinü rasula regna (na regna 'e frümmentü o di frenü) ricotta salara rifriscu e sullievu rînnîrura rittü roncula russicari (o arrussicari) rüssü rümmülü rüppü rutta rüttü S sacchina sampugna sannîlî sarma (16-sirici- tummuli) sarmentü sarristanü sarristìa sasizza saut'e metti (o scinn'e travacca) sautari sbaǥǥhiari sbaǥǥhiü sbampari (sbampari u luci) sbapurari sbelgi sberla sbrođđa (v. šbrüđđarî - sbiancare - ripulire) sbruffìa --- piove poco scacciuni scalarmü (scalarm'o priatuoriü) 180 scal'e sangn'abbücü (La Via Lattea) scaluni scaniari scaniatürî scannarî scannieđđî scantatü, scantü sceccü sciacca sciaccare sciamunitu sciarra sciarriari sciarrinu scîcchîgnü sciđđicaluora sciđđicari sciđđucu scinniri scinnuta scippari scirbari sciuoǥǥhiri sciunnare scorpu - scurpittu scramuzzuni scroccc̑hili scrucchittari sculapasta (culapasta) scunchiurutu scurdari scürdiotü scurieđđa scurpiuni scuvarina scuziaronî scuzzaria scuzzulari sedda seggia sidduni siggitta sîgnarürî sîgnürî 181 sîgnüruzzü simenza (calacausi e simenza) sirbietta spagghiari spàrici spiccc̑hiarî spîrîcuddiarî špîrura spruccc̑hiari squacquaraddiarî stinnicchi --- farisi vieniri i stinnicchi: fingere malessere e svenimenti stiricallonca strena (strenna -> epifanìa) stunarî stunato šŧraqquarî šŧrîncipiettu šŧrîppa šŧroppa šŧrümmülü (cocülü) sumagghia (sumagghiuni) T tacca (fettuccina per le galline) tacchiato (ricoperto di macchie) tađđ'i cucuzzeđđa tađđu tagghia ("registro" dei fabbri-ferrai per le inferrature dei muli/asini/cavalli) taǥǥhiari tagghittu taǥǥhiu taǥǥhiuni tarmünü tašcappanü timpa - timpuni tinnirummi tirri tîrruzzu tizzuni tümmülü trappitarü ŧrappitü trapulieri trarenta 182 travaccari (scinni e travacca o sauta e metti) ŧrî trocchila (o matrocchila) --- era il triccheballacche truppicari --- (inciampare) trüscia --- (fagotto) truzzuariü (Monücü truzzuariü) tummulu (4 munnìi) turciuni turuźzü U ücchîla üccüla uccierî ucieđđü üđđa üǥǥhia ünnî ünn'è uocc̑cc̑hiü uoǥǥhiu uoü --- uovü (fritto e bugghiuru) uricc̑cc̑hia urmu (senza aver bevuto nulla) usca uscari V vaddarusu vađđîra valìa varagnari varba varbierî varbüscia vardünî vastarî vastasî vastasuni vastiana - vastianü - vastianeđđa vastünachî vastünî vastuniari vennîrî vicariotu 183 vîrdî vertîlî --- piccola bisaccia. Come doppio senso (i vertili) indicano i coglioni. vîsazza --- bisaccia viestiî --- bestie (da soma o da tiro... muli, asini, cavalli...) vitieđđî --- vitelli vitiđđuzzü --- vitellini voscenza --- abbreviazione di Vostra Eccellenza. vossìa --- Voi come forma di riguardo al posto di voscenza. vuoǥǥhiü uoǥǥhiü --- olio vuttirina --- pettorale (formato anche dalla semplice camicia abbottonata era la parte del petto dove si trasportavano, più o meno nascosti, oggetti di vario genere). Z źzappa --- zappa źzappîtta --- piccola zappa źzappünî --- grande zappa źzappünieđđü --- zappa di piccolissime dimensioni zzîcca --- zecca zziccanninni (oss'i ziccanninni) --- semi di carrubo zzimma --- sporcizia zzotta --- frusta zzottu --- fossa o fossato zzuccarina --- diabete 184 zzuccurü --- zucchero 185 FESTIVITÀ BUCCHERESI 1) Capulannu 2) Bifania 3) Sant'Antoni 4) Cannalora 5) San Brasi 6) Carruvali 7) San Giuseppi 8) Pasqua 9) Luni'i Pasqua 10) San Francisch'i Paula 11) Primmu Maggiu 12) Festa da' Pruvirenzia 13) Fiera da' Pruvirenzia 14) 'Scinzioni 15) CurpusDomini 16) Santu Vitu 17) San Giuvanni (è festa ranni) 18) Santa Maria Mantalena 19) Maronna 'e Maggiu 20) Menz'Austu 21) Tutt'i Santi 22) I Morti 23) SanMartinu 24) Mmaculata 25) Santa Lucia 26) Natali 27) Patr'Abbunnanzia 28) Sant'Ambruociu 186 ORAZIONI '==================== A BAMMINA Oh Maronna do mantu celesti V'invocu ogni matina e a vespri. Do' Figghiu priziusu c'aviti 'mprazzu e chiddu ca prieiu e tantu ringraziu. Sta lodi Vi vuogghiu dedicari picchì a fidi mia a' sempri aumintari. Bedda Matri mia, na cosa vi vuogghiu addumannari ca i figghi nostri di ogni sorti ata putiri vardari; cu amuri e affettu ranni V'hannu a vinerari e sempri n'to cuori V'hannu a purtari. Santa Vergini Maria arriurdatiVi dell'aiutu ca v'addumannu pi' mia, l'arma nun a' finiri mai di putiriVi ringraziari picchì nella Vostra Razia continuu sempri a spirari. '==================== 187 DIO TI SALVI, O REGINA (Salve Regina) Dio Ti salvi o Regina Gradite ed ascoltate, e Madre universale O Vergine Maria per cui favor si sale dolce, clemente e pia in Paradiso. gli affetti nostri. Voi siete di gioia e riso per tutti gli sconsolati per tutti i disperati unica speme. A Voi sospira e geme il nostro afflitto cuore in un mare di dolore e di amarezza. O Maria, Madre di dolcezza gli occhi Vostri son pietosi, materni e amorosi, a noi porgete. Noi miseri accogliete sotto il Vostro santo velo il Vostro Figlio in cielo a noi mostrate. Voi dei nemici nostri a noi date vittoria e poi l'eterna gloria in Paradiso. Evviva Maria, Maria sempre viva! Evviva Maria e Chi la creò e senza Maria salvar non ci si può. Risuoni nell'aria, la bella armonia: evviva Maria e Chi la creò! E senza Maria salvar non ci si può. Sotto come veniva cantata dai nostri avi). Diu Ti sarvi o Regina e Matri univirsali pi' cui favuri si sali in Pararisu. Vui siete di gioia e risu, pi' tutti li scunsulati pi' tutti i dispirati unica spemi. A Voi suspira e gemi u nostru affritto cuori nni mari di duluri e d'amarizza. O Maria, Matri di durcizza l'uocchi Vostri su' pietusi, materni e amurusi, a nui purgite. Nui miseri accuglite sutt'u Vostro santu velu u Vostru Figgghiu n'cielu a nui mustrati. Graditi e ascutati, o Vergini Maria duci, climenti e pia l'affetti nostri. Voi de' nimici nostri a nui dati vittoria e poi l'eterna gloria in Pararisu. Ebbiva Maria, Maria e sempri viva! Ebbiva Maria e Chi la criò e senza Maria sarvari nun si pò. Risuoni nell'aria, na bella armonia: ebbiva Maria e Chi la criò! E senza Maria sarvari nun si pò. '==================== 188 '================================ Preghiere della sera: ;=========== Cu Gesu mi curcu, cu Gesu mi staiu, sennu cu Gesu paura nunn'aio ;=========== Gesù, Giuseppe e Maria alluntana i mmiriusi e la mala genti da casa mia ;=========== Iù mi curcu pi durmiri, nni lu sonnu pozzu muriri, se nu'mm'arrivo a cunfissari pirdunatimi Signuri ;=========== Nni stu liettu mi curcu iù cincu santi mi truovu iù dui da testa e dui de' pieri nni lu menzu c'è lu Signuri Diu. Cu Gesù mi curcu e cu Gesù mi staiù sennu cu Gesù paura nunn'aiu Iu sacciu la iurnata ma nun sacciu la nuttata mi raccumannu a Vui Matri Annunziata. Nunziatedda di l'Anciulu Santu Anciulu Santu custudisci a mia s'a fattu beni in Grazia di Diu apritimi li porti di lu Santu Pararisu. (Rosetta Daquino) 189 2) ;============================== Preghiere e scongiuri per le tempeste: ;=========== N'angilu do cielu cià calatu na stola cruciata na testa lucentissima, Spiritu Santu spera, Spiritu Santu libera, ppi la vostra Santa podestà... ( si ripete 5 volte ) ;=========== Bedda Matri di Bon Boscu di Bon Boscu siti murata siti stella matutina e di razzii caricata susiti angilu e nun durmiri e tri nivuli viri viniri una di acqua una di ventu una di rannuli traunari. (Quindi fare croci con la mano sinistra tenendo un coltello in mano) ;=========== Pigghia n'cutieddu spaccala n'menzu iettila nni la chiù funna cava unni n'ci luci luna unni n'ci canta iaddu unni n'cè nessuna anima criatura. (Si ripete tutta per tre volte). ;=========== Pasqua di duminica Natali nunn'ha iurnata di iovi l'Ascinsioni 190 ti scungiuru tentazioni ('ntantazioni) (Si ripete per tre volte e si fa la croce con un coltello tenendolo nella mano sinistra). ;=========== ;============================== '================================ Preghiera di zia DDia (Sentita dalla compianta Donna DDia nel 1971) Cu li larmuzzi mia li pieri abbagnu, cu lacrimi suspiru e mi cunfunnu. Diu mi chiama e la Cruci mi spagna e aiu piccati assai, perciò nun miegnu. - “Si hai piccati assai nun mi n’allagnu, beni ti vuogghiu e pi figghia ti tiegnu; pigghia stu sancu mia e fattini magnu. Sarba a Ddiu e vieni a lu ma regnu”. Varda chi tirruri senti l’anima mia quannu si parti pi comunicari, intra c’è la cortesia, c’è lu nostru Ddiu generali. A vui mi raccumannu vergini Maria, sta razzia m’ata a-ccuncieriri eternamenti di putiri sarvari l’anima mia. Santu Nicola di Roma vinìa, ‘ntesta purtava na nobili cruna. Nn’a putìa né strinciri né allargari pi li setti piccati murtali. Ulìa diri setti voti centu si t’abbasta l’arma a lu sapiri mia. Diu crià l’ommu cu travagghiu e stentu cu lu santu sancu ca spargìa. Diu fici lu munnu ‘nti mmumentu e ‘nti mmumentu lu biniricìu. A chi ti servi stu travagghiu e stentu; si travagghi pi lu corpu e no pi Ddiu. Sia lodatu e ringraziatu lu santu sacramentu. Viva Maria matri di Diu. 191 '==================== Orazioni di Santa Brigida: Delle Orazioni di Santa Brigida, 15 in tutto, esistono parecchie trascrizioni ed edizioni molto diverse tra loro. Ma quella in dialetto siciliano (e Buccherese in particolare) sono state reperite da Maria Acciarito che riportiamo di seguito alla pos. N. 1. Subito dopo, per dovere di cronaca, riportiamo anche quelle (diverse) in cui ci siamo imbattuti durante le nostre ricerche. 1) Orazione Buccherese: Parti di Santa Briccita Briccita santa 'nginucchiunu stava davanti a un Crucifissu ca chiangiva, la Santa Passioni cunsidrava, la cruna di li spini si mintiva, e cu na manu na torcia addumava, cu l'antra manu un libbru ca liggiva: Gesù ti pregu di la me 'ntinzioni: rivelami la Santa Passioni. Lu Crucifissu ca c'arrispunniu, t'annu ca santa Briccita parlau, ci cuntà li flagelli ca patìu e la Passioni ci la rivilau. Briccita cadì 'nterra e scanuscìu, tuttu lu pettu 'i larmi si lavau. Briccita do stillariu 'nnammurata ti vogliu dari socchi ti prumisi, a cu si penti di li so' piccata l'abbrazzu e mi lu portu 'mparadisi. Quannu ddu Giuda maccu mi tradìu t’annu du muffuluna mi jittàu, chisti sunu li peni ch’haju patutu: setti surdati attaccavanu a mia Deci pugna a li labbra m'hanu datu setti voti cadivu pi la via. 'Nta setti mazzi di spini mi 'nfasciàru unu chi mi battìa cu la catina non putìa stari susutu a la matina 192 ca era niru chiù di lu cravuni. 'Nta 'dda notti ca mi fracillaru tri ossa di la spadda mi niscèru. T’annu spuntò la stidda matutina. pi 'na parola 'i me' matri mischina appi seicentuvinti muffuluni. Pilatu s’affaccia’ di lu barcuni e contra di li Judei si misi a diri: Ch'ancora vi ni vuliti saziàri? Chi omu è chissu e lassatulu jiri È fracillatu e non po' chiù campari! Rispunnìu la turba ‘ncoscienti: lu vulèmu nui crucificari Comu di novu m'appiru a 'n putìri di novu si mittèru a fracillari. Quannu a monti Carvaniu mi 'nchianàru 'na corda a lu coddu m’attaccàru e tutti li capiddi mi scipparu na cruci nda li spaddi mi minteru pi tutta la città mi cunnucèru ddà m'hannu datu na spinta mortali m'hannu siccatu li nerbi e li vini cadìu ddà'nterra cu tutta la cruci era tanta pisanti la me' cruci la facci e li jinocchia mi scurciài, di nudda cosa a mia mi ni dispiaci quantu ch’appressu a mia me' matri duci acchianava e chiangìa senza cunsolu, dicennu : figghiu miu moru moru-. Cu pi quaranta jorna si la dici la Vergini Maria lu binidici, cu pi quaranta jorna la dirà peni d'infernu non ni passirà, cu pi quaranta jorna la fa diri peni d'infennu non ni po' patìri, e tri jorna prima di lu so muriri Santa Briccita ci lu sapi a diri. Chista è a prijera do Signuri nostru, dicemmu n’Avirmaria e Paternostru. 193 '---------------------Quella che segue (almeno in teoria) dovrebbe essere la raccolta completa delle Orazioni di Santa Brigida (di Autore e di trascrittore ignoto) che riportiamo per dovere di completezza, compresi i commenti e i suggerimenti: ORAZIONI DI SANTA BRIGIDA SOPRA LA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO (Da recitare ogni giorno per un anno intero senza interruzione) Santa Brigida, desiderosa da molto tempo di sapere il numero dei colpi che Nostro Signore Gesù Cristo aveva ricevuto durante la sua Passione, apparve Gesu’ che le disse: “ figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe” Promesse di Gesù 1. Libertà dal purgatorio di 15 anime della sua stirpe; 2. E 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia; 3. E 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno; 4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione; 5. E 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso corpo, di modo che sarà liberata dalla fame eterna e berrà il mio Prezioso Sangue perché non abbia sete eternamente; 6. E 15 giorni prima di morire avrà una amara contrizione di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi; 7. Metterò il segno della mia croce Vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici; 8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e dilettissima Madre; 9. E riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne; 10. E conducendola fino là, le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Deità, ciò che non farò con quelli che non hanno recitato queste orazioni; 11. Perdonerò tutti i peccati a chiunque è vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste orazioni; 12. E lo difenderò dalle tentazioni; 13. E gli conserverò i suoi cinque sensi; 14. E lo preserverò dalla morte improvvisa; 15. E salverò la sua anima dalle pene eterne; 16. E la persona otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Vergine Maria; 17. E se è vissuto, sempre secondo la sua volontà e se è dovuto morire l’indomani, la sua vita si prolungherà; 18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà indulgenze: 19. E sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli; 20. E chi insegnerà queste orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabili in terra e dureranno eternamente in Cielo; 194 21. Dove sono e saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua Grazia. Prima orazione. O Signore Gesù Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salute ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: “Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini“, essendoti fatto uomo per loro salvezza ricordati di quelle cose che ti mossero a prendere la carne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeterno ordinato nel Dio Uno e Trino. Ricordati del dolore che, come affermi tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti: “Mesta è l’anima mia fino alla morte“ quando nell’ultima cena che tu facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivanda il corpo e sangue tuoi, lavando i loro piedi e amorevolmente consolandoli predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angustia e dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce, quando dopo l’avere tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di sudor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, iniquamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pasqua, tradito, burlato, spogliato dei tuoi vestiti, percosso nella faccia (con gli occhi bendati), legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi adunque, ti prego dolcissimo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! Amen. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Seconda orazione. O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti, quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Terza orazione O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportatida te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quanto si 195 conviene. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Quarta orazione O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno“. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater. Ave. Quinta orazione Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: “Oggi sarai meco in paradiso“, che tu vogliapietoso Gesù, adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, ragnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Sesta orazione O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: “Donna, ecco il tuo figlio; ed al discepolo: ecco la tua Madre“. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova ed avversità. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Settima orazione O Signore, Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano”, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente,spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per 196 la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Ottava orazione O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morirenostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Nona orazione O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: “Eloi, Eloi, lamma sabactani; cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio mio. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Decima orazione O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con vera carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Undicesima orazione O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Dodicesima orazione O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno d’unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri 197 continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Tredicesima orazione O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “Tutto è compiuto“. Perciò ti prego per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Quattordicesima orazione : O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: “Padre, raccomando nelle tue mani lo spirito mio” . E dopo piegato il capo e aperte le viscere per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Quindicesima orazione O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave. Chiusura: O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi 198 misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen. 199 SCUOLA MEDIA STATALE "G. DELEDDA" BUCCHERI '========================= BUCCHERI MIA Breve antologia di Tradizioni popolari a cura degli alunni della I° B '======================== Anno Scolastico 1985 - 86 200 Questa raccolta di I) Filastrocche 2) Ninne nanne 3) Giochi e conte Canti popolari Poesie popolari Proverbi Indovinelli Piatti tipici buccheresi 9) Rricostruzione glottologica del linguaggio buccherese è stata ideata dagli alunni della scuola media "G. Deledda" di Buccheri sulla realtà ambientale storica CULTURALE DEL LORO PICCOLO PAESE MONTANO. Semu tutti diciannovi carusi abbastanza spiritusi ca pi farivi arricriari vi vulemu prisintari chisti beddi cumpusizioni ca su poi trarizioni do chiù beddu paisi muntanu ca Buccheri è numinatu 201 IL FIDANZAMENTO Figghiuzza, quannu 'nchiesa tu trasisti e cu l'ucchiuzzi li lampu addunasti quannu la manu nfrunti ti mittisti tutti di iacqua e rosi la lavasti quannu ni ddu vancu t'assittasti ammenzu a tanti ciuri ti mittisti. Arrivannu a menza missa t'autasti n'angilu do cielu mi paristi s'accapà la missa e ti ni isti li genti senza cosi li lassasti Questo componimento dialettale prelude l'incontro e l'innamoramento fra due giovani. Quando i genitori della ragazza si accorgevano che un ragazzo dava qualche occhiata alla loro figlia, facevano finta di niente perché sapevano che era di buona famiglia . Quindi permettevano al giovane qualche serenata notturna e ne erano compiacenti. La mattina seguente parlavano con le comari come se nulla fosse accaduto la sera rpecedente. La cosa è risaputa dal vicinato che fa: "I matrimoni: u patri i addota e u vicinatu li marita". Trascorso un po' di tempo i genitori del ragazzo mandavano a casa dell'amata una comare chiamata "missaggiera", per sapere cosa la famiglia avrebbe dato in dote alla figlia e si stabiliva l'entrata del giovane fidanzato in casa della fidanzata. Per questa occasione venivano infitati amici e parenti dei fidanzati che, seduti a circolo nella stanza, (i parenti della zita di fronte a quelli dello zito) ascoltavano le parole del padre della ragazza: "amici e canuscenti, vi fazzu sapiri ca ma'ffigghia è zita" Dopo queste parole il fidanzato metteva l'anello alla fidanzata, che serviva a "sangariari" la promessa solenne della ragazza cioè di essere la fidanzata e la futura sposa fedele del fidanzato. Dopo gli scambi di auguri venivano offerte agli invitati, calia, funciddi e spinnagghi. Subito dopo si aprivano le danze, e i primi a ballare erano i fidanzati e dopo gli invitati. Questa era un'altra occasione per il corteggiamento di un'altra ragazza da parte dei giovanotti. Se un giovane voleva ballare con una ragazza schietta doveva chiedere il permesso al padre dicendo queste parole: "Ci permittiti ca ballu cu vostra figglhia?" e se il padre gli dava il suo consenso, potevano ballare. Dopo il fidanzamento il ragazzo andava a trovare la fidanzata ognis era, per farsi invitare a cena e conoscere meglio la casa. Quando i fidanzati uscivano erano seguiti dai parenti che si disponevano in fila secondo il grado di parentela. I giovani aspettavano con ansia il aftidico giorno, e soprattutto i genitori della ragazza. Per timore che la figlia rimanesse schietta e senza la possibilità di procurarsi un nuovo fidanzato. 202 Il matrimonio Tuttavia bisognava aspettare il periodo favorevole al matrimonio, perché non tutti i mesi dell'anno erano prestabiliti alla celebrazione delle nozze, come maggio o agosto, così pure alcuni giorni della settimana come martedì e venerdì. Prima delle nozze i due giovani venivano "appizzati" cioè i loro nomi venivano affissi al comune e alla chiesa. Tre giorni prima del matrimonio la ragazza esponeva il suo corredo sul letto della madre e lo mostrava ai vicini e ai parenti. Il corridoio era formato da lenzuola, da federe e da coperte, che contemporaneamente venivano esposte anche dal fidanzato e dopo averlo mostrato si offriva della calia (ceci abrustoliti). Quando il fatidico giorno arrivava la casa della sposa era piena di comari, che l'aiutavano a vestirsi. Una delle comari era chiamata comare dell'oro, perché era lei a portare le fedi. La sposa indossava un vestito bianco e un velo trattenuto da una coroncina di fiori di zagara. Lo sposo era vestito con un abito elegante e portava in mano un mazzolin di fiori. La sposa veniva accompagnata dal padre, invece lo sposo dalla madre. Mentre la sposa entrava in chiesa diceva: "trasuti intra sta chiesa papali e trovu u fissa ca m'ha campari". Dopo la cerimonia agli sposi che uscivano dalla chiesa venivano lanciate manciate di frumento e qualche moneta. Si passa poi al trattenimento durante il quale venivano offerti: "spinnagghi". Quindi si aprivano danze a suon di "mandolini e friscaluti", e la sposa lanciava alle ragazze schiette "a licaccia" (reggicalze) e chi la prendeva per prima si sarebbe sposata entro l'anno. Quando giungeva notte gli sposi venivano lasciati soli e chiusi in casa per tre giorni e la suocera provvedeva al loro mantenimento e li svegliava con la formula tipica: "Bon luvata zita, aieri schietta e oggi maritata". 203 FILASTROCCHE BUCCHIRISI Filastrocca di li ziti Chi ci pensi quann'erumo ziti? ni manciaumu i favi caliati e ura ca semu spusati, cauci, pugni e timpulati ============================ FILASTROCCA DI SAN MARTINU -Chi porti dduocu? -Pani e vinu -A cu lu porti? -A San Martinu -E ti duna? -N'carusieddu -Lieva lieva stu martieddu. ========================= C'era 'na vota nu re, bafé, biscottu e mané c'avia na figghia bafigghia biscotta e manigghia aviva n'aceddu bafeddu biscottu e maneddu 'St'aceddu bafeddu biscottu e maneddu un'gniornu si nni sbulò Allura u re bafé biscottu e mané dissi a li so surdati bafati biscotti e manati "Cu trova l'aceddu bafeddu biscottu e maneddu cci rugnu ppi spusa a me figghia bafigghia biscotta e manigghia" Parteru i surdati bafati, biscotti e manati ma nuddu truvò l'aceddu 204 fabeddu biscottu e maneddu Allura curriu u carusu bafusu, biscottu e manusu; truvò l'aceddu bafeddu, biscottu e maneddu e cci u purtò o re, bafé biscottu e mané: "Ora datimi a vostra figghia, bafigghia biscottu e manigghia!" Ma u re bafé biscottu e mané: "A te, carusu bafusu, biscuttu e manusu, iù t'haiu a dari a me figghia, bafigghia biscott'e manigghia? Vattinni cani rugnusu bafusu biscottu e manusu, ca vuoi pi spusa a me' figghia bafigghia biscotta e manigghia, pi n'aceddu bafeddu biscotto e maneddu! Vattinni, ti dugnu n'carrinu bafinu biscottu e maninu; ======================== A serie d'e nummiri 1) Ummula 2) Tummula 3) Trimmula 4) Quala 5) Qualigghia 6) Linticchia 7) Fasola 8) Puseddu 9) Munnanu 10 Mureci 11) esu deci '============================== Chiovi, chiovi, chiovi a iatta fa li ova 205 u surci si marita ca coppula di sita. '=========================== Aviti vistu ngn'adduzzu cumari? l'aviti vistu passari di cca? Tutti li strati m'ha fattu girari uora m'affruntu a passari di cca '=========================== Trilli trilli tri cannelli ciciri cuotti e campanelli, lu ucieddu supra u mari quantu pinni po' purtari? Po' purtari na pistola, chidda i rintra e chidda i fora. Di fora quaranta: a iaddina canta, canta lu jaddu affacciatu a finestra cu tri palummi n'testa: jaddu jaddina Palermu e Missina '============================== Ti maritasti e ti pigghiasti a chissu vieni a festa e nun ti runa spassu ti pighhiasti a n'tintu mastricieddu ca nun potti campari na iaddina e n'gnaddu. A primma sira s'ampignà u nieddu ppi ddà zona i casicavaddu. (U zu Ciccu Di Silvestro) '==================== Amu saputu ca ti maritasti cu l'aiutu di Diu, bonu facisti, ammusciammillu chissu ca ti pigggiasti s'è miegghiu di mia commu dicisti. Su mmucca muschi unn'uncuntrasti chi fusti uorba ca nunn'u viristi? Ura ca nni so manu capitasti dimmi a virità si ti ni pintisti. (U zu Ciccu Di Silvestro) 206 ==================== Canzuni d'amuri Cugghiennu st'alivuzza nti l'arbiruzzi sta' fina a la sira cantennu na canzuna tantu chiaramente ca iù cu l'uocchi ci tiegnu la miracoli Cu la sa faccitta fina cu la sa biddizzi rari cu la sa beddu cuori cu la sa fari m'ancatina e iù de sa biddizzi m'annamuru '========================== Vinni la primavera li mennuli su n'ciuri a mia n'focu d'amuri u cori m'addumò. L'aceddi s'assicutunu facennu discurseddi Ah quanti cosi beddi ca ti fanu 'n unna! ('nnammurà'? o 'nnunnià?) Si maritau Rosa, Saridda e Pippinedda e iù ca sugnu bedda mi vogghiu marità. (mmi potti marita') '======================= Buccheresina mai Quando il sole a Buccheri tramonta Dalla piana un incanto mi par E il castello una storia racconta ai suoi figli che stanno a sognar. Dalla chiara Matrice si sente una lieta campana suonar 207 e dal apsso marino (risponde) si sente un motivo che fa ridestar. L'acqua chiara 'e canali ogni sera lenta acqua lenta mormora amor, una bella carusa sincera fa sognare felice il suo cuor. Buccheresina mia, Buccheresina mia, della sicilia tu sei il mio (il più) bel fiore. Gli oliveti nellimmensa distesa, sono avvolti tra un verde color, i balconcini diq uesto paese sono tutti adornati di fior. Dalla vecchia badia con clamor l'orologio si sente suonar e quel suono risveglio del cuore, è un risveglio di felicità. Buccheresina mia, Buccheresina mia--della sicilia tu sei il mio (il più) bel fiore. =========================== 208 POESIE DIALETTALI BUCCHERESI A schiettulidda quannu cuoigghi i funci, n'chianu s'assetta si passa l'amanti. Sa mamma ci dici: "Chi nun t'affrunti, trasi cca rintra e lieviti davanti" Beh! Sta ammma mia quant'è prurenti chi nun ci pensa do to tempu avanti una matruzza facitimi i cunti mi maritati e mi lievu davanti. (U zu Ciccu Di Silvestro) ================== Varda a chi statu ca signu arridduttu; né maritatu, né zitu, né schiettu arridduciuru signu na cannila ca senza fuocu u ma cuori adduma. (U zu Ciccu Di Silvestro) ================== NINNI NANNI BUCCHIRISI Ruormi, ruormi tesoru miu, mentri ruormi iu travagghiu e ti fazzu a camicina, e ti la metti dumani matina. 209 ==================== San Giuseppi di ca passau e di stu figghiu m'addumannau iù ci rissi ca durmia - lassulu stari lu gioia miu '====================== Ninna ò ninna ò tutti dormunu e tu no tutti dormunu li genti sulu stu figghiu non dormi nenti. (variante: E se stu figghiu non moli durmiri naticareddi ss'a quantu n'aviri e n'aaviri cibcucentu figghiu d'oru figghiu d'argentu) '=========================== La ò e di la ò tutti dormunu e tu no, e se tu nun voi durmiri naticareddi ssa quantu n'aviri. e n'aaviri cibcucentu figghiu d'oru figghiu d'argentu. '=============== San Franciscu di Paula cunzamici la taula mittimmici pani e pisci, ca sta figghia s'addurmisci. '================= Ninna, ninna nanna chista figghia 210 è di la mamma, di la mamma e di la zia di tutti chiddi di casa mia. 211 Scuola Media Statale "Grazia Deledda" Buccheri Depliant Pubblicitario Ideato dai docenti Gionfriddo e Giucastro e realizzato con la collaborazione degli alunni della classe II B. Anno Scolastico 1993/94 212 213 214 NIVINAǤǤHI (Indovinelli) ;----------------------A buttan'e ta'ma' ià l'uocchi a fissariddà vieni u curnutu i ta' pa' cià scarica e si ni va' (a scupetta) ;----------------------Aiai, aiai, aiai fammî spüǥǥhiarî ca tî fazzü arricriarî (a ficurinia) ;----------------------A za cicca si šŧinniccc̑hia, U zü ciccü ci'àccravacca tutta para la scunquassa (u Scaniatürî) ;---------------------Camînennü camînennü ma vaiü tücchennü (a sacchetta) ;----------------------Cappottu virdi fodira russa e buttini niuri (Il cocomero) ;----------------------Cincu ricotti intra na cavagna 215 (il guanto) ;---------------------Cu na vistina viestî a cincu fiǥǥhi (Il guanto) ;---------------------Don Marianü don Marianü chî facîtî nnî stü chianü? nné manciatî nné bîvîtî e cchiü lloncü vî facîtî (l'asparago) ;---------------------------Iaiu na cosa cu tanti biddizzi ogni annu ci tagghiu li trizzi e fa ddivintari l'ommini pazzi (Vino) ;---------------------Iaiu na cosa mi scantu a tuccalla ci tagghiu la testa ci tagghiu la cura e truovu na bedda signura. (la fico d'india) ;---------------------Iaiu n'canuzzo attaccat'o palazzu né mancia, né bivi u Signuri pruvviri (forno) ;----------------------Iaiu 'ntiriticchiü ca ci va 216 nasü, culü e sticchiü (il vaso da notte) ;---------------------Ie' tünnu e nunn'e' monte è verde e non è prato è rosso e non è fuoco è nero e non è carbüne nunn'è funtana ma duna acqua (il cocomero) ;----------------------M'accurza davantî e m'allonca darrierî (nivinaǥǥhia: la strada) ;---------------------Nivinagghia nivinagghia u fa nna pagghia (gallina) ;----------------------nunn'ha punta e percia u muru. ;----------------------O scuru va o scuru vieni fa a iurnata a si ni vieni (l'aratro) ;---------------------Pilu piliccu 'nto culu t'a ficcu e cu tantu pilicchiari n'to culu t'a ficcai (la cruna dell'ago) 217 ;---------------------Pîlü cü pîlü s'ancücchiünü a nottî (Le palpebre) ;---------------------Quann'era schîttülidda era bedda e russülidda üra ca mî marîtaiü nîvîra addîvîntaiü (La pentola -un tempo erano di terracotta smaltata rossa-) ;---------------------Settî e ottü... n'cappottü (arancia - partuallo) ;----------------------Sono alto quanto un palazzo cascü n'terra e nentî mî fazzü quando mi tolgo l'abito verde divento la prima chiacchierona (la noce) NOTA: Mi è stata riferita esattamente così come l'ho trascritta sopra. Ma penso che in buccherese stretto sarebbe più corretta così: Sîgnü iauta quantü m'palazzü carü n'terra e nentî mî fazzü quannü mi lievo l'abbütü vîrdî addîventü a primma chiacchiarüna (la noce) ;-------------------------Sunu tanti purcidduzzi quannu pisciunu pisciunu tutti. (i ciaramiri de tetti) 218 ;-------------------------Trullallà, trullallà cchiù nuova è cchiù scrüsciü fa (la scopa) ;----------------------U parrinü cu sa'suorü ü düttürî cu sa'mmuǥǥhierî aviunü quattrü pümmî sî nî mancianü unü all'unü e ci n'arristà unü. (variante: ü farmacista al posto del dottore) (La moglie del dottore era sorella del prete) ;---------------------- 219 FONTI STORICHE Riportiamo qui tutte le fonti storiche che parlano di Buccheri, iniziando dal libro più antico di tutti che citiamo per primo e che chiameremo S-1 : Il libro di Ruggero - XII° secolo- di Abū ‘Abd Allāh Muhammad ibn Muhammad ibn ‘Abd Allah ibn Idrīs al-Siqillī (il Siciliano), detto anche Idrīsī, Edrisi, El Edrisi, Ibn Idris, Hedrisi o al-Idrīsī o, in latino Dreses, e in arabo: أبو عبد الله محمد بن محمد ابن عبد الله بن إدريس الصقلي Per quanto riguarda gli altri Autori (Testi) useremo una sigla via via crescente tipo S-2 S-3 ecc. e riporteremo nell'Appendica Storica Bibliografica il riferimento esatto. S-1 ; Edrisi, 1150 ca.: Buccheri, casale che sorge su terreno piano, è un abitato prospero per la sua produzione granifera e fruttifera e gode di buon prestigio; il suo territorio verso ovest giunge ai confini della pineta chiamata al - Binìt. Da Buccheri corrono venti miglia in direzione nord per Lentini, per Buscemi sette miglia ma verso sud. I territori di queste due ultime località essendo confinanti si addentellano. S-2 ; Rocco Pirri, 1644: SYRACUSANAE ECCLESIAE ... IV. BUCCHERIUM olim Buker Saracenicum oppidum in colle parum edito haerens, à familia Montisalti ad Morrham hodie; sub Hieronymo, ab ann. 1627. 20. Martii honore Principatus cohonestatum, lares 906 cives 3388 numerat. Buccheri, città Saracena, un tempo detta Buker, costruita su un colle poco elevato, [è passata] dalla famiglia Montisalti (Montalto), oggi ai Morra; sotto Geronimo, dal 20 Marzo 1627 salita agli onori di un fragile Principato, conta 906 case (o fuochi) e 3388 abitanti. Paroch. templum D. Ambrosio Episc. Mediol. dicatum est. In eo cum ann. 1570 (ut perhibet hist. Capuccinorum) sermonem haberet I 220 La Chiesa Parrocchiale fu dedicata a S. Ambrogio, Vescovo di Milano. In essa nell'anno 1570 (come testimonia la Storia dei Capuccini) si ebbe un sermone A- ad populum in Quadrigesima F. Stephanus de Buccherio Capuc. peccati feditatem amplificans extenso digito ad accensam templi lampadem ait: A- [rivolto] al popolo durante la Quaresima il Frate Capuccino Stefano di Buccheri facendo risaltare le brutture (sporcizia) dei peccati, indicando col dito esteso una lampada accesa della Chiesa disse: sicut si extinguerentur lampas ista in tenebris essemus, et ellychnius illius magnum nostris naribus transmitteret fastorem, ita et anima peccatoris gratia Dei destituta. Mox divinitus extincta lampade tenebris obrutus populus malum sentiit odorem. Subdit Concionator: adveniente deinde divina gratia, ac si lampas accenderetur, anima illuminatur. Statim lampas accensa B- et splendorem, et odorem emisit. Iterum invehens contra peccatores estenso digito simulachrum Crucifixi indicavit his verbis: Respicite ò peccatores hunc pium, clementem Christum manus cruci affixas habentem, in die univerlalis judicii ipsemet ira contra vos accensus eadem manum vulnerata vos maledices. Buccherenses Crucifixum illum respicientes, illius manum extensam è cruce sublatam sicque remansisse viderunt. Hoc sane Crucifixi signum ibidem, non tanta, ut deceret, veneratione recolitur. C- Admirabile quid etiam an. 1637. die jovis tertio Sept. ibidem evenit. Cum solita populi devotione ac pietate Sacramentum Eucharistic ad aegrotantem quemdam nomine Conradum Fasium deferretur, in foro oppidi Caprea quaedam alligata, ut mactaretur, genua flexit et sanctissimum sacr. respiciens veneratur; eo 221 porro tempore, cum in tota Sicilia praecepto Quaestitorum de rebus fidei templa triduo pannis viduitatis ob sacrilegium sacrae hostie in Civitate Aleocatae, induebantur, et sonitu campanarum D- privabantur. Caprea tunc soluta à domino illius Josepho de Aquino data est Ecclesiae. 2. Carmelite an. 1614. in templo S. Maria de Gratia, an. 1622. in aliud S. Joannis, ubi hodie degunt, trasmigrarunt. 3. Capuccini an. 1620. in S. Maria de Gratia loco à Carmelitanis cesso, inde an. 1626. novum habuere domicilium, Capuccinis sacerdotibus pietate praeclaris laetatur Buccherium i. F. Stephano, de quo iam diximus. 2. F. Silvestro, qui an. 1571. abdormivit in domino. 3. F. Cemente Laico; is perpetuo virginitatis odore sommaeque humilitatis exemplo claruit ad coelum volavit an. 1576. 4. Moniales Benedict. coenobium an. 1583. auctoritate Jo. de Horoseo Episc. aere publico opera Gregorii de Bernardo extructum in D. Maria Annuntiata habent. S-3 ; Vito Amico, 1858: Buccheri. Lat. Bucher. Sic. Buccheri (V.N.) Città saracenica, nella comarca di Noto, e per la provincia chiesastica di Siracusa; occupa i faticosi colli detti dell'Alloro, reputati i più alti di tutta la regione; sono accessibili cessando il verno, e da quivi una amenissima ed ampia pittura si scorge, da una parte del monte Etna sino alle basse radici, dall'altra della spiaggia meridionale ed orientale sino al promontorio Pachino. Sin dai tempi dei Normanni rifulse degli onori di Contado, poi nel 1627 si ebbe il titolo di Principato per opera di Girolamo Morra che erane il Signore. Sorgeva un tempo in un'erta, a mezzogiorno, dove sono gli avanzi di antica rocca; ora in un seno di monti, rivolto a Nord, bagnato dalle acque del fiume che scorre dal fonte Canale, non poco accresciute nell'inverno dalle piogge e dalle nevi, e che vi hanno il loro corso verso Ovest. Occorre colà un lungo ed ampio ponte, che congiunge i lati dei monti, e la città, che stendesi dall'una e 222 dall'altra parte in due regioni. Corrisponde al ponte ad oriente una piazza, dove sorge la Madrice Chiesa dedicata a S. Ambrogio Vescovo, con diritti parrocchiali, e diretta da un Sacerdote col titolo di Beneficiale, secondo il costume di tutta la Diocesi; le è suffraganea la Chiesa di S. Maria Maddalena, dove amministransi i Sacramenti alla gente dell'altra parte, ed altre undici. Abitavano i Minori Cappuccini sotto i confini del paese, e vi si stabilirono sin dal 1620, frequentando per gli ufficii divini la Chiesa di S. Maria della Grazia, occupata gran tempo dai Carmelitani; ma poi stabilirono un novello domicilio in sito più alto a Settentrione, 300 passi discosto dalle mura. I Carmelitani, abbandonato l'antico sito, costruironsi nel 1622 presso la Chiesa di S. Giovanni, cui dettero il nome di S. Maria di Monte Carmelo, ma vennero poi a mancare per povertà di rendite, e gli eremiti supplirono nel luogo. Nel 1433 fabbricato a spese pubbliche, in alto sito, verso mezzogiorno, un Monastero, per opera di Gregorio de Bernardo, alla Chiesa di S. Maria Annunziata, vi si costituirono le Monache sotto la regola di San Benedetto: gli eremiti finalmente, detti di S. Maria di Fonte Aurato si han fuori le mura case decenti. Ad un mezzo miglio sotto il colle è una sacra grotta appellata di S. Niccola, celebre per religione, e più per antichità; vi si ammirano varie pitture di greca mano; ed affermano essere stata la prima Chiesa dei Cristiani, prima dei Saraceni, poiché dicesi essere stata negli antichi tempi e la città e la rocca, opera dei Leontini, quantunque debba attribuirsene il nome ai Saraceni. S. Maria del titolo dell'Immacolata Concezione oggi è la patrona tutelare della città; pure versantisi parte dei cittadini nella primaria divozione di S. Maria Maddalena, parte del Mart. S. Vito, ne celebrano a gara con fiere i giorni festivi. Si ha la città insegna propria, cioè tre colonnette con due spade incrocicchiate, ed una corona. Secondo leggi comuni, l'annuo magistrato civile è ad arbitrio del Principe. Il Vicario del Vescovo però esercita giurisdizione sullo spirituale. Va bella di uomini chiarissimi: Stefano dei Minori Cappuccini, predicatore di insigne pietà, di cui il Pirri contaci meraviglie, nelle Not. sulla chiesa di Siracusa. Silvestro e Clemente, del medesimo Ordine, commendati negli Annali per innocenza di vita ed esimia virtù. Giuseppe Riccio enumerato dal Mongitore tra i sicoli scrittori per le tragedie che diede alla luce. Si ha un territorio fecondissimo e ridondante di olio, vino, biade, pascoli; ma i suoi colli sono coperti nell'inverno di molta neve, che perciò conservasi in gran copia nelle grotte, poi smerciata dagli abitanti con non piccolo guadagno nelle parti vicine. Contavansi nel secolo XVI 810 case, 3029 anime, nel censo susseguente eransi diminuite le case a 762, e gli abitanti a 2992, ma si sono oggi aumentate a 3444. Militavano di questi sotto la bandiera Provinciale ed il Prefetto di Caltagirone 37 fanti e 5 cavalli. Si hanno i Signori di Buccheri il XXVII posto nel Parlamento, tra i Principi. 223 Ne è questa la serie. Sotto i Normanni impadronivasi della città Roberto Paternò, che leggo spesso scritto nei diplomi di quei Principi. Il di lui figlio Costantino è detto Conte di Buccheri in una lapide rinvenuta a mio tempo in Catania, di cui arrecai nella storia, dove Matilde pone un epitaffio nel 1160 al marito Costantino di Paternò figlio di Roberto, Conte di Buccheri e di Partanna, in armi famoso. Confermano ciò antichi scrittori di questa famiglia, che notano apposti un tempo gli stemmi di famiglia Paternò nel castello della città. Nel 1240 Alaimo Leontino dicesi Signore di Buccheri, Palazzolo, e Odegrillo; attestano essersi in questi tempi stabiliti in Catania i Leontini; forse dunque il padre di Alaimo si ebbe Buccheri dagli eredi di Costantino, o per dote, o per vendita. Non ricavasi però dagli antichi scrittori avere ottenuto la città i predecessori di Alaimo per beneficio del Re Ruggiero, come attesta il Mugnos nel suo Teatro delle famiglie. Morì intanto Costantino, come dalla citata epigrafe, dopo il medesimo Ruggiero. Fu anche Alaimo, come diremo, Borgomastro di Ficarra per dritto di moglie; aveva perduto sotto i Francesi queste Signorie; non solo perciò aderì a Pietro Aragona, ma tra i primi fabbricò la ribellione da Carlo: ottenne poi dall'Aragona, e Buccheri e gli altri suoi dritti; tuttavia sotto Giacomo, figliuolo di Pietro, come Reo di Maestà, perdette coi beni la vita. Piegò allora Buccheri a Riccardo di Montalto catanese, cui successe il figliuolo Gerardo, confermato nel 1313 da Federico II. Ebbe a successore Giovannuccio, che nel 1339 disse omaggio a Pietro II, e quantunque secondogenito, fu preposto dal padre al primogenito Riccardo; Regio Maresciallo sotto Federico II, di molto aiuto gli fu. Non è qui fuor di proposito notare un mio errore; poiché nelle note al Fazello Dec. 2, lib. 9, cap. 6, n. 3, scrissi, essere stato Rolando Aragona, Signore di Buccheri e Prefetto di Siracusa, e falsamente accusai l'autore di dimenticanza. Nacque da Giovannuccio Giovanni, registrato al censo del re Martino del 1408 ed altrove, tra i catanesi feudatarii. Dopo tre anni vennegli tolta la Signoria di Buccheri, perché ribelle alla regina Bianca, ed investitone Antonio Barresi conte di Militello; ma ritornato in grazia, e restituito nei suoi beni, ebbesi a successore il figlio Giovannuccio II, da cui Giovanni, che professò obbligazione nel 1453 sotto Alfonso. Crede Barberi, superstite nel 1508 Cataldo figliuolo di Giovanni e di Violanta, ma rinvengo altrove intromettersi Troisio e Filippo, ed esser provenuto da Giovanni IV il padre di Cataldo, il quale dicesi Barone di Buccheri nei regii libri del 1557; succedettegli Girolamo a cui poscia Vincenzo; da lui Isabella figliuola ed erede, che prese a marito Girolamo Morra nobile napoletano, donde nacque Girolamo II, che ottenne il primo nel 1627 i titoli di Principe di Buccheri, e presa in moglie Giovanna Rizzo, generò Visconte Morra, il quale comprossi il diritto di Spada per 6000 scudi sborsati al regio Questore e si ebbe da Isabella Di Giovanni il figlio Francesco Principe di Castelrao per dritto di madre, poi marito a Felicia Cottone; nacque da questi Isabella Morra, che maritata a Domenico di Giovanni Principe di Trecastagne, partorì Anna Maria Signora di Buccheri, Gran Croce di S. 224 Giovanni di Gerusalemme; da cui e Giuseppe Agliata Borgomastro di Villafranca nacque Domenico, e da questo Giuseppe, costituito nel 1752 Principe di Buccheri per donazione della nonna. Dissi di già del fonte Birigeri, che è appresso Buccheri, e le acque che scorrono nel mezzo del paese spettano al capo destro del fiume S. Leonardo o di Regina(1). (1) Il comune di Buccheri che dipendeva dal circondario di Palazzolo fu elevato a capo-luogo di circondario con Real Decreto del 15 ottobre 1852; comprendesi nella diocesi provincia e distretto di Noto, da cui dista 24 m. non rotabili, 53 rotabili, 91 non rotabili da Palermo, 16 non rotabili dal mare Jonio; l'aria ne è buona, abbondante e buona l'acqua. Vi ha una celebre fiera per la festività del SS. Crocifisso in ogni anno, che comincia nel lunedì che precede la domenica di Pentecoste e dura per 11 giorni: il negozio è per il bestiame, per tessuti ed altre merci. Ne ascendeva la popolazione nel 1798 a 4198, a 4213 nel 1831, a 4239 nel fine del 1852. Ne costa il territorio di salme 3062,369 , cioè 0,375 in giardini, 0,799 in orti alberati, 2,269 in orti semplici, 0,272 in canneti, 24,421 in seminatorii alberati, 1266,547 in seminatorii semplici, 1,613 in sommaccheti, 6,031 in ficheti d'India, 5,092 in alberi misti, 304,054 in boscate, 3,029 in suoli di case. È un composto di antiche lave, tufo basaltico e calcareo, ed oltre del marmo cotognino vi si rinvengono degli avanzi organici fossili tra i quali Salen coastatus, Sucina hiatelloides, commutata, transversa, Cardium tuberculatum, Arca antiquata, Avicula tarentina, Pecten cristatus, Nalica millepunctata Cuillerminii, Trochus rugosus, Turritella subangolata, Plurotoma cataphrata, turricula, fusus Politus, Triton corrugatum, chenapus pes graculi, Strombus cornatus, Buccinum prismaticum, semistriatum, tenebra duplicata, Valuta rarispina, Marginella ansigulata, Conus, Brocchii, dentalium sexangulare, vertebre di pesci ec. S-4 ; March. di Villabianca, 1775: Buccheri. Con titolo, e dignità di Contea fiorì anticamente lo Stato di Buccheri fin d'allora, quando era in dominio dell'antichissima Famiglia di Paternò, che oggi risiede in Catania col carteggio di numerosi Capi di Casa. Dal fu vecchio Roberto Paternò fin dai tempi dei Re Normanni ritenevasi detta Contea in retaggio di sua Prosapia: siccome dal di lui figlio Costantino successivamente posseduta venne, che di Buccheri si disse Conte, e Signore col dominio insieme da lui tenuto dello Stato, e Vassallaggio di Partanna. Per prova quindi di tal notizia dalli nostri Scrittori unanimamente ci viene esposto in elogio della Famiglia Paternò, essersi un tempo colà osservato posto in luogo pubblico nel Castello di questa Terra lo stemma antichissimo gentilizio Paterniano, facendoci essi Autori pur leggere nel tempo istesso separatamente il qui seguente Epigramma, che vivente il Regio Istoriografo P. Abate Amico su di un antico marmo per fortuna fu discoverto in una cava di fabbriche della surriferita Città di Catania (a): Constantino de Paternione, Militi, Viro armis egregio, Buccherii, et Partannae Comiti, Roberti filio, Matilde uxor mae- 225 stissima posuit die 8 Aprilis 1168. (a) Sic. Nobile par.2 lib. 2 V. Carcaci. Append. Tom. I. Trovai poscia nell'anno 1240 essere stato Signore di Buccheri il famoso Alaimo Leontino, che fu Maestro Giustiziero della nostra Sicilia, il quale possedeva ancora per sua buona sorte gli ampj Feudi, e Stati di Palazzolo, e delli Dorilli, colla Terra finalmente della Ficarra, che gli era pervenuta in dote dalla celebre Macalda Scaletta sua nobile consorte. Il padre di questo Alaimo credesi averne fatto la prima volta acquisto sia per dote avutane dagli eredi di Costantino Paternò, o sia in forza di Atto di vendizione, che nol so dire, posteriormente da lui sortita. Ne' tempi degli Angioini non più Buccheri lasciato venne in potere del Leontini, come si era osservato per il passato, ma nel braccio del Real Fisco aggregato si vide, avendone fatta perdita esso Alaimo, per avere intrapresa allora gloriosamente la protezione del Paese, fattosi Padre della Patria coll'espulsion de' Franzesi nel famoso Vespro Siciliano. Non sortì però così a' tempi del Re Pietro d'Aragona, perché per grazia di tal Sovrano nel premiero suo dominio, e nell'istessa antica sua investitura di Buccheri esso di Leontini venne riposto. Incontratosi però egli col Re Giacopo d'Aragona figlio di detto Pietro con aperto reato di fellonia, venne sbalzato dal dominio di questo feudo altra volta, perduto avendo altresì la vita, col duro supplizio di restare affogato in mare (a). Allora fu, che per ottenere lo Stato di Buccheri l'antica famiglia de i Signori Montalti, sortito avendolo la prima volta Gerardo Montalto Baron Catanese figlio di Riccardo Signore della Terra chiamata Regina nella Calabria per privilegio speditogli il Re Federigo II d'Aragona sotto l'anno 1313 a 25 Febbraio, in premio de' suoi servigi prestatigli come Generale in quei tempi de' più benemeriti della Corona (b). Rilevato costui si vede nel retaggio di questo Stato da un tale di Giovannuccio Montalto, che per tal feudo prestò l'omaggio suo baronale al Re Pietro II l'anno 1337 in presenza del suo germano Riccardo giuniore in forza della legge a suo favore lasciata dal diletto suo genitore. Da questo Giovannuccio sortì il secondo Giovanni, il quale al tempo stesso che Barone di Buccheri fioriva, illustrò sua persona col sublime posto di Maresciallo d'armi sotto il Re Federigo il Semplice. Se ne morì egli nel 1365, e così diè luogo a succedere nella stessa investitura il figlio chiamato Trogisio. Conseguì queso Signore la carica Militare di Comandante di Truppe dall'accennato Re Federigo nel detto anno 1365, ottenendo insieme la concessione di cento oncie d'oro in ciascun anno sopra la Portulania della Terra di Augusta. Si congiunse indi in matrimonio con Agatuzza Scalone figlia di Roberto Gran Cancelliere, e Pronotajo del nostro Regno, così costando da i capitoli di maritaggio, che coscrisse egli in Catania a dì 9 Ottobre 13 Ind. 1375 per gli atti del Notar Pietro Tuscia della medesima Città. Nacque poscia da sì illustri consorti il fu Barone Giovanni Montalto, l'istesso Cavaliere io dico, che nel 1392 ottenne dal Re Martino la Baronia, e il Casale di Racalmaimone, essendo stato egli altresì quel Barone, che registrato viene nell'Atto del servigio Militare generale di Regno, che allo stesso Real Sovrano dal nostro Baronaggio prestato venne sotto l'anno 226 1408. (a) Presso me stesso ne' sette Offizi di Sicilia capit. del Maestro Giustiziero t. 1. f. 80. (b) Storia della Famiglia Montalto del Gennaro lib. 1 f. 39. Per causa finalmente di rea fellonia, creduta da lui commessa ai danni dell'accennato Monarca, passò questo Stato di Buccheri dalla Casa Montalto alla Prosapia Barrese, essendosi veduto il fu Antonio Barrese Conte di Militello Val di Noto col vanto glorioso di suo primiero acquistatore per grazia della Regina Bianca di Navarra. Non andò guari però, che discolpato essendosi delle passate sue accuse, il Montalto già condannato, ebbe egli luogo di ripigliarselo dalle mani del novello concessionario Barrese, quanto che poi di fatto esercitò il suo diritto di possessione nell'atto di abbandonare questa vita, che fu quello di lasciarlo in retaggio a Giovannuccio Montalto e Barrese sua degna prole. Investissene quindi questo terzo Giovanni mel 1453 a dì 13 Luglio sotto il Re Alfonso, e susseguentemente ne tenne egli mentre visse felicemente la Signoria. Successor poi di costui fiorì Cataldo, così costando da un Atto di procura a prender possesso del suo Feudo di Racalmaimone, fatto da lui in persona di Rinaldo Carueni presso gli atti di Notar Pino di Cocona di Trapani nell'anno 1458. Da Cataldo nacque Girolamo, il quale investendosi del vassallaggio di Buccheri l'anno 1530, e restando unito in consorzio a Giovanna Alagona, diè con essa i natali a Vincenzo, e Cataldo, e anche a due femmine per nome Beatrice e Isabella; furon tutti e quattro questi Signori e Signore, successivamente Padroni del presente Stato di Buccheri; imperciocché da Vincenzo primogenito morto senza prole, fu trasferita la successione in Cataldo: da costui in seguito che non ebbe moglie, se ne passò ella a Beatrice, e da questa Dama, che visse celibe ad Isabella finalmente fu tramandata. Contrasse quindi questa ultima eredera il solenne suo maritaggio con Girolamo Morra nobile Napoletano, che fu questi figlio di Jacopo, e d'Ippolita Galeota jugali nobili entrambi, che si vantavano del seggio Capoano di Napoli; trasfuso ella avendo con tal parentado in Casa dello sposo il ricco, e poderoso patrimonio del presente Stato di Buccheri(a), che per il passato da' suoi Bisavoli per più di un secolo era stato posseduto. (a) Gennari Fam. Montalto lib. 2. f. 60.61. e 65. Append. Tom I. Ottenne poscia l'investitura di novello successor di Buccheri in tempi posteriori il nobile Girolamo Morra, come erede esso della detta Isabella, e che il titolo di Principe fu il primo a possedere su la detta sua Baronia nel 1627(a) come fu detto nella mia Sicilia. Per la continuazione storica quindi del Capitolo Buccheri dell'istessa Opera, in questa Appendice va rimesso il curioso Leggitore al titolo premesso di Villafranca, qui soltanto dicendosi, qualmente il Principe di Buccheri riguardo alla semplice graduazione del titolo oggi è il vivente Giuseppe Agliata e Colonna il nipote primogenito di Villafranca, investitosene detto giovinetto Signore in Palermo a 16 Maggio 1772 mercé la 227 donazione che gliene fece la Principessa di Villafranca sua bisavola Anna Maria Agliata e di Giovanni Principessa eredera, e padrona attuale dello Stato, e Terra di Buccheri. ISCRIZIONI DI FAMIGLIA Leonardi Montalti Patritii egregii, qui anno 1384 Dux Remp. gessit, statuam in alia Templi Parte prius locatam, et ipsius instauratione Inde summotam, magnifici Templi curatores Hic reponendam curarunt 1579. Nelle Lapidi della statua di detto di Montalto esistente nella Chiesa Cattedrale di Genova presso il Gennaro Fam. Montalto lib. I. f. 24. SCRITTURA VOLANTE Capitoli matrimoniali di Gerardo Montalto, che fu poi Signore di Buccheri con Maria d'Alagona in Notar Matteo Sighera di Palermo nel 1305. (a) Amico Lexic. Topograph. Sic. Val. Neti V. Buccher. S-5_a ; Filadelfo Mugnos, 1655: DELLA FAMIGLIA MONT'ALTO Dicono molt'antichi scrittori ch'inanzi il reggimento Normanno nel Regno di Napoli la famiglia Mont'alto era signora della Terra e Castello di Mont'Alto. Nondimeno sotto il Re Guglielmo il buono si leggono i seguenti feudatarij, Dominus Paulus d'Aquinus Baro Rocelle, Dominus Adenulfus de Stipite Baro de Berefro, Dominus Transmundus de Mont'alto Baro Santi Iuliani, Dominus Guglielmus de Anglono qui tenebat Loritu, Dnus Gualtierus Gentilis qui tenebat Machilas. E nel 1197, regnando Henrico sesto Imperadore, Aluita di Senerala moglie di Goffredo Mont'alto diede ad Atanasio Abate di S. Benedetto quattro case, ed un casalino in Bitonto, le quali poi gli le confirmò Ruggiero Mont'alto figlio di Goffredo, ed Aluita Signori di San Giuliano. Da questo Ruggiero ne nacque Giacomo Signor di Cerignola, e di Mont'alto, che procreò Troisio Stipendiario del Re Carlo d'Angiò, il quale fece a Ruggero signor di Mont'alto, e Riccardo, che per gravi disgusti ch'ebbe con quel Re passò in Sicilia a' servigi militari del Re don Giaime, in ricompensa de' quali n'acquistò la Baronia di Buccheri, d'Odrogrillo, ed altri Feudi, ch'erano stati confiscati ad Alaimo Leontino Mastro Giustiziero del Regno. Ne nacquero da Riccardo, Giurdano, che successe a Don Ramondo Calcerano de Cartella suocero, nel Contado di Catanzaro, e Girardo nella Baronia di Buccheri. Questi procreò Giovannuzzo signor di Buccheri Cavaliero d'autorità, e 228 valore soccorse Iaci, ed altre Terre del contorno assaltati all'improvviso d'una armata Francese, e nella lettera che fa il Re Federico terzo a Nicolò Abbate impressa nel mio Vespro Siciliano, nomina le persone signalate, e primi del Regno, che vennero in quel soccorso; Orlando d'Aragona, il Conte Emanuele, e Francesco Ventimiglia, Matteo Moncada Conte d'Agusta, Bonifacio d'Aragona, Giovanni Barrese, Giovanni Mont'alto, Guglielmo Rosso, Giovanni Blasco, ed Artale d'Alagona. Procreò Giovanni, a Fra Francesco, Fra Matteo Cavalieri Gerosolomitani, e Giovanni signor di Buccheri, il quale fece Ramondi Contestabile di Provenza, e Giovannuzzo signor di Buccheri, che generò Fra Ruggiero Cavaliero Hospitalario gra' Comendatore, e primo gran Croce c'habbi havuto la Sicilia, e Troisio signor di Buccheri. Seguì a Troisio nella Baronia di Buccheri, e del Prato Filippo suo figlio, che procreò Paolo, Battista, Raffaele Cavalier di San Giovanni, Giovanni signor di Buccheri, e di Ragalmaimuni, Serena, Antonio Conte d'Amantea, e Duca di Genova, e Troisio signor del Prato Molocca, e di Chimusa, che procreò Gio: Baron de' predetti feudi; e Straticò di Messina. Questi fece a Guglielmo Bernardino signor di Polligione, e progenitore della famiglia Mont'alto di Poligione, ed Antonio Barone di Prato Molocea, e Chimusa. D Guglielmo Bernardino, ne nacquero Raffaele Reggente di Napoli. Da Antonio, Gio:Battista Baron del Prato Molocca, Fra Luiggi, e Fra Honofrio Cavalieri di Malta. Don Francesco Baron di Casalgerardo; e 'l Reggente Ludovico Baron delle Xare che procreò Lucretia Duchessa di Traietto, e Gio: Massimo signor d'Arienzo. Dal predetto Gio:Massimo, Virgilio signor della Pietra morta, e di Fragnito, dal quale Massimo primo duca di Fragnito, e questi al Duca Fabritio, che fece al vivente Duca Don Massimo. Il prenarrato Gio:Battista Baron di Prato Molocca in Siragusa, figlio d'Antonio, procreò Girolamo che successe nella Baronia, Fra Antonio, e Fra Michele, Cavalier di Malta. Girolamo fece a Gio:Battista Barone di detti feudi, e Fra francesco Cavalier di Malta. Dal Gio:Battista, ne nacque il Barone don Antonio, che procreò don Gioseppe, che successe nella Baronia, e 'l Commendator Fra Gio: e don Gioseppe procreò il Barone don Antonio. Da Francesco signor di Casalgerardo altro figlio d'Antonio, ne nacquero don Antonio, don Guglielmo Comendator di San Giacomo della Spada, pretore di Palermo, e Mastro Rationale della Zecca di Napoli; il quale procreò Fra Gio: Battista Cavaliere di Malta, don Antonio Capitano di Palermo, e don Francesco. Dal Predetto don Francesco ne nacque don Cesare chiarissimo Dottore, e costui a Fra don Ferdinando, e Fra don Cesare postumo Cavalieri di Malta viventi oltre le femine. Ha goduto questa famiglia così in Napoli, come in Sicilia supremi carichi, percioché Antonio Mont'alto fu Avvocato Fiscale, e Vicario Generale del Regno di Sicilia nel 1538. Giovanni Mont'alto Baron di Buccheri fu di molta stima appresso il Re Federico 229 terzo che gli scrisse di Messina, accioché si ritrovasse in Palermo per la festa della Madonna nella sua coronatione, per guardia della sua persona, e nella lettera si leggono, (in qua solent huius Regni Principes incoronari) fu egli gran Siniscalco del regno, ed in molti importanti affari intervenne. Hebbe Troisio Mont'alto, per le lettere rege titolo di Famigliare regio, e Consigliero, regio e servì il Re con una compagnia di Cavalli, contra il Conte Henrico Rosso, Giovanni Charamonte, e Berardo Spadafora; e possedè mentre visse nel suo Stato il mero, e misto impero, e l'hebbero anche i suoi posteri. Antonio, e Troisio Mont'alto Baroni di Buccheri, hebbero anche il titolo di regij Cavalieri, e Consiglieri. Ludovico Mont'alto per la sua molto prudenza, e dottrina fu Avvocato Fiscale, e Reggente della Vicaria di Napoli, hebbe in conto di servigi onze 30 di rendita sovra gl'introiti del Cargator di Agrigento nel 1518, i quali uffici egli rilasciò ad Antonio Mont'alto suo nipote, il quale andò a chetar i tumulti del Regno con carico di Capitan d'Arme con ampia potestà, andò poscia Reggente in Spagna nel 1540, ed hebbe per moglie Antonia Castellar, e Perapertusa. Da Giovanni Mont'alto Baron di Buccheri, ne pervenne don Cataldo, che se ne investì nel 1557, a costui successe suo figlio don Girolamo, al quale suo figlio do' Vincenzo; e molt'altri cavalieri fiorirono da questa chiarissima famiglia i quali fecero congiungimenti matrimoniali con le prime famiglie nobili del Regno. In Napoli come s'ha detto ha goduto i primi uffici, e carichi di quello amplissimo Regno, Giacomo di Mont'alto Marchese di Vairano fiorì nel 1322, fu cavaliero di molto valore, e fra i cavalieri stipendiati del Re Rubberto si leggono, Filippo di Sanguineto, Giordano Capazzo, Nicolò di Merafelione, e Troisio di Mon'alto Cavalieri regij. Riccardo, e Gerardo di Mont'alto resisterono grandimente alle forze del Re Carlo 2, e per via di Ruggiero di Sanseverino Conte di Massino, e Ruggier di Loria Ammiraglio all'hora del Regno di Napoli, si pacificarono con Re, dal quale ottenne il Castello, e Terra della Regina nel Giustiziariato della Valle, per loro successori ancora il Castello, e terra di Mont'alto con tutti i suoi giuriditioni, e pertinenze con la giuriditione di Capitano. Gerardo hebbe un figlio naturale chiamato Riccardo, che gli fu legittimato dal Re conseguì parimente la remissione di Ruggiero lo nepote figlio di Guglielmo suo figlio, e' Castelli d'Albidona, d'Ordello, d'Amiadolara, di Castrovillaro, ed altre Terre. Il re Carlo secondo chiama alla Corte Pietro di Gennizero, Nicolò Egittio, Ruggiero di Mont'alto, Rubberto di Sappino suoi Cavalieri, e Consiglieri per disporre i negotij del Regno, e no' puoco si prevalse il Re Rubberto, di Ramondo di Mont'alto regio cavaliero, e Contestabile di Provenza, e di Folqualqueiro sopra le cose di guerra, e di Bernabò Mont'alto parimente. E per una lettera il medesimo Re Rubberto chiama parente affine della Regina Sanchia sua moglie al medesmo Raimondo egli diede onze 100 di rendita d'oro. La Contessa Margarita Chiaramonte diede con licenza della Regina a Giacopella Mont'alto 230 sua nepote onze mille d'oro; a costei fu fratello uterino Francesco della Ratta signor de' primi del Regno. Azzolino di Mont'alto fu nepote del detto Raimondo, Paolo, Raffaele, e Battista di Mont'alto Duce di Genova, in ricompensa di serviggi acquistò la Terra della Montea di Calabria, e nel privilegio si legge: Attendentes grata omnia, et accepta servitia per Magnificum, et Eminentem dominum Antonium de Mont'alto Ducem Ianue amicum nostrum carissimum. Bernardino di Mont'alto hebbe confirmato il feudo di Polligione. Raffaele fu promosso nell'ufficio di Reggente della Vicaria. E il Reggente Lodovico fu ammesso nel seggio di Nodo (Noto?) a 28 di marzo, nel 1520 e molt'altri Cavalieri di grido fiorirono ne' Regni di Napoli. Se volesse raccontare minutamente i successi di questa casa non abbastirebbe un mediocre libro; tuttavia il contenuto di lei l'ho causato d'autentichi (autentici) privilegij, e scritture causati dalle Regie Cancellerie di Sicilia, e di Napoli, raccolte nelle prove dell'Abiti de' pronominati Cavalieri Gerosolomitani, i quali furono Fra Matteo, Fra Francesco, Fra Ruggiero gran Comendatore, Fra Luigi, Fra Honofrio, furono nell'assedio di Rodi, Fra Antonio, e Fra Michele, Fra Francesco, Fra Gio:Battista Comendatore, Fra don Gio:Battista, Fra don Cesare, Fra don Ferdinando. L'arme di questa famiglia sono tre pali rossi con altre tanti d'argento. S-5_b ; Filadelfo Mugnos, 1655: DELLA FAMIGLIA MORRA, OVER DI MORRA. Mostra la famiglia di Morra, la sua antica origine da persone militari essendo l'armi di lei due fiocchi d'argento incrociati in campo vermiglio negl'angoli de' quali si veggono quattro stelle di sproni d'oro, segno manifesto della sua antica Cavalleria. Vogliono alcuni ch'ella trahesse origine da' Goti, perchioché quando Totila Re de' Goti partì da Sicilia con Narsete Eunuco general Capitano dell'Imperador Giustiniano nell'impresa d'Italia fra i valorosi Capitani, che furono posti alle frontiere de' Regni furono Ruggiero, ch'ebbe la cura di Taranto, e Norra d'Acerenza i quali dopo la rotta, e morte di Totila rimasero questi Capitani in Italia a' stipendi dell'imperadore. Onde i descendenti di Morra continuarono per cognome il nome del loro progenitore. Da' più illustri di questa famiglia furono edificate due Terre col nome di Morra una nella Provincia d'Apruzzo, e l'altra nel Principato, le quali per molti centinaia d'anni, vissero sotto il Dominio de' Signori della casa Morra. E per quel che s'ha d'antica traditione a' tempi de' primi Re Normanni un ramo di lei traspiantato nella Città di Benevento fundò ivi la sua nobil pianta, ove fu 231 sempre riguardevole; ed in esso s'innestò, e spense la nobilissima famiglia Epifania, che molto tempo prima haveva tenuto il principato di quella Città. Oltre che nell'anno 1086 vi fu Vittore terzo sommo Pontefice, e finalmente ultimò questa casa quel chiarissimo Iureconsulto Roffredo Epifanio, il quale diede l'unica sua figlia per moglie a Francesco di Morra, a' cui figlioli pervennero poscia tutte le facoltà di Roffredo. Si che fin a' tempi nostri ne serbano alcune reliquie, e si ne vede anche la Cappella nella Chiesa di San Domenico di quella Città, ove sta sepolto il predetto Roffredo, che morì negli anni del Signore 1220. E nel suo Sepolcro si legge il seguente Epitafio. Ille ego qui Mundum famosus lege replevi Roffredus tumulus me capit isse brevis Discete legentes quod nec sapientia legum Resistit morti, nec summa potentia Regum. L'arme della famiglia Epifania si veggono scolpiti in alcuni luoghi di detta Chiesa, e sono tre Anelli d'oro, l'un separato dall'altro posti in campo azzurro. Ma ritornando alla famiglia di Morra, che stabilendosi in Benevento partorì molti uomini illustri, fra i quali fu Abberto, che per la sua dottrina, e bontà di vita, d'Adriano quarto Papa fu creato Cardinal di Santa Chiesa, e poscia nel 1187, promosso nella dignità Pontificia col nome di Gregorio VIII. Gli fu parimente Pietro Cardinale di Sant'Angelo creato da Innocentio 3, nel 1025; huomo di molte lettere, e di molta prudenza, compilò il libro dell'Epistole decretali, e mandò fuori sotto nome d'Innocentio, dal quale Pontefice fu mandato legato a Filippo Re di Francia per comporre la pace fra lui, e Riccardo Re d'Inghilterra, e celebrò in questa legatione un consiglio in Montepostulano col intervento di cinque Arcivescovi, e molto Vescovi, ed Abbati. Ultimo di questo ramo fu Lucio di Morra, che essendo assai ricco, havendo una sol figlia volendo ravvivar la sua famiglia, che in Benevento si spegneva, diede quella per moglie a Camillo di Morra. In un antico instrumento fatto nel tempo del Re Mal Guglielmo circa l'anno 1160. Si legge di Ruggiero di Morra figlio di Loffredo, ch'ambedue vengono honorati col titolo di Signori. Questi dona alla Chiesa di Santa Maria di Perno un ampio territorio sito in luogho detto Silvamunda per remissione dell'anime sua, di suo padre, e di sua moglie Mansella, ch'era dell'antica, e nobile famiglia Valuana in cui tra l'altre dignità v'era all'hora Riccardo Gra' Contestabile del Regno. ...(omissis)... Girolamo fu virtuoso Cavaliero, passò in Sicilia con il signor Marc'Antonio Colonna, con la cui voluntà si casò con Isabella Mont'alto di don Girolamo signore di Bucchero(i), per lo che acquistò quella Baronia, e procreò don Fabritio, dal quale don Girolamo primo Principe di Buccheri, don Giacomo Referendario don Giulio Cavaliero di Malta, don Valerio, e donna Isabella, moglie di don Blasco Caetano. 232 Il Principe di Buccheri don Girolamo procreò don Antonio, e donna Leonora. Don Antonio si casò con la figlia di don Visconte Rizzo Barone delle Mirij, e procreò il vivente Principe don Visconte cavaliero assai virtuoso, e da bene acquistò il mero, e misto impero sovra il suo Principato di Buccheri, ed have goduto molti supremi carichi nel Regno e donna Maria. Ho ritrovato parimenti assai antica la famiglia Morra nella città di Siragusa, ove Giovanni Morra fu Senatore nel 1421, ed alcuni suoi posteri fiorirono nobilmente. S-6_a ; Francesco Aprile, 1725: ... Durante i Vespri Siciliani... A.C. 1298: Si resero alla violenza prepotente dell'Armi della Lega Buscemese, Palazzolo, Sortino, Ferla, Buccheri, Terre del Val di Noto, non molte lontane da Siracusa. I Buccheresi, irritati dalla costumata insolenza de' Francesi, ebbero cuore, e forze non solamente da liberarsi dalla Tirannide della milizia del Presidio; ma tolto loro quanto aveano, li posero in fuga. Accorsevi il Conte d'Urgel, per vendicarne il disonore, e la perdita degli espulsi: ma gli Abitatori, confidati nella fortezza della Rocca, sostennero bravamente i primi assalti: non potendo però lungamente reggere alla difesa, elessero più tosto d'abbandonare le loro stanze, che di soggiacere a' memici cotanto indiscreti. Onde caricatisi del migliore de' loro mobili, presa di notte la fuga, lasciarono vote le loro Case. ... I Cittadini di Patti, emulando l'esempio de' Buccheresi, fecero fronte al Presidio della loro città, e'l costrinsero a ritirarsi nella Rocca... S-6_b ; Francesco Aprile, 1725: Pag. 387-388 A.C. 1693: Sonate le ore quattro e mezza di notte dell'Orologio Italiano del Venerdì 9 Gennaio diede le prime scosse l'orribil Tremuoto... Estinti nelle rovine del Terremoto a Buccheri, Tabella a pag. 388: 450 - 1000 S-6_c ; Francesco Aprile, 1725: Pag. 548 A.C. 1575: Francesco di Sciacca Definitore della Provincia di Sicilia de' PP. Capuccini Religioso di ammirabile astinenza, poiché per anni 30 prendeva il cibo soltanto in due giorni della settimana né questo era altro, che pane: flagellavasi sette volte in ogni giorno, e ne' venerdì con rami spinosi di Melograno, scorrendone il sangue in gra' copia. A quest'asprezza di vita corrispondeva l'interna mortificazione delle passioni, e l'ornamento delle virtù più sode, specialmente il divoto culto della SS. Vergine, che più volte il consolò colla sua presenza. In Buccheri fe' che da se stessa si smorzasse una lampana, e si riaccendesse; per mostrare l'oscurità, e 'l fetore dell'Anima peccatrice: e lo 233 splendore, e la bellezza della grazia di Dio. Operò il Signore a sua intercessione molti miracoli. In età d'anni 70 fu chiamato a ricevere la mercede di sì lunghe fatiche. S-6_d ; Francesco Aprile, 1725: Pag. 550 A.C. 1577. Clemente di Buccheri Capuccino Laico: la cui angelica castità fu manifestata da celeste visione. S-7 ; Jean Levesque de Burigny, 1788: Pag. 238 Buccheri, Terra, ch'era Contea, oggi Principato del Signore di Villafranca. Nel tempo de' Saraceni chiamavasi Bucher. Stassi in una vallata sulle colline, che continuano l'alta Montagna Lauro, la quale nel verno mostrasi sulla cima sempre coverta di neve. Conservata nelle grotte; se ne fa poi un gran traffico co' paesi circonvicini. L'orribil fragore che sentesi nelle di lui falde, allorché soffia il vento, dà chiarissimo indizio, che siavi al di dentro qualch'antro molto vasto, il di cui adito frattanto non apparisce. La circondano buoni terreni pell'uve, pascoli, ed ulivi. Gli abitanti in numero 3399, ànno la principale Chiesa col titolo di S. Ambrogio, il Convento de' Cappuccini, ed un Chiostro di Religiose, che praticano la regola di S. Benedetto. Ove risedeano i Carmelitani, trovasi adesso un Romitaggio, ed un altro n'esiste fuori la Terra col titolo di S. Maria di Fonte d'Oro(*). (*Nota: Alcuni storici la riportano come Santa Maria Fontana Aurata, ed altri la storpiano in Stanta Maria Fontana Murata, ma è indubbio che si tratti della stessa Chiesa i cui resti sono ancora oggi visibili in contrada Santa Maria, ed esattamente nel punto indicato da Vito Di Pietro, uno dei nostri Co-Autori che verso la metà del secolo scorso vi lavorò come operaio per il recupero dell'acqua di quella sorgente da servire all'acquedotto Comunale. L'esatta ubicazione della Chiesa è stata individuata grazie alle sue indicazioni. ) S-8 : (La Vita di san Francesco di Paola) Di Giuseppe M. PERRIMEZZI, 1764: Pag. 342 Consolò Francesco le tristezze di D. Visconte Morra, e di D. Isabella, sua moglie, Principi di Buccheri, e Castro Rao, in Messina; facendo, che questa partorisse un maschio, di poi che fec'ella voto di vestirlo per un anno del suo abito, e cominciò per questo effetto i tredici Venerdì col suo marito. Stesso miracolo, riportato però in maniera molto più approfondita in un testo di 33 anni prima: S-9 : (Vita e miracoli di S. Francesco di Paola) Di Isidoro Toscano, Gasparo Massi - 1731: Pag. 521 100. Per ultimo fra gli altri favori, e grazie concesse da Dio per l'intercessione del glorioso S. Francesco di Paola a' suoi divoti, singolarissima stimasi quella fatta alli Signori D. Isabella, e Don 234 Visconte Morra Principi di Buccheri, e Castro Rao, i quali mesti vivendo senza prole; si votirono(votarono) a questo Santo, aggiungendo voti a voti, e preghiere a preghiere, promettendogli, che se loro concedesse Dio la grazia d'un maschio gli avriano posto nome Francesco, e vestitolo per alcun tempo del suo divoto abito; e cominciando con quella ferma speranza la divozione de' tredici Venerdì con buon numero di lumi nell'Altare di sua Cappella, cantando le Messe, e ricevendo per ogni volta la Sacra Eucarestia, non senza la preparazione di lagrime, e pari divozione. Non andò molto, che la Principessa fu gravida, quale ricevendo il tutto dalla mano del Santo, non con meno fervore seguiva le sue cominciate divozioni de' Venerdì. S'approssimava tuttavia il tempo del parto, e cominciò a sentire i dolori. il Signor Principe altrettanto divoto, dispose prima, che da Napoli venisse gran quantità di saia(*) del colore di quella Religione, che chiamano della Costa, per ornare divotamente le mura della camera, ed anticamera, e far'apparecchio d'altri ornamenti per il letto, ogni cosa di seta del medesimo colore del Santo Glorioso. Onde per mostrare Dio, che veramente per la di lui intercessione era ottenuto quel parto, venendo l'ora, volle D. Isabella che le fosse portata la Reliquia del suo Cappuccio, che nella Sagrestia de' Padri si conserva, e s'onora in una cassetta d'argento, ed essa con tutti i dolori venerava con l'intimo del suo cuore: in breve partorì un maschio d'esquisite bellezze, ed a suo tempo solennemente portato al Sacro Fonte, ne portò il nome di Francesco, il quale dal reverendissimo Padre CLAUDIO D'ORKAMPS Generale di questo Ordine, che era in Messina, nella Cappella del Glorioso Santo, fu benedetto secondo le cerimonie, e riti dell'Ordine; ed oggi riconosce, e riverisce l'effigie del Santo nella sua Cappella, e lo dimostra spesso col dito. (*) La saia è un tipo di intreccio tessile caratterizzato da una rigatura diagonale. Si chiama anche saglia, sargia, spiga, diagonale, levantina, batavia. S-10_a : Della Sicilia Nobile: Parte II Libro I - 1754 - Pag. 72 Buccheri - Terra Baronale col mero, e misto Impero nella Valle di Noto, posta in un Colle alquanto rilevato. Fu antico Casale de' Saraceni, da' quali fu appellata Bucher, secondo il loro idioma(b). Di quella fa menzione un diploma di Alessandro III Papa nel 1198(c). Fu Feudo di Casa Montalto, da cui l'ereditò la Morra(d). Quindi di tal Famiglia trovo registrate le investiture prima a nome di Riccardo Montalto, che fu il primo suo concessionario, come per privilegio del Re Federigo, indi di Gerardo a primo Febbraio 1339, ed un'altra ne osservo spedita a Giovanni sotto il dì 13 Luglio 1453, cui succedette Cataldo Montalto, che ne prese l'investitura a' 4 Dicembre 1478. Viene ella popolata da 2992 Anime, che vi tengono 813 Fuochi. Comprende 14 Chiese insieme con la Parrocchiale sotto titolo di S. Ambrogio. Evvi un Convento di Cappuccini, ed un Monastero di Donne regola di S. Benedetto. È Dioc. di Siracusa. Il servigio militare del Principe suo Signore prestar si dee con Cavalli otto. Giolamo Morra primo Principe, titolo concessogli dal Serenissimo Re Filippo IV a 20 Marzo 1627 esecutorio a 13 Novembre di detto anno, che entrando nel talamo nuziale con Giovanna Rizzo figlia di Visconte B. delli Mirrii, procreò Visconte Morra e Rizzo, come per la investitura, che questi prese il giorno 16 Settembre 1640. Comprò egli il mero e misto Impero per il governo 235 di questo Stato pagandone il prezzo di scudi 6000, come per contratto a' 12 Agosto 1645. Ammogliossi la prima volta in Laura Marziano, morta la quale prese nella seconda Isabella di Giovanni e Rau, figlia di Placido, primo P. di Castrorao, parto della quale fu Francesco Morra e di Giovanni, la cui investitura vedesi spedita sotto il dì 4 Ottobre 1653 successe egli nello Stato, e Vassallaggio di Castrorao. Stabilì sue nozze con Felice Cottone e la Rocca figlia eredera di Carlo Cottone e Curtelli, fratello del P. di Castenuovo, e da questa ottenne una figlia, che ebbe nome Isabella Morra e Cottone, quale maritandosi con Domenico di Giovanni e Micciché P. di Tre Castagne, immantinente di questo rimase vedova; quindi passò ella al secondo letto con Francesco Bonanni e del Bosco Principe di Roccafiorita, lasciando figlia sua primogenita creata col suo primo sposo Anna Maria di Giovanni e Morra, che successe nel Principato di questa Terra dopo la morte di Francesco Morra suo Avolo: indi conchiuse sue nozze con Giuseppe Agliata P. di Vilalfranca, defunto il quale, fece donazione di questo titolo a Filiberto Emanuele Cottone, Cavaliere Gerosolomitano, C. di Bavuso, che ne prese l'invest. a 25 Aprile 1730. Questi fu uno dei Vicari generali Comandanti de' Cordoni pe'l contagio di Messina, e se ne morì a 12 Agosto 1744, onde il cennato titolo tornò altra volta alla testè menzionata P. Anna Maria Agliata e di Giovanni, oggi vivente, ed attuale P. di Buccheri, Villafranca, Castrorao, e tre Castagne ec. Gode ella il primogenito Domenico Agliata, e di Giovanni, P. di Villafranca, Cavaliere dell'Ordine di S. Gennaro ec., che stringendosi in sposo con Vittoria Di Giovanni Duchessa di Saponara, ottenne da essa in figlio Giuseppe Agliata e di Giovanni, il quale per donazione dell'Ava ha pigliato solo di questo titolo l'invest. a' 18 Marzo 1751. S-10_b : Della Sicilia Nobile: Parte II Libro I - 1754 - Pag. 111 Domenico di Giovanni e Micciché, che conseguì in dote lo Stato di Buccheri da Isabella Morra e Cottone sua sposa, figlia di Francesco P. di Buccheri, lasciando entrambi Eredera la vivente Anna Maria di Giovanni e Morra P. di Tre Castagne, avendone ottenuta la invest. a dì 20 Novembre 1700. Questa celebrò sue nozze con Giuseppe Agliata P. di Villafranca, e porta i titoli di P. di Buccheri, di Castrorao, di B. e Signore di Pedara(a), di Viagrande(b), e delli Merij(c), ... S-10_c : Della Sicilia Nobile: Parte II Libro I - 1754 - Pag. 38 Domenico Alliata, Paruta, e di Giovanni, vivente attuale P. di Villafranca, come per la sua investit. a 15 Dicembre 1728. Egli è P. di Buccheri, di Tre Castagne, e di Castrorao, d'Ucria, e di Montereale D. della Sala di Paruta, e di Saponara, B. e Signore della Pedara, Viagrande, e delli Mirij, della Foria di Salerno... 236 S-11 : La Sicilia In Prospettiva Volume 2 - 1704 - Di Giovanni A. Massa BUCCHERI, terra così detta da Buker voce saracina. Lat. Bucherium, Fazel Boccherium, Selvaggio Buchirium, Brietio, ma si stima scorrettione di stampa Bucheria, Diploma di Alessandro III l'anno 1169. Il nome gentile Lat. Buccherensis, Pirri. S-12 : Viaggio alle due Sicilie ossia il giovine antiquario. 1825 - Di Girolamo Orti (Da Buscemi...) Progredimmo verso il piano Buccheri. Al suono dei nostri campanelli ragazze, e ragazzetti di dieci, o dodic'anni ignudi o tutt'al più con un cinto alle reni, e con ambre, a guisa d'amuleti, appese al collo, uscivano in folla dai vicoli ad ammiarre il nostro imponente, e rumoroso equipaggio, come per costà cosa assai rara. Soffermatasi in Buccheri la lettica, allora si fu, che cinti o quasi imprigionati da preti, monaci, e quantità di popolo udimmo intorno richiedersi l'un l'altro e ripetere: "Chisti Signuri sunnu ngrisi, taliani, o ustriaci?" Una cara fragranza intanto di pane appena sfornato conforta il nostro stomaco, che per istrada erasi, quasi per tre giorni successivi, sostenuto dalle saporite corteccie e del succo de' grossi cedri di Avola, supplendoci essi, come agli Indiani il cocco, di bevanda, e di cibo. Ecco di fatto varie fanciullette inseguirci con grandi ciambelle di pane, di che pronti ci procacciammo. Seguimo quinci il viaggio per colli or coltivati, ed ora infertili, e sparsi di pietre basaltiche e di ossidiane, e viaggiando spesso all'ombra di siepi, e boschi altissimi di agave, e fichi d'India. S-13 : Tommaso Fazzello - Storia di Sicilia, Deche due: Tradotte in Lingua Toscana, Volume 7: Pag. 131 In questo tempo Buscemi, Palazzolo, Sortino, Ferla e Buccheri, castelli fra terra, per paura della guerra si resero al re Jacopo: ma pochi giorni dopo, essendo ritornato Buccheri sotto la fede e divozion di Federigo, il re Jacopo vi mandò il conte d'Urgello il quale l'assaltò con molta bravura, contra il quale assalto quei di dentro con sassi, con travoni e con arme fecero grandissima resistenza, e costrinsero i nemici a partirsi di quivi con poco loro onore: ma dubitandosi essi poi di qualche altro assalto maggiore, come quelli che non avean capitano alcuno si partiron di notte, ed abbandonarono il castello, il quale rimase in tutto voto d'abitatori. S-14 : Viaggi in Italia, Volume 26 - 1832 - Di Francesco Gandini: Pag. 88 Sei miglia a mezzogiorno di Pedagaggi è il picciolo paese di Buccheri in mezzo 237 a una contrada così volcanica che vi sembra essere sopra le falde dell'Etna. La vegetazione, i frutti e le donne di Buccheri non meno che di Sortino, hanno un carattere deciso e generale di beltà; esso ha la causa nella situazione e natura dei luoghi. Fuori Buccheri si eleva la colossale montagna detta Monte Lauro; è una enorme estensione tagliata, ed isolata da ogni parte, formata da un grande strato volcanico che riposa sopra una base calcaria. La vista da sopra Monte Lauro è estesissima. In altezza è poco inferiore a S. Venera, e dal suo vasto piano alto si veggono egualmente sensibilmente elevati gli oggetti lontani rappresentati dai raggi che ivi arrivano da un mezzo più denso. (Sulla bellezza delle donne di Buccheri, stessa considerazione di F. Ferrara) S-15 : I Campi Flegrei della Sicilia - 1810 - Di Francesco Ferrara, Antonio Zacco: Pag. 91 e seguenti. Da Pedagaggi a Buccheri. Monte Lauro. Se da Pedagaggi si va al mezzogiorno per alcune miglia il terreno è calcareovolcanico, e si veggono in alcuni siti ammassi di lave intorno a terre formate da scorie rosse, arene e lave petrose rosse, e il tutto mostra che ivi ci furono dei crateri. Le alture però a mano sinistra sono calcaree, ed esse sono formate dallo strato calcareo che a poca distanza dietro di esse fanno la base di S. Vennera. A man sinistra si vede una valle scavata nel terreno basso, e quindi ai lati bassi; dall'alto sino al basso non mostra nei fianchi tagliati a piombo che più di 50 strati grossi, e sovente di una grande picciolezza orizzontali, e paralleli di materia calcarea assai conchigliare. I strati nel fianco orientale, essendosi rotti inegualmente in distanza dalla perpendicolare formano dei gradini, ed alcune figure bizzarre; è detta Valle Pupi. (È forse la stessa detta Valle Cupa?) Il fondo di questa valle è volcanico, ed è lo stesso strato che fa la parte bassa della montagna di S. Venera. Il terreno si eleva, e diviene tutto calcareo; ma due miglia prima di Buccheri, che ne ha 6 da Pedagaggi, ricomincia il volcanico. Si presentano in faccia serie di alture che da oriente vanno verso libeccio, e che sono tutte volcaniche; le lave scendono da esse, si ammontano o si distendono per coprire quei contorni; l'aspetto di quel tratto è così volcanico, le lave sono così copiose, e così nere che pare affatto di essere sopra le falde dell'Etna, e vedere delle correnti uscite di recente dal seno del volcanico. Tutte queste materie volcaniche al basso si vanno a perdere da ogni parte sotto lo strato calcareo. Presso Buccheri, oltre le lave si veggono grandi ammassi di tufo composte da frammenti di scorie di lave di masse di calcareo, e di ceneri, il tutto agglutinato da una pasta calcarea, e dal ferro delle ceneri volcaniche. Il paese è fabbricato tutto di lave del contorno, e posto al piede di una delle alte montagne di cui ho parlato; essa da occidente a mezzogiorno è cinta da 238 una profonda valle che mostra la di lei struttura di strati alternati di calcareo, e di volcanico; la sommità è volcanica. A tramontana tutto è volcanico, ma l'altura che domina il paese dall'altra parte è calcarea, e lo strato calcareo che la forma si estende sino a Buscemi, e Palazzolo, che sono a qualche distanza a scirocco di Buccheri.(a) (a) La vegetazione, i frutti e le donne di Buccheri egualmente che a Sortino, hanno un carattere di belllo così deciso che costringono a cercare la ragione; essa si trova nella situzione del paese, e nella natura del terreno che l'attornia. Lasciando Buccheri subito a man destra si scende in una valle a fondo calcareo, dopo la quale comincia il piede di Monte Lauro. Questa immensa Montagna deve considerarsi come una grande ed alta estensione di terra tagliata da ogni parte, ed isolata. La base sino alla metà dell'altezza è di calcareo a grossi strati orizzontali; il resto è intieramente volcanico. Il piano superiore che può avere tre miglia di lunghezza è sparso di varie alture di lave di scorie, di arene, e ceneri, ora isolate, ed ora unite per le loro basi; in molti siti vi si veggono ammassi di scorie e di arene rosse, e di pozzolane, e il tutto attesta l'esistenza in essi delle bocche che un tempo vomitarono quei fiumi infuocati di lave, che dopo aver coperto quello spazio, si distesero sino al basso e si ammontarono le une sopra le altre. È da lungo tempo che i vicini abitanti assicurano sentirsi in varie parti di questa colossale Montagna a certe epoche fragori sotterranei come di venti che fossero chiusi nelle cavità del Monte, e che fremessero per uscire. Monte Lauro è poco più basso di S. Vennera, sebbene i vicini vogliono che lo superi, e che almeno lo eguagli. L'inverno è coperto di neve che conservano per l'està chiuse in alcune fosse. La strada che battono coloro che vengono da quella parte della Sicilia meridionale, è sopra di questa montagna. Sopra questa pianura si ha una vista assai estesa; sopra di essa più che a S. Vennera ho provato l'illusione ottica di vedere avvicinati, ed un poco elevati sopra il loro vero sito gli oggetti lontani. Copiose acque scorrono dal seno di Monte Lauro. Le produzioni volcaniche vi sieguono nella parte del mezzogiorno sino ai feudi presso i paesi di Monterosso, e di Giarratana; dove però le alture, e le montagne sono intieramente calcaree. S-16 : Memorie istoriche di quanto è accaduto in Sicilia 1740 - Di Giovanni Battista Caruso (barone di Xiureni.) Pag. 85 e seg. Ma se tale è la lode, che dà l'Istoria a Giovanni Chiaramonte, parlasi altrimenti però da' Scrittori di questo tempo di Giovanni Barrese Barone di Pietraperzia, riguardevole anch'egli per nascita, e per ricchezza tra' Baroni Siciliani: mentre quel che fusse il motivo, lasciatosi egli sedurre dalle 239 promesse, o dall'Almirante, ò dal Re Giacomo si dichiarò in suo favore, e facilitò a' nemici, mentre durava ancora l'assedio in Siracusa, l'acquisto di alcuni Castelli sù le montagne vicine, cioè a dire di Buscemi, di Palazzolo, di Buccheri, e della Ferla, che si stimò importante per gli viveri, che ne cavò il campo degli nemici. Il Re D. Federico intanto, il quale era venuto in Catania per assistere più da vicino alle cose di Siracusa, il valore di D. Blasco di Alagona, e la fedeltà dei Siciliani sompensarono in gran parte a questi svantaggi; poiché non solo quei di Buccheri ritornarono all'obbedienza del Re, ma itovi con alcune compagnie di Cavalli il Conte di Urgel per ordine del Re d'Aragona fu obbligato non senza danno a ritirarsi. S-17 : Della Sicilia nobile, Volume 2 - 1757 - Di Francesco Maria Emanuele e Gaetani Villabianca. Pag. 544 e seg. Casalgerardo Feudo posto in faccia della città di Vizzini, e'l nome appellativo che tiene congiunto col proprio, mostra di essere stato uno degli antichi Casali, che enl territotio sursero di essa Città. Possedevasi anticamente dagli eredi Accardo di Barba, così costando dal ruolo Mescicà(?) de' feudatarj del Regno del 1296. 1.7 Heredes quondam Accardi de Barba de Noto, pro feudis Tabanae ec. Casalis Gerardi ec. Fu posseduto successivamente da Dionisio di Barba, la cui figlia Violante per mancanza di maschi divenne eredera, e come tale unitamente con Bartolomeo Landolina suo consorte ebbe luogo di farne la vendizione a Targisio Montalto Padrone del Castello di Buccheri per gli atti di Notar Manfrido di Salvo di Buccheri a dì 16 Dicembre 1369. Trovo poi che nell'anno 1508 possedendosi tal Baronia da Antonio Montalto per diritto ereditario di esso Targisio, espose questi a' Governanti di questo Regno di aver egli in quella succeduto pella morte del suo genitore, e però a lui spettando la concessione dell'investitura, l'ebbe accordata col privilegio della clausola del gius francorum. Menò egli in isposa Costanza, di cui non si fa il cognome, ed ebbe in figlio Gutterre, che unissi in maritaggio con Giovanna Daniele. Da tal coppia derivò Costanza, che fu dotataria del presente Feudo, quando divenne sposa di Artalluccio di Alagona, così costando dall'atto di sposalizio celebrato nel dì 2 Marzo del 1532. Fu prole di costoro Girolamo di Alagona e Montalto, il quale nel 1573, fece vendizione di essa Baronia a Giambattista Bonanni B. di Canicattini, e di Riccafossa per gli atti di Notar Vincenzo Leone di Siracusa sotto li 18 Novembre 1573. Ma perché era essa un Feudo soggetto a fedecommesso, ebbe luogo a rivendicarla Maria d'Alagona moglie di Vincenzo d'Alagona da potere di Pietro Bonanni(a), per atto degli 8 Dicembre 1634 come quella, che n'era la erede sustituta essendo figlia di Giuseppe, e figlio questi del summentovato Girolamo alienante, chiaro documenti di ciò essendo la 240 sentenza della Regia Gran Corte, che fu profferita per detta causa nel sopracitato anno 1634. Da questi consorti finalmente venne al mondo Lucia, che divenendo erede di essi suoi genitori per mancanza di maschj nella presente Baronia, recolla in dote a Giuseppe Lucchese e Lucchese suo consorte(b), unitamente colla Baronia di Bibino Magno, e col diritto altresì di rivendicare la Terra e Stato di Palazzolo posseduta una volta dalla famiglia Alagona. Fu figlio questo Giuseppe di Francesco Lucchese, che fu Capitan d'armi a' Guerra nella Città di Naro, ed unito videsi in maritaggio con Caterina Lucchese, il di cui genitore fu Matteo quarto B. di Camastra, e della Dammisa(c). Ebbe concesso il presente titolo dal Ser.mo Re Filippo IV per privilegio del dì primo Agosto 1662 esecut. a 5 Marzo 1663, Da esso respirò vita Niccolò Lucchese ed Alagona, la cui invest. cadde nel dì 20 Novembre 1669. Sortì costui i governi del Monte della Pietà di Palermo nel 1697, e della Compagnia della Pace nel 1707. Fu sua mogliera Marianna Retana e Grillo, figlia di Giovanni Retana e Sotelo Cavaliere di Calatrava, e Conservatore del Real Patrimonio(d), e di Angelica Grillo jugali, figlia questa di Antonio B. di Moriella, che gli recò in dote il retaggio de' Feudi del quinto del Pantano, di Moriella(e), e di Donna Maria(f). Cessò di vivere nella succennata città di Palermo a 20 Dicembre 1745 dapoiché diede i natali a Giuseppe Lucchese Palli Alagona e Retana primo D. di Alagona, e vivente M. di Casalgerardo, come per la sua invest. degli 8 Marzo 1724. È B. di Bibino Magno ec.(a). Ammogliato vedesi con Girolama Reggio e Branciforte, figlia di Stefano primo P. di Jaci.(b) S-18 : Historia cronologica delli signori vicere di Sicilia, dal tempo che mancò la - 1697 - Di Vincenzo Auria. Pag. 296 Sotto gli Aragonesi, Alaimo Leontino, Signor di Buccheri e di Palazolo, nell'anno 1283 [fu Maestro Giustiziere del Regno di Sicilia](*) (Nota*) E verosimilmente lo fu fino al 1293 anno in cui fu nominato Mattheo Termine, della nobile famiglia di Palermo. '=============================== ALTRE FONTI BIBLIOGRAFICHE. In merito alla fondazione di Buccheri citiamo pari pari il lavoro fatto da Sebastiano Centorbi nella sua tesi di Laurea anno accademico 1997-1998. Altre notizie ed altre ipotesi sono rinvenibili nel libro di L. Arminio: Buccheri, Dalla Contea al Principato - 1990. F-1 : Aspetti della Religiosità popolare di Buccheri - 1998 - 241 Di Sebastiano Centorbi. Pag. 16 CENNI STORICI Non possediamo notizie storiche certe riguardo a Buccheri la cui fondazione si attribuisce ai Siculi. La sua storia pertanto risale ad epoche lontane e si fonde con il mito. Già sul nome infatti molte sono le supposizioni e le illazioni. Secondo un'antica leggenda, riportata dallo scrittore greco Diodoro Siculo, il pastore greco Dafni (mitico pastore di Sicilia, figlio di Ermete, inventore del canto bucolico e personaggio di un idillio di Teocrito), pascolava armenti e buoi su questi altipiani ricoperti di lauri e pini a cui sembra legato l'etimo del nome del paese. Dunque l'origine sarebbe mitologica e deriverebbe dalla combinazione dei nomi greci "Bous ed Hera", cioè "I buoi della dea Era"(1). Anche Santo Policastro in "De veteribus recentioribus rebus siculis"(2) conferma che Buccheri, nata come terra di pascoli e di grandi armenti, di estesi e ricchi allevamenti, fu fondata dai Siculi, in epoca non precisata e da essi chiamata Bos Heraei cioè "Bue degli Erei", ed i quali attribuirono un carattere sacrale al monte Lauro. Furono i greci a colonizzare l'attuale nucleo storico di Buccheri, il colle Tereo, che chiamarono "Bous Eras" o "Buccheras" successivamente mutato in "Buccherium" al tempo dei romani; ed in "Buccherea" nel III secolo d.C. Gli arabi, conquistato il colle Tereo, lo denominarono "Buker", i normanni lo chiamarono "Buccherium". Infine si chiamò Buccheri, nome che ancora oggi si conserva. 1) Cfr. L. Lombardo, Buccheri alal città e al territorio, Comune di Buccheri, Utopia Edizioni, 1988, pag. 7 2)Cfr. S. Policastro, De veteribus recentioribus rebus siculia, Edizioni Accademia Internazionale Siculo-Normanna, Catania 1976, èag. 259. 3) Cfr. V. Guarrella, Monografia di Buccheri, Ragusa 1908 pagg. 17-23. '========================= STORIA! Il Marchese di Villabianca nella sua Sicilia Nobile, a Pag. 204 ne parla così: Parlando di Comitini, prima dice: Gaspare Bellacera successivamente ne fu Barone, lo stesso dico, ch'ebbe anche la Baronia di Pedagaggi, morto in Palermo l'anno 1627, nella Chiesa dell'Olivella sotterrato; e questa n'è la memoria sepolcrale, che di lui esiste nella detta Chiesa, rilevata da una pietra marmorea, ch'è di rpesente mancante di parole e ci darattere 242 fatto illeggibile: En hic D. Gaspar Bacellera Pedagaggi, et Comitini Baro, Urbis biennius Senat. in demoreui Secreti locum subrogatus perq..... ann. olim S. Bartolomei.... mox huius Magni Hospitalis...... ubi jacet Hospitalar.... Vixit annos 50. Obiit..... Octobris M.DC.XXVII............... Patri venerat. 243 APPENDICE STORICA BIBLIOGRAFICA Il libro di Ruggero - XII° secolo - di Abū ‘Abd Allāh Muhammad ibn Muhammad ibn ‘Abd Allah ibn Idrīs al-Siqillī (il Siciliano), detto anche Idrīsī, Edrisi, El Edrisi, Ibn Idris, Hedrisi o al-Idrīsī o, in latino Dreses, e in arabo: أبو عبد ال محمد بن محمد ابن عبد ال بن إدريس الصقلي S-1 : Edrisi nacque a Ceuta, 1099 circa e morì in Sicilia nel 1164. È stato un geografo e viaggiatore arabo. Dopo aver viaggiato per tutti i paesi del mar Mediterraneo, giunse in Sicilia e si stabilí a Palermo presso la corte normanna di re Ruggero II, intorno al 1145. S-2 : Sicilia sacra disquisitionibus et notitiis illustrata - 1644 / 1733 - di Rocco Pirri: Vol. 1 - Pag. 681 e seg. S-3 : Dizionario topografico della Sicilia - 1858 - di Vito Amico: Vol. 1 Pag. 162 e seg. S-4 : Della Sicilia nobile (Appendice) - 1775 - di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (march. di Villabianca.) Pag. 89 e seg. S-5 : Teatro genealogico delle famiglie Nobili Titolate feudatarie - 1655 di Filadelfo Mugnos. Vol. 2, Pag. 183 e seg. S-6 : Della cronologia universale della Sicilia - 1725 - di Francesco Aprile. Pag. 164. 548. 550. 387-388. S-7 : Storia generale di Sicilia - 1788 - di Jean Levesque de Burigny. Pag. 238 S-8 : La Vita di san Francesco di Paola, fondatore dell o ́ rdine de ́ Minimi - 1764 - Di Giuseppe M. PERRIMEZZI S-9 : Vita, e miracoli, di S. Francesco di Paola fondatore 244 dell'ordine de' Minimi - 1731 - Di Isidoro Toscano, Gasparo Massi S-10 : Della Sicilia Nobile: Parte II Libro I - 1754 - March. di Villafranca S-11 : La Sicilia In Prospettiva Volume 2 - 1704 - Di Giovanni A. Massa S-12 : Viaggio alle due Sicilie ossia il giovine antiquario. 1825 - Di Girolamo Orti S-13 : Tommaso Fazello - Storia di Sicilia, Deche due: Tradotte in Lingua Toscana, Volume 7 S-14 : Viaggi in Italia, Volume 26 - 1832 - Di Francesco Gandini S-15 : I Campi Flegrei della Sicilia - 1810 - Di Francesco Ferrara, Antonio Zacco S-16 : Memorie istoriche di quanto è accaduto in Sicilia 1740 - Di Giovanni Battista Caruso (barone di Xiureni.) S-17 : Della Sicilia nobile, Volume 2 - 1757 - Di Francesco Maria Emanuele e Gaetani Villabianca (marchese di) S-18 : Historia cronologica delli signori vicere di Sicilia 1697 - Di Vincenzo Auria S-19 : S-20 : '================================= ALTRE FONTI BIBLIOGRAFICHE: F-1 : Aspetti della Religiosità popolare di Buccheri - 1998 Di Sebastiano Centorbi. 245 APPENDICE PROVVISORIO Allisciari u mussu Pistari l'acqua co murtaru aviri u malabbentu nunn'attintari cacamarruggiu siri sbintatu abbruscari u mussu si 'un gnammuru stai friscu siri a'mmenz'i na strata ci arristanu sulu l'uocchi ppi chianciri amminnicarisi ciann'a' a tracchetta a tracchetta Sì, ficchiti ann'intra mancia pani a trarimentu mancia pani 'i scurdia si ni turnà ch'e vertili n'coddu allamiau (allamiatu) 246 allammicatu ittari i cani appressu arristà cun na pezza davanti e n'autra darrierri fari a minchiunata fari a 'lliffiata fari a minestra maritata (o ministrata?) Vuoi a minestra ministrata? 25) chiuriri n'uocchiu manc'a li cani fari spinciri u pilu 28? anniccari? anculiari Mancu ppi sonnu 30) Mancu oppi tuttu l'oro do munno turtainu (turtagnu?) ammucca lapuni ucca averta ntuntutu 35) Ntontu chinu finu a curma tistazza dura ucca ranni piettu strittu strincipiettu loncu e minchiuni ncrasciata raddusa ruddulusa si nu beddu rumanieddu allimmiari allicca piatti 247 purtari al'loncu muoviti fermu manìeti 50) rifardu arriminiti arrifriscatu cauriatu scunchiurutu 'mbrugghiuni firrica maneddi firrica tunnu stratariu rumpiri l'uovi nno panaru annuvina vintura niura 'mpiddata 62) Iancu sdillavato rumpiscarpi (rumpiscatuli?) 64) Natich'i pezza siri senza ucca Ci vinni di l'arma ne iabbu nne maravigghia naschi lurdi nasu finu iai i naschi aperti povir'e pazzu chinu i ventu si' alluciatu ti fazzu viriri i surci virdi trapanatu facc'i n'tagghiu 248 saccu 'i ventu sacch'i sonnu fari cariri a facci n'terra sduvacari nunn'a' pili nna lincua s'i na cosa fitusa facc'i stagno facci tosca 85) mettiri a spurazza nno nasu c'iappizzà rammu e stagnu limma surda scubbiliari scatinniari 100) manu lonchi alluncari i manu addizzari i uricchi addumari u luci pigghiari u luci ch'e man'i lautri stratariu 105) pieri loncu ariusa (iariusa) ziccusa è rruttu nn'o menzo fari 'mpraculi sauta fossi stari cu du pieri int'a na scarpa nanfarusu ucca lurda aviri a nanfira ?115? aviri o ??? nna testa (a mazzina?) cosa tinta 249 cosa bbona cosa lurda cos'i nenti 120) minchiunuta cosa ranni cos'e picca lignu tortu smirdiari scruccuni ommu tintu ommu bbonu fimmina tinta ommu tortu sdillavari 130) scaliari scaniari testa persa testa lieggia mussu tortu anturciniari u mussu tuscunazzu taliari cu l'uocchi torti cosa persa causi persi scannaliatu 140) scunchiurutu 250 141) Cutuliari cunnuliari Ci carì d'i l'ariu ampitrari ampiantari allurdiari annittari scummigghiari a pignata ?146?? mastia rappu pistari l'acqua nno murtaru pist'e mmutta (pist'e ncugna) 148?? 149?? puricchiusa bidduna biddazza laliazzu aviri i manu mugni aviri i manu pirciati babbasuni (babbasunazzu) ballesumu fari lass'e pigghia arrizzari u pilu mancia pani a trarimentu 160) u pigghia pe' mecci caravigghiatu aviri milli canni di raggiuni 163) scuncitari sdilluncatu fari niesci l'ugni 'i nchianu (nna canna?) 251 166? 167 unniedda maccaturi cauru 'i pilu mancu ppi testa a picca a picca a bbonu a bbonu tintu arrinisciutu mascaratu ruddilusu pigghiarisi na pulici all'anca uccazzutu buriddaru 179??? 180) pieri lisi aviri a bbotta n'ta testa che spaddi o muru spartiri a differenza luvarisi a vita cianci minestra 186) pasta addimura Mamma mia Bedda matri Bedda matri santissima Lisciu comu a pagghia Lisciu commu 'n'coddu i buttigghia