La Comunità di Fiemme periodico di informazione, storia, cultura, attualità Dicembre 2011 - n. 3 Anno XXIX n. 3 - Quadrimestrale - Spedizione in abb. post. Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di TN - Tassa pagata La Comunità di Fiemme SOMMARIO La Comunità di Fiemme La Magnifica Comunità di Fiemme Registrazione Tribunale di Trento n. 351 del 28.11.1981 DIRETTORE RESPONSABILE: Mario Felicetti COMITATO DI REDAZIONE: Giuseppe Zorzi, Marco Vanzo, Filippo Bazzanella, Patrizia Gilmozzi, Mauro Morandini, Mario Iellici FOTO: Ufficio Tecnico Forestale Mario Felicetti Mondiali 2013 Gruppo Cucaloch Moena Massimo Piazzi Livio Morandini Renato Bernardi 3 L ’editoriale dello Scario 5 Convegno storico nel Palazzo per i 900 anni dei Patti Gebardini: La relazione di Paolo Grossi e Italo Giordani 12 I festeggiamenti dei 900 anni 14 Dal Consiglio dei Regolani Ospedale: quale futuro? 19 Il progetto alpeggi 22 COMUNITÀ CRONACHE Grande festa a Piazzol per i 100 anni della Grotta Benedetta nella Pieve di Fiemme la nuova bandiera della Magnifica IMPAGINAZIONE E GRAFICA: Esperia - Uffici di Cavalese (TN) 900 sasc per 900 egn de libertà Inaugurato l’obelisco di Moena STAMPA: Esperia Srl - Lavis (TN) A Moena spettacolare rassegna dei cori della Comunità Distribuzione gratuita ai Vicini di Fiemme e ai Vicini emigrati all’estero che ne facciano richiesta presso la Segreteria della Comunità Trecento pompieri a Pampeago nella spettacolare manovra boschiva IN COPERTINA: La messa alla Festa del Boscaiolo Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME 38033 CAVALESE (TN) Piazza C. Battisti, 2 Tel. 0462 340365 - Fax 0462 239441 www.magnificacomunitafiemme.it ente@magnificacomunitafiemme.it Il trattamento dei dati personali avviene in conformità a quanto disposto dal D. Leg. 196/2003, in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza e può essere effettuato attraverso strumenti informatici e telematici atti a gestire i dati stessi. Titolare del trattamento di dati è la Magnifica Comunità di Fiemme con sede a Cavalese in Piazza C. Battisti 2; responsabile il Segretario Generale. 2 36 Verso i Mondiali del 2013 38 Vicini da ricordare: Filiberto Tiengo 37 LA STORIA: Cambiamenti nella parte orientale di Fiemme di Tarcisio Corradini NELL’INSERTO CENTRALE: Bambini e alberi Vicini In valle altri bambini hanno adottato un albero A cura della Scuola dell’Infanzia di Tesero e dell’Ufficio Forestale della Comunità La Comunità di Fiemme L’EDITORIALE ...L’anno che sta arrivando tra un anno passerà… (Lucio Dalla) Cari Vicini, sì, la frase è un po’ provocatoria per la sua banalità, ma è così veloce il trascorrere del tempo che mi sembrano passati pochi giorni da quando scrivevo gli auguri sul periodico di fine 2010. Quello appena trascorso è stato per l’Ente un anno importate, e abbiamo cercato, pur nella sobrietà dei tempi che viviamo, di celebrarlo degnamente, con il culmine nella cerimonia del 14 Luglio, giorno in cui è stato firmato uno dei Patti Gebardini. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita di tutte le manifestazioni, e sono davvero molti, anche perché Cori, Bande e Vigili del Fuoco, hanno dato risalto a questa storica data nei convegni che annualmente la Magnifica Comunità di Fiemme patrocina. Inoltre mi piace ricordare che molte Regole hanno inteso ricordare questo importante anniversario, che è di tutti noi, in molteplici e diversi modi, a dimostrazione una volta di più della riccchezza di iniziative e creatività che le nostre Valli esprimono. Non volendo fare un elenco esaustivo di ringraziamenti, per il consueto rischio di dimenticare qualcuno, chiedo di riconoscersi in quello che faccio per tutti alla scuola di Predazzo, che ha allestito uno spettacolo teatrale sul tema dei 900 anni spassoso e allo stesso tempo istruttivo. Ringrazio loro accomunando tutti, perché quando si vede l’entusiasmo nei giovani, rinasce la consapevolezza che la nostra storica istituzione può essere ancora attuale. A tal proposito mi piace riprendere una citazione del prof. Paolo Grossi, giudice della Corte Costituzionale, che è stato protagonista di un pregevolissimo intervento in un convegno organizzato dalla Magnifica Comunità di Fiemme il 19 novembre, che ha visto anche la presentazione dei Patti Gebardini da parte del prof. Italo Giordani. Dice il prof. Grossi: ”La vera proprietà collettiva è un ordinamento giuridico primario, perchè qui si ha una comunità che vive certi valori e li osserva, valori ad essa peculiari, gelosamente conservati lungo linee generazionali dalla durata almeno plurisecolare, valori meritevoli del nostro rispetto e della nostra comprensione”. In questa frase tutto sommato breve, sta gran parte di ciò che vorremmo trasmettere a coloro che si avvicinano alla Magnifica Comunità di Fiemme, poche parole che racchiudono una storia che ha pochi eguali in Italia e in Europa. Come dichiarato più volte, non vogliamo che questo tentativo di far riscoprire la storia del nostro Ente abbia termine quest’anno, ma piuttosto trovi una continuità anche nei prossimi anni, poichè come noto, la cultura vive di tempi lunghi. Non nascondo il mio rammarico per non essere riusciti a riaprire il Palazzo nel corso di quest’anno. Vi garantisco però che non siamo stati con le mani in mano, ma al contrario il Consiglio dei Regolani ha lavorato per il suo completamento e lo sta facendo ancora per progettarne una gestione sostenibile per il bilancio della Magnifica Comunità di Fiemme. Per concludere, permettemi di usare la classica espressione dialettale fiemmazza usata a Natale e Capodanno: - Bon Nadal e la vośa bona man a mì. Giuseppe Zorzi Scario Das kommende Jahr ist in einem Jahr Vergangenheit… (Lucio Dalla) Liebe Nachbarn, es klingt banal, aber die Zeit vergeht so schnell, dass es mir vorkommt als seien nur wenige Tage vergangen, als ich die Glückwünsche für die Dezemberausgabe 2010 schrieb. Das sich zu Ende neigende Jahr war für unsere Körperschaft ein sehr wichtiges Jahr, das wir wegen der herrschenden Konjunktur in bescheidenen Rahmen, aber würdig gestaltet und gefeiert haben. Der Höhepunkt war die Feier am 14. Juli, der Tag in dem vor 900 Jahren die Gebardinischen Verträge unterschrieben wurden. Ich danke all jenen, die zum guten Gelingen aller Veranstaltungen beigetragen haben. Dies sind wirklich viele: Chöre, Musikkapellen und Freiwillige Feuerwehren. Sie haben bei und durch ihren Treffen und Veranstaltungen, die alljährlich unter dem Ehrenschutz der Generalgemeinde Fleims abgehalten werden, dieses Gedenkjahr besonders hervorgehoben. 3 La Comunità di Fiemme Ich schätze sehr, dass viele Riegeln das heurige Gedenkjahr auf verschiede Art und Weise gefeiert haben. Dies bestätigt nun mehr den Unternehmungsgeist und die Kreativität die unsere Täler bereichern und zum Ausdruck bringen können. Ich danke wirklich Allen, und um keinen zu vergessen verzichte ich auf eine sehr lange Auflistung. Erlaubt mir aber stellvertretend für alle, die Schule von Predazzo zu nennen, die das lustige und lehrreiche Theaterstück über unsere 900jährige Geschichte inszeniert hat. Wenn man die Begeisterung der Jugend sieht, versteht man dass unsere geschichtsträchtige Institution immer noch aktuell sein kann. In diesem Zusammenhang zitiere ich Prof. Paolo Grossi, Richter des Verfassungsgerichtes, der am 19. November an einer der Tagungen der Generalgemeinde Fleims teilgenommen hat. Bei genannter Tagung war auch Prof. Italo Giordani, der einen Vortrag über die Gebardinischen Verträge gehalten hat. Prof. Grossi sagte: “…ein gemeinschaftlicher Besitz basiert auf eine juristische Ordnung. Nur dann besitzt eine Gemeinde gewisse Werte, die sie lebt und achtet, Werte die ihr Eigentum sind und die über Generationen und Jahrhunderte weitergegeben werden, Werte die unseren Respekt und unser Verständnis verdienen…. Dieser Satz fasst kurz das zusammen, was wir denen übermitteln möchten, die sich unserer Generalgemeinde annähern. Wenige Worte, die eine Geschichte darstellen, die nur wenige gleichwertige Beispiele in Italien und Europa findet. Wie bereits mehrmals erklärt, möchten wir, dass der angefangene Versuch zur Neuentdeckung der Geschichte unserer Körperschaft auch in den nächsten Jahren weitergeführt wird, denn bekanntlich überdauert die Kultur Jahrhunderte und Jahrtausende. Ich bin betrübt, dass wir den Palast heuer noch nicht eröffnen konnten. Ich garantiere aber, dass wir im Riegelrat sehr tatkräftig gearbeitet haben, um die Fertigstellung der Arbeiten voranzutreiben und um eine Führung zu finden, die für den Haushalt der Generalgemeinde Fleims tragbar ist. Ich wünsche Allen eine besinnliche Weihnachtzeit und einen Guten Rutsch ins Neue Jahr! Giuseppe Zorzi Scario der Generalgemeinde Fleims L’anno che sta arrivando tra un anno passerà… (Lucio Dalla) Stimè Vejign, Ei, l pensier l’é mingol provocatorie te so banalità, ma l va tant coran l temp che me sà che sie passà demò pöc dì da canche scriveve i augures sul bolatin de fin 2010. 4 Chel tanche passà l’é stat per l’Ent n an emportant e aon vardà, semper te l’otica del sparagn che domana i tempes che vivon, de l zelebrar come che l meritava, soraldut co la zerimonia dai 14 de luio, la dì che l’é stat sotscrit un di Pac Gebardign. Voi rengraziar duc chi che à laorà percheche le manifestazion le abie bon éjit, e i é dalbon tenc, ence perché Cores, Museghes e Studaföch i ge à dat spico a chesta storica data ti convegnes patrozinè ogni an da la Magnifica Comunità de Fiem. Me piasc ence dir che n mulge de Regole le à volù per so cont recordar chest ciaudean, che l’é de duc noiautres, con manifestazion desvalive, a desmostrazion na oita de più de la richeza de creatività e scomenzadiva de nosce valade. No noi far jù na fila de rengraziamenc, col risćio magari de lasciar fora valgugn, per chest domane de se recognoscer te chel che fae per duc te la scola de Pardac, che l’à metù ensema n teater sul tema di 900 egn passè, n spetacol da grignar e tel medemo temp istrutif. Tel rengraziar ic me oije a duc, percheche canche se vesc la gaissa ti jovegn, renasc la convinzion che noscia storica istituzion la sie amò viva e atuala. A chest propojit me piasc tor cà na citazion del prof. Paolo Grossi, giudize de la Cort Costituzionala, che l’à portà inant n intervent meritégol te n convegn endrezà da la Magnifica Comunità de Fiem ai 19 de november, canche l prof. Italo Giordani l’à prejentà i Pac Gebardign. L disc l prof. Grossi: “La vera proprietà collettiva è un ordinamento giuridico primario, perchè qui si ha una comunità che vive certi valori e li osserva, valori ad essa peculiari, gelosamente conservati lungo linee generazionali dalla durata almeno plurisecolare, valori meritevoli del nostro rispetto e della nostra comprensione”. Te chest pensier belebon curt, l’é int gran part de chel che volessane ge trasmeter a chi che se arvejina a la Magnifica Comunità de Fiem, pöce parole per contar na storia che no n’é na compagna te duta Italia e te l’Europa. Desche declarà più oite, no volon che chest se sproar per far cognoscer la storia de nosc Ent l se finisce chest an, ma piutost che l seghite inant ence ti egn che vegn, perché, se sa, la cultura la vif de tempes lonc. Per finir, no scone mio despiazer per no esser stac bogn de riaverjer l Palaz via per chest an. Ve garantisce però che se aon dat le man d’intorn, e che l Consei di Regolegn l’à laorà per l finir sù e l laora inant per dezider che gestion ge dar, che la stae int tel bilanz de la Magnifica Comunità de Fiem. E en ultima, permeteme de dorar la classica esprescion fiamaza che se disc da Nadal e da l’An nöf: - Bon Nadal e la vośa bona man a mì. Giuseppe Zorzi Scarie Comunità Storia CONVEGNO STORICO NEL PALAZZO per i 900 anni dei patti Gebardini Le celebrazioni per i 900 anni della storia ufficiale della magnifica Comunità di Fiemme si sono concluse il 19 novembre scorso con un importate convegno nel salone centrale del restaurato Palazzo della sede. Molto apprezzate le relazioni del professor Italo Giordani e del professor Paolo Grossi. Una delle ultime iniziative della Magnifica Comunità di Fiemme per ricordare il 900° anno dei Patti Gebardini è stata programmata lo scorso 19 novembre nel salone centrale del restaurato Palazzo di Cavalese, dove si è tenuto un breve quanto importante convegno dal titolo “I Patti Gebardini: 1111-2011”. Ne sono stati protagonisti, come ispirati relatori, il professor Italo Giordani, insigne studioso della storia comunitaria, ed il professor Paolo Grossi, storico del diritto e giudice della Corte Costituzionale. Ha aperto l’incontro lo Scario Giuseppe Zorzi, salutando innanzitutto i relatori e tutte le persone intervenute, tra le quali alcuni docenti universitari provenienti da tutta Italia: Giorgio Pizziolo da Firenze, Francesco Nuvoli di Sassari, Roberto Scotti di Nuoro, Gianpaolo Azzoni di Pavia, Vincenzo Ferrari di Milano, Francesco Macario di Roma, Pietro Nervi dell’Università di Trento. Tra i presenti anche Rita Amicarelli del Politecnico di Firenze. Parlando di lui come del “più autorevole giurista italiano”, lo Scario ha citato il libro di Grossi del 1977 intitolato “Un altro modo di possedere”, qualificandolo come “il più pregnante sulle proprietà collettive e paradossalmente sempre più attuale”. Zorzi ha anche ribadito che “quello di oggi non vuole essere un appuntamento a se stante, episodico, ma il primo di una serie di incontri che ci proponiamo di tenere in questa altrettanto prestigiosa sala. A tal fine” ha sottolineato “abbiamo composto un Comitato Tecnico-Scientifico, per riuscire a mantenere questi appuntamenti ad un livello elevato, come ingente è il patrimonio storico che questo nostro Ente racchiude e conserva. Credo che abbiamo sempre più bisogno di momenti di riflessione istituzionale, perché le proprietà collettive siano sempre più valorizzate. Oggi quindi è l’inizio di un percorso. Crediamo e speriamo che la formula sia gradita a tutti”. Con altrettanto calore è stato ovviamente salutato e ringraziato il prof. Giordani, reduce da una apprezzata serie di conferenze tenute in estate in diversi paesi di Fiemme. Il professor Grossi ha quindi assunto la presidenza del convegno, dopodiché è intervenuto l’assessore provinciale dottor Mauro Gilmozzi, sia come Vicino della Magnifica che per portare il saluto ufficiale della Provincia Autonoma di Trento. “Oggi” ha detto tra l’altro l’esponente politico provinciale “si inizia un ragionamento che 5 Comunità Storia continuerà a parlare degli usi civici e delle istituzioni come modo di vivere la nostra autonomia di uomini radicati sulle montagne, che hanno sempre operato nel nome della libertà, secondo modelli di rete ispirati al principio della solidarietà. È importante ripensare e rendere moderne le visioni che rappresentano questo territorio”. Ha preso quindi la parola il professor Giordani per raccontare, con la consueta precisione e ricchezza di documenti, le vicende del 1111 e le conseguenze che, nel corso dei secoli, sono derivate per la Magnifica, attraverso l’analisi di questo storico accordo e degli altri momenti che hanno accompagnato le successive vicende plurisecolari. La relazione Lo Scario consegna il sigillo della Magnifica al prof. Paolo Grossi nella sua completezza è riportata nelle pagine seguenti di questo nueconomico e voi siete stati i primi ad avere una coscienmero del periodico, assieme ad alcune foto di documenti za ambientale, sotto forma di rispetto per l’intero tessuto importanti. ecologico. È uno dei motivi di orgoglio su cui credo dobbiate farvi valere”. Al termine della mattinata, lo Scario ha fatto omaggio al L’intervento di Paolo Grossi prof. Grossi di due pubblicazioni importanti del’Ente stoLa seconda parte del convegno ha visto protagonista il rico di Fiemme e del sigillo per i 900 anni della Magnifica. professor Grossi, dichiaratosi subito “onorato e commosNella serata successiva di domenica 20 novembre, presso per essere nel cuore di un assetto fondiario collettivo so il Palacongressi, è seguito un bellissimo concerto della il cui splendore è rivelato da questo Palazzo e da questa Scuola di Musica “Il Pentagramma di Fiemme e Fassa”, terra, divenuta una sorta di Paradiso Terrestre” e portando che, appena poche ore prima, sabato alle 15, aveva inauil saluto del presidente della Corte Costituzionale come gurato a Tesero la nuovissima sede. Al concerto, intitolato “segno dell’attenzione con la quale si guarda a questa re“Il magnifico mondo della musica per il cinema”, hanno altà viva, a questo diritto vivente di cui voi siete portatori. dato vita i gruppi strumentali, il coro e l’orchestra della 900 anni” ha sottolineato “sono un’enorme ricchezza che scuola, con un centinaio di ragazzi di Fiemme e Fassa, voi avete avuto e conservato e che oggi viene trasmessa a davanti ad un folto pubblico che ha particolarmente apfigli e nipoti”. plaudito l’esibizione. L’illustre ospite si è quindi soffermato sul valore profondo delle proprietà collettive, già evidenziato nella sua pubblicazione del 1977, richiamando anche gli studi di Gian Gastone Bolla, indimenticato avvocato delle Regole Ampezzane, e di Carlo Cattaneo, economista che, verso la metà dell’800, ha espresso il massimo sostegno delle comunità agrarie, dando dignità etica, sociale e giuridica a queste realtà, delle quali, ha commentato, “voi siete una delle espressioni più limpide, una realtà che va rispettata fino in fondo da parte di tutta la comunità nazionale”. Grossi ha parlato di “terra, generazioni e lavoro” come delle “assi portanti della proprietà collettiva, un fenomeno” ha aggiunto “molto eroso nel centro e nel sud dell’Italia e qui invece mantenuto intatto, ad indicare, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, quali siano le modalità di recupero delle zone di montagna. Questo” ha concluso “è un messaggio forte anche sotto il profilo 6 Comunità Storia LA MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME festeggia un anniversario di nove secoli 19 novembre 2011: la relazione del prof. Italo Giordani Un deferente saluto all’illustre ospite e a tutti gli invitati a questo incontro. Sarebbe una grande presunzione da parte mia ritenere di poter presentare la complessità della storia della Magnifica Comunità di Fiemme in una manciata di minuti, per cui mi limito necessariamente ad alcuni aspetti. Quest’anno si festeggiano i 900 anni trascorsi dalla stipula di due accordi, avvenuta a Bolzano nei giorni giovedì 13 e venerdì 14 luglio 1111 tra i rappresentanti della Comunità di Fiemme ed il vescovo conte di Trento. Sottolineo con una certa enfasi il numero di anni di questo anniversario: 900 anni, nove secoli, che sono una enormità, tanto più considerevole in quanto non vi è interruzione di continuità. La Comunità di Fiemme di oggi, pur diversa nelle competenze e nelle modalità di gestione, ha però l’amministrazione diretta del medesimo territorio di quella antica giunta fino ad inizio Ottocento [si tratta di circa 200 kmq, di cui oltre 100 coltivati a bosco]; pertanto ne è legittimamente l’erede. Di questi 9 secoli ben sette sono trascorsi sotto il Principato vescovile di Trento, uno circa sotto l’Impero austriaco prima e austroungarico poi; mentre da meno di 100 anni la Comunità fa parte dello Stato italiano, di cui 30 durante la monarchia e i rimanenti durante la repubblica. Solo per inciso la nostra divenne Provincia autonoma nel 1972, cioè quaranta anni fa circa. La Comunità era ancora più antica. Va subito chiarito che noi non stiamo festeggiando i 900 anni della nascita o della fondazione della Comunità di Fiemme, se mai ne ha avuta una. Infatti nove secoli fa si stipularono degli accordi tra due controparti, le quali, ambedue, il vescovo conte da una parte e gli uomini di Fiemme dall’altra, rappresentavano istituzioni ovviamente già esistenti. Abbiamo la copertina del libretto contenente tradotti in italiano, tra gli altri, il documento di fondazione del Principato vescovile di Trento nel 1027 e i Patti gebardini; di ambedue, in fondo, è poi riportato anche il testo originale in latino. L’istituzione del Principato vescovile di Trento, come emanazione diretta del Sacro Romano Impero Germanico, risaliva pertanto a circa un secolo prima; l’istituzione della nostra Comunità la si può ragionevolmente far risalire ad almeno tre secoli prima, in epoca carolingia. Archivio della Comunità, pergamena del 1234: ricognizione dei confini della Comunità a nord-ovest Le copie dei documenti a noi pervenute e la datazione controversa. Quindi si festeggiano dei patti, degli accordi di grande rilevanza giuridica. Dei nostri due patti non ci sono pervenuti gli originali ma delle copie, la più importante delle quali, dell’anno 1322, contiene ambedue i patti ed è conservata alla Biblioteca comunale di Trento. La datazione effettiva dei due documenti crea qualche problema tra gli storici appunto per il fatto che non ci sono pervenuti gli originali, ma delle copie, nelle quali alcuni errori di datazione sono evidenti, altri meno. Ma almeno su uno quasi tutti concordano che, nonostante un vistoso errore di datazione, esso sia stato effettivamente redatto a Bolzano nell’anno 1111, pertanto il nostro anniversario di 900 anni è pienamente giustificato. 7 Comunità Storia Perché si sono redatti due documenti. A Bolzano in quell’anno sono stati stipulati due accordi, in due giorni diversi ma susseguenti, perché si tratta di contenuti molto diversi. Nel primo documento, quello di giovedì 13 luglio, il vescovo conte concede agli uomini di Fiemme l’esenzione da ogni dazio nell’ambito del Vescovado di Trento in cambio del pagamento annuale di 24 “arimannie”, in dialetto locale “romanìe”. Nel secondo documento, quello di venerdì 14 luglio, gli uomini di Fiemme accettano, o meglio devono accettare che il vescovo conte invii da Trento un giudice, però solo due volte all’anno, sia per amministrare la giustizia con l’obbligatoria presenza dei giurati locali, sia per incassare le romanìe. Quindi il primo documento, quello di giovedì 13 luglio, è una parziale esenzione fiscale da parte del vescovo conte, una concessione a favore degli uomini di Fiemme; il secondo documento, quello di venerdì 14 luglio, è l’obbligatoria accettazione da parte degli uomini di Fiemme della loro dipendenza giuridica e fiscale dal vescovo conte di Trento. Perché questi patti sono denominati “gebardini”? Coloro che hanno stipulato quegli accordi sono da una parte i rappresentanti degli uomini di Fiemme, dall’altra il vescovo conte di Trento. In un documento si mostra una delle tre volte in cui il vescovo conte viene nominato. Si tratta di Gebardo (1106-1120? non sappiamo quando esattamente sia morto), nominato vescovo conte di Trento dall’imperatore Enrico V e non dal papa. Non si hanno moltissime notizie su questo vescovo conte Gebardo, sappiamo però che era tedesco e che fu cancelliere italiano dell’imperatore. Chi era il conte Adelpreto, “avvocato” del vescovo? Nella stipula di tutti e due patti a Bolzano è presente l’ “avvocato” del vescovo conte di Trento, il conte Adelpreto, nominato all’inizio e alla fine di ambedue i documenti. Si sa che la “avvocazia” era una istituzione medievale con cui si accompagnava al vescovo un laico potente, il quale ne avrebbe dovuto prendere le difese e sostenerne le ragioni. Non tutti gli storici concordano sul fatto che questo Adelpreto sia il capostipite dei conti di Tirolo; però dal XII secolo fino al 1802 tale carica spettò effettivamente ai conti del Tirolo e ai loro successori, gli Asburgo, avvocati della Diocesi di Trento, della Diocesi di Bressanone e della Diocesi e Patriarcato di Aquileia. Perché questi accordi sono stati stipulati a Bolzano? Un documento riproduce uno dei due punti in cui si nomina il luogo di redazione dei due documenti, la città di Bolzano. All’epoca dei patti la città non solo era in Diocesi di Trento, ma era pure territorio soggetto alla giurisdizione temporale del vescovo di Trento, il quale era stato infeu8 Archivio della Comunità, pergamena con sigillo del 1314: privilegio enriciano dato dall’imperatore anche della Contea di Bolzano per l’appunto. Nella città il Vescovo Conte aveva il suo palazzo fortificato (poi distrutto dal conte del Tirolo Mainardo II) e la stessa era amministrata da suoi funzionari. Teniamo poi presente il fatto che Fiemme, dal punto di vista commerciale, ha sempre gravitato più verso Bolzano che verso Trento, come attesta un impressionante numero di documenti nell’arco di almeno sei secoli conservati nell’archivio della Comunità. Comunità Storia Biblioteca Comunale di Trento, pergamena del 1322: copia dei Patti Gebardini Chi sono i rappresentanti di Fiemme? In quattro documenti vengono evidenziati i nomi dei rappresentanti di Fiemme: Bruno de Cadrubio; Martino de Avarena; Gasperto de Cavalleso; Mençio de Tesedo, vallis Flemi. Nei documenti della Comunità è molto frequente trovare scritti i nomi dei suoi rappresentanti, specie se bisognava andare a Trento o a Bolzano o a Innsbruck o a Vienna o comunque a trattare questioni di una certa rilevanza; ed altrettanto frequentemente si ritrova il rispettivo precedente documento ufficiale di nomina di tali rappresentanti. Patto di giovedì 13 luglio: cosa comportava l’esenzione da ogni dazio? In un documento si elencano le importantissime frasi che sancirono l’esenzione della valle di Fiemme da ogni dazio nel territorio del Vescovado di Trento. Alla luce di quanto accaduto successivamente nella storia di Fiemme, si può affermare che il patto di giovedì 13 luglio 1111, quello sull’esenzione dai dazi, sia stato di enorme rilevanza economica. In un altro documento si evidenziano le frasi in cui, probabilmente dopo contrasti forse anche vivaci, gli abitanti di Fiemme nel corso di una cerimonia feudale hanno accettato l’imposizione delle 24 romanìe in cambio dell’esenzione dai dazi. La conseguenza fu che, rifacendosi continuamente al dettato dei Patti, i rappresentanti della Comunità discussero, litigarono, lottarono e protestarono per secoli contro i dazieri del principe vescovo di Trento e contro i dazieri della città di Bolzano, per rivendicare il loro diritto all’esenzione del dazio sulle merci necessarie al mantenimento della popolazione. Non sempre la ebbero subito vinta e mai la ebbero facile, tant’è vero che almeno sui dazi delle merci in uscita, legname in primo luogo, ma anche agnelli e capretti, dovettero in parte soccombere; così come talvolta furono soggetti al pagamento di imposte straordinarie, dette colte o taglioni. Patto di venerdì 14 luglio: come funzionava l’amministrazione della giustizia? Col patto di venerdì 14 luglio, invece, si giunse dunque all’accordo che il vescovo conte, titolare dell’amministrazione della giustizia nel suo territorio in conseguenza dell’investitura imperiale, avrebbe inviato in Fiemme il suo giudice o vicario o, come si diceva allora gastaldo oppure gastaldione. Il suo invio in valle però venne limitato alle consuetudini allora in uso, vale a dire il fatto che l’amministrazione della giustizia avveniva come fatto pubblico due volte all’anno, non solo in Fiemme bensì ovunque, in occasione dei due placiti di memoria caro9 Comunità Storia lingia, cioè nel corso delle assemblee generali collettive del primo di maggio e dell’ 11 novembre a San Martino. Inoltre si concordò che il gastaldione amministrasse la giustizia con l’obbligatoria e consuetudinaria presenza del consiglio dei giurati di Fiemme. Come andò a finire in seguito con questo accordo riguardante la giustizia? La promessa dell’invio del gastaldione due volte all’anno venne ben presto vanificata. Infatti un secolo e mezzo dopo la valle di Fiemme venne occupata dal conte del Tirolo Mainardo II, il quale, come fece ovunque compresa la città di Trento, installò in Fiemme un suo giudice ed un suo capitano permanenti, quest’ultimo alloggiato nel castrum di Castello di Fiemme, considerando nulli i Patti gebardini riguardo a questo privilegio. Così accadde che, nel 1314, quando il figlio di Mainardo, Enrico, restituì la valle di Fiemme al vescovo Enrico di Metz, questi non fece altro che continuare col medesimo sistema, tenendo in valle da allora e fino al 1802 un suo giudice o vicario vescovile permanente. In un altro documento si evidenzia la frase in cui tra i rappresentanti di Fiemme ed il vescovo conte Gebardo si concordò che alle udienze processuali fosse sempre presente il consiglio dei giurati locali. Tale partecipazione del consiglio dei giurati di Fiemme alle udienze processuali (che non era un fatto eccezionale, ma normale negli usi dell’epoca) rimase in vigore fino al 1802. Anzi, di fatto noi troviamo che assieme al consiglio (formato da 14 persone: 4 giurati di banco e 10 giurati di consiglio) alle udienze processuali in Fiemme è sempre stato presente lo scario, cioè la massima autorità della Comunità di Fiemme, sia nei processi civili sia in quelli penali. Non solo. Da evidenze posteriori risulta che le prigioni erano poste in un edificio di proprietà della Comunità di Fiemme, soggetto al pagamento delle romanìe, situato in piazza a Cavalese a ridosso del quale si trovava il banco della reson, cioè il luogo pubblico per l’amministrazione della giustizia. Lo scario aveva le chiavi delle prigioni poste in quell’edificio e il giudice vescovile, quando voleva incarcerare qualcuno, doveva chiedere allo scario di aprirle, cosa che non fu sempre concessa. Addirittura quando le carceri a fine Quattrocento vennero spostate dall’edificio della Comunità al palazzo vescovile, lo scario ne mantenne sempre le chiavi. In Fiemme pertanto abbiamo avuto questo risultato eclatante, possibile solo nel medioevo: per incarcerare un delinquente nelle prigioni collocate nell’edificio di proprietà del signore e principe di Trento, nonché abitazione del vicario e del capitano vescovili, il giudice doveva chiedere l’autorizzazione allo scario che ne custodiva le chiavi. E questo fino al 1802. Cos’erano le romanìe a cui Fiemme fu soggetta fino al 1848? Un documento propone la sommatoria (mi scuso per il brutto termine) delle romanìe pagate in Fiemme verso il 1260. Da molti documenti posteriori vediamo che in Fi10 Copertina di “La Magnifica Comunità di Fiemme. I principali documenti della sua storia”, edito nel 2009 dalla Comunità emme, col termine dialettale romanìe, di per sé si intendevano le contribuzioni dovute alla mensa vescovile di Trento in applicazione dei Patti gebardini del 1111. Tali contribuzioni non vennero mai a cessare, neppure quando il Principato vescovile venne assorbito nell’Impero asburgico nel 1802; ma continuarono fino all’abolizione degli oneri feudali in seguito all’apposita legge firmata nel 1848 dall’imperatore Francesco Giuseppe, appena salito al trono. A quanto ammontavano come valore le romanìe? Abbiamo in un altro documento la sommatoria in tedesco dei redditi vescovili pagati in Fiemme nell’anno 1406. Per quanto riguarda il valore complessivo delle romanìe pagate in Fiemme, documenti della Comunità della seconda metà del Cinquecento e della prima metà del Seicento parlano di circa 300 fiorini all’anno, che corrispondevano complessivamente a poco più di due anni di lavoro di un maestro artigiano. Di per sé non sarebbe stata una gran Comunità Storia cifra; ma se pensiamo che, quando si parla di questo importo, tali pagamenti erano in vigore già da almeno quattro secoli, si può dire che inizialmente era un’imposizione piuttosto gravosa. È anche vero che nel Principato vi erano realtà locali messe assai peggio rispetto alla valle di Fiemme. Chi era effettivamente soggetto al pagamento delle romanìe? Da quanto risulta dalla documentazione di poco posteriore a partire dal 1236, l’imposizione delle romanìe fu addossata agli edifici, con esclusione di quelli soggetti alla furia delle acque, come mulini, fucine o segherie. Quindi un’imposta fondiaria. Successe poi che molti proprietari, nel corso del tempo, riuscirono a spostare l’imposizione fiscale o su una parte della casa (fienile e stalla o tabià), oppure su altri edifici di minore importanza, oppure ancora su campi. Comunque sia, il proprietario di quella casa o di quel terreno registrati nel quaderno dei giurati, versava ogni anno quanto dovuto, ad eccezione delle pecore, che invece si consegnavano a rotazione. Quale risonanza ebbero questi patti nei secoli successivi? Dal punto di vista formale la copia dei Patti Gebardini è ripetuta in numerose conferme dei privilegi di Fiemme rilasciate dai principi vescovi di Trento fino al 1795; quindi si può dire che abbiamo un ininterrotto ripetersi di quei documenti, anche se la lettera del testo non era in gran parte più compatibile con le mutate circostanze temporali e politico-amministrative. Dal punto di vista concreto l’istituzione dei giurati, così come il diritto dello scario di tenere le chiavi delle prigioni sono durati fino alla cessazione del Principato vescovile nel 1802; e fino a quell’anno la presenza del vicario o giudice vescovile fu permanente. Anche le romanìe previste dai Patti sono sempre state pagate in Fiemme fino al 1848. Vediamo in una serie di immagini la più antica documentazione a noi pervenuta della sommatoria dei redditi vescovili pagati in Fiemme, databile a prima del 1241. Si tratta di un documento contenuto nel Codex Wangianus minor. In esso si nomina per la prima volta il Monte Feudale di Predazzo. Il documento sulla caccia nel 1230 circa C’è un documento del 1230 circa, in cui tra il resto si parla del libero diritto di caccia in Fiemme. Devo infatti mettere in grande evidenza che noi ritroviamo nelle consuetudini di Fiemme diritti che non sono espressamente scritti nei Patti, tanto da far pensare a qualche altro documento preparatorio o preliminare, oppure di contorno, a noi non pervenuto. Potrebbe essere di questo tipo, ad esempio, il diritto dello scario di partecipare a tutte le udienze processuali e di tenere le chiavi delle prigioni, come visto in precedenza. Oppure il fatto che la Comunità di Fiemme fino al 1802 ha avuto un proprio codice civile e penale, diverso in molti articoli da quelli della città di Trento, cosa solita- mente ignorata pur essendo di enorme rilevanza giuridica. In questo documento del 1230 circa c’è pertanto questo rilevante dato. Accadde in quel lasso di tempo che due cacciatori di Fiemme vennero fermati, insultati e schiaffeggiati da un nobilotto al servizio dei signori di Egna, i quali a quel tempo erano infeudati dal vescovo della giurisdizione di Fiemme. La Comunità protestò vivamente, facendo leva sui propri usi e sulle proprie consuetudini. Tale diritto della Comunità di libera caccia e pesca su tutto il suo territorio da parte dei suoi vicini durò ininterrottamente fino al 1802, espressamente confermato in seguito anche dal privilegio del vescovo Enrico di Metz nel 1314. La domanda è la seguente: in un realtà medievale in cui la caccia e la pesca erano un diritto esclusivo del signore territoriale, come facevano gli uomini di Fiemme a protestare per tale loro diritto nel 1230? Forse che il vescovo di Trento l’aveva loro generosamente elargito? Inconcepibile: nessun signore avrebbe ceduto un tale diritto a dei villani montanari, ma solo, e saltuariamente, a qualche altro signore! Il documento di confinazione del 1234 Faccio un’altra osservazione su un dato che pure considero di notevole rilevanza. C’è una immagine del documento di confinazione del 1234 e in esso si scrive una cosa solitamente ignorata dagli storici. Quando in quell’anno venne effettuata la ricognizione dei confini tra Fiemme e le comunità circostanti di Egna, Montagna e Aldino, si affermò per iscritto che “tali confini erano stati determinati più di cento anni prima”; il che significa che si fece riferimento indiretto ai Patti gebardini del 1111. Il privilegio enriciano del 1314 Stessa cosa viene per lo più ignorata quando si cita il cosiddetto privilegio enriciano, cioè il documento del 1314 con cui il vescovo Enrico di Metz rinnovò alla Comunità l’investitura dei monti di Fiemme, col diritto di caccia e di pesca, di pascolo e di taglio del legname; infatti in quello vi è scritto che tali diritti erano state stati riconosciuti “duecento anni prima”; cioè, ancora una volta, si rinviò ai Patti gebardini del 1111. E questi due richiami temporali, sia chiaro, sono ambedue precedenti alle copie trecentesche a noi pervenute, con tutti i loro problemi di datazione. Conclusione Il tempo non consente di approfondire oltre un tema, quello della storia della nostra Magnifica Comunità, di grande vastità e complessità, come attestano i 2845 documenti conservati nel nostro archivio nella sola parte storica, quindi esclusa quella moderna, dal primo originale del 1234 agli ultimi del 1811. Grazie della vostra attenzione. Italo Giordani 11 Comunità Storia I FESTEGGIAMENTI dei 900 anni Eletto dai vicini di Ziano, dopo la nomina dello Scario (21.01.2011) ho ricevuto dal consiglio dei Regolani, su proposta dello Scario medesimo, la delega a occuparmi di scuola, cultura e celebrazioni dei 900 anni dell’esistenza documentata del nostro Ente valligiano. Nei giorni successivi mi sono ritrovato tra le mani un corposo piano, compilato dal Regolano che aveva in precedenza in capo la mia delega, piano molto interessante e accurato che però purtroppo non era mai decollato e tantomeno mai era stato finanziato. Mi sono trovato a quel punto di fronte a un bivio: riprendere in mano quel documento e realizzarlo in toto com’era confezionato o redigerne uno nuovo in tempi brevissimi e calibrato su di un numero più ristretto d’iniziative. La scelta è caduta sulla seconda ipotesi. Nominato un comitato composto di persone indicate dai Regolani, attraverso numerose riunioni si è giunti alla formulazione di un progetto di massima da presentare agli uffici provinciali allo scopo d’ottenere dei finanziamenti che, uniti alle nostre risorse, avrebbero consentito di mettere in pista le varie iniziative proposte. È stato creato anche un logo, realizzato dall’artista e grafica Jessica Sieff di Ziano, che ha contraddistinto fino ad oggi tutte le iniziative, sia quelle ufficiali sia quelle nate spontaneamente nelle varie Regole su iniziativa dei più disparati soggetti. Per tutta una serie di motivi la programmazione predisposta, ha subìto forti condizionamenti, alcune date e parte degli eventi previsti sono stati rinviati, alcuni dall’estate all’autunno, altri al prossimo 2012. Nonostante queste difficoltà oggettive, unite a quelle di ordine economico, il traguardo dei 900 anni di storia documentata della Magnifica Comunità di Fiemme ha visto il susseguirsi di una nutrita serie di momenti che, sul territorio delle varie Regole, hanno posto con forza l’accento su quest’importante ricorrenza. Il prestigioso compleanno, celebrato a Cavalese, per la regia di Michele Longo di Tesero, nella pregnante serata del 14 luglio, data in cui ricorrevano esattamente i nove secoli dalla stipula, ha visto la partecipazione di molte autorità, tantissimi Vicini ed anche numerosi turisti. A onor del vero, il preludio alle celebrazioni è arrivato dal mondo della Scuola: infatti, le classi quarte della Scuola Primaria di Predazzo, nella serata di martedì 1 giugno hanno presentato uno spettacolo teatrale dal titolo “La Magnifica ....... che storia”. Domenica 12 giugno è seguita la partecipazione alla giornata ecologica Fiemme senz’auto; la Comunità era presente nell’area di sosta tra Ziano e Panchià con un proprio spazio espositivo, dove 12 ha trovato posto anche la creazione artistica di Luisa Vanzetta di Ziano, che ha esposto un particolare strumento musicale di grandi dimensioni, una specie di xilofono dai colori vivaci, realizzato con tavolette d’abete armonico della Comunità. Nei giorni 4, 6 e 8 luglio si è registrata la messa in onda di tre programmazioni speciali di RTTR dedicate alla Magnifica. E veniamo al capitolo di Trodena. Questa Regola è stata l’unica che, con un proprio articolato programma, ha dato grandissimo risalto ai suoi 900 anni e conseguentemente anche all’anniversario della Comunità (infatti, Trodena appare storicamente per la prima volta proprio nel documento dei Patti gebardini del 1111) mettendo in cantiere una nutrita serie d’iniziative di notevole spessore, passando per conferenze (relatori Raffaele Zancanella e la dott.ssa Chiara Felicetti), raduni, concerti, feste popolari, conferenze stampa, e organizzando pure, domenica 10 luglio, il 69° Concertone delle Bande del nesso comunitario. Procedendo con ordine riscontriamo poi, gestita dalla Banda Sociale di Cavalese, la settimana storica dedicata alle Strie, all’interno della quale, nel corridoio delle carceri del Palazzo storico è stata apposta una targa a ricordo e monito del triste e buio periodo in cui lì furono incarcerate, agli albori del XVI secolo, numerose donne accusate di stregoneria. Negli stessi giorni, nel Salone del Consesso ha avuto collocazione un pregevolissimo concerto del Quartetto di Cremona, che la Fondazione Stradivari, invitata dall’APT, ha dedicato ai 900 anni della Magnifica. Il concerto è stato ripetuto in Valmaggiore, al Bosco che suona nella mattinata successiva, sabato 23 luglio, con dedica di un maestoso abete armonico ai quattro musicisti ed uno alla Fondazione. Mi pregio anche ricordare lo spettacolare Convegno dei Vigili del fuoco di Fiemme, celebrato a Predazzo il 23 e 24 luglio, dove, nonostante la marcata inclemenza del tempo, il corpo organizzatore ha reso omaggio alla Comunità, predisponendo una scritta, collocata sui prati sovrastanti la piazza centrale, scritta che, una volta incen- Comunità Storia diata, ha riprodotto la data 1111, a ricordo della stipula dei Patti gebardini. Sabato 30 luglio, per l’organizzazione dell’assessorato alla Cultura del Comune di Predazzo, il professor Italo Giordani ha tenuto un’interessantissima serata incentrata proprio sui contenuti dei documenti che sancirono il Patto tra i fiemmazzi e il Principe vescovo. Mercoledì 10 agosto, nel Revelìn del Palazzo storico è stato organizzato, a cura dell’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Cavalese, il Ballo dei 900 anni. Come non ricordare poi la grande festa popolare svoltasi sabato e domenica 20 e 21 agosto in quel di Trodena, con gran risalto per i 900 anni del paese e della Comunità, festa alla quale ha presenziato anche il presidente della Giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder. Giovedì primo settembre è uscita nelle edicole la rivista GEO: all’interno ha trovato ampio spazio un servizio sulla Cerimonia del 14 luglio a Cavalese; l’articolo era completato da una corposa parte che tratteggiava la storia dell’Ente e ne metteva in risalto le innumerevoli peculiarità nel campo del diritto, dell’economia e della tradizione. L’assessorato alla cultura di Predazzo ha proposto venerdì 2 settembre una serata con il Professor Annibale Salsa, illustre antropologo, dal titolo I Patti gebardini - Modelli comunitari nelle società alpine. Domenica 4 settembre, al parco di Piazzöl, a Molina di Fiemme, è andata in scena la Festa del Boscaiolo, con ampio risalto ai 100 anni della Grotta della Madonna dei boscaioli e ai 900 anni della Magnifica, mentre sabato 15 ottobre il Coro Enrosadira di Moena ha organizzato la 37a Rassegna dei Cori della Magnifica Comunità di Fiemme. Anche in questo contesto è stato dato ampio spazio all’anniversario dei 900 anni, mettendo addirittura in campo il Magnifico Coro, composto di una selezione di elementi provenienti dagli otto cori partecipanti. Il professor Italo Giordani ha proposto l’illustrazione dei documenti storici più volte sopra citati il 14 ottobre a Ziano (organizzazione di Ziano Insieme) e il 25 ottobre a Tesero (curato dalla Biblioteca Comunale), raccogliendo interesse e attenzione. Inoltre la medesima conferenza, prima di una serie di convegni che si susseguiranno negli anni futuri, è stata programmata dalla Magnifica sabato 19 novembre nella sala storica del Palazzo vescovile a Cavalese, e in quell’occasione si è registrata l’importante partecipazione del professor Paolo Grossi, Giudice della Corte Costituzionale e storico del diritto. I relatori, alla presenza di un uditorio molto qualificato, hanno illustrato gli antichi documenti, analizzandoli dal punto di vista storico e del diritto. E in conclusione ricordo anche il concerto presentato dalla Scuola musicale Il Pentagramma di Fiemme e Fassa dal titolo Il magico mondo della musica per il cinema, proposto, in collaborazione con la Magnifica Comunità, a tutti i Vicini per celebrare i 900 anni del loro Ente. Ritengo di poter affermare che la Comunità ha fatto onorevolmente la sua parte e continuerà anche nel 2012, mettendo in cantiere numerose altre iniziative. Anche le Regole si sono ben comportate predisponendo quasi tutte dei nutriti programmi celebrativi e culturali. Da queste colonne intendo porgere a nome dello Scario, del Consiglio dei Regolani e mio personale un grande ringraziamento a tutti coloro che, a vario titolo, si sono spesi ed hanno dedicato parte del loro prezioso tempo all’organizzazione ed alla buona riuscita delle celebrazioni che ho sopra descritto. Mi scuso con i Vicini se, nella lunga elencazione di ciò che è avvenuto in questo scorcio d’anno, ho dimenticato qualcosa o qualcuno, non era mia intenzione. L’auspicio è che i Vicini abbiano colto e continuino a cogliere questi stimoli al senso d’appartenenza a una Comunità con una storia unica nel suo genere, che nel tempo ha saputo resistere ai profondi mutamenti della Società civile, mantenendo saldi i propri valori e la propria identità. Carlo Zorzi Regolano di Ziano di Fiemme con delega alla scuola, alla cultura ed ai festeggiamenti dei 900 anni 13 Comunità Amministrazione DAL CONSIGLIO dei Regolani 17 AGOSTO 2011 Accettata la donazione di una pergamena del 1458 La seduta del 17 agosto ha avuto un anteprima di grande interesse culturale, quando la signora Maria Chiara Deflorian di Ziano (tra l’altro assessore comunale in questo paese) ha consegnato al Vicescario Giacomo Boninsegna (in assenza dello Scario Giuseppe Zorzi, infortunato) un antico documento che le era stato trasmesso come eredità di famiglia. Si tratta della registrazione dell’Inventario del 1773, il cui testo recita: “Comando originale di Giorgio Vescovo rilasciato ad istanza della Comunità nell’anno 1458 le 18 di genaro, col quale si proibisce a quelli di Fiemme, eccettuando però quelli di Trodena, di non condurre pianconi a Egna, ma solamente per il fiume Avis, acciochè in mancanza di lavoratori il terreno in Fiemme non resti infruttuoso, ma venga maggiormente coltivato”. In altre parole, ciò significa che, su istanza della Comunità, il Principe Vescovo di Trento Giorgio Hack vieta agli abitanti di Fiemme, fatta eccezione per quelli di Trodena, di trasportare il legname ad Egna via terra (eccettuati i tronchi di larice) ed impone per dieci anni l’uso della fluitazione lungo l’Avisio. Come ha accertato il professor Italo Giordani, uno dei massimi studiosi della storia comunitaria, che ha esaminato la pergamena ed ha effettuato la trascrizione e la traduzione del testo, si può agevolmente dimostrare che il documento mancava dall’archivio comunitario da più di 120 anni. È quindi un fatto di fondamentale importanza che esso sia stato conservato in buone condizioni e che sia stato ritrovato, invece che distrutto o venduto. Il professor Giordani evidenzia anche alcune particolarità: innanzitutto il fatto che l’intervento da Trento sia stato chiesto dai responsabili della Comunità di allora, allo scopo di evitare un passaggio troppo repentino da un’economia agricola ad una commerciale, con indubbi risvolti sociali non sempre positivi; in secondo luogo la conferma che già a metà del Quattrocento era molto attivo il commercio di legname in Fiemme, tramite la fluitazione lungo il torrente Avisio, più di quanto finora si ritenesse; infine il fatto che i Vicini di Fiemme avevano il diritto di commerciare in proprio un certo numero di tronchi ricavati dai boschi della Comunità, trasportandoli ad Egna per via di terra, senza pagare dazio. Ecco quindi che si comprende il 14 Comunità: consegna della pergamena del 1458 perché di questa imposizione, visto che la fluitazione lungo il torrente comportava il pagamento di due dazi, uno a favore del Principe Vescovo di Trento ed uno a favore del conte del Tirolo. Va da sé che la Regola di Trodena, essendo lontana dal torrente, doveva necessariamente conferire il suo legname per via di terra. Il libero trasporto dei tronchi di larice per via di terra era invece dovuto al fatto che tale legname era indispensabile per quelle popolazioni, sia per scopi di carattere edilizio che per finalità agricole. Far fluitare il legname fino a Lavis e poi portarlo indietro comportava ovviamente notevoli costi. Unanime il consiglio nell’accettare la donazione della pergamena, che è andata ad arricchire l’archivio storico dell’ente. Arredi e mobili per Malga Pozza Dopo l’avviso a tutte le ditte del settore, con residenza in una delle Regole della Magnifica, hanno presenta offerta per la fornitura di arredi per Malga Pozza, a Moena, cinque ditte. L’offerta migliore è stata giudicata quella della ditta Mobilificio Deflorian Iginio Srl di Tesero, verso un corrispettivo di 94.662 euro oltre all’Iva. La fornitura era comprensiva del trasporto, del montaggio e di tutte le operazioni necessarie per un lavoro a regola d’arte, da portare a termine entro il 21 novembre. Alla ditta Arredhotel Srl di Trento è stata invece affidata la fornitura degli arredi e delle attrezzature della cucina, al prezzo di 62.500 euro più Iva. Anche in questo caso, la fornitura di tutte le operazioni necessarie per un lavoro completo. Comunità Amministrazione Accordo di programma Rete delle riserve L’argomento era stato seguito dal Vicescario Giacomo Boninsegna che ne ha illustrato i contenuti in dettaglio. In sostanza, la legge provinciale 23 maggio 2007 n. 11 “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua e delle aree protette” prevede che le aree faceti parte della rete europea “Natura 2000”, le riserve naturali provinciali, le riserve locali, le aree di protezione fluviale che si prestano ad una gestione unitaria e coordinata, possano essere organizzate secondo una “Rete di riserve” alla cui conservazione possono concorrere i Comuni o loro forme associative o la Comunità Territoriale, secondo un piano di gestione approvato dalla Giunta Provinciale, nell’ambito di “accordi di programma” tra i Comuni interessati e la Provincia. La legge prevede anche che la rete di riserve, attivata su base volontaria, ponga particolare riguardo alle esigenze di valorizzazione e riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione. Il progetto ha l’obiettivo di integrare l’economia dei territori sottesi dalle risorse naturali, con il mantenimento della qualità dell’ambiente e degli assetti naturalistici e con le potenzialità di crescita economica, sociale, di valorizzazione culturale di svago, nel rispetto delle tradizioni e della montagna. Per quanto riguarda la valle di Cembra, è stata individuata la Rete delle Riserve,comprendenti i Comuni di Grumes (capofila), Valda, Grauno e Faver, ai quali si sono aggiunti Capriana, assieme alle Asuc di Rover-Carbonare, e successivamente anche la Magnifica Comunità di Fiemme,proprietaria di un vasto territorio proprio nel Comune di Capriana. In seguito è stato preparato un “Accordo di programma”, prevedendo che, nei territori della Magnifica,le azioni del piano di gestione saranno gestite dalla stessa Comunità. Sono previsti anche un forum territoriale, a far parte del quale è stato designato il regolano di Moena Roberto Gabrielli, ed un comitato tecnico composto da tre esperti, uno dei quali designato dall’ente fiemmese, nella persona del dottor Andrea Bertagnolli dell’Ufficio Tecnico Forestale. Lo schema di Accordo di Programma è stato approvato all’unanimità. 21 SETTEMBRE 2011 Patrocinio della 37^ Rassegna dei cori della montagna Ancora una volta, come per il passato, il Consiglio dei Regolani ha deliberato di patrocinare la 37^. Rassegna dei cori della montagna della Magnifica Comunità, svoltasi a Moena, presso il teatro di Navalge, sabato 15 ottobre ed organizzata dal coro Enrosadira. Per far fronte alle spese del rinfresco, del materiale tipografico e delle targhe ai coristi con 30 anni di militanza nei diversi cori, è stata stanziata la cifra di 2.500 euro, con l’impegno di trovarne altri 500 per la celebrazione dei 900 anni dei Patti Gebardini. Aspettativa a dipendente A Mario Delvai, operaio a tempo indeterminato, in forza all’Azienda Agricola Forestale, è stato concesso un periodo di aspettativa di sei mesi, a decorrere dal 18 ottobre 2011. Un atto dovuto, dopo la richiesta del dipendente, che non comporta alcun onere per l’Ente, ad accezione della rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale Il Vicescario Giacomo Boninsegna, richiamando la progettazione, effettuata dall’Ufficio Tecnico Forestale per i lavori di rifacimento della copertura del Baito dei Cacciatori, ha fatto presente come la Comunità sia proprietaria di circa 150 baiti nel Lagorai, solo in parte accatastati. Un patrimonio importante, da tenere in buone condizioni per poter essere utilizzato da parte dei Vicini. Interventi di accatastamento sono in corso per una decina di strutture, la Villa della Crosetta, il Baito del Siolè, il Baito della Perengola, il Baito dei Slavazi a Paneveggio, il Baito di Ciadinon a Moena ed il Baito dei Cacciatori a Molina. A proposito di quest’ultimo, una struttura divisa in due porzioni, una aperta ai passanti ed agli escursionisti e l’altra data in gestione all’Associazione Cacciatori di Molina, che cura la manutenzione del fabbricato e del territorio circostante, sono stati programmati i lavori di sostituzione del manto di copertura, riproposto in scandole di larice. Gli stessi saranno completati dalla posa in opera di idonea lattoneria. L’intervento rientra tra quelli finanziabili dal Piano di Sviluppo Rurale della Provincia, nella misura massima del 60% della spesa ammessa. Il progetto, curato dal dottor Andrea Bertagnolli dell’Ufficio Tecnico Forestale, ha ottenuto tutte le autorizzazioni di legge e prevede una spesa complessiva di 41.194 euro, dei quali 30.949 per lavori, 3.094 per spese tecniche e 7.149 per oneri fiscali. I lavori saranno realizzati nel corso della primavera/estate 2012, con l’impegno di attrezzatura propria e di personale del’Azienda Agricola Forestale. La futura convenzione, sotto forma di concessione in uso, sarà approvata a tempo debito dal Consiglio dei Regolani. Autorizzazione a Varena per le piste mondiali È stata la prima di una serie di delibere che interessano l’altopiano di Lavazè, dove saranno predisposte le piste di 15 Comunità Amministrazione riserva per i Mondiali di Sci nordico del 2013. La richiesta del Comune di Varena, come ricordato dal regolano Mauro Goss, si sostanzia nell’adeguamento di alcune piste esistenti (in particolare “Fiemme 2003” e “Torbiera”) e nella realizzazione di nuovi tracciati, “Malga Costa-Torbiera” e “Malga Ora”. Inoltre, nei pressi di Malga Varena, sarà costruito un nuovo sottopasso, sotto la strada per gli Occlini. Al termine dei lavori, saranno occupati con piste circa 38.936 metri quadrati di terreno, sia pascolivo che boscato, con il taglio di 500 metri cubi di legname, che dovranno essere portati in segheria a Ziano. Il Consiglio ha autorizzato il Comune di Varena alla esecuzione dei lavori. Lo stesso Comune ha formalizzato anche la disponibilità a stipulare una concessione per tutte le piste di fondo esistenti al passo. Se ne parlerà dopo la scadenza delle concessioni in essere, quindi entro la fine del 2012. Il Comune pagherà infine un canone annuo di concessione pari a 0,07 euro a metro quadrato, oltre ad una indennità forfettaria di 2.000 euro più Iva. A Varena è stata anche chiesta una polizza fideiussoria di 10.000 euro, a garanzia del rispetto delle condizioni stabilite, compreso il reinverdimento di rampe e scarpate. l’impiego di macchine e maestranze della Comunità, sotto la direzione del progettista. Rinaturalizzazione boschiva Sono diverse le aree interessate dalla necessità della ricostituzione forestale di una serie di porzioni di soprassuolo boschivo colpite da schianti negli anni scorsi o da attacchi di bostrico, in particolare nel distretto Cadino II, per complessivi 33,2 ettari. Il rimboschimento verrà realizzato mediante la messa a dimora di circa 1.000 piantine per ettaro, complessivamente 29.110. Fatta eccezione per le aree poste alle quote maggiori, dove si utilizzerà una quota più consistente di pino cembro, nelle altre si utilizzerà per il 70% l’abete rosso e per il 30% il larice. In tutte, si metterà a dimora anche una percentuale (1-3%) di latifoglie (sorbo degli uccellatori, betulla e acero di monte). Il rimboschimento non preclude l’ingresso della rinnovazione naturale. La spesa complessiva per l’intera operazione è pari a 113.919 euro, di cui 85.589 per lavori, il resto per spese tecniche ed Iva. Lo Scario è stato autorizzato a presentare in Provincia la domanda di finanziamento sul Piano di Sviluppo Rurale. Miglioramenti della stabilità dei boschi In osservanza a quanto stabilito dai piani di assestamento, il Consiglio ha approvato il progetto di ripristino ambientale di alcune aree individuate nei Distretti II Cadino, III A, IV Ziano-Panchià e VI Moena, su una superficie complessiva di 38,94 ettari. Il progetto, predisposto dal dottor Bertagnolli, prevede una spesa totale di 131.709 euro, dei quali 98.472 per lavori. Anche in questo caso, lo Scario è stato autorizzato a presentare domanda di contributo in Provincia sul P.S.R. Compensi professionali Una panoramica del passo e del laghetto di Lavazè Strada forestale a Ziano Una delibera importante ha riguardato l’approvazione del progetto di realizzazione di un tratto di strada di collegamento tra le strade “Busa-Canzenagol” e “Pozze-Bredene”, in comune catastale di Ziano, così come redatto dal dottor Andrea Bertagnolli e che prevede una spesa complessiva di 12.613 euro, dei quali 9.476 per lavori, il resto per spese tecniche ed Iva. La realizzazione del collegamento avrà importanti ripercussioni sulla gestione forestale della zona e per un più razionale trasporto del legname. La regimazione delle acque meteoriche sarà garantita dalla posa in opera di un certo numero di canalette trasversali e da un piccolo canale di sgrondo collocato alla base della scarpata a monte della strada. I lavori inizieranno nella prossima primavera in regia diretta, mediante 16 All’ingegner Paolo Rosatti, progettista degli impianti meccanici ed elettrici del Palazzo, sono stati liquidati, quali compensi professionali per una serie di varianti, 22.086 euro, oltre agli oneri previdenziali e all’Iva. All’ingegner Lucio Zeni di Tesero, per la progettazione e la direzione lavori dell’area artigianale di San Lugano è stata riconosciuta la cifra di 30.000 euro, anche in questo caso oltre agli oneri previdenziali e all’Iva. 27 OTTOBRE 2011 Bait delle vache Assente per altri impegni il Regolano di Castello/Molina Filippo Bazzanella, sostituito dal Viceregolano Claudio Demarchi, la seduta si è aperta con l’approvazione della contabilità finale relativa alla ristrutturazione del Comunità Amministrazione “Bait delle Vache” in comune catastale di Predazzo, zona di Viezzena. La sistemazione della struttura era stata deliberata ancora nel 2009. Il progetto è stato redatto dal dottor Giorgio Behman dell’Ufficio Tecnico Forestale. I lavori sono stati ultimati con la piena soddisfazione dell’Ente,come ha sottolineato il relatore Giacomo Boninsegna, Vicescario. Il costo alla fine è stato pari a 61.650 euro (con il 2,5% di ribasso d’asta della ditta appaltatrice). La Provincia ha garantito un contributo di 45.915, il 75% della spesa ammessa. La struttura sarà per una parte destinata a decoroso ricovero del pastore, mentre il resto sarà a disposizione degli escursionisti di passaggio. Bresciani) ulteriori offerte, legate alle nuove tecnologie. Commissione per i dirigenti Il Consiglio dei Regolani, ancora il 30 aprile 2009, aveva autorizzato il Comune di Moena ad effettuare alcuni lavori di potenziamento dell’acquedotto della frazione di Forno, utilizzando alcune particelle di proprietà comunitaria, con la costituzione, a sue spese, del diritto di superficie. Successivamente è emerso che il serbatoio dell’acqua e 13 metri lineari di condotta erano venuti a trovarsi su delle particelle fondiarie non comprese nel progetto. Di qui, per ragioni tavolari, la necessità di una rettifica della delibera, con l’integrazione delle aree interessate. Il diritto di superficie e la servitù di passo hanno validità trentennale. Il Consiglio dei Regolani ha designato il Vicescario Boninsegna a far parte della commissione incaricata di tenere l’elenco dei possibili candidati alla nomina nei posti dirigenziali della Magnifica. Per questo argomento si è assentato il segretario generale dottor Carlo Betta, che fa parte della stessa commissione. Polizze assicurative Da molti ani, la Comunità si avvaleva del signor Franco Zizola, iscritto all’albo dei broker di Bolzano, per la gestione delle polizze assicurative dell’Ente. Nella seduta di fine ottobre, il Consiglio dei Regolani, pur ringraziando Zizola per il lavoro svolto sempre con puntualità e correttezza, ha deciso di disdire il contratto con lui (scade il prossimo 6 aprile 2012) e di approvare un nuovo contratto con la ditta Eurorisk di Trento, che già ha in carico l’assicurazione della segheria di Ziano. La stessa ha tra l’altro proposto di ridurre (e quindi semplificare) le polizze da ventisei a nove. Attrezzatura museale Con delibera del 5 maggio 2011, il Consiglio dei Regolani aveva deciso di affidare alla ditta Bresciani di Milano la fornitura dei sistemi di monitoraggio e registrazione dell’umidità e delle temperature della sale espositive, umidificatori e lampade di Wood. Successivamente è emerso, da parte del direttore lavori, che sono entrati in commercio altri sistemi che meglio si adattano ad un palazzo storico, in quanto meno invasivi ed in grado di “dialogare” con l’altra parte impiantistica dell’edificio. È stata quindi condivisa la necessità di installare nel Palazzo la miglior tecnologia disponibile sul mercato, atteso che la struttura e la complessità di ogni futuro intervento impongono di installare impianti di durabilità molto lunga, evitando apparecchiature tecnologicamente superate Di qui la decisione del Consiglio di revocare la parte della delibera di maggio, laddove si affidava alla ditta Bresciani la fornitura dei sistemi sopra ricordati e di chiedere a tre ditte (compresa la Pubblicazione on line Al Comun Generale della Magnifica, nella prossima riunione, sarà chiesto di provvedere all’adeguamento dello Statuto, articolo 22, comma 4, prevedendo formalmente, come vuole la normativa, l’obbligo di provvedere alla pubblicazione on line di tutti gi atti. A dire il vero, la Comunità lo sta già facendo da tempo, ma ora ci vuole appunto l’impegno formale. Acquedotto di Forno Gestione Malga Pozza Finalmente sono stati portati a termine i lavori di completa ristrutturazione di Malga Pozza, nella zona dell’Alpe di Lusia,con il montaggio della cucina, dei serramenti e degli arredi e quindi con l’entrata in funzione della struttura a partire dalla stagione invernale 2011/2012. La gestione della Malga è stata affidata dal Consiglio dei Regolani all’azienda agricola di Mario Casagrande di Moena, che ha presentato l’offerta migliore delle cinque pervenute in Comunità, con un corrispettivo annuo di 32.200 euro. C’era anche una proposta ancora più interessante, presentata da Ruggero Divan di Cavalese, ma quando era il momento di presentare tutta la documentazione richiesta. Lo stesso Divan ha inviato una lettera di rinuncia. Il contratto avrà validità dal 1° dicembre 2011 al 30 novembre 2017. Restauro di quadri e cornici Il Consiglio dei Regolani ha approvato la contabilità finale relativa al restauro di quadri e cornici artistiche riguardanti le tele della prestigiosa scuola pittorica fiemmese del Settecento. Il costo finale è stato di 245.882 euro, cifra coperta per l’80% dal contributo della Provincia, pari a 196.266 euro. Le opere, “tornate a nuova vita, come ha ricordato il regolano Marco Vanzo, saranno sistemate nel Museo Pinacoteca dell’Ente, all’interno del ristrutturato Palazzo della sede. 17 Comunità Amministrazione Comitato storico scientifico Lo scorso 19 novembre, a conclusione dei festeggiamenti per i 900 anni dell’Ente, la Comunità ha organizzato un importante convegno sugli usi civici, con la partecipazione di due relatori importanti come il professor Italo Giordani ed il professor Paolo Grossi, giudice della Corte Costituzionale. Ne parliamo ampiamente in altra parte del giornale. Un incontro che il Consiglio dei Regolani ha deciso di non lasciare fine a se stesso, ma di far seguire da altri appuntamenti nei prossimi anni. Per questo ha provveduto a nominare un apposito Comitato Storico Scientifico che si occuperà di questo tipo di programmazione, prevedendo altre iniziative importanti di carattere storico e culturale. A farne parte, sono stati chiamati oltre allo Scario Giuseppe Zorzi, il professor Pietro Nervi, ordinario di Economia ed Estimo Rurale presso la Facoltà d Economia e Commercio dell’Università di Trento, la professoressa Mariangela Franch,ordinaria della cattedra di Economia e Gestione delle Imprese sempre presso l’ateneo trentino, la professoressa Luisa Antoniolli, ordinaria della cattedra di Diritto Privato Comparato presso la facoltà di Giurisprudenza della stessa Università di Trento, il dott. Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico di Trento, il giornalista Franco De Battaglia, gli storici della valle professor Italo Giordani e professor Arturo Boninsegna ed il presidente della Comunità Territoriale di Fiemme Raffaele Zancanella. Quota associativa Centro Studi e Demani Civici Anche per il 2011, il Consiglio dei Regolani ha deliberato di liquidar la quota associativa annuale al Centro Studi e Documentazione Demani Civici, nella misura di 2.000 euro. 28 NOVEMBRE 2011 Stalla di Malga Pozza Nella seduta di fine novembre, sono stati due i punti all’ordine del giorno. Il primo ha riguardato l’approvazione del progetto di sistemazione esterna ed adeguamento strutturale della stalla di Malga Pozza a Moena. Ne ha illustrato i contenuti il Regolano di Moena Roberto Gabrielli, ricordando l’approvazione, nel 2009, da parte del Consiglio dei Regolani, di un progetto complessivo della malga, sul quale era stata presentata regolare domanda di contributo in Provincia, per altro non accolta. L’anno scorso è stato quindi deliberato di scorporare i lavori e presentare quindi due domande distinte di contributo, la prima per la “casèra” e la seconda per la stalla. 18 I lavori della “casèra” sono stati conclusi alla fine di novembre e la struttura è in funzione, come da contratto con il gestore, a partire dal periodo di Natale. Al servizio della “Casèra” è stato anche realizzato un piccolo locale deposito. Nell’ultima seduta del Consiglio, si è parlato invece del progetto relativo alla stalla, che si trova in condizioni davvero precarie e che ha bisogno di una completa ristrutturazione, per tornare a quei livelli di efficienza che la gestione richiede. Due le domande di contributo presentate entro lo scorso 30 novembre, come previsto dalla legge. La prima (sul Piano di Sviluppo Rurale) riguarda appunto la sistemazione esterna e l’adeguamento strutturale, per la sistemazione del tetto, i nuovi infissi, le opere impiantistiche, la sostituzione dei serramenti e l’isolazione dei muri perimetrali. Il costo è pari a 342.517 euro, dei quali 266.322 per lavori a base di appalto e 76.194 per somme a disposizione. Da notare che il legname utilizzato dovrà essere certificato Fsc. I lavori per la messa a norma della stalla saranno effettuati nel 2012. Si spera in un corposo finanziamento da parte della Provincia di Trento. Dovrebbe essere compreso tra il 75% ed il 100%. La seconda domanda (sulla legge per l’agricoltura) faceva invece riferimento alla sistemazione delle attrezzature interne della stalla, vale a dire la sala mungitura, la gestione dei liquami, gli abbeveratoi e l’impianto elettrico. Costo totale previsto 149.164 euro, dei quali 106.424 per lavori e 42.739 per somme a disposizione. Il progetto è dell’architetto Valeria Voltanella di Moena, che ha seguito passo passo tutte le procedure tecniche ed alla quale è andato il ringraziamento del Consiglio. Da segnalare la raccomandazione del Regolano di Varena Mauro Goss: è giusto spendere cifre anche consistenti per la zootecnia, ma è altresì opportuno che chi usufruisce delle strutture garantisca il proprio contributo perché la Magnifica Comunità possa rientrare in tempi ragionevoli negli investimenti effettuati. Adesione a Dolomiti Unesco Il secondo provvedimento, illustrato dal Vicescario Giacomo Boninsegna, ha riguardato l’adesione della Magnifica alla Fondazione “Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolomitis” UNESCO, dopo che il 26 giugno 2009, le Dolomiti sono entrate a far parte del patrimonio dell’Umanità. Unanime l’approvazione. La quota associativa è di 500 euro all’anno Una mozione per l’ospedale In chiusura della seduta del 27 ottobre, il Regolano di Cavalese Giuseppe Fontanazzi ha proposto l’approvazione di una mozione riguardante il futuro dell’ospedale di Fiemme, oggetto negli ultimi tempi di non poche preoccupazioni, sia da parte degli enti pubblici valligiani che della popolazione resi- Comunità Amministrazione dente. Nel documento, approvato con voto unanime, si impegnava lo Scario ad organizzare un incontro con la Comunità di Valle ed i Sindaci di tutti i Comuni, per avere risposte concrete e tempestive sul ruolo e sui servizi che l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari intende conservare e/o potenziare presso il nosocomio, quale sia il reale progetto di ristrutturazione e quali saranno i tempi per il suo completamento. Va ricordato che lo scorso 25 novembre, l’assessore provinciale alle politiche sanitarie Ugo Rossi, incontrando i sindaci di Fiemme e la Comunità Territoriale, assieme all’assessore fiemmese Mauro Gilmozzi, ha offerto ampie garanzie sul futuro potenziamento del nosocomio, alla presenza dei suoi funzionari e dei tecnici, confermando una prima tranche di 13 milioni per l’ospedale e di 3 milioni per la Casa della Salute di Predazzo, destinata a diventare un importante polo sanitario sul territorio. Piuttosto lunghi per altro i tempi di realizzazione, annunciati in almeno quattro anni e mezzo, tra progettazioni, autorizzazioni e lavori. Ecco comunque il testo completo della mozione: L’Ospedale di Fiemme ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale per tutti i Vicini della Valle di Fiemme e di quelle limitrofe, oltrechè per i relativi ospiti, non solo quale naturale riferimento per l’assistenza sanitaria, ma anche per l’innegabile valore aggiunto che una struttura ospedaliera riversa sull’intera collettività. Per i nostri Vicini l’Ospedale è sempre stato anche un elemento di vanto, considerato che la sua costruzione (anni ’50) è avvenuta da opera della Magnifica Comunità di Fiemme. Per questi motivi tutta la sua evoluzione ha sempre destato, oltre che un interesse specifico, anche una particolare attenzione e sensibilità; elementi che sono sempre stati la base delle numerose “battaglie” per la sua difesa contro le costanti pressioni di accentramento di alcune sue funzioni verso strutture centrali o specializzate. Fin dal 2001, anno dell’approvazione da parte del Comune di Cavalese del primo progetto completo, si sono succedute numerose fasi di lavori, di fermi, e di riprogettazioni. Come logico nel corso del tempo i progetti si sono evoluti adeguandosi alle novità intervenute in campo sanitario, adeguamenti sicuramente migliorativi ed indispensabili, dettati da una precisa “visione” della sanità periferica, purtroppo talvolta mancanti di una puntuale comunicazione verso l’esterno. Si è convinti infatti che la cose debbano procedere insieme, ossia: 1 Comunicazione alla popolazione di progetti di lavori a strutture e ambienti, ed eventuali necessarie modifiche o adeguamenti. 2 Dichiarazione strategica di attuazione del piano sanitario provinciale, con chiara definizione dei servizi che si intendono mantenere in periferia. 3 Perseguimento del rafforzamento di alcuni presidi ritenuti strategici all’interno dell’ospedale. Si ritiene sia importante prendere atto di come la comunicazione parziale e insufficiente da parte delle strutture preposte, abbia ingenerato una preoccupazione diffusa di “idee accentratrici”, e di come i cittadini si trovino in balìa di infor- mazioni da desumere da articoli di giornale, piuttosto che da documenti ufficiali. Oggi l’Ospedale di Fiemme soffre di mancanza di spazi e infrastrutture; i lavori previsti, e formalmente finanziati, consentirebbero il raggiungimento di quei requisiti più volte riconosciuti indispensabili (non solo dai Vicini) per renderlo adeguato alle necessità sanitarie e riconoscere l’importanza della struttura per la nostra Valle. Molti sono gli aspetti tecnici della struttura che meriterebbero attenzione e che dimostrerebbero ancora come sia arrivato il momento di chiarire la strategia che l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha riservato all’Ospedale di Fiemme nel medio periodo; di conoscere nei dettagli i tempi con i quali le ormai più volte proclamate ristrutturazioni e potenziamenti saranno attuati. È dagli ormai lontani anni ’90 che si parla di un “centro ortopedico d’eccellenza”, al quale dovranno necessariamente essere collegati i servizi opportuni (Pronto Soccorso, Radiologia e Sale Operatorie). Si rinnova l’invito a considerare che la salute è uno degli elementi ritenuti fondamentali per la qualità della vita dei cittadini, e come il ricorso all’ospedale in fasi in cui si è “deboli”, ne facciano uno dei temi in cui l’attenzione dei cittadini sia giustamente sempre estremamente sensibile. Quale esempio si riportano le patologie oncologiche, purtroppo oggi sempre più diffuse, per la cui risoluzione è necessario il coinvolgimento dell’intera famiglia e per le quali è quanto mai opportuno il riferimento sul territorio locale. Per quanto sopra e con l’intento di difendere una struttura costruita a servizio dei Vicini e della gente delle nostre valli, che oggi si trova in momento particolarmente critico che, se, non attentamente valutato, può portare a un ridimensionamento mettendone in seria difficoltà la sua stessa sopravvivenza nei modi e servizi che oggi conosciamo, il Consiglio dei Regolani impegna lo Scario a organizzare un incontro con la Comunità di Valle e i Sindaci di tutti i Comuni di Fiemme, rivolto a individuare e attuare quanto necessario per avere risposte concrete ed ufficiali sui seguenti punti: • Quali servizi e con quale ruolo l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ritiene conservare e/o potenziare presso l’Ospedale di Fiemme. • Qual’é il suo attuale progetto di ristrutturazione/potenziamento e quali sono i tempi previsti per la realizzazione. 19 Comunità Amministrazione IL PROGETTO ALPEGGI della Magnifica Comunità di Fiemme Premessa Nel febbraio 2011 il Comun Generale della Magnifica Comunità di Fiemme ha accolto favorevolmente la proposta del consigliere Renzo Daprà di riconsiderare l’attuale gestione degli alpeggi della Magnifica Comunità di Fiemme. La proposta metteva in evidenza come in molti casi la gestione di pascoli e malghe, da parte degli allevatori concessionari, non avviene nel rispetto e nell’interesse del patrimonio, dell’ambiente e degli animali. I pascoli subiscono un rimboschimento continuo ed un infoltimento di piante infestanti che ne diminuiscono la superficie pascolabile e la quantità e qualità del cotico erboso. La conduzione delle malghe è spesso poco virtuosa e non valorizza le potenzialità derivanti da una gestione multifunzionale dell’alpeggio integrata nel contesto turistico. Il Comun Generale dell’Ente ha nominato una Commissione con il compito di individuare possibili proposte di miglioramento alla gestione degli alpeggi, composta da Claudio Demarchi, in qualità di Presidente del Comun Generale, da Alberto Volcan, Regolano delegato alla materia, da Renzo Daprà di Panchià, da Alberto Ciresa di Carano, da Giacomo Trettel di Tesero, da Luigi Bonelli di Castello e da Andrea Bertagnolli dell’Ufficio Tecnico Forestale. La Commissione, dopo alcuni sopralluoghi ed un confronto con i responsabili dell’Istituto Agrario di San Michele e della Federazione Provinciale Allevatori di Trento, ha predisposto un apposito progetto. Partendo dall’analisi della situazione odierna, che vede una serie di alpeggi ormai abbandonati con i caseggiati in stato di degrado e in molti casi crollati e i pascoli totalmente rimboschiti, il progetto si concentra sugli alpeggi tutt’ora utilizzati e dati in concessione con l’obiettivo di migliorarne gli aspetti gestionali, in sintonia con le necessità del territorio, e coinvolgendo gli allevatori in un percorso di crescita professionale e culturale. 20 Obiettivo del progetto Il progetto si pone l’obiettivo di medio termine di effettuare un “cambio di rotta” sulla gestione degli alpeggi da parte della Magnifica Comunità di Fiemme. Un cambiamento che, partendo dalle tradizioni, usi e consuetudini del passato, vuole riqualificare il patrimonio dei pascoli e delle malghe, rivitalizzare il settore zootecnico, stimolare una gestione multifunzionale dell’alpeggio, migliorare la professionalità degli addetti, valorizzare i prodotti di malga, coinvolgere la collettività nel riscoprire l’importanza del ruolo dell’alpeggio nell’ecosistema e far crescere nei giovani l’interesse per l’allevamento di montagna. In particolare il progetto si prefigge di raggiungere i seguenti risultati: • Recuperare la quantità di pascolo attualmente rimboschito o infestato. • Migliorare la qualità dell’erba del pascolo con concimazione periodica, pascolazione a zone ed interventi annuali di manutenzione. • Monticare le tipologie di bestiame più adatte alle caratteristiche di cotico ed erbatico presenti nei vari pascoli. • Sperimentare una rotazione periodica della tipologia dei capi monticati per sfruttare nel migliore dei modi le potenzialità del pascolo e salvaguardare la qualità del cotico erboso. • Migliorare la gestione degli alpeggi attraverso un processo di sensibilizzazione degli allevatori mirato alla salute e al benessere dell’animale, alla qualità del bestiame e alla qualità dei prodotti lattiero-caseari. • Creare una cultura diffusa dell’alpeggio che coinvolga diverse categorie di soggetti (allevatori, cacciatori, Comunità Amministrazione ambientalisti, giovani, Vicini, ….) per riscoprire l’importanza dell’alpeggio nell’ecosistema valorizzandone i benefici di una corretta gestione e la ricaduta positiva sul territorio e sulla comunità che lo vive. • Formare dei giovani, appassionati dell’attività zootecnica, affinchè diventino dei gestori professionisti dell’alpeggio con competenze tecnico-scientifiche adeguate alla gestione del pascolo, della stalla, degli animali e alla qualità del latte e dei prodotti derivati. Fasi di realizzazione Proprio per la sua visione di medio periodo, il progetto verrà realizzato in più anni. Le prime fasi di realizzazione si svolgeranno nell’autunno 2011 e durante la primavera/estate 2012 e sono le seguenti: • Verifica degli aspetti giuridici legati al diritto di uso civico di pascolo e di erbatico per valutare l’impatto del cambiamento dell’attuale gestione. La verifica verrà effettuata dall’Ufficio Tecnico Forestale nel corso dell’autunno 2011. • Valorizzazione del “Disciplinare d’uso” delle malghe e dei pascoli e del “Quaderno di Malga”, redatti dall’Ufficio Tecnico Forestale, mediante l’individuazione delle persone incaricate del rispetto delle regole di conduzione e del monitoraggio dei comportamenti degli assegnatari. Individuazione delle persone e assegnazione incarico entro la primavera 2012 a cura del Consiglio dei Regolani. • Predisposizione di un piano di intervento di pulizia e recupero pascolo, redatto dall’Ufficio Tecnico Forestale in collaborazione con i tecnici della Fondazione Edmund Mach di San Michele. Il piano, oltre all’estirpazione di piante e arbusti, prevederà anche l’eliminazione di piante infestanti e le modalità esecutive. Il piano verrà predisposto entro la primavera 2012. • Organizzazione di corsi formativi di carattere tecnico rivolti agli allevatori locali con temi specifici da concordare con la Fondazione Edmund Mach e la Federazione Provinciale Allevatori. I corsi si svolgeranno nel periodo novembre 2011 – marzo 2012 e saranno tenuti dagli esperti della Fondazione e della Federazione. • Organizzazione di un corso per giovani pastori/malgari per creare le figure professionali con competenze adeguate alla gestione dell’alpeggio. Il corso si svolgerà nel periodo aprile -maggio 2012 e prevederà uno stage estivo in malga per sperimentare le tecniche acquisite. • Realizzazione di interventi di pulizia e ripristino ambientale nei pascoli individuati dal piano di intervento. Gli interventi coinvolgeranno il volontariato (Vigili del Fuoco, Alpini, Cacciatori, ambientalisti e Vicini interessati, sul tipo delle giornate ecologiche) e saranno coordinati dall’Ufficio Tecnico Forestale. Alcuni in- terventi saranno effettuati direttamente dal personale dell’Ente. Il periodo previsto è primavera - estate 2012, tempo permettendo. • Effettuazione di indagini conoscitive sulle caratteristiche attuali dei pascoli. L’Ufficio Tecnico Forestale, con l’ausilio di consulenti esterni, effettuerà dei sopralluoghi durante l’autunno 2012 e la primavera 2013 per individuare e catalogare le caratteristiche attuali dei pascoli individuati dal progetto. Formulerà delle proposte di intervento e di gestione tecnica per la stagione estiva 2013, mirate al raggiungimento degli obiettivi dell’Ente. 21 Comunità Amministrazione Modalità di comunicazione Visti i risvolti strategici del progetto che l’Ente vuole attuare, con forti connotati di cambiamento di gestione e di coinvolgimento degli allevatori e dei Vicini, si utilizzeranno tutti gli strumenti a disposizione per comunicare il progetto ai Vicini, ai residenti, e alle categorie di soggetti direttamente coinvolti nei seguenti modi: • conferenza stampa di presentazione del progetto; • articolo sul periodico della Magnifica Comunità di Fiemme che descriva l’obiettivo che l’Ente si è posto con le motivazioni e i risultati che si vogliono ottenere nonché le fasi di realizzazione nel breve periodo; • pagina dedicata sul sito internet della Magnifica con aggiornamento periodico sulle fasi realizzative; • conferenza pubblica sugli alpeggi nel sistema alpino enfatizzandone tutti gli aspetti che li valorizzano e tutte le ricadute positive di una buona gestione dell’alpeggio. Al termine una degustazione di formaggi di malga con confronti qualitativi; • incontro con gli allevatori locali per presentare l’obiettivo e far capire i vantaggi, anche economici, che un 22 cambiamento di metodologia e strumentazione tecnologica può portare. L’incontro sarà supportato dalla Federazione Allevatori e dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele; La realizzazione del progetto è prevista nel medio periodo ma con una calendarizzazione di fasi operative che aiutano il raggiungimento dell’obiettivo mantenendo costante nel tempo l’attenzione e il monitoraggio sulle singole attività. Siamo convinti che affrontare questa tematica sia di estrema attualità e che produrrà effetti molto validi ed interessanti sulla crescita professionale e culturale degli allevatori con ricadute positive che favoriranno la vivibilità del territorio e dell’ambiente da parte di tutta la comunità che lo vive. Claudio Demarchi Presidente Comun Generale Renzo Daprà Referente della Commissione BAMBINI E ALBERI VICINI In valle altri bambini hanno adottato un albero. In questo numero diamo spazio ai racconti e alle immagini degli alberi adottati da altri bambini in valle di Fiemme. Se qualcuno è interessato può aderire al progetto di adottare un albero, osservarlo e conoscerlo nelle diverse stagioni. Il mio albero è un olmo e lo voglio chiamare “Pianta rampicante”. È grosso e ciccione e le foglie sono un po’ piccole. Riccardo Aquila - Panchià Inserto - I L’albero è una betulla. Tommaso l’ha voluta chiamare “Radiciona”. È cresciuto uno e poi si sono divisi! Il tronco È tutto bianco e grigio e anche se strappi un po’ di grigio viene tutto bianco.....e ti puoi pure arrampicare perché sono divisi. C’è una “radiciona” e chissà dove arriva... C’è anche una lumaca senza guscio e muschio. Tommaso Zorzi - Panchià L’albero di Giulia: un melo… − Le radici sono marroni e si vedono poco… − Il tronco è un po’ grosso, mi piace abbracciarlo e arrampicarmi su su...sopra i rami alti. − La corteccia profuma di legna. − Le foglie sono ancora un po’ verdi e anche marroncine, tante sono già cadute. − Quando mi arrampico sull’albero sono tanto contenta di averlo scelto come mio albero e penso che sia la mia casetta e c’è anche lo scivolo per scendere. − Quando sono su sopra i rami vedo le foglie vicine e sono la più grande di tutti perché gli altri stanno giù, sotto... − Il nome del mio albero è il “mio melo” Giulia Partel - Panchià Inserto - II Il mio albero è un ciliegio e io lo chiamo “Chiomino”. Mi piace perché c’è attaccata la mia altalena e perché mi posso arrampicare. Le foglie adesso sono tutte gialle perché è autunno. Il tronco è nero, ruvidissimo e puzza. Sui rami c’è della resina così dura che non si riesce a romperla. Le radici non so come sono perché sono sotto terra. Il mio albero è più bello quando è pieno di fiori bianchi, ma anche quando è pieno di neve. Luca Degasperi - Panchià “Il mio albero è un pino silvestre e l’ho chiamato “Pettirosso” perché il tronco è un po’ rosso, grigio con dei puntini marroni e gialli. Anche gli aghi erano un po’ marroni, gialli e rossi. Sono anche doppi. Fanno male sul naso perché sono a punta e in mezzo agli aghi ci sono delle “pignette” ancora da crescere. Le “pignette” sono sulle cime dei rami, profumano di “rasa”, di bosco, di miele,...per me “spussano” di bosco. A toccarle si appiccicano le mani. Le sue radici non si vedevano perché erano sotto il prato. Era grandissimo, ciccione e aveva tante pigne piccole. L’ho scelto perché mi piace e perché ha gli aghi. Andrea Zorzi - Panchià Inserto - III I pensieri di Allyson – – – – – – – – – – – – – – – – È un abete rosso ma lo chiamerò “PUNTINA” È tanto alto Mi piace tanto Ha una punta alta In cima non ci sono gli aghi ... è pelato… Ha tante “ciorciole” (pigne) Profuma di bosco Ce ne sono altri lì vicino, di medi e di grandi Mi piacerebbe stare lì in cima Il tronco è alto e largo e ha la corteccia Gli altri abeti rossi hanno il tronco più sottile Gli abeti non hanno le foglie, hanno gli aghi e sembrano delle ortiche spinose... Ha tanti rami che in alto sono piccoli e in basso diventano sempre più grandi Quando si aprono le pigne, cadono i semi e così nascono altri abeti rossi I merli volano sopra e si appoggiano ai suoi rami Ha tante radici Allyson Marchi - Panchià Si ringraziano Allyson Marchi, Andrea Zorzi, Giulia Partel, Luca Degasperi, Riccardo Aquila, Tommaso Zorzi e le loro famiglie. Inserto - IV Comunità Cronache GRANDE FESTA A PIAZZOL per i 100 anni della grotta Nonostante una giornata non propriamente favorevole, per fortuna soltanto in parte comunque accompagnata dalla pioggia, ha avuto pieno successo la tradizionale “Festa del Boscaiolo”, celebrata come sempre, ma con una formula del tutto nuova, la prima domenica di settembre e dedicata soprattutto a ricordare i primi 100 anni di storia della Grotta del Boscaiolo, il piccolo santuario che sorge nelle immediate vicinanze del Parco di Piazzol, a Molina, lungo la strada che porta al passo Manghen. La sua costruzione risale appunto al 1911. L’anno prima, durante i lavori nel bosco, in Val Cadino, un tronco aveva colpito a morte Giorgio Seber, uno dei tanti purtroppo rimasti vittime di questa attività pesante e faticosa che ha spesso duramente segnato la storia della nostra valle. Un suo amico, Quirino Prada, uno dei tanti capiboscaioli dell’epoca, si fece allora promotore della realizzazione di una grotta, dedicata alla Madonna, perché proteggesse tutti i “boscèri” di Fiemme. La benedizione del monumento avvenne l’8 settembre del 1913, da parte dell’allora parroco don Pietro Cristel di Tesero, alla presenza dello Scario Francesco Giacomelli di Predazzo e di tantissime persone, giunte a piedi o con i carri ed i cavalli da tutti i paesi. Da allora, ogni anno, c’è stata una cerimonia religiosa, per ricordare i boscaioli defunti, mentre la “Festa del Boscaiolo” della Magnifica venne istituita nel 1964. La festa di quest’anno, che veniva a cadere tra l‘altro nel 150° dell’Unità d’Italia e nella storica ricorrenza dei 900 anni dei Patti Gebardini (1111), quindi dell’inizio della storia ufficiale dell’Ente valligiano, è stata preparata da un apposito comitato, coordinato dal regolano di Castello/Molina Filippo Bazzanella, che ha gestito anche l’intera manifestazione del 4 settembre, e del quale hanno fatto parte il Comune di Castello/Molina, la Parrocchia e tutte le associazioni del paese, tra le quali “’L nos paes”, guidato dal presidente Luciano Sottoriva, che ha organizzato anche una splendida mostra presso la Sala Tisti di Molina, raccogliendo in una esposizione tutte le opere relative ad un apposito concorso dedicato alla Madonna di Piazzol. Inoltre ci sono stati anche altri momenti importanti: il concorso citato sopra, dal 1 giugno al 15 agosto,per le categorie fotografia, pittura/ disegno e poesia; venerdì 12 agosto un applaudito concerto con il coro giovanile di Molina ed i cori “Slavaz” di Tesero e “Briciole Musicali” di Molina; domenica 28 agosto, apertura della mostra relativa al concorso, nella Sala Tisti della Casa Sociale; mercoledì 31 agosto, nella sala del centro polifunzionale di Castello, serata video e dibattito sul tema “La foresta ed i mestieri del bosco”, a cura dell’Associazione “La Bifora”, con la partecipazione di tecnici, esperti ed amministratori; sabato 3 settembre, alle 19, veglia di preghiera davanti alla Grotta. Infine, domenica 4, la celebrazione conclusiva, con una cerimonia d’apertura alle 9 presso il ponte sull’Avisio e la presentazione di un’opera commemorativa realizzata dall’Associazione “’L nos paes” al centro della rotonda stradale. Riproduceva su un grande pannello un dipinto di Giovan Battista “Tisti” Daprà, situato all’interno della chiesa parrocchiale, mentre tutto intorno erano sistemate attrezzature d’epoca. Dopo i saluti del vicesindaco Loris Capovilla e di Luciano Sottoriva, l’opera è stata benedetta dal parroco don Valentino Chiocchetti, alla presenza dello Scario Giuseppe Zorzi, dei Regolani, dei Forestali della Magnifica, della Banda Sociale, diretta dal maestro Nicola Bighetti, e delle rappresentanze dei Vigili del Fuoco, degli Schuetzen, del G.S. Castello, della Polisportiva di Molina e del gruppo Ana. 23 Comunità Cronache Si è formato quindi un lungo corteo che ha raggiunto la Grotta di Piazzol, coordinato da Filippo Bazzanella e Davide Demarchi, presidente della banda. Alle 10, è iniziata la cerimonia religiosa, preceduta da un significativo intervento di Pio Casatta che ha ricordato alcuni fatti, anche drammatici, che hanno accompagnato la storia di questo secolo e recitato la Preghiera alla Madonna del Boscaiolo. Poi la Messa, celebrata da don Valentino, assieme agli ex parroci don Bruno, padre Angelico, don Erminio e don Fabrizio (per motivi di salute, erano assenti don Federico e don Valerio) ed accompagnata in maniera splendida dal coro parrocchiale delle giovani, diretto da Patrizia Nones. “I vostri padri che vi guardano dal cielo possono essere fieri di voi” ha detto all’omelia il parroco, richiamando l’importanza della Fede “in un mondo che sta perdendo di vista determinati valori di fondo”. Subito dopo sono seguiti gli interventi ufficiali del Sindaco Antonio Barbetta, dell’Assessore Provinciale Mauro Gilmozzi, dello Scario e di Filippo Bazzanella. Quest’ultimo ha chiesto un minuto di raccoglimento in memoria di quei benefattori che contribuirono a costruire la Grotta “con la speranza che uomini così siano di esempio per le generazioni di oggi e per quelle i domani”: Quirino Prada, Arcangelo Vanzo, Severino Cristel, Giacomo Bortolotti, Giovanni Battista Bortolotti e Vigilio Bortolotti, oltre a tutti gli uomini che nel santuario lavorarono. La cerimonia si è conclusa con la scopertura di una lapide ricordo, benedetta da don Valentino, assieme alla bandiera ufficiale della Magnifica, rielaborata dal compianto Marco Degiampietro, già forestale dell’Ente, poi consigliere di Regola di Cavalese, appassionato di storia, scomparso alcuni anni fa. Un momento di particolare significato è stata la consegna della minela della Magnifica e di un omaggio floreale alla signora Ima Holneider, che da ben 27 anni si prende cura della Grotta, con straordinaria dedizione e sensibilità, e che ha fatto parte anche del comitato promotore dei festeggiamenti. Nel pomeriggio, nella zona del lido, dove negli anni scorsi si svolgevano le prove di abbattimento, scortecciatura ed allestimento dei tronchi (quest’anno le gare di abilità non hanno avuto svolgimento per mancanza di concorrenti e la cosa ha spinto la Comunità ad impegnarsi per cercare una nuova formula altrettanto spettacolare), è seguita una avvincente dimostrazione di lavori nel bosco, con una serie di mezzi moderni (soprattutto i più noti processori) e con attrezzature dei nostri tempi, con il coordinamento del dottor Giorgio Behman dell’ufficio forestale. Poi, ancora nel parco di Piazzol, l’ultimo atto della giornata, con la premiazione dei vincitori del concorso indetto per il Centenario della Grotta. Per le poesie, il primo posto è andato a Pia Bortolotti, che ha preceduto Franco Tonini, mentre terzi a pari merito sono finiti Luciano Braito e ancora Tonini. Al quarto posto Sandra Corradini, seguita da Maria Assunta Battisti Dellantonio, Concetta Calvano, Carmen Franzelin, Fausto Montori, Sara Corradini, Pia Bortolotti e Marino Corradini. Per le fotografie, Mirta Corradini ha occupato le prime tre posizioni, mentre quarta si è classificata Carmen Braito Zambotti. Infine per la sezione pittura il successo è andato a due giovanissimi, Kevin e Jordan Sottoriva, davanti a Berenice Daprà, Mirta Corradini, Alan Bortolotti, Lorenzo Franzoni e ancora Mirta Corradini. Ricordiamo infine che la festa è stata organizzata con il patrocinio delle Foreste Demaniali, del Servizio Foreste della Provincia e della Associazione Boscaioli e con il contributo del Bim Adige di Trento (Vallata dell’Avisio), dell’Azienda Forestale del Baron Longo e di numerose aziende sponsor, oltre che di tutte le associazioni di Molina. Un impegno per ricordare Il 4 settembre 2011 a Molina di Fiemme in località Piazzol si sono ricordati i 100 anni del Santuario dedicato alla Madonna dei boscaioli. Quello del boscaiolo era un mestiere duro e pericoloso. A quei tempi nessun attrezzo meccanico risparmiava la grande fatica. Si iniziava a primavera inoltrata e si sospendeva solo per la fienagione, attività agricola e di 24 allevamento importantissima, perché con i loro prodotti completavano la misera economia familiare. Era una vita grama, oggi nemmeno lontanamente immaginabile. Sono andato a camminare in Val Cadino per provare a rivedere quelle immagini. Quegli uomini che partivano a piedi senza sapere se sarebbero ritornati alle loro case. Sveglia all’alba, colazione con polenta senza Comunità Cronache sale e formaggio vecchio e caffè d’orzo. Polenta anche a pranzo e supa rostida a cena. Dopo cena il Rosario davanti al fuoco. E poi a dormire su lettiere di frasche d’abete. Era un lavoro pesante e pericoloso. Quante vedove ed orfani si sono succeduti in tutta la Valle , nella miseria più nera. Allora non esistevano assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni ma bisognava lavorare comunque perché il bisogno familiare era grande. E allora l’unica speranza, sostegno e conforto era la fede, la fede in Cristo e nella Madonna. Fu proprio dopo l’ ennesimo infortunio mortale in Val Cadino che Quirino Prada, uno dei capi boscaioli dell’epoca, propose l’idea di costruire una grotta votiva all’imbocco della Valle di Cadino appunto, in localiltà Piazzol, da dedicarsi alla Madonna di Lourdes, affinchè proteggesse tutti i boscaioli fiemmesi. Nel 1911 nasce anche la Società di Mutuo Soccorso tra i boscaioli di Fiemme. La Rappresentanza del Comune di Castello Molina con deliberazione del 22 aprile 1911 rilasciò il permesso di occupazione del suolo. I lavori iniziarono lo stesso anno grazie alle offerte di denaro fatte dai boscaioli e dalle popolazioni di Fiemme e con molto lavoro di volontariato a titolo gratuito, protrattisi fino all’autunno del 1913. Nella grotta alta 9 metri, entro la quale sono stati posti dei massi di porfido, è collocata la statua della Madonna di Lourdes con Bernardetta, entrambe provenienti dalla Val Gardena, e un boscaiolo inginocchiato in atto di preghiera, statua dello scultore di Molina Aquilino Demarchi. Il Principe Vescovo di Trento Mons. Endrici con lettera del 19.08.1913, dava il suo consenso alla benedizione sia della Madonna sia della grotta. Benedizione che fu impartita dal parroco Don Piero Cristel di Tesero l’8 settembre 1913. Tutta la Valle di Fiemme fu presente con i Capi Comune, lo Scario della Magnifica Comunità Francesco Giacomelli di Predazzo e molta gente da tutti i paesi giunti a piedi, su carri e a cavallo. Ogni anno da allora,a settembre, alla grotta di Piazzol si celebravano funzioni religiose in memoria dei boscaioli defunti e vivi. Dal 1964 questo momento religioso si arricchisce anche di una festa per i boscaioli. Festa che qualcuno vorrebbe mettere in discussione o rivedere in maniera profonda. Personalmente credo che serva solo più impegno per ricordare ogni anno con semplicità e rispetto coloro i quali diedero la vita non i gesti eroici o straordinari ma forse per un fine ancora più nobile, sul lavoro, per mantenere la famiglia, per far crescere i propri figli. Ebbene questo impegno sarà sicuramente quello che garantirà la Regola di Castello Molina e la Magnifica Comunità e spero tutta la gente di Molina nel nome e nel ricordo di coloro che costruirono questo santuario. Non so se esistono ancora uomini come Qui- rino Prada, non so se semplicità e schiettezza sono ancora valori ai quali ci ispiriamo nella vita di oggi. Non so se l’abbaglio del benessere e della comodità ci hanno fatto dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Zente de bona volontà par l’amor de viver, lo slogan dell’Associazione l’Nos Paes di Molina. Il mondo non sta attraversando un grande momento né dal punto di vista economico ma nemmeno per la perdita di valori. Ogni tanto sarebbe bello prendersi un’ora e passare alla Grotta di Piazzol, e cercare di ricordare le fatiche di quei boscaioli e di quelle famiglie, consapevoli che la Madonna di Piazzol è ancora qua dopo 100 anni a proteggere i boscaioli e tutta la comunità di Fiemme dai pericoli che si presentano di fronte ad ognuno sotto le forme più diverse. Un grazie a tutte le Associazioni che hanno lavorato per questa giornata storica e un grazie a quanti coma la signora Ima Holnaider ci hanno permesso grazie al loro lavoro silenzioso e volontario di godere di questo Santuario in tutto il suo splendore dopo cento anni di storia. Filippo Bazzanella Regolano di Castello/Molina 25 Comunità Cronache BENEDETTA NELLA PIEVE DI FIEMME la nuova bandiera della Magnifica Comunità Una giornata importante quella di sabato 8 ottobre a Cavalese, quando la storia Pieve di Fiemme, la chiesa di S. Maria Assunta, è stata benedetta dal Vescovo di Trento Monsignor Luigi Bressan e quindi riconsegnata ufficialmente al culto della gente della valle. Una cerimonia seguita con particolare partecipazione e devozione da numerosi valligiani e da un gran numero di autorità, locali, valligiane e provinciali, avendo di fatto segnato la conclusione dei lavori di restauro di questo monumento, durati otto anni, dalla data del furioso incendio del 29 aprile del 2003, con una spesa finale di oltre 5 milioni di euro. Lavori suddivisi in tre stralci e che hanno consentito di ricostruire il tetto ligneo, di ricomporre la frattura sulla volta della navata centrale, con una copertura armata di acciaio inox, e di rinvenire e recuperare nuovi, preziosissimi affreschi, celati sotto l’intonaco. Dopo al Messa,concelebrata dal Vescovo con l’attuale decano don Ferruccio Furlan e con il suo predecessore don Renzo Caserotti, al quale va il merito di aver dato il via per primo agli interventi di restauro, c’è stata la benedizione della chiesa e quindi sono seguiti i discorsi ufficiali degli assessori provinciali Mauro Gilmozzi e Franco Panizza, del sindaco di Cavalese Silvano Welponer e dello Scario Giuseppe Zorzi. È stato quest’ultimo, in particolare, a ricordare i 900 anni dei Patti Ghebardini ed a porre il sigillo sulla nuova bandiera dell’Ente, a sua volta benedetta da monsignor Bressan. Essa riprende i colori di quella del 1859, dono dell’Arciduca Carlo Lodovico d’Austria, adottata dal Consiglio dei Regolani con delibera del luglio 2008, dopo la ricerca storica effettuata dal dottor Vanni Defrancesco, in collaborazione con il dottor Marco Degiampietro, già tecnico forestale della Magnifica, scomparso tre anni fa, figlio del maestro Candido, uno dei massimi studiosi della storia della valle. La bandiera ha i colori bianco e rosso dello stemma ed il verde che ricorda le foreste comunitarie di Fiemme. Riporta su un lato l’immagine della Madonna Addolorata di Fiemme, alla quale è dedicato il vicino Santuario, venerata da quasi sette secoli, e sull’altro lo stemma della Magnifica,concesso nel 1587 dal Principe Vescovo di Trento Cardinale Cristoforo Madruzzo. Madrina della cerimonia è stata la signora Fiorenza Chelodi, vedova del compianto dottor Degiampietro. La storia della bandiera Sulla storia della bandiera della Magnifica Comunità di Fiemme e sulle vicende ad essa collegate, riportiamo lo scritto elaborato a suo tempo da Vanni Defrancesco e Marco Degiampietro e consegnato 4 dicembre 2006. Già vent’anni orsono, nel 1986, il cav. Candido Degiampietro, storico e ricercatore della nostra Valle, aveva sollevato il problema della Bandiera attualmente in uso da parte della Magnifica Comunità di Fiemme e dell’opportunità della sua sostituzione con “l’unica bandiera storica esistente, vale a dire quella donatale dall’Arciduca d’Au26 stria Carlo Lodovico”. Per ben comprendere la vicenda legata all’utilizzo, a partire dal secondo dopoguerra, come bandiera della Magnifica “di uno strano e inspiegabile tricolore francese con in campo lo stemma della Magnifica Comunità” come annota testualmente il Degiampietro, è necessario effettuare una breve ricognizione nel periodo antecedente a quello napoleonico, quando la Comunità venne privata della sua autonomia politica e le antiche Regole furono sciolte e sostituite con i Comuni di nuova istituzione. Comunità Cronache Già nel 1509, al tempo dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo riporta don Giorgio Delvai, “i soldati di Fiemme, suddivisi per Regola avevano un vessillo di combattimento ad essa riferito”. Nei secoli successivi e sino al loro scioglimento avvenuto nei primissimi anni del 1800, furono perciò le singole Regole di Fiemme titolate ad avere una propria bandiera, che era solitamente conservata nella “casa di Regola”, dove veniva esposta in certe ricorrenze o sventolata in pubblico dal Bandierale del paese, assistito dai vari accompagnatori in occasione delle più importanti festività annuali o in circostanze straordinarie. Col nuovo ordinamento istituzionale, già peraltro anticipato per brevi periodi all’epoca delle dominazioni napoleoniche, e confermato dopo il Congresso di Vienna del 1815, furono perciò i Comuni, arricchiti di nuove e più complesse competenze, rispetto alle antiche Regole, a rappresentare le popolazioni, organizzandone i territori e lo sviluppo, e furono pertanto i Comuni ad essere titolati a dotarsi di una bandiera, che spesso riportava i colori già in uso sugli stendardi della corrispondete Regola soppressa: valga per tutti l’esempio del Comune di Cavalese. I colori e gli stemmi comunali vennero poi nuovamente definiti per i paesi principali durante il ventennio compreso fra i due conflitti mondiali, mentre i paesi minori provvidero a dotarsi di bandiera e stemma negli anni tra il 1980 ed il 1985 su sollecitazione del governo provinciale. La Magnifica Comunità di Fiemme ottenne ufficialmente il proprio stemma dal Principe Vescovo Lodovico Madruzzo nel 1587, come segno di alta distinzione per i meriti acquisiti. Tuttavia l’Ente in quanto tale non ebbe sino alla metà del 1800 una propria bandiera, perchè, come si è detto, erano le singole Regole ad avere titolo per l’uso di un proprio vessillo in tempo di pace e di guerra, dal momento che esisteva, come rileva il Sartori – Montecroce “una certa autonomia delle singole Regole sia di carattere amministrativo, sia nell’impiego della polizia di Regola”. Con il ridisegno dell’ordine europeo conseguente al Congresso delle Nazioni del 1815 il territorio del disciolto Principato Vescovile di Trento che per sette secoli era già stato parte integrante del Sacro Impero Romano – Germanico, divenne porzione della Contea Principesca del Tirolo, e quindi dell’Impero d’Austria, mentre, in anni successivi i Comuni della nostra Valle, divenuti eredi delle vecchie Regole comunitarie ormai abolite, andarono a costituire assieme a quelli di Fassa il Capitanato Distrettuale con sede a Cavalese. Alla Magnifica Comunità, anch’essa privata delle antiche prerogative di autonomia che ne avevano accompagnato la storia e lo sviluppo economico fino ai primissimi anni dell’Ottocento, pur con poteri politici limitati rispetto al passato, e con poche altre competenze accessorie in più, fu concessa la sola gestione del proprio patrimonio forestale, rimanendo comunque depositaria del suo illustre passato, documentato da sette secoli di storia, durante i quali l’Ente era stato diretto artefice della crescita sociale ed economica della gente di Fiemme. A metà dell’Ottocento la Comunità provvide all’acquisizione dell’ex Palazzo Vescovile, ormai da decenni inutilizzato, dopo che il Principato era stato abolito da un cinquantennio. Fu all’indomani di quell’importante acquisizione che l’Arciduca Carlo Lodovico d’Asburgo, fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, l’11 giugno 1858, venne in visita ufficiale in Val di Fiemme e a Cavalese, in occasione dell’inaugurazione del nuovo poligono di tiro al bersaglio, all’incontro con le autorità valligiane egli constatò che la Magnifica Comunità era priva di una propria bandiera di rappresentanza a differenza di Comuni principali, le cui delegazioni erano convenute a Cavalese ad accoglierlo solennemente. In margine alla visita, l’Arciduca, che era anche Luogotenente Imperiale per il Tirolo, trovandosi al Palazzo della Magnifica Comunità, nuova sede dell’Ente, prese l’impegno di dotarlo di una nuova bandiera di rappresentanza. Poco più tardi l’Arciduca Carlo Lodovico fece inviare in dono alla Magnifica Comunità una bandiera, in pura seta, con le dimensioni m. 1,60 x 1,60 con i colori bianco rosso e bianco verde e un nastro riportante la scritta Arciduca Carlo Lodovico d’Austria e la data 1858, da conservare come vessillo dell’Ente e “ emblema comunitario” come era detto nella lettera accompagnatoria. Tale donazione era un evento senza precedenti, che venne riservato uni- 27 Comunità Cronache camente alla Magnifica Comunità di Fiemme, a seguito della quale il Consesso e gli undici Capicomune del nesso comunitario risposero per iscritto “con un indirizzo di ringraziamento ed omaggio”. Dopo la parentesi forzosa provocata dallo scoppio della seconda guerra d’indipendenza (1859) e a due anni esatti dalla visita della visita dell’ Arciduca Carlo Lodovico, l’11 giugno 1860, la bandiera della Magnifica Comunità venne benedetta nella Chiesa Arcipretale di Cavalese nel corso di una solenne funzione religiosa e venne consegnata al Presidente della Magnifica Comunità dall’Imperial – Regio Capitano distrettuale Giuseppe Strobele: da quel giorno e sino alla fine del 1918 la bandiera sfilò ogni anno in testa ai reparti dei bersaglieri (Schützen) di Fiemme in occasione delle feste nazionali e venne utilizzata come vessillo di rappresentanza dalla Magnifica Comunità in ogni ricorrenza. Col passaggio all’amministrazione italiana dopo la fine del conflitto mondiale, a quella bandiera, privata dello stemma imperiale austriaco, fu evitata la requisizione e la distruzione, sorte riservata a tante altre bandiere di istituzioni e associazioni e fu messa in disparte. Al suo posto, nel primo dopoguerra e durante il ventennio del Fascismo, venne impiegata nelle cerimonie pubbliche la bandiera del Comune di Cavalese con i colori della vecchia Regola, mentre il Comune era rappresentato dal gonfalone municipale riportante gli stessi colori. Finita la seconda guerra mondiale, nella nuova atmosfera di libertà e di volontà di rinascita economica, legata alla “ricostruzione”, conclusosi anche il lungo periodo delle amministrazioni commissariali dell’Ente, nel corso del 1947, su suggerimento di alcuni Vicini di Cavalese si provvide alla realizzazione di una nuova bandiera, sottacendo il fatto che già la Comunità disponeva del suo vecchio vessillo. Nel 1918, con il passaggio all’Italia l’Ente comunitario, di difficile e problematico inquadramento istituzionale nel sistema amministrativo del nuovo Stato unitario, venne privato della propria bandiera e nelle manifestazioni ufficiali trovò riferimento, come si è detto, nella bandiera del Comune di Cavalese, utilizzata durante il Ventennio probabilmente ad iniziativa dell’avv. Bruno Mendini, che per anni fu contemporaneamente Presidente della Magnifica Comunità di Fiemme e Podestà di Cavalese. Nell’immediato secondo dopoguerra venne inventata l’attuale bandiera, che peraltro non è stata nè concessa nè riconosciuta da Istituzioni superiori, ma non trova neppure effettivi fondamenti araldici. Data la particolare temperie socio – politica degli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale i colori libertari del tricolore francese furono, in un certo senso, preferiti, a quelli riportati dall’antico vessillo comunitario, che nelle sue origini sembrava richiamare eccessivamente i tempi del governo austriaco. Tale coincidenza, tuttavia, è in effetti piuttosto aberrante 28 se si pensa che la Magnifica Comunità di Fiemme con le bandiere bianco – verdi delle sue milizie volontarie combattè due campagne di guerra contro le truppe francesi che avevano nel tricolore il loro riferimento ideale. La bandiera comunitaria con i colori bianco rosso e bianco verde rappresentò la Magnifica Comunità di Fiemme per 60 anni, dal 1858 alla fine del 1918, rimanendo in disparte per i successivi 29 anni, essendo stata provvisoriamente sostituita dalla bandiera comunale di Cavalese. Il ripristino del vessillo del 1858, vivamente auspicato dal cav. Candido Degiampietro già nel 1986 e sostenuto nei libri di cui fu autore, non farebbe che recuperare una tradizione ampiamente documentata che, oltretutto, vanta anche in sede storica un’origine illustre e di grande prestigio. Il bianco – rosso riporta i colori araldici dello stemma comunitario, mentre il bianco – verde rappresenta i colori delle antiche bandiere delle milizie della Valle che nella Magnifica Comunità avevano riferimento e guida. Il recupero dell’antica bandiera andrebbe effettuato, mantenendo, anche nell’aspetto esteriore, la struttura e le dimensioni di quella esistente. Essa è decisamente preferibile ad un labaro, in quanto la Magnifica Comunità non va assimilata ad un qualsiasi altro Comune, che nel labaro trova propria identificazione, secondo l’araldica attualmente in uso, ma, date le sue particolarissime peculiarità storico – istituzionali, la Magnifica Comunità ha la dignità di potersi fregiare di una bandiera vera e propria che la rappresenti come in origine. La presente nota, di carattere riservato, redatta dal dott. Giovanni Defrancesco su richiesta dallo Scario Elvio Partel, è a lui consegnata in data 4 dicembre 2006. Comunità Cronache 900 SASC PER 900 EGN DE LIBERTÀ A Moena un obelisco per ricordare Tra le ultime iniziative delle Regole della Magnifica Comunità di Fiemme per ricordare i 900 anni dai Patti Gebardini, va sicuramente ricordata quella di Moena, dove, domenica 27 novembre, è stato ufficialmente inaugurato un obelisco che vuole testimoniare l’importanza delle ricorrenza. Novecento pietre di dolomia sono state raccolte in una rete metallica a forma di ceppo slanciato verso l’alto, con la scritta, in lingua ladina, “Comunità di Fiemme – 900 sassi per 900 anni di libertà”. La benedizione dell’obelisco, opera semplice ma sicuramente significativa, è stata fatta dal parroco don Enrico Conci, dopo la celebrazione della Messa nella adiacente chiesa parrocchiale, alla presenza dello Scario Giuseppe Zorzi, dei Regolani Carlo Zorzi di Ziano (che ha coordinato le celebrazioni del 900°) e Roberto Gabrielli di Moena, del presidente della Comunità Territoriale di Fiemme Raffaele Zancanella, del sindaco Riccardo Franceschetti e del consigliere provinciale ed assessore regionale ladino Luigi Chiocchetti. Erano presenti anche le bandiere della Magnifica e della Schuetzenkompanie della valle di Fassa, con le rispettive delegazioni. “Questo è un momento di grande importanza” ha affermato il sindaco nel suo saluto ufficiale. “Moena è un Comune ladino ma è unito da questo grande percorso di storia della valle di Fiemme. Davanti a tutto non ci sono le divisioni, ma l’unità tra i popoli ed è davvero poco intelligente mettere degli steccati, dei confini, dimenticando la storia. Moena è orgogliosa di questi 900 anni, che rappresentano un valore aggiunto per tutti noi”. Di “orgoglio per la comunità locale” ha parlato anche l’assessore alla cultura Ilaria Chiocchetti, mentre lo Scaro ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione delle diverse iniziative che si sono svolte durante tutto l’anno. Richiamando un grande percorso che va da Trodena, terra tedesca, fino a Moena, terra ladina. Dopo la benedizione dell’obelisco, la cerimonia è continuata nell’aula magna dell’adiacente Polo Scolastico, con gli interventi degli esperti Maria Piccolin di Moena e Italo Giordani di Panchià, che hanno illustrato le ragioni storiche che hanno sempre accompagnato in maniera positiva i rapporti tra Fiemme e Fassa, allargati anche alla vicina Valle di Primiero. “Siamo orgogliosi di far parte della Magnifica Comunità di Fiemme” ha tenuto a precisare nel suo intervento la dottoressa Piccolin “anche perché niente ci toglie al fatto di essere Ladini”. Al termine, è stato offerto agli intervenuti un piccolo rinfresco. 29 Comunità Cronache A MOENA SPETTACOLARE 37^ RASSEGNA dei cori della Magnifica Comunità di Fiemme Una serata memorabile a Moena lo scorso 15 ottobre, presso il teatro di Navalge, in occasione della trentasettesima Rassegna dei Cori della Montagna della Magnifica Comunità di Fiemme. L’appuntamento era particolarmente importante anche per altri due ordini di ragioni: l’anno del Trentesimo di fondazione del Coro Enrosadira, che ha brillantemente organizzato e coordinato la manifestazione, sotto l’abile regia del presidente Stefano Zanon (nella foto a fianco), e la ricorrenza dei 900 anni di storia della stessa Comunità, che come sempre ha patrocinato l’iniziativa. Numerose le autorità intervenute, Sindaci, Regolani, il Viceprocurador del Comun General di Fassa Mariano Cloch, sindaco di Canazei, in rappresentanza della Procuradora Cristina Donei, impegnata altrove, lo Scario Giuseppe Zorzi, oltre naturalmente al pubblico delle grandi occasioni (circa 500 persone) che ha gremito la sala. In apertura, c’è stato il saluto ufficiale del Sindaco di Moena Riccardo Franceschetti, che ha espresso il proprio compiacimento per la serata e per la folta presenza di cittadini e valligiani. Poi sono saliti sul palco,uno dopo l’altro, gli otto cori impegnati, oltre ad un nono, costituito per l’occasione e che rappresentava un compendio di tutti gli altri, con quattro coristi per ciascuno di essi a formare uno splendido gruppo canoro, diretto da Bepi Brigadoi, già direttore per 50 anni del coro Negritella di Predazzo ed ancora in possesso di una straordinaria verve. Vediamoli in successione. 30 Coro Dei Vigili del Fuoco di Fiemme Costituito nel 2003 per iniziativa di Riccardo Selle di Cavalese, che ne è stato a lungo presidente, prima di lasciare l’incarico, poco tempo fa, a Carlo Monsorno. Fino al 2005 è stato diretto da Giuseppe Bellante. Poi gli è subentrato Mirko Divan, che lo guida tuttora. È composto da 35 elementi, provenienti da tutto il territorio valligiano, ed ha partecipato a numerose manifestazioni, in valle (al Mart di Rovereto) e fuori valle, ad Umbertide (vicino a Perugia) ed a Barberino del Mugello. Durante un concerto estivo, il coro ha realizzato dal vivo un Dvd presso la chiesa parrocchiale di Trodena, con la proiezione di immagini suggestive delle Dolomiti e foto storiche. A Moena ha presentato “L’ultima notte” di Bepi De Marzi e “Oh ce biel cjscjel a Udin” di Luigi Pigarelli. Comunità Cronache Coro Slavaz di Tesero Questo gruppo corale, presieduto da Giacomo Trettel e diretto da Alberto Zeni, è nato nel settembre del 2003. Sue caratteristiche peculiari sono lo spirito goliardico e amichevole che anima tutti i componenti. Si è esibito in valle e fuori valle, a Firenze nel 2006, a Milano presso il conservatorio Giuseppe Verdi nel 2008, a Trento nel 2009, assieme al coro della Sat, a Patrignone e Montalto Marche, in provincia di Ascoli Piceno, nel 2010, su invito della corale “Santa Maria in Viminatu”. Lo scorso 24 settembre ha partecipato alla Rassegna “Una sera di settembre” a Bellagio, sul lago di Como. Nel 2009 ha organizzato la rassegna fiemmese. Da tre anni è testimonial dell’Admo. A Moena ha eseguito “Son barcarol” di Antonio Pedrotti e “Ferdinando s’innamora” di Renato Dionisi. Coro Rio Bianco di Panchià È formato da una trentina di elementi suddivisi nelle voci di soprano, contralto, tenore, baritono e basso. Èun organico misto ed esegue un repertorio classico delle canzoni della montagna, ma anche canti tipici della tradizione popolare italiana. Si è costituito nel 1995 e fino al 2006 è stato diretto dal maestro Paolo Defrancesco, che poi ha lasciato il posto, fino al 2009, ad Alberto Zeni di Tesero. Da due anni, la guida musicale è passata nelle mani di Ivo Brigadoi di Predazzo. Lo presiede, fin dalla fondazione, Renzo Varesco. Ha effettuato due trasferte in Baviera nell’ambito dell’attività dell’Alpe Adria, e nel 2008 è stato a Roma, cantando davanti al pontefice durante un’udienza settimanale. A Moena ha interpretato “Katzenau” di Gianni Caracristi e “La pinota e il mulinaro” di Camillo Moser. Coro Genzianella di Tesero Nato nel 1950, ha partecipato a numerosi concerti, rassegne e qualche concorso, in Italia e all’Estero, in Germania, Belgio, Spagna, Romania. Ha al suo attivo due incisioni, “La tera del nono” del 1989 e, nel 2000, “La Genzianella”, quando ha compiuto i 50 anni. Tra i suoi successi, il primo posto nella categoria A del Festival Regionale di Canto Corale del 2003 a Trento. Il coro ha cantato due volte (2007 e 2008) a Roma davanti al pontefice e nel 2004 a Trento davanti ai rappresentanti dell’Unione delle Federazioni corali dell’arco alpino. Nel 2008 ha presentato il grande spettacolo “Si sta come d’autunno…” sulla grande guerra. Il presidente è AndreaTrettel, lo dirige Ezio Vinante. A Moena ha cantato “Verdi campi addio” di Italo Varner e Camillo Moser e “Canto dell’emigrante trentino” di Rauzi/Solera/Giavina. 31 Comunità Cronache Coro Negritella di Predazzo La data di fondazione è il 1954, per iniziativa dell’allora cappellano don Costantino Carli. Inizialmente è stato diretto da Beppino Moser, che poi, nel 1957, ha ceduto la direzione a Bepi Brigadoi, alla sua guida musicale fino al 2007, quando gli è subentrato Renato Deflorian di Tesero. Ha cantato in Italia e all’estero, a Budapest, Barcellona, Montpellier, in Germania, a Postumia, Aosta, Carrara, Genova, Oristano e molte altre località. Al suo attivi tre incisioni, “A voci unite” nel 1979, un secondo L.P. nel 1988 e “50 anni…l’emozione di cantare insieme” nel 2004, anno del Cinquantesimo. Dal 2011, è subentrato alla presidenza Francesco Delugan, succedendo a Gianfranco Redolf. A Moena ha presentato “La regina Tresenga” di Neri/Moroder/Lanaro e “Ho deciso di prender moglie” di Roberto Gianotti. Coro Val Lubie di Varena La prima data di nascita è il 1989, con un nome che deriva dalla Val Lubie, piccola località laterale della Val Gambis. Il suo repertorio musicale si ispira soprattutto alla tradizione del canto popolare trentino. Ha partecipato a numerosi concerti in Italia e all’estero, specialmente in Svizzera e Germania. È presente in occasione delle manifestazioni culturali e tradizionali del paese, tra le quali il classico “Giro dei brenzi” e la rassegna “Armonie nel vento” la prima domenica di agosto al Passo Lavazè. Il coro si era improvvisamente sciolto nel settembre del 2009, ma è risorto con ancora maggiore vigore di prima nella primavera del 2010. Lo dirige Franco Boschetto, mentre il presidente è Michele Cavada. A Moena ha proposto “Faremo un brindisi” di Chini/Da Trieste/Solera e “Te salude val de Fiem” di Nicolino Gabrielli. Mannergesangverein M.G.V. di Trodena È stato fondato nel 1997, allora composto da 14 coristi e diretto da Hansjorg Finatzer di Trodena. Nell’autunno del 2002, è subentrato il maestro Ottmar Leimgruber di Egna, che lo ha diretto fino al 2008, quando la guida musicale è passata alla maestra Gaby Morandell di Termeno. Dal 1997 al 2009, ne è stato presidente Theo Franzellin. Il suo successore, tuttora in carica, è Max Oberhofer. Il coro conta oggi 15 membri ed ha cantato nelle province di Trento e Bolzano e in Germania. Immancabile e molto apprezzata la sua partecipazione alle manifestazioni del paese. Lo scorso 19 settembre, è stato ripreso dalla televisione austriaca ORF per la trasmissione “Klingendes Osterreich”. A Moena ha interpretato “Mai gluck is a huttl” e “Der pforrer hot g’sogt”, diretto per l’occasione da Marcus Mittelperger. 32 Comunità Cronache Coro Enrosadira di Moena Il suo anno d costituzione è il 1981 per cui nel 2011 ha festeggiato i primi 30 anni di vita e di storia. Oltre al tradizionale repertorio di canti della montagna, il coro dedica particolare attenzione ai canti ladini, partecipando a rassegne canore in Val Badia e Val Gardena. Ha partecipato alla registrazione dell’Opera “Laurin” di Luigi Canori, a cura dell’Istituto Ladino. Ha al suo attivo due incisioni, “L’è n bel color” del 2001 ed “Enrosadira” nel 2008. È stato a Toronto, Chicago e New York nel 2002, in Sicilia nel 2005, al Quirinale, incontrando il presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel 2006, in Spagna nel 2007 e in Brasile nell’aprile del 2011. Èpresieduto da Stefano Zanon e diretto da Luigi Chiocchetti. Ha cantato “El Rociador” di Luigi Canori (elaborazione di Giancarlo Facchini) e “La ceseta de Transacqua” di don Giuseppe Grosselli. Il Magnifico Coro Una novità della Rassegna organizzata a Moena è stata l’esibizione del Coro Rappresentativo della Magnifica Comunità di Fiemme, ribattezzato “Il Magnifico Coro”. Era composto da quattro rappresentanti di ciascuno degli otto cori di Fiemme,uno per ogni sezione musicale, ed ha voluto essere un omaggio alla Magnifica per i suoi 900 anni, oltre ad esprimere un messaggio di unità e amicizia. Diretto dal maestro Bepi Brigadoi, ha eseguito splendidamente quattro canzoni: “Le Dolomiti” (testo di Italo Varner, armonizzazione di Camillo Moser), “Canto de not ‘n montagna” (parole di Augusto Goio, armonizzazione di Ferdinando Mingozzi), “Monte Canino” (armonizzazione di Luigi Pigarelli) e “Tanti ghe n’è” (ricostruzione di Luigi Pigarelli). Una presenza che è sperabile si possa ripetere anche nelle prossime rassegne. Le premiazioni Il ringraziamento di Bambi Prima degli ultimi due canti del Coro Rappresentativo, sono saliti sul palco per i saluti ufficiali il presidente dell’Enrosadira Stefano Zanon e lo Scario Giuseppe Zorzi. Da loro la soddisfazione per lo splendido risultato della serata, nel nome dell’Ente storico di Fiemme, e l’augurio di raggiungere altri prestigiosi traguardi. Lo stesso Presidente Zanon ha consegnato ai presidenti degli otto cori ed a Bepi Brigadoi una targa ricordo della manifestazione, mentre lo Scario ha premiato con la targa della Magnifica gli undici coristi che quest’anno hanno raggiunto i 30 anni di attività. Sono Celestino Chiocchetti, Giovanni Zanon, Paolo Defrancesco, Paolo Facchini, Gianmaria Cascella, Giancarlo Felicetti, Ruggero Ganz, Antonio Rovisi, Francesco Gottardi e Giuseppe Gottardi del Coro Enrosadira ed Antonio Gilmozzi del Coro Genzianella. Non c’era un biglietto d’entrata da pagare per la Rassegna, ma c’era la possibilità di lasciare un’offerta libera, destinata,per volontà del coro Enrosadira, all’Associazione Bambi Bambino Malato Onlus. Alla fine, la generosità dei valligiani presenti è stata ancora una volta grande, con la raccolta di 1.460 euro. Per conto di Bambi, è salita sul palco anche la presidente Daniela Zaon, che ha calorosamente ringraziato tutti, ricordando le finalità specifiche dell’associazione, a favore dei bambini meno fortunati e delle loro famiglie. (Fotoservizio del Gruppo Cucaloch – Moena) 33 Comunità Cronache A PAMPEAGO TRECENTO POMPIERI nella spettacolare manovra d’autunno Ennesima dimostrazione di forza organizzativa, preparazione, prontezza, qualità interventistica per i Vigili del Fuoco del Distretto di Fiemme, che, domenica 25 settembre, hanno dato vita alla spettacolare manovra boschiva d’autunno, questa volta organizzata in maniera impeccabile dal Corpo dei Vigili del Fuoco di Tesero, con il coordinamento del comandante Ciro Doliana e la supervisione dell’Ispettore Distrettuale Stefano Sandri, del quale, tra l’altro, Doliana è vice. La giornata era splendida, dal punto di vista meteorologico, e lo è diventata anche per la soddisfazione di coloro che hanno partecipato alla manifestazione, alla quale i pompieri di Tesero hanno dedicato tempo e impegno, programmando le cose in modo encomiabile, per ricchezza di contenuti e complessità di interventi, destinati a misurare davvero le capacità dei Corpi volontari di Fiemme,. E da quello che si è visto, la nostra valle può sicuramente dormire sonni tranquilli, vista la determinazione e la carica umana e professionale con cui le diverse esercitazioni sono state affrontate e portate a termine in maniera eccellente. Da evidenziare che alla manovra è intervenuto anche il presidente della Federazione Provinciale Alberto Flaim, assieme a numerose autorità valligiane, regolani, sindaci (a partire da quello di Tesero Franco Zanon), amministratori pubblici, tutti alla fine visibilmente soddisfatti. Con i Vigili del Fuoco hanno collaborato, come sempre avviene sul campo, in caso di necessità, il Soccorso Alpino di Fiemme, con quattordici volontari guidati dal vicecapostazione Paolo Zeni, ed una unità operativa della Croce Rossa di Cavalese. Sono state sette le operazioni in programma, a partire dall’incidente stradale simulato che ha visto protagonisti i pompieri di Cavalese, i quali hanno provveduto al recupero di due automobili cadute nel rio Stava, con il Soccorso Alpino impegnato a recuperare le persone coinvolte. Ai Vigili del Fuoco di Ziano è toccato invece domare un incendio che si era sprigionato sulla parte sinistra dello stesso torrente, attingendo l’acqua, con 900 metri di manichette, a monte del laghetto sovrastante, visto che non si poteva utilizzare quella del medesimo laghetto, che era inquinato e che è stato “bonificato” dai pompieri di Molina, utilizzando il gommone ed una serie di “salsicciotti assorbenti”. 34 Spettacolare la manovra dei vigili del fuovo di Varena, Trodena ed Egna, che hanno domato un incendio boschivo nella parte alta della pista “Pala di Santa”, utilizzata in inverno dagli sciatori più esperti, viste le sue considerevoli pendenze. L’acqua è stata portata in quota mediante l’utilizzo di circa 600 metri di manichette, mentre, con alcuni lanci, è intervenuto anche l’elicottero di Trento, a confermare ancora una volta la validità del suo contributo. I pompieri di Predazzo e Capriana sono stati impegnati, assieme al Soccorso Alpino, a trarre in salvo una ventina Comunità Cronache di persone rimaste bloccate sulla seggiovia che collega località “Monsorno” con il Passo Feudo, con il supporto della Croce Rossa che aveva allestito in zona un posto medico avanzato. E in questo frangente è stato recuperato anche un deltaplanista caduto tra le rocce. Operazione quest’ultima che ha visto impegnati 26 allievi pompieri sotto la guida di Paolo Larger. Altri interventi sono stati effettuati per il rovesciamento di un trattore carco di tronchi, con tre feriti e l’autista che era scomparso (l’operazione è stata portata a termine dai pompieri di Moena), e per un incendio simulato a Malga Pampeago, dove hanno operato quattro squadre dei vigili del fuoco di Cavalese, Carano e Daiano. Infine, il Corpo di Castello era presente al campo base, pronto a partire per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza che richiedessero opportuni rinforzi. Una mattinata intensa, ricca di tensione e con tutti i corpi allertati e in attività, ciascuno per la parte di competenza. Al termine, nella sala operativa mobile messa a disposizione, presso il campo base, dai Vigili del Fuoco permanenti di Trento, si è tenuto il breefing conclusivo, durante i quale ciascuno dei comandanti ha chiarito i contenuti delle rispettive manovre, analizzandone in dettaglio lo svolgimento, le difficoltà ed i risultati. Comprensibilmente soddisfatti il comandante di Tesero Doliana e l’ispettore Sandri, che hanno avuto probanti conferme sulle capacità di tutti i Corpi valligiani. L’adunata finale è stata organizzata a Stava, nei pressi del Centro Polifunzionale, dove ci sono stati i saluti delle autorità, l’aperitivo ed il pranzo sociale in lieta compagnia. L’importanza di queste iniziative, così come il Convegno Distrettuale dell’estate, è anche questa: creare l’occasione giusta per stare insieme, ritrovarsi, discutere e vivere dei momenti di sana amicizia. La solidarietà, in fin dei conti, si esprime anche così. M. F. 35 Verso i Mondiali LE OPERE PER I MONDIALI 2013 Strutture progettate verso il futuro I lavori che riguardano la sistemazione degli stadi stanno procedendo a grandi passi. Il Centro del Fondo ha subito un sostanziale restyling. Sia le piste che le strutture risultano rimodernate e già oggi praticamente pronte. Lo stadio è stato ufficialmente consegnato a fine novembre e tutto sarà al massimo dell’operatività per il Tour de Ski di gennaio. Il pubblico potrà godersi appieno i singoli eventi sia dalle tribune che da altre postazioni all’interno dello stadio, raggiungibili da due nuovi sottopassi. Le nuove piste, adeguate ed allargate ad un minimo di 9 metri, sono destinate al Campionato del Mondo, ma un primo importante test avverrà già con il Tour de Ski, quando solo il nuovo tratto dentro lo stadio e l’inedita salita dopo il via saranno utilizzati per inizio e fine giro. Sempre nello stadio, è stato effettuato lo sbancamento per fare posto al nuovo poligono di biathlon. Parlando di nuove realizzazioni spicca la struttura in legno posta a ridosso del traguardo, destinata alle cabine per i commentatori TV durante i Campionati del Mondo 2013, con un impiego diretto anche nelle future prove di Coppa del Mondo. L’edificio accoglierà la sala riunioni dei capisquadra, della giuria e della FIS, gli uffici del Comitato Organizzatore ed i servizi antidoping. Anche il nuovo corpo edilizio che accoglierà l’ufficio accrediti, la sede dei volontari e la sala stampa, è sostanzialmente ultimato. Il legno utilizzato per le costruzioni del rinnovato Centro del Fondo appartiene interamente al patrimonio forestale della Magnifica Comunità di Fiemme, una scelta che qualifica la struttura dal punto di vista storico e territoriale. La particolarità di tutte le strutture è quella di essere state progettate e pensate nell’ottica di una doppia fruibilità futura: “Non si tratta di cattedrali nel deserto, ma di edifici realmente utili alla comunità anche oltre l’evento sportivo”, ha confermato il presidente di Fiemme 2013 Pietro De Godenz, “Ogni area ha una propria ipotesi di utilizzo, dentro e fuori le competizioni di Coppa e del Mondiale”. E così, l’edificio accrediti/stampa diventerà palestra per la scuola di danza di Tesero, mentre la struttura in zona arrivo accoglierà i giovani impegnati nei campus estivi con stanzette ad hoc. Inoltre, il nuovo piano interrato di 2.000 mq destinato all’International Broadcasting Center (IBC) è stato pensato successivamente come magazzino per il Comune di Tesero, mentre le altre sale fungeranno da spazi per le associazioni sportive e volontaristiche locali, aree di aggregazione per i giovani e per l’associazione dei maestri di sci. 36 A Predazzo il rinnovato Stadio del Salto Giuseppe Dal Ben toglierà il velo in dicembre per accogliere in grande stile gli eventi dell’inverno in arrivo. Tra le strutture pronte per i Premondiali 2012 ci saranno la torre giudici e la nuova palazzina con la sala stampa, gli uffici per le riunioni dei capisquadra e dello staff, oltre ai locali destinati alla Marcialonga, dunque utilizzati durante tutto l’anno. Questo nuovo edificio avrà il pregio di garantire migliori condizioni di lavoro, essendo più luminoso rispetto ai locali precedenti, e di consentire un assetto logistico più pratico e adatto ad eventi di ampia portata. Lo Stadio ha seguito in tutti i lavori di sistemazione una logica coerente, volta a valutare il riutilizzo complessivo delle strutture, sia attraverso la Coppa del Mondo delle prossime annate, sia con altre attività non strettamente connesse al panorama sportivo. L’idea è stata quella di creare un’arena polifunzionale, che vada al di là del semplice stadio per il salto e che sia, in- Verso i Mondiali vece, utile alla collettività durante tutto l’anno. “Ci sono già piccole grandi idee”, confermano i vertici del comitato Nordic Ski Fiemme, “con un po’ di impegno lo Stadio potrebbe ospitare vari eventi, a beneficio della popolazione locale e degli ospiti della valle”. Del resto lo stadio predazzano si presta perfettamente allo scopo, si tratta di un anfiteatro con circa 2.500 posti nuovi in tribuna (che sarà ultimata in primavera), una struttura da valorizzare e da rilanciare anche al di fuori dell’ambito sportivo. Sono stati rinnovati anche i trampolini destinati alle gare di Coppa e iridate. Innanzitutto sono state cambiate le zone lancio delle due strutture HS134 e HS106, ed è stato installato un nuovo impianto per la refrigerazione delle canaline della pista di lancio, che assicurerà una maggior funzionalità della struttura. Infine, c’è il progetto del trampolino HS60, quello dove cresceranno le nuove generazioni di saltatori e su cui si misureranno le capacità degli atleti emergenti. “I nostri giovani saltatori sono oggi costretti ad andare all’estero per allenarsi”, ha spiegato Sandro Pertile di Nordic Ski Fiemme. “Avere a disposizione una struttura competitiva in casa migliorerà l’approccio dei giovani alla disciplina, e lo sviluppo tecnico garantito fin dai primi anni consentirà una maggior qualità dei nostri atleti”. La realizzazione di questo trampolino, affiancato da un inedito impianto di risalita, è prevista per il 2012. Intanto, nel 2012, si svolgeranno i Premondiali. I PREMONDIALI 2012 - IL PROGRAMMA 07.01.2012 12.30 STADIO DEL FONDO - Tour de Ski – Tappa Finale Maschile - 20km Tecnica classica – Partenza in linea 15.45 STADIO DEL FONDO - Tour de Ski – Tappa Finale Femminile - 10km Tecnica classica – Partenza in linea 08.01.2012 10.00 ALPE CERMIS - Rampa con i Campioni 12.30 ALPE CERMIS - Tour de Ski – Tappa Finale Femminile - 9km Tecnica libera – Inseguimento – Final Climb 14.30 ALPE CERMIS - Tour de Ski – Tappa Finale Maschile - 9km Tecnica libera – Inseguimento – Final Climb 14.01.2012 16.30 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Femminile - Trampolino normale HS106 15.01.2012 16.30 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Femminile - Trampolino HS106 04.02.2012 10.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Sprint a squadre trampolino HS134 14.00 STADIO DEL FONDO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Gundersen 2x7,5km 16.00 STADIO DEL SALTO- Coppa del Mondo - Salto Speciale Maschile- Trampolino HS134 05.02.2012 10.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica- Gara individuale HS134 12.30 STADIO DEL FONDO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Gundersen 10 Km 16.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Maschile - Trampolino HS134 37 Comunità Personaggi VICINI DA RICORDARE: Filiberto Tiengo Il giorno 16 settembre 2011 all’età di 74 anni, confortato dall’amorevole presenza dei figli, ci ha lasciato Filiberto Tiengo, ex presidente dell’Associazione Pescatori di Moena. In qualità di attuale presidente dell’Associazione mi sento in dovere di ricordare l’opera svolta da Filiberto in oltre trent’anni di impegno nel direttivo dell’Associazione, ma soprattutto di evidenziare qualche considerazione sulle qualità umane che lo hanno contraddistinto. Nell’Associazione ha sempre svolto un ruolo trainante finalizzato alla tutela ed all’incremento del patrimonio ittico delle acque del Comune di Moena, ma ha prestato particolare attenzione agli aspetti naturalistici ed ambientali di fiumi e torrenti. La sua sensibilità ed attenzione lo ha spinto ad impegnarsi nel contrastare il soverchiante fenomeno della realizzazione delle centraline idroelettriche, ad intercettare e segnalare, tramite ricerche in alveo, scarichi abusivi o fonti di inquinamento, a far si che la pesca venisse praticata con particolare rispetto della fauna ittica oltre che dell’ambiente. Rammento, a titolo esemplificativo, alcune iniziative per le quali si è sempre battuto: la limitazione a 50 uscite all’anno per i soci; l’emissione massima di 4 permessi al giorno nelle acque correnti per gli ospiti; l’uso obbligatorio dell’amo privo di ardiglione (probabilmente la prima associazione di valle) la creazione di zone di rispetto quali la bandita di pesca delle Piane di Alochet, la zona no-kill nell’abitato di Moena, la coltivazione del laghetto delle Notole. Durante il suo lunghissimo mandato di Presidente è stato capace di creare “squadra” attorno a sé, condividendo le decisioni, ascoltando i consigli e schierandosi sempre in prima linea. Con il suo comportamento, nella pur piccola Associazione di Moena, ha formato un nutrito gruppo di volontari disponibili a collaborare gratuitamente per le esigenze dell’Associazione: unico ringraziamento formale l’incontro conviviale a fine anno. Per quanto concerne il direttivo, grazie al coinvolgimento sistematico di tutti i consiglieri, ha creato le condizioni per poter continuare agevolmente ad operare al meglio. Concludo queste considerazioni con una nota personale. In oltre un ventennio di collaborazione con Filiberto ho sempre trovato ascolto attento ad ogni idea costruttiva, senso critico adeguato a soppesarne la realizzabilità, opportunità e correttezza. 38 È stato per tutti noi esempio unico di correttezza morale e formale. Dignità e forza d’animo non comuni hanno caratterizzato tutto il suo percorso nella severa malattia, fino alla fine capace di sorridere, di chiedere ed informarsi sulle vicende della comunità dei pescatori che si stava stringendo attorno a lui: l’ultima nata, la salute del tal socio, gli aironi... Sarà nostro compito continuare a percorrere la strada da lui intrapresa forti del suo encomiabile insegnamento ed esempio.Il Presidente Roberto Nizzi Comunità e Storia ALTRI EFFETTI della “patente imperiale” del 7 settembre 1848 di Tarcisio Corradini Cambiamenti nella parte orientale della Valle di Fiemme Concludiamo questa serie di articoli dedicati alle varie proprietà boschive e pascolive, andate perse per la Comunità di Fiemme come conseguenza della più volte citata Patente Imperiale 7 settembre 1848. Pur avendo avuto come esito finale una diminuzione del patrimonio comunitario, questa legge ha costituito un’importante riforma agraria e grande è stata anche la sua influenza sull’assetto agro-silvo-pastorale e socio-economico della nostra Valle. Non solo la Comunità di Fiemme ne è stata interessata, ma ancor più diverse altre figure economiche come per esempio i conti Firmian di Mezzocorona, i maggiori latifondisti privati della Valle, titolari fino a quella data di grandissimi diritti di esazione, sia come detentori del dominio diretto su moltissimi terreni agrari, sia come aventi diritto ad una cospicua parte delle decime; parte di queste venivano riscosse dalla Parrocchia di Cavalese e dalle altre Curazie dei paesi di Fiemme. Tra i “latifondisti” sul nostro territorio vi erano anche gli antichi conti del Tirolo e di minor peso anche altri nobili. Questa volta ci occuperemo del territorio orientale della Valle. Il Monte dei caprioli Nel catasto teresiano del comune di Ziano, come pure di altri comuni, sono scritti numerosi aggravi del tipo dei livelli1 ma un caso particolare colpisce per la sua estensione e per la collocazione fuori dello stretto ambito geografico della Valle. Si tratta del Monte dei caprioli. Oggi pochi sanno che in passato la Comunità di Fiemme era proprietaria di un ampio squarcio di terreno prospiciente la Valle del Vanoi e precisamente nella Val Copolà, dove c’era una malga chiamata Alpe Laghetti o Caprioli; era denominata Laghetti per la presenza di due piccoli laghi di origine glaciale a 2200 metri di altitudine e per la vicinanza del Monte Cauriol, il cui nome deriva proprio dalla parola capriolo. La proprietà boschiva, in base ad una investitura fatta dalla Comunità intorno all’anno 1700, era gravata dal diritto di pascolo a favore della Malga Laghetti di proprietà dei conti Wolkenstein, in passato investiti del feudo pignoratizio della Giurisdizione di Ivano in Valsugana. La proprietà comunitaria aveva un’estensione di Iugeri 1.146 e Pertiche 7362 (circa 660 Ha). L’allora conte Gasparo Wolkenstein si impegnò a pagare un affitto enfiteutico pari a libre 77,5 cioè fiorini 15 e carantani 30. L’investitura fu rinnovata ogni 19 anni e intorno all’anno 1850 l’affitto ammontava a fiorini 12 e carantani 23,5. In base alla solita legge per la risoluzione dei gravami fondiari si addivenne alla valutazione del valore monetario di questa investitura e fu stabilita in fiorini 14,64; su questa base fu calcolato il valore della reluizione ammontante a fiorini 196,51, direttamente incassati dalla Comunità. Il protocollo 18 marzo 18663, relativo alle trattative ed alle decisioni riguardanti il valore del diritto di pascolo si esprime in questo modo: l’accennato diritto di pascolo si fonda sul possesso ab immemorabili esercitato sull’investitura 5 luglio 1829 ed anteriori, mediante la quale la Comunità Generale di Fiemme ha investito il Dinasta d’Ivano Conte di Wolkenstein e delle suddette località a titolo di locazione perpetuale verso l’annuo canone di f. 17,43 d’Impero o f. 11,46 VV.W4 però solo rispetto al pascolo, riservata la proprietà delle sostanze lignee che vi esistono e cresceranno in seguito. Il protocollo contiene anche il risultato delle trattative per la valutazione del bosco stesso e relativa vendita al conte Wolkenstein. Dalle parti interessate vengono nominati gli arbitri con il compito della stima. Tale stima dà un valore pari a f. 1.934,10 valuta austriaca, che fu accettata da ambedue le parti. Una parte della proprietà si trova nel C.C. di Ziano sopra il fondo di giovi 337 circa, appartenenti all’annesso piano d’avviso, porzione della particella N 1785 Comune di Ziano, il Comune generale di Fiemme dichiara di non vantare qualsiasi titolo di proprietà o servitù e lo riconosce come proprietà assoluta e libera al Signor Conte de Wolkenstein, rispettivamente del Feudo d’Ivano. In confronto con l’estensione dei Masi di Cadino (vedi n. 2/2011 di questa rivista) questa proprietà è superiore di circa 10 volte, invece il canone di affitto ed il relativo valore di reluizione è stato molto inferiore. Questo vuol dire che si è trattato di una proprietà più povera, oltretutto limitata all’uso del pascolo ed inoltre per i Fiemazzi malagevole e distante. Niente si sa sul motivo per cui nei secoli passati la Comunità sia venuta in possesso di un boscopascolo esterno alla sua posizione geografica; forse fu una delle vie dell’antica pratica della transumanza (attraverso la forcella di Sadole?) delle greggi: alla fine dell’autunno parte delle mandrie di pecore iniziava la migrazione verso la pianura veneta, dove potevano svernare pascolando sulle stoppie e sui magesi e lungo le rive dei corsi d’acqua, per tornare al successivo fine inverno in Fiemme; di qui tra marzo ed aprile si spostavano, pascolando nelle paludi della Valle dell’Adige. 39 Comunità e Storia Forno Forno con Medil, formava fino all’anno 1928 Comune a sé stante, dopo di che fu unito a Moena; con l’antico maso Peniola fa parte del bacino di Valsorda, il cui omonimo rivo termina con un conoide di deiezione e sbocca nel torrente Avisio. Forno fu anticamente un insediamento di minatori, lo conferma anche il nome, dove “forno” indica luogo per la fusione del materiale ferroso ricavato dal soprastante Monte Mulat. Non faceva parte del nesso della Comunità di Fiemme e vi fu accolto solo nell’anno 1953. Con l’andare del tempo gli abitanti riuscirono a farsi riconoscere diritti di uso del territorio circostante, in particolare diritti di pascolo, di raccolta strame e legna da fuoco. Anche in questo caso la legge sulla risoluzione dei gravami fondiari diede luogo a richieste di riconoscimento dei diritti acquisiti. Dopo annose controversie e trattative con la Comunità (dall’anno 1851 all’anno 1893) con decisione delle Commissione provinciale di Innsbruck in data 30 maggio 1893 fu assicurato a Forno il diritto di pascolo con un centinaio di bovini e altrettanto ovini e caprini sulle particelle fondiarie n. 10835 e n. 10836. Queste si trovano sulla sinistra Avisio e con la stessa decisione venne riconosciuta a Forno la proprietà su due particelle sulla destra Avisio della superficie di circa 110 ettari5. Medil Medil. Anche questa piccola frazione di Moena si trova nel bacino di Valsorda ed era inizialmente un maso della Comunità (Costa del Medil), il quale veniva affittato con locazione perpetua rinnovabile ogni diciannove anni6. Sempre sulla base della predetta legge gli abitanti avanzarono la richiesta di riconoscimento dei diritti di pascolo, di raccolta di legna da ardere, del legname per il mantenimento dei fabbricati, dello stangame per il mantenimento delle siepi e per i cannoni delle fontane, di raccolta di strame di dasa e infine del diritto di far ronchi7. La Comunità si oppose e la questione andò avanti fino all’ anno 1893. La Commissione provinciale di Innsbruck accolse la richiesta di riconoscimento dei diritti di pascolo, del legname per le siepi e della raccolta degli strami; fu invece negato il diritto del legname per i fabbricati ed il diritto di far ronchi, perché non dimostrati attraverso prove testimoniali. Invece gli abitanti di Medil poterono affrancarsi dal canone di affitto, gravante sull’antico maso. Gli stessi avanzarono anche la richiesta di riconoscimento della proprietà sulla Malga Toàz, posta in alto intorno al limite della vegetazione forestale; tale pretesa fu riconosciuta verso il pagamento del valore di reluizione pari a fiorini 50 e centesimi 468. Altro maso importante della zona è stato il maso Brigadoi: questo era localizzato nel Comune di Predazzo e ne 40 fu investito da parte della Comunità Nicolò Dellagiacoma nell’anno 1512. Con successive investiture venne affidato a componenti della famiglia Brigadoi, sempre di Predazzo. Il canone dell’affitto perpetuale era stabilito in 5 libre ed era rinnovabile ogni 29 anni previo versamento del tradizionale laudemio, consistente in una libbra di pepe9. Anche in questo caso con il passare delle generazioni il numero dei comproprietari andò aumentando e nell’anno 185110 il maso, ormai suddiviso in diverse particelle fondiarie, fu oggetto del riscatto contro il pagamento del valore di reluizione, eseguito singolarmente da ogni avente diritto. Moena Moena. Sin dall’anno 1390 si ha notizia che Moena già godeva dei terreni segabili e pascolivi sul Monte Aloch 11 e zone circostanti. In quell’anno la Regola di Moena ne era stata investita da Enrico di Rottenburg e dipendeva dalla giurisdizione di Castello12. Originariamente Aloch faceva parete della foresta di Paneveggio, comprendente i valichi di Rolle e San Pellegrino. Aloch e Alochet sono espressamente nominati nel Privilegio Enriciano dell’anno 131413. Nell’anno 159714 la Comunità concedeva in affitto perpetuo alla Regola di Moena la propria parte di queste zone per l’importo di dieci ragnesi15 annui, segno che ormai ne aveva ottenuto la disponibilità. Sempre in base alla Legge 1848, il Comune di Moena nell’anno 1850 insinuò la sua pretesa di proprietà su di esse e la Commissione distrettuale per lo svincolamento dei gravami fondiari con propria stima ne stabilì il valore di reluizione in 127 fiorini16: la decisione venne accolta dal Comune, che divenne così proprietario a tutti gli effetti di questi terreni. Lusia Bocche Lusia e Bocche. Pur non facendo parte delle antiche proprietà silvo-pastorali della Comunità di Fiemme, può essere interessante riguardo a queste zone riportare i risultati delle rivendicazioni e conseguenti trattative, che hanno portato all’aumento del patrimonio fondiario di Moena. Anche in questo caso si ebbero cessioni di territorio come conseguenza della applicazione in loco dei dettami della Patente imperiale 1848 e della successiva Patente imperiale 3 luglio 1853. Questa ultima legge regolò le procedure per la risoluzione delle controversie legate al riconoscimento e riscatto da parte di Enti pubblici di beni, per i quali si poteva vantare lo scioglimento dei gravami insistenti su di essi. Trattative e decisioni in questo senso hanno interessato i Comuni verso gli Enti maggiori, quali Comunità e Demanio forestale, e tra Comuni e Comuni. Per quanto attiene Moena si tratta di tutto il territorio delimitato dai seguenti confini: ad est Primiero, a sud Carigole e Dossazzo verso il Travignolo, ad ovest i beni di Moena (comunali e prati segabili privati) e a nord la Valle di Fassa17. Comunità e Storia Fonte: Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, Busta 11. Mappa riguardante il territorio tra il torrente Travignolo a sud e la cresta dei monti con le malghe di Lusia e Bocche a nord; ad est la zona di Primiero ed a ovest i Comuni di Predazzo e di Moena. È da considerarsi anche una visione di insieme dell’antico possesso arimannico dipendente dalla Decania di Castello, punto di controllo dei passi Colbricon, Valles e San Pellegrino. La mappa fu destinata alle zone di Carigole e Dossazzo. Carigole verso l’anno 1700 era stata infeudata ad alcuni privati di Fiemme con l’obbligo della manutenzione della strada da Paneveggio a passo Valles. Come già accennato, questa estensione di terreni boschivi e pascolivi, formò nei tempi antichi un unico territorio dipendente dalla Decania di Castello18 e col tempo diventò parte integrante del Demanio19 delle Foreste imperiali di Paneveggio. Nell’anno 1862 furono insinuati a favore di Moena i diritti di far legna, di pascolo, di falciare l’erba, del percepimento dei materiali legnosi per la manutenzione delle fabbriche. La pertrattazione di questi argomenti ebbe luogo con esame dei documenti prodotti dalle parti: il Comune di Moena e l’Erario forestale di Paneveggio. Per Lusia furono individuati tre settori: I. le prative segabili del Comune e dei privati a settentrione della parte boscosa; II. i campivoli detti di Lusia e Costagnella; III. la parte boscosa in confine con il distretto di Carigole quale fondo serviente20. Al riguardo venne deciso concordemente: al Comune di Moena si riconosce la proprietà delle praterie di Lusia, comprese le malghe con i relativi campivoli per una superficie complessiva di circa 355 Ha. Evidentemente si è trattato di riconoscimento di una situazione di fatto. Invece la superficie boscosa, pari a circa 97,5 Ha, viene assegnata in piena proprietà al Demanio forestale di Pa- neveggio, A favore della proprietà pascoliva riconosciuta a Moena, viene ammesso il diritto, gravante sul bosco serviente, di raccolta legna da ardere e del legname necessario alla manutenzione delle due fabbriche e caselli21. Sul fondo serviente boschivo si accetta anche il diritto di pascolo, nonché l’uso della strada che attraversa il bosco, però questo con spese di manutenzione a carico di Moena. Curiosamente viene specificato per il Demanio il diritto regale sui pascoli di Lusia e Costagnella, consistente nella riserva allo stesso Demanio delle piante di alto fusto, giovani e mature, che crescono isolate o in gruppi sui pascoli. Per il legname da opera per la manutenzione dei fabbricati il Comune di Moena è tenuto a pagarne il valore pari ad un quinto del prezzo mercantile o di tarizzo (corrisponde forse all’odierno prezzo di macchiatico). Viene alla fine elencata una serie di condizioni per l’esercizio dei diritti sul fondo serviente. Per Bocche furono individuati quattro settori: I. le sezioni boscose ai Campedeletti; II. le sezioni boscose nel Comune di Tonadico; III. le sezioni pascolative site nel Comune di Predazzo al Lastè con il campivolo; IV. i laghi di Bocche e Lusia. I terreni forestali di cui alle sezioni I e II, pari a circa 331 41 Comunità e Storia 42 Ha, vengono riconosciuti in piena proprietà al Demanio forestale di Paneveggio. A carico di questa proprietà demaniale ed a favore di Moena viene accordato il diritto al percepimento della legna da fuoco e del legname da opera per il mantenimento delle fabbriche della malga a misura del fabbisogno, però al lordo del prezzo di tarizzo. I terreni pascolivi di cui a III e IV (circa 465 Ha) sono attribuiti a Moena , indicando un carico di 400 capi bovini, di 4 fino a 6 cavalli e di 120 pecore nel periodo da giugno a settembre. Come per Lusia, anche per Bocche viene confermato a favore del Demanio di Paneveggio il diritto regale sulle piante resinose che crescono isolate o in gruppi; così vengono anche qui elencate una serie di condizioni che regolamentano l’uso del pascolo. Tutte queste decisioni costituiscono la conclusione definitiva di una secolare situazione fondiaria, derivata dalla originaria proprietà arimannica, ma di fatto ormai goduta in parte anche dalla Comunità di Fiemme e dal Comune di Moena. Della vetusta situazione politico-fondiaria ne rimase prova la tradizionale presenza a San Pellegrino e anche a Paneveggio del Degano della Giurisdizione di Castello in occasione delle annuali solennità festive. Il Somario nobile Al termine di questo ciclo di argomenti dedicati agli effetti delle legge sulla risoluzione dei gravami fondiari dell’anno 1848 riportiamo (a pagina 42) la fotocopia di un elenco completo delle contribuzioni, alle quali per secoli furono soggetti gli agricoltori della Valle per il godimento dei terreni che coltivavano. Tali tributi, espressi qui con il nome somario nobile, potevano essere in denaro o in beni naturali ed erano dovuti a titolo di livello, cioè canone d’affitto perpetuo, o di decima22. Come appare dall’elenco si è trattato, a parte il denaro, di prodotti tipici di zona di montagna, come cereali derivati dalla coltivazione dei campi e di prodotti dell’allevamento del bestiame ovino, caprino, suino e del pollame: agnelli, capretti, formaggio pecorino, spalle suine, uova. Non sono invece rilevanti gli aggravi in prodotti bovini tranne che per il burro crudo o cotto (il burro non può derivare dal latte caprino od ovino, perché a causa dell’estrema minuzia delle particelle di grasso di questi tipi di latte, la panna non può essere ottenuta con l’affioramento naturale). Prevale quindi l’allevamento di animali di piccola mole che del resto fin dai tempi più antichi era nettamente prevalente e largamente legato alla transumanza o all’economia domestica (spalle e uova). Del settore forestale, certamente di enorme peso nella attività economica della Valle, risalta la contribuzione di legna da ardere e della tia, cioè di legno di pino naturalmente impregnato di resina. Non si trova nominato il legname mercantile, perché questo era un prodotto dei beni comunitari, esenti da livello o da decima verso forestieri o verso le chiese. D’altra parte il legname prodotto era soggetto ad apposita imposta, prelevata dal principe-vescovo di Trento o dai conti del Tirolo e loro successori ai Vodi di Lavis, dove arrivava il legname fluitato sull’Avisio, o di Egna agli appositi luoghi di arrivo con trasporto animale. Una certa quantità di legname fu trasportata anche oltre i passi di San Pellegrino o di Valles, ma certo non della rilevanza degli altri due casi, Lavis ed Egna. Errata Corrige: nel numero 2/2011, a pagina 39, nota 5, “…fin dal 1838 è invece da leggere 1438” NOTE Livello: obbligo di una prestazione in moneta o in natura da parte degli agricoltori utilisti a favore dei proprietari del dominio diretto di un immobile. Un Iugero = mq 5.754,64; una Pertica = mq 3,5966. Archivio di Stato Trento, Strigno servitù, busta 96. 4 Secondo questo confronto il fiorino dell’Impero corrispondeva a 0,66 fiorini di Vienne (o austriaci). 5 Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, busta 13. 6 Archivio Comunità di Fiemme, Pergamene, n. 137. 7 Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, busta16. Far ronchi era una pratica che consisteva nel taglio ed esbosco su piccole particelle forestali e, dopo sommaria lavorazione del terreno, vi si seminavano cereali, di solito segale ma anche qualche leguminosa; dopo tre anni le superfici dissodate dovevano tornare alla destinazione originaria di bosco. 8 Archivio Comunità di Fiemme, Commissione distrettuale per lo svincolamento della gleba in Cavalese, sc. 459,2. 9 Archivio della Comunità, Cassetto O, 10 e Pergamene n° 48 e 78. 10 Archivio della Comunità, Commissione distrettuale per lo svincolamento della gleba in Cavalese, sc. 459,2. 11 Nella parlata fiemmese con il termine monte si indicano prati falciabili di utilizzazione stagionale; dopo lo sfalcio estivo questi terreni venivano lasciati al pascolo per le greggi che scendevano dalle zone più alte. 12 Cfr. A. Sommariva in “Studi trentini di scienze storiche”, Trento, n° 2/2011, pag. 433. 13 Archivio della Comunità, Cassetto A, 1. 14 Ibidem, Cassetto E, 7. 15 Il Ragnese veniva anche chiamato Gulden, o fiorino del Reno. 16 Archivio della Comunità, sc. 459, 2. 17 Questi confini si trovano descritti, distintamente per Lusia e Bocche, nei voluminosi incartamenti giacenti presso l’Archivio di Stato di Trento, servitù Cavalese, Busta 11. 18 Per quanto riguarda specificatamente Lusia, essa viene nominata già in un documento dell’anno 1233, con il quale, da parte di un conte di Eppan, venne ceduta in affitto ad un certo Jacobum de Lizana: cfr. F. Huter “tiroler Urkundenbuch, II. Band, Innsbruck 1949. Vedi: I. Giordani – T. Corradini “La Giurisdizione di Castello Fiemme”, Trento 2006, pagg. 20-21 e nota 35 e anche F. Ghetta “La Valle di Fassa”, Trento 1974, pagg. 47 – 50. È forse da ritenere che tale zona abbia rappresentato una delle vie di penetrazione dei Longobardi nel Trentino e che, data la sua importanza strategica ed economica, anche in seguito sia stata mantenuta in stretta dipendenza degli antichi Arimanni, il cui centro politico era Castello. Sicuramente rappresentò una rilevante zona pascoliva tanto per i greggi transumanti, quanto per l’alpeggio estivo di bovini e cavalli. Il territorio della Decania di Castello nel campo politico-giurisdizionale era soggetto alla Tiroler Landesordnung (Costituzione del Tirolo). 19 Demanio ed Erario: complesso di beni in proprietà (demanio) ed in amministrazione (erario) dello Stato. 20 Nella classificazione delle servitù prediali il fondo dominanante rappresenta la parte della proprietà che vanta il diritto, mentre il fondo serviente è il bene gravato dal diritto. 21 Si devono intendere gli edifici destinati ai fienili o alla malga e la parte abitativa utilizzata durante la fienagione e l’alpeggio. 22 Archivio della Comunità, Nuova registratura, SC. 135, 58, abolizione della servitù della gleba. 1 2 3 43 La Comunità di Fiemme Stampato su carta ecologica certificata FSC prodotta da cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile.