La Comunità di Fiemme
periodico di informazione, storia, cultura, attualità
Dicembre 2011 - n. 3
Anno XXIX n. 3 - Quadrimestrale - Spedizione in abb. post. Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di TN - Tassa pagata
La Comunità di Fiemme
SOMMARIO
La Comunità di Fiemme
La Magnifica Comunità di Fiemme
Registrazione Tribunale di Trento
n. 351 del 28.11.1981
DIRETTORE RESPONSABILE:
Mario Felicetti
COMITATO DI REDAZIONE:
Giuseppe Zorzi,
Marco Vanzo,
Filippo Bazzanella,
Patrizia Gilmozzi,
Mauro Morandini,
Mario Iellici
FOTO:
Ufficio Tecnico Forestale
Mario Felicetti
Mondiali 2013
Gruppo Cucaloch Moena
Massimo Piazzi
Livio Morandini
Renato Bernardi
3
L ’editoriale dello Scario
5
Convegno storico nel Palazzo
per i 900 anni dei Patti Gebardini:
La relazione di Paolo Grossi
e Italo Giordani
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I festeggiamenti dei 900 anni
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Dal Consiglio dei Regolani
Ospedale: quale futuro?
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Il progetto alpeggi
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COMUNITÀ CRONACHE
Grande festa a Piazzol
per i 100 anni della Grotta
Benedetta nella Pieve di Fiemme
la nuova bandiera della Magnifica
IMPAGINAZIONE E GRAFICA:
Esperia - Uffici di Cavalese (TN)
900 sasc per 900 egn de libertà
Inaugurato l’obelisco di Moena
STAMPA:
Esperia Srl - Lavis (TN)
A Moena spettacolare rassegna
dei cori della Comunità
Distribuzione gratuita ai Vicini
di Fiemme e ai Vicini emigrati
all’estero che ne facciano richiesta
presso la Segreteria della Comunità
Trecento pompieri a Pampeago
nella spettacolare manovra boschiva
IN COPERTINA:
La messa alla Festa del Boscaiolo
Questo periodico
è associato all’Unione
Stampa Periodica Italiana
MAGNIFICA COMUNITÀ
DI FIEMME
38033 CAVALESE (TN)
Piazza C. Battisti, 2
Tel. 0462 340365 - Fax 0462 239441
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di dati è la Magnifica Comunità di Fiemme
con sede a Cavalese in Piazza C. Battisti 2;
responsabile il Segretario Generale.
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Verso i Mondiali del 2013
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Vicini da ricordare: Filiberto Tiengo
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LA STORIA: Cambiamenti
nella parte orientale di Fiemme
di Tarcisio Corradini
NELL’INSERTO CENTRALE:
Bambini e alberi Vicini
In valle altri bambini
hanno adottato un albero
A cura della Scuola dell’Infanzia
di Tesero e dell’Ufficio Forestale
della Comunità
La Comunità di Fiemme
L’EDITORIALE
...L’anno che sta arrivando
tra un anno passerà…
(Lucio Dalla)
Cari Vicini,
sì, la frase è un po’ provocatoria per la sua banalità, ma
è così veloce il trascorrere del tempo che mi sembrano
passati pochi giorni da quando scrivevo gli auguri sul periodico di fine 2010.
Quello appena trascorso è stato per l’Ente un anno importate, e abbiamo cercato, pur nella sobrietà dei tempi che
viviamo, di celebrarlo degnamente, con il culmine nella
cerimonia del 14 Luglio, giorno in cui è stato firmato uno
dei Patti Gebardini.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per
la riuscita di tutte le manifestazioni, e sono davvero molti,
anche perché Cori, Bande e Vigili del Fuoco, hanno dato
risalto a questa storica data nei convegni che annualmente
la Magnifica Comunità di Fiemme patrocina.
Inoltre mi piace ricordare che molte Regole hanno inteso ricordare questo importante anniversario, che è di tutti
noi, in molteplici e diversi modi, a dimostrazione una volta di più della riccchezza di iniziative e creatività che le
nostre Valli esprimono.
Non volendo fare un elenco esaustivo di ringraziamenti,
per il consueto rischio di dimenticare qualcuno, chiedo
di riconoscersi in quello che faccio per tutti alla scuola di
Predazzo, che ha allestito uno spettacolo teatrale sul tema
dei 900 anni spassoso e allo stesso tempo istruttivo.
Ringrazio loro accomunando tutti, perché quando si vede
l’entusiasmo nei giovani, rinasce la consapevolezza che la
nostra storica istituzione può essere ancora attuale.
A tal proposito mi piace riprendere una citazione del prof.
Paolo Grossi, giudice della Corte Costituzionale, che è
stato protagonista di un pregevolissimo intervento in un
convegno organizzato dalla Magnifica Comunità di Fiemme il 19 novembre, che ha visto anche la presentazione
dei Patti Gebardini da parte del prof. Italo Giordani.
Dice il prof. Grossi: ”La vera proprietà collettiva è un ordinamento giuridico primario, perchè qui si ha una comunità che vive certi valori e li osserva, valori ad essa
peculiari, gelosamente conservati lungo linee generazionali dalla durata almeno plurisecolare, valori meritevoli
del nostro rispetto e della nostra comprensione”.
In questa frase tutto sommato breve, sta gran parte di ciò
che vorremmo trasmettere a coloro che si avvicinano alla
Magnifica Comunità di Fiemme, poche parole che racchiudono una storia che ha pochi eguali in Italia e in Europa.
Come dichiarato più
volte, non vogliamo
che questo tentativo di
far riscoprire la storia
del nostro Ente abbia
termine quest’anno,
ma piuttosto trovi una
continuità anche nei
prossimi anni, poichè
come noto, la cultura
vive di tempi lunghi.
Non nascondo il mio rammarico per non essere riusciti a
riaprire il Palazzo nel corso di quest’anno.
Vi garantisco però che non siamo stati con le mani in
mano, ma al contrario il Consiglio dei Regolani ha lavorato per il suo completamento e lo sta facendo ancora per
progettarne una gestione sostenibile per il bilancio della
Magnifica Comunità di Fiemme.
Per concludere, permettemi di usare la classica espressione dialettale fiemmazza usata a Natale e Capodanno:
- Bon Nadal e la vośa bona man a mì. Giuseppe Zorzi
Scario
Das kommende Jahr
ist in einem Jahr Vergangenheit…
(Lucio Dalla)
Liebe Nachbarn,
es klingt banal, aber die Zeit vergeht so schnell, dass es
mir vorkommt als seien nur wenige Tage vergangen, als
ich die Glückwünsche für die Dezemberausgabe 2010
schrieb.
Das sich zu Ende neigende Jahr war für unsere Körperschaft ein sehr wichtiges Jahr, das wir wegen der herrschenden Konjunktur in bescheidenen Rahmen, aber
würdig gestaltet und gefeiert haben. Der Höhepunkt war
die Feier am 14. Juli, der Tag in dem vor 900 Jahren die
Gebardinischen Verträge unterschrieben wurden.
Ich danke all jenen, die zum guten Gelingen aller Veranstaltungen beigetragen haben. Dies sind wirklich viele:
Chöre, Musikkapellen und Freiwillige Feuerwehren. Sie
haben bei und durch ihren Treffen und Veranstaltungen,
die alljährlich unter dem Ehrenschutz der Generalgemeinde Fleims abgehalten werden, dieses Gedenkjahr besonders hervorgehoben.
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La Comunità di Fiemme
Ich schätze sehr, dass viele Riegeln das heurige Gedenkjahr auf verschiede Art und Weise gefeiert haben. Dies
bestätigt nun mehr den Unternehmungsgeist und die Kreativität die unsere Täler bereichern und zum Ausdruck
bringen können.
Ich danke wirklich Allen, und um keinen zu vergessen verzichte ich auf eine sehr lange Auflistung. Erlaubt mir aber
stellvertretend für alle, die Schule von Predazzo zu nennen,
die das lustige und lehrreiche Theaterstück über unsere
900jährige Geschichte inszeniert hat. Wenn man die Begeisterung der Jugend sieht, versteht man dass unsere geschichtsträchtige Institution immer noch aktuell sein kann.
In diesem Zusammenhang zitiere ich Prof. Paolo Grossi,
Richter des Verfassungsgerichtes, der am 19. November
an einer der Tagungen der Generalgemeinde Fleims teilgenommen hat. Bei genannter Tagung war auch Prof. Italo Giordani, der einen Vortrag über die Gebardinischen
Verträge gehalten hat.
Prof. Grossi sagte: “…ein gemeinschaftlicher Besitz basiert auf eine juristische Ordnung. Nur dann besitzt eine
Gemeinde gewisse Werte, die sie lebt und achtet, Werte die ihr Eigentum sind und die über Generationen und
Jahrhunderte weitergegeben werden, Werte die unseren
Respekt und unser Verständnis verdienen….
Dieser Satz fasst kurz das zusammen, was wir denen übermitteln möchten, die sich unserer Generalgemeinde annähern. Wenige Worte, die eine Geschichte darstellen, die nur
wenige gleichwertige Beispiele in Italien und Europa findet.
Wie bereits mehrmals erklärt, möchten wir, dass der angefangene Versuch zur Neuentdeckung der Geschichte
unserer Körperschaft auch in den nächsten Jahren weitergeführt wird, denn bekanntlich überdauert die Kultur
Jahrhunderte und Jahrtausende.
Ich bin betrübt, dass wir den Palast heuer noch nicht eröffnen konnten. Ich garantiere aber, dass wir im Riegelrat sehr
tatkräftig gearbeitet haben, um die Fertigstellung der Arbeiten voranzutreiben und um eine Führung zu finden, die
für den Haushalt der Generalgemeinde Fleims tragbar ist.
Ich wünsche Allen eine besinnliche Weihnachtzeit und
einen Guten Rutsch ins Neue Jahr!
Giuseppe Zorzi
Scario der Generalgemeinde Fleims
L’anno che sta arrivando
tra un anno passerà…
(Lucio Dalla)
Stimè Vejign,
Ei, l pensier l’é mingol provocatorie te so banalità, ma l va
tant coran l temp che me sà che sie passà demò pöc dì da
canche scriveve i augures sul bolatin de fin 2010.
4
Chel tanche passà l’é stat per l’Ent n an emportant e aon
vardà, semper te l’otica del sparagn che domana i tempes
che vivon, de l zelebrar come che l meritava, soraldut co
la zerimonia dai 14 de luio, la dì che l’é stat sotscrit un di
Pac Gebardign.
Voi rengraziar duc chi che à laorà percheche le manifestazion le abie bon éjit, e i é dalbon tenc, ence perché Cores,
Museghes e Studaföch i ge à dat spico a chesta storica
data ti convegnes patrozinè ogni an da la Magnifica Comunità de Fiem.
Me piasc ence dir che n mulge de Regole le à volù per
so cont recordar chest ciaudean, che l’é de duc noiautres,
con manifestazion desvalive, a desmostrazion na oita de
più de la richeza de creatività e scomenzadiva de nosce
valade.
No noi far jù na fila de rengraziamenc, col risćio magari
de lasciar fora valgugn, per chest domane de se recognoscer te chel che fae per duc te la scola de Pardac, che l’à
metù ensema n teater sul tema di 900 egn passè, n spetacol da grignar e tel medemo temp istrutif.
Tel rengraziar ic me oije a duc, percheche canche se vesc
la gaissa ti jovegn, renasc la convinzion che noscia storica
istituzion la sie amò viva e atuala.
A chest propojit me piasc tor cà na citazion del prof. Paolo Grossi, giudize de la Cort Costituzionala, che l’à portà inant n intervent meritégol te n convegn endrezà da la
Magnifica Comunità de Fiem ai 19 de november, canche l
prof. Italo Giordani l’à prejentà i Pac Gebardign.
L disc l prof. Grossi: “La vera proprietà collettiva è un
ordinamento giuridico primario, perchè qui si ha una comunità che vive certi valori e li osserva, valori ad essa
peculiari, gelosamente conservati lungo linee generazionali dalla durata almeno plurisecolare, valori meritevoli
del nostro rispetto e della nostra comprensione”.
Te chest pensier belebon curt, l’é int gran part de chel che
volessane ge trasmeter a chi che se arvejina a la Magnifica
Comunità de Fiem, pöce parole per contar na storia che no
n’é na compagna te duta Italia e te l’Europa.
Desche declarà più oite, no volon che chest se sproar per
far cognoscer la storia de nosc Ent l se finisce chest an, ma
piutost che l seghite inant ence ti egn che vegn, perché, se
sa, la cultura la vif de tempes lonc.
Per finir, no scone mio despiazer per no esser stac bogn de
riaverjer l Palaz via per chest an.
Ve garantisce però che se aon dat le man d’intorn, e che l
Consei di Regolegn l’à laorà per l finir sù e l laora inant
per dezider che gestion ge dar, che la stae int tel bilanz de
la Magnifica Comunità de Fiem.
E en ultima, permeteme de dorar la classica esprescion
fiamaza che se disc da Nadal e da l’An nöf:
- Bon Nadal e la vośa bona man a mì. Giuseppe Zorzi
Scarie
Comunità Storia
CONVEGNO STORICO NEL PALAZZO
per i 900 anni dei patti Gebardini
Le celebrazioni per i 900 anni della storia ufficiale della magnifica Comunità di Fiemme si sono concluse il 19 novembre scorso con un importate convegno nel salone centrale del restaurato Palazzo della sede. Molto apprezzate le
relazioni del professor Italo Giordani e del professor Paolo Grossi.
Una delle ultime iniziative della Magnifica Comunità di
Fiemme per ricordare il 900° anno dei Patti Gebardini è
stata programmata lo scorso 19 novembre nel salone centrale del restaurato Palazzo di Cavalese, dove si è tenuto
un breve quanto importante convegno dal titolo “I Patti
Gebardini: 1111-2011”. Ne sono stati protagonisti, come
ispirati relatori, il professor Italo Giordani, insigne studioso della storia comunitaria, ed il professor Paolo Grossi,
storico del diritto e giudice della Corte Costituzionale.
Ha aperto l’incontro lo Scario Giuseppe Zorzi, salutando
innanzitutto i relatori e tutte le persone intervenute, tra le
quali alcuni docenti universitari provenienti da tutta Italia: Giorgio Pizziolo da Firenze, Francesco Nuvoli di Sassari, Roberto Scotti di Nuoro, Gianpaolo Azzoni di Pavia,
Vincenzo Ferrari di Milano, Francesco Macario di Roma,
Pietro Nervi dell’Università di Trento. Tra i presenti anche Rita Amicarelli del Politecnico di Firenze.
Parlando di lui come del “più autorevole giurista italiano”, lo Scario ha citato il libro di Grossi del 1977 intitolato “Un altro modo di possedere”, qualificandolo come “il
più pregnante sulle proprietà collettive e paradossalmente
sempre più attuale”.
Zorzi ha anche ribadito che “quello di oggi non vuole essere un appuntamento a se stante, episodico, ma il primo
di una serie di incontri che ci proponiamo di tenere in
questa altrettanto prestigiosa sala. A tal fine” ha sottolineato “abbiamo composto un Comitato Tecnico-Scientifico,
per riuscire a mantenere questi appuntamenti ad un livello
elevato, come ingente è il patrimonio storico che questo
nostro Ente racchiude e conserva. Credo che abbiamo
sempre più bisogno di momenti di riflessione istituzionale, perché le proprietà collettive siano sempre più valorizzate. Oggi quindi è l’inizio di un percorso. Crediamo e
speriamo che la formula sia gradita a tutti”.
Con altrettanto calore è stato ovviamente salutato e ringraziato il prof. Giordani, reduce da una apprezzata serie
di conferenze tenute in estate in diversi paesi di Fiemme.
Il professor Grossi ha quindi assunto la presidenza del
convegno, dopodiché è intervenuto l’assessore provinciale dottor Mauro Gilmozzi, sia come Vicino della Magnifica che per portare il saluto ufficiale della Provincia
Autonoma di Trento. “Oggi” ha detto tra l’altro l’esponente politico provinciale “si inizia un ragionamento che
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Comunità Storia
continuerà a parlare degli usi civici
e delle istituzioni come modo di vivere la nostra autonomia di uomini
radicati sulle montagne, che hanno
sempre operato nel nome della libertà, secondo modelli di rete ispirati al
principio della solidarietà. È importante ripensare e rendere moderne
le visioni che rappresentano questo
territorio”.
Ha preso quindi la parola il professor Giordani per raccontare, con la
consueta precisione e ricchezza di
documenti, le vicende del 1111 e le
conseguenze che, nel corso dei secoli, sono derivate per la Magnifica,
attraverso l’analisi di questo storico
accordo e degli altri momenti che
hanno accompagnato le successive
vicende plurisecolari. La relazione
Lo Scario consegna il sigillo della Magnifica al prof. Paolo Grossi
nella sua completezza è riportata
nelle pagine seguenti di questo nueconomico e voi siete stati i primi ad avere una coscienmero del periodico, assieme ad alcune foto di documenti
za ambientale, sotto forma di rispetto per l’intero tessuto
importanti.
ecologico. È uno dei motivi di orgoglio su cui credo dobbiate farvi valere”.
Al termine della mattinata, lo Scario ha fatto omaggio al
L’intervento di Paolo Grossi
prof. Grossi di due pubblicazioni importanti del’Ente stoLa seconda parte del convegno ha visto protagonista il
rico di Fiemme e del sigillo per i 900 anni della Magnifica.
professor Grossi, dichiaratosi subito “onorato e commosNella serata successiva di domenica 20 novembre, presso per essere nel cuore di un assetto fondiario collettivo
so il Palacongressi, è seguito un bellissimo concerto della
il cui splendore è rivelato da questo Palazzo e da questa
Scuola di Musica “Il Pentagramma di Fiemme e Fassa”,
terra, divenuta una sorta di Paradiso Terrestre” e portando
che, appena poche ore prima, sabato alle 15, aveva inauil saluto del presidente della Corte Costituzionale come
gurato a Tesero la nuovissima sede. Al concerto, intitolato
“segno dell’attenzione con la quale si guarda a questa re“Il magnifico mondo della musica per il cinema”, hanno
altà viva, a questo diritto vivente di cui voi siete portatori.
dato vita i gruppi strumentali, il coro e l’orchestra della
900 anni” ha sottolineato “sono un’enorme ricchezza che
scuola, con un centinaio di ragazzi di Fiemme e Fassa,
voi avete avuto e conservato e che oggi viene trasmessa a
davanti ad un folto pubblico che ha particolarmente apfigli e nipoti”.
plaudito l’esibizione.
L’illustre ospite si è quindi soffermato sul valore profondo
delle proprietà collettive, già evidenziato nella sua pubblicazione del 1977, richiamando anche gli studi di Gian Gastone Bolla, indimenticato avvocato delle Regole Ampezzane, e di Carlo Cattaneo, economista che, verso la metà
dell’800, ha espresso il massimo sostegno delle comunità
agrarie, dando dignità etica, sociale e giuridica a queste
realtà, delle quali, ha commentato, “voi siete una delle
espressioni più limpide, una realtà che va rispettata fino
in fondo da parte di tutta la comunità nazionale”. Grossi ha parlato di “terra, generazioni e lavoro” come delle
“assi portanti della proprietà collettiva, un fenomeno” ha
aggiunto “molto eroso nel centro e nel sud dell’Italia e
qui invece mantenuto intatto, ad indicare, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, quali siano
le modalità di recupero delle zone di montagna. Questo”
ha concluso “è un messaggio forte anche sotto il profilo
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Comunità Storia
LA MAGNIFICA COMUNITÀ DI FIEMME
festeggia un anniversario di nove secoli
19 novembre 2011:
la relazione del prof. Italo Giordani
Un deferente saluto all’illustre ospite e a tutti gli invitati a
questo incontro. Sarebbe una grande presunzione da parte
mia ritenere di poter presentare la complessità della storia
della Magnifica Comunità di Fiemme in una manciata di
minuti, per cui mi limito necessariamente ad alcuni aspetti.
Quest’anno si festeggiano i 900 anni trascorsi dalla stipula di due accordi, avvenuta a Bolzano nei giorni giovedì
13 e venerdì 14 luglio 1111 tra i rappresentanti della Comunità di Fiemme ed il vescovo conte di Trento. Sottolineo con una certa enfasi il numero di anni di questo anniversario: 900 anni, nove secoli, che sono una enormità,
tanto più considerevole in quanto non vi è interruzione di
continuità. La Comunità di Fiemme di oggi, pur diversa nelle competenze e nelle modalità di gestione, ha però
l’amministrazione diretta del medesimo territorio di quella antica giunta fino ad inizio Ottocento [si tratta di circa
200 kmq, di cui oltre 100 coltivati a bosco]; pertanto ne è
legittimamente l’erede.
Di questi 9 secoli ben sette sono trascorsi sotto il Principato vescovile di Trento, uno circa sotto l’Impero austriaco prima e austroungarico poi; mentre da meno di 100
anni la Comunità fa parte dello Stato italiano, di cui 30
durante la monarchia e i rimanenti durante la repubblica.
Solo per inciso la nostra divenne Provincia autonoma nel
1972, cioè quaranta anni fa circa.
La Comunità era ancora più antica.
Va subito chiarito che noi non stiamo festeggiando i 900
anni della nascita o della fondazione della Comunità di
Fiemme, se mai ne ha avuta una. Infatti nove secoli fa
si stipularono degli accordi tra due controparti, le quali,
ambedue, il vescovo conte da una parte e gli uomini di Fiemme dall’altra, rappresentavano istituzioni ovviamente
già esistenti.
Abbiamo la copertina del libretto contenente tradotti in
italiano, tra gli altri, il documento di fondazione del Principato vescovile di Trento nel 1027 e i Patti gebardini; di
ambedue, in fondo, è poi riportato anche il testo originale
in latino. L’istituzione del Principato vescovile di Trento,
come emanazione diretta del Sacro Romano Impero Germanico, risaliva pertanto a circa un secolo prima; l’istituzione della nostra Comunità la si può ragionevolmente far
risalire ad almeno tre secoli prima, in epoca carolingia.
Archivio della Comunità, pergamena del 1234: ricognizione dei
confini della Comunità a nord-ovest
Le copie dei documenti a noi pervenute e la datazione
controversa.
Quindi si festeggiano dei patti, degli accordi di grande
rilevanza giuridica. Dei nostri due patti non ci sono pervenuti gli originali ma delle copie, la più importante delle
quali, dell’anno 1322, contiene ambedue i patti ed è conservata alla Biblioteca comunale di Trento.
La datazione effettiva dei due documenti crea qualche
problema tra gli storici appunto per il fatto che non ci sono
pervenuti gli originali, ma delle copie, nelle quali alcuni
errori di datazione sono evidenti, altri meno. Ma almeno
su uno quasi tutti concordano che, nonostante un vistoso
errore di datazione, esso sia stato effettivamente redatto a
Bolzano nell’anno 1111, pertanto il nostro anniversario di
900 anni è pienamente giustificato.
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Comunità Storia
Perché si sono redatti due documenti.
A Bolzano in quell’anno sono stati stipulati due accordi,
in due giorni diversi ma susseguenti, perché si tratta di
contenuti molto diversi.
Nel primo documento, quello di giovedì 13 luglio, il vescovo conte concede agli uomini di Fiemme l’esenzione da ogni dazio nell’ambito del Vescovado di Trento in
cambio del pagamento annuale di 24 “arimannie”, in dialetto locale “romanìe”.
Nel secondo documento, quello di venerdì 14 luglio, gli
uomini di Fiemme accettano, o meglio devono accettare
che il vescovo conte invii da Trento un giudice, però solo
due volte all’anno, sia per amministrare la giustizia con
l’obbligatoria presenza dei giurati locali, sia per incassare
le romanìe.
Quindi il primo documento, quello di giovedì 13 luglio, è
una parziale esenzione fiscale da parte del vescovo conte, una concessione a favore degli uomini di Fiemme; il
secondo documento, quello di venerdì 14 luglio, è l’obbligatoria accettazione da parte degli uomini di Fiemme
della loro dipendenza giuridica e fiscale dal vescovo conte
di Trento.
Perché questi patti sono denominati “gebardini”?
Coloro che hanno stipulato quegli accordi sono da una
parte i rappresentanti degli uomini di Fiemme, dall’altra
il vescovo conte di Trento. In un documento si mostra
una delle tre volte in cui il vescovo conte viene nominato.
Si tratta di Gebardo (1106-1120? non sappiamo quando
esattamente sia morto), nominato vescovo conte di Trento
dall’imperatore Enrico V e non dal papa. Non si hanno
moltissime notizie su questo vescovo conte Gebardo, sappiamo però che era tedesco e che fu cancelliere italiano
dell’imperatore.
Chi era il conte Adelpreto, “avvocato” del vescovo?
Nella stipula di tutti e due patti a Bolzano è presente l’ “avvocato” del vescovo conte di Trento, il conte
Adelpreto, nominato all’inizio e alla fine di ambedue i
documenti. Si sa che la “avvocazia” era una istituzione
medievale con cui si accompagnava al vescovo un laico
potente, il quale ne avrebbe dovuto prendere le difese e
sostenerne le ragioni. Non tutti gli storici concordano sul
fatto che questo Adelpreto sia il capostipite dei conti di
Tirolo; però dal XII secolo fino al 1802 tale carica spettò
effettivamente ai conti del Tirolo e ai loro successori, gli
Asburgo, avvocati della Diocesi di Trento, della Diocesi
di Bressanone e della Diocesi e Patriarcato di Aquileia.
Perché questi accordi sono stati stipulati a Bolzano?
Un documento riproduce uno dei due punti in cui si nomina il luogo di redazione dei due documenti, la città di Bolzano. All’epoca dei patti la città non solo era in Diocesi di
Trento, ma era pure territorio soggetto alla giurisdizione
temporale del vescovo di Trento, il quale era stato infeu8
Archivio della Comunità, pergamena con sigillo del 1314:
privilegio enriciano
dato dall’imperatore anche della Contea di Bolzano per
l’appunto. Nella città il Vescovo Conte aveva il suo palazzo fortificato (poi distrutto dal conte del Tirolo Mainardo
II) e la stessa era amministrata da suoi funzionari.
Teniamo poi presente il fatto che Fiemme, dal punto di
vista commerciale, ha sempre gravitato più verso Bolzano
che verso Trento, come attesta un impressionante numero di documenti nell’arco di almeno sei secoli conservati
nell’archivio della Comunità.
Comunità Storia
Biblioteca Comunale di Trento, pergamena del 1322: copia dei Patti Gebardini
Chi sono i rappresentanti di Fiemme?
In quattro documenti vengono evidenziati i nomi dei rappresentanti di Fiemme: Bruno de Cadrubio; Martino
de Avarena; Gasperto de Cavalleso; Mençio de Tesedo,
vallis Flemi. Nei documenti della Comunità è molto frequente trovare scritti i nomi dei suoi rappresentanti, specie se bisognava andare a Trento o a Bolzano o a Innsbruck o a Vienna o comunque a trattare questioni di una
certa rilevanza; ed altrettanto frequentemente si ritrova il
rispettivo precedente documento ufficiale di nomina di
tali rappresentanti.
Patto di giovedì 13 luglio: cosa comportava l’esenzione
da ogni dazio?
In un documento si elencano le importantissime frasi che
sancirono l’esenzione della valle di Fiemme da ogni dazio
nel territorio del Vescovado di Trento. Alla luce di quanto
accaduto successivamente nella storia di Fiemme, si può
affermare che il patto di giovedì 13 luglio 1111, quello
sull’esenzione dai dazi, sia stato di enorme rilevanza economica. In un altro documento si evidenziano le frasi in
cui, probabilmente dopo contrasti forse anche vivaci, gli
abitanti di Fiemme nel corso di una cerimonia feudale
hanno accettato l’imposizione delle 24 romanìe in cambio
dell’esenzione dai dazi.
La conseguenza fu che, rifacendosi continuamente al dettato dei Patti, i rappresentanti della Comunità discussero,
litigarono, lottarono e protestarono per secoli contro i dazieri del principe vescovo di Trento e contro i dazieri della
città di Bolzano, per rivendicare il loro diritto all’esenzione del dazio sulle merci necessarie al mantenimento della
popolazione. Non sempre la ebbero subito vinta e mai la
ebbero facile, tant’è vero che almeno sui dazi delle merci in uscita, legname in primo luogo, ma anche agnelli e
capretti, dovettero in parte soccombere; così come talvolta furono soggetti al pagamento di imposte straordinarie,
dette colte o taglioni.
Patto di venerdì 14 luglio: come funzionava l’amministrazione della giustizia?
Col patto di venerdì 14 luglio, invece, si giunse dunque
all’accordo che il vescovo conte, titolare dell’amministrazione della giustizia nel suo territorio in conseguenza
dell’investitura imperiale, avrebbe inviato in Fiemme il
suo giudice o vicario o, come si diceva allora gastaldo
oppure gastaldione. Il suo invio in valle però venne limitato alle consuetudini allora in uso, vale a dire il fatto
che l’amministrazione della giustizia avveniva come fatto
pubblico due volte all’anno, non solo in Fiemme bensì
ovunque, in occasione dei due placiti di memoria caro9
Comunità Storia
lingia, cioè nel corso delle assemblee generali collettive
del primo di maggio e dell’ 11 novembre a San Martino. Inoltre si concordò che il gastaldione amministrasse
la giustizia con l’obbligatoria e consuetudinaria presenza
del consiglio dei giurati di Fiemme.
Come andò a finire in seguito con questo accordo riguardante la giustizia? La promessa dell’invio del gastaldione
due volte all’anno venne ben presto vanificata. Infatti un
secolo e mezzo dopo la valle di Fiemme venne occupata
dal conte del Tirolo Mainardo II, il quale, come fece ovunque compresa la città di Trento, installò in Fiemme un suo
giudice ed un suo capitano permanenti, quest’ultimo alloggiato nel castrum di Castello di Fiemme, considerando
nulli i Patti gebardini riguardo a questo privilegio.
Così accadde che, nel 1314, quando il figlio di Mainardo,
Enrico, restituì la valle di Fiemme al vescovo Enrico di
Metz, questi non fece altro che continuare col medesimo
sistema, tenendo in valle da allora e fino al 1802 un suo
giudice o vicario vescovile permanente.
In un altro documento si evidenzia la frase in cui tra i
rappresentanti di Fiemme ed il vescovo conte Gebardo si
concordò che alle udienze processuali fosse sempre presente il consiglio dei giurati locali. Tale partecipazione
del consiglio dei giurati di Fiemme alle udienze processuali (che non era un fatto eccezionale, ma normale negli
usi dell’epoca) rimase in vigore fino al 1802. Anzi, di fatto noi troviamo che assieme al consiglio (formato da 14
persone: 4 giurati di banco e 10 giurati di consiglio) alle
udienze processuali in Fiemme è sempre stato presente lo
scario, cioè la massima autorità della Comunità di Fiemme, sia nei processi civili sia in quelli penali.
Non solo. Da evidenze posteriori risulta che le prigioni
erano poste in un edificio di proprietà della Comunità di
Fiemme, soggetto al pagamento delle romanìe, situato in
piazza a Cavalese a ridosso del quale si trovava il banco
della reson, cioè il luogo pubblico per l’amministrazione
della giustizia. Lo scario aveva le chiavi delle prigioni poste in quell’edificio e il giudice vescovile, quando voleva
incarcerare qualcuno, doveva chiedere allo scario di aprirle, cosa che non fu sempre concessa. Addirittura quando
le carceri a fine Quattrocento vennero spostate dall’edificio della Comunità al palazzo vescovile, lo scario ne mantenne sempre le chiavi.
In Fiemme pertanto abbiamo avuto questo risultato eclatante, possibile solo nel medioevo: per incarcerare un delinquente nelle prigioni collocate nell’edificio di proprietà
del signore e principe di Trento, nonché abitazione del vicario e del capitano vescovili, il giudice doveva chiedere
l’autorizzazione allo scario che ne custodiva le chiavi. E
questo fino al 1802.
Cos’erano le romanìe a cui Fiemme fu soggetta fino al 1848?
Un documento propone la sommatoria (mi scuso per il
brutto termine) delle romanìe pagate in Fiemme verso il
1260. Da molti documenti posteriori vediamo che in Fi10
Copertina di “La Magnifica Comunità di Fiemme. I principali documenti della sua storia”, edito nel 2009 dalla Comunità
emme, col termine dialettale romanìe, di per sé si intendevano le contribuzioni dovute alla mensa vescovile di
Trento in applicazione dei Patti gebardini del 1111. Tali
contribuzioni non vennero mai a cessare, neppure quando il Principato vescovile venne assorbito nell’Impero
asburgico nel 1802; ma continuarono fino all’abolizione
degli oneri feudali in seguito all’apposita legge firmata
nel 1848 dall’imperatore Francesco Giuseppe, appena salito al trono.
A quanto ammontavano come valore le romanìe?
Abbiamo in un altro documento la sommatoria in tedesco
dei redditi vescovili pagati in Fiemme nell’anno 1406. Per
quanto riguarda il valore complessivo delle romanìe pagate in Fiemme, documenti della Comunità della seconda metà del Cinquecento e della prima metà del Seicento
parlano di circa 300 fiorini all’anno, che corrispondevano
complessivamente a poco più di due anni di lavoro di un
maestro artigiano. Di per sé non sarebbe stata una gran
Comunità Storia
cifra; ma se pensiamo che, quando si parla di questo importo, tali pagamenti erano in vigore già da almeno quattro secoli, si può dire che inizialmente era un’imposizione
piuttosto gravosa. È anche vero che nel Principato vi erano realtà locali messe assai peggio rispetto alla valle di
Fiemme.
Chi era effettivamente soggetto al pagamento delle romanìe?
Da quanto risulta dalla documentazione di poco posteriore a partire dal 1236, l’imposizione delle romanìe fu addossata agli edifici, con esclusione di quelli soggetti alla
furia delle acque, come mulini, fucine o segherie. Quindi
un’imposta fondiaria. Successe poi che molti proprietari,
nel corso del tempo, riuscirono a spostare l’imposizione
fiscale o su una parte della casa (fienile e stalla o tabià),
oppure su altri edifici di minore importanza, oppure ancora su campi. Comunque sia, il proprietario di quella casa o
di quel terreno registrati nel quaderno dei giurati, versava
ogni anno quanto dovuto, ad eccezione delle pecore, che
invece si consegnavano a rotazione.
Quale risonanza ebbero questi patti nei secoli successivi?
Dal punto di vista formale la copia dei Patti Gebardini è
ripetuta in numerose conferme dei privilegi di Fiemme rilasciate dai principi vescovi di Trento fino al 1795; quindi
si può dire che abbiamo un ininterrotto ripetersi di quei
documenti, anche se la lettera del testo non era in gran
parte più compatibile con le mutate circostanze temporali
e politico-amministrative.
Dal punto di vista concreto l’istituzione dei giurati, così
come il diritto dello scario di tenere le chiavi delle prigioni sono durati fino alla cessazione del Principato vescovile
nel 1802; e fino a quell’anno la presenza del vicario o giudice vescovile fu permanente. Anche le romanìe previste
dai Patti sono sempre state pagate in Fiemme fino al 1848.
Vediamo in una serie di immagini la più antica documentazione a noi pervenuta della sommatoria dei redditi vescovili pagati in Fiemme, databile a prima del 1241. Si
tratta di un documento contenuto nel Codex Wangianus
minor. In esso si nomina per la prima volta il Monte Feudale di Predazzo.
Il documento sulla caccia nel 1230 circa
C’è un documento del 1230 circa, in cui tra il resto si parla
del libero diritto di caccia in Fiemme. Devo infatti mettere
in grande evidenza che noi ritroviamo nelle consuetudini di Fiemme diritti che non sono espressamente scritti
nei Patti, tanto da far pensare a qualche altro documento
preparatorio o preliminare, oppure di contorno, a noi non
pervenuto. Potrebbe essere di questo tipo, ad esempio, il
diritto dello scario di partecipare a tutte le udienze processuali e di tenere le chiavi delle prigioni, come visto in precedenza. Oppure il fatto che la Comunità di Fiemme fino
al 1802 ha avuto un proprio codice civile e penale, diverso
in molti articoli da quelli della città di Trento, cosa solita-
mente ignorata pur essendo di enorme rilevanza giuridica.
In questo documento del 1230 circa c’è pertanto questo
rilevante dato. Accadde in quel lasso di tempo che due
cacciatori di Fiemme vennero fermati, insultati e schiaffeggiati da un nobilotto al servizio dei signori di Egna, i
quali a quel tempo erano infeudati dal vescovo della giurisdizione di Fiemme. La Comunità protestò vivamente, facendo leva sui propri usi e sulle proprie consuetudini. Tale
diritto della Comunità di libera caccia e pesca su tutto il
suo territorio da parte dei suoi vicini durò ininterrottamente fino al 1802, espressamente confermato in seguito
anche dal privilegio del vescovo Enrico di Metz nel 1314.
La domanda è la seguente: in un realtà medievale in cui
la caccia e la pesca erano un diritto esclusivo del signore
territoriale, come facevano gli uomini di Fiemme a protestare per tale loro diritto nel 1230? Forse che il vescovo
di Trento l’aveva loro generosamente elargito? Inconcepibile: nessun signore avrebbe ceduto un tale diritto a dei
villani montanari, ma solo, e saltuariamente, a qualche
altro signore!
Il documento di confinazione del 1234
Faccio un’altra osservazione su un dato che pure considero di notevole rilevanza. C’è una immagine del documento di confinazione del 1234 e in esso si scrive una cosa
solitamente ignorata dagli storici. Quando in quell’anno
venne effettuata la ricognizione dei confini tra Fiemme
e le comunità circostanti di Egna, Montagna e Aldino, si
affermò per iscritto che “tali confini erano stati determinati più di cento anni prima”; il che significa che si fece
riferimento indiretto ai Patti gebardini del 1111.
Il privilegio enriciano del 1314
Stessa cosa viene per lo più ignorata quando si cita il cosiddetto privilegio enriciano, cioè il documento del 1314
con cui il vescovo Enrico di Metz rinnovò alla Comunità l’investitura dei monti di Fiemme, col diritto di caccia
e di pesca, di pascolo e di taglio del legname; infatti in
quello vi è scritto che tali diritti erano state stati riconosciuti “duecento anni prima”; cioè, ancora una volta, si
rinviò ai Patti gebardini del 1111. E questi due richiami
temporali, sia chiaro, sono ambedue precedenti alle copie
trecentesche a noi pervenute, con tutti i loro problemi di
datazione.
Conclusione
Il tempo non consente di approfondire oltre un tema, quello della storia della nostra Magnifica Comunità, di grande
vastità e complessità, come attestano i 2845 documenti
conservati nel nostro archivio nella sola parte storica,
quindi esclusa quella moderna, dal primo originale del
1234 agli ultimi del 1811. Grazie della vostra attenzione.
Italo Giordani
11
Comunità Storia
I FESTEGGIAMENTI
dei 900 anni
Eletto dai vicini di Ziano, dopo la nomina dello Scario
(21.01.2011) ho ricevuto dal consiglio dei Regolani, su
proposta dello Scario medesimo, la delega a occuparmi di
scuola, cultura e celebrazioni dei 900 anni dell’esistenza
documentata del nostro Ente valligiano. Nei giorni successivi mi sono ritrovato tra le mani un corposo piano,
compilato dal Regolano che aveva in precedenza in capo
la mia delega, piano molto interessante e accurato che
però purtroppo non era mai decollato e tantomeno mai era
stato finanziato.
Mi sono trovato a quel punto di fronte a un bivio: riprendere in mano quel documento e realizzarlo in toto com’era
confezionato o redigerne uno nuovo in tempi brevissimi
e calibrato su di un numero più ristretto d’iniziative. La
scelta è caduta sulla seconda ipotesi. Nominato un comitato composto di persone indicate dai Regolani, attraverso
numerose riunioni si è giunti alla formulazione di un progetto di massima da presentare agli uffici provinciali allo
scopo d’ottenere dei finanziamenti che, uniti alle nostre
risorse, avrebbero consentito di mettere in pista le varie
iniziative proposte.
È stato creato anche un logo, realizzato dall’artista e grafica Jessica Sieff di Ziano, che ha contraddistinto fino ad
oggi tutte le iniziative, sia quelle ufficiali sia quelle nate
spontaneamente nelle varie Regole su iniziativa dei più
disparati soggetti.
Per tutta una serie di motivi la programmazione predisposta, ha subìto forti condizionamenti, alcune date e parte
degli eventi previsti sono stati rinviati, alcuni dall’estate all’autunno, altri al prossimo 2012. Nonostante queste
difficoltà oggettive, unite a quelle di ordine economico,
il traguardo dei 900 anni di storia documentata della Magnifica Comunità di Fiemme ha visto il susseguirsi di una
nutrita serie di momenti che, sul territorio delle varie Regole, hanno posto con forza l’accento su quest’importante
ricorrenza. Il prestigioso compleanno, celebrato a Cavalese, per la regia di Michele Longo di Tesero, nella pregnante serata del 14 luglio, data in cui ricorrevano esattamente
i nove secoli dalla stipula, ha visto la partecipazione di
molte autorità, tantissimi Vicini ed anche numerosi turisti.
A onor del vero, il preludio alle celebrazioni è arrivato dal
mondo della Scuola: infatti, le classi quarte della Scuola Primaria di Predazzo, nella serata di martedì 1 giugno
hanno presentato uno spettacolo teatrale dal titolo “La
Magnifica ....... che storia”. Domenica 12 giugno è seguita la partecipazione alla giornata ecologica Fiemme
senz’auto; la Comunità era presente nell’area di sosta tra
Ziano e Panchià con un proprio spazio espositivo, dove
12
ha trovato posto anche
la creazione artistica di
Luisa Vanzetta di Ziano, che ha esposto un
particolare strumento
musicale di grandi dimensioni, una specie
di xilofono dai colori
vivaci, realizzato con
tavolette d’abete armonico della Comunità.
Nei giorni 4, 6 e 8 luglio si è registrata la
messa in onda di tre
programmazioni speciali di RTTR dedicate
alla Magnifica.
E veniamo al capitolo di Trodena. Questa Regola è stata l’unica che, con un proprio articolato programma, ha
dato grandissimo risalto ai suoi 900 anni e conseguentemente anche all’anniversario della Comunità (infatti,
Trodena appare storicamente per la prima volta proprio
nel documento dei Patti gebardini del 1111) mettendo in
cantiere una nutrita serie d’iniziative di notevole spessore,
passando per conferenze (relatori Raffaele Zancanella e la
dott.ssa Chiara Felicetti), raduni, concerti, feste popolari,
conferenze stampa, e organizzando pure, domenica 10 luglio, il 69° Concertone delle Bande del nesso comunitario. Procedendo con ordine riscontriamo poi, gestita dalla
Banda Sociale di Cavalese, la settimana storica dedicata
alle Strie, all’interno della quale, nel corridoio delle carceri del Palazzo storico è stata apposta una targa a ricordo
e monito del triste e buio periodo in cui lì furono incarcerate, agli albori del XVI secolo, numerose donne accusate
di stregoneria. Negli stessi giorni, nel Salone del Consesso ha avuto collocazione un pregevolissimo concerto del
Quartetto di Cremona, che la Fondazione Stradivari, invitata dall’APT, ha dedicato ai 900 anni della Magnifica.
Il concerto è stato ripetuto in Valmaggiore, al Bosco che
suona nella mattinata successiva, sabato 23 luglio, con
dedica di un maestoso abete armonico ai quattro musicisti
ed uno alla Fondazione.
Mi pregio anche ricordare lo spettacolare Convegno dei
Vigili del fuoco di Fiemme, celebrato a Predazzo il 23
e 24 luglio, dove, nonostante la marcata inclemenza del
tempo, il corpo organizzatore ha reso omaggio alla Comunità, predisponendo una scritta, collocata sui prati sovrastanti la piazza centrale, scritta che, una volta incen-
Comunità Storia
diata, ha riprodotto la data 1111, a ricordo della stipula
dei Patti gebardini.
Sabato 30 luglio, per l’organizzazione dell’assessorato
alla Cultura del Comune di Predazzo, il professor Italo
Giordani ha tenuto un’interessantissima serata incentrata
proprio sui contenuti dei documenti che sancirono il Patto
tra i fiemmazzi e il Principe vescovo.
Mercoledì 10 agosto, nel Revelìn del Palazzo storico è stato organizzato, a cura dell’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Cavalese, il Ballo dei 900 anni.
Come non ricordare poi la grande festa popolare svoltasi
sabato e domenica 20 e 21 agosto in quel di Trodena, con
gran risalto per i 900 anni del paese e della Comunità,
festa alla quale ha presenziato anche il presidente della
Giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder.
Giovedì primo settembre è uscita nelle edicole la rivista
GEO: all’interno ha trovato ampio spazio un servizio
sulla Cerimonia del 14 luglio a Cavalese; l’articolo era
completato da una corposa parte che tratteggiava la storia
dell’Ente e ne metteva in risalto le innumerevoli peculiarità nel campo del diritto, dell’economia e della tradizione.
L’assessorato alla cultura di Predazzo ha proposto venerdì
2 settembre una serata con il Professor Annibale Salsa,
illustre antropologo, dal titolo I Patti gebardini - Modelli
comunitari nelle società alpine.
Domenica 4 settembre, al parco di Piazzöl, a Molina di
Fiemme, è andata in scena la Festa del Boscaiolo, con
ampio risalto ai 100 anni della Grotta della Madonna dei
boscaioli e ai 900 anni della Magnifica, mentre sabato 15
ottobre il Coro Enrosadira di Moena ha organizzato la 37a
Rassegna dei Cori della Magnifica Comunità di Fiemme.
Anche in questo contesto è stato dato ampio spazio all’anniversario dei 900 anni, mettendo addirittura in campo il
Magnifico Coro, composto di una selezione di elementi
provenienti dagli otto cori partecipanti.
Il professor Italo Giordani ha proposto l’illustrazione dei
documenti storici più volte sopra citati il 14 ottobre a
Ziano (organizzazione di Ziano Insieme) e il 25 ottobre
a Tesero (curato dalla Biblioteca Comunale), raccogliendo interesse e attenzione. Inoltre la medesima conferenza,
prima di una serie di convegni che si susseguiranno negli
anni futuri, è stata programmata dalla Magnifica sabato
19 novembre nella sala storica del Palazzo vescovile a
Cavalese, e in quell’occasione si è registrata l’importante
partecipazione del professor Paolo Grossi, Giudice della
Corte Costituzionale e storico del diritto. I relatori, alla
presenza di un uditorio molto qualificato, hanno illustrato gli antichi documenti, analizzandoli dal punto di vista
storico e del diritto.
E in conclusione ricordo anche il concerto presentato dalla Scuola musicale Il Pentagramma di Fiemme e Fassa
dal titolo Il magico mondo della musica per il cinema,
proposto, in collaborazione con la Magnifica Comunità, a
tutti i Vicini per celebrare i 900 anni del loro Ente.
Ritengo di poter affermare che la Comunità ha fatto onorevolmente la sua parte e continuerà anche nel 2012, mettendo in cantiere numerose altre iniziative. Anche le Regole si sono ben comportate predisponendo quasi tutte dei
nutriti programmi celebrativi e culturali.
Da queste colonne intendo porgere a nome dello Scario,
del Consiglio dei Regolani e mio personale un grande ringraziamento a tutti coloro che, a vario titolo, si sono spesi
ed hanno dedicato parte del loro prezioso tempo all’organizzazione ed alla buona riuscita delle celebrazioni che ho
sopra descritto. Mi scuso con i Vicini se, nella lunga elencazione di ciò che è avvenuto in questo scorcio d’anno, ho
dimenticato qualcosa o qualcuno, non era mia intenzione.
L’auspicio è che i Vicini abbiano colto e continuino a cogliere questi stimoli al senso d’appartenenza a una Comunità con una storia unica nel suo genere, che nel tempo ha
saputo resistere ai profondi mutamenti della Società civile, mantenendo saldi i propri valori e la propria identità.
Carlo Zorzi
Regolano di Ziano di Fiemme
con delega alla scuola, alla cultura
ed ai festeggiamenti dei 900 anni
13
Comunità Amministrazione
DAL CONSIGLIO
dei Regolani
17 AGOSTO 2011
Accettata la donazione
di una pergamena del 1458
La seduta del 17 agosto ha avuto un anteprima di grande
interesse culturale, quando la signora Maria Chiara Deflorian di Ziano (tra l’altro assessore comunale in questo
paese) ha consegnato al Vicescario Giacomo Boninsegna
(in assenza dello Scario Giuseppe Zorzi, infortunato) un
antico documento che le era stato trasmesso come eredità
di famiglia.
Si tratta della registrazione dell’Inventario del 1773, il
cui testo recita: “Comando originale di Giorgio Vescovo
rilasciato ad istanza della Comunità nell’anno 1458 le
18 di genaro, col quale si proibisce a quelli di Fiemme,
eccettuando però quelli di Trodena, di non condurre pianconi a Egna, ma solamente per il fiume Avis, acciochè
in mancanza di lavoratori il terreno in Fiemme non resti
infruttuoso, ma venga maggiormente coltivato”.
In altre parole, ciò significa che, su istanza della Comunità, il Principe Vescovo di Trento Giorgio Hack vieta agli
abitanti di Fiemme, fatta eccezione per quelli di Trodena,
di trasportare il legname ad Egna via terra (eccettuati i
tronchi di larice) ed impone per dieci anni l’uso della fluitazione lungo l’Avisio.
Come ha accertato il professor Italo Giordani, uno dei
massimi studiosi della storia comunitaria, che ha esaminato la pergamena ed ha effettuato la trascrizione e la traduzione del testo, si può agevolmente dimostrare che il
documento mancava dall’archivio comunitario da più di
120 anni. È quindi un fatto di fondamentale importanza
che esso sia stato conservato in buone condizioni e che sia
stato ritrovato, invece che distrutto o venduto.
Il professor Giordani evidenzia anche alcune particolarità: innanzitutto il fatto che l’intervento da Trento sia stato chiesto dai responsabili della Comunità di allora, allo
scopo di evitare un passaggio troppo repentino da un’economia agricola ad una commerciale, con indubbi risvolti
sociali non sempre positivi; in secondo luogo la conferma
che già a metà del Quattrocento era molto attivo il commercio di legname in Fiemme, tramite la fluitazione lungo
il torrente Avisio, più di quanto finora si ritenesse; infine
il fatto che i Vicini di Fiemme avevano il diritto di commerciare in proprio un certo numero di tronchi ricavati dai
boschi della Comunità, trasportandoli ad Egna per via di
terra, senza pagare dazio. Ecco quindi che si comprende il
14
Comunità: consegna della pergamena del 1458
perché di questa imposizione, visto che la fluitazione lungo il torrente comportava il pagamento di due dazi, uno a
favore del Principe Vescovo di Trento ed uno a favore del
conte del Tirolo. Va da sé che la Regola di Trodena, essendo lontana dal torrente, doveva necessariamente conferire
il suo legname per via di terra. Il libero trasporto dei tronchi di larice per via di terra era invece dovuto al fatto che
tale legname era indispensabile per quelle popolazioni,
sia per scopi di carattere edilizio che per finalità agricole.
Far fluitare il legname fino a Lavis e poi portarlo indietro
comportava ovviamente notevoli costi.
Unanime il consiglio nell’accettare la donazione della
pergamena, che è andata ad arricchire l’archivio storico
dell’ente.
Arredi e mobili per Malga Pozza
Dopo l’avviso a tutte le ditte del settore, con residenza in
una delle Regole della Magnifica, hanno presenta offerta
per la fornitura di arredi per Malga Pozza, a Moena, cinque ditte. L’offerta migliore è stata giudicata quella della
ditta Mobilificio Deflorian Iginio Srl di Tesero, verso un
corrispettivo di 94.662 euro oltre all’Iva. La fornitura era
comprensiva del trasporto, del montaggio e di tutte le operazioni necessarie per un lavoro a regola d’arte, da portare
a termine entro il 21 novembre. Alla ditta Arredhotel Srl
di Trento è stata invece affidata la fornitura degli arredi e
delle attrezzature della cucina, al prezzo di 62.500 euro
più Iva. Anche in questo caso, la fornitura di tutte le operazioni necessarie per un lavoro completo.
Comunità Amministrazione
Accordo di programma
Rete delle riserve
L’argomento era stato seguito dal Vicescario Giacomo Boninsegna che ne ha illustrato i contenuti in dettaglio. In
sostanza, la legge provinciale 23 maggio 2007 n. 11 “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua
e delle aree protette” prevede che le aree faceti parte della rete europea “Natura 2000”, le riserve naturali provinciali, le riserve locali, le aree di protezione fluviale che
si prestano ad una gestione unitaria e coordinata, possano
essere organizzate secondo una “Rete di riserve” alla cui
conservazione possono concorrere i Comuni o loro forme
associative o la Comunità Territoriale, secondo un piano di
gestione approvato dalla Giunta Provinciale, nell’ambito
di “accordi di programma” tra i Comuni interessati e la
Provincia. La legge prevede anche che la rete di riserve,
attivata su base volontaria, ponga particolare riguardo alle
esigenze di valorizzazione e riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo
sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili
con le esigenze di conservazione. Il progetto ha l’obiettivo di integrare l’economia dei territori sottesi dalle risorse
naturali, con il mantenimento della qualità dell’ambiente
e degli assetti naturalistici e con le potenzialità di crescita
economica, sociale, di valorizzazione culturale di svago,
nel rispetto delle tradizioni e della montagna.
Per quanto riguarda la valle di Cembra, è stata individuata la Rete delle Riserve,comprendenti i Comuni di Grumes (capofila), Valda, Grauno e Faver, ai quali si sono
aggiunti Capriana, assieme alle Asuc di Rover-Carbonare, e successivamente anche la Magnifica Comunità
di Fiemme,proprietaria di un vasto territorio proprio nel
Comune di Capriana. In seguito è stato preparato un “Accordo di programma”, prevedendo che, nei territori della
Magnifica,le azioni del piano di gestione saranno gestite
dalla stessa Comunità. Sono previsti anche un forum territoriale, a far parte del quale è stato designato il regolano di Moena Roberto Gabrielli, ed un comitato tecnico
composto da tre esperti, uno dei quali designato dall’ente
fiemmese, nella persona del dottor Andrea Bertagnolli
dell’Ufficio Tecnico Forestale. Lo schema di Accordo di
Programma è stato approvato all’unanimità.
21 SETTEMBRE 2011
Patrocinio della 37^ Rassegna
dei cori della montagna
Ancora una volta, come per il passato, il Consiglio dei
Regolani ha deliberato di patrocinare la 37^. Rassegna dei
cori della montagna della Magnifica Comunità, svoltasi a
Moena, presso il teatro di Navalge, sabato 15 ottobre ed
organizzata dal coro Enrosadira. Per far fronte alle spese
del rinfresco, del materiale tipografico e delle targhe ai coristi con 30 anni di militanza nei diversi cori, è stata stanziata la cifra di 2.500 euro, con l’impegno di trovarne altri
500 per la celebrazione dei 900 anni dei Patti Gebardini.
Aspettativa a dipendente
A Mario Delvai, operaio a tempo indeterminato, in forza
all’Azienda Agricola Forestale, è stato concesso un periodo
di aspettativa di sei mesi, a decorrere dal 18 ottobre 2011.
Un atto dovuto, dopo la richiesta del dipendente, che non
comporta alcun onere per l’Ente, ad accezione della rivalutazione del trattamento di fine rapporto.
Tutela e riqualificazione
del patrimonio rurale
Il Vicescario Giacomo Boninsegna, richiamando la progettazione, effettuata dall’Ufficio Tecnico Forestale per i
lavori di rifacimento della copertura del Baito dei Cacciatori, ha fatto presente come la Comunità sia proprietaria
di circa 150 baiti nel Lagorai, solo in parte accatastati.
Un patrimonio importante, da tenere in buone condizioni
per poter essere utilizzato da parte dei Vicini. Interventi di
accatastamento sono in corso per una decina di strutture,
la Villa della Crosetta, il Baito del Siolè, il Baito della
Perengola, il Baito dei Slavazi a Paneveggio, il Baito di
Ciadinon a Moena ed il Baito dei Cacciatori a Molina.
A proposito di quest’ultimo, una struttura divisa in due
porzioni, una aperta ai passanti ed agli escursionisti e l’altra data in gestione all’Associazione Cacciatori di Molina,
che cura la manutenzione del fabbricato e del territorio
circostante, sono stati programmati i lavori di sostituzione
del manto di copertura, riproposto in scandole di larice.
Gli stessi saranno completati dalla posa in opera di idonea lattoneria. L’intervento rientra tra quelli finanziabili
dal Piano di Sviluppo Rurale della Provincia, nella misura
massima del 60% della spesa ammessa. Il progetto, curato
dal dottor Andrea Bertagnolli dell’Ufficio Tecnico Forestale, ha ottenuto tutte le autorizzazioni di legge e prevede
una spesa complessiva di 41.194 euro, dei quali 30.949 per
lavori, 3.094 per spese tecniche e 7.149 per oneri fiscali.
I lavori saranno realizzati nel corso della primavera/estate
2012, con l’impegno di attrezzatura propria e di personale
del’Azienda Agricola Forestale. La futura convenzione,
sotto forma di concessione in uso, sarà approvata a tempo
debito dal Consiglio dei Regolani.
Autorizzazione a Varena
per le piste mondiali
È stata la prima di una serie di delibere che interessano
l’altopiano di Lavazè, dove saranno predisposte le piste di
15
Comunità Amministrazione
riserva per i Mondiali di Sci nordico del 2013. La richiesta del Comune di Varena, come ricordato dal regolano
Mauro Goss, si sostanzia nell’adeguamento di alcune piste esistenti (in particolare “Fiemme 2003” e “Torbiera”)
e nella realizzazione di nuovi tracciati, “Malga Costa-Torbiera” e “Malga Ora”. Inoltre, nei pressi di Malga Varena,
sarà costruito un nuovo sottopasso, sotto la strada per gli
Occlini. Al termine dei lavori, saranno occupati con piste
circa 38.936 metri quadrati di terreno, sia pascolivo che
boscato, con il taglio di 500 metri cubi di legname, che
dovranno essere portati in segheria a Ziano.
Il Consiglio ha autorizzato il Comune di Varena alla esecuzione dei lavori. Lo stesso Comune ha formalizzato anche la disponibilità a stipulare una concessione per tutte
le piste di fondo esistenti al passo. Se ne parlerà dopo la
scadenza delle concessioni in essere, quindi entro la fine
del 2012. Il Comune pagherà infine un canone annuo di
concessione pari a 0,07 euro a metro quadrato, oltre ad
una indennità forfettaria di 2.000 euro più Iva. A Varena
è stata anche chiesta una polizza fideiussoria di 10.000
euro, a garanzia del rispetto delle condizioni stabilite,
compreso il reinverdimento di rampe e scarpate.
l’impiego di macchine e maestranze della Comunità, sotto
la direzione del progettista.
Rinaturalizzazione boschiva
Sono diverse le aree interessate dalla necessità della ricostituzione forestale di una serie di porzioni di soprassuolo
boschivo colpite da schianti negli anni scorsi o da attacchi
di bostrico, in particolare nel distretto Cadino II, per complessivi 33,2 ettari. Il rimboschimento verrà realizzato mediante la messa a dimora di circa 1.000 piantine per ettaro,
complessivamente 29.110. Fatta eccezione per le aree poste
alle quote maggiori, dove si utilizzerà una quota più consistente di pino cembro, nelle altre si utilizzerà per il 70%
l’abete rosso e per il 30% il larice. In tutte, si metterà a dimora anche una percentuale (1-3%) di latifoglie (sorbo degli uccellatori, betulla e acero di monte). Il rimboschimento non preclude l’ingresso della rinnovazione naturale. La
spesa complessiva per l’intera operazione è pari a 113.919
euro, di cui 85.589 per lavori, il resto per spese tecniche ed
Iva. Lo Scario è stato autorizzato a presentare in Provincia
la domanda di finanziamento sul Piano di Sviluppo Rurale.
Miglioramenti della stabilità dei boschi
In osservanza a quanto stabilito dai piani di assestamento,
il Consiglio ha approvato il progetto di ripristino ambientale di alcune aree individuate nei Distretti II Cadino, III
A, IV Ziano-Panchià e VI Moena, su una superficie complessiva di 38,94 ettari. Il progetto, predisposto dal dottor
Bertagnolli, prevede una spesa totale di 131.709 euro, dei
quali 98.472 per lavori. Anche in questo caso, lo Scario
è stato autorizzato a presentare domanda di contributo in
Provincia sul P.S.R.
Compensi professionali
Una panoramica del passo e del laghetto di Lavazè
Strada forestale a Ziano
Una delibera importante ha riguardato l’approvazione del
progetto di realizzazione di un tratto di strada di collegamento tra le strade “Busa-Canzenagol” e “Pozze-Bredene”, in comune catastale di Ziano, così come redatto
dal dottor Andrea Bertagnolli e che prevede una spesa
complessiva di 12.613 euro, dei quali 9.476 per lavori,
il resto per spese tecniche ed Iva. La realizzazione del
collegamento avrà importanti ripercussioni sulla gestione
forestale della zona e per un più razionale trasporto del
legname. La regimazione delle acque meteoriche sarà garantita dalla posa in opera di un certo numero di canalette
trasversali e da un piccolo canale di sgrondo collocato alla
base della scarpata a monte della strada. I lavori inizieranno nella prossima primavera in regia diretta, mediante
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All’ingegner Paolo Rosatti, progettista degli impianti meccanici ed elettrici del Palazzo, sono stati liquidati, quali compensi professionali per una serie di varianti, 22.086 euro, oltre agli oneri previdenziali e all’Iva. All’ingegner Lucio Zeni
di Tesero, per la progettazione e la direzione lavori dell’area
artigianale di San Lugano è stata riconosciuta la cifra di
30.000 euro, anche in questo caso oltre agli oneri previdenziali e all’Iva.
27 OTTOBRE 2011
Bait delle vache
Assente per altri impegni il Regolano di Castello/Molina Filippo Bazzanella, sostituito dal Viceregolano Claudio Demarchi, la seduta si è aperta con l’approvazione
della contabilità finale relativa alla ristrutturazione del
Comunità Amministrazione
“Bait delle Vache” in comune catastale di Predazzo, zona
di Viezzena. La sistemazione della struttura era stata deliberata ancora nel 2009. Il progetto è stato redatto dal
dottor Giorgio Behman dell’Ufficio Tecnico Forestale.
I lavori sono stati ultimati con la piena soddisfazione
dell’Ente,come ha sottolineato il relatore Giacomo Boninsegna, Vicescario. Il costo alla fine è stato pari a 61.650
euro (con il 2,5% di ribasso d’asta della ditta appaltatrice). La Provincia ha garantito un contributo di 45.915, il
75% della spesa ammessa. La struttura sarà per una parte
destinata a decoroso ricovero del pastore, mentre il resto
sarà a disposizione degli escursionisti di passaggio.
Bresciani) ulteriori offerte, legate alle nuove tecnologie.
Commissione per i dirigenti
Il Consiglio dei Regolani, ancora il 30 aprile 2009, aveva
autorizzato il Comune di Moena ad effettuare alcuni lavori di potenziamento dell’acquedotto della frazione di Forno, utilizzando alcune particelle di proprietà comunitaria,
con la costituzione, a sue spese, del diritto di superficie.
Successivamente è emerso che il serbatoio dell’acqua e
13 metri lineari di condotta erano venuti a trovarsi su delle particelle fondiarie non comprese nel progetto. Di qui,
per ragioni tavolari, la necessità di una rettifica della delibera, con l’integrazione delle aree interessate. Il diritto di
superficie e la servitù di passo hanno validità trentennale.
Il Consiglio dei Regolani ha designato il Vicescario Boninsegna a far parte della commissione incaricata di tenere l’elenco dei possibili candidati alla nomina nei posti
dirigenziali della Magnifica. Per questo argomento si è
assentato il segretario generale dottor Carlo Betta, che fa
parte della stessa commissione.
Polizze assicurative
Da molti ani, la Comunità si avvaleva del signor Franco
Zizola, iscritto all’albo dei broker di Bolzano, per la gestione delle polizze assicurative dell’Ente. Nella seduta di
fine ottobre, il Consiglio dei Regolani, pur ringraziando
Zizola per il lavoro svolto sempre con puntualità e correttezza, ha deciso di disdire il contratto con lui (scade il
prossimo 6 aprile 2012) e di approvare un nuovo contratto
con la ditta Eurorisk di Trento, che già ha in carico l’assicurazione della segheria di Ziano. La stessa ha tra l’altro
proposto di ridurre (e quindi semplificare) le polizze da
ventisei a nove.
Attrezzatura museale
Con delibera del 5 maggio 2011, il Consiglio dei Regolani aveva deciso di affidare alla ditta Bresciani di Milano
la fornitura dei sistemi di monitoraggio e registrazione
dell’umidità e delle temperature della sale espositive, umidificatori e lampade di Wood. Successivamente è emerso,
da parte del direttore lavori, che sono entrati in commercio altri sistemi che meglio si adattano ad un palazzo storico, in quanto meno invasivi ed in grado di “dialogare”
con l’altra parte impiantistica dell’edificio. È stata quindi
condivisa la necessità di installare nel Palazzo la miglior
tecnologia disponibile sul mercato, atteso che la struttura e
la complessità di ogni futuro intervento impongono di installare impianti di durabilità molto lunga, evitando apparecchiature tecnologicamente superate Di qui la decisione
del Consiglio di revocare la parte della delibera di maggio,
laddove si affidava alla ditta Bresciani la fornitura dei sistemi sopra ricordati e di chiedere a tre ditte (compresa la
Pubblicazione on line
Al Comun Generale della Magnifica, nella prossima riunione, sarà chiesto di provvedere all’adeguamento dello
Statuto, articolo 22, comma 4, prevedendo formalmente,
come vuole la normativa, l’obbligo di provvedere alla
pubblicazione on line di tutti gi atti. A dire il vero, la Comunità lo sta già facendo da tempo, ma ora ci vuole appunto l’impegno formale.
Acquedotto di Forno
Gestione Malga Pozza
Finalmente sono stati portati a termine i lavori di completa ristrutturazione di Malga Pozza, nella zona dell’Alpe di
Lusia,con il montaggio della cucina, dei serramenti e degli arredi e quindi con l’entrata in funzione della struttura
a partire dalla stagione invernale 2011/2012. La gestione
della Malga è stata affidata dal Consiglio dei Regolani
all’azienda agricola di Mario Casagrande di Moena, che
ha presentato l’offerta migliore delle cinque pervenute
in Comunità, con un corrispettivo annuo di 32.200 euro.
C’era anche una proposta ancora più interessante, presentata da Ruggero Divan di Cavalese, ma quando era il
momento di presentare tutta la documentazione richiesta.
Lo stesso Divan ha inviato una lettera di rinuncia. Il contratto avrà validità dal 1° dicembre 2011 al 30 novembre
2017.
Restauro di quadri e cornici
Il Consiglio dei Regolani ha approvato la contabilità finale relativa al restauro di quadri e cornici artistiche riguardanti le tele della prestigiosa scuola pittorica fiemmese
del Settecento.
Il costo finale è stato di 245.882 euro, cifra coperta per
l’80% dal contributo della Provincia, pari a 196.266 euro.
Le opere, “tornate a nuova vita, come ha ricordato il regolano Marco Vanzo, saranno sistemate nel Museo Pinacoteca dell’Ente, all’interno del ristrutturato Palazzo della
sede.
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Comunità Amministrazione
Comitato storico scientifico
Lo scorso 19 novembre, a conclusione dei festeggiamenti per i 900 anni dell’Ente, la Comunità ha organizzato
un importante convegno sugli usi civici, con la partecipazione di due relatori importanti come il professor Italo
Giordani ed il professor Paolo Grossi, giudice della Corte
Costituzionale. Ne parliamo ampiamente in altra parte del
giornale.
Un incontro che il Consiglio dei Regolani ha deciso di
non lasciare fine a se stesso, ma di far seguire da altri appuntamenti nei prossimi anni. Per questo ha provveduto a
nominare un apposito Comitato Storico Scientifico che si
occuperà di questo tipo di programmazione, prevedendo
altre iniziative importanti di carattere storico e culturale.
A farne parte, sono stati chiamati oltre allo Scario Giuseppe Zorzi, il professor Pietro Nervi, ordinario di Economia ed Estimo Rurale presso la Facoltà d Economia e
Commercio dell’Università di Trento, la professoressa
Mariangela Franch,ordinaria della cattedra di Economia e
Gestione delle Imprese sempre presso l’ateneo trentino, la
professoressa Luisa Antoniolli, ordinaria della cattedra di
Diritto Privato Comparato presso la facoltà di Giurisprudenza della stessa Università di Trento, il dott. Giuseppe
Ferrandi, direttore del Museo Storico di Trento, il giornalista Franco De Battaglia, gli storici della valle professor
Italo Giordani e professor Arturo Boninsegna ed il presidente della Comunità Territoriale di Fiemme Raffaele
Zancanella.
Quota associativa
Centro Studi e Demani Civici
Anche per il 2011, il Consiglio dei Regolani ha deliberato di
liquidar la quota associativa annuale al Centro Studi e Documentazione Demani Civici, nella misura di 2.000 euro.
28 NOVEMBRE 2011
Stalla di Malga Pozza
Nella seduta di fine novembre, sono stati due i punti
all’ordine del giorno. Il primo ha riguardato l’approvazione del progetto di sistemazione esterna ed adeguamento
strutturale della stalla di Malga Pozza a Moena.
Ne ha illustrato i contenuti il Regolano di Moena Roberto
Gabrielli, ricordando l’approvazione, nel 2009, da parte
del Consiglio dei Regolani, di un progetto complessivo
della malga, sul quale era stata presentata regolare domanda di contributo in Provincia, per altro non accolta.
L’anno scorso è stato quindi deliberato di scorporare i lavori e presentare quindi due domande distinte di contributo, la prima per la “casèra” e la seconda per la stalla.
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I lavori della “casèra” sono stati conclusi alla fine di novembre e la struttura è in funzione, come da contratto con
il gestore, a partire dal periodo di Natale. Al servizio della
“Casèra” è stato anche realizzato un piccolo locale deposito.
Nell’ultima seduta del Consiglio, si è parlato invece del
progetto relativo alla stalla, che si trova in condizioni davvero precarie e che ha bisogno di una completa ristrutturazione, per tornare a quei livelli di efficienza che la
gestione richiede.
Due le domande di contributo presentate entro lo scorso
30 novembre, come previsto dalla legge. La prima (sul
Piano di Sviluppo Rurale) riguarda appunto la sistemazione esterna e l’adeguamento strutturale, per la sistemazione del tetto, i nuovi infissi, le opere impiantistiche, la
sostituzione dei serramenti e l’isolazione dei muri perimetrali. Il costo è pari a 342.517 euro, dei quali 266.322
per lavori a base di appalto e 76.194 per somme a disposizione. Da notare che il legname utilizzato dovrà essere
certificato Fsc. I lavori per la messa a norma della stalla
saranno effettuati nel 2012. Si spera in un corposo finanziamento da parte della Provincia di Trento. Dovrebbe essere compreso tra il 75% ed il 100%. La seconda domanda
(sulla legge per l’agricoltura) faceva invece riferimento
alla sistemazione delle attrezzature interne della stalla,
vale a dire la sala mungitura, la gestione dei liquami, gli
abbeveratoi e l’impianto elettrico. Costo totale previsto
149.164 euro, dei quali 106.424 per lavori e 42.739 per
somme a disposizione.
Il progetto è dell’architetto Valeria Voltanella di Moena,
che ha seguito passo passo tutte le procedure tecniche ed
alla quale è andato il ringraziamento del Consiglio.
Da segnalare la raccomandazione del Regolano di Varena
Mauro Goss: è giusto spendere cifre anche consistenti per
la zootecnia, ma è altresì opportuno che chi usufruisce
delle strutture garantisca il proprio contributo perché la
Magnifica Comunità possa rientrare in tempi ragionevoli
negli investimenti effettuati.
Adesione a Dolomiti Unesco
Il secondo provvedimento, illustrato dal Vicescario Giacomo Boninsegna, ha riguardato l’adesione della Magnifica
alla Fondazione “Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolomitis” UNESCO, dopo che il 26 giugno 2009, le Dolomiti sono entrate a far parte del patrimonio dell’Umanità.
Unanime l’approvazione. La quota associativa è di 500
euro all’anno
Una mozione per l’ospedale
In chiusura della seduta del 27 ottobre, il Regolano di
Cavalese Giuseppe Fontanazzi ha proposto l’approvazione di
una mozione riguardante il futuro dell’ospedale di Fiemme,
oggetto negli ultimi tempi di non poche preoccupazioni, sia da
parte degli enti pubblici valligiani che della popolazione resi-
Comunità Amministrazione
dente. Nel documento, approvato con voto unanime, si impegnava lo Scario ad organizzare un incontro con la Comunità di
Valle ed i Sindaci di tutti i Comuni, per avere risposte concrete
e tempestive sul ruolo e sui servizi che l’Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari intende conservare e/o potenziare presso
il nosocomio, quale sia il reale progetto di ristrutturazione e
quali saranno i tempi per il suo completamento. Va ricordato
che lo scorso 25 novembre, l’assessore provinciale alle politiche sanitarie Ugo Rossi, incontrando i sindaci di Fiemme e la
Comunità Territoriale, assieme all’assessore fiemmese Mauro
Gilmozzi, ha offerto ampie garanzie sul futuro potenziamento
del nosocomio, alla presenza dei suoi funzionari e dei tecnici,
confermando una prima tranche di 13 milioni per l’ospedale
e di 3 milioni per la Casa della Salute di Predazzo, destinata a
diventare un importante polo sanitario sul territorio. Piuttosto
lunghi per altro i tempi di realizzazione, annunciati in almeno
quattro anni e mezzo, tra progettazioni, autorizzazioni e lavori. Ecco comunque il testo completo della mozione:
L’Ospedale di Fiemme ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale per tutti i Vicini della Valle di Fiemme e di quelle
limitrofe, oltrechè per i relativi ospiti, non solo quale naturale
riferimento per l’assistenza sanitaria, ma anche per l’innegabile valore aggiunto che una struttura ospedaliera riversa
sull’intera collettività.
Per i nostri Vicini l’Ospedale è sempre stato anche un elemento di vanto, considerato che la sua costruzione (anni ’50)
è avvenuta da opera della Magnifica Comunità di Fiemme.
Per questi motivi tutta la sua evoluzione ha sempre destato,
oltre che un interesse specifico, anche una particolare attenzione e sensibilità; elementi che sono sempre stati la base delle numerose “battaglie” per la sua difesa contro le costanti
pressioni di accentramento di alcune sue funzioni verso strutture centrali o specializzate.
Fin dal 2001, anno dell’approvazione da parte del Comune
di Cavalese del primo progetto completo, si sono succedute
numerose fasi di lavori, di fermi, e di riprogettazioni.
Come logico nel corso del tempo i progetti si sono evoluti
adeguandosi alle novità intervenute in campo sanitario, adeguamenti sicuramente migliorativi ed indispensabili, dettati
da una precisa “visione” della sanità periferica, purtroppo talvolta mancanti di una puntuale comunicazione verso
l’esterno.
Si è convinti infatti che la cose debbano procedere insieme, ossia:
1 Comunicazione alla popolazione di progetti di lavori a
strutture e ambienti, ed eventuali necessarie modifiche o
adeguamenti.
2 Dichiarazione strategica di attuazione del piano sanitario
provinciale, con chiara definizione dei servizi che si intendono mantenere in periferia.
3 Perseguimento del rafforzamento di alcuni presidi ritenuti
strategici all’interno dell’ospedale.
Si ritiene sia importante prendere atto di come la comunicazione parziale e insufficiente da parte delle strutture preposte,
abbia ingenerato una preoccupazione diffusa di “idee accentratrici”, e di come i cittadini si trovino in balìa di infor-
mazioni da desumere da articoli di giornale, piuttosto che da
documenti ufficiali.
Oggi l’Ospedale di Fiemme soffre di mancanza di spazi e infrastrutture; i lavori previsti, e formalmente finanziati, consentirebbero il raggiungimento di quei requisiti più volte riconosciuti indispensabili (non solo dai Vicini) per renderlo
adeguato alle necessità sanitarie e riconoscere l’importanza
della struttura per la nostra Valle.
Molti sono gli aspetti tecnici della struttura che meriterebbero
attenzione e che dimostrerebbero ancora come sia arrivato
il momento di chiarire la strategia che l’Azienda Provinciale
per i Servizi Sanitari ha riservato all’Ospedale di Fiemme nel
medio periodo; di conoscere nei dettagli i tempi con i quali le
ormai più volte proclamate ristrutturazioni e potenziamenti
saranno attuati.
È dagli ormai lontani anni ’90 che si parla di un “centro ortopedico d’eccellenza”, al quale dovranno necessariamente
essere collegati i servizi opportuni (Pronto Soccorso, Radiologia e Sale Operatorie).
Si rinnova l’invito a considerare che la salute è uno degli elementi ritenuti fondamentali per la qualità della vita dei cittadini, e come il ricorso all’ospedale in fasi in cui si è “deboli”,
ne facciano uno dei temi in cui l’attenzione dei cittadini sia
giustamente sempre estremamente sensibile.
Quale esempio si riportano le patologie oncologiche, purtroppo oggi sempre più diffuse, per la cui risoluzione è necessario
il coinvolgimento dell’intera famiglia e per le quali è quanto
mai opportuno il riferimento sul territorio locale.
Per quanto sopra e con l’intento di difendere una struttura costruita a servizio dei Vicini e della gente delle nostre valli, che
oggi si trova in momento particolarmente critico che, se, non
attentamente valutato, può portare a un ridimensionamento
mettendone in seria difficoltà la sua stessa sopravvivenza nei
modi e servizi che oggi conosciamo, il Consiglio dei Regolani
impegna lo Scario a organizzare un incontro con la Comunità di Valle e i Sindaci di tutti i Comuni di Fiemme, rivolto
a individuare e attuare quanto necessario per avere risposte
concrete ed ufficiali sui seguenti punti:
• Quali servizi e con quale ruolo l’Azienda Provinciale per
i Servizi Sanitari ritiene conservare e/o potenziare presso
l’Ospedale di Fiemme.
• Qual’é il suo attuale progetto di ristrutturazione/potenziamento e quali sono i tempi previsti per la realizzazione.
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Comunità Amministrazione
IL PROGETTO ALPEGGI
della Magnifica Comunità di Fiemme
Premessa
Nel febbraio 2011 il Comun Generale della Magnifica
Comunità di Fiemme ha accolto favorevolmente la proposta del consigliere Renzo Daprà di riconsiderare l’attuale
gestione degli alpeggi della Magnifica Comunità di Fiemme. La proposta metteva in evidenza come in molti casi
la gestione di pascoli e malghe, da parte degli allevatori
concessionari, non avviene nel rispetto e nell’interesse del
patrimonio, dell’ambiente e degli animali. I pascoli subiscono un rimboschimento continuo ed un infoltimento di
piante infestanti che ne diminuiscono la superficie pascolabile e la quantità e qualità del cotico erboso. La conduzione delle malghe è spesso poco virtuosa e non valorizza
le potenzialità derivanti da una gestione multifunzionale
dell’alpeggio integrata nel contesto turistico.
Il Comun Generale dell’Ente ha nominato una Commissione con il compito di individuare possibili proposte di
miglioramento alla gestione degli alpeggi, composta da
Claudio Demarchi, in qualità di Presidente del Comun
Generale, da Alberto Volcan, Regolano delegato alla materia, da Renzo Daprà di Panchià, da Alberto Ciresa di
Carano, da Giacomo Trettel di Tesero, da Luigi Bonelli
di Castello e da Andrea Bertagnolli dell’Ufficio Tecnico
Forestale.
La Commissione, dopo alcuni sopralluoghi ed un confronto con i responsabili dell’Istituto Agrario di San Michele
e della Federazione Provinciale Allevatori di Trento, ha
predisposto un apposito progetto. Partendo dall’analisi
della situazione odierna, che vede una serie di alpeggi
ormai abbandonati con i caseggiati in stato di degrado e
in molti casi crollati e i pascoli totalmente rimboschiti, il
progetto si concentra sugli alpeggi tutt’ora utilizzati e dati
in concessione con l’obiettivo di migliorarne gli aspetti gestionali, in sintonia con le necessità del territorio, e
coinvolgendo gli allevatori in un percorso di crescita professionale e culturale.
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Obiettivo del progetto
Il progetto si pone l’obiettivo di medio termine di effettuare un “cambio di rotta” sulla gestione degli alpeggi da
parte della Magnifica Comunità di Fiemme. Un cambiamento che, partendo dalle tradizioni, usi e consuetudini
del passato, vuole riqualificare il patrimonio dei pascoli e
delle malghe, rivitalizzare il settore zootecnico, stimolare
una gestione multifunzionale dell’alpeggio, migliorare la
professionalità degli addetti, valorizzare i prodotti di malga, coinvolgere la collettività nel riscoprire l’importanza
del ruolo dell’alpeggio nell’ecosistema e far crescere nei
giovani l’interesse per l’allevamento di montagna.
In particolare il progetto si prefigge di raggiungere i seguenti risultati:
• Recuperare la quantità di pascolo attualmente rimboschito o infestato.
• Migliorare la qualità dell’erba del pascolo con concimazione periodica, pascolazione a zone ed interventi
annuali di manutenzione.
• Monticare le tipologie di bestiame più adatte alle caratteristiche di cotico ed erbatico presenti nei vari pascoli.
• Sperimentare una rotazione periodica della tipologia
dei capi monticati per sfruttare nel migliore dei modi le
potenzialità del pascolo e salvaguardare la qualità del
cotico erboso.
• Migliorare la gestione degli alpeggi attraverso un processo di sensibilizzazione degli allevatori mirato alla
salute e al benessere dell’animale, alla qualità del bestiame e alla qualità dei prodotti lattiero-caseari.
• Creare una cultura diffusa dell’alpeggio che coinvolga diverse categorie di soggetti (allevatori, cacciatori,
Comunità Amministrazione
ambientalisti, giovani, Vicini, ….) per riscoprire l’importanza dell’alpeggio nell’ecosistema valorizzandone
i benefici di una corretta gestione e la ricaduta positiva
sul territorio e sulla comunità che lo vive.
• Formare dei giovani, appassionati dell’attività zootecnica, affinchè diventino dei gestori professionisti
dell’alpeggio con competenze tecnico-scientifiche adeguate alla gestione del pascolo, della stalla, degli animali e alla qualità del latte e dei prodotti derivati.
Fasi di realizzazione
Proprio per la sua visione di medio periodo, il progetto
verrà realizzato in più anni.
Le prime fasi di realizzazione si svolgeranno nell’autunno 2011 e durante la primavera/estate 2012 e sono le
seguenti:
• Verifica degli aspetti giuridici legati al diritto di uso
civico di pascolo e di erbatico per valutare l’impatto
del cambiamento dell’attuale gestione. La verifica verrà effettuata dall’Ufficio Tecnico Forestale nel corso
dell’autunno 2011.
• Valorizzazione del “Disciplinare d’uso” delle malghe e dei pascoli e del “Quaderno di Malga”, redatti
dall’Ufficio Tecnico Forestale, mediante l’individuazione delle persone incaricate del rispetto delle regole
di conduzione e del monitoraggio dei comportamenti
degli assegnatari. Individuazione delle persone e assegnazione incarico entro la primavera 2012 a cura del
Consiglio dei Regolani.
• Predisposizione di un piano di intervento di pulizia e
recupero pascolo, redatto dall’Ufficio Tecnico Forestale in collaborazione con i tecnici della Fondazione
Edmund Mach di San Michele. Il piano, oltre all’estirpazione di piante e arbusti, prevederà anche l’eliminazione di piante infestanti e le modalità esecutive. Il
piano verrà predisposto entro la primavera 2012.
• Organizzazione di corsi formativi di carattere tecnico
rivolti agli allevatori locali con temi specifici da concordare con la Fondazione Edmund Mach e la Federazione Provinciale Allevatori. I corsi si svolgeranno nel
periodo novembre 2011 – marzo 2012 e saranno tenuti
dagli esperti della Fondazione e della Federazione.
• Organizzazione di un corso per giovani pastori/malgari
per creare le figure professionali con competenze adeguate alla gestione dell’alpeggio. Il corso si svolgerà
nel periodo aprile -maggio 2012 e prevederà uno stage
estivo in malga per sperimentare le tecniche acquisite.
• Realizzazione di interventi di pulizia e ripristino ambientale nei pascoli individuati dal piano di intervento.
Gli interventi coinvolgeranno il volontariato (Vigili del
Fuoco, Alpini, Cacciatori, ambientalisti e Vicini interessati, sul tipo delle giornate ecologiche) e saranno
coordinati dall’Ufficio Tecnico Forestale. Alcuni in-
terventi saranno effettuati direttamente dal personale
dell’Ente. Il periodo previsto è primavera - estate 2012,
tempo permettendo.
• Effettuazione di indagini conoscitive sulle caratteristiche attuali dei pascoli. L’Ufficio Tecnico Forestale, con
l’ausilio di consulenti esterni, effettuerà dei sopralluoghi
durante l’autunno 2012 e la primavera 2013 per individuare e catalogare le caratteristiche attuali dei pascoli
individuati dal progetto. Formulerà delle proposte di
intervento e di gestione tecnica per la stagione estiva
2013, mirate al raggiungimento degli obiettivi dell’Ente.
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Comunità Amministrazione
Modalità di comunicazione
Visti i risvolti strategici del progetto che l’Ente vuole attuare, con forti connotati di cambiamento di gestione e di
coinvolgimento degli allevatori e dei Vicini, si utilizzeranno tutti gli strumenti a disposizione per comunicare il
progetto ai Vicini, ai residenti, e alle categorie di soggetti
direttamente coinvolti nei seguenti modi:
• conferenza stampa di presentazione del progetto;
• articolo sul periodico della Magnifica Comunità di Fiemme che descriva l’obiettivo che l’Ente si è posto con
le motivazioni e i risultati che si vogliono ottenere nonché le fasi di realizzazione nel breve periodo;
• pagina dedicata sul sito internet della Magnifica con
aggiornamento periodico sulle fasi realizzative;
• conferenza pubblica sugli alpeggi nel sistema alpino
enfatizzandone tutti gli aspetti che li valorizzano e tutte
le ricadute positive di una buona gestione dell’alpeggio. Al termine una degustazione di formaggi di malga
con confronti qualitativi;
• incontro con gli allevatori locali per presentare l’obiettivo e far capire i vantaggi, anche economici, che un
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cambiamento di metodologia e strumentazione tecnologica può portare. L’incontro sarà supportato dalla Federazione Allevatori e dalla Fondazione Edmund Mach
di San Michele;
La realizzazione del progetto è prevista nel medio periodo
ma con una calendarizzazione di fasi operative che aiutano il raggiungimento dell’obiettivo mantenendo costante
nel tempo l’attenzione e il monitoraggio sulle singole attività.
Siamo convinti che affrontare questa tematica sia di estrema attualità e che produrrà effetti molto validi ed interessanti sulla crescita professionale e culturale degli allevatori con ricadute positive che favoriranno la vivibilità del
territorio e dell’ambiente da parte di tutta la comunità che
lo vive.
Claudio Demarchi
Presidente Comun Generale
Renzo Daprà
Referente della Commissione
BAMBINI E ALBERI VICINI
In valle altri bambini hanno adottato un albero.
In questo numero diamo spazio ai racconti e alle immagini degli alberi adottati
da altri bambini in valle di Fiemme.
Se qualcuno è interessato può aderire al progetto di adottare un albero, osservarlo
e conoscerlo nelle diverse stagioni.
Il mio albero è un olmo e lo voglio
chiamare “Pianta rampicante”.
È grosso e ciccione e le foglie sono un po’ piccole.
Riccardo Aquila - Panchià
Inserto - I
L’albero è una betulla.
Tommaso l’ha voluta
chiamare “Radiciona”.
È cresciuto uno e poi si sono divisi!
Il tronco È tutto bianco e grigio e anche se strappi un po’ di
grigio viene tutto bianco.....e ti puoi pure arrampicare perché sono divisi. C’è una “radiciona” e chissà dove arriva...
C’è anche una lumaca senza guscio e muschio.
Tommaso Zorzi - Panchià
L’albero di Giulia: un melo…
− Le radici sono marroni e si vedono poco…
− Il tronco è un po’ grosso, mi piace abbracciarlo e arrampicarmi su su...sopra i rami alti.
− La corteccia profuma di legna.
− Le foglie sono ancora un po’ verdi e anche marroncine,
tante sono già cadute.
− Quando mi arrampico sull’albero sono tanto contenta
di averlo scelto come mio albero e penso che sia la mia
casetta e c’è anche lo scivolo per scendere.
− Quando sono su sopra i rami vedo le foglie vicine e sono
la più grande di tutti perché gli altri stanno giù, sotto...
− Il nome del mio albero è il “mio melo”
Giulia Partel - Panchià
Inserto - II
Il mio albero è un ciliegio e io lo chiamo “Chiomino”.
Mi piace perché c’è attaccata la mia altalena e perché mi posso arrampicare. Le foglie adesso sono
tutte gialle perché è autunno. Il tronco è nero, ruvidissimo e puzza. Sui rami c’è della resina così dura
che non si riesce a romperla. Le radici non so come sono perché sono sotto terra. Il mio albero è più bello
quando è pieno di fiori bianchi, ma anche quando è pieno di neve.
Luca Degasperi - Panchià
“Il mio albero è un pino silvestre e
l’ho chiamato “Pettirosso” perché il
tronco è un po’ rosso, grigio con dei
puntini marroni e gialli.
Anche gli aghi erano un po’ marroni, gialli e rossi. Sono
anche doppi. Fanno male sul naso perché sono a punta
e in mezzo agli aghi ci sono delle “pignette” ancora da
crescere. Le “pignette” sono sulle cime dei rami, profumano di “rasa”, di bosco, di miele,...per me “spussano”
di bosco.
A toccarle si appiccicano le mani. Le sue radici non si
vedevano perché erano sotto il prato. Era grandissimo,
ciccione e aveva tante pigne piccole. L’ho scelto perché
mi piace e perché ha gli aghi.
Andrea Zorzi - Panchià
Inserto - III
I pensieri di Allyson
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È un abete rosso ma lo chiamerò “PUNTINA”
È tanto alto
Mi piace tanto
Ha una punta alta
In cima non ci sono gli aghi ... è pelato…
Ha tante “ciorciole” (pigne)
Profuma di bosco
Ce ne sono altri lì vicino, di medi e di grandi
Mi piacerebbe stare lì in cima
Il tronco è alto e largo e ha la corteccia
Gli altri abeti rossi hanno il tronco più sottile
Gli abeti non hanno le foglie, hanno gli aghi e sembrano delle ortiche spinose...
Ha tanti rami che in alto sono piccoli e in basso diventano sempre più grandi
Quando si aprono le pigne, cadono i semi e così nascono altri abeti rossi
I merli volano sopra e si appoggiano ai suoi rami
Ha tante radici
Allyson Marchi - Panchià
Si ringraziano Allyson Marchi, Andrea Zorzi, Giulia Partel, Luca Degasperi, Riccardo Aquila, Tommaso Zorzi e
le loro famiglie.
Inserto - IV
Comunità Cronache
GRANDE FESTA A PIAZZOL
per i 100 anni della grotta
Nonostante una giornata non propriamente favorevole,
per fortuna soltanto in parte comunque accompagnata
dalla pioggia, ha avuto pieno successo la tradizionale “Festa del Boscaiolo”, celebrata come sempre, ma con una
formula del tutto nuova, la prima domenica di settembre e
dedicata soprattutto a ricordare i primi 100 anni di storia
della Grotta del Boscaiolo, il piccolo santuario che sorge
nelle immediate vicinanze del Parco di Piazzol, a Molina,
lungo la strada che porta al passo Manghen. La sua costruzione risale appunto al 1911. L’anno prima, durante i
lavori nel bosco, in Val Cadino, un tronco aveva colpito a
morte Giorgio Seber, uno dei tanti purtroppo rimasti vittime di questa attività pesante e faticosa che ha spesso duramente segnato la storia della nostra valle. Un suo amico,
Quirino Prada, uno dei tanti capiboscaioli dell’epoca, si
fece allora promotore della realizzazione di una grotta,
dedicata alla Madonna, perché proteggesse tutti i “boscèri” di Fiemme. La benedizione del monumento avvenne
l’8 settembre del 1913, da parte dell’allora parroco don
Pietro Cristel di Tesero, alla presenza dello Scario Francesco Giacomelli di Predazzo e di tantissime persone, giunte
a piedi o con i carri ed i cavalli da tutti i paesi. Da allora,
ogni anno, c’è stata una cerimonia religiosa, per ricordare
i boscaioli defunti, mentre la “Festa del Boscaiolo” della
Magnifica venne istituita nel 1964.
La festa di quest’anno, che veniva a cadere tra l‘altro nel
150° dell’Unità d’Italia e nella storica ricorrenza dei 900 anni dei Patti
Gebardini (1111), quindi dell’inizio della storia ufficiale dell’Ente
valligiano, è stata preparata da un
apposito comitato, coordinato dal
regolano di Castello/Molina Filippo Bazzanella, che ha gestito anche l’intera manifestazione del 4
settembre, e del quale hanno fatto
parte il Comune di Castello/Molina,
la Parrocchia e tutte le associazioni
del paese, tra le quali “’L nos paes”,
guidato dal presidente Luciano Sottoriva, che ha organizzato anche una
splendida mostra presso la Sala Tisti di Molina, raccogliendo in una
esposizione tutte le opere relative
ad un apposito concorso dedicato
alla Madonna di Piazzol. Inoltre ci
sono stati anche altri momenti importanti: il concorso citato sopra, dal
1 giugno al 15 agosto,per le categorie fotografia, pittura/
disegno e poesia; venerdì 12 agosto un applaudito concerto con il coro giovanile di Molina ed i cori “Slavaz”
di Tesero e “Briciole Musicali” di Molina; domenica 28
agosto, apertura della mostra relativa al concorso, nella
Sala Tisti della Casa Sociale; mercoledì 31 agosto, nella
sala del centro polifunzionale di Castello, serata video e
dibattito sul tema “La foresta ed i mestieri del bosco”,
a cura dell’Associazione “La Bifora”, con la partecipazione di tecnici, esperti ed amministratori; sabato 3 settembre, alle 19, veglia di preghiera davanti alla Grotta.
Infine, domenica 4, la celebrazione conclusiva, con una
cerimonia d’apertura alle 9 presso il ponte sull’Avisio e
la presentazione di un’opera commemorativa realizzata
dall’Associazione “’L nos paes” al centro della rotonda
stradale. Riproduceva su un grande pannello un dipinto
di Giovan Battista “Tisti” Daprà, situato all’interno della
chiesa parrocchiale, mentre tutto intorno erano sistemate
attrezzature d’epoca. Dopo i saluti del vicesindaco Loris
Capovilla e di Luciano Sottoriva, l’opera è stata benedetta
dal parroco don Valentino Chiocchetti, alla presenza dello
Scario Giuseppe Zorzi, dei Regolani, dei Forestali della
Magnifica, della Banda Sociale, diretta dal maestro Nicola Bighetti, e delle rappresentanze dei Vigili del Fuoco,
degli Schuetzen, del G.S. Castello, della Polisportiva di
Molina e del gruppo Ana.
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Comunità Cronache
Si è formato quindi un lungo corteo che ha raggiunto la
Grotta di Piazzol, coordinato da Filippo Bazzanella e Davide Demarchi, presidente della banda.
Alle 10, è iniziata la cerimonia religiosa, preceduta da un
significativo intervento di Pio Casatta che ha ricordato alcuni fatti, anche drammatici, che hanno accompagnato la
storia di questo secolo e recitato la Preghiera alla Madonna del Boscaiolo. Poi la Messa, celebrata da don Valentino, assieme agli ex parroci don Bruno, padre Angelico,
don Erminio e don Fabrizio (per motivi di salute, erano
assenti don Federico e don Valerio) ed accompagnata in
maniera splendida dal coro parrocchiale delle giovani, diretto da Patrizia Nones.
“I vostri padri che vi guardano dal cielo possono essere
fieri di voi” ha detto all’omelia il parroco, richiamando
l’importanza della Fede “in un mondo che sta perdendo
di vista determinati valori di fondo”.
Subito dopo sono seguiti gli interventi ufficiali del Sindaco Antonio Barbetta, dell’Assessore Provinciale Mauro
Gilmozzi, dello Scario e di Filippo Bazzanella. Quest’ultimo ha chiesto un minuto di raccoglimento in memoria
di quei benefattori che contribuirono a costruire la Grotta
“con la speranza che uomini così siano di esempio per le
generazioni di oggi e per quelle i domani”: Quirino Prada,
Arcangelo Vanzo, Severino Cristel, Giacomo Bortolotti,
Giovanni Battista Bortolotti e Vigilio Bortolotti, oltre a
tutti gli uomini che nel santuario lavorarono.
La cerimonia si è conclusa con la scopertura di una lapide
ricordo, benedetta da don Valentino, assieme alla bandiera
ufficiale della Magnifica, rielaborata dal compianto Marco Degiampietro, già forestale dell’Ente, poi consigliere
di Regola di Cavalese, appassionato di storia, scomparso alcuni anni fa. Un momento di particolare significato
è stata la consegna della minela della Magnifica e di un
omaggio floreale alla signora Ima Holneider, che da ben
27 anni si prende cura della Grotta, con straordinaria dedizione e sensibilità, e che ha fatto parte anche del comitato
promotore dei festeggiamenti.
Nel pomeriggio, nella zona del lido, dove negli anni scorsi si svolgevano le prove di abbattimento, scortecciatura
ed allestimento dei tronchi (quest’anno le gare di abilità
non hanno avuto svolgimento per mancanza di concorrenti e la cosa ha spinto la Comunità ad impegnarsi per cercare una nuova formula altrettanto spettacolare), è seguita
una avvincente dimostrazione di lavori nel bosco, con una
serie di mezzi moderni (soprattutto i più noti processori)
e con attrezzature dei nostri tempi, con il coordinamento del dottor Giorgio Behman dell’ufficio forestale. Poi,
ancora nel parco di Piazzol, l’ultimo atto della giornata,
con la premiazione dei vincitori del concorso indetto per
il Centenario della Grotta.
Per le poesie, il primo posto è andato a Pia Bortolotti,
che ha preceduto Franco Tonini, mentre terzi a pari merito sono finiti Luciano Braito e ancora Tonini. Al quarto
posto Sandra Corradini, seguita da Maria Assunta Battisti
Dellantonio, Concetta Calvano, Carmen Franzelin, Fausto Montori, Sara Corradini, Pia Bortolotti e Marino Corradini.
Per le fotografie, Mirta Corradini ha occupato le prime tre
posizioni, mentre quarta si è classificata Carmen Braito
Zambotti.
Infine per la sezione pittura il successo è andato a due giovanissimi, Kevin e Jordan Sottoriva, davanti a Berenice
Daprà, Mirta Corradini, Alan Bortolotti, Lorenzo Franzoni e ancora Mirta Corradini.
Ricordiamo infine che la festa è stata organizzata con il
patrocinio delle Foreste Demaniali, del Servizio Foreste
della Provincia e della Associazione Boscaioli e con il
contributo del Bim Adige di Trento (Vallata dell’Avisio),
dell’Azienda Forestale del Baron Longo e di numerose
aziende sponsor, oltre che di tutte le associazioni di Molina.
Un impegno per ricordare
Il 4 settembre 2011 a Molina di Fiemme in località Piazzol si sono ricordati i 100 anni del Santuario dedicato
alla Madonna dei boscaioli.
Quello del boscaiolo era un mestiere duro e pericoloso.
A quei tempi nessun attrezzo meccanico risparmiava la
grande fatica. Si iniziava a primavera inoltrata e si sospendeva solo per la fienagione, attività agricola e di
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allevamento importantissima, perché con i loro prodotti
completavano la misera economia familiare.
Era una vita grama, oggi nemmeno lontanamente immaginabile. Sono andato a camminare in Val Cadino per
provare a rivedere quelle immagini. Quegli uomini che
partivano a piedi senza sapere se sarebbero ritornati alle
loro case. Sveglia all’alba, colazione con polenta senza
Comunità Cronache
sale e formaggio vecchio e caffè d’orzo. Polenta anche
a pranzo e supa rostida a cena. Dopo cena il Rosario
davanti al fuoco. E poi a dormire su lettiere di frasche
d’abete. Era un lavoro pesante e pericoloso. Quante vedove ed orfani si sono succeduti in tutta la Valle , nella
miseria più nera. Allora non esistevano assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni ma bisognava lavorare comunque perché il bisogno familiare era grande. E allora
l’unica speranza, sostegno e conforto era la fede, la fede
in Cristo e nella Madonna.
Fu proprio dopo l’ ennesimo infortunio mortale in Val Cadino che Quirino Prada, uno dei capi boscaioli dell’epoca, propose l’idea di costruire una grotta votiva all’imbocco della Valle di Cadino appunto, in localiltà Piazzol,
da dedicarsi alla Madonna di Lourdes, affinchè proteggesse tutti i boscaioli fiemmesi. Nel 1911 nasce anche la
Società di Mutuo Soccorso tra i boscaioli di Fiemme.
La Rappresentanza del Comune di Castello Molina con
deliberazione del 22 aprile 1911 rilasciò il permesso di
occupazione del suolo. I lavori iniziarono lo stesso anno
grazie alle offerte di denaro fatte dai boscaioli e dalle popolazioni di Fiemme e con molto lavoro di volontariato a
titolo gratuito, protrattisi fino all’autunno del 1913. Nella grotta alta 9 metri, entro la quale sono stati posti dei
massi di porfido, è collocata la statua della Madonna di
Lourdes con Bernardetta, entrambe provenienti dalla Val
Gardena, e un boscaiolo inginocchiato in atto di preghiera, statua dello scultore di Molina Aquilino Demarchi.
Il Principe Vescovo di Trento Mons. Endrici con lettera
del 19.08.1913, dava il suo consenso alla benedizione
sia della Madonna sia della grotta. Benedizione che fu
impartita dal parroco Don Piero Cristel di Tesero l’8 settembre 1913. Tutta la Valle di Fiemme fu presente con i
Capi Comune, lo Scario della Magnifica Comunità Francesco Giacomelli di Predazzo e molta gente da tutti i paesi giunti a piedi, su carri e a cavallo.
Ogni anno da allora,a settembre, alla grotta di Piazzol
si celebravano funzioni religiose in memoria
dei boscaioli defunti e vivi.
Dal 1964 questo momento religioso si arricchisce anche di una festa per i boscaioli.
Festa che qualcuno vorrebbe mettere in discussione o rivedere in maniera profonda.
Personalmente credo che serva solo più impegno per ricordare ogni anno con semplicità e rispetto coloro i quali diedero la vita non
i gesti eroici o straordinari ma forse per un
fine ancora più nobile, sul lavoro, per mantenere la famiglia, per far crescere i propri figli. Ebbene questo impegno sarà sicuramente quello che garantirà la Regola di Castello
Molina e la Magnifica Comunità e spero tutta la gente di Molina nel nome e nel ricordo
di coloro che costruirono questo santuario.
Non so se esistono ancora uomini come Qui-
rino Prada, non so se semplicità e schiettezza sono ancora valori ai quali ci ispiriamo nella vita di oggi. Non
so se l’abbaglio del benessere e della comodità ci hanno
fatto dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Zente de
bona volontà par l’amor de viver, lo slogan dell’Associazione l’Nos Paes di Molina. Il mondo non sta attraversando un grande momento né dal punto di vista economico
ma nemmeno per la perdita di valori. Ogni tanto sarebbe
bello prendersi un’ora e passare alla Grotta di Piazzol, e
cercare di ricordare le fatiche di quei boscaioli e di quelle
famiglie, consapevoli che la Madonna di Piazzol è ancora
qua dopo 100 anni a proteggere i boscaioli e tutta la comunità di Fiemme dai pericoli che si presentano di fronte
ad ognuno sotto le forme più diverse.
Un grazie a tutte le Associazioni che hanno lavorato per
questa giornata storica e un grazie a quanti coma la signora Ima Holnaider ci hanno permesso grazie al loro lavoro silenzioso e volontario di godere di questo Santuario
in tutto il suo splendore dopo cento anni di storia.
Filippo Bazzanella
Regolano di Castello/Molina
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Comunità Cronache
BENEDETTA NELLA PIEVE DI FIEMME
la nuova bandiera della Magnifica Comunità
Una giornata importante quella di
sabato 8 ottobre a Cavalese, quando
la storia Pieve di Fiemme, la chiesa
di S. Maria Assunta, è stata benedetta dal Vescovo di Trento Monsignor
Luigi Bressan e quindi riconsegnata
ufficialmente al culto della gente della valle.
Una cerimonia seguita con particolare partecipazione e devozione da
numerosi valligiani e da un gran numero di autorità, locali, valligiane e
provinciali, avendo di fatto segnato
la conclusione dei lavori di restauro di questo monumento, durati otto
anni, dalla data del furioso incendio
del 29 aprile del 2003, con una spesa finale di oltre 5 milioni di euro.
Lavori suddivisi in tre stralci e che
hanno consentito di ricostruire il tetto ligneo, di ricomporre la frattura sulla volta della navata
centrale, con una copertura armata di acciaio inox, e di
rinvenire e recuperare nuovi, preziosissimi affreschi, celati sotto l’intonaco.
Dopo al Messa,concelebrata dal Vescovo con l’attuale decano don Ferruccio Furlan e con il suo predecessore don
Renzo Caserotti, al quale va il merito di aver dato il via
per primo agli interventi di restauro, c’è stata la benedizione della chiesa e quindi sono seguiti i discorsi ufficiali
degli assessori provinciali Mauro Gilmozzi e Franco Panizza, del sindaco di Cavalese Silvano Welponer e dello Scario Giuseppe Zorzi. È stato quest’ultimo, in particolare, a ricordare i 900 anni dei Patti Ghebardini ed a
porre il sigillo sulla nuova bandiera dell’Ente, a sua volta
benedetta da monsignor Bressan. Essa riprende i colori
di quella del 1859, dono dell’Arciduca Carlo Lodovico
d’Austria, adottata dal Consiglio dei Regolani con delibera del luglio 2008, dopo la ricerca storica effettuata dal
dottor Vanni Defrancesco, in collaborazione con il dottor
Marco Degiampietro, già tecnico forestale della Magnifica, scomparso tre anni fa, figlio del maestro Candido, uno
dei massimi studiosi della storia della valle.
La bandiera ha i colori bianco e rosso dello stemma ed
il verde che ricorda le foreste comunitarie di Fiemme.
Riporta su un lato l’immagine della Madonna Addolorata di Fiemme, alla quale è dedicato il vicino Santuario, venerata da quasi sette secoli, e sull’altro lo stemma
della Magnifica,concesso nel 1587 dal Principe Vescovo
di Trento Cardinale Cristoforo Madruzzo. Madrina della
cerimonia è stata la signora Fiorenza Chelodi, vedova del
compianto dottor Degiampietro.
La storia della bandiera
Sulla storia della bandiera della Magnifica Comunità di
Fiemme e sulle vicende ad essa collegate, riportiamo lo
scritto elaborato a suo tempo da Vanni Defrancesco e
Marco Degiampietro e consegnato 4 dicembre 2006.
Già vent’anni orsono, nel 1986, il cav. Candido Degiampietro, storico e ricercatore della nostra Valle, aveva sollevato il problema della Bandiera attualmente in uso da
parte della Magnifica Comunità di Fiemme e dell’opportunità della sua sostituzione con “l’unica bandiera storica
esistente, vale a dire quella donatale dall’Arciduca d’Au26
stria Carlo Lodovico”.
Per ben comprendere la vicenda legata all’utilizzo, a partire dal secondo dopoguerra, come bandiera della Magnifica “di uno strano e inspiegabile tricolore francese con in
campo lo stemma della Magnifica Comunità” come annota testualmente il Degiampietro, è necessario effettuare
una breve ricognizione nel periodo antecedente a quello
napoleonico, quando la Comunità venne privata della sua
autonomia politica e le antiche Regole furono sciolte e
sostituite con i Comuni di nuova istituzione.
Comunità Cronache
Già nel 1509, al tempo dell’Imperatore Massimiliano
d’Asburgo riporta don Giorgio Delvai, “i soldati di Fiemme, suddivisi per Regola avevano un vessillo di combattimento ad essa riferito”.
Nei secoli successivi e sino al loro scioglimento avvenuto
nei primissimi anni del 1800, furono perciò le singole Regole di Fiemme titolate ad avere una propria bandiera, che
era solitamente conservata nella “casa di Regola”, dove
veniva esposta in certe ricorrenze o sventolata in pubblico
dal Bandierale del paese, assistito dai vari accompagnatori in occasione delle più importanti festività annuali o in
circostanze straordinarie.
Col nuovo ordinamento istituzionale, già peraltro anticipato per brevi periodi all’epoca delle dominazioni napoleoniche, e confermato dopo il Congresso di Vienna del
1815, furono perciò i Comuni, arricchiti di nuove e più
complesse competenze, rispetto alle antiche Regole, a
rappresentare le popolazioni, organizzandone i territori e
lo sviluppo, e furono pertanto i Comuni ad essere titolati a
dotarsi di una bandiera, che spesso riportava i colori già in
uso sugli stendardi della corrispondete Regola soppressa:
valga per tutti l’esempio del Comune di Cavalese.
I colori e gli stemmi comunali vennero poi nuovamente
definiti per i paesi principali durante il ventennio compreso fra i due conflitti mondiali, mentre i paesi minori
provvidero a dotarsi di bandiera e stemma negli anni tra il
1980 ed il 1985 su sollecitazione del governo provinciale.
La Magnifica Comunità di Fiemme ottenne ufficialmente
il proprio stemma dal Principe Vescovo Lodovico Madruzzo nel 1587, come segno di alta distinzione per i meriti acquisiti. Tuttavia l’Ente in quanto tale non ebbe sino
alla metà del 1800 una propria bandiera, perchè, come si
è detto, erano le singole Regole ad avere titolo per l’uso di
un proprio vessillo in tempo di pace e di guerra, dal momento che esisteva, come rileva il Sartori – Montecroce
“una certa autonomia delle singole Regole sia di carattere
amministrativo, sia nell’impiego della polizia di Regola”.
Con il ridisegno dell’ordine europeo conseguente al Congresso delle Nazioni del 1815 il territorio del disciolto
Principato Vescovile di Trento che per sette secoli era già
stato parte integrante del Sacro Impero Romano – Germanico, divenne porzione della Contea Principesca del
Tirolo, e quindi dell’Impero d’Austria, mentre, in anni
successivi i Comuni della nostra Valle, divenuti eredi delle vecchie Regole comunitarie ormai abolite, andarono a
costituire assieme a quelli di Fassa il Capitanato Distrettuale con sede a Cavalese.
Alla Magnifica Comunità, anch’essa privata delle antiche
prerogative di autonomia che ne avevano accompagnato
la storia e lo sviluppo economico fino ai primissimi anni
dell’Ottocento, pur con poteri politici limitati rispetto al
passato, e con poche altre competenze accessorie in più,
fu concessa la sola gestione del proprio patrimonio forestale, rimanendo comunque depositaria del suo illustre
passato, documentato da sette secoli di storia, durante i
quali l’Ente era stato diretto artefice della crescita sociale
ed economica della gente di Fiemme.
A metà dell’Ottocento la Comunità provvide all’acquisizione dell’ex Palazzo Vescovile, ormai da decenni inutilizzato, dopo che il Principato era stato abolito da un
cinquantennio. Fu all’indomani di quell’importante acquisizione che l’Arciduca Carlo Lodovico d’Asburgo,
fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, l’11 giugno
1858, venne in visita ufficiale in Val di Fiemme e a Cavalese, in occasione dell’inaugurazione del nuovo poligono
di tiro al bersaglio, all’incontro con le autorità valligiane
egli constatò che la Magnifica Comunità era priva di una
propria bandiera di rappresentanza a differenza di Comuni principali, le cui delegazioni erano convenute a Cavalese ad accoglierlo solennemente.
In margine alla visita, l’Arciduca, che era anche Luogotenente Imperiale per il Tirolo, trovandosi al Palazzo della
Magnifica Comunità, nuova sede dell’Ente, prese l’impegno di dotarlo di una nuova bandiera di rappresentanza.
Poco più tardi l’Arciduca Carlo Lodovico fece inviare in
dono alla Magnifica Comunità una bandiera, in pura seta,
con le dimensioni m. 1,60 x 1,60 con i colori bianco rosso
e bianco verde e un nastro riportante la scritta Arciduca
Carlo Lodovico d’Austria e la data 1858, da conservare
come vessillo dell’Ente e “ emblema comunitario” come
era detto nella lettera accompagnatoria. Tale donazione
era un evento senza precedenti, che venne riservato uni-
27
Comunità Cronache
camente alla Magnifica Comunità di Fiemme, a seguito
della quale il Consesso e gli undici Capicomune del nesso
comunitario risposero per iscritto “con un indirizzo di ringraziamento ed omaggio”.
Dopo la parentesi forzosa provocata dallo scoppio della
seconda guerra d’indipendenza (1859) e a due anni esatti dalla visita della visita dell’ Arciduca Carlo Lodovico,
l’11 giugno 1860, la bandiera della Magnifica Comunità
venne benedetta nella Chiesa Arcipretale di Cavalese nel
corso di una solenne funzione religiosa e venne consegnata al Presidente della Magnifica Comunità dall’Imperial
– Regio Capitano distrettuale Giuseppe Strobele: da quel
giorno e sino alla fine del 1918 la bandiera sfilò ogni anno
in testa ai reparti dei bersaglieri (Schützen) di Fiemme
in occasione delle feste nazionali e venne utilizzata come
vessillo di rappresentanza dalla Magnifica Comunità in
ogni ricorrenza.
Col passaggio all’amministrazione italiana dopo la fine
del conflitto mondiale, a quella bandiera, privata dello
stemma imperiale austriaco, fu evitata la requisizione e la
distruzione, sorte riservata a tante altre bandiere di istituzioni e associazioni e fu messa in disparte. Al suo posto,
nel primo dopoguerra e durante il ventennio del Fascismo, venne impiegata nelle cerimonie pubbliche la bandiera del Comune di Cavalese con i colori della vecchia
Regola, mentre il Comune era rappresentato dal gonfalone municipale riportante gli stessi colori.
Finita la seconda guerra mondiale, nella nuova atmosfera di libertà e di volontà di rinascita economica, legata
alla “ricostruzione”, conclusosi anche il lungo periodo
delle amministrazioni commissariali dell’Ente, nel corso
del 1947, su suggerimento di alcuni Vicini di Cavalese
si provvide alla realizzazione di una nuova bandiera, sottacendo il fatto che già la Comunità disponeva del suo
vecchio vessillo.
Nel 1918, con il passaggio all’Italia l’Ente comunitario,
di difficile e problematico inquadramento istituzionale nel
sistema amministrativo del nuovo Stato unitario, venne
privato della propria bandiera e nelle manifestazioni ufficiali trovò riferimento, come si è detto, nella bandiera del
Comune di Cavalese, utilizzata durante il Ventennio probabilmente ad iniziativa dell’avv. Bruno Mendini, che per
anni fu contemporaneamente Presidente della Magnifica
Comunità di Fiemme e Podestà di Cavalese.
Nell’immediato secondo dopoguerra venne inventata l’attuale bandiera, che peraltro non è stata nè concessa nè riconosciuta da Istituzioni superiori, ma non trova neppure
effettivi fondamenti araldici.
Data la particolare temperie socio – politica degli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale i
colori libertari del tricolore francese furono, in un certo
senso, preferiti, a quelli riportati dall’antico vessillo comunitario, che nelle sue origini sembrava richiamare eccessivamente i tempi del governo austriaco.
Tale coincidenza, tuttavia, è in effetti piuttosto aberrante
28
se si pensa che la Magnifica Comunità di Fiemme con le
bandiere bianco – verdi delle sue milizie volontarie combattè due campagne di guerra contro le truppe francesi
che avevano nel tricolore il loro riferimento ideale.
La bandiera comunitaria con i colori bianco rosso e bianco verde rappresentò la Magnifica Comunità di Fiemme
per 60 anni, dal 1858 alla fine del 1918, rimanendo in
disparte per i successivi 29 anni, essendo stata provvisoriamente sostituita dalla bandiera comunale di Cavalese.
Il ripristino del vessillo del 1858, vivamente auspicato dal
cav. Candido Degiampietro già nel 1986 e sostenuto nei
libri di cui fu autore, non farebbe che recuperare una tradizione ampiamente documentata che, oltretutto, vanta anche in sede storica un’origine illustre e di grande prestigio.
Il bianco – rosso riporta i colori araldici dello stemma comunitario, mentre il bianco – verde rappresenta i colori
delle antiche bandiere delle milizie della Valle che nella
Magnifica Comunità avevano riferimento e guida.
Il recupero dell’antica bandiera andrebbe effettuato, mantenendo, anche nell’aspetto esteriore, la struttura e le dimensioni di quella esistente. Essa è decisamente preferibile ad un labaro, in quanto la Magnifica Comunità non
va assimilata ad un qualsiasi altro Comune, che nel labaro
trova propria identificazione, secondo l’araldica attualmente in uso, ma, date le sue particolarissime peculiarità
storico – istituzionali, la Magnifica Comunità ha la dignità di potersi fregiare di una bandiera vera e propria che la
rappresenti come in origine.
La presente nota, di carattere riservato, redatta dal dott.
Giovanni Defrancesco su richiesta dallo Scario Elvio Partel, è a lui consegnata in data 4 dicembre 2006.
Comunità Cronache
900 SASC PER 900 EGN DE LIBERTÀ
A Moena un obelisco per ricordare
Tra le ultime iniziative delle Regole della Magnifica Comunità di Fiemme per ricordare i 900 anni dai Patti Gebardini, va sicuramente ricordata quella di Moena, dove,
domenica 27 novembre, è stato ufficialmente inaugurato
un obelisco che vuole testimoniare l’importanza delle ricorrenza.
Novecento pietre di dolomia sono state raccolte in una
rete metallica a forma di ceppo slanciato verso l’alto, con
la scritta, in lingua ladina, “Comunità di Fiemme – 900
sassi per 900 anni di libertà”.
La benedizione dell’obelisco, opera semplice ma sicuramente significativa, è stata fatta dal parroco don Enrico
Conci, dopo la celebrazione della Messa nella adiacente
chiesa parrocchiale, alla presenza dello Scario Giuseppe
Zorzi, dei Regolani Carlo Zorzi di Ziano (che ha coordinato le celebrazioni del 900°) e Roberto Gabrielli di Moena, del presidente della Comunità Territoriale di Fiemme
Raffaele Zancanella, del sindaco Riccardo Franceschetti e
del consigliere provinciale ed assessore regionale ladino
Luigi Chiocchetti. Erano presenti anche le bandiere della
Magnifica e della Schuetzenkompanie della valle di Fassa, con le rispettive delegazioni.
“Questo è un momento di grande importanza” ha affermato il sindaco nel suo saluto ufficiale. “Moena è un Comune
ladino ma è unito da questo grande percorso di storia della
valle di Fiemme. Davanti a tutto non ci sono le divisioni, ma l’unità tra i popoli ed è davvero poco intelligente
mettere degli steccati, dei confini, dimenticando la storia.
Moena è orgogliosa di questi 900 anni, che rappresentano
un valore aggiunto per tutti noi”.
Di “orgoglio per la comunità locale” ha parlato anche
l’assessore alla cultura Ilaria Chiocchetti, mentre lo Scaro ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla
realizzazione delle diverse iniziative che si sono svolte
durante tutto l’anno. Richiamando un grande percorso che
va da Trodena, terra tedesca, fino a Moena, terra ladina.
Dopo la benedizione dell’obelisco, la cerimonia è continuata nell’aula magna dell’adiacente Polo Scolastico, con
gli interventi degli esperti Maria Piccolin di Moena e Italo
Giordani di Panchià, che hanno illustrato le ragioni storiche che hanno sempre accompagnato in maniera positiva
i rapporti tra Fiemme e Fassa, allargati anche alla vicina
Valle di Primiero.
“Siamo orgogliosi di far parte della Magnifica Comunità
di Fiemme” ha tenuto a precisare nel suo intervento la
dottoressa Piccolin “anche perché niente ci toglie al fatto
di essere Ladini”. Al termine, è stato offerto agli intervenuti un piccolo rinfresco.
29
Comunità Cronache
A MOENA SPETTACOLARE 37^ RASSEGNA
dei cori della Magnifica Comunità di Fiemme
Una serata memorabile a Moena lo scorso 15 ottobre,
presso il teatro di Navalge, in occasione della trentasettesima Rassegna dei Cori della Montagna della Magnifica
Comunità di Fiemme. L’appuntamento era particolarmente importante anche per altri due ordini di ragioni: l’anno
del Trentesimo di fondazione del Coro Enrosadira, che ha
brillantemente organizzato e coordinato la manifestazione, sotto l’abile regia del presidente Stefano Zanon (nella
foto a fianco), e la ricorrenza dei 900 anni di storia della
stessa Comunità, che come sempre ha patrocinato l’iniziativa.
Numerose le autorità intervenute, Sindaci, Regolani, il
Viceprocurador del Comun General di Fassa Mariano
Cloch, sindaco di Canazei, in rappresentanza della Procuradora Cristina Donei, impegnata altrove, lo Scario Giuseppe Zorzi, oltre naturalmente al pubblico delle grandi
occasioni (circa 500 persone) che ha gremito la sala.
In apertura, c’è stato il saluto ufficiale del Sindaco di
Moena Riccardo Franceschetti, che ha espresso il proprio
compiacimento per la serata e per la folta presenza di cittadini e valligiani.
Poi sono saliti sul palco,uno dopo l’altro, gli otto cori impegnati, oltre ad un nono, costituito per l’occasione e che
rappresentava un compendio di tutti gli altri, con quattro
coristi per ciascuno di essi a formare uno splendido gruppo canoro, diretto da Bepi Brigadoi, già direttore per 50
anni del coro Negritella di Predazzo ed ancora in possesso
di una straordinaria verve.
Vediamoli in successione.
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Coro Dei Vigili del Fuoco di Fiemme
Costituito nel 2003 per iniziativa di Riccardo Selle di Cavalese, che ne è stato a lungo presidente, prima di lasciare l’incarico, poco tempo fa, a Carlo Monsorno. Fino al
2005 è stato diretto da Giuseppe Bellante. Poi gli è subentrato Mirko Divan, che lo guida tuttora. È composto da
35 elementi, provenienti da tutto il territorio valligiano,
ed ha partecipato a numerose manifestazioni, in valle (al
Mart di Rovereto) e fuori valle, ad Umbertide (vicino a
Perugia) ed a Barberino del Mugello. Durante un concerto estivo, il coro ha realizzato dal vivo un Dvd presso la
chiesa parrocchiale di Trodena, con la proiezione di immagini suggestive delle Dolomiti e foto storiche. A Moena ha presentato “L’ultima notte” di Bepi De Marzi e “Oh
ce biel cjscjel a Udin” di Luigi Pigarelli.
Comunità Cronache
Coro Slavaz di Tesero
Questo gruppo corale, presieduto da Giacomo Trettel e
diretto da Alberto Zeni, è nato nel settembre del 2003. Sue
caratteristiche peculiari sono lo spirito goliardico e amichevole che anima tutti i componenti. Si è esibito in valle
e fuori valle, a Firenze nel 2006, a Milano presso il conservatorio Giuseppe Verdi nel 2008, a Trento nel 2009, assieme al coro della Sat, a Patrignone e Montalto Marche,
in provincia di Ascoli Piceno, nel 2010, su invito della
corale “Santa Maria in Viminatu”. Lo scorso 24 settembre
ha partecipato alla Rassegna “Una sera di settembre” a
Bellagio, sul lago di Como. Nel 2009 ha organizzato la
rassegna fiemmese. Da tre anni è testimonial dell’Admo.
A Moena ha eseguito “Son barcarol” di Antonio Pedrotti
e “Ferdinando s’innamora” di Renato Dionisi.
Coro Rio Bianco di Panchià
È formato da una trentina di elementi suddivisi nelle voci
di soprano, contralto, tenore, baritono e basso. Èun organico misto ed esegue un repertorio classico delle canzoni della montagna, ma anche canti tipici della tradizione
popolare italiana. Si è costituito nel 1995 e fino al 2006
è stato diretto dal maestro Paolo Defrancesco, che poi ha
lasciato il posto, fino al 2009, ad Alberto Zeni di Tesero.
Da due anni, la guida musicale è passata nelle mani di
Ivo Brigadoi di Predazzo. Lo presiede, fin dalla fondazione, Renzo Varesco. Ha effettuato due trasferte in Baviera
nell’ambito dell’attività dell’Alpe Adria, e nel 2008 è stato
a Roma, cantando davanti al pontefice durante un’udienza
settimanale. A Moena ha interpretato “Katzenau” di Gianni Caracristi e “La pinota e il mulinaro” di Camillo Moser.
Coro Genzianella di Tesero
Nato nel 1950, ha partecipato a numerosi concerti, rassegne e qualche concorso, in Italia e all’Estero, in Germania, Belgio, Spagna, Romania. Ha al suo attivo due
incisioni, “La tera del nono” del 1989 e, nel 2000, “La
Genzianella”, quando ha compiuto i 50 anni. Tra i suoi
successi, il primo posto nella categoria A del Festival Regionale di Canto Corale del 2003 a Trento. Il coro ha cantato due volte (2007 e 2008) a Roma davanti al pontefice
e nel 2004 a Trento davanti ai rappresentanti dell’Unione
delle Federazioni corali dell’arco alpino. Nel 2008 ha presentato il grande spettacolo “Si sta come d’autunno…”
sulla grande guerra. Il presidente è AndreaTrettel, lo dirige Ezio Vinante. A Moena ha cantato “Verdi campi addio”
di Italo Varner e Camillo Moser e “Canto dell’emigrante
trentino” di Rauzi/Solera/Giavina.
31
Comunità Cronache
Coro Negritella di Predazzo
La data di fondazione è il 1954, per iniziativa dell’allora
cappellano don Costantino Carli. Inizialmente è stato diretto da Beppino Moser, che poi, nel 1957, ha ceduto la
direzione a Bepi Brigadoi, alla sua guida musicale fino al
2007, quando gli è subentrato Renato Deflorian di Tesero.
Ha cantato in Italia e all’estero, a Budapest, Barcellona,
Montpellier, in Germania, a Postumia, Aosta, Carrara, Genova, Oristano e molte altre località. Al suo attivi tre incisioni, “A voci unite” nel 1979, un secondo L.P. nel 1988 e
“50 anni…l’emozione di cantare insieme” nel 2004, anno
del Cinquantesimo. Dal 2011, è subentrato alla presidenza
Francesco Delugan, succedendo a Gianfranco Redolf. A
Moena ha presentato “La regina Tresenga” di Neri/Moroder/Lanaro e “Ho deciso di prender moglie” di Roberto
Gianotti.
Coro Val Lubie di Varena
La prima data di nascita è il 1989, con un nome che deriva
dalla Val Lubie, piccola località laterale della Val Gambis. Il
suo repertorio musicale si ispira soprattutto alla tradizione
del canto popolare trentino. Ha partecipato a numerosi concerti in Italia e all’estero, specialmente in Svizzera e Germania. È presente in occasione delle manifestazioni culturali e
tradizionali del paese, tra le quali il classico “Giro dei brenzi” e la rassegna “Armonie nel vento” la prima domenica
di agosto al Passo Lavazè. Il coro si era improvvisamente
sciolto nel settembre del 2009, ma è risorto con ancora maggiore vigore di prima nella primavera del 2010. Lo dirige
Franco Boschetto, mentre il presidente è Michele Cavada. A
Moena ha proposto “Faremo un brindisi” di Chini/Da Trieste/Solera e “Te salude val de Fiem” di Nicolino Gabrielli.
Mannergesangverein M.G.V. di Trodena
È stato fondato nel 1997, allora composto da 14 coristi
e diretto da Hansjorg Finatzer di Trodena. Nell’autunno
del 2002, è subentrato il maestro Ottmar Leimgruber di
Egna, che lo ha diretto fino al 2008, quando la guida musicale è passata alla maestra Gaby Morandell di Termeno.
Dal 1997 al 2009, ne è stato presidente Theo Franzellin.
Il suo successore, tuttora in carica, è Max Oberhofer. Il
coro conta oggi 15 membri ed ha cantato nelle province
di Trento e Bolzano e in Germania. Immancabile e molto
apprezzata la sua partecipazione alle manifestazioni del
paese. Lo scorso 19 settembre, è stato ripreso dalla televisione austriaca ORF per la trasmissione “Klingendes
Osterreich”. A Moena ha interpretato “Mai gluck is a huttl” e “Der pforrer hot g’sogt”, diretto per l’occasione da
Marcus Mittelperger.
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Comunità Cronache
Coro Enrosadira di Moena
Il suo anno d costituzione è il 1981 per cui nel 2011 ha
festeggiato i primi 30 anni di vita e di storia. Oltre al
tradizionale repertorio di canti della montagna, il coro dedica particolare attenzione ai canti ladini, partecipando a
rassegne canore in Val Badia e Val Gardena. Ha partecipato alla registrazione dell’Opera “Laurin” di Luigi Canori,
a cura dell’Istituto Ladino. Ha al suo attivo due incisioni,
“L’è n bel color” del 2001 ed “Enrosadira” nel 2008. È
stato a Toronto, Chicago e New York nel 2002, in Sicilia nel 2005, al Quirinale, incontrando il presidente Carlo
Azeglio Ciampi, nel 2006, in Spagna nel 2007 e in Brasile nell’aprile del 2011. Èpresieduto da Stefano Zanon e
diretto da Luigi Chiocchetti. Ha cantato “El Rociador” di
Luigi Canori (elaborazione di Giancarlo Facchini) e “La
ceseta de Transacqua” di don Giuseppe Grosselli.
Il Magnifico Coro
Una novità della Rassegna organizzata a Moena è stata
l’esibizione del Coro Rappresentativo della Magnifica
Comunità di Fiemme, ribattezzato “Il Magnifico Coro”.
Era composto da quattro rappresentanti di ciascuno degli
otto cori di Fiemme,uno per ogni sezione musicale, ed ha
voluto essere un omaggio alla Magnifica per i suoi 900
anni, oltre ad esprimere un messaggio di unità e amicizia.
Diretto dal maestro Bepi Brigadoi, ha eseguito splendidamente quattro canzoni: “Le Dolomiti” (testo di Italo
Varner, armonizzazione di Camillo Moser), “Canto de not
‘n montagna” (parole di Augusto Goio, armonizzazione
di Ferdinando Mingozzi), “Monte Canino” (armonizzazione di Luigi Pigarelli) e “Tanti ghe n’è” (ricostruzione
di Luigi Pigarelli). Una presenza che è sperabile si possa
ripetere anche nelle prossime rassegne.
Le premiazioni
Il ringraziamento di Bambi
Prima degli ultimi due canti del Coro Rappresentativo,
sono saliti sul palco per i saluti ufficiali il presidente
dell’Enrosadira Stefano Zanon e lo Scario Giuseppe Zorzi. Da loro la soddisfazione per lo splendido risultato della
serata, nel nome dell’Ente storico di Fiemme, e l’augurio
di raggiungere altri prestigiosi traguardi.
Lo stesso Presidente Zanon ha consegnato ai presidenti
degli otto cori ed a Bepi Brigadoi una targa ricordo della
manifestazione, mentre lo Scario ha premiato con la targa
della Magnifica gli undici coristi che quest’anno hanno
raggiunto i 30 anni di attività.
Sono Celestino Chiocchetti, Giovanni Zanon, Paolo Defrancesco, Paolo Facchini, Gianmaria Cascella, Giancarlo
Felicetti, Ruggero Ganz, Antonio Rovisi, Francesco Gottardi e Giuseppe Gottardi del Coro Enrosadira ed Antonio
Gilmozzi del Coro Genzianella.
Non c’era un biglietto d’entrata da pagare per la Rassegna, ma c’era la possibilità di lasciare un’offerta libera,
destinata,per volontà del coro Enrosadira, all’Associazione Bambi Bambino Malato Onlus. Alla fine, la generosità
dei valligiani presenti è stata ancora una volta grande, con
la raccolta di 1.460 euro. Per conto di Bambi, è salita sul
palco anche la presidente Daniela Zaon, che ha calorosamente ringraziato tutti, ricordando le finalità specifiche
dell’associazione, a favore dei bambini meno fortunati e
delle loro famiglie.
(Fotoservizio del Gruppo Cucaloch – Moena)
33
Comunità Cronache
A PAMPEAGO TRECENTO POMPIERI
nella spettacolare manovra d’autunno
Ennesima dimostrazione di forza organizzativa, preparazione, prontezza, qualità interventistica per i Vigili del Fuoco del Distretto di Fiemme, che, domenica 25 settembre,
hanno dato vita alla spettacolare manovra
boschiva d’autunno, questa volta organizzata in maniera impeccabile dal Corpo dei
Vigili del Fuoco di Tesero, con il coordinamento del comandante Ciro Doliana e la
supervisione dell’Ispettore Distrettuale Stefano Sandri, del quale, tra l’altro, Doliana è
vice.
La giornata era splendida, dal punto di vista
meteorologico, e lo è diventata anche per la
soddisfazione di coloro che hanno partecipato alla manifestazione, alla quale i pompieri
di Tesero hanno dedicato tempo e impegno,
programmando le cose in modo encomiabile, per ricchezza di contenuti e complessità
di interventi, destinati a misurare davvero le
capacità dei Corpi volontari di Fiemme,. E da quello che
si è visto, la nostra valle può sicuramente dormire sonni tranquilli, vista la determinazione e la carica umana e
professionale con cui le diverse esercitazioni sono state
affrontate e portate a termine in maniera eccellente.
Da evidenziare che alla manovra è intervenuto anche il
presidente della Federazione Provinciale Alberto Flaim,
assieme a numerose autorità valligiane, regolani, sindaci
(a partire da quello di Tesero Franco Zanon), amministratori pubblici, tutti alla fine visibilmente soddisfatti. Con i
Vigili del Fuoco hanno collaborato, come sempre avviene sul campo, in caso di necessità, il Soccorso Alpino di
Fiemme, con quattordici volontari guidati dal vicecapostazione Paolo Zeni, ed una unità operativa della Croce
Rossa di Cavalese.
Sono state sette le operazioni in programma, a partire
dall’incidente stradale simulato che ha visto protagonisti i
pompieri di Cavalese, i quali hanno provveduto al recupero di due automobili cadute nel rio Stava, con il Soccorso
Alpino impegnato a recuperare le persone coinvolte.
Ai Vigili del Fuoco di Ziano è toccato invece domare un
incendio che si era sprigionato sulla parte sinistra dello
stesso torrente, attingendo l’acqua, con 900 metri di manichette, a monte del laghetto sovrastante, visto che non
si poteva utilizzare quella del medesimo laghetto, che era
inquinato e che è stato “bonificato” dai pompieri di Molina, utilizzando il gommone ed una serie di “salsicciotti
assorbenti”.
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Spettacolare la manovra dei vigili del fuovo di Varena,
Trodena ed Egna, che hanno domato un incendio boschivo nella parte alta della pista “Pala di Santa”, utilizzata in
inverno dagli sciatori più esperti, viste le sue considerevoli pendenze. L’acqua è stata portata in quota mediante
l’utilizzo di circa 600 metri di manichette, mentre, con
alcuni lanci, è intervenuto anche l’elicottero di Trento, a
confermare ancora una volta la validità del suo contributo.
I pompieri di Predazzo e Capriana sono stati impegnati,
assieme al Soccorso Alpino, a trarre in salvo una ventina
Comunità Cronache
di persone rimaste bloccate sulla seggiovia che collega
località “Monsorno” con il Passo Feudo, con il supporto
della Croce Rossa che aveva allestito in zona un posto
medico avanzato. E in questo frangente è stato recuperato anche un deltaplanista caduto tra le rocce. Operazione
quest’ultima che ha visto impegnati 26 allievi pompieri
sotto la guida di Paolo Larger.
Altri interventi sono stati effettuati per il rovesciamento
di un trattore carco di tronchi, con tre feriti e l’autista che
era scomparso (l’operazione è stata portata a termine dai
pompieri di Moena), e per un incendio simulato a Malga
Pampeago, dove hanno operato quattro squadre dei vigili
del fuoco di Cavalese, Carano e Daiano. Infine, il Corpo
di Castello era presente al campo base, pronto a partire
per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza che
richiedessero opportuni rinforzi.
Una mattinata intensa, ricca di tensione e con tutti i corpi
allertati e in attività, ciascuno per la parte di competenza.
Al termine, nella sala operativa mobile messa a disposizione, presso il campo base, dai Vigili del Fuoco permanenti di Trento, si è tenuto il breefing conclusivo, durante
i quale ciascuno dei comandanti ha chiarito i contenuti
delle rispettive manovre, analizzandone in dettaglio lo
svolgimento, le difficoltà ed i risultati. Comprensibilmente soddisfatti il comandante di Tesero Doliana e l’ispettore
Sandri, che hanno avuto probanti conferme sulle capacità
di tutti i Corpi valligiani.
L’adunata finale è stata organizzata a Stava, nei pressi del
Centro Polifunzionale, dove ci sono stati i saluti delle autorità, l’aperitivo ed il pranzo sociale in lieta compagnia.
L’importanza di queste iniziative, così come il Convegno
Distrettuale dell’estate, è anche questa: creare l’occasione
giusta per stare insieme, ritrovarsi, discutere e vivere dei
momenti di sana amicizia. La solidarietà, in fin dei conti,
si esprime anche così.
M. F.
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Verso i Mondiali
LE OPERE PER I MONDIALI 2013
Strutture progettate verso il futuro
I lavori che riguardano la sistemazione degli stadi stanno
procedendo a grandi passi.
Il Centro del Fondo ha subito un sostanziale restyling. Sia
le piste che le strutture risultano rimodernate e già oggi
praticamente pronte. Lo stadio è stato ufficialmente consegnato a fine novembre e tutto sarà al massimo dell’operatività per il Tour de Ski di gennaio.
Il pubblico potrà godersi appieno i singoli eventi sia dalle tribune che da altre postazioni all’interno dello stadio,
raggiungibili da due nuovi sottopassi. Le nuove piste, adeguate ed allargate ad un minimo di 9 metri, sono destinate
al Campionato del Mondo, ma un primo importante test
avverrà già con il Tour de Ski, quando solo il nuovo tratto
dentro lo stadio e l’inedita salita dopo il via saranno utilizzati per inizio e fine giro.
Sempre nello stadio, è stato effettuato lo sbancamento per
fare posto al nuovo poligono di biathlon.
Parlando di nuove realizzazioni spicca la struttura in legno
posta a ridosso del traguardo, destinata alle cabine per i
commentatori TV durante i Campionati del Mondo 2013,
con un impiego diretto anche nelle future prove di Coppa
del Mondo. L’edificio accoglierà la sala riunioni dei capisquadra, della giuria e della FIS, gli uffici del Comitato
Organizzatore ed i servizi antidoping. Anche il nuovo corpo edilizio che accoglierà l’ufficio accrediti, la sede dei
volontari e la sala stampa, è sostanzialmente ultimato.
Il legno utilizzato per le costruzioni del rinnovato Centro
del Fondo appartiene interamente al patrimonio forestale
della Magnifica Comunità di Fiemme, una scelta che qualifica la struttura dal punto di vista storico e territoriale.
La particolarità di tutte le strutture è quella di essere state
progettate e pensate nell’ottica di una doppia fruibilità futura: “Non si tratta di cattedrali nel deserto, ma di edifici
realmente utili alla comunità anche oltre l’evento sportivo”, ha confermato il presidente di Fiemme 2013 Pietro
De Godenz, “Ogni area ha una propria ipotesi di utilizzo,
dentro e fuori le competizioni di Coppa e del Mondiale”.
E così, l’edificio accrediti/stampa diventerà palestra per la
scuola di danza di Tesero, mentre la struttura in zona arrivo accoglierà i giovani impegnati nei campus estivi con
stanzette ad hoc.
Inoltre, il nuovo piano interrato di 2.000 mq destinato
all’International Broadcasting Center (IBC) è stato pensato successivamente come magazzino per il Comune di
Tesero, mentre le altre sale fungeranno da spazi per le associazioni sportive e volontaristiche locali, aree di aggregazione per i giovani e per l’associazione dei maestri di
sci.
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A Predazzo il rinnovato Stadio del Salto Giuseppe Dal
Ben toglierà il velo in dicembre per accogliere in grande
stile gli eventi dell’inverno in arrivo.
Tra le strutture pronte per i Premondiali 2012 ci saranno
la torre giudici e la nuova palazzina con la sala stampa, gli
uffici per le riunioni dei capisquadra e dello staff, oltre ai
locali destinati alla Marcialonga, dunque utilizzati durante
tutto l’anno. Questo nuovo edificio avrà il pregio di garantire migliori condizioni di lavoro, essendo più luminoso
rispetto ai locali precedenti, e di consentire un assetto logistico più pratico e adatto ad eventi di ampia portata.
Lo Stadio ha seguito in tutti i lavori di sistemazione una
logica coerente, volta a valutare il riutilizzo complessivo
delle strutture, sia attraverso la Coppa del Mondo delle
prossime annate, sia con altre attività non strettamente
connesse al panorama sportivo.
L’idea è stata quella di creare un’arena polifunzionale, che
vada al di là del semplice stadio per il salto e che sia, in-
Verso i Mondiali
vece, utile alla collettività durante tutto l’anno. “Ci sono
già piccole grandi idee”, confermano i vertici del comitato
Nordic Ski Fiemme, “con un po’ di impegno lo Stadio potrebbe ospitare vari eventi, a beneficio della popolazione
locale e degli ospiti della valle”.
Del resto lo stadio predazzano si presta perfettamente allo
scopo, si tratta di un anfiteatro con circa 2.500 posti nuovi
in tribuna (che sarà ultimata in primavera), una struttura
da valorizzare e da rilanciare anche al di fuori dell’ambito
sportivo.
Sono stati rinnovati anche i trampolini destinati alle gare
di Coppa e iridate. Innanzitutto sono state cambiate le
zone lancio delle due strutture HS134 e HS106, ed è stato installato un nuovo impianto per la refrigerazione delle
canaline della pista di lancio, che assicurerà una maggior
funzionalità della struttura.
Infine, c’è il progetto del trampolino HS60, quello dove
cresceranno le nuove generazioni di saltatori e su cui si
misureranno le capacità degli atleti emergenti. “I nostri
giovani saltatori sono oggi costretti ad andare all’estero
per allenarsi”, ha spiegato Sandro Pertile di Nordic Ski
Fiemme. “Avere a disposizione una struttura competitiva
in casa migliorerà l’approccio dei giovani alla disciplina, e
lo sviluppo tecnico garantito fin dai primi anni consentirà
una maggior qualità dei nostri atleti”.
La realizzazione di questo trampolino, affiancato da un
inedito impianto di risalita, è prevista per il 2012.
Intanto, nel 2012, si svolgeranno i Premondiali.
I PREMONDIALI 2012 - IL PROGRAMMA
07.01.2012
12.30 STADIO DEL FONDO - Tour de Ski – Tappa Finale Maschile - 20km Tecnica classica – Partenza in linea
15.45 STADIO DEL FONDO - Tour de Ski – Tappa Finale Femminile - 10km Tecnica classica – Partenza in linea
08.01.2012
10.00 ALPE CERMIS - Rampa con i Campioni
12.30 ALPE CERMIS - Tour de Ski – Tappa Finale Femminile - 9km Tecnica libera – Inseguimento – Final Climb
14.30 ALPE CERMIS - Tour de Ski – Tappa Finale Maschile - 9km Tecnica libera – Inseguimento – Final Climb
14.01.2012
16.30 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Femminile - Trampolino normale HS106
15.01.2012
16.30 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Femminile - Trampolino HS106
04.02.2012
10.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Sprint a squadre trampolino HS134
14.00 STADIO DEL FONDO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Gundersen 2x7,5km
16.00 STADIO DEL SALTO- Coppa del Mondo - Salto Speciale Maschile- Trampolino HS134
05.02.2012
10.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica- Gara individuale HS134
12.30 STADIO DEL FONDO - Coppa del Mondo - Combinata Nordica - Gundersen 10 Km
16.00 STADIO DEL SALTO - Coppa del Mondo - Salto Speciale Maschile - Trampolino HS134
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Comunità Personaggi
VICINI DA RICORDARE:
Filiberto Tiengo
Il giorno 16 settembre 2011 all’età di 74 anni, confortato
dall’amorevole presenza dei figli, ci ha lasciato Filiberto
Tiengo, ex presidente dell’Associazione Pescatori di Moena.
In qualità di attuale presidente dell’Associazione mi sento
in dovere di ricordare l’opera svolta da Filiberto in oltre
trent’anni di impegno nel direttivo dell’Associazione, ma
soprattutto di evidenziare qualche considerazione sulle
qualità umane che lo hanno contraddistinto.
Nell’Associazione ha sempre svolto un ruolo trainante
finalizzato alla tutela ed all’incremento del patrimonio
ittico delle acque del Comune di Moena, ma ha prestato
particolare attenzione agli aspetti naturalistici ed ambientali di fiumi e torrenti.
La sua sensibilità ed attenzione lo ha spinto ad impegnarsi nel contrastare il soverchiante fenomeno della realizzazione delle centraline idroelettriche, ad intercettare e
segnalare, tramite ricerche in alveo, scarichi abusivi o
fonti di inquinamento, a far si che la pesca venisse praticata con particolare rispetto della fauna ittica oltre che
dell’ambiente.
Rammento, a titolo esemplificativo, alcune iniziative per
le quali si è sempre battuto:
la limitazione a 50 uscite all’anno per i soci;
l’emissione massima di 4 permessi al giorno nelle acque
correnti per gli ospiti;
l’uso obbligatorio dell’amo privo di ardiglione (probabilmente la prima associazione di valle)
la creazione di zone di rispetto quali la bandita di pesca
delle Piane di Alochet, la zona no-kill nell’abitato di Moena, la coltivazione del laghetto delle Notole.
Durante il suo lunghissimo mandato di Presidente è stato
capace di creare “squadra” attorno a sé, condividendo le
decisioni, ascoltando i consigli e schierandosi sempre in
prima linea.
Con il suo comportamento, nella pur piccola Associazione di Moena, ha formato un nutrito gruppo di volontari
disponibili a collaborare gratuitamente per le esigenze
dell’Associazione: unico ringraziamento formale l’incontro conviviale a fine anno.
Per quanto concerne il direttivo, grazie al coinvolgimento
sistematico di tutti i consiglieri, ha creato le condizioni
per poter continuare agevolmente ad operare al meglio.
Concludo queste considerazioni con una nota personale.
In oltre un ventennio di collaborazione con Filiberto ho
sempre trovato ascolto attento ad ogni idea costruttiva,
senso critico adeguato a soppesarne la realizzabilità, opportunità e correttezza.
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È stato per tutti noi esempio unico di correttezza morale
e formale.
Dignità e forza d’animo non comuni hanno caratterizzato
tutto il suo percorso nella severa malattia, fino alla fine capace di sorridere, di chiedere ed informarsi sulle vicende
della comunità dei pescatori che si stava stringendo attorno a lui: l’ultima nata, la salute del tal socio, gli aironi...
Sarà nostro compito continuare a percorrere la strada da
lui intrapresa forti del suo encomiabile insegnamento ed
esempio.Il Presidente
Roberto Nizzi
Comunità e Storia
ALTRI EFFETTI
della “patente imperiale” del 7 settembre 1848
di Tarcisio Corradini
Cambiamenti nella parte orientale
della Valle di Fiemme
Concludiamo questa serie di articoli dedicati alle varie
proprietà boschive e pascolive, andate perse per la Comunità di Fiemme come conseguenza della più volte citata
Patente Imperiale 7 settembre 1848. Pur avendo avuto
come esito finale una diminuzione del patrimonio comunitario, questa legge ha costituito un’importante riforma
agraria e grande è stata anche la sua influenza sull’assetto
agro-silvo-pastorale e socio-economico della nostra Valle. Non solo la Comunità di Fiemme ne è stata interessata,
ma ancor più diverse altre figure economiche come per
esempio i conti Firmian di Mezzocorona, i maggiori latifondisti privati della Valle, titolari fino a quella data di
grandissimi diritti di esazione, sia come detentori del dominio diretto su moltissimi terreni agrari, sia come aventi
diritto ad una cospicua parte delle decime; parte di queste
venivano riscosse dalla Parrocchia di Cavalese e dalle altre Curazie dei paesi di Fiemme. Tra i “latifondisti” sul
nostro territorio vi erano anche gli antichi conti del Tirolo
e di minor peso anche altri nobili.
Questa volta ci occuperemo del territorio orientale della Valle.
Il Monte dei caprioli
Nel catasto teresiano del comune di Ziano, come pure di
altri comuni, sono scritti numerosi aggravi del tipo dei livelli1 ma un caso particolare colpisce per la sua estensione
e per la collocazione fuori dello stretto ambito geografico
della Valle. Si tratta del Monte dei caprioli.
Oggi pochi sanno che in passato la Comunità di Fiemme era
proprietaria di un ampio squarcio di terreno prospiciente la
Valle del Vanoi e precisamente nella Val Copolà, dove c’era
una malga chiamata Alpe Laghetti o Caprioli; era denominata Laghetti per la presenza di due piccoli laghi di origine
glaciale a 2200 metri di altitudine e per la vicinanza del Monte Cauriol, il cui nome deriva proprio dalla parola capriolo.
La proprietà boschiva, in base ad una investitura fatta dalla Comunità intorno all’anno 1700, era gravata dal diritto
di pascolo a favore della Malga Laghetti di proprietà dei
conti Wolkenstein, in passato investiti del feudo pignoratizio della Giurisdizione di Ivano in Valsugana. La proprietà comunitaria aveva un’estensione di Iugeri 1.146 e
Pertiche 7362 (circa 660 Ha). L’allora conte Gasparo Wolkenstein si impegnò a pagare un affitto enfiteutico pari a
libre 77,5 cioè fiorini 15 e carantani 30.
L’investitura fu rinnovata ogni 19 anni e intorno all’anno
1850 l’affitto ammontava a fiorini 12 e carantani 23,5. In
base alla solita legge per la risoluzione dei gravami fondiari si addivenne alla valutazione del valore monetario di
questa investitura e fu stabilita in fiorini 14,64; su questa
base fu calcolato il valore della reluizione ammontante a
fiorini 196,51, direttamente incassati dalla Comunità.
Il protocollo 18 marzo 18663, relativo alle trattative ed
alle decisioni riguardanti il valore del diritto di pascolo
si esprime in questo modo: l’accennato diritto di pascolo
si fonda sul possesso ab immemorabili esercitato sull’investitura 5 luglio 1829 ed anteriori, mediante la quale
la Comunità Generale di Fiemme ha investito il Dinasta
d’Ivano Conte di Wolkenstein e delle suddette località a
titolo di locazione perpetuale verso l’annuo canone di f.
17,43 d’Impero o f. 11,46 VV.W4 però solo rispetto al pascolo, riservata la proprietà delle sostanze lignee che vi
esistono e cresceranno in seguito.
Il protocollo contiene anche il risultato delle trattative per
la valutazione del bosco stesso e relativa vendita al conte
Wolkenstein. Dalle parti interessate vengono nominati gli
arbitri con il compito della stima. Tale stima dà un valore
pari a f. 1.934,10 valuta austriaca, che fu accettata da ambedue le parti.
Una parte della proprietà si trova nel C.C. di Ziano sopra il fondo di giovi 337 circa, appartenenti all’annesso
piano d’avviso, porzione della particella N 1785 Comune
di Ziano, il Comune generale di Fiemme dichiara di non
vantare qualsiasi titolo di proprietà o servitù e lo riconosce come proprietà assoluta e libera al Signor Conte de
Wolkenstein, rispettivamente del Feudo d’Ivano.
In confronto con l’estensione dei Masi di Cadino (vedi
n. 2/2011 di questa rivista) questa proprietà è superiore
di circa 10 volte, invece il canone di affitto ed il relativo
valore di reluizione è stato molto inferiore. Questo vuol
dire che si è trattato di una proprietà più povera, oltretutto
limitata all’uso del pascolo ed inoltre per i Fiemazzi malagevole e distante. Niente si sa sul motivo per cui nei secoli
passati la Comunità sia venuta in possesso di un boscopascolo esterno alla sua posizione geografica; forse fu una
delle vie dell’antica pratica della transumanza (attraverso
la forcella di Sadole?) delle greggi: alla fine dell’autunno
parte delle mandrie di pecore iniziava la migrazione verso la pianura veneta, dove potevano svernare pascolando
sulle stoppie e sui magesi e lungo le rive dei corsi d’acqua, per tornare al successivo fine inverno in Fiemme; di
qui tra marzo ed aprile si spostavano, pascolando nelle
paludi della Valle dell’Adige.
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Comunità e Storia
Forno
Forno con Medil, formava fino all’anno 1928 Comune
a sé stante, dopo di che fu unito a Moena; con l’antico
maso Peniola fa parte del bacino di Valsorda, il cui omonimo rivo termina con un conoide di deiezione e sbocca
nel torrente Avisio. Forno fu anticamente un insediamento di minatori, lo conferma anche il nome, dove “forno”
indica luogo per la fusione del materiale ferroso ricavato
dal soprastante Monte Mulat. Non faceva parte del nesso
della Comunità di Fiemme e vi fu accolto solo nell’anno
1953. Con l’andare del tempo gli abitanti riuscirono a
farsi riconoscere diritti di uso del territorio circostante, in
particolare diritti di pascolo, di raccolta strame e legna da
fuoco. Anche in questo caso la legge sulla risoluzione dei
gravami fondiari diede luogo a richieste di riconoscimento dei diritti acquisiti. Dopo annose controversie e trattative con la Comunità (dall’anno 1851 all’anno 1893) con
decisione delle Commissione provinciale di Innsbruck in
data 30 maggio 1893 fu assicurato a Forno il diritto di
pascolo con un centinaio di bovini e altrettanto ovini e caprini sulle particelle fondiarie n. 10835 e n. 10836. Queste
si trovano sulla sinistra Avisio e con la stessa decisione
venne riconosciuta a Forno la proprietà su due particelle
sulla destra Avisio della superficie di circa 110 ettari5.
Medil
Medil. Anche questa piccola frazione di Moena si trova
nel bacino di Valsorda ed era inizialmente un maso della
Comunità (Costa del Medil), il quale veniva affittato
con locazione perpetua rinnovabile ogni diciannove
anni6. Sempre sulla base della predetta legge gli abitanti
avanzarono la richiesta di riconoscimento dei diritti di
pascolo, di raccolta di legna da ardere, del legname per
il mantenimento dei fabbricati, dello stangame per il
mantenimento delle siepi e per i cannoni delle fontane,
di raccolta di strame di dasa e infine del diritto di far
ronchi7. La Comunità si oppose e la questione andò
avanti fino all’ anno 1893. La Commissione provinciale
di Innsbruck accolse la richiesta di riconoscimento dei
diritti di pascolo, del legname per le siepi e della raccolta
degli strami; fu invece negato il diritto del legname per i
fabbricati ed il diritto di far ronchi, perché non dimostrati
attraverso prove testimoniali.
Invece gli abitanti di Medil poterono affrancarsi dal
canone di affitto, gravante sull’antico maso. Gli stessi
avanzarono anche la richiesta di riconoscimento della
proprietà sulla Malga Toàz, posta in alto intorno al limite
della vegetazione forestale; tale pretesa fu riconosciuta
verso il pagamento del valore di reluizione pari a fiorini
50 e centesimi 468.
Altro maso importante della zona è stato il maso Brigadoi: questo era localizzato nel Comune di Predazzo e ne
40
fu investito da parte della Comunità Nicolò Dellagiacoma
nell’anno 1512. Con successive investiture venne affidato
a componenti della famiglia Brigadoi, sempre di Predazzo.
Il canone dell’affitto perpetuale era stabilito in 5 libre ed
era rinnovabile ogni 29 anni previo versamento del tradizionale laudemio, consistente in una libbra di pepe9. Anche
in questo caso con il passare delle generazioni il numero
dei comproprietari andò aumentando e nell’anno 185110 il
maso, ormai suddiviso in diverse particelle fondiarie, fu
oggetto del riscatto contro il pagamento del valore di reluizione, eseguito singolarmente da ogni avente diritto.
Moena
Moena. Sin dall’anno 1390 si ha notizia che Moena già
godeva dei terreni segabili e pascolivi sul Monte Aloch 11
e zone circostanti. In quell’anno la Regola di Moena ne
era stata investita da Enrico di Rottenburg e dipendeva
dalla giurisdizione di Castello12. Originariamente Aloch
faceva parete della foresta di Paneveggio, comprendente
i valichi di Rolle e San Pellegrino. Aloch e Alochet
sono espressamente nominati nel Privilegio Enriciano
dell’anno 131413.
Nell’anno 159714 la Comunità concedeva in affitto perpetuo alla Regola di Moena la propria parte di queste zone
per l’importo di dieci ragnesi15 annui, segno che ormai ne
aveva ottenuto la disponibilità. Sempre in base alla Legge
1848, il Comune di Moena nell’anno 1850 insinuò la sua
pretesa di proprietà su di esse e la Commissione distrettuale per lo svincolamento dei gravami fondiari con propria stima ne stabilì il valore di reluizione in 127 fiorini16:
la decisione venne accolta dal Comune, che divenne così
proprietario a tutti gli effetti di questi terreni.
Lusia Bocche
Lusia e Bocche. Pur non facendo parte delle antiche proprietà silvo-pastorali della Comunità di Fiemme, può essere interessante riguardo a queste zone riportare i risultati
delle rivendicazioni e conseguenti trattative, che hanno
portato all’aumento del patrimonio fondiario di Moena.
Anche in questo caso si ebbero cessioni di territorio come
conseguenza della applicazione in loco dei dettami della
Patente imperiale 1848 e della successiva Patente imperiale 3 luglio 1853. Questa ultima legge regolò le procedure
per la risoluzione delle controversie legate al riconoscimento e riscatto da parte di Enti pubblici di beni, per i quali
si poteva vantare lo scioglimento dei gravami insistenti su
di essi. Trattative e decisioni in questo senso hanno interessato i Comuni verso gli Enti maggiori, quali Comunità e
Demanio forestale, e tra Comuni e Comuni.
Per quanto attiene Moena si tratta di tutto il territorio delimitato dai seguenti confini: ad est Primiero, a sud Carigole
e Dossazzo verso il Travignolo, ad ovest i beni di Moena
(comunali e prati segabili privati) e a nord la Valle di Fassa17.
Comunità e Storia
Fonte: Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, Busta 11.
Mappa riguardante il territorio tra il torrente Travignolo a sud e la cresta dei monti con le malghe di Lusia e Bocche a nord; ad est la zona di
Primiero ed a ovest i Comuni di Predazzo e di Moena. È da considerarsi anche una visione di insieme dell’antico possesso arimannico dipendente dalla Decania di Castello, punto di controllo dei passi Colbricon, Valles e San Pellegrino. La mappa fu destinata alle zone di Carigole
e Dossazzo. Carigole verso l’anno 1700 era stata infeudata ad alcuni privati di Fiemme con l’obbligo della manutenzione della strada da
Paneveggio a passo Valles.
Come già accennato, questa estensione di terreni boschivi
e pascolivi, formò nei tempi antichi un unico territorio dipendente dalla Decania di Castello18 e col tempo diventò
parte integrante del Demanio19 delle Foreste imperiali di
Paneveggio.
Nell’anno 1862 furono insinuati a favore di Moena i diritti
di far legna, di pascolo, di falciare l’erba, del percepimento dei materiali legnosi per la manutenzione delle fabbriche. La pertrattazione di questi argomenti ebbe luogo con
esame dei documenti prodotti dalle parti: il Comune di
Moena e l’Erario forestale di Paneveggio.
Per Lusia furono individuati tre settori:
I. le prative segabili del Comune e dei privati a settentrione della parte boscosa;
II. i campivoli detti di Lusia e Costagnella;
III. la parte boscosa in confine con il distretto di Carigole
quale fondo serviente20.
Al riguardo venne deciso concordemente: al Comune di
Moena si riconosce la proprietà delle praterie di Lusia,
comprese le malghe con i relativi campivoli per una superficie complessiva di circa 355 Ha. Evidentemente si
è trattato di riconoscimento di una situazione di fatto.
Invece la superficie boscosa, pari a circa 97,5 Ha, viene
assegnata in piena proprietà al Demanio forestale di Pa-
neveggio, A favore della proprietà pascoliva riconosciuta a Moena, viene ammesso il diritto, gravante sul bosco
serviente, di raccolta legna da ardere e del legname necessario alla manutenzione delle due fabbriche e caselli21.
Sul fondo serviente boschivo si accetta anche il diritto di
pascolo, nonché l’uso della strada che attraversa il bosco,
però questo con spese di manutenzione a carico di Moena.
Curiosamente viene specificato per il Demanio il diritto
regale sui pascoli di Lusia e Costagnella, consistente nella
riserva allo stesso Demanio delle piante di alto fusto, giovani e mature, che crescono isolate o in gruppi sui pascoli.
Per il legname da opera per la manutenzione dei fabbricati il Comune di Moena è tenuto a pagarne il valore pari ad
un quinto del prezzo mercantile o di tarizzo (corrisponde
forse all’odierno prezzo di macchiatico). Viene alla fine
elencata una serie di condizioni per l’esercizio dei diritti
sul fondo serviente.
Per Bocche furono individuati quattro settori:
I. le sezioni boscose ai Campedeletti;
II. le sezioni boscose nel Comune di Tonadico;
III. le sezioni pascolative site nel Comune di Predazzo al
Lastè con il campivolo;
IV. i laghi di Bocche e Lusia.
I terreni forestali di cui alle sezioni I e II, pari a circa 331
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Comunità e Storia
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Ha, vengono riconosciuti in piena proprietà al Demanio
forestale di Paneveggio. A carico di questa proprietà demaniale ed a favore di Moena viene accordato il diritto al
percepimento della legna da fuoco e del legname da opera
per il mantenimento delle fabbriche della malga a misura
del fabbisogno, però al lordo del prezzo di tarizzo. I terreni pascolivi di cui a III e IV (circa 465 Ha) sono attribuiti
a Moena , indicando un carico di 400 capi bovini, di 4 fino
a 6 cavalli e di 120 pecore nel periodo da giugno a settembre. Come per Lusia, anche per Bocche viene confermato a favore del Demanio di Paneveggio il diritto regale
sulle piante resinose che crescono isolate o in gruppi; così
vengono anche qui elencate una serie di condizioni che
regolamentano l’uso del pascolo.
Tutte queste decisioni costituiscono la conclusione definitiva di una secolare situazione fondiaria, derivata dalla
originaria proprietà arimannica, ma di fatto ormai goduta
in parte anche dalla Comunità di Fiemme e dal Comune
di Moena. Della vetusta situazione politico-fondiaria ne
rimase prova la tradizionale presenza a San Pellegrino e
anche a Paneveggio del Degano della Giurisdizione di
Castello in occasione delle annuali solennità festive.
Il Somario nobile
Al termine di questo ciclo di argomenti dedicati agli effetti delle legge sulla risoluzione dei gravami fondiari
dell’anno 1848 riportiamo (a pagina 42) la fotocopia di
un elenco completo delle contribuzioni, alle quali per secoli furono soggetti gli agricoltori della Valle per il godimento dei terreni che coltivavano. Tali tributi, espressi
qui con il nome somario nobile, potevano essere in denaro
o in beni naturali ed erano dovuti a titolo di livello, cioè
canone d’affitto perpetuo, o di decima22.
Come appare dall’elenco si è trattato, a parte il denaro, di
prodotti tipici di zona di montagna, come cereali derivati
dalla coltivazione dei campi e di prodotti dell’allevamento
del bestiame ovino, caprino, suino e del pollame: agnelli, capretti, formaggio pecorino, spalle suine, uova. Non
sono invece rilevanti gli aggravi in prodotti bovini tranne
che per il burro crudo o cotto (il burro non può derivare
dal latte caprino od ovino, perché a causa dell’estrema
minuzia delle particelle di grasso di questi tipi di latte, la
panna non può essere ottenuta con l’affioramento naturale). Prevale quindi l’allevamento di animali di piccola
mole che del resto fin dai tempi più antichi era nettamente
prevalente e largamente legato alla transumanza o all’economia domestica (spalle e uova).
Del settore forestale, certamente di enorme peso nella
attività economica della Valle, risalta la contribuzione di
legna da ardere e della tia, cioè di legno di pino naturalmente impregnato di resina. Non si trova nominato il legname mercantile, perché questo era un prodotto dei beni
comunitari, esenti da livello o da decima verso forestieri o
verso le chiese. D’altra parte il legname prodotto era soggetto ad apposita imposta, prelevata dal principe-vescovo
di Trento o dai conti del Tirolo e loro successori ai Vodi di
Lavis, dove arrivava il legname fluitato sull’Avisio, o di
Egna agli appositi luoghi di arrivo con trasporto animale.
Una certa quantità di legname fu trasportata anche oltre
i passi di San Pellegrino o di Valles, ma certo non della
rilevanza degli altri due casi, Lavis ed Egna.
Errata Corrige: nel numero 2/2011, a pagina 39, nota 5, “…fin dal 1838 è invece da leggere 1438”
NOTE
Livello: obbligo di una prestazione in moneta o in natura da parte degli agricoltori utilisti a favore dei proprietari del dominio diretto di un immobile.
Un Iugero = mq 5.754,64; una Pertica = mq 3,5966.
Archivio di Stato Trento, Strigno servitù, busta 96.
4
Secondo questo confronto il fiorino dell’Impero corrispondeva a 0,66 fiorini di Vienne (o austriaci).
5
Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, busta 13.
6
Archivio Comunità di Fiemme, Pergamene, n. 137.
7
Archivio di Stato, Trento, Servitù Cavalese, busta16.
Far ronchi era una pratica che consisteva nel taglio ed esbosco su piccole particelle forestali e, dopo sommaria lavorazione del terreno, vi si seminavano cereali, di solito segale ma anche
qualche leguminosa; dopo tre anni le superfici dissodate dovevano tornare alla destinazione originaria di bosco.
8
Archivio Comunità di Fiemme, Commissione distrettuale per lo svincolamento della gleba in Cavalese, sc. 459,2.
9
Archivio della Comunità, Cassetto O, 10 e Pergamene n° 48 e 78.
10
Archivio della Comunità, Commissione distrettuale per lo svincolamento della gleba in Cavalese, sc. 459,2.
11
Nella parlata fiemmese con il termine monte si indicano prati falciabili di utilizzazione stagionale; dopo lo sfalcio estivo questi terreni venivano lasciati al pascolo per le greggi che scendevano dalle zone più alte.
12
Cfr. A. Sommariva in “Studi trentini di scienze storiche”, Trento, n° 2/2011, pag. 433.
13
Archivio della Comunità, Cassetto A, 1.
14
Ibidem, Cassetto E, 7.
15
Il Ragnese veniva anche chiamato Gulden, o fiorino del Reno.
16
Archivio della Comunità, sc. 459, 2.
17
Questi confini si trovano descritti, distintamente per Lusia e Bocche, nei voluminosi incartamenti giacenti presso l’Archivio di Stato di Trento, servitù Cavalese, Busta 11.
18
Per quanto riguarda specificatamente Lusia, essa viene nominata già in un documento dell’anno 1233, con il quale, da parte di un conte di Eppan, venne ceduta in affitto ad un certo Jacobum de Lizana: cfr. F. Huter “tiroler Urkundenbuch, II. Band, Innsbruck 1949.
Vedi: I. Giordani – T. Corradini “La Giurisdizione di Castello Fiemme”, Trento 2006, pagg. 20-21 e nota 35 e anche F. Ghetta “La Valle di Fassa”, Trento 1974, pagg. 47 – 50.
È forse da ritenere che tale zona abbia rappresentato una delle vie di penetrazione dei Longobardi nel Trentino e che, data la sua importanza strategica ed economica, anche in seguito sia
stata mantenuta in stretta dipendenza degli antichi Arimanni, il cui centro politico era Castello. Sicuramente rappresentò una rilevante zona pascoliva tanto per i greggi transumanti, quanto
per l’alpeggio estivo di bovini e cavalli. Il territorio della Decania di Castello nel campo politico-giurisdizionale era soggetto alla Tiroler Landesordnung (Costituzione del Tirolo).
19
Demanio ed Erario: complesso di beni in proprietà (demanio) ed in amministrazione (erario) dello Stato.
20
Nella classificazione delle servitù prediali il fondo dominanante rappresenta la parte della proprietà che vanta il diritto, mentre il fondo serviente è il bene gravato dal diritto.
21
Si devono intendere gli edifici destinati ai fienili o alla malga e la parte abitativa utilizzata durante la fienagione e l’alpeggio.
22
Archivio della Comunità, Nuova registratura, SC. 135, 58, abolizione della servitù della gleba.
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Stampato su carta ecologica certificata FSC prodotta da cellulosa
proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile.
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