PAES – Cava 2020
Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile
della città di
Cava de’ Tirreni (SA)
Piazza Duomo “La fontana dei delfini”
Dicembre 2012
Centro Storico : Portici del “Borgo Scacciaventi “
Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile
della città di
Cava de’ Tirreni (SA)
Redattore del Piano: Dott. Ing. Angelo Sarno,
incaricato con D.D. n°125 del 25-01-12
Collaboratore indicato dalla Pubblica Amministrazione: ing Attilio Palumbo
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Dott.ing. Angelo Sarno
Laureato in ingegneria nel 1972, ha iniziato la sua attività di ricercatore presso l’Istituto di Fisica Tecnica della
Facoltà di Ingegneria di Napoli, e l’ha proseguita dal 1975 al 2010 presso diversi Centri di Ricerca ENEA.
Dal 1980 ha lavorato nel settore delle Fonti Rinnovabili, in particolare nello sviluppo della tecnologia
fotovoltaica ricoprendo diversi incarichi di responsabilità.
Nel 1981 conseguiva il titolo di “Specialista di Gestione Energetica per medie e grandi organizzazioni”.
In qualità di dirigente di ricerca, nell’ultimo decennio è stato responsabile di progetti strategici, quale il progetto
“PhoCUS” per lo sviluppo della tecnologia del fotovoltaico a concentrazione e del progetto “ELIOSLAB”
finalizzato alla realizzazione di un laboratorio pubblico-privato per lo sviluppo della tecnologia del solare termico
per applicazioni a media ed alta temperatura.
E’ autore o coautore di numerose pubblicazioni sulle tematiche di interesse.
Dal 2011 svolge attività di consulenza nel settore dell’energia sostenibile.
ing. Attilio Palumbo
Laureato in ingegneria nel 2007, presso l'Università degli Studi di Salerno, ha proseguito il percorso formativo
specializzandosi nel settore dell'energy management e della progettazione europea.
Nel 2009 è stato consulente per il Piano Energetico Comunale di Cava de' Tirreni (SA) e dal 2009 al 2010
collaboratore dell'Energy Manager.
Nel 2011 ha ricoperto il ruolo di responsabile del Piano Energetico Comunale di Giffoni Valle Piana (SA).
Ha in più occasioni collaborato con l'Ufficio Ambiente del Comune di Cava de' Tirreni, anche in qualità di
volontario civico.
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PIANO D’AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE
Città di Cava de’ Tirreni
INDICE
Executive Summary
pag 5
Premessa ......................................................................................................................... pag 24
1. Introduzione ........................................................................................................ pag 27
2. La situazione nazionale......................................................................................... pag 28
2.1 La situazione regionale e provinciale ............................................................. pag 34
3. Inquadramento territoriale della città di Cava dei Tirreni .................................. pag 37
La struttura demografica ............................................................................................ pag 39
Il patrimonio edilizio residenziale e terziario ............................................................. pag 42
Il Sistema Economico Produttivo ............................................................................... pag 43
Il Sistema della mobilità .............................................................................................. pag 47
4. Metodologia per la definizione dell’IBE ............................................................... pag 50
4.1 Bilancio energetico ambientale territoriale ................................................... pag 54
4.1.1 Analisi dei risultati del BEAT .......................................................................pag 58
4.1.2 Andamento dei consumi energetici e delle emissioni a livello nazionale e
regionale .........................................................................................................pag 60
4.2. L’ Inventario Base delle Emissioni ................................................................pag 64
4.2.1 Analisi dell’IBE ............................................................................................pag 65
4.2.2 Verifica di congruenza dei risultati- Confronto con i dati regionali .............pag 73
5. Scenario PAES al 2020 ...........................................................................................pag 74
6. Le azioni di Piano .................................................................................................. pag 78
6.1 Informazione, formazione , promozione............................................................pag 80
6.1.1 Le azioni .........................................................................................................pag 80
6.2 Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico,
residenziale e terziario e dei relativi impianti ................................................. pag 84
6.2.2 Le azioni ....................................................................................................... pag 90
6.3 Mobilità sostenibile ......................................................................................... pag 97
6,3,1 Le azioni .........................................................................................................pag 99
6.4 Produzione locale di energia basta su fonti rinnovabili ...................................pag 102
6,4,1 Le azioni ........................................................................................................pag 106
6.5 “Green Public Procurement” .............................................................................pag 108
6.5.1 Le azioni .........................................................................................................pag 109
7. Organizzazione per l’attuazione del PAES......................................................... pag 113
8. Il Piano di Monitoraggio ..........................................................................................pag 115
9. Costi di investimento e ricadute socio-economiche ...............................................pag 117
10. Fonti di finanziamento .............................................................................................pag 118
Allegato A – Schede Azioni
Allegato B – Comunicazione e partecipazione
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PAES Città di Cava de’ Tirreni
Executive Summary
Premessa
I combustibili fossili, che attualmente costituiscono la principale fonte di energia a livello
internazionale, nazionale e locale, sono una risorsa limitata e una delle principali cause del
riscaldamento globale.
E’ ormai chiaro che è l’impegno europeo e delle singole nazioni devono essere affiancate da
un’azione a livello locale. Gli obiettivi di riduzione della dipendenza dei combustibili fossili sono
così ambiziosi che non è pensabile che essi vengano raggiunti senza un coinvolgimento attivo delle
Amministrazioni Locali ed della cittadinanza allargata (cittadini, imprese, stakeholders…).
Occorre pertanto intervenire a livello locale per ridurre la dipendenza da combustibili tradizionali
promuovendo
- una maggiore consapevolezza nell’uso dell’energia
- una riduzione dei consumi di energia mediante interventi di efficienza energetica negli usi finali
- una maggiore diffusione delle tecnologie basate su fonti rinnovabili.
Patto dei Sindaci: il PAES
Il Comune di Cava dei Tirreni ha aderito formalmente all’iniziativa “Patto dei Sindaci” (PdS)
dell’Unione Europea nel novembre 2010, impegnandosi ad agire a livello locale per ridurre entro il
2020 di oltre il 20% le emissioni di CO2 rispetto all’anno 2005, considerato a livello europeo come
anno di riferimento.
L’adesione formale al Patto dei Sindaci consente al Comune di confermare la propria sensibilità in
merito alle tematiche energetico-ambientali, già più volte manifestata con la promozione di
campagne e progetti di sensibilizzazione improntati allo sviluppo sostenibile.
L’adesione al “Patto dei Sindaci” comporta diversi obblighi operativi tra cui la predisposizione
delll’Inventario Base delle Emissioni (IBE) (Baseline Emission Inventory – BEI) per quantificare le
emissioni nell’anno di riferimento per i settori obbligatori, la redazione del Piano d’Azione per
l’Energia Sostenibile (PAES), “Sustainable Energy Action Plan” (SEAP), al fine di individuare le
azioni concrete da mettere in atto per raggiungere entro il 2020 una riduzione sulle emissioni di
almeno il 20%, ed infine il monitoraggio attraverso adeguati indicatori per relazionare con una
frequenza biennale alla Comunità Europea sulla attuazione del Piano con la possibilità di adottare,
se necessario, opportune azioni correttive.
Infatti, il PAES, pur essendo un documento strategico, deve essere considerato uno strumento
dinamico e flessibile in grado di adattarsi nel corso della sua validità temporale all’effettivo
andamento delle azioni e agli eventuali cambiamenti del contesto socio-economico.
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Bilancio Energetico Ambientale Territoriale (BEAT)
Il Bilancio Energetico Ambientale Territoriale (BEAT) è stato valutato per l’anno 2005 e per gli
anni successivi (2006-2010) in modo da fornire un quadro evolutivo completo dei consumi
energetici e delle emissioni di CO2 sul territorio comunale.
Sono stati presi in considerazione tutti i settori presenti sul territorio comunale, inclusi quelli
relativi all’Industria” ed all’ “Agricoltura” , che non sono considerati obbligatori ai fini del PAES.
Per ogni settore è stato definito il fabbisogno energetico annuale in termini di energia elettrica ed
energia termica. Per quanto riguarda questa ultima, essa è stata suddivisa tra i vari vettori in modo
da quantificarne meglio la incidenza in termini ambientali.
Relativamente al bilancio ambientale, è stato seguito l’approccio “standard” in linea con i principi
dell’IPCC ( Inter-governmental Panel on Climate Chamge). Sono state portate in conto tutte le
emissioni dovute ai consumi finali di energia che avvengono all’interno del territorio comunale,
cioè la somma delle emissioni dirette date dalla combustione di combustibili/carburanti di origine
fossile più quelle indirette che derivano dal consumo di elettricità.
La disaggregazione tra i vari settori e/o sub-settori ha permesso di analizzare dettagliatamente i
consumi specifici con la quantificazione della loro incidenza sull’intero BEAT.
Per quanto possibile è stato adottato l’approccio “bottom-up” (audit energetici, bollette, dati dei
distributori a livello locale); nei casi di completa carenza di dati è stato applicato il metodo “topdown” ( i dati locali sono stati ricavati dalle indagini statistiche accreditate).
Nel caso di applicazione del metodo “top-down”, il riporto a livello locale è stato effettuato con il
criterio di proporzionalità che all’occorrenza si presentava più significativo.
Relativamente al settore “Industria”, è risultato utile distinguere il sub-settore “manifatturiero” da
quello “costruzioni” in accordo con la suddivisione largamente utilizzata in tutte le banche-dati.
Analisi dei risultati del BEAT
Per l’anno base risulta che il fabbisogno energetico del territorio di Cava ammonta a 514.559 MWh,
di cui il 29% in energia elettrica ed il 71% in energia termica.
Sul bilancio energetico complessivo i settori più significativi sono il trasporto (44%) a seguire
quello residenziale (31,4%) , l’industriale (11,6%) ed il terziario (9,7 %). Il rimanente 3,3% si
divide tra la Pubblica Amministrazione (2%), la Pubblica Illuminazione (0,8%) e l’Agricoltura
(0,5%) . (Fig. 1)
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Per lo stesso periodo sono state registrate emissioni di CO2 pari a 160 ktCO2; il contributo
percentuale derivante dal singolo settore è leggermente diverso da quello nel bilancio energetico a
causa della diversa influenza che hanno i vettori energetici sull’emissione di CO2.
Infatti i settori con un consumo maggiore di energia elettrica danno un contributo più significativo.
Un esempio è rappresentato dalla “Pubblica Illuminazione”, settore che consuma esclusivamente
energia elettrica, che incide per lo 0,8% sul bilancio energetico e per 1,2% su quello ambientale.
Il settore trasporto continua ad essere il meno virtuoso contribuendo con il 36%, a seguire quello
residenziale (30%), l’industriale (16,3%) ed il terziario (13,5%). Anche in questo caso, contributi
relativamente bassi sono dati dalla Pubblica Amministrazione (2,2%), dalla Pubblica Illuminazione
(1,2%) ed infine dall’Agricoltura (0,6%). (Fig. 2) .
L’ analisi dell’andamento dei consumi e delle emissioni totali negli anni successivi (2006-2010)
mostra, a partire dall’anno base, una tendenza in diminuzione fino al 2008 seguita da un inversione
che porta a raggiungere nel 2010 valori simili a quelli registrati nel 2005. (Figg.3 e 4)
Dal punto di vista qualitativo entrambi gli andamenti sono, in generale, in linea con quelli registrati
a livello nazionale.
L’Inventario Base dell’Emissioni (anno di riferimento 2005)
L’Inventario Base di Emissione (IBE), nei termini richiesti dalle Linee Guida per il PAES, riguarda
i soli settori obbligatori con l’esclusione dei settori “ Industria” ed “Agricoltura”.
Tale impostazione, perfettamente in linea con le raccomandazioni impartite dalla U.E., scaturisce
dal fatto che nei suddetti settori l’Amministrazione Comunale, non potendo esercitare un ruolo né di
controllo né di “governance”, non è in grado di definire azioni specifiche per la riduzione del
fabbisogno energetico e delle emissioni.
E’ auspicabile che in fase di prima revisione il suddetto approccio possa essere rivisto in
considerazione di mutate condizioni che consentono all’Autorità Locale di svolgere un ruolo di
indirizzo anche nei suddetti settori.
In ogni caso, contestualmente all’avvio delle attività PAES, sarà predisposto un audit energetico dei settori
“industria” ed “agricoltura” in modo da poter, insieme con i soggetti interessati, definire gli obiettivi nel
breve-medio e lungo termine e le azioni consequenziali. Le risultanze di tale azione saranno oggetto della
prima revisione del Piano.
L’esclusione dei settori in questione ai fini della prima redazione PAES non implica però
l’esclusione degli operatori dalle azioni che metterà in campo l’Autorità Locale; infatti i contenuti
soprattutto di quelle trasversali: “Informazione, formazione e sensibilizzazione”, “Sportello per
l’Energia Sostenibile”, “Governance sul patrimonio edilizio, e sulla mobilità”, “Green Public
Procurement” sono stati opportunamente modulati per fornire un valido supporto
informativo/formativo anche agli operatori del settore industriale e di quello agricolo.
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Analisi dell’IBE
Nel seguito, al solo scopo di sintesi, i dati di consumi energetici e di emissione vengono riportati
per macro-settori.
In quello “ Pubblica Amministrazione” sono stati inseriti tutti gli edifici pubblici, compresi gli
Istituti di Istruzione Superiore di competenza provinciale, le strutture sportive e tutti i servizi (
idrici, semaforici, lampade votive) gestiti direttamente dal Comune o tramite società partecipate; in
quello “ Trasporti” è stato inserito oltre al trasporto privato e di merci, il trasporto dovuto alla flotta
veicoli di proprietà comunale ed il Trasporto Pubblico Locale, ed infine nel “Terziario” sono state
inclusi tutti i servizi vendibili presenti sul territorio (commercio, alberghi, ristorazione, istituti di
credito, assicurazioni etc). La “Pubblica Illuminazione” è considerata come un settore a parte.
Come si può osservare, nel 2005 il fabbisogno energetico per i settori in questione ammonta a circa
452.000 MWh ( 22,2% MWhel e 77,7% MWhth) con una emissione di CO2 di 133 ktCO2.
Confrontando tali dati con quelli del BEAT si vede che i consumi energetici dei settori PAES
incidono per circa l’88% sul bilancio energetico territoriale con un valore di emissioni che
rappresenta l’83% del bilancio ambientale complessivo.
I settori che presentano consumi energetici maggiori sono quelli del trasporto (226.650MWh pari al
50%) seguito da quello residenziale (161.441MWh, pari al 35,7%), dal terziario ( 49.704 MWh
corrispondenti all’11%), dalla Pubblica Amministrazione (10.175MWh pari al 2,25%) ed infine
dalla Pubblica Illuminazione (3978MWh lo 0,88%). (Fig.5)
Nel settore residenziale la domanda di energia è per il 69% termica e per il 31% elettrica, a
differenza di quanto accade in territori caratterizzati da condizioni climatiche meno favorevoli dove
i consumi termici raggiungono anche l’83%. Infatti nel contesto di Cava sono ancora diffusi gli
scaldaacqua elettrici e la climatizzazione estiva, quando presente, si basa esclusivamente su
condizionatori elettrici.
Non si esclude che la suddetta anomalia possa anche essere dovuta alla copertura del fabbisogno
termico con biomassa ( legname, cippato, pellets), che per mancanza di dati certi non è stata portata
in conto,
Nel macro- settore “ Terziario” la domanda di energia è per l’82% di tipo elettrico in accordo con la
tipologia di servizi presenti sul territorio. Nella categoria “Pubblica Amministrazione” i consumi
elettrici ammontano a circa il 57%. Questo è dovuto al fatto che nel macro - settore P.A: sono stati
inseriti i servizi idrici che coprono da soli oltre il 50% dei consumi elettrici legati all’intera P.A.
Per quanto riguarda quello del ”Trasporto”, i consumi legati alla flotta comunale ed al TPL coprono
rispettivamente circa lo 0,3% e l’1% del fabbisogno energetico totale. Tale fabbisogno è
soddisfatto soprattutto da gasolio e benzina.
Le emissioni totali di CO2 nell’anno di riferimento 2005 sono risultate essere 133 ktCO2, Per
quanto riguarda le emissioni di CO2, i contributi in ordine decrescente sono relativi al trasporto (
43,3%), al residenziale (36,3%), al terziario (16,2%), alla Pubblica Amministrazione ( 2,7%) e alla
Pubblica Illuminazione ( 1,4%). (Fig.6)
8
Gli andamenti dei consumi e delle emissioni nel periodo 2005-20010 (Figg. 7 e 8) sono in accordo
con quelli registrati a livello nazionali nello stesso periodo: viene registrata una riduzione del
fabbisogno energetico e quindi una riduzione di CO2 emessa con una inversione di tendenza nel
2010, anno in cui viene registrato un aumento, sia pure solo dell’1,4%, rispetto al 2009 sia in
termini di fabbisogno energetico che di emissioni.
Verifica di congruenza dei risultati- Confronto con i dati regionali
Prima di passare alla definizione dello Scenario al 2020, si è ritenuto opportuno verificare la
congruenza dei risultati ottenuti. Ciò è stato fatto mediante un confronto con i dati regionali
disponibili sia in termini di energia primaria che di emissioni di CO2. In particolare il confronto è
stato possibile per l’anno base (2005) per entrambi i casi ed inoltre per il 2006 per l’emissioni di
CO2 ed il 2008 per il bilancio energetico in termini di energia primaria.(tonnellate equivalenti di
petrolio).
Il confronto ha riguardato sia i risultati BEAT che quelli relativi all’IBE.
Per tutti i confronti l’indicatore di riferimento (in termini percentuali) è stato il rapporto tra la
popolazione residente a Cava e quella corrispondente a livello regionale, che per gli anni in
questione rimane costante pari allo 0,92%.
Ovviamente tale indicatore è più significativo per il confronto dei bilanci energetici, soprattutto per
quello IBE, che per quelli ambientali.
Infatti il bilancio energetico IBE, a causa della tipologia dei settori considerati, è strettamente
legato alla popolazione residente a differenza sia del corrispondente ambientale, che è influenzato
dal tipo di vettore energetico utilizzato, sia di quelli BEAT su cui incidono in percentuale non
trascurabile la consistenza e la varietà della realtà industriale presente sul territorio.
Il confronto tra i bilanci energetici locali (sia BEAT che IBE) ed i corrispondenti a livello regionale
ha confermato quanto appena detto sopra: per il 2005 ed il 2008 il bilancio energetico per i settori
PAES risulta essere lo 0,9% di quello regionale a differenza dell’analogo rapporto per quello BEAT
che risulta essere leggermente inferiore (0,83-0,89%).
Inoltre il rapporto tra il bilancio energetico dei settori PAES e quello BEAT a livello locale rimane
praticamente costante passando dal 2005 al 2008 (80-82%) ed è dello stesso ordine di grandezza
(74-80%) del valore similare registrato a livello regionale..
Relativamente ai bilanci ambientali, per gli anni (2005-2006) è stato trovato che quelli locali, sia
BEAT che IBE risultano essere leggermente superiori all’1% di quelli regionali. Per quanto
riguarda l’incidenza delle emissioni IBE rispetto a quelle BEAT, viene confermato il fatto che le
prime rappresentano l’80% delle emissioni totali. Ciò sta a significare che i consumi finali nei vari
settori si distribuiscono in pari percentuali tra i vettori energetici utilizzati. I risultati della suddetta
analisi sono riassunti nella tabella I.
Un’ ulteriore verifica è stata possibile per l’indicatore legato all’emissione nel settore residenziale
per M€ di spesa complessiva, che nel 2006 per la regione Campania è stato di 0,06 ktCO2/M€2000.
9
Nel 2010, a livello locale, è stato trovato un valore di 0,057 ktCO2/M€2000.
Da quanto sopra emerge che i risultati BEAT ed IBE, nonostante siano stati elaborati in gran parte
sulla base di dati statistici, possono rappresentare un punto di partenza abbastanza affidabile per la
definizione dello scenario al 2020 e delle azioni necessarie per il conseguimento dell’obiettivo
PAES.
EMISSIONI
ENERGIA
2005
2005
2006
0,89 %
Rapporto tra BEAT Cava
su BEAT Campania
1,03
1,02
0,92
0,90
Rapporto tra PAES Cava su
PAES Campania
1,07
1,08
2005
2008
Rapporto tra BEAT Cava su
BEAT Campania
0,83
Rapporto tra PAES Cava su
PAES Campania
Cava
2008
2005
Campania Cava Campania
Rapporto tra incidenza settori
PAES su settori BEAT
82% 74%
80% 80%
Rapporto tra incidenza settore
Resid. su settori PAES
39% 33%
35% 32%
Cava
Rapporto tra
incidenza settori
PAES su settori
BEAT
Campania
83
85%
2006
Cava
Campania
82% 84%
Tabella I – Risultati della verifica di congruenza dei dati comunali con quelli regionali.
Scenario PAES per il fabbisogno energetico e livello di emissione al 2020.
Per soddisfare l’obbligo del “Patto dei Sindaci” che impone al 2020 una emissione di CO2 non
superiore all’80% di quella relativa all’anno di riferimento (2005) è stata fissata la soglia massima
di emissione di CO2 al 2020, che risulta essere pari a 106,5ktCO2.
Essa corrisponde ad una riduzione annua in termini assoluti di 26,6 kt di CO2., che ripartita sulla
popolazione stimata al 2020 (di poco superiore a 54000) significa una riduzione di circa 0,5tCO2
pro capite.
Per poter definire le azioni da mettere in campo per raggiungere tale risultato è stato necessario
ipotizzare per il territorio del Comune di Cava e per i settori di interesse del PAES, il fabbisogno
energetico al 2020, secondo lo scenario, cosiddetto BAU (Business As Usual) vale a dire in assenza
di particolari politiche di efficienza energetica.
Tale scenario è stato disegnato in accordo con gli scenari elaborati da ENEA e riportati nell’ultimo
Rapporto Energia e Ambiente. Secondo tali valutazioni il fabbisogno energetico BAU, in termini di
consumi finali espressi in ktep, è stato stimato tra 40 - 41 ktep, ( circa 106.000 MWhel e 365.000
MWhth) con un livello di emissioni di CO2 di circa 138 ktCO2.
Parallelamente è stato stimato sullo stesso territorio il consumo finale al 2020 nel caso di una
applicazione delle politiche di efficienza energetica già in atto; tale scenario è stato elaborato sulla
10
base della stima al 2020 del CFL (Consumo Finale Lordo) a livello regionale. Tali elaborazioni
hanno portato ad un consumo finale dell’ordine dei 33 ktep.
Il confronto tra lo scenario appena definito, che chiamiamo “virtuoso”, con quello BAU permette
di quantificare in 7-8 ktep ( corrispondenti a circa 18.000 MWhel e 71.000 MWhth) la riduzione nei
consumi finali attesa e quindi di definire la tipologia e l’entità degli interventi da attuare per
ottenerla. (fig. 9)
La situazione attesa al 2020. però, sia pure “virtuosa” dal punto di vista energetico, in termini di
emissioni di CO2 non risponde ancora al requisito richiesto dal “Patto dei Sindaci”; infatti in
assenza di specifici interventi, la corrispondente emissione di CO2 risulta essere dell’ordine dei
112 ktCO2, ancora superiore alla soglia massima di 106,5 ktCO2, precedentemente calcolata sulla
base del livello emissivo di riferimento (133ktCO2).
Si rende necessario quindi prevedere una produzione locale da FER (Fonti Energetiche Rinnovabili)
che soddisfi parte del fabbisogno energetico ma ad emissione nulla. L’entità della produzione locale
da FER è stata stimata sulla base delle indicazioni del Piano d’Azione Nazionale (PAN-giugno
2010) predisposto dal Governo come obbligo della direttiva 2009/28/CE e del successivo Decreto
Ministeriale Sviluppo economico del 15/3/2012 cosiddetto del“ Burden Sharing “.
Tale Decreto assegna alla Regione Campania un quota del 16,7%, pari a 1.111 ktep, su un CFL
stimato al 2020 di 6634 ktep.
Estrapolando le indicazioni del suddetto decreto alla realtà del Comune di Cava dei Tirreni ed ai
settori di competenza PAES, è stata stimata la quota che potrà essere assegnata al Comune di Cava
dei Tirreni; essa non dovrebbe superare l’ordine dei 3 ktep.
Sulla base di questa indicazione di massima, è stata valutata l’entità del contributo energetico atteso
al 2020 in termini di MWh elettrici e termici con una produzione locale di energia basata sulle fonti
rinnovabili.
Esso corrisponde a circa 2,7 ktep, che comportano una mancata emissione di CO2 pari a circa 9,9
ktCO2.
Di conseguenza lo scenario di piano (Scenario PAES) al 2020 risulta così delineato:
- il consumo finale è pari a 32,8 ktep
- la copertura da FER è stata stimata in 2,7 ktep (8,2%)
- le emissioni relative al consumo finale di 32,8 ktep risultano essere di 112,15 ktCO2
- l’abbattimento delle emissioni dovuto alla copertura da FER è stato calcolato in circa 10 ktCO2
- le emissioni effettive di CO2 ammontano a 102,1 ktCO2
- riduzione in termini assoluti rispetto al livello emissivo 2005 di circa 31 ktCO2
- riduzione percentuale rispetto al livello emissivo 2005 circa il 23%
11
e pertanto risulta soddisfatto il requisito obbligatorio della riduzione delle emissioni rispetto al 2005
di almeno il 20%. (fig. 10)
La tabella II riporta, secondo la presente proposta di piano, le percentuali dei contributi attesi dai
vari settori rispettivamente nella riduzione dei consumi finali, nella corrispondente riduzione delle
emissioni e nel contributo derivante dalle fonti rinnovabili.
P.A.
Pubblica Illuminazione
Res idenziale
Trasporti
Trasporto Pubblico Locale
Flotta comunale
Terziario
Totale riduzione MWh
Totale riduzione ktCO 2
Totale riduzione ktCO 2 da FER
Riduz % En Riduz % CO2
1,93
2,46
1,43
2,42
36,27
35,12
48,21
42,13
0,53
0,46
0,20
0,17
11,44
17,02
Riduz% CO2 FER
4,85
1,32
52,97
12,37
6,13
0,74
22,47
89092
25
9,9
Tabella II – Contributo percentuale dei vari settori alla riduzione dei consumi energetici e della
CO2.
Va subito sottolineato che il suddetto scenario, sia pure abbastanza ambizioso, non è irrealizzabile:
infatti le potenzialità di risparmio energetico ottenibile sono superiori a quelle prese in
considerazione per il raggiungimento degli obiettivi, così come il ricorso alle tecnologie basate su
fonti rinnovabili è stato ipotizzato piuttosto contenuto.
Le azioni di Piano
Le azioni previste dal Piano sono state individuate sulla base di una analisi dettagliata dei consumi
energetici e dell’IBE, che ha permesso di delineare lo scenario PAES al 2020 ed ad identificare i
settori su cui è opportuno intervenire con priorità ed incisività al fine di raggiungere l’obiettivo
della riduzione delle emissioni al 2020 del 23% rispetto all’anno base.
Esse sono in generale finalizzate
- ad una maggiore consapevolezza nell’uso dell’energia;
- ad una riduzione dei consumi finali di energia mediante interventi di efficienza energetica;
- ad una maggiore diffusione delle tecnologie basate su fonti rinnovabili.
Per gli interventi di efficienza energetica e per la promozione delle fonti rinnovabili sono previsti
incentivi da parte sia della Commissione Europea sia dello Stato Centrale o locale (regioni e
12
province). Tali incentivi non sempre sono sfruttati a pieno da parte di imprese, dei cittadini e della
stessa Pubblica Amministrazione. I motivi sono da addebitare non solo ad una scarsa conoscenza
delle potenzialità delle tecnologie incentivate ma anche ad una non perfetta comprensione dei
meccanismi che regolano tali incentivi e, molto spesso, alle difficoltà da superare, soprattutto da
parte dei cittadini, a causa di barriere non tecniche che rendono particolarmente complesso ed
incerto l’iter burocratico per ottenere le dovute autorizzazioni.
Al fine di superare i suddetti limiti la Pubblica Amministrazione ha un ruolo chiave per la
diffusione delle conoscenze e per la disseminazione sul territorio delle buone pratiche. Attraverso la
realizzazione di misure che conducano a risultati concreti e immediati la cittadinanza potrà essere
positivamente sensibilizzata.
Pertanto molte azioni tra quelle proposte riguardano la Pubblica Amministrazione: ad essa viene
chiesto
- di farsi promotrice di azioni di informazione e di supporto al cittadino;
- di essere da esempio applicando sui propri edifici e su propri impianti quanto viene offerto dalle
tecnologie eco-compatibili;
- di promuovere e supportare iniziative proposte anche da privati che possano fare da traino sia per
il raggiungimento degli obiettivi PAES sia per l’economia locale;
- di diffondere i risultati da tali iniziative per promuovere ed incoraggiare da parte di privati e di
operatori le pratiche messe in atto;
il tutto in un contesto di “governance” finalizzato a semplificare gli iter burocratici e a favorire la
diffusione di tali iniziative in quei settori, residenziale, trasporti e terziario, dove non ha una
responsabilità diretta.
Tali azioni saranno opportunamente indirizzate anche agli operatori dei settori “Industria” ed
“Agricoltura”, che nella fase di prima redazione del PAES sono stati esclusi perché
l’Amministrazione Locale su tali settori non ha un ruolo né di controllo né di indirizzo.
Infatti molte delle buone pratiche che saranno attuate in termini sia di efficienza energetica sia di
fonti rinnovabili, in particolare quelle relative al settore terziario, sono facilmente trasferibili ai
suddetti settori per una riqualificazione energetica dei servizi convenzionali, che sono indipendenti
dalla specificità della attività produttiva.
Le azioni proposte nel PAES riguarderanno, pertanto, i seguenti settori:
Pubblico
• Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/raffrescamento, illuminazione, ICT);
• Servizi (idrico, lampade votive, segnaletica semaforica);
• Illuminazione Pubblica;
• Parco veicoli comunali;
Residenziale
• Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/ raffrescamento, illuminazione);
• Appliances (elettrodomestici);
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Terziario (Servizi vendibili)
• Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/raffrescamento, illuminazione);
• Servizi informatici (Centro Elaborazione Dati, CED);
Trasporti
• Trasporto privato e merci,
• Trasporto Pubblico Locale (TPL);
Per tipologia le azioni , considerando l’Autorità Locale some soggetto attore/regista, possono essere
suddivise in
Azione Diretta
la responsabilità dell’azione ricade sulla P.A. e gli interventi interessano edifici, impianti,
servizi gestiti dal Comune direttamente o tramite “terzi” (codice PA/)
informazione, formazione e sensibilizzazione
dimostrazione e diffusione delle buone pratiche
sostegno alle azioni di traino
governance nei relativi settori
Azione Indiretta
la responsabilità dell’azione ricade sul privato o sul titolare di attività terziaria. L’attuazione
delle azioni sono incentivate dalle “azioni dirette” di informazione e di indirizzo.
settore residenziale (codice RES/)
settore terziario (codice TERZ/)
settore trasporto (codice TRASP/)
Azione Diretta / Indiretta
produzione locale di energia da F.E.R. (codice FER/)
La azioni sono state raggruppate per area di intervento. I contenuti delle singole azioni sono poi
sintetizzati nelle schede progetto, raggruppate per codice, in cui sono riportati tutti gli altri elementi:
la durata della azione, il soggetto attuatore, il costo, le fonti di finanziamento attivabili, la riduzione
dei consumi energetici attesi ed infine l’emissione di CO2 evitata.
Inoltre per ogni azione saranno definiti uno o più indicatori quantitativi che, opportunamente
monitorati, permetteranno di “misurare” l’andamento dell’azione.
Per le azioni di informazione, sensibilizzazione, formazione e di “governance” non vengono
associati quantità precise in quanto trattasi di azioni trasversali la cui ricaduta positiva sarà
riscontrata nel successo delle azioni puntuali.
Informazione, formazione e Promozione
Codice : PA/Info
Titolo: Informazione, sensibilizzazione e formazione
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Codice: PA/SpES
Titolo: Istituzione dello Sportello per l’ Energia Sostenibile
Codice:PA/Promo
Titolo : Promozione e supporto per iniziative private con forte valenza di traino dal punto di
vista energetico-ambientale e socio-economico.
Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico, residenziale e terziario
e dei relativi impianti
Codice: PA/Edif
Titolo : Efficientamento degli edifici pubblici
Codice: PA/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti
Codice: PA/AllEner
Titolo: Redazione dell’ Allegato Energetico al regolamento Edilizio
Codice: RES/Edif
Titolo: Riqualificazione energetica degli edifici ad uso residenziale
Codice: RES/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti del settore residenziale
Codice: Terz/Edif
Titolo: Riqualificazione energetica del parco edifici nel terziario
Codice: Terz/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti
Codice: RES/Appl
Titolo: Sostituzione elettrodomestici/apparecchiature a bassa resa negli edifici residenziali
Mobilità sostenibile
Codice: TRASP/Plan
Titolo: Governance sulla mobilità urbana e per lo sviluppo di un modello City Logistic per il
trasporto merci.
Codice: TRASP/Cicla
Titolo: Governance della mobilità ciclabile
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Codice: PA/Flotta
Titolo: Sostituzione del parco veicoli comunali
Codice: TRASP/TPL
Titolo: Efficientamento del Trasporto Pubblico Locale
Produzione locale di energia basata sulle fonti rinnovabili
Codice: FER
Titolo: Installazione di impianti basati su fonti rinnovabili
FER/PA – Installazioni su edifici e/o aree di proprietà comunale
FER/RES - Installazioni su edifici e/o aree con destinazione residenziale
FER/TERZ – Installazioni asservite ad attività del settore “terziario”
FER/TRASP – Interventi tesi alla mobilità sostenibile (zero emissioni)
GPP (Green Public Procurement)
Codice: PA/GPP
Titolo: Green Public Procurement
Codice:PA/Segn
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Impianti semaforici.
Codice:PA/Vot
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Lampade Votive
Codice:PA/Idr
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Idrico
Codice:PA/PubIll
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio Illuminazione pubblica
Alle suddette azioni è da aggiungere quella relativa alla gestione del piano di monitoraggio
dell’attuazione del PAES, che sarà svolta insieme con altri compiti dal costituendo “Sportello per
l’Energia Sostenibile ” (proposto nella azione PA/SpES).
Per una descrizione sintetica delle azioni si rimanda alle schede riassuntive riportate nell’allegato
“A” .
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Il Piano di Monitoraggio : IME (Inventario di Monitoraggio delle Emissioni)
Il monitoraggio rappresenta una parte molto importante nel processo di realizzazione del PAES.
Esso, infatti, se svolto con regolarità mette l’Autorità Locale in condizione di
- poter intervenire sul processo di attuazione ed eventualmente apportare gli adattamenti che si
rendessero necessari per il successo del piano;
- rispondere agli obblighi derivanti dal Patto dei Sindaci, conseguenti all’approvazione del PAES,
relativi al reporting.alla Comunità Europea .
La Comunità Europea richiede, infatti, che l’Autorità locale nella relazione di attuazione includa un
inventario aggiornato della CO2 (Inventario di Monitoraggio delle Emissioni, IME).
Pertanto risultano di particolare importanza per l’efficacia del monitoraggio la raccolta dei dati di
emissione nell’evolversi delle azioni e la loro analisi sulla base di indicatori.
Per la tematica PAES, indicatori tipici sono quelli basati
- sulla sostenibilità energetica
- sullo sviluppo delle azioni.
Gli indicatori “della sostenibilità energetica” permettono di monitorare l’evoluzione della
sostenibilità energetica sul territorio comunale. Quelli “di sviluppo delle azioni” consentono di
monitorare il grado di implementazione di ciascuna azione di piano.
Il soggetto responsabile del piano di monitoraggio è l’Amministrazione Comunale.
Organizzazione per l’attuazione del PAES
Qualora non si voglia che il PAES resti solo un documento programmatico, esso ha bisogno di un
chiaro percorso attuativo e del coinvolgimento responsabile di tutti i soggetti interessati alla sua
attuazione.
Il PAES, per la sua complessità in termini di aree di intervento e di settori coinvolti, necessita per la
sua attuazione di una organizzazione “ad hoc” all’interno del Comune. Infatti la gestione energetica
sostenibile del territorio non può essere avulsa da altre attività ed iniziative e pertanto deve
costituire un riferimento per la pianificazione generale messa in atto dall’Autorità Locale.
Per uno svolgimento efficiente ed efficace delle attività previste dal PAES, sarà predisposta una
opportuna organizzazione interna. Essa si basa sulle seguenti strutture:
- un Comitato di Coordinamento
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- un Supporto Tecnico
Il Comitato di Coordinamento sarà presieduto dal sindaco. Faranno parte del Comitato in maniera
permanente il Sindaco, l’Assessore all’Ambiente ed il Dirigente del Settore Ambiente.
Nel caso che le tematiche in discussione siano di interesse di altri assessorati e/o settori, sarà cura
del presidente invitare tutti gli altri soggetti potenzialmente o direttamente interessati.
Il ruolo principale del Comitato è quello di definire, sulla base della relazione semestrale/annuale
predisposta dal Supporto Tecnico, eventuali nuovi indirizzi ed in ogni caso assicurare le risorse
umane e finanziarie necessarie per lo svolgimento delle attività pianificate.
Il Supporto Tecnico sarà assicurato dallo Sportello per l’Energia Sostenibile, la cui attivazione è
prevista in un’ azione specifica del PAES.
Allo SpES oltre ai compiti ivi descritti sarà affidato il ruolo di supportare dal punto di vista tecnico
per le tematiche di interesse PAES il Comitato di Coordinamento e l’ Amministrazione Locale.
In particolare al Supporto tecnico viene chiesto di predisporre per il Comitato di Coordinamento
una relazione interna semestrale/annuale sull’andamento delle attività PAES e delle risultanze di
eventuali tavoli tematici appositamente predisposti.
Allo stesso tempo lo SpES avrà il compito di recepire le esigenze provenienti dal territorio, in
termini di associazione di categorie, di soggetti portatori di interesse, di rappresentanti di settori.
Nel caso che le suddette richieste necessitano di approfondimenti, lo SpES può attivare specifici
tavoli tematici con la partecipazione anche dei soggetti interessati. Uno dei primi tavoli che sarà
attivato è quello relativo al settore industriale, una volta elaborati i dati dell’”audit” energetico.
Sulla base delle esigenze operative, che nel corso degli anni si presenteranno, la struttura può essere
modificata con un ampliamento dei compiti e soprattutto con un incremento di risorse umane con
professionalità specifiche.
Costi di investimento e ricadute socio-economiche
Complessivamente dagli interventi “virtuosi” (uso razionale dell’energia ed efficienza energetica) è
atteso un risparmio di circa 89.000 MWh, mentre dalle fonti rinnovabili è stata prevista una
produzione totale a copertura parziale del fabbisogno energetico, di 31.200 MWh.
Per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici complessivi (89.000 MWh) si stima che
- il 10% possa derivare dalle buone pratiche tese a ridurre lo spreco di energia;
- il 40% è conseguibile con la sostituzione di apparecchiature elettriche/termiche obsolete con
quelle più efficienti, nonché di veicoli più inquinanti con altri a minore impatto ambientale o a
“zero emission”;
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- solo il rimanente 50% richiederà un intervento specifico di investimento, che, sulla base delle
statistiche attualmente disponibili, può essere stimato in 60M€, da distribuire nel periodo di
attuazione del PAES (2012.2020).
L’investimento totale relativo agli interventi di efficienza energetica è stato stimato in circa 110M€
di cui il 2% a carico diretto della P.A., l’ 1,4% nella Pubblica Illuminazione, il 36% nel
residenziale, l’11% nel terziarioe circa il 50% nei trasporti: La quota afferente al settore trasporti
include anche gli interventi infrastrutturali a carico della P.A. relativi dall’azione di ”pianificazione
e governance”.
Con riferimento alle tecnologie da fonti rinnovabili applicabili sul territorio di Cava, è stato valutato
un investimento, nel periodo di attuazione del PAES (2012.2020), dell’ordine dei 40M€ a cui
vanno aggiunti costi infrastrutturali (distributori di biocarburanti, sistemi di ricarica elettrica etc)
per un totale di altri 10 M€. L’investimento totale per la produzione locale di energia da fonti
rinnovabili è stato, pertanto, stimato in 50 M€, di cui il 5% a carico diretto della P.A., il 60% nel
residenziale, il 18% nel terziario, il 16% nei trasporti e l’1% nella Pubblica Illuminazione).
In totale il PAES può creare un mercato per circa 160 M€, che può dare impulso al settore edile ed
a quello impiantistico, con particolare attenzione a quello energetico, creando sul territorio nuove
opportunità occupazionali. Supponendo che solo il 50% del mercato aggiuntivo, stimato in 100M€,
abbia delle ricadute sul territorio comunale, è ragionevole valutare che l’attuazione del PAES possa
creare circa 200 nuovi posti di lavoro.
E’ da precisare che in tutti i casi , grazie ai programmi di incentivazione in corso, sia in conto
capitale che in conto energia, l’investimento effettivo da parte dei soggetti attuatori è di gran lunga
inferiore; esso viene ammortizzato in un numero di anni inferiore a 10 a fronte di una vita media
utile del singolo intervento dell’ordine dei 20 anni.
Trattasi quindi, in generale, di investimenti con un tempo di ritorno relativamente breve e con una
redditività medio-alta e quindi il soggetto interessato all’intervento non dovrebbe trovare difficoltà
ad essere finanziato dagli Istituti di Credito locali, anche grazie alle azioni di promozione intraprese
dall’Autorità Locale.
19
Totale 2005
514.559 MWh
Figura 1- BEAT 2005 – Bilancio energetico – Consumi (MWh)
Totale 2005
160 ktCO2
Figura 2 – BEAT 2005 – Bilancio Ambientale – Emissioni di CO2 (kt)
20
Figura 3- Andamento dei consumi energetici nel periodo 2005-2010
Figura 4- Andamento delle emissioni di CO2 nel periodo 2005-2010
Totale 2005
451.938,7 MWh
Figura 5- Consumi energetici (MWh) dei settori PAES (Anno 2005)
21
Totale 2005
133 ktCO2
Figura 6- Emissioni di CO2 (kt) dei settori PAES (Anno 2005)
Figura 7- Andamento dei consumi energetici (MWh) dei settori PAES nel periodo 2005-2010
Figura 8- Andamento delle emissioni di CO2 (kt) dei settori PAES nel periodo 2005-2010
22
BAU
PAES
FABBISOGNO PAES
-7,7 ktep
32,8 ktep
Figura 9 – Scenari BAU e PAES dei consumi energetici finali al 2020.
BAU
Riduzione finale rispetto
al Baseline (2005)
-23,1%
PAES
112,1 ktCO2
106,4 ktCO2
TARGET PAES 102,3 ktCO2
RIDUZIONE SENZA FER
TARGET MINIMO DEL 20%
CONTRIBUTO
F.E.R.
Figura 10 – Scenario PAES al 2020 con introduzione contributo da FER.
23
Premessa
I combustibili fossili, che attualmente costituiscono la principale fonte d’energia a livello internazionale,
nazionale e locale, sono una risorsa limitata. Il loro massiccio uso è considerato una delle principali cause del
riscaldamento globale. Gli obiettivi di riduzione della dipendenza dei combustibili fossili sono così ambiziosi
che non è pensabile che essi siano raggiunti senza un coinvolgimento attivo delle Amministrazioni Locali e
della cittadinanza allargata (cittadini, imprese, stakeholders).
Occorre pertanto intervenire a livello locale per ridurre la dipendenza da combustibili tradizionali
promuovendo un uso più razionale e cosciente dell’energia, ed incentivando da una parte l’efficienza
energetica nei consumi finali e dall’altra la diffusione delle tecnologie basate su fonti rinnovabili.
La Commissione europea ha varato nel 2008 il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), nel seguito indicato
anche come PdS, al fine di impegnare le città nel raggiungere e addirittura superare gli obiettivi di riduzione
delle emissioni di CO2 al 2020.
Al momento (novembre 2012), sono 4418 le città europee che hanno aderito a questa iniziativa, di cui 2258
italiane che hanno ratificato il proprio impegno nel Patto dei Sindaci, approvando un’apposita delibera nel
Consiglio Comunale. Questo impegno volontario si concretizza nella predisposizione di un proprio Piano di
Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) al fine di raggiungere gli obiettivi del Patto.
In data 20 novembre 2010 il Comune di Cava dei Tirreni ha aderito volontariamente all’iniziativa Patto dei
Sindaci, con l’obiettivo finale di ridurre entro il 2020 di almeno il 20% le emissioni di CO2 a livello
territoriale rispetto al 2005, assunto come anno di riferimento in accordo con le ultime indicazioni
dell’Unione Europea.
Per attuare tale impegno, il Comune ha predisposto il presente documento, il ”Piano d'Azione per l’Energia
Sostenibile” (PAES) o “Sustainable Energy Action Plan” (SEAP) nel quale sono indicate le misure e le
politiche che dovranno essere attuate per raggiungere gli obiettivi previsti dal Patto.
Il presente documento si compone di tre sezioni principali:
- Il Bilancio Energetico Ambientale Territoriale (BEAT) per l’analisi dei consumi energetici e ricadute
ambientali di tutti i settori presenti sul territorio;
- L’Inventario Base delle Emissioni (IBE) (BEI - Baseline Emission Inventory) che descrive la situazione
delle emissioni di CO2 del Comune nell’anno 2005 per i settori considerati obbligatori ai fini del PAES;
- La descrizione delle azioni da mettere in campo nei vari settori e la loro ricaduta in termini
energetici/ambientali sull’obiettivo finale.
Secondo le linee guida europee, sono stati presi in considerazione i consumi elettrici e termici e le relative
emissioni afferenti ai seguenti settori:
• Pubblica Amministrazione (edifici di proprietà comunale e servizi);
• Illuminazione pubblica;
• Residenziale;
• Terziario;
• Trasporto
- privato e merci
- trasporto pubblico locale;
- parco veicoli comunali ;
24
Altri settori, quali industria, costruzioni ed agricoltura, pur essendo presenti nel BEAT, non sono stati presi
in considerazione né per la definizione dell’IBE, né per le azioni PAES.
L’impostazione adottata non scaturisce tanto dal fatto che i suddetti settori sono considerati facoltativi ma
soprattutto, come sarà meglio argomentato nel seguito, dalla difficoltà di reperire in breve tempo i dati
necessari e dal fatto che l’Amministrazione Comunale non ha né un ruolo di controllo, né quello di
“governance” in tali settori.
Portare in conto un settore obbliga prevedere su di esso azioni concrete per la riduzione dei consumi
energetici e delle emissioni.
Sarà avviata in tempi brevi un’indagine conoscitiva sui suddetti settori mediante uno specifico “audit”
energetico e, subito dopo, sarà istituito un apposito tavolo tematico, con la partecipazione dei soggetti
interessati, in modo da individuare la tipologia di interventi e la loro ricaduta in termini energetici/emissivi
da inserire nel PAES in fase di prima revisione.
In ogni caso, l’esclusione di questi settori ai fini PAES non esclude i soggetti e gli operatori dei settori in
questione dalle azioni che metterà in campo l’Autorità Locale. Tali azioni, come si vedrà meglio nel relativo
paragrafo, soprattutto quelle trasversali saranno indirizzate anche al settore industria, costruzioni ed
agricoltura.
Il Piano si basa sui risultati dell’IBE, che costituisce una fotografia, relativa all’anno di riferimento (2005),
della situazione energetica-ambientale comunale. A partire dall’analisi delle informazioni contenute nel
suddetto documento, l’Autorità Locale è in grado di identificare i settori più critici su cui concentrare le
azioni e definirne le priorità sulla base della loro incidenza sull’obiettivo finale.
Lo scenario PAES al 2020 è stato definito sulla base del trend tendenziale a livello nazionale, delineato da
ENEA, rapportato a livello locale sulla base dell’andamento del BEAT registrato nel periodo 2005-2010 per
i settori di interesse.
Il presente documento prima della sua approvazione da parte del Consiglio Comunale, così come richiesto
dalla Unione Europea, è stato presentato in occasioni di specifici incontri ai “decision makers”, ai vari
portatori di interesse ed alla cittadinanza e ne ha recepito indicazioni e suggerimenti.
Tutte le azioni relative alla fase di “comunicazione e partecipazione” sono state organizzate e gestite dal
Settore “Ambiente” del Comune di Cava de’ Tirreni. L’ allegato B “ Comunicazione e partecipazione”
riporta in dettaglio l’approccio scelto, i tools utilizzati e riassume le risultanze dell’intera fase di
concertazione.
Come è meglio evidenziato nel resoconto della fase di concertazione, le azioni proposte e descritte nel
presente documento hanno tenuto conto delle numerose idee e proposte fatte pervenire da singoli cittadini, da
associazioni di categorie, da gruppi politici, da imprenditori singoli, da rete di imprese, da società di
ingegneria ed infine da economisti.
Il PAES pur essendo un documento strategico per il raggiungimento degli obiettivi, deve essere considerato
uno strumento dinamico e flessibile in grado di adattarsi nel corso della sua validità temporale all’effettivo
andamento delle azioni e agli eventuali cambiamenti del contesto socio-economico.
Ciò avviene mediante l’azione di monitoraggio che va vista come l’azione chiave per il successo del Piano.
Su esplicita richiesta del Patto dei Sindaci, ogni due anni sarà redatto un report di implementazione del
Piano.
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A tale scopo, il Comune provvederà ad istituire una struttura interna (Sportello per l’Energia Sostenibile) con
competenze specifiche sulle tematiche affrontate nel documento, finalizzata anche a fornire un adeguato
supporto alla cittadinanza ed ai soggetti interessati presenti nel territorio comunale.
Le tematiche prese in considerazione nel PAES sono trasversali rispetto ai vari settori dell’Amministrazione
Comunale. Gli indirizzi strategici saranno definiti dal Comitato di Coordinamento, presieduto dal Sindaco, e
di cui fanno parte, come membri permanenti l’assessore all’ambiente ed il dirigente del settore ambiente.
Il PAES potrà costituire una grande opportunità per il territorio di Cava dei Tirreni. Infatti, la sua attuazione
porterà alla nascita di un mercato stabile e duraturo nel settore edile ed in quello energetico con la creazione
di nuove opportunità di lavoro e contribuirà a creare una nuova immagine della città di Cava, come città
simbolo capace di coniugare tradizione ed innovazione per offrire prodotti eco-compatibili nel settore del
commercio, artigianato e turismo.
I riferimenti normativi tenuti presenti nella redazione del Piano sono quelli vigenti a novembre 2012. I
documenti consultati sono citati nel testo.
1- Introduzione
L’attuale sistema energetico mondiale, basato soprattutto su combustibili fossili, sta portando verso un
modello di sviluppo dell’intero sistema economico-energetico di tipo insostenibile (si stima che in assenza di
politiche più attente al problema ambientale (scenario BAU (Business As Usual) saranno raggiunti 1000 ppm
di CO2 al 2050 con un conseguente aumento della temperatura del pianeta fino a 6 °C al 2100.
Un’evoluzione sostenibile ha come condizione essenziale il contenimento dell’aumento della temperatura
globale al di sotto della soglia dei 2 °C (coerente con una stabilizzazione delle emissioni di CO2 nel lungo
termine attorno a 450 ppm in atmosfera).
La figura 1.1, tratta dal documento IEA –Energy Technology Perspectives 2010, mostra come un ruolo
chiave nell’abbattimento delle emissioni globali da usi energetici potrà essere svolto dall’introduzione
accelerata di tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili e dall’implementazione di interventi
per un uso più efficiente dell’energia.
Per il raggiungimento dei suddetti obiettivi, già negli anni ’90, sono state sviluppate opportune strategie.
L'11 dicembre 1997 fu adottato il Protocollo di Kyoto che stabiliva misure atte a ridurre le emissioni
climalteranti nei paesi industrializzati per il periodo successivo all'anno 2000. Globalmente, gli Stati, inclusi
nell'allegato I della convenzione quadro, si impegnavano a ridurre le loro emissioni di gas ad effetto serra nel
periodo 2008-2012 di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.
Sulla base del predetto impegno, gli Stati membri dell'Unione dovevano ridurre collettivamente le loro
emissioni di gas ad effetto serra dell'8%. Secondo questo accordo l’Italia avrebbe dovuto ridurre le proprie
emissioni del 6,5 % rispetto al 1990.
Dopo il Protocollo di Kyoto, il Piano d'azione di Bali del 2007 ha avviato un processo di negoziazione a
livello internazionale per una conclusione di un accordo globale sul clima per il periodo post- 2012 (detto
post Kyoto), con l’approvazione delle linee strategiche per una politica integrata su energia e ambiente per
limitare l’incremento della temperatura media della superficie della terra al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli
pre-industriali.
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L'Unione Europea (UE) ha dato per prima l'esempio e il 9 marzo 2007 ha deciso autonomamente di
abbattere del 20% le proprie emissioni entro il 2020 rispetto ai valori del 1990.
Il 23 gennaio 2008 la Commissione Europea ha adottato il pacchetto di proposte “Climate action and
renewable energy package” in attuazione degli impegni assunti dal Consiglio Europeo nel marzo del 2007 in
materia di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle rinnovabili. L'Unione Europea si è
unilateralmente posta per il 2020 i seguenti obiettivi:
• ridurre le proprie emissioni di CO2 di almeno il 20%
• ridurre i consumi del 20% rispetto alle previsioni per il 2020;
• aumentare la quota di utilizzo delle fonti di energia rinnovabile giungendo al 20% sul totale del
consumo interno lordo dell’UE
• raggiungere almeno il 10% di biocarburanti nel consumo finale di energia nel settore trasporti
Il pacchetto legislativo, è diventato formalmente vincolante con la direttiva 28/2009/CE.
Figura 1.1 – Scenari di trend di emissioni di CO2 e tecnologie da applicare per la riduzione.
Uno degli strumenti per la promozione degli obiettivi del “20-20-20” più promossi e diffusi dalla
Commissione UE è il cosiddetto “Patto dei Sindaci”. Si tratta di un' iniziativa della Commissione Europea
che chiede alle città di impegnarsi in primo piano nella lotta al cambiamento climatico tramite l’attuazione di
politiche locali in materia di energia sostenibile.
Le Amministrazioni quindi siglano un Patto volontario con l’Europa in cui si impegnano a ridurre entro il
2020 di almeno il 20% le emissioni di CO2.
27
Per raggiungere questo obiettivo, i Comuni aderenti volontariamente al suddetto Patto si impegnano a:
• Preparare un Inventario delle emissioni (BEI-Baseline Emission Inventory)
• Predisporre ed approvare, entro l'anno successivo alla loro adesione, un Piano d'Azione per l'Energia
Sostenibile (PAES) che delinei le misure e le politiche che verranno sviluppate per conseguire l’obiettivo;
• Diffondere il messaggio del Patto dei Sindaci, incoraggiando, in particolare, le altre autorità locali ad
aderirvi ;
• Coinvolgere la società civile e tutti i soggetti interessati in tutte le fasi ( definizione ed attuazione del Piano)
per il successo dell’iniziativa;
• Preparare e sottoporre alla Commissione Europea, ogni 2 anni, un report di attuazione che riporti il grado di
avanzamento della realizzazione dei programmi e i risultati ottenuti;
La Commissione Europea ha inoltre predisposto un dettagliato documento di linee guida per la definizione
degli inventari e la redazione del PAES al fine di rendere omogenei alcuni aspetti formali e di contenuti dei
diversi piani
Alla conferenza mondiale sul clima organizzata dalle Nazioni Unite a Durban nel dicembre 2011 è stato
presentato dai rappresentanti dei governi locali un documento sottoscritto da oltre 500 città di tutto il mondo
in cui si riconosce “che le città sono i centri dell’innovazione economica, politica e culturale, motori delle
economie nazionali e gestiscono importanti risorse, investimenti ed infrastrutture pubbliche” e che “i
governi locali rivestono un ruolo strategico nell’affrontare i cambiamenti climatici per la loro responsabilità
in piani e regolamenti che possono influenzare adattamento e mitigazione e la loro capacità di dimostrare
leadership e adottare soluzioni innovative su questi temi”.
2- La situazione nazionale
La direttiva 2009/28/CE stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili e
fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo
finale lordo di energia e nei trasporti.
All’Italia sono stati assegnati i seguenti obiettivi:
• 17% sul consumo finale lordo al 2020 di energie rinnovabili, (partendo da una quota nel 2005 pari al 4,9
%);
• il 10% di biocarburanti nei trasporti;
Secondo quanto previsto all’art. 4 della direttiva, ogni Stato membro adotta un Piano di Azione Nazionale
(PAN) per le energie rinnovabili.
La tabella seguente illustra gli obiettivi che l’Italia intende raggiungere nei tre settori (elettricità, calore,
trasporti) ai fini del soddisfacimento dei target stabiliti dalla Direttiva 2009/28/CE, sulla base di una stima
del consumo finale lordo di 131 Mtep.
Nel PAN sono altresì riportati obiettivi per le diverse tecnologie, i quali sono naturalmente indicativi e non
esprimono un impegno del Governo o un vincolo per gli operatori, sebbene utili per orientare le politiche
pubbliche e fornire segnali agli operatori per una più efficiente allocazione di risorse.
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Allo scopo di garantire il raggiungimento degli obiettivi definiti nel PAN, è stato emanato il DLgs 28 di
attuazione della Direttiva 2009/28/CE dove sono stati trasposti sia le nuove definizioni della Direttiva sia gli
obiettivi, al 2020, sul consumo finale lordo di energia da rinnovabili.
Tabella I- Quadro sintetico tratto dal PAN (2010)
Più specificatamente, il nuovo Decreto sulle rinnovabili ridefinisce in maniera organica gli strumenti, i
meccanismi, gli incentivi e il relativo quadro istituzionale/finanziario, ribadendo, tra l’altro, il ruolo
complementare e sinergico delle politiche di efficienza energetica. Per rendere operative le misure contenute
nella legge quadro sono previsti numerosi decreti attuativi e ulteriori documenti di indirizzo.
Il miglioramento dell’efficienza energetica è uno dei tre strumenti per raggiungere una riduzione dei consumi
di energia primaria del 20% entro il 2020, rispetto alle proiezioni tendenziali per il medesimo anno,
auspicata dal pacchetto Clima-Energia della Commissione Europea.
La Direttiva 2006/32/CE sulla promozione dell’uso efficiente dell’energia negli impieghi finali, stabiliva
per gli Stati membri un obiettivo nazionale indicativo di risparmio energetico del 9% per il 2016 (nono anno
di applicazione della Direttiva), calcolato sull’ammontare medio annuo di consumo energetico relativo agli
ultimi cinque anni precedente l’attuazione della Direttiva, da conseguire tramite servizi energetici e misure di
miglioramento dell’efficienza energetica.
Per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi del PAN, è stato emanato il Decreto Ministeriale
Sviluppo Economico del 15/3/2012 cosiddetto del “ Burden Sharing” che “definisce e quantifica gli obiettivi
intermedi e finali che ciascuna regione e provincia autonoma deve conseguire ai fini del raggiungimento
degli obiettivi nazionali fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul
consumo finale lordo di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti”.
Il Decreto distribuisce l’impegno tra le varie regioni, e le percentuali di utilizzo delle Fonti Rinnovabili di
tipo elettrico e termico, secondo le tabelle sotto riportate.
Tale Decreto assegna alla Regione Campania un quota del 16,7%, pari a 1111 ktep, su un CFL stimato al
2020 di 6634 ktep.
29
Tabella II – I consumi attesi dal PAN al 2020 ( fonte PAN 2010)
Tabella III –Obiettivi regionali consumi da fonti rinnovabili al 2020 ( fonte PAN 2010)
30
Tabella IV – Consumi finali lordi regionali al 2020( fonte D.M. “Burden sharing”)
Tabella V – Consumi regionali da fonti rinnovabili al 2020 ( fonte D.M. “Burden sharing”)
Per quanto riguarda le emissioni italiane di gas serra, esse, contrariamente all’obiettivo di riduzione fissato al
2012 del 6,5% rispetto al 1990 (protocollo di Kyoto), sono aumentano al 2007 del 7,3%, in base al rapporto
ufficialmente consegnato dall’ISPRA all’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate
Change ).
Il trend emissivo è fuori target di Kyoto, motivo per cui allo stato attuale si sposta l’attenzione delle possibili
politiche da attuare per un periodo cosi chiamato post-Kyoto, all’orizzonte temporale del 2020.
31
Dal grafico di figura 2.1 è possibile visualizzare il trend delle emissioni di gas serra: si parte da 516,9
MtCO2eq. nel 1990 per passare per 550,4 MtCO2eq. nel 2000, registrando un picco nel 2005 con 573,6
MtCO2eq. per poi scendere, complice il momento economico in forte decrescita, fino a 544 MtCO2eq. nel
2008.
Per effetto della crisi economica, nel 2009 sono state registrate emissioni per 491 MtCO2eq. che ha
permesso all’Italia di avvicinarsi al target di emissioni di 485Mt come media nel periodo 2008-2012
indicato dal Protocollo di Kyoto.
In uno scenario BAU questa tendenza è da considerarsi temporanea e, in assenza di politiche e misure in
grado di indurre cambiamenti di tipo strutturale nel sistema energetico, le emissioni della CO2 sono
destinate ad aumentare già nel breve periodo.
Tale aumento potrebbe in realtà risultare ancora più significativo, infatti in parte già sconta i benefici
derivanti da diversi fattori, tra cui una significativa produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e i
processi di innovazione tecnologica “spontanea” di mercato o in ottemperanza di regolamenti operativi.
Pertanto una riduzione strutturale delle emissioni al 2020 potrà essere ottenuta solo con il perseguimento di
opportune ed efficaci politiche finalizzate al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
•
•
•
il graduale processo di decarbonizzazione del parco di generazione elettrica, per l’aumento di
produzione elettrica da fonti rinnovabili;
la riduzione della domanda di energia nei settori finali, conseguenza dell’incremento di efficienza
tecnologica;
un differente mix di combustibili negli usi finali di energia, per un maggior ricorso alle fonti
rinnovabili termiche.
Figura 2.1– Trend di emissione di gas serra
32
Sicuramente sarà necessario prevedere a livello paese un ulteriore sforzo per adeguarsi allo Scenario
Roadmap 2050 dell’UE, che riduce entro il 2050 le emissioni di gas serra dell’80-95% rispetto ai valori del
1990.
Analizzando la composizione delle emissioni dei gas serra risulta che quelle di anidride carbonica (CO2)
rappresentano l’86% sulle emissioni totali.
L’anidride carbonica, visto il gravoso contributo, è pertanto considerato il principale responsabile
dell’aumento dell’effetto serra di origine antropica.
In tale contesto risulta quanto mai non più rinviabile a livello nazionale predisporre un inventario delle
emissioni di CO2 e di pianificare le azioni più opportune per raggiungere anche a livello locale la riduzione
delle emissioni CO2.
Si riportano i risultati dell’inventario condotto a livello nazionale e regionale per l’anno 2006 che riassume la
contabilizzazione della CO2 emessa per ciascun settore produttivo, e cioè nel dettaglio: la produzione di
energia elettrica, i trasporti, il settore civile, che comprende il terziario, il residenziale e la Pubblica
Amministrazione, l’industria e l’agricoltura che include la pesca.
Il settore energia, come illustra la tabella VI per l’anno 2006, è il settore che, a livello complessivo, registra il
maggiore quantitativo di anidride carbonica emessa, pari al 33%, e registra una tendenza piuttosto
stabilizzata degli ultimi anni.
I trasporti , a livello nazionale, sono il secondo settore per il maggior rilascio di CO2, con il 27% in totale. In
alcune regioni tra cui la Campania essi rappresentano il settore principalmente responsabile delle emissioni e
occupano il secondo posto, per ordine di portata, nella maggior parte delle restanti regioni. Ciò
è dovuto al massiccio impiego, in questo settore, di prodotti petroliferi ed in modo particolare, gasolio e
benzine ad alto rilascio di CO2.
Il settore civile, con il 20% sul totale Italia, è invece un settore significativo per rilascio di CO2 soprattutto
nelle regioni del nord Italia, fatta eccezione di alcune regioni tra cui la Basilicata, a causa della forte
incidenza del riscaldamento invernale.
Al settore industria è attribuibile il 18% delle emissioni nazionali, una percentuale che incide quanto il
settore civile. Nella formazione del dato dell’industria il maggiore peso deriva dalle regioni caratterizzate da
una significativa presenza di industrie.
Tabella VI – Emissioni regionali di CO2 per settori – anno 2006 ( fonte ENEA)
33
Chiude la classifica il settore agricoltura con il 2% a livello nazionale con punte a livello regionale che non
vanno oltre il 4%.
L’inventario delle emissioni diventa, pertanto, lo strumento per la definizione e la gestione di politiche di
risparmio energetico. In fase di definizione, esso permette di conoscere le fonti di tali emissioni e, così, di
stabilire obiettivi di riduzione specifici sul territorio di riferimento. Nella fase di gestione, esso permette di
valutare e comparare le emissioni nel tempo per un’efficace azione di monitoraggio.
A livello locale tale azione può essere perseguita all’interno del PAES, che è un documento chiave che
definisce le politiche energetiche che un Comune intende adottare al fine di perseguire gli obiettivi del Patto
dei Sindaci .
Dall’analisi dei PAES già presentati e limitatamente al settore pubblico si evince che le potenzialità di
intervento sui consumi energetici sono molto interessanti per una riduzione contestuale di emissioni di CO2 a
livello locale.
L’illuminazione pubblica presenta un potenziale di riduzione dei consumi di almeno il 10% solo agendo
sull’ottimizzazione degli orari di funzionamento, a cui si somma il risparmio dovuto alla sostituzione dei
corpi illuminanti non efficienti, che può variare tra il 5 e il 15% sul totale complessivo dell'installato. Un
ulteriore 10% di riduzione dei consumi si potrà ottenere con la sostituzione delle lampade per un totale di
circa il 35% di riduzione dei consumi e di miglioramento dell’efficienza energetica.
Per quanto riguarda il riscaldamento, con una gestione attenta e un obiettivo condiviso con il manutentore si
può stimare un risparmio derivante dalla sola ottimizzazione della gestione del 10%. Con investimenti “ad
hoc” in efficienza energetica degli impianti, si potrebbe ipotizzare un ulteriore 10%.
Un altro settore interessante è quello dell’illuminazione e delle macchine all’interno degli uffici pubblici, ove
si stima un potenziale di riduzione dei consumi del 3-5%, attraverso una corretta gestione e con investimenti
di progressiva sostituzione di impianti e macchine obsoleti
2.1- La situazione regionale e provinciale
A livello regionale i documenti di riferimento sono:
- gli indirizzi in materia energetico-ambientale per la redazione dei regolamenti urbanistici edilizi comunali,
in attuazione della L.R. 16/2004, finalizzati anche alla riduzione dei consumi energetici. Gli indirizzi
stabiliscono criteri tecnico-costruttivi, individuando soluzioni progettuali atte a favorire l'impiego di fonti
energetiche rinnovabili;
- il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) approvato dalla Giunta Regionale con il D. G. R. 18
marzo 2009, n. 475, pubblicato nel numero 27 del Bollettino Ufficiale Regionale Speciale il 6 maggio 2009.
IL PEAR è stato redatto secondo le linee di indirizzo strategico approvate con Decreto della Giunta
Regionale n. 968 del 30 maggio 2008.
In base a queste linee di indirizzo, gli obiettivi generali della programmazione energetica regionale possono
essere così sintetizzati:
•
contenimento del fabbisogno energetico e delle emissioni climalteranti, coerentemente con
gli obiettivi europei e nazionali, mediante lo sviluppo delle fonti rinnovabili ed il
34
•
•
•
•
miglioramento dell’efficienza energetica negli usi finali, nella trasformazione e nella
distribuzione dell’energia;
riduzione dei costi energetici per le famiglie e le imprese;
promozione dello sviluppo e della crescita competitiva del settore dei servizi energetici e
dell’industria delle nuove tecnologie, con particolare riferimento alle filiere del fotovoltaico
e del solare termodinamico;
miglioramento nella sicurezza e nella qualità dell’approvvigionamento energetico;
comunicazione, partecipazione e condivisione sociale ai processi di sviluppo territoriale e
locale.
Il PEAR indirizza la programmazione regionale, guardando al 2020 quale orizzonte temporale ed individua i
seguenti obiettivi intermedi al 2013
• il raggiungimento di un livello di copertura del fabbisogno elettrico regionale, mediante fonti
innovabili, del 25% al 2013, e del 35% al 2020;
• l’incremento dell’apporto complessivo delle fonti rinnovabili al bilancio energetico regionale
dall’attuale 4% circa al 12% nel 2013 ed al 20% nel 2020
Nel gennaio 2012, la VII Commissione Consiliare Permanente ha approvato la proposta di legge regionale
per le “ Norme per attuazione del Piano Energetico Regionale”, in corso di discussione per l’approvazione
da parte del Consiglio Regionale.
La Regione Campania, essendo caratterizzata da un PIL regionale inferiore al 75% della media UE, rientra
tra quelle che sono ammesse a fruire degli interventi per l’obiettivo Convergenza e pertanto può accedere ai
fondi strutturali previsti dal regolamento generale: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo
Sociale Europeo (FSE) ed il Fondo di coesione.
La politica regionale di sviluppo 2007-2013, prevista dal Quadro Strategico Nazionale (QSN) può essere
attuata tramite i Programmi Operativi Regionali con contributo comunitario FESR e Programmi Operativi
Regionali con contributo comunitario FSE e, per le Regioni dell’Obiettivo “Convergenza” e per l’area del
Mezzogiorno, attraverso cinque Programmi Operativi Nazionali con contributo comunitario del FESR, tre
Programmi Operativi Nazionali con contributo comunitario del FSE e due Programmi Operativi
Interregionali (con contributo comunitario FESR).
A livello provinciale il documento di riferimento è il “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale”,
PTCP , della provincia di Salerno. In tale piano viene ribadita la priorità del tema della sostenibilità
energetica da raggiungere mediante interventi di efficienza energetica e l’utilizzo delle fonti energetiche
rinnovabili. Obiettivo prioritario che la provincia si pone è la riduzione delle emissioni di gas serra, ritenendo
che le sempre più incalzanti aspettative in termini di sostenibilità ambientale possano rappresentare
un’enorme occasione di innovazione e di stimolo per l’intero territorio provinciale.
Il PTCP, in relazione alle funzioni ad esso attribuite dalla L.R. 16/2004, indirizza la politica energetica
provinciale verso una corretta gestione dell’offerta e della domanda di energia e in particolare, per quanto
possibile nelle sue competenze, lo sviluppo del potenziale da fonti energetiche rinnovabili, nonchè il
risparmio energetico.
Obiettivi prioritari di sostenibilità energetica, per la riduzione dell’intensità energetica del PIL provinciale e
il miglioramento degli indici di sfruttamento del potenziale energetico del territorio sono:
- Attuare obiettivi di efficienza energetica e di valorizzazione delle risorse rinnovabili;
35
- Aumentare l’impiego di risorse naturali locali rinnovabili;
- Promuovere il decentramento di impianti di produzione energetica, avvicinando i luoghi di produzione di
energia ai luoghi di consumo;
- Promuovere l’integrazione dei principi di risparmio energetico,uso razionale dell’energia, sviluppo delle
fonti rinnovabili negli strumenti di pianificazione urbanistica;
- Adottare il principio della sostenibilità energetica degli insediamenti per la progressiva riduzione del loro
carico energetico;
- Assicurare le condizioni di compatibilità ambientale e territoriale e di sicurezza dei processi di
produzione,trasformazione,trasporto,distribuzione ed uso dell’energia.
36
3. Inquadramento territoriale della città di Cava dei Tirreni
Cava de' Tirreni sorge a ridosso del Mar Tirreno, a 5 km nell'entroterra di spalle alla Costiera Amalfitana,
rappresentandone, in pratica, la porta nord.
La città ha una superficie territoriale di circa 36 kmq, di cui il 52,2% ( 18973 ettari) è costituita da superficie
boschiva, di cui 1045,58 ettari sono costituiti da bosco ceduo.
Cave de’ Tirreni ha una superficie di verde urbano fruibile di quasi 140.000 mq, vale a dire una percentuale
di verde urbano per abitante pari a 2,6 mq.
Inoltre, il territorio si trova immerso nelle aree ecologiche di due parchi: il Parco Regionale dei Monti Lattari
e l’Oasi WWF del Parco Decimare.
L'abitato centrale si sviluppa nella vallata formata dai Monti Lattari ad ovest (che la separano appunto dalla
Costiera) ed i Monti Picentini ad est.
Il centro della vallata ospita il nucleo urbano principale, circa il 35% dell’intera popolazione. Il rimanente
65% si distribuisce tra le diverse frazioni ubicate in zona collinare.
Per ulteriori informazioni si rimanda al PUC (Piano Urbanistico Comunale) ed al DOS (Documento di
Orientamento Strategico), documenti disponibili sul sito del Comune
Dal punto di vista sismico, come indicato nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.
3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale della Campania n. 5447 del 7.11.2002, il
territorio di Cava dei Tirreni è classificato come “zona sismica 3” (Zona con pericolosità sismica bassa, che
può essere soggetta a scuotimenti modesti) secondo la mappa di pericolosità sismica definita nell'Ordinanza
del PCM n. 3519/2006.
Dal punto di vista climatico, al territorio di Cava dei Tirreni è stata assegnata con Decreto del Presidente
della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 la zoma climatica “C” con 1274 Gradi Giorno
Zona climatica
C
Gradi-giorno
1.274
Periodo di accensione degli impianti termici: dal 15 novembre al 31 marzo (10 ore
giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.
Il grado-giorno (GG) di una località è l'unità di misura che stima il fabbisogno
energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni.
Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di
riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per
raggiungere la soglia di 20 °C.
Più alto è il valore del GG e maggiore è la necessità di tenere acceso l'impianto
termico.
La tabella VII riporta i dati di irradiazione giornaliera media mensile sul piano orizzontale per la località di
Cava dei tirreni, mentre le figure 3.1 a ,b, c mostrano, rispettivamente, l’andamento nell’anno dei valori
medi mensili dell’irradiazione, della temperatura e dell’umidità relativa.
37
Tabella VII – Valori medi giornalieri dell’irradiazione media mensile sul piano orizzontale
Figura 3.1a
Figura 3.1b
38
Figura 3.1c
Figura 3.1- Andamento nell’anno dei valori medi mensili della irradiazione, della temperatura e
dell’umidità relativa
3.1 La struttura demografica
La figura 3.1.1 riporta l’andamento della popolazione residente nel periodo 2001-2010: dal 2004 si registra
una sostanziale stabilità demografica da 53246 a 53500 abitanti.
Figura 3.1.1 Andamento della popolazione residente a Cava dei Tirreni (2001-2010)
39
La figura 3.1.2 mostra la variazione percentuale della popolazione registrata nel comune di Cava dei Tirreni
nel periodo 2002-2010 in relazione a a quanto registrato a livello provinciale e regionale.
Figura 3.1.2- Variazione percentuale della popolazione residente a Cava dei Tirreni
La distribuzione della popolazione per età, sesso e stato civile, riportata dalla fig. 3.1.3 per l’anno 2011,
conferma un trend iniziato già negli anni passati con un aumento progressivo della fascia di popolazione
composta dagli adulti con oltre 60 anni; con una contemporanea diminuzione delle fasce (0-14), indice di
una presenza di flussi migratori dei giovani in cerca di occupazione, che si rivolgono ad altri contesti
territoriali.
La fig. 3.1.4 mostra l’andamento della popolazione nel periodo 2005-2010 e quello delle famiglie. La fig.
3.1.5 riporta l’andamento per il periodo di riferimento del numero medio di componenti per famiglia.
Dai grafici relativi al numero delle famiglie ed al numero medio dei componenti risulta che questo ultimo
dal valore di 3, stabile nel periodo 2005-2008, negli ultimi due anni è diminuito di circa il 25% a fronte di un
aumento dei nuclei familiari di oltre il 30%.
Nel periodo 2005-20010 la popolazione residente è aumentata con un tasso medio annuo del 0,097% .
Supponendo che tale tasso rimanga invariato per i prossimi dieci anni, al 2020 è attesa una popolazione di
54.041, che, ad un tasso di componenti per famiglia invariato di 2,26, si distribuirà su circa 24000 famiglie.
NdR: il PUC al 2018 prevede 54128 abitanti
40
Figura 3.1.3- La distribuzione della Popolazione residente per età, sesso e stato civile (anno 2011)
Andamento della popolazione e del numero delle famiglie - Anni
2005-2010
60000
50000
40000
popolazione
30000
n° famiglie
20000
10000
0
2005
2006
2007
2008
2009
2010
popolazione
53262
53314
53399
53466
53462
53520
n° famiglie
17427
17778
17803
17825
23454
23604
Figura 3.1.4 – Andamento della popolazione e del numero delle famiglie nel periodo 2005-2010
41
Numero medio di componenti per famiglia - anni 2005-2010
3,50
3,00
2,50
2,00
n° componenti per famiglia
1,50
1,00
0,50
0,00
n° componenti per
famiglia
2005
2006
2007
2008
2009
2010
3,00
3,00
3,00
3,00
2,27
2,26
Figura 3.1.5 – Andamento del numero medio dei componenti il nucleo familiare nel periodo 2005-2010
3.2 Il patrimonio edilizio residenziale e terziario
Dal censimento ISTAT 2001, i cui dati sono sintetizzati nella fig. 3.2.1, risultano a Cava dei Tirreni 4662
edifici ad uso abitativo di cui circa il 50% realizzato negli ultimi 40 anni . In tali edifici ci sono 17526
abitazioni di cui 16217 occupate da residenti per una superficie totale di 1.489.234 mq e con una superficie
media di 91,83.
COMUNI
Cava de' Tirreni
%
Prima del
1919
1299
0,279
Dal 1919
al 1945
568
0,122
Superficie m^2 occupati da residenti al 2001
Dal 1946
al 1961
497
0,107
Epoca di costruzione
Dal 1962 Dal 1972
al 1971
al 1981
528
701
0,113
0,150
Dal 1982
al 1991
749
0,161
Dopo il
1991
320
0,069
Totale
4662
1,000
1489234mq
Figura 3.2.1 – Numero degli edifici ad uso abitativo e distribuzione per epoca di costruzione (Istat 2001)
Dal PUC si ricava che al 2008 le abitazioni censite erano 21181 , quelle abitate 19435 ( circa il 92%) , quindi
dal 2001 al 2008 è stato registrato un aumento medio annuo di 9,8 unità per ogni 1000 abitanti. Tale valore si
pone al di sopra del valore medio annuo registrato da ISTAT sulla base dei permessi a costruire nella regione
Campania nel periodo 2003-2009, (un incremento medio annuo di 4,8 unità per ogni 1000 abitanti con un
aumento di superficie residenziale di 413 mq per ogni 1000 abitanti).
42
Al 2010, il parco edilizio ad uso abitativo viene stimato in un numero di unità uguale a quello dei nuclei
familiari 23604 , che nell’anno 2009 ha avuto una discontinuità nella crescita (+31,5% rispetto al 2008).
Al 2020, con il tasso di crescita registrato negli ultimi 5 anni ed ipotizzando che il numero dei componenti il
nucleo familiare resti invariato rispetto al 2010, si stimano 24000 nuclei e quindi almeno 24000 unità
immobiliare occupate. In caso che le unità occupate rappresentino sempre il 92% dell’esistente al 2020 è
atteso un parco edilizio ad uso abitativo di circa 26000 unità
Tale stima porta ad una crescita media annua di 4,7 unità per 1000 abitanti coerente con i dati ISTAT.
Per quanto riguarda il parco edilizio adibito al settore terziario, si ha a disposizione il dato del PUC al 2008,
riportato nella fig. 3.2.2.
Dall’indagine condotta in sede di redazione del PUC risulta una presenza di 2177 unità immobiliari destinate
ad attività terziarie per una superficie complessiva di 206.940 mq (media di 95mq/unità) di cui il 23% alla
“media e grande distribuzione” (65), il 45% agli “esercizi commerciali di vicinato”(1635), il 7% per “studi
professionali” (147), il 19% ai “pubblici esercizi e servizi privati”(252) ed il 6% al comparto “turisticoricettivo” (71).
Figura 3.2.2- Anagrafe edilizia (2008) per le attività terziarie (fonte P.U.C.)
3.3 Il Sistema Economico Produttivo
Se si considera il trend economico degli occupati per settore negli ultimi 30 anni, si rileva come negli anni
‘70-‘80 l’attività prevalente a Cava dei Tirreni fosse quella dell’industria che occupava, in media, circa il
70% della popolazione attiva.
43
A partire dagli anni ‘90 si è registrata un’inversione di tendenza, con un incremento nell’ambito del terziario
in particolare del settore servizi. (fig. 3.3.1)
Nel 2004, da quanto emerge dai dati ISTAT, il 78,4% circa della popolazione residente attiva era impiegata
nel terziario e “solo” il 20% nell’industria, con una presenza marginale dell’agricoltura, che non presenta
vistose potenzialità di sviluppo, a differenza di quanto succedeva negli anni 70-80.
Figura 3.3.1 – Popolazione residente attiva per ramo di attività nel Comune di Cava dei Tirreni (19712004)( fonte P.U.C.)
La tabella VIII riporta per l’anno 2001 i dati derivanti dal censimento ISTAT relativamente al numero delle
Unità Locali e degli addetti per i diversi settori.
Anno 2001
Industria
Commercio
Altri servizi
Istituzioni
Totale
Unità Locali
239
1299
1499
177
3214
Addetti
2439
2298
3611
2731
11079
Tabella VIII- Dati censimento ISTAT 2001.
Il grafico , riportato in fig. 3.3.2, mostra la consistenza delle imprese attive nel settore terziario aventi sede a
Cava, delle Unità Locali operanti nel territorio comunale, e degli addetti occupati, sul totale delle imprese
iscritte alla Camera di Commercio della Provincia di Salerno.
44
Risulta evidente l’incremento lieve ma costante nel tempo delle unità locali attive nel terziario operanti sul
territorio, che confermano come a Cava de’ Tirreni sia in atto un preciso trend di sviluppo e di crescita
occupazionale nel settore dei servizi e del commercio.
Figura 3.3.2 – Sedi, unità locali ed addetti nel settore terziario sul totale delle imprese registrate (20022008)(fonte P.U.C.)
Dal 2002 al 2008, gli incrementi registrati nel comparto terziario sono pari, per quanto riguarda il numero di
sedi delle imprese, all’11,8%, per quanto riguarda il numero di unità locali operanti sul territorio, al 14,8%,
e, infine, per quanto riguarda il numero di addetti, al 27,9%.
La fig. 3.3.3 riporta, per il 2008, la suddivisione tra sedi, unità locali ed addetti tra i settori del terziario più
rilevanti.
Nell’ambito del comparto terziario i settori più rilevanti sono rappresentati da quello del commercio
all’ingrosso ed al dettaglio. Relativamente al settore turistico e della ristorazione va sottolineato che, a fronte
della carenza di posti letto, si rileva un notevole sviluppo di una serie di sottosistemi economici quali la
ristorazione, le strutture per il tempo libero e le attività sportive e culturali.
45
Figura 3.3.3- Settori del terziario più rilevanti nel Comune di Cva dei Tirreni al 2008 (fonte P.U.C.)
Per quanto concerne il settore industriale, risulta essere significativa la presenza di industrie che operano nel
settore delle costruzioni ed installazioni di impianti (industria edile), nonché quelle relative alla lavorazione
dei minerali non metalliferi (in particolare ceramica).
Tra le attività manifatturiere, quella per eccellenza è rappresentata proprio dalla ceramica; Cava de’ Tirreni
rappresenta uno dei poli produttivi più grande del Sud Italia per la più alta concentrazione di piccole e medie
imprese del settore, dedite soprattutto alla produzione di piastrelle e pavimenti.
Il tipo di impresa dominante è quella di piccole dimensioni, mentre l’industria medio-grande è rappresentata
da pochissime realtà.
La tabella IX riporta per l’anno 2010 a livello provinciale ed a quello locale la distribuzione della
popolazione residente tra forze lavoro e non forze lavoro e la ripartizione degli occupati tra i vari settori
(agricoltura, industria e servizi).
Nella provincia di Salerno al 2010 con una popolazione di 1.109.705 abitanti, gli occupati sono il 30,2%,
(335.000), di questi il 5,6% (18760) in agricoltura , il 21,1% nel settore industria (70685 di cui 37855 nel
settore costruzioni che rappresenta il 11,3% del 21,1), il 73,3% (245555) nei servizi.
Nello stesso anno a Cava dei Tirreni gli occupati rappresentano il 29% della popolazione, di cui lo 0,4% in
agricoltura, il 7,5% nel settore industria ed il 21,1% nei servizi.
Anno 2010
Non Forze Lavoro
Forze Lavoro
Occupati
Agricoltura
Industria
Servizi
Provincia Salerno
30,2%
1,7%
6,4%
22,1%
Cava dei Tirreni
66,4%
33,6%
29%
0,4%
7,5%
21,1%
Scostamento%
-3,9%
- 76,5%
+17,1%
-4,5%
Tabella IX – Ripartizione a livello provinciale e comunale degli occupati nei vari settori come percentuali
della popolazione residente (anno 2010)
46
Il mondo del lavoro (anno 2010) è caratterizzato da un tasso di attività del 39,9%, un tasso di occupazione
del 43,3% ed un tasso di disoccupazione del 13,8%.
La figura 3.3.4, per lo stesso anno, confronta la situazione locale con quelle nazionale.
Figura 3.3.4- Confronto tra la situazione occupazionale locale con quella nazionale (anno 2010)
Si precisa che per quanto riguarda la terminologia “Forza Lavoro” , “Non forza Lavoro”, “Tasso di
Attività”, “Tasso di occupazione”, “Tasso di disoccupazione”, “Occupati” e “Persone in cerca di
occupazione” valgono le definizioni ISTAT.
3.4 Il Sistema della mobilità
La mobilità nel territorio di Cava dei Tirreni è fortemente influenzato dalla distribuzione della popolazione (
il 65% risiede nelle frazioni ), dalla struttura e dalla qualità delle infrastrutture viarie (dimensione delle
strade, piazze, parcheggi), e, non ultimo, dalla distribuzione degli esercizi commerciali e dei servizi.
Le maggiori disparità distributive si registrano nel settore dei generi non alimentari che, in alcune zone del
territorio (le frazioni), sono quasi del tutto assenti.
Ciò fa si’ che, mentre i residenti del centro possono compiere i propri acquisti con tempi di percorrenza brevi
e non utilizzando alcun mezzo di locomozione, gli abitanti delle frazioni sono costretti all’uso dell’auto
propria o del servizio pubblico, contribuendo ad alimentare i problemi relativi alla congestione del traffico.
Il traffico cittadino è, infatti, caratterizzato da un sistema viario che veicola al centro tutti i flussi provenienti
dalle frazioni.
Risulta infatti che gli spostamenti giornalieri ammontavano nel 2002 a 18.000 e che di questi il 67% era
effettuato con mezzi privati .
Pertanto si rende necessario un nuovo sistema di viabilità che, collegando tra loro i centri frazionali, e
proponendo una viabilità alternativa a quella attuale, possa determinare effetti benefici sulla riduzione del
traffico e, di conseguenza garantire una maggiore frequenza dei centri frazionali contribuendo alla loro
rivalutazione economica e culturale.
47
Il comune di Cava è dotato di un PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano) approvato il 29/6/2002 che è
costituito da quattro subpiani: piano della pedonabilità, piano della mobilità extraurbana, piano della mobilità
urbana, piano della sosta.
Il sevizio di Trasporto Pubblico Locale (TPL) data la dislocazione delle zone da servire rispetto al centro
urbano è di tipo “ a raggiera”. Esso negli ultimi anni è stato garantito dal CSTP (Consorzio Salernitano
Trasporto Pubblico) con 15 autobus alimentati a gasolio, le cui tipologie e classifica euro sono riportate nella
tabella X
tipo di bus
fiat iveco europolis
bredamenarinibus m231
fiat iveco 315-316
mercedes sprinter
tot bus per trasporto urbano Cava De'Tirreni
N bus
2
2
8
3
15
carburante
gasolio
gasolio
gasolio
gasolio
classifica euro
euro3
euro3
euro1
euro4-euro3
Tabella X – Parco veicoli per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), classificazione in Euro e per carburante
(fonte CSTP)
La tabella XI riporta per gli anni 2005-2010 l’entità e la ripartizione del parco veicoli privati presente sul
territorio.
Negli anni 2005-2010 il parco veicoli di Cava è andato sempre più aumentando passando da 35965 a 39476
con un tasso medio annuo di 1,9% (più di un ordine di grandezza rispetto all’incremento percentuale
registrato nello stesso periodo per la popolazione pari a circa lo 0,1%).
Nei tre anni 2005 -2007 si è avuto un incremento annuo delle sole autovetture del 1,01% contro 1,04
provinciale ed 1,03 regionale
Sull’intero periodo le sole autovetture che costituiscono mediamente il 75% dell’intero parco veicoli, è
cresciuto ad un tasso medio annuo dell’1%
In particolare, dal PUC si ricava che nel 2007 il parco veicoli ammontava a 37675 (circa il 75% costituito da
autovetture) ed il 98,6% era costituito dal parco circolante privato. Il numero di veicoli per 100 abitanti era di
70,55, quello delle sole autovetture per 100 abitanti era di 52,78. Entrambi i valori sono confrontabili con
quelli provinciali e regionali (74,81 provinciale e 74,58 regionale per n° di veicoli/100abitanti ) e (56,37
provinciale e 56,77 regionale per n° di autovettire/100abitanti ).
AUTOBUS
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
MOTOCARR
MOTOVEIC
IE
AUTOCARRI AUTOVEICO
OLI E
AUTOVETT QUADRICIC
TRASPORT LI SPECIALI
MOTOCICLI QUADRICIC
URE
LI
O MERCI
/ SPECIFICI
LI SPECIALI
TRASPORT
/ SPECIFICI
O MERCI
RIMORCHI
E
SEMIRIMOR
CHI
SPECIALI /
SPECIFICI
RIMORCHI
E
TRATTORI
SEMIRIMOR
STRADALI
CHI
O MOTRICI
TRASPORT
O MERCI
ALTRI
VEICOLI
TOTALE
31
2.215
314
27.455
635
5.038
6
142
84
45
0
35.965
30
2.310
336
27.916
639
5.385
9
142
87
47
0
36.901
0
30
2.372
354
28.185
632
5.813
12
144
84
49
30
32
2.423
2.428
384
420
28.479
28.757
623
617
6.182
6.548
13
14
148
18
74
59
44
44
38.400
38.937
37.675
34
2.470
435
28.947
610
6.830
15
23
63
49
39.476
Tabella XI- Andamento, consistenza e tipologia del parco veicoli nel periodo 2005-2010
48
Anche in assenza di una correlazione diretta tra la classificazione in EURO e l’emissione di CO2 ( materia di
interesse del documento) può risultare utile confrontare per i due anni estremi dell’intervallo temporale
esaminato la distribuzione percentuale del parco veicoli tra le varie classi EURO.
Dall’analisi dei dati riportati nella tabella XII si evince che a fine 2010 il parco veicoli circolante, nonostante
le politiche di incentivazioni, è ancora obsoleto.
Distribuzione percentuale
Anno 2005
Autovetture
Autocarri merci
Motocicli
Autobus
Anno 2010
Autovetture
Autocarri merci
Motocicli
Autobus
EURO 0
EURO 1
EURO 2
EURO 3
EURO 4
36
51
46
71
19
10
34
3
24
14
18
13
17
23
1
13
4
1
18
31
38
50
9
9
20
12
26
22
21
12
21
23
21
26
25
13
EURO 5
EURO 6
1
1
Tabella 3.4 – Distribuzione percentuale della classificazione del parco veicoli (anno 2005 e anno 2010)
Nel segmento “autovetture”, nel 2010 il 53% del parco è del tipo Euro 0, 1 e 2, la stessa considerazione può
essere fatta per i veicoli merci.
Solo nel settore “autobus” essendo rimasto praticamente invariato il numero totale (da 31 a 34), sembra che
ci sia stata una tendenza a sostituire veicoli più inquinanti con modelli a più bassa emissione.
Probabilmente tale trend trova la sua giustificazione nel fatto che trattandosi di autobus turistici, utilizzati
anche per viaggi all’estero, una classificazione più alta può permettere l’accesso ed il transito in paesi dove
la normativa è più stringente.
49
4. Metodologia per la definizione dell’IBE
L’Inventario Base delle Emissioni (IBE) è il documento-base per la redazione del PAES. Infatti esso
permette di fotografare nell’anno di riferimento la situazione dei consumi finali di energia, come questi si
dividono tra i diversi vettori e fonti energetiche e la loro influenza sull’emissione locale di CO2.
Quanto più l’inventario, basandosi su dati oggettivi, sarà dettagliato, tanto più facile saranno la definizione e
la gestione delle politiche di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di CO2. Infatti, la
conoscenza delle entità delle varie fonti di tali emissioni permette di stabilire e quantificare obiettivi di
riduzione specifici nei diversi settori.
Inoltre, nella fase di gestione, il confronto tra l’IME ( Inventario di Monitoraggio delle Emissioni) e l’IBE
permette di valutare e comparare l’andamento delle emissioni nel tempo e valutare l’efficacia e l’efficienza
degli interventi proposti.
La metodologia ideale per la realizzazione di un inventario emissioni è quella che prevede la quantificazione
diretta, tramite misurazioni, di tutte le emissioni delle diverse tipologie di sorgenti per l'area e il periodo di
interesse.
È evidente che questo approccio non è nella pratica sempre utilizzabile, in quanto da un lato gli inventari
generalmente riguardano territori vasti, dall'altro alcune tipologie di emissioni per loro stessa natura sono
difficilmente quantificabili. È quindi necessario ricorrere a un altro approccio che effettua la stima sulla base
di un indicatore che caratterizza l'attività della sorgente e di un fattore di emissione, specifico del tipo di
sorgente e della tecnologia adottata.
Questo metodo si basa dunque su una relazione lineare fra l'attività della sorgente e l'emissione, secondo una
relazione che a livello generale può essere ricondotta alla seguente:
Ei = A * FEi
dove:
Ei = emissione dell'inquinante i (t/anno);
A = indicatore dell'attività (ad es. quantità prodotta annua, consumo annuo di combustibile, etc );
FEi = fattore di emissione dell'inquinante i (ad es. t/ unità prodotta/consumata);
La bontà di questa stima dipende dalla precisione dei "fattori di emissione", che sono utilizzati per convertire
gli usi energetici in emissioni di CO2.
Per la determinazione dei ”fattori di emissione” possono essere seguiti due approcci:
• quello standard in linea con i principi dell’IPCC (Inter-governmental Panel on Climate Change): in questo
caso l’inventario comprende tutte le emissioni dovute ai consumi finali di energia che avvengono all’interno
del territorio comunale, cioè la somma delle emissioni dirette date dalla combustione di origine fossile
(inclusi i carburanti per i trasporti) e di quelle indirette che derivano dal consumo di calore ed elettricità
negli usi finali. In questo approccio le emissioni derivanti dalla combustione di biomassa e dalla produzione
di energia da fonti rinnovabili sono convenzionalmente assunte pari a zero;
• quello basato sui fattori LCA (Life Cycle Assessment), che tengono conto di tutto il ciclo di vita del vettore
energetico, comprendendo anche tutte le emissioni che si hanno lungo la “supply chain” al di fuori del
50
territorio comunale. In questo caso vengono considerate le perdite legate alla distribuzione ed alla
trasformazione. In questo caso le emissioni dovute al consumo di energia rinnovabile vanno opportunamente
valutate e comunque non sono pari a zero.
Le tabelle XIII – XVI , tratte dal documento di riferimento, riportano i valori da assumere per la conversione
dei consumi energetici, relativi a diversi vettori o fonti, in quantità di CO2 emessa, sia per l’approccio
“standard” che per quello “LCA”
Tabella XIII - Fattori di emissione di CO2 standard ed LCA per diversi combustibili e carburanti
51
Tabella XIV - Fattori di emissione europei e nazionali per i consumi di elettricità.
Tabella XV - Fattori di conversione (kWh/l) per i carburanti più diffusi
52
Tabella XVI - Fattori di emissione per la produzione di energia da rinnovabili
In tale piano, non prevedendo azioni di mitigazione per gli altri gas climalteranti si fa riferimento solo alla
CO2 emessa e pertanto sono stati adottati i fattori standard di emissione.
Per la stima dei consumi energetici e la definizione dell’IBE è stato necessario raccogliere per i settori di
interesse i consumi energetici nell’anno base, fissato al 2005, e suddividerli per tipologia e per fonte.
In questo approccio le emissioni risultanti dalla combustione di biomassa e della produzione di energia da
fonti rinnovabili sono convenzionalmente pari a zero.
I macro-settori presi in considerazione sono stati così raggruppati:
- Pubblico (esso include il patrimonio edilizio di proprietà pubblica, compresi gli edifici scolastici di scuole
superiori di pertinenza della Provincia, con i relativi impianti di riscaldamento invernale e raffrescamento
estivo, tutti i servizi (idrico, segnaletica semaforica, lampade votive) gestiti direttamente dal Comune e/o da
Società esterne partecipate o non.
- Illuminazione Pubblica ( tale settore è esplicitamente richiesto dalle Linee Guida; essendo particolarmente
energivoro esso si presenta potenzialmente molto interessante dal punto di vista della riqualificazione
energetica.
- Residenziale ( questo settore raggruppa tutto il patrimonio edilizio ad uso residenziale con i relativi
impianti).
- Trasporto (in questo settore è stato incluso tutto il trasporto locale sia pure differenziato tra quello legato al
privato e al trasporto merci, quello relativo al parco automezzi di proprietà del Comune, e in ultimo il
Trasporto Pubblico Locale (TPL).
-Terziario (servizi vendibili) che include il patrimonio edilizio con i relativi impianti.
L’IBE è stato estrapolato dal BEAT (Bilancio Energetico Ambientale territoriale), che è stato valutato
portando in conto tutti i settori presenti sul territorio, inclusi quelli non ritenuti obbligatori ai fini del PAES.
53
4.1 - Bilancio Energetico Ambientale Territoriale (BEAT)
Il Bilancio Energetico Ambientale Territoriale (BEAT) è stato valutato per l’anno 2005 e per gli anni
successivi (2006-2010) in modo da fornire un quadro evolutivo completo dei consumi energetici e delle
emissioni di CO2 sul territorio comunale.
Sono stati presi in considerazione tutti i settori presenti sul territorio comunale. Questi sono stati classificati
come di seguito:
- Agricoltura
- Industria
- Terziario
- Residenziale
- Trasporto privato /merci
- Trasporto pubblico Locale (TPL)
- Flotta Comunale
- Pubblica Amministrazione suddivisa nei seguenti subsettori:
•
Edilizia scolastica ( comprende anche i consumi elettrici e termici afferenti agli Istituti superiori
gestiti dalla Provincia)
•
Strutture Sportive
•
Edifici pubblici
•
Edifici di proprietà comunale adibiti a servizi
•
Servizi gestiti direttamente o tramite terzi
Impianti segnaletici semaforici
Impianti idrici
Pubblica illuminazione
Lampade votive
Per ogni settore è stato definito il fabbisogno energetico annuale in termini di energia elettrica ed energia
termica. Per quanto riguarda questa ultima, essa è stata suddivisa tra i vari vettori in modo da quantificarne
la incidenza in termini ambientali.
La disaggregazione tra i vari settori e/o sub-settori permette di analizzare dettagliatamente i consumi
specifici con la quantificazione dell’incidenza sull’intero BEAT e non ultimo di valutare la percorribilità di
eventuali interventi migliorativi in termini di riqualificazione energetica.
54
Per quanto possibile è stato adottato l’approccio “bottom-up” (audit energetici, bollette, dati del distributore
a livello locale); nei casi di completa carenza di dati è stato applicato il metodo “top-down” ( i dati locali
sono stati ricavati dalle indagini statistiche accreditate e/o dalle varie banche dati disponibili).
Nel caso di applicazione del metodo “top-down”, il riporto a livello locale è stato effettuato con il criterio di
proporzionalità che all’occorrenza si presentava più significativo.
In particolare per i consumi elettrici la domanda di energia elettrica per settore è stata quantificata attraverso
un incrocio tra i dati disponibili sul territorio e quelli reperibili attraverso il database messo a disposizione
da TERNA.
Per i consumi termici la domanda è stata stimata elaborando i dati forniti dai distributori locali di energia
con quelli risultanti dalle statistiche ufficiali.
Un’ analoga elaborazione è stata effettuata per il settore trasporti.
A volte in mancanza di informazioni per l’anno di interesse è stato necessario estrapolare o interpolare il
dato: ciò in genere è stato fatto ritenendo che le condizioni al contorno fossero similari a quelle degli anni più
prossimi.
Si riportano di seguito le metodologie generali adottate sia per il bilancio energetico che per quello
ambientale .
Le informazioni di partenza per il bilancio energetico sono state
-
le statistiche TERNA relative al consumo di energia elettrica;
i dati forniti dal distributore locale di metano secondo la tipologia di utilizzo;
le statistiche di vendita fornite dal Ministero per lo Sviluppo Economico per i combustibili fossili
utilizzati per riscaldamento;
banca dati dell’ACI per i dati sul parco veicoli privati /merci e per i carburanti;
banca dati ISTAT per i dati demografici, per l’edilizia residenziale, per le Unità locali e numero di
addetti nel settore terziario, industriale (manifatturiero e costruzioni) ed agricolo;
CSTP (Consorzio Salernitano per il Trasporto Pubblico) per i dati sul Trasporto Pubblico Locale in
termini di numero e tipologia di veicolo, km percorsi e consumo di carburante;
Gestore locale per i dati relativi all’illuminazione pubblica;
Gestore locale per i dati relativi alle lampade votive;
Fatturazioni per i consumi elettrici e termici del patrimonio pubblico;
Fatturazione per i consumi di carburante della flotta veicoli comunale;
Per i singoli settori si è proceduto come di seguito:
Agricoltura
• Energia Elettrica: i dati sono stati ricavati sulla base degli addetti a livello locale rapportati a quelli presenti
a livello provinciale;
• Consumi termici: sono stati ricavati sulla base dei carburanti consumati a livello locale in considerazione
del parco veicoli agricoli presenti;
Industria
55
Il settore “Industria” è stato analizzato sulla base delle Unità Locali presenti sul territori e sul numero degli
addetti impegnati.
• Energia Elettrica: i dati sono stati ricavati sulla base degli addetti a livello locale rapportati a quelli presenti
a livello provinciale, tenendo conto, per quanto possibile, della tipologia manifatturiera di interesse;
• Consumi termici: sono stati ricavati sulla base dei consumi di metano forniti dal distributore classificati
“per uso tecnologico” (manifatturiero/industriale);
Terziario (escluso i servizi gestiti dalla Pubblica amministrazione)
Il terziario considerato è soprattutto quello legato al commercio, al turismo, alla ristorazione ed altri servizi
vendibili quali istituti di credito, assicurazioni etc.
• Energia Elettrica: Il consumo di energia elettrica del terziario è stato calcolato sulla base delle unità
lavorative e numero di addetti ricavati dalla banca dati ISTAT e rapportandoli a quelli provinciali per i
medesimi settori.
• Consumi termici : in assenza di informazioni si è ipotizzato che i consumi termici provengano tutti da
metano. Pertanto, dai dati messi a disposizione dal distributore locale, escludendo quelli contenenti la
dicitura “uso tecnologico”, sono stati ricavati i consumi relativi al settore civile: residenziale + terziario. La
ripartizione tra residenziale e terziario è stata effettuata sulla base di dati statistici per i settori di interesse per
quanto riguarda il rapporto tra i consumi elettrici e quelli termici.
Residenziale
• Energia Elettrica: Il fabbisogno di energia elettrica è stato calcolato partendo dai dati forniti dal distributore
locale. Questi sono stati rapportati al numero delle utenze, tipicamente nuclei familiari, e corretti sulla base
del consumo pro-capite del comune capoluogo riportato da ISTAT.
• Consumi termici: Una analoga procedura è stata utilizzata per i consumi da metano. Per quanto riguarda gli
altri vettori (gasolio e GPL per riscaldamento) si è tenuto conto delle vendite provinciali registrate negli anni
in questione.
Trasporto
Per tale settore sono stati portati in conto solo i consumi termici, non essendo presente sul territorio né un
trasporto pubblico basato su veicoli elettrici né una consistenza significativa di veicoli ibridi
(endotermici/elettrici).
Privato e merci
• Consumi termici: questi sono stati calcolati sulla base del consumo dei diversi carburanti (gasolio, benzina,
GPL, metano) registrato a livello provinciale e rapportato al parco veicoli esistente sulla base delle
percentuali delle diverse tipologie di veicoli;
TPL (Trasporto Pubblico Locale)
Per trasporto pubblico locale si intende, ai fini dell’elaborazione dell’inventario, quella parte di trasporto
pubblico che si svolge all'interno dei confini geografici comunali (ossia che hanno origine e destinazione
all'interno del Comune), fatta eccezione per i trasporti gestiti direttamente dal Comune, che rientrano nella
flotta municipale.
• Consumi termici: i consumi termici legati al trasporto pubblico locale sono stati calcolati sulla base dei dati
forniti dal CSTP, in termini sia di km percorsi che di lt di gasolio consumato.
Flotta Comunale
56
• Consumi termici: i consumi termici legati al parco veicoli comunali sono stati calcolati sulla base dei
pagamenti effettuati dai vari settori per il consumo di carburante avvenuto nell’anno di riferimento
rapportato alla tipologia di veicoli afferenti al settore. Non essendo possibile considerare la sola quota parte
di consumi ed emissioni relativa agli spostamenti interni ai confini comunali (così come dettato dalle Linee
Guida JRC), è stato portato in conto l’intero consumo di carburante .
Pubblica Amministrazione
I dati su consumi elettrici e termici ( suddivisi tra i vari vettori) relativi al patrimonio pubblico (edifici ed
altri servizi pubblici ) per gli anni 2007-2010 sono stati reperiti dalle bollette, e/o fatturazioni: Per gli anni
mancanti si è reso necessario ricavare i dati tramite estrapolazione.
In particolare
- per i consumi elettrici: l’estrapolazione è stata eseguita sulla base dei dati provinciali relativi allo stesso
settore.
- per i consumi termici; i consumi dei vettori ( gasolio e GPL per riscaldamento) sono stati calcolati sulla
base delle fatturazioni e delle vendite provinciali annuali dei vari combustibili utilizzati per il riscaldamento.
Per il metano è stata seguita la stessa metodologia ma sui dati del distributore locale.
Per una analisi più dettagliata sono stati individuati i seguenti sub-settori:
-
Edilizia scolastica ( comprende anche i consumi elettrici e termici afferenti agli Istituti superiori
gestiti dalla Provincia)
Strutture Sportive (palestre, stadio)
Edifici pubblici
Edifici di proprietà comunale adibiti a servizi
Impianti semaforici
Impianti idrici
Lampade votive
Illuminazione pubblica comunale
Energia Elettrica: i consumi sono stati forniti dalla ditta a cui, mediante un contratto pluriennale, è stata
affidata la gestione di tutto il parco illuminazione pubblica del territorio.
Per quanto riguarda il bilancio ambientale, si è reso necessario individuare per tutti i consumi energetici il
relativo vettore; in particolare elettricità prelevata da rete per i consumi elettrici, gasolio, GPL, metano per i
consumi termici (riscaldamento, Acqua Calda Sanitaria, uso cucina, uso tecnologico), gasolio, benzina, GPL
e metano per il trasporto.
Sono state quindi applicati i fattori di emissione “standard” come spiegato nel paragrafo “ Metodologia per
la definizione dell’IBE” e secondo le tabelle ivi riportate per il calcolo della quantità di CO2 emessa
annualmente dai vari settori.
57
4.1.1 - Analisi dei risultati del BEAT
Per l’anno base risulta che il fabbisogno energetico del territorio di Cava ammonta a 514.559 MWh, di cui il
29% in energia elettrica ed il 71% in energia termica.
Sul bilancio energetico complessivo i settori più significativi sono il trasporto (44%) a seguire quello
residenziale (31,4%) , l’industriale (11,6%) ed il terziario (9,7 %). Il rimanente 3,3% si divide tra la Pubblica
Amministrazione (2%), la Pubblica Illuminazione (0,8%) e l’Agricoltura (0,5%) . (Fig. 4.1.1)
Per lo stesso periodo sono state registrate emissioni di CO2 pari a 160 ktCO2; il contributo percentuale
derivante dal singolo settore è leggermente diverso da quello nel bilancio energetico a causa della diversa
influenza che hanno i vettori energetici sull’emissione di CO2.
Figura 4.1.1 - BEAT 2005 – Bilancio energetico – Consumi (MWh)
Infatti i settori con un consumo maggiore di energia elettrica danno un contributo più significativo. Un
esempio è rappresentato dalla “Pubblica Illuminazione”, settore che consuma esclusivamente energia
elettrica, che incide per lo 0,8% sul bilancio energetico e per 1,2% su quello ambientale.
Il settore trasporto continua ad essere il meno virtuoso contribuendo con il 36%, a seguire quello
residenziale (30%), l’industriale (16,3%) ed il terziario (13,5%). Anche in questo caso, contributi
relativamente bassi sono dati dalla Pubblica Amministrazione (2,2%), dalla Pubblica Illuminazione (1,2%)
ed infine dall’Agricoltura (0,6%). (Fig. 4.1.2) .
58
Figura 4.1.2 – BEAT 2005 – Bilancio Ambientale – Emissioni di CO2 (kt)
L’ analisi dell’andamento dei consumi e delle emissioni totali negli anni successivi (2006-2010) mostra, a
partire dall’anno base, una tendenza in diminuzione fino al 2008 seguita da un inversione che porta a
raggiungere nel 2010 valori simili a quelli registrati nel 2005. (Figg.4.1.3 e 4.1.4)
Figura 4.1.3- Andamento dei consumi energetici nel periodo 2005-2010
59
Figura 4.1.4 - Andamento delle emissioni di CO2 nel periodo 2005-2010
Dal punto di vista qualitativo entrambi gli andamenti sono, in generale, in linea con quelli registrati a livello
nazionale e a quello regionale.
4.1.2 – Andamento dei consumi e delle emissioni a livello nazionale e regionale.
La domanda di energia primaria a livello nazionale, nel 2010, si è attestata sui 185,3 Mtep, il 2,7% in più
rispetto al 2009.
L’aumento della domanda di energia primaria evidenzia un’inversione del trend di riduzione dei consumi
primari registratosi nei precedenti quattro anni, anche se il valore del 2010 è ancora lontano dal massimo di
197,8 Mtep raggiunto nel 2005.
Nel 2010, il consumo finale di energia è stato pari a 137,5 Mtep, con un incremento del 3,6% rispetto al
2009. La ripartizione degli impieghi tra i diversi settori mostra una forte incidenza di quello relativo agli usi
civili, con una quota salita dal 30,8% del 2004 al 35,0% del 2010. Seguono il settore dei trasporti (31,0%) e
dell’industria (23%).(Fig. 4.1.5)
L’andamento del consumo nei settori di uso finale mostra un aumento del consumo totale pari al 6,6% nel
periodo 2001-2005 e una diminuzione del 6,2% nel quinquennio 2006-2010, con un tasso di riduzione medio
annuo pari a circa l’1,25%.
La drammatica diminuzione dei consumi dopo il 2007 è da ascriversi alla recente crisi economica e
finanziaria internazionale, che continuerà a far sentire i suoi effetti anche dopo la ripresa dei consumi
avvenuta nel 2010.
Nel 2009, il consumo energetico del settore residenziale è stato di 26,0 Mtep, con un incremento del 3,2%
rispetto al 2008. Il consumo di energia per abitazione mostra una riduzione del 2,6% rispetto al 2000;
collegata all’acquisto e all’utilizzo da parte dei consumatori di apparecchi elettrici più efficienti, mentre il
consumo termico per abitazione è leggermente aumentato.
Nel complesso, la riduzione dei consumi di energia elettrica per abitazione è stata parzialmente neutralizzata
dal concomitante incremento del consumo unitario per riscaldamento, su cui ha pesato una insufficiente
applicazione delle normative nazionali di miglioramento dell’efficienza degli edifici.
60
Figura 4.1.5 – Impieghi finali di energia per settore – Anno 2010 (fonte ENEA su dati MISE)
Nel 2009, il consumo energetico del settore dei servizi è stato pari a 20,0 Mtep, con un incremento del 2,2%
rispetto al 2008, mentre la domanda finale d’energia nel settore dei trasporti è stata di 42,5 Mtep, con una
riduzione del 4,7% rispetto al 2008.
I consumi dei trasporti sono aumentati progressivamente fino al 2007, e hanno segnato solo nel 2008 e nel
2009 un’inversione di tendenza a causa della crisi economica, che ha prodotto una riduzione dei consumi sia
del trasporto passeggeri sia del trasporto merci.
Dei consumi complessivi, circa i 2/3 sono dovuti al trasporto passeggeri, la restante parte al trasporto merci,
e sono entrambi dominati dalla modalità stradale: 89% dei consumi del trasporto passeggeri, addirittura il
93% di quello merci.
Un andamento analogo è stato registrato a livello regionale. Sulla base dei dati disponibili dal 2005 al 2008
è stata registrata una diminuzione nei consumi finali del 7,6%, corrispondente ad una riduzione avvenuta in
tutti i settori, (agricoltura -33%, industria -26%, residenziale -5%, ) fatta eccezione di quello trasporti
+0,5% e terziario +2,7%). (Figg. 4.1.6 e 4.1.7)
Per quanto riguarda le emissioni a livello nazionale esse sono passate da circa 412Mt del 1990 a 464 Mt del
2006 con un incremento di circa il 13%. La fig. 4.1.8 mostra i contributi percentuali dei diversi settori
all’emissione totale di CO2 nell’anno 1990, 2000, 2005 e 2006
La regione Campania ha ridotto il suo contributo alle emissioni totali a livello nazionale passando dal 4,7%
al 3,7%. A differenza dell’andamento a livello nazionale, nella regione Campania si registra una diminuzione
nelle emissioni del 10,7% passando dal 1990 al 2006, di cui l’1,6% nel periodo 2005-2006. Le figg. 4.1.9 e
4.1.10 riportano, rispettivamente per l’anno 2005 e 2006, i contributi settoriali all’emissioni di CO2 a livello
regionale.
61
Regione Campania - Fabbisogno energetico % - Anno 2005
Agricoltura
Industria
Trasporti
Residenziale
Terziario
Terziario
10%
Agricoltura
3%
Industria
23%
Residenziale
25%
Trasporti
39%
Figura 4.1.6 – Regione Campania – Fabbisogno energetico per settori ( Anno 2005)
Regione Campania - Fabbisogno energetico % - Anno 2008
Agricoltura
Industria
Trasporti
Residenziale
Terziario
Terziario
11%
Agricoltura
2%
Industria
18%
Residenziale
25%
Trasporti
44%
Figura 4.1.7 – Regione Campania – Fabbisogno energetico per settori ( Anno 2008
62
Figura 4.1.8- Emissioni di CO2 a livello nazionale – Contributi settoriali
Regione Campania - Emissioni di CO2 - Anno 2005
Residenziale
Terziario
Trasporti
Agricoltura
Industria
Industria; 17%
Residenziale;
19%
Agricoltura; 3%
Terziario ; 7%
Trasporti; 54%
Figura 4.1.9 – Regione Campania – Contributi settoriali alle emissioni di CO2 (anno 2005)
63
Regione Campania - emissioni di CO2 - Anno 2006
Residenziale
Terziario
Trasporti
Residenziale
18%
Industria
19%
A gricoltura
3%
A gricoltura
Industria
Terziario
5%
Trasporti
55%
Figura 4.1.10 – Regione Campania – Contributi settoriali alle emissioni di CO2 (anno 2006)
4.2- L’Inventario Base dell’Emissioni (anno di riferimento 2005)
L’Inventario Base di Emissione (IBE), nei termini richiesti dalle Linee Guida per il PAES, riguarda i soli
settori obbligatori con l’esclusione dei settori “ Industria” ed “Agricoltura”.
Tale impostazione, perfettamente in linea con le raccomandazioni impartite dalla U.E., scaturisce dal fatto
che nei suddetti settori l’Amministrazione Comunale, non potendo esercitare un ruolo né di controllo né di
“governance”, non è in grado di definire azioni specifiche per la riduzione del fabbisogno energetico e quindi
delle emissioni.
E’ auspicabile, che in fase di prima revisione il suddetto approccio possa essere rivisto in considerazione di
mutate condizioni che consentono all’Autorità Locale di svolgere un ruolo di indirizzo anche nei suddetti
settori.
L’esclusione dei settori in questione ai fini della prima redazione PAES non implica però l’esclusione degli
operatori dalle azioni che metterà in campo l’Autorità Locale. Infatti i contenuti soprattutto delle azioni
trasversali: “Informazione, formazione e sensibilizzazione”, “Sportello per l’Energia Sostenibile”,
“Governance sul patrimonio edilizio, e sulla mobilità”, “Green Public Procurement” sono stati
opportunamente modulati per fornire un valido supporto informativo/formativo anche agli operatori del
settore industriale e di quello agricolo.
64
4.2.1 Analisi dell’IBE
Nel seguito, al solo scopo di sintesi, i dati di consumi energetici e di emissione vengono riportati per macrosettori, così come già definiti nel paragrafo “Metodologia per la definizione dell’IBE”.
In quello “ Pubblica Amministrazione” sono stati inseriti tutti gli edifici pubblici, compresi gli Istituti di
Istruzione Superiore di competenza provinciale, le strutture sportive e tutti i servizi ( idrici, semaforici,
lampade votive) gestiti direttamente dal Comune o tramite società esterne partecipate o non; in quello “
Trasporto” sono stati compresi oltre al trasporto privato e di merci, il trasporto dovuto alla flotta veicoli di
proprietà comunale ed il Trasporto Pubblico Locale, in quello “Residenziale” rientra tutto il patrimonio
edilizio ad uso residenziale con i relativi impianti, ed infine nel “Terziario” sono state inclusi tutti i servizi
vendibili presenti sul territorio (commercio, alberghi, ristorazione, istituti di credito, assicurazioni etc).
La “Pubblica Illuminazione” è considerata come un settore a parte.
Come si può osservare, nel 2005 il fabbisogno energetico per i settori in questione ammonta a circa 452.000
MWh ( 22,2% MWhel e 77,7% MWhth) con una emissione di CO2 di 133 ktCO2. (Figg. 4.2.1 e 4.2.2)
I settori che presentano consumi energetici maggiori sono quelli del trasporto (226.650MWh pari al 50%)
seguito da quello residenziale (161.441MWh, pari al 35,7%), dal terziario ( 49.704 MWh corrispondenti
all’11%), dalla Pubblica Amministrazione (10.175MWh pari al 2,25%) ed infine dalla Pubblica
Illuminazione (3978MWh con lo 0,88%). (Figg.4.2.3)
Confrontando tali dati con quelli del BEAT si vede che i consumi energetici dei settori PAES incidono per
circa l’88% sul bilancio energetico territoriale con un valore di emissioni che rappresenta l’83% del bilancio
ambientale complessivo.
Totale 2005
451.938,7 MWh
Figura 4.2.1 – Consumi energetici in MWh dei settori obbligatori ai fini PAES (anno base 2005)
65
Totale 2005
133 ktCO2
Figura 4.2.2 – Contributi settoriali (kt CO2) all’emissioni di CO2 (anno base 2005)
Figura 4.2.3 – Contributo settoriale percentuale al fabbisogno energetico (anno base 2005)
Per la definizione del quadro emissivo di riferimento si è reso necessario, come già fatto per il BEAT,
discriminare i consumi energetici tra elettrici e termici e per questi ultimi identificare il vettore utilizzato.
La fig. 4.2.4 riporta per il singolo settore lo sharing tra consumi elettrici e quelli termici, mentre la fig. 4.2.5
mostra la ripartizione dei consumi termici tra i diversi vettori.
66
Figura 4.2.4 – Ripartizione per settore dei consumi elettrici e termici (anno base 2005)
Figura 4.2.5 – Ripartizione dei consumu termici settoriali in base al vettore energetico (anno base 2005)
I consumi percentuali dei vettori “metano”, “GPL” e “Gasolio” per i diversi settori sono riportati nei
diagrammi a torta rispettivamente in figg. 4.2.6 a, 4.2.6 b e 4.2.6 c. Il vettore “benzina” è totalmente ed
esclusivamente utilizzato nel trasporto.
67
Figura 4.2.6 a – Consumi percentuali di metano nei diversi settori (anno base 2005)
Figura 4.2.6 b - Consumi percentuali di GPL nei diversi settori (anno base 2005)
68
Figura 4.2.6 c - Consumi percentuali di GPL nei diversi settori (anno base 2005)
Nel settore “Residenziale” la domanda di energia è per il 69% termica e per il 31% elettrica, a differenza di
quanto accade in territori caratterizzati da condizioni climatiche meno favorevoli dove i consumi termici
raggiungono anche l’83%. Infatti nel contesto di Cava sono ancora diffusi gli scaldaacqua elettrici e la
climatizzazione estiva, quando presente, si basa esclusivamente su condizionatori elettrici.
Non si esclude che la suddetta anomalia possa anche essere dovuta alla copertura del fabbisogno termico con
biomassa ( legname, cippato, pellets), che per mancanza di dati certi non è stata portata in conto,
Nel settore “ Terziario” la domanda di energia è per l’82% di tipo elettrico in accordo con la tipologia di
servizi presenti sul territorio.
Nella categoria “Pubblica Amministrazione” i consumi elettrici ammontano a circa il 57%. Questo è dovuto
al fatto che nel settore P..A. sono stati inseriti i servizi idrici che coprono da soli oltre il 50% dei consumi
elettrici legati all’intera Pubblica Amministrazione.
Per quanto riguarda quello del ”Trasporto”, i consumi legati alla flotta comunale ed al TPL coprono
rispettivamente circa lo 0,3% e l’1% del fabbisogno energetico totale.. Tale fabbisogno è soddisfatto
soprattutto da gasolio e benzina.
Le emissioni totali di CO2 nell’anno di riferimento 2005 sono risultate essere 133 ktCO2.
Per quanto riguarda le emissioni di CO2, i contributi in ordine decrescente sono relativi al trasporto ( 43,3%),
al residenziale (36,3%), al terziario (16,2%), alla Pubblica Amministrazione ( 2,7%) e alla Pubblica
Illuminazione ( 1,4%). (Fig.4.2.7)
Gli andamenti dei consumi e delle emissioni nel periodo 2005-20010 sono riportati rispettivamente nelle
figg. 4.2.8a e 4.2.9a.
69
Le figg. 4.2.8b e 4.2.9b mostrano come variano nello stesso periodo di riferimento i consumi energetici dei
vari settori e le relative emissioni di CO2.
In entrambi i casi gli andamenti sono in accordo con quelli registrati a livello nazionali nello stesso periodo:
viene registrata una riduzione del fabbisogno energetico e quindi una riduzione di CO2 emessa con una
inversione di tendenza nel 2010, anno in cui viene registrato un aumento, sia pure solo dell’1,4%, rispetto al
2009 sia in termini di fabbisogno energetico che di emissioni.
Figura 4.2.7 – Contributo settoriale percentuale alle emissioni di CO2 (anno base 2005)
Figura 4.2.8 a- Andamento dei consumi energetici settoriali ( periodo 2005-2010)
70
Figura 4.2.9a- Andamento di contributi settoriali alle emissioni totali ( periodo 2005-2010)
Figura 4.2.8 b – Andamento del consumo energetico totale (periodo 2005 -2010)
71
Figura 4.2.9 b – Andamento delle emissioni totali di CO2 (periodo 2005 -2010)
72
4.2.2 Verifica di congruenza dei risultati- Confronto con i dati regionali
Prima di passare alla definizione dello Scenario al 2020, si è ritenuto opportuno verificare la congruenza dei
risultati ottenuti. Ciò è stato fatto mediante un confronto con i dati regionali disponibili sia in termini di
energia primaria che di emissioni di CO2.
In particolare il confronto è stato possibile per l’anno base (2005) per entrambi i casi ed inoltre per il 2006
per l’emissioni di CO2 ed il 2008 per il bilancio energetica in termini di energia primaria.(tonnellate
equivalenti di petrolio). Il confronto ha riguardato sia i risultati BEAT che quelli relativi all’IBE.
Per tutti i confronti l’indicatore di riferimento (in termini percentuali) è stato il rapporto tra la popolazione
residente a Cava e quella corrispondente a livello regionale, che per gli anni in questione rimane costante
pari allo 0,92%.
Ovviamente tale indicatore è più significativo per il confronto dei bilanci energetici, (soprattutto per quello
IBE), che per quelli ambientali.
Infatti il bilancio energetico IBE, per la tipologia dei settori considerati, è strettamente legato alla
popolazione residente, a differenza sia del corrispondente ambientale che è influenzato dal tipo di vettore
energetico utilizzato, sia di quello BEAT, su cui incidono, in percentuale non trascurabile, la consistenza e la
varietà della realtà industriale presente sul territorio.
Il confronto tra i bilanci energetici locali (sia BEAT che IBE) ed i corrispondenti a livello regionale ha
confermato quanto appena detto sopra: per il 2005 ed il 2008 il bilancio energetico per i settori PAES risulta
essere lo 0,9% di quello regionale a differenza dell’analogo rapporto per quello BEAT che risulta essere
leggermente inferiore (0,83-0,89%).
Inoltre il rapporto tra il bilancio energetico dei settori PAES e quello BEAT a livello locale rimane
praticamente costante passando dal 2005 al 2008 (80-82%) ed è dello stesso ordine di grandezza (74-80%)
del valore similare registrato a livello regionale..
Relativamente ai bilanci ambientali, per gli anni (2005-2006) è stato trovato che quelli locali, sia BEAT che
IBE, risultano essere leggermente superiori all’1% di quelli regionali.
Per quanto riguarda l’incidenza delle emissioni IBE rispetto a quelle BEAT, viene confermato il fatto che le
prime rappresentano l’80% delle emissioni totali. Ciò sta a significare che i consumi finali nei vari settori si
distribuiscono in pari percentuali tra i vettori energetici utilizzati.
I risultati della suddetta analisi sono riassunti nella tabella XIII.
Un’ ulteriore verifica è stata possibile per l’indicatore legato all’emissione nel settore residenziale per M€ di
spesa complessiva. Questo nel 2006 per la regione Campania è stato di 0,06 ktCO2/M€2000.
Nel 2010, a livello locale, è stato trovato un valore di 0,057 ktCO2/M€2000.
Da quanto sopra emerge che i risultati BEAT ed IBE, nonostante siano stati elaborati in gran parte sulla base
di dati statistici, possono rappresentare un punto di partenza abbastanza affidabile per la definizione dello
scenario al 2020 e delle azioni necessarie per il conseguimento dell’obiettivo PAES.
73
EMISSIONI
ENERGIA
2005
2008
2005
2006
Rapporto tra BEAT Cava su
BEAT Campania
0,83
0,89 %
Rapporto tra BEAT Cava
su BEAT Campania
1,03
1,02
Rapporto tra PAES Cava su
PAES Campania
0,92
0,90
Rapporto tra PAES Cava su
PAES Campania
1,07
1,08
2005
2008
Cava
2005
Campania Cava Campania
Rapporto tra incidenza settori
PAES su settori BEAT
82% 74%
80% 80%
Rapporto tra incidenza settore
Resid. su settori PAES
39% 33%
35% 32%
Cava
Rapporto tra
incidenza settori
PAES su settori
BEAT
83
Campania
2006
Cava
85%
Campania
82% 84%
Tabella XIII – Risultati della verifica di congruenza dei dati comunali con quelli regionali.
5 - Scenario PAES per il fabbisogno energetico e livello di emissione al 2020.
Per soddisfare l’obbligo del “Patto dei Sindaci” che impone al 2020 una emissione di CO2 non superiore
all’80% di quella relativa all’anno di riferimento (2005) è stata fissata la soglia massima di emissione di CO2
al 2020, che risulta essere pari a 106,5ktCO2.
Essa corrisponde ad una riduzione annua in termini assoluti di 26,6 kt di CO2., che ripartita sulla
popolazione stimata al 2020 (di poco superiore a 54000) significa una riduzione di circa 0,5tCO2 pro capite.
Per poter definire le azioni da mettere in campo per raggiungere tale risultato è stato necessario ipotizzare per
il territorio del Comune di Cava e per i settori di interesse del PAES, il fabbisogno energetico al 2020,
secondo lo scenario, cosiddetto BAU (Business As Usual), vale a dire in assenza di particolari politiche di
efficienza energetica.
Tale scenario è stato disegnato in accordo con gli scenari elaborati da ENEA e riportati nell’ultimo Rapporto
Energia e Ambiente.
Secondo tali valutazioni il fabbisogno energetico BAU, in termini di consumi finali espressi in ktep, è stato
stimato tra 40 - 41 ktep, ( circa 106.000 MWhel e 365.000 MWhth) con un livello di emissioni di CO2 di
circa 138 ktCO2. (fig. 5.1)
Parallelamente è stato stimato sullo stesso territorio il consumo finale al 2020 nel caso di una applicazione
delle politiche di efficienza energetica già in atto; tale scenario è stato elaborato sulla base della stima al
2020 del CFL (Consumo Finale Lordo) a livello regionale. Tali elaborazioni hanno portato ad un consumo
finale dell’ordine dei 33 ktep. (fig. 5.1)
74
BAU
PAES
FABBISOGNO PAES
-7,7 ktep
32,8 ktep
Figura 5.1 – Scenario BAU e di Piano al 2020 dei consumi finali (ktep)
Il confronto tra lo scenario appena definito, che chiamiamo “virtuoso”, con quello BAU permette di
quantificare in 7-8 ktep ( corrispondenti a circa 18.000 MWhel e 71.000 MWhth) la riduzione nei consumi
finali attesa e quindi di definire la tipologia e l’entità degli interventi da attuare per ottenerla.
La situazione attesa al 2020. però, sia pure “virtuosa” dal punto di vista energetico, non risponde ancora, in
termini di emissioni di CO2, al requisito richiesto dal “Patto dei Sindaci”; infatti in assenza di specifici
interventi la corrispondente emissione di CO2 risulta essere dell’ordine dei 112 ktCO2, ancora superiore alla
soglia massima di 106,5 ktCO2, precedentemente calcolata sulla base del livello emissivo di riferimento
(133ktCO2).
Si rende necessario quindi prevedere una produzione locale da FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) che
soddisfi parte del fabbisogno energetico ma ad emissione nulla.
L’entità della produzione locale da FER è stata stimata sulla base delle indicazioni del Piano d’Azione
Nazionale (PAN-giugno 2010) predisposto dal Governo come obbligo della direttiva 2009/28/CE e del
successivo Decreto Ministeriale Sviluppo economico del 15/3/2012 cosiddetto del“ Burden Sharing “.
Tale Decreto assegna alla Regione Campania un quota del 16,7%, pari a 1.111 ktep, su un CFL stimato al
2020 di 6634 ktep.
Estrapolando le indicazioni del suddetto decreto alla realtà del Comune di Cava dei Tirreni ed ai settori di
competenza PAES, è stata stimata la quota che potrà essere assegnata al Comune di Cava dei Tirreni; essa
non dovrebbe superare l’ordine dei 3 ktep.
Sulla base di questa indicazione di massima, è stata valutata l’entità del contributo energetico atteso al 2020
in termini di MWh elettrici e termici con una produzione locale di energia basata sulle fonti rinnovabili.
Esso corrisponde a circa 2,7 ktep, che comportano una mancata emissione di CO2 pari a circa 9,9 ktCO2.
(fig. 5.2)
75
BAU
Riduzione finale rispetto
al Baseline (2005)
PAES
-23,1%
112,1 ktCO2
TARGET MINIMO DEL 20% 106,4 ktCO2
RIDUZIONE SENZA FER
TARGET PAES
CONTRIBUTO
F.E.R.
102,3 ktCO2
Figura 5.2 – Scenari BAU e di Piano con contributo FER al 2020 delle missioni di CO2 (ktCO2)
Di conseguenza lo scenario di piano con contributo FER (Scenario PAES) al 2020 risulta così delineato:
- il consumo finale è pari a 32,8 ktep
- la copertura da FER è stata stimata in 2,7 ktep (8,2%)
- le emissioni relative al consumo finale di 32,8 ktep risultano essere di 112,15 ktCO2
- l’abbattimento delle emissioni dovuto alla copertura da FER è stato calcolato in circa 10 ktCO2
- le emissioni effettive di CO2 ammontano a 102,1 ktCO2
- riduzione in termini assoluti rispetto al livello emissivo 2005 di circa 31 ktCO2
- riduzione percentuale rispetto al livello emissivo 2005 circa il 23%
e pertanto risulta soddisfatto il requisito obbligatorio della riduzione delle emissioni rispetto al 2005 di
almeno il 20%.
La tabella XIV riporta, secondo il presente piano, le percentuali dei contributi attesi dai vari settori
rispettivamente nella riduzione dei consumi finali, nella corrispondente riduzione delle emissioni e nel
contributo derivante, in termini di CO2 evitata, dalle fonti rinnovabili.
Va subito sottolineato che il suddetto scenario, sia pure abbastanza ambizioso, non è irrealizzabile: infatti le
potenzialità di risparmio energetico ottenibile sono superiori a quelle prese in considerazione per il
raggiungimento degli obiettivi, così come il ricorso alle tecnologie basate su fonti rinnovabili è stato
ipotizzato piuttosto contenuto.
76
P.A.
Pubblica Illuminazione
Res idenziale
Trasporti
Trasporto Pubblico Locale
Flotta comunale
Terziario
Totale riduzione MWh
Totale riduzione ktCO 2
Totale riduzione ktCO 2 da FER
Riduz % En Riduz % CO2
1,93
2,46
1,43
2,42
36,27
35,12
48,21
42,13
0,53
0,46
0,20
0,17
11,44
17,02
Riduz% CO2 FER
4,85
1,32
52,97
12,37
6,13
0,74
22,47
89092
25
9,9
Tabella XIV – Contributo percentuale dei vari settori alla riduzione dei consumi energetici e della CO2.
77
6. Le azioni di Piano
Le azioni, di seguito descritte, sono state individuate sulla base di una analisi dettagliata dei consumi
energetici e dell’IBE, che ha permesso di delineare lo scenario PAES al 2020 e di identificare i settori su cui
è opportuno intervenire con priorità ed incisività al fine di raggiungere l’obiettivo della riduzione delle
emissioni al 2020 del 23% rispetto all’anno base.
Esse sono in generale finalizzate
- ad una maggiore consapevolezza nell’uso dell’energia;
- ad una riduzione dei consumi finali di energia mediante interventi di efficienza energetica;
- ad una maggiore diffusione delle tecnologie basate su fonti rinnovabili.
Per gli interventi di efficienza energetica e per la promozione delle fonti rinnovabili sono previsti incentivi
da parte sia della Commissione Europea sia dello Stato Centrale o locale (regioni e province). Tali incentivi
non sempre sono sfruttati a pieno da parte di imprese, dei cittadini e della stessa Pubblica Amministrazione.
I motivi sono da addebitare non solo ad una scarsa conoscenza delle potenzialità delle tecnologie incentivate
ma anche ad una non perfetta comprensione dei meccanismi che regolano tali incentivi e, molto spesso, alle
difficoltà da superare a causa di barriere non tecniche, che rendono particolarmente complesso ed incerto
l’iter burocratico per ottenere le dovute autorizzazioni.
Al fine di superare i suddetti limiti la Pubblica Amministrazione ha un ruolo chiave per la diffusione delle
conoscenze e per la disseminazione sul territorio delle buone pratiche. Attraverso la realizzazione di misure
che conducano a risultati concreti e immediati la cittadinanza potrà essere positivamente sensibilizzata.
Pertanto molte azioni, tra quelle individuate, riguardano la Pubblica Amministrazione: ad essa viene chiesto
- di farsi promotrice di azioni di informazione e di supporto al territorio;
- di essere da esempio applicando sui propri edifici e su propri impianti quanto viene offerto dalle tecnologie
eco-compatibili;
- di promuovere e supportare iniziative proposte anche da privati che possano fare da traino sia per il
raggiungimento degli obiettivi PAES sia per l’economia locale;
- di diffondere i risultati da tali iniziative per promuovere ed incoraggiare da parte di privati e di operatori le
pratiche messe in atto con successo;
il tutto in un contesto di “governance” finalizzato a semplificare gli iter burocratici e a favorire la diffusione
di tali iniziative in quei settori, residenziale, terziario e trasporti , dove non sempre ha una responsabilità
diretta.
Tali azioni saranno opportunamente indirizzate anche agli operatori dei settori “Industria” ed
“Agricoltura”, che nella fase di prima redazione del PAES sono stati esclusi perché l’Amministrazione
Locale su tali settori non ha un ruolo né di controllo né di indirizzo.
Infatti molte delle buone pratiche che saranno attuate in termini sia di efficienza energetica sia di fonti
rinnovabili, in particolare quelle relative al settore terziario,sono facilmente trasferibili ai suddetti
settori per una riqualificazione energetica dei servizi convenzionali, che sono indipendenti dalla
specificità della attività produttiva. Contestualmente all’avvio delle attività PAES, sarà predisposto
78
un audit energetico del settore industriale e di quello agricolo, in modo da poter, insieme con i soggetti
interessati, definire gli obiettivi nel breve-medio e lungo termine e le azioni consequenziali.
Le azioni previste dal Piano riguarderanno, pertanto, i seguenti settori:
Pubblico
Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/raffrescamento, illuminazione, ICT)
Servizi (idrico, lampade votive, segnaletica semaforica)
Illuminazione Pubblica
Parco veicoli comunali
Residenziale
• Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/raffrescamento, illuminazione)
• Appliances (elettrodomestici)
Terziario (Servizi vendibili)
Patrimonio edilizio e impianti (riscaldamento/raffrescamento, illuminazione)
Servizi informatici (Centro Elaborazione Dati, CED)
Trasporti
Trasporto privato e merci
Trasporto Pubblico Locale (TPL)
Considerando l’Autorità Locale some soggetto attore/regista, le singole azioni possono essere raggruppate
secondo la seguente tipologia:
Azione Diretta
la responsabilità dell’azione ricade sulla P.A. e gli interventi interessano edifici, impianti, servizi gestiti dal
Comune direttamente o tramite “terzi” (codice PA/)
informazione, formazione e sensibilizzazione
dimostrazione e diffusione delle buone pratiche
sostegno alle iniziative di traino
governance nei relativi settori
Azione Indiretta
la responsabilità dell’azione ricade sul privato o sul titolare di attività terziaria. L’attuazione delle
azioni sono incentivate dalle “azioni dirette” di informazione e di indirizzo.
settore residenziale (codice RES/)
settore terziario (codice TERZ/)
settore trasporto (codice TRASP/)
Azione Diretta / Indiretta
produzione locale di energia da FER. (codice FER/)
79
La azioni sono state raggruppate per area di intervento e la loro descrizione è preceduta da una breve
disanima del quadro normativo di riferimento.
I contenuti essenziali delle singole azioni, in termini di obiettivo ed interventi, sono poi sintetizzati nelle
schede progetto, raggruppate per codice, (Allegato A). In ciascuna di esse sono riportati la durata della
azione, il soggetto attuatore, il costo, la riduzione dei consumi energetici attesi ed infine l’emissione di CO2
evitata. Per quanto riguarda la disponibilità delle risorse si rimanda al paragrafo “ fonti di finanziamento”.
6.1 – Informazione, formazione e promozione
L’informazione, la sensibilizzazione dei cittadini e dei soggetti interessati insieme con la formazione degli
operatori hanno un ruolo centrale per realizzare gli obiettivi del presente Piano. Bisogna pertanto portare
avanti una azione congiunta tesa a qualificare nello stesso tempo la domanda e l’offerta.
Per quanto riguarda gli operatori, sarà necessario andare oltre gli attuali schemi formativi che privilegiano
l’aggiornamento delle figure professionali esistenti: è necessario creare nuove figure professionali, che
possono cogliere le opportunità proveniente dal mercato del lavoro “green jobs”.
Dal 2007 ad oggi molteplici sono state le iniziative patrocinate dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal
Ministero dell’Ambiente allo scopo di informare i cittadini e gli operatori del settore sulle tecnologie e sugli
strumenti disponibili per attuare interventi di miglioramento dell’efficienza energetica.
In particolare il Ministero dell’Ambiente è uno degli Associati della campagna SEE “Energia Sostenibile per
l’Europa”, lanciata dalla Commissione Europea, e funge da “focal point” della campagna a livello nazionale.
Per il conseguimento dei suddetti obiettivi è necessario che l’Autorità Locale si faccia promotrice di azioni
specifiche di informazione, formazione e supporto.
6.1.1 – Le azioni
Codice : PA/Info
Titolo: Informazione, sensibilizzazione e formazione
L’azione ha l’obiettivo di aumentare la diffusione di una cultura energetica tra la cittadinanza,
sensibilizzarla ai temi energetici e divulgare le nuove tecnologie e le potenzialità che le stesse possono
garantire. L’obiettivo più ambizioso del PAES è quello di cambiare i comportamenti dei cittadini e degli
attori presenti sul territorio.
Nell’ambito delle azioni di informazione e sensibilizzazione sono previste attività specifiche di
comunicazione con campagne monotematiche che possono contribuire ad uno sviluppo sostenibile, quali ad
esempio:
di diffusione delle buone pratiche per evitare gli sprechi di energia
- per l’uso delle batterie ricaricabili: attualmente circa il 95% degli usi di batterie alcaline può essere
sostituito con piena soddisfazione da quelle ricaricabili.
- per il recupero degli oli alimentari esausti, già in atto in collaborazione con Legambiente.
- per la promozione di prodotti eco-biologici : per incentivare il consumo di prodotti locali della filiera
corta, cioè a “km 0”, o nazionali con certificazione riconosciuta dalla comunità europea e con incarti
riciclabili.
80
- per la riduzione dei rifiuti indifferenziati: Il Comune di Cava ha avviato già da anni la raccolta
differenziata porta a porta raggiungendo valori di particolare interesse, che negli ultimi tre anni hanno
consentito di ricevere il riconoscimento tra i Comuni più ricicloni d’Italia.
Con questa azione si vuole ancora di più sensibilizzare la cittadinanza a contribuire attivamente a questa
iniziativa in particolare sensibilizzarla sulla sua valenza dal punto di vista energetico-ambientale.
La diminuzione del rifiuto indifferenziato a vantaggio del materiale riciclabile ha un duplice vantaggio:
quello di ridurre la quantità di rifiuto destinato al termovalorizzatore con conseguente riduzione delle
emissioni, e quello di separare i materiali che hanno un contenuto energetico recuperabile.
L'utilizzo di materiale riciclato determina un risparmio di energia, quindi di tonnellate di CO2, rispetto
all'utilizzo di materia prima vergine. Il target è quello di superare il 70% di raccolta differenziata e di ridurre
al 2020 ulteriormente la quota di indifferenziato agendo a livello di ciascun cittadino, promuovendo
l'acquisto critico, e concludendo accordi con le associazioni di categoria e la grande distribuzione, in modo
da massimizzare il risultato di riduzione degli imballaggi e del loro spreco.
- per la diffusione delle aree verdi/giardini pensili e della forestazione
Il verde urbano è un elemento di relazione tra l'ambiente urbanizzato e la natura, e svolge un ruolo non
trascurabile nell’assorbimento della CO2, nella mitigazione contro i picchi di calore estivo e non ultimo un
miglioramento estetico dell’ambiente costruito.
Mediante campagne ed iniziative sarà valorizzata la funzione delle aree verdi, compresi i giardini pensili, e
quella della forestazione/rimboschimento ai fini di una migliore qualità della vita e dell’aria.
di sensibilizzazione (complementari a quelle di “governance”)
- sull’efficienza energetica in tutti i settori: industriale, agricolo, civile (residenziale e terziario) e trasporto.
Sarà data enfasi agli interventi più significativi e a quelli per cui sono previste forme di incentivazioni.
L’attenzione degli operatori sarà orientata, per il settore industriale, agli interventi sull’installazione di
motori elettrici a più alta efficienza, per quello agricolo alla riduzione degli sprechi nelle coltivazioni ortive
ed alle tecniche di “building greenhouse”, per tutti i settori alla riqualificazione energetica degli edifici,
degli impianti di climatizzazione, di quelli di illuminazione e delle utenze informatiche e degli
elettrodomestici.
- sulla mobilità sostenibile: Il Comune si propone di intraprendere una campagna di sensibilizzazione per
la cittadinanza per informarla sulle problematiche correlate alle emissioni e sulle ricadute che il trasporto, in
particolare quello privato, ha sulle emissioni totali e sulla qualità dell’aria. In particolare saranno promosse
modalità alternative di trasporto, sarà predisposta una guida di “eco-driving” che raggrupperà le buone
regole per un utilizzo dei veicoli teso a ridurre i consumi e le emissioni.
- sulle Fonti Rinnovabili: saranno maggiormente poste all’attenzione dei potenziali fruitori quelle
tecnologie basate sulle fonti rinnovabili che rispondono meglio alla realtà territoriale. In generale tra le
rinnovabili elettriche la tecnologia fotovoltaica, tra quelle termiche il solare termico, la biomassa, e la
tecnologia delle pompe di calore. Saranno anche presentate le opportunità offerte dalla cogenerazione,
soprattutto quella ad alta efficienza per il settore industriale, dalla minidraulica e dal micro-mini eolico.
- sulle forme di incentivazioni nazionali ed europee a cui è possibile accedere, sulle opportunità offerte a
livello locale dall’assistenza a “ Gruppi di Acquisto” e dalle forme di finanziamento previste dagli Istituti di
credito locale previa convenzione con il Comune.
Per quanto riguarda la formazione saranno intraprese iniziative formative specifiche per
- il personale dipendente
81
E’ prevista un’attività interamente dedicata alla formazione del personale tecnico dipendente del Comune,
eventualmente aperta a specifiche figure professionali esterne.
Il corso di formazione risponderà anche all’esigenza di individuare tra i dipendenti quelli più motivati e più
preparati da coinvolgere nella gestione dello “Sportello per l’Energia Sostenibile”.
- le nuove generazioni
In questa azione gioca un ruolo fondamentale il mondo scolastico, che ha il vantaggio di coinvolgere i
ragazzi ed indirettamente i loro genitori, allargando all’intera famiglia la platea dei ricettori legati al mondo
della scuola.
Un’azione può essere quella di educare, mediante l’introduzione di meccanismi di premialità ( competizione
tra le varie scuole/ utilizzo dei risparmi ottenuti per finanziare attività formative), gli studenti sulle tematiche
del corretto utilizzo dell’energia nelle sue varie forme.
Ad esempio alcuni studenti possono essere incaricati di svolgere un ruolo equivalente a quello di “Energy
Manager” con i seguenti compiti:
- individuare i punti di debolezza, dal un punto di vista di comportamento poco virtuoso (di personale e
studenti),
- monitorare i consumi energetici della scuola al fine di documentare l’efficacia delle iniziative intraprese
- gli energy manager domestici o condominiali
Saranno formate su base volontaria figure di riferimento all’interno del singolo nucleo familiare o
condominiale. Questi soggetti hanno il compito di monitorare i consumi energetici e le iniziative intraprese
nel campo dell’efficienza energetica.
I risultati saranno resi pubblici e saranno previste premialità ( libri, gadget, targhe possibilmente
sponsorizzati senza oneri per la P:A.) per le realtà più virtuose.
Con la campagna “ Dai energia al tuo Comune” lanciata da Legambiente insieme con AzzeroCO2, i
cittadini che, negli ultimi anni, hanno realizzato interventi di efficienza energetica possono cedere al Comune
il diritto ad utilizzare i titoli ad essi associati.
La campagna è dunque totalmente gratuita e consente all’Ente locale di usufruire del meccanismo di
incentivazione e ai cittadini di contribuire alla realizzazione di interventi di efficienza energetica nel proprio
Comune.
Nell’ambito della formazione l’Autorità Locale si impegna a supportare iniziative, proposte sul territorio da
altri soggetti pubblici e privati, che vanno ad integrare quelle pubbliche, soprattutto se esse sono finalizzate
a creare centri di formazione permanenti per la creazione di nuove figure professionali, iniziative del tipo
“YES” - Your Energy School Cava Ricerca – avviata dal Liceo “De Filippis” di Cava dei Tirreni.
Codice: PA/SpES
Titolo: Istituzione dello Sportello per l’Energia Sostenibile
Uno degli strumenti per raggiungere tutti i soggetti interessati è quello dell’istituzione di uno "Sportello", a
cui possono rivolgersi i cittadini, i tecnici e gli operatori del settore per ricevere informazioni tecniche e non
tecniche circa l’uso razionale dell’energia, l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili (tecnologie, procedure
autorizzative, detrazioni, incentivi, bandi e normativa). Lo sportello avrà un ruolo importante anche
nell’organizzazione interna per la gestione del PAES come meglio specificato nel paragrafo “Organizzazione
per l’attuazione del PAES”.
82
Allo “ Sportello” saranno affidati anche i seguenti compiti:
- la raccolta e l’elaborazione dei dati sui consumi energetici del settore industriale e di quello agricolo
mediante un audit specifico;
- l’avvio e la gestione di tavoli tematici su settori specifici aperti anche ai soggetti esterni interessati;
- il supporto tecnico
al Comitato di Coordinamento;
all’Amministrazione nelle azioni di sua pertinenza con particolare attenzione a quelle di
“governance” e di “promo”;
a “ Gruppi di Acquisto” di famiglie che hanno l’interesse comune di installare tecnologie di
efficienza energetica (es: pannelli solari termici e fotovoltaici) a un prezzo equo e con garanzie di
qualità e sicurezza;
- la creazione , la gestione e l’aggiornamento del sito WEB sul Patto dei Sindaci, che avrà lo scopo di fornire
una informazione puntuale sull’attuazione del PAES;
- il monitoraggio delle azioni previste nel PAES, il loro eventuale aggiornamento e la predisposizione delle
consuntivazioni previste dal “ Patto dei Sindaci”;
- il monitoraggio di tutti gli interventi e le iniziative avviate sul territorio, incluse quelle intraprese dalla
Pubblica Amministrazione, in modo da poterne favorire la replicabilità;
- la gestione di convenzioni con Istituti di credito locali per finanziare iniziative private;
- l’organizzazione e la gestione delle attività formative indirizzate alla cittadinanza ed ai portatori di
interesse locali al fine di diffondere la cultura dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale;
Per la formazione del personale da destinare allo sportello, per la pianificazione delle attività dello sportello e
del loro avvio il Comune si potrà avvalere di figure professionali esterne.
Codice:PA/Promo
Titolo : Promozione e supporto per iniziative private con forte valenza di traino dal punto di
vista energetico-ambientale e socio-economico.
L’Autorità Locale intende farsi promotrice di un’azione articolata di traino per l’economia locale e per il
raggiungimento degli obiettivi PAES. Anche in collaborazione con altri enti locali limitrofi in particolare
con il comune capoluogo e con la Provincia, saranno intraprese azioni per la valorizzazione e la diffusione
delle buone pratiche di efficienza energetica e lo sviluppo di tecnologie basate sulle fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda più specificamente il territorio comunale ci si propone con questa azione di superare
l’obiettivo PAES per non meno di un 10 % della riduzione di CO2 prevista dal PAES al 2020, pari a 3 kt
CO2.
L’Autorità Locale si impegna a favorire ed a supportare le seguenti iniziative:
- la realizzazioni di infrastrutture di interesse pubblico, con particolare attenzione ai nuovi insediamenti di
social housing, che includono interventi aggiuntivi di Efficienza Energetica in modo da avere un rapporto di
ktCO2/ktep di consumi finali inferiore a quello atteso dal Piano;
- proposte imprenditoriali di tipo cooperativo, privato o pubblico-privato per la produzione e
commercializzazione di
• prodotti in linea con la strategia PAES ( Biodiesel, biocarburanti, biometano, biomassa legnosa,
etc)
• di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili da immettere in reti di distribuzione (
teleriscaldamento, teleraffrescamento o smart grid );
83
•
di materiali adatti per una edilizia biosostenibile
- proposte imprenditoriali di tipo cooperativo, privato o pubblico-privato tese a produrre servizi (ESCO,
Controlli sulle centrali termiche, progettazione bioclimatica, pratiche per accesso ai finanziamenti,
distribuzione di biocarburanti, servizi di ricarica elettrica, servizi bike sharing, gestione di piste
ciclopedonabili etc)
Per l’inserimento delle iniziative nell’elenco di quelle che il Comune intende supportare, annualmente sarà
emesso un avviso di interesse, in cui sarà indicato il target di riduzione di CO2 atteso, il rapporto massimo
dei ktCO2/ktep ammesso, e gli altri indicatori di carattere socio-economico-finanziario che permetteranno di
valutare ed assegnare un punteggio ai singoli progetti.
Fermi restando i requisiti energetico-ambientali e quelli di ricadura occupazionale sul territorio, saranno
promosse con priorità quelle iniziative che da un dettagliato busisness-plan, dimostrano di essere bancabili e
cantierabili e quindi di essere finanziaramente sostenibili senza oneri economici per la P.A.
D’altra parte l’Autorità locale si impegna a supportare le iniziative ritenute più interessanti, di pubblicizzarle,
di agevolarne la realizzazione e di mettere in atto tutte le misure necessarie di sua competenza per garantire
un mercato stabile e duraturo.
In tale azione di traino per l’economia locale, il Comune intende favorire l’adesione di condomini al progetto
“Condomini Intelligenti ed Efficienti” promosso dall’ANCE di Salerno e di estendere tale opportunità anche
alle strutture ricettive presenti sul territorio.
A scopo dimostrativo e di lancio dell’iniziativa, la P.A. metterà in atto azioni specifiche per incentivare a
livello locale il progetto. Mediante un’opportuna procedura di selezione saranno scelte quelle strutture che ,
per dimensione, efficacia di interventi e visibilità, si presentano più interessanti per la replicabilità
dell’azione.
Saranno previsti premialità e/o riconoscimenti per quelle strutture residenziali e/o ricettive che aderiscono al
progetto e dimostrino , con certificazione energetica “ex ante” ed “ex post”, di aver ottenuto i risultati
attesi.
6.2 Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico, residenziale e terziario e dei
relativi impianti
Riqualificazione energetica del sistema edificio-impianto
La necessità di ridurre i consumi energetici nel settore edilizio nasce dalla considerazione che circa il 40%
della bolletta energetica comunitaria riguarda l’utilizzo dell’energia in edilizia, settore che registra un
costante aumento nei diversi Paesi dell’Unione.
La Direttiva 2002/91/CE per l’incremento dell’efficienza energetica degli edifici è stata recepita dal
Governo Italiano attraverso il Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, entrato in vigore l’8 ottobre 2005.
Il Decreto, già operativo per la parte concernente la climatizzazione invernale, prevede provvedimenti
attuativi. Ad oggi sono state emanate le seguenti norme attuative: il Dlgs 311/2066, il Decreto del Presidente
della Repubblica del 2 aprile 2009, n. 59 e il Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 26 giugno
2009, relativo alle Linee Guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici.
84
Rispetto al precedente quadro legislativo in materia, il Decreto Legislativo 192/2005
provvedimenti attuativi hanno apportato, tra l’altro, le seguenti novità:
ed i suoi
- l’introduzione di requisiti minimi obbligatori per il Fabbisogno d’Energia Primaria per il riscaldamento
invernale e per il fabbisogno d’energia in relazione alla climatizzazione estiva, per tutte le nuove costruzioni
e per le ristrutturazioni complete d’edifici di media/grande dimensione (>1.000 m2 di superficie utile), con
una gradualità progressiva 2006-2008-2010;
- la definizione di livelli d’isolamento termico più elevati per l’involucro e dei requisiti minimi per gli
elementi costruttivi oggetto di ristrutturazione (senza limiti dimensionali o d’importo), con la medesima
gradualità temporale del punto precedente;
- l’introduzione della certificazione energetica;
- un miglioramento dei requisiti minimi del 10% per interventi negli edifici del settore pubblico;
- la promozione dell’utilizzo d’impianti e apparecchiature a maggior rendimento (per esempio pompe di
calore o caldaie a gas a tre e quattro stelle per nuove costruzioni e ristrutturazioni);
- i controlli sugli impianti termici, aggiornando la periodicità delle verifiche di rendimento a vantaggio del
contenimento dei consumi;
- l’obbligo, nel caso di nuove costruzioni e d’installazione di nuovi impianti o di ristrutturazione degli
impianti esistenti, di una copertura del 50% di fabbisogno annuo d’energia primaria per acqua calda sanitaria
con l’utilizzo di fonti d’energia rinnovabili (del 20% per edifici nei centri storici).
L’efficientamento del patrimonio edilizio della Pubblica Amministrazione è considerato un obiettivo
prioritario di particolare rilevanza per adeguarsi alla politica nazionale in campo energetico e, nel contempo,
creare le condizioni per un rilancio di settori produttivi che hanno una forte incidenza sull’economia locale e
nazionale.
I criteri di intervento hanno per obiettivo il conseguimento degli standard di legge che, graduati nel tempo,
portino alla realizzazione di edifici nuovi a NEZ (Nearly Emission Zero) e alla riqualificazione del
patrimonio esistente in modo da raggiungere prestazioni ad altissima efficienza grazie all’applicazione di
tecnologie e componenti innovativi e all’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Per gli edifici pubblici o adibiti ad uso pubblico di nuova costruzione o oggetto di interventi di
ristrutturazione si ritiene particolarmente efficace l’utilizzo della domotica “Building Energy Management
Systems”, per il controllo e la gestione degli impianti per il riscaldamento ed il raffrescamento, ove
esistente.
Le misure da adottare devono essere conformi a quanto previsto dalla normativa vigente traguardando i
provvedimenti in via di emissioni per il recepimento della direttiva 2010/31/UE.
La nuova Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia è entrata in vigore per tutti gli Stati
membri il giorno 9 luglio 2010 e prevede un recepimento, da parte degli stessi, programmato in tappe
differenziate relativamente a specifiche disposizioni.
Essa costituisce una revisione della precedente Direttiva 2002/91/CE , che è abrogata con effetto dal 1°
febbraio 2012, fatti salvi gli obblighi degli Stati membri relativi ai termini di recepimento nel diritto
nazionale.
85
Il recepimento della nuova Direttiva comporterà un adeguamento della normativa nazionale italiana sul tema
dell’energia in edilizia. Il D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192, già in più occasioni modificato ed adeguato (
D.Lgs. 311/2006 e Legge 133/2008), dovrà essere nuovamente aggiornato oppure sarà abrogato e sostituito
da una nuovo dispositivo normativo. Nell’attesa del recepimento della nuova direttiva è in corso di
emanazione il Decreto ministeriale che, recependo la procedura di infrazione n° 2006/2378 che la
Commissione Europea ha aperto contro l’Italia, andrà a modificare il decreto ministeriale del 26/6/ 2009.
Tra le maggiori novità introdotte dalla nuova Direttiva, vi è il concetto di “Edifici ad energia quasi zero”, la
cui definizione, riportata nell’art. 2, recita: “«edificio a energia quasi zero»: edificio ad altissima prestazione
energetica. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto
significativa da energia da fonti rinnovabili.
Il soggetto pubblico, nella nuova Direttiva sull’energia in edilizia, è titolare di una vera e propria funzione di
guida; esso deve rappresentare un autentico punto riferimento che serve ad educare il cittadino con
l’esempio.
È inoltre confermato l’obbligo di affiggere in un luogo ben visibile per il pubblico l’attestato energetico
redatto per edifici, in cui una metratura utile totale di oltre 500 m2 è occupata da enti pubblici e abitualmente
frequentata dal pubblico. La novità riguarda invece l’abbassamento a partire dal 9 luglio 2015 del valore di
superficie, previsto come soglia per l’affissione, che passerà dagli attuali 500 m2 a 250 m2.
Allo stesso tempo bisogna promuovere una nuova edilizia ad alta efficienza energetica per gli edifici nuovi
ed esistenti nel settore residenziale, in quello dell’edilizia popolare (Social Housing) ed nel terziario.
Particolare attenzione dovrà essere posta sugli edifici ad uso residenziale costruiti prima del 1976 (circa il
70% del parco immobiliare nazionale) che registrano alti consumi energetici dovuti alla loro scarsa qualità
costruttiva e, pertanto, destinati, anche se sottoposti ad interventi di riqualificazione, a non poter raggiungere
classi prestazionali energetiche elevate.
A livello nazionale il settore dell'edilizia residenziale pubblica (Social Housing) costituisce un enorme
potenziale per la riduzione dei consumi energetici. Il patrimonio è stimato in 90.000 edifici che ospitano le
abitazioni possedute dagli ex istituti IACP (799.872 abitazioni affittate e 81.255 abitazioni derivanti
dall'edilizia popolare) e le abitazioni possedute dagli enti regionali e locali.
È da rilevare che sia la qualità edilizia che il grado di efficienza energetica di questo parco immobiliare sono
molto scadenti. In particolare, si registrano livelli di consumo energetico molto elevati, che in alcune zone
climatiche superano i 240kWh/m2 per anno.
Per una riqualificazione energetica del parco esistente e di quello di nuova realizzazione dovranno essere
previste misure di premialità sia pure differenziate; per i nuovi insediamenti vanno incentivati e premiati
quegli interventi, in cui, oltre al rispetto dei limiti di prestazione energetico-ambientale imposti dal quadro
normativo vigente, troveranno applicazione soluzioni e componenti tali da migliorare significativamente la
prestazione energetica del sistema edificio-impianti in modo da avvicinarsi a valori più prossimi al NEZ.
Il mercato dispone di diverse tecnologie di particolare interesse per il conseguimento degli obiettivi di
efficienza energetica del sistema edificio/impianto. Esse permettono di attuare interventi efficaci
sull'involucro (pareti opache e trasparenti), sugli impianti per il riscaldamento/raffrescamento,
sull'illuminazione naturale e artificiale e sulle apparecchiature elettriche,
In particolare, le tecnologie che possono dare un significativo contributo alla riduzione dei consumi
riguardano:
86
• impiantistica ad alta efficienza (caldaie a condensazione, impianti di micro-cogenerazione, pompe di calore
a compressione o ad assorbimento);
• materiali, dispositivi e prodotti per la riduzione delle dispersioni energetiche delle tubazioni degli impianti
termici o per un miglior rendimento della diffusione finale del calore (radiatori ad alta superficie di
scambio);
• laterizi innovativi, con caratteristiche di elevato isolamento termico;
• materiali dedicati per l’isolamento termico degli edifici (argilla espansa, fibra di cellulosa stabilizzata,
poliuretano espanso, polistirene espanso sinterizzato purché privo di HCFC e HFC, intonaci e malte per
isolamento termico e prevenzione dell’umidità, vernici isolanti, sughero, guaine, teli e membrane per
coibentazione, pannelli in fibra di legno e in fibra naturale, etc);
• prodotti e sistemi per la riduzione delle dispersioni e degli assorbimenti di calore (serramenti in PVC con
doppi vetri, vetri a controllo solare per la riduzione del fabbisogno di climatizzazione estiva, schermature
solari esterne mobili come tende, veneziane, frangisole, lastre isolanti in policarbonato ed etc).
Ulteriori vantaggi possono derivare dall’introduzione della domotica: una gestione corretta e automatizzata
degli impianti di riscaldamento, condizionamento e illuminazione potrebbe portare ad un notevole risparmio
energetico e ad un maggiore comfort abitativo.
L'istallazione di sistemi domotici può avvenire sia su edifici nuovi, sia su quelli in fase di ristrutturazione; in
entrambi i casi una corretta progettazione consentirà di raggiungere l’integrazione ottimale con la struttura e
quindi i massimi benefici.
Risulta opportuno richiamare la normativa regionale a proposito dell’efficienza energetica nel patrimonio
edilizio. La deliberazione del 12 aprile 2011 n° 145 definisce le Linee Guida per la valutazione della
sostenibilità energetico-ambientale degli edifici in attuazione della L.R. n. 1/201 di modifica della L.R. n°
19/2009 ”Protocollo Itaca Campania sintetico”, mentre la Deliberazione n. 572 del 22 luglio 2010 riporta le
Linee Guida in materia di Edilizia Residenziale Sociale, definendo gli obiettivi di sostenibilità ed i criteri
generali per il perseguimento della qualità urbana negli interventi di Social Housing nella regione Campania.
Per accelerare anche a livello locale le politiche di efficienza energetica, è necessario che l’ Autorità Locale
avvi un’opportuna azione di “governance”, tesa a favorire una più efficace azione di coordinamento dei
soggetti pubblici e privati operanti nel campo dell’efficienza energetica e soprattutto a semplificare gli iter
autorizzativi e le procedure che attualmente rappresentano delle barriere non tecniche, che rallentano il
processo di penetrazione di sistemi e tecnologie efficienti. E’ opportuno che l’azione di “governance” sia
accompagnata da misure incentivanti in modo da stimolare il mercato.
Per tali interventi, anche in presenza di vincoli paesaggistici o architettonici, potranno essere sviluppate
procedure semplificate per superare gli attuali ostacoli che limitano o impediscono la realizzazione delle
opere e l’accesso a forme di agevolazione.
Riqualificazione energetica degli impianti di servizio nel “residenziale” e “terziario”
Un ulteriore contributo alla riduzione dei consumi energetici nel settore “civile”
riqualificazione energetica
può derivare dalla
- dei sistemi di illuminazione nel residenziale e nel terziario;
87
- degli elettrodomestici nel residenziale;
- degli impianti relativi ai Centri di Elaborazione Dati (CED), che riguardano soprattutto i servizi presenti nel
terziario
Efficienza energetica negli impianti di illuminazione
Gli interventi previsti sono differenziati a seconda del settore. In particolare
- nel residenziale: la sostituzione di lampade ad incandescenza (GLS) con lampade fluorescenti compatte
(CFL) con un risparmio che può arrivare fino all’80% a parità di servizio fornito;
- nel terziario, compreso il settore pubblico: il rispetto dei parametri previsti dalla norma UNI EN 12464-1 e
EN 15193 mediante
• la sostituzione di sistemi di lampade fluorescenti lineari del tipo T12 e T8 funzionanti con
alimentatori elettromagnetici, con sistemi con lampade fluorescenti lineari del tipo T5 funzionanti
con alimentatore elettronico (risparmio ottenibile dell’ordine del 35%);
•
l’introduzione di sistemi di controllo con sensori di presenza e regolazione del flusso
ad
integrazione della luce naturale (risparmio ottenibile del 40% sul consumo che si avrebbe in assenza
del sistema di controllo)
Efficienza energetica negli elettrodomestici
Il consumo energetico degli elettrodomestici contribuisce in maniera non trascurabile sul fabbisogno elettrico
nel settore residenziale. Questo pur essendo caratterizzato da una bassa intensità energetica
(consumo/abitazione) presenta un elevato consumo globale a causa dell’elevato numero di abitazioni presenti
sul territorio. Pertanto un intervento sui diversi contributi, in particolare sugli elettrodomestici, può avere un
impatto significativo.
L'Unione europea ha cominciato a disciplinare l'immissione sul mercato e la messa in servizio dei prodotti
connessi al consumo di energia con la Direttiva 2005/32/CE, (Eco-design Directive for Energy-using
Products - EuP), che prevede l'adozione di specifici criteri di progettazione, allo scopo di ridurne l'impatto
ambientale e migliorarne l'efficienza energetica. Nel corso degli anni, tale Direttiva ha subito diverse e
sostanziali modifiche, tra cui la Direttiva 2009/125/CE, anche nota come Direttiva Ecodesign, recepita
dall’Italia con il Decreto legislativo 16 febbraio 2011 n. 15.
Il Decreto 16/2/2011 n. 15 dispone che l'immissione sul mercato e la messa in servizio dei prodotti connessi
all'energia siano consentite solo se tali prodotti ottemperano a precisi standard, contenuti nei regolamenti
previsti in attuazione della Direttiva Ecodesign.
Uno degli strumenti è l'etichetta energetica che ogni elettrodomestico deve avere al fine di evidenziare
all’utente finale, con un indicatore sintetico, il livello di efficienza energetica atteso nel suo utilizzo.
Quasi tutti gli elettrodomestici di maggiore uso (frigoriferi, congelatori e apparecchi combinati; lavatrici,
asciugatrici; lavastoviglie; forni elettrici; sorgenti luminose; condizionatori d’aria; televisori) hanno l’obbligo
dell’etichettatura.
88
Le classi di efficienza energetica riportate in etichetta si suddividono secondo una scala riferita a valori medi
europei che va da “A++” (consumi minori) a “G” (consumi maggiori).
Oltre che dalla classe di efficienza energetica, il consumo effettivo di un apparecchio dipende anche dal
consumo annuo espresso in chilowattora (kWh) e da altri fattori; nel caso della lavatrice, ad esempio, rientra
nel calcolo il consumo di acqua espresso in litri. Ulteriori vantaggi dal punto di vista energetico possono
essere conseguiti alimentando lavatrici e lavastoviglie con acqua calda prodotta esternamente con una caldaia
a gas oppure ad alta efficienza.
Per il calcolo del risparmio conseguibile, per i tre tipi di elettrodomestici tipo ( Frigorifero e congelatori,
lavabiancheria e lavastoviglie) sono state presi a riferimento i risparmi unitari per apparecchio stimati
dall’ENEA:
- 83 kWh/anno (per ogni apparecchio di classe superiore ad A+ venduto nel periodo 2011-2016) per
lavastoviglie;
- 153 kWh/anno (per ogni apparecchio di classe A+ venduto nel periodo 2011-2016) per frigoriferi e
congelatori;
- 28 kWh/ anno (per ogni apparecchio di classe superiore ad A+ venduto nel periodo 2011-2016) per lavatrici
ed asciugabiancheria
Efficienza energetica nel settore ICT (Information and Communication Technology)
Le stime UE per il 2020 prevedono una crescita del settore ICT (Information and Communication
Technology), che si accompagnerà ad un forte incremento delle emissioni di CO2 nonostante lo sviluppo di
tecnologie sempre più efficienti e la miniaturizzazione dei dispositivi voluta dal mercato.
Alla radice del problema ci sono i desktop e i server inutilizzati: oggi il tasso tipico di utilizzazione di un
server è pari a 5-15%, mentre per tutto il resto del tempo si trova in stato “idle”, pur continuando a
consumare lo stesso quantitativo di energia di quando è in stato “attivo”.
In questo quadro merita particolare attenzione la tendenza in atto di superare l’attuale configurazione dei
data-center sostituendo le macchine fisiche dedicate con dei server virtuali. La concentrazione delle funzioni
dei server fisici in una unica macchina ( quella virtuale) comporta come conseguenza un abbassamento dei
consumi energetici sia per effetto diretto dovuto all’eliminazione delle macchine fisiche sia indiretto in
quanto calano i consumi per il condizionamento dei locali che ospitano il CED, che può essere ulteriormente
ridotto mediante sistemi puntuali.
Il raffreddamento delle apparecchiature informatiche è rilevante e rappresenta circa il 30% dei consumi totali
della struttura CED.
II funzionamento dei gruppi di continuità o UPS (Uninterruptible Power Supply) è continuo per 24 ore al
giorno e le potenze in gioco possono essere molto elevate, per cui una variazione di efficienza anche di pochi
punti può dare notevoli vantaggi. Tuttavia, l’efficienza energetica nei sistemi UPS è ancora un parametro che
non viene preso in adeguata considerazione nella fase di acquisto, fondamentalmente per la scarsa abitudine
delle aziende a predisporre le specifiche di acquisto in una logica di LCCA (Life Cycle Cost Analysis),
metodologia che consentirebbe di confrontare l’extracosto delle tecnologie efficienti con i risparmi sul ciclo
di vita della macchina considerata.
89
6.2.1 – Le azioni
Codice: PA/Edif
Titolo : Efficientamento degli edifici pubblici
Il Comune di Cava dei Tirreni di recente ha bandito una gara per l’appalto della gestione di tutti i servizi
energetici degli edifici comunali e/o di proprietà del Comune.
Il bando prevede che la gestione venga affidata per 20 anni ad una ESCO con l’obbligo di raggiungere entro
il periodo contrattuale una riduzione dei consumi energetici basati su combustibili fossili di almeno il 20% e
di coprire una parte del fabbisogno ricorrendo a fonti rinnovabili.
Uno dei compiti di cui dovrà farsi carico la ditta appaltatrice è quello di predisporre inizialmente un audit sui
consumi energetici e provvedere alla certificazione energetica dei vari edifici. La conoscenza dello stato
iniziale consentirà di valutare l’efficacia degli interventi migliorativi attuati in termini sia di efficientamento
degli edifici sia di riqualificazioni energetica degli impianti.
L’azione di efficientamento degli edifici pubblici ha lo scopo di ridurre i consumi energetici e le emissioni di
CO2 nel settore dell’edilizia pubblica.
In particolare gli interventi interesseranno:
•
•
•
l’involucro: prevedere, ove possibile, la riqualificazione degli elementi opachi e trasparenti
disperdenti (cappotto termico, isolamento termico delle coperture, sostituzione dei serramenti,
ecc.);
l’introduzione di elementi architettonici finalizzati alla riduzione degli apporti di calore per
contenere il fabbisogno della climatizzazione estiva;
l’installazione di componenti che possono incrementare il day-lighting al fine di ridurre il
consumo per l’illuminazione diurna;
Una particolare attenzione sarà posta all’edilizia scolastica pubblica sia perchè in questo tipo di strutture
sono presenti impianti termici ed elettrici poco complessi, che rendono quindi molto vantaggioso il rapporto
costi-benefici degli interventi, sia per la valenza dimostrativa che tali interventi possono avere per l’elevato
numero dei fruitori.
Per i suddetti interventi è stato ipotizzato una riduzione sui consumi energetici sia elettrici che termici
dell’ordine del 5%.
Codice: PA/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti
La riqualificazione energetica degli impianti a servizio del patrimonio pubblico è uno degli obblighi
contrattuali previsti dal bando per l’affidamento alla ESCO.
Gli interventi sono finalizzati a riqualificare da un punto di vista energetico tutti gli impianti (riscaldamento
invernale, raffrescamento estivo, illuminazione interna, utenze informatiche, etc) a servizio degli edifici.
Si riportano di seguito gli interventi che possono essere presi in considerazione nei vari servizi:
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Riscaldamento invernale ed Acqua Calda Sanitaria (ACS)
- il miglioramento dei rendimenti parziali e globali (sostituzione dei generatori di calore, passando da un
rendimento medio stagionale BAU di 0,76 (2005) ad uno non inferiore a 0,86 ;
- l’installazione di valvole termostatiche;
- la suddivisione dell’impianto in zone con l’installazione di termostati ambiente;
- la sostituzione dei combustibili liquidi (gasolio e olio combustibile) con metano;
- la sostituzione dei terminali per l’utilizzo delle tecnologie a bassa temperatura;
- la sostituzione di scaldacqua elettrico con uno a efficienza migliorata per la produzione di acqua calda
sanitaria con un risparmio stimabile in 136kWh/anno/apparecchio.
Condizionamento estivo
- la sostituzione di condizionatori a bassa resa con condizionatori efficienti caratterizzati da un EER (Energy
Efficiency Ratio) stagionale non inferiore a 3,2 nel caso di impianti autonomi ed a 4,1 nel caso di impianti
centralizzati. Tali valori confrontati con quelli BAU (3.05 e 3,6) ed ipotizzando un fabbisogno di 20
kWhf/mq/anno portano ad un risparmio di 0,30 - 0,67 kWh/anno/mq per le due tipologie di impianti.
Illuminazione interna
- Sostituzione di sistemi di lampade fluorescenti lineari del tipo T12 e T8 funzionanti con alimentatori
elettromagnetici, con sistemi con lampade fluorescenti lineari del tipo T5 funzionanti con alimentatore
elettronico su almeno il 60% dei punti luce esistenti (risparmio ottenibile almeno 35%).
- Introduzione di sistemi di controllo con sensori di presenza e regolazione del flusso ad integrazione della
luce naturale sul 20% dei punti luce interessati alla sostituzione del sistema lampada (risparmio ottenibile del
40% sul consumo che si avrebbe in assenza del sistema di controllo)
Con tale azione, a fronte di potenziali nettamente più alti, si è portato in conto un contributo alla riduzione
sui consumi del 10% per l’energia elettrica e dell’ 11% per quella termica.
Codice: PA/AllEner
Titolo: Redazione dell’ Allegato Energetico al regolamento Edilizio
Al fine di pervenire entro il 2020 ad un patrimonio edilizio sul territorio comunale più efficiente dal punto di
vista energetico-ambientale verrà redatto un opportuno Allegato Energetico al Regolamento Edilizio.
Lo scopo è quello di promuovere attraverso incentivi (di carattere fiscale o di bonus urbanistici )
•
•
•
•
la riqualificazione energetica degli edifici esistenti;
la realizzare dei nuovi edifici con elevate prestazioni energetiche;
l'impiego di materiali eco-compatibili e di tecnologie e metodi costruttivi più sensibili alla
sostenibilità;
il ricorso a tecnologie basate su fonti rinnovabili per la copertura parziale e totale del fabbisogno
energetico.
Per l’edilizia residenziale privata e per quella popolare (Social Housing) sarà opportuno valutare particolari
misure di premialità per quegli interventi in cui, oltre al rispetto dei limiti di prestazione energeticoambientale imposti dal quadro normativo vigente, troveranno applicazione soluzioni e componenti tali da
migliorare significativamente la prestazione energetica del sistema edificio-impianti in modo da avvicinarsi a
valori più prossimi al NEZ
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L’Allegato Energetico al Regolamento Edilizio conterrà anche semplificazioni negli iter autorizzativi e nelle
procedure che attualmente rappresentano delle barriere che rallentano il processo di penetrazione di sistemi e
tecnologie efficienti.
Per tali interventi, anche in presenza di vincoli paesaggistici o architettonici, potranno essere sviluppate
procedure semplificate per superare gli attuali ostacoli che limitano o impediscono la realizzazione delle
opere e l’accesso a forme di agevolazione.
Inoltre esso disciplinerà la fruizione di eventuali premialità per le diverse tipologie di edifici a seconda della
destinazione d’uso (residenziale, terziario, social housing, etc) e a seconda che trattasi di edificio
condominiale o privato.
Per accedere agli incentivi locali sarà necessario produrre la certificazione energetica che provi l’efficacia
degli interventi (ex ante ed ex post) e la disponibilità a sottoporsi a controlli annuali di audit energetico.
L’allegato energetico potrà essere redatto secondo i criteri del Protocollo “ITACA” adottato dalla Regione
Campania per il “Piano Casa” e comunque in accordo con quanto previsto dal Decreto leg.vo n° 28/2001
(allegato 3) di cui si riportano le indicazioni principali.
“1. Nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, gli impianti di produzione di
energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della
copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei
consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti
per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:
a) il 20 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31
dicembre 2013;
b) il 35 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31
dicembre 2016;
c) il 50 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017.
2. Gli obblighi di cui al comma 1 non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che
producano esclusivamente energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, dispositivi o impianti per la
produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento.
3. Nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, la potenza elettrica degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili che devono essere obbligatoriamente installati sopra o all’interno
dell’edificio o nelle relative pertinenze, misurata in kW, è calcolata secondo la seguente formula:
P = S* 1 / K
Dove S è la superficie in pianta dell’edificio al livello del terreno, misurata in m2, e K è un coefficiente
(m2/kW) che assume i seguenti valori:
a) K = 80, quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre
2013;
b) K = 65, quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre
2016;
c) K = 50, quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2017.
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4. In caso di utilizzo di pannelli solari termici o fotovoltaici disposti sui tetti degli edifici, i predetti
componenti devono essere aderenti o integrati nei tetti medesimi, con la stessa inclinazione e lo stesso
orientamento della falda.
5. L’obbligo di cui al comma 1 non si applica qualora l’edificio sia allacciato ad una rete di
teleriscaldamento che ne copra l’intero fabbisogno di calore per il riscaldamento degli ambienti e la
fornitura di acqua calda sanitaria.
6. Per gli edifici pubblici gli obblighi di cui ai precedenti commi sono incrementati del 10%.
7. L’impossibilità tecnica di ottemperare, in tutto o in parte, agli obblighi di integrazione di cui ai precedenti
paragrafi deve essere evidenziata dal progettista nella relazione tecnica di cui all’articolo 4, comma 25, del
decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 e dettagliata esaminando la non fattibilità di
tutte le diverse opzioni tecnologiche disponibili.....Omissis”
Codice: RES/Edif
Titolo: Riqualificazione energetica degli edifici ad uso residenziale
L’azione di efficientamento degli edifici privati ha lo scopo di ridurre i consumi energetici e le emissioni di
CO2 nel settore dell’edilizia residenziale mediante interventi finalizzati a migliorare le prestazioni
energetiche del sistema edificio- impianto.
In particolare gli interventi interesseranno, come per gli edifici pubblici,
• l’involucro: prevedere, ove possibile, la riqualificazione degli elementi opachi e trasparenti
disperdenti (cappotto termico, isolamento termico delle coperture, sostituzione dei serramenti,
ecc.);
•
l’introduzione di elementi architettonici finalizzati alla riduzione degli apporti di calore per
contenere il fabbisogno della climatizzazione estiva;
Le procedure da seguire per le autorizzazioni, se necessarie, così come eventuali prescrizioni, in termini di
parametri di riferimento relativi al fabbisogno energetico, (fabbisogno energetico utile richiesto per il
riscaldamento, fabbisogno energetico utile richiesto per il raffrescamento espressi in kWh/m²anno) saranno
reperibile nell’Allegato Energetico al Regolamento Edilizio.
L’intervento può riguardare il costruito, con un’azione di retrofit, o le nuove costruzioni. Nel caso di nuove
costruzioni e/ o di ristrutturazioni di una certa entità bisogna attenersi a quanto riportato nell’allegato 3 del
decreto leg.vo 28 del 2011.
Si ipotizzano interventi su almeno il 50% dell’esistente tra le unità abitative dotate di impianto di
riscaldamento. La riduzione in termini energetici nel settore è stata stimata in 2% per il fabbisogno elettrico e
del 6% per quello termico.
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Codice: RES/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti del settore residenziale
Gli interventi sono finalizzati a riqualificare da un punto di vista energetico tutti gli impianti (riscaldamento
invernale, raffrescamento estivo, illuminazione interna, etc) a servizio degli edifici. Ulteriori vantaggi
possono derivare dall’introduzione della domotica: una gestione corretta e automatizzata degli impianti di
riscaldamento, condizionamento e illuminazione può portare ad un notevole risparmio energetico e ad un
maggiore comfort abitativo.
L'istallazione di sistemi domotici può avvenire sia su edifici nuovi, sia su quelli in fase di ristrutturazione; in
entrambi i casi una corretta progettazione consentirà di raggiungere l’integrazione ottimale con la struttura e
quindi i massimi benefici.
Riscaldamento invernale e Acqua Calda Sanitaria
Gli interventi sull’impiantistica del riscaldamento invernale possono riguardare:
- il miglioramento dei rendimenti parziali e globali (sostituzione dei generatori di calore, passando da un
rendimento medio stagionale BAU di 0,76 ad uno non inferiore a 0,86; (per le nuove costruzioni il
rendimento medio stagionale è previsto essere maggiore di 0,90);
- l’installazione di valvole termostatiche;
- la suddivisione dell’impianto in zone con l’installazione di termostati ambiente;
- la sostituzione dei combustibili liquidi (gasolio e olio combustibile) con metano;
- la sostituzione dei terminali per l’utilizzo delle tecnologie a bassa temperatura;
- la sostituzione di scaldacqua elettrico con uno a efficienza migliorata oppure con uno solare o a pompa di
calore. Il risparmio annuo è stato rispettivamente stimato in 136, 1206 e 754 kWh/anno/apparecchio.
Secondo le indicazioni del piano d’azione per l’efficienza energetica, è da porsi come obiettivo la riduzione
del consumo energetico per il riscaldamento invernale da un valore di 1,16tep/anno/appartamento a
0,93tep/anno/appartamento con un risparmio di 0,23tep/anno/appartamento pari a circa 2700
kWh/appartamento/anno
Condizionamento estivo
Quelli sul condizionamento estivo possono prevedere la sostituzione di condizionatori a bassa resa con
condizionatori efficienti caratterizzati da un EER (Energy Efficiency Ratio) stagionale non inferiore a 3,2 nel
caso di impianti autonomi ed a 4,1 nel caso di impianti centralizzati. Tali valori confrontati con quelli BAU
(3.05 e 3,6) ed ipotizzando un fabbisogno di 20 kWhf/mq/anno portano ad un risparmio di 0,30- 0,67
kWh/anno/mq per le due tipologie di impianti.
Illuminazione
L’azione ha lo scopo di ridurre il consumo energetico per l’illuminazione degli edifici residenziali, che si
aggira intorno all’8% del consumo total. (Fonte: CTCU - Centro Tutela Consumatori Utenti).
Gli interventi interesseranno la sostituzione delle lampadine a bassa efficienza con lampadine a risparmio
energetico o led. La sostituzione di lampadine a incandescenza tradizionali, con altre ad alta resa permette
un risparmio energetico stimabile tra il 50% (lampade alogene) e il 70% (lampade fluorescenti integrate
elettroniche o led). Alla sostituzione delle lampade ad incandescenza è possibile associare, nel lungo periodo,
un risparmio energetico pari a circa il 60% del consumo attuale, con conseguente riduzione delle emissioni.
Come esempio del peso che può avere l’intervento, ipotizzando la sostituzione di sole 4 lampade per
appartamento (da incandescenza a fluorescenti compatte) e considerando un risparmio annuo di 66kWh per
lampada, si valuta un risparmio di 264kWh/anno per unità abitativa.
Con suddetti interventi è stato stimato un risparmio di circa l’8% sui consumi elettrici e del 15% su quelli
termici.
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Codice: Terz/Edif
Titolo: Riqualificazione energetica del parco edifici nel terziario
Anche per gli edifici del terziario il Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, entrato in vigore l’8 ottobre
2005, che ha recepito la Direttiva 2002/91/CE per l’incremento dell’efficienza energetica degli edifici, ha
apportato forti novità rispetto al quadro legislativo preesistente, in particolare nella metodologia progettuale,
nelle prescrizioni minime, nell’ispezione degli impianti, nonché nell’introduzione della certificazione
energetica degli edifici.
L’azione di efficientamento degli edifici destinate al settore terziario ha lo scopo di ridurre i consumi
energetici e le emissioni di CO2 energetiche del sistema edificio- impianto.
In particolare gli interventi interesseranno:
• l’involucro: prevedere, ove possibile, la riqualificazione degli elementi opachi e trasparenti
disperdenti (cappotto termico, isolamento termico delle coperture, sostituzione dei serramenti,
ecc.);
• l’introduzione di elementi architettonici finalizzati alla riduzione degli apporti di calore per
contenere il fabbisogno della climatizzazione estiva ( sistemi di schermatura passiva, fissa o
mobile sull’involucro edilizio)
• l’installazione di componenti che possono incrementare il day -lighting al fine di ridurre il
consumo per l’illuminazione diurna;
Le procedure da seguire per le autorizzazioni, se necessarie, così come eventuali prescrizioni, in termini di
parametri di riferimento relativi al fabbisogno energetico, (fabbisogno energetico utile richiesto per il
riscaldamento, fabbisogno energetico utile richiesto per il raffrescamento espressi in kWh/m²anno) saranno
reperibile nell’Allegato Energetico al Regolamento Edilizio.
Gli interventi più significativi sono attesi su quelli edifici adibiti alla grande distribuzione, agli Istituti di
credito e al turismo ed alla ristorazione.
Per tali tipi di interventi sono stati stimati risparmi del 4% sul consumo elettrico e del 10% su quello termico.
Codice: Terz/Imp
Titolo: Riqualificazione energetica degli impianti
Gli interventi sono finalizzati a riqualificare da un punto di vista energetico tutti gli impianti (riscaldamento
invernale, raffrescamento estivo, illuminazione interna, la produzione di acqua calda sanitaria, utenze
informatiche , etc) a servizio degli edifici.
Anche nel caso del terziario ulteriori vantaggi possono derivare dall’introduzione della domotica: una
gestione corretta e automatizzata degli impianti di riscaldamento, condizionamento e illuminazione può
portare ad un notevole risparmio energetico e ad un maggiore comfort degli ambienti.
L'istallazione di sistemi domotici può avvenire sia su edifici nuovi, sia su quelli in fase di ristrutturazione; in
entrambi i casi una corretta progettazione consentirà di raggiungere l’integrazione ottimale con la struttura e
quindi i massimi benefici.
Riscaldamento invernale ed Acqua Calda Sanitaria
Gli interventi sull’impiantistica del riscaldamento invernale possono riguardare:
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- il miglioramento dei rendimenti parziali e globali (sostituzione dei generatori di calore, passando da un
rendimento medio stagionale BAU di 0,76 ad uno non inferiore a 0,86;
- l’installazione di valvole termostatiche,
- la suddivisione dell’impianto in zone con l’installazione di termostati ambiente
- la sostituzione dei combustibili liquidi (gasolio e olio combustibile) con metano;
- la sostituzione dei terminali per l’utilizzo delle tecnologie a bassa temperatura
- la sostituzione di scaldacqua elettrico con uno a efficienza migliorata oppure con uno solare o a pompa di
calore. Il risparmio annuo è stato rispettivamente stimato in 136, 1206 e 754 kWh/anno/apparecchio.
L’intervento di efficienza energetica può essere conseguito con le diverse tecnologie disponibili sul mercato
(es.: caldaie a condensazione, impianti a pompa di calore con tecnologia a compressione o ad assorbimento,
impianti cogenerativi ad alto rendimento, impianti con integrazione di energia solare) che consentano di
ottenere le prestazioni richieste.
Condizionamento estivo
Quelli sul condizionamento estivo possono prevedere la sostituzione di condizionatori a bassa resa con
condizionatori efficienti caratterizzati da un EER (Energy Efficiency Ratio) stagionale non inferiore a 3,2
nel caso di impianti autonomi ed a 4,1 nel caso di impianti centralizzati. Un valore di EER medio stagionale
di 3,55 può comportare un risparmio di 90-100 kWh/anno per ogni kWf installato.
Illuminazione interna
Gli impianti nuovi e rinnovati dovranno rispettare valori minimi di efficienza energetica in funzione del
rispetto dei parametri previsti dalla norma UNI EN 12464-1 e EN 15193. Gli interventi di riqualificazione
sugli impianti esistenti possono prevedere le seguenti azioni:
- Sostituzione di sistemi di lampade fluorescenti lineari del tipo T12 e T8 funzionanti con alimentatori
elettromagnetici, con sistemi con lampade fluorescenti lineari del tipo T5 funzionanti con alimentatore
elettronico (risparmio ottenibile almeno 35%).
- Introduzione di sistemi di controllo con sensori di presenza e regolazione del flusso ad integrazione della
luce naturale (risparmio ottenibile del 40% sul consumo che si avrebbe in assenza del sistema di controllo)
Per i due interventi l’ ENEA valuta per la sola sostituzione con lampade T5 ed alimentatore elettronico un
risparmio annuo per punto luce di 70kWh/anno, che può essere incrementato di altri 52kWh/anno nel caso di
introduzione di sistema di controllo con sensori di presenza e regolazione del flusso ad integrazione della
luce naturale .
Gli interventi minimali riguardano la sostituzione delle lampade T5 e alimentatore elettronico sul 60% dei
punti luce esistenti conl’introduzione sul 20% dei punti luce, su cui si è intervenuti, del sistema di controllo
con sensori di presenza e regolazione del flusso ad integrazione della luce naturale.
Per tale azione sono stati stimati risparmi dell’ordine del 14% sia per i consumi elettrici che per quelli
termici.
Codice: RES/Appl
Titolo: Sostituzione elettrodomestici/apparecchiature a bassa resa negli edifici residenziali
L’azione ha lo scopo di ridurre i consumi di energia elettrica nel settore residenziale promuovendo la
diffusione e la sostituzione di elettrodomestici a bassa resa con modelli ad alta efficienza.
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In questa azione vanno inserite anche tutte le buone pratiche per la riduzione dei consumi elettrici per le
utenze informatiche, che ormai sono presenti in tutte le abitazioni. Saranno promosse la scelta di prodotti a
basso consumo e l’introduzione di dispositivi per attivare lo stato di “Energy saving” o di spegnimento in
caso di prolungato stand-by.
Il risparmio totale di energia elettrica è stato calcolato ipotizzando un parco elettrodomestici derivante parte
da nuovi acquisti (nuove famiglie) e parte da sostituzione di vecchi modelli.
Per tale tipo d’azione è stato previsto una riduzione del 5% sul consumo totale di energia elettrica
nel settore residenziale, che rappresenta una riduzione del 10-15% sulla quota parte destinata ai soli
elettrodomestici.
6.3 - Mobilità sostenibile
In Italia la domanda di trasporto è in forte espansione: nel periodo 1990-2009 si è registrato un incremento
della domanda di trasporto (+31,9% per i passeggeri e +5,5% per le merci).
Il trasporto su strada rappresenta un settore critico per il raggiungimento degli obbiettivi di riduzione delle
emissioni di CO2 in quanto esso è responsabile di una parte significativa del consumo totale di energia.
I livelli di emissioni di gas serra sono legati in parte alle prestazioni dei modelli di veicoli, ma soprattutto alle
elevate percorrenze annue e allo stile di guida del conducente.
Una politica sul trasporto locale non può prescindere da quella a livello europeo e nazionale.
Il riferimento normativo europeo è costituito dal Libro Bianco 2011 «Tabella di marcia verso uno spazio
unico europeo dei trasporti – Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile» che definisce alcuni
obiettivi specifici per il settore dei trasporti da conseguire su un duplice orizzonte temporale, ovvero entro il
2030 ed entro il 2050.
In particolare è prevista :
(a) entro il 2030, una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2008
(b) entro il 2050, una riduzione di almeno il 60% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990
(corrispondente a una riduzione delle emissioni di circa il 70% rispetto ai livelli del 2008);
Alle finalità indicate all’interno del Libro Bianco si aggiungono poi gli obiettivi del pacchetto clima-energia
che prevede per il 2020 una quota del 10% di rinnovabili sui consumi energetici per i trasporti.
Il Regolamento (UE) n. 443/2009 e il Regolamento (UE) n. 510/2011 fissano rispettivamente per le
autovetture di nuova fabbricazione e per i veicoli commerciali leggeri i livelli di prestazione in materia di
emissioni.
Per il complesso delle autovetture nuove, il primo Regolamento definisce un obiettivo di 120 grammi di
anidride carbonica per km per il nuovo parco auto e introduce un limite medio di 130g di CO2/km a partire
dal 2015.
L’ulteriore riduzione di 10 g di CO2/km dovrà essere conseguita attraverso la realizzazione di interventi su
altre componenti dell’autovettura, quali ad esempio pneumatici e climatizzatori. È inoltre previsto che il
livello medio di emissioni da rispettare scenda a 95g di CO2 a partire dal 2020.
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Per i veicoli commerciali leggeri (Regolamento n. 510/2011) il limite è invece fissato in 175 grammi di
CO2/km a partire dal 2017.
Anche in questo caso il limite sarà introdotto progressivamente e, a condizione che sia fattibile, ulteriormente
ridotto a 147 grammi di CO2/km a decorrere dal 2020.
Si tratta di limiti che vanno peraltro letti congiuntamente agli standard, denominati “Euro”, che regolano le
emissioni di inquinanti come il particolato e gli ossidi di azoto. I limiti “Euro 6” (Regolamento n. 715/2007)
per le automobili e i furgoni si applicheranno a partire dal 2014.
Le aree urbane rappresentano uno degli ambiti prioritari di intervento nel ridisegno delle politiche
comunitarie in tema di mobilità sostenibile. D’altra parte, nell’Unione Europea, circa un quarto delle
emissioni di CO2 del settore dei trasporti sono riconducibili alla mobilità in ambito urbano.
Nel Piano d’azione sulla mobilità urbana del 2009 vengono definiti per le aree urbane obiettivi assai
ambiziosi che prevedono il dimezzamento – entro il 2030 – e la successiva eliminazione – entro il 2050 –
dell’uso delle autovetture alimentate con carburanti tradizionali nei trasporti urbani e la definizione – entro il
2030 – di un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2 nelle principali città.
Sotto il profilo della logistica urbana, la definizione di un sistema a zero emissioni richiede di concentrare
l’attenzione sul cosiddetto “ultimo km”, da un lato migliorando l'interfaccia tra il trasporto merci di lunga
distanza e quello urbano e dall’altro promuovendo l'uso di sistemi di trasporto intelligenti. Ulteriori vantaggi
dal punto di vista energetico ambientale sono offerti dall’impiego di tecnologie che utilizzano elettricità o
idrogeno o dallo spostamento del trasporto urbano di merci nelle ore notturne.
Anche nel nostro Paese il tema della sostenibilità si è progressivamente fatto spazio nell’ambito della
normativa e degli strumenti di pianificazione sui trasporti e sulle infrastrutture.
Solo nel corso del 2010 il Ministero dell’Ambiente ha elaborato una proposta di “Linee di indirizzo per una
strategia della mobilità sostenibile in Italia” in cui viene suggerita una serie di interventi con l’obiettivo di
ridurre sia i consumi energetici che le emissioni e l’inquinamento da traffico nelle aree urbane, e di rendere
più sostenibile il trasporto delle persone e delle merci.
Le principali politiche delineate fanno riferimento alle seguenti misure:
- regolamentazione dell’accesso ai centri urbani delle auto e dei veicoli di trasporto delle merci;
- sostegno alle politiche urbane a favore della mobilità ciclistica e del potenziamento di servizi integrativi al
trasporto pubblico locale;
- produzione e diffusione di auto ad alta efficienza e basse emissioni (elettriche, ibride/plug-in, a gas
naturale) in sostituzione delle auto circolanti immatricolate prima del 2001;
- sviluppo dei carburanti alternativi.
98
6.3.1 – Le azioni
Codice: TRASP/Plan
Titolo: Governance sulla mobilità urbana e per lo sviluppo di un modello City Logistic per il
trasporto merci.
L’Amministrazione Comunale intende espletare sul territorio un’azione di ”governance” incisiva che insieme
con quella sul Trasporto Pubblico Locale permetta di raggiungere i seguenti obiettivi:
- una significativa riduzione del trasporto privato;
- un efficientamento del parco veicoli privati e merci che preveda l’utilizzazione di veicoli meno inquinanti
(ibridi, idonei per l’utilizzo di biocarburanti,) fino a quelli a zero emissioni (veicoli elettrici) ;
- l’ottimizzazione del trasporto merci in ambito urbano
La riduzione del trasporto privato sarà ottenuta da una parte rendendo più efficiente il trasporto pubblico
locale, dall’altra tramite la creazione di opportuni servizi tesi a ridurre la necessità di spostamenti.
La riduzione delle emissioni correlate al trasporto sarà perseguita con la creazione di infrastrutture, che
favoriranno la modalità ciclabile, soprattutto in ambito urbano, ed incentivando la sostituzione dei veicoli
ad alta emissione con quelli a bassa o ad emissione nulla, (veicoli bifuel, veicoli ibridi , veicoli elettrici).
Un’ulteriore riduzione delle emissioni potrà essere ottenuta con l’ottimizzazione della logistica urbana .
Gli interventi più importanti per la mobilità urbana saranno:
- Utilizzo della Information Communication Technology (ICT) per servizi on-line in zone periferiche;
- Incentivazione dell’uso di mezzi a bassa emissione (tariffa agevolata di parcheggio);
- Estensione delle ZTL;
- Pianificazione di parcheggi scambiatori;
- Incremento della disponibilità e della diffusione di bio-carburanti;
- Creare infrastrutture necessarie per la ricarica dei veicoli elettrici. La presenza di colonnine per la ricarica
insieme con misure premianti (accesso libero nelle ZTL o riduzione sul costo del parcheggio) può
incentivare la diffusione dei veicoli elettrici.
Lo sviluppo di un modello City Logistic per il trasporto merci permette di migliorare la sostenibilità e
l'efficienza della distribuzione urbana delle merci mediante strumenti integrati di gestione e soluzioni
innovative per i veicoli da trasporto.
Sarà redatto un piano per la distribuzione e per la raccolta delle merci nell’ambito urbano in modo da
promuovere una riorganizzazione della logistica e della distribuzione urbana delle merci, allo scopo di
ridurre i chilometri percorsi a parità di servizio e mediante l’utilizzo di veicoli meno inquinanti, con
conseguente riduzione della congestione e degli impatti da traffico in città.
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La costruzione di un assetto razionale ed efficiente della distribuzione urbana delle merci si propone di
ridurre drasticamente l’apporto che il traffico delle merci porta all’inquinamento atmosferico e acustico,
incentivando il rinnovamento delle flotte verso mezzi a emissioni ridotte, se non nulle.
Sono previsti i seguenti interventi:
Sviluppo di un sistema di eco-consegne comunale basato su veicoli elettrici o ibridi;
Introduzione di servizi telematici per supporto informativo costante agli autisti;
Disincentivazione del trasporto merci tramite veicoli impattanti (tariffe in base alle emissioni,
limitazioni all’accesso in ZTL).
Con la politica che metterà in atto l’Autorità Locale con gli interventi sopra descritti è possibile ottenere una
riduzione dei consumi energetici di circa il 15% ( sostituzione del parco veicoli privato con mezzi con
consumo /km più basso tra cui i veicoli elettrici)
Codice: TRASP/Cicla
Titolo: Governance della mobilità ciclabile
In ambito di mobilità sostenibile in Italia, il Decreto Ministeriale n. 557/1999, “Regolamento recante norme
per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili”, rappresenta il documento di riferimento
dal punto di vista normativo per la pianificazione, progettazione e realizzazione di piste ciclabili,
consentendo lo sviluppo di tale soluzione.
Il Comune prenderà in considerazione la creazione di piste ciclabili e di percorsi pedonali in modo da
favorire la mobilità ciclopedonale ed incoraggiare i cittadini nell'utilizzo della bicicletta come mezzo di
trasporto alternativo, economico, veloce ed ecosostenibile.L’utilizzo della bicicletta è vantaggioso per
spostamenti entro i 5 km, sopra questa soglia l'utente tenderà comunque a preferire l'uso dell'automobile o
del mezzo pubblico.
È importante quindi che le zone afferenti al centro storico, comprese in questo chilometraggio, siano
attrezzate per l'uso sicuro della bicicletta, in modo da rendere appetibile il recarsi in centro storico con la
bicicletta anche dalle zone limitrofe e non solo per chi vi risiede abitualmente.
La interconnessione tra varie piste ciclabili e la possibilità di creare un sistema di “bike sharing” (con la
messa a disposizione di un significativo numero di bici elettriche), dovrebbero costituire uno stimolo a
spostarsi in bici come mezzo alternativo all’auto.
La creazione di percorsi pedonali preferenziali e sicuri può agevolare la nascita ed il diffondersi del
“pedibus” soprattutto nel periodo scolastico nel percorso casa-scuola. Il “pedibus” è un autobus che va a
piedi, formato da una carovana di bambini che vanno a scuola in gruppo, accompagnati da due adulti, un
“autista” davanti e un “controllore” che chiude la fila.
Con la creazione di piste ciclo-pedonabili viene scoraggiato l’uso del veicolo, pertanto ci si aspetta una
riduzione sui consumi di circa il 4%, dovuto esclusivamente al mancato uso del veicolo tradizionale (5% sul
parco totale degli autoveicoli).
100
Codice: PA/Flotta
Titolo: Sostituzione del parco veicoli comunali
Ad oggi 2012 il parco automezzi del Comune ammonta a 101 unità, di cui il 77% immatricolato prima del
2005. Dal 2006 sono state immatricolate 23 auto di cui 9 diesel, 3 a benzina ed 11 a metano.
L’Amministrazione comunale, consapevole dell’importanza di essere d’esempio verso la cittadinanza, si
impegna da una parte a ridurre gli spostamenti del proprio personale ricorrendo per quanto possibile
all’utilizzo delle tecniche ITC o di teleconferenze, inoltre di incentivare l’uso da parte dei dipendenti di
biciclette elettriche e come ultima soluzione quella di sostituire il parco mezzi, a partire da quello più datato
e quindi più inquinante, con mezzi a bassa emissione, con mezzi bifuel (benzina /gpl o benzina/metano) o
con mezzi elettrici.
Nell’espletamento delle gare per i nuovi acquisti, in accordo con i principi del “ Green Public Procurement”,
saranno previste premialità per le offerte relative a veicoli che possono essere alimentati anche con biocarburanti.
Con tali interventi è attesa una riduzione dei consumi energetici di circa il 19%, ( veicoli con consumi/km
più bassi tra cui quelli elettrici) che in termini di emissione corrisponde alla sostituzione di almeno il 5% del
parco con veicoli ad emissione nulla.
Codice: TRASP/TPL
Titolo: Efficientamento del Trasporto pubblico
Il Trasporto Pubblico Locale (TPL) ricopre un ruolo fondamentale nella sostenibilità ambientale, perché, se
ben organizzato e implementato, può evitare che migliaia di persone per gli spostamenti in ambito urbano
usino il mezzo privato.
Il trasporto pubblico locale spesso non viene utilizzato perché inefficiente ed inaffidabile. Pertanto il gestore
pubblico deve investire per renderlo più appetibile.
Vengono proposte le seguenti azioni:
•
in base ad un’analisi delle esigenze dei potenziali utenti, in particolare quelli residenti in periferia,
rivedere il servizio sia in termini di frequenza che di capacità ricettiva del mezzo;
•
estensione del TPL anche all’interno del contesto urbano;
•
realizzazione di punti di interscambio nelle varie direzioni in modo da limitare la necessità di lunghi
percorsi a piedi;
Al fine di rendere più efficiente il Trasporto Pubblico Locale sarà presa in considerazione, comunque in
accordo con la normativa vigente, anche la possibilità di autorizzare società private ad effettuare un servizio
di trasporto pubblico a tariffa concordata e concorrenziale con quello assicurato dal consorzio provinciale.
Una volta reso efficiente ed affidabile il servizio, è necessario mettere in atto politiche tese a scoraggiare
l’uso del mezzo proprio soprattutto nel contesto urbano.
101
Un altro intervento sul trasporto pubblico è quello di sostituire il parco macchine, in particolare quello più
datato, con mezzi a bassa o ad emissione nulla.
Sulla base di uno studio sarà individuata la tecnologia più opportuna in termini economici ed energeticoambientali.
Nel caso che si opti per veicoli elettrici, l’energia sarà prodotta con sistemi basati su fonti rinnovabili e come
tecnologia per la ricarica saranno prese in considerazione anche tecnologie innovative, come la ricarica ad
induzione, in alternativa a quella tradizionale basata sulle colonnine.
Per gli obiettivi PAES, sarà necessario ottenere una riduzione sui consumi energetici del 21% con una
riduzione di emissione di CO2 pari alla sostituzione di almeno il 25% del parco con veicoli ad emissione
nulla.
6.4 - Produzione locale di energia basata sulle fonti rinnovabili
Come premessa alle azioni previste per la produzione locale di energia da fonti rinnovabili, è risultato
superfluo fare una descrizione delle singole tecnologie, in particolare di quelle più note, come il fotovoltaico,
il solare termico, l’eolico o l’idroelettrico.
Si è preferito limitarsi a riportare il quadro normativo, in cui le tecnologie FER trovano le leve per la loro
applicazione. Si è fatta eccezione per la fonte “biomassa”, anche alla luce del forte interesse verso questa
tecnologia emerso nella fase di concertazione da parte di molti imprenditori.
Così pure si è ritenuto opportuno sottolineare la tecnologia delle pompe di calore, che è ritenuta a tutti gli
effetti una fonte rinnovabile.
Per quanto riguarda i programmi di incentivazione per la loro diffusione si rimanda al paragrafo “fonti di
finanziamento”.
Produzione locale di energia elettrica
La possibilità di produzione elettrica da impianti privati ed in maniera distribuita è stata consentita in Italia
dal DLgs 79/99, che ha avviato il processo di liberalizzazione e privatizzazione dei mercati dell’energia,
come richiesto dalle Direttive europee 1996/92/CE e 1998/30/CE, prevedendo per l’elettricità la separazione
di funzioni tra produzione, trasporto e distribuzione.
Il processo di liberalizzazione ha attraversato diversi passaggi, definizione di ruoli e introduzione di nuova
normativa, in particolare relativamente alle forme di sostegno da riconoscere per la produzione da micro e
piccola cogenerazione e da FER.
Con i Dlgs 192/05 e 311/06, è stato istituito l’obbligo di produzione elettrica da fonti rinnovabili negli edifici
di nuova costruzione e negli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.
La direttiva 2009/28/CE vincola gli stati membri a definire ed aggiornare periodicamente un Piano di Azione
Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili, che faccia riferimento agli obiettivi stabiliti: per l’Italia,
l’obiettivo fissato corrisponde al raggiungimento di una quota di energia da fonti rinnovabili pari al 17%
dell’intero fabbisogno energetico nazionale.
In attuazione della Direttiva 2009/28/CE, il 30 giugno 2010 il Governo ha pubblicato il primo Piano di
Azione Nazionale (PAN) per le Energie Rinnovabili (ai sensi dell’art. 4 della direttiva 2009/28/CE), con il
102
quale viene definito il programma per raggiungere entro il 2020 l’obiettivo assegnato dall’Europa in termini
di quota minima dei consumi finali lordi di energia coperta da fonti energetiche rinnovabili (termiche ed
elettriche).
Il D.Lgs. 3 marzo 2011, n. 28 ha pienamente recepito la direttiva 2009/28/CE ponendo per l’Italia l’obiettivo
di produzione da fonti rinnovabili (sia termiche che elettriche) pari al 17%.
Gli ultimi decreti, coerentemente con gli obiettivi PAN e il d.lgs 28/11 hanno definito le forme di
incentivazioni per le tecnologie FER per la produzione di energia elettrica distinguendo tra quella
fotovoltaica e quelle non fotovoltaiche (eolica, idraulica, cogenerativa da biomassa).
Produzione locale di energia termica
La produzione termica da fonti rinnovabili è stata promossa in Italia già dalla Legge 10/91, tuttavia la norma,
non definendo obiettivi e livelli prestazionali minimi, è rimasta disattesa e gli impianti termici alimentati a
FER sono stati promossi sostanzialmente attraverso programmi di sostegno in conto capitale
(nazionali/regionali/provinciali) e progetti pilota con finanziamenti europei.
Con la Direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia e il suo recepimento in Italia con i
Dlgs 192/05 e Dlgs 311/06 si è reso esplicito in Italia l’obbligo all’installazione di impianti a fonti
rinnovabili per soddisfare il fabbisogno termico dell’edificio, relativamente alla quota di produzione di
acqua calda sanitaria.
Nel caso di edifici pubblici e privati, nel caso di edifici di nuova costruzione o in occasione di nuova
installazione di impianti termici o di ristrutturazione degli impianti termici esistenti, l’impianto di produzione
di energia termica deve essere progettato e realizzato in modo da coprire almeno il 50% del fabbisogno
annuo di energia primaria richiesta per la produzione di acqua calda sanitaria. Tale limite è ridotto al 20%
per gli edifici situati nei centri storici.
La direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili ha introdotto un elemento
innovativo fondamentale nella promozione della produzione termica da FER, giacché fissa obiettivi nazionali
obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia
(quindi inclusivo sia di usi termici che elettrici).
Per l’Italia l’obiettivo da FER, come già più volte ricordato, è stato stabilito pari al 17%. Per poter
raggiungere l’obiettivo assegnato risulta di primaria importanza non solo lo sviluppo delle tecnologie ma
anche un adeguamento delle infrastrutture necessarie all’utilizzo dell’energia da FER.
Biomassa
Le biomasse, se utilizzate all’interno di un ciclo locale di produzione-utilizzazione nel rispetto del
patrimonio forestale e della biodiversità, rappresentano una preziosa risorsa energetica rinnovabile.
L’uso della biomassa è considerata come una risorsa ad elevata potenzialità di sviluppo in particolare per reti
di teleriscaldamento/cogenerazione di piccole dimensioni, applicabili a comuni piccoli e medi ove sia
possibile disporre di biomassa a filiera corta.
103
La creazione di una filiera può dare impulso sia al settore agricolo che forestale locale promuovendo così al
contempo anche la prevenzione di eventuali rischi idrogeologici. Tutelare il territorio e promuovere
l’autosufficienza energetica sono gli obiettivi delle attuali e future politiche energetiche nazionali.
Le biomasse possono essere utilizzate per alimentare impianti che generano solo calore, solo energia
elettrica, o entrambe le forme di energia contemporaneamente. Quest’ultimo uso, detto cogenerazione,
qualora possibile, è quello più efficiente.
A seconda della tecnologia e degli usi finali dell’energia prodotta (termici e/o elettrici), è possibile scegliere
tra una pluralità di soluzioni impiantistiche. Esse comprendono impianti alimentati da biomasse solide (come
legna da ardere, pellet o cippato), liquide (come il biodiesel) o gassose (come il biogas prodotto ad esempio
dai reflui zootecnici).
A volte, anziché utilizzare direttamente il termine biomassa, si usa il termine “biocombustibili” per indicare i
combustibili ricavati dalla biomassa.
I biocarburanti sono carburanti ricavati dalla biomassa, liquidi o gassosi, destinati al trasporto. Con il
termine bioliquidi, invece, si denotano i combustibili liquidi, prodotti dalla biomassa, usati a fini energetici
diversi dal trasporto.
I principali biocarburanti sono il bioetanolo, il biodiesel e il biometano.
Il bioetanolo è prodotto dalla fermentazione di biomasse ricche di zuccheri, come il mais, le vinacce, le
barbabietole. Ultimamente ci si sta orientando verso la produzione di bioetanolo a partire da biomasse
legnose, evitando così l’uso di biomasse destinabili a scopi alimentari. Il bioetanolo può essere utilizzato in
motori a benzina, miscelato con il carburante tradizionale.
Il biodiesel viene prodotti dagli oli vegetali. A loro volta, gli oli sono estratti da semi di determinate piante,
come il girasole, la colza, la palma. Recentemente sono stati prodotti biodiesel a partire da oli di scarto, come
l’olio di frittura. La ricerca è impegnata a sviluppare sistemi che permettano l’uso delle alghe per la
produzione di biodiesel. Il biodiesel può essere utilizzato in motori diesel, miscelato con il gasolio.
In Italia è permessa la commercializzazione di bioetanolo e biodiesel in miscela con carburanti tradizionali,
a percentuali massime predeterminate.
Per il biodiesel, tale percentuale è pari al 7% in volume. Per quanto riguarda il bioetanolo, la miscelazione
massima prevista è pari al 5% in volume.
Carburanti con percentuali maggiori di biocarburanti sono commercializzabili fuori dalla rete di
distribuzione per particolari veicoli che possono sfruttare miscele con una maggiore quota di
biocarburante.
Il biometano è il gas prodotto dalla purificazione del biogas, avente caratteristiche tali da consentirne
l’immissione nella rete del gas naturale. Il biometano può essere utilizzato senza particolari precauzioni nei
veicoli a metano.
Con il termine biogas si indica il gas, composto principalmente da metano e anidride carbonica, prodotto
dalla fermentazione anaerobica di sostanze organiche, come ad esempio i prodotti e residui agricoli, le
deiezioni animali, i fanghi di depurazione delle acque reflue (si parla in tal caso di gas di depurazione), la
frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU). Il biogas che si origina dalle discariche dei rifiuti urbani
viene anche chiamato gas di discarica.
104
Dal 2012 i bioliquidi (e i biocarburanti) saranno incentivati solo se rispetteranno i criteri di
sostenibilità stabiliti a livello europeo (Direttiva 2009/28/CE e Direttiva 2009/30/CE, recepite in
Italia, rispettivamente, con D.Lgs. 28/2011 e D.Lgs. 55/2011).
I criteri di sostenibilità servono per distinguere quei biocarburanti di cui è possibile dimostrare un
alto valore ambientale, poiché prodotti riducendo le emissioni complessive di anidride carbonica e
rispettando i terreni, limitando l’impatto sui prodotti agricoli destinati alla produzione alimentare.
In sintesi, i criteri di sostenibilità sono i seguenti:
•
•
•
riduzione emissione di gas serra: l’intera catena di produzione e utilizzazione dei bioliquidi (il
cosiddetto “ciclo vita”, dalla coltivazione della materia prima fino all’uso finale del bioliquido) deve
assicurare un risparmio di emissioni di gas a effetto serra, rispetto all’impiego dei corrispondenti
combustibili di origine fossile.
Tale riduzione deve essere almeno pari al 35% (a decorrere dal 2013 nel caso di bioliquidi prodotti
in impianti già in servizio il 23 gennaio 2008). La riduzione dovrà essere poi pari al 50% dal
2017 e al 60% dal 2018 (per i bioliquidi prodotti negli impianti in cui la produzione è iniziata dal
2017);
le materie prime con cui sono prodotti i bioliquidi non devono provenire da terreni ad alta
biodiversità, da terreni che presentano un elevato stock di carbonio, da torbiere;
se le materie prime sono coltivate nel territorio dell’Unione Europea, esse devono rispettare
il Regolamento CE 73/2009 che stabilisce i requisiti e le norme per il mantenimento di
buone condizioni agricole e ambientali.
Pompe di calore
L’energia aerotermica, geotermica e idrotermica, cioè l’energia accumulata sotto forma di calore nell’aria
ambiente, nella crosta terrestre e nelle acque superficiali, è considerata energia rinnovabile.
Le pompe di calore sono apparecchiature che prelevano calore da un ambiente e, innalzandone la
temperatura, lo rendono disponibile ad un ambiente più caldo. Ad esempio, per il riscaldamento invernale di
un edificio, una pompa di calore opera sottraendo calore all’ambiente esterno, per fornirlo agli spazi interni,
mantenendoli al caldo.
Per far avvenire questo processo, opposto a quello spontaneo in cui il calore si trasferisce da un corpo più
caldo a uno più freddo, le pompe di calore consumano una certa quantità di energia che può essere fornita, a
seconda della tecnologia impiegata, sottoforma di energia elettrica oppure di gas.
Facendo uso di sistemi particolarmente efficienti l’energia consumata è però inferiore a quella impiegata da
sistemi di riscaldamento tradizionali. Secondo la normativa europea in tema di energia, se il calore (energia
termica) catturato da una pompa di calore eccede in maniera significativa la quantità di energia necessaria al
suo funzionamento, esso è considerato rinnovabile.
Oggi la tecnologia mette a disposizione pompe di calore reversibili adatte anche per il funzionamento
inverso per il raffrescamento estivo degli ambienti.
105
6.4.1- Le azioni
Codice: FER
Titolo: Installazione di impianti basati su fonti rinnovabili
Le tecnologie che saranno prese in considerazione sono quelle che meglio si prestano ad un inserimento
armonioso con l’architettura degli edifici in questione e con le caratteristiche del territorio.
Nel caso di integrazione nelle coperture degli edifici saranno privilegiate la tecnologia fotovoltaica e quella
del solare termico, che permettono una installazione senza compromettere l’aspetto architettonico originario.
Negli altri casi saranno prese in considerazione la tecnologia delle pompe di calore che permette di utilizzare
l’ energia aerotermica, idrotermica e geotermica, la micro e minidraulica, il micro o mini-eolico, quella
basata sull’uso delle biomasse solide, i biocombustibili ed o biocarburanti, e le tipologie impiantistiche
come quella cogenerativa ad alto rendimento o trigenerativa.
Compatibilmente con i vincoli urbanistici ed infrastrutturali del territorio, sarà valutata la fattibilità tecnica
della realizzazione di reti di distribuzione per l’energia termica (teleriscaldamento/ teleraffrescamento) e di
smart – micro-grid per la distribuzione elettrica e per la ricarica di mezzi elettrici pubblici e privati.
La Autorità Locale si impegna a
- adeguare le prassi amministrative alle nuove normative vigenti nell’ottica della semplificazione delle
procedure autorizzative
- favorire la massima penetrazione
• dei sistemi a pompa di calore (geotermici, ad acqua, ad aria), a compressione o
assorbimento, nel settore residenziale, terziario/industriale e della Pubblica
Amministrazione.
• dei sistemi di cogenerazione, micro-cogenerazione e trigenerazione ad alto rendimento
(elettricità, calore e raffrescamento) nel settore terziario/industriale e residenziale (centri
commerciali, ospedali, complessi residenziali di piccole dimensioni, impianti sportivi, edifici
pubblici e alberghi) in tutte le situazioni che presentano condizioni idonee alla loro
realizzazione
• dei sistemi basati su tecnologie a fonti rinnovabili, sia di quelle che hanno già raggiunto una
maturità industriale sia di quelle innovative, con particolare attenzione a quelle che
presentano aspetti di replicabilità sul territorio;
Contestulamente, come descritto nell’azione di promozione (PA/Promo), il Comune si impegna a supportare
ed ad agevolare iniziative cooperative, private o pubblico-private tese alla produzione di beni e/o di servizi
che sfruttano le tecnologie delle fonti rinnovabili .
FER/PA
L'Amministrazione Comunale interverrà, tramite la ditta a cui sono affidati i servizi energetici, sul proprio
patrimonio edilizio con l'installazione di impianti basati su fonti rinnovabili di piccola e media taglia per la
produzione di energia elettrica, di energia termica e/o di entrambe mediante anche sistemi cogenerativi, in
grado di soddisfare completamente o parzialmente il fabbisogno energetico .
Sarà avviata una ricognizione del patrimonio comunale in termini di tipologia di edificio, tetto disponibile,
orientamento, analisi dei vincoli e dei consumi per individuare le opportunità di installazione più favorevoli
in considerazione anche delle politiche di incentivazione in vigore.
106
Sarà data priorità agli edifici scolastici ed alle strutture sportive per la valenza dimostrativa che possono
avere tali investimenti.
Il Comune tramite altre forme (FTT, leasing, cessione di diritto di proprietà) può mettere a disposizione di
terzi aree esterne di proprietà comunale per incrementare la produzione locale di energia da fonti rinnovabili
Inoltre sarà presa in considerazione la possibilità di produrre energia da FER nella progettazione dell’arredo
urbano in tutte le aree di parcheggio.
Nel settore della Pubblica Amministrazione è attesa una produzione da FER in grado di soddisfare il
fabbisogno energetico per 1020 MWhel e 865 MWHth
FER/RES
La nuova normativa di cui al D.Lgs n. 28 del 03 Marzo 2011 prevede , per nuovi edifici e per quelli soggetti
a ristrutturazione rilevante, l’obbligo di installazione di impianti a fonti rinnovabili che producano energia
elettrica in funzione della superficie in pianta degli edifici; a partire dal 2012 (1 kWp ogni 65 mq), e dal 2015
(1 kWp ogni 50 mq) ed impianti solari termici che obbligatoriamente devono produrre una quota del
fabbisogno termico (riscaldamento invernale, acqua calda sanitaria ed eventualmente il raffrescamento estivo
tramite il solare cooling).
Il Comune, oltre agli impianti obbligatori per legge, si propone di organizzare azioni per incentivare
l’installazione di impianti fotovoltaici, di solare termici, di camini termici e caldaie a legna anche negli
edifici esistenti.
La diffusione delle fonti rinnovabili in questo settore sarà favorita dalla promozione del progetto
“Condomini Intelligenti ed Efficienti” descritto nell’azione PA/Promo.
Nel settore residenziale è stata stimata una potenzialità da FER tale da garantire una copertura parziale dei
consumi nella misura di 4365 MWhel e 14.500 MWhth
FER/TERZ
La P.A. con l’allegato energetico favorirà per gli edifici destinati al settore terziario/industriale l’installazione
di sistemi basati su fonti rinnovabili.
Saranno incoraggiate iniziative finalizzate all'utilizzo della tecnologia cogenerativa ad alto rendimento,
basata su biomassa, a servizio di strutture che presentano condizioni idonee alla loro realizzazione (profilo
di domanda di energia elettrica e termica).
Il Comune prenderà in considerazione anche la partecipazione, con una partnership pubblico-privata, alla
realizzazione di suddetti impianti asserviti ad edifici privati e pubblici. Un esempio può essere un impianto
cogenerativo che serva la piscina comunale (gestita da privati) e lo stadio limitrofo.
Saranno in linea generale promossi progetti, come quello delineato sopra, che presentano anche una
significativa valenza dimostrativa in termini di visibilità e di marketing.
Ci si auspica che l’adesione di strutture ricettive al progetto “Condomini Intelligenti ed Efficienti” promosso
da ANCE Salerno, contribuisca alla penetrazione delle fonti rinnovabili nelle strutture alberghiere
(agriturismi) in modo da poter offrire ai clienti/turisti un prodotto “eco-friendly”.
Per tale settore è stato stimato un contributo da FER di 3870 MWhel e 1615 MWHth.
107
FER/TRASP
L’introduzione delle fonti rinnovabili nel settore “trasporti” è considerata una condizione necessaria per il
raggiungimento degli obiettivi PAES. Bisogna puntare ad un parco veicoli sempre più caratterizzato da
veicoli ad emissione nulla.
Pertanto è stato previsto che l’energia elettrica necessaria per alimentare il parco elettrico sia prodotto con
tecnologie rinnovabili e che una parte dei veicoli a motore endotermico siano in grado di utilizzare i
biocarburanti, che soddisfino i criteri di sostenibilità precedentemente discussi.
Per tale azione è stato prevista una produzione di 2500MWhel da FER ( nello specifico da fotovoltaico) e
2500 MWhth da biocarburanti.
6.5 GPP (Green Public Procurement)
La Commissione Europea si è interessata di GPP già dalla seconda metà degli anni ’90 pubblicando nel 1996
il Libro Verde “Gli appalti pubblici nell’Unione Europea”.
La successiva Comunicazione della Commissione Europea (COM 2003/302) “Politica integrata dei
prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale” ha espressamente previsto la necessità per gli
stati membri di dotarsi di Piani d’Azione Nazionale (PAN) per il GPP.
La Direttiva 2004/18/CE del 31 marzo 2004, relativa al “coordinamento delle procedure di aggiudicazione
degli appalti pubblici di forniture, di servizi e di lavori” riconosce la possibilità di inserire la variabile
ambientale come criterio di valorizzazione dell’offerta.
In Italia il Green Public Procurement non è obbligatorio, però esistono alcune norme che ne sollecitano
l’introduzione, tra cui
- Decreto Ronchi (D.Lgsl. 22/97 art.19), modificato dalla L. 448/01, stabilisce l’acquisto di almeno il 40%
del fabbisogno di carta riciclata;
- DM del 27/03/98, stabilisce che una quota del parco autoveicolare deve essere costituita da veicoli zero e/o
low emission;
- Legge Finanziaria 2002 (L. 448/01, art. 52), sancisce l’obbligo di riservare almeno il 20% del totale
all’acquisto di pneumatici ricostruiti;
- D.M. 8 maggio 2003, n. 203 “Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico
coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato
nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo”;
- Codice dei Contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (D.Lgs. 163/2006), che, pur non rendendo
obbligatoria la pratica degli acquisti verdi, lascia la possibilità a tutte le Amministrazioni ed agli Enti Locali
di effettuare scelte ambientalmente e socialmente preferibili ed all’art.2 comma 2 (principi) indica che: “Il
principio di economicità può essere subordinato,….., ai criteri previsti dal bando ispirati ad esigenze sociali
nonché alla tutela della salute e dell’ambiente ed alla promozione dello sviluppo sostenibile”;
- Il Decreto Interministeriale 11/04/2008 n. 135, “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi
della pubblica amministrazione (PAN GPP) che accoglie l’indicazione della Comunicazione della
108
Commissione europea “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale”
(COM(2003) 302;
- Nel quadro giuridico nazionale va menzionato infine anche il DM 12 ottobre 2009 (G.U. n. 269 del 9
novembre 2009) e il successivo DM 22 febbraio 2011 (G.U. n.64 del 19 marzo 2011) con i quali sono stati
adottati “i criteri ambientali minimi" per 11 categorie d’acquisto.
Ai sensi del PAN GPP solo gli appalti che integrano i criteri ambientali minimi possono essere definiti
“verdi”.
I criteri ambientali minimi comprendono una serie di requisiti, tra cui:
-requisiti di efficienza energetica, ove pertinente (ad es. per le attrezzature elettriche ed elettroniche
d’ufficio, gli apparati per l’illuminazione pubblica stradale, edilizia e materiali da costruzione);
- requisiti tecnici specifici per le categorie di beni connessi all’impiego di energia (per esempio i serramenti
esterni);
- istruzioni da fornire al personale della PA volte a promuovere una gestione con ridotti consumi energetici;
- clausole contrattuali volte all’attuazione di sistemi di mobilità sostenibile per il personale impiegato nelle
commesse pubbliche ed alla individuazione di azioni per razionalizzare gli spostamenti del personale della
pubblica amministrazione, favorendo la diffusione della mobilità sostenibile;
- limiti di emissione di CO2 per l’acquisto, il noleggio e il leasing dei veicoli per il trasporto di persone e di
merci;
I criteri ambientali, inoltre, tendono a valorizzare l’acquisto di servizi rispetto all’acquisto di beni, allo scopo
di orientare la pubblica amministrazione verso forme integrate di appalto che, comprendendo sia la gestione
di impianti che la fornitura di prodotti e l’esecuzione di lavori, consentono la razionalizzazione delle attività
e quindi risparmi energetici, la riduzione degli impatti ambientali e dei costi.
Poiché i criteri si riferiscono al ciclo di vita di prodotti e servizi, essi valorizzano i metodi produttivi meno
energivori e quindi i prodotti con un minor contenuto energetico (per esempio, nel caso dei servizi di
ristorazione collettiva e delle forniture di derrate alimentari, i prodotti biologici).
6.5.1 – Le azioni
Codice: PA/GPP
Titolo: Green Public Procurement
Con il termine “Green Public Procurement” o “Acquisti Pubblici Verdi” si fa riferimento all’introduzione
sistematica di criteri ambientali e sociali nelle politiche di acquisto di beni e servizi delle pubbliche
amministrazioni. L’adozione di queste politiche mira a ridurre gli impatti ambientali dei beni e servizi lungo
l’intero ciclo di vita degli stessi, contribuendo in modo concreto ad attuare percorsi di sostenibilità.
Il Comune si impegnerà ad approvare il manuale degli acquisti verdi, introducendo criteri ecologici nei
bandi pubblici, tra cui
- requisiti di efficienza energetica per le attrezzature elettriche ed elettroniche, per l’illuminazione, per le
opere edili, per i materiali da costruzione;
- requisiti tecnici specifici per le categorie di acquisti e forniture connesse all’impiego di energia;
- limiti di emissione di CO2 e compatibilità con i biocarburanti per l’acquisto, il noleggio e il leasing dei
veicoli per il trasporto di persone e di merci
109
- clausole contrattuali tese a favorire prodotti e/o servizi che, a parità di prestazioni, hanno richiesto o
richiedono meno energia nella loro fornitura e sono basati su materiali ecocompatibili ;
- indici di eco-compatibilità che tengono conto del “Life Cycle Assessment” che include anche i costi
energetici per la gestione, la manutenzione ed il decommisioning.
Codice:PA/Segn
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Impianti semaforici.
Sostituendo le lampade alogene a incandescenza con LED ad alta efficienza energetica e a lunga durata, si
riducono considerevolmente i consumi energetici per i semafori.
Sul mercato sono disponibili dei pacchetti LED compatti, pertanto le luci a incandescenza dei semafori
possono essere facilmente sostituite con i LED.
I principali vantaggi della tecnologia a LED dal punto di vista energetico sono:
- la tecnologia a LED permette di ottenere componenti con una durata di 100.000 ore, contro le 8.000 h delle
lampade a incandescenza e pertanto con ricadute positive sui costi di manutenzione;
- una riduzione del consumo energetico rispetto alle lampade a incandescenza superiore al 50% e fino
all’80%.
Inoltre la tecnologia LED permette di migliorare l’efficienza della segnaletica semaforica; infatti la luce
emessa, essendo più brillante rispetto a quella generata dalle luci a incandescenza, risulta più visibile anche
in condizioni avverse; grazie alla tecnologia EII (Elementi Illuminanti Indipendenti) la visione non è
compromessa in caso di guasto, a vantaggio di una maggiore sicurezza stradale; infine l’eliminazione della
parabola riflettente annulla totalmente il pericoloso effetto “phantom” che mitiga o annulla l’effetto causato
dal riflesso dei raggi solari, che in alcuni casi, non permette agli automobilisti di vedere bene la luce accesa
del semaforo.
Oggi, grazie alla reperibilità sul mercato di led alimentati a 220 V e con la possibilità di non richiedere
modifiche sull’hardware ( attacco E27 oppure di semplici morsetti di cablaggio), l’intervento sull’insieme
della segnalazione semaforica si presenta particolarmente conveniente anche dal punto di vista economico.
Si stima che con l’intervento di sostituzione il consumo di energia elettrica dovuto agli impianti semaforici
possa ridursi del 50% entro il 2016 e raggiungere l’80% nel 2020.
Per gli obiettivi PAES è stata presa in considerazione una riduzione del solo 30% sui consumi attesi al 2020.
Un limitato contributo rispetto alla potenzialità è giustificato dal fatto che la recente politica locale è
indirizzata a ridurre gli impianti semaforici con la realizzazione di rotonde.
Codice:PA/Vot
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Lampade Votive
La gestione delle lampade votive nel cimitero civico dal 2012 è affidata alla società partecipata” Metellia
Servizi”.
Si ipotizza di sostituire tutte le lampade a incandescenza attualmente installate di potenza 3W con lampade
votive a led di 0,5W, con un risparmio stimato dell’ordine dell’80%.
110
Anche in questo caso il contributo derivante da tale intervento al 2020 è stato stimato
conservativa e fissato al 30%.
in maniera
Vantaggi maggiori anche dal punto di vista economico sono ottenibili mediante un FTT con una ESCO.
Codice:PA/Idr
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio: Idrico
Il servizio idrico è uno dei servizi più energivori di quelli gestiti dalla P.A.. Esso negli anni 2005-2010 ha
assorbito sia pure con una tendenza alla diminuzione ottenuta con qualche intervento migliorativo,
mediamente oltre il 50% dei consumi elettrici totali.
Una riqualificazione energetica del servizio deve tendere ai seguenti obiettivi:
Efficientamento dei sistemi di pompaggio, filtrazione con la sostituzione della componentistica
(motori elettrici, pompe, macchine ad osmosi) con componenti di nuova generazione ad efficienza
migliorata;
Razionalizzazione dei consumi con una politica di uso razionale e consapevole della risorsa acqua
(evitare sprechi);
Riduzione dei consumi (recupero acque meteoriche, acque grigie).
In tale contesto una politica tesa ad una maggiore consapevolezza della risorsa idrica deve essere vista per le
sue ripercussioni sui consumi energetici, in quanto buona parte dei consumi viene soddisfatto con
l’emungimento da pozzi, le cui falde si trovano mediamente a 200m, e il pompaggio deve garantire una
distribuzione con adeguata pressione nelle zone collinari.
Con una politica attenta e con interventi specifici sull’hardware si stima al 2020 una riduzione dei consumi
del 15%.
Codice:PA/PubIll
Titolo : Riqualificazione energetica del servizio Illuminazione pubblica
I Comuni, in quanto proprietari degli impianti, sono i principali attori nel settore dell’illuminazione pubblica
, essendo responsabili della costruzione, gestione, manutenzione e conformità alle norme di sicurezza e di
efficienza degli impianti stessi.
L’illuminazione pubblica rientra tra le opere di urbanizzazione primaria (art. 4 L. 847 del 1964), ossia in
quello insieme di servizi, aree ed opere indispensabili per assicurare le necessarie condizioni di vita sotto il
profilo dell’igiene, della viabilità e della sicurezza .
In Italia non esiste una legge nazionale specifica sull’efficienza energetica nella pubblica illuminazione.
Tuttavia, il concetto di risparmio energetico è affrontato nella Direttiva Europea 2006/32/CE relativa
all’efficienza degli usi finali dell’energia e dei servizi energetici e nella norma italiana di recepimento
(D.Lgs. 115/08) che pone una serie di disposizioni anche per la pubblica amministrazione (artt. 12, 13, 14,
15).
Va ricordato che l’illuminazione pubblica rientra tra i servizi per i quali la normativa europea per gli acquisti
verdi e il “Piano d’Azione Nazionale per il Green Public Procurement” (PAN GPP– L. 296/2007 c. 1127)
111
prevedono la definizione di “criteri ambientali minimi” nell’espletamento delle gare con il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa, in modo da introdurre criteri di valutazione che premino le
soluzioni maggiormente rispondenti ai principi di ecosostenibilità.
L’illuminazione pubblica è stata oggetto di specifici studi da parte dell’ENEA nell’ambito delle attività
finanziate con la “Ricerca di Sistema Elettrico”. E’ recentissima la presentazione da parte di ENEA di un
documento che riporta le linee guida per una gestione efficiente degli impianti di illuminazione pubblica.
Il Comune può incentivare la ditta, che gestisce gli impianti, a continuare nel progetto di riqualificazione
energetica, già avviato, con
- la sostituzione di lampade stradali a vapori di mercurio con tecnologie più efficienti (alogenuri metallici o
sodio alta pressione o LED);
- la dismissione di punti luce ridondanti;
- l’installazione di sistemi di riduzione del flusso luminoso, basati su interruttori fotoelettrici che possono
ridurre il consumo di elettricità nell’illuminazione ;
- l’introduzione di un sistema di telecontrollo in grado di rilevare le grandezze più importanti (tensione,
corrente) dei carichi elettrici e a trasmettere i dati raccolti ad un centro remoto, riuscendo quindi a
monitorare ed intervenire a distanza su ogni singolo punto luce, anche per quel che riguarda la
dimmerazione;
- l’uso di alimentatori più efficienti L’alimentazione stabile e regolabile lungo ogni linea dell’impianto
prolunga notevolmente la vita delle lampade e fornisce una luminosità omogenea per tutti i punti luce, con
la possibilità quindi di regolare la riduzione di potenza ad orari ed in aree prestabilite;
Si stima al 2020 una riduzione sui consumi attesi del 30%. Di cui buona parte già conseguita dalla ditta a cui
con contratto pluriennale è stata affidata la gestione e la manutenzione di tutta l’illuminazione pubblica,
112
7 - Organizzazione per l’attuazione del PAES
Qualora non si voglia che il PAES resti solo un documento programmatico, esso ha bisogno di un chiaro
percorso attuativo e del coinvolgimento responsabile di tutti i soggetti interessati alla sua attuazione.
Il PAES, per la sua complessità in termini di aree di intervento e di settori coinvolti, necessita per la sua
attuazione di una organizzazione “ad hoc” all’interno del Comune. Infatti la gestione energetica sostenibile
del territorio non può essere avulsa da altre attività ed iniziative e pertanto deve costituire un riferimento per
la pianificazione generale messa in atto dall’Autorità Locale.
Per uno svolgimento efficiente ed efficace delle attività previste dal PAES, sarà attivata la seguente
organizzazione interna. Essa si basa sulle seguenti strutture:
- un Comitato di Coordinamento
ed
- un Supporto Tecnico
Il Comitato di Coordinamento sarà presieduto dal sindaco. Faranno parte del Comitato in maniera
permanente il Sindaco, l’Assessore all’Ambiente ed il Dirigente del Settore Ambiente.
Nel caso che le tematiche in discussione siano di interesse di altri assessorati e/o settori, sarà cura del
presidente invitare tutti gli altri soggetti potenzialmente o direttamente interessati.
Il ruolo principale del Comitato è quello di definire, sulla base della relazione semestrale predisposta dal
Supporto Tecnico, eventuali nuovi indirizzi ed in ogni caso assicurando le risorse umane e finanziarie
necessarie per lo svolgimento delle attività future.
Il Supporto Tecnico all’organizzazione sarà assicurato dal personale afferente allo Sportello per l’Energia
Sostenibile, (SpES), la cui attivazione è prevista in un’ azione specifica del PAES.
Allo SpES oltre ai compiti ivi descritti sarà affidato il ruolo di supportare dal punto di vista tecnico per le
tematiche di interesse PAES il Comitato di Coordinamento.
In particolare al Supporto Tecnico viene chiesto di predisporre per il Comitato di Coordinamento una
relazione interna semestrale sull’andamento delle attività PAES e sulle risultanze di eventuali tavoli tematici
appositamente predisposti.
Allo stesso tempo lo SpES avrà il compito di recepire le esigenze provenienti dal territorio, in termini di
associazione di categorie, di soggetti portatori di interesse, di rappresentanti di settori.
Nel caso che le suddette richieste necessitano di approfondimenti, lo SpES può attivare specifici tavoli
tematici con la partecipazione anche dei soggetti interessati. Uno dei primi tavoli che sarà attivato è quello
relativo al settore industriale, una volta elaborati i dati dell’ ”audit” energetico di settore.
Sulla base delle esigenze operative, che nel corso degli anni si presenteranno, la struttura può essere
modificata ed ampliata sia nei compiti che nelle professionalitò da coinvolgere.
La figura 7.1 riporta uno schema a blocchi dell’organizzazione sopra descritta.
113
Amministrazione
Struttura
Comitato di
coordinamento
Settore Ambiente
Tavoli tematici
Sportello per
l’Energia Sostenibile
SpES
Tema “A”
Tema “B”
Figura 7.1 - Schema a blocchi dell’organizzazione per l’attuazione del PAES
114
8. Il Piano di Monitoraggio : IME (Inventario di Monitoraggio delle Emissioni)
Il monitoraggio rappresenta una parte molto importante nel processo di realizzazione del PAES.
Esso, infatti, se svolto con regolarità, mette l’Autorità Locale in condizione di
- poter intervenire sul processo di attuazione ed eventualmente apportare gli adattamenti che si rendessero
necessari per il successo del piano;
- rispondere agli obblighi derivanti dal Patto dei Sindaci, conseguenti all’approvazione del PAES, relativi al
“reporting” alla Comunità Europea .
L’attività di “reporting”, a cui la Commissione Europea tiene particolarmente, comporta obbligatoriamente
la sottomissione alla U.E. di specifiche relazioni. In particolare
• un Report di Attuazione (AR) ogni quattro anni, che contiene informazioni quantitative e misurazioni
relative ai consumi energetici ed alle emissioni di gas serra nei periodi successivi all’avvio del progetto,
strettamente connesse all’implementazione del piano e delle singole azioni in esso contenute, unitamente
all’inventario aggiornato delle emissioni di CO2 (Inventario di Monitoraggio delle Emissioni, IME); che
implica la compilazione su base annuale degli inventari di CO2.
• un Report di Intervento (IR) biennale che contiene informazioni qualitative sull’implementazione del PAES
e sull’avanzamento dei progetti.
Pertanto il I° Report di Intervento deve essere prodotto e sottoposto a partire dal secondo anno
dall’approvazione del PAES e revisionato ogni due anni; mentre il I° Report di Attuazione con la revisione
dell’inventario viene prodotto a partire dal quarto anno e revisionato ogni quattro anni.
La Commissione Europea fornirà un “template” per ciascun tipo di report, sulla base del quale saranno
adattate le procedure previste nel presente progetto al fine di rendere i report prodotti quanto più conformi
alle specifiche proposte dalla U.E..
Perché il monitoraggio non si riduca ad un banale aggiornamento di dati ed informazioni, esso deve
prevedere una valutazione “in itinere” ed una “ex post”.
Quella “in itinere” è collegata allo stato di attuazione dei progetti e di ultimazione degli stessi, mentre quella
“ex post” permetterà di quantificare l’emissione di CO2 effettivamente evitata.
Il confronto con la valutazione “ex ante”, effettuata in fase di preparazione del PAES, permetterà di
verificare
l’efficacia
delle
azioni
previste
ed
eventualmente
introdurre
le
correzioni/integrazioni/aggiustamenti ritenuti necessari per meglio orientare il raggiungimento dell’obiettivo,
ottimizzando il ciclo “Plan” “Do”, “Check” and “Act” ( pianificazione, esecuzione, controllo, azione).
Pertanto risultano di particolare importanza per l’efficacia del monitoraggio la raccolta dei dati di emissione
nell’evolversi delle azioni e la loro analisi sulla base di indicatori in grado di quantificare l’effettiva
realizzazione e di stimare le quantità di gas serra non emesse o rimosse grazie al progetto stesso.
Gli indicatori sono stati definiti preventivamente e sono inseriti all’interno delle Schede di Progetto, in modo
da essere univocamente associati ad una data misura o azione.
115
L’indicatore sarà dunque un dato quantitativo coincidente con l’unità di misura utilizzata nella fase di analisi
dell’azione. Per progetti particolarmente complessi si possono utilizzare anche più indicatori.
Per la tematica PAES, indicatori tipici sono quelli basati
-
sulla “sostenibilità energetica”
- sullo “sviluppo delle azioni”
Gli indicatori “della sostenibilità energetica” permettono di monitorare l’evoluzione della sostenibilità
energetica sul territorio Comunale. Quelli “di sviluppo delle azioni” consentono di monitorare il grado di
implementazione di ciascuna azione di piano.
L’Amministrazione Comunale dovrà quindi continuare a registrare i consumi diretti di cui è responsabile e
richiedere annualmente i dati dei distributori di energia elettrica, gas naturale, e di altri vettori energetici in
modo tale da avere sempre a disposizione dati aggiornati. I consumi energetici registrati sul territorio
annualmente vanno analizzati alla luce dell’andamento delle azioni.
Per quanto riguarda le azioni sul patrimonio pubblico, il monitoraggio risulta essere di semplice attuazione,
in quanto l’Amministrazione comunale, essendo diretta interessata, è in grado di valutare i risparmi
energetici effettivamente conseguiti, deducibili dal monitoraggio effettuato sui consumi di edifici pubblici,
illuminazione pubblica e parco veicolare pubblico, e di verificare l’efficacia delle azioni intraprese.
Di meno facile interpretazione saranno le azioni che non sono direttamente gestite dall’Amministrazione
comunale. In tal caso sarà necessario introdurre dei criteri che sulla base di dati oggettivi ( per esempio il
consumo dei vari vettori energetici (energia elettrica carburanti, combustibili), consentono di valutare “ in
itinere” e “ ex post” se i risparmi realmente ottenuti in termini energetici e di emissioni di CO2 sono in linea
con quanto stimato ed atteso.
Il soggetto responsabile del piano di monitoraggio è l’Amministrazione Comunale, che, a tale scopo, si
avvarrà del personale afferente allo Sportello per l?Energia Sostenibile.
116
9- Costi di investimento e ricadute socio-economiche
Come detto nella definizione dello “Scenario di Piano al 2020”, dagli interventi “virtuosi” (uso razionale
dell’energia ed efficienza energetica) è atteso un risparmio di circa 89.000 MWh, mentre dalle fonti
rinnovabili è stata prevista una produzione totale a copertura parziale del fabbisogno energetico, di 31.200
MWh.
Per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici complessivi (89.000 MWh) si stima che
- il 10% possa derivare dalle buone pratiche tese a ridurre lo spreco di energia;
- il 40% è conseguibile con la sostituzione di apparecchiature elettriche/termiche obsolete con quelle più
efficienti, nonché di veicoli più inquinanti con altri a minore impatto ambientale;
- solo il rimanente 50% richiederà un intervento specifico di investimento, che, sulla base delle statistiche
attualmente disponibili, può essere stimato in 60M€, da distribuire nel periodo di attuazione del PAES
(2013.2020).
L’investimento totale relativo agli interventi di efficienza energetica è stato stimato in circa 110M€ di cui il
2% a carico diretto della P.A., l’ 1,4% nella Pubblica Illuminazione, il 36% nel residenziale, l’11% nel
terziarioe circa il 50% nei trasporti: La quota afferente al settore trasporti include anche gli interventi
infrastrutturali a carico della P.A. relativi dall’azione di ”pianificazione e governance”.
Con riferimento alle tecnologie da fonti rinnovabili applicabili sul territorio di Cava, è stato valutato un
investimento, nel periodo di attuazione del PAES (2013-2020), dell’ordine dei 40M€ a cui vanno aggiunti
costi infrastrutturali (distributori di biocarburanti, sistemi di ricarica elettrica etc) per un totale di altri 10
M€. L’investimento totale per la produzione locale di energia da fonti rinnovabili è stato, pertanto, stimato in
50 M€, di cui il 5% a carico diretto della P.A., il 60% nel residenziale, il 18% nel terziario, il 16% nei
trasporti e l’1% nella Pubblica Illuminazione).
In totale il PAES può creare un mercato per circa 160 M€, che può dare impulso al settore edile ed a quello
impiantistico, con particolare attenzione a quello energetico, creando sul territorio nuove opportunità
occupazionali. Supponendo che solo il 50% del mercato aggiuntivo, stimato in 100M€, abbia delle
ricadute sul territorio comunale, è ragionevole valutare che l’attuazione del PAES possa creare circa
200 nuovi posti di lavoro.
E’ da precisare che in tutti i casi , grazie ai programmi di incentivazione in corso, sia in conto capitale che in
conto energia, l’investimento effettivo da parte dei soggetti attuatori è di gran lunga
inferiore; esso viene ammortizzato in un numero di anni inferiore a 10 a fronte di una vita media utile del
singolo intervento dell’ordine dei 20 anni.
Trattasi quindi, in generale, di investimenti con un tempo di ritorno relativamente breve e con una redditività
medio-alta e quindi il soggetto interessato all’intervento non dovrebbe trovare difficoltà ad essere finanziato
dagli Istituti di Credito locali, anche grazie alle azioni di promozione che intraprende l’Autorità Locale.
117
10 - Fonti di finanziamento ( al novembre 2012)
Tutti gli interventi descritti nel piano possono accedere alle incentivazioni previste da specifici programmi
nazionali e/o Europei.
Si riportano gli strumenti più facilmente accessibili da parte dei soggetti pubblici, dei privati e delle imprese.
L’elenco, così come le informazioni di seguito riportate, per le finalità del documento, volutamente sono del
tutto generali.
Per maggiori informazioni circa i programmi di finanziamento attivi, la tipologia di interventi finanziabili,
le modalità di accesso e i criteri che disciplinano i finanziamenti si rimanda ai siti specifici.
Programmi Nazionali
Programmi di incentivazione per fotovoltaico, per tecnologie diverse dal
fotovoltaico e quelle termiche
In particolare per quanto riguarda le realizzazioni di impianti basati sulla tecnologia fotovoltaica è possibile
accedere agli incentivi previsti dal V Conto Energia D.M. 5/7/2012 - Emanato in attuazione dell’art. 25 del
decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazione della produzione di energia.
Il Conto Energia è il programma che incentiva in conto esercizio l'energia elettrica prodotta da impianti
fotovoltaici connessi alla rete elettrica. Questo sistema di incentivazione è stato introdotto in Italia nel 2005,
con il Decreto Ministeriale del 28 luglio 2005 (Primo Conto Energia) ed dal 27 agosto 2012 è regolato dal
D.M. 5/7/2012.
Gli impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici, per la produzione di energia elettrica, possono
accedere alle incentivazioni previste dal D.M. 6/7/2012 – Emanato in attuazione dell’art. 24 del decreto
legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a
fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici.
Il Decreto prevede che l’incentivazione sia riconosciuta in riferimento all’energia prodotta netta da impianti
a fonti rinnovabili e immessa in rete (artt. 2 e 7), ovvero al minor valore fra la produzione netta e l’energia
effettivamente immessa in rete. In particolare sono previste due tipologie di incentivi: una tariffa incentivante
omnicomprensiva per gli impianti di potenza non superiore a 1 MW, o, in alternativa, un incentivo per gli
impianti di potenza superiore ad 1 MW e per quelli di potenza non superiore a 1 MW che non optano per la
tariffa omnicomprensiva, calcolato come differenza tra un valore fissato (ricavo complessivo) e il prezzo
zonale orario dell’energia (riferito alla zona in cui è immessa in rete l’energia elettrica prodotta
dall’impianto).
Relativamente alle tecnologie termiche o gli interventi di efficienza energetica, si è in attesa
dell’emanazione del decreto da parte del MiSE in attuazione dell’articolo 28 del decreto legislativo 28/2011,
Saranno ammessi agli incentivi le amministrazioni pubbliche ed i soggetti privati, intesi come persone
fisiche, condomini e soggetti titolari di reddito di impresa o di reddito agrario. I soggetti pubblici possono
avvalersi dello strumento del finanziamento tramite terzi o di un contratto di rendimento energetico ovvero di
un servizio energia, anche tramite l’intervento di una ESCO.
118
Il decreto incentiverà sia interventi di efficienza energetica sia la realizzazione di sistemi per la produzione di
energia termica da fonti rinnovabili. Si riporta l’elenco degli interventi previsti:
a) isolamento termico di superfici opache delimitanti il volume climatizzato;
b) sostituzione di chiusure trasparenti comprensive di infissi delimitanti il volume climatizzato;
c) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale
utilizzanti generatori di calore a condensazione;
d) installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di chiusure trasparenti con esposizione da EstSud-Est a Ovest, fissi o mobili, non trasportabili;
e) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale
dotati di pompe di calore, elettriche o a gas, utilizzanti energia aerotermica, geotermica o idrotermica;
f) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento delle serre esistenti e dei fabbricati
rurali esistenti con impianti di climatizzazione invernale dotati di generatore di calore alimentato da
biomassa;
g) installazione di collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling;
h) sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore.
Ovviamente gli interventi realizzati ai fini dell’assolvimento degli obblighi di cui all’articolo 11 del decreto
legislativo 28/2011 accedono agli incentivi previsti dal suddetto decreto limitatamente alla quota eccedente
quella necessaria per il rispetto dei medesimi obblighi.
Fondo Rotativo Kyoto
I singoli cittadini, imprese, condomini e soggetti pubblici per gli interventi sulle fonti rinnovabili o di
efficienza energetica possono accedere al Fondo Kyoto.
Il Fondo Kyoto consiste in un plafond di 600 milioni di Euro, suddivisi in 3 cicli annui da 200 milioni,
destinati ad alimentare un finanziamento al tasso agevolato del 0,50% per la realizzazione di opere atte al
risparmio energetico ed alimentazione da fonti rinnovabili.
L'area di applicazione del Fondo Kyoto è raggruppata in 7 “misure” di interventi finanziabili:
- Misura microcogenerazione diffusa (impianti di generazione combinata di energia elettrica e/o termica e/o
meccanica fino a 50 kWe); ( soggetti pubblici, persone fisiche, condomini, imprese )
- Misura rinnovabili (impianti di piccola taglia eolici, idroelettrici, solari termici, termici a biomassa
vegetale solida, fotovoltaici); ( soggetti pubblici, persone fisiche, condomini, imprese )
- Misura motori elettrici; (imprese)
- Misura usi finali (risparmio energetico e incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia); (
soggetti pubblici, persone fisiche, condomini, imprese )
- Misura protossido di azoto; (imprese)
- Misura ricerca; (soggetti pubblici, imprese)
- Misura gestione forestale sostenibile. ( soggetti pubblici, persone fisiche, condomini, imprese )
119
Certificati Verdi e Tariffa Onnicomprensiva
Certificati Verdi sono titoli negoziabili, rilasciati dal GSE in misura proporzionale all’energia prodotta da
un impianto qualificato IAFR (Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili), entrato in esercizio entro il 31
dicembre 2012 ai sensi di quanto previsto dal D. lgs. 28/2011, in numero variabile a seconda del tipo di fonte
rinnovabile e di intervento impiantistico realizzato (nuova costruzione, riattivazione, potenziamento e
rifacimento).
Il meccanismo di incentivazione con i Certificati Verdi si basa sull’obbligo, posto dalla normativa a carico
dei produttori e degli importatori di energia elettrica prodotta da fonti non rinnovabili, di immettere
annualmente nel sistema elettrico nazionale una quota minima di elettricità prodotta da impianti alimentati da
fonti rinnovabili.
Il possesso dei Certificati Verdi dimostra l’adempimento di questo obbligo: ogni Certificato Verde attesta
convenzionalmente la produzione di 1 MWh di energia rinnovabile. I Certificati Verdi hanno validità
triennale: quelli rilasciati per la produzione di energia elettrica in un dato anno (anno di riferimento dei CV)
possono essere usati per ottemperare all'obbligo anche nei successivi due anni.
L’obbligo può essere rispettato in due modi: immettendo in rete energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili
oppure acquistando i Certificati Verdi dai produttori di energia “verde”.
La Tariffa Onnicomprensiva costituisce il meccanismo di incentivazione, alternativo ai Certificati Verdi,
riservato agli impianti qualificati IAFR, di potenza nominale media annua non superiore ad 1 MW, o 0,2
MW per gli impianti eolici.
La tariffa viene riconosciuta per un periodo di 15 anni, durante il quale resta fissa, in funzione della quota di
energia immessa in rete, per tutti gli impianti che entrano in esercizio entro il 31 dicembre 2012.
Titoli di Efficienza Energetica
I Titoli di Efficienza Energetica (TEE), anche noti come certificati bianchi, sono titoli negoziabili che
certificano i risparmi energetici negli usi finali di energia. Il meccanismo dei Certificati Bianchi non si
rivolge direttamente a tutti i consumatori finali di energia bensì a specifici operatori e soggetti professionali.
Il meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica si fonda sull’obbligo, posto dalla normativa alle aziende
distributrici di gas e/o di energia elettrica con più di 50.000 clienti finali, di conseguire un obiettivo annuo
prestabilito di risparmio energetico.
A seconda del tipo di energia risparmiata (energia elettrica, gas, combustibili) si distinguono cinque tipologie
di Titoli di Efficienza Energetica.
•
•
Titoli di tipo I, attestanti il conseguimento di risparmi di energia attraverso una riduzione dei
consumi di energia elettrica;
Titoli di tipo II, attestanti il conseguimento di risparmi di energia attraverso una riduzione dei
consumi di gas naturale;
120
•
•
•
Titoli di tipo III, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di energia diverse dall’elettricità e
dal gas naturale, non destinate all’impiego per autotrazione (ad esempio risparmio di olio
combustibile o di gasolio);
Titoli di tipo IV, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di energia diverse dall’elettricità e
dal gas naturale, realizzati nel settore dei trasporti e valutati con le modalità previste dall’articolo 30
del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
Titoli di tipo V, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di energia primaria diverse
dall’elettricità e dal gas naturale, realizzati nel settore dei trasporti e valutati attraverso modalità
diverse da quelle previste per i titoli di tipo IV.
Per ottenere i certificati bianchi i soggetti obbligati e quelli volontari devono compiere attività che siano in
grado di generare risparmi energetici.
Per il riconoscimento dei TEE i progetti devono consentire il raggiungimento di una soglia minima di
risparmio di energia.
L’ammontare dei risparmi conseguiti è verificato dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG)
ricorrendo a tre differenti metodi di valutazione: standardizzata, analitica e a consuntivo.
Con l’entrata in vigore il 1 novembre 2011 delle nuove Linee Guida le soglie minime per presentare i
progetti sono state modificate e stabilite pari a 20 tep, 40 tep e 60 tep rispettivamente per progetti standard,
analitici e a consuntivo.
L'Autorità ha predisposto un sistema per la gestione telematica delle richieste di verifica e certificazione
relative a progetti di risparmio energetico.
I certificati bianchi, come stabilito dal DM 5 settembre 2011, possono essere rilasciati anche alle unità di
cogenerazione ad alto rendimento sulla base del risparmio di energia primaria conseguito. In questo caso i
certificati bianchi rilasciati sono di tipo II.
Mobilità sostenibile (Decreto sviluppo)
Sono stati stanziati dal Governo per gli anni 2013, 2014 e 2015, 140 milioni di euro destinati agli incentivi
auto così suddivisi: 50 milioni a disposizione per l’anno 2013, 45 milioni per il 2014 e 45 milioni per il
2015. Gli incentivi auto 2013 e 2014 prevedono un contributo fino al 20% sul prezzo dell’auto, con un
massimo di 5.000 euro, e nel 2015 fino al 15% fino con un massimo di 4.000 euro.
Sono previsti incentivi per
- auto con emissioni di CO2 comprese tra i 95 e i 120 g/km: gli incentivi auto programmati per il 2013,
2014 e 2015 sono destinati all’acquisto di auto elettriche, auto ibride, auto con doppia alimentazione
benzina/gpl e benzina/metano, e auto alimentate con biocombustibili .
121
Al fine di ottenere gli ecoincentivi è necessario che il modello acquistato non superi il valore di emissioni di
CO2 pari a 120 g/km, e se il valore è compreso tra i 95 ed i 120 g/km l’incentivo ammonta a 2.000 euro negli
anni 2013 e 2014, per scendere a 1.800 euro nel 2015. Una soglia, quella dei 120 g/km, nella quale rientrano
diverse auto a gpl, a metano e ibride.
- auto con emissioni di CO2 comprese tra i 50 e i 95 g/km: per l’acquisto di auto con emissioni di CO2
comprese tra i 50 ed i 95 g/km gli incentivi auto a disposizione possono arrivare fino alla cifra di 4.000 euro
nel 2013 e 2014 e di 2.000 euro nell’ultimo anno.
- auto con emissioni al di sotto dei 50 g/km: gli incentivi auto 2013 messi a disposizione per modelli con
emissioni di CO2 non superiori ai 50 g/km possono arrivare al 20% del prezzo della vettura acquistata, con
un tetto massimo di 5.000 euro che rimane tale anche nel 2014 e va a scemare nel 2015, dov’è previsto un
massimo di 3.500 euro. Tale incentivo favorirà la diffusione dei veicoli elettrici. Pertanto il Governo ha
previsto un Piano nazionale volto allo sviluppo delle infrastrutture per agevolarne la diffusione e che stabilirà
tra le altre cose modi, tempi e tariffe per la ricarica delle batterie.
Gli incentivi auto stanziati per il 2013, 2014 e 2015 prevedono, oltre all’acquisto di una nuova auto che
rientri un una delle categorie suddette, la rottamazione della propria vecchia auto, della quale bisogna essere
proprietari da un tempo non inferiore ai 12 mesi.
Il ritorno degli ecoincentivi rientra in un piano più vasto finalizzato a favorire la mobilità sostenibile. Per
esempio realizzando reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici o obbligando i comuni a prevedere
nei regolamenti edilizi la messa a disposizione di colonnine di ricarica come condicio sine qua non per la
costruzione di centri commerciali, uffici e capannoni industriali. Inoltre il governo stabilirà la
regolamentazione dei tempi e dei modi di ricarica, nonché le tariffe. Infine verranno stipulati appositi accordi
con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che promuoverà e valorizzerà la partecipazione congiunta
di soggetti pubblici e privati.
Finanziamenti europei
Tra i fondi europei gestiti a livello nazionale e regionale si segnalano
- i fondi strutturali e il fondo di coesione. La politica di coesione europea si suddivide in tre principali
strumenti di finanziamento:
•
•
•
•
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)
Il Fondo sociale europeo (FSE)
Il Fondo di coesione (FC)
Tra i fondi europei gestiti dalla commissione europea in maniera centralizzata si segnalano:
- lo strumento ELENA - ELENA - European Local Energy Assistance (assistenza energetica europea a livello
locale) - è uno strumento che fornisce sovvenzioni per l’assistenza tecnica. Tra le tante misure che possono
ricevere tale sostegno finanziario rientrano: studi di fattibilità e di mercato; strutturazione di programmi
122
d’investimento; piani aziendali; audit energetici; preparazione di procedure d’appalto e accordi contrattuali, e
assegnazione della gestione dei programmi d’investimento a personale di nuova assunzione. Lo scopo è di
riunire progetti locali sparsi in investimenti sistematici e renderli bancabili.
- il programma Energia Intelligente per l’Europa (IEE) tra cui la misura MLEI (Mobilizing Local Energy
Investments) che è uno strumento di finanziamento dell’assistenza tecnica in favore delle autorità locali che
vogliono realizzare progetti piccoli/medi nell’ambito della sostenibilità energetica che prevedano una
mobilitazione finanziaria locale.
- Il Fondo Europeo per l'Efficienza Energetica (EEEF) che può investire in tre diverse categorie di progetti:
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Gli investimenti per il Risparmio Energetico ed Efficienza Energetica
Gli investimenti in Fonti Rinnovabili di Energia
Gli investimenti nel Trasporto Urbano Pulito con speciale attenzione a trasporto pubblico
Per sensibilizzare i comuni sulla necessità di ridurre o addirittura azzerare le loro impronte di carbonio, la
Commissione Europea ha dotato l'EEEF di un servizio di Assistenza Tecnica che punta ad accelerare gli
investimenti nei settori dell'efficienza energetica, dell'energia rinnovabile di scala ridotta e del trasporto
urbano pulito.
Il Servizio di Assistenza Tecnica supporta i propri beneficiari nello sviluppo dei progetti concedendo un
contributo della Commissione Europea pari al 90% dei costi complessivi a condizione che il progetto venga
poi finanziato mediante l'EEEF.
Il contributo dell'Assistenza Tecnica ha lo scopo di facilitare l'implementazione di progetti supportando la
preparazione di studi di fattibilità, business plan, gare d'appalto, ecc.
Attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), l’Italia si fa promotrice con la Commissione Europea e la
Banca Europea per gli Investimenti del nuovo fondo per l’efficientamento energetico, previsto dal
Programma energetico europeo per la ripresa (EEPR).
Il target del fondo è di 800 milioni di euro, da raggiungere con l’apporto di capitali da parte di altri
investitori. I promotori ne hanno versati 265 milioni: la Commissione Europea 125 milioni di euro, la BEI 75
milioni di euro, CDP 60 milioni di euro e Deutsche Bank AG, selezionato quale gestore del fondo, 5 milioni
di euro.
Principali beneficiari dell’iniziativa sono Enti locali, utilities, energy service companies (ESCOs), operatori
di trasporto pubblico, associazioni di social housing.
Infine, si riporta una nuova forma di finanziamento per le infrastrutture in generale e per gli interventi di
efficienza energetica in particolar, i Project Bonds.
- Europe 2020 Project Bond Initiative. Nel 2011 la Commissione Europea ha lanciato un’iniziativa per
implementare la sua strategia volta a promuovere entro il 2020 una crescita “smart, sostenibile e inclusiva”:
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la “Europe 2020 Project Bond Initiative”. La fase pilota è ufficialmente iniziata il 10 luglio 2012 con
l’approvazione da parte del Consiglio UE della proposta legislativa della Commissione (Regolamento Ue,
n.670/2012, di modifica alla decisione n. 1639/2006/Ce).
L’iniziativa prevede l’utilizzo di nuovi strumenti finanziari, i project bond (prestiti obbligazionari),
per rilanciare l’economia europea in alcuni settori chiave delle infrastrutture: trasporti, energia,
comunicazione e IT (in particolare, le reti a banda larga).
La normativa comunitaria è già stata recepita in Italia attraverso il Dl 24 gennaio 2012, n. 1: il
decreto ha modificato l’articolo 157 del Testo unico sugli appalti pubblici (Dlgs 163/2006) con
l’introduzione per le società di progetto della possibilità di emettere titoli di debito, previa
autorizzazione degli organi di vigilanza. Inoltre non si applicano le disposizioni di cui agli artt.
2413, 2414-bis; 2420 c.c. relativi alla disciplina delle obbligazioni delle S.p.a. In sostanza, le
obbligazioni emesse potranno superare anche il limite del doppio del capitale sociale e delle riserve
disponibili, rendendo possibili finanziamenti consistenti in progetti infrastrutturali.
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PAES – Cava 2020 - Cava de` Tirreni