Natalie Zemon Davis
Fra storia e antropologia
Natalie Zemon Davis
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1928 - Nasce a Detroit (Michigan), in una famiglia di
commercianti ebrei di origine Lituana
1946-49 - frequenta lo Smith College all’Università del
Michigan, risiedendo alla “Maison française” ove si
appassiona alla cultura e alla storia di quel paese.
“In quegli anni ero molto impegnata politicamente e in
un certo senso, benché fossi un’ebrea americana,
ritenevo che quella storia fosse la mia storia”.
1948 – frequenta un corso di storia delle scienze alla
Havard University, dove conosce il giovane
matematico Chandler Davis, simpatizzante comunista,
che sposa clandestinamente e dal quale in seguito avrà
tre figli.
1950-52 – frequenta un dottorato in storia ad Harvard;
nel frattempo si batte contro il “maccartismo” e per il
diritto alla libertà di espressione negli USA.
1952 – si reca per la prima volta in Francia, a Lione
(semestre estivo), per studiare la cultura del
Rinascimento.
1952 – al suo ritorno negli USA la FBI le toglie il
passaporto per otto anni come persona “sospetta di
attività antiamericane”.
1955-59 – pubblica i primi studi sull’editoria protestante
nella Francia del Cinquecento
1959 – consegue il dottorato (PhD) in storia ed inizia ad
insegnare alla J. C. Brown University di Providence
(Rodhes Island).
G.B. Vico, K. Marx e M. Weber sono ricordati
da Natalie come gli autori fondamentali per la
sua formazione nell’ambito delle scienze
sociali
Chandler Davis: un americano senza patria
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Chandler Davis laureato brillantemente in
matematica ad Haravd, inizia ad insegnare di
matematica nell’Università del Michigan
1948 – sposa la storica Natalie Davis con la quale
condivide l’impegno politico a sinistra
1953 – docente di matematica all’Università del
Michigan, viene convocato dal “Comitato per le
attività antiamericane”, accusato di essere un
comunista, processato e sospeso
dall’insegnamento.
1953-60 - per mantenersi lavora per una rivista
scientifica e tiene corsi serali, collabora anche con
un’agenzia di pubblicità, mentre la moglie Natalie
lavora alla tesi di dottorato.
1960 – giudicato colpevole di “attività
antiamericane”, dopo un processo durato sei anni,
è incarcerato per cinque mesi nella prigione di
Danbury.
1962 – viene escluso per motivi politici da tutte le
università degli Stati Uniti, ma riesce ugualmente
ad ottenere una cattedra all’Università di Toronto,
in Canada, dove si trasferisce con la moglie
Natalie.
1971-77 – pur continuando a vivere e ad insegnare
in Canada, è nominato visiting professor
all’Università di Berkeley (California), dove insegna
Natalie.
Fra Toronto e Berkeley
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1960 – Natalie ottiene la restituzione del
passaporto, mentre Chandler, giudicato colpevole
di “attività antiamericane”, è incarcerato per cinque
mesi a Danbury.
1962 – escluso da tutte le università degli Stati
Uniti, Chandler Davis ottiene una cattedra
all’Università di Toronto e si trasferisce in Canada
con Natalie.
1962-65 - Natalie insegna per un po’ alla York
University di Toronto, quindi, per quattro anni,
insegna storia economica al Dipartimento di
economia politica dell’Università di Toronto.
1966 - è invitata come visiting professor
dall’Università di Berkeley; solo a questo punto
l’Università di Toronto le offre un posto fisso al
Dipartimento di storia.
1968 – è ancora a Berkeley come visiting
professor; qui vive l’esperienza della rivolta
studentesca e partecipa alle manifestazioni contro
la guerra del Vietnam. Studia lo charivary inglese e
la violenza ritualizzata.
1971-77 – ottiene una cattedra all’Università di
Berkeley (California), dove Chandler si reca come
visiting professor.
1972 – pubblica sulle «Annales» il fondamentale
saggio sullo charivary inglese: Rough Music: le
charivary anglais.
Natalie Zemon Davis e la storiografia
francese
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Emmanuel Le Roy Ladurie
è stato, dopo Fernand
Braudel, il più autorevole
esponente della scuola
francese delle “Annales”.
Studioso del Cinquecento, ha
raggiunto la notorietà con
Storia di un paese: Montaillou
(1975) e con Il carnevale di
Romans (1979).
Natalie Zemon Davis e la storiografia
inglese
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N.Z.D. entra in rapporto con gli
storici inglesi Edward Paul
Thompson e Peter Burke alla
fine degli anni sessanta.
Con Thompson condivide
l’interesse per la pratica dello
charivary e per la cultura
popolare, studiata anche in
chiave antropologica.
Con Burke condivide l’interesse
per il Cinquecento e per la
storia culturale.
Il libro d’esordio: Le culture del popolo (1975)
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1975 – raggiunge la
notorietà con il volume
Society and Culture in
Early Modern France.
Eight Essays
traduzione italiana: Le
culture del popolo.
Sapere, rituali e
resistenze nella Francia
del Cinquecento, 1980.
Le culture del popolo (1975): lo sguardo antropologico
di una storica sulla “civiltà” francese del Cinquecento
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Costruito come raccolta di saggi collegati fra loro, sullo sfondo della
Lione cinquecentesca, il libro ha per protagonisti artigiani e contadini,
non più mero oggetto passivo della storia, ma veri attori sociali.
Stimolata dai contributi dell’antropologia culturale (Mauss, Van Gennep,
in particolare) l’autrice indaga sul significato simbolico e sociale dei
rituali e dei comportamenti collettivi considerandoli veri e propri
“prodotti culturali”.
Il libro di NZD costituisce un punto di riferimento indispensabile nel
dibattito sul rapporto fra cultura alta e cultura bassa, fra oralità e
scrittura e sulla natura della cosiddetta “cultura popolare”.
NZD contribuisce a ridimensionare l’idea tradizionale di un contrasto
netto fra mondo cattolico e mondo riformato, sul piano dei modelli
culturali e dei comportamenti, nei decenni precedenti alle guerre di
religione.
Con questo libro si afferma anche un modello di storia delle donne –
che NZD svilupperà in altri studi - come storia dei rapporti tra i sessi e
delle loro rappresentazioni simboliche all’interno di un contrasto sociale
di cambiamento.
Gli anni della notorietà: da Le culture del popolo
(1975) a Il ritorno di Martin Guerre (1982)
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1977 - pubblica il saggio Women’s History in
Translation: The European Case (traduzione
italiana: Storia delle donne in transizione: il
caso europeo, ora in Altre storie. La critica
femminista alla storia, a cura di P. Di Cori, 1996).
1978-1996 – viene chiamata all’Università di
Princeton (Boston) dove ottiene il titolo di
professore emerito. Da Boston si sposta
settimanalmente a Toronto per raggiungere il
marito.
1979 – recensisce sulle “Annales” il libro su
Montaillou di E. Le Roy Ladurie.
1982 – collabora con il regista francese Daniel
Vigne e pubblica in francese il volume Le retour
de Martin Guerre (traduzione italiana: Il ritorno
di Martin Guerre. Un caso di doppia identità
nella Francia del Cinquecento, 1984).
Partecipa a molte discussioni sul rapporto fra
linguaggio cinematografico e ricerca storica.
Natalie Zemon Davis e la storiografia
italiana
 Il rapporto fra N.Z.D. e l’Italia
è mediato da due storici molto
legati alla scuola francese
delle “Annales”: i torinesi
Carlo Ginzburg e Giovanni
Levi, entrambi di famiglia
ebraica, il primo a lungo
docente a Bologna e poi negli
Stati Uniti; il secondo docente
a Torino e poi a Venezia, sono
considerati gli inventori della
“microstoria”.
Gli anni della notorietà: dalle Storie
d’archivio (1987), a Donne ai margini (1995), a
1987 – pubblica il volume Fiction in the
Archives (traduzione italiana: Storie
Il dono (2000)
d’archivio. Racconti di omicidio e
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domande di grazia nella Francia del
Cinquecento, 1992).
1987 – viene eletta presidente
dell’American Historical Association.,
prima donna a ricoprire questa carica.
1995 – pubblica il volume Women on
the Margins (traduzione italiana:
Donne ai margini. Tre vite del XVII
secolo, 1996). È eletta presidente della
Historical American Society.
1997 – va in congedo per raggiunti
limiti di età, ma ottiene il titolo di
adjunct professor dell’Università di
Toronto.
2000 – pubblica Slaves on Screen:
Film and Historical Vision (traduzione
italiana: La storia al cinema, 2007)
Il libro sul dono (2000): il confronto con il
modello di M. Mauss
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Marcel Mauss
2000 – pubblica il
volume: The Gift in
Sixteenth-Century France
traduzione italiana: Il
dono. Vita familiare e
relazioni pubbliche
nella Francia del
Cinquecento, 2002.
Il dialogo-intervista con Denis Crouzet
(2004)
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2004 – Natalie Zemon Davis
pubblica in francese il dialogo:
L’histoire tout feu tout flammes.
Entretiens avec Denis Crouzet.
traduzione italiana: La
passione della storia. Un
dialogo con Denis Crouzet,
2007.
Denis Crouzet, professore di
storia moderna alla Sorbona
(Paris IV), è uno dei maggiori
specialisti francesi di storia del
XVI secolo.
Le nuove ricerche su Leone Africano
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2006 – pubblica il volume
Trickster Travels in search
of Leo Africanus, a
Sixteenth-Century Muslim
between Worlds, dedicato
alla figura del viaggiatore e
intellettuale arabo
cinquecentesco Al Wazzin,
noto in Europa col nome di
Leone Africano.
FINE
Il libro d’esordio: Le culture del popolo (1975)
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1975 – raggiunge la
notorietà con il volume
Society and Culture in
Early Modern France.
Eight Essays
traduzione italiana: Le
culture del popolo.
Sapere, rituali e
resistenze nella Francia
del Cinquecento, 1980.
Le culture del popolo (1975): lo sguardo antropologico
di una storica sulla “civiltà” francese del Cinquecento
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Costruito come raccolta di saggi collegati fra loro, sullo sfondo della
Lione cinquecentesca, il libro ha per protagonisti artigiani e contadini,
non più mero oggetto passivo della storia, ma veri attori sociali.
Stimolata dai contributi dell’antropologia culturale (Mauss, Van Gennep,
in particolare) l’autrice indaga sul significato simbolico e sociale dei
rituali e dei comportamenti collettivi considerandoli veri e propri
“prodotti culturali”.
Il libro di NZD costituisce un punto di riferimento indispensabile nel
dibattito sul rapporto fra cultura alta e cultura bassa, fra oralità e
scrittura e sulla natura della cosiddetta “cultura popolare”.
NZD contribuisce a ridimensionare l’idea tradizionale di un contrasto
netto fra mondo cattolico e mondo riformato, sul piano dei modelli
culturali e dei comportamenti, nei decenni precedenti alle guerre di
religione.
Con questo libro si afferma anche un modello di storia delle donne –
che NZD svilupperà in altri studi - come storia dei rapporti tra i sessi e
delle loro rappresentazioni simboliche all’interno di un contrasto sociale
di cambiamento.
Arnold van Gennep (1873-1957)
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Antropologo francese
È uno dei primi a
studiare lo charivary
francese come rito
legato all’equilibrio fra
le diverse classi di età
Lione a metà Cinquecento
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60.000 abitanti
di cui 22.000 protestanti
600 tipografi:
 Mercanti-editori
 Editori-tipografi
 Maestri artigiani
 Lavoratori giornalieri
Riforma e lotte sociali
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A Lione la Riforma parte
dai lavoratori tipografi
Quale legame fra idee
religiose e rivendicazioni
economiche?
CALVINO
MERCANTE
TIPOGRAFIA LIONESE
Donne di campagna e donne di città
Quale richiamo esercita la Riforma sulle donne?
Quali innovazioni porta la Riforma nella
vita quotidiana delle donne?
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Fine del celibato ecclesiastico femminile
Nuovo modello di matrimonio
La donna sculacciata dal marito
(incisione del XVI secolo)
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La famiglia deve
ribadire l’ordine e
impedire l’inversione
dei ruoli
La donna al comando
(anche solo nell’ambito
domestico) mette paura
Tumulti
religiosi
urbani
in
Francia
1560-1572
24-26 agosto 1572: il massacro di San Bartolomeo
17 agosto 1572: matrimonio fra il re di Navarra Enrico di Borbone, capo della fazione ugonotta, e
Margherita di Valois, figlia di Caterina de’Medici e sorella di re Carlo IX.

Segno di pacificazione religiosa o provocazione?
All’indomani del matrimonio, nel corso di una notte, 3.000 ugonotti sono massacrati nelle loro case e
per le strade dalla folla cattolica a Parigi, inferocita.
7800 morti a Lione, 500 a Orléans: il 30 agosto il re Carlo IX si assume la responsabilità dell’accaduto
e revoca la libertà di culto in Francia.
Bruegel, Il trionfo della morte
Il ritorno di Martin Guerre : la ricerca
storica, il libro e il film
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Una ricerca storica si confronta con una
realizzazione cinematografica:
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Il libro di Natalie Zemon Davis
Il film di Daniel Vigne, con Gérard Depardieu
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La famiglia Danguerre dai Paesi
Baschi alla contea di Foix
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1525: Martin Danguerre nasce a Hendaye (Paesi Baschi
francesi) figlio primogenito di Sanxi Danguerre, agricoltore.
1527: Sanxi Danguerre si trasferisce con la famiglia (moglie,
figlio e fratello Pierre) dai Paesi Baschi alla contea di Foix
stabilendosi nel villaggio di Artigat (distretto di Tolosa). La
comunità contadina è fondata sulla proprietà frazionata della
terra e sulla trasmissione suddivisa dell’eredità. Il villaggio gode
di una relativa autonomia amministrativa: non è sottoposto ad
alcun signore feudale, ma è amministrato dai consoli elettivi
(notabilato di villaggio). I Danguerre, dopo aver trasformato il loro
cognome in Guerre, impiantano una fornace di tegole e mattoni,
poi si dedicano all’agricoltura, raggiungendo una discreta
agiatezza.
Il matrimonio e la scomparsa di Martin
Guerre
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1538: Martin Guerre (14 anni) sposa Bertrande de Rols (10-12 anni) di
famiglia benestante.
1538-1546: per otto anni la coppia non genera figli (22-18); poi Martin
ricorre ad una strega e agli esorcismi e finalmente concepisce un figlio,
battezzato con il nome del nonno: Sanxi.
1548: insoddisfatto della vita coniugale e insofferente della vita nel
villaggio, dove è ritenuto un buono a nulla, dopo aver rubato al padre,
Martin Guerre lascia Artigat in cerca di fortuna.
1548-60: in base alle ricostruzioni degli storici ora sappiamo che Martin
Guerre si trasferisce in Spagna; a Burgos entra al servizio del cardinale
Francisco de Mendoza, poi del fratello Pedro de Mendoza, ufficiale
dell’esercito spagnolo al servizio dell’imperatore Carlo V, che segue
nelle Fiandre dove combatte contro i Francesi. Nel 1557 partecipa alla
battaglia di San Quintino e viene ferito ad una gamba che gli viene
amputata. Nel 1559, mutilato, ritorna in Francia.
1550: muore Sanxi Guerre, padre di Martin; il fratello Pierre sposa la
madre di Bertrande per aiutarla, riparare al torto commesso dal nipote e
mantenere uniti i beni di famiglia
Il “ritorno” di Martin Guerre
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1556: dopo otto anni di assenza “Martin Guerre” viene
riconosciuto da alcuni abitanti di Artigat. Dopo qualche tempo si
presenta spontaneamente al villaggio. Bertrande ha 26-28 anni.
1556-60: Martin si ristabilisce in casa Guerre e trascorre
felicemente quattro anni con Bertrande dalla quale ha due figlie.
È possibile (e probabile) che la coppia si sia avvicinata alle idee
della Riforma.
1559: Martin entra in urto con Pierre Guerre per questioni
economiche. Insospettitosi, Pierre Guerre denuncia Martin come
e impostore, dichiarando di non riconoscere in lui il nipote, ma il
villaggio si divide. Un soldato di passaggio dichiara che il vero
Martin Guerre è vivo ed ha perso una gamba in guerra. Il falso
“Martin” viene arrestato e incarcerato a Tolosa con l’accusa di
incendio di una cascina.
Il processo e la condanna di Arnauld
du Tilh, detto Pansette
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1560: sottoposto ad un primo processo e giudicato non colpevole,
“Martin”/Pansette ritorna ad Artigat, ma Pierre Guerre lo fa nuovamente
arrestare (in nome di Bertrande) come impostore. Anche Bertrande si
costituisce parte civile contro il falso “Martin”/Pansette (spera di perdere
la causa, o vuole tutelare il proprio onore di fronte alla famiglia, vistasi
scoperta?).
1560: Primo processo presso il tribunale di Rieux (giudice Firmin
Vayssière): vengono ascoltati 150 testimoni. Il giudice ritiene Pansette
colpevole e ne chiede la pena di morte. Ricorso di Arnaud al
parlamento di Tolosa. Processo d’appello presso la corte di Tolosa
(giudice Jean de Coras): i giudici si predispongono a rivedere la
sentenza e a dichiarare “Martin”/Pansette innocente e vittima di una
macchinazione, quando si presenta a Tolosa l’uomo dalla gamba di
legno: il vero Martin Guerre. Dopo una nuova serie di interrogatori e di
confronti la corte conferma la sentenza di primo grado e pronuncia la
condanna a morte contro Arnaud du Tilh che viene impiccato.
1561: escono gli scritti di Jean de Coras e di Guillaume Le Sueur sul
caso Martin Guerre.
Donne ai margini. Tre vite del XVII secolo (1995)

“Uno dei momenti più forti della mia
esperienza è stato l’incontro con tre donne:
un’ebrea tedesca, una protestante – anche
lei tedesca – e una cattolica francese,
Marie de l’Incarnation, che trascorse gran
parte della sua vita in Québec. In questa
occasione, per quanto concerne gli archivi,
ho per la prima volta “lasciato la Francia”.
Ho dovuto imparare a leggere altre lingue,
tra cui un poco di yiddish. Allora ho
davvero capito che la storia era
un’autentica “avventura”. Ero proprio
stupefatta al pensiero di poter continuare a
imparare”.
Glikl bas Yehudah Leib (Amburgo 1646 - Metz
1724): due mariti, dodici figli
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1646: Glikl (Glückel), figlia di Giuda Levi, nasce nella comunità ebraica di
Amburgo da una famiglia di agiati mercanti.
1646-1757: vive spostandosi di continuo fra Amburgo e Altona, subendo
l’intolleranza delle autorità cittadine (1650).
1660: a quattordici anni sposa Chaim Hamel, mercante ebreo tedesco, dal
quale avrà dodici figli (otto dei quali raggiungeranno l’età adulta). Glikl
partecipa a tutte le decisioni relative agli affari del marito (commercio di oro,
argento e pietre preziose).
1689: rimane vedova per la prima volta, ma – con l’aiuto dei figli - prosegue le
attività commerciali del marito: commercio di preziosi, manifattura di calze,
importazioni dall’Olanda, prestiti internazionali.
1699: dopo dieci anni di vedovanza accetta la proposta di nozze di un vedovo
di Metz e si trasferisce in Francia.
1700: a Metz sposa Hirsch Lévy, ricco mercante ebreo francese.
1702: bancarotta di H. Lévy: la famiglia si riduce in condizioni molto modeste,
ma Glikl prosegue nel commercio di gioielli.
1712: rimane vedova per la seconda volta e si trasferisce presso la figlia
Esther, ma riesce a ricomporre una parte della sua fortuna. Scrive in yddish la
sua autobiografia per i figli.
1724: muore a Metz.
Marie Guyart “de l’Incarnation”(Tours 1599- Québec
1672): una vita di vocazione fra due continenti
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1599: nasce a Tours (Francia) da un modesto fornaio.
1616: a diciassette anni sposa Claude Martin, fabbricante di seta e
proprietario di una piccola manifattura.
1618: a diciannove anni resta vedova con un figlio piccolo e perde gran
parte dei beni del marito. Si dedica alle pratiche devote e rifiuta di
risposarsi.
1620: si pone sotto la guida di un direttore spirituale e incomincia a
scrivere le sue confessioni, mentre mortifica il corpo con penitenze.
1631: lascia il figlio in collegio e si fa monaca nell’Ordine delle Orsoline
con il nome di Marie de l’Incarnation.
1635: inizia ad insegnare alle novizie del suo convento.
Marie Guyart “de l’Incarnation”(1599-1672)
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1639: si imbarca per
l’America con un gruppo
di consorelle, decisa a
fondare una missione,
sostenuta sul piano
finanziario dalla nobile
vedova Madeleine de La
Peltrie.
1640: sta stabilisce in
Canada, Qébec (colonia
francese) dove fonda un
convento di clausura.
Marie Guyart “de l’Incarnation”(Tours 1599- Québec
1672): una vita di vocazione fra due continenti
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1641: il figlio Claude, ventunenne, entra come novizio nell’ordine dei
Benedettini di Saint-Maur.
1642-70: per tre volte eletta Superiora del convento, apre una
scuola per le ragazze indigene e diffonde il cristianesimo nella zona
dei Grandi Laghi fra gli indigeni Algonchini e Irochesi dei quali
impara le lingue; mantiene i rapporti con la Francia tramite il figlio,
priore dei Benedettini.
- osserva la civiltà amerinda con minor distanza dei Gesuiti, ma non
la conosce se non nell’ambito del convento dal quale non si sposta
mai: rivela “un paesaggio mentale europeo, modificato
dall’acquisizione di nuovi motivi e nuove forme di sensibilità”.
1654: scrive la sua autobiografia spirituale.
1672: muore in Canada. Le sue opere saranno pubblicate a cura del
figlio dom Claude.
Maria Sibylla Merian (1647-1717) una pittrice e
naturalista tedesca in Suriname
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1647: nasce a Francoforte sul Meno, figlia di Johanna Sibylla Hein e di Mathias
Merian, noto incisore ed editore di religione luterana, originario di Basilea, ma
borghese di Francoforte.
1650: rimane orfana di padre, ma viene allevata dal secondo marito della madre:
il vedovo Jacob Marrel, pittore, incisore e mercante d’arte e anch’egli borghese
cittadino, ma originario di Utrecht.
1660: a tredici anni Maria Sibylla inizia a collezionare bruchi e ad osservarne le
trasformazioni.
1665: a diciott’ anni sposa il pittore Johann Andreas Graff, di Norimberga, allievo
di Marrel, con il quale vive per vent’anni, prima a Francoforte e poi a
Norimberga, affermandosi come pittrice naturalistica specializzata in
raffigurazioni di insetti, farfalle e piante.
1675-80: pubblica tre volumi di tavole illustrate a carattere floreale.
1679-1683: pubblica due volumi illustrati sulla metamorfosi dei bruchi, osservati
con l’occhio dell’entomologo.
1685: lascia il marito e si trasferisce a Wieuwerd, nei Paesi Bassi, ritirandosi con
la madre e le figlie in una comunità religiosa di Labadisti, dove si era già ritirato il
fratellastro Caspar. Il marito chiede il divorzio. “Il bruco si trasforma in crisalide”.
Maria Sibylla Merian (1647-1717) una pittrice e
naturalista tedesca in Suriname
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1691: abbandona la comunità, stufa del fanatismo e si trasferisce ad
Amsterdam, dove vive della sua professione di pittrice e frequenta gli
ambienti scientifici dell’Orto Botanico: “la crisalide si trasforma in farfalla”
1699-1701: incuriosita dagli insetti provenienti dal Nuovo Mondo, si
trasferisce con la figlia minore Dorothea nella colonia olandese del
Suriname (Guayana Olandese) per un’esperienza naturalistica. Aiutata dai
suoi servi indigeni ritrae ogni sorta di insetti e viene a contatto con una
civiltà completamente diversa dalla sua, guardando con grande rispetto gli
amerindi.
1702: ritornata in Europa, si ristabilisce ad Amsterdam dove la figlia
Dorothea sposa un chirurgo. Si dedica all’illustrazione di suoi reperti
1705: pubblica il volume illustrato La metamorfosi degli insetti in Suriname,
elogiato dal grande naturalista svedese Linneo. “L’opera appartiene
sicuramente alle fasi iniziali di questo progetto di un’Europa che osserva e
descrive. Ma il suo occhio e la sua mano, orientati in senso ecologico,
lasciano agli insetti e alle piante del Suriname ampio spazio in cui crescere
liberamente nelle condizioni e relazioni specifiche del loro ambiente”.
Sibylla raggiunge la fama internazionale e viene visitata da scienziati ed
eruditi europei di passaggio ad Amsterdam.
1717: muore ad Amsterdam.
Il dono.
Vita familiare e relazioni pubbliche
nella Francia del Cinquecento
Natalie Zemon Davis
Il libro sul dono (2000): il confronto con il
modello di Marcel Mauss (1925)
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Marcel Mauss
2000 – Natalie Zemon Davis
pubblica il volume: The Gift in
Sixteenth-Century France
traduzione italiana: Il dono. Vita
familiare e relazioni pubbliche
nella Francia del Cinquecento,
2002.
Il confronto è serrato con
l’antropologia culturale e con
l’opera di Marcel Mauss
Il dono in Rabelais: l’episodio di
Gargamagna e Alpharbal
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Re Gargamagna, dopo aver sconfitto
Alpharbal re delle Canarie, invece di tenerlo
prigioniero o di chiedergli un riscatto lo
lascia libero e lo rimanda a casa carico di
doni.
Alpharbal, a sua volta, decide di offrire tutte
le terre delle Canarie, oltre a 9.038 navi
cariche d’oro a Gargamagna, in segno di
gratitudine.
Gargamagna rifiuta i doni e distrugge l’atto
di cessione in quanto esorbitanti,
dichiarando che la cortesia usata verso
Alpharbal era stata per lui un semplice
dovere.
Gargantua
I Canariesi, allora, decidono di costituirsi tributari perpetui di Gargamagna
versandogli annualmente un dono.
Le risposte di Mauss (1925) e Zemon
Davis (2000)

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Secondo Marcel Mauss la pratica del dono è
destinata a perdere d’importanza e a
scomparire in economie dominate dal
denaro, dal mercato, dai contratti.
Secondo Natalie Zemon Davis la fortuna del
dono può variare in diversi periodi storici, ma
non perde mai significato: neppure nelle
società contemporanee. Il dono può
convivere con il mercato ed assumere regole
proprie.
Il problema: il ruolo del dono nelle
società arcaiche

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
Nelle società arcaiche gli scambi prendono
spesso la forma del dono; i doni sono
apparentemente volontari e liberi, ma in realtà
inscritti in una stretta rete di obblighi e
reciprocità.
Fino a che punto il dono e volontario e come si
inserisce in una rete di obblighi non dichiarati?
Come e in che misura la pratica del dono
sopravvive anche nelle società complesse
dominate dal mercato?
Il dono come reciprocità

Il dono presuppone un contro-dono di egual
valore (se i soggetti dello scambio sono pari
grado), o di valore diverso, ma simbolico (se i
soggetti dello scambio sono diseguali).

Il dono sancisce e conferma la
diseguaglianza e la gerarchia sociale.
Modelli di reciprocità secondo
Marshall Sahlins (1965-72)



Reciprocità generalizzata: i doni vengono
dati incondizionatamente senza prevedere il
contro-dono (pratica diffusa fra parenti stretti)
Reciprocità bilanciata: il contro-dono è
commisurato al dono e avviene in tempi
abbastanza brevi (matrimoni e paci)
Reciprocità negativa: lo sforzo di ottenere
qualcosa in cambio del minimo o di nulla (dal
baratto astuto al furto vero e proprio).
Il dono come elemento della pace


La pace è sancita e mantenuta con i doni
Presentarsi con un dono è ovunque segno di pace
(dono vs pace)
Un esempio storico: il feudo come
dono
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Il beneficio feudale è un
dono del signore ad un suo
servitore, che ha come
corrispettivo la fedeltà e la
disponibilità a versare il
proprio sangue.
L’omaggio vassallatico è un
dono che ha come
corrispettivo la protezione
da parte del signore.
Il dono stabilisce una
gerarchia di potere.
Un esempio etnografico: il “potlatch” degli
indiani d’America come sacrificio rituale.
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I capi clan fanno a gara fra loro per vedere chi
riesce a distruggere più beni (lo spreco come segno
di forza e di potere).
Il “più grande” è chi distrugge il maggior numero dei
propri beni (o dei beni che gli sono stati donati).
I doni di fine anno
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Strenne per le ricorrenze di
fine anno (S. Nicolò, S.
Lucia, Natale, Epifania,
ecc.)
Scambio di doni per
Capodanno
La questua dei ragazzi
travestiti da Re Magi
Santa Klaus (S. Nicolò,
Babbo Natale, S. Lucia,
ecc.) porta doni ai bambini
creando con loro un vincolo
implicito (“siate buoni”) e
ricevendo in cambio biscotti
e latte (contro-dono
simbolico, ma non
equivalente).
L’adorazione dei Magi
Sandro Botticelli
Oggetto della ricerca di Natalie Zemon Davis
sono i doni nella Francia del XVI secolo
Le domande:
 Quali oggetti e quali servizi passavano da
una mano all’altra?
 In quali circostanze avveniva questo
passaggio?
 Chi era a dare e chi a ricevere?
 Quali legami si stabilivano attraverso i doni?
Le tre Grazie come immagine della
reciprocità del dono

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Eguaglianza assoluta e
reciprocità del cerchio
delle Grazie
Gratia = concessione
disinteressata
Sandro Botticelli, Le tre Grazie
L’elemosina come dono apparentemente
disinteressato
Anche l’elemosina crea un
vincolo:
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Elemosina gratuita (dono)
in cambio di gratitudine e
preghiera per le anime del
Purgatorio (contro-dono)
L’elemosina di S. Elisabetta
La carità come dono


La carità come
testimonianza di fede …
… ma anche come
viatico per il paradiso
Giotto, S. Francesco dona il mantello al cavaliere
I doni votivi
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L’ ex voto come dono “per grazia ricevuta”
Dono materiale e simbolico in cambio di un dono
immateriale
L’ospitalità come dono
Una casa ospitale implica:
 La mensa sempre
imbandita
 Un letto sempre pronto
L’ospitalità non è
prerogativa
dei soli ceti elevati
La stampa
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La dedica di un libro
come dono e atto di
omaggio verso un
signore…
implica una tacita
richiesta di favori (un
incarico, una pensione
di corte, un contributo
in denaro, ecc.)
Matrimonio e dono
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Raffaello Sanzio,
Lo sposalizio
della vergine
Doni di fidanzamento come
anticipazione della dote
(matrimonio=patrimonio)
La dote femminile rappresenta
il corrispettivo del “buon
partito” maschile.
Dote e controdote come
sanzione del patto
matrimoniale (pace fra clan
famigliari)
Lo scambio degli anelli
simboleggia il reciproco dono
nuziale, ma anche il vincolo.
Corredo nuziale romano
La nascita come occasione di doni
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Nella Francia del XVI secolo quando nasce un
bambino le mogli dei contadini visitano la madre
recando doni (sidro, miele e noce moscata); il
signore invia alla madre un dono in denaro.
Al momento del battesimo i genitori danno una festa
in onore dei padrini e dei parenti (che ricambiano
con doni). Il neonato riceve dai padrini non doni, ma
promesse.
A distanza di poche settimane un altro banchetto
segna le relevailles (il ritorno della madre in chiesa
per la purificazione). Gli ospiti portano doni e si
rallegrano che il piccolo sia sopravvissuto e che la
madre sia in buona salute.
Morte: eredità come dono
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Dono come prosecuzione della vita oltre la
morte
Il dono delle proprietà ai figli (=eredità)
Il dono degli abiti ai servi
Gli anziani, da vivi, distribuiscono doni (es. la
casa) ai figli e ai nipoti in cambio
dell’assistenza (reciprocità)
Un ultimo esempio:
il voto “di scambio”
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Doni in cambio di voti (le
scarpe spaiate donate agli
elettori napoletani dal sindaco
Achille Lauro, prima del voto).
Finanziamenti in cambio di
voti.
Voti in cambio di leggi di
favore.
“Se io ti voto tu fai qualcosa
per me; se non lo fai io non ti
voto più”.
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A. Natalie Zemon Davis (vnd.ms-powerpoint, it, 4304 KB, 4/6/08)