Sicurezza g Alessandro Mazzeranghi Direttore Tecnico di MECQ - Certificazione e Qualità Meccanica ed Elettrica Movimentare carichi pesanti Carroponte Una forza da usare con prudenza Il problema della movimentazione meccanica dei carichi è stato oggetto, anche in tempi recenti, di particolare attenzione da parte del legislatore, dal momento che un gran numero di incidenti che si verificano in ambito industriale è riconducibile a tali attività e ai mezzi utilizzati. I carroponte sono mezzi utilizzati per le più varie tipologie di movimentazione: ne esistono di portate estremamente variabili, dal paranco da 100 kg al carroponte a cavalletto da 100 tonnellate, il tutto con una estrema variabilità di configurazioni. È evidente che carichi maggiori comportano una maggiore potenzialità di danno, ma è anche intuibile che già con un centinaio di kg appesi in alto a qualche metro dal suolo non è impossibile farsi del male. Le problematiche sono comunque riconducibili a un numero molto limitato, nonostante la citata varietà dei mezzi a cui bisogna aggiungere la altrettanto vasta varietà di accessori di presa: dalle onnipresenti brache telate, ai bilancini, alle tenaglie, al mondo sterminato di funi e catene con grandissima varietà di configurazioni. Carroponte vs carrello elevatore Prima parte O più in generale: perché proprio il carroponte? Bisogna riconoscere che è un mezzo che pre- senta diversi vantaggi e qualche notevole svantaggio. Due i vantaggi: in primo luogo, la possibilità di movimentare carichi considerevoli con prese relativamente sicure senza causare grandi ingombri a terra; in secondo luogo, il classico carroponte mono o bi trave con vie di corsa su plinti subito sotto la copertura del capannone quando è inutilizzato non crea alcun ingombro a livello del terreno. Uno svantaggio: la mancanza di flessibilità: la zona coperta dalle movimentazioni è definita. D’altra parte, altro vantaggio, l’operatore non è sempre direttamente a contatto col mezzo, quindi esposto ai rischi, come nel caso del carrello elevatore. Ancora: la portata ha limiti massimi praticamente inesistenti, spesso senza grosse variazioni di ingombro. Certo, il costo si fa sentire, ma l’affidabilità è elevata e la durata nel tempo (a fronte di un impiego corretto) considerevole. Se vogliamo sintetizzare in una sola frase: il carroponte e i mezzi della medesima famiglia sono Esempi di apparecchi di sollevamento industriali Gru a ponte (Carroponte) monotrave, appoggiato o sospeso Gru a ponte (Carroponte) bitrave, appoggiato 92 Logistica settembre 2006 Gli incidenti tipici Quali sono gli errori che provocano più spesso incidenti nell’uso dei carroponte? Proviamo ad elencarne alcuni anche se non possiamo pretendere di fornire un quadro completo: 1. errata imbracatura del carico con conseguente perdita dello stesso al momento del sollevamento: si provocano rischi sia per chi manovra il carroponte, sia per chi si trova nel medesimo ambiente di lavoro. Diamo però qualche giustificazione: alcuni carichi hanno forme strane che rendono difficile un’imbracatura stabile. Inoltre, è difficile centrare con precisione il baricentro onde evitare sbilanciamenti del carico e questo a maggior ragione per pezzi di geometria complessa. La soluzione, comunque, nella maggior parte dei casi è semplicissima e non richiede alcuno sforzo particolare: una volta imbracato il carico lo si solleva leggermente per verificarne il corretto bilanciamento e solo dopo si procede con la manovra; evidentemente se il bilanciamento non è corretto, è necessario appoggiare nuovamente il carico e rifare l’imbracatura. 2. Perdita del carico od oscillazioni dovute a manovre brusche. Se i carroponte di ultima generazione hanno le rampe di accelerazione e di frenata decisamente graduali, grazie ai motori e agli azionamenti oggi disponibili sul mercato, i carroponte di concezione più vecchia, con motori asincroni in corrente alternata, hanno per loro natura “rampe” piuttosto brusche. Spetta dunque al manovratore del mezzo prestare attenzione onde evitare eccessivi penzolamenti del carico. Bisogna tenere presente che problemi simili si possono manifestare anche nel caso di urto del carico contro ostacoli di vario tipo. L’oscillazione o la rotazione del carico possono dare luogo a gravi incidenti specialmente se, presso la persona esposta, vi sono ostacoli che possono generare intrappolamento e schiacciamento fra i medesimi e il carico sospeso che si muove in modo incontrollato. 3. Urto contro ostacoli fissi o persone per errori di manovra o mancanza di visibilità. L’urto contro ostacoli può provocare penzolamenti o perdita del carico riconducendoci al caso precedente, oppure coinvolgere altre persone nel caso che gli oggetti colpiti si ribaltino su di esse. molto adatti per i processi industriali complessi e definiti, meno per i magazzini e, più in generale, per aree dove sia richiesta una buona flessibilità. I rischi Essi sono: • perdita di stabilità del carico (caduta del carico): – scelta errata dell’accessorio di sollevamento; – imbracatura di portata insufficiente; – presa errata (errate modalità di imbracatura); – errata valutazione del baricentro; – movimenti troppo bruschi (dipende dal tipo di motorizzazioni). • Cedimento della struttura o dei meccanismi (caduta “inaspettata” del carico): – mancata o insufficiente manutenzione; – difetti di costruzione (che tuttavia non riguardano l’ambito di responsabilità dell’utilizzatore); – difetti generati da errori di manovra: urti, sollevamento di elementi fissati a terra, …; – uso improprio che danneggia progressivamente l’apparecchiatura: tiri obliqui, oscillazioni eccessive ripetute, sovraccarichi ripetuti (superamento della portata consentita). • Oscillazione del carico (urto o schiacciamento del manovratore): – manovre troppo brusche (per il tipo di mezzo e il tipo di carico); – errori di bilanciamento; – tiro non equilibrato delle funi (causa rotazioni del carico). Configurazione e Manovre (1/2) Traslazione carrello (sinistra/destra) Scorrimento ponte (avanti/indietro) Sollevamento (salita/discesa) Logistica settembre 2006 93 Sicurezza Movimentare carichi pesanti • Interferenza con terze persone (anche a bordo di mezzi): – manovra con visibilità scarsa o assente; – mancata segnalazione del movimento; – errori di coordinamento reciproco; – mancata conoscenza delle regole aziendali; – mancata conoscenza dei segnali reciproci. • Urto contro ostacoli: – per errori di manovra: • oscillazione del carico; • errata valutazione degli spazi; – per mancanza di visibilità: • ostacoli alla visibilità; • illuminazione; • fumi e nebbie da lavorazioni; • condizioni meteorologiche. Veniamo poi alle fonti di rischio, ovvero alle situazioni che danno origine ai rischi appena elencati. Le possiamo dividere in due macro categorie: • guasti meccanici; • errori umani. In realtà, a ben vedere, anche i guasti meccanici discendono da errori umani. Perché? Semplicemente perché le modalità di controllo dei carroponte stabilite per legge dovrebbero garantire che gli eventuali deterioramenti vengano individuati precocemente, prima che diano luogo a un guasto. Ovviamente errori nel controllo o cattivi usi del mezzo possono mettere in crisi questa impostazione. Ma si torna, appunto, agli errori umani. Collaudi e verifiche periodiche Prima di proseguire è necessario porre l’attenzione su un aspetto che apparentemente è sotto controllo, mentre, invece, presenta qualche ombra. Come noto gli apparecchi di sollevamento sono soggetti a collaudo di prima installazione e a verifiche periodiche. Il D.Lgs. 359/99, intervenendo pesantemente sul titolo III 94 Logistica settembre 2006 Configurazione e Manovre (2/2) Rotazione braccio (sinistra/destra) Traslazione carrello (avanti/indietro) Sollevamento (salita/discesa) del D.Lgs. 626/94, impone al datore di lavoro verifiche periodiche registrate su tutti gli apparecchi di sollevamento; le registrazioni devono essere conservate per almeno cinque anni. Non è una grande novità, sebbene si introduca un poco chiaro regime misto fra verifiche degli enti di controllo e verifiche del datore di lavoro. Comunque possiamo dire che tutte le aziende si sono attrezzate per dare attuazione piena alle disposizioni legislative. Ma veniamo alle ombre: la catena di sollevamento di un carico è fatta dall’apparecchio di sollevamento, che tradizionalmente finisce col gancio, ovvero col limite di fornitura del costruttore, e dagli accessori di sollevamento che dal punto della sicurezza nella presa del carico rivestono un’importanza pari a quella dell’apparecchio; ma quante aziende effettuano un controllo sistematico degli accessori di sollevamento analogo a quello degli apparecchi di sollevamento? A prescindere dal fatto che la definizione di legge si potrebbe prestare a interpretazioni varie, resta chiaro che la rottura della fune del paranco del carroponte ha un effetto del tutto analogo alla rottura della fune sempre metallica che imbraca il carico. Quindi la conseguenza può essere una sola: anche il così detto sottogancio deve essere oggetto di scrupolose verifiche periodiche. Alcune precauzioni È importante che tutti gli elementi che costituiscono la catena di sollevamento siano integri. Le verifiche periodiche, quand’anche coinvolgano il sottogancio, sono solo un palliativo, un modo per ridurre il tempo di vita degli elementi danneggiati. Ma una fune metallica o una braca impropriamente utilizzate per un sollevamento, appoggiandole a uno spigolo vivo di un particolare metallico lavorato di macchina, possono danneggiarsi irreparabilmente nel giro di pochi istanti; pertanto l’operatore stesso, in particolare proprio sul sottogancio, deve prestare attenzione allo stato degli accessori che usa ed effettuare un controllo generale anche al mezzo. Altrimenti non esiste certezza alcuna di poter evitare questa famiglia di incidenti. ■ Si ringrazia Maurizio Tansini di KONECRANES Italia per i suggerimenti, le informazioni e il materiale messo a disposizione.