UNIONE EUROPEA REGIONE CALABRIA MINISTERO DEL TESORO R Reeggiioonnee C Caallaabbrriiaa FFoonnddii SSttrruuttttuurraallii 22000000 -- 22000066 POR Calabria N N T O N °°° 111 999 999 999 III T T 111 666 111 PPP O O 000 000 666 A A LL LL E EG GA A TT O O 33 A A nn aa ll ii ss ii dd ee ll m C aa ll aa bb rr ii aa m ee rr cc aa tt oo dd ee ll ll aa vv oo rr oo ii nn C Revisione di metà periodo 1 INDICE ANALISI DEI DATI SUL MERCATO DEL LAVORO IN CALABRIA ..................................................3 1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO..........................................................................................3 2. PRINCIPALI CARATTERISTICHE E CRITICITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO CALABRESE ......................................................................................................................................................14 3. IL LAVORO SOMMERSO IN CALABRIA....................................................................................21 4. I FABBISOGNI PROFESSIONALI DELLE IMPRESE IN CALABRIA........................................23 5. LA DIMENSIONE D’IMPRESA IN CALABRIA..........................................................................25 6. LA SITUAZIONE DEI LAVORATORI ANZIANI..........................................................................26 2 ANALISI DEI DATI SUL MERCATO DEL LAVORO IN CALABRIA 1. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO Il mercato del lavoro calabrese anche nel 2003 è quello che presenta le maggiori criticità a livello nazionale soprattutto in termini di disoccupazione e di occupazione. La rassegna dei principali indicatori aggregati evidenzia comunque come il mercato del lavoro calabrese, dopo aver sperimentato la forte contrazione tra il 1995 ed il 19991 , negli ultimi anni abbia vissuto una fase di ripresa lenta che si è manifestata in un miglioramento nei tassi di occupazione e di disoccupazione. Il miglioramento del mercato del lavoro locale, rispetto al quadro delineato nel POR, a partire dal 1999 è stato confermato da una crescita di 15.809 unità dello stock di forza lavoro, anche se in leggera diminuzione rispetto al 2002 (tra il 2002 ed il 2003 la forza lavoro è diminuita di 4.237 unità), e da un aumento nel numero degli occupati di 45.987 unità (+5.629 unità solo dal 2002 al 2003); lo stock dei disoccupati è invece diminuito di oltre 30.000 unità (quasi di 10.000 unità solo dal 2002 al 2003), assestandosi su un valore di 176.581, di cui quasi il 52% (percentuale rimasta invariata dal 1999) costituito dalla componente femminile. Più dettagliamente, dall’esame dei principali indicatori si evince quanto segue: 1. Il tasso di partecipazione in Calabria è passato dal 43,8% del 1999 al 44.8% del 2003 (tabella 3.1). Tale livello rimane inferiore di 4,3 punti percentuali rispetto alla media nazionale (49,1%). La partecipazione delle donne calabresi (31,8%) continua ad essere più elevata di quella media del Mezzogiorno (28,8%), mentre il tasso di partecipazione maschile pari al 58,5%, è invece inferiore di 1,7 punti percentuali rispetto alla media delle regioni meridionali (60,2%) (figura 3.1). La classe di età più critica risulta essere quella tra i 25 ed i 34 anni dove i tassi di partecipazione calabresi sono più bassi di quelli nazionali di 12,4 punti percentuali (figura 3.2). A livello provinciale (figura 3.3) nel 2003, l’ambito teritoriale che presenta la situazione più difficile, con un tasso inferiore al 40%, si conferma Crotone, nonostante abbia conosciuto la crescita relativa più elevata nei tassi di attività rispetto al 1999; per contro, Vibo Valentia registra il tasso di attività più elevato (48,4%), unitamente ad una notevole crescita negli ultimi anni (di 4,2 punti percentuali rispetto al 1999; Reggio Calabria, che nel 1999 presentava il tasso più elevato (46,1%), ha visto un non trascurabile peggioramento (-1,7%); lievi miglioramenti o sostanziale stazionarietà sono ascrivibili alle province di Cosenza, che registra un tasso di partecipazione (45%) rimasto pressoché invariato rispetto al 1999 e Catanzaro, con un tasso del 45,6% aumentato di +1,6 punti percentuali rispetto al 1999. 2. Il tasso di occupazione calabrese (figura 3.4) nel 2003 risulta pari al 34,3%, inferiore di ben 2 punti percentuali rispetto alla media meridionale (36,2%). Nel corso degli ultimi anni si è registrato un profilo di crescita costante che si è concretizzato in una variazione positiva di + 2,7 punti percentuali rispetto al 1999. Tale dinamica, sostanzialmente allineata a quella evidenziata 1 L’analisi dei dati sul mercato del lavoro in Calabria contenuta nel POR documenta tra il 1995 ed il 1999 la perdita di oltre 31000 posti di lavoro, un calo dello stock di forze lavoro di oltre 8.000 unità, ed un aumento dello stock di disoccupati di oltre 2000 unità; 3 a livello nazionale, non ha permesso di restringere il divario rispetto al valore medio italiano, rimasto attorno ai 10 punti percentuali. Disaggregando i tassi per età e per genere, si rileva che i tassi di occupazione femminili sono più alti nelle classi di età centrali (25-34 anni), ma contrariamente a quanto avviene nel Meridione, cominciano subito a decrescere (figura 3.5). Per quanto riguarda i maschi, invece, analogamente a quanto riscontrato nell’andamento dei tassi di attività per età, i tassi di occupazione in Calabria sono inferiori a quelli del Sud per ogni classe di età. Sotto il profilo territoriale, le province di Catanzaro e di Vibo Valentia registrano variazioni positive rispetto al 1999 (figura 3.3) rispettivamente di +6 e +5,1 punti percentuali. I tassi di occupazione di Cosenza e di Crotone hanno conosciuto un incremento di quasi di 2 punti percentuali, mentre la provincia di Reggio Calabria, il cui tasso di tasso di occupazione nel 2003 è risultato pari al 32,2%, è cresciuta solo di 1 punto percentuale. 3. Il tasso di disoccupazione regionale nel 2003 si è assestato attorno al 23,4%, in calo rispetto al 1999 di oltre 4 punti percentuali (figura 3.6). Sia il tasso maschile che quello femminile sono marcatamente superiori alle medie nazionali (la differenza è di 21,7 punti percentuali per il tasso femminile e di 11 per quello maschile) e del Mezzogiorno (8 per quello femminile e 3,9 punti di differenza per il tasso maschile). Disaggregando i tassi di disoccupazione per età (figura 3.7), gli scostamenti maggiori tra i tassi di disoccupazione regionali e nazionali si rilevano per le classi di età giovanili, per cui il gap è in media di 27 punti percentuali circa (per gli under-35). Il divario di genere maggiore, inoltre, è ascrivibile alla classe tra i 25 ed i 44 anni, i cui tassi maschili e femminili si differenziano in media di ben 17 punti percentuali (il tasso di disoccupazione nella classe 25-34 anni è del 42,7% per le donne e del 25,7% per gli uomini, nella classe 35-44 anni è del 30% per le donne e del 12,1% per gli uomini). A livello provinciale, i tassi di disoccupazione più bassi si registrano nelle province di Catanzaro e di Cosenza, rispettivamente del 20,1% e del 21,9%. La provincia di Reggio Calabria invece, presenta non solo il tasso di disoccupazione medio più alto in Calabria (il tasso totale è del 27,5%), ma anche il tasso maschile (22%) più alto in assoluto, mentre il disagio maggiore per le donne si verifica nella provincia di Vibo Valentia, con un tasso di disoccupazione che raggiunge il 37,8%. Il miglioramento dei livelli di disoccupazione ha interessato, seppure in misura differenziata, tutte le province calabresi ad eccezione di Crotone, che contrariamente ha visto crescere il tasso di 5,3 punti percentuali (figura 3.6). 4. Un altro indicatore interessante da considerare nell’esame del mercato del lavoro è rappresentata dalla popolazione inattiva disponibile a lavorare, disaggregabile nei due sottoinsiemi ‘forza lavoro potenziale’ e ‘popolazione disposta a lavorare a particolari condizioni’2 (figura 3.8). La dinamica delle due componenti dal 1999 ad oggi evidenza un aumento delle forze di lavoro potenziali (figura 3.8). Questo fenomeno potrebbe costituire un segnale abbastanza incoraggiante: gli inattivi in età da lavoro si stanno avvicinando al mercato del lavoro regolare, forse attratti dal miglioramento generalizzato del mercato del lavoro, dal rinnovato contesto normativo istituzionale (introduzione del credito d’imposta; Legge Tremonti) a vantaggio della ‘neo-imprenditorialità calabrese3’. 2 La ‘forza lavoro potenziale’ comprende quegli individui che, possono essere considerati ‘partecipanti non attivi’ al mercato del lavoro ovvero una forza lavoro che presumibilmente entra ed esce dal mercato del lavoro in relazione all’andamento ciclico. La popolazione disposta a lavorare a determinate condizioni’ comprende quegli individui la cui scelta di partecipare al mercato del lavoro è legata a situazioni individuali che sembrerebbero trovare uno sbocco privilegiato nell’offerta di lavoro nero. Questo aggregato può quindi offrire una stima del numero di persone coinvolte nel sommerso in Calabria. 3 Si veda anche la sezione sul lavoro sommerso 4 . In conclusione, dall’analisi degli indicatori aggregati emerge un quadro che pur continuando ad essere fortemente critico continua a presentare leggeri miglioramenti anche nel 2003. Tutti gli indicatori aggregati, che hanno sperimentato una evidente dinamica peggiorativa per tutti gli anni 90 (soprattutto il tasso di disoccupazione), dal 1999 ad oggi hanno ripreso a migliorare. Nel 2003, rispetto al 1999, è infatti diminuito di 4,6 punti percentuali il tasso di disoccupazione (passato dal 28% nel 1999, al 23,4% nel 2003) ed è aumentato di 2,7 punti percentuali il tasso di occupazione (da 31,6% nel 1999 al 34,3% nel 2003). E’ inoltre aumentato, anche se solo leggermente, il tasso di attività. La performance migliore nel 2003 è quella della provincia di Catanzaro che presenta non solo dei livelli di partecipazione e di occupazione relativamente elevati, ma anche un fenomeno di disoccupazione più contenuto rispetto alle altre province calabresi. Tra il 1999 ed il 2003 la provincia di Catanzaro presenta anche un più accentuato miglioramento, riuscendo a diminuire il suo tasso di disoccupazione di ben 9,6 punti percentuali. Segue la provincia di Vibo Valentia, che ha sperimentato un aumento significativo sia nei tassi di partecipazione (+4,2 punti percentuali) che di occupazione (+5,1 punti percentuali). La provincia che presenta la situazione più difficile nel 2003, con un tasso di attività e di occupazione inferiore alla media regionale, è Crotone, che si conferma fortemente ‘marginale’ nel panorama economico regionale. 5 Tabella 3.1 Mercato del Lavoro in Calabria (tassi percentuali) Maschi Tassi di Tassi di Tassi Attività (1) Disoccupaz. Occupazione (1) 1995 1999 2002 2003 57,7 57,8 58,6 58,5 18,3 21,1 18,1 17,7 47,3 55,9 48,0 48,2 di Femmine Totali Tassi di Tassi di Tassi di Attività (1) Disoccupaz. Occupazione (1) Tassi di Tassi di Tassi di Attività (1) Disoccupaz. Occupazione (1) 30,5 30,6 32,3 31,8 43,7 43,8 45,1 44,8 32,3 40,5 35,7 33,3 20,5 18,2 20,8 21,2 23,3 28,0 24,6 23,4 33,5 31,6 34,0 34,3 Elaborazioni IRS su dati Istat, Forze di lavoro, serie revisionate (1) Calcolati sulla popolazione di età superiore ai 15 anni 6 Figura 3.1 Tassi di attività maschili, femminili e totali -Calabria, Mezzogiorno, Italia, 1999-2003 Tassi di attività maschili Calabria ITALIA Mezzogiorno 65,0 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di attività femminili Calabria ITALIA Mezzogiorno 65,0 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di attività totali Calabria ITALIA Mezzogiorno 65,0 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 1999 2000 2001 2002 2003 I tassi di attività sono calcolati come rapporto tra le forze lavoro e la popolazione di età superiore ai 15 anni. Elaborazioni su dati Istat Forze di lavoro, serie revisionate 7 Figura 3.2 Tassi di attività per sesso e classi di età 2003 - Calabria, Italia, Mezzogiorno maschi maschi 100,0 100,0 90,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 20,0 10,0 10,0 0,0 15-19 0,0 15-19 20-24 25-34 35-44 45-54 55-64 20-24 25-34 35-44 45-54 55-64 Calabria ITALIA Centro Calabria ITALIA Mezzogiorno femmine femmine 100,0 100,0 90,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 20,0 10,0 10,0 0,0 15-19 0,0 15-19 20-24 25-34 35-44 45-54 55-64 20-24 25-34 35-44 45-54 55-64 Calabria ITALIA Centro Calabria ITALIA Mezzogiorno Fonti: Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro 8 Figura 3.3 Tassi di attività occupazione e disoccupazione provinciali 2003 e variazione dei tassi nel periodo 1999 - 2003 Tassi di attività maschili e femminili, 2003 Tassi di attività provinciali, Calabria -confronto 1999/2003- 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Maschi Crotone Vibo Valentia 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 -2,0 -3,0 CALABRIA Cosenza Catanzaro Maschi Femmine Tassi di occupazione maschili e femminili, 2003 Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Femmine Tassi di occupazione provinciali, Calabria confronto 1999/2003 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Fonti: elaborazioni Istat, forzeCatanzaro di lavoro, serie revisionate CALABRIAIRS su dati Cosenza Reggio Calabria uomini Crotone Vibo Valentia 8 7 6 5 4 3 2 1 0 CALABRIA Cosenza donne Catanzaro uomini Tassi di disoccupazione maschili e femminili, 2003 Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia donne Tassi di disoccupazione provinciali, Calabria confronto 1999/2003 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 5 0 -5 -10 CALABRIA Cosenza Catanzaro uomini Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia -15 CALABRIA donne Cosenza uomini Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia donne (1) I tassi di attività ed occupazione sono calcolati come rapporto tra le forze lavoro e la popolazione di età superiore ai 15 anni. 9 Figura 3.4 Tassi di occupazione maschili, femminili e totali -Calabria, Mezzogiorno, Italia, 1999-2003 Tassi di occupazione maschili Calabria ITALIA Mezzogiorno 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di occupazione femminili Calabria ITALIA Mezzogiorno 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di occupazione totali Calabria ITALIA Mezzogiorno 60,0 55,0 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 1999 2000 2001 2002 2003 I tassi di occupazione sono calcolati come rapporto tra gli occupati e la popolazione di età superiore ai 15 anni. Elaborazioni su dati Istat Forze di lavoro, serie revisionate 10 Figura 3.5 Tassi di occupazione per sesso e classi di età 2003 - Calabria, Italia, Mezzogiornomaschi 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 15-19 20-24 25-34 Calabria 35-44 ITALIA 45-54 55-64 Mezzogiorno femmine 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 15-19 20-24 Calabria 25-34 35-44 ITALIA 45-54 55-64 Mezzogiorno Fonti: Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro 11 Figura 3.6 Tassi di disoccupazione maschili, femminili e totali -Calabria, Mezzogiorno, Italia, 1999-2003 Tassi di disoccupazione maschili Calabria ITALIA Mezzogiorno 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di disoccupazione femminili Calabria ITALIA Mezzogiorno 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 1999 2000 2001 2002 2003 Tassi di disoccupazione totali Calabria ITALIA Mezzogiorno 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 1999 2000 2001 2002 2003 Elaborazioni su dati Istat, Forze di lavoro, serie revisionate 12 Figura 3.7 Tassi di disoccupazione per sesso e classi di età 2003 - Calabria, Italia, Mezzogiornomaschi 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 15-19 20-24 25-34 Calabria 35-44 ITALIA 45-54 55-64 Mezzogiorno femmine 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 15-19 20-24 Calabria 25-34 35-44 ITALIA 45-54 55-64 Mezzogiorno Fonti: Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro 13 Figura 3.8 Popolazione inattiva disponibile a lavorare - Calabria 1995/2003uomini 50 40 30 20 10 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2002 2003 Forze di lavoro potenziali vorrebbero lavorare o immediatamente disponibili a particolari condizioni donne 100 80 60 40 20 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Forze di lavoro potenziali vorrebbero lavorare o immediatamente disponibili a particolari condizioni Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro, serie revisionate 2. PRINCIPALI CARATTERISTICHE E CRITICITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO CALABRESE Nel 2003 il mercato del lavoro calabrese è caratterizzato da una popolazione e conseguentemente una forza lavoro piuttosto giovane e con livelli d’istruzione relativamente elevati. In particolare, nel 2003 il 46,2% del totale della popolazione in Calabria (il 41,3% in Italia) ed il 37% della forza lavoro calabrese (il 38% in Italia) ha meno di 35 anni. Rispetto al 2002, come a livello nazionale, è leggermente diminuita la percentuale di giovani che partecipano al mercato del lavoro, passata dal 37,8% nel 2002 al 36,9% nel 2003. Per quanto riguarda i livelli d’istruzione, le persone in possesso di almeno un diploma superiore in Calabria ammontano nel 2003 a 585.000 unità (59.000 in più rispetto al 1999, e ben 32.000 in più rispetto al 2002) corripondenti al 28,9% della popolazione complessiva, contro il 30,1% del Centro-Nord ed il 27,4% del Mezzogiorno. Nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2003 è diminuito nel contesto regionale del 15,1% la percentuale di individui appartenenti alla forza lavoro con bassi titoli di studio ovvero con al massimo la licenza elementare (la percentuale di forza lavoro è passata dal 17,4% nel 1999, al 14,8% nel 2003), mentre sono aumentati del 4,6% 14 la percentuale degli occupati e delle persone in cerca di occupazione laureate e del 7,8% di quelle aventi almeno il diploma di maturità (nel 1999 l’11,5% della forza lavoro era laureata ed il 33% diplomata, nel 2003 le percentuali sono rispettivamente del 12% e del 35,6%). I divari tra i tassi di attività calabresi e quelli di altri ambiti territoriali - rispetto alla media del Centro-Nord, differenze di circa 11 punti percentuali - permangono elevati soprattutto per le persone in possesso di titoli di studio medi (diploma di maturità o qualifica senza possibilità di accesso all’istruzione universitaria). Divari meno consistenti si rilevano invece in relazione agli individui in possesso di un titolo universitario, dove il tasso di attività sia maschile che femminile si attesta sull’80%, mentre risultano leggermente più elevati in Calabria (+1,8 punti percentuali), sempre rispetto alle regioni del Centro-Nord, i tassi di coloro che hanno bassissimi livelli di istruzione. Nonostante la positività di questi dati, i tassi di attività calabresi (soprattutto femminili) rimangono molto bassi rispetto al Centro Nord (-8 punti percentuali) per tutti i titoli di studio, ma soprattutto in corrispondenza di titoli di studio medi (diploma di maturità o qualifica senza possibilità di accesso all’istruzione universitaria) dove i tassi si discostano di circa 11 punti percentuali. Le differenze minori si rilevano invece in relazione agli individui in possesso di un titolo universitario, dove il tasso di attività sia maschile che femminile si attesta sull’80% (figura 3.9), mentre risultano leggermente più elevati in Calabria (+1,8 punti percentuali), sempre rispetto alle regioni del Centro-Nord, i tassi di coloro che hanno bassissimi livelli di istruzione. 15 Figura 3.9 Tassi di attività maschili e femminili per titolo di studio 2003 - uomini 100 80 60 40 20 0 Titolo universitario Maturità Calabria Qualifica senza accesso Centro-Nord Licenza Media Licenza elementare/ Nessun titolo Mezzogiorno - donne - 100 80 60 40 20 0 Titolo universitario Maturità Calabria Qualifica senza accesso Centro-Nord Licenza Media Licenza elementare/ Nessun titolo Mezzogiorno Elaborazioni su dati Istat, Forze di lavoro, serie revisionate Un’occupazione profondamente terziarizzata ed esigenze di flessibilità per un sistema industriale in via di sviluppo. Dal 1999 il sistema produttivo calabrese ha intrapreso una dinamica di crescita che ha investito soprattutto i settori dei servizi e l’agricoltura, su cui tradizionalmente si basa il sistema economico regionale (l’agricoltura assorbe infatti il 12,8% dell’occupazione contro il 3,5% del Centro-Nord, il terziario il 67% contro il 62% del Centro Nord). Dopo la riduzione di oltre 15.000 occupati fra il 1995 ed il 1999, nel 2003 rispetto al 1999, i nuovi occupati sono 45.987 di cui 26.622 donne: 8.406 unità sono state assorbite dal settore agricolo, (circa 24.000, donne), dal terziario (servizi privati e pubblica amministrazione). 16 In particolare, nel 2003 la P.A comprende 74.607 addetti (di cui il 71,2% sono di sesso maschile)4. Questa ripresa economica ha avuto ovviamente dei riflessi sulla domanda di lavoro, che è aumentata nei settori a maggior crescita, dirigendosi verso profili direttivi-quadri, impiegatizi ed operai. Gli ‘operai ed assimilati’, in crescita del 10,9% (di oltre 20.000 unità di cui 15.385 uomini) rispetto al 1999, assorbono il 39% dell’occupazione maschile ed il 27,6% della femminile. I ‘direttivi-quadri’ sono aumentati di oltre 21.000 unità (di cui quasi 12.000 donne) e assorbono il 30% dell’occupazione maschile ed il 49,5% della femminile). Degli oltre 577.000 occupati calabresi nel 2003, 424.435 sono dipendenti (in crescita di circa 40.000 unità rispetto al 1999). Le caratteristiche del sistema produttivo regionale rendono molto comune l’utilizzo del part-time e del lavoro dipendente temporaneo: tra il 1999 ed il 2003, i dipendenti temporanei sono cresciuti di circa 5.000 unità con un’incidenza sull’occupazione dipendente del 18% circa (contro il 10% nazionale e l’8% del Centro-Nord). Gli occupati parttime sono invece cresciuti di oltre 8.000 unità (di cui oltre 6.800 donne) assorbiti per il 52% dai servizi e per il 30% dall’industria (figura 3.10); l’incidenza del part-time è relativamente elevata anche sull’occupazione complessiva maschile che in Calabria è pari al 5,5%, più elevata rispetto alle medie nazionale (3,2%), del Centro Nord (2,8%) e del Mezzogiorno (3,9%). 4 Per un approfondimento si veda il paragrafo relativo alla dimensione d’impresa in Calabria 17 Figura 3.10 Composizione settoriale (%) dell'occupazione - uomini e donne 2003 60,0 50,5 46,1 50,3 50,0 40,0 26,3 30,0 20,0 10,0 12,8 16,8 15,7 16,7 13,5 3,5 8,4 11,8 10,0 7,5 7,1 1,0 0,9 1,1 0,0 Agricoltura Trasformazione industriale Calabria Costruzioni altre attività industriali Centro-nord Commercio altre attività del terziario Mezzogiorno Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro, serie revisionate Composizione settoriale (%) dell'occupazione - uomini e donne 2002 51,3 60,0 50,6 46,1 50,0 40,0 26,5 30,0 20,0 10,0 13,3 12,3 8,7 3,5 7,6 16,4 16,3 15,6 11,2 10,0 7,2 1,10,91,1 0,0 Agricoltura Trasformazione industriale Calabria Costruzioni Centro Nord altre attività industriali Commercio altre attività del terziario Mezzogiorno Continuano i segnali di miglioramento della disoccupazione in Calabria, anche se permangono criticità. I disoccupati tra il 1999 ed il 2003 sono diminuiti di oltre 30.000 unità (quasi di 10.000 unità solo dal 2002 al 2003), assestandosi su un valore di 176.581; la disoccupazione anche nel 2003 è prevalentemente femminile e giovanile, e riguarda livelli d’istruzione elevati (anche se in leggero calo), il 52% dei disoccupati sono donne (la percentuale è rimasta invariata dal 1999); circa 77.000 persone in cerca di occupazione nel 2003 di cui 42.000 di sesso femminile, sono in possesso di almeno un diploma di maturità; nel 2003 gli uomini in possesso di almeno un diploma di maturità sono rimasti stabili al 41,4% dei disoccupati (contro il 41,7% del 1999), mentre la quota di disoccupate in possesso di un diploma o di un titolo universitario è cresciuta dal 45,6% del 1999 al 46% del 2003 (tabella 3.2). 18 Tabella 3.2 Composizione della disoccupazione per titolo di studio uomini 1999 2002 2003 donne Qualifica titolo Licenza Maturità senza Elementare Totale universitario media accesso - 5 37 3 40 15 100 valori assoluti migliaia composizione % 5 valori assoluti 4 migliaia composizione % 4 valori assoluti 4 migliaia composizione % 5 37 3 40 15 100 29 3 36 16 87 33 3 41 18 100 31 4 33 14 85 36 4 38 16 100 Qualifica titolo Licenza Maturità senza Elementare Totale universitario media accesso valori assoluti 7 42 3 migliaia composizione % 6 39 3 valori assoluti 7 38 3 2002 migliaia composizione % 7 38 3 valori assoluti 8 35 3 2003 migliaia composizione % 8 38 3 Elaborazioni su dati Istat, forze di lavoro, serie revisionate 1999 40 15 107 37 14 100 37 14 100 37 14 100 34 12 92 37 13 100 Tra il 1999 ed il 2003 si è verificato anche un certo miglioramento nelle condizioni occupazionali dei giovani, che rimangono comunque molto critiche: • la disoccupazione (specialmente femminile) si è spostata verso le classi di età più avanzate: il numero di disoccupati di età compresa tra i 15 ed i 34 anni è diminuito di circa 32.000 unità (di cui oltre 17.200 donne) mentre i disoccupati con più di 35 anni sono aumentati del 3,3% (le donne del 6,1%), passando dai 64.704 disoccupati over-35 del 1999 ai 66.820 del 2003; • tuttavia il tasso di disoccupazione per la classe 15-24 nel 2003 è ancora elevatissimo: pari al 56,7%, più del doppio della media nazionale e circa 8 punti percentuali superiore alla media del Mezzogiorno, anche se in calo di 9,5 punti percentuali rispetto al 1999. Il calo è stato significativo soprattutto per le donne (-10,6 punti percentuali rispetto al 1999) la cui situazione rimane comunque negativa; il tasso di disoccupazione femminile per la classe di età 15-24 è pari al 64,2% (era del 69,9% solo nel 2002), più del doppio del dato nazionale (30,9%) e di 6 punti superiore alla media del Mezzogiorno (58,3%); • la disoccupazione regionale mantiene una preoccupante connotazione di lungo periodo5: il 57,6% delle donne nel 2003 è in cerca da più di 12 mesi contro il 57,3% dell’Italia ed il 67,1% del Mezzogiorno. La durata della disoccupazione (maschile e femminile) è inoltre indipendente dall’età in quanto la quota di disoccupazione di lunga durata in Calabria è 5 Peraltro condivisa a livello nazionale, dove nel 2003 il 57.5% dei disoccupati è in cerca di occupazione da più di 12 mesi. 19 simile per gli under e gli over 25: supera il 60% per gli ‘under 25’ ed è del 57,3% per quelli di età superiore ai 25 anni. Il quadro delineato da questa analisi non si discosta in maniera significativa da quanto rilevato all’inizio della programmazione 2000-2006; dopo la fase di contrazione verificatasi nel mercato del lavoro nel quinquennio 1995-1999, il miglioramento del mercato del lavoro nel periodo 1999-2003, oltre ad aver causato un incremento dei tassi e dei livelli di partecipazione ed occupazione, ha anche condotto ad un netto abbassamento della disoccupazione, specialmente giovanile. Nonostante l’evidente miglioramento degli indicatori nell’ultimo triennio, il mercato del lavoro Calabrese si presenta in condizioni indubbiamente negative, specialmente quando raffrontato alle medie nazionali. I tassi di attività, occupazione e disoccupazione indicano che dal 1999 ad oggi: • sono aumentate le opportunità occupazionali grazie allo sviluppo del settore dei servizi e dell’agricoltura, su cui tradizionalmente si basa il sistema economico calabrese. • È leggermente migliorato il profilo di partecipazione al mercato del lavoro: è aumentata in particolare la ‘forza lavoro potenziale’ cioè quella popolazione in età 15-64 che si trova sul confine fra partecipazione ed inattività; • È diminuita la disoccupazione giovanile e femminile, che rimane comunque estremamente elevata. Questi miglioramenti del resto sembrano aver riguardato soprattutto le province di Catanzaro e Vibo Valentia, con il rischio di accentuare anche le disparità interne alla regione rispetto ad aree fortemente marginali come la provincia di Crotone. Anche nel 2003 sembrano quindi essere presenti quei fattori di criticità che erano stati rilevati all’inizio della programmazione 2000-2006 e che sono profondamente legati al permanere di una forte arretratezza socio-economica nei confronti del Centro-Nord e del resto d’Europa: • I livelli ed i tassi di partecipazione ed occupazione regionali continuano ad essere bassi, non solo rispetto alla media nazionale e del Centro Nord, ma anche rispetto alla media del Mezzogiorno. • Nonostante il miglioramento del sistema economico regionale sembri aver causato un aumento nel tasso di creazione di posti di lavoro, l’elevata mortalità imprenditoriale in Calabria non crea particolari garanzie che tale processo possa portare ad un aumento stabile nell’occupazione. • I livelli ed i tassi di disoccupazione continuano ad essere molto elevati; il fenomeno della disoccupazione è profondamente legato alla fase di ingresso nel mercato del lavoro e rischia di protrarsi anche per periodi medio lunghi. • la disoccupazione giovanile è molto radicata nel contesto regionale così come quella femminile; in crescita anche il fenomeno della ‘disoccupazione intellettuale’, a fronte di una domanda di lavoro poco qualificata; • La presenza di una forte componente irregolare nell’attività economica regionale inosservabile e difficilmente quantificabile; i dati ufficiali di cui disponiamo offrono un quadro parziale del mercato del lavoro e delle dinamiche produttive regionali a meno di un’interpretazione che tenga conto del peso rilevante dell’ ‘informal sector’. 20 3. IL LAVORO SOMMERSO IN CALABRIA La debolezza del sistema produttivo delle regioni meridionali, e della Calabria in particolare, che si manifesta come effetto macroscopico in un elevatissimo tasso di disoccupazione, è positivamente correlata alla nascita ed allo sviluppo di forme consistenti di economia sommersa. Il sommerso calabrese è strutturalmente diverso dal sommerso che si ritrova in altre aree del paese (ad. es. le regioni Nord-Est). La motivazione che spinge le imprese verso forme di lavoro non regolare non è semplicemente legata all’evasione di un obbligo contributivo, ma costituisce spesso l’unica forma possibile per mantenere in vita un’attività che altrimenti non potrebbe sopravvivere alla competizione. Quindi l’economia sommersa in Calabria, più che una forma patologica di “economia ufficiale”, potrebbe essere definita come una “forma fisiologica” che coinvolge interi contesti territoriali e interi settori economici: alcune volte sono intere imprese che operano in forma sommersa, altre volte sono delle imprese che mantengono sommersa una parte più o meno cospicua della loro attività. La quantificazione di questi fenomeni è estremamente complessa e risulta particolarmente difficile se basata sulle sole statistiche ufficiali del mercato del lavoro. È spesso necessario far ricorso alle fonti statistiche di tipo amministrativo (INPS, INAIL) e ad indagini sul campo per riuscire a stimare, anche solo in maniera parziale ed inesatta, questi fenomeni. Proprio sulla base dei dati INPS, tra il 1999 ed il 2001 è stato rilevato un deciso incremento nel numero di unità locali e nel numero di dipendenti. Questo fenomeno, non sembra ricollegabile ad un’elevata natalità imprenditoriale nell’ultimo triennio, bensì rappresenta un primo rilevante indicatore di emersione di realtà microimprenditoriali6. L’Eurispes stima che nel 2000 la Calabria avrebbe prodotto una ricchezza nascosta pari a 7.689 milioni di Euro, circa il 38% del Pil regionale grazie a quasi 298 milioni di ore di lavoro: Cosenza, con 2.935 milioni Euro annui, risulta la provincia calabrese con il più alto livello di ricchezza nascosta. Secondo l’Eurispes, il lavoro sommerso in Calabria presenta inoltre caratteristiche strutturalmente diverse dal resto d’Italia, configurandosi come modalità di lavoro a carattere continuativo che coinvolge principalmente, disoccupati, cassaintegrati, giovani in cerca di prima occupazione ed immigrati. I dati Istat relativi alle unità di lavoro (ULA)7 in Italia nel 1999 ci dicono che in Calabria sono presenti oltre 168.500 ULA non regolari, pari all’11% delle ULA non regolari presenti nel Mezzogiorno. La rilevanza del lavoro sommerso nel panorama occupazionale regionale si coglie meglio dall’analisi dei tassi di irregolarità8: il tasso di irregolarità calabrese nel 1999 è pari al 27,8%, l’incidenza regionale più alta in Italia, nettamente superiore a quella del Mezzogiorno (22,6%). Il settore che presenta il tasso di irregolarità più elevato e quello agricolo (30%) seguito dal terziario (17%) e dalle costruzioni (16%); relativamente bassa invece l’incidenza nell’industria in senso stretto (5%). Tra il 1995 ed il 1999 il fenomeno del lavoro sommerso sembra aver registrato in Calabria una leggera contrazione, che si contrappone alla crescita registrata nel Mezzogiorno ed a livello nazionale: nel 1999 il numero indice (base 1995=100) delle ULA non regolari in Calabria è pari a 95,2 contro il 111,2 del Mezzogiorno ed il 107 6 Vedi anche il paragrafo sulla dimensione d’impresa in Calabria 7 sono definite regolari le ‘prestazioni lavorative svolte da lavoratori dipendenti e indipendenti, rilevate dalle indagini statistiche presso le imprese e le istituzioni e/o dalle fonti amministrative’. Sono definite non regolari le ‘prestazioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale contributiva (comprensive anche di quelle degli stranieri non residenti e non registrati), quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative’. 8 Incidenza percentuale delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro. 21 nazionale. Questo calo nelle ULA non regolari può essere per gran parte dovuto alla contrazione generalizzata sperimentata dall’economia regionale in questi anni piuttosto che ad un’effettiva diminuzione del sommerso. 22 4. I FABBISOGNI PROFESSIONALI DELLE IMPRESE IN CALABRIA Dall’indagine Excelsior sulle previsioni di assunzione per il 2003 emerge con chiarezza come la domanda di professioni espressa dalle imprese calabresi sia fortemente condizionata da un tessuto produttivo prevalentemente concentrato sui comparti terziario e agricolo, dirigendosi prevalentemente verso profili giovani, con un titolo di studio medio-basso. La tabella B2.1 mostra che oltre il 53% delle 12.277 assunzioni previste per il 2003 sono nel terziario (commercio, servizi e studi professionali); il settore delle costruzioni assorbirebbe il 26,7% circa delle assunzioni mentre appena il 19% dei nuovi inquadramenti dovrebbe essere assunto nel comparto industriale. I profili più ricercati sono quelli adatti a svolgere mansioni legate alla vendita ed all’offerta di servizi (19,4%), operai specializzati (33% circa) e personale non qualificato (14% circa). Nel valutare questi dati bisogna tenere presente che l’indagine Excelsior non considera i fabbisogni professionali delle imprese agricole e della Pubblica Amministrazione a cui è ascrivibile una quota importante della domanda di lavoro regionale. Per tale motivo potrebbe risultare sottostimata la domanda diretta verso profili con una qualifica bassa (‘personale non qualificato’ e ‘lavoratori specializzati nell’agricoltura e nella pesca’ non superano il 14% delle assunzioni totali) e soprattutto medio/alta (le categorie ‘dirigenti e direttori’ e ‘professioni intellettuali’ coinvolgono meno del 4% degli inquadramenti). Le figure ricercate dalle imprese sono di basso profilo dal punto di vista del titolo di studio richiesto e della posizione professionale che dovrebbero andare ad occupare (Tabella B2,2 e B2.3): il 58,5% delle previsioni di assunzione riguarda individui in possesso di una licenza media, mentre solo per il 3,1% delle assunzioni previste è richiesto un titolo universitario (laurea o diploma universitario). Il 78% delle assunzioni dovrebbe riguardare posizioni da operai e apprendisti ed il restante 21% funzioni impiegatizie. La domanda di lavoro si rivolge prevalentemente verso i giovani: il 54,7% dei profili ricercati ha meno di 35 anni, anche se per una quota rilevante delle assunzioni (31%) l’età non è considerata un fattore importante. Infine la tipologia contrattuale più utilizzata è il tempo indeterminato (nel 63% dei casi); seguono il tempo determinato ed il contratto di formazione e lavoro (abolito, solamente per il settore privato, dalla recente riforma del mercato del lavoro). 23 Tabella B2.1 - Previsioni di assunzioni 2003 per professione e settore in Calabria Dirigenti direttori Industria 4 Costruzioni 1 Commercio 0 Servizi 9 Studi professionali 0 TOTALE 14 composizione % 0,11 Fonte: elaborazioni Irs su dati Excelsior Professioni intellettuali e Professioni scientifiche e di tecniche elevata specializzazione 58 19 80 230 9 396 3,23 163 118 173 561 33 1048 8,54 Professioni Professioni esecutive Lavoratori relative alle relative specializzati Operai vendite ed ai all'amministrazione e nell'agricoltura e specializzati servizi per le alla gestione nella pesca famiglie Conduttori impianti, operatori macchinari operai montaggio industr. 81 101 113 663 110 1068 8,70 1231 2132 363 287 8 4021 32,75 680 102 196 610 4 1592 12,97 Assunti altri Assunti part-time contratti Totale assunti composizione % 2 43 109 154 1,3 9 2614 9654 12277 100,0 0,1 21,3 78,6 100,0 79 0 1110 1187 3 2379 19,38 0 0 0 55 0 55 0,45 Personale e non qualificato 141 810 181 569 3 1704 13,88 Totale 2437 3283 2216 4171 170 12277 100,00 Tabella B2.2 - Previsioni di assunzioni 2003 per titolo di studio e classi di età in Calabria Sino a 25 anni Licenza scuola media 1891 Formazione professionale 324 Qualifica professionale 428 Diploma superiore 691 Diploma universitario 19 Laurea 13 TOTALE 3366 composizione % 27,4 Fonte: elaborazioni Irs su dati Excelsior Da 26 a 35 anni Oltre 35 anni Non rilevante TOTALE composizione % 2392 345 312 1170 83 278 4580 37,3 284 8 18 106 1 5 422 3,4 2609 279 319 603 42 57 3909 31,8 7176 956 1077 2570 145 353 12277 100,0 58,5 7,8 8,8 20,9 1,2 2,9 100,0 Tabella B2.3 - Previsioni di assunzioni 2003 per inquadramento e tipologia contrattuale in Calabria Assunti a tempo Assunti a tempo Assunti con Assunti apprendisti indeterminato determinato CFL Dirigenti 6 Impiegati e quadri 1716 Operai e apprendisti 6093 TOTALE 7815 composizione % 63,7 Fonte: elaborazioni Irs su dati Excelsior 1 387 1544 1932 15,7 0 394 851 1245 10,1 0 74 1057 1131 9,2 0 201 661 862 7,0 24 composiz ione % 19,9 26,7 18,1 34,0 1,4 100,0 5. LA DIMENSIONE D’IMPRESA IN CALABRIA I dati INPS sull’attività imprenditoriale in Calabria segnalano una realtà economica in fase di espansione per la presenza crescente di forme di microimprenditorialità nel terziario. In base a questi dati tra il 1999 ed il 2001, il numero d’imprese in regione è cresciuto di 1241 unità ed il numero di dipendenti è aumentato di quasi 3.000 unità. Questo fenomeno non sembrerebbe essere connesso ad una ‘natalità imprenditoriale’ improvvisamente elevata, specialmente in una fase congiunturale dell’economia che tra il 1999 ed il 2001 non è stata molto positiva. Più plausibile invece l’ipotesi di un lento processo di regolarizzazione di imprese che hanno sempre operato ai margini del sistema economico. Dai dati INPS emerge con chiarezza una struttura dimensionale delle imprese calabresi dominata dalla microimprenditoria di tipo artigianale; nel 2002 il 78% delle imprese calabresi hanno da 1 a 4 persone alle dipendenze ed il 59% dei dipendenti è impiegato in imprese con meno di 15 persone. Tra il 1999 ed il 2001 Il ruolo della microimprenditoria si è ulteriormente rafforzato a danno delle imprese di dimensioni medio-grandi. Il peso delle tre classi dimensionali minime (da 1 a 4, da 5 a 10, da 11 a 15) sull’occupazione regionale è aumentato di circa 5 punti percentuali, mentre è evidente un certo indebolimento della quota relativa alle classi dimensionali superiori ai 1000 dipendenti passata dall’8% del 1999 al 4,2% del 2001. Dal punto di vista settoriale, le imprese calabresi appartengono soprattutto al ramo ‘commercio, arti e professioni’ (13.743 unità locali nel 2001); il 28% delle imprese (8.194 unità) sono ‘imprese artigiane’ mentre il 20% delle imprese sono industriali (6044 unità). Scendendo nel dettaglio delle microimprese da 1 a 4 dipendenti, nel triennio 1999-2001 la quota di imprese artigiane è cresciuta di 2 punti percentuali, a scapito di quelle industriali. 25 6. LA SITUAZIONE DEI LAVORATORI ANZIANI In Calabria, la situazione nel mercato del lavoro delle persone tra i 55 e 64 anni non appare critica se confrontata con i dati relativi alle altre fasce di età, anche se ancora lontana dagli obiettivi di piena occupazione fissati a livello europeo. Nel 2003, il tasso di occupazione per questa fascia di età è infatti pari al 36,1% rispetto al 30,3% a livello nazionale), quello di disoccupazione al 10,3% (rispetto al 23,4% complessivo). Questo risultato è tuttavia determinato dalla minore partecipazione al mercato del lavoro che caratterizza questa fascia di età: il tasso di attività per i 55-64enni è infatti pari al 40,2% (Tabella B4.1; per i valori medi regionali si veda la tabella 3.2). La bassa partecipazione è rilevante soprattutto nel caso delle donne: solo una donna su cinque tra i 55 ed i 64 anni confluisce tra le forze di lavoro, e di queste il 14,4% sono disoccupate. Per quanto riguarda la componente maschile, il tasso di attività si attesta nel 2003 al 58,2%, a fronte di un tasso di occupazione del 53,2% e di disoccupazione dell’8,6%. In generale, dall’avvio del POR sia la partecipazione che l’occupazione dei lavoratori anziani sono aumentate, grazie alla dinamica registrata dalla componente femminile. Nel periodo considerato, infatti, l’occupazione dei lavoratori anziani è significativamente cresciuta tra le donne del 33,2%, mentre nel caso degli uomini è rimasta stazionaria (+0,1%). A prescindere dal genere, si è ridotta l’occupazione delle persone con bassi titoli di studio, determinando anche per questa fascia d’età un progressivo innalzamento del livello d’istruzione medio degli occupati. Nel 2003, tuttavia, oltre la metà dei lavoratori occupati tra i 55 ed i 64 anni hanno ancora solo il titolo di studio della scuola dell’obbligo; i diplomati costituiscono il 27,7%, mentre i laureati raggiungono il 12,5%. In media, le donne occupate sono più istruite degli uomini, confermando il ruolo centrale del capitale umano nel determinare le scelte di partecipazione e permanenza delle donne nel mercato del lavoro (Tabella B4.2). Tabella B4.1 Situazione sul mercato del lavoro degli individui anziani (55-64 anni) Totale Maschi Femmine 1999 2003 1999 2003 1999 2003 attività 34.4 40.2 54.8 58.2 15.1 22.8 occupazione 32.0 36.1 51.2 53.2 13.7 19.6 7.1 10.3 6.5 8.6 9.2 14.4 Tassi di: disoccupazione Fonte: elaborazioni Irs su dati Istat, Forze di Lavoro (Serie Revisionate) Tabella B4.2 Occupazione per sesso e titolo di studio, individui 55-64 anni, 2003 Totale (a) Laurea e dottorato Scuola superiore Scuola dell'obbligo Nessun titolo di studio Totale 12.5 27.7 53.9 5.9 100.0 (b) 27.0 48.3 -1.3 -40.2 7.5 Maschi (a) 11.4 23.9 58.1 6.6 100.0 (b) 11.5 31.2 -3.7 -40.4 0.1 Femmine (a) 15.5 37.6 42.7 4.2 100.0 (b) 73.9 89.3 8.3 -39.0 33.2 (a) composizione % nel 2003 (b) variazione % 1999-2003 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Forze di Lavoro (Serie Revisionate) ________________________________________________________________________________________________________________________ POR Calabria – Allegato III - Mercato del Lavoro Pagina 26