MASTER UNIVERSITARIO IN
CFO - DIREZIONE AMMINISTRAZIONE,
FINANZA E CONTROLLO DI GESTIONE
Riclassificazioni, analisi di bilancio
e rendiconto finanziario
7 maggio 2010
Dott.ssa Chiara Mancini
Università L. Bocconi Milano
[email protected]
8 maggio 2010
Dott. Giovanni Ghelfi
Università C. Cattaneo Castellanza
Agenda
A. La costruzione dell’analisi di bilancio e dell’analisi per
flussi (Dott.ssa Chiara Mancini)
B. L’evoluzione del mercato del credito: l’importanza
dell’analisi di bilancio e dei flussi nel rapporto bancaimpresa (Dott.ssa Chiara Mancini)
C. Aspetti critici delle analisi di bilancio (Dott.Giovanni Ghelfi)
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Dott.ssa Chiara Mancini
Struttura della presentazione
A. La costruzione dell’analisi di bilancio e dell’analisi
per flussi
flussi::
1) i bilanci riclassificati:
riclassificati: SP e CE;
CE;
2) gli indici di bilancio;
3) il rendiconto finanziario.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
La riclassificazione dello SP può avvenire secondo due criteri:
– “finanziario” (previsto dal principio OIC 12): implica la
suddivisione delle attività in funzione del grado di liquidità
(periodo di tempo entro il quale saranno liquidate) e la
suddivisione delle passività in funzione del grado di esigibilità
(periodo di tempo entro il quale saranno estinte). Il limite
temporale assunto convenzionalmente è di 12 mesi. Tale criterio
assume particolare rilevanza ai fini dell’analisi per flussi e ai fini
del calcolo degli indici di liquidità.
Attività
Passività
Attivo corrente
Passivo corrente
Passivo consolidato
mezzi di terzi
Attivo immobilizzato
Patrimonio netto
mezzi propri
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
L’attivo corrente è formato da:
liquidità immediate: mezzi di regolamento presenti presso l’azienda o presso altri
soggetti senza vincoli di utilizzo (cassa, banche) e titoli facilmente ed economicamente
negoziabili (titoli a reddito fisso);
liquidità differite (crediti verso clienti, verso altri, attività finanziarie a breve termine,
ratei attivi
attivi);
disponibilità (rimanenze, risconti attivi).
attivi
L’attivo immobilizzato (capitale fisso) comprende le immobilizzazioni materiali,
immateriali e finanziarie.
Il passivo corrente comprende i debiti di funzionamento e di finanziamento a
breve termine, con scadenza entro i 12 mesi.
Il passivo consolidato comprende i debiti di funzionamento e di finanziamento
a medio/lungo termine (prestiti obbligazionari, mutui, TFR, fondi rischi ed oneri).
Il patrimonio netto comprende il capitale di proprietà, le riserve di utili, il
risultato d’esercizio e quelli degli esercizi precedenti non distribuiti.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
La riclassificazione secondo il criterio “finanziario” consente:
di apprezzare la composizione quali-quantitativa del capitale di
funzionamento (impieghi, fonti, equilibrio strutturale);
verificare la posizione di equilibrio monetario dell’impresa, attraverso il
calcolo delle seguenti grandezze:
capitale circolante netto (CCN), pari alla differenza tra attivo
corrente e passivo corrente: se > 0, gli impegni che l’impresa deve
onorare nel breve periodo sono coperti dalle attività correnti; se < 0,
l’impresa, per onorare gli impegni di breve periodo, deve smobilizzare
l’attivo immobilizzato ovvero acquisire finanziamenti di medio/lungo
termine ovvero capitale proprio;
margine (o deficit) di tesoreria, pari alla differenza tra liquidità
immediate + differite e passivo corrente. Differisce dal CCN in quanto
non considera le rimanenze, che possono presentare maggiori
difficoltà di liquidazione rapida ed economica.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
La riclassificazione dello SP può avvenire anche secondo il criterio:
– “della pertinenza gestionale”: implica la suddivisione delle
attività in funzione della pertinenza gestionale, mentre le passività
vengono distinte in base al grado di esigibilità.
Capitale circolante netto
operativo
Capitale
investito
netto
gestione
caratt..
caratt
Capitale fisso netto
Surplus asset
Passività
finanziarie correnti
mezzi
di terzi
Passività
finanziarie
consolidate
mezzi
propri
Patrimonio netto
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
Il capitale circolante netto operativo è pari alla differenza tra:
attivo corrente di natura operativa: rispetto all’attivo corrente della riclassificazione
dello SP secondo il criterio finanziario, sono escluse le attività liquidabili entro 12 mesi
aventi natura finanziaria (cassa, titoli a breve termine, banca attiva);
passivo corrente di natura operativa: comprende le passività correnti (esigibili entro
12 mesi) attinenti alla gestione caratteristica (debiti di fornitura, debiti relativi al
personale, etc.).
Il capitale fisso netto (CF) è pari alla differenza tra:
attivo immobilizzato;
fondi rischi ed oneri;
TFR e altre passività consolidate aventi natura operativa.
Capitale circolante netto operativo e capitale fisso netto formano il capitale
investito netto della gestione caratteristica (CIGC).
I surplus asset (capitali accessori) sono costituiti dagli impieghi estranei
all’attività caratteristica aziendale (ad esempio, per una società industriale, un
immobile destinato alla locazione).
L’insieme di tutti gli impieghi costituisce il capitale investito netto complessivo.
8
Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
Il passivo finanziario corrente (ovvero la posizione finanziaria netta di breve
termine) è formato da tutte le passività finanziarie onerose, esigibili entro 12
mesi, al netto della cassa, della banca attiva e degli altri titoli di breve termine.
Il passivo finanziario consolidato (ovvero posizione finanziaria netta di
medio/lungo termine) è formato da tutte le passività finanziarie onerose,
esigibili oltre i 12 mesi.
Il patrimonio netto è formato da tutte le poste di capitale proprio (NB: i
finanziamenti soci, se infruttiferi, sono da classificarsi all’interno del patrimonio
netto, se fruttiferi, all’interno del passivo finanziario consolidato).
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione dello SP
La riclassificazione secondo il criterio “della pertinenza gestionale” consente di
suddividere gli impieghi e le fonti nelle principali “aree” interessate dalle scelte
operative aziendali, identificare i fabbisogni finanziari associati a ciascuna area di
impiego e verificare l’adeguatezza della scelta delle fonti di finanziamento, al fine di
raggiungere l’equilibrio patrimoniale e finanziario.
In particolare:
area della gestione corrente: l’attività ripetitiva fa nascere un continuo flusso di entrate,
generate dai ricavi (attivo corrente), e di uscite, conseguenti ai costi (passivo corrente).
Lo sfasamento temporale tra incassi (entrate) e pagamenti (uscite) – il cosiddetto “ciclo
monetario” – determinata risorse/fabbisogni netti, che vengono definiti “capitale circolante
netto operativo” o “capitale di giro”. Se il capitale circolante netto operativo è positivo, la
gestione corrente genera un fabbisogno finanziario; se il capitale circolante netto
operativo è negativo, la gestione corrente genera risorse finanziarie positive;
area degli investimenti: l’acquisto di beni destinati a permanere a lungo in azienda
genera un fabbisogno finanziario di tipo durevole;
area della gestione accessoria: riguarda gli impieghi estranei allo svolgimento
dell’attività caratteristica;
area dei finanziamenti: identificati i fabbisogni generati dalle aree della gestione
corrente,degli investimenti e accessoria, occorre verificare quali sono le fonti di copertura
utilizzate dall’impresa (capitale proprio ovvero capitale di terzi, a breve e medio/lungo
termine) e garantire la coerenza di tali fonti con i fabbisogni che sono destinate a
finanziare.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE
La riclassificazione del CE può avvenire sulla base di due criteri:
– a “valore della produzione e valore aggiunto”: evidenzia il contributo che
fattori produttivi esterni ed interni all’impresa hanno dato alla formazione del
reddito operativo della gestione caratteristica. L’obiettivo è quello di misurare
quanto valore l’impresa “ha aggiunto” ai beni che ha lavorato nel corso
dell’esercizio. Il CE riclassificato assume la seguente forma:
+ Valore della produzione dell’esercizio
- Costo dei fattori produttivi esterni
- Costo del personale
- Ammortamenti
+ Reddito della gestione patrimoniale
+ Proventi finanziari
- Oneri finanziari (1)
+/- Componenti straordinari
- Imposte sul reddito
= Valore aggiunto
= Margine operativo lordo (EBITDA)
= Reddito operativo della
gestione caratteristica (ROGC)
= Reddito operativo
aziendale (RO / EBIT)
= Reddito lordo di
competenza
= Reddito ante imposte
= Reddito netto
(1) Nella prassi, a volte, si considerano congiuntamente proventi e oneri finanziari
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE
Riclassificazione del CE a “valore della produzione e valore aggiunto”
(segue):
il “valore della produzione” può differire dal fatturato, in quanto include: ricavi
netti, variazione delle rimanenze di semilavorati e prodotti finiti, costruzioni
interne capitalizzate, lavorazioni conto terzi. Esso subisce variazioni a seconda
del settore di appartenenza dell’azienda (nelle imprese commerciali corrisponde
al fatturato);
il “valore aggiunto” è il valore “contenuto” nei prodotti che verrà destinato a
remunerare il costo dei dipendenti, i costi generali d’impresa, il capitale di terzi
(attraverso gli oneri finanziari e le imposte) e il capitale di proprietà (attraverso
gli utili di esercizio).
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE
– a “ricavi netti e costo del venduto”: evidenzia il contributo delle diverse
gestioni alla formazione del risultato di esercizio. Consente di capire quali
sono le determinanti del risultato prodotto formulando, di conseguenza,
un giudizio su quali debbano ritenersi permanenti e quali temporanee. La
forma assunta dal CE è la seguente:
+ Ricavi delle vendite
- Costo del venduto
= Reddito operativo della gestione caratteristica
+/- Reddito della gestione patrimoniale
+ Proventi finanziari
= Reddito operativo aziendale
- Oneri finanziari
= Reddito lordo di competenza
+/- Componenti straordinari
= Reddito ante imposte
- Imposte sul reddito
= Reddito netto
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE
Il costo del venduto può essere analizzato tramite le sue diverse componenti. In particolare
esso può essere scomposto in:
a) costi fissi (la cui entità non muta, entro dati limiti, al variare delle quantità prodotte) costi complessivi variabili (che variano proporzionalmente ai livelli di attività): tale
scomposizione permette di valutare il grado di rigidità strutturale dell’azienda indagata.
La differenza tra ricavi netti di vendita e costi complessivi variabili del venduto
determina il margine di contribuzione ai costi fissi
+ Ricavi delle vendite
- Costo complessivo variabile del venduto (CV)
= Margine di contribuzione ai costi fissi (MDC)
- Costi fissi (CF)
= Reddito operativo della gestione caratteristica (ROGC)
b)
costi complessivi industriali – altri costi (di vendita, amministrativi) - ammortamenti: tale
scomposizione consente di valutare il peso dell’attività commerciale/amministrativa e
degli ammortamenti sulla formazione del risultato della gestione caratteristica
+ Ricavi delle vendite
- Costo industriale del venduto (senza ammortamenti)
= Reddito lordo industriale (GROSS PROFIT)
- Costi commerciali e distributivi (senza ammortamenti)
- Costi generali e amministrativi (senza ammortamenti)
= Margine operativo lordo (MOL /EBITDA)
- Ammortamenti
= Reddito operativo gestione caratteristica (ROGC)
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE
La distinzione tra costi fissi e costi variabili consente di svolgere l’analisi di
break-even
Ricavi totali (RT) = Costi totali (CT)
P*Q = (CV * Q) + CF
Q = CF / (P - CV)
RT
RT
CT
CT
CF
Q
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE: la leva operativa
La riclassificazione a ricavi e costi del venduto, con distinzione tra costi fissi e
variabili, consente di calcolare il grado di leva operativa: esso indica come varia
il risultato economico dell'azienda considerata al variare delle quantità vendute.
Margine di contribuzione
Leva operativa
=
Reddito operativo gest. car.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE: la leva operativa
Alfa
Beta
Vendite
- Costi variabili
Margine di contribuz.
- Costi fissi
Reddito operativo
1.800.000
300.000
1.500.000
1.320.000
180.000
1.800.000
1.050.000
750.000
570.000
180.000
Quantità vendute
n. 10.000
n.10.000
4,4
0,54
8,33
4,16
CF/CV
Leva operativa
17
Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE: la leva operativa
Alfa ha una struttura economica più rigida (CF/CV superiore rispetto a Beta), e
quindi ha un livello di leva operativa più elevato:
Beta
Alfa
RT
CT
RT
CT
RT
CT
RT
CT
CF
CF
Q
Q
- se le vendite aumentano Alfa usufruisce di maggiori opportunità
- se le vendite diminuiscono Alfa deve affrontare maggiori rischi
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Dott.ssa Chiara Mancini
Riclassificazione del CE: la leva operativa
Infatti:
1) Se le vendite aumentano del 10%:
R.O. Alfa = 180.000 + 180.000 x 10% x 8,33 = 330.000
R.O. Beta = 180.000 + 180.000 x 10% x 4,16 = 255.000
2) Se le vendite diminuiscono del 10%:
R.O. Alfa = 180.000 - 180.000 x 10% x 8,33 = 30.000
R.O. Beta = 180.000 - 180.000 x 10% x 4,16 = 105.000
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Dott.ssa Chiara Mancini
Struttura della presentazione
A. La costruzione dell’analisi di bilancio e dell’analisi
per flussi
flussi::
1) i bilanci riclassificati: SP e CE;
2) gli indici di bilancio;
bilancio;
3) il rendiconto finanziario.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di bilancio
Il calcolo degli indici di bilancio è una tecnica di analisi strettamente
connessa con la procedura di riclassificazione. Il legame esistente tra valori
riclassificati e indici fa sì che, nell’interpretazione di questi ultimi, occorra
porre attenzione alle ipotesi fatte in sede di riclassificazione. Queste ipotesi,
infatti, influenzeranno anche i quozienti calcolati sulla base del riclassificato
per cui sono state formulate.
L’analisi di bilancio condotta mediante indici deve basarsi sempre su
confronti critici. In particolare:
• confronti nel tempo;
• confronti nello spazio (settore, comparable).
La validità dell’analisi dipende dall’omogeneità dei dati su cui si opera; di
conseguenza particolare attenzione deve essere posta sull’accertamento
dell’omogeneità dei criteri di valutazione utilizzati dall’azienda nel tempo o
dalle diverse aziende oggetto di confronto.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di bilancio
Gli indici di bilancio sono raggruppati in funzione dei diversi profili
aziendali che hanno l’obiettivo di apprezzare e che concorrono a
determinare l’equilibrio aziendale:
1)
2)
3)
4)
redditività: attitudine della gestione a remunerare tutti i fattori
produttivi ossia il capitale a qualsiasi titolo investito in azienda;
solidità: capacità di far fronte agli impegni nel medio – lungo
periodo e grado di dipendenza da terzi finanziatori;
liquidità: capacità di far fronte in modo tempestivo ed economico
alle uscite monetarie che lo svolgimento della gestione
determina;
sviluppo: capacità di crescita dimensionale e operativa.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di redditività
ROE (Return on equity): tasso di redditività del capitale proprio. Esprime il
ritorno economico ottenuto dagli azionisti; è ciò che residua dopo che l’azienda
ha remunerato tutti gli altri portatori di interessi (da valutarsi in rapporto al
rendimento di investimenti alternativi a pari rischio)
Reddito netto
ROE =
Patrimonio netto*
ROI (Return on investment): tasso di redditività operativa dell’azienda, in
rapporto ai mezzi finanziari impiegati (può essere calcolato anche
limitatamente alla gestione caratteristica); è misura di efficienza della
redditività operativa (indicazione positiva se > costo medio dei
finanziamenti bancari; da valutarsi inoltre in relazione al dato di
comparable).
Reddito operativo (RO)
ROI =
Capitale investito (CI)*
ROI = redditività delle vendite x tasso di rotazione del capitale investito
RO
CI
=
Fatturato
RO
Fatturato
x
CI
* Nella prassi si utilizzano dati medi di periodo, ovvero di inizio/fine periodo.
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di redditività
ROS (Return on sales): tasso di redditività operativa delle vendite. Esprime
quanti centesimi di € l’impresa riesce a trattenere come reddito operativo, per
ogni € di vendite, dopo che sono stati coperti tutti i costi operativi (da valutarsi in
rapporto ai dati di settore)
Reddito operativo
ROS =
Fatturato
Turnover:
tasso di rotazione del capitale investito (nella prassi
anglosassone si utilizza spesso il rapporto inverso). Fornisce una misura
dell’efficienza strutturale di governo dell’impresa (da valutarsi in rapporto ai
dati storici, ai dati di settore e in considerazione delle caratteristiche del
business)
Fatturato
Turnover =
Capitale investito
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Dott.ssa Chiara Mancini
Altri indici di redditività
EBIT
RONA =
X 100
Capitale investito netto medio della
gestione caratteristica
Reddito lordo industriale senza
ammortamenti
GROSS PROFIT =
Fatturato
EBITDA MARGIN =
Margine operativo lordo
X 100
Fatturato
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di solidità
La solidità può essere apprezzata con riguardo:
a) alle fonti di finanziamento (equilibrio finanziario)
b) alle modalità di finanziamento dell’attivo immobilizzato (equilibrio
patrimoniale)
Con riguardo al profilo sub a) (fonti di finanziamento):
Grado di indebitamento globale =
Passività totali (mezzi di terzi)
Patrimonio netto (mezzi propri)
Passività finanziarie lorde
Grado di indebitamento strutturale =
Gearing =
Patrimonio netto (mezzi propri)
Passività finanziarie – Cassa/banche attive (PFN)
Patrimonio netto (mezzi propri)
Interest coverage =
(anche “ribaltato”)
Margine operativo lordo (MOL)
Oneri finanziari
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di solidità
Con riguardo al profilo sub b) (modalità di finanziamento dell’attivo
immobilizzato):
Indice di copertura delle
immobilizzazioni =
Margine di struttura =
Patrimonio netto (+ Passività fin. consolidate)
Capitale fisso netto
Patrimonio netto – Capitale fisso netto
Esprimono la capacità dell’impresa di coprire gli investimenti in immobilizzazioni
con fondi propri (ovvero, nella versione cosiddetta “allargata”, con fondi propri e
passività consolidate).
Un’impresa può essere definita equilibrata patrimonialmente se l’indicatore è > 1
nella versione “allargata” e > 0,5 nell’altra versione.
27
Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di liquidità
Liquidità primaria
(quick ratio) =
Margine di tesoreria =
Liquidità
secondaria/disponibilità
(current ratio) =
Capitale circolante
netto =
Liquidità immediate + liquidità differite
Passivo corrente
(Liq. immediate + liq. differite) – Passivo corrente
Attivo corrente
Passivo corrente
Attivo corrente – Passivo corrente
28
Dott.ssa Chiara Mancini
La durata del ciclo del circolante
b
a
Acquisti
Pagamento
Vendita
Incasso
c
a) permanenza media in magazzino delle scorte
b) periodo medio di riscossione dei crediti
c) periodo medio di riscossione dei fornitori
a + b - c = periodo medio che intercorre tra i pagamenti per meteriali e servizi
utilizzati e gli incassi dei crediti
Fabbisogno finanziario
29
Dott.ssa Chiara Mancini
La durata del ciclo del circolante
a
Acquisti
b
Pagamento
Vendita
Incasso
c
Magazzino
a)
Costo del venduto /360
Crediti v. clienti
b)
Vendite (con iva) /360
Debiti v. fornitori
c)
!
- alla stagionalità
- criteri di valutazione
- fondi rettificativi
- politiche speculative
Acquisti (con iva)/360
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Dott.ssa Chiara Mancini
Gli indici di sviluppo
Crescita dell’attivo =
Crescita del
patrimonio netto =
Variazione capitale fisso netto
Capitale fisso netto iniziale
Variazione patrimonio netto
Patrimonio netto iniziale
Reddito netto - dividendi
Autofinanziamento =
Conferimento =
Patrimonio netto iniziale
Variazione capitale sociale
Patrimonio netto iniziale
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Dott.ssa Chiara Mancini
Struttura della presentazione
A. La costruzione dell’analisi di bilancio e dell’analisi
per flussi
flussi::
1) i bilanci riclassificati: SP e CE;
2) gli indici di bilancio;
3) il rendiconto finanziario
finanziario..
32
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Il rendiconto finanziario fornisce informazioni che permettono ai sui lettori
di valutare le variazioni nell’attivo netto dell’impresa, la sua struttura
finanziaria (compresa la sua liquidità e solvibilità) e la sua capacità di influire
sulla dimensione e sulla tempistica dei flussi finanziari allo scopo di
adeguarsi ai cambiamenti e alle opportunità.
Le informazioni sui flussi finanziari sono utili per accertare la capacità
dell’impresa di generare disponibilità liquide e mezzi equivalenti e rendono
gli utilizzatori in grado di sviluppare sistemi per accertare e confrontare il
valore attuale dei futuri flussi finanziari di differenti imprese. Tali informazioni,
inoltre, migliorano la confrontabilità dei risultati operativi tra imprese differenti
perché eliminano gli effetti dell’impiego di trattamenti contabili differenti per i
medesimi fatti e operazioni.
Informazioni storiche sui flussi finanziari rappresentano inoltre un
indicatore dell’ammontare, della tempistica e del grado di certezza dei flussi
finanziari futuri (verificando, tra l’altro, la relazione tra redditività e flussi
finanziari netti).
33
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
La risorsa finanziaria di riferimento, i cui flussi sono esaminati nel
rendiconto finanziario, è rappresentata dalle “disponibilità liquide”,
costituite da:
disponibilità liquide (cash): comprendono la cassa e i depositi a
vista;
disponibilità
liquide
equivalenti
(cash
equivalents):
rappresentano investimenti finanziari a breve termine e ad alta
liquidità che sono prontamente convertibili in moneta senza
particolari rischi di perdita di valore (solitamente con scadenza
inferiore ai 3 mesi dalla data in cui sono sorti). Gli investimenti
azionari sono generalmente esclusi dalla definizione di cash
equivalents a meno che non si tratti di strumenti equivalenti, di
fatto, a disponibilità liquide (azioni privilegiate vicino alla
scadenza).
34
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Il rendiconto finanziario deve presentare i flussi finanziari classificandoli tra
attività operativa, di investimento e finanziaria:
attività operativa (operating activities): rappresenta le principali attività generatrici di
ricavi dell’impresa e le altre attività di gestione che non sono di investimento o
finanziarie. L’ammontare dei flussi finanziari derivanti dall’attività operativa è un
indicatore chiave della misura in cui l’attività dell’impresa ha generato flussi finanziari
sufficienti a rimborsare prestiti, a mantenere la capacità operativa dell’impresa, a
pagare i dividendi e a effettuare nuovi investimenti finanziari senza ricorrere a fonti di
finanziamento esterne all’impresa;
attività di investimento (investing activities) comprende l’acquisto e la cessione di
attività immobilizzate e gli altri investimenti finanziari non rientranti nelle disponibilità
liquide equivalenti. L’informazione distinta relativa ai flussi finanziari derivanti
dall’attività di investimento è importante perché tali flussi finanziari rappresentano la
misura in cui i costi sono stati sostenuti per acquisire risorse destinate a produrre
futuri proventi e flussi finanziari;
attività finanziaria (financial activities) rappresenta l’attività che comporta la
modificazione della dimensione e della composizione del capitale netto e dei
finanziamenti ottenuti dall’impresa. L’indicazione distinta dei flussi finanziari derivanti
dall’attività finanziaria è importante perché essa è utile nella previsione di richieste sui
futuri flussi finanziari da parte di chi fornisce i capitali all’impresa.
35
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Un’impresa deve presentare i flussi finanziari derivanti dall’attività operativa
utilizzando, alternativamente:
metodo diretto, per mezzo del quale sono indicate le principali
categorie di incassi e di pagamenti lordi (le imprese sono incoraggiate
all’utilizzo di tale metodo);
metodo indiretto, per mezzo del quale l’utile o la perdita d’esercizio
sono rettificati dagli effetti delle operazioni di natura non monetaria,
da qualsiasi differimento o accantonamento di precedenti o futuri
incassi o pagamenti operativi, e da elementi di ricavi o costi connessi
con i flussi finanziari derivanti dall’attività di investimento o finanziaria.
36
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Flussi finanziari in valuta estera: i flussi finanziari derivanti da operazioni in
valuta estera devono essere iscritti nella moneta funzionale dell’entità,
applicando all’ammontare in valuta estera il cambio tra la valuta funzionale e
la valuta estera del giorno in cui avviene il flusso finanziario. I flussi finanziari
di una controllata estera devono essere convertiti al cambio tra la moneta di
conto e la valuta funzionale del giorno in cui avvengono i flussi finanziari.
Interessi e dividendi: i flussi finanziari derivanti dall’incasso e dal
pagamento di interessi e dividendi devono essere indicati distintamente.
Ciascuno deve essere classificato in modo coerente da esercizio a esercizio
facendolo rientrare - a seconda del caso - nell’attività operativa, di
investimento o finanziaria (per un istituto finanziario, gli interessi pagati e gli
interessi e i dividendi ricevuti sono solitamente classificati come flussi
finanziari operativi).
Imposte sul reddito: i flussi finanziari correlati alle imposte sul reddito
devono essere indicati distintamente e devono essere classificati come flussi
finanziari dell’attività operativa a meno che essi possano essere
specificatamente identificati con l’attività finanziaria e di investimento.
37
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Acquisizioni/dismissioni di rami d’azienda: i flussi finanziari complessivi
derivanti dall’acquisizione e dalla dismissione di controllate o di rami
d’azienda devono essere presentati distintamente e classificati come
attività di investimento. Un’impresa deve indicare complessivamente,
con riferimento alle acquisizioni e alle dismissioni di controllate o di altre
divisioni aziendali avvenute nel corso dell’esercizio, ciascuna delle
seguenti informazioni:
a) il corrispettivo totale di acquisti e dismissioni;
b) la parte dei corrispettivi di acquisto o di dismissione saldata con
disponibilità liquide o mezzi equivalenti;
c) il valore delle disponibilità liquide e dei mezzi equivalenti della
controllata o della divisione aziendale acquistata o dismessa;
d) l’ammontare complessivo delle attività e delle passività diverse dalle
disponibilità liquide o equivalenti della controllata o della divisione
operativa acquistata o dismessa, riferito a ciascuna categoria
principale.
38
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Esempio
A Flussi finanziari dell’attività operativa (metodo
indiretto)
Utile prima delle imposte
Rettifiche per
ammortamento
accantonamento TFR
altri accantonamenti
incrementi nei crediti commerciali
decrementi nelle rimanenze
decrementi nel debiti verso fornitori
interessi corrisposti
imposte sul reddito corrisposte
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
39
Dott.ssa Chiara Mancini
Il rendiconto finanziario (IAS 7)
Esempio (segue):
B. Flussi finanziari dell’attività di investimento
acquisizione della controllata X
acquisto di immobili, impianti e macchinari
acquisto di attività immateriali
corrispettivi dalla vendita di immobili
interessi attivi
dividendi ricevuti
C. Flussi finanziari dell’attività finanziaria
incassi dall’emissione di capitale azionario
incassi da finanziamenti a lungo termine
rimborsi di finanziamenti a lungo termine
dividendi corrisposti
D. Flusso netto generato dalla gestione (A ± B ± C)
E. Disponibilità liquide iniziali
F. Disponibilità liquide finali (D ± E)
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
xxx
40
Dott.ssa Chiara Mancini
Struttura della presentazione
B. L’evoluzione del mercato del credito: l’importanza
dell’analisi di bilancio e dei flussi nel rapporto bancaimpresa
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L’evoluzione del rapporto banca-impresa
Il rapporto banca-impresa ha subito negli ultimi anni una profonda
evoluzione:
l’accesso al credito è divenuto più oneroso per effetto del maggior
rischio delle imprese; e ciò, pur in presenza di una riduzione dei tassi
d’interesse;
la qualità degli attivi bancari si è profondamente deteriorata;
le “maglie” delle credito sono divenute sempre più strette;
gli istituti bancari prestano sempre più attenzione ai costi, in particolare a
quelli connessi al rischio di credito (accantonamenti e perdite su crediti);
la valutazione operata dalle banche è sempre più selettiva;
il costo del finanziamento bancario è sempre più legato al rischio.
A tale evoluzione hanno concorso due fattori determinanti:
la crisi dei mercati finanziari, causata dall’eccessiva “libertà” nella
definizione delle regole per la concessione del credito;
l’introduzione di una specifica normativa riguardante l’adeguatezza
patrimoniale delle imprese bancarie e creditizie, attraverso gli Accordi di
Basilea 1 e Basilea 2.
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L’Accordo di Basilea 2
L’Accordo di Basilea 2 affronta tre grandi “pilastri”:
a) requisiti patrimoniali minimi: le banche devono effettuare
accantonamenti a conto economico in linea con le perdite attese e
devono dotarsi di un patrimonio di vigilanza sufficiente per far fronte
alle perdite inattese sui crediti;
b) controllo prudenziale dell’adeguatezza patrimoniale: l’Autorità di
Vigilanza deve verificare l’adozione da parte degli istituti di credito di
procedure per la verifica del proprio patrimonio;
c) requisiti di trasparenza dell’informazione: le banche devono fornire al
pubblico una informazione trasparente in merito alla gestione dei rischi
negli investimenti.
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Le conseguenze di Basilea 2
La banca, a fronte dei rischi che assume, deve accantonare capitale a
garanzia della propria esposizione.
Al fine di rispettare i requisiti patrimoniali minimi che le sono imposti (sarà
controllata dall’Autorità di Vigilanza!), la banca deve valutare il “il rischio”
associato a ciascun cliente.
La sintesi dell’analisi del rischio di un’impresa è rappresentata dal rating
(“voto”) assegnato al soggetto finanziato.
Più è rischioso il credito, più capitale la banca deve “immobilizzare”, più la
banca è costretta ad affrontare dei costi, più è costoso il finanziamento per
il cliente.
Un maggior rischio associato al cliente (misurato dal rating)
riduce la probabilità di ottenere il finanziamento e
aumenta il costo del finanziamento medesimo.
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Rating
Per l’assegnazione del rating, le banche possono utilizzare il cosiddetto
standard approach (avvalendosi di agenzie specializzate esterne e di
fattori di ponderazione standard individuati dallo stesso Accordo) ovvero
calcolarlo internamente attraverso specifiche metodologie (“rating
interno”).
Il rating viene determinato attraverso un modello che pondera molteplici
informazioni trasformandole in “punteggi” (score).
Le banche sintetizzano 3 score principali, derivanti dalle seguenti analisi
A. analisi quantitativa: si fonda sui bilanci riclassificati, sugli indici di
bilancio e sul rendiconto finanziario (in genere si considerano i dati
degli ultimi tre anni);
B. analisi qualitativa: riguarda i dati extracontabili relativi all’ambiente in
cui opera l’impresa (qualità della governance, forma societaria, core
business e attività collegate, settore di attività e relativa evoluzione,
mercato, principali concorrenti, etc.);
C. analisi andamentale: riguarda informazioni riferite a situazioni
passate fortemente correlate con la situazione attuale (discontinuità
societarie, presenza di insoluti/fallimenti/protesti, interrogazioni di
banche dati specializzate, controllo della Centrale dei Rischi, etc.)
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Rating: l’analisi quantitativa
L’analisi quantitativa consiste, a sua volta, nell’analisi degli equilibri aziendali:
A. analisi patrimoniale: si valutano le scelte dell’impresa relativamente al
corretto utilizzo delle fonti di capitale nella copertura dei fabbisogni
finanziarie. Uno scorretto utilizzo delle fonti aumenta il rischio
dell’impresa;
B. analisi finanziaria: si valuta il grado di indebitamento finanziario
dell’impresa; l’azienda è in equilibrio finanziario quando il rapporto tra
capitale proprio e capitale di terzi non è sbilanciato;
C. analisi economica: si valuta la capacità dell’azienda di generare margini
adeguati per remunerare il costo delle fonti di capitale (capitale di terzi e
capitale proprio).
L’analisi quantitativa “rinvia”
all’analisi di bilancio e all’analisi per flussi
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Gli equilibri aziendali
A. Equilibrio patrimoniale: i fabbisogni finanziari sono coperti da fonti di
finanziamento adeguate:
i fabbisogni di capitale fisso (“area degli investimenti) richiedono fonti
di capitale a lenta o nulla rotazione (capitale di terzi a medio-lungo
termine, con piano di rientro ovvero capitale proprio);
i fabbisogni di capitale circolante (o di giro) (“area della gestione
corrente”) richiedono fonti a veloce rotazione (capitale di terzi a breve
termine/fido);
i fabbisogni di investimenti estranei alla gestione caratteristica (surplus
asset, “area della gestione accessoria”) dovrebbero essere coperti
interamente con capitale proprio.
L’indice di bilancio maggiormente espressivo dell’equilibrio
patrimoniale è l’indice di copertura delle immobilizzazioni.
Patrimonio netto (+ passività consolidate)
Capitale fisso netto
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Gli equilibri aziendali
B. Equilibrio finanziario: nell’ambito delle fonti di finanziamento, il rapporto tra
capitale proprio e capitale di terzi non è sbilanciato. Più alto è il rapporto
tra capitale di terzi e capitale proprio, più elevato è il rischio aziendale (un
eccesso di indebitamento rende l’impresa più vulnerabile in caso di crisi
economica).
L’indice di bilancio maggiormente espressivo dell’equilibrio finanziario è il
rapporto di indebitamento, nelle sue diverse accezioni. Per la realtà
italiana, potremmo definire un’impresa equilibrata finanziariamente se il
grado di indebitamento globale è inferiore a 3.
Passività totali (mezzi di terzi)
Grado di indebitamento globale =
Patrimonio netto (mezzi propri)
Grado di indebitamento strutturale =
Passività finanziarie
Patrimonio netto (mezzi propri)
Passività finanziarie – Cassa/banche (PFN)
Gearing =
Patrimonio netto (mezzi propri)
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Gli equilibri aziendali
C. Equilibrio economico: la redditività del capitale investito è sufficiente per
remunerare il capitale di terzi (costo del capitale di terzi: oneri
finanziari/capitale di terzi oppure oneri finanziari/passività finanziarie totali)
L’indice di bilancio maggiormente espressivo dell’equilibrio economico è il
ROI, confrontato con il costo medio dei finanziamenti bancari.
Reddito operativo (RO)
ROI =
Capitale investito (CI)
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Il modello Z-score
Si tratta di un modello di credit scoring, elaborato dal Prof. Edward I. Altman
verso la fine degli anni ’60, considerato un importante riferimento in materia
di valutazione del rischio di credito e di rating.
La sua efficacia informativa è unanimemente riconosciuta dalla dottrina
economica e dagli operatori finanziari. Si consideri, in proposito, che la
primaria società di informazione finanziaria Bloomberg rende disponibili i
risultati dell’applicazione del modello Z-score.
La metodologia consiste nell’attribuire un punteggio (score) alla società
esaminata sulla base di alcuni indicatori, filtrati attraverso un procedimento
statistico noto come “analisi discriminante”.
La formula per il calcolo dello score (EM-Score) è la seguente.
Z-score =
3,25
+
6,56
capitale circolante
+ 3,26
capitale investito
+
6,72
risultato operativo
capitale investito
utili non distribuibili
capitale investito
+ 1,05
PN contabile
passività totali
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Il modello Z-score
Tale punteggio, espressione della probabilità di default della società esaminata,
viene poi tradotto in rating attraverso una determinata scala di equivalenza
empirica.
RATING
MEDIA Z-SCORE
AAA
8,15
AA+
7,60
AA
7,30
AA-
7,00
A+
6,85
A
6,65
A-
6,40
BBB+
6,25
BBB
5,85
BBB-
5,65
BB+
5,25
BB
4,95
BB-
4,75
B+
4,50
B
4,15
B-
3,75
CCC+
3,20
CCC
2,50
CCC-
1,75
D
0
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La prospettiva dell’impresa
L’applicazione di Basilea 2, con i relativi indicatori di rischiosità, dovrà
essere interiorizzata da imprenditori/manager.
Saper leggere il proprio bilancio secondo l’ottica di Basilea 2
permetterà di capire come le banche interpreteranno le richieste di
credito e le probabilità che queste vengano accettate o rifiutate.
L’imprenditore/manager dovrà essere cosciente del grado di rischiosità
che il sistema bancario gli ha assegnato.
L’imprenditore/manager dovrà comprendere attraverso quali “leve” la
sua azienda può migliorare il proprio rating.
Le imprese che riusciranno a comunicare in maniera trasparente
otterranno un maggiore riconoscimento delle proprie qualità, in termini
di pricing migliore, delibere di finanziamento più veloci e offerta
commerciale più mirata.
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La prospettiva dell’impresa
Gli strumenti dell’analisi di bilancio e per flussi hanno pertanto una
importanza sempre maggiore in quanto:
sono strumenti essenziali per valutare le scelte aziendali e
controllare al meglio la propria gestione;
le relative evidenze hanno impatto sulla “finanziabilità” delle
aziende;
le relative evidenze incidono sul costo del denaro.
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Riclassificazioni, analisi di bilancio e rendiconto finanziario