La valutazione
La valutazione delle imprese industriali
delle imprese
industriali
Giugno 2007
La valutazione delle imprese industriali
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La valutazione delle imprese industriali
Introduzione
Le considerazioni che seguono e che riguardano il modello di impresa più
analizzato negli studi di finanza, sono da intendersi come indicazioni di
massima e hanno lo scopo di fornire utili spunti al credit manager di
un’impresa per un corretto e coerente processo valutativo del merito di
credito commerciale per un’impresa industriale. In generale, la dispensa si
rivolge a tutti coloro che debbano procedere a un'analisi dotata di sufficiente
rigore rispetto all'andamento di un'impresa industriale.
ANALISI QUALITATIVA
Prima di procedere all’analisi degli aspetti quantitativi, è utile analizzare gli
elementi qualitativi, e ciò per snellezza e facilità operativa delle verifiche in
questione. Un esempio in tale senso è rappresentato dal controllo degli
eventuali protesti in capo a uno specifico nominativo: è chiaro che in caso di
verifica positiva già si realizza un elemento di fatto condizionante i futuri
sviluppi della potenziale relazione commerciale.
Verifiche preliminari
Le verifiche preliminari sono molto utili per:
1. Inquadrare immediatamente l’azienda e le sue caratteristiche;
2. Individuare gli elementi da considerare con maggiore attenzione nelle
analisi successive;
3. Non perdere tempo in analisi approfondite se l’azienda non ha i requisiti
“primari” di “affidabilità” (l’impresa non ha pregiudizievoli significativi, non
è in amministrazione controllata, ecc.).
Nel caso di forniture limitate o con rischio modesto, le verifiche preliminari
rappresentano in genere le sole analisi da svolgere. In altri casi, invece,
saranno solo la premessa per esami più approfonditi.
Verifiche sulla compagine societaria
Di chi è l’impresa e chi la dirige?
E’ necessario verificare il management, ovvero il numero, l'esperienza ovvero
l’età (troppo giovani o troppo vecchi), la durata della carica, dei diversi
soggetti che governano l'impresa. Naturalmente è opportuno rilevare anche le
modifiche intervenute, almeno le più recenti, negli assetti proprietari per
avere ragione delle strategie poste in essere. Per le società di capitali è altresì
importante verificare le eventuali modifiche apportate ai profili di
amministrazione e controllo in relazione alla riforma entrata in vigore nel 2004
in tema di diritto societario.
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Cariche degli amministratori in altre imprese
Che importanza ha la società in questione per gli amministratori: è l’unica
oppure una di tante?
Il management, o le figure chiave, possono essere impegnate anche in altre
società, preesistenti o successive a quella oggetto di analisi, dello stesso
settore o di settori diversi. Si tratta di elementi fondamentali per conoscere in
modo circostanziato l’impresa oggetto di interesse. In relazione al grado di
coinvolgimento nella gestione di impresa appare significativo rilevare la
presenza di rapporti societari intercorrenti tra management e impresa (il
manager è socio o terzo?).
Appartenenza di un’impresa a un gruppo
Il rischio di un’impresa cambia radicalmente se essa appartiene a un gruppo.
E’ necessario conoscere:
•
il gruppo di appartenenza ovvero il soggetto economico;
•
l'entità delle partecipazioni;
•
l’attività, le dimensioni e l’andamento delle diverse società;
•
le relazioni infragruppo (es.: crediti e debiti, lavorazioni conto terzi;
fatturato 'incrociato', ecc.).
Protesti ed eventi pregiudizievoli
Protesti ed eventi pregiudizievoli sono elementi di massima importanza, in
quanto pregiudicano o modificano radicalmente la struttura di un rapporto
commerciale.
Come va effettuata una corretta ricerca sui pregiudizievoli?
Ecco alcune regole:
1. La ricerca non deve essere fatta sui soli protesti, che rappresentano
una parte di tutti gli eventi pregiudizievoli, ma anche sulle altre fonti
pregiudizievoli come ipoteche giudiziali, ipoteche legali, sequestri conservativi
(tutti provenienti dalle Conservatorie Immobiliari), fallimenti, concordati
preventivi, amministrazioni controllate (di provenienza dai tribunali e reperibili
nel Registro Imprese). Dalla nostra esperienza focalizzarsi sul complesso dei
pregiudizievoli invece che soltanto sui protesti consente di mettere in luce una
grande quantità di aziende "potenzialmente insolventi" che altrimenti
passerebbero inosservate.
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Queste informazioni sono presenti in alcuni documenti Cerved, in
particolare:
•
Dossier Approfondito e Dossier Persona: è presente l’indice RSFI
“Rilevanza Storica dei Fenomeni di Insolvenza”, misura sintetica che
esprime la rilevanza degli eventi pregiudizievoli riscontrati sull'impresa o
sulla persona oggetto d'indagine ai fini della valutazione del rischio futuro
d'insolvenza1.
•
Quick Report Plus e Report: sono presenti i dettagli di tutti gli eventi
pregiudizievoli.
Presenza di eventi pregiudizievoli a carico del titolare o dell'impresa.
Presenza di protesti certi nelle varie tipologie di imprese (anno 2005)
Società di capitali
Società di persone e ditte individuali
4%
6%
Fonte: analisi Cerved
Presenza di eventi pregiudizievoli e di eventi negativi di altre fonti
pregiudizievoli come ipoteche giudiziali, ipoteche legali, sequestri
conservativi (tutti provenienti dalle Conservatorie Immobiliari), fallimenti,
concordati preventivi, amministrazioni controllate (di provenienza dai Tribunali
e reperibili nel Registro Imprese).
Dossier: imprese con eventi pregiudizievoli sul totale delle imprese interrogate
(al 17 Aprile 2007)
Imprese verificate solo sui protesti
Imprese verificate anche sui pregiudizievoli
Totale Dossier richiesti su totale imprese
registrate
8,1%
16,0%
70,8%
Fonte: Dati Cerved.
1
L'indice di Rilevanza Storica dei Fenomeni di Insolvenza calcola per tutti i fenomeni da Cerved
considerati potenzialmente a rischio, ossia di pregiudizio rispetto alla solvibilità, un peso ponderato che
tiene conto sia della natura dell'evento (protesti, pregiudizievoli di Conservatoria Immobiliare, fallimenti
e altre procedure concorsuali/giudiziarie), sia della rilevanza dell'evento di default (importi
modesti/consistenti su protesti, su ipoteche giudiziali/legali, ecc. - eventi di Conservatoria di classe A/B
a favore di Banche/Imprese/Privati - procedure transitorie/definitive).
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2. Meglio servirsi di sistemi esperti che affidarsi ad altro genere di
verifiche: esistono dei "sistemi esperti" che effettuano in maniera
automatica la verifica sui pregiudizievoli non soltanto sull'impresa ma anche
sugli amministratori (presso gli indirizzi di residenza, le unità locali) ed
elaborano un numero di 'incroci' che risulterebbe estremamente difficoltoso e
antieconomico realizzare manualmente. I Dossier Approfonditi/Persona, i
Quick Report Plus/Report eseguono una ricerca molto sofisticata che consente
di abbinare con estrema attendibilità determinati eventi negativi a particolari
soggetti.
3. Attenzione alla “freschezza” e alla completezza degli archivi su cui
sono realizzate le verifiche: nel nostro paese esistono molti archivi, è
bene essere certi della completezza delle informazioni e del loro livello di
aggiornamento, spesso molto diversi tra loro. L’esistenza di carichi quali
ipoteche giudiziali presso la Conservatoria o di procedure concorsuali presso i
Tribunali rappresentano informazioni da acquisire preliminarmente
all’attivazione di una qualsiasi relazione commerciale, pena l’assunzione di
rischi difficilmente eliminabili.
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ANALISI QUANTITATIVA - L’ANALISI DEL BILANCIO
E’ un’analisi importantissima che va condotta con attenzione concentrandosi
anzitutto sugli indici più importanti.
Come leggere il fatturato e le sue variazioni
Oltre al valore assoluto del fatturato, il primo dato al quale si guarda sono le
sue variazioni negli ultimi 3 anni.
Ecco i casi che si possono presentare e come interpretarli:
Riduzione in termini reali: il fatturato mostra un calo in valore assoluto o
comunque una crescita inferiore al tasso di inflazione corrente nell’anno di
riferimento. Ovviamente si tratta di una situazione di difficoltà. E’ quindi
necessario verificare l’andamento del M.O.L. - Margine Operativo Lordo (e
soprattutto la sua incidenza sul fatturato), del R.O.S. e del R.O.I. Se sono tutti
in calo, occorre prestare attenzione alle politiche di ammortamento, di
valutazione delle rimanenze e alle capitalizzazioni di costi (tipiche voci la cui
determinazione consente la realizzazione di particolari politiche di bilancio);
Crescita nominale: si manifesta quando il fatturato cresce a un tasso
percentuale in linea con l’inflazione. Si tratta di una situazione di stasi che può
essere riconducibile a effettive difficoltà di relazione con il mercato oppure a
variazioni significative nella formula competitiva/struttura d’azienda;
Crescita equilibrata: nell’ipotesi in cui il fatturato aumenti in misura
significativamente superiore all’inflazione (circa 10 - 15 punti percentuali), si
rileva una situazione di sviluppo equilibrato. Si dovrebbe registrare una
situazione di crescita del M.O.L. più sostenuta del fatturato, quindi un
aumento del R.O.S. con un conseguente incremento del R.O.I. Il
miglioramento della leva operativa deriverebbe dalla diminuita incidenza dei
costi (in specie, quelli fissi) sul fatturato;
Forte crescita: si registra se il tasso di crescita è nettamente superiore a
quanto espresso con riferimento all’ipotesi precedente. In questa situazione,
oltre a quanto già detto, occorre prestare attenzione a come si sono adeguati
gli investimenti e come sono stati finanziati. Il rischio principale è che lo
sviluppo eccessivamente rapido si traduca in uno squilibrio nel rapporto tra i
mezzi di terzi e i mezzi propri e quindi produca un peggioramento della
struttura e della composizione finanziaria.
Rotazione del capitale investito (Turnover)
Indica il rapporto tra fatturato e capitali investiti (quanto è stato necessario
investire per ogni euro di fatturato realizzato). Questo rapporto trova
espressione nel Turnover, il cui valore medio per settore è illustrato nel
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grafico seguente. Per l’industria siamo su valori prossimi a 1 (se espresso in
valore percentuale circa il 100%).
Valori superiori a questi denotano una situazione in cui la ‘moltiplicazione’
degli investimenti nel fatturato è ragguardevole e stanno a significare un
buono stato di efficienza produttiva ed efficacia gestionale.
Al contrario, valori inferiori a 1 (0,8 - 0,7) mostrano una difficoltà (meglio se
transitoria, ovvero presente solo per uno o due esercizi prima di ripristinare i
valori ‘normali’) nel generare valore, che può preludere a situazioni di crisi
vera e propria.
Turnover operativo per settore (2005)
Costruzioni
Gomma e plastica
Editoria
Industria della carta
Industria del legno
Alimentare
Commercio al dettaglio
Commercio all'ingrosso
0
50
100
150
200
Fonte dei dati: medie di settore Cerved (dati espressi in valore percentuale)
L’andamento dell’indicatore in questione dipende dall’andamento dei due
aggregati, Fatturato e Capitale Investito. Il loro rapporto può definire le
seguenti classi di risultati:
Buona
> 1 - 1,2 (100% - 120%)
Media
0,8 - 1 (80% - 100%)
Debole
< 0,8 (80%)
Ovviamente i valori riportati sono da intendersi come generali e puramente
indicativi. E' opportuno che i valori limite siano definiti con riferimento al
settore di attività dell’azienda e alla sua classe di fatturato.
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La variazione di investimenti e fatturato
Se il fatturato cresce aumentano anche le immobilizzazioni e in che misura?
Una crescita delle immobilizzazioni inferiore alla crescita del fatturato denota
un fatto positivo, in quanto un aumento delle quantità vendute non implica un
aumento delle immobilizzazioni: ciò significa che si stanno realizzando
economie di scala. Nel caso contrario, ovvero se le attività immobilizzate
aumentano in misura percentuale superiore alla crescita del fatturato, può
essere un segno di difficoltà nell’utilizzo economico degli impianti: la gravità
del fenomeno è crescente se sono capitalizzati costi tra le immobilizzazioni
immateriali e sono rivalutati taluni cespiti.
Le immobilizzazioni
crescono più della crescita
del fatturato
Problema: impianti o investimenti poco
utilizzati che non realizzano un aumento
della produzione venduta
Le immobilizzazioni
crescono meno della
crescita del fatturato
OK, l’impresa riesce a fare fruttare bene i
propri investimenti
Si deve ricordare che le immobilizzazioni in bilancio sono espresse al netto
degli ammortamenti realizzati nel corso della vita economica dei beni: per
comprendere le variazioni apportate in corso di esercizio alla consistenza delle
immobilizzazioni è necessario fare ricorso alle indicazioni riportate in nota
integrativa.
Le variazioni dell’attivo circolante
La seconda componente del capitale investito è rappresentata dall’attivo
circolante, la cui variazione deve correlarsi con la variazione del fatturato e
mantenersi inferiore. In tal caso, l’incremento della produzione non ha portato
squilibri ma anzi ha migliorato sia la gestione commerciale (migliore
bilanciamento tra crediti a clienti e debiti verso fornitori), sia la gestione di
magazzino.
Questi valori dipendono dalle dilazione medie concesse e ricevute nonché
dalla durata della giacenza delle scorte di prodotti finiti.
Il circolante cresce di più Problemi nella gestione del magazzino oppure
di crediti verso clienti (che aumentano) e
della crescita del fatturato
debito verso fornitori (che si riducono)
Il circolante cresce meno OK, l’azienda sta migliorando la sua gestione
della crescita del fatturato
commerciale
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Questo genere di informazioni sono fondamentali nelle analisi di affidabilità
commerciale delle controparti che realizzano i credit manager delle imprese.
Nella determinazione del fido commerciale è infatti necessario conoscere il
dato relativo al c.d. D.S.O. (Days of Sales Outstanding) oltre che avere
cognizione della correttezza e puntualità nei pagamenti realizzati dal
potenziale cliente a saldo delle forniture ottenute. Tali informazioni possono
essere oggi ottenute attraverso un nuovo prodotto Cerved ovvero CPD
(Cerved Payment Database), che consente una ricognizione della regolarità
nei pagamenti effettuati dalle imprese. I dati sono forniti anche con
riferimento alle dilazioni medie in uso nel settore di appartenenza della
specifica realtà indagata.
La valutazione delle fonti finanziarie
Oltre alla gestione degli investimenti, devono essere valutate composizione e
struttura delle fonti finanziarie assunte a copertura degli stessi.
In primis, deve essere verificata la correlazione tra fonti a medio - lungo
termine e fabbisogni durevoli: la somma dei mezzi propri e dei finanziamenti a
medio - lungo termine deve coprire le immobilizzazioni nette, il cui recupero
avviene in modo graduale attraverso gli ammortamenti periodici. Ciò significa
che l’indice patrimonio/immobilizzazioni dovrebbe essere superiore o
comunque pari al 100%. Nella composizione delle fonti sarebbe poi
auspicabile che un peso significativo (almeno superiore al 50% del totale)
fosse ricoperto dal solo capitale proprio, per evitare un’onerosa gestione di
debiti elevati.
Nel caso in cui non sussistesse correlazione positiva tra fondi durevoli ed
investimenti a lento ritmo di rigiro, ciò starebbe a significare l’esistenza di
coperture a breve, assunte per il finanziamento delle immobilizzazioni: tale
situazione configura potenziali rischi per l’impresa (equilibrio patrimoniale
precario ed elevata onerosità del debito).
Oltre alla verifica delle corrette modalità di copertura, le fonti devono essere
esaminate in termini di relazione tra debiti e mezzi propri, in quanto
espressiva dell’esistenza di equilibrio finanziario o meno: si ritiene che il
rapporto debba posizionarsi, in media, tra un valore di 4 o 5 ovvero per 100
euro di mezzi propri ne possano essere assunti a titolo di capitale di debito
(sia a breve che a lungo) per 400 o 500 euro, senza che ciò pregiudichi una
finanza sostanzialmente equilibrata. Valori inferiori sarebbero indice di una
struttura finanziaria solida e quindi imperniata su di un uso attento e parco
dei debiti finanziari (e ciò in connessione con un ragguardevole peso
percentuale sulle fonti del capitale proprio) mentre valori superiori si
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La valutazione delle imprese industriali
giustificherebbero solo in presenza di un rendimento degli investimenti
fortemente superiore al costo dei debiti.
Nei bilanci Cerved viene presentato l’indice mezzi propri/capitale investito, che
per un’impresa sana dovrebbe essere superiore al 20 - 25%.
La valutazione del rendimento dell’azienda: il R.O.I.
L’aspetto che però più di ogni altro deve essere considerato e assunto a base
delle valutazione del merito del credito commerciale è la capacità dell’impresa
di remunerare i propri investimenti, attraverso formule competitive atte a
preservare nel tempo l’istituto economico creato.
Imprese Trasformazione industriale: ROI e
ROD
anni
2004
2003
2002
0
1
2
3
4
5
6
%
ROI
ROD
Fonte: Centrale dei Bilanci
Riepilogo degli indici principali e della loro valutazione
L’indicatore da considerare al riguardo è il R.O.I, ovvero la relazione tra i
margini creati (differenziale tra ricavi e costi) e gli investimenti in essere. E’
opportuno considerarne le due determinanti (R.O.S. e Turnover) in relazione
al diverso peso che possono assumere e che connotano la specificità
dell’attività esercitata.
La misura del R.O.I. deve essere rapportata all’onerosità media dei debiti
assunti dall’impresa per il finanziamento degli investimenti (ovvero al R.O.D.
pari al tasso medio applicato pro tempore dalle banche). Il R.O.I deve
superare tale livello percentuale di onerosità affinché si rilevi adeguata
efficienza economica nella gestione. Solo in ipotesi di basso indebitamento (e
quindi limitato impatto degli oneri finanziari sui margini di gestione), anche un
R.O.I. di entità ridotta potrebbe risultare sufficiente a indicare un'adeguata
economicità nella gestione.
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La valutazione delle imprese industriali
Al fine di realizzare una valutazione d’insieme sintetica che consenta di
esprimere un giudizio congruo sulla situazione generale d’impresa si propone
il seguente prospetto:
Indicatore
Cosa significa e come deve essere per
un’azienda in buona salute
La relazione esprime l’efficacia e l’efficienza
Rotazione capitale
complessiva di gestione.
investito (Turnover)
Fatturato/ Capitale Investito Trend del Turnover tendenzialmente crescente
Durata crediti +
magazzino – fornitori
(valore in giorni)
Il valore esprime la durata del ciclo monetario
ovvero il periodo intercorrente tra il momento
medio di pagamento delle forniture e il
momento medio di incasso dei crediti.
Trend della durata in diminuzione
Patrimonio
netto/Immobilizzazioni
Capitale Proprio e Riserve/
Capitale Fisso
Coeff. di indebitamento2
Capitale di Terzi Totale/
Capitale Proprio e Riserve
R.O.I.
(Margine Operativo
Netto/Capitale Investito)
Si misura l'equilibrio tra le fonti durevoli e gli
impieghi di capitale fisso. Vengono evidenziate
le coperture adottate.
Trend del rapporto crescente
Esprime il grado di leva finanziaria. Il rapporto
dovrebbe mostrarsi limitato.
Trend in diminuzione
Superiore al livello medio dei tassi di
finanziamento a breve (R.O.D.).
Trend in crescita
Nell'analisi della gestione d'impresa, oltre alla verifica dei valori assunti dagli
indicatori citati, è altresì opportuno considerare il cash flow prodotto dalla
gestione corrente e gli utilizzi fatti del medesimo. Il 'flusso di cassa operativo'
deriva dal M.O.L. 'aggiustato' per la variazione intercorsa nel Capitale
Circolante Netto (C.C.N.): in particolare, al primo viene aggiunta la
diminuzione del C.C.N. ovvero viene sommata la riduzione del C.C.N.
Determinato in questo modo il cash flow operativo, debbono esserne
esaminati gli utilizzi: si tratta di variazioni nelle immobilizzazioni (es.: nuovi
investimenti), di riduzioni di fondi (propri e di terzi) a medio lungo termine
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Una indicazione della struttura finanziaria e della sua correlazione rispetto agli attivi si ricava
dall'esame di due indici: Debiti su Totale attivo e Mezzi Propri su Capitale investito.
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(es.: pagamento di rate di mutuo), di componenti di reddito extra gestione
caratteristica (es.: oneri finanziari e tributari). Nel caso in cui il cash flow non
compensi la somma algebrica dei nuovi impieghi di fondi, il surplus - deficit
andrà a variare l'esposizione netta a breve verso banche (e ciò
preliminarmente considerando gli eventuali apporti di nuovi mezzi propri assunzione di ulteriori finanziamenti a medio - lungo termine).
In genere, posto che le eventuali nuove immobilizzazioni vengono coperte
mediante l'assunzione di indebitamento a lungo e/o con mezzi di diretta
pertinenza, il cash flow dovrebbe commisurarsi agli esborsi connessi al
pagamento degli oneri finanziari e delle imposte e tasse.
Valutazione della solvibilità
Dall’analisi generale si passa a un livello di approfondimento maggiore
attraverso lo studio della situazione di solvibilità.
L’esame può essere realizzato con un’ottica di breve termine (il fornitore
attende un incasso della dilazione commerciale) o di medio - lungo termine (il
pagamento sconta dilazioni maggiori, ovvero in ipotesi di liquidazione
dell’impresa).
Breve termine
Nel caso della liquidità a breve termine, gli indicatori da considerare sono tre:
1.
Current Ratio o rapporto corrente: attivo corrente/passivo
corrente. Tale rapporto dovrebbe essere superiore all'unità (maggiore del
100%). Più l’indice è alto migliore è la capacità di onorare i debiti a breve e la
situazione della liquidità;
2.
Acid Test: (attivo corrente – magazzino)/passivo corrente. In genere
l’indice deve tendere il più possibile al 100%. In generale, anche in questo
caso, più l’indice è alto maggiore è la possibilità di ottenere un pagamento
delle forniture concesse;
3.
Durata Fornitori: dilazione ottenuta dai fornitori. Se ampia, l'impresa
alternativamente dispone di notevole forza commerciale, a motivo della sua
bontà complessiva (fatto positivo) oppure non sta pagando i fornitori
(respinge le ricevute bancarie - fatto negativo).
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Indici di liquidità
2004
2003
2002
0
40
80
120
160
%
rapporto corrente
Acid test
Fonte: Centrale dei Bilanci
Esposizione verso Clienti e Fornitori
170
g
140
i
o
r 110
n
i
80
50
2002
2003
Giorni Di C redito Ai C lienti
2004
Giorni Di C redito Dai Fornitori
Fonte: Centrale dei Bilanci
Medio-Lungo termine
Per la verifica della solvibilità a medio-lungo termine i ratios da considerare
sono i seguenti:
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1.
Mezzi propri / Capitale Investito (Copertura degli attivi)
Si evidenzia la quota parte degli attivi coperta da mezzi propri e quindi il
grado di capitalizzazione raggiunto. In genere, non esiste una combinazione
ottimale, in quanto dipendente dalle complessive condizioni d’impresa, anche
se valori eccessivamente modesti non sono da considerarsi favorevolmente;
2.
Patrimonio
netto
/
Immobilizzazioni
(Copertura
delle
immobilizzazioni)
Permette di verificare la coerenza della struttura temporale delle fonti rispetto
al ritmo di rigiro degli investimenti. Dovrebbe attestarsi attorno a una
completa copertura ovvero pari a circa il 100%;
3.
Debiti finanziari Totali / Totale attivo (Rapporto di
Indebitamento)
Viene espressa la relazione tra livello di indebitamento finanziario e il totale
degli attivi e quindi il grado di solidità finanziaria. Dovrebbe fisiologicamente
essere pari al 70-80% (anche in questo caso si tratta di un’indicazione di
massima, da valutarsi esclusivamente come prima approssimazione).
Con i tre indici riportati vengono evidenziati aspetti strutturali utili a
comprendere la struttura ‘consolidata’ dell’impresa.
Rating
Spesso l’insieme di elementi considerati entra in una valutazione complessiva
d’impresa che trova espressione in un rating, ovvero nella codifica intelligibile
della ‘qualità del debitore’. Ciò significa attribuire una valutazione di sintesi
alla bontà dell’impresa in termini di capacità di restituzione/rimborso di un
debito contratto nell’ambito della gestione. Disporre di tale informazione, pur
non rendendo superflua l’analisi quantitativa, permette di avere un parametro
di riferimento per la decisione di attivare una relazione commerciale. Cerved
fornisce una valutazione del rating di impresa avente un elevato grado di
predittività, ovvero fortemente esplicativo della probabilità dell'impresa di
incorrere in una situazione di default: nella sua costruzione vengono
considerati i principali indicatori espressivi delle condizioni di solvibilità. Oltre a
ciò Cerved fornisce una indicazione relativa alla distribuzione per classi di
rating delle imprese appartenenti allo specifico settore, in modo da consentire
agevoli confronti rispetto alla realtà indagata. Attraverso le analisi condotte da
Databank (società leader nelle analisi di settore), nei prodotti Cerved trova
anche espressione un rating inerente ai settori cui sono pertinenti le aziende
interrogate.
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