ESAME CLINICO DEL BOVINO ADULTO E DEL
VITELLO
Davide Pravettoni, Nicola Morandi, Angelo Belloli
Ogni Scuola Veterinaria ha sviluppato
un proprio metodo di insegnamento con un
differente approccio alla visita clinica. Questo
capitolo ha lo scopo di descrivere i concetti
fondamentali della visita clinica del bovino
adulto e del vitello, sviluppando il
procedimento dell’esame clinico sull’animale
secondo uno schema codificato. Il
procedimento, infatti, deve essere
schematico, adattabile ad ogni situazione
clinica, e soprattutto deve consentire al
Medico Veterinario di eseguire la visita
rapidamente e senza omissioni, individuando
così l’apparato o gli apparati coinvolti nella
patologia che saranno oggetto in seguito di
un ulteriore approfondimento diagnostico.
alle infezioni puerperali e alle loro possibili
complicazioni. Per quanto riguarda l’età, un
animale giovane viene per lo più colpito da
patologie di origine congenita o infettiva/
infestiva. Nel vitello, infatti, sono di
frequente riscontro la diarrea neonatale, le
patologie ombelicali e le forme respiratorie.
Nell’adulto, invece, si possono riscontrare
patologie quali ad esempio la dislocazione
dell’abomaso, la chetosi, la steatosi epatica,
l’ipocalcemia puerperale, le sindromi da corpo
estraneo. Per l’identificazione o la conferma
dell’età riportata sui documenti dell’animale
si può fare riferimento agli elementi indicati
in tabella 1.
Tabella 1. Determinazione dell’età
Esame generale
Segnalamento
Il segnalamento ha un valore sia clinico
che medico-legale perché l’identificazione del
paziente può orientare la diagnosi e, allo
stesso tempo, può rappresentare un momento
significativo per la stesura di un certificato
sanitario. Per una corretta identificazione del
bovino occorre tener conto sempre del
numero di marca auricolare. Tale
contrassegno viene applicato al vitello
neonato entro 7 giorni dalla nascita, previa
compilazione di un certificato di
identificazione che riporta, oltre al codice
anagrafico, gli estremi identificativi del
proprietario, il codice identificativo
dell’allevamento, la razza, il sesso, la data di
nascita, il numero di marca auricolare della
madre.
La razza, l’età, il sesso e l’attitudine
dell’animale sono dati molto importanti per il
segnalamento; può esistere, infatti, una
differente predisposizione alle malattie. Ad
esempio, in rapporto all’alimentazione, i
bovini da carne possono essere più soggetti
alle urolitiasi o alle indigestioni alimentari,
le razze da latte come la Frisona Italiana,
invece, alla dislocazione dell’abomaso o ai
disturbi metabolici in genere. Per quanto
riguarda il sesso, le femmine sono soggette
Aspetto del cordone ombelicale
< 4 gg: umido
4-14 gg: asciutto mummificato
> 14-21 gg: crosta cutanea
da 1 mese: ombelico cicatrizzato
Denti incisivi
alla nascita: 6-8 incisivi sovrapposti e talvolta
ricoperti dalle gengive
12 gg: gengiva dei picozzi ritirata al colletto
3 sett: gengiva dei cantoni ritirata al colletto
4 sett: denti disposti su fila arcuata
Sostituzione dei denti incisivi da latte
18-32 mesi: eruzione dei picozzi definitivi
21-38 mesi: eruzione dei mediani interni
definitivi
27-48 mesi: eruzione dei mediani esterni
definitivi
42-54 mesi: eruzione dei cantoni definitivi
Dopo eruzione, gli incisivi vengono pareggiati
dopo 6 mesi
Gemma cornuale
14 gg: gemma epiteliale ricoperta di pelo
4 sett: gemma corneale solida e parzialmente
mobile
3-4 mesi: gemma corneale solida adesa al
frontale
Il peso e l’altezza vengono valutati in
funzione dello stato di nutrizione e dello
sviluppo corporeo dell’animale,
paragonandoli con quelli standard di bovini
della stessa razza, sesso ed età.
Anamnesi
L’anamnesi è la raccolta di tutto ciò
(fatti, situazioni, circostanze) che può avere
una relazione diretta o indiretta con lo stato
presente (fisiologico o patologico) dell’animale
o degli animali per i quali viene richiesto
l’intervento veterinario; rappresenta, in
assoluto, l’aspetto fondamentale per giungere
alla diagnosi; per questo motivo deve essere
sempre accurata e minuziosa.
Poiché nell’allevamento bovino molte
forme patologiche sono direttamente
correlate all’ambiente o a errori del
management aziendale, soprattutto negli
allevamenti intensivi non si deve omettere
l’attenzione alle strutture (box e ricoveri in
genere) capaci di ottemperare al benessere
degli animali allevati. Il livello igienico e
l’ordine delle strutture rappresentano spesso
un attendibile indicatore dello standard
gestionale e sanitario dell’azienda. I vitelli
stabulati in box sporchi sono maggiormente
suscettibili agli agenti eziologici della diarrea
neonatale. Direttamente correlata all’igiene è
la densità della popolazione animale, analogo
fattore di rischio per molte patologie infettive
o parassitarie (coccidiosi). L’inadeguata
ventilazione può predisporre all’insorgenza di
sindromi respiratorie così come un’inadatta
pavimentazione è spesso responsabile di
patologie podaliche e/o dell’apparato muscoloscheletrico.
L’anamnesi individuale è rivolta
all’indagine dei sintomi osservati dal
proprietario dell’animale. Molto significativa
è la raccolta di informazioni che riguardano
la durata della malattia, l’evoluzione della
stessa, i trattamenti effettuati e i risultati
raggiunti. E’ inoltre importante raccogliere
dati riguardanti la storia remota del soggetto
malato; eventuali patologie pregresse,
trattamenti effettuati, dati produttivi e
riproduttivi. Specificatamente nel vitello,
alcune informazioni sull’anamnesi
individuale possono risultare molto utili:
espletamento del parto, maturità del vitello,
età (in ore, giorni o settimane),
comportamento immediatamente dopo la
nascita, tempo che ha impiegato per alzarsi,
quando, quanto e che tipo di colostro ha
ingerito. Alla nascita i vitelli non sono in
grado di rispondere adeguatamente agli
insulti patogeni ed è d’obbligo, quindi, che il
vitello assuma almeno 4 litri di buon colostro
entro le prime dodici ore di vita. In caso
contrario aumenta il rischio di mortalità
nelle prime 12 settimane di vita e la
probabilità di una forte diminuzione
dell’incremento ponderale a causa
dell’incompetenza del sistema immunitario.
In un’azienda zootecnica, il Medico
Veterinario deve affrontare, molto spesso,
patologie o aspetti che riguardano più
animali. L’anamnesi collettiva è in questi
casi indispensabile per avere un quadro
d’insieme sufficiente per cercare di giungere
all’emissione di una diagnosi. Le
problematiche di stalla sono,
frequentemente, da ricercare nell’alterazione
della produttività di un gruppo di animali o
della mandria in generale. In questi casi
l’anamnesi deve essere integrata con dati
globali del management aziendale, come ad
esempio l’alimentazione, la gestione delle fasi
più critiche della vita produttiva degli
animali, la mungitura, eventuali
cambiamenti della gestione aziendale
avvenuti di recente. Quando la mandria è
colpita da sintomi enzootici più specifici quali
ad es. aborti, diarrea, forme respiratorie, è
fondamentale conoscere l’andamento
temporale e quantitativo (indice di morbilità
e di mortalità) di queste alterazioni.
Atteggiamento
L’atteggiamento è la posizione che
l’animale assume spontaneamente o
involontariamente in relazione al suo stato di
salute. Il Medico Veterinario valuta le
alterazioni di posizione spaziale e le
alterazioni dei rapporti fra tutte le parti
anatomiche esterne riferite alla testa e al
collo, al tronco con la coda, agli arti.
L’atteggiamento va valutato osservando
l’animale in stazione, in decubito, nel
passaggio dal decubito alla stazione e in
movimento.
Per quanto riguarda l’atteggiamento
della testa e del collo, si devono ispezionare
la posizione, i rapporti e la simmetria delle
strutture annesse (orecchie, narici, labbra,
palpebre, occhi). In condizioni normali, sia in
stazione che in decubito sterno-addominale,
la testa viene tenuta sollevata col collo che
può essere dritto o lievemente orientato
lateralmente. In stazione si possono
osservare modificazioni di posizione, in corso
di otite o compressione endocraniche
localizzate agli emisferi, in cui la testa
appare ruotata sul piano sagittale
(torticollis); la testa può essere estesa sul
collo (emprostotono) con arti abdotti
nell’atteggiamento tipico da “fame d’aria”
nelle gravi insufficienze respiratorie; la testa
può essere incappucciata, cioè abbassata
passivamente (epistotono) negli stati
depressivi. Con l’animale coricato in decubito
sterno-costale si può osservare la testa
portata lateralmente sul torace
(pleurostotono, costostotono o posizione
autoauscultatoria) caratteristica del collasso
puerperale o delle fasi conclusive del
botulismo. La testa può essere portata
all’indietro sulla linea sagittale (opistotono),
col collo tenuto rigido in estensione, nelle
meningiti o meningoencefaliti, nelle sindromi
convulsivanti (ipoglicemia, ipomagnesiemia),
nelle sindromi cerebellari.
Per quanto riguarda l’atteggiamento
del tronco e della coda, occorre considerare il
profilo dorsale della colonna vertebrale, che
può evidenziare una cifosi o una lordosi. In
assenza di alterazioni anatomiche primarie,
un atteggiamento di cifosi indica la presenza
di dolore colico (falsa cifosi), come in corso di
reticolo-peritonite traumatica, e si
accompagna spesso a contrazione e
retrazione addominale, abduzione degli arti
anteriori e posteriori, tenesmo. Allo stesso
modo, una falsa lordosi, associata a ptosi
addominale, può essere conseguente a
un’idrope degli invogli fetali. La coda può
essere sollevata nel tenesmo rettale o genitourinario, cadente come capita in corso di
sindrome della cauda equina o nelle fasi
iniziali del botulismo, sollevata, come può
essere osservato in caso di tetano.
Gli arti vanno osservati prima
singolarmente, poi tutti insieme, anche in
relazione con il resto del corpo e con l’esame
del tono muscolare in generale. Bisogna
quindi assicurarsi che il bovino sia in grado
di riacquistare e mantenere la stazione in
modo corretto o, al contrario, approfondire il
motivo che ne provoca l’impedimento.
Quando l’animale è in stazione e in appiombo
(cioè il peso del corpo è distribuito
uniformemente su tutti e quattro gli arti),
mostra dei caratteristici angoli articolari.
Negli stati di ipertono muscolare, detti angoli
sono aumentati, in quelli di ipotono
muscolare, gli angoli tendono a diminuire.
Diverse sono le patologie capaci di alterare il
rapporto tra gli arti e tronco, come ad
esempio, le pododermatiti asettiche, le
fratture o le lesioni muscolo-nervose
(miodistrofie, neuropatie periferiche).
Nella specie bovina, per la valutazione
del grado di zoppia vengono comunemente
utilizzati 5 gradi, che vanno da LI (zoppia
appena visibile) a LV (mancato carico del
peso sull’arto coinvolto sia in stazione che in
movimento), oppure il Locomotion Score a 5
punti di Spreacher et al. del 1997 (tabella 2).
Con questa scala, il grado di zoppia viene
valutato in base all’atteggiamento della
testa, degli arti e della schiena, osservando
l’animale in movimento e in stazione.
Tabella 2. Locomotion Score (LS) secondo
Spreacher et al. (1997)
LS 1
Il bovino cammina normalmente. Al
Normale passo la testa non si muove, la
schiena è tenuta dritta sia durante la
locomozione che con l’animale in
stazione. Gli arti sono ben posizionati
sul terreno.
LS 2
Zoppia
poco
evidente
Al passo la testa non si muove, la
schiena è tenuta dritta osservando
l’animale in stazione, mentre è
leggermente arcuata durante la
locomozione. Gli arti sono ben
posizionati sul terreno, ma al passo la
falcata dell’arto coinvolto è inferiore
rispetto agli altri arti.
LS 3
Spesso, al passo, la testa non si
muove, la schiena è tenuta arcuata sia
Zoppia
moderata osservando l’animale in stazione che
durante la locomozione. Durante la
locomozione la falcata di uno o più
arti è inferiore rispetto agli altri arti.
LS 4
Zoppia
evidente
La zoppia è facilmente riconoscibile, e
nella maggioranza dei casi è molto
semplice riconoscere l’arto interessato.
La schiena si inarca sia quando
l’animale è in stazione che durante la
locomozione. Nella maggior parte dei
casi, sono evidenti movimenti della
testa.
Ls 5
Zoppia
grave
L’animale tende a non caricare il peso
sull’arto coinvolto nè in stazione, nè in
movimento.
Il bovino può presentarsi infine in
decubito permanente. In condizioni normali,
nel decubito sterno-costale, è chiaramente
visibile l’arto posteriore libero, che viene
tenuto in flessione e addotto, mentre l’altro
arto, posizionato sotto l’addome, è visibile
solo nella sua parte più distale. Alcuni
esempi di alterazione del decubito sono
l’atteggiamento a rana con decubito ischiopubico e arti posteriori portati lateralmente
ed abdotti (diastasi ischio-pubica, frattura
del bacino), o il decubito sterno-costale con
estensione di un arto per artropatie, fratture,
o anchilosi. Per identificare più
correttamente l’ipertono o l’ipotono
muscolare si possono eseguire dei movimenti
passivi di estensione e flessione degli arti e
valutare la resistenza che l’animale oppone
ad essi. Indipendentemente dalla causa, il
bovino a terra rappresenta, per il Medico
Veterinario, un intervento di urgenza che ha
lo scopo, una volta stabilita la causa primaria
di decubito, di far recuperare nel più breve
tempo, se possibile, la stazione. Un decubito
protratto, infatti, è responsabile di gravi
lesioni muscolari (dall’edema muscolare alla
mionecrosi) e nervose secondarie capaci di
indurre e peggiorare a loro volta il decubito,
compromettendo il recupero dell’animale.
Stato del sensorio
Rappresenta la condizione psicomotoria, cioè il grado di sensibilità nervosa,
cosciente o riflessa, che l’animale può
manifestare a un determinato stimolo.
Esiste una certa variabilità soggettiva.
Alcuni bovini sono particolarmente nevrili,
poco o per nulla trattabili; altri invece,
estremamente docili. Questa ampia
variabilità non dipende solo dalle
caratteristiche comportamentali dei singoli
soggetti, ma può anche essere messa in
relazione alla razza, alle caratteristiche
dell’allevamento e alla qualità del rapporto
uomo-animale.
Le alterazioni in senso patologico dello
stato del sensorio possono essere racchiuse in
due grandi capitoli: l’eccitazione e la
depressione.
L’eccitazione si manifesta come stato di
irrequietezza continua o ad accessi. I bovini
mostrano segni di iperestesia, iperreattività,
andatura afinalistica, movimenti continui di
lambimento, movimenti a scatto, raspamenti,
tremori muscolari, muggiti ripetuti, anomalie
vocali, aggressività. Per comprendere
correttamente se tali alterazioni sono
patologiche, si può sottoporre il bovino ai
medesimi stimoli sonori, visivi, acustici per
più volte e, al tempo stesso, valutare la
ripetitività delle reazioni. Se la risposta allo
stimolo è sempre esageratamente identica, è
verosimile sospettare uno stato patologico, se
invece la reazione tende progressivamente a
diminuire, si può supporre che il bovino si sia
adattato al nuovo stimolo divenuto, a questo
punto, usuale. Forme eccitative si osservano
a esempio nella necrosi cortico-cerebellare,
nel tetano, nel morbo di Aujeszky, nella
rabbia, nella chetosi, in caso di BSE.
Il bovino con un sensorio depresso
appare scarsamente o per nulla interessato
all’ambiente che lo circonda. L’animale si può
presentare in stazione o in decubito,
immobile, con la testa abbassata, le palpebre
socchiuse, le orecchie cadenti, tralasciando
spesso di detergersi il musello con la lingua.
A seconda del grado di ottundimento, si può
distinguere l’apatia (indifferenza per
l’ambiente esterno), la sonnolenza (il bovino
manifesta difficoltà a restare attivo e
sveglio), il sopore (sonno reversibile con uno
stimolo più o meno intenso), il coma (sonno
patologico). L’ottundimento del sensorio
avviene sia per cause primitive che
colpiscono il sistema nervoso centrale (es.:
flogosi meningo-encefalica, botulismo) sia per
cause secondarie a patologie con gravi
ripercussioni sistemiche (colpo di calore,
colpo di sole, indigestioni, gravi enteriti,
patologie debilitanti).
Tabella 3. Indici clinici per la valutazione della
vitalità del vitello.
Vitalità
Sintomi clinici
5
Allegro e vivace, voglia di giocare
4
Più tranquillo del normale, triste,
appetito conservato
3
Apatia, stazione insicura, ridotto
desiderio di suzione
2
Apatia, decubito sternale
permanente, riflesso di suzione
appena accennato
1
Decubito laterale permanente, coma,
grave ipotermia
Per quanto riguarda il vitello, nella
valutazione dello stato del sensorio sono
utilizzabili alcuni indici clinici di vitalità, che
vengono riportati in tabella 3. La valutazione
della vitalità del vitello, che utilizza una
scala che va da 5 a 1, risulta essere
particolarmente utile nella valutazione
clinica della maturità neonatale e di molte
patologie che condizionano negativamente lo
stato del sensorio, tra cui deve essere
ricordata l’acidosi metabolica conseguente
alla diarrea neonatale.
Stato di nutrizione
Lo stato di nutrizione solitamente si
valuta mediante l’ispezione di diverse regioni
anatomiche quali: la giogaia, la regione
scapolare, le apofisi spinose delle vertebre
toraciche, i processi trasversi delle vertebre
lombari, le tuberosità iliache e ischiatiche, le
coste e la regione della base della coda. In
questo caso è fondamentale la conoscenza
delle caratteristiche tipiche di ogni razza
bovina e, all’interno della stessa razza, la
conoscenza dello stato fisiologico del paziente
(es. gravidanza, asciutta, stadio di
lattazione).
Nel bovino adulto, il metodo più
utilizzato per la misura dello stato di
nutrizione è il Body Condition Score (BCS),
con una scala di 5 gradi (tabella 4).
Le cause che portano a dimagramento
devono essere ricercate in difetti di
assunzione (digiuno, carenze alimentari in
senso lato), in difetti di assorbimento
(funzionali, organici), in eccessivi consumi
(lattazione, lavoro in genere).
Reperti generali e habitus
Quanto fin qui valutato può già essere
sufficiente per emettere un giudizio sulle
condizioni generali dell’animale o degli
animali che devono essere esaminati (non
compromesse, lievemente compromesse,
mediamente compromesse e gravemente
compromesse) e sul decorso della malattia
(iperacuto, acuto, subacuto, cronico). È questo
il momento, quindi, in cui occorre esprimere
un giudizio sull’entità dell’impatto che la
malattia ha avuto sul soggetto in esame in
termini di espressione della gravità della
malattia e di come questa abbia o meno
influenza sullo stato clinico generale
dell’animale.
Tabella 4. Body Condition Score (BCS)
BCS 1
Base della coda: profonda cavità
Condizione: sotto la coda e intorno alla base
Emaciato
della stessa. Cute aderente alla
pelvi senza interposizione di
tessuto adiposo. Regione
lombare: tessuto adiposo non
palpabile. I processi spinosi e
trasversi delle vertebre lombari
sono chiaramente visibili e, al
tatto, acuminati.
BCS 2
Base della coda: presenza di una
Condizione: cavità poco profonda intorno alla
Magro
base della coda. Le tuberosità
ischiatiche sono prominenti anche
se è presente po' di tessuto adiposo
sotto la pelle. Regione lombare: i
processi trasversi delle vertebre
lombari possono essere identificati
individualmente; al tatto la loro
estremità è arrotondata, non
tagliente.
BCS 3
Base della coda: il tessuto
Condizione: adiposo è facilmente palpabile su
Buona
tutta l’area. La pelle appare liscia,
la pelvi è facilmente palpabile.
Regione lombare: l’estremità dei
processi traversi delle vertebre
lombari può essere palpata dopo
pressione manuale è presente uno
spesso strato di tessuto adiposo. E'
presente una leggera depressione
nella regione lombare.
BCS 4
Base della coda: completamente
Condizione: riempita di tessuto adiposo con
Grassa
presenza di pieghe. La pelvi è
palpabile solo dopo intensa
pressione manuale. Regione
lombare: la punta dei processi
trasversi delle vertebre lombari
non è palpabile neanche dopo una
pressione decisa. Assenza di una
depressione visibile nella regione
lombare tra rachide e bacino.
BCS 5
Base della coda: interamente
Condizione: ricoperta da tessuto adiposo. La
Obesa
pelle è distesa. La pelvi non è
palpabile neanche con una
pressione decisa. Regione
lombare: processi traversi
ricoperti da tessuto adiposo.
Superfici ossee non palpabili.
Avvicinamento e contenimento del
bovino
Prima di procedere alla visita clinica è
indispensabile che il Medico Veterinario
predisponga il miglior sistema di
contenimento del bovino in esame, consono al
tipo di intervento prefissato.
L’avvicinamento al bovino può avvenire
da una posizione anterolaterale o
posterolaterale. Avvicinatisi bisogna
prendere contatto col bovino appoggiando
una mano sul garrese o sul dorso e vagliare
eventuali reazioni prima di contenere
l’animale e iniziare qualsiasi tipo di
manualità. Movimenti improvvisi e
inaspettati, che si originano da una
superficiale valutazione del soggetto
inadeguatamente contenuto, possono mettere
in pericolo il Medico Veterinario, il personale
ausiliario e lo stesso animale. Benché non
esistano metodi di contenimento
universalmente efficaci, in linea di massima i
bovini da latte sono abituati
quotidianamente alla presenza e alle
sollecitazioni manuali dell’uomo, e pertanto
risultano più mansueti e governabili rispetto
ai bovini tenuti al pascolo e naturalmente
inselvatichiti (stato brado, linea vacca
vitello). Nei bovini da latte, quindi, per
eseguire delle semplici manualità, è spesso
sufficiente un contenimento con una capezza
oppure mediante cattura in una rastrelliera a
“trappola”, e solo occasionalmente con una
mordecchia. Per le indagini più complesse e
per gli animali meno mansueti può essere
necessario l’impiego di un’arla adatta a
limitare al massimo qualsiasi tipo di
movimento, oppure un contenimento
farmacologico con farmaci α2-agonisti
(detomidina, xilazina).
I sistemi di contenimento sono diversi e
tutti alquanto validi; come già accennato,
sarà il Medico Veterinario che, secondo la
propria esperienza, indicherà o sceglierà
quello che sarà in grado di garantire
maggiormente l’esecuzione della visita o della
terapia per il tempo considerato necessario.
Ne prenderemo in considerazione alcuni tra
quelli che ci sembrano più efficaci e al tempo
stesso capaci di garantire il minor effetto
traumatico al bovino.
Il bovino adulto può essere contenuto
per la testa. Un aiuto afferra con la mano
sinistra la parte rostrale della mandibola o
del naso, oppure più vigorosamente infila le
dita a tenaglia nelle narici del bovino, e porta
il braccio destro dietro la nuca dell’animale
tenendo con la mano un orecchio o la punta
del corno, se presente. La testa dovrebbe
Figura 1. Contenimento del bovino alla testa.
essere girata sul fianco e tenuta lievemente
in alto, per ridurre la forza muscolare del
collo (figura 1). In modo simile, per manovre
in cui occorre un contenimento più energico,
può essere utilizzata una mordecchia: una
specie di tenaglia con le estremità bottonute
da applicarsi al musello (figura 2). Ai tori
destinati alla riproduzione, per legge, deve
essere applicato un anello al naso entro
l’anno di età.
Figura 2. Contenimento del bovino mediante
l’utilizzo di una mordecchia.
Il metodo migliore per contenere la
testa, soprattutto se si prevede di condurre a
mano il bovino, è rappresentato dall’uso della
capezza. Si tratta di un finimento di cuoio, di
nylon, di corda o in maglia metallica, cui è
collegata una lunghina (una corda della
lunghezza di circa due metri), la cui tensione
da parte del conduttore induce l’animale a
flettere il collo nella direzione desiderata.
Per proteggersi dai calci, che il bovino
può sferrare lateralmente e posteriormente,
può essere afferrata con una mano la piega
della grassella che viene quindi tirata verso
l’alto (figura 3). Questo può venir utile
soprattutto nel corso della visita clinica della
mammella. Allo stesso modo può essere
utilizzato un apposito arco metallico che
viene applicato al sacro e alla piega della
grassella.
Figura 3. Contenimento del bovino alla grassella.
Per evitare che il bovino indietreggi, e
per immobilizzarlo temporaneamente, può
essere afferrata la base della coda e la coda
stessa piegata verso l’alto e cranialmente;
occorre fare attenzione perché questa
manualità, se eseguita in modo non corretto,
afferrando la coda alla sua metà e non alla
base, può esitare in una lussazione intercoccigea.
Il travaglio rappresenta, di certo, il
miglior modo per contenere un bovino adulto
sia per la sicurezza dell’operatore che per
l’incolumità del bovino. Ogni azienda agricola
ne è provvista. Ci sono differenti tipi di
travagli; molti sono validi e utili per eseguire
interventi di lunga durata anche cruenti.
Procedura per la visita clinica
Come primo approccio al paziente si
consiglia di effettuare la misurazione della
temperatura rettale (range di normalità:
bovino adulto 38-39 °C, vitello 38,5-39,5 °C).
La temperatura rettale ci consente di
stabilire se il paziente è normotermico,
ipertermico, come capita nel corso di molte
malattie infettive che determinano un
coinvolgimento sistemico, ipotermico, come
può capitare ad esempio in corso di shock,
nella diarrea neonatale del vitello, in caso di
collasso ipocalcemico nella vacca. Questo
consente inoltre di ispezionare l’ano,
assicurarsi della sua presenza nei vitelli
neonati (vedasi atresia ani) e del suo tono
muscolare, unitamente al tono muscolare
della coda. Il tono muscolare della coda e
dell’ano sono ridotti ad esempio in caso di
collasso ipocalcemico, di sindrome della
cauda equina oppure nelle fasi iniziali del
botulismo, aumentati ad esempio in corso di
tetano. La coda può apparire sollevata in
caso di tenesmo rettale o vescicale.
L’ispezione della coda infine ci permette di
escludere la presenza di malformazioni nel
vitello, oppure di lesioni di natura ischemica
o infiammatoria, molto frequenti nel bovino
da carne, oppure di lesioni di natura
traumatica, causate ad esempio dalla monta
di altri animali in estro piuttosto che da un
contenimento male eseguito (lussazione
intercoccigea). L’ispezione della regione anale
e perineale può consentire anche di cogliere
la presenza di un prolasso della mucosa
rettale, un prolasso vaginale o uterino, di
scoli vulvari, di una deviazione della rima
vulvare, come può capitare in corso di
torsione uterina, oppure della presenza di
lacerazioni da parto.
A questo punto è possibile, nella
femmina, esaminare la mucosa vaginale e
prelevare un campione di urina, mediante
stimolazione della minzione attraverso il
massaggio perineale, per destinarlo agli
esami fisico-chimici routinari come la
determinazione del peso specifico con un
refrattometro a mano (range di normalità:
bovino adulto 1025-1040, vitello 1008-1012),
del colore e della trasparenza, del pH (range
di normalità: bovino adulto pH 8-9, vitello pH
5,5-6,5) della presenza di proteine, corpi
chetonici, glucosio, sangue o emoglobina
(utilizzando una striscia reattiva del
commercio), oppure ad esami più specifici
come quello microbiologico o del sedimento.
In questi casi potrebbe essere utile prelevare
le urine mediante cateterismo.
In seguito si consiglia di portarsi verso
la testa dell’animale e contemporaneamente
esaminare la cute che può evidenziare, per
esempio, delle alterazioni di superficie
determinate dalla presenza di aree
alopeciche eritematose o ipercheratosiche
(acariasi, pediculosi), di neoformazioni
asbestiformi (tricofitosi, figura 4) o altro. La
testa dell’animale dovrebbe essere esaminata
in toto per evidenziare la presenza di
tumefazioni mono o bilaterali, che ad
esempio in corso di actinogranulomatosi
possono presentare ulcerazioni cutanee,
Figura 4. Neoformazioni asbestiformi localizzate
prevalentemente in prossimità della cute
palpebrale, in un caso di tricofitosi in una manza.
oppure la presenza di asimmetrie (quali ad
esempio l’emiparesi del nervo facciale, come
può capitare in corso di listeriosi, oppure più
semplicemente di una ptosi palpebrale o
auricolare. Specie nei vitelli, la ptosi
auricolare, spesso accompagnata dalla
rotazione della testa, può indicare la
presenza di un’otite che dovrebbe essere
successivamente approfondita, oppure di una
lesione neurologica sempre del n. facciale.
Occorre a questo punto procedere con l’esame
delle mucose oculocongiuntivali e dell’occhio,
comprese le sclere, facendo ruotare la testa
dell’animale, per meglio evidenziare il
disegno vascolare episclerale, l’eventuale
presenza di una colorazione patologica
piuttosto che la presenza di petecchie
emorragiche o altro. Successivamente,
dovrebbe essere esaminato il musello
(presenza di scolo o lesioni elementari, di una
dilatazione delle narici, come capita nel
tetano o in corso di broncopolmonite, ecc.) e la
cavità orale. L’esame della cavità orale deve
comprendere l’esame dell’integrità delle
strutture ossee (mascellare e mandibola),
della mucosa del vestibolo orale, dell’orletto
gengivale, dei denti incisivi e molari. La
bocca dell’animale, a questo punto, dovrebbe
essere aperta stimolando il riflesso linguale o
palatino, per esaminare la lingua, il palato e,
fin dove possibile, anche il palato molle e il
faringe, eventualmente con l’ausilio di una
fonte luminosa.
Figura 5. Depressione del sensorio, decubito
permanente, grave infossamento del bulbo
oculare e comparsa di una fossetta al canto
mediale dell’occhio, quali conseguenze di una
disidratazione di grado 3 in un vitello affetto da
diarrea neonatale.
L’esame del padiglione auricolare
comporta l’esecuzione del riflesso auricolare,
utile, nel bovino, per valutare lo stato del
sensorio, a cui segue l’esame della rima
palpebrale (es.: simmetria, epifora, ecc.) e
l’esecuzione del riflesso di minaccia. La
palpebra, più di qualsiasi altra sede, si presta
molto bene per esaminare l’elasticità della
cute; a tale proposito si solleva,
delicatamente in plica, la cute della palpebra
superiore. In condizioni normali la cute
ritorna rapidamente nella posizione
originaria. Alterazioni dell’elasticità cutanea,
anche molto evidenti, si osservano nella
disidratazione, responsabile
dell’infossamento del globo oculare e, di
riflesso, della comparsa di un marcato spazio
tra bulbo e canto mediale (figura 5). Per una
stima del grado di disidratazione del vitello si
faccia riferimento alla tabella 5.
Con i due pollici, poi, posti sulle due
palpebre, parallelamente alla rima
palpebrale, si osserveranno le mucose oculocongiuntivali (vedi parte generale), compresa
la terza palpebra e il bulbo oculare.
A questo punto si procede verso il lato
sinistro dell’animale e si esegue la palpazione
dello spazio intermandibolare sia per
esaminare i linfonodi intermandibolari, sia
per apprezzare l’eventuale presenza di un
edema che in tale sede ha generalmente
origine discrasica (figura 6). Si passa alla
palpazione del linfonodo prescapolare di
sinistra, posto cranialmente e dorsalmente
all’articolazione scapolo-omerale (figura 7).
Tabella 5. Indici clinici per la valutazione del
grado di disidratazione del vitello.
Grado Perdita
1
2
3
Sintomi
clinici
Turgore
cutaneo
ridotto
Bulbi
≥ 10 %
infossati
Decubito
permanente,
≥ 15 %
estremità
degli arti
fredde
≥5%
Quantificazione
delle perdite
(vitello di 40 Kg)
2L
4L
6L
Si esegue quindi l’ispezione e la
palpazione della regione del collo, con
particolare riferimento alla doccia giugulare,
in cui decorrono le vene omonime. Queste, in
condizioni normali, non sono visibili se non,
in certi casi, nel terzo aborale, quando il
bovino, magro, tiene la testa lievemente
abbassata. Occorre osservare se è presente il
polso giugulare e, alla palpazione, se è
presente turgore venoso. La presenza di un
turgore delle giugulari, fatta eccezione per la
flogosi indotta dalla impropria
somministrazione di farmaci non
necessariamente istolesivi, deve essere
interpretata come segno patologico
(insufficienza cardiaca destra, pericarditi,
pseudopericarditi, pneumopatie gravi, ecc.) e
subito indagato. A tale proposito si possono
eseguire le prove di svuotamento delle vene
giugulari.
Figura 7. Palpazione del linfonodo prescapolare
sinistro.
L’esame clinico prosegue con l’ispezione
e la palpazione della giogaia e
dell’articolazione della spalla, del gomito e
del carpo. La giogaia può essere sede di
tumefazioni (edemi sottocutanei), la cui
origine è da ricondursi a cause solitamente
infiammatorie o di difficoltà centrale del
circolo di ritorno (stasi).
Viene quindi palpata l’area di
proiezione cardiaca e auscultato il cuore in
corrispondenza dei focolai sinistri.
L’auscultazione del cuore dovrebbe
comprendere la contemporanea palpazione
del polso, che viene rilevato all’arteria
mascellare esterna, in corrispondenza del
margine craniale del muscolo massetere, a
livello della faccia laterale della branca
orizzontale della mandibola, circa 5-10 cm
dall’angolo della mandibola stessa (altre
possibilità per la palpazione del polso sono
rappresentate dall’arteria mediana,
dall’arteria safena e dall’arteria coccigea). La
frequenza del polso nel bovino adulto è 70-90
bpm, nel vitello 90-110 bpm.
Si passa quindi all’esame funzionale del
respiro (osservando ipocondrio e fuggente
dell’animale; la frequenza normale del
respiro nel bovino adulto è di 24-36 atti/min,
nel vitello di 30-45 atti/min, il tipo è costoaddominale), alla palpazione e
all’auscultazione del torace in corrispondenza
dell’area di proiezione del polmone e
all’auscultazione della trachea.
Figura 6. Grave edema intermandibolare di
natura discrasica in una vacca Jersey affetta da
paratubercolosi.
Successivamente deve essere eseguita
la palpazione del rumine, soprattutto per
esaminarne la stratificazione, e
all’auscultazione in almeno 2 focolai che
generalmente sono il focolaio alla fossa del
fianco e al X-XI spazio intercostale a metà
altezza del torace oppure in corrispondenza
del fuggente (tecnica della doppia
auscultazione, vedi apparato digerente). Deve
essere eseguita quindi la percussione con
auscultazione e il ballottamento con
auscultazione del fianco sinistro.
Figura 8. Palpazione del linfonodo precrurale di
sinistra.
Si palpa a questo punto il linfonodo
precrurale sinistro (figura 8). I punti di
repere dei linfonodi precrurali (pari e
simmetrici) sono rappresentati dalla
tuberosità iliaca e dalla piega della grassella:
si traccia una linea che unisce questi due
punti e, in corrispondenza della sua metà,
leggermente spostati caudalmente, si trovano
i linfonodi precrurali. Essi sono tributari
della metà posteriore del tronco e della parte
cranio-laterale della gamba. Prima di passare
al lato destro viene eseguita la palpazione
dell’articolazione del ginocchio e del garretto,
della mammella nella femmina in lattazione
(vedi più avanti), del prepuzio e dello scroto
nel maschio. Nel vitello occorre inoltre
eseguire l’esame clinico dell’ombelico
(ispezione, palpazione del cordone ombelicale
e delle strutture ombelicali intraaddominali
mediante tecnica mono o bimanuale).
Si passa quindi al fianco destro
dell’animale e si procede, come per il lato
sinistro all’esame del linfonodo prescapolare,
dei grossi vasi del collo e delle articolazioni
dell’arto toracico. Si procede quindi con
l’auscultazione del focolaio destro del cuore,
in corrispondenza del IV spazio intercostale e
corrispondente al focolaio della valvola
tricuspide, successivamente alla palpazione
del torace e all’auscultazione del polmone
sulla sua area di proiezione a destra. Si
esegue quindi la palpazione del linfonodo
precrurale di destra e l’ispezione e la
palpazione del fianco destro. In tale sede è
possibile riconoscere se l’addome è trattabile
(addome di forma a pera, flaccido alla
palpazione del fuggente destro) o sia più o
meno testo, come capita ad esempio in caso di
peritonite o dolore colico. L’auscultazione del
fianco destro si esegue in corrispondenza
della fossa, della corda e del fuggente del
fianco destro, corrispondenti rispettivamente
alle aree di proiezione del colon, del cieco e
del piccolo intestino. Completano la visita
clinica la percussione con auscultazione e con
ballottamento del fianco destro e quindi la
percussione delimitativa del torace che
consente di evidenziare il limite polmonare a
destra e di circoscrivere l’area di ottusità
epatica, che corrisponde agli ultimi 2-3 spazi
intercostali.
Anche sul lato destro devono a questo
punto essere esaminate le articolazioni
dell’arto pelvico, con particolare riferimento
all’articolazione del ginocchio e del tarso,
delle quali deve essere notata un’eventuale
ectasia dei fondi ciechi.
Nella femmina adulta si esegue quindi
l’ispezione e la palpazione dei linfonodi
sopramammari, della mammella e dei
capezzoli. I linfonodi sopramammari (pari e
simmetrici) sono situati sopra i quarti
posteriori, di lato al legamento sospensore
della mammella. Ricevono la linfa della
mammella e della superficie mediale e
posteriore della gamba. Per eseguire la
palpazione del linfonodo posteriore desto si
solleva la mammella, spingendola
cranialmente con la mano sinistra, mentre
con la destra si apprezza il linfonodo che ha
una forma così detta da orologio da tasca. A
mani invertite si palpa il linfonodo di
sinistra. Per un corretto esame della
mammella è necessario eseguire la visita
dopo la mungitura. Con l’ispezione si
valutano la sede, la forma, la superficie
cutanea, il colore, la simmetria dei quarti e la
conformazione, la direzione e il numero dei
capezzoli. La palpazione riguarda la cute, il
parenchima mammario, la cisterna del latte e
gli stessi capezzoli. Della cute si valutano la
temperatura, la sua scorrevolezza e il
sollevamento in plica sul parenchima
mammario. Il corpo ghiandolare viene
palpato preferibilmente con una tecnica a
due mani. L’esaminatore pone entrambi i
palmi delle mani su ognuno dei quarti e ne
apprezza la consistenza, la tessitura, la
dolorabilità. Una mammella sana, dopo la
mungitura, è soffice e si può apprezzare una
evidente granulosità del parenchima
ghiandolare. La palpazione della cisterna
ghiandolare si effettua ponendo un dito sulla
base del capezzolo, spingendolo verso l’alto in
modo da ripiegare la cute all’interno della
cisterna, cosa che, in caso di ostruzioni di
quest’ultima, non è possibile. Il capezzolo
viene palpato in tutta la sua lunghezza, dalla
base allo sfintere. Ha una consistenza
carnosa, facilmente apprezzabile facendo
delicatamente ruotare in avanti e in dietro il
capezzolo tra le dita. Si esamina, poi, sempre
con due dita, lo sfintere del capezzolo, che è
grande e consistente come un chicco di riso.
Un campione di latte da ciascun quarto può
essere prelevato utilizzando un’apposita
piastra a 4 pozzetti (figura 9). Questo
consente l’esame macroscopico del latte
stesso (colore, odore, densità, frustoli
coagulati, ecc.) e l’esecuzione del California
Mastitis Test (CMT) che fornisce una stima
del contenuto in cellule somatiche (tabella 6).
Il CMT è basato sulla reazione gelificante tra
gli acidi nucleici presenti nelle cellule e il
reagente. Nel caso di presenza di una alta
quantità di cellule somatiche, la soluzione di
latte e reagente presenterà quindi un
addensamento proporzionale alla quantità di
cellule presenti.
Figura 9. Grave alterazione macroscopica del
latte, caratterizzata dalla presenza di coaguli di
latte, pus, fibrina e sangue, in una vacca affetta
da mastite ad un quarto.
Vengono a questo punto eseguite
almeno 2-3 prove del dolore (prova del
garrese, prova del martello pesante e prova
del bastone). La visita clinica termina con
l’esplorazione transrettale e l’esame delle
feci.
In allevamento, con gli animali
contenuti nelle trappole autocatturanti, può
essere più comodo iniziare la visita dalla
testa e quindi spostarsi all’interno della
corsia per completare l’esame clinico
seguendo la procedura fino a qui descritta.
Tabella 6. Risultato del California Mastitis Test.
Reazione CMT
Leucociti (per mL)
Negativo (-)
< 200.000
Tracce (+/-)
Circa 500.000
Punteggio 1 (+)
Circa 1.000.000
Punteggio 2 (++)
Circa 2.000.000
Punteggio 3 (+++)
Circa 5.000.000
Letture consigliate:
Dirksen, G., Gründer, H.D, Stöber, M. (2004).
Medicina interna e chirurgia del bovino.
Point Veterinaire Italie.
Rosemberger G. (1993). L’esame clinico del
bovino. III ed italiana. Edagricole.
Sprecher, D. J., D. E. Hoesteler, and J. B.
Kaneene. 1997. A lameness scoring system
that uses posture and gait to predict dairy
cattle reproductive performance.
Theriogenology 47:1179–1187.
Scarica

esame clinico del bovino adulto e del vitello