Anno LVII - n. 1/2010 Fiamma che arde Fiamma che arde Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Anno LVII N. 1/2010 Sped. in abb. post. Distribuzione gratuita. La rivista non ha quota di abbonamento ma è sostenuta dalle offerte dei lettori. Direttore responsabile Don Giuseppe Tuninetti Redattori Sr. M. Gaetana Galbusera Don Giuseppe Colombero Sr. M. Elisa Crippa Viale Catone, 29 - 10131 TORINO Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969 E-mail: [email protected] Sito Internet: www.piccoleserve.it In copertina: Il Volto santo Con approvazione ecclesiastica. Autorizzazione Tribunale di Torino n. 865 - 9/12/1953. Stampa ALZANI Tipografia s.a.s Pinerolo – Tel 0121.322657 E-mail: [email protected] C/C Postale n. 14441109 specificare la causale del versamento Nota Bene Il modulo del CONTO CORRENTE POSTALE perviene indistintamente a tutti i benefattori ed amici della Congregazione, così pure a coloro che ricevono “Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE. Il presente numero è stato consegnato alle Poste Italiane di Torino l’11 marzo 2010. Cari amici (La Redazione) pag 3 Surrexit Cristus spes mea (Can. Ettore Ghiano) » 4 Santi, beati… e la Sindone di Torino (Don Giuseppe Tuninetti) » 6 Il dolce volto dell’amore: la Tenerezza (Giuseppe Colombero) » 9 Al Signore la lode e la benedizione (Sr. M. Gaetana Galbusera) » 12 MADAGASCAR Un mese con le Piccole Serve in Madagascar (Silvia Giuliano) » 13 1/La testimonianza suscita vocazioni (Sr. M. Gaetana Galbusera) » 15 Romania: Natale nello spirito di Mons. Ghika (Simonic Luiza) » 24 Notizie flash (La Redazione) » 26 Sanità e salute: La menopausa (Dott.ssa Giovanna Gavazzeni) » 27 Fiori di cielo (Madre Carmelina Lanfredini » 29 Solidarietà » 31 Sostegno bambini a distanza » 32 GARANZIA DI RISERVATEZZA: l’Editore garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, di recupero crediti, ricerche di mercato, commerciali e promozionali su iniziative offerte dall’Editore Fiamma che arde ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. I dati raccolti potranno essere comunicati a Partners commerciali della Editrice Fiamma che arde, il cui elenco è disponibile presso il Responsabile Dati per le finalità di cui sopra. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporterà la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d.lgs 196/2003, fra cui cancellare i dati od opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Responsabile dati della Editrice Fiamma che arde Viale Catone, 29 - 10131 TORINO. 2 Cari Amici in occasione della Quaresima 2010, Benedetto XVI ci propone alcune riflessioni sul tema della “giustizia”. Nell’introduzione al suo messaggio cita san Paolo: «La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo» (cfr Rm 3,21-22). Nel corso del testo il Santo Padre prende in considerazione alcuni aspetti della giustizia: individuale, sociale, cristiana e divina. Sottolinea che l’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, perché è anzitutto giustizia che viene dalla grazia dell’amore di Dio. Qui entra in gioco la fede che ha un ruolo fondamentale nel renderci consapevoli del bisogno dell’Altro, per essere coerenti con noi stessi nello scoprire le nostre ingiustizie e sentire l’esigenza del perdono e dell’amicizia di Dio. La conclusione del messaggio ci offre in sintesi il significato della “giustizia divina”, quella che l’uomo dovrebbe avere sempre presente per entrare e rimanere in comunione con Dio e con il prossimo: la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Durante la liturgia della Veglia Pasquale viene acceso il cero, simbolo di Gesù risorto, che con la sua luce libera l’uomo dalle tenebre del male, affinché creda nel miracolo della risurrezione, che è messaggio e dono di vita eterna. Cristo è risorto, ma non tutti hanno fede per credere e su questa terra, è ancora e sempre segno di contraddizione (dal contributo del can. Ettore Ghiano). Per essere cristiani è fondamentale credere nel miracolo della risurrezione di Gesù. Infatti, se Cristo non è risorto, dice S. Paolo, vana è la nostra fede. Nel tempo pasquale, dal 10 aprile al 23 maggio, la Chiesa di Torino è chiamata a vivere un evento straordinario, l’Ostensione della Sindone: il lenzuolo di lino su cui è impressa la figura di un uomo torturato, ferito e crocifisso; sembianze umane che hanno un perfetto riscontro con la narrazione della passione di Gesù descritta dagli evangelisti. Questa immagine, misteriosa per la scienza, per i credenti è un grande segno della Passione di Cristo (Giovanni Paoli II). In occasione di questa circostanza don Giuseppe Tuninetti offre un contributo in cui descrive il rapporto che hanno avuto i santi del Piemonte con la Sindone a partire da S. Carlo Borromeo (1578), fino al Servo di Dio mons. Adolfo Barberis (1884-1967). Il dolce volto dell’amore: la tenerezza è divinamente impressa nel telo della Sindone. Queste sembianze sovraumane le possiamo riscontrare e sperimentare nel nostro vissuto e assumono un aspetto tutto particolare, quando sentimenti di affetti, dal profumo materno e paterno, vengono donati al di fuori dai propri genitori, per esempio dai nonni. È il caso della signora Ivana, che nella sua lettera a Don Giuseppe Colombero, con profondo affetto parla del nonno materno, che per lei è stato più di un padre. «Ora non l’ho più, – dice, – ma sento che vive in me e mi parla, discorre con me, mi consiglia, mi dà la Buona notte, mentre mi bisbiglia: Ti voglio bene». L’amore reciprocamente donato e ricambiato colma la solitudine e aiuta a vincere le paure. Il 1° febbraio u. s. abbiamo ricordato l’anniversario del dies natalis della nostra beata Fondatrice. Qui, a Casa Madre, dove è conservata la stanza in cui è avvenuto il trapasso e dove, nella cappella, sono custoditi i resti mortali della beata Anna, la comunità ha reso grazie a Dio mediante la liturgia eucaristica, per aver avuto in dono una Madre santa, che per le Piccole Serve continua a essere la stella polare nel cammino della perfezione nella vita religiosa. Ora, a voi tutti, dopo il cammino di conversione durante la Quaresima, auguriamo di poter dire a Pasqua, giorno della risurrezione di Gesù: Cristo vive in me perché anch’io sono risorto con Lui. Auguri! La Redazione 3 Surrexit Christus spes mea Can. Ettore Ghiano Surrexit Christus spes mea. È l’annuncio che Maria di Magdala, correndo dal sepolcro che trovò vuoto, portò agli Apostoli nel Cenacolo. Cristo, mia speranza, è risorto. Subito quei poveri uomini, smarriti e ancora delusi, non credettero, ma due di loro in fretta partirono e quando, affaticati, arrivarono lassù, videro e credettero. E dovettero credere tanti altri. Anche lo scriba, quello più conosciuto, al quale Zeffirelli nel suo film “Gesù di Nazaret” fa dire: Tutto è da ricominciare. Cristo è risorto, ma non tutti hanno fede per credere e su questa povera terra è ancora e sempre segno di contraddizione. È seguito ed amato ma continua anche ad essere contestato, perseguitato, crocifisso. La sua passione non finisce e nel suo nome ci sono gli innocenti condannati, i discepoli colpiti, i martiri, soprattutto loro che, come scrive S. Paolo, completano (come se ce ne fosse bisogno) la passione di Cristo. E noi? Con tutta la nostra debolezza, nella nostra miseria, anche esitanti o quasi impauriti dalla pesante realtà pagana o agnostica del nostro tempo, ascoltiamo volentieri, lieti, le campane di Pasqua che suonano ad annunciare il grande miracolo nel quale crediamo: Cristo è risorto. Si illumina la nostra anima e si scalda il cuore e senza difficoltà diciamo in preghiera, col canto: Cristo risusciti nel nostro cuore, in tutti i cuori. Diventa anche facile per noi accogliere l’invito che, venendo dall’apostolo, ci rivolge la Chiesa: Dopo aver vissuto la passione di Gesù ed essere stati in qualche modo sepolti con lui, adesso cerchiamo le cose di lassù, dove Cristo siede alla destra del Padre. Pasqua vuol dire passaggio e per noi svestimento di noi stessi, del nostro egoismo, della nostra superbia, di tutto quello che è ombra, per vestire gli abiti dell’umiltà, dello spirito evangelico di povertà; l’abito della grazia che è l’unico tesoro, la nostra ricchezza. La Pasqua ci aiuti 4 ad incominciare una vita nuova, liberi da tutte le passioni, liberi dal peccato, fedeli ai comandamenti, perseveranti, ad ogni costo, nel pieno amore per il Signore e nell’amore, generoso e vero, verso il nostro prossimo. Intendo l’amore vero, quell’amore che, quando c’è, cresce e crescendo fa trovare tutti nella sempre più perfetta dimensione di Cristo stesso. Ecco la santità che è vocazione comune: ad essa siamo chiamati. Ci penso e lo ricordo a tutti. Vivere bene la Santa Pasqua può, dunque, voler dire mettersi veramente sulla buona strada. Resti vuoto il nostro sepolcro. Cristo è risorto. Mi piace ricordare ancora San Paolo e mi vien voglia, sul serio, di disporre il mio animo ed il mio cuore a nuova accoglienza della grazia di Dio per corrispondervi con puntuale generosità così da poter finalmente dire: Io vivo ma, in verità, non sono più io che vivo poiché è Cristo che vive in me. Il cero acceso è il simbolo di Gesù risorto, che con la sua luce disperde le tenebre del cuore e dello spirito. INNO DI RESURREZIONE Piange Maria davanti al sepolcro. Io lo seguivo, lo amavo davvero, lui mi ha guarito, mi ha dato la vita, me l’hanno ucciso e lui non c’è più. Vuoto è il sepolcro, non c’è più il suo corpo. Sente una voce, la chiama per nome, e con il volto segnato dal pianto, si volge indietro e corre da lui. Perché tu cerchi chi è vivo tra i morti? Alzati e corri, non sono più qui! Tu che sei l’ultima agli occhi degli altri, vai tu per prima e grida “È risorto”. R. Fontana 5 Santi, beati…e la Sindone di Torino Don Giuseppe Tuninetti Dal 10 aprile al 23 maggio 2010 si svolgerà a Torino l’ostensione della Sindone. Si tratta della quarta grande ostensione degli ultimi decenni, dopo quelle degli anni 1978, 1998 e 2000. Il tema guida della prossima ostensione è Passio Christi, passio hominis: la passione di Cristo rimanda alla sofferenza umana e quest’ultima fa riferimento alla sofferenza di Cristo. Nell’abbinare la sofferenza umana a quella di Cristo, il cristiano trova un senso alla propria e all’altrui sofferenza. Non solo, i santi, più di tutti, di fronte alla sofferenza umana, fisica, morale e spirituale, non si sono limitati a porsi degli interrogativi e tanto meno a protestare di fronte a Dio, ma si sono curvati con amore sulla sofferenza del prossimo alla maniera di Cristo, il Buon Samaritano, trovando nel suo esempio e nel suo aiuto non soltanto una luce sufficiente sul mistero del dolore e del male, ma anche la generosità illimitata e la forza, non solo umana, di combattere la sofferenza e di alleviare la condizione dei sofferenti. Per questo, come già abbiamo fatto nel 2000 in occasione dell’ostensione giubilare, anche quest’anno ci domandiamo che rapporto hanno avuto i santi del Piemonte, terra benedetta dalla presenza della Sindone, con la Sindone stessa, icona insupe- 6 rabile sia della sofferenza di Cristo che della nostra? È giocoforza iniziare con san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, ma nato in terra geograficamente piemontese, ad Arona. Fu proprio grazie a lui che la Sindone nel 1578 fu traslata da Chambéry a Torino, dove restò definitivamente. Infatti, spinto da un’intensa devozione a Gesù Crocifisso, il santo vescovo durante la peste aveva fatto voto di andare a venerare la Sindone. Emanuele Filiberto, che nel 1563 aveva trasferito la capitale del ducato a Torino, dove desiderava portare anche la Sindone, la più preziosa reliquia dei Savoia, colse al volo l’occasione e fece trasferire il sacro lenzuolo, per abbreviare il pellegrinaggio che il presule intendeva compiere a piedi; pellegrinaggio che l’arcivescovo rinnovò altre tre volte negli anni 1581, 1582 e 1584. Il santo vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, molto legato a Torino come capitale del Ducato di Savoia, ne teneva nel suo appartamento e nel suo breviario molte riproduzioni e il 4 maggio 1613 con altri vescovi la presentò alla folla, dalla loggia di Palazzo Madama, in Torino. Quando nel 1638 la sua discepola spirituale, santa Francesca Frémyot di Chantal, venne nella capitale per fondare un monastero della Visitazione, Madama Reale si degnò di farle il raro favore di un’ostensione, che venne compiuta dall’arcivescovo Antonio Provana: la santa venerò e baciò il sacro lenzuolo. Devotissimo ne fu il beato Sebastiano Valfré, filippino, preposito dell’Oratorio di San Filippo; convinto che la Sindone avesse avvolto il corpo di Cristo, ci ha lasciato in proposito commosse riflessioni; si adoperò inoltre presso il duca Vittorio Amedeo II, perché la reliquia avesse una degna e definitiva sistemazione, che avvenne nel 1694 nella cappella del Guarini: in tale circostanza il beato procedette personalmente alla cucitura di un piccolo strappo del telo dalla fodera. A proposito della contemporanea beata Maria degli Angeli, sappiamo dalla sua autobiografia che fu proprio in occasione dell’annuale ostensione del 4 maggio del 1675 (o del 1676) che ella maturò la decisione di entrare nel Carmelo di Santa Cristina. Di Sant’ Ignazio da Santhià, vissuto nel Settecento e soprannominato “il santo del Monte”, un biografo ha scritto che il cappuccino nutriva un “tenerissimo affetto alla Passione di Gesù” e una “specialissima devozione alla Santissima Sindone”. Nell’Ottocento continuò la devozione alla Sin- done, ma – se le biografie sono fedeli – sembra essersi verificata una certa attenuazione rispetto ai santi e beati dei secoli precedenti. Soprattutto appare più episodica, occasionata in particolare dalle ostensioni, che si celebravano soprattutto in avvenimenti concernenti Casa Savoia. Desta stupore per esempio l’assenza del richiamo alla Sindone in colui che è considerato il padre della santità sacerdotale torinese dell’Ottocento, san Giuseppe Cafasso: assenza oppure omissione da parte dei biografi? Nella biografia di san Giuseppe Cottolengo compare il riferimento alla Sindone soltanto alla vigilia della sua morte. Era il 21 aprile 1842, giorno dell’ostensione, nel contesto delle solenni celebrazioni del matrimonio del principe ereditario Vittorio Emanuele con la principessa Maria Adelaide; le vie erano traboccanti di gente che accorreva alla ostensione. Quel giorno, alle tre suore che lo accompagnavano a Chieri il canonico Cottolengo, prendendo lo spunto dalla numerosa folla festosa, secondo il biografo Gastaldi avrebbe offerto una lunga riflessione sulla reliquia. In mezzo a questa strabocchevole folla anche Don Bosco accorse con tutti i giovani dell’oratorio a venerare la Sindone esposta dalla loggia del Palazzo Madama. La cosa si ripeté in occasione della ostensione del 1868, a cui fu presente anche la beata Enrichetta Dominici delle suore di Sant’Anna. Il 2 giugno 1869 il santo di Valdocco scrisse al conte Edoardo Crotti di Costigliole, lamentando che la chiesa del SS. Sudario in 7 Roma cadesse in rovina; lo pregava perché intervenisse presso il ministro Menabrea, per ottenere alla congregazione l’ufficiatura della chiesa. La beata Anna Michelotti fu particolarmente devota a Gesù Crocifisso. Tuttavia non si riscontra nella sua biografia alcun riferimento alla Sindone. Una ragione va anche ricercata nel fatto che negli anni in cui ella visse a Torino non si ebbe alcuna ostensione particolare della Sindone. Di san Leonardo Murialdo ci è giunta una traccia di conferenza sulla Sindone tenuta ai suoi giovani il 2 aprile 1897, venerdì dopo la IV domenica di Quaresima. Scrive di “divozione a Reliquia preziosa” “pel ricordo delle piaghe di N.S.”. Offre alcune interessanti informazioni: egli era presente nella cappella quando le regine Maria Teresa e Maria Adelaide cucirono gli squarci; l’arcivescovo Lorenzo Gastaldi fece scattare una fotografia e il pittore Enrico Reffo ne trasse un dipinto; e poi accenna alla devozione di san Carlo e di san Francesco di Sales. Ma fu attorno alla solenne ostensione iniziata il 25 maggio 1898, celebrata per ricordare parecchi centenari, tra cui il XV del concilio di Torino, e durante la quale fu scattata la celebre foto da parte dell’avvocato Secondo Pia, che rivoluzionò la sindonologia e che fu occasione di rilancio della devozione alla Sindone, che compaiono diversi futuri beati. Tra questi Giuseppe Allamano, che come canonico della cattedrale ebbe il privilegio di portare sulle spalle la cassa; nel 1901 inviò in omaggio a mons. Andrea Jarosseau, vicario apostolico dei Galla in Etiopia, un “artistico vetro della SS. Sindone”; stesso dono inviò a padre Giovanni Vincenzo Tasso, superiore dei Lazzaristi a Roma; ripetutamente parlava della Sindone ai Missionarie e alle Missionarie della Consolata. Il prevosto di Rivalba, il beato Clemente Marchisio, per la ricordata ostensione del 1898, guidò un imponente pellegrinaggio di Rivalbesi e si commuoveva al pensiero che 8 il lenzuolo portasse le tracce del sangue di Gesù. Fu presente con i vescovi piemontesi e i valligiani segusini anche il vescovo di Susa, il beato Edoardo Rosaz. Tutta una notte in preghiera vi trascorse il beato Luigi Orione (che ritornò per l’ostensione del 1933, conducendo con sé da Bandito di Bra i novizi). Non è certa, anche se probabile, la presenza del primo successore di don Bosco, il beato Michele Rua, che nella circolare del 16 dicembre 1898 scrisse che “il 1898 sarà memorando nella storia della città di Torino per l’Ostensione della Sindone”. Si può dare per certa la presenza del venerabile Paolo Pio Perazzo “il ferroviere santo”, sempre in prima linea nella partecipazione alla vita della diocesi. La Sindone fu vista certamente da un ragazzo quattordicenne, futuro segretario del cardinal Agostino Richelmy e fondatore del Famulato Cristiano, il servo di Dio mons. Adolfo Barberis. Questi divenne un convinto devoto della Sindone, ma anche studioso e divulgatore della conoscenza del lenzuolo e della devozione al Crocifisso. Quanto all’origine delle impronte enunciò tre possibili ipotesi: «È possibile che le impronte della Sindone siano opera divina. È probabile siano un processo naturale. È parimenti ammissibile sia il frutto del concorso di cause naturali dirette dalla Volontà divina». Cappella della Sindone di Guarino Guarini. Il dolce volto dell’amore: la tenerezza Giuseppe Colombero 28 dicembre 2009 Qualcuno dirà che, tutto sommato, gli ultimi giorni dell’anno sono come tutti gli altri, come ieri, come domani. E in un certo senso è vero. Ma per chi ama riflettere, fermarsi e guardare indietro, un poco, questi sono giorni di raccoglimento e, se si crede in Dio, anche di preghiera. Non si può non gettare uno sguardo su quanto ci è accaduto nel corso dell’anno, di lieto e di triste, soprattutto se certi eventi ci hanno portato via persone care e ci hanno fatto soffrire. Per me è stato così. Nel mese di ottobre ho perso mio nonno materno, l’unico familiare che avevo ancora. Mio padre si era separato da mia madre, per un’altra donna, quando avevo cinque anni, e ben presto si dimenticò completamente di me. Mia madre si ammalò per il dolore e morì dopo pochi anni. Io fui accolta dai nonni materni e crebbi con loro, amata come una figlia. Poi rimanemmo soli, il nonno e io. Siamo sempre stati insieme, volendoci un gran bene. Ho 40 anni, un buon impiego, ma mi manca tanto. Era un uomo eccezionale, mite, buono, coltissimo. Aveva superato gli 80 anni, ma la sua mente era lucidissima. Aveva passato la vita in una Casa Editrice, a leggere e a stampare libri. Io godevo nel sentirlo parlare, lentamente, con la modestia e la sapienza di chi conosce a fondo la vita, dove premia e dove castiga, e gli infiniti modi di farsi del male, a vicenda, senza motivo e senza profitto. Io posso dire d’aver avuto due padri: il padre anagrafico che mi ha dato la vita, e il padre dell’anima, il padre della mia mente, delle mie inclinazioni, dei miei sentimenti, dei miei gusti, di ciò che possiedo spiritualmente, “Io fui accolta dai nonni materni e crebbi con loro, amata come una figlia. Poi rimanemmo soli, il nonno e io”. 9 amati, soprattutto negli anni dell’infanzia, ci dà un appagamento e una sicurezza più forte del denaro e dei beni terreni. Solo l’amore colma la solitudine e ci aiuta a vincere le paure. Solo nell’amore nascono quelle parole, dette e ascoltate, che ci tengono compagnia e ci aiutano a crescere bene. Non conosciamo bene né il come né il perché, ma sentiamo che è così. “Ora il nonno non l’ho più. Ma sento che vive in me e mi parla, discorre con me, mi consiglia, mi dà la Buona notte, mentre mi bisbiglia: Ti voglio bene”. di tutto ciò che sono e so, che è poi la mia vera ricchezza, quella ricchezza che rende bella la vita, degna di essere amata, da te e dagli altri. Ora non l’ho più, ma sento che vive in me e mi parla, discorre con me, mi consiglia, mi dà la Buona notte, mentre mi bisbiglia: Ti voglio bene. Me lo diceva sottovoce, adagio, come se fosse una rivelazione o una benedizione, e a quella voce, a me sembrava che il tempo si fermasse e dentro di me si diffondesse una grande pace, la pace dell’infinito. Per questo l’ho amato più di mio padre che mi ha dato la vita fisica, ma per il quale io non sono stata nessuno. Mi perdoni, caro don Colombero, se mi sono dilungata a parlare di me, ma avevo un forte bisogno di dire, a lei e alla numerosa famiglia dei lettori, quanto sia stata amata. Io le domando: Com’è possibile amare un nonno più del padre? E sentire una grande bruciante nostalgia di uno e un gelo totale per l’altro? La grande fortuna di essere stati amati a suo tempo La più grande fortuna di un uomo o di una donna è di essere stato amato a suo tempo. Così pure, la peggiore disgrazia è di non essere stati amati a suo tempo. Allora si porta dentro un vuoto mai appagato, una tristezza che non si riesce a spiegare, ma che trascina l’individuo di ricerca in ricerca, senza sapere di che cosa, ma che gli impedisce di sentirsi pienamente appagato. La tristezza più dolorosa e più difficile da guarire è quella di cui non si conosce il perché. Noi abbiamo bisogno di poter ricordare di essere stati felici per credere di poterlo essere ancora. Abbiamo bisogno di aver sentito che cosa significasse essere amati Ivana C. - Torino La vita l’ha amata, cara Signora, e l’ha compensata generosamente dei vuoti che eventi tristi avevano scavato sul suo cammino e nel suo cuore. L’amore che ha ricevuto è stato più forte del dolore del lutto e dell’abbandono che ha subito e l’hanno fatta piangere. Anche questo appartiene al mistero dell’amore, grande medicina per i mali dell’animo. Il sentirci 10 “L’amore che ha ricevuto è più forte del dolore del lutto e dell’abbandono che ha subito e l’hanno fatta piangere”. e sentirselo ripetere, all’infinito, per essere capaci, a nostra volta, di amare e di dirlo, senza paura, nel variegato alfabeto dell’amore. C’è anche il padre della mente e dell’anima tutta la vita. Nessuno, per quanto avanti negli anni, rifiuta gesti o parole di tenerezza. Il segreto di un matrimonio felice sta qui, semplicemente: dire tenerezza, non stancarsi di parlare il linguaggio della tenerezza, neppure quando si fosse molto avanti negli anni. È un linguaggio che fa bene a chi lo ascolta e a chi lo parla. A volte basta una parola, una frase detta con dolcezza, una mano sulla mano, per porre fine a un litigio, a un rancore, alla animosità, a un mutismo che sta per farsi pesante, e vedere ritornare miracolosamente il sereno. La tenerezza è un modo di essere e di fare molto vicino alla bontà. Forse, più semplicemente, si potrebbe dire che nasce dalla bontà. L’amore fa trovare le parole buone. Le parole buone fanno nascere l’amore. Un cordiale augurio di bene alla Signora Ivana. La saluto come saluto un amico quando mi separo da lui: ti auguro salute, fuori e dentro. Giorni colmi di pensieri sereni, di parole belle e di amicizia. Che tu sappia far sorridere chi incontri e possa sempre incontrare qualcuno che sappia farti sorridere. Tutto questo la nostra Ivana l’ha sperimentato felicemente. Grande regalo che la vita le ha fatto. Per questo è cresciuta bene, nella serenità, nella fiducia, nella sicurezza, nel calore di un cuore appagato, più forte della nostalgia e dei rimpianti, più forte di tutte le difficoltà che la vita semina sul cammino di tutti. La Signora Ivana mi domanda com’è possibile affezionarsi di più a un nonno che al padre. Non solo è possibile, ma è frequente. I genitori e i nonni amano in modo diverso, un po’ per la loro natura, un po’ per il loro ruolo diverso. Nell’amore dei genitori c’è sempre anche l’autorità, il comando, un pizzico di severità, spesso il rimprovero, qualche volta anche il castigo. I nonni amano nella modalità della TENEREZZA. La tenerezza è un particolare modo di amare. Nella tenerezza c’è la protezione, il prendersi cura, la sollecitudine premurosa, la dolcezza, la comprensione, la tolleranza, il perdono. E tutto questo dimostrato apertamente. Nella tenerezza noi ritroviamo, tutta la vita, quegli atteggiamenti e quei sentimenti che ci hanno cullato e coccolato nei primissimi mesi e anni della nostra vita, e che il cucciolo umano, al pari degli altri cuccioli, ha furbescamente memorizzato e dei quali “I nonni amano nella modalità della TENEREZZA. La tenerezza è un porta la nostalgia particolare modo di amare”. 11 Al Signore la lode e la benedizione Sr. M. Gaetana Galbusera Torino – Casa Madre, 1° febbraio 2010 Il clima rigido, tipicamente invernale, con le alpi Graie tinte di rosa dai primi raggi di sole, fanno da sfondo alla città di Torino, mentre la giornata si preannuncia insolitamente luminosa. Tutto ciò ci ricorda il giorno in cui è avvenuto per la nostra Beata Anna il dies natalis. Dalla sua biografia riportiamo: Era il mattino del 1° febbraio 1888 quando le suore fanno notare alla Fondatrice che è una bella giornata. «È davvero un bel giorno – dice – e per me non farà più notte». Infatti muore alle 19 e 10 a soli 44 anni. Dopo la beatificazione di madre Anna, proclamata da Paolo VI il 1° novembre 1975, nell’anniversario del suo transito al cielo, le comunità della Congregazione celebrano la festa in suo onore. La comunità di Casa Madre, che ha il privilegio di custodire nella propria cappella i resti mortali della Beata Anna, il 1° febbraio ha reso grazie al Signore mediante due cele- La concelebrazione eucaristica. 12 brazioni eucaristiche per aver avuto in dono una fondatrice santa, che per le Piccole Serve continua a essere la stella polare nel cammino della perfezione nella vita religiosa. L’eucaristia delle ore 17,00 è partecipata e condivisa da amici e religiose provenienti dalla città di Torino e dintorni. Il canto di inizio, Chi ci separerà dall’amore di Cristo, ha accompagnato i celebranti all’altare. Presiede don Sergio Baravalle, parroco della chiesa Madonna della Divina Provvidenza in Torino, e concelebrano don Giuseppe Tuninetti e don Giuseppe Colombero, l’uno direttore e l’altro redattore di Fiamma che arde. Il Presidente, prima dell’invito a compiere l’atto penitenziale, ricorda ai presenti il significato della celebrazione. All’omelia poi riprende le parole del salmo 102, Benedici il Signore, anima mia… Ho tentato di rispondere a questa semplice, ma anche impegnativa domanda: che cosa rende possibile nella mia vita o nella vita di un cristiano lodare e benedire il Signore, al di là delle occasioni di festa, come abbiamo pregato or ora nel salmo responsoriale? Ho provato a mettere insieme alcune riflessioni e osservazioni che condivido con voi in questa memoria liturgica della beata Anna Michelotti. Con apprensione espone serie problematiche della sua comunità parrocchiale, di cui riportiamo in sintesi la più preoccupante. Nell’esperienza della mia vita parrocchiale, prosegue don Sergio, prendendo soprattutto in considerazione il panorama di profonda crisi dei sacramenti, si evidenziano molti aspetti negativi, che non mi offrono particolari motivi per la lode e la benedizione a Dio. In una realtà così tanto oscura mi porta invece a chiedere al Signore di avere pietà di noi peccatori. Allora perché la liturgia insiste nel proporre ai fedeli di benedire il nome del Signore ? Le mo- soriale sono proclamati da due Piccole Serve, e l’annuncio del Vangelo, Marco 25,31-46, da don Giuseppe Tuninetti. La liturgia, animata dal coro delle suore di Casa Madre, si conclude con l’inno alla Beata Anna, composto e musicato da don Giuseppe Cerino, in occasione della sua beatificazione, 1° novembre 1975, e da alcuni anni passato alla Casa del Padre. Mentre si canta la lode alla nostra Beata viene offerto ai fedeli la possibilità di onorarla con il bacio della sua reliquia. Il bacio della reliquia della Beata Anna. tivazioni oggi le abbiamo ben presenti. Prima di tutto è per quanto di bello e di grande che il Signore ha fatto attraverso la Beata Anna Michelotti. Tuttavia l’esultanza interiore non la possiamo circoscrivere a una straordinaria eroica esperienza; la dobbiamo poter collegare con la quotidiana vita ecclesiale che stiamo facendo nel nostro tempo. L’omelia si conclude richiamando un passo della 1° lettura (Colossesi 3,12): rivestitevi, come eletti di Dio, di sentimenti di misericordia, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza; percorso che, sulle orme di Gesù, ha fatto la Beata Anna Michelotti con il suo carisma, vicina ai malati e ai più poveri. Ella continua a essere per noi un esempio che ci interpella e ci incoraggia a seguirla. La presentazione delle offerte per il sacrificio eucaristico viene affidata alle postulanti delle suore Carmelitane, come segno di fraterna comunione tra la nostra famiglia religiosa e le suore di altre congregazioni, mentre la proclamazione della 1° lettura e il salmo respon- Salmo 102 Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. La grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, per quanti custodiscono la sua alleanza. 13 Un mese con le Piccole Serve in Madagascar Silvia Giuliano Agosto 2009 Ho conosciuto le Piccole Serve nel dicembre 2007, a Roma, nella loro casa di via Balbi: sentivo la necessità di donare un po’ del mio tempo a qualche anziano del mio quartiere che avesse voglia di un po’ di compagnia, un caffè, due chiacchiere... La prima suora che incontrai all’entrata fu Sr. Marie Angeline Holy, che mi accolse con quel sorriso e quella disponibilità che – ora lo so – caratterizzano la popolazione malgascia, anche se ancora non immaginavo di che nazionalità fosse...! Poi parlai con Sr. M. Gemma (ancora a Roma in quel periodo) che mi indicò una coppia di anziani, Nunzia e Mimmo, che abitavano proprio di fronte a casa mia... Questo è l’inizio della mia amicizia speciale con le Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri. Non avrei mai creduto che a distanza di quasi due anni, sarei partita con quelle suore per il Magadascar, un paese così distante... a sud dell’Equatore. Iniziando a frequentare la casa delle Piccole Serve, e attraverso la rivista “Fiamma che arde”, sono venuta a conoscenza del fatto che questa Congregazione aveva cinque comunità in Madagascar, occupandosi di poveri, orfa- 14 ni, ammalati e carcerati: nel tempo, iniziai ad accarezzare l’idea e il sogno di poter visitare quel paese, ma non come semplice turista, bensì da vicino, per vedere l’attività di queste suore e vivere nelle loro comunità. Se sono riuscita a realizzare questo mio desiderio, è stato solo grazie alla gentilezza della Madre Generale, Suor M. Carmelina, che ha accettato di portarmi con lei durante la sua visita alla comunità malgascia, in agosto, in occasione dei voti perpetui di quattro Piccole Serve. Non è facile di certo riassumere in poche righe tutta la mia esperienza laggiù, le mie emozioni, o descrivere tutti i posti visitati, le persone conosciute... Sono stata molto fortunata infatti, perché in quel mese sono riuscita a visitare tutte e cinque le case delle Piccole Serve. Per molte di loro, il mese di agosto è periodo di vacanze, e tornano per qualche settimana dai loro parenti: quindi le attività più frenetiche (il dispensario, le mense dei bambini) erano sospese. Nondimeno sono riuscita a entrare in contatto con le realtà più vere del Madagascar, nei villaggi, a casa delle famiglie povere, nelle carceri, in ospedale. Tutte quelle realtà insomma in cui vive a contatto ogni Piccola Serva. Prenderò dunque spunto dal mio soggiorno nelle diverse città, e scriverò le impressioni più significative di ogni singola comunità, e le cose che più mi hanno colpito. Moramanga: ho passato la mia prima settimana in questa cittadina, con Sr. M. Angeline e le altre sorelle. Là si trova l’Ospedale intitolato ad Anna Michelotti, costruito con i fondi e le offerte dei donatori. Allora ho pensato a tutte quelle volte che in Italia si sente dire: «Ho fatto una donazione per l’Africa... continua a pag. 19 1/La testimonianza suscita vocazioni A cura di sr. M. Gaetana Galbusera 15 “La fecondità della proposta vocazionale dipende dall’azione gratuita di Dio” Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone. I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo; al Vangelo con il canto dell’alleluia, alle invocazioni con un canto vocazionale; alla fine con un canto di ringraziamento. La parola della Chiesa (dal Messaggio del Santo Padre per la 47° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni). Già nell’Antico Testamento i profeti erano consapevoli di essere chiamati con la loro esistenza a testimoniare ciò che annunciavano, pronti ad affrontare anche l’incomprensione, il rifiuto, la persecuzione. Il compito affidato loro da Dio li coinvolgeva completamente, come un “fuoco ardente” nel cuore, che non si può contenere (cfr Ger 20,9). Nella pienezza dei tempi, sarà Gesù, l’inviato del Padre (cfr Gv 5,36), a testimoniare con la sua missione l’amore di Dio verso tutti gli uomini, senza distinzione, con particolare attenzione agli ultimi, ai peccatori, agli emarginati, ai poveri. Egli è il sommo Testimone di Dio e del suo anelito per la salvezza di tutti. All’alba dei tempi nuovi, Giovanni Battista, con una vita interamente spesa per preparare la strada a Cristo, testimonia che nel Figlio di Maria di Nazaret si adempiono le promesse di Dio. Quando lo vede venire al fiume Giordano, dove stava battezzando, lo indica ai suoi discepoli come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). La sua testimonianza è tanto feconda, che due dei suoi discepoli “sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (Gv 1,37). Anche la vocazione di Pietro, secondo quanto scrive l’evangelista Giovanni, passa attraverso la testimonianza del fratello Andrea, il quale, dopo aver incontrato il Maestro e aver risposto al suo invito a rimanere con Lui, sente il bisogno di comunicargli su- 16 bito ciò che ha scoperto nel suo “dimorare” con il Signore: «Abbiamo trovato il Messia – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1,41-42). Così avvenne per Natanaele, Bartolomeo, grazie alla testimonianza di un altro discepolo, Filippo, il quale gli comunica con gioia la sua grande scoperta: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret» (Gv 1,45). Questo accade anche oggi nella Chiesa: Iddio si serve della testimonianza di sacerdoti, fedeli alla loro missione, per suscitare nuove vocazioni sacerdotali e religiose al servizio del Popolo di Dio. Spunti di riflessione – Gli uomini e le donne, del Primo e dell’Ultimo Testamento, in primo luogo Gesù, sono testimoni della chiamata di Dio alla comunione con lui. – Il cristiano diventa testimone del Signore vivendo e comunicando il Vangelo con gioia e coraggio, sapendo che la sua Verità viene incontro ai desideri più autentici dell’uomo. Salmo 99 Gioia di coloro che testimoniano con la missione l’amore del Signore. Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Benedetto il Signore, gloria del suo popolo. Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. Benedetto il Signore, gloria del suo popolo. Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome. Benedetto il Signore, gloria del suo popolo. Buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. Benedetto il Signore, gloria del suo popolo. La parola di Gesù (Giovanni 5,31-42) I testimoni di Gesù: le opere, il Padre e le Scritture 31 Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32ma c’è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. 36 Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40Ma voi non volete venire a me per avere la vita. 41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42 Ma io vi conosco e so che non avete in voi l’amore di Dio. Pausa per rileggere il brano evangelico facendo attenzione ai verbi e sottolineare quanto ti ha maggiormente colpito. Spunti per la contemplazione • Le opere - Quelle opere che Gesù, come Figlio di Dio, non fa da se stesso, ma perché le vede fare dal Padre, testimoniano che il Padre lo ha mandato e che Egli opera continuamente per mezzo del Figlio. • Il Padre - Se le opere che Gesù compie sono il segno che Dio lo ha mandato, esse stesse sono testimonianza di Dio a favore di Colui che, facendole, si dichiara Figlio di Dio. • Le Scritture – Israele sempre ascolta quando si proclamano le Scritture, ma i suoi maestri ignorano dove la parola di Dio li vuole portare. Pensano di avere nelle Scritture o per mezzo di esse la vita eterna. Le Scritture non sono la sorgente della vita, ma portano alla Sorgente. È quanto vuole insegnare Gesù quando dice: Le Scritture danno testimonianza a me, ma voi non volete venire a me per avere la vita. Invocazioni Dopo di aver contemplato la Parola di Dio sulle testimonianze rese a Gesù, preghiamo il Signore perché susciti ancora oggi coraggiosi testimoni del suo amore. Preghiamo dicendo: Padre, che hai reso testimonianza a tuo Figlio, donaci di essere fedeli testimoni del suo amore. Per la Chiesa, testimone fedele di Gesù suo sposo, perché sia sempre operosa e feconda di nuovi germogli vocazionali. Preghiamo. Padre, che hai reso testimonianza a tuo Figlio, donaci di essere fedeli testimoni del suo amore. 17 Per i sacerdoti e religiosi che sono al servizio del Popolo di Dio, perché la loro testimonianza di fedeltà alla propria vocazione favorisca nei giovani il coraggio di rispondere alla chiamata del sacerdozio e della vita consacrata. Padre, che hai reso testimonianza a tuo Figlio, donaci di essere fedeli testimoni del suo amore. Per i giovani, perché nella loro vita abbiano ad incontrare uomini donne, gioiosi di aver scelto di testimoniare Gesù con l’annuncio del suo vangelo con la parole e con le opere, sollecitando così in loro la nostalgia e la bellezza a seguire il Signore. Padre, che hai reso testimonianza a tuo Figlio, donaci di essere fedeli testimoni del suo amore. Per i fedeli, perché colgano il dramma della crisi vocazionale e sentano l’urgenza di pregare il Padrone delle messe, perché nella nostra Chiesa sia ristabilita un’equa presenza di sacerdoti e religiosi. Padre, che hai reso testimonianza a tuo Figlio, donaci di essere fedeli testimoni del suo amore. (Seguono libere invocazioni e dopo una pausa di silenzio si canta il Padre Nostro). Orazione Padre, che hai glorificato Gesù mediante la tua paterna testimonianza, sul tuo esempio e sull’esempio dei martiri e santi, concedi anche a noi la grazia di testimoniarlo fedelmente nella nostra vita. Amen. Testimonianza della Piccola Serva Sr. M. Oliva Pezza ( 1920-1994) Andilanomby (Madagascar), 24 giugno 1980 È mercoledì mattina, sono le sei e dò inizio al servizio del dispensario. A suo turno entra un uomo e dice alla ragazza che mi aiuta: 18 «Chiedi alla suora se ha qualche medicina per far addormentare mio padre: che non si svegli più, perché non posso più vederlo soffrire così». La ragazza viene a riferirmi tutto alla presenza del figlio, e io rispondo che gli darò qualcosa per farlo dormire, ma non per farlo morire. Assicuro a quel povero uomo che nel pomeriggio andrò a trovare suo padre. Alle quattro del pomeriggio, sempre con la mia aiutante del dispensario, eccomi vicino al malato e guardandomi con occhi profondi anche lui implora la medicina per addormentarsi e morire presto. Il malato è ridotto a pelle e ossa, con piaghe profonde che emanano un ripugnante fetore. Comprendo che la sua vita è ormai breve. Dò inizio, ciononostante, al tentativo di una medicazione. Sul procinto di far ritorno a casa, riascolto il pensiero assillante: sarà battezzato? Come fare a domandarglielo? Invoco la Madonna e San Giuseppe, tento qualche domanda, gli assicuro il mio ricordo nella preghiera e gli parlo del Battesimo, mezzo sicuro per andare in cielo. Mi ascolta con attenzione, poi dice: «Mi preparo per la prossima settimana, ti aspetto!» Ed eccomi, la settimana seguente, di nuovo al capezzale del mio malato che con un fil di voce mi dice: «Sono pronto per il battesimo». Vedendolo ben cosciente di tutto, gli chiedo quale nome desidera: Pietro, Giovanni, Giuseppe? Mi risponde: «Giuseppe». Qui la grazia è fatta. Profondamente commossa pronuncio le parole di rito: «Giuseppe, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen». In quell’istante vidi negli occhi suoi la presenza della grazia di Dio, e io ero immensamente felice di aver aperto a Giuseppe le porte del Cielo, di quel Paradiso così ben meritato da tanta sofferenza. canto vocazionale. ste africane circa 165 milioni di anni fa, il suo carico di piante e animali bizzarri da allora si è evoluto in una situazione di completo isolamento... e i lemuri rappresentano una delle tante forme di biodiversità! Ambatondrazaka: dopo un viaggio lungo e davvero avventuroso, su un taxi-brousse dalla musica assordante, attraverso strade sterrate e piene di buche, dove anche un 4×4 avrebbe le sue difficoltà... sono giunta ad Ambato, città Parc National d’Andasibe, con Sr. M. Angeline Bao, 8 agosto 2009. continua a pag. 14 chissà se questi soldi verranno impiegati nel modo giusto...!». E mi rendevo conto che davanti a me avevo proprio una struttura vera, nuova, funzionale, attiva, costruita proprio grazie a quelle offerte! L’Ospedale è recente e moderno, e ospita ambulatori analisi, sale per le visite, reparti di degenza per malati di tubercolosi, case per lebbrosi e malati di cancro, le mense, i bagni... L’impatto è stato davvero positivo, anche perché tutto questo complesso di edifici si trova in mezzo a giardini e a vegetazione rigogliosissima: è quasi consolante per un malato poter trovarsi in un luogo così accogliente, lontano dal traffico e dallo smog. Le Piccole Serve seguono la struttura senza sosta, differenziandosi nei compiti a seconda delle loro specializzazioni mediche. Il mio soggiorno a Moramanga è stato peraltro allietato dalla gita al parco naturale di Andasibe, con le due Sr. M. Angeline, dove per la prima volta ho visto i Lemuri! Sono talmente divertenti e simpatici che viene proprio voglia di portarsene uno a casa! Il Madagascar ha una vegetazione ricchissima e davvero sorprendente: non è necessario essere naturalisti per accorgersi di quanto questo paese sia un luogo assolutamente unico sulla faccia del pianeta. Distaccatosi dalle co- Gita al Lac Alaotra con le aspiranti Piccole Serve, 19 agosto 2009. che sembra sorgere per incanto da sconfinate e infinite risaie, che danno a questo posto un’aria davvero speciale. Se a Moramanga è difficile vedere il sole, e c’è sempre una pioggerellina fitta fitta, stile Scozia, ad Ambato il sole scalda anche ad agosto (per loro è un mese invernale) e le nuvole di passaggio sono alte nel cielo e si muovono rapidamente. La comunità delle Piccole Serve è molto luminosa e grande; infatti aveva da poco ospitato gli esercizi spirituali della maggior parte delle suore, in preparazione anche dei voti 19 perpetui delle quattro giovani Piccole Serve. Nella settimana in cui sono stata là, ho seguito sempre il lavoro e gli spostamenti di Sr. M. Luciana, che mi ha letteralmente viziato con gite al lago, crostate, pasta italiana e pesce di fiume... Ho avuto modo di vedere i bellissimi paesaggi del Lac Alaotra e di arrivare fino a Brieville, costeggiando fiumi e cascate, in compagnia anche di giovanissime aspiranti Piccole Serve e della loro maestra Sr. M. Charlotte. Di quel soggiorno, ciò che mi ha più colpito è il rapporto unico e speciale che si è creato tra suor Luciana e la famiglia di Dadà, un giovane malgascio (mio coetaneo, 33 anni) costretto immobile a letto a causa di una paralisi alle gambe, non ancora ben diagnosticata. Dadà ha due figli e una moglie, e da poco si è trasferito con la famiglia nella casetta fatta costruire da Sr. Luciana qualche anno fa, per un altro ammalato. Così riceve tutti i giorni la visita della suora, che gli cura le piaghe, si interessa della famiglia e dell’educazione dei figli, lo prepara alla visita medica che dovrà fare in ospedale quando si rimetterà più in sesto. Che parole usare per descrivere questa devozione verso gli ammalati? Come si può capire la fiducia e la speranza con le quali Dadà si affida alle cure di suor Luciana? Credo che convenga solo ascoltare Gesù: «Tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me» (Mt 25, 40). Mananjary: ... che mare meraviglioso! Purtroppo è vietato fare il bagno, perché la costa est del Madagascar si affaccia direttamente sullo sconfinato Oceano Indiano, e qui le correnti sono molto pericolose. Ma anche solo guardare questa costa ininterrotta con i colori così accesi è valsa la pena di un viaggio molto lungo per discendere dagli Hauts Plateaux fino a qui. La comunità delle Piccole Serve di Mananjary è la più recente, si trova poco distante dal centro della cittadina che una volta – mi ha 20 raccontato Madre Carmelina – era considerata la “perla dell’Oceano Indiano”. Qui ho potuto di nuovo accompagnare le Piccole Serve durante le loro visite a domicilio: con Sr. M. Isabelle sono stata nelle case dei malati, per portare loro la Comunione e monitorare la situazione medica. Entrare nelle loro case é il solo vero modo per entrare in contatto con la realtà malgascia, capire i loro differenti modi di vita, portare anche solo un sorriso come testimonianza di fraternità. In una di queste visite, le sorelle hanno avuto modo di accorgersi dell’infezione ai piedi e sulle gambe di un piccolo bambino, Jean-Noel (si chiama cosí perché è nato il giorno di Natale), che guardava le suore un po’ impaurito dalle braccia della mamma, purtroppo malata anch’essa. Sr. M. Monique allora è andata a prendere con la macchina mamma e figlio, li ha portati in comunità e lì le Piccole Serve si sono prese cura del povero Jean-Noel, che docilmente si è fatto curare in silenzio. Quanti bambini ci sono in Madagascar! E a molti di loro purtroppo viene negato il diritto di “essere bambino”: troppo presto si devono occupare degli altri fratelli e troppo prematuramente sono costretti a lavorare per aiutare le famiglie. Le attenzioni e le cure per il piccolo Jean-Noel mi hanno ricordato tutti i pic- Bambini a Mananjary, 26 agosto 2009. coli assistiti qui e altrove, nelle mense e negli ospedali, e mi hanno aperto spontaneamente una preghiera di ringraziamento ai miei genitori, per la mia infanzia vissuta da “bambina”, come dovrebbe essere per questi bambini. La preghiera allora si è trasformata in preghiera per tutti coloro che, come le Piccole Serve, quotidianamente entrano in contatto con queste situazioni di miseria e malattia: che Gesù li guidi sempre nella loro missione e mostri sempre loro il Suo Volto nello sguardo di tutti questi malati. Antsirabe: è la seconda città più popolata del Madagascar, dopo Antananarivo. La comunità delle Piccole Serve qui dispone anche di un dispensario e di un gabinetto dentistico: al momento del mio passaggio in questa città, ho conosciuto anche il dentista e il tecnico, medici volontari, intenti a effettuare l’aggiornamento e il controllo dei macchinari (il dott. Giuseppe e Olivier, che saluto con affetto). Con Sr. M. Angeline sono andata a casa degli ammalati, e ho potuto visitare anche il carcere della città, dove le Piccole Serve portano il pasto per i carcerati ammalati, malnutriti e che non hanno un sostegno dalla famiglia: anche nelle altre città di Moramanga, Ambatondrazaka e Mananjary avevo avuto modo di seguire le suore in visita ai carcerati ammalati, ma qui ad Antsirabe per la prima volta ho scambiato con loro qualche parola in francese. Un giovane mi ha regalato un piccolo portachiavi a forma di baobab, piccoli lavori che i carcerati fanno per guadagnare qualcosa e aiutare le famiglie. Parlare delle carceri qui in Madagascar meriterebbe un discorso a parte: ero troppo abituata allo stereotipo italiano di carcere per poter comprendere questa realtà. Mi hanno detto che molti di questi giovani (perché giovani sono per la maggior parte) sono là dentro per furto, a causa dalla povertà e della fame. Ma ciò che questi ragazzi vivono tutti i giorni una volta in prigione è difficilmente comprensibile se non si vede con i propri occhi dove dormono e in che condizioni al limite del sopportabile sono costretti a vivere. E la stessa cosa vale per le donne e i minori, che di solito sono separati e hanno dei loro dormitori a parte. Ci sono bambini nati in carcere e minori in attesa da mesi di un processo... É qui che le Piccole Serve arrivano ogni giorno, portando con loro – oltre al riso! – un conforto umano, un sorriso e una parola di coraggio, una preghiera e un aiuto agli ammalati. Le Piccole Serve in visita agli ammalati poveri. 21 Antananarivo: la capitale, detta anche Tanà. Città grandissima sugli altopiani, si snoda su alture e colline. Ogni quartiere ha un suo mercato, e dappertutto gente, macchine, taxi, venditori, smog, polvere, bambini e adulti a piedi nudi, zebù, oche, galline... c’è davvero di tutto! Qualcuno si sentirebbe soffocare... io invece – dopo avere a lungo interrogato questa città - che all’inizio mi intimoriva – mi sono detta: «Mi piace!». Questione di affinità elettiva... Cristo risorto nella parrocchia Notre Dame di Fatima – Antananarivo. Ho vissuto il soggiorno nella comunitàmadre delle Piccole Serve a più riprese, avendo sempre fatto scalo a Tanà prima di ripartire verso le altre comunità. È lì che ho avuto modo di conoscere la maggior parte delle Piccole Serve malgasce, grazie soprattutto alla celebrazione dei voti perpetui di Sr. M. Adèle, Sr. M. Alice, Sr. M. Lucienne, Sr. M. Sabine il giorno dell’Assunzione della Vergine Maria, il 15 agosto. Che indimenticabile giorno di festa. 22 Quasi tutte le giovani Piccole Serve passano da Tanà, perché lì c’è il noviziato dove vivono i primi due anni prima dei voti, ed è sempre lì che compiono gli studi per diventare infermiere, assistenti sociali, addette al laboratorio analisi, o per il servizio delle catechesi. Molte di loro sono venute a studiare e lavorare anche in Italia, e quindi parlano benissimo anche l’italiano (oltre il francese, la loro seconda lingua): immaginate che felicità poter conversare nella propria lingua, dall’altra parte dell’Equatore! E poter chiedere tutte le cose che passano per la mente senza l’ansia di non riuscire a esprimere bene un concetto! E poi, le gentili sorelle, recitavano anche il Rosario in italiano, cosa che ho apprezzato davvero molto, visti gli scarsissimi risultati nel poter capire anche solo qualche parola durante le Messe in malgascio! La loro parrocchia è Notre Dame di Fatima, dove c’è un enorme quadro con una particolarissima Resurrezione di Gesù. A Tanà ho vissuto quindi a stretto contatto con tutte queste suore, condividendo con loro i momenti di preghiera, i momenti di festa, i preparativi per la celebrazione dei voti perpetui delle loro consorelle, e anche le visite in ospedale e a domicilio dagli ammalati poveri, grazie a suor M. Angiola, energica Piccola Serva che pare instancabile. È lei che mi ha fatto conoscere la vita di questo quartiere, nelle stradine strette ripide e polverose di Ambohimirary, dove una casa è uguale all’altra e dove riescono a nascondersi le situazioni di miseria e povertà più impensabili. Suor Angiola mi ha parlato della vita nei quartieri più poveri, delle famiglie che non riescono a mandare a studiare i propri figli e che devono mantenere a loro volta anche gli anziani genitori, in una società in cui i vecchi rivestono ancora un ruolo molto importante e dove i figli diventano adulti molto presto. Purtroppo la situazione economica del paese certo non facilita lo sviluppo di lavori diversi da quelli legati al riso e all’allevamento del bestiame; in Madagascar l’economia 15 agosto 2009, in chiesa per la celebrazione dei voti perpetui di quattro Piccole Serve. prettamente rurale si scontra prepotentemente in un confronto contrastante e ambiguo con le società occidentali, le quali hanno importato in blocco un progresso tecnologico che non riesce ad andare di pari passo con il progresso culturale e sociale del paese. La situazione politica è ugualmente instabile, e dopo la terribile rivolta contro il governo nel febbraio scorso – costata la vita a centinaia di malgasci –, sono ancora in corso estenuanti trattative tra l’attuale Presidente del governo di Transizione e altri politici ex capi di Stato (i primi incontri si sono svolti a Maputo, in Mozambico, seguitissimi in tutto il Madagascar) per condurre il paese sulla vita della democrazia, contro la povertà endemica in cui è costretta a vivere la maggior parte della gente. Adesso che la mia esperienza si è conclusa, sono sicura di aver vissuto dei momenti speciali, che mi accompagneranno nel ricordo e nella memoria delle emozioni provate, emozioni forti e sentimenti diversi da quelli un po’ assonnati del mio solito tran tran quotidiano romano. Nel leggere queste righe, le Piccole Serve malgasce mi perdoneranno se non sono riuscita a scrivere tutto quello che avrei voluto, e se non ho lo spazio di ringraziarle, come dovrei, citandole una ad una. Le porterò sempre con me nella preghiera. È a loro che va il mio ultimo pensiero e il mio più grande ringraziamento, per la loro accoglienza e i loro sorrisi, la loro pazienza e il loro silenzioso e umile lavoro di tutti i giorni, in cui Gesù si lascia incontrare in tutti gli ammalati poveri che visitano e accolgono. Il cielo del Madagascar mi seguirà anche in Italia, e con sé porterà anche quel ritornello del Salmo 18, che sovente ho cantato laggiù: “Mamiko Indrindra...” (Ti amo, Signore, mia forza...). Due giovani Piccole Serve in servizio davanti alla porta della Comunità di Tanà. 23 Natale nello spirito di Monsignor Ghika Simonic Luiza Buzau, 27.12.2009 La mattina del 25 dicembre, giorno della nascita del Signore, nella nostra parrocchia di San Giuseppe in Buzau, i bambini alla fine della Messa aspettano ansiosi la comparsa del protagonista della leggenda: Babbo Natale. Ogni anno egli arriva con regali per i più piccoli, e ogni anno è sempre da loro atteso con impazienza e con un pizzico di ansia. Questo personaggio viene atteso con canti, poesie e piccole scenette. Per dargli una degna accoglienza anche quest’anno i bambini si sono preparati con l’aiuto delle nostre sorelle: Sr. M. Laura e Sr. M. Rose. Babbo Natale vuole così ricevere anche lui un “regalo” dai bambini, in cambio della gioia che porta al suo arrivo. Egli è arrivato con la slitta perché c’era la neve, e un Natale bianco è due volte più bello perché ha in sé una magia tutta speciale. E’ stato ricevuto con una rappresentazione un po’ insolita; una scenetta che parlava di monsignor Vladimir Ghika. La sua vita è stata sacrificata con il martirio a causa della fede nelle carceri comuniste; è vissuto come un portatore 24 della luce di Cristo ed è diventato sacerdote cattolico per essere un ortodosso migliore, così diceva lui. La sua vita è stata ogni giorno un “Babbo Natale” un dono a volte materiale, a volte spirituale per coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di averlo come guida spirituale. Cosi, a causa di Babbo Natale, i bambini e noi adulti, ci siamo uniti ancora una volta per onorare Monsignor Ghika, un romeno che attende di essere elevato agli onori degli altari, e di cui siamo fieri. Ancora una volta la scenetta dei bambini che rappresentava la vita di Monsignor Ghika, mediante i canti e le poesie, il messaggio del Natale è arrivato nel cuore dei piccoli e degli adulti; certamente è stato uno stimolo a coltivare i valori dell’amicizia, della solidarietà e dell’amore per il prossimo. Babbo Natale si è “incontrato” così nel tempo con Monsignor Ghika e lo ha presentato ai bambini della nostra parrocchia: insieme alla gioia dei regali, dal suo mitico sacco, ha estratto anche la spiritualità di un santo delle nostre terre. Crâciun în spiritul Monseniorului Ghika Simonic Luiza Buzău, 27.12.2009 În dimineaţa zilei de 25 decembrie, când e Crăciunul, ziua Naşterii Domnului, la noi în parohia Sf. Iosif, din Buzău, copiii aşteaptă cu nerăbdare apariţia, la sfârşitul liturghiei, a unui personaj de legendă: Moş Crăciun. În fiecare an el vine cu cadouri pentru ei, cei mici, şi în fiecare an e aşteptat cu nerăbdare şi un pic de nelinişte, dar în cele din urmă e primit cu cântece, poezii sau mici scenete. Copiii se pregătesc din vreme sub îndrumarea şi cu ajutorul surorilor noastre : Sr. M. Laura şi Sr. M. Rose care se ocupă de ei de câţiva ani buni. Căci Moşul aşa vrea, să primească şi el un astfel de “cadou” de la copii, în schimbul bucuriei pe care le-o aduce sosirea lui. Anul acesta Moş Crăciun a venit cu sania căci a fost zăpadă, iar un Crăciun alb e de două ori mai frumos pentru că are o magie aparte. A fost primit de copii cu o scenetă puţin deosebită faţă de cele din alţi ani; una care a vorbit despre monseniorul Vladimir Ghika. Sfîrşind ca martir pentru credinţă în închisorile comuniste, a trăit ca un purtător al luminii lui Isus şi a devenit preot catolic pentru a fi un mai bun ortodox, după cum el insuşi a spus-o. A fost in viaţa de zi cu zi un “Moş Crăciun” uneori material dar mai ales spiritual pentru cei care au avut norocul de a-l întâlni şi a se lăsa călăuziţi de el. Astfel, datorită lui Moş Crăciun, copii şi noi cei mari ne-am amintit încă odată să-l cinstim şi să ne mândrim cu monseniorul Vladimir Ghika, un român ce aşteaptă să fie ridicat la cinstea altarelor. Aşadar, datorită scenetei copiilor despre monseniorul Ghika, cântecelor şi poeziilor lor, mesajul Crăciunului a pătruns în inimile celor mici iar pentru adulţi cu siguranşă a fost un imbold de a cultiva valorile prieteniei, solidarităţii şi iubirii de aproapele. Moş Crăciun s-a “întîlnit” aşadar peste timp cu monseniorul Ghika şi l-a prezentat copiilor din parohia noastră şi pe lângă bucuria cadourilor din celebrul lui sac a scos şi spiritualitatea unui sfânt de pe meleagurile noastre. 25 Notizie flash Casa Madre – To, 30 novembre 2009 È partito dal nostro Centro Missioni il container per il Madagascar. Il modulo è stato stipato prevalentemente con ausili sanitari, materiale didattico, tessuti di seconda mano, attrezzature e arredamenti per l’ospedale di Moramanga e dispensari di Antsirabe e Ambatondrazaka. Con tutto questo ben di Dio c’erano anche due statue del Sacro Cuore e due della Madonna. L’operazione di sistemazione del container, per il trasporto via mare, è stata possibile con l’aiuto di alcuni volontari dell’Associazione Alpini di Almese (To), che con grande cura hanno predisposto i colli in modo da non lasciare tra loro spazi vuoti. Il container è giunto al porto di Tamatave ai primi di gennaio e trasportato poi presso il Centro di Moramanga. Da qui lo smistamento dei colli per le diverse nostre comunità del Madagascar. Esprimiamo tanta riconoscenza agli Alpini Volontari di Almese (To), che per tre anni consecutivi si sono generosamente prestati ad allestire i containers per le nostre missioni. Ambatondrazaka, 12 gennaio 2010 Sr. M. Luciana Campoleoni per posta elettronica ci comunica: «Con i minori delle carceri non faccio niente di speciale. Li tengo all’infermeria per toglierli da dove stanno tutti gli altri 800 adulti; lì oltre che imparare a leggere e scrivere, essendo quasi tutti analfabeti, aiutano nelle pulizie e altri piccoli servizi. Quest’anno a Natale abbiamo fatto per tutti, minori e malati, un buon pranzo, e, subito dopo abbiamo giocato a tombola fino a sera. Con cinquine di biscotti, caramelle, sapone e la tombola con dentifricio e spazzolino. Tutti hanno guadagnato ed erano felici». Ricordiamo ai nostri amici che Sr. M. Luciana, con il benestare delle guardie carcerarie, ogni settimana porta nel cortile della parrocchia questi ragazzi per una partita di pallone. Per loro è il giorno sempre molto atteso di settimana in settimana, per godersi un momento di svago e di libertà all’aria aperta. 26 Ambatondrazaka, 29 gennaio 2010 La statua della Madonna che ci avete mandato tramite il container è molto bella. L’abbiamo posizionata nel cortile del dispensario davanti a una palma rigogliosa. Al mattino, ai piedi della Vergine Maria, prima di iniziare le visite, preghiamo insieme ai malati. A questa nostra Mamma celeste affidiamo le sofferenze e le pene di ciascuno, affinché sempre aiuti e sorregga i suoi figli nella tribolazione. Ciao e grazie. Sr. M. Luciana a favore del Lebbrosario di Moramanga in Madagascar. Alleghiamo alcune foto che speriamo siano di stimolo per altre parrocchie. Distinti saluti, gruppo missionario di Altichiero (Griggio Alessandro, tel. 0498654267). Altichiero (Pd), 6 febbraio 2010 Siamo il gruppo missionario della parrocchia di Altichiero (PD). Il giorno 31/01/10 abbiamo organizzato come di consueto da 24 anni la giornata per gli ammalati di lebbra. Le famiglie della parrocchia hanno preparato (tutto fatto in casa) dolci di qualsiasi genere, pasta fresca (bigoi e fettuccine), chiacchiere, frittelle. Il ricavato della vendita è di € 1.154,00 che vi sono stati spediti il giorno 1/02/10 La lavorazione della pasta e il banco pronto per la vendita dei dolci. 27 Sanità e salute: la MENOPAUSA Dott.ssa Giovanna Gavazzeni La menopausa non è una condizione patologica, ma rappresenta un momento fisiologico che nella donna segna il termine dell’età fertile. La menopausa insorge abitualmente tra i 48 e i 55 anni, può essere più precoce nelle donne fumatrici o per particolari patologie. Tale fase della vita è accompagnata da mutamenti sia fisici che psicologici. Il più evidente mutamento è l’interruzione della attività mestruale. La menopausa si conferma con l’assenza delle mestruazioni per almeno un anno oppure può essere diagnosticata con semplici esami ormonali. Prima della cessazione definitiva delle mestruazioni ci sono in genere alterazioni del ciclo sia come durata che come intensità del sanguinamento che può essere diminuito o aumentato. Poiché l’attività mestruale è sostenuta dagli ormoni secreti dall’ovaio, estrogeni e progestinici, la sua cessazione significa la cessazione della funzione dell’ovaio stesso nonostante l’aumentata stimolazione da parte della ghiandola cerebrale ipofisi. I sintomi clinici che si associano alla menopausa sono dovuti sia alla cessazione della produzione degli ormoni dell’ovaio, sia alla sovrapproduzione dell’ormone che dovrebbe stimolare l’ovaio. I più comuni sono i sintomi di origine vascolare: il 75% delle donne riferisce vampate di calore improvvise della durata anche di alcuni minuti seguite da sudorazioni profuse; molto spesso sono presenti anche palpitazioni cardiache, sudorazioni notturne, emicranie, vertigini. Tali sintomi possono essere anche persistenti per alcuni anni. Altri sintomi talora presenti sono legati all’apparato uro‑genitale come bruciori alla minzione, incontinenza urinaria, secchezza vaginale, riduzione della libido. 28 Il termine dell’età fertile di una donna è accompagnato da mutamenti fisici e psicologici Ma questi sono solo i sintomi manifesti, mentre più subdoli sono i fenomeni che si verificano a carico dell’apparato scheletrico, soprattutto l’osteoporosi con aumentata incidenza di fratture e i sintomi legati alla maggiore frequenza di malattie cardiache dovute al venir meno dell’effetto protettivo degli ormoni ovarici, come l’angina e l’infarto. Ci sono poi le alterazioni di carattere psichico come l’aumento dell’ansietà o della depressione, i disturbi del sonno, le modificazioni dell’umore come l’irritabilità, la difficoltà di concentrazione, la perdita di sicurezza in se stessi. Si è però osservato che la frequenza e la gravità di questi sintomi variano molto da donna a donna e sono molto legate alla capacità di controllo della donna stessa. Alcuni sintomi come quelli vascolari sono inevitabili, importante è conoscerli, preventivarli e accettarli nel migliore dei modi:... di palpitazioni non si muore! Le alterazioni di carattere psicologico sono più difficili da accettare. Importante è sapere che anch’esse, come anche i sintomi vascolari, sì attenueranno nel tempo, che non fanno parte propriamente del carattere di una persona, ma sono legati a un momento transitorio e inevitabile della vita. Magari non è facile!. Molto meno controllabili sono soprattutto l’osteoporosi e i più rari problemi cardiaci. Sia per attenuare i sintomi acuti della menopausa, sia appunto quelli cronici come l’osteoporosi, è stata ed è tutt’ora ampiamente prescritta la terapia sostitutiva a base di estro‑progestinici, appunto gli ormoni che l’ovaio non produce più. La terapia può essere assunta per bocca o anche per via transdermica (cerotti). I pareri degli specialisti sulla terapia sostitutiva permangono però controversi. Non c’è dubbio che la terapia sostitutiva sia efficace (si mantiene anche la ritmicità delle passate mestruazioni). Efficace su palpitazioni e sudorazioni, efficace su ansia e depressione, efficace nel ridurre la perdita ossea e le fratture spontanee. Ma si stanno anche molto recentemente evidenziando dati che mettono sull’allarme. Essi riguardano un modesto ma significativo aumento di tumori. A partire dal ben noto studio americano WHI che dimostrava un aumento dei casi di cancro della mammella in pazienti trattate con terapia sostitutiva per lungo tempo, ai più recenti dati sull’aumento di tumori dell’ovaio e della gravità del tumore polmonare, il mondo scientifico ha dato l’allarme. Deve essere chiaro che si tratta di aumenti molto, molto piccoli del numero di casi riscontrati che non devono indurre a scelte avventate e che comunque il rischio vale per trattamenti prolungati per anni. Ma negli Stati Uniti dove questi dati sono stati diffusi forse amplificati anche troppo, la prescrizione della terapia sostitutiva si è ridotta dell’80 %. Quello che bisogna tenere presente è che la decisione della terapia va presa caso per caso dal medico specialista che conosce la donna, la sua storia clinica, l’eventuale presenza di casi di queste patologie nella famiglia, che valuterà la gravità dei sintomi rispetto ai rischi, che presciverà gli opportuni esami di controllo, come mammografie, pap‑tests, ecografie, mineralometrie, esami da ripetere nel tempo. In linea di massima si tende attualmente a ridurre la durata del trattamento sostitutivo riservandolo alle prime fasi più sintomatiche, magari ricorrendo ad altri tipi di trattamento per le patologie croniche, e contando sul buon senso e sulla capacità il controllo che le donne possiedono ampiamente. La menopausa e la dieta Nella menopausa è opportuno aumentare il consumo di Calcio e di Vit. D per prevenire l’osteoporosi. Per la depressione e gli sbalzi di umore privilegiare l’assunzione di acidi grassi Omega3, Vit, D, acido Folico. Per le vampate di calore aumentare l’apporto di Calcio. Gli elementi che li contengono Acido Folico: lievito di birra, verdure a foglie verdi, cereali integrali, legumi. Vit. A: verdura e frutta giallo arancione e verde scuro, latte, burro, fegato, uova. Vit. C: pomodori, peperoni, insalate verdi, prezzemolo, agrumi, fragole, kiwi, papaia. Calcio: latte e latticini, parmigiano reggiano, verdure verdi, legumi. Fibre: cereali integrali legumi, verdure. Ferro: carne, uova, legumi, cereali integrali, verdure verdi, frutta secca. Omega3: semi di lino, pesci grassi. 29 Fiori di cielo Madre Carmelina Lanfredini Gesù disse: «Passiamo all’altra riva» (Mc 3,35). Sr. M. Costanza di S. Agostino, Maria Alemanni, ha concluso la sua lunga esperienza terrena per passare all’altra riva dove il Signore l’attendeva. È deceduta a Casa Madre – Torino, sabato 23 gennaio 2010 alle ore 18,15. Aveva raggiunto i 100 anni di età e 77 di vita religiosa. “Cresciuta nell’acqua”, diceva di sé sr. M. Costanza, a sottolineare la grande attrattiva del suo bel mare ligure negli anni dell’età giovanile, offerti al Signore nella freschezza e vitalità che caratterizzano la giovinezza e con l’entusiasmo che manterrà per tutta la vita. Negli anni della sua formazione religiosa ha attinto lo spirito genuino della Piccola Serva del S. Cuore dagli scritti e dagli insegnamenti della Fondatrice, trasmessi dagli esempi delle Sorelle che hanno vissuto il tempo della grazia della fondazione dell’istituto. Così la vocazione religiosa ha consolidato e sviluppato le attitudini ricevute da Dio nella sua famiglia, da lei sempre tanto amata e ricambiata nell’affetto dei nipoti. Con il suo sguardo acuto, il tono scherzoso, e talvolta aggressivo della voce, le battute in dialetto genovese, teneva banco nelle ricreazioni della comunità, soprattutto in quella di Genova dove ha trascorso ben più di 40 anni. Possiamo riassumere così alcuni aspetti caratteristici emersi nel corso della sua esistenza: assiduità nella preghiera, dedizione ai malati con tante veglie notturne al loro capezzale negli anni della piena efficienza fisica e spirituale, attenzione alle persone e al bene della comunità. Sr. M. Costanza ha trascorso i suoi ultimi anni a Casa Madre in attesa serena di incontrarsi con il Signore. Partecipava con interesse alla vita comunitaria, mentre con la frequente preghiera abbracciava un ampio raggio di intenzioni. Non sono mancate le sofferenze fisiche a purificarla, sopportate e offerte nella lunga infermità, durante la quale è stata amorevolmente curata dalle sorelle fino alla fine. A te, cara sr. M. Costanza, ora che sei presso Dio, affidiamo il nostro Istituto perché possa ancora crescere in santità e portare ai malati l’amore misericordioso del Cuore di Gesù. parenti Defunti delle Piccole Serve Tarcisio, fratello di Sr. M. Elena Chignola; Angela, sorella di Sr. M. Alma Qualdioli; Clotilde, nonna di Sr. M. Madaleine Rasoamananjara; Jean, nonno di Sr. M. Bernadette Razafindrafara; Giuseppe e Tino, cognati di Sr. M. Lucilla Balosetti. 30 s o l i d a r i e t À Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Airoli Luisa – Albertini Alma – Bagnasco Pietro – Barbieri Marina, per Sr. m. Eulalia e Nalio – Bertamino – Bertolo Flavio – Boschini Primo, per Palma e Agostino Locatelli – Brognoli Maria – Canevisio Adele – Canevisio Locatelli Loredana – Cappanera Anna – Casasola Dirce – Castagno Franco e Piera, in memoria di Cesira – Cavassori Ileana, per Osvaldo, Regina Romeo e Rolando – Colombo Liliana – Comin Gino – Coslovich Antonio, per Nilva – Dodero dott. Giorgio – Egini e Bertolli, per famiglie Egini e Bertolli – Ferraris Rita – Fiorella – Frigoli Laura e Luigi, per di Sr. Rosa Margherita Sartori – Gagliano Mirella – Galli Remo e Iva – Gallia Marina, per famiglia Gallia – Gambara Alfredo, per fam. Gambara – Garavelli Cesira, per Ester e Maria – Giacone Onorato e Ada, per famiglie Giacone e Capello – Giorda Rosina, per il figlio Alessandro – Giovenzana Adele, per famiglie Giovenzana e Villa – Gramegna Angela – Grimoldi Ercolina – Magnetto Maria, per Enrico – Marazzini, per famiglie Garavaglia e Nebuloni – Meucci Crippa prof. Enrica – Miceli Gigliola – Mora Elsa – Morandi Paolo – Musazzi Emma – Noris Lucia – Pergola Lurgo – Rappelli Annamaria – Romeo Emilia, per Giuseppe e Giuseppina – Rossi Cesare, per Lorenzetti e Roveda – Sacchi Francesco, in suffragio della moglie – Salsano Giovanna, per genitori e nonni – Sartori Ambrogio – Savant Aira Alessandra – Scaccuto Luigia, per Alessandro, Camilla e Rocco – Scaglia Anna Vittoria, per Uberto Quadrelli – Tinelli Paolina, per Caterina – Vago Resy, per Carlo e Carla Vago – Valota Franco, per Valota Battista e Colli Adria – Velicogna – Vivenza Rosalba – Voena Luigi, per Voena e Costa – Zanini Angiolina, per genitori e figlio Alberto – Zanuttig Gabriella, per Luigi Rigano – Zitta Cristina – Zumaglino Cesare, per la madre Cabiati Ernestina. Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania. Per le opere in Madagascar e Romania: Achilli Pietro – Amici B. Anna M. (Bergamo) – Amici del Martedì (Vercelli) – Associazione Alpini (Almese) – Belotti Gemma – Beltrami Valeria – Beretta Adele e Cogliati Luigi – Bianchi Benito – Birolo Rosso Camilla – Blandino Rosalba – Bovio Maestra Maria – Bracchi don Massimo – Bracotto Edera – Bravin Luigi e Ornella – Canevisio Locatelli Loredana – Carena don Gabriele – Caritas Unità Pastorale (Grantola) – Castagno Franco e Piera – Catalano Maria – Colombo Silvana – Conti Zanetta – Cornetti Pierluigi – De Maria – Dealessi Carla – Dorci Miranda – Dozio Roberto – Egidi Paola – Einaudi prof. Giovanni – Ferrari Franco e Amici di Marisa – Ferraris Anna – Formentini Maria – Fraterno Aiuto Cristiano (Cortemaggiore) – Gallo Castagno Franca – Gambara Alfredo – Garavaglia Renato e Giovanna – Ghiano can. Ettore – Ghislanzoni Miranda – Giorda Nirina – Girardi Paola Pastorini – Girotto Venucia – Iannò Vincenzo – La Lumia Livia – Lazzarini don Luigi – Lazzaroni G. Battista e M. Luisa – Lenti Luisa e Giuliana – Lubrano Graziella – Maiano Santina – Mangiavacchi don Sergio – Manzotti Sara Martelli – Marcaccio Antonio – Martina Teresa Ughetti – Meucci Crippa prof. Enrica – Miglioretti Anna – Motto Rina – NN. Almese – NN. Redona – NN. Vercelli – Naretto Mario e Leda – Notario Ines – Panizza Maria Teresa – Parrocchia S. Elena (Roma) – Peira Giovanna – Perego Lisetta – Perroncito Maria Luisa – Pulici Luisa – Rigamonti Maria – Robotto don Andrea – Sala Maria – Sangalli Vittoriana e Maria Rita – Storti Maurizio – Tomasoni Lina – Tuninetti Don Giuseppe – Valaguzza Teresina – Ventanni Franco – Vitali Anna – Volonterio Grazia – Zamperetti dott. Sergio e Carla – Zangarini Andrea e Bianca – Zanini Angiolina – Zanone Carla – Zenoni Riccardo – Zoia, in memoria di Carla De Bernardi. Battesimi: Daniele da Colombo Terenzio – Giuseppe da Marcella – Daniele da Colombo Virginia. Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Albertini e Pizzigoni – Amaddeo – Amsler Virginia Pecco – Angius Maria Villa – Arata Angelo e Marisa – Aronio – Arosio Tina – Baiotto Franco e Maria Rosa – Balduzzi Catina – Balestra Elena – Banchero – Bani Cesare – Baraggioli Carmela – Battistella Clara – Bellincontro prof. Maria Patrizia – Belotti don Giuseppe – Belotti Gemma – Bertolo Guido – Bianchi Benito – Biffi e Zipiti – Biscella Abbondanzio – Bisio Angelo e Maria – Bolzoni Luciano – Bosio Giuliano – Bova dott. Vittoria – Braja Eugenio e Alessandra – Brambati Agostino e Romilda – Brachet Cota Ernesta – Brandazzi Teresita – Brioschi Aurelio e Gemma – Buaraggi M. Elena – Canazza Francesco – Carloni dott. Nicola ed Emilia – Carolini Carla – Carrea Malatesta Armanda – Casiraghi Carmen – Casiraghi Giulio e Gabriella – Castiglioni Ornella – Cattaneo Luigi – Chiabotto Carlo e Maria – Citriniti Franco – Citterio Graziella – Colla Luigia – Colombo Andreina – Colombo Liliana – Conforti Ida Bianconi – Cotto Maria Riboni – Crescimone dott. Margherita – Da Rodda Bertinotti Elvira – Delfante Molinari Paola – Dilegge Fedi Lucia – Dolcini Piva – Dotti Giuliana – Fairoli Renato – Falchetti Angela Cavati – Famiglia Brusa – Ferrari Luigi e Luigia – Ferrari Margherita e Gemma – Figlie di S. Giuseppe – Fiorina prof. Lorenzo – Follani Piergiorgio – Fontana Piera e Lidia – Formentini Fermo e Alda – Fossati Emma – Frigerio Veronica – Fumagalli Alessandra – Fumagalli Mario – Gagliano Mirella – Garzone Arnaldo – Gasparini mons. Primo – Gatti Laura – Gorno Cesarino – Greppi Agnese – Guidi Daniela – Landoni Bianca – Lazzati Luigi – Lillia Enrico – Maffeis Jole Santoro – Maffeis Provvidenza – Malfatti Vignola – Marchis Maurizio – Mariani Armida – Marinoni Beniamino – Mariotti Tildina – Marocco Mario – Martinelli Maria – Maurizi Maria Teresa – Medicina e Medical. Deverge’ – Meucci Crippa prof. Enrica – Mezzera Claudio e Ferruccio – Micchiardi mons. Pier Giorgio – Micheletti prof. Piercarlo – Millefanti Virginio – Minoretti Alda Miglietta – Moletta Serafina – Moneta M. Lucia – Monguzzi Arturo – Monti Antonia – Moroni Ivo e Olimpia – Motto Alberto e Paola – Motto Rina – Negri Pierino e Liliana – Olivotto Francesco – Paganini Carolina – Panzeri Giuliana, Elsa, Enzo, Egisto e Cornelia – Parola Osvaldo – Parrocchia S. Maria Assunta (Costamasnaga) – Pasta Roberto – Perico Emilia – Pesatori Wanda – Petrini – Piccole Serve (Sesto s. Giovanni) – Pistorello Mario – Pochettino Paola – Possamai Gina – Pozzi Ester – Ranghino – Redaelli Maria – Restelli Francesco – Rinaldi Marie – Rinaldi Rina Valagussa – Riva Angelina Colnaghi – Riva Giuseppe – Romano Ina – Rosa dott. Achille – Rota Gabriella – Salsa M. Teresa – Salvi Elisa – Sandrone Nella – Santa Riccardo – Santambrogio Carla – Scotti M. Teresa – Signorati Angelo – Silvestri Roberto – Strusi Filomena – Stucchi Adriana – Suardi Giuseppe e Monica – Suore della Visitazione (Milano) – Suor Enrica – Tabone Renza – Tessa Luigi – Ticozzi Silvana Roda – Tinelli Ancilla – Tintori M. Pierina – Torti Tina – Vallani Barbara – Ventanni Franco – Vergano Alessandro e Melina – Verzeletti Carlo e Bice – Villa Carla – Villa Licia – Vitale Rita Sandri – Zanchin Attilio e Lina – Zanini Angiolina – Zerman Andrea Maria – Zitta Maria – Zoia Carla. Quest’ultimo elenco è riferito alle offerte giunte in redazione dal 1° novembre al 31 dicembre 2009. Sostegno bambini a distanza Madagascar e Romania: Allione Elvira – Ardito Moiso Marta – Baima Fabrizio e Giusy – Baima Teresina – Baldi Santina – Balma Annamaria – Belloni Davidina – Beretta Ottorina – Biffi Maria Teresa – Birolo Rosso Camilla – Boasso Sarasino Ada – Borasco Nereo – Bornati Carlo – Bosatelli Maria – Bregola Giuseppe – Buzzi Alberto e Castello Anna – Camisasca Cristina – Canevisio Adele – Canevisio Agostina – Ceribelli Arialdo – Chiesa Silvia Sabello – Chini Massimo e Cristina – Cochi Luisiana – Colombi Franca – Conf. S. Vincenzo N. S. di Lourdes, Piacenza – Cornetti Pierluigi – Cotrona Patrizia – Crosti prof. Pierfranco e Elisa – Crotti Vittoria – Cucchetti Renato – D’Agostino dott. Elena – De Bernardi Luigi – Dealessi Carla – Delpiano Gabriella – Dipendenti Comunali (Robassomero) – Egidi Paola – Egini e Bertolli – Egini Marialuisa – Emontinaro e Tarabra – Ferrari Luigi e Luigia – Francesca, in memoria del nonno Gianfranco – Franzoi Ermanno e Bianca – Franzoi Valeria – Gallo e Ballare – Garavelli Norina – Garlanda Giovanni e Anna – Garrone – Dattrino – Gerbaldo Irene – Giraudo Giovani – Girò Elisa – Grillo Paola – Leone – Luparia Pierluigi – Maffeis Jole, in memoria di Sr. M. Gervasina – Marchini Elia – Maricco Francesco – Martinasso Bruna – Masini Piera – Mastrangeli Maria Anna – Mazzoli Enza – Mele Patrizia – Merli Alda – Monaco Paola – Monticelli Ambrogio – Moraldo Piero – Necci Adriana – NN. Vercelli – NN. Vercelli, in memoria di Walter Fagnola – NN. Bergamo – NN. Colleferro – NN. Roma – Operti dott.ssa Laura – Palandri Ermina – Parodi Mauro – Pasqualini Silvia – Pasqualon Anna – Pedrazzo Elena Nicol – Perego Rinaldo – Personale e Ospiti Casa Riposo (Almese) – Pontevia Domenico – Pozzi Ester – Rigamonti Maria – Rimondotto Roberto, in ricordo della sorellina Laura Gabriella – Riva Imelda – Rota dott.ssa Romanella – Salvagno Regina – Sangalli Amanda e M. Rita – Savant Aira Alessandra – Schilirò Giacomo – Scognamiglio Concetta – Secci e Abate – Settimo Angela e Alessio – Settimo e Pedrini – Soldati AVVISO IMPORTANTE PER IL PORTALETTERE Angelica – Stefani Armando – Stroppa Erica Lorenzini – Talon Adele – Tarchetti Antonella – Taverna & Tarnuzzer – Terzago dott. Paolo – Tomatis Silvia – Truffelli – Villa dott. Italo – Villa Luigia – Visca Luigina, in memoria di Ernestina – Viscardi Luciana – Vittone Felicita – Zampini Tarcisio – Zanetta Conti. Come offrire il tuo contributo Mediante versamento su conto corrente postale n. 14441109 intestato a: Congregazione Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù - Viale Catone 29 10131 Torino Nella causale indicare: Sostegno bambini a distanza – Madagascar oppure Sostegno bambini a distanza – Romania Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno) per il Madagascar. Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno) per la Romania. Sono ben accetti e utili anche somme inferiori a quelle sopra indicate. In caso di MANCATO RECAPITO inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente F.C.A. Viale Catone 29 – 10131 TORINO il quale si impegna a pagare la relativa tassa. Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2; DCB TO 1/2010