Ministero dello Sviluppo Economico
Reggio Calabria - 4 dicembre 2008
Daniele Franco
Il Mezzogiorno: situazione, incentivi
Un’area in difficoltà
(in un Paese in difficoltà)
Il Pil pro capite italiano tra il 2000 e il 2005 è cresciuto
meno rispetto agli altri paesi dell’Unione
produttività
Produttività
Unità di lavoro per abitante
Prodotto interno lordo per abitante
Il prodotto per abitante delle regioni meridionali è il 60%
di quello del Centro Nord (meno di trent’anni fa)
(Indici: Centro Nord = 100)
90
produttività
Produttività
85
80
75
Unità di lavoro per abitante
70
65
60
55
Prodotto interno lordo per abitante
2006
2004
2002
2000
1998
1996
1994
1992
1990
1988
1986
1984
1982
1980
50
Tra il 1995 e il 2005 tutte le regioni del Mezzogiorno sono arretrate rispetto alle
altre regioni europee in ritardo di sviluppo
Il tasso di occupazione resta nettamente inferiore a quello del
Centro-Nord, soprattutto per le donne
100
Maschi
80
60
40
20
0
15-19
20-24
25-29
30-34
35-39
Centro Nord
40-44
45-49
50-54
55-59
60-64
Mezzogiorno
100
Femmine
80
60
40
20
0
15-19
20-24
25-29
30-34
35-39
40-44
45-49
50-54
55-59
60-64
Inoltre, la quota di lavoro irregolare è pari al 20%, il doppio del Centro Nord
I trasferimenti di residenza dal Mezzogiorno
al Centro Nord restano elevati.
(migliaia di unità)
150
120
75
90
60
60
45
30
30
0
15
1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Flussi dal Sud al Centro Nord
Flussi dal Centro Nord al Sud
Saldo (scala destra)
Saldo (scala
(1) destra) (
Sono prevalentemente persone di 25-35 anni, spesso con elevati titoli di studio
Popolazione: due paesi?
(milioni di persone)
38,5
Centro Nord
38,0
Mezzogiorno (scala di destra)
22,0
37,5
21,5
37,0
21,0
36,5
20,5
36,0
20,0
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Tra il 1996 e il 2007 l’occupazione è aumentata del 18,5% al CN e dell’8,2% nel
Mezzogiorno . Il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro è
cresciuto di 8 punti nel CN, di 3 nel Mezzogiorno
Il Mezzogiorno effettua il 10% delle esportazioni italiane.
Negli ultimi anni ha ancora maggiori difficoltà a esportare
12
Prodotti tradizionali (3)
Totale (2)
9
9
6
6
3
3
0
0
-3
1996-2000
2001-05
Centro Nord
2006-07
Mezzogiorno
1996-2000
Centro Nord
2001-05
2006-07
Mezzogiorno
(1) Valori a prezzi correnti. Tassi di crescita medi per i periodi 1996-2000, 2001-05 e 2006-07. – (2) Sono esclusi i
prodotti petroliferi e, per rendere i dati confrontabili nel tempo, le provviste di bordo. – (3) Include il tessile,
l’abbigliamento, il cuoio, le calzature e gli altri prodotti manifatturieri (compresi i mobili).
e con servizi pubblici inadeguati
Istruzione: i 15enni hanno risultati peggiori
rispetto ai 15enni del CN (test PISA-OCSE 2006)
(valori percentuali)
50,0
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
scarse competenze in lettura
Centro nord
scarse competenze in matematica
Mezzogiorno
Giustizia: la durata dei procedimenti di primo
grado è molto maggiore che nel CN
(giorni)
1200
1000
800
600
400
200
0
cognizione ordinaria
lavoro, previdenza e assistenza
Centro Nord
Mezzogiorno
Sanità: molti pazienti si fanno curare in altre regioni (2004)
(indicatori)
0,1
0,09
0,08
0,07
0,06
0,05
0,04
0,03
0,02
0,01
0
Indice di Attrazione
Centro Nord
Indice di Fuga
Mezzogiorno
Servizi per l’infanzia, rifiuti urbani
e banda larga nelle amministrazioni locali
(valori percentuali)
La spesa per servizi sociali dei comuni è molto più
bassa di quella del CN (dove ci sono meno poveri)
(2004, euro, spesa media pro-capite, Fonte Istat)
350
350
Valle d'Aosta
300
300
Trentino A. A.
250
250
200
150
200
Piemonte
Emilia R.
Friuli V. G.
150
Lazio
Liguria
Sardegna
Toscana
100
Lombardia
Veneto
50
Marche
Molise
Umbria
Abruzzo
Campania
0
Italia
Centro Nord
Basilicata
Puglia
100
Sicilia
50
Calabria
0
Mezzogiorno
Il divario rispetto al Centro Nord è simile a quello rilevato dalla Commissione
parlamentare sulla miseria nel 1952-53
La dotazione di infrastrutture economiche e sociali resta inferiore
(indici: Italia=100)
 l’indicatore elaborato dall’Istituto Tagliacarne mostra che le dotazioni di
infrastrutture economiche e sociali nel Mezzogiorno ammontavano nel 2004 a
circa i due terzi di quelle del Centro Nord
140
120
100
80
60
40
20
0
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Mezzogiorno
Il costo del credito: un po’ più alto ma
probabilmente a causa del contesto
Divario tra il Mezzogiorno e il Centro Nord nei tassi
sui prestiti bancari a breve termine alle imprese
(valori percentuali)
3,0
tasso a breve termine in Italia (scala di destra)
divario corretto
2,5
divario non corretto
18
2,0
15
1,5
12
1,0
9
0,5
6
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Il costo del credito: un po’ più alto,
ma vi influisce anche il contesto

il tasso di interesse sui prestiti a breve è nel Mezzogiorno superiore di ≈1,3 p.p.
a quello del CN

se si calcola il tasso d’interesse medio per le imprese del Mezzogiorno
applicando la composizione settoriale e dimensionale dei prestiti erogati alle
imprese del CN, il differenziale si riduce di un terzo

il divario di costo che permane riflette probabilmente le istituzioni formali e
informali che garantiscono il rispetto dei contratti di credito

fattori importanti sono la diversa disponibilità di capitale sociale e il divario
di efficienza dei tribunali

un’analisi preliminare su un campione di imprese indica che l’effetto della
criminalità è significativo: un’impresa localizzata in una provincia ad alto
tasso di criminalità tende ad avere un costo del credito più elevato (oltre mezzo
punto) rispetto ad un’analoga impresa in una provincia a bassa criminalità
L’intervento pubblico
Nel Mezzogiorno la Pubblica Amministrazione
spende meno che nel CN, ma incassa molto meno
Spese primarie
Reg. Stat. Ord. Centro Nord
Reg. Stat. Ord. Mezzog.
10,9
9,7
Entrate
Saldo
13,0
7,1
2,1
-2,6
(media 2004-06, migliaia di euro pro capite)
 i divari riflettono il fatto che la spesa pubblica è tendenzialmente proporzionale
alla popolazione mentre le entrate riflettono i redditi e le basi imponibili che nel
Mezzogiorno sono di gran lunga inferiori
 l’afflusso netto verso il Sud di risorse intermediate dall’operatore pubblico è
dell’ordine del 15,6% del prodotto del Mezzogiorno, il 3,5 % di quello
nazionale
 l’incidenza varia dal 5,7% del prodotto regionale in Abruzzo al 23,7% in Calabria
La spesa pubblica in conto capitale
resta molto più alta nel Mezzogiorno
 Tra il 1998 e il 2006 la spesa effettiva in c.c. cumulata nel Mezzogiorno è stata pari
a 181 miliardi (in media il 6,5% annuo del PIL dell’area), di cui 88 miliardi
finanziati dalle fonti aggiuntive. Nel Centro Nord la spesa è stata di 300 miliardi
(il 3,4% annuo del PIL dell’area)
 L’ordine di grandezza della spesa in conto capitale aggiuntiva affluita nel
Mezzogiorno è simile a quello dell’intervento straordinario nel periodo che va
dai primi anni cinquanta ai primi anni novanta (compreso fra lo 0,5 e l’1% del
PIL nazionale)
 Il Mezzogiorno si caratterizza per la quota relativamente elevata dei
trasferimenti rispetto agli investimenti diretti (rispettivamente 43,8 e 56,2%,
contro 35,2 e 64,8 % nel Centro Nord); ciò riflette le maggiori allocazioni per le
politiche di incentivazioni alle imprese
Gli incentivi alle imprese: alcune valutazioni
 nel periodo 2000-2007 sono stati erogati aiuti alle imprese per circa 50 miliardi
(MSE). Il 57% ha riguardato il Sud. Ogni anno le imprese meridionali ricevono in
incentivi l’1% del PIL dell’area (nel Centro Nord: 0,2%)
 la valutazione degli incentivi
- analisi che risponde alla domanda controfattuale su cosa sarebbe successo in
assenza del programma di intervento
- rispondere non è agevole. Esempio, problemi nella valutazione degli incentivi
agli investimenti: selezione, sostituzione intertemporale, spiazzamento,
inefficienza nell’utilizzo dei fattori
 nel complesso l’efficacia degli incentivi risulta abbastanza modesta (in tutto il
Paese)
Legge 488, Legge 388, Patti territoriali:
efficacia limitata (in tutto il Paese)
 Legge 488: gli incentivi avrebbero indotto soprattutto effetti di sostituzione
intertemporale (le imprese avrebbero per lo più anticipato investimenti) e di
spiazzamento (gli investimenti delle imprese sussidiate sarebbero avvenuti in parte
a scapito di quelli delle imprese non sussidiate dello stesso settore o mercato locale)
 Legge 388: il bonus fiscale (in media del 30%) avrebbe determinato investimenti
aggiuntivi di circa il 40%. Ma gli effetti sono stati limitati dall’introduzione, dopo
due anni, di criteri per l’accesso all’agevolazione più restrittivi
 Patti territoriali: studi che confrontano la dinamica dell’occupazione e delle unità
locali delle imprese nei comuni appartenenti a un Patto territoriale con quella di
comuni simili per caratteristiche socioeconomiche che non hanno aderito a tali
iniziative non indicano effetti di rilievo
Un’indagine presso le imprese conferma
questi risultati (per tutto il Paese)
(Invind, BI 2005)
 la limitata efficacia degli incentivi agli investimenti emerge anche dai risultati
dell’Indagine sulle imprese industriali della Banca d’Italia relativa al 2005
 agli imprenditori intervistati è stato chiesto di indicare le azioni che avrebbero
intrapreso in assenza delle misure di incentivazione
 l’effetto delle agevolazioni sarebbe nel complesso modesto: per le imprese
meridionali gli investimenti addizionali ammonterebbero a circa il 30% del valore
dei sussidi); ma se escludono gli effetti di mero anticipo, gli investimenti
addizionali sarebbero solo il 6% dell’incentivo
(nel Centro Nord l’effetto sarebbe ancora inferiore)
Gli sviluppi recenti
Il Quadro Strategico Nazionale
 Il nuovo meccanismo di premialità introdotto dal Quadro Strategico nazionale
(QSN) per il periodo 2007-2013 rappresenta un’importante innovazione
 la misurazione della performance dei servizi pubblici sulla base di indicatori
oggettivi può contribuire a diffondere una logica amministrativa orientata al
risultato più che alle procedure formali
 la premialità riguarda quattro comparti: istruzione, assistenza per l’infanzia e
gli anziani, rifiuti urbani, servizi idrici
 è importante garantire adeguata visibilità agli indicatori da parte delle
popolazioni direttamente interessate
 possibili distorsioni possono discendere dallo stimolo indotto a considerare solo
gli aspetti misurati dagli indicatori a discapito di altri
Conclusioni: risorse, decentramento,
incentivi, servizi pubblici
Le politiche regionali avranno
luogo in un contesto difficile
 nell’ultimo decennio il PIL italiano è cresciuto in media dell’1,4%, circa la metà
dell’area dell’euro
 per il prossimo quinquennio il Governo a settembre (aggiornamento DPEF)
prevedeva una crescita media di circa l’1%
 per raggiungere gli obiettivi indicati nel DPEF (il pareggio del bilancio, che è
necessario per ridurre il debito prima del pensionamento delle generazioni del
baby boom) è necessario che nel triennio 2009-2011 la spesa primaria corrente
resti pressoché invariata in termini reali
 la pressione fiscale resterebbe circa costante: è più elevata che nella media
dell’Unione europea, è vicina ai livelli massimi. Non vi sono margini per
aumentarla
 le risorse pubbliche complessive saranno limitate. Ogni euro va speso bene
Nei prossimi anni troverà realizzazione
il processo di decentramento
 il disegno di legge delega presentato dal Governo definisce le linee guida per la
riforma delle modalità di finanziamento degli enti territoriali, dando attuazione
all’articolo 119 del Titolo V della Costituzione, modificato dalla riforma del 2001
 gli effetti sulla distribuzione delle risorse tra gli enti e tra le diverse aree del Paese
dipenderanno dalla definizione dei costi standard dei servizi essenziali e dalla
percentuale di perequazione per i servizi non essenziali
 i servizi in concreto forniti ai cittadini dipenderanno in parte dalle risorse
finanziarie assegnate a ciascun ente e in parte dall’efficienza con cui esse saranno
utilizzate dall’ente
 il decentramento di maggiori responsabilità di spesa e di prelievo è una sfida per
Regioni, Province; Comuni. Sarà cruciale la capacità contenere i costi
Incentivi e servizi pubblici
 occorre molta cautela nell’utilizzo degli incentivi alle imprese: la loro efficacia è
spesso limitata
 è invece cruciale migliorare la qualità dei servizi pubblici (istruzione, sanità,
giustizia, ecc.) e il potenziamento delle infrastrutture (materiali e sociali)
 può aiutare lo sviluppo di un sistema di valutazioni indipendente e trasparente,
che dia ai cittadini informazioni chiare e confrontabili sulla qualità dei servizi
°°°
“Gli spazi di crescita sono più ampi al Sud che al Nord. Azioni volte a
sfruttarli possono dare un contributo decisivo al rilancio di tutta
l’economia italiana”
(Considerazioni Finali, 31 maggio 2008)
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