ANALISI ARCHEOMETRICA DI REPERTI CERAMICI ALTO MEDIEVALI RINVENUTI IN TRE SITI DI SCAVO DELLA SICILIA OCCIDENTALE di R. ALAIMO *, R. GIARRUSSO **, I. ILIOPOULOS *** G. MONTANA *** * Cattedra di Archeometria, Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali - Università di Palermo ** CEPA srl, Centro per la Protezione Ambientale e l’Analisi dei Materiali, Palermo *** Dipartimento di Chimica e Fisica della Terra ed Applicazioni alle Georisorse e ai Rischi Naturali - Università di Palermo 1. INTRODUZIONE In questa nota sono riportati i risultati delle indagini mineralogico-petrografiche effettuate su materiale ceramico alto medievale rinvenuto in tre scavi stratigrafici condotti nell’isola di Marettimo (Contrada Case Romane), nel Duomo di Cefalù e presso Palazzo Galletti a Palermo. Le ceramiche analizzate sono rappresentate da frammenti di contenitori da trasporto (anfore di medie dimensioni a corpo ovoidale: 11 campioni) e ceramica da fuoco (pentole con orlo a tesa: 2 campioni), datati tra il VII e il IX secolo. La descrizione del contesto storico-archeologico e delle peculiarità tipologico-stilistiche dei reperti esaminati, è riportata, con ricchezza di particolari, in una nota presentata in questo stesso volume (cfr F. ARDIZZONE). Le caratteristiche composizionali, strutturali e tessiturali dell’impasto ceramico (fabric) sono state studiate mediante l’osservazione di sezioni sottili al microscopio polarizzatore. 2. RISULTATI DELL’ANALISI MINERALOGICOPETROGRAFICA Di seguito vengono riportati i risultati dell’osservazione microscopica di tutti i campioni. Le stime di addensamento percentuale e delle caratteristiche morfologiche del degrassante sabbioso e dei macropori sono state effettuate mediante confronto visivo con tavole di comparazione (TERRYCHILINGAR, 1955; TUCKER, 1981; BULLOCK et al., 1985). 2.1 REPERTI PROVENIENTI DALL’ISOLA DI MARETTIMO, CONTRADA “CASE ROMANE” CAMPIONE MRT57 (Frammento di parete di anfora) Lo scheletro degrassante è omogeneamente distribuito, con addensamento compreso tra il 5 e 10%. La granulometria è uniforme e risulta compresa in prevalenza, nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm), ad eccezione di alcuni granuli che possiedono dimensioni relativamente maggiori (sino ad un massimo di 0,4 mm). La forma dei clasti varia da angolosa a subangolosa con sfericità medio-alta. La composizione del degrassante sabbioso è data prevalentemente da quarzo, insieme a quantità minori di feldspato (ortoclasio, sanidino e plagioclasio) e mica. Sporadicamente sono stati identificati clinopirosseno e litici vulcanici a tessitura vitrofirica. La frazione granulometrica più grossolana è rappresentata esclusivamente da granuli di sanidino. Raramente sono stati individuati granuli di selce e di quarzo policristallino. Tra i costituenti fondamentali dell’impasto vanno aggiunti anche bioclasti e litici carbonatici di varia natura. Questi, nella maggior parte dei casi, risultano decomposti in seguito al processo di cottura e, pertanto, non sono più riconoscibili, se non indirettamente, dai pori da impronta (cast) o dai grumi di calcite microcristallina (calcinelli). Questi ultimi derivano dalla ricarbonatazione dell’ossido di calcio residuo, a sua volta prodotto dalla decomposizione termica dei carbonati primari. In alcuni casi, la morfologia esterna del granulo carbonatico primario risulta ancora abbastanza preservata (Fig. 1). La pasta di fondo mostra una colorazione d’insieme rossastra a nicol incrociati e risulta otticamente inattiva. La macroporosità è stata stimata intorno al 5% ed è rappresentata, per lo più, da pori da impronta, derivanti da decomposizione termica di bioclasti calcarei, con dimensioni comprese tra 0,05 e 0,3 mm e con forma tondeggiante. Sono presenti anche vacuoli a morfologia irregolare e dimensioni relativamente più grossolane (sino a 1,2 mm). CAMPIONE MRT59 (Frammento di parete di anfora) Lo scheletro degrassante è ben distribuito, con addensamento pari al 10%. I clasti hanno dimensioni comprese prevalentemente nella classe della sabbia molto fine (0,060,125 mm) con classazione media e diametro massimo di 0,7 mm. La forma dei clasti varia da subangolosa ad angolosa, con sfericità medio-alta. Lo scheletro sabbioso è costituito da quarzo (predominante) e, subordinatamente, feldspato potassico (ortoclasio e sanidino), plagioclasio, mica, sporadici granuli di selce. Rari i litici vulcanici e il quarzo policristallino. La frazione granulometricamente più grossolana è rappresentata dal sanidino. La pasta di fondo risulta otticamente isotropa ed uniformemente pigmentata da abbondanti ossidi di ferro (colore d’insieme a nicol incrociati rosso-bruno). La macroporosità è del 3-5% ed appare costituita, per lo più, da pori di forma arrotondata, con diametro compreso tra 0,05 e 0,2 mm. Subordinatamente sono stati riscontrati vacuoli di forma irregolare, con dimensioni relativamente più grossolane (0,2-0,7 mm). Gran parte dei pori risultano rivestiti da calcite secondaria. La presenza di pori da impronta con orli di schiarimento sono, come noto, una prova indiretta della presenza di una componente carbonatica nella materia prima argillosa, non più rilevabile a causa della elevata temperatura di cottura. Campione MRT60 (Frammento di parete di anfora) Lo scheletro degrassante appare omogeneamente distribuito, con addensamento del 10%. La granulometria è abbastanza uniforme, con dimensioni prevalenti che ricadono nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm), con diametro massimo pari a 0,6 mm. I clasti hanno una forma da angolosa a subangolosa e sfericità medio-alta. La sabbia risulta composta in prevalenza da quarzo monocristallino. Meno frequentemente si notano feldspato potassico (sanidino e ortoclasio), plagioclasio, mica, selce. Sporadici, risultano il clinopirosseno, i frammenti di lave trachitiche ed i granuli di quarzo policristallino. La frazione granulometricamente più grossolana è quasi esclusivamente rappresentata dal sanidino. La pasta di fondo ha una tessitura otticamente isotropa. Osservata a nicol incrociati, essa appare di colore verde brunastro con numerose chiazze rossastre legate a concentrazioni particolari di ossidi di ferro. La macroporosità è del 5% ed è rappresentata da pori grossolani (0,3-1 mm) di forma irregolare e pori di minor dimensione (0,05-0,1 mm) di forma arrotondata. Questi ultimi derivano chiaramente dalla decomposizione, per cottura, di microfossili calcarei, che, insieme a litoclasti carbonatici di varia natura, rappresentavano una componente quantitativamente non trascurabile dello scheletro degrassante. Da notare, infine, la frequente presenza di calcite secondaria all’interno dei pori. CAMPIONE MRT61 (Frammento di parete di anfora con graffito) La sabbia degrassante è omogeneamente distribuita e presenta un addensamento pari al 10%. La distribuzione granulometrica dello granuli è compresa, in prevalenza, nella ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 7 Fig. 1 – Campione MRT57 (anfora -Marettimo). Microfotografia in sezione sottile in cui è mostrato un calcinello derivante dalla decomposizione termica di un bioclasto, che preserva ancora l’originale forma esterna. (nicol +; barra dimensionale = 0.2 mm). Fig. 3 – Campione K80/94.1 (anfora-Cefalù). Microfotografia in sezione sottile in cui si nota, al centro, un grosso cristallo geminato di sanidino (nicol +; barra dimensionale = 0.2 mm). classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm). La classazione è buona ed il diametro massimo riscontrato è di 0,2 mm. La forma dei clasti varia da angolosa a subangolosa con sfericità medio-alta. Dal punto di vista composizionale, il quarzo monocristallino è certamente il costituente più abbondante, seguito da feldspato potassico (sanidino e ortoclasio) plagioclasio, mica, quarzo policristallino, selce, biotite, e frammenti di vetro vulcanico. La pasta di fondo risulta, per lo più, otticamente inattiva ad esclusione di alcune plaghe anisotrope dovute alla presenza di calcite secondaria microcristallina. La porosità è del 3-5% ed è rappresentata da macropori di forma arrotondata, con diametro compreso tra 0,05 e 0,3 mm, molti dei quali derivano dalla decomposizione, per cottura, di microfossili calcarei Sono presenti inoltre alcuni pori di forma irregolare, con dimensioni grossolane (0,30,7 mm), derivanti dalla calcinazione di litoclasti calcarei. Gran parte dei pori risultano rivestiti da calcite secondaria. CAMPIONE MRT62 (Frammento di parete di anfora con lettere graffite sulla spalla) Lo scheletro degrassante è omogeneamente distribuito con addensamento intorno al 10%. La distribuzione granulometrica risulta abbastanza uniforme, essenzialmente compresa nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm), con un diametro massimo di 0,4 mm. La forma dei clasti varia da angolosa a subangolosa, con sfericità medio-alta. I clasti risultano costituiti in prevalenza da quarzo monocristallino, feldspato potassico (sanidino e ortoclasio), plagioclasio, mica (muscovite e subordinatamente biotite), granuli di selce, clinopirosseno (di colore verde tenue e leg- Fig. 2 – Campione MRT104 (anfora-Marettimo). Microfotografia in sezione sottile che mostra un cristallo di plagioclasio vulcanico con evidente zonatura (nicol +; barra dimensionale = 0.2 mm). Fig. 4 – Campione K80/103.3a (pentola-Cefalù). Microfotografia in sezione sottile con evidente alterazione sericitica sul cristallo di plagioclasio che occupa il centro del campo visivo (nicol +; barra dimensionale = 0.2 mm). germente pleocroico), granato, quarzo policristallino, litici vulcanici (più o meno alterati) a tessitura vitrofirica e, più raramente, a tessitura olocristallina intergranulare. Rari i litici metamorfici a tessitura fine. I granuli più grossolani sono rappresentati da litoclasti vulcanici. La pasta di fondo risulta in gran parte otticamente inattiva e mostra, a nicol incrociati, colore bruno-rossastro. La macroporosità è del 5% circa ed è costituita da pori di forma arrotondata, con dimensioni comprese tra 0,05 e 0,2 mm, derivanti dalla decomposizione di microfossili calcarei. Alcuni pori presentano una sottile bordatura costituita da calcite secondaria. CAMPIONE MRT103 (Frammento di parete di anfora) Lo scheletro degrassante è omogeneamente distribuito, con addensamento del 10-15%. La granulometria dello scheletro è bimodale, con una moda primaria rappresentata dalla sabbia molto fine (0,06-0,125 mm) ed una secondaria corrispondente alla classe dimensionale della sabbia grossolana (0,5-1,0 mm). La forma dei clasti è in generale angolosa, con sfericità medio-alta. I clasti sabbiosi risultano composti, in prevalenza, da quarzo, feldspato potassico (sanidino, ortoclasio e raro microclino), plagioclasio, frammenti di rocce metamorfiche (gneiss quarzoso-feldspatici con muscovite e/o biotite), quarzo policristallino. Con frequenza relativamente minore sono stati notati anche clasti di clinopirosseno ed anfibolo, rari litici vulcanici e selce. L’impasto è caratterizzato dalla presenza di numerosi microfossili parzialmente calcinati e rappresentati, per lo più, da Globigerine. Sono ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 8 stati individuati alcuni frammenti di grog (ben visibili anche macroscopicamente) la cui presenza è, tuttavia, da considerare senz’altro accidentale. La pasta di fondo ha una tessitura otticamente isotropa e, osservata in luce polarizzata, mostra un colore rossastrobruno. La porosità è del 3% ed è rappresentata in prevalenza dai pori interni dei microfossili. Inoltre, sono presenti anche macropori di forma irregolare, con dimensioni medie di 0,2 mm. CAMPIONE MRT104 (Frammento di parete di anfora) Lo scheletro degrassante appare omogeneamente distribuito con addensamento del 10-15%. La granulometria dello scheletro è spiccatamente bimodale con mode corrispondenti alle classi del silt grossolano (0,03-0,06) e della sabbia media (0,25-0,5). La massima dimensione dei clasti è di 0,9 mm e la forma varia da angolosa a subangolosa con sfericità medio-alta. La composizione è data principalmente da quarzo monocristallino, feldspato potassico (sanidino e ortoclasio pertitico), plagioclasio e granuli policristallini di rocce granitoidi e gneissiche. Meno frequentemente si notano granuli di clinopirosseno e di anfibolo. Quest’ultimo appare profondamente alterato per cottura. Talvolta il plagioclasio presenta una vistosa zonatura che ne indica un’origine vulcanica (Fig. 2). Raramente sono stati individuati litici vulcanici. Da notare, inoltre, la presenza nell’impasto di alcuni grumi di calcite microcristallina (calcinelli), con dimensioni medie di 0,3 mm, derivanti dalla ricarbonatazione dell’ossido di calcio residuo della decomposizione termica dei carbonati primari. La frazione siltosa ha una composizione quarzoso-feldspatico-micacea. La pasta di fondo ha una tessitura otticamente isotropa e risulta pigmentata da abbondanti ossidi di ferro. La macroporosità è del 3-5% ed è rappresentata da pori sia di forma arrotondata che irregolare, con dimensioni comprese tra 0,05 e 0,3 mm, che derivano, in gran parte, dalla decomposizione, per cottura di microfossili calcarei e litoclasti carbonatici. Molti dei pori risultano rivestiti da calcite secondaria e in alcuni casi si nota un orlo di reazione con la matrice argillosa (bordo schiarito), tipicamente indicativo della formazione dei silicati calcici secondari (da cottura) come gehlenite e diopside. 2.2 REPERTI PROVENIENTI DAL DUOMO DI CEFALÙ CAMPIONE K80/94.1 (Frammento di anfora) Lo scheletro degrassante presenta un addensamento addensamento intorno al 15%. La granulometria è uniforme, in prevalenza compresa nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm), con dimensioni che raramente superano tale intervallo, raggiungendo un valore massimo di 0,5 mm. La forma dei clasti è subangolosa con sfericità medioalta. La composizione è data da quarzo, feldspato potassico (ortoclasio e sanidino), plagioclasio, mica (muscovite e sporadicamente biotite), vetro vulcanico, clinopirosseno, selce. I granuli che presentano dimensioni mediamente più grossolane sono costituiti da sanidino (Fig. 3). Rari i frammenti di litici cristallini e i granuli di quarzo policristallino. I granuli di vetro vulcanico appaiono per lo più non alterati e presentano una bollosità generalmente molto sviluppata. Da notare, inoltre, la presenza nell’impasto di numerosi calcinelli aventi le stesse dimensioni degli altri costituenti dello scheletro sabbioso. La pasta di fondo risulta otticamente isotropa. Quando osservata a nicol incrociati appare di colore bruno-rossastro. La macroporosità è pari al 5% ed è rappresentata in prevalenza da pori di forma arrotondata con dimensioni medie di 0,1 mm, molti dei quali chiaramente derivanti dalla decomposizione per cottura di originari microfossili calcarei. CAMPIONE K80/103.1 (Frammento di anfora) Lo scheletro degrassante è omogeneamente distribuito con addensamento del 15-20% ed ha una granulometria uniforme in prevalenza compresa nell’intervallo della sabbia molto fine (0,06-0,12 mm) con dimensioni massime di 0,6 mm. La forma dei clasti varia da angolosa a subangolosa con sfericità medio-alta. La composizione è data da quarzo (predominante), feldspato potassico (ortoclasio, sanidino subordinato e raro microclino), plagioclasio, frammenti di vetro vulcanico, litici vulcanici, mica, clipirosseno, litici cristallini, granuli di selce e raro quarzo policristallino. Nei litoclasti di origine vulcanica la fase vetrosa appare quasi sempre alterata, semiopaca, di colore giallo-rossastro e con netta polarizzazione d’aggregato a nicol incrociati. L’ortoclasio appare anch’esso per lo più alterato con formazione di prodotti argillosi o sericitici, mentre il plagioclasio, il sanidino e il pirosseno non mostrano segni di alterazione. I granuli di sanidino si distinguono dagli altri componenti dello scheletro in quanto presentano dimensioni mediamente più grossolane. La pasta di fondo risulta otticamente isotropa e di colore bruno-rossastro per l’abbondante presenza di ossidi di ferro. La macroporosità è del 10% ed è rappresentata per lo più da pori di forma arrotondata con dimensioni medie di 0,1 mm, derivanti dalla decomposizione di carbonati primari. Nelle porzioni più esterne del frammento ceramico i pori risultano impregnati da calcite secondaria. CAMPIONE K80/103.3A (Frammento di pentola con tesa orizzontale) Lo scheletro degrassante risulta omogeneamente distribuito, con addensamento del 30%, ed ha una granulometria abbastanza assortita, con dimensioni dei clasti che variano dal silt grossolano (0,03-0,06 mm) alla sabbia molto grossolana (1,0-2,0 mm), con prevalenza della sabbia media (0,250,5 mm). La dimensione massima dei clasti risulta pari a 1,5 mm. La forma dei granuli varia da angolosa a subangolosa, con sfericità è medio-alta specie nei clasti più grossolani. La composizione dello scheletro è data in prevalenza da granuli di quarzo, feldspato potassico (ortoclasio pertitico e microclino) plagioclasio e da granuli litici policristallini della stessa natura, vale a dire frammenti di gneiss quarzoso-feldspatici (Fig. 4). Con frequenza relativamente minore si notano clasti di quarzarenite e selce. Talvolta nei granuli feldspatici sono presenti strutture di sostituzione metasomatica del plagioclasio da parte del feldspato potassico ed inclusioni di mica. Inoltre, i granuli feldspatici appaiono spesso torbidi per alterazione sericitica ed argillosa. La pasta di fondo presenta un colore rosso-arancio a causa di ossidi di ferro finemente diffusi e, a nicol incrociati, mostra una limitata polarizzazione d’aggregato. In corrispondenza dell’orlo annerito la pasta di fondo appare otticamente isotropa e di colore rosso-bruno. La macroporosità è del 5% ed è costituita da vacuoli di forma molto allungata, allineati parallelamente alla superficie esterna del manufatto. CAMPIONE K80/108 (Frammento di pentola con tesa orizzontale) L’impasto è caratterizzato da uno scheletro molto abbondante, con addensamento dei clasti intorno al 35%. La granulometria è assortita e le dimensioni dei clasti variano dal silt grossolano (0,03-0,06 mm) alla sabbia molto grossolana (1,0-2,0 mm), con prevalenza della sabbia media (0,25-0,5 mm). La dimensione massima dei clasti risulta pari a 1,7 mm. La forma dei granuli varia da angolosa a subangolosa, con sfericità medio-alta. La composizione dello scheletro è data in prevalenza da granuli di quarzo monocristallino, feldspato potassico (ortoclasio pertitico e microclino) e plagioclasio. Meno frequentemente si notano granuli grossolani di gneiss quarzoso-feldspatici, arenarie quarzose e, più sporadicamente fram- ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 9 menti di rocce vulcaniche di tipo andesitico, granuli di selce e di tormalina. Talvolta nei granuli feldspatici sono state rilevate strutture mirmechitiche e fenomeni di sostituzione metasomatica del plagioclasio da parte del feldspato potassico. Inoltre, sia il feldspato potassico che il plagioclasio appaiono abbastanza frequentemente torbidi per alterazione argillosa e sericitica. I clasti di origine vulcanica presentano una struttura porfirica data da fenocristalli di plagioclasio in una massa di fondo, costituita da plagioclasio e pirosseno completamente ossidato. La pasta di fondo mostra una parziale attività ottica ed appare, a nicol incrociati, di colore rosso intenso. La macroporosità è del 5% ed è rappresentata per lo più da vacuoli di forma lenticolare molto allungata, allineati parallelamente alla superficie esterna del manufatto. CAMPIONE K80/115 (Frammento di anfora) Lo scheletro degrassante, presente in percentuale compresa tra il 5 e il 10%, ha un granulometria uniforme, in prevalenza compresa nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm), con dimensione massima di 0,3 mm. La forma dei clasti varia da angolosa a subangolosa, con sfericità medio-alta. Esso è composto prevalentemente da clasti di quarzo. Meno frequentemente si notano granuli di feldspato (ortoclasio, microclino e plagioclasio) e di mica (muscovite, biotite o clorite completamente ossidata per cottura). Sporadicamente sono stati rilevati granuli di quarzo policristallino con tessitura xenoblastica scistosa, derivante da rocce metamorfiche. Nell’impasto si notano, inoltre, alcuni grossolani calcinelli (0,6 mm) e relitti di microfossili. La pasta di fondo appare isotropa e, osservata in luce trasmessa, mostra un colore bruno. La macroporosità è del 5-7% ed è costituita prevalentemente da vacuoli di forma lenticolare o irregolare, più o meno allungati, con dimensioni molto varie (0,1-3,0 mm).Vi sono inoltre numerosi pori da impronta dovuti a decomposizione termica di microfossili. 2.3. Reperti provenienti da Palazzo Galletti (Palermo) CAMPIONE PPG1 (Frammento di anfora) Lo scheletro degrassante, presente in percentuale del 15%, ha una granulometria uniforme, in prevalenza compresa nella classe della sabbia molto fine (0,06-0,125 mm). La forma dei clasti è per lo più angolosa, con sfericità medio-alta. I clasti risultano composti da quarzo monocristallino, predominante, feldspato potassico (ortoclasio e sanidino), plagioclasio, mica, clinopirosseno, anfibolo, frammenti di vetro vulcanico litici vulcanici, granuli di selce e, raramente, tormalina. Il clinopirosseno è presente in granuli subedrali, aventi dimensioni molto più grossolane rispetto agli altri componenti dello scheletro sabbioso. Nell’impasto inoltre si nota anche la presenza di un’elevata percentuale di calcinelli, ovvero granuli calcarei decomposti in seguito al processo di cottura che non hanno reagito con la componente argillosa, successivamente reidratati e ricarbonatati. Il loro addensamento è stato stimato intorno al 20% e le dimensioni medie sono uguali a quelle mostrate dagli altri componenti dello scheletro degrassante. La pasta di fondo, se osservata a nicol incrociati, mostra una colorazione bruno-rossastra a causa della presenza di ossidi di ferro ben diffusi. La macroporosità è del 5% ed è rappresentata per lo più da pori di forma arrotondata, con dimensioni medie di 0,1 mm, molti dei quali derivano chiaramente dalla decomposizione per cottura, di originari microfossili calcarei. densamento e la distribuzione granulometrica della sabbia digrassante, schematicamente riassunte in Tabella 1, i campioni ceramici studiati possono essere classificati in quattro raggruppamenti mineralogico-petrografici. GRUPPO A (8 campioni) Il gruppo comprende cinque anfore provenienti da Marettimo (MRT57, MRT59, MRT60, MRT61 e MRT62), due di quelle portate alla luce nel Duomo di Cefalù (K80/ 94.1, K80/103.1) ed il campione di Palazzo Galletti, a Palermo (PPG1). I reperti ceramici appartenenti a questo gruppo, come già visto, sono caratterizzati da uno scheletro degrassante a granulometria molto fine, composto in prevalenza da quarzo, con minori quantità di feldspato potassico (sanidino, ortoclasio e in alcuni casi, microclino), plagioclasio, mica, selce, litici arcosici, clinopirosseno e litici vulcanici. Tra i costituenti fondamentali dell’impasto vanno aggiunti bioclasti e litici carbonatici di varia natura, per lo più decomposti dal processo di cottura. GRUPPO B (2 campioni) Il gruppo è costituito dai campioni di anfora siglati MRT103 e MRT104, provenienti dallo scavo di Marettimo. Questi reperti, rispetto alle gruppo precedente descritto, presentano alcune sostanziali differenze nella distribuzione granulometrica del degrassante sabbioso, che risulta marcatamente bimodale e, in parte, anche nella composizione mineralogica. Infatti, per ciò che riguarda l’aspetto dimensionale del degrassante, mentre la frazione fine quarzoso-feldspatico-micacea può certamente essere considerata una componente naturale della materia prima, la frazione granulometrica più grossolana potrebbe essere stata aggiunta all’impasto. Dal punto di vista composizionale il gruppo si distingue per una maggiore abbondanza di frammenti di rocce gneissiche e granitoidi e dei minerali da esse derivati, che compongono preferenzialmente la frazione granulometrica più grossolana. Da sottolineare che tra gli altri componenti del degrassante si riscontrano, in analogia con il fabric descritto per il Gruppo A, minerali vulcanici (sanidino, clinopirosseno e plagioclasio zonato), insieme a relitti di bioclasti e rocce carbonatiche di varia natura. GRUPPO C (2 campioni) Questo gruppo comprende i due campioni di ceramica da fuoco provenienti dagli scavi stratigrafici effettuati nel Duomo di Cefalù (K80/108 e K80/103.3a). Tali reperti sono caratterizzati da uno scheletro abbondante (addensamento intorno al 30%), a granulometria molto assortita, composto da litoclasti e minerali derivanti da rocce cristalline (gneiss quarzoso-feldspatici), sedimentarie (selce e arenarie quarzose) e, più raramente, vulcaniche (andesiti). Un aspetto peculiare è rappresentato dalla presenza di granuli feldspatici con strutture mirmechitiche e dalla sostituzione metasomatica del plagioclasio da parte del feldspato potassico. GRUPPO D (1 campione) Questo “gruppo” è costituito da un solo reperto, ovvero l’anfora K80/115, ritrovata a Cefalù. Il campione presenta caratteristiche composizionali tali da non potere essere inserito in nessuno dei raggruppamenti precedentemente descritti. Caratteristica peculiare è l’assenza di markers mineralogici. Infatti non sono stati individuati né litoclasti e/o minerali vulcanici (come nel Gruppo A) e neppure litoclasti cristallini (come nei Gruppi B e C). 3. RAGGRUPPAMENTI MINERALOGICOPETROGRAFICI 4. IPOTESI DI PROVENIENZA In base alla composizione mineralogica e litologica degli inclusi e ad altre caratteristiche tessiturali, quali l’ad- Per quanto riguarda il Gruppo A, che è anche quello più numeroso, sussistono elementi sufficienti per supporta- ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 10 re una produzione nell’ambito della fascia litorale tirrenica che si estende da Terracina a Napoli. Infatti, un fabric molto simile e, in alcuni casi, pressochè identico a quello riscontrato nei reperti che ricadono nel Gruppo A è stato riscontrato nelle anfore vinarie romane di età imperiale prodotte nelle fornaci di Fondi, Garigliano, Minturno e Mondragone (THIERRIN-MICHAEL 1990; IDEM 1992). L’associazione di minerali e frammenti litoidi che caratterizza questo fabric deriva dalla variabile combinazione (mixing) di clasti derivanti dall’erosione dei carbonati mesozoici, delle formazioni detritiche terziarie (Appennino) e delle vulcaniti quaternarie, che affiorano nell’immediato entroterra dell’area suddetta. Infatti, queste formazioni vengono erose da numerosi corsi d’acqua e i depositi alluvionali che ne derivano risultano costituiti da apporti composizionalmente differenti, mescolati in proporzioni variabili. Pertanto, le alluvioni costiere di fiumi come il Garigliano o il Volturno sono caratterizzate da una frazione sabbiosa (e siltoso grossolana) che rispecchia, in modo assai soddisfacente, quella accertata nel degrassante dei reperti analizzati (GANDOLFIPAGANELLI 1984; RICQ DE BOUARD et al. 1989). Inoltre, non è affatto escluso che l’utilizzo dei medesimi depositi alluvionali per la produzione ceramica sia avvenuto anche in altri centri poco distanti da quelli sopracitati, come, ad esempio, Napoli. A supporto di questa ipotesi è interessante rilevare che l’analisi mineralogico-petrografica di un congruo numero di mattonelle maiolicate del XVII-XVIII secolo (48 campioni appartenenti al Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone), certamente prodotte a Napoli, ha messo in luce la presenza di un corpo ceramico con un fabric del tutto assimilabile a quello riscontrato nelle anfore medievali oggetto di questa nota (ALAIMO-GIARRUSSO-MONTANA c.s.). I campioni che costituiscono il Gruppo B potrebbero, a grandi linee, essere ricondotti alla stessa area di produzione definita per il Gruppo A. Le differenze, solo apparentemente vistose, notate nella distribuzione granulometrica e nella composizione del degrassante sabbioso, in tal caso, verrebbero ad essere spiegate con una diversa modalità di impasto, che prevedeva l’aggiunta di una certa quantità di tempera grossolana, la cui differente natura (abbondanza di litici e minerali cristallini) rispecchia semplicemente un maggiore apporto di sedimenti derivanti dall’erosione delle formazioni detritico-flyscoidi appenniniche di età terziaria. Tuttavia, si deve ricordare che, in linea teorica, la bimodalità dello scheletro sabbioso di una ceramica non deve, necessariamente, essere attribuito all’aggiunta deliberata di degrassante, ma, può anche avere un’origine naturale. Il Gruppo C presenta un’associazione litologica del tutto confrontabile con quella dei sedimenti alluvionali af- fioranti nei dintorni di Cefalù, ovvero nell’area del Fiume Imera. Questo corso d’acqua trasporta i materiali derivanti dalla erosione di due importanti formazioni litostratigrafiche: il Flysch Numidico (composto da argilliti siltose intercalate a livelli di quarzareniti) e la Formazione Cozzo Terravecchia (costituita da argille, sabbie e conglomerati con clasti di rocce metamorfiche e subordinatamente frammenti di rocce vulcaniche). Per i due campioni appartenenti a questo gruppo, pertanto, il risultato dell’analisi archeometrica suggerisce, con un buon margine di sicurezza, una produzione locale. Infine, per ciò che riguarda il Gruppo D, peraltro rappresentato da un solo campione, la composizione dello scheletro degrassante è risultata talmente comune, da non potere obiettivamente propendere per nessuna delle precedenti ipotesi di provenienza. 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