Ambiente e natura del territorio di Bagnara Calabra Testi e foto by: Giovanni Musumeci L'abitato di Bagnara Calabra si sviluppa lungo una stretta fascia litoranea. Essa costituisce una piana costiera di circa 300 m di larghezza massima e 3200 m di lunghezza, caratterizzata da due promontori rocciosi (il Belvedere e scogli Cacilì). Verso NE la costa si sviluppa lungo ripidi pendii e mostra tipici aspetti di modellamento erosivo derivati dall'azione combinata della dinamica del mare e dei processi chimico fisici e dall'erosione delle acque incanalate. L’escursione del tratto di costa che da Bagnara porta a Palmi, consente di osservare l’alternanza dei paesaggi che si incontrano in relazione alle destinazioni d’uso che, nelle varie epoche, l’uomo ha modificato. La magnificenza di questo sito, l’odore del mare misto a quello della roccia e della terra, immettono in una dimensione che ripercorre il tempo trascorso. Le grandi vigne, abbandonate da anni, testimoniano le attività produttive condotte sui terrazzamenti collinari a strapiombo sul mare con dislivelli che variano dai 300 ai 500 metri. Collegate da innumerevoli gradoni, offrono una vista che cambia colore ad ogni stagione. I corsi d’acqua di questo territorio, che in passato erano molto più abbondanti, determinano le diverse associazioni vegetazionali. Spesso fitti canneti sostituiscono gli arbusti grassi che generalmente si vedono al centro della collina. Questi sembrano quasi costeggiare il greto di un fiume che adesso è apparentemente sparito. Molto appariscente è il lavoro secolare fatto dall’acqua sul terreno roccioso dentro i canneti. Da ciò ne deriva quasi un sentiero che dalla cima porta al mare senza grossi ostacoli. A tratti questi sentieri sembrano sparire perché completamente coperti dai canneti. Spesso hanno forti pendenze ed ai loro lati sono custoditi interessanti reperti archeologici. Scendendo da uno di questi, è stupendo vedersi ai lati grandi muraglie costruite con pietre tagliate ed incastrate come un gioco di geometrie. I terremoti ed altri fenomeni naturali di vario tipo, come l’influenza dell’acqua piovana e del sole battente sulla roccia, attraverso i secoli hanno trasformato questi luoghi e coperto o deviato le numerose sorgenti d’acqua che si trovavano lungo il grande costone roccioso. Alcune sorgenti o infiltrazioni sono ancora presenti sporadicamente dovute alla penetrazione di acqua piovana nel terreno e nella roccia. Forse è invece qualche rigagnolo che si stacca da un torrente vicino e segue una diversa strada. In uno di questi posti dove essa sgorga, ho constatato che viene fuori dal terreno grazie all’impermeabilità della roccia che non gli permette di disperdersi. Scavando delicatamente con le mani e togliendo un po' di terra in superficie, il terreno dove l’acqua scorre dopo essere traspirata della terra porosa, è roccioso. Non trovando un passaggio libero risale il piano e scivola sulla roccia. Oggi quest’acqua si perde tra le rocce e rari sono i casi in cui finisce in mare. Quando ciò avviene il percorso non è di superficie ma scivola sotto le rocce per riemergere a pochi metri dal mare sulla sabbia o finire direttamente in parte in profondità come succede d’estate a “Cala Janculla”. Dalle osservazioni effettuate preliminarmente si è passati ad uno studio organico ed articolato sulla fiumara Sfalassà. Essa raccoglie tutte le acque di origine meteorica che scorrono in rigagnoli lungo i fianchi delle colline circostanti la costa bagnarese, per poi riversarsi con tutto il suo carico a mare. Nel risalire il tracciato fluviale, dalla foce fino a monte, si raggiungono zone di lussureggiante vegetazione a tratti incontaminata dall’opera antropica. Oltre ai fitti canneti che quasi nascondono il tracciato della fiumara, si intravedono i rigagnoli che dalle insenature rocciose confluiscono per alimentare lo Sfalassà. Immersi in questo spettacolo naturale si può osservare la fauna selvatica, anche se non molto numerosa, che completa un piccolo modello di ecosistema in ambienti non antropizzati.