COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
NUOVO PIANO URBANISTICO COMUNALE
CON L'ADEGUAMENTO AL PPR E AL PAI
L.R. N. 8/2004
UFFICIO DEL PIANO
ASSETTO INSEDIATIVO
ING. GIANCARLO BANCHIERO
ING. ALFREDO DELOGU
ASSETTO AMBIENTALE
DOTT. AGR. ILARIO IBBA (AGRONOMIA E PEDOLOGIA)
DOTT. AGR. PAOLO CALLIONI (COLLABORATORE)
DOTT.GEOL. GIOVANNI ANTONIO ATZENI (GEOLOGIA)
DOTT.GEOL. MASSIMO TROGU (COLLABORATORE)
ASSETTO STORICO-CULTURALE
DOTT.SSA EMANUELA ATZENI (ARCHEOLOGIA)
DOTT.SSA FELICITA FARCI (COLLABORATRICE)
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
E COORDINATORE DELL'UFFICIO DEL PIANO
P.Ed. SERGIO CAPPAI
ADEGUAMENTO AL PAI
ING. ALESSANDRO SALIS (IDRAULICA)
ING. DANIELA CHIAPPETTI (COLLABORATRICE)
DOTT.GEOL. GIOVANNI ANTONIO ATZENI (GEOLOGIA)
DOTT.GEOL. MASSIMO TROGU (COLLABORATORE)
SUPPORTO AL R.U.P. E CARTOGRAFIA
ING. VANESSA MARELLI
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
DOTT. AGR. PAOLO CALLIONI
IL SINDACO
P.A. IGNAZIO PUDDU
STUDIO SOCIO-ECONOMICO DEMOGRAFICO
CRES s.a.s. di LUCETTA MILANI
ASSETTO AMBIENTALE - GEOLOGIA
ALLEGATO 1
RELAZIONE ILLUSTRATIVA
DATA LUGLIO 2013
DOTT. GEOL. GIOVANNI ANTONIO ATZENI
DOTT. GEOL. MASSIMO TROGU (COLLABORATORE)
Indice
1. Premessa .................................................................................................................... 1
2. Inquadramento Amministrativo .................................................................................... 2
3. Inquadramento Geografico del Comune di Monastir ................................................... 3
4. Geologia ...................................................................................................................... 3
4.1. Inquadramento Geologico e Tettonico del Campidano .......................................... 3
4.2. Inquadramento Geologico del Settore di Monastir ................................................. 5
4.3. Litostratigrafia .......................................................................................................... 8
4.3.1. Paleozoico ...................................................................................................... 8
4.3.1.1. Formazione di S. Vito ............................................................................. 8
4.3.2. Cenozoico .................................................................................................... 10
4.3.2.1. Formazione del Cixerri ......................................................................... 10
4.3.2.2. Ciclo Vulcanico "Calcoalcalino" ............................................................ 15
4.3.2.3. Formazione di Ussana ......................................................................... 31
4.3.2.4. Formazione di Nurallao ........................................................................ 34
4.3.2.5. "Marne di Gesturi" Auct. ....................................................................... 36
4.3.3. Quaternario ................................................................................................... 38
4.3.3.1. Sintema di Portovesme ........................................................................ 38
4.3.3.2. Coperture detritiche indifferenziate ....................................................... 43
4.4. Tettonica ............................................................................................................ 50
4.5. Caratteristiche Geotecniche dei Litotipi Affioranti ................................................ 55
5. Geomorfologia ............................................................................................................. 57
5.1. Geomorfologia Generale del Settore di Monastir ................................................ 59
5.1.1. Geomorfologia del Settore Sud-Orientale ..................................................... 59
5.1.2. Geomorfologia del Settore Nord ed Occidentale ........................................... 61
5.2. Analisi delle Pendenze ....................................................................................... 62
5.3. Valutazione della Stabilità Geomorfologica del Settore ....................................... 64
6. Climatologia ................................................................................................................ 65
6.1. Precipitazioni ...................................................................................................... 65
6.2. Temperature ....................................................................................................... 66
6.3. Stima dell'evapotraspirazione ............................................................................. 67
7. Idrologia ed Idrogeologia ............................................................................................. 75
7.1. Idrografia Superficiale ......................................................................................... 76
7.2. Bacino Idrografico del Riu Mannu ....................................................................... 77
7.3. Acque Sotterranee .............................................................................................. 78
7.3.1. Permeabilità dei Litotipi Affioranti .................................................................. 80
7.3.2. Risorse Idriche Sotterranee .......................................................................... 82
7.3.3. Sorgenti ........................................................................................................ 83
7.4. Emergenze idrogeologiche con riferimento al P.A.I. ........................................... 84
8. Analisi dell'Assetto Ambientale del Territorio ............................................................... 85
8.1. Situazioni Critiche ed Aree di Pregio da Valorizzare ............................................ 85
8.2. Aree Interessate da Attività Estrattiva ................................................................. 87
8.2.1. Cave Attive ................................................................................................... 87
8.2.2. Cave Dismesse, Progetti di Ripristino e Valorizzazione ................................. 87
9. Allegati ........................................................................................................................ 95
Bibliografia .................................................................................................................. 96
Studio geologico G. A. Atzeni & M. Trogu
Via Cavour 17, 09040 Donori (Ca), Tel/Fax 070/4511469 Cell. 338/4456741
E-mail: [email protected] - [email protected]
STUDIO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO E DI FATTIBILITÀ GEOTECNICA
PIANO URBANISTICO COMUNALE DI MONASTIR
COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
1. PREMESSA
La pianificazione territoriale, secondo Panizza, può essere espressa come "l'ordinamento
spaziale e temporale dello sviluppo di una regione, comprensivo degli aspetti
territoriali, socio-economici, tecnici e culturali, con lo scopo di migliorare le condizioni
di vita della popolazione nel suo insieme ed in equilibrio con le risorse disponibili".
In sintonia con la definizione enunciata dall’Autore, lo studio consentirà di conoscere, in
relazione alle varie discipline trattate, le principali caratteristiche riguardanti l'ambiente fisico
del territorio e valutarne il suo assetto generale allo stato attuale.
Si potrà così acquisire una esauriente conoscenza dell'area ed attraverso l’individuazione
delle sue peculiarità e potenzialità ambientali, considerando gli aspetti socio-economici e gli
indirizzi dettati dall’Amministrazione Comunale e dagli altri Enti competenti, consentire una
sua utilizzazione più razionale in sintonia con uno sviluppo ecosostenibile.
L’analisi conoscitiva del territorio permetterà, inoltre, di individuare e delimitare meglio tutte le
zone soggette a situazioni di pericolosità idrogeologica e/o geomorfologica, in ottemperanza
delle disposizioni contenute nelle Norme di Attuazione del P. A. I.
Discorso analogo va fatto per i numerosi siti interessati dalle attività estrattive, sia attivi sia
dismessi, che hanno prodotto nel territorio di Monastir, numerose aree dissestate. La ragione
è sostanzialmente riconducibile all’assenza o alla non corretta pianificazione territoriale da
parte degli Enti competenti ed alla sregolata utilizzazione delle georisorse, senza la minima
considerazione dell’aspetto ambientale. La situazione è ulteriormente aggravata, dall’assoluta
inadempienza delle norme vigenti in materia di ripristino del territorio, da parte dei proprietari
delle concessioni minierarie o di cava.
L’indagine, quindi, darà l’opportunità all’Amministrazione Comunale di elaborare o
promuovere progetti di messa in sicurezza dei siti, atti a favorire l’eliminazione o la riduzione
del rischio ed una coerente riqualificazione.
Per
quanto
riguarda
le
risorse
storico-ambientali,
in
sintonia
con
le
indicazioni
dell’Amministrazione Comunale, particolare attenzione verrà dedicata al settore collinoso, di
rilevante valenza archeologica, geologico-ambientale e storica. I siti in esso presenti, verranno
inseriti nella cartografia tematica che potrà essere un utile strumento di pianificazione e
valorizzazione dell’area.
Poichè il P.U.C. ha sostanzialmente come obiettivo l’organizzazione, la strutturazione e la
ripartizione organica degli spazi geografici, lo studio sarà comprensivo di elaborati cartografici
tematici che costituiranno un supporto indispensabile di analisi e sintesi per la pianificazione.
L’intero studio è elaborato recependo le disposizioni contenute nel Piano di Assetto
Idrogeologico, nel Piano Paesaggistico Regionale e nel Piano Urbanistico Provinciale.
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STUDIO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO E DI FATTIBILITÀ GEOTECNICA
PIANO URBANISTICO COMUNALE DI MONASTIR
COMUNE DI MONASTIR
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2. INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO
L’area oggetto del presente studio, il territorio comunale di Monastir, ha una superficie
complessiva di 31,64 Kmq e ricade all’interno dei limiti amministrativi della Provincia di
Cagliari.
Confina in maniera estesa con i Comuni di Nuraminis a N, di Ussana ad E, di Sestu a S, di
San Sperate e Villasor ad W e per alcuni Km a S-E con Serdiana.
L’agglomerato urbano è localizzato nel centro del territorio comunale, alla base del versante
occidentale del rilievo collinare di Monte Zara, lungo il tracciato della S.S. 131 “Carlo Felice”.
Negli ultimi decenni a causa di numerosi condizionamenti e limitazioni, l’espansione edilizia
del centro abitato, si è concentrata quasi esclusivamente verso S-W, nelle aree in cui è più
alto il rischio idrogeologico.
Dai dati forniti dall’Ufficio Anagrafe del Comune, Monastir ha una popolazione di 4597 abitanti.
REGIONE AUTONOMA
DELLA SARDEGNA
SEULO
SADALI
NURALLAO
VILLANOVA TULO
ISILI
NURAGUS
ESTERZIL I
NURRI
SERRI
GERGEI
SEUI
PROVINCIA DI CAGLIARI
Comune di Monastir
ESCOL CA
LAM ADDALENA
ESCOL CA
S ANTA TERES A
DI GALLU RA
ORROLI
PALAU
TEMP IO
BAS SACUTENA
MA NDAS
ESCAL APLA NO
GESICO
ARZACHENA
AGLIENTU
LUOGOS ANTO
TRINITA' D'AGULTU E VIGNOLA
GUAM AGGIORE
SIURGUS DONIGALA
LURAS
SELEGAS
BADESI
GONI
SUELLI
GUASILA
VALLEDORIA
VIDDALBA
TELTI
S EDIN I
TERG U
ORTACESUS
P ORTO TORRES
SAN BA SILIO
S ORSO
LAERRU
NULVI
SASSARI
BERCHIDDEDDU
M ONTI
BERCHIDDA
TULA
OS ILO
S ANTEODORO
CHIARAM ONTI
S ASS ARI
BUDDUS O'
OS CHIRI
BUDONI
M UROS
SAN NICOL O' GERREI
BARRALI
CODRONGIANO S
TISS I
SANT'A NDREA FRIUS
ALA' DEI SARDI
CARGEGHE
P LOA GHE
US INI
OLMEDO
TORPE'
P OSADA
OS SI
OZIERI
URI
SAMATZ AI
ARDARA
F LORINA S
VILLASALTO
ALGHERO
ITTIRI
DONORI
M ORES
BESS UDE
NUGHEDU
DIS AN NICOLO'
CHEREM ULE
OS IDDA
BITTI
TORRALBA
BULTEI
CHEREM ULE
NULE
BONORVA
COS SOINE
ANELA
MONASTIR
DECIMOPUTZU
SOLEMINIS
M AGOMAD AS
OLIENA
ONIF ERI
S INDIA
S ILAN US
TINNURA
S AGAMA
F LUS S IO
ORANI
BIRORI
DUALCHI
S ENN ARIOLO
OTTAN A
NORAGUGU ME
S ARULE
BORORE
M AMOIADA
OLLOLA I
AIDOM AGGIORE
OLZAI
S EDILO
S ANTULUS SU RG IU
NORBELLO
VILLAPUTZU
TADASUN I
S ORRADILE
S ANV ERO M ILIS
MU RAVERA
BAUNEI
OVODDA
ARDAULI
GHILARZA
F ONNI
AUS TIS
NEONELI
TIANA
ULA' TIRSO
M ILIS
BAULADU
TONARA
ORTUERI
TRIEI
S ORGONO
DESU LO
ATZARA
OGLIASTRA
GIRAS OLE
ARZANA
ARITZO
M EAN AS ARDO
S IMAXIS
LOTZORAI
VILLAGRANDE S TRISAILI
BELVI'
S AMUGH EO
S IAPICCIA
CABRAS
QUARTU SANT 'ELENA
TRIEI
TALAN A
BUS ACHI
S ANV ERO M ILIS
VILLANOVA
TRUSCHEDU
TRAMATZA
BARATILI
F ORDONGIANUS
S .P IETRO
ZERF ALIU
ZEDDIANI
NURACHI
S OLA RU SS A
OLLASTRA
S IMAXIS
S IAMAGGIO RE
ALLAI
RIOLAS ARDO
CAGLIARI
UTA
URZULEI
TETI
BONARCADO
PAU LILATINO
NARBOLIA
QUARTUCCIU
GAVOI
NUGHEDU
S ANTA VITTO RIA
BORONEDDU
ORISTANO
S ENEGHE
QUARTUCCIU
ORGOS OLO
S ORRADILE
BIDONI'
ABBAS ANTA
SELARGIU S
DORGALI
M ACOMER
S CANO DIM ONTIFERRO
CUGLIERI
SETTIMO S.PIETRO
SEST U
SIL IQU A
OROS EI
OROTELLI
LEI
BORTIG ALI
TRES NURAGHES
S IAMANNA
RUINAS
ELIN I
ELIN I
GADONI
ILBONO
VILLAURBANA
M OGORELLA
GAIRO
AS UNI
LACONI
S ANT'ANTONIO
RUINAS
S ANTA GIUS TA
PALM AS ARBOREA
US ELLUS
CAGLIARI
BARI SARDO
LOCERI
OS INI
S EUI
AS SOLO
NURECI
PAU
ARBOREA
LANUS EI
S EULO
S ENIS
VILLAVERDE
CAPOT ERRA
TORTOLI'
ARZANA
ORIS TANO
MA RACALAGONIS
GALTELLI’
NUORO
BOLOTAN A
S UNI
M ODOLO
NUORO
ILLO RAI
BOS A
SIN NAI
BENETUTTI
BOTTIDDA
BURGOS
ESP ORLATU
S EM ESTENE
P OZZOM AGGIORE
BURCEI
ONIF AI
LOCULI
ORUNE
BONO
PAD RIA
M ONTRES TA
SERDIANA
IRGOLI
GIAVE
M ARA
DOLIANOVA
LULA
COS SOINE
SAN VITO
USSAN A
S.SPERATE
S INISCOLA
ONANI
ITTIREDDU
BORUTTA
ROM ANA
M ONTELEONE
ROCCA DORIA
LODE'
BONNANARO
THIESI
VILLANOVAM ONTELEONE
BUDDUS O'
PATTAD A
S ILIGO
BANARI
P UTIF IGARI
NURAMINIS
ASSE MINI
OLBIA
P ERF UGAS
M ARTIS
SENORBI'
PIM ENTEL
TEMP IOP AUS ANIA
S EDIN I
BULZI
LOIRIP ORTOS .PAOLO
ARMUNGIA
S ENN ORI
VILLASPECIOSA DECIMOM ANNU
ASSE MINI
OLBIA TEMPIO
BORTIG IADAS
VILLAPUTZU
VILLASOR
OLBIA
CALANGIANUS
CAS TELS ARDO
SIL IUS
VALLERMO SA
S .A.DI GALLURA
AGGIUS
OLBIA
BALLAO
S ADALI
NURALLAO
OS INI
US SAS S AI
VILLANOVATULO
GENONI
ALBAGIARA
IS ILI
M ARRUBIU
NURAGUS
GONNOS NO'
ALES
M ORGONGIORI
S INI
SIN NAI
S IRIS
TERRALBA
URAS
VILLASIMIUS
P OMU
GENURI
ESTERZILI
NURRI
TUILI
TURRI
GONNOS CODINA
GONNOS TRAMATZA
S IDDI
M OGORO
S ERRI
BARUM INI
GERGEI
S AN GAVINO
SARROCH
ORROLI
M ANDAS
LOCERI
ESCALAP LANO
GESICO
OS INI
VILLAMAR
S IURGUS DONIGALA
S ELEGAS
ARZANA
GONI
S UELLI
GUAS ILA
S ANLURI
F URTEI
S ILIUS
ORTACES US
P IMENTEL
S ANT'ANDREA FRIUS
VILLAPUTZU
VILLASALTO
NURAM INIS
S ERRAM ANNA
VILLAPUTZU
ARM UNGIA
S AN NICO LO' GERREI
BARRALI
S AMATZAI
VILLACIDRO
BALLAO
S AN BA SILIO
S ENO RBI'
S ERRENTI
F LUM INIM AGGIORE
LANUS EI
JERZU
GUAM AGGIORE
S EGA RIU
S AMAS S I
GONNOS FA NADIGA
TERTENIA
P ERDAS DEF OGU
ESCOLCA
VILLANOVAFRANCA
LUNAM ATRONA
VILLANOVAFORRU
S ARDARA
GUS PINI
ARBUS
S EUI
ESCOLCA
LAS P LASS AS
PAU LI
ARBAREI
COLLINAS
PABILLONIS
GAIRO
OS INI
BARADILI S ETZU
S IMALA
BARESS A
M ASULLAS
US SARAM ANNA
S AN NICO LO'
D' ARCIDANO
MEDIO
CAMPIDANO
GONNOS FA NADIGA
JERZU
US SAS S AI
GESTURI
DONORI'
VILLA SA N PIETRO
US SANA
S ERDIAN A
BUGGERRU
S ANV ITO
CAGLIARI
DOLIANOVA
M ONASTIR
VILLASOR
DOM USN OVAS
VALLERM OSA
IGLESIAS
BURCEI
S .S P ERATE
DECIMOP UTZU
S OLEM INIS
DECIMOM ANNU
VILLASP ECIOSA
IGLESIAS
M USEI
S ES TU
S INNAI
S ETTIMO S .PIETRO
VILLAPUTZU
AS SEM INI
S ELARGIUS
GONNES A
PULA
S ILIQUA
QUARTUCCIU
VILLAMAS S ARGIA
M URAVERA
QUARTUCCIU
CAGLIARI
QUARTU SANT' ELENA
UTA
TEULA DA
P ORTOS CUSO
M ARACALA GONIS
NARCAO
CARBONIA
CARBONIA IGLESIAS
P ERDAX IUS
CARLOFORTE
DOM US DE MARIA
NUXIS
AS SEM INI
CAP OTERRA
S AN GIOVAN NIS UERGIU
TRATALIAS
CALASETTA
M ASS AM A
S ANTADI
CAGLIARI
S INNAI
VILLASIM IUS
S ARROCH
GIBA
VILLAS AN PIETRO
M ASAINAS
S ANT'ANTIOCO
S ANT'ANNA ARRESI
P ULA
TEULAD A
DOM US DE MARIA
DOM US DE MARIA
DOM US DE MARIA
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STUDIO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO E DI FATTIBILITÀ GEOTECNICA
PIANO URBANISTICO COMUNALE DI MONASTIR
COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DEL COMUNE DI MONASTIR
Il territorio comunale presenta una forma assimilabile ad un rettangolo, con l’asse maggiore
orientato all’incirca NW-SE.
Le coordinate geografiche Gauss-Boaga del Comune di Monastir sono E 1503839 e N
4359737, mentre i più estremi del territorio hanno le seguenti coordinate:
 meridiano più estremo ad occidente: X 1500269.500
 meridiano più estremo ad oriente: X 1507399.750
 parallelo più estremo a settentrione: Y 4363442.500
 parallelo più estremo a meridione: Y 4354525.500
L’area in esame ricade nel margine Sud-orientale della Pianura del Campidano.
Analizzando l’andamento topografico generale, si possono individuare due settori; uno che
occupa il quadrante Sud-orientale, prevalentemente collinoso, l’altro localizzato nei quadranti
occidentali e settentrionali, che presenta una superficie in generale subpianeggiante. La quota
massima rilevata di 235 m, è relativa alla cima del Monte Oladri, mentre quella minima di 51
m è riferita alla località Ferraxiu Becciu, lungo il talweg del Rio Flumineddu. La quota media
sul livello del mare, calcolata per l’intero settore è di circa 80 m.
Per quanto riguarda i riferimenti cartografici, la superficie in esame è compresa nella
cartografia dell’I.G.M.I. in scala 1:25.000 nel Foglio n° 548 Sez. III “Donori” e nel Foglio n° 557
Sez. IV “San Sperate”; nella Carta Tecnica Numerica della Regione Sardegna in scala
1:10.000 nel Foglio n° 548 130 “Nuraminis”, nel Foglio n° 557 010 “Monastir”, Foglio n° 557
020 “Serdiana”e nel Foglio n° 557 050 “Azienda Agricola Picciau”.
4. GEOLOGIA
4.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E TETTONICO DEL CAMPIDANO
L’assetto geologico strutturale della Sardegna meridionale, in cui si estende il territorio del
Comune di Monastir, risulta fortemente condizionato dagli eventi tettonici che hanno coinvolto
il Mediterraneo centro-occidentale dal terziario ad oggi. Tra questi il più importante,
dall’Eocene al Miocene, è associato alla deriva della placca sardo-corsa ed alla apertura del
Bacino Balearico. Gli estesi movimenti litosferici distensivi e la conseguente frammentazione
del basamento paleozoico, nel periodo hanno generato il Rift sardo, esteso dal Golfo di
Cagliari al Golfo dell’Asinara, costituito da numerose fosse tettoniche nelle quali inizialmente
vengono accumulati ingenti quantità di prodotti clastici continentali, principalmente ghiaie e
sabbie, correlabili alla “Formazione del Cixerri” affiorante nell’area in studio.
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STUDIO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO, IDROGEOLOGICO E DI FATTIBILITÀ GEOTECNICA
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Durante questo periodo d’instabilità tettonica, l’intera Sardegna è stata interessata da un
esteso vulcanismo di tipo sub-alcalino, con età assolute comprese tra 32 e 13 M.a., che ha
contribuito a colmare i bacini di sedimentazione e le depressioni.
Nella Sardegna meridionale questo ciclo vulcanico “Calcoalcalino” dell’Oligo-Miocene, è
rappresentato da prodotti di diversa natura e composizione.
Le sequenze prevalentemente laviche, Serie Andesitica, sono a chimismo solitamente basico
o intermedio e costituite da domi, cupole di ristagno o piccoli espandimenti lavici, corpi
filoniani, dicchi e subordinati episodi piroclastici.
Le sequenze prevalentemente piroclastiche con subordinati episodi lavici, Serie Ignimbritica, a
chimismo acido ed in minor misura intermedio, sono state generate da grossi eventi
piroclastici legati ad episodi esplosivi come surge, flow o depositi di fall. Sono costituite da
stratificazioni, a spessore e giacitura variabile, composte da pomici, litici e ceneri che possono
rappresentare un unico episodio piroclastico o più spesso una serie di eventi consecutivi.
Lungo il bordo orientale del Campidano, è ben visibile una estesa fascia di colline vulcaniche
che parte da Monastir sino a Furtei. Questa intensa attività eruttiva prevalentemente lavica,
appartenente alla Serie Andesitica, ha dato luogo all’accumulo di prodotti vulcanici e di
sedimenti vulcanoclastici ad essi intercalati per uno spessore che supera i 300 m.
Al di sopra dei depositi legati al “Ciclo Calcalcalino” si sono depositati sedimenti continentali,
principalmente conglomerati con intercalazioni di sabbie e limi, come la “Formazione di
Ussana” e la “Formazione di Nurallao”. Dal Burdigaliano superiore fino al Serravaliano, in
seguito ad una trasgressione marina, nel rift avviene una sedimentazione, silico-clastica e/o
carbonatica. I materiali depositati sulle vulcaniti o intercalati ad esse, vanno dai conglomerati,
alle sabbie, alle marne, ai calcari talvolta ricchi di molluschi, echinidi e coralli. Gli spessori
raggiungono valori di oltre 500 m, “Marne di Gesturi”, “Argille di Fangario”. Nel Serravalliano
durante la regressione del mare miocenico si sono deposte sabbie e arenarie, “Arenarie di
Pirri”. La successiva trasgressione del Miocene superiore, legata alla tettonica distensiva che
interessa l’intera area tirrenica, è caratterizzata da una sedimentazione silico-clastica e/o
carbonatica di mare basso. È riscontrabile nell’area di Cagliari con i “Calcari di Cagliari” degli
Auct., suddivisi dagli stessi in “Pietra Cantone”, “Tramezzario” e “Pietra Forte”.
I sedimenti affioranti nel settore di Monastir, di età compresa tra l'Eocene ed il Miocene, sono
stati messi in relazione da alcuni autori, all’evoluzione del “Rift sardo”.
In seguito a studi specifici e correlazioni stratigrafiche con i depositi coevi del dominio
pirenaico, sono stati interpretati come sedimenti di pre-rift la “Formazione del Cixerri”, di sinrift la “Formazione di Ussana” e di post-rift i depositi miocenici.
Dopo un periodo di quiescenza tettonica, nel Pliocene inizia una nuova distensione crostale
che perdura per gran parte del Quaternario. Genera una fossa, il Graben del Campidano e del
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Cixerri, che viene colmata da prodotti vulcanici, principalmente lave basaltiche e da depositi
sedimentari alluvionali e dalle conoidi pedemontane, “Form. di Samassi” e le “Alluvioni
Antiche” degli Auct. Questi depositi Plio-quaternari in parte risultano erosi e/o disarticolati
dall’intenso ciclo erosivo che ha interessato in maniera rilevante la Pianura del Campidano,
dal Pleistocene sino ai giorni nostri.
4.2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL SETTORE DI MONASTIR
L’area oggetto del presente studio, si colloca al margine Sud-orientale della “Fossa del
Campidano” ed è contraddistinta da affioramenti di origine sedimentaria e vulcanica, ascrivibili
unicamente al Cenozoico ed al Quaternario.
Questa sequenza vulcano-sedimentaria post-mesozoica poggia sul basamento cristallino
paleozoico, testimoniato da un piccolo affioramento di metamorfiti paleozoiche localizzato
oltre il confine comunale Nord-orientale. Infatti da recenti studi geofisici effettuati nell’area si è
potuto constatare che nel sottosuolo, sotto la copertura vulcanica e sedimentaria, sono
presenti le metamorfiti tettonizzate. Queste, inoltre, sono interessate da una serie di faglie
listriche di importanza regionale, che hanno contribuito a generare la struttura tettonica a
gradoni del graben del Campidano. Il basamento cristallino è stato rilevato nel M.te Assorgia,
in un piccolo settore al confine Nord-orientale dell’area comunale che dista qualche chilometro
dal centro urbano di Monastir. L’affioramento è attribuito da alcuni Autori alla “Formazione di
S. Vito” del Cambriano – Ordoviciano inferiore e da altri alla “Formazione di Punta Serpeddì”
dell’Ordoviciano superiore. Nel presente studio, si propende assegnare l’affioramento alla
“Formazione di S. Vito” per l’affinità litologica esistente con il vicino rilievo paleozoico di M. Su
Zurru, affiorante tra Donori ed Ussana.
Il territorio comunale, dal punto di vista geologico, può essere suddiviso in due parti, una
ristretta sud-orientale ed una più estesa settentrionale ed occidentale.
Nel settore sud-orientale, sono stati rilevati i termini della successione che ha colmato il rift
sardo dall’Eocene al Miocene. In esso affiorano, la sequenza vulcanica e vulcanoclastica che
costituisce la struttura dell’allineamento collinare e la successione sedimentaria nelle aree
pianeggianti, su cui giace anche un esiguo strato di alluvioni quaternarie. I litotipi rilevati,
attribuibili ai vari eventi geodinamici del Cenozoico, sono legati ad un’iniziale sedimentazione
continentale principalmente conglomeratica con intercalazioni di lenti arenacee ed argillose,
denominata “Formazione del Cixerri”. Sopra questi depositi sedimentari, giace una potente
sequenza vulcanica legata al “Ciclo Vulcanico Calcoalcalino”, inizialmente contraddistinta da
lave andesitiche in cupole di ristagno, seguita da un evento piroclastico e sedimentario a sua
volta sovrastato da lave andesitiche sempre in cupole di ristagno. Questi depositi raggiungono
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uno spessore di circa 300 m e nella zona in esame costituiscono la struttura delle colline più
importanti, M.te Oladri 235 m, M.te Zara 226 m, M.te Crabas 215 m e M.te Perderas 126 m,
che sono allineate lungo la già citata discontinuità tettonica regionale, avente un’orientazione
NW-SE.
Sulla successione vulcanica, avviene la deposizione di prodotti alluvionali conglomeratici in
una matrice sabbioso-siltosa arrossata, nota col nome di “Formazione di Ussana”, a cui segue
la deposizione di sedimenti del Miocene, inizialmente marini di ambiente poco profondo e di
prodotti d’ambiente costiero sino a prodotti di mare più profondo.
La geometria dei depositi sedimentari cenozoici, che raggiungono potenze di alcune centinaia
di m, è di tipo stratiforme con eteropie di facies laterali e verticali.
In alcune zone di quest’area orientale la sequenza geologica terziaria, è ricoperta da depositi
quaternari di esiguo spessore costituiti da materiali sciolti, ghiaie e sabbie con una matrice
siltosa ad alto contenuto organico.
Nel settore settentrionale ed occidentale, il substrato della pianura è costituito da depositi
sedimentari continentali, noti col nome di “Formazione di Samassi” ascrivibile al Pliocene ed
al Pleistocene inferiore.
Si tratta di una sequenza deposizionale fluvio-deltizia eterogenea ed arealmente molto
estesa. Generalmente alla base è costituita da conglomerati grossolani e medi, che attraverso
delle eteropie di facies laterali e verticali passano a prodotti marnoso arenacei con
intercalazioni di conglomerati più fini, argille e silt. I conglomerati eterometrici e poligenici,
hanno una matrice argillosa biancastra; gli elementi derivano principalmente dal
rimaneggiamento di formazioni mioceniche e dall’accumulo del materiale eroso dal
basamento paleozoico. Nella parte basale i ciottoli possono raggiungere dimensioni fino a 50
cm di diametro. Al di sopra dei conglomerati giacciono marne siltose chiare, con noduli
argillosi e calcarei, sabbie, argille varicolori con lenti di conglomerati poco cementati. La
geometria deposizionale dei prodotti di questa successione, è lenticolare con eteropie di
facies verticali e laterali. La “Formazione di Samassi” poggia in discordanza stratigrafica sui
termini della successione sedimentaria miocenica che affiora a NE del paese e rappresenta il
riempimento sintettonico della Fossa del Campidano. Nella pianura ad W del centro abitato,
affiorano estesamente le “Alluvioni Antiche” degli Auct. che poggiano sui depositi della
“Formazione di Samassi”. Si tratta prevalentemente di sedimenti fluviali di conoide e di piana
alluvionale, spesso terrazzati, rappresentati da conglomerati eterometrici e poligenici, ghiaie e
sabbie più o meno costipate, spesso con abbondante matrice siltoso-argillosa arrossata a
luoghi ferrettizzata. La geometria dei corpi sedimentari di questa successione è di tipo
lenticolare con eteropie di facies verticali e laterali. Il deposito ha uno spessore variabile e
tende ad aumentare verso occidente, raggiungendo uno spessore massimo di circa 25-30 m.
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Lungo i corsi d’acqua principali e nella fascia tra il Riu Mannu ed il Riu Flumineddu, a N del
centro abitato, sono presenti depositi alluvionali a geometria lenticolare, ascrivibili all’Olocene,
costituiti dall’accumulo di prodotti a granulometria variabile, ghiaie, sabbie e limi; derivano
principalmente dal rimaneggiamento delle formazioni quaternarie, precedentemente descritte.
Foto a. Area collinosa nel settore sud-orientale del territorio comunale.
a
b
Foto b. Settore pianeggiante sud-occidentale, a, e nord-occidentale, b.
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4.3. LITOSTRATIGRAFIA
Di seguito sono descritte, suddivise per ere geologiche, le varie formazioni ed i litotipi
affioranti nell’area cartografata.
4.3.1. PALEOZOICO
4.3.1.1. Formazione di S. Vito (Cambriano - Ordoviciano inf.)
Basamento metamorfico ercinico
L’unico lembo paleozoico presente al contorno del territorio Comunale di Monastir, localizzato
lungo il confine NE oltre il corso del Riu Mannu, costituisce la struttura del colle M.te Assorgia.
Dalla bibliografia risulta che il basamento nel settore si trova a profondità non elevate e tende
ad aumentare da E verso l’asse del Campidano.
L'assenza di resti fossili e la mancanza di rapporti giaciturali con le altre formazioni
paleozoiche, ne rende incerta l’attribuzione e quindi la datazione.
In accordo con alcuni autori e sulla base della notevole affinità litologica, si attribuisce questo
affioramento alla “Formazione di S. Vito”, risalente al Cambriano - Ordoviciano inferiore, che
affiora a pochi Km a NE.
Dal punto di vista litologico, è costituita da rocce metamorfiche di basso grado aventi
un’origine sedimentaria, prevalentemente metarenarie micacee in alternanza con metapeliti,
color marrone-nocciola e grigio-verdastre. In molte parti della sequenza, si conservano ancora
le strutture di deposizione originarie. Si possono individuare stratificazioni di metarenarie da
metriche a centimetriche alternate a metasiltiti e metapeliti, metaconglomerati minuti o
raramente grossolani con livelli di quarziti e sequenze torbiditiche. All’interno delle
stratificazioni sono visibili numerose strutture come ripple mark, stratificazioni piano-parallele
ed incrociate, slumping e canali d’erosione.
L’affioramento roccioso di M.te Assorgia non presenta le originarie strutture sedimentarie a
causa del metamorfismo, che seppur di basso grado, ha obliterato le strutture deposizionali,
generato una diffusa scistosità di frattura ed un clivaggio molto pervasivo di tipo slaty
cleavage, conferendo all’ammasso roccioso una spiccata fissilità e fratturazione. Questi due
clivaggi associati, determinano un degrado del litotipo attraverso numerose piccole scaglie,
con dimensione massima di 10 cm o in piccoli blocchi dovuti all’interferenza dei sistemi di
fratture relativi sia alla tettonica ercinica sia ai successivi movimenti crostali terziari e
quaternari.
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Foto a. Affioramento della Form. di S. Vito sul M.te Assorgia, al confine NE del Comune.
Foto b. Scistosità e pieghe indotte dal metamorfismo nelle metarenarie e filladi.
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4.3.2. CENOZOICO
4.3.2.1. Formazione del Cixerri (Eocene - Oligocene sup.?)
Successione sedimentaria Paleogenica
Questa formazione è un complesso sedimentario in facies continentale e rappresenta i primi
sedimenti continentali che vanno a colmare il nascente rift sardo.
È costituita da un'alternanza ben stratificata di arenarie quarzoso-feldspatiche con matrice
siltosa, con strutture di sedimentazione piano parallela ed incrociata, di colore variabile dal
grigio, al bianco-verdastro oppure giallo-rossiccia. In essa sono intercalate lenti e livelli di
argille siltose e marne giallo-biancastre o violacee e strati di conglomerati da minuti a
grossolani, generalmente poco classati, più frequenti nella parte alta della formazione.
La componente clastica eterometrica e poligenica, ben arrotondata, deriva principalmente
dall’erosione del basamento cristallino e dagli affioramenti mesozoici ed è immersa,
generalmente, in una matrice sabbioso siltosa con alta percentuale di ossidi ferrosi. La
provenienza dei clasti, secondo alcuni autori, è probabilmente pirenaica.
Valutando il grado di rotondità dei clasti che costituiscono il deposito sedimentario in oggetto,
si può dedurre che hanno subito un lungo trasporto in ambiente fluviale. Considerando,
inoltre, l’alta percentuale di ossidi di ferro nella matrice, si può presumere che l’ambiente di
sedimentazione è di tipo fluvio-deltizio in una condizione climatica temperata-calda. La
giacitura delle stratificazioni, che in alcuni casi hanno uno spessore superiore a 2,5 m, per
cause tettoniche è variabile da sub-orizzontale ad inclinata.
La potenza complessiva della formazione nell'area indagata non è stata quantificata, ma si
può affermare con certezza che supera i 150 m, riscontrabili in località Su Pardu ad E di
Monastir. In questa zona, a Monte Agutzu 190 m s.l.m., i depositi della “Formazione del
Cixerri” non erosi per la presenza delle lave andesitiche al tetto, che affiorano nella parte alta
della collina, mostrano uno spessore intorno ai 140 m. Sommandoci lo spessore dei sedimenti
misurati in un sondaggio realizzato nella valle al piede della collina, profondo circa 10 m,
otteniamo circa 150 m di spessore minimo del deposito.
Secondo gli Autori, dal punto di vista paleogeografico la “Formazione del Cixerri” è costituita
dai sedimenti continentali deposti prima dell'apertura del bacino Mediterraneo occidentale,
durante la Fase Pirenaica. Ad avvalorare questa ipotesi, sono i numerosi ciottoli che la
compongono ed i resti biologici, appartenenti al Dominio Europeo meridionale.
Nel territorio comunale di Monastir, la “Formazione del Cixerri” affiora nel settore ad oriente
delle colline vulcaniche, Monte Zara, Monte Crabas e Monte Oladri, ed in località Margatzori
alla base del versante N di Monte Zara. Costituisce quasi per intero la collina Monte Agutzu,
di cui il suo versante orientale rappresenta il limite dell’affioramento e la si ritrova ad una
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modesta profondità al di sotto delle “Alluvioni Antiche” degli Auct. e recenti, nei pressi
dell’alveo dell’adiacente Riu Flumineddu ed in alcuni punti lungo il corso del Riu Mannu tra
Monastir ed Ussana.
Lungo il corso del Riu Mixeddu si può verificare che sotto una coltre di alluvioni quaternarie di
spessore intorno ai 2,0 o 3,0 m, è presente una bancata di arenaria ben cementata
debolmente inclinata a S, avente uno spessore variabile dagli 0,8 m a circa 2,0 m. La
misurazione è stata effettuata in un pozzo a largo diametro e lungo l’alveo del torrente.
Questo strato giace su un livello, di spessore ignoto, costituito da materiali prevalentemente
arenaceo-siltosi e siltoso-argillosi.
Nel settore in esame è ben rilevabile la posizione stratigrafica della “Formazione del Cixerri”
rispetto alla sequenza vulcanica oligo-miocenica, ai depositi della trasgressione miocenica o
ad sedimenti alluvionali quaternari, che la sovrastano attraverso una discordanza stratigrafica.
Per quanto riguarda il letto della formazione è presumibile, senza averne prova diretta
attraverso un affioramento o un sondaggio, che la “Formazione del Cixerri” poggi in
discordanza direttamente sul basamento paleozoico.
Foto a. Versante W del M.te Agutzu in cui affiora la Form. del Cixerri con al tetto le andesiti.
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Foto b. Versante NE M.te Zara: pacco di livelli argillosi su un banco arenaceo-ghiaioso fine.
Foto c. Strato arenaceo-conglomeratico con in evidenza livelli di sedimentazione incrociati.
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Foto d. Versante NE M.te Zara: sequenza di livelli arenacei ed arenaceo-siltosi.
Foto e. Versante NE M.te Zara: sequenza di livelli argillosi e siltoso-arenacei
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aq
ar
Foto f. Riu Mixeddu banchi arenacei quarzosi compatti ar, sotto le alluvioni quaternarie aq.
ar
la
Foto g. Arenarie quarzose cementate, ar, su livelli limoso-argillosi a ossidi di Fe, la.
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4.3.2.2. Ciclo Vulcanico “Calcoalcalino” (Oligocene sup.)
Distretto vulcanico di Monastir
Nel settore indagato è presente un vasto affioramento di prodotti vulcanici lavici e subordinate
piroclastiti, risalenti all’Oligocene superiore, che gli Autori attribuiscono alla “Sequenza lavica
basica-intermedia inferiore” del “Ciclo Calcoalcalino” Cenozoico. Secondo alcune datazioni
radiometriche, l’inizio dell’attività vulcanica nel settore è ipotizzato intorno ai 28 M.a. mentre la
fine della sequenza è compresa tra 22,5 e 22,6 M.a.
Questo trova conferma anche in alcuni studi stratigrafici e biostratigrafici sui sedimenti
continentali e marini del Miocene contenenti ciottoli di andesiti, alle quali le vulcaniti sono state
correlate, che indicano la fine dell’attività vulcanica precisamente nell'Oligocene superiore.
M. Oladri
M. Zara
M. Cabras
Cuc.ru Mussu
Filippu
Su Cuccumenu
Foto a. Panorama dell’area vulcanica nel territorio di Monastir.
Le vulcaniti sono localizzate nella parte centro-orientale del territorio comunale, sul quale è
eretto anche parte del centro abitato di Monastir. Costituiscono la struttura affiorante delle
colline, M.te Perderas, M.te Zara, M.te Crabas, M.te Oladri e Cuc.ru Mussu Filippu, allineate
secondo una direzione NNW-SSE, lungo il bordo orientale del Campidano; anche sulla
sommità di M.te Agutzu, è presente un affioramento di lave andesitiche in cui è ben visibile il
rapporto stratigrafico tra le vulcaniti e la più antica “Formazione del Cixerri”, al letto.
Il limite meridionale del dominio vulcanico, è riscontrabile sul versante meridionale di Cuc.ru
Mussu Filippu nei pressi della chiesa campestre di S. Lucia, mentre quello settentrionale è
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segnato dal Riu Flumineddu che scorre a N di Monastir. Il confine occidentale con le alluvioni
quaternarie, è individuabile lungo la zona di raccordo dei versanti collinari vulcanici con la
pianura sottostante. Il limite orientale dell’affioramento è definito dai contatti con la
“Formazione del Cixerri” e la “Formazione di Ussana”, passanti rispettivamente nella parte
mediana dei versanti orientali delle colline vulcaniche e di Cuc.ru Mussu Filippu. Se si esclude
la periferia occidentale, dove si rileva un’esigua copertura quaternaria, la gran parte del centro
abitato di Monastir sorge sull’affioramento vulcanico.
Le vulcaniti nell’area in esame sono state suddivise dagli Autori in tre unità che, dalla più
antica alla più recente, sono: le “Andesiti di M.te Oladri”, le “Vulcanoclastiti di Su Pardu” e le
“Andesiti di M.te Zara”.
La successione in posto delle tre unità, si può osservare partendo dal piede del versante Norientale di M.te Zara in località Margatzori, dove affiora anche la sottostante “Formazione del
Cixerri”.
Un altro sito dove si può visualizzare una bella sezione dell’intera sequenza, si trova nel fronte
della cava dismessa di M.te Oladri, dove si distingue nella parte bassa l’Unità delle “Andesiti
di M.te Oladri” costituita dai prodotti lavici, sulla quale giace l’Unità delle “Vulcanoclastiti di Su
Pardu” rappresentata in prevalenza da piroclastiti; entrambe vengono attraversate da un
condotto lavico dell’unità che chiude la sequenza, Unità delle “Andesiti di M.te Zara”, che
affiora sulla sommita della collina.
La frequenza delle discontinuità che interessano la sequenza è assai variabile, sono generate
dalla coesistenza di fratture sub verticali, riconducibili alla contrazione termica per il
raffreddamento delle colate, fratture orizzontali lungo i piani di flusso delle lave e verticali di
origine tettonica.
Si può passare da situazioni con spaziatura dei giunti molto stretta, prossima o molto vicina, a
condizioni di fratturazione poco pervasiva, molto lontana.
Le aree con una fratturazione molto spinta, con spaziatura delle discontinuità inferiore ai 2 cm,
coincidono con le fasce cataclastiche delle faglie principali. Le altre in cui le faglie e diaclasi
distano tra loro da 5 cm a 60 cm si presentano ampiamente frastagliate, a causa della
presenza di blocchi generati dall’interferenza delle fratture mentre le zone con spaziature da
60 cm ad oltre 2 m si presentano con superfici più regolari.
Lo spessore della sequenza vulcanica, è compreso tra i pochi metri misurati in alcune aree
limitrofe del dominio vulcanico ed i circa i 300 m raggiunti presso M.te Zara.
In una perforazione effettuata in agro di Villasor, il pozzo Campidano 1, si è constatato che la
sequenza raggiunge una potenza di circa 400 m, dimostrando inoltre, che queste vulcaniti
hanno contribuito a colmare il rift sardo. Di seguito vengono descritti i caratteri generali di ogni
unità e le località più rappresentative dell’area comunale ove affiorano.
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Unità delle “Andesiti di M.te Oladri”
Hanno un chimismo sub-alcalino da basico ad intermedio, rappresentate da prodotti andesitici
e dacitici prevalentemente in lave massive, cupole di ristagno e da corpi ipoabissali come
laccoliti, sill e filoni.
Per quanto riguarda i caratteri macroscopici queste rocce effusive si presentano
prevalentemente di colore grigio con una struttura isotropa ed una tessitura porfirica per
fenocristalli di Plagioclasio, Anfibolo e Clinopirosseno, immersi in una pasta di fondo vetrosa.
I minerali femici di prima paragenesi, Anfiboli e Clinopirosseni, sono poco alterati e ben visibili.
La maggior parte di essi ha dimensioni dai 2 ai 5 mm ed una minima percentuale anche
intorno al centimetro. I sialici, Plagioclasi, che non presentano alcuna alterazione sono molto
numerosi e conferiscono alla roccia un aspetto puntinato. Raramente raggiungono una
dimensione superiore al millimetro.
Nella tessitura del litotipo non sono visibili strutture fluidali legate alla sua messa in posto.
L’unità affiora nella parte bassa dei versanti NE del M.te Zara in località Margatzori, a SW di
M.te Crabas in località Mitza Beccia e costituisce per intero la parte occidentale dell’apparato
vulcanogenico di M.te Oladri, dal piede sino alla parte alta della cima.
Foto b. Affioramento delle andesiti dell’Unità di M.te Oladri nella cava di M.te Oladri.
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Foto c. Tessitura ad anfiboli nelle lave andesitiche autobrecciate dell’Unità di M.te Oladri.
Hbl
Pl
Foto d. Tessitura delle andesiti con fenocristalli di Anfiboli (Hbl) e Plagioclasio (Pl).
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Hbl
Pl
Foto e. Andesiti con fenocristalli di Anfibolo (Hbl) alterati e Plagioclasio (Pl) sani
Unità delle “Vulcanoclastiti di Su Pardu”
Hanno un chimismo sub-alcalino generalmente intermedio. È costituita da una sequenza di
prodotti piroclastici e sedimentari, brecce ed arenarie, ad elementi prevalentemente di origine
vulcanica. Questi depositi si presentano in strati di spessore variabile, in prevalenza
centimetrico e decimetrico sino a metrico, in quanto condizionati dalla topografia esistente al
momento della messa in posto e dall’energia eruttiva. I livelli piroclastici, presentano strutture
di deposizione tipiche di eventi vulcanici esplosivi, falls, surge e flussi piroclastici, flow. Il
colore varia dal bianco-giallastro al bianco-rossiccio al rosso violaceo al grigio cenere. Gli
elementi che costituiscono le stratificazioni, in percentuali variabili, sono principalmente
ceneri, lapilli, pomici e litici strappati dalle pareti del condotto vulcanico o dalle lave
andesitiche dell’unità sottostante o dai depositi sedimentari sui quali scorrono i flussi.
Intercalati ai prodotti vulcanici si segnalano strati di arenarie e brecce eterometriche con clasti
poco elaborati, in prevalenza andesitici, immersi in una matrice fine probabilmente cineritica.
Presentano uno spessore variabile e non costante nello sviluppo spaziale, in quanto
condizionati dalla topografia esistente al momento della messa in posto o da eventuali
erosioni causate dai flussi piroclastici verificatisi successivamente alla loro deposizione.
In un affioramento alla base del Colle di S. Sebastiano le Vulcanoclastiti di Su Pardu,
mostrano un’alta frazione di litici andesitici eterometrici, aventi dimensioni sino a 25 cm,
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immersi in una matrice prevalentemente pomiceo-cineritica di colore bianco rosata con scarsi
cristalli. La proporzione tra cristalli liberi, pomici e litici riscontrata nell’affioramento ha
evidenziato la preponderanza degli ultimi due componenti, rispettivamente con massimi di
45% e 35%. Il deposito è costituito da diversi livelli con gradi di compattezza variabile,
condizionata sia dal grado di saldatura al momento della messa in posto sia dal suo stato di
alterazione generale. Gli strati più saldati si presentano scomposti in blocchi sferoidali,
generati da un degrado per esfoliazione cipollare impostatosi nelle numerose fratture e
diaclasi. Nei livelli meno saldati del deposito vulcanoclastico, in cui è stata più efficiente la
circolazione di fluidi, la matrice pomiceo-cineritica e le pomici hanno quasi raggiunto lo stadio
dell’argillificazione oppure condizioni che danno luogo a fenomeni di disgregazione che le
rende incoerenti. L’alterazione coinvolge anche i litici andesitici, prevalentemente quelli con
diametri minori, che presentano un’alterazione molto avanzata che li rende facilmente
disgregabili. L’unità affiora nella parte bassa dei versanti settentrionale ed orientale del M.te
Zara, costituisce gran parte della struttura basale di M.te Crabas e di tutte le basse colline a S
di esso, compreso la parte alta dell’apparato di M.te Oladri.
Un piccolo lembo si trova anche sulla sommità di M.te Agutzu, poggia sopra i depositi
sedimentari della Formazione del Cixerri ed ha al tetto le lave dell’Unità delle “Andesiti di M.te
Zara”.
a
b
Foto f. Contatto tra l’Unità di Su Pardu, a, e l’Unità di M.te Oladri, b, fagliate e diaclasate
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Foto f1. Sequenza degli eventi piroclastici dell’Unità di Su Pardu nella cava di M.te Oladri.
Foto g. Piroclastiti di Su Pardu alterate con sali carbonatici idrotermali nelle fratture.
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Foto h. Unità Vulcanoclastica di Su Pardu in facies piroclastica con esfoliazione cipollare
Foto i. Particolare delle piroclastiti con i litici andesitici e le pomici in via d’alterazione.
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Foto l. Affioramento dell’Unità Vulcanoclastica di Su Pardu in facies sedimentaria.
Foto m. Breccia non alterata con clasti andesitici eterometrici a matrice arenaceo-cineritica.
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Foto n. Versante N di M.te Zara, vulcanoclastiti di Su Pardu completamente alterate.
Foto o. Particolare dei clasti andesitici ad anfiboli e pasta di fondo chiara devetrificata.
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Foto p. Pendio E di M.te Zara, contatto Unità di Su Pardu sulla Form. del Cixerri
Foto q. Facies con clasti andesitici alterati e matrice cineritica argillificata.
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Unità delle “Andesiti di M.te Zara”
Hanno un chimismo sub-alcalino generalmente basico e sono rappresentate da prodotti
andesitici ed andesitico-basaltici prevalentemente in lave e cupole di ristagno e
subordinatamente da ammassi ipoabissali e filoni.
Per quanto riguarda i caratteri macroscopici, queste rocce effusive si presentano di colore
grigiastro scuro se poco alterate e grigio chiaro con domini rosso mattone se in avanzato stato
di alterazione. La struttura è isotropa con una tessitura porfirica per fenocristalli di
Plagioclasio, Pirosseno ed Olivina, immersi in una pastra di fondo vetrosa. I Plagioclasi sono
quasi indistinguibili a livello macroscopico, in quanto hanno una dimensione che raramente
raggiunge il mm. Le Olivine si presentano con dimensioni massime intorno ai 2-3 mm e
fortemente alterate in Iddingsite. Nella roccia con basso grado di alterazione sono
individuabili, anche in piccoli domini, per il loro colore giallo-rosso mattone che assume un
colore rosso-bruno scuro nel litotipo in avanzato stato di alterazione. I Pirosseni sono i
minerali più visibili in quanto raggiungono dimensioni anche di 5 mm; si presentano singoli, in
alcuni casi con il loro habitus euedrale ed in aggregati. A livello macroscopico non sono visibili
fenomeni di alterazione che li coinvolge in maniera diffusa.
I filoni lamprofirici appartenenti a quest’unità, hanno una struttura porfirica per fenocristalli di
Plagioclasi e Pirosseni, con dimensione inferiore ai 0,3 mm e tessitura isotropa
microcristallina.
Dall’analisi dei numerosi affioramenti rocciosi presenti nell’area, si è potuto verificare il diverso
grado di alterazione e sopratutto l’estrema variabilità della fratturazione con spaziature da
prossima o molto vicina, inferiore ai 6 cm, a molto distante, con massimi di 2 m.
Le condizioni di fratturazione assimilabili al primo caso sono state rilevate nelle colline
adiacenti la chiesa di S. Sebastiano, in cui la spaziatura e l’interferenza delle varie famiglie di
discontinuità determina la suddivisione dell’affioramento in blocchi con lati aventi dimensioni
massime intorno ai 20-25 cm sino a dimensioni intorno al centimetro degli elementi della
breccia cataclastica.
Il valore di spaziatura maggiore è stato riscontrato nel settore collinare di Perderas, dove sui
fronti delle due cave abbandonate è stato possibile misurare una distanza massima di circa
1,90 m.
In genere queste fratture, nelle porzioni più superficiali si presentano aperte e riempite di
materiali d’alterazione lisciviato mentre in profondità essendo chiuse permettono solamente la
circolazione dell’acqua.
L’unità è presente estesamente nel settore settentrionale del dominio vulcanico e costituisce
gran parte dell’apparato vulcanico del M.te Zara. Affiora dalla sommità, su tutto il versante
settentrionale ed occidentale sino a Riu Flumineddu nella pianura sottostante e sul pendio
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meridionale sino a M.te Crabas. In questa collina affiora sul fianco settentrionale ed
occidentale. Costituisce, inoltre, il substrato roccioso sul quale è edificato il centro urbano di
Monastir e la collina di Perderas all’interno del suo perimetro.
Nell’estremità meridionale del dominio vulcanico, l’unico affioramento molto esteso costituisce
la struttura di Cuc.ru Mussu Filippu a S di M.te Oladri.
Due piccoli lembi si segnalano sulla sommità di M.te Agutzu ad oriente di M.te Zara e su
quella di M.te Oladri.
Foto r. Affioramento di andesiti poco fratturate dell’Unità di M.te Zara nel Colle Pedreras
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Foto r1. Affioramento andesitico dell’Unità di M.te Zara alterato e fratturato nel C. Pedreras
Foto s. Cataclasite andesitica nell’Unità di M.te Zara alla base del colle di S. Sebastiano
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Foto t. Interferenza dei piani fluidali delle andesiti con le famiglie di fratture, U. di M.te Zara.
Foto u. Filone lamprofirico molto fratturato affiorante alla base del versante W di M.te Zara.
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Foto v. Xenolite granitico, 13 cm, nel filone con tessitura porfirica e pasta di fondo vetrosa.
Foto z. Tessitura porfirica del filone e xenolite di 2 cm costituito da femici microcristallini
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4.3.2.3. Formazione di Ussana (Oligocene sup. - Aquitaniano inf.)
Successione sedimentaria Oligo - Miocenica del Campidano - Sulcis
La “Formazione di Ussana” è una sequenza sedimentaria in facies continentale, di ambiente
da fluvio-lacustre a lagunare e litorale, costituita da stratificazioni clastiche a granulometria
variabile dai conglomerati, litotipo prevalente, alle arenarie ed argille. I ciottoli eterometrici che
compongono i conglomerati hanno generalmente dimensioni massime inferiori al decimetro.
Derivano quasi esclusivamente dalle rocce paleozoiche che costituiscono i rilievi ai bordi della
pianura del Campidano.
Nell’area in esame, nel deposito sono stati riscontrati anche ciottoli di andesite derivanti dallo
smantellamento dell’apparato vulcanico oligocenico. I sedimenti conglomeratici ed arenacei
risultano generalmente cementati rispettivamente da una matrice arenacea o siltosa, di colore
giallo rossastro per la presenza di ossidi ferrosi. Nel presente studio si è stabilito di descrivere
la sequenza continentale della “Formazione di Ussana” analizzando alcuni scavi e tagli
stradali ubicati nel settore tra Ussana e Monastir mentre quella marina è stata descritta
esaminando le fronti di coltivazione di una cava dismessa e gli affioramenti limitrofi, in loc.
Baccu Scova nel territorio comunale nord-orientale.
Lungo la SS 466, nei pressi del confine amministrativo tra Monastir ed Ussana, è presente
una scarpata stradale in cui affiora una parte molto rappresentativa della sequenza alluvionale
(foto a, b). È ben visibile la facies conglomeratica eterometrica e poligenica con matrice
arrossata. La componente clastica deriva prevalentemente dai litotipi paleozoici affioranti nei
rilievi del Sarrabus-Gerrei. Il deposito dal punto di vista granulometrico risulta mal classato e
la dimensione massima degli elementi, con un grado di elaborazione abbastanza evoluto, è di
circa 25 cm. La matrice con un alta concentrazione di ossidi ferrosi, che le conferisce una
buona compattezza, varia da un microconglomerato con sabbia e limo ad una sabbia mediofine limosa (foto a1). Nel conglomerato sono intercalati livelli e lenti con spessore variabile, di
microconglomerati arenarcei ed arenarie prevalentemente ad elementi quarzosi, mal classati
e con una matrice generalmente siltosa giallastra. In questi depositi a granulometria fine talora
possono essere osservate delle strutture di sedimentazione piano parallela ed incrociata, (foto
b1). Nella Formazione di Ussana, come rilevato nel taglio della S.S 466, sono intercalati
numerosi livelli e lenti di limi ed argille che presentano una colorazione variabile dal biancogiallastro al rosso-violaceo al grigio. Questi depositi limoso-argillosi possono raggiungere
notevoli estensioni areali e spessori superiori al metro (foto b2).
L’origine del deposito è riconducibile ad una sequenza di episodi alluvionali con differente
energia che hanno depositato dei corpi sedimentari a geometria prevalentemente lenticolare.
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Foto a. Conglomerato alluvionale eterometrico, alto della sezione sulla SS 466 a Ussana
Foto b. Intercalazioni lenticolari di arenarie, microconglomerati e limi argillosi.
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Foto a1. Conglomerato eterometrico e poligenico a matrice siltoso-sabbiosa ad ossidi di Fe.
mca
Foto b1. Lente di microconglomerato ed arenarie, mca, intercalati nelle alluvioni grossolane.
Foto b2. Lente di argilla e limo bianco-giallastro alla base dell’affioramento delle alluvioni.
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4.3.2.4. Formazione di Nurallao (Oligocene sup. – Burdigaliano sup.)
Successione sedimentaria Oligo - Miocenica del Campidano - Sulcis
I sedimenti clastici continentali della “Formazione di Ussana”, passano superiormente e
lateralmente alla “Formazione di Nurallao”, suddivisa in due membri: il “Conglomerato di
Duidduru” e le “Arenarie di Serra Longa”.
La successione risulta essere costituita alla base, da un conglomerato grossolano
eterometrico e poligenico, con elementi sub-arrotondati del basamento cristallino, immersi in
una matrice sabbiosa quarzosa e microconglomeratica eterogenica, talora ben cementato da
ossidi ferrosi o ben costipato. Sono presenti intercalazioni di strati microconglomeratici, a
matrice sabbiosa quarzosa grossolana, compatti (foto a).
Foto a. Passaggio tra arenaria-microconglomeratica e un conglomerato a matrice sabbiosa
La formazione passa verso l’alto, con il membro di Serra Longa, ad una sequenza di strati
metrici prevalentemente di arenarie e sabbie eterometriche con intercalazioni di livelli
conglomeratici fini ben costipati a matrice arenacea. Nella sequenza si segnala anche un
potente strato marnoso arenaceo e siltitico giallastro o localmente bianco grigiastro in cui
sono evidenti numerose bioturbazioni tubolari.
La geometria depositi sedimentari, che mostrano delle strutture di sedimentazione piano
parallela, incrociata o caotica, è di tipo sia tabulare sia lenticolare con evidenti passaggi in
eteropia di facies verticali e laterali.
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Nel settore, i due membri della Formazione di Nurallao affiorano nei fronti della cava
dismessa in loc. Baccu Scova, nella porzione settentrionale del territorio comunale.
Foto b. Formazione di Nurallao, membro di Serra Longa in località Baccu Scova.
Foto c. Arenarie quarzoso-feldspatiche medio fini cernite e con scarsa matrice carbonatica.
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4.3.2.5. “Marne di Gesturi” Auct. (Burdigaliano sup. - Langhiano)
Successione sedimentaria Oligo - Miocenica del Campidano - Sulcis
I sedimenti clastici continentali della “Formazione di Ussana”, passano superiormente alla
“Formazione di Nurallao”, affiorante nel N del settore, a sua volta sovrastata attraverso una
lacuna stratigrafica dalle “Marne di Gesturi”.
Queste nel settore in oggetto, sono rappresentate da una successione monotona di livelli con
spessore generalmente centimetrico, costituiti prevalentemente da marne arenacee e siltitiche
giallastre o localmente bianco grigiastre, con intercalazioni di arenarie grossolane, arenarie
fini siltose e calcari.
L’affioramento più rappresentativo si trova, arrivando da Cagliari nella SS 131, nei pressi della
bretella e del ponte all’ingresso del paese. La giacitura della successione è orizzontale o
debolmente inclinata. Nel settore le “Marne di Gesturi” affiorano in sottili strati di colore
giallastro, aventi uno spessore non superiore ai 3 cm, quelli prevalentemente marnosi, e 5/6
cm i livelli arenaceo-siltitici.
In alcune parti la sequenza assume un colore tendente al bianco per la presenza di estesi
addensamenti di sali carbonatici.
Foto a. Affioramento delle “Marne di Gesturi” all’ingresso dell’abitato e ZI, dalla SS 131.
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L’affioramento nella parte più superficiale, presenta molteplici e fitte discontinuità subperpendicolari ai piani di stratificazione, le quali isolano numerose piccole scaglie e
“mattoncini” che conferiscono all’affioramento un’elevata friabilità e franosità. La causa
principale dello scadimento delle proprietà meccaniche del litotipo è legata sia a cause
tettoniche sia a fenomeni di alterazione esogena.
L’ambiente di deposizione è marino di piattaforma con batimetria non superiore ai 100 m e in
misura minore litorale. Lo spessore in alcune zone limitrofe all’area in studio, è di oltre 200 m.
Nel territorio in esame due piccoli lembi di “Marne di Gesturi” affiorano, attraverso una
discontinuità tettonica, alla base del versante S-occidentale del M.te Oladri e in località Is
Argiddas; sono stati inoltre cartografati due affioramenti nella pianura a N-W dell’abitato, dove
il deposito costituisce il substrato della copertura sedimentaria quaternaria.
Foto b. Livelli marnoso arenacei o siltitici e intercalazioni di strati arenacei fini e grossolani.
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4.3.3. QUATERNARIO
Le formazioni quaternarie in affioramento occupano una vasta area del settore studiato e si
presentano sotto forma di alluvioni terrazzate, depositi in glacis, crostoni calcarei, alluvioni
recenti e detriti di falda.
4.3.3.1. Sintema di Portovesme (Olocene)
Depositi olocenici dell’area continentale
Questi depositi fluviali affioranti nel settore, in base alla bibliografia, facevano parte di
un’estesa conoide alluvionale che si diramava verso W dal Sarrabus-Gerrei al Campidano. I
sedimenti sono costituiti prevalentemente da ghiaie, eterometriche e poligeniche in matrice
limosa ferrettizzata, con subordinate sabbie quarzose e limi; in alcune zone queste alluvioni
sono cementate da una matrice con un’alta frazione carbonatica.
Gli elementi clastici si presentano arrotondati o sub-arrotondati, con dimensioni variabili fino a
vari decimetri. Derivano principalmente dall’erosione dei litotipi paleozoici affioranti nei rilievi ai
bordi della pianura del Campidano, granitoidi, scisti, metacalcari, quarziti, quarzo e da quelli
collinari terziari che si ergono nel settore, andesiti, calcari, calcareniti ed arenarie.
Una parte di questi elementi clastici, sono prodotti anche dal rimaneggiamento della
sottostante “Formazione di Samassi” che nell’area costituisce il substrato sul quale le alluvioni
poggiano.
La geometria deposizionale di queste alluvioni è stratiforme di tipo lenticolare con eteropie di
facies laterali e verticali. In alcune aree sono presenti alcuni resti di terrazzamenti che sono
meglio visibili in altre zone del Campidano.
La potenza massima del deposito nel settore indagato è intorno ai 25 m. con una giacitura
delle stratificazioni lenticolari, generalmente sub-orizzontale o debolmente inclinata.Gli
affioramenti cartografati sono localizzati nelle aree pianeggianti ad occidente dei rilievi
vulcanici e nella fascia ove scorre il Riu Mannu.
Nel caso in cui questi sedimenti non siano in successione sulla “Formazione di Samassi”
poggiano in discordanza sulla sequenza marnoso-arenacea miocenica e sulle vulcaniti.
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Foto a. Piana a N di Monastir dove affiorano in maniera estesa i depositi alluvionali
Foto b. Ciottoli eterometrici di litotipi paleozoici immersi in una matrice sabbioso-limosa
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Foto c. Alluvioni mal stratificate esposte nella sezione di scavo del canale a NE di Monastir
Foto d. Ciottoli eterometrici di litotipi paleozoici immersi in una matrice ghiaioso-sabbiosa
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Foto e. Blocco di quarzite della Form. di Pta Serpeddì, affiorante nel Sarrabus-Gerrei
Foto f. Blocchi di metarenarie, Form. di S. Vito, affiorante nei rilievi del Gerrei e di Donori
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Foto g. Blocco di leucogranito biotitico affiorante nei pressi di Donori
Foto h. Blocco di granitoide rossastro a struttura porfirica affiorante nel Parteolla-Gerrei
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4.3.3.2. Coperture detritiche indifferenziate (Olocene)
Depositi olocenici dell’area continentale
Questi depositi sedimentari cartografati ai piedi dei versanti dei rilievi vulcano-sedimentari,
costituiscono il substrato affiorante sul quale è edificato la gran parte del centro abitato di
Monastir e poggiano direttamente su tutti i depositi cenozoici e quaternari affioranti nel
settore.
Di seguito, per una migliore esposizione, le coperture detritiche indifferenziate affioranti nel
settore di Monastir, vengono descritte separatamente come detrito di versante e come
deposito eluvio-colluviale, pur essendo nella cartografia tematica indicate come copertura
detritica indifferenziata.
Detrito di Versante
Al piede dei versanti settentrionali ed occidentali dei rilievi collinari, principalmente quelli
vulcanici, sono stati rilevati dei depositi superficiali di raccordo con le aree pianeggianti. Sono
costituiti da detrito di versante in piccole falde e coni prodotti dall'erosione degli alti morfologici
e trasportati a valle dalla gravità o dalle acque di ruscellamento superficiale.
Questi depositi si distinguono dai colluvi più a valle, per la presenza quasi esclusiva di
elementi andesitici grossolani, con un grado di elaborazione superficiale del tutto assente ed
in percentuale molto alta rispetto alla matrice. I ciottoli non alterati sono a spigoli vivi mentre
quelli in via di alterazione presentano un fenomeno di esfoliazione cipollare che li rende subarrotondati. La matrice nella quale sono immersi generalmente di colore rosso-violacea, è
sabbioso-limosa se i ciottoli sono della dimensione delle ghiaie grossolane oppure limosoargillosa nel caso di ghiaie fini e sabbie.
Il detrito di versante è presente al piede dei pendii della dorsale collinare; il contatto con i
depositi colluviali più a valle non è ben definito, ma approssimativamente il limite coincide con
la diminuzione della pendenza al piede dei versanti.
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V
D
C
Foto a. Versante E M.te Zara: sequenza Form. Cixerri-Vulcaniti-Detriti di versante
ag
ra
Foto b. Detrito deposto per accumulo gravitativo, ag e ruscellamento areale e gravità, ra
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Foto c. Detrito di versante costituito da brecce, sabbia e limo in proporzioni variabili.
Foto d. Detrito di versante costituito da brecce a matrice limosa.
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Coltri eluvio colluviali
Nelle aree di raccordo con la pianura, in eteropia di facies con il detrito di versante e le
alluvioni della pianura, sono stati rilevati dei depositi superficiali costituiti prevalentemente da
coltri colluviali.
Gli elementi a spigoli vivi che costituiscono il deposito, trasportati a valle dalle acque di
ruscellamento superficiale, sono prodotti dall’erosione dei materiali affioranti negli alti
morfologici e dal rimaneggiamento del detrito di versante. La granulometria di questi
sedimenti prevalentemente andesitici, varia da ghiaie fini a limi. Congiuntamente ai detriti di
versante, costituiscono la struttura dei piccoli coni di deiezione che hanno contribuito a
colmare la pianura del Campidano nel periodo di subsidenza del Quaternario.
I limiti tra questo glacis d’accumulo e le alluvioni recenti non è ben definito, ma
approssimativamente a N di M.te Zara segue l'andamento del Riu Flumineddu mentre nella
pianura ad occidente il contatto è in eteropia, quindi difficilmente individuabile.
Talora nel deposito si segnalano anche delle aree con forte concentrazione di carbonati, che
conferiscono ai sedimenti un caratteristico colore biancastro, legato alle risalite capillari,
fenomeno che interessa anche le sequenze sottostanti marnoso-arenacea e le alluvioni.
Sempre legato alle risalite capillari sporadicamente si ritrovano in affioramento, alcuni crostoni
carbonatici immersi nella copertura detritica.
Depositi Alluvionali Attuali
Lungo i corsi d’acqua più importanti, Riu Mannu e Riu Flumineddu, sono presenti depositi
alluvionali di fondo valle costituiti prevalentemente da ghiaie, sabbie e subordinati limi.
Derivano principalmente dal rimaneggiamento dei depositi sedimentari quaternari che i fiumi
attraversano e dall’erosione dei litotipi paleozoici presenti a monte, quarziti, granitoidi, scisti
ed in subordine da rocce cenozoiche, arenarie e calcari.
Il deposito, a struttura di tipo lenticolare, è formato da ciottoli poligenici ed eterometrici, con
dimensioni anche decimetriche.
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MG
Ca
MG
Foto e. Paleoalveo nelle “Marne di Gesturi” con sedimentazione di conoide alluvionale, Ca.
Foto f. Deposito colluviale-alluvionale con ciottoli andesiti in matrice sabbioso-siltosa
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Foto g. Deposito colluviale-alluvionale ad elementi monogenici andesitici eterometrici
gg
gs
gg
Foto h. Alternanza di depositi colluviali monogenici, ghiaiosi grossolani e ghiaioso-sabbiosi
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Foto a. Barra fluviale di ghiaie eterometriche in matrice sabbioso-ghiaiosa nel Riu Mannu.
Foto b. Ciottoli di litotipi paleozoici eterometrici rimaneggiati dalle “Alluvioni Antiche”.
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4.4. TETTONICA
Come già accennato in precedenza, al § 4.1, l’evoluzione geodinamica nel Mediterraneo
centro-occidentale, che ha avuto inizio nell’Eocene, ha prodotto la rototraslazione verso
oriente della microplacca sardo-corsa, determinando nel corso della sua deriva, l’apertura del
bacino balearico e la subduzione di crosta oceanica nell’area tirrenica.
In Sardegna questi complessi eventi geodinamici, nell’Oligocene, hanno cominciato a
produrre un’instabilità crostale, che ha determinato l’instaurarsi di un fenomeno di rifting
culminato con la formazione di una fossa tettonica, dal Golfo di Cagliari a quello dell’Asinara;
a questi fenomeni tettonici distensivi collegati ai margini di subduzione, è associato un
vulcanismo di tipo “calcoalcalino” come è avvenuto su gran parte del territorio della Sardegna
nell’Oligo-Miocene.
Da un punto di vista strutturale, il rift sardo è il risultato della sovrapposizione di numerose
strutture ad horst e graben generate da un’intricato sistema di discontinuità principali e
secondarie, originatesi nel paleozoico o di neoformazione, di tipo transtensivo e transpressivo,
con componente diretta od inversa e faglie listriche.
Queste faglie in parte sono state riattivate nel Pliocene, in occasione di un’altro fenomeno di
distensione crostale, senza subduzione, culminato nella formazione del “Graben del
Campidano”, che si estendeva dal Golfo di Cagliari a quello di Oristano. In questa situazione
geodinamica, con associate manifestazioni vulcaniche di tipo lavico a chimismo basico, le
faglie prevalenti sono distensive di tipo listrico ma non mancano anche locali dislocazioni a
componente orizzontale.
L'area in esame, localizzata nel bordo S-orientale del Campidano, ricadeva nell’oligo-miocene
nel settore meridionale del “Rift Sardo” e nel margine orientale del “Graben del Campidano”
durante il plio-quaternario.
Le tracce di questi eventi tettonici, sono ben visibili analizzando le sequenze vulcaniche e
sedimentarie ed i contatti tra esse spesso determinati da faglie.
Il settore è interessato da una serie di faglie, delle quali una di importanza regionale, che
hanno contribuito a generare la struttura tettonica a gradoni, facente parte del “Graben del
Campidano”.
L'elemento tettonico più importante del settore in esame, è rappresentato dalla faglia
d’importanza regionale, avente una direzione NNW-SSE ed un’immersione WSW,
denominata dagli Autori “dorsale campidanese”. È individuabile in quanto, lungo la
discontinuità sono impostati i punti di emissione dei rilievi vulcanici localizzati da Monastir a
Furtei e che delimitano la pianura del Campidano ad oriente. Il rigetto di questa faglia, in
seguito a studi effettuati da alcuni Autori, risulta essere dell’ordine di 400 m.
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Alla faglia principale, passante nella fascia ad oriente del centro abitato di Monastir, sono
associate una serie di faglie parallele di tipo sintetico che dislocano il basamento cristallino su
vari livelli, ribassati verso l’asse del Campidano, generando una struttura a gradoni; sono
visibili inoltre, alcune faglie antitetiche una delle quali è localizzata nel settore occupato
dall’abitato.
Gran parte di queste discontinuità spesso coincidono con limiti delle formazioni affioranti
nell’area e si è constatato che i contatti tettonici sono ben individuabili tra la sequenza
vulcanica ed i depositi sedimentari.
Un’esempio si può osservare all’inizio del taglio stradale lungo la SS 131, al bivio di Monastir,
dove i depositi terziari risultano inclinati verso occidente oppure al piede del versante Soccidentale di M.te Oladri nei pressi di una cava di inerti ancora attiva.
Altri contatti di faglia ben evidenti, tra la Formazione del Cixerri o quella di Ussana con l’Unità
delle “Vulcanoclastiti di Su Pardu” avente identica direzione della discontinuità principale ma
con immersione ad E, si possono osservare sui fronti di cava presenti nel territorio nelle
località di Is Serras, Su Pardu e Bidda de Nuxis.
Nel settore sono state rilevate anche alcune faglie con disposizione spaziale circa
perpendicolare alle dislocazioni precedentemente descritte. Una faglia diretta, avente
orientazione ENE-WSW, è individuabile lungo la sella tra M.te Zara e M.te Crabas e mette in
contatto l’unità delle “Andesiti di M.te Zara” con quella delle “Vulcanoclastiti di Su Pardu” più
antiche.
Un’altra faglia diretta, con orientazione NE-SW, è cartografabile sul versante S-orientale di
colle Su Cuccumenu e mette a contatto la Formazione del Cixerri con l’unità delle
“Vulcanoclastiti di Su Pardu”.
Tutte queste faglie pur discontinue in affioramento, a causa della copertura superficiale che
ne impedisce l’osservazione diretta, si estendono per lunghezze variabili dal Km sino ad
alcune decine di Km, come le discontinuità principali di importanza regionale.
Alle fratture litosferiche di ordine superiore precedentemente descritte, sono associate
numerose faglie poco estese con un modesto rigetto, aventi direzione ed immersione variabili,
riconducibili alle tensioni interne o all’assestamento degli strati in seguito ai movimenti tettonici
principali.
Sono da segnalare inoltre, numerose diaclasi nei materiali litificati come le arenarie ed i
prodotti vulcanici e fessure da contrazione termica nelle andesiti e piroclastiti saldate, che
conferiscono agli ammassi rocciosi un grado di fratturazione abbastanza spinto.
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Foto a. Faglia tra l’andesite di M. Zara e le piroclastiti di Su Pardu nel taglio della SS 131.
I II
Foto b. Faglia tra l’andesite di M. Zara, fratturata e foliata, e le piroclastiti di Su Pardu.
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Bc
Foto c. Faglia con fascia di breccia cataclastica andesitica nelle andesiti dell’U. di M. Zara.
bl
bt
bt
bl
Foto d. Specchio della faglia principale con i blocchi al letto bl, e al tetto bt, e faglie minori.
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Foto e. Concrezione carbonatica nello specchio di faglia principale e nelle fratture.
Foto f. Cataclasite a spese delle andesiti con precipitazione carbonatica nelle fratture
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Foto g. Cataclasite a spese delle andesiti con precipitazione carbonatica nelle fratture
4.5. CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEI LITOTIPI AFFIORANTI
Il presente paragrafo, riguardante gli aspetti fisico-meccanici dei litotipi presenti nel territorio
comunale di Monastir, non dovrà in alcun caso sostituire il rilevamento geologico, le indagini
in situ e le prove di laboratorio, da predisporre in funzione delle peculiarità dell’opera in
progetto, ma è solamente la trattazione sommaria ed orientativa di un aspetto importante che
caratterizza i terreni affioranti o gruppi di essi.
Infatti, come previsto dalle leggi vigenti in materia, la progettazione di ogni manufatto deve
essere supportata necessariamente dalle indagini geologiche e geotecniche indispensabili per
valutare complessivamente l’impatto e l’interazione che l’opera esercita sul territorio.
Le peculiarità geologico-tecniche che caratterizzano i terreni delle formazioni presenti nel
territorio, permettono di attribuirle ad una delle quattro classi illustrate di seguito:
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Classe
Caratteristiche dei terreni
I
OTTIMI: assenza di limitazioni all’edificabilità
Necessità di indagini geologiche e geotecniche specifiche solo per edifici
particolari per entità e/o distribuzione dei carichi o per opere che alterino i
pendii naturali.
II
BUONI: limitazioni all’edificabilità solo per edifici di particolare rilevanza
Indagini geologiche e geotecniche specifiche di norma neccessarie tranne che
per costruzioni di modesto rilievo in rapporto alla stabilità globale dell’insieme
opera-terreno.
III
MEDIOCRI: edificabilità possibile ma richiede interventi specifici
Indagini geologiche e geotecniche specifiche sempre indispensabili, tranne che
per costruzioni di rilievo molto modesto, in rapporto alla stabilità globale
dell’insieme opera-terreno.
IV
SCADENTI: edificabilità sconsigliata ma possibile realizzando specifici
interventi correttivi
Indagini geologiche e geotecniche specifiche sempre indispensabili anche per
costruzioni di rilievo molto modesto in rapporto alla stabilità globale dell’insieme
opera-terreno.
Nell’esposizione ci si riferirà alle varie formazioni senza ripetere la descrizione degli elementi
che le costituiscono, indicando comunque il paragrafo al quale fare riferimento.
Classe I - II, terreni da ottimi a buoni
Appartengono a queste classi le Unità delle “Andesiti di M.te Zara” e delle “Andesiti di M.te
Oladri”, § 4.3.2.2. Le caratteristiche fisico-meccaniche di queste sequenze vulcaniche sono
esclusivamente condizionate dall’elevata variabilità della giacitura e spaziatura delle
discontinuità. Si può affermare in generale che solo gli ammassi rocciosi interessati da un alto
grado di fratturazione presentano parametri meccanici medi o bassi se in condizioni
cataclastiche ed in presenza di una circolazione idrica nelle diaclasi mentre risultano buoni
nelle parti meno disturbate.
Classe II - III, terreni da buoni a mediocri
Appartengono a queste classi la Formazione del Cixerri, § 4.3.2.1, l’Unità delle
“Vulcanoclastiti di Su Pardu”, § 4.3.2.2, la Formazione di Ussana, § 4.3.2.3 e le “Marne di
Gesturi” Auct., 4.3.2.4. Essendo delle sequenze di strati a granulometria e coerenza molto
differenti, si hanno dei valori dell’angolo d’attrito interno e di coesione molto variabili. In
generale le caratteristiche fisico meccaniche migliori si riscontrano nei prodotti arenacei
litificati e nei grossolani a matrice sabbiosa con cemento ad ossidi ferrosi mentre quelle più
scadenti nei sedimenti marnosi ed argillosi.
Nelle valutazioni concernenti la sequenza delle “Marne di Gesturi”, si dovrà considerare anche
l’andamento della fratturazione che generalmente interessa le parti più superficiali e la
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variabilità del cemento carbonatico. Nelle aree collinari, trattandosi di sequenze stratificate, si
dovrà valutare con particolare attenzione il rapporto esistente tra la giacitura degli strati e
l’andamento del pendio.
Non potendo dare valori indicativi dell’angolo di attrito interno e coesione, si può affermare
che in condizioni indisturbate e senza la presenza di circolazione idrica nel substrato, si hanno
ottime garanzie di resistenza ai carichi nelle condizioni poco disturbate mentre nelle situazioni
peggiori si possono avere delle portanze molto limitate.
Classe III - IV, terreni da mediocri a scadenti
Fanno parte di queste classi la Formazione di Samassi, § 4.3.3.1, le “Alluvioni Antiche” Auct,
§ 4.3.3.2 ed i Depositi Olocenici, § 4.3.3.3. I depositi che costituiscono queste formazioni
generalmente incoerenti sono molto eterogenei dal punto di vista granulometrico, con la
prevalenza di ghiaie a matrice sabbioso-limosa. L’andamento dei valori, se pur indicativi,
dell’angolo d’attrito interno e di coesione in questi sedimenti grossolani, stimati sulla matrice,
risultano fortemente influenzati dalla frazione limosa; si è constatato invece che l’aspetto più
importante da prendere in considerazione è il grado di addensamento degli elementi ghiaiosi,
in quanto un suo aumento comporta il miglioramento delle capacità portanti dei terreni e la
riduzione della compressibilità. Nelle valutazioni geotecniche attraverso l’analisi della
stratigrafia, si dovrà verificare l’eventuale presenza di lenti di materiale fine e l’andamento del
rapporto tra le varie classi granulometriche nella sequenza, per prevedere il comportamento
del sedimento in funzione dell’oscillazione della falda superficiale che induce delle variazioni
di volume e della consistenza nei materiali fini. Lungo i versanti collinari, trattandosi di
accumuli superficiali detritici o colluviali talora non consolidati e stabilizzati, si dovrà valutare
con particolare attenzione il rapporto esistente tra la loro giacitura e l’andamento del pendio. I
carichi ammissibili su questi terreni possono variare da valori medi a molto bassi quando la
frazione limosa nel sedimento diventa preponderante.
5. GEOMORFOLOGIA
L’evoluzione geomorfologica del basso Campidano e del Parteolla, dal Terziario sino al
Quaternario, è stata fortemente condizionata dai movimenti tettonici, dal vulcanismo dell’oligomiocenico e del quaternario e dai cambiamenti climatici con associati movimenti eustatici.
Il territorio dal punto di vista morfologico, è generalmente sub-pianeggiante e caratterizzato
nella parte settentrionale ed orientale dalla presenza di un settore nel quale si ergono delle
basse colline aventi un profilo dolce che fanno parte della fascia di raccordo tra i rilievi
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montuosi paleozoici del Sarrabus-Gerrei e la pianura del Campidano che si estende dalla
Marmilla -Trexenta sino alla costa di Quartu S. E. La struttura delle colline è costituita dal
rocce sedimentarie oligo-mioceniche ed in alcuni casi dalle vulcaniti oligo-mioceniche o piccoli
affioramenti di rocce paleozoiche. Il substrato oligo-miocenico, rappresentato da prodotti
sedimentari eterogenei, forma essenzialmente dei rilievi con altezza e forma variabile, frutto
del condizionamento riconducibile alle diverse modalità d’erosione ed alla differente
resistenza delle rocce al modellamento. I colli, spesso isolati o in piccoli complessi,
costituiscono un paesaggio dalla morfologia dolce; il profilo dei versanti è generalmente
convesso, spesso interrotto da piccole scarpate in prossimità di banchi lapidei con maggior
resistenza all’erosione, tipo arenarie o conglomerati. I compluvi, a “V”, sono in larga misura
poco profondi e con un profilo trasversale molto aperto. Tra le colline isolate dall’erosione,
sono presenti dei piccoli bacini subpianeggianti nel quale si accumulano i prodotti colluviali
medio-fini o quelli alluvionali dei corsi d’acqua che vi scorrono incassati di qualche metro dal
piano di campagna. La pendenza di queste aree pianeggianti, di raccordo tra i rilievi e il
Campidano, è debole e decrescente in direzione della pianura. I rilievi costituiti dalle vulcaniti
sono caratterizzati da forme collinari generalmente con fianchi aspri ad elevate pendenze,
contornate da aree con morfologia sub-pianeggiante, ricoperti al piede da depositi colluviali
fini e detriti di versante medio grossolani. Dalla bibliografia risulta che l’area pianeggiante è il
risultato dell’alternanza di episodi d’accumulo ed erosivi verificatisi dal Pliocene ad oggi, i
quali hanno generato un glacis diramato verso W, dalla base dei rilievi paleozoici a quelli
generati dall’allineamento vulcanico di Monastir-Serrenti e giungeva probabilmente fino
all’asse della fossa del Campidano. I primi eventi alluvionali hanno prevalentemente colmato i
dislivelli esistenti nel bacino del Parteolla e bassa Trexenta, dai rilievi del Sarrabus-Gerrei sino
ai colli vulcanici della soglia del Campidano. Tracce di questi terrazzi, poggianti in discordanza
sui depositi miocenici rimaneggiati in superficie, sono disseminati in tutta la fascia da Monastir
a Cagliari. Lo spessore del primo evento è di circa 3 m mentre quello del secondo,
sovrastante, intorno ai 10 m come verificato sui relitti dei terrazzi risparmiati dall’erosione. Si
presentano costituiti da ciottoli elaborati di litotipi paleozoici a granulometria variabile, immersi
in una matrice limosa rossastra per un’alta percentuale di ossidi ferrosi.
In seguito all’aumento dei dislivelli topografici, per abbassamento del livello del mare legato
agli ultimi episodi glaciali ed ai movimenti tettonici del Campidano orientale, questo glacis
d’accumulo è stato smembrato dall’erosione dei corsi d’acqua, facendo riaffiorare in alcuni
settori della pianura il substrato sedimentario terziario. Relitti di questo glacis d’accumulo sono
cartografabili lungo tutto il bordo orientale del Campidano oppure possono ritrovarsi coperti da
un livello di sedimenti recenti costituito da alluvioni nelle parti pianeggianti e da detriti di
versante al piede dei rilievi
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5.1. GEOMORFOLOGIA GENERALE DEL SETTORE DI MONASTIR
Dall’analisi generale della morfologia dell’area, si evince che il suo assetto geomorfologico è
legato principalmente agli eventi tettonici plio-quaternari ed al successivo riequilibrio con
rimodellamento della superficie terrestre da parte degli agenti esogeni, tuttora attivi.
Il settore in esame è composto da una vasta zona settentrionale e occidentale pressochè
pianeggiante, con una quota media intorno ai 70 m slm, e da una parte Sud-orientale nella
quale si ergono dei colli che non superano i 250 m slm.
I maggiori rilievi con allineamento NNO-SSE, sono localizzati nella parte orientale e sono
costituiti dalle formazioni vulcaniche e mioceniche più resistenti all'erosione; nella pianura
affiorano i sedimenti del substrato terziario e quelli quaternari prodotti dall’erosione ed
accumulati dai corsi d’acqua o dalla gravità.
Per quanto riguarda il centro abitato del Comune di Monastir, la sua porzione orientale risulta
edificata su una dorsale collinare compresa tra i colli Pedreras e S. Sebastiano in cui il
substrato è costituito dalle vulcaniti oligomioceniche mentre la restante parte occidentale è
fondata nella fascia subpianeggiante o debolmente inclinata, di raccordo tra i colli vulcanici e
la pianura del Campidano nella quale affiorano i sedimenti miocenici e il deposito costituito da
detrito di versante e colluviali del quaternario.
L’analisi della morfologia evidenzia superfici molto inclinate e rotture di pendio solo nei
versanti del Colle di S. Sebastiano e di Pedreras, mentre l’andamento topografico della parte
subpianeggiante occidentale risulta essere graduale ed omogeneo.
Nell’ area urbana non sono state rilevate situazioni di disequilibrio geomorfologico in atto, se
si eccettua la situazione generata dal taglio stradale della SS 131.
Di seguito per una migliore esposizione, l’area pianeggiante e quella collinare vengono
trattate separatamente.
5.1.1. GEOMORFOLOGIA DEL SETTORE SUD-ORIENTALE
Il settore è caratterizzato da due allineamenti collinari paralleli, sfalsati di circa 400 m, con la
direzione degli assi avente un’orientazione circa NNW-SSE, la struttura del gruppo dei rilievi
Sud-occidentale, più esteso ed elevato, è costituita dalle vulcaniti mentre l’altro è impostato
sui sedimenti terziari.
Per l’apparato vulcanico, le quote sul livello del mare misurate da N verso S, sono 126 m di
Monte Pedreras, 226 m di Monte Zara, 215 m di Monte Crabas, 191 m del colle Su
Cuccumenu, 235 m di Monte Oladri e 173 m di Cuccuru Mussu Filippu, per quello più a N, nei
depositi sedimentari terziari, 187 m di M.te Agutzu e 204 m di Bruncu Arrubiu.
L’aspetto morfologico dell’area collinare è aspro nelle zone in cui il substrato è costituito dai
prodotti vulcanici e con deboli ondulazioni nel settore con le litologie sedimentarie. Tutte le
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colline presenti nel settore, eccetto Bruncu Arrubiu la cui struttura è composta dai sedimenti
della “Formazione di Ussana” e M.te Agutzu dalla “Formazione del Cixerri”, sono costituite dai
prodotti della sequenza vulcanica.
L’andamento dei versanti è variabile; le pendenze più alte sono state misurate nei colli
vulcanici, dove gli affioramenti andesitici mostrano generalmente acclività superiori rispetto
alla sequenza piroclastica. Nelle colline con profili dolci costituite dai sedimenti miocenici,
invece, le inclinazioni sono inferiori ai 35°.
Nella parte alta dei rilievi vulcanici è generalmente assente la copertura di suolo ben
strutturata, infatti, è ben visibile la roccia affiorante fortemente fratturata e con fenomeni
d’alterazione che hanno prodotto numerose tafonature, utilizzate nel periodo neolitico come
ripari o luoghi di culto.
Le forti pendenze esistenti nelle aree in cui affiora la roccia, associata all’alto grado di
fratturazione, generano numerosi distacchi di materiale e piccole frane gravitative che si
accumulano alla base delle scarpate formando coni o piccole falde detritiche di ciottoli
vulcanogenici eterometrici. Questo degrado è accentuato in alcune zone dove gli affioramenti
rocciosi generano delle scarpate quasi sub-verticali, come nel Monte Zara o nel versante
settentrionale del colle di S. Sebastiano.
Nella parte pianeggiante al piede dei pendii collinari vulcanici, interposta con la pianura
circostante, affiora una copertura detritica indifferenziata costituita in prevalenza da detrito di
versante, colluvi ed anche il prodotto di alterazione in situ delle vulcaniti. Questo deposito che
spesso poggia sul substrato vulcanico, ha un’inclinazione che raccorda la forte pendenza dei
versanti rocciosi con quella debole riscontrabile nella pianura circostante al piede. Dal punto
di vista morfologico può essere definito un glacis d’accumulo, con pendenze intorno al 10%.
I sedimenti che costituiscono il glacis d’accumulo si differenziano da quelli alluvionali presenti
nella pianura, in quanto sono prevalentemente composti da elementi andesitici a spigoli vivi e
mal classati, per il limitato trasporto, ed immersi in una matrice sabbiosa limosa rosso
violacea.
Le colline formatesi sui sedimenti terziari generalmente si raccordano alla pianura senza
brusche variazioni di pendenza; talora sono presenti rotture di pendio per la differente
erodibilità litologica o per la presenza di faglie.
La forma a “V” delle piccole valli scavate dai corsi d’acqua è generalmente più aperta nelle
litologie sedimentarie, come per il Riu Santu Milanu e di Gora is Serras, e stretta nelle aree
occupate dalle vulcaniti. Nel caso di compluvi impostati in prossimità di contatti tra litologie a
diverso grado di erodibilità, si riscontra un profilo trasversale delle valli di tipo asimmetrico,
con maggiore inclinazione sul versante con litotipi più resistenti, come nella valle della Gora di
M.te Agutzu tra M.te Zara e M.te Agutzu.
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Sui versanti in cui è assente la vegetazione e nelle aree di cava dismesse, in cui il substrato è
costituito da materiale sedimentario fine, le acque di ruscellamento superficiale generano
un’erosione a calanchi, talora con profonde incisioni, che lasciano in posto la frazione di
materiale grossolano. Anche l’incidenza antropica ha un ruolo primario nell’assetto
geomorfologico della zona, infatti, sono numerose le rotture di pendio e le scarpate con forti
dislivelli, conseguenti alle opere di sbancamento per l’attività estrattiva o per la viabilità. Per
quanto riguarda le aree soggette nel passato a modifiche sostanziali dell’andamento
topografico, generate per lo sfruttamento di georisorse, vi sono state riscontrate situazioni
anche di forte disequilibrio, come sul versante orientale di M.te Zara in loc. Su Pardu e nel
pendio occidentale di M.te Agutzu. Il dissesto provoca smottamenti e piccole frane, tuttora in
atto, con la formazione di cumuli e coni di detriti al piede dei fronti di scavo per effetto della
gravità e coltri colluviali nei piazzali, deposti dalle acque di ruscellamento superficiale.
Nelle aree sono presenti anche numerose depressioni topografiche colme d'acqua, alcune
delle quali perenni, dovute alla scarsa permeabilità dei terreni.
Nei diversi siti in cui si è svolta l’attività estrattiva, si è riscontrato la quasi totale assenza di
suolo agrario o dell’orizzonte superficiale di alterazione, pertanto le aree non possono essere
riconvertite per attività produttive di tipo primario se non previa ricostruzione del suolo
agricolo.
Nel settore collinare, un’altra opera che ha comportato delle forti modifiche morfologiche, con
l’innesco di piccoli fenomeni franosi ad alto rischio, è la trincea stradale della SS 131 sul
versante occidentale del M.te Zara. Si è potuto constatare che alla base del taglio stradale,
lungo tutto il suo sviluppo, sono presenti degli smottamenti e crolli di detriti grossolani indizio
di una condizione d’instabilità del fronte. Se si considera, inoltre, l’estensione completa del
versante dalla cima sino alla base, coincidente con la sede stradale, l’aumento della
pendenza accentua la pericolosità di un versante già intrinsecamente franoso.
5.1.2. GEOMORFOLOGIA DEL SETTORE NORD ED OCCIDENTALE
La parte pianeggiante che occupa i settori settentrionale e occidentale si presenta con una
debole pendenza verso W. Ha quote variabili dai 110 m s. l. m. misurate nell’estremità Nordorientale del territorio comunale, nei pressi di M.te Assorgia, ed i circa 54 m rilevati nel lembo
di terra tra gli alvei del Riu Mannu e Flumineddu nel limite comunale occidentale.
Tutta l’area in esame è interamente occupata dai sedimenti alluvionali ascrivibili al
Quaternario se si esclude l’area Nord-orientale, delimitata ad W dal Riu Mixeddu ed a S dal
Riu Mannu, dove affiorano i sedimenti miocenici marnosi.
È stato già illustrato in precedenza, che i sedimenti quaternari presenti nell’area sono stati
interpretati come una successione di glacis d’accumulo smembrati da fiumi ad andamento
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trasversale. I numerosi relitti risparmiati dall’erosione, hanno comunque reso possibile una
ricostruzione della fisionomia originaria di questa struttura sedimentaria, prevalentemente
lungo la linea Monastir-Cagliari e lungo tutto il bordo del Campidano alla base dei rilievi del
Sarrabus-Gerrei.
Dall’analisi delle caratteristiche dei depositi, costituiti da ciottoli cristallini sub-arrotondati
immersi in una matrice limoso sabbiosa ferrettizzata e spessi complessivamente circa 15 m, si
può affermare quasi con certezza che i materiali costituenti il glacis d’accumulo provengono
dal complesso paleozoico del Sarrabus-Gerrei, come confermano i dati bibliografici.
L’andamento della superficie topografica, debolmente ondulata, è interrotta dagli alvei dei due
corsi d’acqua più importanti e da alcuni piccoli rivoli loro affluenti, che drenano il settore
collinoso o la pianura. I percorsi fluviali del Rio Mannu e Flumineddu, generalmente delimitati
da dei piccoli argini longitudinali o da terrazzi, possono essere di tipo meandriforme ed
anastomizzato. Quando l’alveo è a canali intrecciati, nel letto sono presenti depositi alluvionali
in barre e cordoni, aventi granulometria da grossolana a fine e canali abbandonati.
Queste alluvioni recenti, attribuite all'Olocene, costituiscono il deposito superficiale in una
fascia che si estende tra il Rio Mannu ed il Rio Flumineddu e sono riconoscibili per il debole
grado di cementazione del materiale. Nei piccoli affluenti invece si è riscontrato la prevalenza
dei fenomeni erosivi con conseguente approfondimento del letto fluviale, che risulta
generalmente incassato nelle alluvioni quaternarie.
L’area sub-pianeggiante essendo completamente antropizzata non mostra evidenti fenomeni
morfogenetici naturali attivi, infatti, la pressione antropica legata alle numerose aziende
agricole presenti, non permette agli agenti esogeni il modellamento della superficie terrestre in
funzione dell’equilibrio esistente. Nella pianura sono presenti solamente limitati fenomeni di
erosione canalizzata mentre al contrario sono numerosi i cambiamenti dell’assetto topografico
legato all’azione dell’uomo, come le canalizzazioni delle acque superficiali e tutte le opere per
la viabilità sia principale che agricola. Queste opere pur creando delle forti modificazioni
dell’assetto geomorfologico non generano disequilibri e nuove condizioni di pericolosità.
5.2. ANALISI DELLE PENDENZE
Nella pianificazione territoriale, per l’utilizzo funzionale di un settore alle esigenze di sviluppo
economico ed ecosostenibile di una comunità, uno dei parametri principali da considerare è
l’analisi dell’acclività generale di un’area. Infatti, per operare delle scelte mirate alla corretta
destinazione d’uso del territorio comunale, è indispensabile considerare l'entità e la
distribuzione areale delle pendenze. L’acclività della superficie topografica ed i suoi valori,
dipendono dai caratteri intrinseci delle rocce che costituiscono il substrato affiorante quali tipo
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di litologia, giaciture e grado di fratturazione, dall’esposizione agli agenti esogeni e dall’attività
antropica. Nel programmare l'utilizzazione di una superficie, soprattutto dove la destinazione
d'uso presunta è quella agricola, si deve considerare la scelta della coltura da impiantare ed il
tipo d’irrigazione utilizzabile in quanto condizionate dalla pendenza del terreno. Secondo le
indicazioni di alcuni Autori al di sopra del 25-30% non è più possibile la meccanizzazione
agricola; per pendenze comprese tra il 20 e il 30% di solito vengono previste le colture
arboree, mentre per pendenze superiori al 30%, si devono prevedere il bosco ed il pascolo.
Da alcuni studi risulta che la pendenza del 35% rappresenta il valore massimo di acclività
oltre la quale, almeno nel territorio italiano, i terreni non sono più suscettibili di coltivazioni.
Discorso analogo va fatto per una corretta utilizzazione del territorio nell’ambito
dell’espansione del centro abitato, dove per gli insediamenti ad uso residenziale non sono
indispensabili valori bassi di pendenza come al contrario necessitano le aree da destinare agli
insediamenti produttivi. Analizzando la carta clivometrica è possibile visualizzare l’andamento
generale della pendenza. Si possono distinguere due zone; una sub-pianeggiante molto
estesa, nei quadranti settentrionali ed occidentali, avente pendenze inferiori al 5% con una
limitata area localizzata nei pressi del confine comunale Nord-orientale, dove si raggiungono
valori variabili dal 10% al 20%; mentre l’altra Sud-orientale, collinosa, mostra delle pendeze
intorno al 5-10% al piede dei versanti con un progressivo aumento dei valori, generalmente
compresi tra il 25% e 75%, che raggiungono anche misure superiori al 75% nelle aree più
impervie, lungo le scarpate degli affioramenti rocciosi. La distribuzione percentuale dei diversi
range di pendenza, rispetto alla totalità del territorio comunale, la si può visualizzare nella
seguente tabella.
Range di
pendenza
Acclività
Percentuale sulla
Percentuale
area totale
espressa in Kmq
0 – 2,5%
0,00 - 1,43°
48.54%
15.422
>2,5% - 5%
1,43° - 2,86°
20.81%
6.61
>5% - 10%
2,86° - 5,71°
12.37%
3.93
>10% - 20%
5,71° - 11,30°
9.16%
2.91
>20% - 40%
11,30° – 21,80°
7.62%
2.42
>40% - 60%
21,80° – 30,96°
1.32%
0.42
>60% - 80%
30,96° – 38,66°
0.16%
0.05
>80%
>38,66°
0.03%
0.01
Tab. 5.1 - Distribuzione percentuale dei range di pendenza nel settore di Monastir
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Dai valori esposti nella tabella 5.1, si evince che il territorio comunale di Monastir è in larga
misura pianeggiante. Si può notare che circa l’83% del territorio ha una pendenza inferiore al
10%, il 16% ha una pendenza compresa tra il 10 ed il 40% e solo il 1% presenta un’acclività
superiore ai 21°, che risulta circoscritta al settore occupato dalle colline.
Nella porzione occupata dal centro abitato, la ripartizione dei range di pendenza rispecchia in
linea generale quella esistente nel territorio, in cui circa 80% dell’area presenta pendenze
inferiori al 15%, mentre il restante 20% è ristretta alle colline di M.te Pedreras e di S.
Sebastiano dove si raggiungono pendenze anche molto alte. Per avere un quadro d'insieme
delle pendenze nel territorio comunale di Monastrir è stata realizzata la "carta dell’acclività".
5.3. VALUTAZIONE DELLA STABILITÀ GEOMORFOLOGICA DEL SETTORE
Nel territorio del Comune di Monastir è stato individuato dagli organi competenti della Regione
Autonoma della Sardegna, un esteso settore nel quale sono accertate delle condizioni con
diverso grado di pericolosità legata a fenomeni franosi con conseguente rischio gravante sui
vari elementi presenti nell’area. Le carte tematiche del P.A.I. relative alla pericolosità, al
rischio ed agli elementi a rischio, tavole B7 Hg 016/69, B7 Rg 016/69 e B7 Eg 016/69, sono
redatte sulla base topografica del C.T.R. Numerico della R. A. S. in scala 1:10.000.
Nella carta tematica di Monastir relativa alla pericolosità per frana è circoscritta una zona che
si estende sull’allineamento dei rilievi vulcanici di M.te Zara, M.te Crabas e colle Su
Cuccumenu. La quasi totalità dell’area ha una pericolosità d’intensità Hg2 e comprende anche
alcune porzioni delle aree di cava dismesse che in alcuni punti verosimilmente dovrebbero
essere valutate Hg3. La classe di pericolosità Hg4, è assegnata a due piccoli settori allungati
che si estendono sul versante occidentale di M.te Zara, ubicati lungo la cresta rocciosa ed in
corrispondenza del taglio stradale della SS 131 alla base del pendio.
Nell’ambito della redazione del PUC, come previsto dalle “Linee guida per l’adeguamento dei
Piani Urbanistici Comunali al PPR ed al PAI”, è stato eseguito lo studio di compatibilità
geologica di dettaglio, finalizzato alla verifica e revisione dei limiti delle aree soggette a
pericolosità, perimetrate dal PAI vigente ed al loro adeguamento alla scala della cartografia
del Piano. Come previsto dalle direttive contenute nelle Norme di Attuazione del P.A.I., Art. 8
comma 2, i risultati acquisiti saranno recepiti in sede di redazione del PUC e coerentemente,
l’Amministrazione comunale sarà tenuta ad introdurre nello strumento urbanistico, i vincoli e le
limitazioni d’uso per le aree soggette a pericolosità geologico-geotecnica previsti nel Capo III,
dagli articoli 31, 32, 33 e 34 delle Norme di Attuazione del P.A.I. I risultati ottenuti nell’analisi
di compatibilità geologica e la relativa catrografia tematica aggiornata sono consultabili nello
studio allegato.
64
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COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
6. CLIMATOLOGIA
Per valutare l’andamento climatico nel territorio di Monastir e le risorse idriche disponibili,
sono stati analizzati i dati relativi alle stazioni meteorologiche presenti a pochi chilometri dal
confine comunale, in quanto nell’area indagata non è presente alcuna stazione di
misurazione. I parametri calcolati nello studio daranno l’opportunità di stimare meglio i
processi morfogenetici naturali agenti sul substrato e l’evoluzione del paesaggio ed indicazioni
agronomiche sulla densità e tipo di copertura forestale.
Le caratteristiche climatiche dell'area, possono essere definite attraverso l'elaborazione
statistica dei dati disponibili sulle temperature e precipitazioni, considerando inoltre la
ventosità, la nuvolosità e l’umidità relativa.
Per valutare l’andamento pluviometrico nell’area, si sono utilizzati i dati relativi alle stazioni più
vicine di Nuraminis e Sestu, distanti una decina di Km e localizzate rispettivamente a N e S
del settore in esame. Le osservazioni sono relative al periodo 1922-1992 con delle lacune;
nelle misurazioni della stazione di Nuraminis mancano del tutto le osservazioni del 1944,
1945, 1948 mentre in quella di Sestu sono assenti i dati del 1944, 1945, 1992.
Per quanto riguarda i dati sulle temperature, si sono utilizzati i valori della stazione
meteorologica di Elmas distante circa 15 Km, anzichè quelli delle stazioni considerate in
precedenza essendo incompleti. Alla stazione di Elmas sono riferiti anche i dati sulla
nuvolosità, umidità relativa e ventosità.
6.1. PRECIPITAZIONI
L'andamento pluviometrico nell’arco dell’anno è caratterizzato dal minimo di piovosità nel
periodo estivo e da un massimo in autunno ed inverno.
Nelle stazioni di Nuraminis e Sestu si osserva che le precipitazioni medie mensili assumono
valori abbastanza simili, con una certa prevalenza delle altezze di pioggia in quella di
Nuraminis.
Nella seguente tabella 6.1 sono esposti i dati relativi alle precipitazioni nel periodo compreso
tra il 1922 ed il 1992. Per ogni singola stazione, è riportato il valore medio mensile ed annuale
dei 70 anni considerati.
I valori attribuiti al settore in esame, nella riga “Monastir”, sono la media aritmetica dei dati
relativi alle due stazioni considerate.
Dal calcolo risulta che nell'area studiata, la piovosità media annuale nel periodo dal 1922 al
1992, è pari a 505,7 mm.
65
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COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
Media
Stazioni
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Nuraminis
62,6
65,1
56,3
44,5
33,2
11,8
5,8
12,7
35,2
60,4
72,2
80,9
536,8
Sestu
51,2
54,7
47,3
40,1
31,6
11,6
3,8
7,3
35,2
58,2
63,4
66,3
467,2
Monastir
56,9
59,9
51,8
42,3
32,4
11,7
4,8
10,0
35,2
59,3
67,8
73,6
505,7
annuale
Tab. 6.1 - Pluviometria media mensile ed annuale per il periodo 1922-1992, nelle stazioni di Nuraminis, Sestu
e Monastir.
Dai dati si evince che i mesi più secchi sono giugno, luglio ed agosto, mentre quelli più piovosi
mm di pioggia
sono ottobre, novembre, dicembre, gennaio e febbraio.
85
80
75
70
65
60
55
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
nuraminis
sestu
monastir
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Grafico 6.1 - Andamento delle precipitazioni medie mensili nelle stazioni di Nuraminis, Sestu e Monastir.
Dall’analisi delle curve del grafico 6.1, si può appurare che l’andamento pluviometrico relativo
alle due stazioni è similare ed in alcuni mesi praticamente identico; si noti che le due curve
evolvono con una tendenza molto simile ed hanno la coincidenza dei massimi nei mesi di
febbraio e dicembre e del minimo nel mese di luglio.
6.2. TEMPERATURE
I valori termometrici utilizzati sono relativi alla stazione meteorologica di Cagliari-Elmas
distante circa 15 Km da Monastir. L’andamento termometrico è stato ricostruito sulla base
delle misurazioni eseguite in un periodo compreso tra il 1922 e il 1992. In questo periodo di
osservazione, 71 anni, mensilmente sono state effettuate mediamente dalle 63 alle 64
osservazioni. Nella tabella 6.2 si riportano la media delle temperature mensili e annua, il
numero di osservazioni e la deviazione standard, STD.
66
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PROVINCIA DI CAGLIARI
Stazione
Media
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
64
64
64
64
64
64
64
64
63
64
64
64
64
Media
10,6
11,0
12,7
14,9
18,4
22,6
25,3
25,5
23,1
19,3
15,1
11,9
17,6
Dev. Stand.
1,3
1,4
1,3
0,9
1,0
1,2
1,2
1,1
1,1
1,1
1,5
1,4
1,2
Cagliari-Elmas
N°. misure
annuale
Tab. 6.2 - Valori termometrici medi, mensili ed annuale, in °C relativi alla Stazione Meteo di Cagliari-Elmas, nel
periodo 1922-1992.
La temperatura media annua, calcolata con i valori medi mensili degli anni compresi tra il
1922 ed il 1992, è di 17.6 °C. Il mese più freddo è Gennaio con 10.6 °C, mentre quello più
caldo è Agosto con 25.5 °C; negli anni di osservazione, l’anno più caldo è stato il 1940 con
una media annua di 16,4 °C.
Nel grafico 6.2 è mostrata la curva che rappresenta l’andamento della media delle
temperature massime mensili, nell’arco di un anno, relativa al periodo 1922 – 1992.
28
26
24
Temperature °C
22
20
18
16
14
12
10
8
6
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Grafico 6.2 - Andamento della media delle temperature massime mensili nella Stazione Meteo
di Cagliari -Elmas nel periodo 1922-1992.
6.3. STIMA DELL'EVAPOTRASPIRAZIONE
La temperatura e il regime delle precipitazioni sono le variabili indipendenti considerate per
calcolare l’evapotraspirazione che avviene in un settore. È uno dei parametri più significativi
nell’ambito di un bilancio idrologico e rappresenta la perdita di una parte delle acque di
precipitazione, per evaporazione dal suolo e per traspirazione della vegetazione. Alcuni
parametri climatici come la nuvolosità, l’umidità relativa e la ventosità, pur non figurando come
variabili indipendenti nelle formule più usate per il calcolo dell’evapotraspirazione, rivestono
comunque una grande importanza.
67
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Di seguito questi tre fattori climatici, vengono illustrati e stimati attraverso i dati relativi alla
stazione meteorologica di Cagliari-Elmas.
Il primo parametro di notevole importanza nella definizione del clima è la nuvolosità da cui
dipende l’irraggiamento solare.
Nella Tabella 6.3 sono sintetizzati il numero medio mensile ed annuo dei giorni in condizioni di
sereno (nuvolosità < 2/8), nuvoloso (2/8 < nuvolosità < 6/8) e coperto (nuvolosità > 6/8), riferiti
al periodo compreso tra il 1922 ed il 1992.
Stazione
Media
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
sereno
6
5
6
7
8
12
22
18
10
6
6
7
113
nuvoloso
14
13
15
14
14
14
7
10
14
17
17
15
164
coperto
11
10
10
9
9
4
2
3
6
8
7
9
88
Cagliari-Elmas
annuale
Tab. 6.3 - Valutazione media, mensile ed annuale nel periodo 1922–1992, dei giorni di sereno, nuvoloso e coperto
nella Stazione Meteo di Cagliari-Elmas.
Dall’esame dei valori riportati nella tabella 6.3 si evince che il numero massimo di giornate
serene si ha nei mesi di Luglio ed Agosto, rispettivamente con 22 e 18 giorni, mentre il minimo
si registra nei mesi del periodo tra Ottobre e Aprile, dai 5 ai 7 giorni.
Il valore minimo di giornate nuvolose si ha nel mese di Luglio, 7 giorni, mentre il massimo si
osserva nei mesi di Ottobre e Novembre con 17 giorni. Le giornate in condizioni di coperto
raggiungono il massimo di 11 giorni nel mese di Gennaio ed un minimo di 2 giorni in Luglio.
I dati relativi alla media annua, indicano che nel settore si hanno 113 giorni di sereno, il 30.96
%, 88 giorni di cielo coperto, il 24.11 %, e nei restanti 164 giorni nuvoloso, il 44.93 %.
Un altro parametro molto importante è l’andamento del vento al suolo, ventosità,
rappresentato
dall’intensità,
direzione
e
frequenza.
I
dati
anemometrici
esposti
nell’istogramma, rilevati nella stazione meteorologica di Cagliari-Elmas, riportano i dati medi
acquisiti in 100 osservazioni.
Stazione Cagliari-Elmas
% Intensità 0 m/s
calme
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
16,00
-
-
-
-
-
-
-
-
% Intensità 0-5 m/s
-
12,40
2,20
3,30
6,00
7,30
0,50
4,30
18,00
% Intensità 5-10 m/s
-
4,15
0,32
0,86
3,70
5,06
0,78
2,71
9,90
% Intensità 10-15 m/s
-
0,07
0
0,01
0,03
0
0
0,08
0,33
Tab. 6.4 - Distribuzione, intensità e direzione dei venti nella stazione meteorologica di Cagliari-Elmas del vento,
Stazione Meteo di Cagliari-Elmas
68
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CALME
100
NW
10
18
16
N
12,4
1
9,9
0,1
0,33
W
4,15
NE
0,07
2,71
4,3
0,08
0,01
0,01
2,2
0,32
% Intensità
0-5 m/s
0,03
0,78
0,86
0,5
% Intensità
5-10 m/s
3,3
SW
3,7
5,06
% Intensità
10-15 m/s
E
% calme
6,0
7,3
S
SE
Grafico 6.3 – Distribuzione logaritmica sulla ventosità nella Stazione di Cagliari-Elmas.
18,5
18
17,5
17
16,5
16
15,5
15
14,5
14
13,5
Percentuale %
13
12,5
12
11,5
11
% Intensità
0-5 m/s
10,5
10
% Intensità
5-10 m/s
9,5
9
8,5
8
% Intensità
10-15 m/s
7,5
7
6,5
% calme
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
0
CALME
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
Grafico 6.4 - Istogramma sulla direzione, distribuzione ed intensità del vento, Staz. di Cagliari-Elmas.
Dalla distribuzione dei venti, vedi grafici 6.3 e 6.4, si desume che nel settore il vento
dominante, con direzione NW, ha un’intensità massima compresa tra 10 e 15 m/s, mentre
69
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quello più frequente, 18 %, ha una velocità inferiore ai 5 m/s; le calme registrate non superano
il 16 % delle osservazioni.
L’ultima variabile significativa che condiziona l’evapotraspirazione è l’umidità relativa che
rappresenta il rapporto in percentuale della quantità di vapore acqueo esistente in una data
massa d’aria e la quantità massima di umidità che la stessa potrebbe contenere rispetto alla
sua temperatura, al momento dell’osservazione.
L’umidità relativa media dei valori registrati nella stazione di Cagliari-Elmas, nel 1975, sono
sintetizzati nella tabella 6.5 e permettono di avere un quadro generale delle misure mensili
medie dell’umidità dell’aria e del valore medio annuo, 75%.
Stazione
Cagliari-Elmas
Umidità rel. %
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
80
78
77
75
75
70
69
71
73
76
77
80
Media
Annuale
75
Tab. 6.5 - Valori di umidità relativa media mensile nel periodo 1922-1992 relativa alla Staz. Meteo Cagliari-Elmas
Nel grafico 6.5 si può visualizzare l’andamento dell’umidità relativa media nell’arco di un anno.
Si può notare che l’umidità relativa è più alta nei mesi invernali, 80% a Dicembre e Gennaio e
raggiunge un valore minimo nel mese di Luglio, circa 70 %.
81
80
Umidità relativa %
79
78
80
80
78
77
76
75
77
76
77
75
75
74
73
72
73
71
71
70
70
69
68
69
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Grafico 6.5 – Andamento annuale dell’umidità relativa media nella Stazione meteo di Cagliari-Elmas nel
periodo 1922-1992.
I dati sulla temperatura media e le precipitazioni medie hanno consentito la realizzazione del
diagramma ombrotermico relativo al settore di Monastir, grafico 6.6 illustrato di seguito, che
permette di analizzare e comparare contemporaneamente i regimi medi mesili termici e
pluviometrici nell’arco dell’anno.
70
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L’andamento delle curve consente di visualizzare che nei mesi estivi di Giugno, Luglio ed
Agosto, dove la temperatura media mensile raggiunge valori al di sopra di 22,6 °C, si hanno
valori di piovosità inferiori ad 11,7 mm con il minimo in Luglio di 4,8 mm, mentre nei mesi di
Ottobre, Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo, dove le temperature medie
mensili oscillano tra i 10,6 °C e i 19.3 °C, si raggiungono le piovosità più elevate maggiori di
50 mm. Il clima è caratterizzato da un periodo caldo con scarsa piovosità ed uno più o meno
freddo e piovoso. Nel grafico si può notare che la curva delle temperature giace al di sotto di
quella delle precipitazioni nei mesi di Giugno, Luglio ed Agosto situazione che rappresenta
una condizione di deficit idrico con prevalenza dei consumi d’acqua per evapotraspirazione
rispetto agli apporti meteorici; quindi il periodo in esame è classificato come secco.
L’analisi delle medie mensili di temperatura e piovosità, consentono di individuare il tipo di
clima. Il valore di temperatura media annua di 17,6 °C, la temperature media mai inferiore ai
10 °C, quattro mesi con la temperatura media superiore a 22 °C, Giugno, Luglio, Agosto e
Settembre e le precipitazioni medie annue intorno ai 505,7 mm annui, permettono di
classificare il clima come mediterraneo con estate calda.
80
73,6
70
T e P medie mensili
60
50
67,8
59,9
59,3
56,9
51,8
42,3
40
22,6
25,3
10,6
11
12,7
19,3
18,4
14,9
P media
in mm
23,1
25,5
20
10
35,2
32,4
30
T media
in °C
15,1
10
11,7
11,9
4,8
0
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Grafico 6.6 - Diagramma climatico di Walter e Lieth per il settore di Monastir
Dal climogramma illustrato di seguito, grafico 6.7, risulta evidente che il settore in studio è
caratterizzato da due periodi, uno considerevole di caldo arido e l’altro più limitato freddo
umido. Infatti, si può apprezzare la porzione rilevante dell’area all’interno del poligono che
ricade nel IV quadrante caldo secco e quella nel II quadrante freddo umido.
71
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COMUNE DI MONASTIR
PROVINCIA DI CAGLIARI
75
dic
nov
70
60
II
55
gen
65
freddo umido
feb
caldo umido
mar
50
Precipitazioni mm
ott
III
45
apr
40
I
35
30
set
freddo arido
mag
25
20
15
10
IV
5
giu
ago
caldo arido
lug
0
10
12,5
15
17,5
20
22,5
25
Tem peratura °C
Grafico 6.7 - Climogramma per il settore di Monastir
La classificazione fatta sul clima della regione in esame è confermata anche dall’analisi
dell’andamento dell’indice di aridità mensile nell’arco di un anno.
Gli indici di aridità medi mensili, visualizzati nella tabella 6.6, sono stati calcolati mediante la
formula di De Martonne Ia = 12Pm /(10+t), dove Pm e t corrispondono rispettivamente la
media mensile delle precipitazioni e la media mensile della temperatura, nel periodo 19221992.
Settore di
Monastir
Indici medi
di aridità
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
33,15
34,23
27,38
20,38
13,69
4,31
1,63
3,38
12,76
24,29
34,41
40,33
Tab. 6.6 - Indici di aridità medi mensili nel settore di Monastir per il periodo 1922-1992.
72
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Nel grafico 6.8 è rappresentata la curva relativa all’indice di aridità nell’arco di un anno.
45
40,33
40
34,23
35
Indice di aridità Ia
32,41
33,15
30
27,38
25
24,29
20,38
20
15
13,69
12,76
10
5
4,31
1,63
3,38
0
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Grafico 6.8 - Diagramma dell’indice di aridità medio mensile nel settore di Monastir
Alle stesse considerazioni si arriva osservando le curve che rappresentano l'andamento
annuo degli indici di aridità mensili. Queste mostrano che i mesi più aridi con aridità totale
inferiore a 21 sono Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre mentre i più umidi con
l’indice superiore a 32 sono Gennaio, Febbraio, Novembre e Dicembre.
Con i valori medi annui di precipitazione P, di temperatura T, di precipitazione media p e
temperatura
media t, relativi al mese più arido,
utilizzando
la relazione Ia =
{P/[(T+10)+12p/t]}/2, si è calcolato il valore dell’indice di aridità medio annuo corrispondente
a: Ia = 8.46.
Per la valutazione dell'evapotraspirazione reale annua nel settore in esame, si è adottata la
formula di Turc, valida per qualsiasi tipo di clima e quella di Coutagne. Nel calcolo si sono
utilizzati i valori medi annui di precipitazione, P, e di temperatura, T, relativi all’area in studio.
Il valore di Er ottenuto nel calcolo con la formula di Turc è di 471,69 mm.
Er = P / [ 0,9 + P2/ L2 ]1/2
dove:
L = 300 + 25 T + 0,05 T3;
P = 505,7 mm/a;
T = 17,6 °C.
Il valore di Er ottenuto nel calcolo con la formula di Coutagne è di 427,5 mm/a.
73
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Er = P -  P2
dove:
 = 1/(0,8 + 0,14 T);
P = 0,506 m/a;
T = 17,6 °C.
I dati termici, pluviometrici, gli indici di aridità media mensile ed i diagrammi climatici elaborati,
permettono di affermare che nel settore in studio il regime climatico è di tipo mediterraneo
caratterizzato da estate calda e secca ed un periodo invernale fresco umido. Viene
confermato, quindi, l’andamento climatico rilevato in quasi tutta la Sardegna, nettamente
bistagionale con le stagioni caldo arida e fresca umida che si alternano nel corso dell’anno,
intervallate da due brevi stagioni a carattere intermedio.
74
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7. IDROLOGIA ED IDROGEOLOGIA
Nell’area in esame, il reticolo idrografico è poco sviluppato; se si eccettuano il Riu Mannu ed il
Riu Flumineddu, che drenano la pianura a settentrione ed occidente del centro abitato e non
sono presenti corsi d’acqua degni di nota. A ridosso delle colline, si segnalano alcuni corsi
d’acqua a carattere torrentizio, tutti tributari dei corsi d’acqua principali.
Nell’area collinosa del settore in esame, si segnalano alcune emergenze idriche, localizzate in
prossimità dei contatti tra le formazioni di tipo tettonico o in zone rocciose fortemente
fratturate, che in questo momento risultano essere a carattere stagionale.
La circolazione delle acque sotterranee è condizionata sia dalle variazioni di permeabilità dei
vari litotipi, sia dal sistema di faglie e diaclasi oligomioceniche e quaternarie.
Nel settore in studio, affiorano litotipi pressochè impermeabili, l’unico buon acquifero è
costituito dai depositi sedimentari arenaceo-conglomeratici della “Form. di Samassi”, mentre
le Unità Vulcaniche, la “Form. del Cixerri” e la “Form. di Ussana”, i sedimenti terziari marnosoarenacei delle “Marne di Gesturi, sono pressochè impermeabili o dei cattivi acquiferi.
La profondità della superficie freatica nelle aree, ove è presente una circolazione idrica
sotterranea, è variabile in quanto condizionata dall’assetto geologico e stratigrafico
dell’acquifero.
Riu Mannu nei pressi del ponte della SS 131.
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7.1. IDROGRAFIA SUPERFICIALE
Nel territorio del Comune di Monastir il più importante corso d'acqua che vi scorre, sia per lo
sviluppo sia per la portata, è il Riu Mannu che riceve le acque di tutti i torrenti che fluiscono
nel settore. Il suo alveo si sviluppa nella pianura a settentrione dell'abitato di Monastir, con
direzione NE-SW, scorrendo a meno di mezzo Km di distanza.
Nella periferia N ed occidentale del centro urbano di Monastir, con andamento circa NE-SW è
presente anche l’alveo abbandonato del Riu Flumineddu, tributario di sinistra del Riu Mannu,
che in seguito ad una canalizzazione artificiale oramai scorre a N di Ussana prima di
immettersi nel Riu Mannu; questo alveo abbandonato risulta per un lungo tratto parallelo al
corso del Riu Mannu ed interposto tra quest’ultimo ed il centro abitato.
Questi corsi d’acqua hanno la loro area di alimentazione al di fuori della regione in studio, il
Riu Mannu nasce nel settore montuoso della Trexenta-Gerrei a N dell’abitato di S. Basilio ed il
Rio Flumineddu nei rilievi del Gerrei-Sarrabus.
Il Rio Mannu è l'unico corso d'acqua dell'area di studio caratterizzato da un regime in linea di
massima permanente, con portate molto variabili e condizionate fortemente dall’andamento
pluviale, mentre gli altri ruscelli presentano un regime temporaneo. Tra questi il Riu
Flumineddu, è caratterizzato da portate altamente irregolari ed in passato è stato causa di
pericolose alluvioni nei territori attraversati. In seguito a questo fatto, come già accennato, il
torrente ha subito un intervento di canalizzazione a N di Ussana che ne ha deviato il suo
corso verso il Riu Mannu, evitando così pericolose inondazioni nell’abitato di Monastir.
Attualmente nell’alveo abbandonato del Riu Flumineddu, vi scorre esclusivamente l’acqua
raccolta in un ristretto bacino imbrifero a NE di Monastir; in futuro le portate saranno
ulteriormente diminuite per l’ultimazione a N dell’abitato di un canale che convoglierà parte di
queste acque al Riu Mannu. I restanti corsi d'acqua presenti nel settore sono piccoli torrenti e
canali di irrigazione costruiti dall'Ente per il Flumendosa per scopi agricoli. Tra questi piccoli
torrenti si possono citare il Rio Saliu e il Rio Mixeddu, che drenano la pianura di Monastir dalle
colline a N del M.te Assorgia sino alla destra del Rio Mannu. Gli unici rivoli diretti verso N che
nascono nel settore collinoso e si immettono nell’alveo abbandonato del Riu Flumineddu,
sono la Gora di M.te Acutzu ed il Canale di Gutturu Colombus. Altri piccoli rigagnoli, che
nascono nelle colline si segnalano nel settore a meridione del centro abitato tra cui Gora di
Mitza Corista che nasce su M.te Zara e M.te Crabas ed il Riu Abis che nasce su M.te Oladri
entrambi defluiscono con andamento E-W verso la pianura dove vengono intercettati dalle
opere di canalizzazione della SS 131. Si segnalano inoltre, il Riu S. Milanu e Gora de Is
Serras con andamento N-S che drenano tutto il settore collinare meridionale per poi scorrere
nella pianura sottostante verso W.
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Dallo studio delle foto aeree e della cartografia disponibile si osserva che la densità della rete
idrografica è molto bassa ed il reticolo idrografico poco sviluppato. Si possono discriminare
due aree, una collinosa in cui affiorano le unità vulcaniche, dove l'idrografia si presenta
disposta con un andamento radiale centrifugo e l’altra in cui affiorano i depositi sedimentari
avente un pattern idrografico poco sviluppato assimilabile alla tipologia a graticcio.
Nel settore in esame sono state rilevate alcune importanti opere idrauliche; la prima lungo il
Riu Mannu in cui è stata realizzata una diga per la raccolta e regimazione delle acque,
costituita da una traversa in calcestruzzo provvista di paratie autolivellanti che genera un
piccolo invaso avente una capacità di circa 20.000 mc, la seconda è rappresentata dai canali
ripartitori, uno con andamento N-S e l’altro circa E-W, realizzati dall’Ente Autonomo
Flumendosa e finalizzati all’alimentazione del bacino di raccolta Simbirizzi.
Nell’area orientale del territorio comunale, sono presenti alcuni laghetti collinari temporanei
generatisi per l’accumulo delle acque superficiali nelle depressioni lasciate dalle attività di
cava e/o di miniera dismesse.
Da segnalare infine alcune piccole sorgenti temporanee che generano dei rigagnoli,
localizzate lungo discontinuità stratigrafiche o in prossimità delle fratture più importanti
dell’affioramento vulcanico tra cui l’unica indicata nella Carta Tecnica Regionale 1:10.000, è
Mitza Beccia sul versante occidentale del colle Su Cuccumenu; sono note anche delle
sorgenti non cartografate, ora quasi perennemente asciutte, Mitza S’Ilixi nel versante E di
M.te Zara e Mitza Su Guvernu a NE di M.te Oladri.
Per quanto riguarda lo studio finalizzato alla valutazione delle aree a pericolosità idraulica,
l’adeguamento alla scala comunale della cartografia vigente è stata eseguita rispettando le
disposizioni contenute nelle Norme di Attuazione del P.A.I.
7.2. BACINO IDROGRAFICO DEL RIU MANNU
Dai dati disponibili in bibliografia il Rio Mannu è il corso d’acqua più importante del settore in
studio, ha una lunghezza di 54 Km e un bacino imbrifero di circa 510 Kmq; il Rio Flumineddu
affluente di sinistra del Mannu, ha un'asta principale che misura circa 25 Km e drena un
bacino di 131 Kmq. Avendo deviato il corso del Riu Flumineddu a N dell’abitato di Ussana
gran parte dell’acqua piovana raccolta nel bacino idrografico del Riu Mannu, attraversa la
sezione del ponte sulla SS 131 a N dell’abitato di Monastir.
Le aree di alimentazione di questi corsi d’acqua si trovano al di fuori dell'area di studio, il Rio
Mannu ha origine nella Trexenta-Gerrei nei pressi del comune di S. Basilio mentre il Rio
Flumineddu nei monti del Gerrei-Sarrabus. Il bacino del Riu Mannu è drenato
complessivamente da 2.020 aste torrentizie per una lunghezza complessiva di 1.451,9 Km, lo
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spartiacque è marcato dai rilievi di Coa Margine 238 m, Nuraghe Siocco 312 m, M.te S.
Mauro 501 m, M.te Corongedda 495 m, Monte M.te Turri 585 m, M.te Ixi 833 m, M.te Tronu
932 m, M.te Terramala 485 m, M.te Sibiola 217m e M.te Cabras 214 m.
Il deflusso del Rio Mannu corrispondente a 123,5 mm, tratto dalla bibliografia, è stato valutato
presso una sezione di riferimento nel ponte di Monastir sulla SS 131 che sottende un bacino
di 467,38 Kmq comprendente anche il bacino del Riu Flumineddu. Con un afflusso di 613,3
mm, il coefficiente di deflusso
che rappresenta l’aliquota d’acqua meteorica disponibile
sulla superficie, dato dal rapporto tra i deflussi e gli afflussi, è pari a
. La portata
massima del Rio Mannu, misurata sempre alla sezione di riferimento al ponte di Monastir, è di
430 mc/s con un contributo unitario di 0,91 mc/s per Kmq.
7.3. ACQUE SOTTERRANEE
Per valutare l’andamento della circolazione idrica sotterranea nel territorio comunale,
confinata prevalentemente nei terreni di copertura quaternari, è stata realizzata nel periodo
Gennaio-Febbraio una campagna di misurazioni della superficie piezometrica nei pozzi a
largo diametro.
Interpolando i dati del rilevamento, riferiti alle quote della C.T.R. Numerica in scala 1:10.000,
sono state ottenute le curve isofreatiche relative alla falda superficiale; di queste le più precise
sono quelle tracciate sull’area limitrofa ed in quella occupata dagli alvei del Mannu e
Flumineddu e nella pianura a S di essi sino alla SS 131, in cui, data l’alta densità di pozzi, è
stato possibile acquisire un cospicuo numero di misurazioni. Al contrario le curve
rappresentate nel settore al confine settentrionale, sono il risultato dell’interpolazione dei dati
relativi ad un numero limitato di pozzi che comunque hanno permesso una rappresentazione
abbastanza precisa dello schema della circolazione idrica. Nell’area occupata dai rilievi
vulcanici ed in quella a S ed E di essi, per la totale assenza o per l’insufficiente numero di dati,
non è stato possibile rappresentare in carta la configurazione della falda superficiale.
Dal punto di vista idrogeologico, il settore è caratterizzato da un substrato impermeabile
costituito dal basamento cristallino e dai depositi terziari vulcanici o sedimentari quali l’Unità
detritico-carbonatica Eocenica, l’Unità delle vulcaniti Oligo-mioceniche, l’Unità detriticocarbonatica Oligo-miocenica inferiore, l’Unità detritico-carbonatica Oligo-miocenica superiore.
Al di sopra del basamento impermeabile giace una coltre alluvionale quaternaria ghiaiososabbiosa, Unità delle Alluvioni Plio-Quaternaria e Unità detritico-carbonatica Quaternaria, che
nell’area di Monastir rappresenta l’unico acquifero esteso. Il suo spessore aumenta dai rilievi
e/o da oriente verso l’asse della piana del Campidano, in alcune zone anche in maniera
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repentina, per il condizionamento della paleotopografia esistente, al momento della messa in
posto dei sedimenti o per cause tettoniche.
Dalle indagini svolte sul posto e dai dati di bibliografia risulta che nel settore in esame, lo
spessore massimo raggiunto dalla coltre sedimentaria si trova in corrispondenza della fascia
che segue l’andamento del Rio Mannu e del Riu Flumineddu, area in cui è avvenuta una
profonda erosione del substrato impermeabile terziario con la successiva sedimentazione
delle alluvioni recenti.
Dal rilevamento si è constatato che nella zona collinare Sud-orientale, a causa
dell’impermeabilità delle andesiti o delle Formazioni di Ussana e del Cixerri, sono pressochè
assenti i pozzi; di conseguenza tutta l’acqua piovana che cade in quest’area viene convogliata
nei rivoli o si infiltra nelle alluvioni della pianura attraverso discontinuità stratigrafiche o
tettoniche alimentando la falda.
Come si può constatare nella carta idrogeologica, la massima densità di pozzi poco profondi a
largo diametro si ha nella pianura ad occidente del centro abitato, in cui sono localizzate le più
importanti direttrici del drenaggio sotterraneo. La profondità media alla quale staziona la
superficie piezometrica nel periodo di piena è intorno ai 3.0 m, con un abbassamento nel
periodo di magra di alcuni metri, proporzionalmente alla quantità d’acqua emunta dal
sottosuolo attraverso i pozzi. Il deflusso sotterraneo, riscontrabile nella carta tematica
dall’andamento delle isopieze, è orientato dai quadranti orientali verso S-W.
La potenza dell’acquifero superficiale alluvionale nell’area in esame, è variabile da pochi metri
a circa 14 m. Gli spessori minori sono stati riscontrati nella sezione dell’alveo del Riu Mixeddu,
settore N-E, dove poggia sulle arenarie mioceniche e nella Zona Industriale sulle “Marne di
Gesturi”, rinvenute alla base di alcuni tagli stradali e scavi. Lo spessore massimo di circa 14
m, è stato misurato al confine Sud-occidentale del territorio comunale. In generale lo spessore
del deposito alluvionale che ospita la falda superficiale aumenta da E ad W, verso il centro del
Campidano, dove raggiunge notevoli spessori.
Nel territorio di Monastir è stata inoltre riscontrata, la quasi totale assenza di pozzi profondi a
piccolo diametro, in quanto le perforazioni profonde generalmente attraversano sempre i
sedimenti miocenici o le vulcaniti, senza intercettare falde estese con portate significative.
Questo è un’ulteriore conferma della scarsa permeabilità o impermeabilità di questi litotipi. È
possibile comunque che nelle sequenze sedimentarie terziarie possano trovarsi limitate aree
in cui siano presenti accumuli d’acqua alimentati prevalentemente dalle infiltrazioni nelle
fratture. In bibliografia sono segnalati alcuni pozzi a piccolo diametro, perforati nel settore
occidentale del territorio comunale, che intercettano una falda profonda con una buona
portata, il cui acquifero a geometria presumibilmente lenticolare è costituito da sabbie e
conglomerati incassati nella sequenza marnosa e marnoso-arenacea.
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7.3.1. PERMEABILITÀ DEI LITOTIPI AFFIORANTI
La permeabilità dei litotipi affioranti nel settore è molto variabile in quanto condizionata non
solo dalla natura litologica del substrato ma anche dalla giacitura, dal tipo di matrice e
cementazione degli elementi o dallo stato di fratturazione delle rocce vulcaniche.
Per illustrare i caratteri idrogeologici del settore, di seguito si sono esaminate separatamente,
dalla più antica alla più recente, le Unità idrogeologiche affioranti:
Unità detritico-carbonatica eocenica.
Formazione del Cixerri, costituita nel settore prevalentemente da ghiaie, arenarie ed argille,
possiede una conducibilità idraulica per porosità bassa, con un coefficiente di permeabilità
K<10-9 m/s, anche se potenzialmente permeabili. Infatti, presentano una cementazione
limoso-argillosa limonitica o quando questa è assente un alto grado di costipamento, che
inibisce la circolazione dei fluidi anche nei livelli grossolani; pur avendo questi la potenzialità
di immagazzinare acqua, trovandosi incassati tra i livelli argillosi e siltosi impermeabili,
possono essere raggiunti dalle acque d’infiltrazione solamente attraverso discontinuità
tettoniche, quando non sono riempite da materiale a bassa conducibilità idraulica. Questo è
confermato anche dalla presenza dei laghetti nelle depressioni delle cave, che hanno come
unica alimentazione le acque piovane.
La scarsa presenza d’acqua nel sottosuolo si evince anche dalla quasi totale assenza di pozzi
nell’area ove affiora la Formazione del Cixerri.
Unità delle vulcaniti oligo-mioceniche
La sequenza nel settore è rappresentata dalle andesititi e vulcanoclastiti; è da considerarsi a
permeabilità bassa o medio-bassa, in funzione del grado di fratturazione, con coefficienti di
permeabilità rispettivamente di K<10-9 m/s e 10-4>K>10-9 m/s. La circolazione idrica in
questo corpo vulcanico, ove presente, è a carattere stagionale e fortemente influenzata dalle
precipitazioni. La conducibilità idraulica è dovuta esclusivamente alla presenza di discontinuità
ed interessa prevalentemente le andesiti o le piroclastiti a comportamento lavico.
Nei tagli stradali lungo la SS 131, è possibile vedere che ove affiorano le andesiti, interessate
da una fratturazione accentuata, vi è nei mesi piovosi una buona circolazione idrica mentre
nelle parti in cui affiorano le piroclastiti questa si riduce o è del tutto assente.
Essendo abbastanza alterata e con le fratture occluse dall’argilla, l’unità vulcanoclastica nel
settore si comporta da substrato impermeabile delle andesiti fratturate, nelle quali è quindi
possibile l’accumulo d’acqua. Infatti, le poche sorgenti temporanee rilevate sulla collina
vulcanica, sono in prossimità di zone andesitiche molto fratturate con alla base l’Unità
vulcanoclastica di Su Pardu.
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Unità detritico-carbonatica oligo-miocenica inferiore
È costituita da stratificazioni molto eterogenee dal punto di vista granulometrico, con la
prevalenza dei conglomerati rispetto alle arenarie ed alle intercalazioni di livelli e lenti siltosoargillose. In linea di principio questa successione è da considerarsi poco permeabile e sono
valide le stesse considerazioni fatte precedentemente per la Formazione del Cixerri. La
permeabilità di questa sequenza sedimentaria con coefficiente di permeabilità K<10-9 m/s, è
molto bassa o quasi inesistente. L’esempio più evidente è rappresentato dai litotipi a
granulometria più grossolana, conglomerati e arenarie potenzialmente buoni acquiferi, ma non
contenenti alcuna circolazione idrica a causa della matrice siltoso-arenacea ad ossidi ferrosi.
Questa formazione fa da substrato impermeabile all’acquifero alluvionale nella zona orientale
del territorio di Monastir.
Unità detritico-carbonatica oligo-miocenica superiore
È rappresentata dalle “Marne di Gesturi” che hanno generalmente una permeabilità bassa in
quanto costituita da una monotona alternanza di strati marnosi, marnoso-arenacei ed arenarie
con intercalazioni di strati argillosi.
Nel settore in esame l’unità è rappresentata prevalentemente da una sequenza di marne e
marne-arenacee con subordinate argilliti; complessivamente risulta quasi impermeabile, con
un coefficiente di permeabilità K < 10-9 m/s e costituisce nel territorio di Monastir il substrato
impermeabile dell’acquifero alluvionale.
Rispetto alla bassa permeabilità delle sequenze precedentemene esaminate, che dal punto di
vista idrogeologico rappresentano il basamento impermeabile dell’area, fa riscontro la buona
permeabilità dei sedimenti quaternari.
Come illustrato nel capitolo geologico,
i sedimenti quaternari sono rappresentati
prevalentemente da depositi alluvionali e nelle fasce pedecollinari da detriti di versante e
colluvi. Nel settore costituiscono l’unico corpo sedimentario con un buon coefficiente di
permeabilità per porosità.
Unità delle alluvioni plio-quaternarie
L’andamento della permeabilità in questa unità non è costante in quanto fortemente
condizionata dalla geometria deposizionale, dall’assetto dei vari corpi deposizionali e dal tipo
di matrice del sedimento. Infatti, dove sono presenti ripetuti livelli siltosi ed argillosi o nei
sedimenti con alto grado di ferrettizzazione, si rileva una minore circolazione idrica
sotterranea. La permeabilità varia da medio-alta con valori del coefficiente di permeabilità
compreso tra 10-2>K>10-4 m/s a medio-bassa 10-4>K>10-9 m/s.
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Unità detritico-carbonatica quaternaria
Nel settore è rappresentata dagli accumuli di detrito eterometrico andesitico con una variabile
percentuale di matrice fine. Sono localizzati generalmente lungo le fasce pedecollinari e nelle
parti mediane dei versanti. La permeabilità varia da medio-alta con valori del coefficiente di
permeabilità compreso tra 10-2>K>10-4 m/s a medio-bassa 10-4>K>10-9 m/s. Inoltre, nelle
aree pianeggianti che bordano i rilievi, sono stati rilevati dei depositi eluvio-colluviali costituiti
generalmente da ghiaie medio fini con abbondante matrice limoso-argillosa che condiziona
fortemente la permeabilità del corpo sedimentario, compresa tra i 10-4>K>10-9 m/s e
l’infiltrazione.
7.3.2. RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE
Le considerazioni di seguito esposte sono relative alla circolazione idrica della falda
superficiale e riferite al periodo di quasi piena Gennaio - Febbraio del 2007, anno idrologico in
cui la piovosità è stata molto limitata.
La profondità massima alla quale staziona la superficie della falda freatica è circa 9 m,
misurata in località Campu Sa Lua nel settore più estremo Nord-occidentale, mentre le misure
minori, con profondità che oscillano dai 2,5 ai 3,5 m dal piano di campagna, si sono
riscontrate nelle località Piscina de S’acqua, Ponte Becciu e Su Cadraxiu, che ricadono nel
settore adiacente il Riu Mannu e Riu Flumineddu. L’oscillazione massima della piezometrica
dal periodo di piena a quello di magra, dalle notizie raccolte e dai dati bibliografici, è di poco
superiore ad 2,5 m e risulta fortemente condizionata dall’emungimento per l’attività agricola e
dall’andamento delle precipitazioni.
Dall’analisi della carta idrogeologica si è constatato che il deflusso della falda procede da N-E
verso S-W. L’asse principale di drenaggio coincide con la fascia nella quale si sviluppano gli
alvei dei corsi d’acqua principali Riu Mannu e Riu Flumineddu, in cui si misurano le minori
profondità della superficie freatica dal piano di campagna. Questi due fiumi sono certamente i
maggiori alimentatori della falda sotterranea.
Si può osservare inoltre, che il settore pianeggiante è caratterizzato da una distanza fra le
isopiezometriche abbastanza regolare da cui si evince che l’acquifero in esame ha un
coefficiente di permeabilità abbastanza uniforme e le locali variazioni della trasmissività sono
legate pricipalmente alle variazioni della potenza del deposito sedimentario.
Valutando l’andamento generale delle isofreatiche nel territorio comunale, nella fascia in cui
scorrono il Riu Mannu e Riu Flumineddu dove affiorano le alluvioni più recenti e grossolane, si
osserva il più alto coefficiente di permeabilità e la maggiore trasmissività. L’infittimento delle
isofreatiche nella parte più orientale, in località Su Pardu, Cannas Beccia e S. Ighenzu,
corrispondente ad una diminuzione della trasmissività dell’acquifero, non è da imputare alla
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diminuzione del coefficiente di permeabilità, che peraltro in alcune parti ristrette può anche
esserci, bensì alla riduzione del tronco di deflusso causato dall’alto morfologico vulcanico ed
agli affioramenti terziari a N della SS 128 nei pressi della Vibrocemento. L’infittimento delle
isopieze a N di questa fascia, in località Appassiadroxiu, è legato all’aumento dell’apporto
idrico proveniente da N, mentre quello visibile più a S nella località Figu Niedda e Su Cadraxiu
è legato quasi certamente alla diminuzione dello spessore dell’acquifero visto che nel settore
affiora il substrato marnoso. Ad occidente dell’area vulcanica la diminuzione della
trasmissività, pur sempre riferita a piccole portate, è legata alla scarsa potenza dell’acquifero
e principalmente alla variabilità del coefficiente di permeabilità fortemente condizionato dalla
matrice dei sedimenti molto spesso limoso-argillosa, come si è potuto appurare in località
Argiolas Beccia dove sono presenti sedimenti eluvio-colluviali e alluvionali con una cospicua
matrice argillosa e limoso-argillosa che limita inoltre l’infiltrazione delle acque meteoriche. La
potenza delle alluvioni quaternarie che rappresentano l’acquifero principale, non è costante ed
in linea generale nell’area tende ad aumentare verso l’asse della pianura del Campidano,
raggiungendo lo spessore massimo, 12 - 15 m, al confine con il territorio di S. Sperate.
Sulla carta è stato possibile determinare i gradienti idraulici lungo l’asse di maggior deflusso
della falda. Nel settore più orientale, dal confine con Ussana alla loc. Cannas Beccia si ha una
pendenza dello 0,8 %, tra quest’ultima e la loc. Pixina de S’acqua si ha un valore intorno allo
0,32 % ed ancora più a valle sino al confine con San Sperate si ha circa lo 0,42 %; secondo
una direttrice perpendicolare, dalla loc. Su Ziru alla loc. Pixina di S’acqua, si è calcolato un
gradiente dell’1,24 %. I valori di pendenza più alti della superficie freatica sono strati
riscontrati tra le loc. di Su Campu e Tuppa Cifraxiu con 2,29 % e 2,96 %.
Nel settore in esame è quasi da escludere la presenza di falde profonde estese, data la
potenza e l’impermeabilità della sottostante sequenza sedimentaria miocenica. È presente
una circolazione idrica sotterranea in alcune direttrici tettoniche di importanza regionale nelle
quali circolano fluidi idrotermali aventi una temperatura intorno ai 40 °C.
Attraverso il rilevamento idrogeologico è stato possibile appurare che la circolazione idrica
sotterranee è quasi del tutto assente nelle aree in cui affiorano le formazioni terziarie, le quali
costituiscono il basamento impermeabile del settore, mentre è presente laddove il substrato è
costituito dalle alluvioni quaternarie, che come già detto, rappresentano l’acquifero principale
del territorio.
7.3.3. SORGENTI
Nel settore sono state individuate alcune sorgenti con un regime temporaneo aventi una
portata, unicamente nel periodo piovoso, generalmente modesta mentre nel resto dell’anno
risultano asciutte.
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Sono localizzate solamente lungo versanti del piccolo massiccio collinare vulcanico, in
prossimità delle discontinuità stratigrafiche o delle fratture più importanti che interessano gli
affioramenti.
L’unica sorgente segnalata nella Carta Tecnica Regionale 1:10.000, è Mitza Beccia situata sul
versante occidentale del colle Su Cuccumenu. Attraverso il rilevamento è stato possibile
individuare alcune manifestazioni sorgentizie, non cartografate, tra cui Mitza Su Guvernu
ubicata sul versante orientale del M.te Oladri, in prossimità di una discontinuità tettonica, e
Mitza S’Ilixi sul M.te Zara in loc. Su Pardu - Margatzori.
Si ha notizia di altre sorgenti localizzate a monte dei compluvi di Gora Mitza Corista, nel
versante occidentale di M.te Cabras e di Gutturu de Cabombus sul pendio N di M.te Zara. Da
segnalare inoltre, che lungo i pendii di quest’ultimo, nel periodo piovoso sono state individuate
numerose emergenze idriche temporanee, ubicate prevalentemente in prossimità delle
discontinuità che interessano gli affioramenti rocciosi.
7.4. EMERGENZE IDROGEOLOGICHE CON RIFERIMENTO AL P.A.I.
Nel territorio del Comune di Monastir è stato individuato dagli organi competenti della Regione
Autonoma della Sardegna, un esteso settore nel quale sono accertate delle condizioni con
diverso grado di pericolosità legata a fenomeni idraulici con conseguente rischio gravante
sui vari elementi presenti nell’area.
Le carte tematiche del P.A.I. relative alla pericolosità, al rischio ed agli elementi a rischio,
tavole B7 Hi 06/26, B7 Ri 06/26 e B7 Ei 06/26, sono redatte sulla base topografica del C.T.R.
Numerico della R. A. S. in scala 1:10.000.
Nella carta tematica vigente relativa alle aree inondabili, Hi 06/26, è circoscritta una zona
prospiciente il tronco dell’alveo del Riu Mannu, dalla loc. S’ega de Fenu alla loc. Figu Niedda
a S del ponte della SS 131. Nell’area delimitata dal P.A.I. si riscontrano tutti e quattro i gradi di
pericolosità previsti e si estendono a monte ed a valle del ponte della SS 131.
I più importanti elementi sensibili individuati nelle aree ad elevata pericolosità sono:

tutte le aziende agricole con le abitazioni coloniche e gli insediamenti industriali ed
artigianali localizzati nelle zone contigue alle sponde del Riu Mannu;

le infrastrutture pubbliche e principalmente le vie di comunicazione di rilevanza
strategica quali il ponte nella SS 131 e quello della parallela strada comunale ex SS
131.
Nell’ambito della redazione del PUC, come previsto dalle “Linee guida per l’adeguamento dei
Piani Urbanistici Comunali al PPR ed al PAI”, è stato eseguito lo studio di compatibilità
idraulica di dettaglio, finalizzato alla verifica e revisione dei limiti delle aree soggette a
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pericolosità idraulica, e del rischio correlato, perimetrate dal PAI vigente ed al loro
adeguamento alla scala della cartografia del Piano.
Come previsto dalle direttive contenute nelle Norme di Attuazione del P.A.I., Art. 8 comma 2, i
risultati acquisiti saranno recepiti in sede di redazione del PUC e coerentemente,
l’Amministrazione comunale sarà tenuta ad introdurre nello strumento urbanistico, i vincoli e le
limitazioni d’uso per le aree soggette a pericolosità idraulica previsti nel Capo II, dagli articoli
27, 28, 29 e 30 delle Norme di Attuazione del P.A.I.
I risultati ottenuti nell’analisi di compatibilità idraulica e la relativa catrografia tematica
aggiornata sono consultabili nello studio allegato.
8. ANALISI DELL’ASSETTO AMBIENTALE DEL TERRITORIO
8.1. SITUAZIONI CRITICHE ED AREE DI PREGIO DA VALORIZZARE
Il principale e ricorrente problema ambientale, legato sopratutto allo sfruttamento irrazionale
del territorio in seguito all’attività estrattiva, è il ripristino e riqualificazione dei siti dismessi.
L’obiettivo fondamentale delle Istituzioni Pubbliche e dei Professionisti che si occupano di
tematiche ambientali, nel rispetto delle Leggi vigenti e relative norme attuative, è di preservare
e valorizzare le risorse del territorio nel loro complesso e concorrere alla riqualificazione delle
aree interessate in passato, da uno sfruttamento insensato delle risorse, senza una adeguata
pianificazione del ripristino e del suo compimento.
La ricomposizione delle aree dissestate, in relazione alla diminuzione dell’impatto ambientale
sul territorio, deve avere come finalità principale l’eliminazione o almeno la riduzione della
pericolosità geologica dei fronti di scavo e del sito in generale. Il recupero delle aree implica
inoltre una maggiore vigilanza sulle stesse, evitando che diventino sede di discariche
incontrollate di rifiuti, anche pericolosi, con conseguente inquinamento delle falde acquifere e
del suolo. Il ripristino può essere finalizzato alla ricomposizione integrale dell’area sino alla
condizione topografica originaria, caso quasi mai realizzabile se non con la messa in attività di
una discarica controllata, oppure sagomando le scarpate in maniera armonica con la
topografia dei luoghi naturali adiacenti.
Le problematiche inerenti il recupero di siti dismessi e la valorizzazione delle aree di pregio
ambientale, sono un aspetto importante dell’azione di governo dell’Amministrazione
Comunale di Monastir, essendo parte del suo territorio, in passato ed in minor misura oggi,
soggetto a sfruttamento delle risorse attraverso l’attività estrattiva. L’attenzione principale è
rivolta al settore collinoso a S-E del centro abitato; infatti questa è la porzione di territorio
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comunale con maggiore valenza geologico-ambientale ed archeologica, nel quale
paradossalmente, ricadono il maggior numero di aree degradate ed in completo stato di
abbandono. Su quest’area è stato avviato il progetto per la realizzazione dell’”Area Parco di
M.te Zara e Pedreras”, che ha come finalità la valorizzazione delle risorse ambientali. È
costituita dalle colline vulcaniche caratterizzate da alcune particolarità geologiche quali tafoni
e panorami molto suggestivi dal punto di vista paesaggistico-ambientale; di rilevante
importanza anche l’aspetto storico-archeologico, rappresentato dalle domus de janas e dai
numerosi siti archeologici relativi a vari periodi storici. Il processo di risanamento,
riqualificazione e valorizzazione avviato per alcune aree di cava dismesse, risulta di grande
utilità anche dal punto di vista della sicurezza. Dall’analisi delle aree dismesse, sono emerse
alcune peculiarità comuni a tutte, per esempio, nel fondo delle cavità scavate per la
coltivazione col metodo “a fossa”, vi è accumulo d’acqua meteorica per la scarsa permeabilità
del substrato, che in taluni casi perdura anche nel periodo secco. Il mantenimento
dell’efficienza di questi bacini, oltre all’aspetto naturalistico ed estetico pur importante, ha
come finalità principale quella di avere all’interno dell’area parco una riserva idrica strategica
per l’antincendio e l’irrigazione delle aree rimboschite. Per la tendenza naturale dei versanti
alla regolarizzazione, nei fronti di coltivazione, nelle scarpate delle trincee e dei rilevati è
evidente l’azione dei processi morfogenetici prevalentemente gravitativi associati nel periodo
piovoso ai fenomeni di dilavamento. L’evoluzione morfogenetica in atto è testimoniata dai
numerosi coni di detrito presenti ai piedi delle scarpate, prodotti dalle continue cadute di
materiale, piccole frane e smottamenti e dai solchi di erosione o calanchi prodotti dallo
scorrimento superficiale delle acque meteoriche nelle aree in cui affiorano o sono accumulati
sedimenti fini, e dall’accumulo di depositi eluvio-colluviali nelle parti subpianeggianti e nei
piazzali. Valutando gli elementi raccolti, si può ipotizzare una riqualificazione delle aree di
scarpata sagomando il loro profilo a gradoni multipli o a gradone unico, compatibilmente al
dislivello ed all’angolo di natural declivio dei materiali costituenti il substrato.
Le opere comporteranno lo spostamento e l’abbancamento di materiale tout-venant, anche
proveniente da altre cave, la ricostituzione del terreno vegetale per la messa a dimora di
piante ad alto fusto ed arbustive, tipiche della macchia mediterranea quali roverella, lentischio,
cisto, fillirea, etc., ed il ripristino o realizzazione ex-novo della rete di canalizzazione per il
deflusso e/o raccolta delle acque meteoriche ed i canali di guardia sul ciglio superiore delle
scarpate. L’intento dell’Amministrazione Comunale, in sintonia col processo complessivo di
recupero e valorizzazione ambientale, finalizzato alla tutela della risorsa, è favorire anche lo
sviluppo all’interno dell’Area Parco di M.te Zara e Pedreras di attività imprenditoriali
ecocompatibili collaterali ed allo stesso tempo la sostanziale riduzione della pericolosità delle
aree dismesse.
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8.2. AREE INTERESSATE DA ATTIVITÀ ESTRATTIVA
8.2.1. CAVE ATTIVE
Le aree sulle quali insiste l'attività estrattiva sono tre ed ubicate tutte nel settore S-orientale
del territorio comunale; due cave, una attiva e una a produzione limitata, sono localizzate al
confine dell’area parco, mentre la terza, con l’attività estrattiva interrotta, vi ricade all’interno.
Gli affioramenti litologici interessati dalle coltivazioni di argille per usi industriali o per la
produzione di laterizi e di granulati destinati all’edilizia, sono attribuiti alla Formazione del
Cixerri, alla Formazione di Ussana ed alla sequenza Vulcanica di Monastir.
La cava più attiva, di proprietà della ditta Dos, sfrutta l’affioramento delle vulcaniti. È impostata
con metodo di coltivazione a gradoni multipli, su due distinti fronti localizzati nei versanti
occidentale e settentrionale del M.te Oladri; nel primo si estrae il materiale per la produzione
di tout venant e ghiaie mentre nell’altro si coltivano le argille destinate alla produzione di
laterizi.
Le altre due cave, ubicate nelle località Francischettu ed Is Serras, sono impiantate
sull'affioramento della Formazione del Cixerri dove si coltivano prevalentemente materiali
argillosi e subordinatamente sabbie e ghiaie. In entrambe si coltiva utilizzando sia il metodo a
gradoni multipli sia quello a fossa.
Delle tre cave attive, quella ubicata sui versanti del M.te Oladri, ha il più alto impatto
ambientale in quanto visibile anche a notevole distanza dai quadranti occidentali; anche la
cava ubicata a Francischettu ha un alto impatto ambientale ma con una visibilità dalle aree
limitrofe molto ridotta essendo ubicata in un compluvio del settore collinare. Per la cava di Is
Serras l’impatto visivo è basso sia per la posizione in un’area poco elevata sia in quanto ormai
impostata in fossa quindi visibile solo dagli alti morfologici adiacenti.
8.2.2. CAVE DISMESSE, PROGETTI DI RIPRISTINO E VALORIZZAZIONE
Le aree nelle quali in passato era operante l’attività estrattiva ricadono principalmente negli
affioramenti della Formazione del Cixerri e di Ussana dove si coltivavano argille per l’industria
ceramica ed inerti per costruzioni. Alcune piccole attività hanno interessato anche le due Unità
Andesitiche, laviche, dalle quali si estraevano blocchi ed inerti per l’edilizia e l’Unità
Vulcanoclastica per le argille destinate all’industria.
Le problematiche riscontrate nell’analisi dell’assetto del territorio, sono principalmente
riconducibili alle tecniche di coltivazione utilizzate, “a fossa” nelle aree subpianeggianti, “a
gradone unico” o “a gradoni multipli” sui versanti collinari.
Nei siti dismessi, come già esposto in precedenza, si rilevano situazioni di pericolosità da
frana, che possono raggiungere un’intensità elevata o molto elevata, legata principalmente
all’evidente instabilità dei versanti sui quali insistono le cave e dei fronti di coltivazione. Per
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alcuni siti, oltre al notevole impatto visivo ed ambientale, si aggiunge anche il rischio di
contaminazione delle acque superficiali e di quelle sotterranee, dovuto alla presenza nei
piazzali di rifiuti anche pericolosi.
Nei progetti di ripristino, messa in sicurezza e risanamento, previsti dall’Amministrazione
comunale, tendenti alla ricomposizione e riprofilatura della topografia originaria, i fattori più
vincolanti sono lo stato attuale dei vari siti conseguente alle tecniche di coltivazione dei
giacimenti, attuato in passato e l’instabilità esistente prodotta dalle condizioni di disequilibrio.
Di seguito sono descritte le aree di cava dismesse e gli interventi di ripristino o di
risanamento, contenuti nel Progetto di risanamento ambientale e valorizzazione archeologica
all’interno dell’Area Parco di M.te Zara e di Pedreras del territorio di Monastir.
Cava comunale in loc. Margatzori
La cava del tipo a mezza costa, impiantata per l’estrazione di argille con il metodo di
coltivazione “a gradone unico”, è ubicata nella parte medio-bassa del versante NE della
collina di Monte Zara. Si estende su una superficie di circa 3 ettari, di cui 7000 mq sono
occupati dal piazzale posto ad una quota media di 110 m slm, dal quale si innalza l’unico
fronte di coltivazione che presenta un’altezza sino a 4-5 m ed un’inclinazione variabile,
inferiore ai 55°.
Il versante sul quale insiste la cava, parzialmente dissestato in seguito alle operazioni di
scavo, si trova attualmente in una condizione di leggero disequilibrio. Si rilevano lungo il fronte
di coltivazione abbandonato, dei limitati fenomeni di crollo che hanno prodotto un accumulo di
materiale prevalentemente fine alla sua base.
Dall’analisi sommaria del versante, si è constatato che questi fenomeni sono tuttora in atto e
che l’evoluzione naturale di sagomatura del profilo per il raggiungimento dell’equilibrio, non
produce gravi problemi d’instabilità geologica generale.
Il ripristino è teso alla ricomposizione del versante attraverso la realizzazione di gradoni, con
l’accumulo di materiale misto e terreno vegetale, sui quali saranno messe a dimora specie
arboree autoctone che assieme alle opere complementari di sistemazione del drenaggio
superficiale delle acque, contribuiranno alla stabilizzazione del versante, alla sua messa in
sicurezza ed alla ulteriore riduzione dell’impatto visivo. Ultimato il recupero, vista la posizione
dell’area, il piazzale potrà essere valorizzato come area di parcheggio del parco e diventare
punto di partenza di un percorso ciclabile.
Cava Comunale Monte Zara in loc. Su Pardu
La cava del tipo pedemontana, impiantata per l’estrazione di argille con il metodo di
coltivazione “a gradone multiplo”, è ubicata nella parte bassa del versante E della collina di
M.te Zara. L’area interessata dagli scavi si estende per una superficie di circa 3 ettari di cui
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4500 mq sono occupati dal piazzale, posto a quota media di 120 m sul livello del mare, dal
quale si innalza un’unico fronte di coltivazione che raggiunge un’altezza massima di 25 m con
una pendenza variabile sino alla subverticalità. Alcune sue porzioni si trovano in una
condizione di dissesto tuttora attivo, testimoniato dalla presenza di numerosi coni di detrito
alla base.
Nell’area interessata dalla coltivazione, non si individuano iniziative post coltivazione volte al
ripristino ed alla messa in sicurezza o opere per regimare le acque superficiali. Questa
carenza comporta una maggiore efficacia dell’azione erosiva da parte dei fenomeni di
ruscellamento diffuso ed incanalato ad opera delle acque meteoriche che concorrono ad
innescare piccoli smottamenti o generano profondi solchi d’erosione.
In considerazione di questi fenomeni, essendo gran parte del piazzale occupato da cumuli di
scarto della coltivazione e di ciottoli grossolani, per impedire l’allontanamento verso valle di
una parte di essi ad opera delle acque meteoriche, i materiali sono stati combinati e
ridistribuiti nella parte meridionale della cava in gradoni, ottenendo contestualmente una
parziale ricomposizione del versante e la riduzione del dislivello.
L’analisi generale dell’area ha evidenziato che pur essendo completamente ricoperto ed in
parte stabilizzato da piante arbustive e graminacee, il pendio mostra segni di instabilità dovuta
all’elevata pendenza ed all’assestamento dei sedimenti; tale dissesto produce situazioni di
pericolosità d’intensità media e moderata con conseguente rischio geologico.
A
tal
proposito,
gli
interventi
previsti
dall’Amministrazione
Comunale,
nell’ambito
dell’istituzione del Parco Archeologico ed Ambientale di M.te Zara, sono finalizzati in primo
luogo alla messa in sicurezza del sito attraverso la sua riqualificazione ambientale. Il ripristino
tenderà, alla ricomposizione topografica dei luoghi con la riprofilatura del versante utilizzando
il materiale dei cumuli presenti, al miglioramento e regimazione del deflusso superficiale delle
acque meteoriche ed alla ricostituzione del terreno vegetale per la piantumazione di specie
autoctone.
Cava denominata “Sorrentino” in loc. Is Serras
La cava impiantata per l’estrazione di materiali argillosi è ubicata nella località di Is Serras, ad
una quota media di 140 m. sul livello del mare. La morfologia dell’area nella quale insiste la
cava è subpianeggiante, con un andamento ondulato determinato da piccoli rilievi con profili
dolci.
L’area dissestata dall’attività estrattiva, si estende per una superficie di circa 11 ettari su tre
piani di coltivazione. I metodi di coltivazione utilizzati, che hanno condizionato fortemente
l’assetto del sito sono, “a fossa” nel piano più a valle pianeggiante ed “a gradoni multipli” sul
versante della collinetta. Nei due ettari in cui avveniva la coltivazione in fossa, è visibile un
esteso laghetto delimitato dalle scarpate dello scavo, che presentano una forte pendenza ed
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un’altezza che raggiunge i 20 m. Nei restanti 9 ettari, la coltivazione “a gradoni multipli” ha
prodotto due ampi piazzali sfalsati da una grande scarpata subverticale, alta sino a 30 m.,
lungo la cui base sono presenti numerosi coni di detrito alti anche alcuni metri. In tutta l’area è
ben evidente l’azione erosiva delle acque meteoriche che, prima di confluire nel laghetto, ha
generato dei profondi solchi e calanchi sia nei piazzali e nelle strade di servizio sia sulle
scarpate.
L’area in oggetto, in seguito ad un’analisi geologica risulta fortemente dissestata con
situazioni di pericolosità ad intensità medio-elevata legata principalmente all’instabilità delle
scarpate di scavo.
Un eventuale progetto di ripristino della cava dismessa dovrà prevedere, in relazione alle
caratteristiche geologiche e morfologiche dell’area, in primo luogo l’eliminazione dell’instabilità
geologica dei fronti attraverso la loro profilatura a gradoni ed il rimboschimento con specie
arboree autoctone allo scopo di stabilizzare e rinverdire i nuovi versanti. L’intervento non potrà
prescindere dalla realizzazione di un’adeguata rete di canalizzazione superficiale che
minimizzi l’erosione concentrata o il dilavamento e favorisca al contempo la raccolta delle
acque meteoriche nel laghetto presente con la possibilità di valorizzarlo, sia per finalità
estetiche sia come riserva idrica strategica per l’irrigazione o l’antincendio. L’ipotesi illustrata
risulta coerente ai progetti in essere finalizzati alla realizzazione dell’area parco.
Cava denominata “Vacca” in loc. Bidda de Nuxis
La cava ubicata in località Bidda de Nuxis, è impostata in un settore che presenta una
morfologia ondulata generata da piccoli rilievi con profili dolci aventi quote inferiori ai 240 m.
sul livello del mare.
L’area dissestata dall’attività estrattiva di materiali argillosi, si estende per una superficie di
circa 8 ettari. Il metodo utilizzato nella prima fase di coltivazione, sul versante della collinetta,
è “a gradoni multipli” abbandonato poi nella seconda fase a favore di una coltivazione “a
fossa”, nel gradone più a valle. Nelle cavità non ripristinate sono presenti tre laghetti collinari
delimitati dalle scarpate di scavo, estesi circa 6500 mq, 3000 mq e 1000 mq.
Nel sito sono presenti numerosi fronti di scavo, tra i quali il principale raggiunge un’altezza di
20-25 m. mentre quelli secondari non superano i 10 m. Le inclinazioni sono variabili dai 30° ai
50°. Pur essendo presenti questi notevoli dislivelli il sito in esame ha un basso impatto
paesaggistico in quanto non è visibile dalle principali arterie viarie e dai centri abitati limitrofi.
In tutta l’area l’azione di modellamento morfologico predominante è prodotta dalla circolazione
idrica superficiale che, prima di alimentare i laghetti, genera dei profondi solchi d’erosione ed
estese zone a calanchi sulle superfici inclinate. I fenomeni gravitativi sono limitati nelle
scarpate, con piccoli crolli e smottamenti che generano esigui coni di detrito generalmente
rimossi dalle acque meteoriche.
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Dall’analisi si è constatato che l’area presenta un dissesto accentuato nelle scarpate più
estese ed un sostanziale cambiamento morfologico nella parte pianeggiante, con la
conseguente alterazione dell’assetto idrogeologico.
Cava denominata “Giuntelli” in loc. M.te Agutzu
La cava, utilizzata in passato per l’estrazione dell’argilla ed inerti è impostata sul versante Soccidentale del M.te Agutzu. Può essere considerata una cava del tipo “a mezza costa” con la
caratteristica conformazione “a gradoni multipli” nella parte alta del pendio mentre è del tipo
pedemontana a valle, in cui si è utilizzato un metodo di coltivazione “a fossa” che ha prodotto
uno scavo in cui è presente un laghetto collinare esteso circa 4000 mq. L’intero settore
interessato dalla coltivazione, esteso su una superficie di circa 10 ettari, presenta un forte
dissesto.
La parte più a valle dell’area è caratterizzata da un andamento topografico molto ondulato ed
accidentato, determinato dai numerosi accumuli del materiale di scarto prodotto durante la
coltivazione e da alcuni estesi pianori.
Sul versante sono ancora ben riconoscibili i fronti di coltivazione e le rampe d’accesso che
generano numerose rotture di pendio. Le scarpate presentano dislivelli sino a 10-12 m mentre
le inclinazioni raggiungono valori 45-50°.
Nell’area è ben visibile sia il risultato dell’azione erosiva delle acque superficiali, che ha
prodotto nelle superfici inclinate degli estesi settori a calanchi e profondi solchi, sia gli effetti
dei movimenti gravitativi che coinvolgono anche blocchi di notevoli dimensioni. Le parti subpianeggianti a valle ed i piazzali, si caratterizzano per essere le aree di accumulo dei prodotti
eluvio-colluviali.
Da quanto sopra esposto, si evince che nel versante di M.te Acutzu è in atto un fenomeno
naturale di rimodellamento del profilo.
L’analisi generale dell’area ha evidenziato una forte l’instabilità che produce delle situazioni di
pericolosità geologica e conseguente rischio; queste potranno essere eliminate o minimizzate
attraverso un ripristino che preveda la riprofilatura e la ricomposizione del sistema di
drenaggio superficiale del versante ed il suo consolidamento con l’impianto di un
rimboschimento. Inoltre, si potrà valorizzare come riserva idrica il laghetto collinare presente a
valle.
Cava denominata “Mozzarini” in loc. M.te Oladri
La cava in oggetto è ubicata sui versanti orientale e meridionale della collina di M.te Oladri.
L’area interessata dall’attività estrattiva, impostata su tre piani di coltivazione, si estende su
una superficie complessiva di circa 7 ettari di cui 7.000 mq occupati dal piazzale, posto ad
una quota di circa 140 m sul livello del mare.
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È il sito dismesso a più alto impatto ambientale e paesaggistico presente nel territorio
comunale, in quanto visibile dalle arterie viarie più importanti della provincia di Cagliari.
Il metodo utilizzato per la coltivazione degli inerti per costruzioni, era “a gradoni multipli”
impostato su tre livelli che attualmente risultano separati da fronti sub-verticali.
Il piano di coltivazione più a valle con il piazzale di manovra, occupa una superficie di circa
13.000 mq ed un fronte alto circa 20 m., il secondo, esteso 12.000 mq ad una quota media di
160 m ha una scarpata di 10 m, mentre l’ultimo, con una superficie di circa 5.500 mq ad una
quota media di 180 m, ha il fronte che non supera gli 8 m.
La parete sub-verticale a N dell’area di cava, dal piazzale più basso sino quasi alla cima del
M.te Oladri ha un dislivello di circa 70 m.. Nella parte bassa del fronte, per un’altezza di 40 m
affiora la roccia andesitica mentre nei restanti 30 m è visibile la sequenza vulcanoclastica ed il
terreno vegetale.
L’area fortemente dissestata, versa in uno stato di completo abbandono. In seguito alle
verifiche nel sito, si sono constatate situazioni di elevata pericolosità geologica legata
all’instabilità del fronte di scavo più esteso.
I movimenti gravitativi interessano principalmente le porzioni in cui affiorano le vulcanoclastiti,
a causa della loro scarsa coerenza, e sono talora innescati ed amplificati dall’opera erosiva
delle acque superficiali ed agevolati dalle discontinuità che interessano il deposito. Infatti, alla
base delle scarpate sono stati rilevati cumuli costituiti prevalentemente da materiali
piroclastici, alti alcuni metri, sulla cui superficie sono evidenti fenomeni di ruscellamento
originato dalle acque meteoriche. I coni di brecce andesitiche alla base delle scarpate
rocciose risultano molto meno estesi e d’altezza inferiore ad 1,5 m.
Constatata l’impossibilità di realizzare la ricomposizione topografica originale dell’area per
l’alto costo del ripristino, tenendo conto delle caratteristiche geologiche, morfologiche del
territorio nel quale ricade il sito e della destinazione d’uso prevista dall’Amministrazione
Comunale, il recupero ambientale dovrà essere principalmente indirizzato alla messa in
sicurezza dei versanti per la riduzione della pericolosità geologica. Trovandosi all’interno del
Parco di M.te Zara e di Pedreras, in un’area di grande interesse archeologico,
l’Amministrazione comunale intende utilizzare il sito anche come punto di osservazione
panoramico e valorizzare la scarpata principale per scopi didattici, in quanto mostra un dicco
lavico ed una bella sequenza di prodotti vulcanici piroclastici.
Cave Colle Pedreras
Sul colle Pedreras localizzato all’interno del parco urbano, sono ubicate due piccole cave
impiantate sull’affioramento delle andesiti con lo scopo di estrarre blocchi per costruzione.
Sono del tipo a “mezza costa”, realizzate su un unico piano di coltivazione dal quale si innalza
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un unico fronte sub-verticale con la caratteristica conformazione a “teatro”, avente nel punto
più alto un dislivello intorno ai 7 m.
La cava più estesa, il cui piazzale è posto sul versante settentrionale ad una quota di 120 m
slm, occupa una superficie di circa 2500 mq; l’altra estesa 1500 mq ricade sul pendio
occidentale ad una quota di 115 m slm.
Le pareti di entrambi i fronti si presentano ampiamente frastagliate, a causa della presenza di
blocchi poliedrici generatisi per la coesistenza di famiglie di piani di discontinuità con giacitura
ed orientazione variabili, di origine principalmente tettonica. Queste fratture nei periodi piovosi
possono essere la sede di una limitata circolazione idrica.
L’analisi preliminare dell’equilibrio geologico dei versanti modificati dall’attività antropica,
attualmente, non ha evidenziato particolari problemi di instabilità che possano generare
situazioni di pericolosità; un’unica eccezione si rileva sul versante settentrionale, a valle del
piano di coltivazione della cava più estesa, dove è stata individuata la presenza di un cumulo
di scarti di coltivazione che andrà rimosso o messo in sicurezza con un opportuno muro di
sottoscarpa. In seguito ad una stima indicativa delle caratteristiche generali dell’ammasso
roccioso, sui fronti, si intende intervenire con il disgaggio dei blocchi instabili e la chiodatura di
alcune parti delle scarpate che garantiscono un ampio margine di sicurezza; infatti, è da
scartare l’ipotesi di un risanamento finalizzato alla ricomposizione topografica originale della
collina, in quanto molto onerosa e di difficile attuazione per l’ubicazione e configurazione delle
cave all’interno dell’abitato, oltre che di dubbio effetto paesaggistico.
Considerata la posizione della cava all’interno del parco urbano di Pedreras, della sua
conformazione morfologica, della penuria e necessità di spazi ricreativi e culturali che
svolgano l’importante compito di centri d’aggregazione sociale, l’intento dell’Amministrazione
comunale è sfruttare lo spazio con la realizzazione di un piccolo teatro all’aperto, il quale,
congiuntamente all’intervento di messa in sicurezza dell’intera area si inserisce perfettamente
nel progetto di ampliamento e completamento del parco.
Cava in loc. Baccu Scova
Impiantata per l’estrazione di argille ed inerti per costruzioni, è ubicata sul versante di una
bassa collina adiacente la SS 128. Si estende su una superficie di circa 8 ettari ampiamente
compromessa per la totale assenza delle opere di ripristino.
I metodi di coltivazione utilizzati per l’estrazione sono “a gradoni multipli” ed “a fossa”.
Il gradone più basso, esteso circa 3 ettari, è delimitato da una scarpata lunga circa 180 m in
gran parte a media inclinazione, interrotta dalla rampa d’accesso del piano di coltivazione più
alto. Il livello superiore, di circa 2.5 ettari, presenta un fronte di coltivazione continuo lungo
200 m ed alto alcuni metri, che definisce il lato meridionale dell’area di coltivazione.
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Nella parte nord-orientale della cava sono presenti altri due livelli secondari, che occupano
complessivamente la superficie di un ettaro, separati da un’alzata alta alcuni metri e lunga
circa 50 m; il fronte del piano superiore risulta altrettanto esteso in lunghezza ma limitato in
altezza a non oltre 2.5 m.
Il limite occidentale della cava è definito quasi per tutta la sua estensione, da una scarpata
che raggiunge un’altezza intorno ai 5 m, posizionata lateralmente ai piani di coltivazione
principali.
Le aree non ripristinate in cui è stato utilizzato il metodo a fossa, a causa dell’impermeabilità
del substrato, sono ora occupate da due laghetti collinari alimentati dalle acque meteoriche.
Il bacino nel piano a valle si estende per una superficie di circa 1200 mq mentre quello nel
livello alto, poco profondo, è di 800 mq.
L’area dissestata è a basso impatto paesaggistico per la scarsa visibilità del sito dalle arterie
viarie più importanti, adiacente SS 128 e SS 131; in essa sono stati rilevati alcuni problemi di
inquinamento per la presenza di rifiuti anche speciali, quali ruote e componenti di mezzi
meccanici usurati, barili contenenti probabilmente liquidi oleosi e rifiuti plastici degradati.
Al momento l’Amministrazione Comunale non è a conoscenza del progetto di ripristino e dei
tempi previsti per la sua realizzazione.
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9. ALLEGATI
Tavola AG1: Carta geolitologica
Tavola AG2: Carta geomorfologica
Tavola AG3: Carta idrogeologica
Tavola AG4: Carta geologico-tecnica
Tavola AG5: Carta dell’acclività
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BIBLIOGRAFIA
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