SEGUSIUM - RICERCHE E STUDI VALSUSINI A. XXXV - VOL. 36 (1998) pagg. 151-154
Riccardo Dosio
La torre della Bicocca a Buttigliera Alta
Una propaggine della collina morenica, sormontata da un’esile cresta boscosa, divide, in uno spazio di circa un chilometro, l’abitato di Ferriera da
quello di Buttigliera. Essa termina su d’un piccolo promontorio dai fianchi
scoscesi, anch’essi ricoperti di fitta vegetazione, quasi proteso, come se fosse
un balcone, a sovrastare la bassa Valle di Susa.
È qui, a 411 metri di altitudine (Ferriera ne misura 340), che è piantata la
torre della Bicocca. Ai piedi della collina, a levante ed a ponente, vi sono due
zone pianeggianti ancora coltivate, dove appaiono soltanto più le vestigia degli
estesi vigneti che ricoprivano, fino ad 80 anni fa, una gran parte del territorio.
La presenza di una torre, in quel punto, non si può spiegare altrimenti che
collegandola ad un sistema militare di fortificazioni e di punti d’osservazione,
esistenti in Valle di Susa fin dal medioevo. In questo modo il castello di Avigliana, quello di S. Ambrogio, la torre del Colle presso Villardora, il castello
con la torre di S. Mauro presso Almese e a levante il castello di Caselette e
quello di Rivoli, rappresentavano una maglia per la trasmissione visiva di segnali molto preziosi, in quei tempi travagliati da frequenti e funesti passaggi
nella Valle di eserciti in guerra.
Funzionava così il sistema dei collegamenti che, ancora utilizzato da Napoleone nelle sue scorribande attraverso l’Europa, venne all’epoca chiamato «telegrafo visivo», o «telegrafo ottico».
La torre della Bicocca, vista la sua posizione centrale tra Rivoli e Avigliana, aveva certamente un’importanza rilevante.
Delle sue origini non c’è traccia. Il primo documento che ne parla è quello
relativo alla presa di possesso del feudo di Buttigliera da parte del conte Giovanni Carron, il che avvenne il 2 maggio 1619.
In quel giorno «furono poi affisse le armi ducali in evidenza sulle piazze di
Buttigliera, Uriola e Case di Nicola, oltre che sulla torre della Bicocca».
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La seconda citazione si trova in un’ordinanza del 1799 emessa dal comandante delle truppe francesi attestate nella zona per fronteggiare gli austro-piemontesi durante la seconda campagna d’Italia di Napoleone che l’anno successivo a Marengo (14 giugno 1800) ottenne una strepitosa vittoria, in seguito
alla quale a Milano venne proclamata la Repubblica Cisalpina – di breve esistenza – ed il Piemonte diventò, a tutti gli effetti, un dipartimento francese.
L’ordinanza impone al Comune, ed in dettaglio a una serie di cittadini elencati
per nome e cognome, primo fra tutti il marchese di S. Tommaso, di provvedere al
rifornimento di paglia e fieno per i cavalli dei soldati dislocati a S. Antonio di Ranverso e di rifornire di viveri il distaccamento piazzato al «fanale della Bicocca».
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Non è azzardato supporre che la presenza della torre può risalire intorno alla metà del 1400 (1), quando Buttigliera era ancora una dipendenza del comune
di Avigliana.
La struttura a forma cilindrica è composta di pietre e massi di piccole dimensioni di provenienza locale, legati con una malta di calce diventata durissima; sono stati inoltre utilizzati dei mattoni pieni attorno alla porta d’ingresso, posta sul lato sud-ovest la cui soglia è a 7 metri circa da terra, ed in un fregio a sbalzo che sulla sommità ne orna l’intero perimetro, il quale faceva da
base alla merlatura che non esiste più.
Le dimensioni della torre misurano, a terra, un diametro di 4 metri ed una
circonferenza di 12 metri circa, mentre l’attuale altezza stimata non supera i
13 metri.
La fondazione di base raggiunge soltanto 1 metro di profondità e anzi, sul
lato di levante è addirittura scoperta da uno scavo esistente da oltre cinquant’anni, che penetra al disotto della struttura per 1 metro circa. Nella parte
più alta la torre mostra, per un’altezza di circa 3 metri, una fascia esterna di intonaco a calce; in essa si notano 2 aperture di cm 50 di lato orientate una a
nord-ovest e l’altra a nord-est.
Fino alla porta d’ingresso, a circa 7 metri dal suolo, la torre è piena di pietrame, in parte forse crollato dalla struttura superiore; oltre questo livello, il
muro perimetrale mostra uno spessore di circa 1 metro, con all’interno dei gradini a muro che salivano sulla piattaforma della sommità, in parte crollata.
A questo punto devo fare notare che, originariamente, da questa piattaforma si ergeva, per un’altezza di 3 metri circa, una specie di colonna quadrata
con una grossa apertura al centro, certamente un focolare, sovrastata da un camino di tiraggio dei fumi.
(1) Vedere in FERRUCCIO PARI: La torre della Bicocca - Castello di Buttigliera Alta (Valle di
Susa)..., Segusium n. 22, dicembre 1986, pagg. 79-100.
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Ecco perciò dimostrata la funzione notturna di «fanale», come veniva anche chiamata la torre. Questo particolare l’ho rilevato da una fotografia riprodotta su una cartolina per corrispondenza, rinvenuta a Torino al mercato delle
pulci del Balôn. Risaliva certamente ai primi anni del 1900 ed era stata spedita
da Buttigliera nel 1917 ad un ragazzo che si trovava al fronte durante la prima
guerra mondiale.
Oltre i 7 metri di altezza sono in vista i fori quadrati utilizzati per l’appoggio dei ponteggi, disposti tutt’intorno in sei file verticali.
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Attualmente la torre denota condizioni precarie: due opposte crepe la fendono, una a nord e l’altra a sud. Quest’ultima in particolare ha una lunghezza
di circa 6 metri ed è preoccupante; dal bordo superiore scende infatti fino alla
porta d’ingresso ed un suo accentuarsi causato dalle intemperie, potrebbe provocare un crollo della sommità.
Da circa due secoli, ormai, l’edificio è nel più completo oblio.
Soltanto di recente, l’assessore alla cultura del comune di Buttigliera, sig.ra
Lauro Sobrino, ha risvegliato l’interesse per questo rudere che fa parte della
storia locale e che sarebbe doveroso valorizzare, se non altro per la sua stupenda posizione panoramica.
A fine marzo è intervenuta una squadra della «Protezione Civile A.N.A. Valsusa» che ha ripulito il ripiano attorno alla torre consentendone, a chiunque
voglia farlo, un comodo accesso per vedere da vicino quello che è ora un monumento con oltre cinque secoli di età, e per ammirare un variegato paesaggio
che abbraccia tutta la bassa Valle di Susa, da S. Ambrogio a Rivoli, con sullo
sfondo le nostre belle montagne.
Il primo passo è stato fatto, ed è stato importante incominciare.
Secondo i dati catastali rilevati in Comune, alla sommità del rilievo dove
sorge la torre, si attestano i terreni boschivi di ben 6 proprietari diversi. Della
torre, invece, risulta proprietaria la Provincia Italiana della Società del Sacro
Cuore, ovvero le Suore che risiedono a Villa S. Tommaso, le quali ebbero in
dono l’intero patrimonio dei Carron dalla marchesa Clementina (deceduta nel
1912), ultima discendente del casato nobiliare che si esinse con la sua morte.
La torre della Bicocca si può raggiungere salendo da Ferriera verso Buttigliera; al termine della prima salita, presso il colle di «Pera Mala», una strada
campestre, a ridosso di alcune case recenti, si inoltra a sinistra verso i boschi e
sale, in una galleria di verde, fino sul crinale da cui agevolmente si raggiunge
la meta: quella torre che, posta a metà strada tra due comunità, una in alto e
l’altra in basso, avrebbe dovuto essere, da sempre, un simbolo di unione e concordia tra cittadini dello stesso Comune.
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Le squadre della Protezione Civile di Sant’Ambrogio, rinforzate da altri volontari, si avvicinano alla Torre della Bicocca eliminando sistematicamente il fitto sottobosco e gli alberi.
Pomeriggio del 28 marzo 1998: ecco come appare la Torre di Buttigliera Alta al termine della pulizia del terreno boschivo circostante; finalmente l’antico monumento è visibile da ogni direzione.
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