La ripa sinistra del Ticino a Sesto Calende di Elso Varalli Contributi di storia locale ASSOCIAZIONE PRO SESTO CALENDE Contributi di storia locale Volume realizzato con il contributo del Comune di Sesto Calende In copertina: Primi lavori di risanamento Edito da : Associazione Pro Sesto Calende Testo : Elso Varalli Foto e documenti: Archivio storico del comune di Sesto Calende:Titolo I Acque e Strade, fasc. I, cart. n.° 24 Archivio Pro Sesto Calende Archivio Varalli di Sesto Calende Archivio Angelo Veronesi di Sesto Calende . Realizzazione e stampa a cura del centro progettazioni Selgraph Cocquio Trevisago (VA) Questo è il terzo volume della collana "Strettamente Sestese" che la Pro Sesto Calende sta realizzando con cadenza annuale. Con questa iniziativa l’Associazione intende valorizzare la conoscenza della storia di Sesto Calende, convinta che, solo conoscendo il passato del proprio paese, si puo avere una visione lucida del presente ed un pensiero propositivo per l’avvenire. Anche quest'anno abbiamo utilizzato Internet per proporre una pre-publicazione a sfondo fotografico, tratta dal vastissimo archivio dell'Associazione Pro Sesto Calende, allo scopo di anticipare l'argomento trattato nel volume e cioè:"La ripa sinistra del Ticino a Sesto Calende": La veste tipografica di questa realizzazione è identica a quella degli anni scorsi per quanto conceme la grafica e l'impostazione. I nostri volumi saranno riconoscibili a colpo d'occhio grazie a questo standard tipografico che connoterà le pubblicazioni di questa Associazione rispetto a quelli di altri editori. La presentazione su Intemet, collocata nel mese di Settembre 2003 non è stata altro che un estratto di questa pubblicazione che, come negli anni scorsi, viene proposta nel mese di Dicembre. La "vicenda fotografica" sarà consultabile attraverso il pulsante "Strettamente sestese", sul nostro sito www.prosestocalende.it. Anche quest'anno vi proponiamo un "quaderno" di rigoroso contenuto storico, ottenuto con riedizioni fedeli e di qualità di documenti e scritti lasciati da storici sestesi. La storia narrata sarà quella inerente la tribolata costruzione/risanamento della ripa sinistra del Ticino, cioè la costruzione della nostra bella allea. Associazione Pro Sesto Calende ELSO VARALLI. Una vita sestese Elso Varalli nasce il 27 novembre 1916 a Sesto Calende, nella località Bettolino del quartiere Abbazia, da Ernesto e Maria Pedretti. E' una famiglia di maestri vetrai, il padre Ernesto è direttore della Vetreria Lombarda .e il nonno Luigi Pedretti è stato membro del primo consiglio d'amministrazione della Vetreria Operaia Federale. Frequenta le scuole elementari a Sesto e prosegue gli studi nei collegi Rosmini e Cazzulani, diplomandosi ragioniere. Come il padre e i nonni lavora nel mondo del vetro: inizia la carriera nel 1937 come impiegato delle Vetrerie Italiane Riunite di Milano, nel 1943 è capoufficio commerciale e amministrativo nella Vetreria Lombarda di Sesto e poi, dal 1956 al pensionamento, è in forza all'Industria Vetraria Italiana Bottiglie di Milano con mansioni impiegatizie, ispettive e direttive. Il primo interesse che si fa strada in Varalli è per lo sport e per l'agonismo, gioca a calcio, nel ruolo di mediano, e pratica la corsa campestre. Scopre poi la sua vocazione per la corsa piana, (800 metri) e dal 1938 al '42 corre in squadre di Varese e Milano, conseguendo brillanti risultati a livello nazionale. Nel dopoguerra è presidente dell'Unione Sportiva Sestese (calcio) e della Sezione Pesca dell'E.N.A.L. SIAI Marchetti, consigliere del Volo a Vela di Vergiate e vicepresidente della società di atletica leggera Sesto 76. Nel giugno 1944 Varalli è introdotto da Leandro Mattea nell'organizzazione clandestina socialista e assume l'incarico di coordinatore della zona di Sesto. In rapporto con Lelio Basso e Corrado Bonfantini, è commissario politico del distaccamento di Sesto della 207° Brigat a Matteotti. Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, si oppone alla giustizia sommaria e si batte affinché la punizione dei delitti fascisti venga eseguita dalla magistratura. La tradizione familiare e la convinzione acquisita portano .Varalli al socialismo democratico, legalitario e autogestionario. Dalla Resistenza è ininterrottamente iscritto al Partito Socialista, nella corrente di sinistra. Dal 1945 al '48 è segretario della sezione "Leandro Mattea" di Sesto. Collabora ali"'Avanti!" dal 1945 al '52. Dal 1945 al 72 è membro del comitato direttivo della federazione provinciale socialista di Varese. Nel 1953 è candidato alla Camera dei Deputati e nel 1980 al Consiglio Regionale della Lombardia. Convinto assertore della funzione emancipatrice della cooperazione, Varalli è attivo nella "Proletaria", della quale è presidente dal 1948 al '94. E' inoltre nel collegio sindacale di altre cooperative. E' membro della Commissione Prefettizia di Vigilanza sulla Cooperazione e iscritto al Ruolo Revisori della Lega Nazionale delle Cooperative. L'amministrazione pubblica è un campo nel quale Varalli si impegna in modo forte. E' consigliere della Provincia di Varese, dal 1951 al 1975, per quattro mandati. La prima elezione è nel collegio di Sesto, con 5.446 voti. A Villa Recalcati sostiene gli interessi generali provinciali, intervenendo attivamente sui problemi di generale impostazione finanziaria di bilancio e su quelli relativi all'Ospedale Psichiatrico. Dal 1975 al '94 si impegna sui temi della tutela ambientale nel Parco del Ticino, del quale è consigliere delegato a finanze, bilancio ed economato e poi presidente della commissione urbanistica. La partecipazione amministrativa più lunga è nel Comune di Sesto Calende dove è consigliere ininterrottamente fino al 1994 e assessore dal 1946 al '1951. Dal 1980 al ‘90 Varalli è sindaco, a capo di una maggioranza di sinistra e in questo ufficio, svolto a tempo pieno, dà il meglio di sé. Nel decennio assicura stabilità politica e mette in opera una conduzione a livello manageriale. Le realizzazioni più significative della sua amministrazione, che incide in modo positivo sulla trasformazione edilizia e sociale del paese, sono: meccanizzazione di tutti i servizi, costruzione della scuola materna dei Mulini, costruzione del centro sportivo, rifacimento di museo e biblioteca, costruzione del depuratore e del collettore fognario, recupero o costruzione di cinquantasei alloggi, realizzazione del centro sociale dell'Abbazia, realizzazione della zona artigianale della Quadra. L'impegno politico-amministrativo è accompagnato dall'interesse per la storia. Sono diverse le associazioni culturali nelle quali è attivo, a cominciare dalla "Cesare da Sesto" della quale è socio fondatore nel 1949 e poi presidente. Particolare fervore dedica alla ricerca storica, basata su indagini d'archivio pazienti e rigorose, che si sostanzia in numerosi articoli e libri di storia locale. Con la trilogia Oriano sopra Ticino, S.S.Pietro e Paolo e San Materno da Lentà ci consegna la storia generale delle frazioni di Sesto. I reggitori della cosa pubblica è l'ideale continuazione delle Ricerche di Spinelli, il classico della storiografia sestese. Il lavoro spazia dal 1860 al 1945, dal primo al secondo Risorgimento; previsto in quattro volumi, solo due sono stati stampati. Porto di cielo e Dal fascismo alla Resistenza sono un omaggio al lavoro e alla lotta per la libertà dei sestesi, mentre in S.Stefano Protomartire espone l'opera dei parroci e l'evoluzione sociale di Taino. Il 25 novembre 1994 Elso Varalli chiude gli occhi, avendo vissuto, sempre, in modo serenamente laico. V VI Sommario Una riva paludosa e pestifera pag. 1 Il progetto per la bonifica pag. 8 Una legge per Sesto pag. 14 Di chi è il molo? Una disputa paesana pag. 19 Iniziano i lavori pag. 24 Gli ippocastani pag. 31 In lite con l’impresario pag. 34 Un lungofiume da tutti invidiato pag. 41 VII La ripa sinistra del Ticino Una riva paludosa e pestifera Chi percorre oggi il viale Italia di Sesto Calende in automobile, od a piedi fra il doppio filare di ippocastani, non può immaginare i complessi problemi che hanno costellato il suo sorgere. E neppure può pensare alle plurime difficoltà, quasi da romanzo, superate dagli Amministratori comunali dell’epoca e la pazienza dagli stessi posta in atto, per ben dieci anni, al fine di portare a compimento un’opera della quale tutti ora fruiscono. È l’epoca dei grandi lavori post-unitari deliberati per ampliare la rete ferroviaria nazionale. Da meno di due anni è stato realizzato l’imponente ponte in ferro sul fiume Ticino, strumento indispensabile per il completamento della nuova linea internazionale collegante Genova con la Confederazione Elvetica. Sesto Calende diventa un importante nodo ferroviario (già è attraversata dalla Milano-Domodossola) che richiama merci e turisti ed è quindi necessario che si modernizzi e si evolva, presentando un aspetto più consono al ruolo che è chiamata a svolgere. L’avvio fu dato da un propizio verbale steso dalla Commissione sanitaria comunale a conclusione dell’importante seduta svoltasi il 22 luglio 1884. In quell’occasione il presidente Antonio Brianzoni ed i membri Paolo Bassetti, Luigi Candiani e Giuseppe Fornara invitarono il segretario dr. Antonio Bassetti a formalizzare il loro pensiero in ordine alla compromessa igiene pubblica. Il verbale così comincia: ”Onde viemmeglio tutelare l’igiene pubblica (la commissione) dovette richiamare la sua attenzione sopra la cosi detta Ripa del Ticino fiancheggiante il paese per tutta la sua lunghezza”. Prosegue illustrando la realtà: “Detta Ripa trovasi in condizione igienica deplorevole perchè soggetta più volte all’anno alle piene del Ticino e le successive decrescenze lasciano un deposito limaccioso esalante odori pestiferi e miasmi dannosi alla popolazione. 1 La ripa sinistra del Ticino Per più della sua metà, circa mt. 300 e per mt. 12 di larghezza, la Ripa trovasi in peggiori condizioni perchè se anche scomparisse il deposito malsano, resterebbe una superficie paludosa per le numerose sorgive d’acqua e per i rigagnoli infiltrati di materie corrotte che scaturiscono dal soprasuolo ove sta il paese. Per ciò la salute pubblica è alterata, massime per le febbri a carattere miasmatico”. La Commissione, puntuale nell’indicare gli effetti di simile stato di fatto, non è molto precisa nell’evidenziare le cause del peggioramento dovute alla costruzione di una tombinatura che raccoglie gli scarichi di tutto il paese e, con diverse diramazioni, convoglia tutto sulla riva del Fiume.. II verbale conclude: “Poiché la Ripa appartiene al regio Demanio, si chiede alla Sotto Prefettura di intervenire per eliminare lo sconcio alla pubblica salute”. Lo stesso giorno la Giunta municipale, con sorprendente e quasi sospetta rapidità, (il Sindaco è anche presidente della Commissione) scrive al Sotto Prefetto di Gallarate, che ricopre la carica di presidente del Consiglio circondariale di sanità, e si associa alla conclusione della Commissione comunale circa i provvedimenti da adottare per il prosciugamento della riva sinistra del fiume Ticino lungo i caseggiati. La Giunta conferma che il suolo, di esclusiva “ragione” del Demanio, origina febbri miasmatiche ed altre malattie di forma nevralgica ostinatissime e possibili mali epidemici e contagiosi. Il concetto del possibile scoppio di epidemie è posto, con astuzia, in giusta evidenza al fine di sollecitare le responsabilità gerarchiche e trovare alleati per la soluzione finanziaria del problema. Infine la Giunta chiede la presentazione della sua domanda al Consiglio provinciale di sanità e l’adozione, da parte del Consiglio superiore, di provvedimenti a cura e spesa del Governo trattandosi di suolo demaniale e stante i notevoli impegni finanziari già assunti dal Comune. La Commissione sanitaria comunale si riunisce di nuovo il 22 ottobre 1884 e, nel ribadire le preoccupazioni per lo stato mal2 La ripa sinistra del Ticino sano della riva del Ticino, esprime il dubbio e l’ansia che la situazione precaria possa favorire lo scoppio del colera, epidemia dalla quale Sesto Calende è rimasta immune. Chiede la convocazione del Consiglio comunale, sia perché il massimo organismo deliberativo venga investito del grave problema, sia perché lo stesso adotti seria e concludente delibera, e precisa: “La prima tratta, dalla strada Alzaia al Molo, per una lunghezza di circa mt. 200 e larga mt. 20, essendo stata rialzata dal continuo depositare di macerie, ivi condotte dai frontisti per ragioni di sgombero, non sarebbe male, se non si verificassero più volte all’anno i flussi ed i deflussi delle acque. La seconda parte, dal Molo ad oltre la casa municipale, per circa mt. 250 è a livello più basso e maggiormente esposta alle variazioni idrometriche del fiume. Il terreno è paludoso, non si asciuga mai, e sempre esala cattivi odori e sviluppa gas e miasma dannosissimi; a ciò si aggiunge il deflusso delle acque pluviali, di fognatura e di scolatizi che, non scorrendo, formano pozzanghere e depositano fanghiglia ricchissima di sostanze vegetali ed animali. In seguito a questo tristissimo stato nel quale viene lasciata da tempo immemore una Ripa che, se risanata si trasformerebbe in luogo salubre e di passeggio, anziché sfuggito e lasciato a luride abitazioni ed alla popolazione più misera, non avremmo più a lamentare il sensibile contingente di malati e di morti. Infatti nelle case lungo la Ripa si ha gran numero di colpiti per febbri intermittenti a carattere ostinato e spesso pernicioso, di febbri tifoidee, dalle ambulatorie alle più violente, di reumatismi e massimamente di neuralgie miasmatiche”. Il Consiglio comunale non perde tempo; riunitosi il 26 ottobre 1884 ascolta la relazione del Sindaco Antonio Brianzoni ed i quindici consiglieri presenti, unanimi, deliberano di inoltrare al Governo la domanda per il ventilato prosciugamento, ovviamente a carico dello Stato. A sua volta il dr. Gaetano Pini, direttore del Pio Istituto dei Rachitici, dopo una visita a Sesto Calende del 13 ottobre, il successivo 2 dicembre espone al Consiglio sanitario provinciale la seguente relazione: 3 La ripa sinistra del Ticino “Ha constatato nel Comune di Sesto Calende le condizioni sanitarie lungo le case che fronteggiano il Ticino; le febbri palustri dominano frequenti a causa delle deplorevoli condizioni della spiaggia paludosa che è fonte di infezioni. L’assoluto abbandono della spiaggia dà ricetto ad ogni sudiciume e rappresenta pericolo in caso di piene ed insalubrità nella stagione estiva. Bisognerebbe prolungare la strada Alzaia fino al nuovo ponte della ferrovia, regolarizzando cosi il letto del fiume, togliendo i pericoli e gli sconci lamentati. Di là del ponte rimangono vaste superfici di terreno paludoso, ma il Comune di Sesto Calende ne trarrebbe egualmente beneficio. Occorre che lo Stato intervenga, con spesa congrua, per la costruzione della strada Alzaia fino al ponte ferroviario per la sicurezza e la salute di un Comune per molti titoli meritevolissimo della massima considerazione”. ll problema sollevato dalla Commissione sanitaria comunale non rappresentava una novità per gli amministratori che già il 4 luglio 1836 avevano trattato l’argomento in una seduta del Convocato Generale degli Estimati. Presenti Giovanni Bertoni, sostituto del 1° deput ato Ospedale Maggiore di Milano, Claudio Strabelli, sostituto di Gerolamo Castiglioni, Pasquale Graglia, deputato e gli Estimati: dr. Paolo Candiani, Carlo Brovelli, Pasquale Bonino, Bartolomeo Balzarini, Carlo Giuseppe Zamperini, Angelo Varalli, Antonio Bassetti, Giovanni Orlandi procuratore di Tamborini, Giuseppe Signorelli, Lorenzo Sibilia e Giuseppe Nembroni. Assistono Francesco Candiani, agente e Giovanni Besozzi, cursore. Si discute sul seguente oggetto: “Progetto di terrapieno da eseguirsi lungo la Ripa del Ticino di fronte ai caseggiati di questo Comune onde evitare la inondazione che di frequente si verifica in detti caseggiati e così anche migliorare la navigazione in detto fiume poiché in tempo di crescenza delle acque le barche cariche di mercanzie sono costrette ad approdare di contro alle case con sommo danno”. 4 La ripa sinistra del Ticino Gli intervenuti convengono che la costruzione di detto terrapieno sarebbe utilissima, non solo per i caseggiati e per la navigazione, ma soprattutto “ridonderebbe di sommo vantaggio all’I.R. Erario e verrebbero prescritti i luoghi d’approdo delle merci e quindi con maggiore facilità potranno verificarsi dagli impiegati appositamente incaricati di sorvegliare onde non avvengano contrabbandi in danno del detto Erario”. Ciò ritenuto deliberano di reperire un abile ingegnere come il sig. Guenzati per indicare la spesa che, per le suesposte ragioni, sarà a carico dell’I.R. Governo. La proposta ottiene quattordici voti affermativi e nessuno contrario e l’iniziativa ha un seguito con il conferimento dell’incarico al tecnico ing. Guenzati. Ma il 23 maggio 1838 l’I.R. Delegazione provinciale di Milano segnala che dagli “scandagli” fatti dall’ing. Guenzati per valutare la possibilità di costruire un riparo alle piene del fiume Ticino emerge che la spesa, nel suo complesso, sarebbe tale che anche con il concorso del R. Erario l’onere sarebbe insopportabile per le casse del Comune. La perizia tecnica viene liquidata all’ing. Guenzati con un importo di L. 73,36 e del problema non se ne parla fino al 1884. Il nuovo anno inizia con le prospettive più rosee in quanto sembra che la pratica segua il giusto binario. Infatti il prof. Gaetano Pini si fa premura, il 16 gennaio 1885, di comunicare che il Consiglio provinciale di sanità ha votato una mozione molto favorevole al riordino della riva sinistra del Ticino e sono in corso pressioni sulla Deputazione provinciale milanese perché appoggi, presso il Governo, il voto del Consiglio comunale di Sesto Calende. Il successivo 22 gennaio 1885 cominciano le prime difficoltà. È ben vero che il Consiglio provinciale sanitario si è espresso con voto favorevole sulla domanda del Consiglio comunale di Sesto Calende, ma l’iter della pratica trova un intoppo determinante nel parere negativo espresso dall’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico governativo. Infatti, secondo quel tecnico, il prolungamento della strada Alzaia sarebbe dannoso per il libero accesso al fiume, per il 5 La ripa sinistra del Ticino carico e lo scarico delle barche Inoltre l’iniziativa, si precisa, non potrebbe raggiungere lo scopo prefisso in quanto le acque di piena ristagnerebbero al decrescere della corrente. L’ingegnere capo esprime poi il parere che le spese siano di competenza del Comune, che deve sistemare la sponda sotto una livelletta uniforme, decrescente, che lasci libero deflusso alle acque. Lo scritto conclude affermando che la domanda non può essere appoggiata presso il Ministero dei Lavori Pubblici ed il Comune, se vuole realizzare l’opera, deve trovare altro mezzo per attuare il risanamento. Anche la Prefettura di Milano evade la pratica. Il 29 gennaio 1885 precisa che, essendo il fiume Ticino navigabile, le sue sponde sono soggette alla servitù di passaggio come strada Alzaia ed a tale servitù è sottoposta anche la sponda compresa fra l’estremo nodo dell’abitato ed il nuovo ponte in ferro, la quale tratta non è munita di alcun manufatto di proprietà demaniale, essendo stabilite, per disposizione ministeriale, le località che devono essere dotate di strada alzaia. Alcune tratte di dette sponde sono infatti sistemate a servizio della strada Alzaia, come il primo tratto a valle dell’abitato di Sesto Calende; ciò fu praticato nella località dove, essendo il fiume incassato, le sue acque investono direttamente la sponda molto ripida, che è necessario preservare dall’ erosione. In corrispondenza all’abitato e superiormente non fu mai costruita alcuna opera poiché la sponda ha pochissima inclinazione e quindi è soggetta ad essere invasa dalle acque ordinarie che vi si devono espandere; qualunque opera si dovesse fare, occorrerebbe che fosse tenuta aderente alle case, al fine di non restringere l’alveo del fiume durante le piene. In tali condizioni la costruzione di una strada alzaia non gioverebbe dato che ostacolerebbe il carico e lo scarico delle barche, oltre che l’accesso fra le pubbliche vie e la sponda del Ticino; avuto poi riguardo che si dovrebbe tenere in posizione tale da non restringere l’alveo del fiume, non impedirebbe i ristagni d’acqua ritenuti dannosi alla salute pubblica durante le magre. Si riconoscono le pessime condizioni igieniche della 6 La ripa sinistra del Ticino spiaggia, ma lo Stato non ne è responsabile e deve limitarsi alla conservazione dei diritti del pubblico e degli esercenti la navigazione. La Prefettura conclude il lungo scritto affermando che spetta al Comune soprintendere ai miglioramenti facendo cessare lo scarico di detriti che aumentano l’irregolarità della sponda e provvedendo a livellarla. La riunione del Consiglio comunale del giorno 22 marzo 1885, anche nel numero dei consiglieri presenti (dieci contro i venti assegnati), dimostra il senso di scoramento che pervade gli Amministratori. La lettura della nota prefettizia n. 4381 del 29 gennaio 1885 fa comprendere la realtà della situazione vista dalla burocrazia centrale in modo ben diverso da come la intende l’Ente locale. Da un lato si tratta di difendere i diritti precostituiti a beneficio della navigazione sul fiume mentre l’organo periferico si preoccupa di una situazione igienica la cui soluzione, forse avveniristica ma positiva, consentirebbe anche di realizzare un abbellimento del paese. Una cosa emerge chiaramente: se il Comune vuole por mano ai lavori, lo può fare, ma resta assodato che vi deve provvedere coi suoi mezzi non riguardando lo Stato la tutela della pubblica igiene! Cosi la pensava la burocrazia dell’epoca. 7 La ripa sinistra del Ticino Il progetto per la bonifica L’Amministrazione comunale è ben decisa a proseguire nella intrapresa iniziativa ed il 15 aprile 1885 prende contatti con Alessandro Agudio, ingegnere architetto, con studio in Milano, via Bigli, 1. Questi, approfittando di un periodo di magra del fiume, effettua un sopralluogo il successivo 19 agosto e comincia a predisporre i rilievi del caso. Il tempo trascorre inesorabile. Solo in data 2 maggio 1886 l’ing. Alessandro Agudio, cui si è associato l’ing. Giuseppe Didioni, è in grado di presentare un progetto di massima per la sistemazione della sponda sinistra del fiume Ticino. Si suddivide in trenta sezioni, per la lunghezza totale di mt. 481,70 dal palazzo comunale alla strada nazionale Alzaia e prevede, fra opere e forniture, un costo complessivo di circa 15.000 lire. Nel frattempo il Sindaco prende contatti con l’on. Emilio Campi il quale comunica di aver avuto un lungo colloquio con il Ministro dei LL.PP. in data 16 giugno 1886. In tale occasione ha consegnato un promemoria per il progetto della riva del Ticino e per la ferrovia da Oleggio ricevendone promessa di sollecito studio e di possibile concorso alla spesa. Il progetto Agudio-Didioni è esaminato ed approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 4 luglio 1886; tramite la Sotto Prefettura viene subito trasmessa la delibera al Prefetto di Milano con allegato il progetto tecnico, la precedente delibera del 26 ottobre1884, la relazione del Consiglio sanitario provinciale del 1° ago sto 1884 oltre al parere del Genio civile in data 22 gennaio 1885. Tramite la Prefettura giunge, inesorabile, la risposta del Genio civile del 26 luglio; si riconosce che il progetto AgudioDidioni propone un sensibile miglioramento delle condizioni dei caseggiati fronteggianti il Ticino, un maggior decoro del paese ed il miglioramento della situazione sanitaria ma, per quanto concerne la navigazione, il progetto stesso non ha interesse alcuno in 8 La ripa sinistra del Ticino quanto il Governo provvede direttamente a tutelarla. Infine precisa che non si possono invocare gli articoli 92 e 93 della legge 20 marzo 1865 sui lavori pubblici e ribadisce che il Comune dovrà eseguire in proprio i lavori, salvo preventiva approvazione governativa. Il 14 agosto 1886 la Prefettura restituisce gli atti del progetto riconoscendoli ottimi ma redatti in via di massima; sarebbe stato opportuno corredarli di un profilo longitudinale e dei computi per i movimenti di terra più dettagliati, specialmente per quanto riguarda i compensi fra sterri e reinterri e la determinazione delle cave di prestito. Stante queste lacune, prosegue la Prefettura, il Genio civile non è in grado di fornire un giudizio assoluto sulla attendibilità della spesa preventivata. La lettera conclude consigliando il Comune a recedere dalla “esagerata” pretesa che le opere vengano eseguite a carico dello Stato, chiedendo solo un concorso che, presumibilmente, verrà concesso. A sua volta la Sotto Prefettura di Gallarate ribadisce, il 22 agosto, quanto comunicato dalla Prefettura e segnala la possibilità di ottenere un prestito al 4,50% giusta la circolare 22 febbraio 1886 del Ministero degli Interni. Il Sindaco informa l’ing. Agudio dell’evolversi della pratica e richiede, in data 6 settembre 1886, la stesura di un progetto definitivo, con il profilo longitudinale e distinto nella spesa, onde ottenere da parte del Governo il pagamento della quota relativa alla strada Alzaia. Il 1887 risulta un anno di stasi e di ripensamenti, infatti l’archivio comunale non fornisce documenti e notizie sul proseguimento della pratica; ciò non significa l’abbandono dell’iniziativa che viene seguita con contatti personali da parte della Giunta. Ne è riprova il fatto che il 7 novembre 1887 si svolge una riunione a Sesto Calende alla quale partecipano: Sotto Prefetto di Gallarate dr. Arnaboldi, ingegnere capo del Genio civile conte Sales, on. Emilio Campi e Giulio Bianchi, deputato provinciale ing. Parravicino, progettista ing. Alessandro Agudio, Sindaco Antonio Brianzoni, Assessori Francesco Bonini, Pietro Bogni ed Alfonso Scotti. 9 La ripa sinistra del Ticino Dopo aver effettuato un lungo ed accurato sopralluogo ed avere accertata l’urgente necessità di realizzare l’opera e l’impossibilità di accollarne l’onere allo Stato, si decide di apportare modifiche al progetto, di concerto con l’ing. Sales, al fine di potere ottenere un mutuo dal Governo. Le decisioni, probabilmente, furono adottate con “le gambe sotto il tavolo”; del sopralluogo resta una traccia, nell’archivio comunale, costituita da un conto di ristorante redatto da Angelo Erbetta gestore dell’Albergo della Posta. La stagione è propizia per imbandire una tavola adatta a conciliare gli illustri ospiti con le esigenze comunali. Nel corso della colazione di lavoro fu servito: antipasto, zuppa alla romana, trota con salsa alla maionese, camoscio in salmì con tartufi, tordi e gigot di montone allo spiedo, insalata russa, caffè, cognac, chartreuse e dessert, il tutto bagnato con due bottiglie di Gumpelochin (?) e sette bottiglie di Gattinara di dieci anni; per finire furono fumati dieci sigari Virginia. Una colazione veramente signorile, luculliana ed accattivante per la quale il Comune di Sesto Calende ottenne uno sconto e sborsò £. 112 il 28 dicembre 1887. Il 17 maggio 1888 l’ing. Agudio presenta il progetto modificato che viene esaminato a più riprese dalla Giunta e portato in Consiglio comunale il successivo 1° luglio con la conseguente delibera di contrazione di un mutuo per £. 20.000 al 3%. II Consiglio comunale ascolta anche una dettagliata relazione dell’assessore agrimensore Alfonso Scotti che così illustra il progetto: il nuovo viale partirebbe dal Sempione, a ponente dell’orto annesso alla casa comunale e, curvando, percorrerebbe tutta la fronte dell’abitato fino all’esistente strada Alzaia. Mentre la lunghezza dell’opera si snoderà per 485 metri, la prima tratta del viale, in leggera discesa, sarebbe larga mt. 16 all’angolo della casa comunale. La seconda tratta, larga 15/18 metri, raggiungerebbe il piano superiore dell’esistente molo (attualmente a mt. 3,20 sullo zero dell’idrometro); discenderebbe poi fino al piano della piazza centrale. Da quest’ultima, fino all’inizio della proprietà Galli, la trat10 La ripa sinistra del Ticino ta risulterebbe larga mt. 21,50 restringendosi a mt. 18 all’ingresso di piazza Guarana. Per l’approdo a piazza Guarana verrebbe costruita una “scaglionata” in selciato lunga mt. 10. Altri due approdi saranno costruiti in corrispondenza al vicolo del Pozzo ed all’albergo della Posta. Due rampe verrebbero realizzate per lo scarico delle merci depositate sulla riva a valle del ponte: una a servizio del Sempione e l’altra per il nuovo viale. Un filare di piante e panchine in granito divideranno la carrozzabile dalla parte riservata ai pedoni per tre metri. Le “scarpe” verso il fiume saranno difese sott’acqua da una gettata di scaglioni di granito e nella parte superiore da ciottolato in malta. La spesa è prevista in £.40.000 di cui £.25.000 per lo spalto comunale ed il resto per la strada Alzaia. Il 19 luglio 1888 la Sotto Prefettura di Gallarate segnala che, a guadagno di tempo, il progetto è stato trasmesso alla Prefettura di Milano, ma restituisce la delibera del Consiglio comunale datata 1° luglio, richiedente un mutuo per £.20.000 in quanto non conforme. Infatti la delibera deve essere redatta come da modulo allegato al Regolamento, con una copia in carta filigranata da £.2, unitamente alla domanda del prestito in carta da bollo da £.0,50. Infine il Consiglio comunale deve dimostrare di potere stanziare nel bilancio di previsione per l’anno 1889 e seguenti la somma corrispondente alla quota annua di ammortamento, senza superare il limite della media triennale della sovrimposta. Finalmente, il 31 luglio 1888, il Sindaco, superata la prima fase convulsa delle pastoie burocratiche, è in condizione di richiedere ufficialmente alla Cassa Depositi & Prestiti, la concessione del mutuo di £.20.000 estinguibile in trenta annualità, al tasso del 3%. La Sotto Prefettura di Gallarate assicura che il progetto Agudio-Didioni del 16 maggio 1888 per £.40.000 è stato ritenuto regolare dall’Ufficio tecnico governativo che ne ha proposto l’approvazione. Dichiara però il suo disaccordo sul possibile concorso del Governo. 11 La ripa sinistra del Ticino La Prefettura di Milano, con sua 7 novembre 1888 riassume la situazione e così si esprime: “Udita la lettura della relazione presentata il 1° agosto 1884 dal compianto dr . Gaetano Pini al Consiglio provinciale sanitario, presa cognizione di eguale rapporto della Commissione prefettizia per le indagini sulla pellagra del 1885, udito il relatore il quale confermò la necessità di provvedere al rifacimento della ripa sinistra del Ticino in Sesto Calende, esprime parere favorevole che venga accettata la domanda presentata il 31 luglio 1888 dal Sindaco di Sesto Calende all’Amministrazione della Cassa Depositi & Prestiti per ottenere il richiesto prestito di £.20.000 destinato al progettato miglioramento sanitario”. II sempre attento on. Emilio Campi comunica al Sindaco che il Prefetto di Milano proporrà un sussidio, a fondo perduto, di £.5.000 oltre al suo interessamento per la domanda di prestito al 3% sulla legge del 14 luglio 1887 A suo avviso il parlamentare ritiene troppo esiguo il concorso alla spesa e desidera avere una breve memoria sul progetto e sul conseguente onere. L’on. Campi non lascia speranze circa possibili interventi da parte dello Stato in quanto, relativamente ad anteriori progetti del Governo per il fiume Ticino, nei bilanci di previsione per gli anni 1882 e 1883 il Ministro dei LL.PP. Alfredo Baccarini aveva inserito, su progetti di larghissima massima, la somma di £.300.000 Non vennero mai perfezionati i progetti e con il bilancio previsionale dell’anno 1884 la somma scomparve dalle previsioni stesse. Il 15 febbraio 1889 il Genio civile di Milano comunica che il Ministero del LL.PP. ha dichiarato, su conforme parere del Consiglio superiore, che le opere di sistemazione della sponda del fiume Ticino, in corrispondenza dell’abitato di Sesto Calende, non riguardano la strada Alzaia e non possono quindi essere sussidiate dal Governo II Ministero ha precisato che, qualora il Comune volesse fare eseguire l’opera in proprio, sentisse prima le autorità doganali poiché l’opera anzidetta potrebbe eventualmente riuscire di nocu12 La ripa sinistra del Ticino mento al commercio lacuale. L’ufficio del Genio civile, a sua volta, interpone nuove difficoltà e proibisce l’inizio dei lavori, effettuando depositi di materiali lungo la riva, se prima il Comune non ha dichiarato di eseguire l’opera a sue spese e NON HA ottenuto “l’assentimento” delle autorità doganali. Tutto ciò premesso si dovranno concertare con il Genio civile le norme per l’esecuzione dei lavori. Il Consiglio comunale si riunisce di nuovo il 3 marzo 1889 sotto la presidenza di Francesco Bonini, facente funzione di Sindaco, ed i quattordici consiglieri presenti prendono atto dell’esplicito rifiuto del Governo a concorrere per la spesa di risanamento; all’unanimità deliberano di procedere egualmente con le sole forze comunali e con il richiesto mutuo. Il quale mutuo è stato approvato con decreto del 31 marzo nell’entità prevista di £.20.000 ad un tasso del 3%; la prima rata sarà versata al compimento della metà dei lavori ed il saldo ad opera compiuta ed a collaudo effettuato. Il rimborso del prestito avverrà in trenta annualità, ciascuna dell’importo di £.1.007,76. La Sotto Prefettura di Gallarate precisa che il Consiglio comunale deve deliberare l’accettazione del mutuo e le modalità di rimborso. 13 La ripa sinistra del Ticino Una legge per Sesto L’accettazione viene deliberata dal Consiglio comunale il successivo 12 maggio e, nella stessa seduta, si chiede alle superiori autorità anche la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera di prosciugamento della riva sinistra del Ticino, in esecuzione al progetto 16 maggio 1888 ed in applicazione della legge 25 giugno 1865 n. 2359 E’ deliberato anche un contributo a carico di ciascun proprietario di stabili siti lungo la riva stessa, come miglioria, eguale alla metà del maggior valore che acquisterà lo stabile stesso dall’esecuzione dell’opera. Detto contributo di miglioria, da stabilirsi, dovrà essere pagato annualmente e per dieci anni. L’anno 1889 si chiude con il riconoscimento di un acconto di £.500 all’ing. Alessandro Agudio per il lavoro di progettazione. Il 4 aprile 1890 il Comune apprende dalla Sotto Prefettura che il Ministero dei LL.PP. ha riconosciuto il carattere di pubblica utilità dell’opera, ma il tutto è subordinato a: - indicazione del termine entro il quale saranno eseguiti i lavori; - precisazione dei mezzi finanziari da utilizzare; se fra questi vi sarà l’imposizione del contributo di miglioria ai frontisti, la pubblicazione degli atti dovrà essere ripetuta. Il giorno 8 giugno il Consiglio comunale è in grado di fornire la risposta al Ministero precisando che i lavori saranno ultimati nel termine di 150 giorni. In ordine al finanziamento viene precisato che l’eccedenza sulle £.20.000 si otterrà impegnando il bilancio per un quinquennio, sopperendo ad ogni annualità con l’avanzo delle entrate di qualsivoglia natura e con il contributo di miglioria decennale da applicarsi a tutti i frontisti. Inoltre, per cinque anni, non si effettueranno spese che non siano conseguenti ai servizi obbligatori. La delibera del Consiglio comunale sopra citata appare molto lacunosa e comunque carente di una base logica e legale; 14 La ripa sinistra del Ticino sembra una dichiarazione di buone intenzioni ed i fatti lo dimostreranno. L’on. Emilio Campi, aggiornato sull’evolversi della pratica, tranquillizza il Sindaco promettendo un suo intervento presso il Prefetto affinchè la delibera venga sollecitamente approvata ed anche presso il Ministero per le successive fasi. Circa il proposito del Comune di sopperire parzialmente alla spesa imponendo un contributo di miglioria ai frontisti, il Ministero precisa, il 17 dicembre, che la dichiarazione di pubblica utilità e l’imposizione del tributo sono due atti simultanei. Il Comune deve quindi chiedere al Governo di promuovere gli opportuni provvedimenti legislativi, esponendo dettagliatamente le circostanze di fatto e le ragioni a giustificazione. Finisce anche l’anno 1890 e con tanta pazienza gli Amministratori perseverano nel loro intento. All’ing. Alessandro Agudio viene versato il saldo delle sue competenze per il progetto esecutivo ammontanti a £.950. L’ing. Vito Binaghi, di Mezzana Superiore, a suo tempo incaricato dalla Giunta municipale, il 14 giugno 1891 presenta alla stessa il tipo planimetrico dell’area dell’Isolino che servirà per corredare la domanda di concessione di sterro per la costruzione della riva del Ticino. Ora la pratica assume una dinamica più spinta. Il 2 giugno l’Ispettore della Guardia di Finanza segnala che non si possono muovere eccezioni all’esecuzione dei lavori di prosciugamento della riva del Ticino, in ordine agli interessi doganali. Il 18 dello stesso mese la Prefettura di Milano comunica che l’Intendenza di Finanza consente all’esecuzione delle opere di risanamento, ed il successivo 23 luglio dichiara che, sentito il parere favorevole del Consiglio provinciale sanitario e quello del Genio civile, anche da parte sua nulla osta all’esecuzione delle opere. Il Comune non perde tempo - ne è già trascorso troppo ed il 10 agosto 1891, in esecuzione del dispaccio 2 dicembre 1890 del Ministero dei LL.PP. chiede al Governo di promuovere gli opportuni provvedimenti legislativi, per la dichiarazione di pubblica utilità delle opere e per autorizzare l’imposizione dei contributi 15 La ripa sinistra del Ticino di miglioria ai proprietari dei fabbricati fronteggianti la riva. Il Genio civile risponde al Comune il successivo 16 settembre e, richiamata l’istanza per la dichiarazione della pubblica utilità delle opere, consente alla richiesta di concorso dei proprietari frontisti dei fabbricati in ragione del 50% del maggior valore a questi risultante dalle opere di prosciugamento. Precisa che l’entità del contributo è stabilito dall’art. 78 della legge 25 giugno 1865 sulle espropriazioni per causa di utilità pubblica. Da parte sua l’avv. Nicola Viganotti scrive al Sindaco il 21 novembre 1891 informandolo che a seguito di parere favorevole della Amministrazione delle Ferrovie, dell’Intendenza di Finanza e del Genio civile, il Prefetto di Milano ha firmato il decreto col quale si concede al Comune di Sesto Calende la facoltà di estrarre dal fiume Ticino tutta la terra dell’Isolino, pari a circa 9.000 mq., necessaria per le opere di risanamento della riva del fiume. Il Comune dovrà pagare l’importo di £.100 oltre a 12 lire per la tassa di concessione, l’ammontare del foglio di carta da bollo e le spese di registrazione del decreto. L’av. Nicola Viganotti segnala anche di avere ricevuto uno scritto da Roma il 17 novembre, a firma del suo ottimo amico on. Ariosto, sotto segretario di Stato, col quale si precisa: “Circa il progetto delle opere di risanamento della ripa sinistra del Ticino, non dubitare che ne parlerò a S.E. Branca con quel calore che meritano le cose da te raccomandate.” Con altro scritto del 2 dicembre 1891 l’avv. Viganotti comunica di essere informato che S.E. il Ministro ha presentato il progetto di legge per la dichiarazione di pubblica utilità per i lavori di risanamento, con facoltà al Comune di imporre il contributo ai frontisti. Ha anche scritto al sotto segretario per ottenere l’allargamento dell’imbocco del Ticino ed il sussidio per il trasporto della terra dall’lsolino. Si dice che tutte le strade portino a Roma e la Amministrazione batte tutte le strade pur di giungere alla meta. Entra in scena anche l’avv. on. Scipione Ronchetti il quale, con sua del 10 dicembre, mentre si dichiara memore delle prove di affetto a lui riservate dai sestesi nel 1886 e nel 1890, assicura 16 La ripa sinistra del Ticino che il progetto di legge, relativo alle opere di prosciugamento, dichiarerà i lavori di pubblica utilità e preciserà che gli stessi dovranno essere eseguiti nel termine di sei mesi. Circa i diritti di miglioria il Comune sarà incaricato di stendere adeguato regolamento. La grafomania dell’av. Nicola Viganotti si esprime con un altro lungo scritto, in data 11 dicembre 1891, nel quale si segnala che per compiere il risanamento della riva occorre che il Comune domandi alle Ferrovie l’acquisto della porzione di terreno esistente fra l’Isolino e la strada provinciale di accesso al ponte, nel caso che detta striscia sia esclusa dai 9.000 mq. accordati con decreto prefettizio. L’area potrà essere ottenuta a pochi centesimi al metro e richiede l’invio di una copia della domanda per poter seguire la pratica sia presso le Ferrovie che al Demanio. Per l’importanza data all’opera dalle LL.EE. Ariosto e Branca, dichiarati “simpaticissimi meridionali”, il progetto è stato chiamato d’urgenza ed alla Camera si sono tanto stupiti; ogni deputato del collegio ne vorrebbe essere il relatore. Il Viganotti prosegue dichiarando di sapere che l’on. Ronchetti è in partenza per Roma per sollecitare l’incarico di relatore; in tale senso interporrà i suoi buoni uffici presso l’on. Ariosto impegnando relatore e sotto segretario ad emanare la legge prima delle ferie natalizie. Ma il Parlamento ha cose importanti da discutere e malgrado le promesse del relatore si perde altro tempo; il 20 gennaio 1892 un telegramma dell’on. Scipione Ronchetti annuncia: “In questo momento Camera approva progetto legge. Domani votazione segreta”. Anche il Senato si interessa di Sesto Calende e nella seduta del 20 febbraio 1892 concede il suo assenso all’esecuzione dei lavori. Infine la Gazzetta Ufficiale del regno n. 56 del 7 marzo 1892 pubblica la legge composta di tre soli articoli, avente per oggetto:“Dichiarazione di pubblica utilità delle opere di prosciugamento della ripa sinistra del fiume Ticino con facoltà al Comune di Sesto Calende d’imporre un contributo alle proprietà fronteggianti”. 17 La ripa sinistra del Ticino Il momento tanto desiderato e fortemente voluto è finalmente giunto; l’oggetto della legge è di una sproporzionata lunghezza nei confronti dei tre articoli approvati, ma è la sostanza quella che conta e non la forma. Siamo alle strette finali, od almeno così si pensa. Il 4 agosto 1892 l’on. Scipione Ronchetti, diventato nel frattempo sotto segretario del Ministero della Pubblica Istruzione, risponde ad una sollecitatoria del Comune precisando di avere interposto le sue premure presso la Giunta provinciale amministrativa di Milano per una pronta approvazione del regolamento di esecuzione delle opere. Appena il regolamento sarà ufficiale si adoprerà per affrettare il voto del Consiglio di Stato e la firma del relativo decreto. Fra speranze e delusioni l’inizio dei lavori appare sempre di più come una chimera e gli Amministratori che hanno un occhio rivolto a Roma e uno verso il Ticino, il 12 settembre segnalano all’on. Ronchetti che si sta avvicinando il periodo di massima magra, propizio per l’inizio dei lavori, ma non si hanno ancora notizie dell’ormai famoso regolamento. 18 La ripa sinistra del Ticino Di chi è il molo? Una disputa paesana Nel frattempo, a complicare ulteriormente le cose, insorge una disputa fra il Comune e Zaccaria Bogni; quest’ultimo dichiara che il molo è di sua proprietà e per procedere alla eventuale demolizione il Comune deve prima accordarsi con lui. In merito viene interpellato il Genio civile che in data 11 ottobre 1892 scrive che dagli atti d’ufficio risulta che nella vendita effettuata nel 1869, della soppressa Caserma e Ricevitoria Doganale, non figura compreso il molo d’approdo dei piroscafi, perché il sedime di casa alienato era allora distinto nella mappa di Sesto Calende con il numero 1157 di pertiche 1.3 pari ad ettari 0,73 con un estinto cen-suario di scudi 275.3.7. Per maggiori e più precise informazioni si consiglia al Comune di rivolgersi all’Intendenza di Finanza. Da Roma l’on. Ronchetti telegrafa il 27 ottobre comunicando di avere ottenuto l’approvazione del regolamento da parte del Consiglio di Stato, con alcune modifiche di poco conto; il relativo decreto verrà firmato in breve termine. La pratica è affidata a buone mani, ma anche un sotto segretario di Stato deve fare i conti con la burocrazia. Indiretta conferma si desume da uno scritto dell’on. Ronchetti del 22 dicembre 1892, il quale precisa che l’apertura delle Camere si è avuta a novembre ed i maggiori impegni rendono più lento il lavoro amministrativo dei dipendenti. Il decreto reale è stato firmato ai primi di dicembre ed il Ministero di Grazia e Giustizia lo ha trasmesso il giorno 10 alla Corte dei Conti per la registrazione, cosa che potrà avvenire a fine mese. La lite in corso con Zaccaria Bogni continua con scambio di lettere e con la presentazione del documento originario che recita: ”Processo verbale di consegna di fabbricato detto ‘la regia Dogana’ in Sesto Calende al n. 1157 di mappa e n. 50 comunale, fatta dal regio Demanio al sig. Zaccaria Bogni. 19 La ripa sinistra del Ticino Nel Comune di Sesto Calende, mandamento di Somma Lombardo, circondario di Gallarate, provincia di Milano, questo giorno 20 settembre 1870 presente l’assumente Zaccaria Bogni, il cedente Edoardo Cattaneo per la regia amministrazione ed i testimoni Giovanni Balzarini e Carlo Anzelini. Descrizione della casa: locali già ad uso della regia dogana e ufficio delle Casse di negoziazione. L’intero fabbricato è affittato al sig. Antonio Svanellini di Ternate con due locali ed il rimanente al sig. Serafino Puricelli di Sesto Calende, con regolari scritture. L’agente delle imposte dirette e catasto di Gallarate certifica che oggi trovasi intestato nei registri censuari del Comune di Sesto Calende, presso di lui esistenti, la ditta Zaccaria Bogni fu Giuseppe per la seguente partita: in libero allodio mappa n. 1157 - casa d’affitto ad uso osteria di pertiche 1 e tavole 3 pari ad are 7, deciare 3 e centiare 6, censite scudi 275, lire 3 ed ottavi 7. La suddetta partita venne trasportata a testa del suaccennato in forza del processo verbale di aggiudicazione il 12 dicembre 1869”. Il sotto segretario on. Scipione Ronchetti fornisce, il 3 marzo 1893, alcuni suggerimenti per ottenere le rettifiche al regolamento, dovendosi apportare le varianti a quello già approvato con decreto reale. Lo stesso parlamentare informa che il 15 giugno è stato firmato il nuovo decreto per il regolamento con il quale si rende esecutiva la legge che accorda l’esproprio occorrente all’esecuzione dei lavori alla riva del Ticino. Il decreto fissa alla fine aprile 1894 il termine di esecuzione dell’opera. Il 20 luglio 1893 la Corte dei conti restituisce il regio decreto debitamente registrato ed iscritto nella raccolta ufficiale, al n. 400, in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Alla domanda del Comune per ottenere l’occupazione di frazioni di spiaggia concesse a privati, il Genio civile risponde il 22 luglio 1893 essere conveniente alla Giunta Municipale prendere direttamente accordi con i singoli. Relativamente all’occupazione della restante spiaggia flu20 La ripa sinistra del Ticino viale e del molo di attracco dei piroscafi, il Sindaco dovrà fare domanda all’Intendenza di Finanza, offrendo un congruo compenso onde ottenere che il Genio civile venga autorizzato ad effettuare la consegna. Il 3 agosto 1893 si riunisce il Consiglio comunale per discutere ed approvare alcune modifiche al progetto del 16 maggio 1888. Presenti undici consiglieri, il Sindaco cav. Paolo Bassetti illustra le varianti che riguardano in modo marginale la sezione n. 21, alla piazza del Porto, per consentire un più conveniente approdo alle barche. Più concreta si presenta la modifica che riguarda le opere di sterro, dettata dall’atto di concessione al Comune per l’estrazione di terra dall’lsolino. L’ingegnere progettista si trovò nella necessità di rinnovare i calcoli tecnici per il nuovo prezzo della terra occorrente; la modifica, ammessa dall’art. 4 del regolamento di esecuzione della legge speciale 25 febbraio 1892 n. 61, comporta da un lato una maggiore spesa di L. 7.572,64 ed in compenso un minor onere di L. 8.713,44 con una riduzione del preventivo da L. 40.000 a L. 38.858,60. La delibera del Consiglio comunale, adottata all’unanimità, viene trasmessa alla Prefettura per l’approvazione e della cosa si rende edotto l’on. Ronchetti. Il giorno 30 agosto 1893 si passa ai preliminari della fase esecutiva con la prima convocazione d’asta pubblica, indetta per scheda segreta, con un prezzo massimo di appalto di L. 36.000. Pervengono solo due buste sigillate inviate da: -Scagliotti Angelo fu Vincenzo che offre il ribasso del 4,05% -Praderi Luigi di Innocente proponente il ribasso del 3,25%. La seconda convocazione d’asta pubblica si chiude con l’assegnazione provvisoria ad Angelo Scagliotti per l’importo di L. 34.900. Il 25 ottobre 1893, nella sala comunale, presente il Sindaco cav. Paolo Bassetti fu Antonio, assistito dal segretario Luigi Riganti, si procede al definitivo appalto delle opere di prosciugamento della riva sinistra del fiume Ticino. 21 La ripa sinistra del Ticino Il verbale ricorda che: -fu predisposto dagli ing. Alessandro Agudio e Giuseppe Didioni di Milano il progetto tecnico in data 16 maggio 1888, adottato dal Consiglio comunale il 28 maggio 1888 e vidimato il 3 marzo 1890 al n. 2958 dal Ministero dei LL.PP.; -con legge speciale 25 febbraio 1892 n. 61 venne dichiarata opera di pubblica utilità; -il regio decreto 15 giugno 1893 approvò il regolamento che prevede l’inizio delle opere il 1° novembre ed il termine per il 30 apri le 1894, cioè in sei mesi; -dichiarato non valido il primo incanto del 30 agosto 1893, il secondo incanto, svoltosi il 20 settembre 1893 vide la delibera provvisoria a favore di Angelo Scagliotti fu Vincenzo di Milano per l’importo di L. 34.900.; -in data 21 settembre 1893 si pubblicò l’avviso per i fatali ed in tempo utile pervenne un’offerta del signor Giovanni Mina di Giuseppe da Varese; -scaduti i fatali si pubblicarono gli avvisi di deliberamento definitivo per il 25 ottobre 1893. Tutto ciò premesso: -previo il suono della campana, alle ore dodici, il Sindaco dichiara aperta la gara al prezzo totale di L. 33.155 il cui pagamento avverrà con L.20.000 mutuate dalla Cassa Depositi & Prestiti e per il saldo in cinque rate annuali senza corresponsione di interessi; -le opere dovranno ultimarsi in mesi sei dall’1° novembre 1893 ed il progetto prevede l’importo di L. 38.860. Il signor Giovanni Mina deposita L. 4.000 in cartelle del Debito Pubblico al 5% ed eguale operazione effettua il sig. Luigi Belloli di Ornavasso. Il cursone comunale, fungendo da tubatore, accende una candela di cera vergine ed a voce alta ed intelligibile spiega i motivi dell’asta. Vengono successivamente accese la seconda, la terza e la quarta candela. Spentasi quest’ultima si constata che nessuna offerta è stata presentata e quindi resta valida quella di Giovanni Mina, fatta nei termini dei fatali per il miglioramento del ventesimo. 22 La ripa sinistra del Ticino Quindi la stazione appaltante aggiudica definitivamente l’appalto a favore di Giovanni Mina di Giuseppe da Varese, per il prezzo totale di L. 33.155. La parte burocratica di tutta la faccenda, con le vicissitudini, le remore ed i ritardi di varia natura è finalmente giunta a compimento; restano solo da risolvere problemi di dettaglio e quelli inevitabili che insorgeranno durante l’esecuzione dei lavori. Il 3 novembre 1893 la Sotto Prefettura di Gallarate restituisce gli atti dell’appalto, con la firma di approvazione, ed il giorno 8 dello stesso mese il Sindaco sollecita il Genio civile perché si determini la consegna della spiaggia e dell’Isolino, per poter dar inizio ai lavori. Il Consiglio Comunale, il 13 novembre 1893, provvede a nominare un assistente comunale all’esecuzione delle opere nella persona di Luigi Franzetti di Giosuè residente a Brebbia; allo stesso verrà riconosciuto un emolumento pari a L. 150. L’Ufficio del Registro di Gallarate si premura di comunicare, il 18 novembre 1893, che la registrazione dell’atto di appalto comporta un onere di L. 435, 60 di cui già versate L. 400; per perfezionare la pratica il Comune deve versare ancora L. 35,60 ed allegare in copia l’avviso inserito nel Bollettino degli Annunci Legali. 23 La ripa sinistra del Ticino Iniziano i lavori Finalmente, il 26 novembre 1893, il Sindaco cav. Paolo Bassetti, affiancato dagli Assessori Carlo Bertoluzzi e Carlo Annoni, può effettuare la consegna ufficiale delle opere da eseguire all’assuntore Giovanni Mina. Lo stesso giorno scoppia la prima grana. Giovanni Mina scrive al Sindaco segnalando che l’indomani una squadra composta da quaranta operai, provenienti da Borgo Ticino, inizierà i lavori di sterro. La lettera contiene un perentorio invito al Sindaco affinchè prenda le misure più opportune contro l’opposizione dei sestesi che, inviperiti perché nessuno di loro è stato assunto, per due giorni hanno impedito agli operai di lavorare. L’Intendenza di Finanza, con sua 27 novembre, interviene indirettamente nella disputa fra Comune e Zaccaria Bogni precisando che, prescindendo dal titolo di proprietà, non può dare l’assenso all’abbattimento del molo per rìcuperarne materiali, ma solo permetterne la riduzione in altezza sino al piano della riva da costruirsi. La conservazione parziale del manufatto è consigliabile sia come opera di difesa della sponda dalle acque, sia per una possibile ripresa della navigazione a vapore. L’Intendenza di Finanza rìcorda anche che è necessario un regolare verbale di consegna, da parte del Genio civile, della zona dell’Isolino, dalla quale si preleverà la terra occorrente, onde poi potere eseguire le debite annotazioni catastali. Il 30 novembre viene completata la posa dei binari il trasporto della terra della zona dell’Isolino, ed il Mina precisa che ciò è potuto avvenire grazie al “buon servizio di vigilanza” che ha tenuto distanti i sestesi. Lo stesso giorno si procede a fissare anche i prezzi per i lavori in economia, nel seguente modo: L. 2 - giornata da muratore L. 1,75 - giornata da manovale 24 La ripa sinistra del Ticino L. 1,35 - giornata da garzone L. 3,75 - giornata da scalpellino L. 7 - giornata da cavallo con carro L. 3,75 - cemento al quintale L. 30 - mattoni forati per mille L’avvocato Nicola Viganotti riprende gli argomenti precedentemente trattati, con una lunga lettera del 2 dicembre 1893, che pone in evidenza proposte pratiche e nel contempo tratteggia possibili soluzioni future di indubbio interesse. In primo luogo precisa che a giorni sarà a Sesto Calende l’ing. Paribelli con un assistente per tracciare la linea di determinazione del terreno dell’Isolino compreso nella concessione. Comunica poi che, quando di sua iniziativa aprì la discussione per ottenere gratuitamente la terra dell’Isolino, fece anche pratiche affinchè venisse concessa la lista di terreno soggetta ad inondazioni che si trova sotto la strada provinciale sino al torrente Lenza. Dette pratiche furono iniziate pensando di potere realizzare un progetto per far giungere i battelli del lago Maggiore sino a Sesto Calende, e di collegarli ad un servizio cumulativo con le ferrovie. L’ipotesi è stata prospettata alla Prefettura, al Genio civile e al Demanio delle ferrovie trovando consensi unanimi; ora è di competenza del Comune inoltrare la richiesta di risanamento del terreno sopra indicato. Il Viganotti conclude che per il Comune non vi saranno eccessive spese da sopportare in quanto potrà destinare la zona alla raccolta dei detriti di fabbrica, rispettando solamente il livello della piena dell’anno 1842. In breve tempo il Comune, oltre a risanare una zona paludosa, si troverà un magnifico piazzale con prolungamento della allea ed oltre il ponte potrà sorgere successivamente l’imbarcadero per i battelli. Le proposte dell’avv. Nicola Viganotti troveranno realizzazione dopo oltre cinquanta anni, ma al momento non incontrano fertile terreno presso gli Amministratori. E la cosa è plausibile e non deve stupire in quanto il Sindaco, gli Assessori ed i Consiglieri comunali dell’epoca, dopo 25 La ripa sinistra del Ticino le amare esperienze conseguenti al risanamento della riva del Ticino non avevano la migliore predisposizione d’animo per correre un’altra avventura similare. Si deve però ricordare che l’operazione di acquisto di una porzione di quel terreno, pari a mq. 5.203,43, fu perfezionata dal Sindaco Paolo Bassetti il giorno 11.10.1894 con l’ing. Tito Crespi per conto della Società Italiana esercente la rete ferroviaria del Mediterraneo. Una strana lettera viene scritta al Comune il 7 dicembre dalla Società Italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, sezione di Novara. Si riferisce alla visita fatta al Sindaco dal cav. ing. R. Bigliati, sotto ispettore del Circolo di Milano, relativamente all’Isolino, dal quale il Comune ha iniziato l’estrazione di materiali per la costruzione del nuovo argine; testualmente precisa: “La località Isolino fu venduta da Carlo Rigoli alla Società delle ferrovie della Lombardia e dell’Italia Centrale con atto del 24 maggio 1885 a rogito Strambio e passata in proprietà allo Stato come terreno di compendio della ferrovia Gallarate-Arona. Con la legge delle convenzioni per l’esercizio delle ferrovie del Mediterraneo tale terreno venne consegnato alla società esercente detta ferrovia ed è indicato come necessario per la difesa del ponte sul Ticino”. L’esterrefatto Sindaco viene tranquillizzato dal genio civile che, dopo una settimana, risponde trattarsi di un equivoco insorto per “mancanza di informazioni interne nelle Ferrovie”. Una carta da bollo da L. 2 presentata da un uscere della Pretura al Sindaco, il giorno 8 dicembre, contiene un atto di diffida formulato da Zaccaria Bogni. Dopo le premesse di rito e la dimostrazione del titolo di proprietà del molo di attracco delle barche, derivante dal verbale di aggiudicazione definitiva del 29 dicembre 1869, l’uscere Filipo Bonomi diffida il Sindaco di Sesto Calende, nella persona del cav. Paolo Bassetti, ad intraprendere lavori sul molo. Qualsiasi intervento del Comune, di modifica o di demolizione, non potrà essere iniziato senza il consenso del proprietario, pena il risarcimento dei danni e l’adozione dei provvedimenti 26 La ripa sinistra del Ticino legali del caso. Il Bogni presenta anche istanza all’Intendenza di Finanza la quale, il giorno 11 dicembre, invita il Comune a sospendere i lavori al molo in attesa della ricerca dei documenti relativi, a meno che le parti giungano ad intese dirette. Il Comune si affretta a correre ai ripari ed il giorno successivo interpella il Genio civile segnalando che dal processo verbale di consegna del fabbricato della ex dogana non emerge esplicitamente la vendita del contestato molo. Inoltre dalla mappa censuaria non risulta affatto il molo, ma solo la sporgenza di comunicazione alla rampa verso valle. La lettera conclude precisando che un nuovo provvedimento ostacolerebbe l’esecuzione delle opere e creerebbe discussione con l’appaltatore; si chiede un intervento urgente a definizione. Nulla sapendo di nuovo sulla vicenda del molo, il Comune scrive all’Intendenza di Finanza, il 20 dicembre 1893, precisando che entro pochi giorni i lavori giungeranno al manufatto e si sarà costretti ad interrompere l’attività, con grave pregiudizio per il bilancio. Lo scritto del Comune esprime una reale esigenza e ciò trova conferma in una visita fatta a Milano, dopo otto giorni, dall’assessore Camillo Coscia il quale però torna senza notizie probanti. Finalmente giunge il parere dell’Intendenza di Finanza, in data 10 gennaio 1894, che conforta gli Amministratori in quanto conferma essere risultata negativa l’indagine circa la compresa vendita del molo a Zaccaria Bogni. Prosegue dichiarando che dal tenore del verbale di consegna, e dall’esame delle condizioni del molo rispetto alla casa, si dubita che il Bogni possa sostenere positivamente che una parte almeno del molo stesso sia stata ceduta quale vera pertinenza della casa; si deve però tenere presente che il molo è accessibile sia dalla casa che dalla rampa. L’Intendenza di Finanza conclude la sua lettera, invero abbastanza pilatesca, consigliando una transazione, tanto più che il Bogni, a mezzo del nipote ing. Malachia, propone una soluzione conciliativa. 27 La ripa sinistra del Ticino A tacitazione di ogni diritto, e per abbandonare eventuali liti, il Comune prolunghi il muro che contorna la sua proprietà, apra una nuova uscita verso la riva e recinga il sopra muro con un’adeguata cancellata. Le spese per le citate opere saranno a totale carico del Comune che fin da ora deve ritenersi autorizzato a sostenerle. I lavori di ricupero della terra dall’Isolino subiscono una sospensione l’11 gennaio 1894, in quanto a circa settanta metri a valle del ponte ferroviario si incontra di nuovo terra “ballerina”; di comune accordo vengono spostati in altra posizione i binari. Nel frattempo emerge l’esigenza di seguire in modo più preciso l’evolversi dei lavori, che presentano continui imprevisti ai quali non può porre rimedio tecnico l’assistente Luigi Franzetti. La Giunta delibera di affidare la direzione dei lavori al progettista ing. Alessandro Agudio, che accetta. I lavori di prosciugamento richiedono un allineamento delle proprietà, agli effetti viabilistici, ed il confinante Filippo Brovelli, sollecitato dal Sindaco, presenta un progetto per l’arretramento del muro di recinzione del suo giardino. L’area da abbandonare è di circa 30 mq. e chiede l’importo di L. 490, controvalore della demolizione della preesistente recinzione e della costruzione di una nuova. Non viene raggiunto un accordo ed il Brovelli dichiara di essere costretto a difendersi in altra sede, per i guasti ed i danni che subisce continuamente. Gli imprenditori di trasporti sul lago Maggiore, fratelli Velati di Castelletto Ticino, segnalano al Comune di avere raggiunto un accordo verbale con Giovanni Mina per la fornitura di blocchi di granito e scheggioni per rivestimento. Non si è però discusso delle norme di pagamento ed il Mina ora vuole imporre il pagamento con effetti cambiar! a tre mesi; per questo motivo Giulio Velati ricorre alla Giunta, pregando di essere considerato “in prima linea e farmi corrispondere dal Mina il mio importo sul primo mandato che l’Amministrazione comunale sarà per rilasciare al medesimo”. In caso contrario sarà obbligato a denunciare il contratto ed a cessare le forniture. 28 La ripa sinistra del Ticino L’utilizzo della terra dell’Isolino non si dimostra un affare molto positivo; a monte del ponte in ferro, a partire dalle caselle n. 2.3.4.5 della planimetria della cava, si incontra terra torbosa per almeno settanta centimetri, non adatta alla formazione dell’argine. Dalle caselle N. 16 e 17 verso monte si riscontra, dal piano vergine, per circa un metro, terreno asciutto con sottostante terra “ballerina” che non regge il peso dei binari e dei lavoratori; nei due punti indicati si rinuncia all’operazione di estrazione dei materiali. Il 23 febbraio 1894 iI Sindaco, unitamente all’Assessore dr. Antonio Bassetti, si vuol rendere conto di persona della situazione ed effettua un sopralluogo alla cava dell’Isolino. Ne constata il notevole grado di cedevolezza ed ordina di praticare diversi scoli, per consentire lo scorrimento delle acque sorgive ed ottenere un parziale prosciugamento. Il direttore dei lavori ing. Alessandro Agudio, su richiesta della Giunta comunale, dichiara che, alla data del 26 febbraio 1894, l’impresa ha eseguito lavori per un importo di circa 14.500 lire. I lavori occupano parecchio personale, ma l’impresario Mina non si sente vincolato a dare precedenza ad operai sestesi e della cosa si dolgono gli scalpellini locali, Claudio Viganò e Giovanni Contini, inoltrando alla Giunta una petizione, il 13 marzo. Sono a conoscenza che la Giunta avrebbe incaricato altra persona per le opere da scalpellino e perciò: “Implorano il cuor ben fatto di questa on. Giunta municipale di voler concedere da mantenere metà al Piazza e metà a noi due avendo tutti una famiglia da mantenere e ciò a pari prezzo e pari condizioni e, certi di essere graziati, con rispetto e stima umilmente si rassegnano come devotissimi servi”. Probabilmente il proseguimento dei lavori, ledendo interessi di privati e determinando divergenze di opinioni su momenti squisitamente tecnici, determina la richiesta di convocazione in seduta straordinaria del Consiglio comunale. In data 15 marzo 1894 i Consiglieri comunali Tommaso Tamborini, Luigi Cervini, Angelo Barbieri, Giovanni Barbieri, Giovanni Brovelli e Luigi Bassetti, per gli effetti dell’art. 103 della legge comunale e provinciale, chiedono la convocazione in via 29 La ripa sinistra del Ticino straordinaria e d’urgenza del Consiglio comunale per discutere su: 1) deliberazione circa la piantagione immediata di questa allea e decisione su uno o più filari, come pure per i rispettivi sedili in sasso; 2) spostamento di una parte di muro del giardino confinante con detta allea, di proprietà del sig. Filippo Brovelli. L’appaltatore Giovanni Mina segnala, il 17 marzo, di essere al corrente dell’intenzione del Comune di consegnare ai suoi terrazzieri due brente di vino, in segno di riconoscenza per il lavoro disagiato e la fatica sopportata nel cavare in acqua la terra “ballerina”. A scanso di inconvenienti suggerisce che la distribuzione del vino non avvenga durante le ore di lavoro, e propone il pomeriggio dell’ultima giornata come la più adatta per la “carega”. 30 La ripa sinistra del Ticino Gli ippocastani A seguito della delibera del Consiglio comunale del 26 marzo la Giunta è in grado di chiedere una dettagliata offerta alla ditta Carlo Contini fu Tommaso, orticoltore di Intta, per la fornitura delle piante da mettere a dimora sull’allea. Il Contini risponde il 14 aprile 1894 impegnandosi a somministrare e piantumare n.150 ippocastani (Aesculus hyppocastanum) della forza di 5 centimetri di diametro e mt. 1,50 di altezza; metà saranno a fiori bianchi e metà a fiori rossi. La garanzia di vegetazione ed attecchimento durerà tre anni ed il prezzo unitario, a dimora, viene fissato in L. 2,75. A carico del Comune resterà la formazione dei fossi e la fornitura di concime, terra vegetale, pali e salici; la piantumazione verrà effettuata in ottobre e, mentre le spese di registrazione saranno suddivise a metà, il pagamento è concordato nel 50% al 30 aprile1895 ed il saldo al 30 aprile1896. Cominciano le obiezioni da parte dell’appaltatore Giovanni Mina il quale in data 10 maggio 1894 puntualizza che il progettista, all’epoca della formazione dei prezzi, ritenne sufficiente un ghiaietto di qualità inferiore a quello effettivamente consegnato dall’impresa e necessario. Gli si dovrà riconoscere l’importo di L. 5 al metro cubo invece delle 4 lire contrattate. L’ing. Alessandro Agudio rilascia una dichiarazione, in data 26 maggio 1894, dalla quale emerge che l’opera è prossima a totale compimento. Ancora Giovanni Mina si fa vivo con una lettera di protesta in quanto il Comune ha concesso, l’ 8 giugno 1894, ad una compagnia di girovaghi di piantare le sue tende in piazza del Porto; chiede la revoca del permesso ed il ripristino del selciato che è stato divelto in più parti per infiggere diversi pali. Giulio Velati si dichiara soddisfatto della lettera inviatagli dalla Giunta municipale, il 22 giugno, con la quale si assicura che la ditta Giovanni Mina ha autorizzato a trattenere a suo favore, sul 31 La ripa sinistra del Ticino mandato di L. 10.000, l’importo di L. 3.000 a lui spettante per la fornitura di ghiaia, ghiaietto e ciottoli. Prende atto ed attende che “maturi il mandato mutui”. Da due libretti di misure compilati dall’impresa Giovanni Mina e controfirmati da Luigi Franzetti, nella sua qualità di assistente del Comune alla esecuzione delle opere di prosciugamento si desume: - consegna dei lavori il 26 novembre 1893. - giornate di lavoro eseguite fino al 9 luglio 1894: novembre 1893 - giorni di lavoro n. 3,5 dicembre 1893 - giorni di lavoro n. 19 gennaio 1894 - giorni di lavoro n. 24 febbraio 1894 - giorni di lavoro n. 25 marzo 1894 - giorni di lavoro n. 25 aprile 1894 - giorni di lavoro n. 22,5 maggio 1894 - giorni di lavoro n. 17 giugno 1894 - giorni di lavoro n. 25 luglio 1894 - giorni di lavoro n. 7 in totale n. 168 II successivo 16 luglio, essendo ultimati i lavori, le parti stendono il verbale di constatazione e lo sottoscrivono il Sindaco e gli Assessori, oltre all’ingegnere del Genio civile nob. Giuseppe Paribelli e l’assuntore delle opere assistito da Giacomo Jamoretti. Mentre l’Intendenza di Finanza comunica di avere ricevuto dalla Cassa Depositi & Prestiti un mandato per L. 10.000, pagabile al Comune al netto degli interessi maturati in L. 135,64, in ordine al prestito di cui al regio decreto 31 marzo 1887, l’orticoltore Carlo Contini inizia le operazioni di piantumazione. Ma inaspettatamente, il 26 novembre, l’usciere della Pretura, Luigi Venturi, per iniziativa del Mina, diffida il Comune a sospendere la messa a dimora delle piante e la collocazione della panchine in pietra. La diffida trae origine dal fatto che la manutenzione e la responsabilità per l’eseguita opera sono assunte dall’appaltatore Mina, a norma di contratto, per un anno dopo il collaudo e cioè fino al 16 luglio 1895 e le operazioni intraprese dal Comune possono determinare rovina ai manufatti. 32 La ripa sinistra del Ticino La diffida pare non abbia sortito effetto in quanto nulla emerge dagli atti e Carlo Contini finisce tempestivamente le operazioni di piantumazione, cosa che gli consente di presentare la sua fattura datata 31 dicembre 1894, ammontante in totale a L. 574,40 e relativa alla fornitura di: n. 174 Aesculus hippocastanum forte a L. 2,75 n. 24 Tilia platyphylla a L. 3,50 n. 2 giorni di giardiniere in più a L. 6. 33 La ripa sinistra del Ticino In lite con l’impresario Il 25 febbraio 1895 la Giunta municipale prende visione dello stato finale del materiale impiegato che denuncia i seguenti quantitativi: - movimento di terra: mc. 13.887,50 a L. 1,07 - ciottoloni per drenaggio: mc. 254,51 a L. 3,75 - scheggioni per gettata: mc. 165,77 a L. 4,50 - ghiaia: mc. 693,27 a L. 2 - ghiaietto: mc. 390,65 a L. 2,50 - selciato con ciottoli vecchi: mq. 1.244, 88 a L. 0,60 - selciato con ciottoli nuovi: mq. 1.017,63 a L. 1 - cordoni di granito 0,12x0,20: mt. 225,20 a L. 1,20 - calcestruzzo di fondazione: mc. 66,62 a L. 10 - pietrame per muro difesa sponda: mc. 231,36 a L. 10 - muratura Zaccaria Bogni: mc. 41,51 aL. 8 - muratura sopralzo sponde tombini mc. 15,83 a L. . 8 - rivestimento scheggioni granito: mq. 2.766,79 a L. 2,60 - sigillatura scheggioni granito: mq. 265,73 a L. 0.20 - tombini Ø 0,30: mt. 379,55 a L. 5 - mattoni: n. 1.008 a L. 22 - calce: ql. 2,50 - cemento: ql. 2,15 a L. 3,75 Applicando il ribasso d’asta del 14,6809% il totale della spesa ammonta a L. 33.114,03 A sua volta l’impresa provvede a fare redigere un suo conto di liquidazione che notifica al Comune il 3 aprile 1895, a mezzo di usciere della Pretura di Gallarate, ammontante a L. 63.326,29. La Giunta municipale provvede alla liquidazione delle somme meno impegnative e fra queste assegna la precedenza a Carlo Contini al quale, con delibera del 21 aprile 1895, viene erogato l’importo contrattuale di L. 281,25. Nella seduta del 17 giugno la Giunta delibera la nomina del collaudatore dei lavori nella persona dell’ing. Antonio Gerosa 34 La ripa sinistra del Ticino di Milano che accetta l’incarico, conferma che prenderà opportuni accordi con l’ing. Agudio, per l’esame degli atti del progetto e della contabilità, e sarà a Sesto Calende l’8 luglio per un sopralluogo. Da parte sua l’ing. Alessandro Agudio visiona ed esamina le obiezioni presentate da Giovanni Mina a ben diciannove voci del conto di liquidazione. Si sofferma in modo particolare sulla cava dell’Isolino e sul compenso per il nolo dei vagoncini con binario trainati da cinque cavalli. Ogni cavallo trainava quattro vagoncini ma di detti animali solo due erano attivi in quanto, nel tempo loro assegnato per il trasporto, scarico e ritorno, veniva effettuato il carico per gli altri due in avvicendamento; il quinto cavallo era di scorta. Il successivo 8 luglio viene compilato il verbale di visita ed il certificato di collaudo di tutti i lavori, ma lo stato finale dei lavori stessi, redatto dall’ing. Agudio, non viene sottoscritto per accettazione dall’impresa appaltatrice. In tale occasione si riscontrano conformi i muri, anche se appaiono irregolari nel tracciato; si analizza l’Isolino nella parte dalla quale fu tolta la terra e, di massima, tutto è ritenuto regolare. L’ing. Antonio Gerosa vuole essere documentato e dalla Prefettura trova conferma che il ribasso d’asta da applicare all’importo dei lavori si baserà su L. 36.000, somma tenuta a base per il secondo incanto, ed il ribasso stesso deve essere valutato al 7% e non al 14%. Dopo queste informazioni l’ingegnere collaudatore, preso atto del verbale di visita e certificato di collaudo provvisorio approntato l’8 di luglio 1895, dichiara che le opere, nell’insieme e separatamente, sono costruite a sufficiente regola d’arte, le dichiara meritevoli di collaudo e le collauda liquidando il credito dell’impresario Giovanni Mina in nette L. 35.831,76. È quindi discussione aspra fra le parti che non riescono a trovare un punto d’intesa, anche perché Giovanni Mina non dimostra neppure un minimo di apertura ed il Comune, a sua volta, resta fermo sulle sue posizioni. La Sotto Prefettura di Gallarate comunica che invierà il secondo mandato di L. 10.000 ed il Comune si affretta a rispondere che 35 La ripa sinistra del Ticino provvederà a saldare il Mina, quando le posizioni saranno più chiare. Dello stesso tenore è la lettera inviata all’appaltatore il 24 ottobre con la quale si precisa che la vertenza, in base all’art. 15 del capitolato 16 maggio 1888, viene demandata alla Deputazione provinciale e la seconda rata verrà versata a pratica definita, e solo dopo stabilita la spesa complessiva. Il Comune, per ottemperare a norma di legge, pubblicamente invita gli eventuali creditori dell’impresa Mina a segnalare i crediti vantati. L’unica comunicazione che perviene riguarda i fratelli Velati i quali segnalano che il loro credito ammonta a “seimilalire ed accessori”. Precisano anche che il credito è conosciuto dalla Giunta in quanto il Mina lo ha comunicato con lettera; Giulio Velati di Giovanni firma “anca par al fratelo Luigi”. Il Mina si fa vivo, con sua del 9 ottobre 1895, per accusare ricevuta della copia della relazione di collaudo a firma ing. Gerosa e per confermare di avere presentato ricorso alla Prefettura di Milano. Chiede anche l’istituzione di un collegio arbitrale; il membro da lui proposto è l’avv. Enrico Valdata fu Luigi da Milano, via Borgonuovo, 18. A sua volta il Comune, in data 22 ottobre, provvede a nominare quale arbitro di parte l’ing. Guglielmo Guazzoni di Giovanni da Busto Arsizio; dal canto loro i periti completano la terna designando presidente l’ing. Giovanni Cantalupi di Antonio da Milano, via Fatebenefratelli, 7, in forza di decreto della Prefettura di Milano. I periti si preoccupano di raccogliere tutta la documentazione e nel frattempo predispongono un compromesso, la cui bozza viene siglata dal Mina ma non accettata dal Comune. Il 16 dicembre i periti si riuniscono nuovamente e stabiliscono di fissare un termine per lo scambio delle memorie, per un nuovo sopralluogo, e di far versare da ognuna delle parti un deposito cauzionale di 250 lire. Esaminano anche gli atti presentati dal Mina ed a giorni si incontreranno per verificare i documenti prodotti dal Comune; fis36 La ripa sinistra del Ticino sano anche i termini inderogabili del 31 dicembre 1895 per la presentazione di eventuali ulteriori memorie e del 4 marzo 1896 per la pronuncia del lodo arbitrale Lodo che invece tarda ad essere predisposto, in quanto si rende necessario un altro sopralluogo e l’escussione di testi alla presenza delle parti, per il 5 febbraio1896. Il Mina non si arrende e chiede di presentare nuovi testimoni per dimostrare la qualità pessima della terra estratta dall’Isolino. Altra riunione del Collegio arbitrale e delle parti si svolge l’8 di marzo e dopo questa seduta il presidente ritiene opportuno sentire come testi alcuni Assessori e l’assistente Franzetti, oltre al segretario comunale che è invitato ad esibire il bilancio di previsione per l’anno 1894. L’arbitro di parte comunale, ing. Guglielmo Guazzoni, scrive una lettera preoccupata al Sindaco, l’11 marzo 1896, con la quale comunica che il presidente del collegio, ing. Cantalupi, ha fissato un ulteriore e forse definitivo incontro di audizione per il giorno 14 presso il suo ufficio di Milano. A tale seduta dovranno presenziare come testimoni gli Assessori Camillo Coscia, Carlo Bertoluzzi e l’assistente Luigi Franzetti, ed altri che si ritenesse necessario inviare, per essere interrogati circa le disagiate condizioni di estrazione della terra dall’Isolino. Nell’ultima seduta Giovanni Mina ha presentato nuovi testi nelle persone di Giuseppe e Luigi Cardani, Angelo Sibilia e Paolo Porinelli i quali dichiararono che materie peggiori di quelle non potevano fornirsi da qualsiasi altra parte del fiume Ticino. Confermarono anche che gli operai furono costantemente obbligati a stare nell’acqua fin oltre il ginocchio. In particolare il teste Paolo Porinelli asserì che un giorno l’Assessore Camillo Coscia, mentre presenziava allo svolgimento dei lavori, constatò a voce alta lo stato gramo della cava e dei materiali ricavati e soggiunse “in coscienza si deve un compenso a quei poveri disgraziati”. L’ing. Guazzoni soggiunge: “Questa circostanza addotta da un teste, mi terrei pago se fosse contraddetta. Sarà bene che 37 La ripa sinistra del Ticino io parli coi testi prima che siano sentiti dal Collegio arbitrale”. Il 30 marzo 1896 l’ing. Giovanni Cantalupi, anche a nome degli altri arbitri avv. Enrico Valdata ed ing. Guglielmo Guazzoni, esperite le pratiche necessarie, sentiti i testi presentati dalle parti ed esaurite le indagini, emette il lodo. All’impresa Giovanni Mina il Comune di Sesto Calende deve riconoscere l’importo totale delle opere in L. 36.412,57 con un aumento sulla cifra emersa dal collaudo, stabilita dall’ingegnere collaudatore Antonio Gerosa, di L. 580,81. Detto maggior onere è imputabile, prevalentemente, all’estrazione di terra dall’Isolino che ha presentato difficoltà non prevedibili al momento della stipula del contratto. Avendo il Comune già effettuato il versamento di L. 20.000, per le residue L. 16.412,57 si prevede la liquidazione rateale come segue: L.6.566,57 al 30.6.1896 comprendente le rate scadute del 1894 e 1895 L.3.282 al 30.6.1897 L.3.282 al 30.6.1898 L.3.282 al 30.6.1899. Nel caso i pagamenti venissero ulteriormente spostati, decorreranno gli interessi in ragione del 6% annuo. Il 13 aprile l’avv. Valdata dichiara che il suo cliente accetta il lodo emesso dal collegio arbitrale e richiede il riconoscimento della cessione a favore di terzi della quota di credito prevista in scadenza per il 30 giugno 1899. Da parte sua il Comune, avvicinandosi la prima scadenza del lodo, provvede a contrarre un mutuo di L. 6.000 con i fratelli Carlo ed Ernesto Tosi di Giuseppe, concittadini (detto mutuo verrà rimborsato nel 1903). Le parti tecniche e quelle legali hanno esaurito i compiti assegnati ed entra in gioco il settore amministrativo per determinare il costo totale e reale dell’opera che, in dettaglio, risulta di: L. 35.318,52 per l’appaltatore L. 3.627 per spese di progetto ed ingegneria L. 200 per espropri 38 La ripa sinistra del Ticino L. 770 per assistenza ai lavori L. 581,25 per il molo L. 1.377,80 per prestazioni diverse L. 778,75 per opere diverse da muratore L. 1.205,60 per opere decorazione allea L. 682,45 per tasse governative varie L. 1.423,28 per spese varie e trasferte L. 2.567,60 per il Collegio arbitrale. -----------------------------L. 48.532,25 in totale II 28 gennaio 1897 anche il consiglio comunale di Sesto Calende esprime l’accettazione del lodo arbitrale e discute sul conto finale per le opere di prosciugamento e risanamento della sponda sinistra del Ticino. L’approvazione non è unanime in quanto, per motivi diversi, si astengono i Consiglieri Carlo Tosi e Francesco Sironi. Si tratta ora di determinare il contributo di miglioria a carico dei proprietari degli immobili che hanno conseguito un miglioramento economico dei loro fabbricati, grazie alla realizzazione dell’opera pubblica. L’argomento è causa di accese discussioni ed il Consiglio comunale nomina una commissione specifica nelle persone di Adolfo Panza, Francesco Sironi e Malachia Bogni. Ma costoro, il 12 ottobre 1896, si dichiarano incompetenti a decidere e rimettono il mandato. Dal canto loro i frontisti non sono disposti a subire la volontà dell’Amministrazione ed il 29 marzo 1897 interpongono ricorso avverso il riparto del contributo di miglioria. La Giunta provinciale amministrativa si pronuncia sull’argomento il 20 luglio 1898 ma, per i soliti incagli di carattere burocratico, il Consiglio comunale è in grado di deliberare definitivamente solo il 20 agosto 1900. Anche in questo frangente l’Amministrazione comunale patisce una parziale delusione che, tradotta in termini economici, si compendia in un minor incasso di L. 5.427,33. Infatti i conteggi predisposti dalla segreteria partivano dal 39 La ripa sinistra del Ticino totale della spesa incontrata dal Comune in L. 48.532,25 mentre, a norma di legge, il valore sul quale si doveva applicare la formula per la determinazione del contributo di miglioria era quello riconosciuto all’impresa dal lodo arbitrale. I conteggi vengono rifatti coi seguenti dati: L. 36.412,57 al 20%= L. 7.282,51: mt.459,05 = L/mq. 15,86431 Applicando il valore al metro per i metri lineari appartenenti ad ogni frontista si ottiene il seguente riparto del contributo: Fronte Decadale Annuale ml.18 285,55 28,55 ml 29,50 467,99 46,80 ml22,15 351,3 35,14 ml 48,25 765,45 76,55 ml 29 460,06 46,01 ml 8,30 131,67 13,17 ml 22,50 356,94 35,70 ml 17,85 283,17 28,32 ml 15,90 252,24 25,22 ml 43,90 694,44 69,64 --------------------------------------255,35ml L.4.050,90 L.405,10 Il viale di nuova realizzazione non ha un nome. Vi provvede il Consiglio comunale del 2 settembre 1895; su proposta di Cesare Giardini, per festeggiare l’unione di Roma all’Italia, il Consiglio, unanime, delibera di modificare l’onomastica cittadina. Via del Sempione e via S. Bernardino diventano via XX settembre ed inoltre, per rendere omaggio al re d’Italia, la nuova allea viene denominata viale Umberto I. A sua volta la Giunta municipale, per dare seguito a quanto deliberato dal Consiglio comunale per i festeggiamenti del prossimo XX settembre, fra altre cose, ordina anche sei tavolette di marmo delle quali quattro avranno la scritta “Via XX settembre” e due l’iscrizione “viale Umberto I”. 1 -Eredi Candiani fu Clementina 2 -Brovelli Filippo fu Luigi 3 -Zamperini Ernesto fu Giuseppe 4 -Erbetta Angelo fu Giacomo 5 -Bogni Zaccaria fu Giuseppe 6 -Porinelli f.lli fu Abramo 7 -Barbieri Pietro fu Serafino 8 -Barbieri Angelo fu Giuseppe 9 -Sironi Francesco fu Carlo 10-Eredi Galli fu Domenico 40 La ripa sinistra del Ticino Un lungofiume da tutti invidiato Dal 22 luglio 1884, giorno nel quale la Commissione comunale di sanità propose il risanamento della sponda sinistra del Ticino, al 16 luglio 1894, data di ultimazione dei lavori, intercorrono esattamente dieci anni. Un periodo estremamente lungo che arricchisce l’archivio comunale di una notevole mole di documenti che sono stati tutti esaminati, tralasciando solo quelli che avrebbero di troppo appesantito questa ricerca. Fortunatamente per le finanze del Comune, i dieci anni trascorsi dall’inizio della pratica furono di notevole stabilità economica, fatto ampiamente dimostrato dalle cifre. Se togliamo, infatti, dal consuntivo dell’opera, ammontante a L. 48.532,25 gli importi riconosciuti al Collegio arbitrale , le spese varie, le trasferte e gli imprevisti, ci avviciniamo notevolmente a quelle 40.000 lire previste dal progetto definitivo presentato dall’ing. Alessandro Agudio nel 1888. Non vi è dubbio che quel denaro fu ben speso, avendo pienamente centrato i due obiettivi principali, ossia quello del risanamento igienico del paese e quello di consegnare ai posteri la possibilità di fruire di una passeggiata sul Ticino da tutti invidiata. Resta il rammarico per le 2.567 lire e 60 centesimi riconosciute come competenze ai membri del Collegio arbitrale; soprattutto se rapportate all’esiguità delle 580,81 lire riconosciute all’appaltatore Giovanni Mina. Probabilmente gli Amministratori non se la sentirono di giungere ad un compromesso e preferirono sopportare un incremento di spesa confortati da un lodo ineccepibile. Resta, a posteriori, la conferma della validità del proverbio che indica come più conveniente una cattiva transazione ad una causa vinta. Probabilmente questa rievocazione delle vicissitudini della realizzazione di un’opera pubblica di fine secolo può apparire come una lezione di tecnica amministrativa od una guida, indiriz41 La ripa sinistra del Ticino zata agli Amministratori comunali, per consentire di superare agevolmente le pastoie della burocrazia. In realtà si tratta di uno scorcio di storia locale. Due Sindaci e due facenti funzione di Sindaco, con le rispettive amministrazioni, si susseguirono durante lo svolgimento delle pratiche e questo fatto assegna un titolo di merito a questi uomini che, pur avvicendandosi, con continuità e notevole pervicacia hanno bene operato nell’interesse collettivo. Un’ultima considerazione in chiusura. Se a fine secolo, quando le strutture pubbliche funzionavano, per la realizzazione di un’opera, non trascendentale per dimensioni, occorsero dieci anni, dobbiamo ancora esprimere fiducia nella nostra generazione che, con i difetti riconosciuti, è ancora tanto dinamica e vitale da superare le difficoltà che tutti i giorni si incontrano. Valendoci, ovviamente, delle esperienze dei predecessori. 42 Foto e Documenti Gruppo di case rustiche presso la riva cui sono accostate barche e barconi. Le case in primo piano occupavano l’area dove ora sorge il palazzo Comunale. Insieme originale in rame, all’acquaforte, 148 x 200 di Ernesto Rayper (Torino 1840-1873) dipinta e incisa nel 1869. Impressioni dal vero di A.B. Formis. Veduta simile alla precedente. Litografia originale a contorni liberi 345 x 470 da situarsi nel 1880. 28 agosto1890. Così si presentava la ripa sinistra del Ticino a Sesto Calende al viaggiatore che transitava sul nuovo ponte in ferro (1882-1943). A sinistra della foto si nota una grande quantità di tronchi d’albero che proveniva dalle montagne tramite gli affluenti del lago Maggiore. Questo curioso sistema di trasporto, detto fluitazione, consisteva nel formare delle zattere con misure ben determinate, ben legate e pilotate da esperti navigatori. L’autorizzazione al trasporto era da richiedere alla Prefettura di Milano, come fu il caso della ditta Antonio Castoldi, che il 18 maggio 1880 ottenne l’autorizzazione per la fluitazione di 50 zattere. Si prescrive il termine perentorio di anni tre per il trasporto dal lago Maggiore al fiume Ticino e al Naviglio Grande, per giungere alla darsena di Porta Ticinese a Milano. 1870 1889 1 dicembre 1890 1 ottobre 1889 La foto ritrae il pontile utilizzato per l’imbarco dei passeggeri e delle merci. Responsabile del servizio di navigazione era l’impresa “Lombarda-SardoTicinese”. Il battello Verbano copriva il tratto Sesto Calende- Magadino; iniziò le corse il 1° maggio 1826. Il servizio di navigazione terminò nel settembre 1868 con la costruzione del ponte in legno. A lato: sopra la casa denominata la dogana vecchia (proprietà Zaccaria Bogni) sotto la pianta del molo stesso. Legge di dichiarazione della Pubblica Utilità. (1892) Regio Decreto di approvazione regolamento di esecuzione. (1892) Regio Decreto di modifica art. 1°del 27 novembre 1892, n. 720 (1893) Mappa del Cessato Catasto (1856) A sinistra della mappa, nella foto in basso, è visibile la località denominata Isolino, area interessata all’estrazione di terra (superficie di circa 9000 mq.) necessaria per le opere di risanamento della ripa sinistra del Ticino. Località Isolino (1880) Sopra veduta della località denominata Isolino. Fino al 1868 l’Isolino fu sede di dogana demandata all’esazione del dazio sulla sosta e il passaggio dei natanti. La costruzione fu completamente distrutta dalla eccezionale piena del 29 settembre 1868. 23 marzo 1891 A lato, in basso, veduta della località detta Isolino, unito alla terraferma del terrapieno eretto in occasione della costruzione del 1° ponte in ferro. 23 marzo 1891 Progetto Agudio - Didioni 16 maggio 1888 Nel gennaio del 1893 venne apportata una modifica al 2° progetto del 16 mag gio 1888. riguardo la rampa d’approdo alla piazza del Porto (attuale piazza De Cristoforis). Il 3 agosto 1893 il Consiglio Comunale si riunisce per discutere ed approvare le varianti all’originario progetto del 16 maggio 1888. Questa scalinata non venne però mai realizzata 1893-1894 La consegna dei lavori di prosciugamento avvenne il 26 novembre 1893 mentre l’ultimazione degli stessi avvenne il 16 luglio 1894. Nella foto sotto si può notare una delle tombinature realizzate allo scopo di ovviare “a miasmi dannosi”. Tale problema fu sollevato dalla Commissione Sanitaria Comunale in una seduta svoltasi il 22 luglio 1884 che portò ad un verbale steso per l’occasione e che così si concludeva: “Detta ripa trovasi in condizione igenica deplorevole perchè soggetta più volte all’anno alle piene del Ticino e le successive decrescenze lasciano un deposito limaccioso esalante odori pestiferi e miasmi dannosi alla popolazione.” Il progetto del 16 maggio 1888 prevedeva un solo filare di piante. Venne modificato in una convocazione straordinaria del Consiglio Comunale in 15 marzo 1894, nella quale si deliberò per i due filari tranne che per il tratto finale che si decise rimanesse ad una solo filare. 8 giugno 1904 Nuovo aspetto della ripa sinistra dopo il risanamento. Sotto, in primo piano a sinistra, si nota il cantiere della “Società Ticino” costruttrice dei barconi utilizzati per il trasporto delle merci. Nella seduta del Consiglio Comunale del 2 settembre 1895, su proposta del consigliere comunale Cesare Giardini, il Consiglio con voto unanime, delibera di intitolare la nuova allea “Viale Umberto I”. 27- 01-1927 Nella foto la nazionale azzurra vittoriosa per 5 a 1 nei confronti della nazionale svizzera. L’avvocato Nicola Viganotti, collaboratore al progetto di risanamento della ripa sinistra del Ticino, con una lettera del 2 dicembre 1893, propone al Comune di acquisire la zona paludosa sotto la strada provinciale sino al torrente Lenza: “Così in breve tempo il Comune, con il risanamento di questa area, si troverà un magnifico piazzale e oltre il ponte potrà sorgere l’imbarcadero per i battelli”. Questa proposta al momento non incontra fertile terreno presso gli amministratori. Va ricordato però che, l’11 ottobre 1884, il Comune perfezionerà le pratiche di acquisto di una porzione di quel terreno pari a mq. 5203,43. Una parte di questo terreno troverà il suo utilizzo come campo di calcio. Infatti con la richiesta del 29 novembre 1913 la neonata “Società Sportiva Calcio Sestese” chiede l’uso provvisorio dell’appezzamento di terreno ubicato fra il ponte e il cantiere della “Società Ticino”. Il 29 marzo 1923 viene fondata la “Società Canottieri Sestesi”. Il 18 agosto 1923 l’amministrazione Comunale autorizza la costruzione di un padiglione in legno come sede sociale della canottieri, tra il campo di calcio e il cantiere Società Ticino. Il 17 settembre 1924 la “Società Canottieri Sestesi” chiede inoltre in affitto il terreno fra la sede sociale e il padiglione della Società Ticino per costruire un capannone per il ricovero delle barche. Il 21 luglio 1924 la giunta concede in affitto il terreno a £ 200 annue. Una importante decisione di carattere politico è assunta il 18 maggio 1932 riguardante la perdita di autonomia della “Società Canottieri Sestesi”, costituita nel 1923, proprietaria di chalet con varie dotazioni. Con la nascita del Dopolavoro aziendale SIAI “Carlo del Prete” con analoga finalità,l’assemblea dei soci della società è convocata il 31 maggio 1932 per deliberare la fusione della società con il Dopolavoro SIAI. Il comune è intenzionato a costruire sia una colonia elioterapica che una Casa del Balilla nelle vicinanze del ponte in ferro. Delibera il 21 marzo 1934 i primi lavori di bonifica. Il 31 agosto 1935 viene inaugurata la colonia elioterapica “Carlo del Prete”. Viene distrutta alle ore 12.40 del giorno 18 settembre 1944 dal bombardamento aereo alleato che colpisce il ponte in ferro. Ultimo e definitivo utilizzo dell’area avviene nel 1956 con la costruzione della variante alla strada provinciale Sesto Calende - Angera - Gavirate. Nel congresso delle nazionalità oppresse dalla monarchia austro-ungarica, tenutosi a Roma il 21 aprile 1918, era stata concordata la costituzione di uno Stato Cecoslovacco. La maggior parte dei presenti - immigrati, prigionieri, disertori - chiesero di combattere a fianco dell’esercito italiano e circa 25.000 uomini parteciparono con valore alle battaglie del Montello e del Piave. Quale compenso ottennero dagli stati dell’Intesa il riconoscimento della repubblica cecoslovacca. Finita la guerra la giovane repubblica affidò al governo italiano l’organizzazione del suo esercito. Un battaglione fu ospite a Sesto Calende dal gennaio al giugno 1919 e venne alloggiato parte nella demolita chiesa di S.Giuseppe e parte presso l’albergo della Posta. In tale periodo fu giocata una partita di calcio, svoltasi il 9 febbraio 1919, tra la formazione cecoslovacca e la Società Sportiva Calcio Sestese. L’incontro si concluse con il punteggio di 9 reti a 0 per la formazione di casa. 9 marzo 1919 19 marzo 1919 Il 1° maggio 1826 il battello a vapore V erbano inaugura la linea di navigazione sul lago Maggiore, a servizio di passeggeri, merci e posta. Il battello parte giornalmente da Magadino alle ore 6 e, dopo aver fatto scalo a Locarno, Cannobbio, Cannero, Intra, Isole, Belgirate e Arona, giunge a Sesto alle 12,in coincidenza con la diligenza proveniente da Milano. Alle 13 riparte, e conclude la corsa a Magadino alle 19. Punto di approdo a Sesto è il molo, costruito durante la dominazione austriaca,sito davanti alla regia dogana (oggi condominio Smeraldo). Nel 1868, il prolungamento della linea ferroviaria Milano-Sesto, fino ad Arona, comporta la sopressione della dogana e la cessazione della tratta navale Arona-Sesto,con conseguente grave danno per Sesto che perde la posizione di capolinea mercantile. Nel 1906 l’Amministrazione Comunale prende l’iniziativa per il ripristino della navigazione di linea, investendo del problema l’onorevole Scipione Ronchetti. Nel 1910 l’impresa di Navigazione sul lago Maggiore si dimostra disponibile a effettuare fermate sulla sponda lombarda , a condizione che il governo accordi un contributo e i comuni costruiscano i pontili d’approdo. Il 4 maggio 1912 la camera dei deputati, relatore Ronchetti, dà “facoltà al Governo del Re di accordare all’Impresa di Navigazione sul lago Maggiore una sovvenzione annua fino a L. 45.000”. Finalmente il 3 aprile 1913, un telegramma di Ronchetti porta l’attesa notizia: “Si attiverà il servizio dei battelli Laveno-Sesto Calende”. E il 4 maggio, giorno dell’inizio, si festeggia, con le bande musicali e lo sparo di un cannoncino, “un avvenimento che racchiude in sè stesso il germe di nuovo progresso”. Due piccoli battelli, il Como e il Novara, della lunghezza di circa 22 metri, assicurano due corse giornaliere. Non essendoci ancora il pontile, il Comune noleggia un barcone atto a consentire le operazioni di sbarco e imbarco. Il 10 febbraio 1914 il Consiglio Comunale approva il progetto del pontile,predisposto dal geometra Luigi Angelotti di Arona. Il manufatto, costituito da putrelle in ferro e ricoperto da listelli di rovere, è applicato sulla rampa del vecchio molo; due paranchi permettono la regolazione in altezza, per l’opportuno adeguamento al livello del fiume. La costruzione è affidata all’Impresa di Navigazione, per l’importo di L. 3.500. Il 2 maggio il pontile supera il collaudo; la spesa finale è di L. 5.373,70. L’opera sarà rimossa nel 2003. La Grande Guerra pone fine alle corse del Como e del Novara, il ministero dei lavori pubblici ne autorizza infatti la sospensione dal 23 marzo 1916. Solo il 20 luglio 1927 ricomincia il servizio provvisorio lungo la sponda lombarda, curato dalla Società Subalpina di Impresa Ferroviaria. E’ di breve durata, infatti cessa il 15 ottobre poichè la sponda lombarda “ha nebbie frequenti e permanenti”. La Subalpina riprende la navigazione nel 1928, operando solo nel mese di luglio. Da allora, per rivedere i battelli a Sesto Calende bisogna aspettare fino al 1964 per un primo limitato periodo, poi attendere fino al 1989 per una successiva breve ripresa dell’esercizio. Dal 1927 al ‘30 Sesto è amministrata da un commissario, il cav. uff. rag. Ernesto Cacciari, ragioniere capo della prefettura di Varese. Cacciari dimostra un’efficacie sollecitudine nel settore dei lavori pubblici, realizzando opere che sono tutt’ora utilizzate dai cittadini. Alla scadenza del mandato dà alle stampe un libro, “Sesto Calende e la sua rinascita”, corredato da foto del cav. Morbelli, nel quale riassume i risultati della sua gestione. Giusto motivo di vanto è la creazione di piazza Cesare da Sesto, elegante coronamento a monte del lungo fiume. Nel 1929 la piazza nasce, per dirla con le parole di Cacciari, come “grande e maestoso belvedere , dall’aspetto aristocratico di riviera”. Grande 1.400 metri quadri, è delimitata da una balaustra sulla quale insistono vasi ornamentali e punti luce; forniti dalla ditta Compagnia Continentale di Milano, i grandi candelabri portano quattro fiamme racchiuse in globi di vetro. Dono munifico del com. Paolo Ingegnoli, abbellisce la piazza una grande fontana prodotta dalla Società Marmifera Nord Carrara. A completamento dell’arredo, un pennone portabandiera ricorda la vittoria della Grande Guerra; costruito dalla Dalmine, è alto quindici metri e ha un basamento in ghisa riproducente il fascio littorio. Un’ampia scalinata, in pietra e acciotolato, assicura il collegamento all’allea. L’allea era collegata al Piazzale Cesare da Sesto da una grande gradinata in pietra e acciottolato, permettendo in tal modo il solo transito pedonale. Il traffico crescente e il senso unico istituito in via Roma rese necessaria l’apertura di una nuova arteria per il traffico veicolare. Il Podestà Cav. Uff. Alfredo Sironi rese operativo un progetto approvato il 19 maggio 1936, che prevedeva il trasferimento della fontana da Piazza Cesare da Sesto al piazzale della stazione e l’interramento della scalinata con la formazione di una careggiata in discesa che potesse essere percorsa dai veicoli. Questo provvedimento vanificò l’opera terminata solo 6 anni prima dal Comissario Prefettizio Ernesto Cacciari e cambiò in modo radicale la fisionomia viaria del paese rinunciando in tal modo ad un piazzale e ad una scalinata di rara bellezza e qualità. Finito di stampare nel mese di dicembre 2003 dalla litografia Selgraph - Cocquio Trevisago (VA)