La ripa sinistra del Ticino
a Sesto Calende
di Elso Varalli
Contributi di storia locale
ASSOCIAZIONE PRO SESTO CALENDE
Contributi di storia locale
Volume realizzato con il contributo
del Comune di Sesto Calende
In copertina:
Primi lavori di risanamento
Edito da :
Associazione Pro Sesto Calende
Testo :
Elso Varalli
Foto e
documenti:
Archivio storico del comune di
Sesto Calende:Titolo I Acque e Strade,
fasc. I, cart. n.° 24
Archivio Pro Sesto Calende
Archivio Varalli di Sesto Calende
Archivio Angelo Veronesi di Sesto Calende
.
Realizzazione e stampa a cura
del centro progettazioni Selgraph
Cocquio Trevisago (VA)
Questo è il terzo volume della collana "Strettamente Sestese" che
la Pro Sesto Calende sta realizzando con cadenza annuale.
Con questa iniziativa l’Associazione intende valorizzare la conoscenza della storia di Sesto Calende, convinta che, solo conoscendo il passato del proprio paese, si puo avere una visione lucida del presente ed un pensiero propositivo per l’avvenire.
Anche quest'anno abbiamo utilizzato Internet per proporre una
pre-publicazione a sfondo fotografico, tratta dal vastissimo archivio dell'Associazione Pro Sesto Calende, allo scopo di anticipare
l'argomento trattato nel volume e cioè:"La ripa sinistra del Ticino a
Sesto Calende":
La veste tipografica di questa realizzazione è identica a quella
degli anni scorsi per quanto conceme la grafica e l'impostazione.
I nostri volumi saranno riconoscibili a colpo d'occhio grazie a questo standard tipografico che connoterà le pubblicazioni di questa
Associazione rispetto a quelli di altri editori.
La presentazione su Intemet, collocata nel mese di Settembre
2003 non è stata altro che un estratto di questa pubblicazione che,
come negli anni scorsi, viene proposta nel mese di Dicembre.
La "vicenda fotografica" sarà consultabile attraverso il pulsante
"Strettamente sestese", sul nostro sito www.prosestocalende.it.
Anche quest'anno vi proponiamo un "quaderno" di rigoroso contenuto storico, ottenuto con riedizioni fedeli e di qualità di documenti e scritti lasciati da storici sestesi.
La storia narrata sarà quella inerente la tribolata costruzione/risanamento della ripa sinistra del Ticino, cioè la costruzione della
nostra bella allea.
Associazione Pro Sesto Calende
ELSO VARALLI.
Una vita sestese
Elso Varalli nasce il 27 novembre 1916 a Sesto Calende, nella località
Bettolino del quartiere Abbazia, da Ernesto e Maria Pedretti. E' una famiglia
di maestri vetrai, il padre Ernesto è direttore della Vetreria Lombarda .e il
nonno Luigi Pedretti è stato membro del primo consiglio d'amministrazione
della Vetreria Operaia Federale.
Frequenta le scuole elementari a Sesto e prosegue gli studi nei collegi
Rosmini e Cazzulani, diplomandosi ragioniere.
Come il padre e i nonni lavora nel mondo del vetro: inizia la carriera nel 1937
come impiegato delle Vetrerie Italiane Riunite di Milano, nel 1943 è capoufficio commerciale e amministrativo nella Vetreria Lombarda di Sesto e poi, dal
1956 al pensionamento, è in forza all'Industria Vetraria Italiana Bottiglie di
Milano con mansioni impiegatizie, ispettive e direttive.
Il primo interesse che si fa strada in Varalli è per lo sport e per l'agonismo,
gioca a calcio, nel ruolo di mediano, e pratica la corsa campestre. Scopre poi
la sua vocazione per la corsa piana, (800 metri) e dal 1938 al '42 corre in
squadre di Varese e Milano, conseguendo brillanti risultati a livello nazionale. Nel dopoguerra è presidente dell'Unione Sportiva Sestese (calcio) e della
Sezione Pesca dell'E.N.A.L. SIAI Marchetti, consigliere del Volo a Vela di
Vergiate e vicepresidente della società di atletica leggera Sesto 76.
Nel giugno 1944 Varalli è introdotto da Leandro Mattea nell'organizzazione
clandestina socialista e assume l'incarico di coordinatore della zona di Sesto.
In rapporto con Lelio Basso e Corrado Bonfantini, è commissario politico del
distaccamento di Sesto della 207° Brigat a Matteotti. Presidente del Comitato
di Liberazione Nazionale, si oppone alla giustizia sommaria e si batte affinché la punizione dei delitti fascisti venga eseguita dalla magistratura.
La tradizione familiare e la convinzione acquisita portano .Varalli al socialismo democratico, legalitario e autogestionario. Dalla Resistenza è ininterrottamente iscritto al Partito Socialista, nella corrente di sinistra. Dal 1945 al
'48 è segretario della sezione "Leandro Mattea" di Sesto. Collabora
ali"'Avanti!" dal 1945 al '52. Dal 1945 al 72 è membro del comitato direttivo della federazione provinciale socialista di Varese. Nel 1953 è candidato
alla Camera dei Deputati e nel 1980 al Consiglio Regionale della Lombardia.
Convinto assertore della funzione emancipatrice della cooperazione, Varalli
è attivo nella "Proletaria", della quale è presidente dal 1948 al '94. E' inoltre
nel collegio sindacale di altre cooperative.
E' membro della Commissione Prefettizia di Vigilanza sulla Cooperazione e
iscritto al Ruolo Revisori della Lega Nazionale delle Cooperative.
L'amministrazione pubblica è un campo nel quale Varalli si impegna in modo
forte. E' consigliere della Provincia di Varese, dal 1951 al 1975, per quattro
mandati. La prima elezione è nel collegio di Sesto, con 5.446 voti. A Villa
Recalcati sostiene gli interessi generali provinciali, intervenendo attivamente
sui problemi di generale impostazione finanziaria di bilancio e su quelli relativi all'Ospedale Psichiatrico.
Dal 1975 al '94 si impegna sui temi della tutela ambientale nel Parco del
Ticino, del quale è consigliere delegato a finanze, bilancio ed economato e
poi presidente della commissione urbanistica.
La partecipazione amministrativa più lunga è nel Comune di Sesto Calende
dove è consigliere ininterrottamente fino al 1994 e assessore dal 1946 al '1951.
Dal 1980 al ‘90 Varalli è sindaco, a capo di una maggioranza di sinistra e in
questo ufficio, svolto a tempo pieno, dà il meglio di sé. Nel decennio assicura stabilità politica e mette in opera una conduzione a livello manageriale. Le
realizzazioni più significative della sua amministrazione, che incide in modo
positivo sulla trasformazione edilizia e sociale del paese, sono: meccanizzazione di tutti i servizi, costruzione della scuola materna dei Mulini, costruzione del centro sportivo, rifacimento di museo e biblioteca, costruzione del
depuratore e del collettore fognario, recupero o costruzione di cinquantasei
alloggi, realizzazione del centro sociale dell'Abbazia, realizzazione della
zona artigianale della Quadra.
L'impegno politico-amministrativo è accompagnato dall'interesse per la storia. Sono diverse le associazioni culturali nelle quali è attivo, a cominciare
dalla "Cesare da Sesto" della quale è socio fondatore nel 1949 e poi presidente. Particolare fervore dedica alla ricerca storica, basata su indagini d'archivio pazienti e rigorose, che si sostanzia in numerosi articoli e libri di storia
locale. Con la trilogia Oriano sopra Ticino, S.S.Pietro e Paolo e San Materno
da Lentà ci consegna la storia generale delle frazioni di Sesto. I reggitori
della cosa pubblica è l'ideale continuazione delle Ricerche di Spinelli, il classico della storiografia sestese. Il lavoro spazia dal 1860 al 1945, dal primo al
secondo Risorgimento; previsto in quattro volumi, solo due sono stati stampati. Porto di cielo e Dal fascismo alla Resistenza sono un omaggio al lavoro e alla lotta per la libertà dei sestesi, mentre in S.Stefano Protomartire
espone l'opera dei parroci e l'evoluzione sociale di Taino.
Il 25 novembre 1994 Elso Varalli chiude gli occhi, avendo vissuto, sempre, in
modo serenamente laico.
V
VI
Sommario
Una riva paludosa e pestifera
pag.
1
Il progetto per la bonifica
pag.
8
Una legge per Sesto
pag.
14
Di chi è il molo? Una disputa paesana
pag.
19
Iniziano i lavori
pag.
24
Gli ippocastani
pag.
31
In lite con l’impresario
pag.
34
Un lungofiume da tutti invidiato
pag.
41
VII
La ripa sinistra del Ticino
Una riva paludosa e pestifera
Chi percorre oggi il viale Italia di Sesto Calende in automobile, od a piedi fra il doppio filare di ippocastani, non può immaginare i complessi problemi che hanno costellato il suo sorgere.
E neppure può pensare alle plurime difficoltà, quasi da
romanzo, superate dagli Amministratori comunali dell’epoca e la
pazienza dagli stessi posta in atto, per ben dieci anni, al fine di
portare a compimento un’opera della quale tutti ora fruiscono.
È l’epoca dei grandi lavori post-unitari deliberati per
ampliare la rete ferroviaria nazionale.
Da meno di due anni è stato realizzato l’imponente ponte
in ferro sul fiume Ticino, strumento indispensabile per il completamento della nuova linea internazionale collegante Genova con la
Confederazione Elvetica.
Sesto Calende diventa un importante nodo ferroviario (già è
attraversata dalla Milano-Domodossola) che richiama merci e turisti
ed è quindi necessario che si modernizzi e si evolva, presentando
un aspetto più consono al ruolo che è chiamata a svolgere.
L’avvio fu dato da un propizio verbale steso dalla
Commissione sanitaria comunale a conclusione dell’importante
seduta svoltasi il 22 luglio 1884.
In quell’occasione il presidente Antonio Brianzoni ed i
membri Paolo Bassetti, Luigi Candiani e Giuseppe Fornara invitarono il segretario dr. Antonio Bassetti a formalizzare il loro pensiero in ordine alla compromessa igiene pubblica.
Il verbale così comincia:
”Onde viemmeglio tutelare l’igiene pubblica (la commissione) dovette richiamare la sua attenzione sopra la cosi detta
Ripa del Ticino fiancheggiante il paese per tutta la sua lunghezza”.
Prosegue illustrando la realtà:
“Detta Ripa trovasi in condizione igienica deplorevole perchè soggetta più volte all’anno alle piene del Ticino e le successive decrescenze lasciano un deposito limaccioso esalante odori
pestiferi e miasmi dannosi alla popolazione.
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La ripa sinistra del Ticino
Per più della sua metà, circa mt. 300 e per mt. 12 di larghezza, la Ripa trovasi in peggiori condizioni perchè se anche
scomparisse il deposito malsano, resterebbe una superficie paludosa per le numerose sorgive d’acqua e per i rigagnoli infiltrati di
materie corrotte che scaturiscono dal soprasuolo ove sta il paese.
Per ciò la salute pubblica è alterata, massime per le febbri a carattere miasmatico”.
La Commissione, puntuale nell’indicare gli effetti di simile
stato di fatto, non è molto precisa nell’evidenziare le cause del
peggioramento dovute alla costruzione di una tombinatura che
raccoglie gli scarichi di tutto il paese e, con diverse diramazioni,
convoglia tutto sulla riva del Fiume..
II verbale conclude:
“Poiché la Ripa appartiene al regio Demanio, si chiede
alla Sotto Prefettura di intervenire per eliminare lo sconcio alla
pubblica salute”.
Lo stesso giorno la Giunta municipale, con sorprendente
e quasi sospetta rapidità, (il Sindaco è anche presidente della
Commissione) scrive al Sotto Prefetto di Gallarate, che ricopre la
carica di presidente del Consiglio circondariale di sanità, e si
associa alla conclusione della Commissione comunale circa i
provvedimenti da adottare per il prosciugamento della riva sinistra
del fiume Ticino lungo i caseggiati.
La Giunta conferma che il suolo, di esclusiva “ragione” del
Demanio, origina febbri miasmatiche ed altre malattie di forma
nevralgica ostinatissime e possibili mali epidemici e contagiosi.
Il concetto del possibile scoppio di epidemie è posto, con
astuzia, in giusta evidenza al fine di sollecitare le responsabilità
gerarchiche e trovare alleati per la soluzione finanziaria del problema.
Infine la Giunta chiede la presentazione della sua domanda al Consiglio provinciale di sanità e l’adozione, da parte del
Consiglio superiore, di provvedimenti a cura e spesa del Governo
trattandosi di suolo demaniale e stante i notevoli impegni finanziari già assunti dal Comune.
La Commissione sanitaria comunale si riunisce di nuovo il
22 ottobre 1884 e, nel ribadire le preoccupazioni per lo stato mal2
La ripa sinistra del Ticino
sano della riva del Ticino, esprime il dubbio e l’ansia che la situazione precaria possa favorire lo scoppio del colera, epidemia dalla
quale Sesto Calende è rimasta immune.
Chiede la convocazione del Consiglio comunale, sia perché il massimo organismo deliberativo venga investito del grave
problema, sia perché lo stesso adotti seria e concludente delibera,
e precisa: “La prima tratta, dalla strada Alzaia al Molo, per una lunghezza di circa mt. 200 e larga mt. 20, essendo stata rialzata dal
continuo depositare di macerie, ivi condotte dai frontisti per ragioni di sgombero, non sarebbe male, se non si verificassero più
volte all’anno i flussi ed i deflussi delle acque.
La seconda parte, dal Molo ad oltre la casa municipale,
per circa mt. 250 è a livello più basso e maggiormente esposta
alle variazioni idrometriche del fiume.
Il terreno è paludoso, non si asciuga mai, e sempre esala
cattivi odori e sviluppa gas e miasma dannosissimi; a ciò si
aggiunge il deflusso delle acque pluviali, di fognatura e di scolatizi che, non scorrendo, formano pozzanghere e depositano fanghiglia ricchissima di sostanze vegetali ed animali.
In seguito a questo tristissimo stato nel quale viene lasciata da tempo immemore una Ripa che, se risanata si trasformerebbe in luogo salubre e di passeggio, anziché sfuggito e lasciato
a luride abitazioni ed alla popolazione più misera, non avremmo
più a lamentare il sensibile contingente di malati e di morti.
Infatti nelle case lungo la Ripa si ha gran numero di colpiti per febbri intermittenti a carattere ostinato e spesso pernicioso,
di febbri tifoidee, dalle ambulatorie alle più violente, di reumatismi
e massimamente di neuralgie miasmatiche”.
Il Consiglio comunale non perde tempo; riunitosi il 26 ottobre 1884 ascolta la relazione del Sindaco Antonio Brianzoni ed i
quindici consiglieri presenti, unanimi, deliberano di inoltrare al
Governo la domanda per il ventilato prosciugamento, ovviamente
a carico dello Stato.
A sua volta il dr. Gaetano Pini, direttore del Pio Istituto dei
Rachitici, dopo una visita a Sesto Calende del 13 ottobre, il successivo 2 dicembre espone al Consiglio sanitario provinciale la
seguente relazione:
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La ripa sinistra del Ticino
“Ha constatato nel Comune di Sesto Calende le condizioni sanitarie lungo le case che fronteggiano il Ticino; le febbri palustri dominano frequenti a causa delle deplorevoli condizioni della
spiaggia paludosa che è fonte di infezioni.
L’assoluto abbandono della spiaggia dà ricetto ad ogni
sudiciume e rappresenta pericolo in caso di piene ed insalubrità
nella stagione estiva.
Bisognerebbe prolungare la strada Alzaia fino al nuovo
ponte della ferrovia, regolarizzando cosi il letto del fiume, togliendo i pericoli e gli sconci lamentati.
Di là del ponte rimangono vaste superfici di terreno paludoso, ma il Comune di Sesto Calende ne trarrebbe egualmente
beneficio.
Occorre che lo Stato intervenga, con spesa congrua, per
la costruzione della strada Alzaia fino al ponte ferroviario per la
sicurezza e la salute di un Comune per molti titoli meritevolissimo
della massima considerazione”.
ll problema sollevato dalla Commissione sanitaria comunale non rappresentava una novità per gli amministratori che già
il 4 luglio 1836 avevano trattato l’argomento in una seduta del
Convocato Generale degli Estimati.
Presenti Giovanni Bertoni, sostituto del 1° deput ato
Ospedale Maggiore di Milano, Claudio Strabelli, sostituto di
Gerolamo Castiglioni, Pasquale Graglia, deputato e gli Estimati:
dr. Paolo Candiani, Carlo Brovelli, Pasquale Bonino, Bartolomeo
Balzarini, Carlo Giuseppe Zamperini, Angelo Varalli, Antonio
Bassetti, Giovanni Orlandi procuratore di Tamborini, Giuseppe
Signorelli, Lorenzo Sibilia e Giuseppe Nembroni.
Assistono Francesco Candiani, agente e Giovanni
Besozzi, cursore.
Si discute sul seguente oggetto:
“Progetto di terrapieno da eseguirsi lungo la Ripa del
Ticino di fronte ai caseggiati di questo Comune onde evitare la
inondazione che di frequente si verifica in detti caseggiati e così
anche migliorare la navigazione in detto fiume poiché in tempo di
crescenza delle acque le barche cariche di mercanzie sono
costrette ad approdare di contro alle case con sommo danno”.
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La ripa sinistra del Ticino
Gli intervenuti convengono che la costruzione di detto terrapieno sarebbe utilissima, non solo per i caseggiati e per la navigazione, ma soprattutto “ridonderebbe di sommo vantaggio all’I.R.
Erario e verrebbero prescritti i luoghi d’approdo delle merci e quindi con maggiore facilità potranno verificarsi dagli impiegati appositamente incaricati di sorvegliare onde non avvengano contrabbandi in danno del detto Erario”.
Ciò ritenuto deliberano di reperire un abile ingegnere
come il sig. Guenzati per indicare la spesa che, per le suesposte
ragioni, sarà a carico dell’I.R. Governo.
La proposta ottiene quattordici voti affermativi e nessuno
contrario e l’iniziativa ha un seguito con il conferimento dell’incarico al tecnico ing. Guenzati.
Ma il 23 maggio 1838 l’I.R. Delegazione provinciale di
Milano segnala che dagli “scandagli” fatti dall’ing. Guenzati per
valutare la possibilità di costruire un riparo alle piene del fiume
Ticino emerge che la spesa, nel suo complesso, sarebbe tale che
anche con il concorso del R. Erario l’onere sarebbe insopportabile per le casse del Comune.
La perizia tecnica viene liquidata all’ing. Guenzati con un
importo di L. 73,36 e del problema non se ne parla fino al 1884.
Il nuovo anno inizia con le prospettive più rosee in quanto
sembra che la pratica segua il giusto binario.
Infatti il prof. Gaetano Pini si fa premura, il 16 gennaio
1885, di comunicare che il Consiglio provinciale di sanità ha votato una mozione molto favorevole al riordino della riva sinistra del
Ticino e sono in corso pressioni sulla Deputazione provinciale
milanese perché appoggi, presso il Governo, il voto del Consiglio
comunale di Sesto Calende.
Il successivo 22 gennaio 1885 cominciano le prime difficoltà.
È ben vero che il Consiglio provinciale sanitario si è
espresso con voto favorevole sulla domanda del Consiglio comunale di Sesto Calende, ma l’iter della pratica trova un intoppo
determinante nel parere negativo espresso dall’ingegnere capo
dell’Ufficio tecnico governativo.
Infatti, secondo quel tecnico, il prolungamento della strada Alzaia sarebbe dannoso per il libero accesso al fiume, per il
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La ripa sinistra del Ticino
carico e lo scarico delle barche
Inoltre l’iniziativa, si precisa, non potrebbe raggiungere lo
scopo prefisso in quanto le acque di piena ristagnerebbero al
decrescere della corrente.
L’ingegnere capo esprime poi il parere che le spese siano di
competenza del Comune, che deve sistemare la sponda sotto una
livelletta uniforme, decrescente, che lasci libero deflusso alle acque.
Lo scritto conclude affermando che la domanda non può
essere appoggiata presso il Ministero dei Lavori Pubblici ed il
Comune, se vuole realizzare l’opera, deve trovare altro mezzo per
attuare il risanamento.
Anche la Prefettura di Milano evade la pratica.
Il 29 gennaio 1885 precisa che, essendo il fiume Ticino
navigabile, le sue sponde sono soggette alla servitù di passaggio
come strada Alzaia ed a tale servitù è sottoposta anche la sponda compresa fra l’estremo nodo dell’abitato ed il nuovo ponte in
ferro, la quale tratta non è munita di alcun manufatto di proprietà
demaniale, essendo stabilite, per disposizione ministeriale, le
località che devono essere dotate di strada alzaia.
Alcune tratte di dette sponde sono infatti sistemate a servizio della strada Alzaia, come il primo tratto a valle dell’abitato di
Sesto Calende; ciò fu praticato nella località dove, essendo il
fiume incassato, le sue acque investono direttamente la sponda
molto ripida, che è necessario preservare dall’ erosione.
In corrispondenza all’abitato e superiormente non fu mai
costruita alcuna opera poiché la sponda ha pochissima inclinazione e quindi è soggetta ad essere invasa dalle acque ordinarie che vi si devono espandere; qualunque opera si dovesse fare,
occorrerebbe che fosse tenuta aderente alle case, al fine di non
restringere l’alveo del fiume durante le piene.
In tali condizioni la costruzione di una strada alzaia non
gioverebbe dato che ostacolerebbe il carico e lo scarico delle barche, oltre che l’accesso fra le pubbliche vie e la sponda del Ticino;
avuto poi riguardo che si dovrebbe tenere in posizione tale da non
restringere l’alveo del fiume, non impedirebbe i ristagni d’acqua
ritenuti dannosi alla salute pubblica durante le magre.
Si riconoscono le pessime condizioni igieniche della
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La ripa sinistra del Ticino
spiaggia, ma lo Stato non ne è responsabile e deve limitarsi alla
conservazione dei diritti del pubblico e degli esercenti la navigazione.
La Prefettura conclude il lungo scritto affermando che
spetta al Comune soprintendere ai miglioramenti facendo cessare lo scarico di detriti che aumentano l’irregolarità della sponda e
provvedendo a livellarla.
La riunione del Consiglio comunale del giorno 22 marzo
1885, anche nel numero dei consiglieri presenti (dieci contro i
venti assegnati), dimostra il senso di scoramento che pervade gli
Amministratori.
La lettura della nota prefettizia n. 4381 del 29 gennaio
1885 fa comprendere la realtà della situazione vista dalla burocrazia centrale in modo ben diverso da come la intende l’Ente
locale.
Da un lato si tratta di difendere i diritti precostituiti a beneficio della navigazione sul fiume mentre l’organo periferico si
preoccupa di una situazione igienica la cui soluzione, forse avveniristica ma positiva, consentirebbe anche di realizzare un abbellimento del paese.
Una cosa emerge chiaramente: se il Comune vuole por
mano ai lavori, lo può fare, ma resta assodato che vi deve provvedere coi suoi mezzi non riguardando lo Stato la tutela della pubblica igiene!
Cosi la pensava la burocrazia dell’epoca.
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La ripa sinistra del Ticino
Il progetto per la bonifica
L’Amministrazione comunale è ben decisa a proseguire nella intrapresa iniziativa ed il 15 aprile 1885 prende contatti con Alessandro
Agudio, ingegnere architetto, con studio in Milano, via Bigli, 1.
Questi, approfittando di un periodo di magra del fiume,
effettua un sopralluogo il successivo 19 agosto e comincia a predisporre i rilievi del caso.
Il tempo trascorre inesorabile.
Solo in data 2 maggio 1886 l’ing. Alessandro Agudio, cui
si è associato l’ing. Giuseppe Didioni, è in grado di presentare un
progetto di massima per la sistemazione della sponda sinistra del
fiume Ticino.
Si suddivide in trenta sezioni, per la lunghezza totale di
mt. 481,70 dal palazzo comunale alla strada nazionale Alzaia e
prevede, fra opere e forniture, un costo complessivo di circa
15.000 lire.
Nel frattempo il Sindaco prende contatti con l’on. Emilio
Campi il quale comunica di aver avuto un lungo colloquio con il
Ministro dei LL.PP. in data 16 giugno 1886.
In tale occasione ha consegnato un promemoria per il progetto della riva del Ticino e per la ferrovia da Oleggio ricevendone promessa di sollecito studio e di possibile concorso alla spesa.
Il progetto Agudio-Didioni è esaminato ed approvato dal
Consiglio comunale nella seduta del 4 luglio 1886; tramite la Sotto
Prefettura viene subito trasmessa la delibera al Prefetto di Milano
con allegato il progetto tecnico, la precedente delibera del 26 ottobre1884, la relazione del Consiglio sanitario provinciale del 1° ago sto 1884 oltre al parere del Genio civile in data 22 gennaio 1885.
Tramite la Prefettura giunge, inesorabile, la risposta del
Genio civile del 26 luglio; si riconosce che il progetto AgudioDidioni propone un sensibile miglioramento delle condizioni dei
caseggiati fronteggianti il Ticino, un maggior decoro del paese ed
il miglioramento della situazione sanitaria ma, per quanto concerne la navigazione, il progetto stesso non ha interesse alcuno in
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La ripa sinistra del Ticino
quanto il Governo provvede direttamente a tutelarla.
Infine precisa che non si possono invocare gli articoli 92 e
93 della legge 20 marzo 1865 sui lavori pubblici e ribadisce che il
Comune dovrà eseguire in proprio i lavori, salvo preventiva approvazione governativa.
Il 14 agosto 1886 la Prefettura restituisce gli atti del progetto riconoscendoli ottimi ma redatti in via di massima; sarebbe
stato opportuno corredarli di un profilo longitudinale e dei computi per i movimenti di terra più dettagliati, specialmente per quanto
riguarda i compensi fra sterri e reinterri e la determinazione delle
cave di prestito.
Stante queste lacune, prosegue la Prefettura, il Genio civile non è in grado di fornire un giudizio assoluto sulla attendibilità
della spesa preventivata.
La lettera conclude consigliando il Comune a recedere
dalla “esagerata” pretesa che le opere vengano eseguite a carico
dello Stato, chiedendo solo un concorso che, presumibilmente,
verrà concesso.
A sua volta la Sotto Prefettura di Gallarate ribadisce, il 22
agosto, quanto comunicato dalla Prefettura e segnala la possibilità di ottenere un prestito al 4,50% giusta la circolare 22 febbraio
1886 del Ministero degli Interni.
Il Sindaco informa l’ing. Agudio dell’evolversi della pratica e
richiede, in data 6 settembre 1886, la stesura di un progetto definitivo, con il profilo longitudinale e distinto nella spesa, onde ottenere da
parte del Governo il pagamento della quota relativa alla strada
Alzaia.
Il 1887 risulta un anno di stasi e di ripensamenti, infatti l’archivio comunale non fornisce documenti e notizie sul proseguimento della pratica; ciò non significa l’abbandono dell’iniziativa
che viene seguita con contatti personali da parte della Giunta.
Ne è riprova il fatto che il 7 novembre 1887 si svolge una riunione
a Sesto Calende alla quale partecipano: Sotto Prefetto di Gallarate
dr. Arnaboldi, ingegnere capo del Genio civile conte Sales, on.
Emilio Campi e Giulio Bianchi, deputato provinciale ing. Parravicino,
progettista ing. Alessandro Agudio, Sindaco Antonio Brianzoni,
Assessori Francesco Bonini, Pietro Bogni ed Alfonso Scotti.
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La ripa sinistra del Ticino
Dopo aver effettuato un lungo ed accurato sopralluogo ed
avere accertata l’urgente necessità di realizzare l’opera e l’impossibilità di accollarne l’onere allo Stato, si decide di apportare modifiche al progetto, di concerto con l’ing. Sales, al fine di potere ottenere un mutuo dal Governo.
Le decisioni, probabilmente, furono adottate con “le
gambe sotto il tavolo”; del sopralluogo resta una traccia, nell’archivio comunale, costituita da un conto di ristorante redatto da
Angelo Erbetta gestore dell’Albergo della Posta.
La stagione è propizia per imbandire una tavola adatta a
conciliare gli illustri ospiti con le esigenze comunali.
Nel corso della colazione di lavoro fu servito: antipasto,
zuppa alla romana, trota con salsa alla maionese, camoscio in
salmì con tartufi, tordi e gigot di montone allo spiedo, insalata
russa, caffè, cognac, chartreuse e dessert, il tutto bagnato con due
bottiglie di Gumpelochin (?) e sette bottiglie di Gattinara di dieci
anni; per finire furono fumati dieci sigari Virginia.
Una colazione veramente signorile, luculliana ed accattivante per la quale il Comune di Sesto Calende ottenne uno sconto e sborsò £. 112 il 28 dicembre 1887.
Il 17 maggio 1888 l’ing. Agudio presenta il progetto modificato che viene esaminato a più riprese dalla Giunta e portato in
Consiglio comunale il successivo 1° luglio con la conseguente
delibera di contrazione di un mutuo per £. 20.000 al 3%.
II Consiglio comunale ascolta anche una dettagliata relazione dell’assessore agrimensore Alfonso Scotti che così illustra il
progetto: il nuovo viale partirebbe dal Sempione, a ponente dell’orto annesso alla casa comunale e, curvando, percorrerebbe
tutta la fronte dell’abitato fino all’esistente strada Alzaia.
Mentre la lunghezza dell’opera si snoderà per 485 metri,
la prima tratta del viale, in leggera discesa, sarebbe larga mt. 16
all’angolo della casa comunale.
La seconda tratta, larga 15/18 metri, raggiungerebbe il
piano superiore dell’esistente molo (attualmente a mt. 3,20 sullo
zero dell’idrometro); discenderebbe poi fino al piano della piazza
centrale.
Da quest’ultima, fino all’inizio della proprietà Galli, la trat10
La ripa sinistra del Ticino
ta risulterebbe larga mt. 21,50 restringendosi a mt. 18 all’ingresso
di piazza Guarana.
Per l’approdo a piazza Guarana verrebbe costruita una
“scaglionata” in selciato lunga mt. 10.
Altri due approdi saranno costruiti in corrispondenza al
vicolo del Pozzo ed all’albergo della Posta.
Due rampe verrebbero realizzate per lo scarico delle
merci depositate sulla riva a valle del ponte: una a servizio del
Sempione e l’altra per il nuovo viale.
Un filare di piante e panchine in granito divideranno la carrozzabile dalla parte riservata ai pedoni per tre metri.
Le “scarpe” verso il fiume saranno difese sott’acqua da
una gettata di scaglioni di granito e nella parte superiore da ciottolato in malta.
La spesa è prevista in £.40.000 di cui £.25.000 per lo spalto comunale ed il resto per la strada Alzaia.
Il 19 luglio 1888 la Sotto Prefettura di Gallarate segnala
che, a guadagno di tempo, il progetto è stato trasmesso alla
Prefettura di Milano, ma restituisce la delibera del Consiglio comunale datata 1° luglio, richiedente un mutuo per £.20.000 in quanto
non conforme.
Infatti la delibera deve essere redatta come da modulo
allegato al Regolamento, con una copia in carta filigranata da £.2,
unitamente alla domanda del prestito in carta da bollo da £.0,50.
Infine il Consiglio comunale deve dimostrare di potere
stanziare nel bilancio di previsione per l’anno 1889 e seguenti la
somma corrispondente alla quota annua di ammortamento, senza
superare il limite della media triennale della sovrimposta.
Finalmente, il 31 luglio 1888, il Sindaco, superata la prima fase
convulsa delle pastoie burocratiche, è in condizione di richiedere
ufficialmente alla Cassa Depositi & Prestiti, la concessione del
mutuo di £.20.000 estinguibile in trenta annualità, al tasso del 3%.
La Sotto Prefettura di Gallarate assicura che il progetto
Agudio-Didioni del 16 maggio 1888 per £.40.000 è stato ritenuto
regolare dall’Ufficio tecnico governativo che ne ha proposto l’approvazione.
Dichiara però il suo disaccordo sul possibile concorso del Governo.
11
La ripa sinistra del Ticino
La Prefettura di Milano, con sua 7 novembre 1888 riassume la situazione e così si esprime: “Udita la lettura della relazione presentata il 1° agosto 1884 dal compianto dr . Gaetano Pini al
Consiglio provinciale sanitario, presa cognizione di eguale rapporto della Commissione prefettizia per le indagini sulla pellagra
del 1885, udito il relatore il quale confermò la necessità di provvedere al rifacimento della ripa sinistra del Ticino in Sesto
Calende, esprime parere favorevole che venga accettata la
domanda presentata il 31 luglio 1888 dal Sindaco di Sesto Calende all’Amministrazione della Cassa Depositi & Prestiti per ottenere il richiesto prestito di £.20.000 destinato al progettato miglioramento sanitario”.
II sempre attento on. Emilio Campi comunica al Sindaco
che il Prefetto di Milano proporrà un sussidio, a fondo perduto, di
£.5.000 oltre al suo interessamento per la domanda di prestito al
3% sulla legge del 14 luglio 1887
A suo avviso il parlamentare ritiene troppo esiguo il concorso alla spesa e desidera avere una breve memoria sul progetto e sul conseguente onere.
L’on. Campi non lascia speranze circa possibili interventi
da parte dello Stato in quanto, relativamente ad anteriori progetti
del Governo per il fiume Ticino, nei bilanci di previsione per gli
anni 1882 e 1883 il Ministro dei LL.PP. Alfredo Baccarini aveva
inserito, su progetti di larghissima massima, la somma di
£.300.000
Non vennero mai perfezionati i progetti e con il bilancio
previsionale dell’anno 1884 la somma scomparve dalle previsioni
stesse.
Il 15 febbraio 1889 il Genio civile di Milano comunica che
il Ministero del LL.PP. ha dichiarato, su conforme parere del
Consiglio superiore, che le opere di sistemazione della sponda
del fiume Ticino, in corrispondenza dell’abitato di Sesto Calende,
non riguardano la strada Alzaia e non possono quindi essere sussidiate dal Governo
II Ministero ha precisato che, qualora il Comune volesse
fare eseguire l’opera in proprio, sentisse prima le autorità doganali
poiché l’opera anzidetta potrebbe eventualmente riuscire di nocu12
La ripa sinistra del Ticino
mento al commercio lacuale.
L’ufficio del Genio civile, a sua volta, interpone nuove difficoltà e proibisce l’inizio dei lavori, effettuando depositi di materiali lungo la riva, se prima il Comune non ha dichiarato di eseguire l’opera a sue spese e NON HA ottenuto “l’assentimento”
delle autorità doganali.
Tutto ciò premesso si dovranno concertare con il Genio
civile le norme per l’esecuzione dei lavori.
Il Consiglio comunale si riunisce di nuovo il 3 marzo 1889
sotto la presidenza di Francesco Bonini, facente funzione di
Sindaco, ed i quattordici consiglieri presenti prendono atto dell’esplicito rifiuto del Governo a concorrere per la spesa di risanamento; all’unanimità deliberano di procedere egualmente con le
sole forze comunali e con il richiesto mutuo.
Il quale mutuo è stato approvato con decreto del 31 marzo
nell’entità prevista di £.20.000 ad un tasso del 3%; la prima rata
sarà versata al compimento della metà dei lavori ed il saldo ad
opera compiuta ed a collaudo effettuato.
Il rimborso del prestito avverrà in trenta annualità, ciascuna dell’importo di £.1.007,76.
La Sotto Prefettura di Gallarate precisa che il Consiglio
comunale deve deliberare l’accettazione del mutuo e le modalità
di rimborso.
13
La ripa sinistra del Ticino
Una legge per Sesto
L’accettazione viene deliberata dal Consiglio comunale il
successivo 12 maggio e, nella stessa seduta, si chiede alle superiori autorità anche la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera di
prosciugamento della riva sinistra del Ticino, in esecuzione al progetto 16 maggio 1888 ed in applicazione della legge 25 giugno
1865 n. 2359
E’ deliberato anche un contributo a carico di ciascun proprietario di stabili siti lungo la riva stessa, come miglioria, eguale
alla metà del maggior valore che acquisterà lo stabile stesso dall’esecuzione dell’opera.
Detto contributo di miglioria, da stabilirsi, dovrà essere
pagato annualmente e per dieci anni.
L’anno 1889 si chiude con il riconoscimento di un acconto
di £.500 all’ing. Alessandro Agudio per il lavoro di progettazione.
Il 4 aprile 1890 il Comune apprende dalla Sotto Prefettura
che il Ministero dei LL.PP. ha riconosciuto il carattere di pubblica
utilità dell’opera, ma il tutto è subordinato a:
- indicazione del termine entro il quale saranno eseguiti i lavori;
- precisazione dei mezzi finanziari da utilizzare; se fra questi vi
sarà l’imposizione del contributo di miglioria ai frontisti, la pubblicazione degli atti dovrà essere ripetuta.
Il giorno 8 giugno il Consiglio comunale è in grado di fornire la risposta al Ministero precisando che i lavori saranno ultimati nel termine di 150 giorni.
In ordine al finanziamento viene precisato che l’eccedenza sulle £.20.000 si otterrà impegnando il bilancio per un quinquennio, sopperendo ad ogni annualità con l’avanzo delle entrate
di qualsivoglia natura e con il contributo di miglioria decennale da
applicarsi a tutti i frontisti.
Inoltre, per cinque anni, non si effettueranno spese che
non siano conseguenti ai servizi obbligatori.
La delibera del Consiglio comunale sopra citata appare
molto lacunosa e comunque carente di una base logica e legale;
14
La ripa sinistra del Ticino
sembra una dichiarazione di buone intenzioni ed i fatti lo dimostreranno.
L’on. Emilio Campi, aggiornato sull’evolversi della pratica,
tranquillizza il Sindaco promettendo un suo intervento presso il
Prefetto affinchè la delibera venga sollecitamente approvata ed
anche presso il Ministero per le successive fasi.
Circa il proposito del Comune di sopperire parzialmente
alla spesa imponendo un contributo di miglioria ai frontisti, il
Ministero precisa, il 17 dicembre, che la dichiarazione di pubblica
utilità e l’imposizione del tributo sono due atti simultanei.
Il Comune deve quindi chiedere al Governo di promuovere gli opportuni provvedimenti legislativi, esponendo dettagliatamente le circostanze di fatto e le ragioni a giustificazione.
Finisce anche l’anno 1890 e con tanta pazienza gli
Amministratori perseverano nel loro intento.
All’ing. Alessandro Agudio viene versato il saldo delle sue
competenze per il progetto esecutivo ammontanti a £.950.
L’ing. Vito Binaghi, di Mezzana Superiore, a suo tempo
incaricato dalla Giunta municipale, il 14 giugno 1891 presenta alla
stessa il tipo planimetrico dell’area dell’Isolino che servirà per corredare la domanda di concessione di sterro per la costruzione della riva del Ticino.
Ora la pratica assume una dinamica più spinta.
Il 2 giugno l’Ispettore della Guardia di Finanza segnala che
non si possono muovere eccezioni all’esecuzione dei lavori di prosciugamento della riva del Ticino, in ordine agli interessi doganali.
Il 18 dello stesso mese la Prefettura di Milano comunica
che l’Intendenza di Finanza consente all’esecuzione delle opere di
risanamento, ed il successivo 23 luglio dichiara che, sentito il parere favorevole del Consiglio provinciale sanitario e quello del Genio
civile, anche da parte sua nulla osta all’esecuzione delle opere.
Il Comune non perde tempo - ne è già trascorso troppo ed il 10 agosto 1891, in esecuzione del dispaccio 2 dicembre
1890 del Ministero dei LL.PP. chiede al Governo di promuovere gli
opportuni provvedimenti legislativi, per la dichiarazione di pubblica utilità delle opere e per autorizzare l’imposizione dei contributi
15
La ripa sinistra del Ticino
di miglioria ai proprietari dei fabbricati fronteggianti la riva.
Il Genio civile risponde al Comune il successivo 16 settembre e, richiamata l’istanza per la dichiarazione della pubblica
utilità delle opere, consente alla richiesta di concorso dei proprietari frontisti dei fabbricati in ragione del 50% del maggior valore a
questi risultante dalle opere di prosciugamento.
Precisa che l’entità del contributo è stabilito dall’art. 78
della legge 25 giugno 1865 sulle espropriazioni per causa di utilità pubblica.
Da parte sua l’avv. Nicola Viganotti scrive al Sindaco il 21
novembre 1891 informandolo che a seguito di parere favorevole
della Amministrazione delle Ferrovie, dell’Intendenza di Finanza e
del Genio civile, il Prefetto di Milano ha firmato il decreto col quale
si concede al Comune di Sesto Calende la facoltà di estrarre dal
fiume Ticino tutta la terra dell’Isolino, pari a circa 9.000 mq.,
necessaria per le opere di risanamento della riva del fiume.
Il Comune dovrà pagare l’importo di £.100 oltre a 12 lire
per la tassa di concessione, l’ammontare del foglio di carta da
bollo e le spese di registrazione del decreto.
L’av. Nicola Viganotti segnala anche di avere ricevuto uno
scritto da Roma il 17 novembre, a firma del suo ottimo amico on.
Ariosto, sotto segretario di Stato, col quale si precisa:
“Circa il progetto delle opere di risanamento della ripa sinistra del Ticino, non dubitare che ne parlerò a S.E. Branca con quel
calore che meritano le cose da te raccomandate.”
Con altro scritto del 2 dicembre 1891 l’avv. Viganotti comunica di essere informato che S.E. il Ministro ha presentato il progetto di legge per la dichiarazione di pubblica utilità per i lavori di risanamento, con facoltà al Comune di imporre il contributo ai frontisti.
Ha anche scritto al sotto segretario per ottenere l’allargamento dell’imbocco del Ticino ed il sussidio per il trasporto della
terra dall’lsolino.
Si dice che tutte le strade portino a Roma e la
Amministrazione batte tutte le strade pur di giungere alla meta.
Entra in scena anche l’avv. on. Scipione Ronchetti il quale,
con sua del 10 dicembre, mentre si dichiara memore delle prove
di affetto a lui riservate dai sestesi nel 1886 e nel 1890, assicura
16
La ripa sinistra del Ticino
che il progetto di legge, relativo alle opere di prosciugamento, dichiarerà i lavori di pubblica utilità e preciserà che gli stessi dovranno essere eseguiti nel termine di sei mesi.
Circa i diritti di miglioria il Comune sarà incaricato di stendere adeguato regolamento.
La grafomania dell’av. Nicola Viganotti si esprime con un
altro lungo scritto, in data 11 dicembre 1891, nel quale si segnala
che per compiere il risanamento della riva occorre che il Comune
domandi alle Ferrovie l’acquisto della porzione di terreno esistente fra l’Isolino e la strada provinciale di accesso al ponte, nel
caso che detta striscia sia esclusa dai 9.000 mq. accordati con
decreto prefettizio.
L’area potrà essere ottenuta a pochi centesimi al metro e
richiede l’invio di una copia della domanda per poter seguire la
pratica sia presso le Ferrovie che al Demanio.
Per l’importanza data all’opera dalle LL.EE. Ariosto e
Branca, dichiarati “simpaticissimi meridionali”, il progetto è stato
chiamato d’urgenza ed alla Camera si sono tanto stupiti; ogni
deputato del collegio ne vorrebbe essere il relatore.
Il Viganotti prosegue dichiarando di sapere che l’on.
Ronchetti è in partenza per Roma per sollecitare l’incarico di relatore; in tale senso interporrà i suoi buoni uffici presso l’on. Ariosto
impegnando relatore e sotto segretario ad emanare la legge prima
delle ferie natalizie.
Ma il Parlamento ha cose importanti da discutere e malgrado le promesse del relatore si perde altro tempo; il 20 gennaio
1892 un telegramma dell’on. Scipione Ronchetti annuncia: “In
questo momento Camera approva progetto legge. Domani votazione segreta”.
Anche il Senato si interessa di Sesto Calende e nella
seduta del 20 febbraio 1892 concede il suo assenso all’esecuzione dei lavori.
Infine la Gazzetta Ufficiale del regno n. 56 del 7 marzo 1892 pubblica la legge composta di tre soli articoli, avente per
oggetto:“Dichiarazione di pubblica utilità delle opere di prosciugamento della ripa sinistra del fiume Ticino con facoltà al Comune di
Sesto Calende d’imporre un contributo alle proprietà fronteggianti”.
17
La ripa sinistra del Ticino
Il momento tanto desiderato e fortemente voluto è finalmente giunto; l’oggetto della legge è di una sproporzionata lunghezza nei confronti dei tre articoli approvati, ma è la sostanza
quella che conta e non la forma.
Siamo alle strette finali, od almeno così si pensa.
Il 4 agosto 1892 l’on. Scipione Ronchetti, diventato nel
frattempo sotto segretario del Ministero della Pubblica Istruzione,
risponde ad una sollecitatoria del Comune precisando di avere
interposto le sue premure presso la Giunta provinciale amministrativa di Milano per una pronta approvazione del regolamento di
esecuzione delle opere.
Appena il regolamento sarà ufficiale si adoprerà per affrettare il voto del Consiglio di Stato e la firma del relativo decreto.
Fra speranze e delusioni l’inizio dei lavori appare sempre
di più come una chimera e gli Amministratori che hanno un occhio
rivolto a Roma e uno verso il Ticino, il 12 settembre segnalano
all’on. Ronchetti che si sta avvicinando il periodo di massima
magra, propizio per l’inizio dei lavori, ma non si hanno ancora notizie dell’ormai famoso regolamento.
18
La ripa sinistra del Ticino
Di chi è il molo? Una disputa paesana
Nel frattempo, a complicare ulteriormente le cose, insorge
una disputa fra il Comune e Zaccaria Bogni; quest’ultimo dichiara
che il molo è di sua proprietà e per procedere alla eventuale
demolizione il Comune deve prima accordarsi con lui.
In merito viene interpellato il Genio civile che in data 11
ottobre 1892 scrive che dagli atti d’ufficio risulta che nella vendita
effettuata nel 1869, della soppressa Caserma e Ricevitoria
Doganale, non figura compreso il molo d’approdo dei piroscafi,
perché il sedime di casa alienato era allora distinto nella mappa di
Sesto Calende con il numero 1157 di pertiche 1.3 pari ad ettari
0,73 con un estinto cen-suario di scudi 275.3.7.
Per maggiori e più precise informazioni si consiglia al
Comune di rivolgersi all’Intendenza di Finanza.
Da Roma l’on. Ronchetti telegrafa il 27 ottobre comunicando di avere ottenuto l’approvazione del regolamento da parte
del Consiglio di Stato, con alcune modifiche di poco conto; il relativo decreto verrà firmato in breve termine.
La pratica è affidata a buone mani, ma anche un sotto
segretario di Stato deve fare i conti con la burocrazia.
Indiretta conferma si desume da uno scritto dell’on.
Ronchetti del 22 dicembre 1892, il quale precisa che l’apertura
delle Camere si è avuta a novembre ed i maggiori impegni rendono più lento il lavoro amministrativo dei dipendenti.
Il decreto reale è stato firmato ai primi di dicembre ed il
Ministero di Grazia e Giustizia lo ha trasmesso il giorno 10 alla
Corte dei Conti per la registrazione, cosa che potrà avvenire a fine
mese.
La lite in corso con Zaccaria Bogni continua con scambio
di lettere e con la presentazione del documento originario che
recita:
”Processo verbale di consegna di fabbricato detto ‘la regia
Dogana’ in Sesto Calende al n. 1157 di mappa e n. 50 comunale,
fatta dal regio Demanio al sig. Zaccaria Bogni.
19
La ripa sinistra del Ticino
Nel Comune di Sesto Calende, mandamento di Somma
Lombardo, circondario di Gallarate, provincia di Milano, questo
giorno 20 settembre 1870 presente l’assumente Zaccaria Bogni, il
cedente Edoardo Cattaneo per la regia amministrazione ed i testimoni Giovanni Balzarini e Carlo Anzelini.
Descrizione della casa: locali già ad uso della regia dogana e ufficio delle Casse di negoziazione.
L’intero fabbricato è affittato al sig. Antonio Svanellini di
Ternate con due locali ed il rimanente al sig. Serafino Puricelli di
Sesto Calende, con regolari scritture.
L’agente delle imposte dirette e catasto di Gallarate certifica che oggi trovasi intestato nei registri censuari del Comune di
Sesto Calende, presso di lui esistenti, la ditta Zaccaria Bogni fu
Giuseppe per la seguente partita: in libero allodio mappa n. 1157
- casa d’affitto ad uso osteria di pertiche 1 e tavole 3 pari ad are
7, deciare 3 e centiare 6, censite scudi 275, lire 3 ed ottavi 7.
La suddetta partita venne trasportata a testa del suaccennato in forza del processo verbale di aggiudicazione il 12 dicembre 1869”.
Il sotto segretario on. Scipione Ronchetti fornisce, il 3
marzo 1893, alcuni suggerimenti per ottenere le rettifiche al regolamento, dovendosi apportare le varianti a quello già approvato
con decreto reale.
Lo stesso parlamentare informa che il 15 giugno è stato
firmato il nuovo decreto per il regolamento con il quale si rende
esecutiva la legge che accorda l’esproprio occorrente all’esecuzione dei lavori alla riva del Ticino.
Il decreto fissa alla fine aprile 1894 il termine di esecuzione dell’opera.
Il 20 luglio 1893 la Corte dei conti restituisce il regio decreto debitamente registrato ed iscritto nella raccolta ufficiale, al n.
400, in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Alla domanda del Comune per ottenere l’occupazione di
frazioni di spiaggia concesse a privati, il Genio civile risponde il 22
luglio 1893 essere conveniente alla Giunta Municipale prendere
direttamente accordi con i singoli.
Relativamente all’occupazione della restante spiaggia flu20
La ripa sinistra del Ticino
viale e del molo di attracco dei piroscafi, il Sindaco dovrà fare
domanda all’Intendenza di Finanza, offrendo un congruo compenso onde ottenere che il Genio civile venga autorizzato ad effettuare la consegna.
Il 3 agosto 1893 si riunisce il Consiglio comunale per discutere ed approvare alcune modifiche al progetto del 16 maggio
1888.
Presenti undici consiglieri, il Sindaco cav. Paolo Bassetti
illustra le varianti che riguardano in modo marginale la sezione n.
21, alla piazza del Porto, per consentire un più conveniente
approdo alle barche.
Più concreta si presenta la modifica che riguarda le opere
di sterro, dettata dall’atto di concessione al Comune per l’estrazione di terra dall’lsolino.
L’ingegnere progettista si trovò nella necessità di rinnovare i calcoli tecnici per il nuovo prezzo della terra occorrente; la
modifica, ammessa dall’art. 4 del regolamento di esecuzione della
legge speciale 25 febbraio 1892 n. 61, comporta da un lato una
maggiore spesa di L. 7.572,64 ed in compenso un minor onere di
L. 8.713,44 con una riduzione del preventivo da L. 40.000 a L.
38.858,60.
La delibera del Consiglio comunale, adottata all’unanimità, viene trasmessa alla Prefettura per l’approvazione e della cosa
si rende edotto l’on. Ronchetti.
Il giorno 30 agosto 1893 si passa ai preliminari della fase
esecutiva con la prima convocazione d’asta pubblica, indetta per
scheda segreta, con un prezzo massimo di appalto di L. 36.000.
Pervengono solo due buste sigillate inviate da:
-Scagliotti Angelo fu Vincenzo che offre il ribasso del 4,05%
-Praderi Luigi di Innocente proponente il ribasso del 3,25%.
La seconda convocazione d’asta pubblica si chiude con
l’assegnazione provvisoria ad Angelo Scagliotti per l’importo di L.
34.900.
Il 25 ottobre 1893, nella sala comunale, presente il
Sindaco cav. Paolo Bassetti fu Antonio, assistito dal segretario
Luigi Riganti, si procede al definitivo appalto delle opere di prosciugamento della riva sinistra del fiume Ticino.
21
La ripa sinistra del Ticino
Il verbale ricorda che:
-fu predisposto dagli ing. Alessandro Agudio e Giuseppe Didioni
di Milano il progetto tecnico in data 16 maggio 1888, adottato dal
Consiglio comunale il 28 maggio 1888 e vidimato il 3 marzo 1890
al n. 2958 dal Ministero dei LL.PP.;
-con legge speciale 25 febbraio 1892 n. 61 venne dichiarata opera
di pubblica utilità;
-il regio decreto 15 giugno 1893 approvò il regolamento che prevede l’inizio delle opere il 1° novembre ed il termine per il 30 apri le 1894, cioè in sei mesi;
-dichiarato non valido il primo incanto del 30 agosto 1893, il
secondo incanto, svoltosi il 20 settembre 1893 vide la delibera
provvisoria a favore di Angelo Scagliotti fu Vincenzo di Milano per
l’importo di L. 34.900.;
-in data 21 settembre 1893 si pubblicò l’avviso per i fatali ed in
tempo utile pervenne un’offerta del signor Giovanni Mina di
Giuseppe da Varese;
-scaduti i fatali si pubblicarono gli avvisi di deliberamento definitivo per il 25 ottobre 1893.
Tutto ciò premesso:
-previo il suono della campana, alle ore dodici, il Sindaco dichiara
aperta la gara al prezzo totale di L. 33.155 il cui pagamento avverrà con L.20.000 mutuate dalla Cassa Depositi & Prestiti e per il
saldo in cinque rate annuali senza corresponsione di interessi;
-le opere dovranno ultimarsi in mesi sei dall’1° novembre 1893 ed
il progetto prevede l’importo di L. 38.860.
Il signor Giovanni Mina deposita L. 4.000 in cartelle del
Debito Pubblico al 5% ed eguale operazione effettua il sig. Luigi
Belloli di Ornavasso.
Il cursone comunale, fungendo da tubatore, accende una
candela di cera vergine ed a voce alta ed intelligibile spiega i motivi dell’asta.
Vengono successivamente accese la seconda, la terza e la
quarta candela.
Spentasi quest’ultima si constata che nessuna offerta è
stata presentata e quindi resta valida quella di Giovanni Mina,
fatta nei termini dei fatali per il miglioramento del ventesimo.
22
La ripa sinistra del Ticino
Quindi la stazione appaltante aggiudica definitivamente
l’appalto a favore di Giovanni Mina di Giuseppe da Varese, per il
prezzo totale di L. 33.155.
La parte burocratica di tutta la faccenda, con le vicissitudini, le remore ed i ritardi di varia natura è finalmente giunta a
compimento; restano solo da risolvere problemi di dettaglio e
quelli inevitabili che insorgeranno durante l’esecuzione dei lavori.
Il 3 novembre 1893 la Sotto Prefettura di Gallarate restituisce gli atti dell’appalto, con la firma di approvazione, ed il giorno 8 dello stesso mese il Sindaco sollecita il Genio civile perché
si determini la consegna della spiaggia e dell’Isolino, per poter dar
inizio ai lavori.
Il Consiglio Comunale, il 13 novembre 1893, provvede a
nominare un assistente comunale all’esecuzione delle opere nella
persona di Luigi Franzetti di Giosuè residente a Brebbia; allo stesso verrà riconosciuto un emolumento pari a L. 150.
L’Ufficio del Registro di Gallarate si premura di comunicare, il 18 novembre 1893, che la registrazione dell’atto di appalto
comporta un onere di L. 435, 60 di cui già versate L. 400; per
perfezionare la pratica il Comune deve versare ancora L. 35,60 ed
allegare in copia l’avviso inserito nel Bollettino degli Annunci
Legali.
23
La ripa sinistra del Ticino
Iniziano i lavori
Finalmente, il 26 novembre 1893, il Sindaco cav. Paolo
Bassetti, affiancato dagli Assessori Carlo Bertoluzzi e Carlo
Annoni, può effettuare la consegna ufficiale delle opere da eseguire all’assuntore Giovanni Mina.
Lo stesso giorno scoppia la prima grana.
Giovanni Mina scrive al Sindaco segnalando che l’indomani una squadra composta da quaranta operai, provenienti da
Borgo Ticino, inizierà i lavori di sterro.
La lettera contiene un perentorio invito al Sindaco affinchè
prenda le misure più opportune contro l’opposizione dei sestesi
che, inviperiti perché nessuno di loro è stato assunto, per due
giorni hanno impedito agli operai di lavorare.
L’Intendenza di Finanza, con sua 27 novembre, interviene
indirettamente nella disputa fra Comune e Zaccaria Bogni precisando che, prescindendo dal titolo di proprietà, non può dare l’assenso all’abbattimento del molo per rìcuperarne materiali, ma solo
permetterne la riduzione in altezza sino al piano della riva da
costruirsi.
La conservazione parziale del manufatto è consigliabile
sia come opera di difesa della sponda dalle acque, sia per una
possibile ripresa della navigazione a vapore.
L’Intendenza di Finanza rìcorda anche che è necessario
un regolare verbale di consegna, da parte del Genio civile, della
zona dell’Isolino, dalla quale si preleverà la terra occorrente, onde
poi potere eseguire le debite annotazioni catastali.
Il 30 novembre viene completata la posa dei binari il trasporto della terra della zona dell’Isolino, ed il Mina precisa che ciò
è potuto avvenire grazie al “buon servizio di vigilanza” che ha
tenuto distanti i sestesi.
Lo stesso giorno si procede a fissare anche i prezzi per i
lavori in economia, nel seguente modo:
L. 2
- giornata da muratore
L. 1,75 - giornata da manovale
24
La ripa sinistra del Ticino
L. 1,35 - giornata da garzone
L. 3,75 - giornata da scalpellino
L. 7
- giornata da cavallo con carro
L. 3,75 - cemento al quintale
L. 30 - mattoni forati per mille
L’avvocato Nicola Viganotti riprende gli argomenti precedentemente trattati, con una lunga lettera del 2 dicembre 1893,
che pone in evidenza proposte pratiche e nel contempo tratteggia
possibili soluzioni future di indubbio interesse.
In primo luogo precisa che a giorni sarà a Sesto Calende
l’ing. Paribelli con un assistente per tracciare la linea di determinazione del terreno dell’Isolino compreso nella concessione.
Comunica poi che, quando di sua iniziativa aprì la discussione per ottenere gratuitamente la terra dell’Isolino, fece anche
pratiche affinchè venisse concessa la lista di terreno soggetta ad
inondazioni che si trova sotto la strada provinciale sino al torrente Lenza.
Dette pratiche furono iniziate pensando di potere realizzare un
progetto per far giungere i battelli del lago Maggiore sino a Sesto
Calende, e di collegarli ad un servizio cumulativo con le ferrovie.
L’ipotesi è stata prospettata alla Prefettura, al Genio civile
e al Demanio delle ferrovie trovando consensi unanimi; ora è di
competenza del Comune inoltrare la richiesta di risanamento del
terreno sopra indicato.
Il Viganotti conclude che per il Comune non vi saranno
eccessive spese da sopportare in quanto potrà destinare la zona
alla raccolta dei detriti di fabbrica, rispettando solamente il livello
della piena dell’anno 1842.
In breve tempo il Comune, oltre a risanare una zona paludosa, si troverà un magnifico piazzale con prolungamento della
allea ed oltre il ponte potrà sorgere successivamente l’imbarcadero
per i battelli.
Le proposte dell’avv. Nicola Viganotti troveranno realizzazione dopo oltre cinquanta anni, ma al momento non incontrano
fertile terreno presso gli Amministratori.
E la cosa è plausibile e non deve stupire in quanto il
Sindaco, gli Assessori ed i Consiglieri comunali dell’epoca, dopo
25
La ripa sinistra del Ticino
le amare esperienze conseguenti al risanamento della riva del
Ticino non avevano la migliore predisposizione d’animo per correre un’altra avventura similare.
Si deve però ricordare che l’operazione di acquisto di una
porzione di quel terreno, pari a mq. 5.203,43, fu perfezionata dal
Sindaco Paolo Bassetti il giorno 11.10.1894 con l’ing. Tito Crespi
per conto della Società Italiana esercente la rete ferroviaria del
Mediterraneo.
Una strana lettera viene scritta al Comune il 7 dicembre
dalla Società Italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, sezione di Novara.
Si riferisce alla visita fatta al Sindaco dal cav. ing. R.
Bigliati, sotto ispettore del Circolo di Milano, relativamente
all’Isolino, dal quale il Comune ha iniziato l’estrazione di materiali
per la costruzione del nuovo argine; testualmente precisa: “La
località Isolino fu venduta da Carlo Rigoli alla Società delle ferrovie della Lombardia e dell’Italia Centrale con atto del 24 maggio
1885 a rogito Strambio e passata in proprietà allo Stato come terreno di compendio della ferrovia Gallarate-Arona.
Con la legge delle convenzioni per l’esercizio delle ferrovie del Mediterraneo tale terreno venne consegnato alla società
esercente detta ferrovia ed è indicato come necessario per la difesa del ponte sul Ticino”.
L’esterrefatto Sindaco viene tranquillizzato dal genio civile
che, dopo una settimana, risponde trattarsi di un equivoco insorto
per “mancanza di informazioni interne nelle Ferrovie”.
Una carta da bollo da L. 2 presentata da un uscere della Pretura
al Sindaco, il giorno 8 dicembre, contiene un atto di diffida formulato da Zaccaria Bogni.
Dopo le premesse di rito e la dimostrazione del titolo di
proprietà del molo di attracco delle barche, derivante dal verbale
di aggiudicazione definitiva del 29 dicembre 1869, l’uscere Filipo
Bonomi diffida il Sindaco di Sesto Calende, nella persona del cav.
Paolo Bassetti, ad intraprendere lavori sul molo.
Qualsiasi intervento del Comune, di modifica o di demolizione, non potrà essere iniziato senza il consenso del proprietario, pena il risarcimento dei danni e l’adozione dei provvedimenti
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La ripa sinistra del Ticino
legali del caso.
Il Bogni presenta anche istanza all’Intendenza di Finanza
la quale, il giorno 11 dicembre, invita il Comune a sospendere i
lavori al molo in attesa della ricerca dei documenti relativi, a meno
che le parti giungano ad intese dirette.
Il Comune si affretta a correre ai ripari ed il giorno successivo interpella il Genio civile segnalando che dal processo verbale di consegna del fabbricato della ex dogana non emerge
esplicitamente la vendita del contestato molo.
Inoltre dalla mappa censuaria non risulta affatto il molo,
ma solo la sporgenza di comunicazione alla rampa verso valle.
La lettera conclude precisando che un nuovo provvedimento ostacolerebbe l’esecuzione delle opere e creerebbe discussione con l’appaltatore; si chiede un intervento urgente a definizione.
Nulla sapendo di nuovo sulla vicenda del molo, il Comune
scrive all’Intendenza di Finanza, il 20 dicembre 1893, precisando
che entro pochi giorni i lavori giungeranno al manufatto e si sarà
costretti ad interrompere l’attività, con grave pregiudizio per il
bilancio.
Lo scritto del Comune esprime una reale esigenza e ciò
trova conferma in una visita fatta a Milano, dopo otto giorni, dall’assessore Camillo Coscia il quale però torna senza notizie probanti.
Finalmente giunge il parere dell’Intendenza di Finanza, in
data 10 gennaio 1894, che conforta gli Amministratori in quanto
conferma essere risultata negativa l’indagine circa la compresa
vendita del molo a Zaccaria Bogni.
Prosegue dichiarando che dal tenore del verbale di consegna, e dall’esame delle condizioni del molo rispetto alla casa, si
dubita che il Bogni possa sostenere positivamente che una parte
almeno del molo stesso sia stata ceduta quale vera pertinenza
della casa; si deve però tenere presente che il molo è accessibile sia dalla casa che dalla rampa.
L’Intendenza di Finanza conclude la sua lettera, invero abbastanza
pilatesca, consigliando una transazione, tanto più che il Bogni, a
mezzo del nipote ing. Malachia, propone una soluzione conciliativa.
27
La ripa sinistra del Ticino
A tacitazione di ogni diritto, e per abbandonare eventuali
liti, il Comune prolunghi il muro che contorna la sua proprietà,
apra una nuova uscita verso la riva e recinga il sopra muro con
un’adeguata cancellata.
Le spese per le citate opere saranno a totale carico del
Comune che fin da ora deve ritenersi autorizzato a sostenerle.
I lavori di ricupero della terra dall’Isolino subiscono una
sospensione l’11 gennaio 1894, in quanto a circa settanta metri a
valle del ponte ferroviario si incontra di nuovo terra “ballerina”; di
comune accordo vengono spostati in altra posizione i binari.
Nel frattempo emerge l’esigenza di seguire in modo più
preciso l’evolversi dei lavori, che presentano continui imprevisti ai
quali non può porre rimedio tecnico l’assistente Luigi Franzetti.
La Giunta delibera di affidare la direzione dei lavori al progettista ing. Alessandro Agudio, che accetta.
I lavori di prosciugamento richiedono un allineamento
delle proprietà, agli effetti viabilistici, ed il confinante Filippo
Brovelli, sollecitato dal Sindaco, presenta un progetto per l’arretramento del muro di recinzione del suo giardino.
L’area da abbandonare è di circa 30 mq. e chiede l’importo di L. 490, controvalore della demolizione della preesistente
recinzione e della costruzione di una nuova.
Non viene raggiunto un accordo ed il Brovelli dichiara di
essere costretto a difendersi in altra sede, per i guasti ed i danni
che subisce continuamente.
Gli imprenditori di trasporti sul lago Maggiore, fratelli Velati
di Castelletto Ticino, segnalano al Comune di avere raggiunto un
accordo verbale con Giovanni Mina per la fornitura di blocchi di
granito e scheggioni per rivestimento.
Non si è però discusso delle norme di pagamento ed il
Mina ora vuole imporre il pagamento con effetti cambiar! a tre
mesi; per questo motivo Giulio Velati ricorre alla Giunta, pregando
di essere considerato “in prima linea e farmi corrispondere dal
Mina il mio importo sul primo mandato che l’Amministrazione
comunale sarà per rilasciare al medesimo”.
In caso contrario sarà obbligato a denunciare il contratto
ed a cessare le forniture.
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La ripa sinistra del Ticino
L’utilizzo della terra dell’Isolino non si dimostra un affare
molto positivo; a monte del ponte in ferro, a partire dalle caselle n.
2.3.4.5 della planimetria della cava, si incontra terra torbosa per
almeno settanta centimetri, non adatta alla formazione dell’argine.
Dalle caselle N. 16 e 17 verso monte si riscontra, dal
piano vergine, per circa un metro, terreno asciutto con sottostante terra “ballerina” che non regge il peso dei binari e dei lavoratori;
nei due punti indicati si rinuncia all’operazione di estrazione dei
materiali.
Il 23 febbraio 1894 iI Sindaco, unitamente all’Assessore
dr. Antonio Bassetti, si vuol rendere conto di persona della situazione ed effettua un sopralluogo alla cava dell’Isolino.
Ne constata il notevole grado di cedevolezza ed ordina di
praticare diversi scoli, per consentire lo scorrimento delle acque
sorgive ed ottenere un parziale prosciugamento.
Il direttore dei lavori ing. Alessandro Agudio, su richiesta
della Giunta comunale, dichiara che, alla data del 26 febbraio 1894,
l’impresa ha eseguito lavori per un importo di circa 14.500 lire.
I lavori occupano parecchio personale, ma l’impresario
Mina non si sente vincolato a dare precedenza ad operai sestesi
e della cosa si dolgono gli scalpellini locali, Claudio Viganò e
Giovanni Contini, inoltrando alla Giunta una petizione, il 13 marzo.
Sono a conoscenza che la Giunta avrebbe incaricato altra
persona per le opere da scalpellino e perciò: “Implorano il cuor
ben fatto di questa on. Giunta municipale di voler concedere da
mantenere metà al Piazza e metà a noi due avendo tutti una famiglia da mantenere e ciò a pari prezzo e pari condizioni e, certi di
essere graziati, con rispetto e stima umilmente si rassegnano
come devotissimi servi”.
Probabilmente il proseguimento dei lavori, ledendo interessi di privati e determinando divergenze di opinioni su momenti
squisitamente tecnici, determina la richiesta di convocazione in
seduta straordinaria del Consiglio comunale.
In data 15 marzo 1894 i Consiglieri comunali Tommaso
Tamborini, Luigi Cervini, Angelo Barbieri, Giovanni Barbieri,
Giovanni Brovelli e Luigi Bassetti, per gli effetti dell’art. 103 della
legge comunale e provinciale, chiedono la convocazione in via
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La ripa sinistra del Ticino
straordinaria e d’urgenza del Consiglio comunale per discutere su:
1) deliberazione circa la piantagione immediata di questa allea e
decisione su uno o più filari, come pure per i rispettivi sedili in
sasso;
2) spostamento di una parte di muro del giardino confinante con
detta allea, di proprietà del sig. Filippo Brovelli.
L’appaltatore Giovanni Mina segnala, il 17 marzo, di essere al corrente dell’intenzione del Comune di consegnare ai suoi terrazzieri
due brente di vino, in segno di riconoscenza per il lavoro disagiato e la fatica sopportata nel cavare in acqua la terra “ballerina”.
A scanso di inconvenienti suggerisce che la distribuzione
del vino non avvenga durante le ore di lavoro, e propone il pomeriggio dell’ultima giornata come la più adatta per la “carega”.
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La ripa sinistra del Ticino
Gli ippocastani
A seguito della delibera del Consiglio comunale del 26
marzo la Giunta è in grado di chiedere una dettagliata offerta alla
ditta Carlo Contini fu Tommaso, orticoltore di Intta, per la fornitura
delle piante da mettere a dimora sull’allea.
Il Contini risponde il 14 aprile 1894 impegnandosi a somministrare e piantumare n.150 ippocastani (Aesculus hyppocastanum) della forza di 5 centimetri di diametro e mt. 1,50 di altezza;
metà saranno a fiori bianchi e metà a fiori rossi.
La garanzia di vegetazione ed attecchimento durerà tre
anni ed il prezzo unitario, a dimora, viene fissato in L. 2,75.
A carico del Comune resterà la formazione dei fossi e la
fornitura di concime, terra vegetale, pali e salici; la piantumazione
verrà effettuata in ottobre e, mentre le spese di registrazione
saranno suddivise a metà, il pagamento è concordato nel 50% al
30 aprile1895 ed il saldo al 30 aprile1896.
Cominciano le obiezioni da parte dell’appaltatore Giovanni
Mina il quale in data 10 maggio 1894 puntualizza che il progettista, all’epoca della formazione dei prezzi, ritenne sufficiente un
ghiaietto di qualità inferiore a quello effettivamente consegnato
dall’impresa e necessario.
Gli si dovrà riconoscere l’importo di L. 5 al metro cubo
invece delle 4 lire contrattate.
L’ing. Alessandro Agudio rilascia una dichiarazione, in
data 26 maggio 1894, dalla quale emerge che l’opera è prossima
a totale compimento.
Ancora Giovanni Mina si fa vivo con una lettera di protesta in quanto il Comune ha concesso, l’ 8 giugno 1894, ad una
compagnia di girovaghi di piantare le sue tende in piazza del
Porto; chiede la revoca del permesso ed il ripristino del selciato
che è stato divelto in più parti per infiggere diversi pali.
Giulio Velati si dichiara soddisfatto della lettera inviatagli
dalla Giunta municipale, il 22 giugno, con la quale si assicura che
la ditta Giovanni Mina ha autorizzato a trattenere a suo favore, sul
31
La ripa sinistra del Ticino
mandato di L. 10.000, l’importo di L. 3.000 a lui spettante per la
fornitura di ghiaia, ghiaietto e ciottoli.
Prende atto ed attende che “maturi il mandato mutui”.
Da due libretti di misure compilati dall’impresa Giovanni
Mina e controfirmati da Luigi Franzetti, nella sua qualità di assistente del Comune alla esecuzione delle opere di prosciugamento
si desume:
- consegna dei lavori il 26 novembre 1893.
- giornate di lavoro eseguite fino al 9 luglio 1894:
novembre
1893 - giorni di lavoro n. 3,5
dicembre
1893 - giorni di lavoro n. 19
gennaio
1894 - giorni di lavoro n. 24
febbraio
1894 - giorni di lavoro n. 25
marzo
1894 - giorni di lavoro n. 25
aprile
1894 - giorni di lavoro n. 22,5
maggio
1894 - giorni di lavoro n. 17
giugno
1894 - giorni di lavoro n. 25
luglio
1894 - giorni di lavoro n. 7
in totale n. 168
II successivo 16 luglio, essendo ultimati i lavori, le parti
stendono il verbale di constatazione e lo sottoscrivono il Sindaco
e gli Assessori, oltre all’ingegnere del Genio civile nob. Giuseppe
Paribelli e l’assuntore delle opere assistito da Giacomo Jamoretti.
Mentre l’Intendenza di Finanza comunica di avere ricevuto dalla Cassa Depositi & Prestiti un mandato per L. 10.000, pagabile al Comune al netto degli interessi maturati in L. 135,64, in
ordine al prestito di cui al regio decreto 31 marzo 1887, l’orticoltore Carlo Contini inizia le operazioni di piantumazione.
Ma inaspettatamente, il 26 novembre, l’usciere della
Pretura, Luigi Venturi, per iniziativa del Mina, diffida il Comune a
sospendere la messa a dimora delle piante e la collocazione della
panchine in pietra.
La diffida trae origine dal fatto che la manutenzione e la
responsabilità per l’eseguita opera sono assunte dall’appaltatore
Mina, a norma di contratto, per un anno dopo il collaudo e cioè
fino al 16 luglio 1895 e le operazioni intraprese dal Comune possono determinare rovina ai manufatti.
32
La ripa sinistra del Ticino
La diffida pare non abbia sortito effetto in quanto nulla
emerge dagli atti e Carlo Contini finisce tempestivamente le operazioni di piantumazione, cosa che gli consente di presentare la
sua fattura datata 31 dicembre 1894, ammontante in totale a L.
574,40 e relativa alla fornitura di:
n. 174 Aesculus hippocastanum forte a L. 2,75
n. 24 Tilia platyphylla a L. 3,50
n.
2 giorni di giardiniere in più a L. 6.
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La ripa sinistra del Ticino
In lite con l’impresario
Il 25 febbraio 1895 la Giunta municipale prende visione
dello stato finale del materiale impiegato che denuncia i seguenti
quantitativi:
- movimento di terra:
mc. 13.887,50 a L. 1,07
- ciottoloni per drenaggio:
mc. 254,51 a L.
3,75
- scheggioni per gettata:
mc. 165,77 a L.
4,50
- ghiaia:
mc. 693,27 a L.
2
- ghiaietto:
mc. 390,65 a L.
2,50
- selciato con ciottoli vecchi:
mq. 1.244, 88 a L. 0,60
- selciato con ciottoli nuovi:
mq. 1.017,63 a L. 1
- cordoni di granito 0,12x0,20:
mt. 225,20 a L.
1,20
- calcestruzzo di fondazione:
mc. 66,62 a L.
10
- pietrame per muro difesa sponda: mc. 231,36 a L.
10
- muratura Zaccaria Bogni:
mc. 41,51 aL.
8
- muratura sopralzo sponde tombini mc. 15,83 a L. .
8
- rivestimento scheggioni granito:
mq. 2.766,79 a L. 2,60
- sigillatura scheggioni granito:
mq. 265,73 a L.
0.20
- tombini Ø 0,30:
mt. 379,55 a L.
5
- mattoni:
n. 1.008 a L.
22
- calce:
ql. 2,50
- cemento:
ql. 2,15 a L.
3,75
Applicando il ribasso d’asta del 14,6809% il totale della
spesa ammonta a L. 33.114,03
A sua volta l’impresa provvede a fare redigere un suo conto di liquidazione che notifica al Comune il 3 aprile 1895, a mezzo di usciere della Pretura di Gallarate, ammontante a L.
63.326,29.
La Giunta municipale provvede alla liquidazione delle
somme meno impegnative e fra queste assegna la precedenza a
Carlo Contini al quale, con delibera del 21 aprile 1895, viene erogato l’importo contrattuale di L. 281,25.
Nella seduta del 17 giugno la Giunta delibera la nomina
del collaudatore dei lavori nella persona dell’ing. Antonio Gerosa
34
La ripa sinistra del Ticino
di Milano che accetta l’incarico, conferma che prenderà opportuni
accordi con l’ing. Agudio, per l’esame degli atti del progetto e della
contabilità, e sarà a Sesto Calende l’8 luglio per un sopralluogo.
Da parte sua l’ing. Alessandro Agudio visiona ed esamina
le obiezioni presentate da Giovanni Mina a ben diciannove voci
del conto di liquidazione.
Si sofferma in modo particolare sulla cava dell’Isolino e sul
compenso per il nolo dei vagoncini con binario trainati da cinque
cavalli.
Ogni cavallo trainava quattro vagoncini ma di detti animali solo due erano attivi in quanto, nel tempo loro assegnato per il
trasporto, scarico e ritorno, veniva effettuato il carico per gli altri
due in avvicendamento; il quinto cavallo era di scorta.
Il successivo 8 luglio viene compilato il verbale di visita ed
il certificato di collaudo di tutti i lavori, ma lo stato finale dei lavori
stessi, redatto dall’ing. Agudio, non viene sottoscritto per accettazione dall’impresa appaltatrice.
In tale occasione si riscontrano conformi i muri, anche se
appaiono irregolari nel tracciato; si analizza l’Isolino nella parte
dalla quale fu tolta la terra e, di massima, tutto è ritenuto regolare.
L’ing. Antonio Gerosa vuole essere documentato e dalla
Prefettura trova conferma che il ribasso d’asta da applicare all’importo dei lavori si baserà su L. 36.000, somma tenuta a base per
il secondo incanto, ed il ribasso stesso deve essere valutato al 7%
e non al 14%.
Dopo queste informazioni l’ingegnere collaudatore, preso
atto del verbale di visita e certificato di collaudo provvisorio
approntato l’8 di luglio 1895, dichiara che le opere, nell’insieme e
separatamente, sono costruite a sufficiente regola d’arte, le dichiara meritevoli di collaudo e le collauda liquidando il credito dell’impresario Giovanni Mina in nette L. 35.831,76.
È quindi discussione aspra fra le parti che non riescono a
trovare un punto d’intesa, anche perché Giovanni Mina non dimostra neppure un minimo di apertura ed il Comune, a sua volta,
resta fermo sulle sue posizioni.
La Sotto Prefettura di Gallarate comunica che invierà il secondo mandato di L. 10.000 ed il Comune si affretta a rispondere che
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La ripa sinistra del Ticino
provvederà a saldare il Mina, quando le posizioni saranno più chiare.
Dello stesso tenore è la lettera inviata all’appaltatore il 24
ottobre con la quale si precisa che la vertenza, in base all’art. 15
del capitolato 16 maggio 1888, viene demandata alla Deputazione
provinciale e la seconda rata verrà versata a pratica definita, e
solo dopo stabilita la spesa complessiva.
Il Comune, per ottemperare a norma di legge,
pubblicamente invita gli eventuali creditori dell’impresa Mina a
segnalare i crediti vantati.
L’unica comunicazione che perviene riguarda i fratelli
Velati i quali segnalano che il loro credito ammonta a “seimilalire
ed accessori”.
Precisano anche che il credito è conosciuto dalla Giunta
in quanto il Mina lo ha comunicato con lettera; Giulio Velati di
Giovanni firma “anca par al fratelo Luigi”.
Il Mina si fa vivo, con sua del 9 ottobre 1895, per accusare ricevuta della copia della relazione di collaudo a firma ing.
Gerosa e per confermare di avere presentato ricorso alla Prefettura di Milano.
Chiede anche l’istituzione di un collegio arbitrale; il membro da lui proposto è l’avv. Enrico Valdata fu Luigi da Milano, via
Borgonuovo, 18.
A sua volta il Comune, in data 22 ottobre, provvede a nominare quale arbitro di parte l’ing. Guglielmo Guazzoni di
Giovanni da Busto Arsizio; dal canto loro i periti completano la
terna designando presidente l’ing. Giovanni Cantalupi di Antonio
da Milano, via Fatebenefratelli, 7, in forza di decreto della
Prefettura di Milano.
I periti si preoccupano di raccogliere tutta la documentazione e nel frattempo predispongono un compromesso, la cui
bozza viene siglata dal Mina ma non accettata dal Comune.
Il 16 dicembre i periti si riuniscono nuovamente e stabiliscono di fissare un termine per lo scambio delle memorie, per un
nuovo sopralluogo, e di far versare da ognuna delle parti un deposito cauzionale di 250 lire.
Esaminano anche gli atti presentati dal Mina ed a giorni si
incontreranno per verificare i documenti prodotti dal Comune; fis36
La ripa sinistra del Ticino
sano anche i termini inderogabili del 31 dicembre 1895 per la presentazione di eventuali ulteriori memorie e del 4 marzo 1896 per
la pronuncia del lodo arbitrale
Lodo che invece tarda ad essere predisposto, in quanto si
rende necessario un altro sopralluogo e l’escussione di testi alla
presenza delle parti, per il 5 febbraio1896.
Il Mina non si arrende e chiede di presentare nuovi testimoni per dimostrare la qualità pessima della terra estratta
dall’Isolino.
Altra riunione del Collegio arbitrale e delle parti si svolge
l’8 di marzo e dopo questa seduta il presidente ritiene opportuno
sentire come testi alcuni Assessori e l’assistente Franzetti, oltre al
segretario comunale che è invitato ad esibire il bilancio di previsione per l’anno 1894.
L’arbitro di parte comunale, ing. Guglielmo Guazzoni, scrive una lettera preoccupata al Sindaco, l’11 marzo 1896, con la
quale comunica che il presidente del collegio, ing. Cantalupi, ha
fissato un ulteriore e forse definitivo incontro di audizione per il
giorno 14 presso il suo ufficio di Milano.
A tale seduta dovranno presenziare come testimoni gli Assessori Camillo Coscia, Carlo Bertoluzzi e l’assistente Luigi
Franzetti, ed altri che si ritenesse necessario inviare, per essere
interrogati circa le disagiate condizioni di estrazione della terra
dall’Isolino.
Nell’ultima seduta Giovanni Mina ha presentato nuovi testi nelle persone di Giuseppe e Luigi Cardani, Angelo Sibilia e
Paolo Porinelli i quali dichiararono che materie peggiori di quelle
non potevano fornirsi da qualsiasi altra parte del fiume Ticino.
Confermarono anche che gli operai furono costantemente
obbligati a stare nell’acqua fin oltre il ginocchio.
In particolare il teste Paolo Porinelli asserì che un giorno
l’Assessore Camillo Coscia, mentre presenziava allo svolgimento
dei lavori, constatò a voce alta lo stato gramo della cava e dei
materiali ricavati e soggiunse “in coscienza si deve un compenso
a quei poveri disgraziati”.
L’ing. Guazzoni soggiunge: “Questa circostanza addotta
da un teste, mi terrei pago se fosse contraddetta. Sarà bene che
37
La ripa sinistra del Ticino
io parli coi testi prima che siano sentiti dal Collegio arbitrale”.
Il 30 marzo 1896 l’ing. Giovanni Cantalupi, anche a nome
degli altri arbitri avv. Enrico Valdata ed ing. Guglielmo Guazzoni,
esperite le pratiche necessarie, sentiti i testi presentati dalle parti
ed esaurite le indagini, emette il lodo.
All’impresa Giovanni Mina il Comune di Sesto Calende
deve riconoscere l’importo totale delle opere in L. 36.412,57 con
un aumento sulla cifra emersa dal collaudo, stabilita dall’ingegnere collaudatore Antonio Gerosa, di L. 580,81.
Detto maggior onere è imputabile, prevalentemente, all’estrazione di terra dall’Isolino che ha presentato difficoltà
non prevedibili al momento della stipula del contratto.
Avendo il Comune già effettuato il versamento di L.
20.000, per le residue L. 16.412,57 si prevede la liquidazione
rateale come segue:
L.6.566,57 al 30.6.1896 comprendente le rate scadute del 1894 e
1895
L.3.282 al 30.6.1897
L.3.282 al 30.6.1898
L.3.282 al 30.6.1899.
Nel caso i pagamenti venissero ulteriormente spostati, decorreranno gli interessi in ragione del 6% annuo.
Il 13 aprile l’avv. Valdata dichiara che il suo cliente accetta il lodo emesso dal collegio arbitrale e richiede il riconoscimento della cessione a favore di terzi della quota di credito prevista in
scadenza per il 30 giugno 1899.
Da parte sua il Comune, avvicinandosi la prima scadenza
del lodo, provvede a contrarre un mutuo di L. 6.000 con i fratelli
Carlo ed Ernesto Tosi di Giuseppe, concittadini (detto mutuo verrà
rimborsato nel 1903).
Le parti tecniche e quelle legali hanno esaurito i compiti
assegnati ed entra in gioco il settore amministrativo per determinare il costo totale e reale dell’opera che, in dettaglio, risulta
di:
L. 35.318,52 per l’appaltatore
L. 3.627
per spese di progetto ed ingegneria
L.
200
per espropri
38
La ripa sinistra del Ticino
L.
770
per assistenza ai lavori
L.
581,25 per il molo
L. 1.377,80 per prestazioni diverse
L. 778,75 per opere diverse da muratore
L. 1.205,60 per opere decorazione allea
L.
682,45 per tasse governative varie
L. 1.423,28 per spese varie e trasferte
L. 2.567,60 per il Collegio arbitrale.
-----------------------------L. 48.532,25 in totale
II 28 gennaio 1897 anche il consiglio comunale di Sesto
Calende esprime l’accettazione del lodo arbitrale e discute sul
conto finale per le opere di prosciugamento e risanamento della
sponda sinistra del Ticino.
L’approvazione non è unanime in quanto, per
motivi diversi, si astengono i Consiglieri Carlo Tosi e Francesco
Sironi.
Si tratta ora di determinare il contributo di miglioria a carico dei proprietari degli immobili che hanno conseguito un miglioramento economico dei loro fabbricati, grazie alla realizzazione dell’opera pubblica.
L’argomento è causa di accese discussioni ed il Consiglio
comunale nomina una commissione specifica nelle persone di
Adolfo Panza, Francesco Sironi e Malachia Bogni.
Ma costoro, il 12 ottobre 1896, si dichiarano incompetenti
a decidere e rimettono il mandato.
Dal canto loro i frontisti non sono disposti a subire la volontà dell’Amministrazione ed il 29 marzo 1897 interpongono
ricorso avverso il riparto del contributo di miglioria.
La Giunta provinciale amministrativa si pronuncia sull’argomento il 20 luglio 1898 ma, per i soliti incagli di carattere burocratico, il Consiglio comunale è in grado di deliberare definitivamente solo il 20 agosto 1900.
Anche in questo frangente l’Amministrazione comunale
patisce una parziale delusione che, tradotta in termini economici,
si compendia in un minor incasso di L. 5.427,33.
Infatti i conteggi predisposti dalla segreteria partivano dal
39
La ripa sinistra del Ticino
totale della spesa incontrata dal Comune in L. 48.532,25 mentre,
a norma di legge, il valore sul quale si doveva applicare la formula per la determinazione del contributo di miglioria era quello riconosciuto all’impresa dal lodo arbitrale.
I conteggi vengono rifatti coi seguenti dati:
L. 36.412,57 al 20%= L. 7.282,51: mt.459,05 = L/mq. 15,86431
Applicando il valore al metro per i metri lineari appartenenti ad ogni frontista si ottiene il seguente riparto del contributo:
Fronte
Decadale Annuale
ml.18
285,55
28,55
ml 29,50
467,99
46,80
ml22,15
351,3
35,14
ml 48,25
765,45
76,55
ml 29
460,06
46,01
ml 8,30
131,67
13,17
ml 22,50
356,94
35,70
ml 17,85
283,17
28,32
ml 15,90
252,24
25,22
ml 43,90
694,44
69,64
--------------------------------------255,35ml L.4.050,90 L.405,10
Il viale di nuova realizzazione non ha un nome.
Vi provvede il Consiglio comunale del 2 settembre 1895;
su proposta di Cesare Giardini, per festeggiare l’unione di Roma
all’Italia, il Consiglio, unanime, delibera di modificare l’onomastica
cittadina.
Via del Sempione e via S. Bernardino diventano via XX
settembre ed inoltre, per rendere omaggio al re d’Italia, la nuova
allea viene denominata viale Umberto I.
A sua volta la Giunta municipale, per dare seguito a quanto deliberato dal Consiglio comunale per i festeggiamenti del prossimo XX settembre, fra altre cose, ordina anche sei tavolette di
marmo delle quali quattro avranno la scritta “Via XX settembre” e
due l’iscrizione “viale Umberto I”.
1 -Eredi Candiani fu Clementina
2 -Brovelli Filippo fu Luigi
3 -Zamperini Ernesto fu Giuseppe
4 -Erbetta Angelo fu Giacomo
5 -Bogni Zaccaria fu Giuseppe
6 -Porinelli f.lli fu Abramo
7 -Barbieri Pietro fu Serafino
8 -Barbieri Angelo fu Giuseppe
9 -Sironi Francesco fu Carlo
10-Eredi Galli fu Domenico
40
La ripa sinistra del Ticino
Un lungofiume da tutti invidiato
Dal 22 luglio 1884, giorno nel quale la Commissione
comunale di sanità propose il risanamento della sponda sinistra
del Ticino, al 16 luglio 1894, data di ultimazione dei lavori, intercorrono esattamente dieci anni.
Un periodo estremamente lungo che arricchisce l’archivio
comunale di una notevole mole di documenti che sono stati tutti
esaminati, tralasciando solo quelli che avrebbero di troppo appesantito questa ricerca.
Fortunatamente per le finanze del Comune, i dieci anni
trascorsi dall’inizio della pratica furono di notevole stabilità economica, fatto ampiamente dimostrato dalle cifre.
Se togliamo, infatti, dal consuntivo dell’opera, ammontante a L. 48.532,25 gli importi riconosciuti al Collegio arbitrale , le
spese varie, le trasferte e gli imprevisti, ci avviciniamo notevolmente a quelle 40.000 lire previste dal progetto definitivo presentato dall’ing. Alessandro Agudio nel 1888.
Non vi è dubbio che quel denaro fu ben speso, avendo
pienamente centrato i due obiettivi principali, ossia quello del risanamento igienico del paese e quello di consegnare ai posteri la
possibilità di fruire di una passeggiata sul Ticino da tutti invidiata.
Resta il rammarico per le 2.567 lire e 60 centesimi riconosciute come competenze ai membri del Collegio arbitrale; soprattutto se rapportate all’esiguità delle 580,81 lire riconosciute
all’appaltatore Giovanni Mina.
Probabilmente gli Amministratori non se la sentirono di
giungere ad un compromesso e preferirono sopportare un incremento di spesa confortati da un lodo ineccepibile.
Resta, a posteriori, la conferma della validità del proverbio
che indica come più conveniente una cattiva transazione ad una
causa vinta.
Probabilmente questa rievocazione delle vicissitudini della
realizzazione di un’opera pubblica di fine secolo può apparire
come una lezione di tecnica amministrativa od una guida, indiriz41
La ripa sinistra del Ticino
zata agli Amministratori comunali, per consentire di superare
agevolmente le pastoie della burocrazia.
In realtà si tratta di uno scorcio di storia locale.
Due Sindaci e due facenti funzione di Sindaco, con le rispettive amministrazioni, si susseguirono durante lo svolgimento
delle pratiche e questo fatto assegna un titolo di merito a questi
uomini che, pur avvicendandosi, con continuità e notevole pervicacia hanno bene operato nell’interesse collettivo.
Un’ultima considerazione in chiusura.
Se a fine secolo, quando le strutture pubbliche
funzionavano, per la realizzazione di un’opera, non trascendentale per dimensioni, occorsero dieci anni, dobbiamo ancora
esprimere fiducia nella nostra generazione che, con i difetti
riconosciuti, è ancora tanto dinamica e vitale da superare le difficoltà che tutti i giorni si incontrano.
Valendoci, ovviamente, delle esperienze dei predecessori.
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Foto e Documenti
Gruppo di case rustiche presso la riva cui sono accostate barche e barconi. Le
case in primo piano occupavano l’area dove ora sorge il palazzo Comunale.
Insieme originale in rame, all’acquaforte, 148 x 200 di Ernesto Rayper (Torino
1840-1873) dipinta e incisa nel 1869.
Impressioni dal vero di A.B. Formis. Veduta simile alla precedente.
Litografia originale a contorni liberi 345 x 470 da situarsi nel 1880.
28 agosto1890.
Così si presentava la ripa sinistra del Ticino a Sesto Calende al viaggiatore che
transitava sul nuovo ponte in ferro (1882-1943). A sinistra della foto si nota una
grande quantità di tronchi d’albero che proveniva dalle montagne tramite gli
affluenti del lago Maggiore. Questo curioso sistema di trasporto, detto fluitazione, consisteva nel formare delle zattere con misure ben determinate, ben legate e pilotate da esperti navigatori. L’autorizzazione al trasporto era da richiedere alla Prefettura di Milano, come fu il caso della ditta Antonio Castoldi, che il
18 maggio 1880 ottenne l’autorizzazione per la fluitazione di 50 zattere. Si prescrive il termine perentorio di anni tre per il trasporto dal lago Maggiore al fiume
Ticino e al Naviglio Grande, per giungere alla darsena di Porta Ticinese a
Milano.
1870
1889
1 dicembre 1890
1 ottobre 1889
La foto ritrae il pontile utilizzato per l’imbarco dei passeggeri e delle merci.
Responsabile del servizio di navigazione era l’impresa “Lombarda-SardoTicinese”.
Il battello Verbano copriva il tratto Sesto Calende- Magadino; iniziò le corse il 1°
maggio 1826. Il servizio di navigazione terminò nel settembre 1868 con la
costruzione del ponte in legno.
A lato: sopra la casa denominata la dogana vecchia (proprietà Zaccaria Bogni)
sotto la pianta del molo stesso.
Legge di dichiarazione della Pubblica Utilità. (1892)
Regio Decreto di approvazione regolamento di esecuzione. (1892)
Regio Decreto di modifica art. 1°del 27 novembre 1892, n. 720 (1893)
Mappa del Cessato Catasto (1856)
A sinistra della mappa, nella foto in basso, è visibile la località denominata
Isolino, area interessata all’estrazione di terra (superficie di circa 9000 mq.)
necessaria per le opere di risanamento della ripa sinistra del Ticino.
Località Isolino (1880)
Sopra veduta della località denominata Isolino. Fino al 1868 l’Isolino fu sede di
dogana demandata all’esazione del dazio sulla sosta e il passaggio dei natanti.
La costruzione fu completamente distrutta dalla eccezionale piena del 29 settembre 1868.
23 marzo 1891
A lato, in basso, veduta della località detta Isolino, unito alla terraferma del terrapieno eretto in occasione della costruzione del 1° ponte in ferro.
23 marzo 1891
Progetto Agudio - Didioni 16 maggio 1888
Nel gennaio del 1893 venne apportata una modifica al 2° progetto del 16 mag gio 1888. riguardo la rampa d’approdo alla piazza del Porto (attuale piazza De
Cristoforis). Il 3 agosto 1893 il Consiglio Comunale si riunisce per discutere ed
approvare le varianti all’originario progetto del 16 maggio 1888.
Questa scalinata non venne però mai realizzata
1893-1894
La consegna dei lavori di prosciugamento avvenne il 26 novembre 1893 mentre l’ultimazione degli stessi avvenne il 16 luglio 1894.
Nella foto sotto si può notare una delle tombinature realizzate allo scopo di
ovviare “a miasmi dannosi”.
Tale problema fu sollevato dalla Commissione Sanitaria Comunale in una seduta svoltasi il 22 luglio 1884 che portò ad un verbale steso per l’occasione e che
così si concludeva: “Detta ripa trovasi in condizione igenica deplorevole perchè
soggetta più volte all’anno alle piene del Ticino e le successive decrescenze
lasciano un deposito limaccioso esalante odori pestiferi e miasmi dannosi alla
popolazione.”
Il progetto del 16 maggio 1888 prevedeva un solo filare di piante.
Venne modificato in una convocazione straordinaria del Consiglio Comunale in
15 marzo 1894, nella quale si deliberò per i due filari tranne che per il tratto finale che si decise rimanesse ad una solo filare.
8 giugno 1904
Nuovo aspetto della ripa sinistra dopo il risanamento.
Sotto, in primo piano a sinistra, si nota il cantiere della “Società Ticino” costruttrice dei barconi utilizzati per il trasporto delle merci.
Nella seduta del Consiglio Comunale del 2 settembre 1895, su proposta del
consigliere comunale Cesare Giardini, il Consiglio con voto unanime, delibera
di intitolare la nuova allea “Viale Umberto I”.
27- 01-1927 Nella foto la nazionale azzurra vittoriosa per 5 a 1 nei confronti della nazionale svizzera.
L’avvocato Nicola Viganotti, collaboratore al progetto di risanamento della ripa sinistra del Ticino,
con una lettera del 2 dicembre 1893, propone al Comune di acquisire la zona paludosa sotto la
strada provinciale sino al torrente Lenza: “Così in breve tempo il Comune, con il risanamento di
questa area, si troverà un magnifico piazzale e oltre il ponte potrà sorgere l’imbarcadero per i
battelli”. Questa proposta al momento non incontra fertile terreno presso gli amministratori.
Va ricordato però che, l’11 ottobre 1884, il Comune perfezionerà le pratiche di acquisto di una
porzione di quel terreno pari a mq. 5203,43.
Una parte di questo terreno troverà il suo utilizzo come campo di calcio. Infatti con la richiesta
del 29 novembre 1913 la neonata “Società Sportiva Calcio Sestese” chiede l’uso provvisorio
dell’appezzamento di terreno ubicato fra il ponte e il cantiere della “Società Ticino”.
Il 29 marzo 1923 viene fondata la “Società Canottieri Sestesi”.
Il 18 agosto 1923 l’amministrazione Comunale autorizza la costruzione di un padiglione in
legno come sede sociale della canottieri, tra il campo di calcio e il cantiere Società Ticino.
Il 17 settembre 1924 la “Società Canottieri Sestesi” chiede inoltre in affitto il terreno fra la
sede sociale e il padiglione della Società Ticino per costruire un capannone per il ricovero
delle barche. Il 21 luglio 1924 la giunta concede in affitto il terreno a £ 200 annue.
Una importante decisione di carattere politico è assunta il 18 maggio 1932 riguardante la perdita di autonomia della “Società Canottieri Sestesi”, costituita nel 1923, proprietaria di chalet
con varie dotazioni. Con la nascita del Dopolavoro aziendale SIAI “Carlo del Prete” con analoga finalità,l’assemblea dei soci della società è convocata il 31 maggio 1932 per deliberare
la fusione della società con il Dopolavoro SIAI.
Il comune è intenzionato a costruire sia una colonia elioterapica che una Casa del Balilla
nelle vicinanze del ponte in ferro. Delibera il 21 marzo 1934 i primi lavori di bonifica.
Il 31 agosto 1935 viene inaugurata la colonia elioterapica “Carlo del Prete”. Viene distrutta
alle ore 12.40 del giorno 18 settembre 1944 dal bombardamento aereo alleato che colpisce
il ponte in ferro. Ultimo e definitivo utilizzo dell’area avviene nel 1956 con la costruzione della
variante alla strada provinciale Sesto Calende - Angera - Gavirate.
Nel congresso delle nazionalità oppresse dalla monarchia austro-ungarica,
tenutosi a Roma il 21 aprile 1918, era stata concordata la costituzione di uno
Stato Cecoslovacco.
La maggior parte dei presenti - immigrati, prigionieri, disertori - chiesero di combattere a fianco dell’esercito italiano e circa 25.000 uomini parteciparono con
valore alle battaglie del Montello e del Piave.
Quale compenso ottennero dagli stati dell’Intesa il riconoscimento della repubblica cecoslovacca.
Finita la guerra la giovane repubblica affidò al governo italiano l’organizzazione
del suo esercito.
Un battaglione fu ospite a Sesto Calende dal gennaio al giugno 1919 e venne
alloggiato parte nella demolita chiesa di S.Giuseppe e parte presso l’albergo
della Posta.
In tale periodo fu giocata una partita di calcio, svoltasi il 9 febbraio 1919, tra la
formazione cecoslovacca e la Società Sportiva Calcio Sestese. L’incontro si
concluse con il punteggio di 9 reti a 0 per la formazione di casa.
9 marzo 1919
19 marzo 1919
Il 1° maggio 1826 il battello a vapore V erbano inaugura la linea di navigazione sul lago
Maggiore, a servizio di passeggeri, merci e posta. Il battello parte giornalmente da Magadino
alle ore 6 e, dopo aver fatto scalo a Locarno, Cannobbio, Cannero, Intra, Isole, Belgirate e
Arona, giunge a Sesto alle 12,in coincidenza con la diligenza proveniente da Milano. Alle 13
riparte, e conclude la corsa a Magadino alle 19.
Punto di approdo a Sesto è il molo, costruito durante la dominazione austriaca,sito davanti
alla regia dogana (oggi condominio Smeraldo).
Nel 1868, il prolungamento della linea ferroviaria Milano-Sesto, fino ad Arona, comporta la sopressione della dogana e la cessazione della tratta navale Arona-Sesto,con conseguente grave danno per Sesto che perde la posizione di capolinea mercantile.
Nel 1906 l’Amministrazione Comunale prende l’iniziativa per il ripristino della navigazione di linea, investendo del problema l’onorevole Scipione Ronchetti.
Nel 1910 l’impresa di Navigazione sul lago Maggiore si dimostra disponibile a effettuare fermate sulla sponda lombarda , a condizione che il governo accordi un contributo e i
comuni costruiscano i pontili d’approdo.
Il 4 maggio 1912 la camera dei deputati, relatore Ronchetti, dà “facoltà al Governo
del Re di accordare all’Impresa di Navigazione sul lago Maggiore una sovvenzione annua
fino a L. 45.000”.
Finalmente il 3 aprile 1913, un telegramma di Ronchetti porta l’attesa notizia: “Si
attiverà il servizio dei battelli Laveno-Sesto Calende”.
E il 4 maggio, giorno dell’inizio, si festeggia, con le bande musicali e lo sparo di un
cannoncino, “un avvenimento che racchiude in sè stesso il germe di nuovo progresso”. Due
piccoli battelli, il Como e il Novara, della lunghezza di circa 22 metri, assicurano due corse
giornaliere. Non essendoci ancora il pontile, il Comune noleggia un barcone atto a consentire le operazioni di sbarco e imbarco.
Il 10 febbraio 1914 il Consiglio Comunale approva il progetto del pontile,predisposto dal geometra Luigi Angelotti di Arona. Il manufatto, costituito da putrelle in ferro e ricoperto da listelli di rovere, è applicato sulla rampa del vecchio molo; due paranchi permettono la regolazione in altezza, per l’opportuno adeguamento al livello del fiume. La costruzione è affidata all’Impresa di Navigazione, per l’importo di L. 3.500.
Il 2 maggio il pontile supera il collaudo; la spesa finale è di L. 5.373,70.
L’opera sarà rimossa nel 2003.
La Grande Guerra pone fine alle corse del Como e del Novara, il ministero dei lavori pubblici ne autorizza infatti la sospensione dal 23 marzo 1916.
Solo il 20 luglio 1927 ricomincia il servizio provvisorio lungo la sponda lombarda, curato dalla
Società Subalpina di Impresa Ferroviaria. E’ di breve durata, infatti cessa il 15 ottobre poichè la sponda lombarda “ha nebbie frequenti e permanenti”.
La Subalpina riprende la navigazione nel 1928, operando solo nel mese di luglio.
Da allora, per rivedere i battelli a Sesto Calende bisogna aspettare fino al 1964 per
un primo limitato periodo, poi attendere fino al 1989 per una successiva breve ripresa dell’esercizio.
Dal 1927 al ‘30 Sesto è amministrata da un commissario, il cav. uff. rag. Ernesto
Cacciari, ragioniere capo della prefettura di Varese.
Cacciari dimostra un’efficacie sollecitudine nel settore dei lavori pubblici, realizzando opere che sono tutt’ora utilizzate dai cittadini.
Alla scadenza del mandato dà alle stampe un libro, “Sesto Calende e la sua
rinascita”, corredato da foto del cav. Morbelli, nel quale riassume i risultati della
sua gestione.
Giusto motivo di vanto è la creazione di piazza Cesare da Sesto, elegante coronamento a monte del lungo fiume.
Nel 1929 la piazza nasce, per dirla con le parole di Cacciari, come “grande e
maestoso belvedere , dall’aspetto aristocratico di riviera”.
Grande 1.400 metri quadri, è delimitata da una balaustra sulla quale insistono
vasi ornamentali e punti luce; forniti dalla ditta Compagnia Continentale di
Milano, i grandi candelabri portano quattro fiamme racchiuse in globi di vetro.
Dono munifico del com. Paolo Ingegnoli, abbellisce la piazza una grande fontana prodotta dalla Società Marmifera Nord Carrara.
A completamento dell’arredo, un pennone portabandiera ricorda la vittoria della
Grande Guerra; costruito dalla Dalmine, è alto quindici metri e ha un basamento in ghisa riproducente il fascio littorio. Un’ampia scalinata, in pietra e
acciotolato, assicura il collegamento all’allea.
L’allea era collegata al Piazzale Cesare da Sesto da una grande gradinata in
pietra e acciottolato, permettendo in tal modo il solo transito pedonale.
Il traffico crescente e il senso unico istituito in via Roma rese necessaria l’apertura di una nuova arteria per il traffico veicolare.
Il Podestà Cav. Uff. Alfredo Sironi rese operativo un progetto approvato il 19
maggio 1936, che prevedeva il trasferimento della fontana da Piazza Cesare da
Sesto al piazzale della stazione e l’interramento della scalinata con la formazione di una careggiata in discesa che potesse essere percorsa dai veicoli.
Questo provvedimento vanificò l’opera terminata solo 6 anni prima dal
Comissario Prefettizio Ernesto Cacciari e cambiò in modo radicale la fisionomia
viaria del paese rinunciando in tal modo ad un piazzale e ad una scalinata di
rara bellezza e qualità.
Finito di stampare
nel mese di dicembre 2003
dalla litografia Selgraph - Cocquio Trevisago (VA)
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La ripa sinistra del Ticino a Sesto Calende