ANALISI AMBIENTALE E PAESAGGISTICA ambito 17 – LA VALLE DI SCALVE Inquadramento geografico La Val di Scalve si configura come una vasta conca ben definita e contornata da alte cime e profonde forre. A nord la dorsale Monte Gleno-Monte Venerocolo la dividono dalla Valtellina, a sud-est l’articolato versante che va dalla Cima di Baiona alla Corna Mozza la separa dalla Val Camonica. Il massiccio della Presolana a sud-ovest e il Monte Tre Confini definiscono i confini con la Conca della Presolana e l’Alta Val Seriana. Panorama su Vilminore di Scalve Situata all’estremità nord-orientale delle provincia è stata a lungo relativamente isolata dal resto del territorio, raggiungibile superando il Giogo della Presolana, a ovest e il Passo del Vivione a est o attraverso la profonda gola scavata dal Dezzo. Essa presenta caratteri tipicamente alpini in un quadro di elevata naturalità non particolarmente compromesso da un livello di urbanizzazione contenuto e favorito da una cultura 215 secolare di rispettoso sfruttamento della natura. L’alta Val di Scalve costituisce un Sito di Interesse Comunitario. I comuni tra cui è suddiviso il territorio della Val di Scalve sono Schilpario, Vilminore di Scalve, Colere e Azzone per una superficie complessiva di 14.041 ha. Il quadro dellʹecologia del paesaggio Carta dei disturbi Risultanze evidenziate dalla carta dei disturbi: • Presenza di comprensori sciistici poco estesi e quindi di poco impatto sui luoghi se non come risorsa socio-economica. • Habitat standard di 496 m2/ab, valore relativamente basso se consideriamo che ci si trova in un paesaggio di tipo forestale ma giustificato dalla presenza di aree deputate allʹhabitat umano con una percentuale del 1,6%. 216 Carta del sistema degli spazi aperti Incrociando i dati della carta del sistema degli spazi aperti e i grafi illustranti la connettività dellʹarea emergono le seguenti considerazioni: • Assenza di realtà produttive che sarebbero poco adatte in un territorio che, ancora adesso, ha vie di accesso difficoltose. • Centri abitati che hanno mantenuto, nonostante il turismo, un adeguato sviluppo urbanistico, soprattutto considerando l’afflusso turistico che si registra in alcuni periodi dell’anno. • La Connettività è di 0,6 e la Circuitazione 0,37 , valori elevati che confermano lʹelevata qualità ecologica di questʹarea e l’efficienza della rete ecologica attuale. HU HN HS (m2/ab) Connettività Circuitazione 98,4% 1,6% 496 0,6 0,37 217 Capacità portante 0,35 Il quadro naturalistico • Descrizione degli aspetti geomorfologici e idrografici La Val di Scalve è divisa da un asse, probabilmente impostato su una faglia, in due settori diversi sia geologicamente che morfologicamente. Il versante settentrionale è costituito prevalentemente da conglomerati e arenarie del Verrucano Lombardo e dalla Formazione del “Servino”che danno luogo a rilievi massicci, mentre sul lato meridionale predominano le formazioni rocciose triassiche del Calcare di Esino e del Calcare di Breno, entro cui è scavata la profonda e spettacolare forra del Dezzo e che sono alla base della caratteristica morfologia dolomitica che connota il Pizzo Camino e il Cimon della Bagozza, oltre alla Presolana. Le pareti rocciose calcaree del Cimon della Bagozza Nelle rocce carbonatiche sono presenti importanti fenomeni carsici quali doline, campi solcati e corrosioni concentrate nella zona dei Campelli e a Nord della Presolana, dove la manifestazione è denominata “Mare in burrasca”. La conca è stata colmata in epoca post-gliaciale da imponenti depositi alluvionali fornendo condizioni morfologiche adatte alla localizzazione dei centri maggiori e dei numerosi nuclei antichi. Il Dezzo, dopo aver depositato le sue alluvioni, ha ricominciato a eroderle formando gli ampi terrazzi su cui si trovano i centri. 218 Per l’economia della valle, fondamentalmente basata sulle poche risorse offerte dalla montagna, hanno rivestito grande importanza, fin da tempi antichissimi, le attività minerarie legate allo sfruttamento delle mineralizzazioni di siderite presenti nella formazione del “Servino” per la produzione di ferro. I segni delle attività minerarie continuate fino a pochi anni fa sono presenti numerosi su tutto il versante destro della valle e costituiscono un grande patrimonio culturale della stessa. Le rocce carbonatiche nei pressi della Presolana contengono invece livelli mineralizzati sfruttati per la produzione di fluorite. La valle dal punto di vista idrografico appartiene al bacino dell’Oglio. E’ percorsa dal torrente Dezzo responsabile insieme a suoi affluenti del riempimento del fondovalle scalvino. Il Dezzo si è aperto la strada verso la Val Camonica attraverso le dure rocce della formazione del Calcare di Breno scavando una profonda incisione, denominata Orrido della Via Mala, che presenta pareti strapiombanti sul torrente e numerose sorgenti da cui si formano pittoresche cascatelle, in un contesto di grande suggestione. • Descrizione degli aspetti floristico-vegetazionali ed ecologici La vastità della valle, l’ampia escursione altitudinale e la notevole varietà litologica fanno della Val di Scalve uno fra gli ambiti montani meglio conservati e più ricchi di biodiversità delle Prealpi. Il paesaggio che la valle offre è particolarmente suggestivo e vario. Colpisce l’equilibrio tra elementi naturali e ambiti antropizzati e la cura con cui è gestito il territorio. Forse perché, come diceva il Rosa, “Valle di Scalve è l’unica della Lombardia serbante ancora la religione delle selve…”. Certamente la capacità degli operatori scalvini di gestire in modo equilibrato il proprio patrimonio forestale e naturale è un dato di fatto, sottolineato anche nei secoli scorsi da numerosi autori. 219 Bosco misto a dominanza di Abies alba e Picea excelsa Nella conca scalvina è possibile osservare i vari livelli vegetazionali tipici dell’ambito montano e alpino, dalla vegetazione ripariale lungo il Dezzo fino a quella rupicola delle pareti rocciose che la dominano. La ripida scarpata che accompagna il corso del torrente è ricoperta dai boschi di forra afferenti agli acero-frassinetii, consorzi vegetali inseriti tra gli ambienti di interesse comunitario secondo la Direttiva Habitat (79/409/CEE). Sul terrazzo fluviale, su cui si adagiano i centri abitati, persistono i prati permanenti e i residui coltivi. Al di sopra della fascia dei prati iniziano i boschi generalmente costituiti da consorzi di abete rosso, abete bianco e faggio. Quest’ultima essenza era in passato molto più diffusa. L’intensa attività selvicolturale, legata anche alle attività minerarie, ha in parte modificato la composizione del bosco favorendo le aghifoglie, soprattutto cenosi miste di abete rosso e abete bianco, pianta poco diffusa in provincia e di cui la Val di Scalve rappresenta l’area in cui è più marcata la sua presenza. I boschi della Val di Scalve, proprio per la perizia con cui sono stati gestiti nel tempo, mostrano una buona struttura e sono caratterizzati da un’elevata diversità di specie arboree e arbustive. 220 Cypripedium calceolus A monte della fascia forestale dominano le praterie e i pascoli di altitudine che sostituiscono in parte gli arbusteti a rododendro e mirtillo. Segue la fascia dei detriti di falda e delle rupi calcaree e silicee con le tipologie vegetali tipiche dei contesti alpini e sommitali. In questi habitat (inclusi nella Direttiva Habitat 92/43/CEE) si annoverano numerose specie endemiche di assoluto valore naturalistico, tra cui la sassifraga della Presolana (Saxifraga presolanensis), l’asplenio della Presolana (Asplenium presolanense) e la meringia della Concarena (Moehringia concarenae), endemiti orobici, dedicati alle cime della valle, o rare come, ad esempio, la pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), contenuta nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE. Meritevoli di attenzione sono anche le zone umide (torbiere di transizione) concentrate nel settore nord-orientale (laghetti delle valli, passo del Vivione) che arricchiscono il paesaggio vegetale della valle con specie igrofile a diffusione puntiforme quali specie del genere Carex e molte briofite del genere Sphagnum. Le torbiere sono fra gli habitat più penalizzati dall’azione antropica che si manifesta con interventi di bonifica e attività di pascolo e meriterebbero per il loro valore naturalistico maggiore attenzione. Dal punto di vista ecologico la valle costituisce un significativo esempio di gestione equilibrata del territorio in cui le relazioni ecologiche tra fondovalle, versanti e crinali sono state conservate attraverso il mantenimento di una significativa rete di cortine verdi, di siepi, di filari lungo i tracciati della viabilità minore, lungo i corsi d’acqua e le scarpate morfologiche. Queste strutture lineari raccordano le masse boscate dei versanti con quelle dell’alveo fluviale garantendo all’area un’ottima funzionalità ecologica. • Descrizione degli aspetti faunistici La Val di Scalve presenta un quadro faunistico buono, mancando di zone in cui l’azione antropica precluda la presenza di specie faunistiche “sensibili”. Gli ambienti naturali e seminaturali presentano adeguati livelli di conservazione e di rappresentatività nell’ambito territoriale. In modo particolare la continuità degli ambiti forestali favorisce gli spostamenti della fauna legata alle formazioni di conifere e alle faggete. L’assenza di grandi infrastrutture viabilistiche non crea barriere agli spostamenti della fauna sul territorio. La conformazione del territorio e la presenza di pareti rocciose e di gole (Via Mala) obbligano la fauna terrestre a scegliere dei corridoi di transito preferenziale tra la valle di Scalve e le adiacenti aree della Val Camonica, Val Seriana, Val Borlezza e Valtellina, come ad esempio le zone meno acclivi presenti presso i passi della Presolana, della Manina, del Vivione e dei Campelli. Nella zona sono presenti tre SIC: dell’Alta val di Scalve che include la parte medio alta della valle e in cui sono presenti quasi tutte le entità tassonomiche di un certo rilievo; il SIC Val Sedornia, Val Zurio e Pizzo della Presolana esteso nel comune di Colere e 221 facente parte del complesso calcareo Presolana-Ferrante e quello forestale dei Boschi del Giovetto di Palline. La presenza di questi tre SIC dimostra l’importanza naturalistica della Valle di Scalve. All’interno del comprensorio analizzato sono state osservate presenze faunistiche di rilievo soprattutto tra l’ornitofauna stanziale. I tetraonidi, gli accipitridi e i picidi sono ben rappresentati in vari comprensori della valle. Tra i mammiferi si sottolinea la presenza di importanti popolazioni di ungulati e della sporadica presenza di carnivori come il lupo. Di minor interesse è la presenza dell’erpetofauna a causa delle condizioni estreme, per gli anfibi e i rettili, presenti in una buona parte del contesto scalvino. L’ittiofauna è tipica dei corsi d’acqua a regime torrentizio ed è caratterizzata dalle specie tipiche della “zona a salmonidi”. Gallo forcello I corsi d’acqua presentano un ambiente in ottime condizioni soprattutto nella fascia medio alta della valle. La specie maggiormente rappresentativa è la trota fario. Negli ambienti forestali sono presenti specie legate alla presenza di vegetazione matura come la civetta caporosso, il picchio nero, l’astore e il francolino di monte. Nel periodo 1993/2001 era presente il gallo cedrone, oggi probabilmente scomparso (A.A.V.V., 2005). Tra i mammiferi spicca il capriolo che trova rifugio nei boschi, mentre è probabile la presenza della martora. 222 Nelle fasce ecoclinali delle peccete è presente il gallo forcello e il merlo dal collare, mentre nei pascoli in quota si possono osservare la coturnice e la marmotta tipiche specie alpine. Recentemente è stata segnalata la presenza del re di quaglie rallide ormai raro in Italia a causa del cambiamento delle pratiche agricole. Nei pascoli sassosi si riscontra la presenza della salamandra nera specie alpino dinarica, rara in Lombardia. Nelle aree confinanti con la Valle Seriana e la Valtellina sono presenti popolazioni di camosci, comuni soprattutto tra il Venerocolo e il Monte Gleno. Sempre nelle zone di alta quota è possibile trovare ancora qualche pernice bianca. Nelle fasce rocciose di alta quota sono presenti almeno due coppie di aquile reali nidificanti, mentre nelle zone confinanti con il fondovalle è presente qualche esemplare di gufo reale. Numerosi sono i bacini lacustri di alta quota, quasi tutti si presentano sufficientemente integri. Tra questi spiccano per gli aspetti faunistici legati alle zone a torbiera limitrofe quelli della Valle Asinina, del Venerocolo, e dei Laghetti di S.Carlo. Le torbiere ospitano 0’importanti entità faunistiche come la lucertola vivipara e numerose specie di artropodi. 223