DAL 10 AL 24 OTTOBRE IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY PAG.16 Aziende&Mercati N E W B U S I N E S S , S T R AT E G I E E F I N A N Z A Informatica e Tlc, nasce il primo polo Con l’acquisizione di Finsiel il gruppo Cos si propone di sfruttare appieno le sinergie tra i due settori industriali creando in Italia una nuova realtà. Tripi: «Per raggiungere i nostri obiettivi pensiamo di espanderci ancora» Stefano Caviglia Il progetto è di quelli ambiziosi e impegnativi: costruire il primo polo italiano di informatica e telecomunicazioni, dimostrando che le sinergie fra i due settori possono offrire opportunità di crescita su entrambi i fronti, anche a livello internazionale. A metterlo in campo è il gruppo Cos di Alberto Tripi (il maggiore fornitore di call center in Italia), che a giugno scorso ha acquistato da Telecom Italia la Finsiel, storica azienda nata nel 1969 (allora si chiamava Italsiel), per decenni il cuore dell’informatica pubblica italiana, passata dall’Iri alla Stet e da questa a Telecom Italia, quando il colosso dei telefoni fu privatizzato, alla fine degli anni ’90. Basta qualche cifra per avere un’idea dell’importanza dell’operazione. Tripi, che ha pagato 165 milioni di euro per acquistare il 59,6 per cento di Finsiel e si prepara a rilevare il 19,9 per cento ancora in mano a Telecom Italia, guida ora un gruppo di oltre 16 mila dipendenti (di cui 12 mila già del gruppo Cos e 4 mila acquisiti con Finsiel), un fatturato annuo di oltre 900 milioni di euro (670 Finsiel e 250 Cos) e 31 sedi, di cui 27 in Italia, 2 in Romania, una in Tunisia e una in Argentina. Capire che direzione prenderà, e con quanta energia, questa realtà industriale, insomma, è importante per tutto il settore dell’Ict. Anche per questo c’è molta attesa per il piano di impresa che dovrà essere presentato entro la fine dell’anno: ne risulterà il profilo di un gruppo nuovo, sia per le dimensioni raggiunte sia per la sua missione, che presuppone informatica e tlc fortemente integrate fra loro. La holding di controllo da cui dipendono le attività di Cos.IT e quelle di Finsiel (composta quest’ultima da ben 14 società), presieduta da Alberto Tripi e guidata dal figlio Marco,35 anni, che MARCO TRIPI Il figlio di Alberto, fondatore e presidente dell’holding, è l’amministratore delegato di Cos.IT, società che presto cambierà nome L’arrivo di Finsiel ha portato al gruppo altre 14 società, tante sono quelle che compongono la nuova acquisita ne è amministratore delegato, si chiama ancora Cos.it, ma avrà ben presto un altro nome. Un altro aspetto da sottolineare è la significativa iniezione di nuove forze avvenuta ai piani alti del gruppo da quando è stata effettuata l’acquisizione di Consip. Nel giro di pochi mesi sono arrivati Giuseppe Cuneo (ex amministratore delegato di Elsag) come vi- Progetto Il maggiore fornitore di call center intende offrire anche le piattaforme per gestire le informazioni dei clienti cepresidente della holding, Pierpaolo Cristofori (ex Cfo di Wind), come responsabile finanziario, Luciano Scalia (ex Telecom Italia) come responsabile delle risorse umane, Valeria Sandei (da Accenture), come responsabile marketing, Antonio di Raimondo come responsabile della comunicazione, ed è questione di giorni la formalizzazione della nomina di Gianfranco Imperatori (già presidente di Mediocredito Centrale) a vicepresidente di Banksiel, una delle più importanti società del gruppo Finsiel che fornisce servizi informatici a importanti banche italiane. Tripi, da anni anche presidente di Federcomin (federazione delle imprese informatiche e della comunicazione aderenti a Confindustria) spiega il suo progetto industriale ricorrendo spesso al concetto del Business outsourcing process, ovvero il processo che porta le grandi aziende ad esternalizzare in misura sempre maggiore funzioni anche importanti della loro attività. “Si tratta di fornire al mondo delle imprese private e della pubblica amministrazione – spiega il fondatore del gruppo Cos - soluzioni integrate che consentano di coprire l’intero spettro dell’Information and communication technology. Se una banca o una società di telecomunicazioni, solo per fare un esempio, si rivolge a noi per un call center, da adesso può chiederci anche le piattaforme informatiche per gestire le informazioni che arrivano dai suoi utenti”. Le opportunità da questo punto di vista non dovrebbero mancare, visto che fra i clienti della Cos per la realizzazione dei call center ci sono alcuni fra i più grandi gruppi industriali presenti in Italia, da Sky a Telecom Italia, dalla Fiat a Wind, all’Alitalia, Oltre alle potenzialità di questo disegno, tuttavia, nei mesi trascorsi dall’annuncio dell’acquisizione di Finsiel sono emersi anche alcuni ostacoli forse non del tutto preventivati: da un lato una serie di scontri con i sindacati, sia per i contratti di lavoro nei call center di Atesia, società acquistata due anni fa sempre da Telecom Italia, sia per il tentativo del gruppo di ridiscutere gli accordi integrativi di alcune società del gruppo Finsiel, dall’altro una situazione problematica sul fronte dei call center, che ha portato alla perdita di una commessa importante come quella del call center di Acea. I due fronti sono in realtà collegati in modo abbastanza stretto perché, come qualcuno ha fatto notare, le difficoltà del gruppo nel mantenere alcune commesse derivano proprio dal fatto che l’uso generalizzato delle nuove forme di flessibilità, che tante resistenze hanno causato da parte dei sindacati all’interno del gruppo Cos, consente invece ad altri soggetti di mettere in campo una dura concorrenza con risparmi pesanti sul costo del lavoro. Sulla scia di queste vicende hanno trovato eco sulla stampa le voci di un’ipotetica serie di dismissioni, che si sarebbero rivelate necessarie per migliorare la liquidità del gruppo. La smentita del vertice di Cos è stata netta, anzitutto attraverso una lettera scritta alcuni giorni fa dallo stesso Tripi ai dipendenti, in cui si dice tra l’altro che il gruppo, lungi dal volersi contrarre, potrebbe invece dover crescere ancora nei prossimi mesi.. “Per raggiungere i nostri obiettivi e tradurli in fatti concreti – si legge nella lettera di Tripi – si potranno realizzare eventuali nuove acquisizioni finalizzate alla creazione di quel polo italiano dell’informatica e delle tecnologie di cui si parla invano da troppi anni…Vale la pena di sottolineare con forza che non solo queste difficoltà non esistono, ma che resta più che mai attuale l’obiettivo di dar vita a nuove iniziative rilanciando al tempo stesso quelle che da troppi anni sono state relegate dall’assenza di una strategia industriale”. La soluzione è rivolta all’utenza professionale ed è stata appositamente testata da Cisco per l’operatore mobile Vodafone porta la Lan mobile nei gruppi di lavoro Grazie all’uso di una connected card l’utente può collegare al web non più un solo computer ma una serie di dispositivi Sandro Frigerio Prendete un wireless router, di quelli che vanno di moda oggi, anche nelle abitazioni e nei piccoli uffici, per condividere l’accesso a larga banda attraverso il wi-fi, toglietegli l’Adsl e metteteci al suo posto un accesso via cellulare, tipo Gprs o, meglio ancora, Umts. Può sembrare l’uovo di Colombo ma, soprattutto se unito a qualche pacchetto commercialmente convincente, può essere la soluzione per utenti che vogliono accedere in modo condiviso alle risorse di una rete locale e a quelle del web senza fili, posta elettronica compresa. Per Vodafone, che notoriamente ha privilegiato nell’Umts la componente business, a partire dalla Connect Card, e che nell’ultimo trimestre ha visto aumentare i suoi ricavi legati alla componente dati (messaggistica esclusa) del 50%, è una carta in più per rafforzare la propria posizione nel mercato aziende. La soluzione, che verrà introdotta nelle prossime settimane, si basa sul prodotto Router Wireless-G di Linksys, il “brand” per l’utenza SoHo e consumer di Cisco, ma si rivolge tipicamente all’utenza aziendale/professionale, con configurazioni che sono state appositamente testate per Vodafone, che ha già lanciato l’offerta commerciale, oltre che in Italia, anche in altri paesi europei. In sostanza, inserendo una pc card telefonica, come la Connect Card di Vodafone (che è stata appositamente testata e certificata), l’utente può collegare non più un singolo computer, ma un gruppo di lavoro, al web, avendo a disposizione connessioni locali cablate (Ethernet 10/100) e wi-fi 80211/g. Non è prevista al momento connessione Bluetooth. “Una soluzione di questo tipo”, spiega Laura Cioli, direttore della Business Division di Vodafone Italia, “va incontro alla richiesta, che riscontriamo in misura crescente, di connessioni in ambienti diversi: dal cantiere edile, alla fiera in Italia o all’estero, al gruppo di consulenti che lavora temporaneamente presso un’azienda”. Fino ad oggi, conferma Giovanni Strocchi, direttore delle attività Business Product & Proposition, “era necessario dotarsi di una connessione per ogni computer, tanto che potevamo constatare in azienda un uso “a rotazione” delle nostre Connect card. Oggi aumenta la convenienza e produttività della connessione di più utenti in rete”. Vodafone fornirà il router wireless a 10 euro/mese agli utenti già in possesso di Connect Card e di relativo abbonamento dati. Un pacchetto comprensivo di router wireless e Connect Card, nonché di 1 Gigabyte di dati a bimestre costerà 60 euro al mese. Il router sarà venduto anche dai partner Vodafone a circa 270 euro (è testato per la Connect Card Vodafone ma non vi è un ‘blocco’ tecnico). Per un anno, CiscoLinksys venderà il prodotto in Europa esclusivamente attraverso il canale Vodafone. E Otellini annuncia: «Il wi-max è già qui» Per il presidente di Intel la diffusione di massa di questo standard wireless è ormai imminente Wi-max sta arrivando davvero. Se non subito in Italia, certamente nel resto del mondo, creando così le premesse per un fenomeno che si preannuncia inarrestabile. Anche perché la tecnologia è pronta, l’IEEE sta per sancire lo standard, la regolamentazione è all’analisi dei vari Paesi, e, soprattutto, i dispositivi client come i notebook l’offriranno come opzione standard dal 2007. Così Paul Otellini, President & CEO di Intel Corporation, durante una presentazione a Sant’Agata Bolognese in occasione dell’accordo tra Intel e Lamborghini. La sua posizione è netta: «Che si creda al 3G o no, Wi-max è là fuori», a significare che la diffusione di questo standard è imminente, considerato anche che per i Paesi in via di sviluppo rappresenta un’opportunità significativa per “cablare” a banda larga e a basso costo ampie aree, rurali o metropolitane. E che tra 3G e Wi-max si tratti di competizione o integrazione «dipenderà dal luogo in cui ci si trova». Nel mondo, ovviamente. Perché i tassi di sviluppo delle cosiddette “developing country” sono talmente forti da rappresentare, da una parte, opportunità reali e immediate e, dall’altra, una sfida da affrontare subito. In Paesi come Russia, Cina e India, infatti, c’è «un alto tasso di competitività, a tutti i livelli, dall’educazione fino alla produzione». E questo, continua Otellini, fa sì che «ogni In Italia Intesa con Lamborghini: un notebook con il brand della casa automobilistica in cambio di tecnologia azienda debba muoversi più velocemente». E se le sfide sono «la competizione, la globalizzazione e il mercato», tali per cui «ogni azienda, grande o piccola, deve pensare a come diventare più produttiva e più veloce», la tesi del presidente di Intel è che la soluzione sta nella tecnologia che crea vantaggio competitivo. Una tesi ribadita con forza da Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia, anche per quanto riguarda il nostro Paese. L’esempio è appunto l’accordo con Lamborghini, che porterà, nel 2006, alla creazione di un notebook con il brand della casa automobilistica “estrema” per antonomasia. E per assicurare le massime prestazioni sarà basato sulla prossima versione di Centrino, nome in codice Napa. Intanto l’accordo, che prevede la fornitura a Lamborghini di tecnologia Intel per client, server e palmari, viene considerato un esempio importante di come un’azien- da in espansione possa comprendere la tecnologia tra gli strumenti per il suo sviluppo e per supportare la competitività. In questo caso si tratta di design e test delle auto, ma Stephan Winkelmann, CEO e presidente della casa automobilistica, ha affermato che «le vie dell’informatica sono infinite», per le prospettive che l’elettronica in auto può aprire. Uno scenario che Bucci vede orientato anche all’infotainment in mobilità, sia per i dispositivi di intrattenimento in auto sia per l’uso multimediale del notebook in generale. In generale, secondo Bucci le aziende devono quindi investire in tecnologia per tornare a crescere. E Lamborghini è un buon esempio: passata dalle 297 unità del 2001 alle 1592 del 2004, oggi vende solo per il 5% in Italia. Importante soprattutto l’espansione in Cina e Russia, e l’intenzione di entrare in India. Alberto D’Ottavi