Padre Pino Puglisi, parroco di Brancaccio Fonti multimediali RAI Vaticano Lascia perdere chi ti porta a mala strada Durata: 00:53:54 La storia di padre Puglisi, parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia. Tra le numerose interviste, quella esclusiva dell’assassino di don Puglisi, per l’occasione condotto a Roma, dalla sua residenza protetta. Speciale di Rai Vaticano dedicato a don Pino Puglisi Martedì 3 luglio, ore 23,10, RAI UNO ”Con i fatti e con il martirio don Pino Puglisi ha fatto della sua esistenza un capolavoro di fede e di dignità umana, un monumento alla libertà”. Dopo l’annuncio dato dal Vaticano della prossima beatificazione del sacerdote siciliano padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993, per la prima volta il Postulatore della Causa di Beatificazione, monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro, spiega i motivi per cui la Santa Sede ha deciso di riconoscere don Pino Puglisi “martire”, e lo fa in una intervista esclusiva concessa alla Rai nel corso di uno speciale, fortemente voluto dal direttore di Rai Vaticano Marco Simeon, che Rai Uno manderà in onda martedì 3 luglio, alle 23,10. Un vero e proprio docu-film sulla vita del sacerdote ucciso il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, firmato da Filippo Di Giacomo, giornalista, canonista e autore storico di Rai Vaticano, e da Pino Nano, responsabile dell’Agenzia Nazionale della TGR. “Padre Puglisi – dice mons. Bertolone in questa intervista alla Rai – ha pagato con la vita il desiderio di proclamare l’incompatibilità assoluta tra mafia e Vangelo, e tutto ciò lui lo ha fatto da antieroe. Lo scrittore russo Pavel Evdokimov ha scritto che per la prassi marxista un santo è un uomo inutile. Per la Chiesa è invece questa inutilità, questa umile e totale disponibilità verso il Trascendente, verso Dio, a fare di un suo figlio una memoria vivente da imitare. Puglisi beato non sarà solo motivo di devozione, ma un punto di riferimento alto, uno stimolo, un esempio, un segno di grande valore per tutti, ma in primis per i sacerdoti”. Lo speciale di Rai Vaticano, della durata di un’ora, ha come titolo una delle frasi che don Pino Puglisi più amava ripetere ai suoi ragazzi del quartiere Brancaccio, in cui venne ucciso: ”…Lascia perdere chi ti porta a mala strada…”. In esclusiva assoluta per Rai Vaticano, il programma di Marco Simeon propone anche una lunga intervista a Salvatore Grigoli, l’uomo che ha confessato di avere ucciso il sacerdote di Brancaccio per conto di Cosa Nostra, diventato oggi ’storico’ pentito di mafia, e che in questa particolare occasione ricostruisce in video e in presa diretta i dettagli di quella tragica sera del 15 settembre 1993 a Brancaccio. Lo speciale di Filippo Di Giacomo e Pino Nano parte proprio dalla cronaca di quel delitto per poi ricostruire, attraverso documenti filmati e testimonianze inedite, la vita e la storia di questo straordinario testimone del nostro tempo. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2ec239a2-d865-438d-9581-c71c78f48fdf-rvat.html Roberto Faenza Alla luce del sole, 2005, 90 min. La storia di padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Un uomo che «sparava» dritto, dovere inflessibile nella denuncia e alieno da ogni compromesso. Con gesti concreti, dedicandosi al recupero dei bambini del quartiere per sottrarli alla mafia, padre Puglisi diventa una presenza scomoda, un simbolo, un freno alla corruzione. Faenza sa bene, mentre affronta questo tema, i rischi che corre: lo stereotipo, la sovrapposizione dell'attore protagonista (che deve liberarsi da Montalbano) al personaggio, l'allineamento alla fiction televisiva. Quello che lo muove è la descrizione di un ambiente, e di come un uomo abbia cercato di sottrarre all'influenza del male proprio i più deboli ed esposti di tutti: i bambini. E' un'attenzione, questa di Faenza, già manifestata in quello che resta il suo film migliore: "Jona che visse nella balena". Non è un caso che i finali si assomiglino: con don Puglisi, ormai ucciso, che sorride a uno dei piccoli salvati dalla strada e dalla malavita. Faenza realizza un film che i trailer fanno sembrare televisivo ma che, sin dalla sequenza iniziale, mostra di essere ben altro. Quegli scatoloni portati dai ragazzini mostrano subito il loro contenuto: vite destinate ad essere soppresse. Come quella di Don Puglisi che con il suo sorriso è stato capace di trasformare la vita di chi gli stava dando la morte. Trailer http://www.youtube.com/watch?v=bMJUtoDYTys Brancaccio E' ispirato alla storia di don Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso nel 1993, il nuovo TV movie in onda su Raiuno l'11 e il 12 aprile 2001. Protagonisti Ugo Dighero e Beppe Fiorello. Sceneggiato da Pietro Calderoni e Gualtiero Rosella, il film di Gianfranco Albano è ispirato a don Pino Puglisi, sacerdote assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993, il giorno del suo cinquanteseiesimo compleanno. Don Pino non era un parroco di periferia come tanti, ma qualcosa di più, tanto da diventare allo stesso tempo simbolo di riscatto per il mondo laico e nome di martire per la Chiesa. Una vita passata a combattere la cultura della mafia e della violenza attraverso le leggi, le istituzioni e le parole del Vangelo, cercando di strappare i giovani dalla strada, di affrancarli da un destino già scritto per chi nasce in un quartiere che, separato dal centro storico di Palermo solo da un passaggio a livello, ha un primato poco invidiabile: la più alta densità mafiosa del palermitano. Don Pino Puglisi era certamente una figura scomoda, alle armi e alle pallottolle opponeva la forza della ragione e la fiducia nei giovani, nella loro istruzione. Per questo il suo sogno, appena nominato parroco a Brancaccio, era quello di costruire una scuola, il primo passo da compiere in un quartiere con un elevatissimo tasso di analfabeti. Palermo non lo ha dimenticato( il 15 settembre è diventata la data ufficiale di apertura dell'anno pastorale della diocesi palermitana), inoltre il prossimo 6 maggio sarà ufficialmente annunciata la chiusura positiva della fase diocesana del processo di beatificazione. Non c'è dubbio che sia una storia da raccontare e da far conoscere ai più giovani, ma il regista precisa che questo non è un film 'su' don Puglisi - nomi e personaggi sono inventati - ma soltanto ispirato alla sua figura. Un distinguo superfluo, comunque, dato che fin dalle prime scene è chiaro che la vicenda raccontata non è quella di un prete qualunque. Nulla a che vedere con Padre Pio e i suoi miracoli, due fiction bastano e avanzano, ma il "Brancaccio" di Gianfranco Albano è lontanissimo anche dai soliti film che della mafia mostrano solo le sparatorie e i processi. Già dal cast, insomma, si intuisce che alle spalle non c'è nessuna operazione 'furba': il regista ha infatti affidato la parte del protagonista, don Pino, a Ugo Dighero, (attore legato a molti programmi di satira, fra cui "Avanzi"), mentre per i due fratelli 'picciotti' ha voluto Beppe Fiorello e Alessandro Agnello. Prodotto da Rai Fiction e dalla Tangram Film di Matteo e Roberto Levi, il film di Gianfranco Albano racconta la storia di Don Pino che, nominato parroco di Brancaccio, non si lascia abbattere dallo sgomento ma decice di fare qui quello che ha sempre fatto altrove: assistere chi ha bisogno, con una predilezione speciale per i giovani. Il suo sogno è quello di aprire una scuola, di dare un'istruzione ai ragazzi. Don Pino vive la fede come impegno civile ed è per questo che la sua presenza a Brancaccio preoccupa don Sebastiano Marsala (Calogero Butta), il boss locale che, latitante, detta legge in tutto il quartiere. Don Sebastiano non tollera che quel 'parrinu' inviti i commercianti a sottrasi all'usura e al racket,nè che cerchi di appropriarsi dei sotterranei di un palazzo usati dalla malavita per farne aule scolastiche. Fra i due nasce inevitabilmente un guerra, prima subdola, poi sempre più violenta fino ad intrecciarsi con la vicenda parallela di due fratelli, Nuccio e Santino. Nuccio (Beppe Fiorello) è un giovane di 25 anni che, dopo la morte dei genitori, ha fatto da padre al fratello più piccolo, Santino (Alessandro Agnello), un ragazzino di 16 anni che lo adora. Entrambi sono però sotto la protezione di don Sebastiano che, non avendo figli, spera di fare di Nuccio il suo uomo di fiducia e lo arruola nella sua 'famiglia'. Il ragazzo conduce così una doppia vita. Da un lato gestisce una concessionaria di moto, si sposa con una ragazza della piccola borghesia, Maria (Tiziana Lodato) ed ha un figlio, dall'altro ha il compito di fare terra bruciata intorno a don Pino. La storia procede in un crescendo di violenze finchè Santino, conquistato dai valori morali del sacerdote, tradisce il fratello e decide di denunciarlo. Di lì a poco anche Maria scopre la doppia vita di Nuccio e sceglie di abbandonarlo ma il destino non può cambiare e una sera di settembre don Pino sarà ucciso sul sagrato della sua chiesa. La Missione di 3P Rai Fiction insieme a Larcadarte e al Ministero degli Interni ha coprodotto un cartone animato sulla vita di Don Pino Puglisi. Il cartoon è stato presentato al pubblico in occasione dell’inaugurazione del Prix Italia 2012. La missione di 3 P, questo il nome scelto per il racconto, tramite i disegni in movimento, di una figura centrale nella lotta alla criminalità organizzata a Brancaccio. Un martire della libertà e un esempio civico trasversalmente riconosciuto per il coraggio della sua lotta, instancabile fino all’uccisione. Il progetto interpreta al meglio le linee del Programma operativo nazionale Sicurezza e ha come obiettivo principale la memoria e la diffusione dei principi di Don Pino attraverso un linguaggio più semplice, in modo da educare i bambini sin da piccoli alla legalità e all’educazione civica. In punta di piedi il cartone cercherà di spiegare alla propria platea fenomeni abbastanza articolati, legati al problema della malavita, come il pizzo, la delinquenza minorile, la ‘cultura’ in cui si innesta l’azione della mafia. Proprio ai giovani Puglisi dedicava tanto tempo, convinto che attraverso una corretta formazione e un intervento educativo si sarebbero potuti affrancare dal giogo dei boss, spesso uomini di successo nelle piccole realtà periferiche proprio per la mancanza di alternative economiche e sociali in cui si dibattono coloro che cadono poi nelle mani della manovalanza mafiosa. Non sembrano esserci notizie concrete in merito a una messa in onda televisiva degli episodi così realizzati e che alla presentazione potranno rivelare la loro potenza immaginifica e la loro forza comunicativa, sperando che non ci sia a monte un eccesso di paternalismo pedagogista che ne smorzi la possibilità di persuasione degli interlocutori privilegiati dalla scelta editoriale. Sophia Salmaso (a cura), Dossier Puglisi http://terradinessuno.wordpress.com/biblioteca-di-terra-di-nessuno/sophia-salmaso-a-curadossier-puglisi/