Relazioni tra Mozambico e Sud Africa:
Migrazioni e Investimenti
ABSTRACT
La relazione s’incentra sullo studio del rapporto tra due paesi entrambi appartenenti all’area
geografica dell’Africa australe, cioè il Mozambico e il Sud Africa.
L’analisi di questo caso di specie è indirizzata a mostrare i forti legami economici che collegano i
due paesi da più di un secolo, attraverso l’osservazione di alcuni aspetti fondanti di questo vincolo:
le migrazioni e gli investimenti.
Al fine di delineare un quadro generale che fornisca tale prospettiva odierna e alcune ipotesi sugli
avvenimenti futuri, il lavoro è suddiviso in tre capitoli distinti ma collegati dal filo conduttore della
dipendenza mozambicana nei confronti dell’economia sudafricana.
Il primo capitolo è una presentazione di quali sono stati storicamente i mercati che hanno legato i
due stati africani; il secondo capitolo affronta la situazione attuale e viene suddiviso in due sezioni
di modo da sviluppare in maniera particolare i temi principali che descrivono il legame economico
odierno: migrazione e commercio; infine, il terzo capitolo è un tentativo di estrapolare alcuni
scenari futuri nelle relazioni tra Mozambico e Sud Africa.
Le fonti utilizzate per l’analisi sono incentrate particolarmente su riviste e siti internet del settore
delle scienze sociali e politiche, sia generali sia specifiche del continente africano, come Council of
Foreign Relation, African Affairs, www.jeuneafrique.com, Africa Renewal, e alcune riviste e siti
internet inerenti l’economia africana come African Businnes, Southern African Regional Poverty
Network, Businness Report e Development Southern Africa.
1 CAPITOLO 1.:
1.1. Antefatti storici
Le relazioni tra Mozambico e Sud Africa hanno inizio, come è facile immaginare data la loro
vicinanza, in un momento precedente la loro indipendenza; tali rapporti si possono datare all’incirca
tra la metà e la fine del XIX secolo e furono portati avanti prima dai colonizzatori portoghesi e poi
dagli stessi mozambicani dopo l’indipendenza del 19751.
I legami sociali ed economici durano ancora oggi e prendendo forma da quattro dinamiche
principali2:
1. La debolezza a livello internazionale dell’economia del Sud Africa;
2. La forza a livello regionale dell’economia del Sud Africa;
3. Il ruolo dominante del binomio minerali-energia intorno al quale sono strutturate le
dinamiche economiche, politiche e sociali del Sud Africa;
4. La debolezza economica e sociale del Mozambico.
Dall’inizio del XX secolo, suddette relazioni si basano su tre aspetti principali: inizialmente la
migrazione lavorativa forzata ed il sistema di trasporti, dagli anni sessanta in poi si aggiunge anche
l’aspetto economico del commercio e degli investimenti .
Il primo aspetto, la migrazione lavorativa, prende campo per permettere al Sud Africa di avere delle
vere e proprie “riserve lavorative”, disorganizzate e a basso costo, da sfruttare nelle miniere d’oro e
di diamanti. Nonostante lo sfruttamento e il conseguente salario minimo, le entrate derivanti dalla
migrazione raggiungevano comunque più di due volte le entrate totali delle fattorie familiari
presenti al sud del Mozambico3.
Per quanto riguarda, invece, il sistema di trasporto che collegava lo stato del Mozambico al Sud
Africa, questo era inizialmente incentrato sul sistema minerali – energia che, come anticipato,
muoveva e muove tutt’ora la maggior parte dei rapporti economici tra i due paesi. Fu costruito per
1
Cooper Fredrick (2002), Africa Since 1940: The Past of the Present, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 139-­‐
141. 2
Castel-­‐Branco Carlos (2002), “Economic Linkages between South Africa and Mozambique”, Southern African Regional Poverty Network, www.sarpn.org. pp. 2. 3
“Migration from SADC to South Africa”, 25 giugno 2010. www.un-­‐instraw.org 2 permettere il trasporto delle migliaia di persone che dal Mozambico si spostavano verso lo stato
sudafricano per lavorare nelle miniere, tanto che, erano proprio i fondi finanziari delle miniere che
sovvenzionavano la costruzione4.
Questo sistema di ferrovie e porti divenne il secondo canale di impiego lavorativo per i migranti
mozambicani, contribuendo a quasi il 40% delle esportazioni che permettevano di mantenere la
bilancia dei pagamenti tra i due paesi in equilibrio.
Dagli anni ’60 in poi, anche il settore del commercio e degli investimenti diviene uno degli aspetti
principali che legano il Mozambico al Sud Africa; si tratta soprattutto di import – export di materie
prime, gamberi ed olio, ma il loro volume è talmente ampio che già negli anni sessanta il Sud Africa
diviene il secondo partner commerciale, dopo il Portogallo.
Oltre al commercio, però, prende piede anche il settore degli investimenti, grazie principalmente
agli FDI: Foreign Direct Investment. L’inizio della politica di “open doors” permette al Mozambico
di introdurre capitali stranieri per progetti locali: uno di questi fu la diga idro – elettrica di Cahora
Bassa sul fiume Zambesi agli inizi degli anni settanta; tale infrastruttura permetteva, e permette
tuttora al Sud Africa, in quanto finanziatore, di avere energia elettrica, e al Mozambico di creare
nuovi posti di lavoro5.
4
Castel-­‐Branco Carlos (2002), “Economic Linkages between South Africa and Mozambique”, Southern African Regional Poverty Network, www.sarpn.org. pp. 2. 5
Sebitosi – De Graca (2009), “Cahora Bassa and Tete Province (Mozambique): A great potential for an industrial hub in Southern Africa”, Energy Policy, vol. 37, no. 5, pp. 2027-­‐2032. 3 CAPITOLO 2.: LA SITUAZIONE ODIERNA
Il modello socio – economico corrente che lega i due paesi continua a riflettere le dinamiche passate
della supremazia regionale sudafricana soprattutto in merito a complesso minerali – energia e alla
disponibilità di capitali. Gli ambiti di importante sviluppo nelle relazioni si sono, però, ridotti a due:
migrazione lavorativa e il settore commercio e investimenti.
Il sistema di trasporti, infatti, se tra gli anni sessanta – settanta teneva la bilancia economica del
Mozambico in attivo, a causa della guerra civile che ha colpito il paese negli anni ottanta fino al
1992, è entrato in crisi; nonostante i molti investimenti, sia mozambicani ma soprattutto sudafricani,
per sovvenzionare la ricostruzione di ferrovie, strade e porti, i conti continuano a rimanere in rosso.
2.1. Le Migrazioni lavorative
La migrazione della popolazione del Mozambico in Sud Africa è storicamente il principale canale
di impiego lavorativo; vedeva impiegati circa 110'000 individui prima degli anni settanta, ma dal
1977, a causa di nuove politiche migratorie attuate dal governo di Pretoria, il numero è sceso
annualmente del 2% circa fino agli inizi degli anni novanta, fino a raggiungere una quota di quasi
50'000 individui l’anno. La migrazione rimane comunque il canale d’impiego più importante6.
Dal punto di vista del processo migratorio lo stato del Mozambico è suddiviso in tre macro aree che
possono essere più facilmente indicate con la divisione nord, centro e sud del paese. Queste tre aree
si distinguono fortemente tra loro per la percentuale di persone che decidono di oltrepassare il
confine nazionale7:
• Al nord solo il 7% delle famiglie ha un componente emigrato
• Al centro il 18% delle famiglie ha un componente emigrato
• Al sud più della metà, cioè il 55% delle famiglie ha un componente emigrato
Delle famiglie che compongono la percentuale del sud del Mozambico, un nucleo familiare su sei
dichiara di avere più di un componente emigrato in Sud Africa. Appare evidente che questo può
6
De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1, pp.1-­‐2. 7
“Migration from SADC to South Africa”, 25 giugno 2010. www.un-­‐instraw.org 4 dipendere dalla vicinanza, ma un fattore fondamentale è la più alta povertà che si registra nella
regione meridionale del paese.
È inoltre importante sottolineare come, nella totalità degli individui che emigrano in cerca di lavoro,
più del 60% siano uomini, principalmente ragazzi tra i quindici e i trenta anni, utili alle imprese
sudafricane in primo luogo nelle miniere, nelle industrie e nelle fattorie; il restante quasi 40%
invece sono donne, ragazze, che purtroppo finiscono spesso nel mercato della prostituzione o della
droga.
Aree di lavoro dei migranti:
Fonte: MARS. Da tale grafico emerge come, nonostante la chiusura di molte miniere del Sud Africa, questo
rimanga il settore prevalente nei lavori regolari, probabilmente perché il più facile da trovare.
Diversamente si nota come sia elevata la partecipazione sia al mercato nero, sia, nella colonna
denominata “altro”, della delinquenza, quest’ultima dovuta come già accennato alla grande quantità
di donne che finiscono nel racket della prostituzione8.
8
De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1, pp. 4-­‐5. 5 2.1.1. La tradizione
Nel paragrafo precedente è stato descritto come sia la regione meridionale del Mozambico, cioè
dove si trova la capitale Maputo, la più coinvolta nelle migrazioni, sia perché la più povera sia
perché la più vicina al Sud Africa.
I flussi migratori a scopo lavorativo dalla provincia di Maputo in direzione dello stato sudafricano
risultano ormai storicamente tanto importanti e normali che, nei villaggi coinvolti, le famiglie sono
solite raccontare ai figli storie inerenti ai lunghi viaggi e alle miniere, o dir loro frasi come: “Only a
man who went to the mines is an adult” o ancora “The boy ha sto eat a lot to be able to work in the
mines of South Africa”9.
Il tipo di migrazione ha però subito dei cambiamenti nel corso della sua storia; a metà degli anni
settanta, il sociologo inglese professore dell’University of California, Michael Burawoy, definisce il
sistema di immigrazione in Sud Africa come “migrazione temporanea” in quanto, per evitare lo
stanziamento nelle aree urbane importanti dei migranti e la loro seguente strutturazione in
organizzazioni di tipo sindacale, i lavoratori stranieri erano pagati solamente al loro ritorno in
patria. Chiaramente queste politiche restrittive erano figlie del regime di apartheid che imperava in
quegli anni.
Dopo il 1992, cioè alla fine della guerra civile che sconvolse l’intero paese, cominciarono vere e
proprie ondate migratorie di persone in cerca di fortuna nel confinante Sud Africa; la fine del
regime di apartheid nel 1994, e la seguente apertura delle aree urbane, aumentarono le dimensioni
di questi flussi, creando però un effetto di chiusura della popolazione sudafricana nei confronti degli
immigrati, sfociata molto spesso in vera xenofobia10.
Lo stesso Burawoy, inoltre, indica tre categorie differenti di tipologia del migrante a seconda del
periodo storico dello spostamento e del suo status :
1. Emigranti che hanno ottenuto sia la residenza sia la cittadinanza, vengono chiamati South
African Mozambicans spesso partiti negli anni settanta – ottanta alle volte rifugiati politici
appartenenti alla RENAMO;
9
Vidal Dominique (2010), “Living in, out of, and Between Two Cities: Migrants from Maputo in Johannesburg”, Urban Forum, vol. 21, no. 1, pp. 57-­‐58. 10
Ibid. pp. 59. 6 2. Emigranti che ottengono solo la residenza grazie al loro permesso di lavoro regolare, la
maggior parte partita tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta;
3. Emigranti senza permesso, quindi clandestini, per lo più partiti negli anni novanta e vittime
delle restrizioni politiche in materia di immigrazione attuate dal governo di Pretoria per
limitare gli afflussi.
Proprio a causa dell’elevato numero di clandestini che riuscivano ad oltrepassare il confine tra
Mozambico e Sud Africa, di modo dal limitarlo e di porre in essere un grado di controllo maggiore,
nel 2005 il governo di Maputo e quello di Pretoria hanno stipulato un accordo bilaterale.
Tale accordo, chiamato “30 Days – Visa”11, prevede la creazione e concessione di un visto
automatico di trenta giorni, a chi ne faccia richiesta, per entrare in territorio sudafricano, e
rinnovabile ogni quarantacinque giorni. Così facendo la polizia sudafricana ottiene il vantaggio di
poter avere un maggior controllo sulle persone presenti sul territorio e, inoltre, il governo del Sud
Africa ottiene altri due vantaggi: aumenta notevolmente il numero della manodopera legale a basso
costo e sfavorisce la creazione di organizzazioni sociali o politiche degli immigrati mozambicani
che, a inizio secolo come adesso, sono mal viste dal governo sudafricano.
Infatti, l’accordo sottoscritto, provoca un danno collaterale per i cittadini del Mozambico, i quali,
per ottenere nuovamente il visto per rientrare in Sud Africa, sono soggetti ad accuratissimi controlli
sulla loro vita sociale nei due paesi; tutto questo scoraggia l’adesione ad eventuali associazioni di
stampo sindacale. Queste organizzazioni avrebbero comunque difficoltà a venire alla luce per la
poca abitudine dei mozambicani di crearne di indipendenti rispetto ai già esistenti partiti politici, del
FRELIMO o RENAMO, eredità sociale che è conseguenza della guerra civile e della sua aspra
riduzione di libertà.,
11
Vidal Dominique (2010), “Living in, out of, and Between Two Cities: Migrants from Maputo in Johannesburg”, Urban Forum, vol. 21, no. 1, pp. 57-­‐58. 7 2.1.2. Importanza delle rimesse
La precedente analisi ha reso evidente quindi, l’importanza fondamentale per l’economia del
Mozambico, soprattutto del sud del paese, del ruolo delle migrazioni.
Le famiglie, infatti, in maggioranza contadine, sono ancora legate a questa tipologia di introiti
familiari, cioè alle rimesse spedite dai parenti che lavorano in Sud Africa.
Divisione dell’entrata familiare in Mozambico
Fonte: MARS.
Il grafico mostra perfettamente quella che è la situazione: gli introiti familiari dipendono
enormemente dalle rimesse, sia di tipo materiale come beni di consumo, sia come moneta.
A questo punto, però, si pone il problema di come vengono spesi questi soldi, vale a dire quanto
effettivamente pesano le rimesse sugli acquisti familiari, e quali tipologie di acquisti12.
12
De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1, pp.8. 8 Fonte: MARS. Come era lecito aspettarsi, la maggior parte delle finanze provenienti dal Sud Africa provvedono al
sostentamento, al cibo, educazione e trasporti; degna di riflessione è la spesa per l’alcohol che
supera quella per le cure mediche, questo, probabilmente, a evidenziare una situazione sociale di
disagio da attribuirsi alla povertà che colpisce la grande maggioranza delle famiglie e che è figlia
della guerra civile che ha colpito il paese13.
Inoltre, è importante sottolineare che le rimesse che arrivano in Mozambico dipendono direttamente
dallo stipendio dei lavoratori emigranti, di conseguenza dal loro lavoro, che dipende principalmente
da quattro fattori14:
1. Esperienze precedenti
2. Network sociali
3. Status di legalità o clandestinità
4. Istruzione
Considerando che i primi due fattori solitamente sono molto deboli, in quanto le prime migrazioni
sono fatte in età molto giovane, e le organizzazioni sociali sono ostacolate dallo stesso governo del
Sud Africa, l’istruzione diviene certamente il fattore che influenza maggiormente il lavoro svolto.
L’istruzione della popolazione mozambicana, in linea con il resto dell’Africa, è però molto bassa:
l’8% del totale non ne ha nessuna, ben il 70% ha soltanto un’istruzione primaria, il 21% arriva ad
un’istruzione secondaria e solo l’1% passa a studi superiori.
13
De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1, pp.9-­‐10. 14
Ibid. pp. 10. 9 2.2.: Commercio & Investimenti
Il trend contemporaneo che riguarda il settore prettamente economico riflette le quattro dinamiche
esposte nel primo capitolo, influenzate però da due cambiamenti di grande importanza15:
1. Forte processo di globalizzazione in Sud Africa che condiziona tutta la regione dell’africa
australe;
2. Processo di globalizzazione del Sud Africa coinvolge capitali e investimenti in Mozambico.
La situazione economica in seguito all’indipendenza del Mozambico ha inoltre fatto sì che il Sud
Africa diventasse il primo partner commerciale.
2.3.1. Commercio: Import – Export
Per quanto riguarda il commercio, si palesa la dipendenza del Mozambico nei confronti del Sud
Africa.
Delle importazioni totali, il 40% proviene dallo stato sudafricano: si tratta principalmente di
carburanti fossili, prodotti chimici, metalli, veicoli e alimenti di vario genere.
Le esportazioni verso il Sud Africa, invece, coprono circa il 20% delle esportazioni mozambicane
complessive e si tratta di energia elettrica, materiali per costruzione e alimenti16.
Il mercato più florido fino al 2001 era quello delle costruzioni, essenzialmente nel tentativo di
risanare il mercato dei trasporti ristrutturando le varie infrastrutture, ma dal 2001 l’import – export
di energia ha preso il sopravvento attraverso le industrie sudafricane della ESKOM, MOTRACO E
SASOL17.
La dinamica delle forze in campo, la differenza di potenzialità economiche tra i due paesi e il
dominio del mercato sudafricano nella regione, legato alla debolezza del Mozambico, determina,
però, un deficit economico rilevante tra acquisti e vendite che si ripercuote sia sul debito pubblico
che sul PIL nazionale.
15
Castel-­‐Branco Carlos (2002), “Economic Linkages between South Africa and Mozambique”, Southern African Regional Poverty Network, www.sarpn.org. pp. 3-­‐4. 16
Ibid. pp. 7-­‐8. 17
“Motraco presentation: Regional Electricity Investment Conference & Exhibition”, 19-­‐21 settembre 2005, Windhoek, Namibia. www.motraco.co.mz 10 Bilancia dei pagamenti. Fonte: INE.
Crescita PIL
Fonte: www.africaneconomicoutlook.org
Se, infatti, è vero che il PIL del Mozambico sta crescendo, rimane comunque molto lontano da
quella che è la crescita media africana e lontanissimo in paragone alla crescita del Sud Africa.
11 2.3.2.Foreign Direct Investment
Gli investimenti esteri diretti, grazie ai quali nel 1973 era stata costruita la diga di Cahora Bassa,
rimangono tuttora “flussi a una direzione”,18 cioè solo verso il Mozambico ma mai l’inverso.
In merito a questo tipo di investimenti, il Sud Africa è per adesso il maggior utilizzatore, con quasi
300 differenti Foreign Direct Investment su 1600 tra gli anni novanta e duemila.
Al giorno d’oggi lo stato sudafricano copre ben il 35% degli FDI totali, assorbendo addirittura
l’85% dei flussi monetari. L’economia mozambicana risulta di conseguenza fortemente dipendente
da tali investimenti19.
Flussi di FDI dal Sud Africa al Mozambico (US dollari)
Fonte: CPI. Dietro questo legame stretto tra i due paesi si intravede, però, anche una precisa strategia di
espansione e controllo della regione australe dell’Africa da parte del Sud Africa, attraverso il lavoro
delle sue compagnie nazionali più importanti in campo energetico come SASOL ed ESKOM:
vengono attuati tentativi di forzare la chiusura delle aziende di altri stati africani facendo leva sul
rapporto privilegiato con il Mozambico20.
18
De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1, pp. 13-­‐14. 19
Tony Leon (2004), “Africa’s Economic Future: South Africa’s Role in Promoting Development”, Council on Foreign Relations, 21 Luglio 2004. 20
Donwald Pressly, “Motraco report is untrue, claims Eskom”, Aprile 21, 2010. 12 Un esempio di questo tipo di investimento è la conduttura di gas che legherà la provincia di Pande
in Mozambico al Sud Africa per approvvigionamento di energia21.
Si tratta di una partnership tra i governi dei due stati, nata nel 2003, in cui l’azienda sudafricana
SASOL ha investito circa 1,2 miliardi di dollari per la costruzione di 865 km di conduttura.
La conduttura servirà a trasportare i quasi 850'000 milioni di litri di gas naturale presenti nel
sottosuolo della provincia mozambicana; il Mozambico non avrebbe, infatti, né mezzi né mercato
interno per far valere questo tipo di energia, al contrario il Sud Africa ha sia i mezzi sia un mercato
in crescita dove poter far fruttare il gas naturale.
Grazie a questa partnership il Mozambico avrà un progetto di una durata di venticinque anni che
permetterà la creazione di circa 2400 nuovi posti di lavoro e il guadagno di quasi 2 miliardi di
dollari.
Di fronte alla domanda sul suo parere personale inerente a questo tipo di accordo, il direttore
generale dell’Istituto Nazionale del petrolio e dell’energia del Mozambico, Arsenio Mabote, egli ha
risposto affermando che questi investimenti sono i benvenuti perché permettono un guadagno sia a
chi investe ma anche al paese che ospita lo stesso investimento22.
21
Itai Madamombe (2007), “Pipeline benefits Mozambique, South Africa:A joint partnership to transport natural gas”, Africa Renewal, Vol. 21, N°3, pp. 18. 22
Ibid. 13 3. CAPITOLO 3: CONCLUSIONI
Una volta descritto quale sia il rapporto socio – economico che lega Mozambico e Sud Africa, è
lecito chiedersi quali possano essere gli sviluppi futuri, se per il governo di Maputo queste relazioni
saranno utili in chiave di sviluppo economico e quindi di condizioni di vita.
Dal punto di vista delle migrazioni, però, le prospettive sono tutt’altro che rosee; la situazione
attuale è in stallo, dovuto principalmente dalla volontà di Pretoria di continuare a controllare tali
flussi per poter ancora sfruttare la manodopera a basso costo proveniente dal Mozambico. Così
facendo però cresce la dipendenza, soprattutto della regione di Maputo, rispetto al mercato del
lavoro sudafricano condizionando la vita dei mozambicani.
La situazione degli investimenti, invece, se per un lungo periodo era speculare a quella della
migrazione, ossia creava una dipendenza elevata da parte del Mozambico nei confronti del Sud
Africa, adesso assiste ad un cambiamento di rotta.
Il governo mozambicano, utilizzando ancora gli investimenti esteri preferiti notevolmente anche
agli aiuti umanitari per le ragioni esplicate nel capitolo precedente, sta aprendo sempre più le porte
alla Cina, la quale, nonostante i tentativi di ostruzione da parte del Sud Africa, sta diventando uno
dei partner più importanti del Mozambico e di questo passo presto sarà il più importante23.
Marco Bausi
23
Castel-­‐Branco Carlos (2002), “Economic Linkages between South Africa and Mozambique”, Southern African Regional Poverty Network, www.sarpn.org. pp. 21-­‐22. 14 BIBLIOGRAFIA
MONOGRAFIE:
• Cooper Frederick (2002), Africa Since 1940: The Past of the Present, Cambridge,
Cambridge University Press.
• Kloppers Roelof J. (2005), Life in the Mozambique/South Africa Borderland since 1975,
Pretoria, University of Pretoria edt.
ARTICOLI:
• De Vletter Fion (2007), “Migration and development in Mozambique: poverty,inequality
and survival”, Development Southern Africa, Vol. 24, No. 1.
• Itai Madamombe (2007), “Pipeline benefits Mozambique, South Africa:A joint partnership
to transport natural gas”, Africa Renewal, Vol. 21, N°3, pp. 18.
• Sebitosi – De Graca (2009), “Cahora Bassa and Tete Province (Mozambique): A great
potential for an industrial hub in Southern Africa”, Energy Policy, vol. 37, no. 5, pp. 20272032.
• Tony Leon (2004), “Africa’s Economic Future: South Africa’s Role in Promoting
Development”, Council on Foreign Relations, 21 Luglio 2004.
• Vidal Dominique (2010), “Living in, out of, and Between Two Cities: Migrants from
Maputo in Johannesburg”, Urban Forum, vol. 21, no. 1, pp. 55-68.
SITOGRAFIA:
• “Migration from SADC to South Africa”, 25 giugno 2010. www.un-instraw.org
•
“Motraco presentation: Regional Electricity Investment Conference & Exhibition”, 19-21
settembre 2005, Windhoek, Namibia. www.motraco.co.mz
• Castel-Branco Carlos (2002), “Economic Linkages between South Africa and
Mozambique”, Southern African Regional Poverty Network, www.sarpn.org.
• Donwald Pressly, “Motraco report is untrue, claims Eskom”, Aprile 21, 2010.
www.busrep.co.za
• www.africaneconomicoutlook.org
• www.migration.org.za
15 • www.sahistory.org.za
16 
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