IL CAFFÈ 26 agosto 2012 24 C2LO SPORT Lo scandalo IL DO PI NG @ www.usantidoping.org lancearmstrong.com www.wada-ama.org Già la vittoria alla Grande Boucle del 1999 è stata alimentata da forti dubbi, poi le accuse sono diventate troppe Il caso Armstrong tra sospetti storici e rivelazioni choc fino alla “resa” Arriva un momento nella vita di ogni uomo quando bisogna dire “basta, è troppo” Per quanto clamoroso per il modo in cui è esploso questa settimana, il caso Armstong non può certamente essere considerato un fulmine a ciel sereno. Hanno radici profonde, infatti, i sospetti sul texano che hanno - di fatto - trovato conferma nella sua rinuncia a difendersi dalle gravi accuse di doping e che gli costeranno i sette Tour de France. Rientrato alle corse a 518 giorni dopo aver annunciato di essere malato di cancro, l’americano - e siamo nel 1998 - arriva quarto alla Vuelta dopo una carriera che, fino a quel momento, lo aveva visto illustrarsi più che altro per qualche acuto in gare di un giorno. Come al Mondiale del 1993 ad Oslo, dove indossa la maglia iridata. Due anni dopo quel trionfo, nel 1995, è Eddy Merckx a sollevare il primo polverone attorno al texano. Il “cannibale” mette per la prima volta in relazione Armstrong con il dottor Michele Ferrari, collaborazione che lo statunitense non ammetterà che nel 2001. Ma il ! Sette vincitori tutti da inventare per una corsa “martoriata” Al momento in cui l’Unione ciclistica internazionale formalizzerà l’annullamento di tutti i risultati di Lance Armstrong dopo il 1998 - come richiesto dall’agenzia americana antidoping - il Tour de France si ritroverà in mano sette edizioni senza vincitore. Un bel pasticcio per una corsa “martoriata” negli ultimi Reuters ‘ La frase Il Tour primo, vero, campanello d’allarme suona (o dovrebbe suonare) nel 1999. La sua prima vittoria al Tour de France coincide anche con un controllo positivo all’antidoping: corticosteroidi, diranno i controlli. Si tratta di sostanze che permettono ai corridori di percepire meno dolore e fatica, che per la prima volta in quel Tour sono oggetto di controlli. A “salvare” Armstrong sono solo un certificato medico presentato dopo il controllo (in barba ai regolamenti) e l’accondiscendenza dell’Uci, che già fiuta l’affare per il ciclismo nell’avere un campionissimo negli Stati Uniti. Da notare che il corridore aveva garantito di essere in gara senza alcun certificato medico nonostante la sua malattia. Prima di iniziare a fronteggiare le accuse dirette da parte di diversi suoi ex compagni di squadra, in particolare Floyd Landis e Tyler Hamilton, nel 2005 si scopre che i controlli al Tour 1999 non rivelarono solo corticosteroidi, ma anche l’Epo. Dopo aver vinto la quinta Grande Boucle, poi, Armstrong affronta un processo che diventa vieppiù esplosivo. La compagnia assicurativa Sca Promotions rifiuta di versargli i 5 milioni di dollari promessi al texano in caso di “pokerissimo” sulla base dei troppi sospetti attorno alle sue prestazioni. Il corridore cita in giudizio la società, ma durante il procedimento emergono testimonianze giurate che indicano come l’americano in carriera avesse fatto uso di Epo, ormoni della crescita, steroidi anabolizzanti e testosterone. Accuse che, in tempi più recenti, diventano sempre più circostanziate. E confermate dall’agenzia americana antidoping su controlli del 2009 e 2010 in cui un team di esperti rileva che “sono perfettamente compatibili con una manipolazione sanguigna, compreso l’utilizzo di Epo o di trasfusioni”. Da qui la “resa” del texano. m.s. ! " " "" ! anni da casi come quelli di Landis, Rasmussen o - prima - di Bjarne Riis. Sì, perché i sette Tour di Armstrong andrebbero, nell’ordine, ad Alex Zülle, coinvolto nello scandalo Festina, tre a Jan Ullrich - squalificato per doping e già privato dell’edizione 2005 una ad Andreas Klöden - sospettato di pratiche illecite, ma mai squalificato - e una ad Ivan Basso, squalificato per il suo coinvolgimento nell’Operacion Puerto in Spagna. Solo lo spagnolo Joseba Beloki nel 2002 non è coinvolto nel doping.