il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
ANNO XI - Numero 3
Ottobre 2008
IL BRACCO ITALIANO
Periodico tecnico di cultura cinofila della Società Amatori Bracco Italiano
Pubblicazione riservata ai soci della S.A.B.I., Direttore Responsabile: Dr Giuseppe Colombo Manfroni
Editore S.A.B.I. - Via Dosso, 7 - 26856 Mirabello di Senna Lodigiana (Lodi) - Autorizzazione del Tribunale di Voghera n. 135/98
Spedizione in abbonamento postale - 70% - Pavia
Stampa: Tipografia Zaffaroni snc - Via Al Corbè, 21 - Mozzate (CO)
ESTATE 2008
Estate 2008: calda ed afosa. Costretto in casa per problemi
personali, impossibilitato a camminare e a spostarmi
in bicicletta o in auto, per ingannare il tempo ho letto
parecchio e riletto in particolare i testi di coloro che
vengono considerati i padri della cinofilia.
Mi riferisco a Vecchio, Griziotti, a Colombo, Pastrone,
Chellini e Ciceri, personaggi di buone e significative
esperienze e di profonda cultura cinofila.
Nuovo di ristampa, promosso dalla S.A.B.I., col consenso
degli eredi, è stato pubblicato il testo Cinofilia venatoria
di Paolo Ciceri, con la prefazione di Mario Quadri e i
punti di vista “…. di Solaro, Colombo, Cajelli e Oddo”
scritto dall’ Autore, con l’ intento di inquadrare in succinte
considerazioni le fasi del lavoro del cane da caccia da
ferma.
Fondamentali risultano le prime 24 pagine, che comprendono
86 “considerazioni” riguardanti l’ausiliare da ferma e
che dovrebbero
essere lette e
conosciute
da
tutti coloro che si
interessano delle
Prove di lavoro.
È nel rispetto di
questi concetti e
con il conforto
delle profonde
convinzioni di
Ciceri espresse
anche
negli
appunti
sul
Bracco Italiano
che la S.A.B.I.
propone la Prova
Classica
su
quaglie come prova in coppia necessaria per arrivare al
Campionato di Lavoro.
Giacchè tale Prova evidenzia, sul terreno preparato, le
caratteristiche del cane nella ricerca della selvaggina: non
solo prepotenza, disinvoltura o passione, ma stile di razza
ereditato dagli antenati che dovrà essere trasmesso ai
discendenti. Il soggetto deve dimostrare di essere Pointer,
Setter, Bracco Italiano, Spinone, Epagneul Breton,
Kortaal e Kurzahar.
A questo proposito voglio ricordare quei Bracchi che sono
stati brillanti protagonisti nelle Prove classiche a quaglie
con ottime qualifiche: Zum, Zago, Fer, Beirut, Dover,
Titano, Tenores, Aiace, Altea, Athena, Nefertite, Nereo e
che sono stati utilizzati con profitto per il miglioramento
della razza. Ritengo positivo che ogni Società specializzata
possa scegliere la Prova secondo le proprie esperienze e le
proprie convinzioni, riguardo la scelta della S.A.B.I. ci è di
conforto il parere
favorevole del
Presidente dell’
E.N.C.I.
Dott.
Attimonelli.
Quanto
al
problema della
caudectomia, ho
buone speranze
in una soluzione
positiva
che
consenta
il
mantenimento
dei
nostri
standard.
Giovanni
Grecchi
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
ADDIO A RENATO TOSI
Il 21 settembre 2008 è morto il geom. Renato Tosi, agricoltore e cacciatore con la passione per il Bracco Italiano, Sindaco del Consiglio S.A.B.I. Aveva 72 anni e un male l’ha rapidamente stroncato.
Come braccofilo ha saputo scegliere buoni soggetti di buone linee di sangue, che non solo sono diventati campioni assoluti ma sono
stati anche buoni riproduttori e hanno contribuito al miglioramento della razza.
Puntuale, ad ogni inizio dell’ anno sociale, si presentava in Sede a Mirabello per rinnovare la tessera e controllare il cartaceo economico della Società.
Uomo di grande equilibrio, riusciva ad esprimere anche il proprio disaccordo senza mai scontrarsi con il prossimo, ricercando comunque il bene della razza e della Società.
Insieme alla S.A.B.I. lo ringrazio di cuore e lo saluto.
Giovanni Grecchi
21 settembre apertura della caccia, sono le nove del mattino e squil- Dopo arrivò Giorgia, figlia di Marco, straordinaria femmina di una
la il mio cellulare, è mia moglie che mi dice con voce sommessa intelligenza venatoria unica, fu madre di Linus, detto “Piso” Ch It.
“ha appena chiamato Gilda, la figlia di Tosi, Renato Tosi ci ha la- di lavoro e di Blanca madre poi di Zorro. Con Linus Renato aveva
sciato”.
un feeling particolare anche se non era un cane da grandi prestazioni
Rimango un attimo in silenzio, poi lego i miei cani, do spiegazioni ma fermatore straordinario e cacciatore di furbe intuizioni. Quasi
agli amici e mi avvio al furgone, durante il tragitto tutto mi scorre contemporaneamente a Linus Renato acquistò da me Chiara bellisnella mente molto veloce, la storia di 30 anni di amicizia con quel- sima ed elegante femmina che raggiunse il Campionato Assoluto
l’uomo che non è più tra noi.
e che accoppiata con Olmo diede i natali al famoso Basco, cane
Conobbi Renato Tosi nel lontano 1978 ero alle prime armi alla corte che Reato Tosi ebbe nel cuore più di ogni altro, perché esprimeva
di Rino Vigo, una mattina arrivarono due persone: una era Renato, in pieno tutto quello che lui pretendeva da un soggetto da caccia e
l’altro era il grande Luciano Tansini, li conobbi entrambi quel gior- da prove. Basco divenne Campione Assoluto Italiano ed Internaziono e fu subito ammirazione e simpatia specialmente per quell’omo- nale nonchè Campione sociale per due volte e vincitore di diversi
ne di Tansini, scherzoso e sempre sorridente.
Trofei tra cui Canossa, Ciceri, Amaldi, vincitore della Settimana
Dalla macchina scesero due bracchi: una femmina di nome Lina ed sarda 2000, ecc. ecc. Fu anche padre di Amelia dell’Oltrepò Ch It
un maschio bellissimo di nome Alan di Zerbio, un roano vigoroso di Bellezza e madre di Zulù dell’Oltrepò che Renato non potrà più
godere.
nipote del famoso Burt di Zerbio e lì iniziò la nostra avventura.
Renato era appena uscito da una brutta avventura cinofila , era pro- Renato è stato per me un compagno di avventure cinofile inimitaprietario di una cagna straordinaria di nome Vira di Montepetrano bile, di una competenza in materia che solo pochi hanno, con lui
che per un incidente finì prematuho attraversato mezza Europa sia
ramente.
per le prove che per gli allenamenti (dove lui si divertiva di più)
Allora i bracchi soffrivano di alcue capitò più di una volta durante
ne tare genetiche e non era facile
soggetti di qualità venatorie partiuna prova di sentirmi dire da lui
colari, finchè nel 1982 arrivò Fritz
“Vado a vedere la batteria di Botdi Zerbio e l’anno dopo vincemtani perchè è da tempo che non
vedo i suoi cani “, questo per dire
mo il Derby di Umago con Renato
presente. Quel giorno festeggiamche non osservava solo i suoi cani,
mo con gioia l’evento assieme con
quelli li conosceva, ma verificava
un altro amico ora scomparso, lo
gli altri che non aveva sottocchio;
spinonista Luigi Granata. Purtropsolo un vero gentelman poteva arrivare a questo, e lui lo era.
po quell’entusiasmo finì presto
perché Fritz morì di emorragia
Negli ultimi anni anche se non
alcuni mesi dopo. Qualche anno
aveva suoi cani di spicco non è
dopo arrivarono Mirco e Marmai mancato alle lunghe trasferte
co figli di Zara (figlia di Vira) e
dando prova di grande passione
per l’ambiente cinofilo e per il
del grande Fer , due soggetti che
esprimevano quell’istinto nevribracco.
le che ha caratterizzato i bracchi
Non so ancora quando riuscirò a
negli ultimi decenni. Con Mirco e
rendermi conto di aver perso un
Marco facemmo una bella stagiogrande amico ed un grandissimo
compagno di avventure cinofile,
ne di caccia nella sua bellissima
riserva a Stagno Lombardo, un
certo è che lo ringrazio per tutto
luogo straordinario dove passamquello che abbiamo diviso in quemo giornate di caccia memorabili
sti anni, uomini così non dovrebcon i nostri bracchi. Portammo i
bero mai mancare.
Ciao Renato
nostri ausiliari in Istria ad iniziare la preparazione e di lì a poco ci
furono i primi risultati.
Danilo Rebaschio
Renato Tosi
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SPECIALE CLASSICHE
A QUAGLIE
Conclusa la stagione delle Classiche a quaglie riteniamo opportuno, anche in vista dei prossimi cambiamenti del Regolamento delle prove, fare il punto della situazione riportando i diversi
punti di vista di conduttori, allevatori, giudici e spettatori non
prima di aver annotato, per memoria, il regolamento ENCI di
queste prove.
Terreni
….pianeggianti di almeno 15 ettari senza alcun ostacolo intermedio che ne limiti la completa utilizzazione, tutto ben
coperto da vegetazione la quale tuttavia non deve mai risultare né troppo alta né troppo bassa né troppo fitta.
Razze Continentali
Richiesta andatura spedita, in stile di razza, cerca ben estesa
ai lati, ordinata e di profondità contenuta, così da garantire
una efficace esplorazione del terreno. Il cane deve porre in
evidenza iniziativa ed avidità pur restando in grado, in ogni
istante, di rispondere ai richiami del conduttore. Il lavoro di
coppia dimostrerà autonomia di cerca, nessuna dipendenza
dall’altro cane presente sul campo. Il consenso sarà preferibilmente spontaneo, consentito anche a comando purchè
espressivo.
Criteri di Giudizio
Massima importanza va attribuita allo stile di razza, alla
potenza dell’olfatto, alla facilità di incontro, alla regolarità
della cerca, alla perfezione del dressaggio. Nel valutare gli
errori compiuti dai concorrenti i Giudici dovranno considerare con maggiore indulgenza le ferme a vuoto tenendo presente che nel campo esistono numerose emanazioni lasciate
da quaglie usate per i turni precedenti.
Lucio Marzano
Sono prove impegnative che richiedono un particolare addestramento dei cani, che può perfino essere controproducente per le
successive prove a selvaggina e sono pochi coloro, professionisti
o dilettanti, che presentano i loro allievi in queste manifestazioni.
Va anche aggiunto che pochi sono i soggetti che hanno le caratteristiche adatte a primeggiare
nelle classiche , che richiedono che il cane entri immediatamente in azione al massimo della andatura, che faccia dei percorsi
geometrici, che allarghi quanto il campo permetta, che sia incontrista su selvaggina dalle emanazioni
quanto meno anomale, che resti perfettamente immobile al frullo, anche
se molto spesso la quaglia fa il cosiddetto “cavallotto” cioè un balzo, più
che un volo e che esegua il consenso.
Ma questa è la nota del concorso ed
a questa bisogna attenersi anche se
, evidentemente, queste sono manifestazioni più adatte agli inglesi che
ai continentali ed in particolare agli
italiani. Innegabile il valore didattico di queste presentazioni,
dato che tutto il pubblico può assistere per intero alle prestazioni, facendo utili osservazioni e commenti sullo stile e sulla
preparazione dei soggetti .Sotto l’aspetto tecnico qui si esasperano le prestazioni velocistiche e di stile di razza , si condannano
i dettagli, si corre di forza e potenza non lasciando spazio alla
fantasia ed all’iniziativa dei soggetti e l’addestramento assume
importanza decisiva. Il bracco italiano, grazie a pochi appassionati che ogni anno si caricano delle varie trasferte, risulta
presente in numero ben superiore alla sua diffusione numerica
ed ancora una volta è riuscito a dar luogo in tutte le manifestazioni importanti a batterie consistenti sul piano numerico e
anche a mandare in classifica parecchi soggetti a dimostrazione
della ritrovata vitalità della razza.
Renato Gritti
Ho visto solo le classiche di Bergamo, ma sono convinto di non
essermi perso molto, forse i cani erano in una giornata no, ma
sono rimasto insoddisfatto di loro, dei loro conduttori e del comportamento dei giudici. Andiamo con ordine, i cani pochi, troppo pochi per esprimere una valutazione sullo stato della razza e
per di più con una preparazione di scarsa qualità , i conduttori
abbastanza approssimativi sia sul come hanno preparato i soggetti sia sul come li hanno condotti durante il turno. Giudici, un
eccessivo permissivismo a chi giova? Il cane va valutato per
quello che rende nel turno, chi è stato o chi sarà non ha nessuna
importanza, un giudizio eccessivamente benevolente mette in
cattiva luce la razza agli occhi di un pubblico che già vede con
diffidenza bracchi e spinoni e non capisce perché debbano essere
mantenuti in prova soggetti che hanno commesso evidenti errori
da eliminazione. Resta il fatto che le classiche se fatte con cani
giusti, nel modo giusto sono un’importante occasione di verifica
e una buona vetrina.
Giulio Tirotti
Le prove classiche a quaglie sono una palestra quasi ideale per
un’utile valutazione zootecnica. A causa dei terreni ricchi di emanazioni di quaglie lasciate precedentemente e di altri cani che lì
hanno sporcato il soggetto deve avere in somma evidenza equilibrio ed intelligenza oltre che stare perfettamente nella nota che
significa anche un ottimale stile di razza , cerca con lacets non
molto profondi ma ampi e con rientri
sempre nel vento, correttezza e consenso. Sappiamo che il continentale
italiano si adatta con più difficoltà degli altri, ma con la giusta applicazione
si può ottenere che si destreggi bene
in questa difficile specialità.
Flavio Fusetti
E’ ormai un po’ di tempo che diamo
la speciale alle classiche nelle sud-
dette prove. Lo scopo era chiaro a tutti, e mi permetto, si voleva
incrementare il numero dei partecipanti visto l’importanza delle
suddette prove in termini di promozione e poi costituiva anche
un rafforzativo della nostra strategia relativamente al turno di
coppia che, ancora mi permetto di dire, non vogliamo si effettui
su selvaggina. Dicevo sono ormai anni che diamo queste speciali e sono ormai anni che seguo gli appuntamenti in Lombardia, a questo punto credo di poter dare anche qualche giudizio.
Intanto il numero dei soggetti non cresce, siamo sempre a qualche unita’. I cani che vengono presentati sono gli “stessi”, chiaramente parlo in senso statistico, e purtroppo devo aggiungere,
in quanto non ritengo siano in generale i più rappresentativi di
razza e nota del concorso. Per finire anche la preparazione dei
cani è, spesso, molto approssimativa, direi anzi che col tempo
è peggiorata. I concorrenti, anche questi sempre gli stessi, hanno aspettative ben al di sopra di quanto oggettivamente si potrebbe pensare e poi qualche volta tra fischi e grida disturbano
abbondantemente i compagni di coppia, ed i giudici? A loro va
bene cosi’ anzi, tra turni terminati per grazia ricevuta, consensi
mancati con scusanti varie, regolamenti (mal) interpretati arrivano alle relazioni finali con cani in classifica e … tutti insieme
appassionatamente ci dicono, ci diciamo, che la razza va bene,
che una volta era peggio, che ….
Mi chiedo, vi chiedo ma e’ proprio cosi’? Cui prodest? Qualcuno ha scritto, ma questa e’ una domanda che mi faccio, che vi
faccio. Andiamo avanti cosi’? Ma qualcuno ha sentito i commenti di bordo campo degli appassionati delle altre razze, i continentalisti intendo, non gli inglesisti.
L’unica nota positiva, si fa per dire, è che anche le altre razze
non stanno proprio magnificamente, anche per loro la nota del
concorso è …. l’ottava del pentagramma ed i concorrenti non si
differenziano dai nostri.
Claudio Cortesi
Problemi primari:
La preparazione approssimativa dei cani. E’ inconcepibile perchè è la cosa più importante.
La confusione (fischi, grida, sfondamenti in profondità, conduttori non allineati e vicini alla giuria.
Consenso carente e spesso mancante. Tutto ciò non è possibile
perchè l’essenza della prova è il turno perfetto, l’addestramento impeccabile, i lacets pennellati,l’obbedienza e la correttezza, lo scambio del terreno, il rispetto del compagno. Se viene
meno tutto ciò diviene
una gara da quagliodromo e a questo punto ci
presentiamo noi con i nostri cani da caccia che nei
dieci minuti sono buoni
di fermarci tre o quattro
quaglie. Ma non è questa la ratio della nota del
concorso (il regolamento
Enci in proposito è chiaro
ed esaustivo). Relativamente poi al consenso,
dopo fiumi d’inchiostro e
sedute infinite si è stabili-
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
to di testare il consenso nelle classiche. E poi vedi molti cani
che non lo fanno. Ma allora non ci siamo. Qui per me bisogna
essere inflessibili. E’ inconcepibile che professionisti che traggono di che vivere dall’addestramento dei cani o conduttori
che fanno le classiche tutte le domeniche di primavera presentino cani che regolarmente bucano i consensi. Pertanto per me
i giudici dovrebbero essere meno indulgenti anche a costo di
veder diminuire anzichè aumentare il numero dei partecipanti.
A me non fa piacere sentirmi dire che i continentali italiani
sono aiutati. Anche perchè penso che non sia vero.
Voglio aggiungere che per me questi problemi esistono non
solo per gli italiani ma anche per gli esteri e anche per gli inglesi che pensano di vivere in paradiso e guardano i nostri cani
con ironica sufficienza. Detto ciò che fare?. Sui due piedi non
lo so. Una cosa è certa. Le classiche sono piuttosto avulse dal
mondo della caccia o per lo meno le più lontane. E i nostri cani
(regolamenti di caccia a starne e selvaggina naturale lo confermano) svolgono prove il più possibili aderenti all’attività venatoria fatta con tutti i crismi. Perciò non aspettiamoci stravolgimenti, So di grandi bracchi tipicissimi, avidi ed impegnati
nelle prove suddette svolgere un compitino appena sufficiente
o addirittura da ritiro nelle classiche. E allora come la mettiamo?. Rispolveriamo vecchi concetti che le classiche sono
concepite ad uso e consumo degli inglesi e che noi ci dobbiamo adeguare anche se il mondo dei continentali sono le prove
di caccia?.E qui si va nell’aspetto promozionale: alle prove di
caccia i curiosi e i possibili acquirenti si contano sulle dita di
una mano (quando va bene), alle classiche sono centinaia.
E qui lo spettatore testa lo stato delle razze, si fanno considerazioni, scelte ed acquisti di cani e cuccioli (e io aggiungo purtroppo perchè il nostro bel cane qui non da il meglio di se).
Non tiro conclusioni, ma neppure mi strappo i capelli (anche
perchè..........) e tutto sommato non sono pessimista.
Vinicio Tognolo
Le prove classiche a quaglie sono importantissime perché mettono in evidenza al massimo grado le qualità dei cani. E’ inconcepibile che un cane che aspiri al campionato non sia in grado
di interpretare la nota del concorso e non abbia in grande evidenza le qualità di razza. Bene ha fatto la SABI a fare la scelta
delle classiche e non capisco come altre Società Specializzate
facciano correre i cani in coppia in caccia pratica dove non
solo si snatura l’indole del continentale e dove l’addestrabilità
non può essere verificata,
inoltre non va dimenticato l’aspetto promozionale delle classiche perché
richiamano ovunque si
svolgano un gran pubblico, certo i cani devono
stare veramente a posto ,
ma la preparazione è un
problema dei conduttori
e non dei bracchi o degli
spinoni.
Giovanni Barbieri
Ho avuto la possibilità di
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assistere soltanto alla speciale di Colfiorito, però da una postazione privilegiata: ero delegato ENCI e quindi ho potuto essere
all’interno del terreno di prova. Innanzi tutto un dato sulla partecipazione numerica che a me è apparsa consistente: 10 bracchi
italiani, mentre i Pointer nella prova a loro riservata del primo
giorno erano 20.
Sulle qualità non sono pessimista, almeno la metà stavano nell’Eccellente ed anche questo mi dato mi sembra incoraggiante,
quando entrerà in vigore il regolamento che renderà obbligatoria
la qualifica in una prova a quaglie per raggiungere i titoli per la
proclamazione a campione italiano di lavoro ci sarà senz’altro
un aumento numerico a cui farà seguito un aumento qualitativo.
Concordo pienamente con chi considera la classica a quaglie una
prova difficile, soprattutto per le razze continentali, che sono
meno addestrabili di quelle inglesi ed hanno una minore propensione per una cerca geometrica, base fondamentale per svolgere
il lavoro di coppia. Classica a quaglie vuol dire classicità della
cerca, classicità dello stile e perfetto addestramento, se manca
anche uno solo di questi requisiti si sarà irrimediabilmente penalizzati. A che cosa servono le classiche? Sono d’accordo con
il Presidente Attimonelli quando dice che sono prioritariamente
uno strumento offerto agli allevatori per aggiustare le eventuali
carenze dei prodotti allevati: il campo perfettamente piatto, amplissimo , con l’erba bassa è l’ideale per vedere pregi e difetti
dei cani, non ci sarà modo di nascondere nulla ed ognuno potrà
realisticamente valutare quali riproduttori utilizzare. Certo finchè la partecipazione sarà scarsa a poco servirà, mentre rimane
, se i cani sono giusti, un formidabile veicolo pubblicitario. Non
finirò mai di ringraziare Enrico Van Engenelhoven, l’Olandese
per intenderci, per aver dato per anni la possibilità di ammirare alcuni suoi cani che erano quasi i prototipi della razza e che
hanno fatto ricredere più di un cinofilo sulle qualità dei bracchi
italiani.
La nota dolente è l’addestramento: se un cane ha delle qualità,
se non le ha nessuno potrà dargliele, il resto lo deve mettere il
lavoro dell’addestratore, i lacets devono essere amplissimi e non
troppo distanziati, causa la scarsa emanazione delle quaglie e
non c’è altro modo per insegnare al cane a non spezzarli e a non
fare i rientri a vento cattivo se non correndo e sudando, la correttezza al frullo, non sarà mica un problema ottenerla su fagiani
e non su quaglie!, deve essere totale ed il cane deve rimanere
nel punto in cui ha fermato anche se la quaglia parte quando
il conduttore è lontano, sempre che non sia una ferma troppo
ravvicinata, il consenso può essere anche fatto a comando, ma
sempre espressivo, ho visto Kurzhaar sedersi e Bracchi Italiani
muovere festosamente la coda se non addirittura ignorare il compagno di coppia.
Infine i giudici: la prova richiede nessuna sagacia venatoria, un
addestramento perfetto ed un applicazione dei Regolamenti rigorosa, nelle prove di caccia le valutazioni saranno diverse , ma
in classica non ci sono scorciatoie, atteggiamenti di eccessiva
benevolenza possono solo , pensate a cosa vede il pubblico che
assiste alla prova dalla tribune , creare irrisione alla razza e danno d’immagine.
Giuseppe Colombo Manfroni
Alle libere continentali di Bergamo si sono affiancate due speciali bracchi italiani richieste dalla SABI. che da qualche anno,
ma con fatica, vorrebbe riportare la razza ad una partecipazione
che un tempo era altamente rappresentativa.
Le ragioni di questa politica della Società sono importanti e
meritano di essere brevemente ricordate.
Punto primo:
- Il terreno e le quaglie immesse sono controllabili da tutti: concorrenti, giudici, pubblico; le condizioni sono quindi uniformi, salvo le variazioni climatiche; i turni sono ben visionabili
da tutti, dalla partenza fino alla fine. Un processo pubblico
offre maggiori garanzie di equanimità, i cani meritevoli danno spettacolo e possono essere visti da tutti senza bisogno
di trasferte in Polonia o in Serbia dove poi magari non riesci
a vedere un accidente di niente! E per questo una classica a
quaglie bene interpretata è anche una bella vetrina propagandistica.
Punto secondo:
- I giudici possono fare osservazioni sullo stato evolutivo delle
razze, valutare sfumature sullo stile, comunicarsi esperienze,
fare confronti in un contesto che nelle prove di caccia, quando solitari conducono una batteria, riescono si e no a fare “a
tavolino” una volta finita la prova e assegnate le qualifiche.
Insomma, la prova a quaglie può costituire un ottimo aggiornamento per tutti i giudici, senza escludere gli aspiranti, gli
allevatori, i proprietari dei cani, i semplici appassionati. Per
i bracchi ad esempio, si ha l’opportunità di intendersi “de
visu” su trotto, filata, velocità, ferma di scatto o preparata,
su tutte quelle cose che hanno spesso suscitato discussioni,
confusione e disparità di vedute. Ecco, la prova a quaglie può
essere un eccellente strumento anche per avvicinarsi a quell’uniformità di giudizio che tutti reclamano e che in assoluto
non potrà e non dovrà essere totalmente raggiunta, ma che
deve comunque rimanere entro certi limiti.
Punto terzo:
- A quaglie verrà dato un ponderato giudizio non solo sullo stile
e in particolare sul movimento, ma anche sull’addestrabilità,
sulla predisposizione a lavorare in coppia, sulla facilità e la
spontaneità a consentire.
In sintesi: tecnica e propaganda che in definitiva sono i fondamentali compiti statutari dell’ENCI e delle Società Specializzate!
E allora perché non c’è più l’assidua partecipazione di un tempo? Ci saranno mille e più ragioni, secondo il mio parere i motivi possono essere ricondotti principalmente a due. I calendari
una volta non avevano l’offerta, o meglio l’affollamento di prove, gare e garette per tutto l’arco dell’anno e nel periodo di riproduzione della selvaggina c’erano solo le prove a quaglie con
o senza CAC e poi.. mi associo al ministro Brunetta: “anche in
cinofilia ci sono i fannulloni”! E pensare che per preparare un
cane a quaglie non occorre andare in Croazia o in Polonia.
La prova a quaglie è considerata come una prova collaterale,
giustamente non più di un CAC viene conteggiato nel curriculum per il campionato, tuttavia presuppone una preparazione
accurata, è molto selettiva e veritiera, non consente certificazioni a chi non ha grandi qualità di razza.
Bene ha fatto la SABI a incentivare la partecipazione dei bracchi a questa specialità, perseguendo come sempre una politica
che non vuole che i cani arrivino alla meta attraverso scorciatoie.
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INTERVISTE BRACCOFILE
AMBROGIO FOSSATI
ALLEVAMENTO DELLA BASSA
BRIANZA
via E. Toti,1 Lissone
Nato a Lissone (MI) il 13/4/64
Titolare di affisso dall’anno 1997
Cuccioli prodotti: una cucciolata l’anno
1) Quando è nata la tua passione per il bracco italiano?
Prima della passione del Bracco ci vuole la passione della caccia, altrimenti anche la passione del Bracco viene deformata.
La caccia l’avevo nel sangue e la coltivai con mio zio Umberto che mi inculcò quando ancora avevo i pantaloni corti la
passione dei beccaccini, cioè l’unica caccia a cui ancor oggi
mi dedico.
A casa mia c’erano Pointer e Setter inglesi, ottimi beccaccinisti
e leggevo tutto quel che parlava di cinofilia, come gli scritti di
Giulio Colombo.
Appunto leggendo di cinofilia, dedussi che il Bracco italiano
aveva le qualità che desideravo.
Fu nel 1978 che, mentre accompagnavo mio zio a caccia alla
Sforzesca in provincia di Pavia (che era un paradiso di marcite a perdita d’occhio) mi capitò di vedere una Bracca italiana
che interpretava magistralmente la caccia al beccaccino: con
altissimo portamento di testa interrogava le emanazioni e dopo
lunghe filate andava a fermare beccaccini inavvicinabili. Rimasi estasiato ad ammirare il superbo lavoro che mi doveva
poi provocare ricordi elettrizzanti.
Incominciai allora a frequentare le esposizioni e le prove alla
ricerca di Bracchi italiani, pensando che fosse quella la razza
meglio rispondente al mio ideale, facendomi accompagnare da
mio zio perché non avevo ancora la patente, ma erano delusioni una dopo l’altra: cani di scarsa passione, non realizzatori,
inutilizzabili per la caccia in terreno libero che io praticavo
con lo zio.
Finalmente nel 1982, quando avevo ormai la patente, mi recai
a vedere una prova a starne a Montemagno d’Asti, dove vidi
un lotto di Bracchi italiani ben impostati, di gran temperamento, mentalità di cerca ampia, gran realizzatori, di gran stile e
con perfetta intesa col loro conduttore che li gestiva sventolando un fazzoletto: mi dissero che era Gastone Puttini che
conduceva un lotto di cani “del Boscaccio” di un certo Cesare
Bonasegale.
Cercai di portare a casa una femmina di quel sangue, ma purtroppo Bonasegale non ha mai allevato per vendere e dovetti aspettare fino al 1988 per realizzare il mio sogno, allorché
Giovanni Dubini, Consigliere della SABI, fece coprire la sua
Diana da Galantom del Boscaccio: nacquero il famoso Vagabund, Mosca e Vespa. A me toccò Vespa, cagna tipicissima di
ineguagliabile femminilità e distinzione che mi accompagnò
a caccia di beccaccini dall’alba al tramonto per dieci anni. Si
distinse subito alla prima prova su starne ad Asti con il 1° ECC
CAC CACIT condotta da Gastone Puttini e svolse una carriera
in cui le mancò solo un CAC in esposizione internazionale per
diventare campione assoluto.
E da lei discendono tutti i miei cani.
Da notare che la corrente “del Boscaccio” ha sempre prodotto
cani che fermano i beccaccini ed è una caratteristica che poche
correnti di sangue offrono.
Acquistai anche Ermes delle Crode figlio di Birt dei Ronchi
per Olimpia, cane di gran passione che però morì giovane di
torsione dello stomaco.
2) Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con il tuo allevamento?
Innanzi tutto cani sani: il cane da caccia è un atleta che richiede fisico integro, asciutto, tonico, senza problemi. Purtroppo
invece ancora oggi si vedono soggetti con dermatiti, calli fastidiosi che si infettano facilmente, otiti essudative, cani che rovinano la reputazione della razza e il lavoro di selezione fatto
fino ad oggi.
Altra qualità irrinunciabile è “tanta, tanta passione”. I cani che
voglio allevare devono far venire la voglia di seguirli fino al
calar del sole, dopo una giornata ininterrotta di caccia in risaia,
terreno micidiale e faticoso da percorrere.
Voglio soggetti realizzatori e la concretezza nel contatto con
la selvaggina resta un punto fondamentale. Caccio beccaccini
che son selvatici che non permettono confidenze, che vanno
fermati da lontano per lasciare al cacciatore il tempo di arrivare a servire l’ausiliare in un terreno in cui muoversi è spesso
problematico. La resa si completa con il riporto e il recupero
perché, fino a quando il selvatico non è riposto nella cacciatora… è tutto fumo.
E son tutte doti che vanno verificate, curate e ricercate nella
caccia vera perché, purtroppo, le prove non forniscono sufficienti garanzie: e ci son soggetti che frequentano solo le prove
ma che non vanno a caccia!
La precocità è dote che mi tengo ben stretta, ereditata dal sangue generoso del Boscaccio. Molti dei miei cani a sei mesi
cacciano in risaia beccaccini servendo il fucile; alcuni di loro
a quell’età sono già tanto intraprendenti da poter metter loro
la braga.
Queste sono le caratteristiche minime ed irrinunciabili.
Dopo di che ricerco il giusto grado di tipicità morfologica, la
“classe” e soprattutto il movimento. E poi ci sono un’infinità di
sfumature che fanno di un buon Bracco un “grande Bracco”.
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
3) Quali doti cerchi principalmente nei riproduttori?
Credo di aver già risposto alla domanda.
Aggiungo che la severità nella scelta dei riproduttori riguarda
sia i maschi che le femmine; per quest’ultime in più ricerco
l’espressione di gran femminilità con un dimorfismo che deve
saltare all’occhio anche solo dallo sguardo e dalle movenze.
La femmina deve essere femminile anche nel lavoro!
Se devo ricorrere ad uno stallone non mio, voglio vederlo
lavorare, non solo in prove ma a caccia. E cerco di avere le
maggiori informazioni possibili su come era da cucciolone,
quando cioè era vergine, prima di essere plasmato dai nostri
ottimi dresseur.
Dopodiché spero che il cielo me la mandi buona!
Ambrogio Fossati
4) Quali sono stati i cani che più degli altri hanno dato
un’impronta al tuo Allevamento?
Come ho già detto, i miei cani discendono dal Boscaccio, e
soprattutto a Galantom del Boscaccio ho sempre cercato di risalire.
Vespa e Spargiot del Boscaccio erano ambedue suoi figli.
Serafin del Boscaccio era figlio di una nipote di Galantom.
Vespa coperta da Dumà del Boscaccio (che era figlio di una
sorella piena di Galantom) mi diede Bagai, Scroca, Preumano,
coi quali ho iniziato l’affisso “della Bassa Brianza”.
Tutti i miei cani discendono da questi beccaccinisti.
5) Cosa ne pensi di prove ed esposizioni come strumenti di
selezione?
Verso le esposizioni ho una certa diffidenza; così come sono
impostate, non hanno efficacia nella selezione dei cani da lavoro. Quante volte si è visto portare alle massime qualifiche di
esposizione soggetti che nulla potevano dare alla selezione per
il lavoro? Purtroppo certi soggetti hanno fatto solo un danno
per la razza.
Ai fini dell’allevamento, se un cane è più o meno bello o se
ha dei difetti, lo vedo da solo, senza che me lo dica un giudice
(che spesso in fatto di Bracchi italiani ha meno esperienza di
me).
Per le prove il discorso è molto diverso tanto che, con la crisi
qualitativa della caccia, per molti sono rimaste il l’unico banco
di prove per la selezione. Se però non si ha la fortuna di conoscere le qualità naturali di quei soggetti prima dell’intervento
modificatore dell’addestramento, si possono anche avere amare sorprese.
Infatti i Campioni di lavoro sono molti, ma i miglioratori della
razza sono pochi.
6) Cosa chiedi alla SABI come allevatore?
In Italia il regolamento ENCI prevede che esista una sola società specializzata per razza. Non avendo concorrenza, queste
società dovrebbero mettersi sempre in discussione per essere
all’avanguardia in tutto per tutto.
Ma cosi purtroppo non è.
Le prove speciali dei Continentali italiani dovrebbero sempre
svolgersi in collina, sui calanchi, nei greti dei fiumi perché in
questi terreni si esalterebbero le doti di tipicità e la fantasia di
cerca di cui è dotata la nostra magnifica razza.
E in quei terreni si smaschererebbero i cani costruiti, robotizzati.
Personalmente le farei giudicare da “inglesisti” per avere una
valutazione meno partigiana.
E non mi dicano che ci vogliono giudici specialisti perché i
Continentali italiani sono le razze più facili da giudicare: un
Bracco italiano di classe lo vede anche un cieco!
Invece le prove della SABI son sempre giudicate dagli stessi
nomi, dando così corda a chi fa illazioni di clientelismo.
Ben vengano le prove specialistiche per un confronto veritiero
con selvatici come beccacce, beccaccini e selvaggina di montagna, per mettere in evidenza cani laureati alla scuola della
più impegnativa “caccia cacciata”.
La prova Classica a quaglie è la prova più laboriosa (e meno
naturale) in fatto d’addestramento, ma è anche una ottima vetrina di propaganda che fa risaltare le doti stilistiche di cui è
dotata la nostra razza, soprattutto agli occhi di quella fetta di
pubblico che ci considera ancora una razza di serie C.
Personalmente toglierei il privilegio per i Continentali italiani
di correre in batterie riservate.
Fatta eccezione per le “Speciali di razza”, in un’Europa allargata dovrebbe esistere solo la prova “Libera Continentali” per
avere un confronto più ampio e veritiero: nelle prove a beccaccini, i miei cani ottengono i migliori risultati a confronto
diretto con i Continentali esteri.
Così facendo forse si avrebbe qualche campione in meno, ma
di maggior spessore.
Si dovrebbe propagandare il Bracco italiano come cane da lavoro all’estero dove esiste una cultura cinofila-venatoria simile
alla nostra: Francia, Spagna, Grecia (e son Paesi dove quando
vedono i nostri Bracchi restano a bocca aperta!) per riuscire
ad avere domani una popolazione più ampia con cui meglio
selezionare i più belli tra i più bravi, avendo sempre presente
che è la funzione che determina il tipo.
Ma quel che soprattutto vorrei dalla SABI è che al suo interno
ci sia un clima di serena collaborazione in cui non ci sia posto
per quei personalismi ed inimicizie che dilaniano l’Associazione, sperperando un enorme potenziale tecnico e umano, che
con un po’ più di comprensione reciproca si farebbe solo il
bene della nostra amata razza.
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
FAUSTO FIOCCHI
Allevamento della Valle
Santa
via Praticheto 1 Greccio
nato a Greccio (RI) il 6/8/59
Titolare d’affisso dal 1997
Cuccioli prodotti circa 150
1) Quando è nata la tua passione per il Bracco Italiano?
Nei primi anni 80 cacciavo già da qualche anno con i miei
ottimi pointer e per approfondire la conoscenza su questa
razza mi feci dare in prestito da un amico una enciclopedia
sulla caccia. Sfogliando quello dei due volumi che parlava
di cani fui colpito e meravigliato da una foto che ritraeva un
vecchio con due enormi baffi bianchi, seduto su una sedia
con in mezzo alle gambe una bellissima cagna bianco aranciocce poi scoprii essere una bracca italiana. Ne fui talmente
entusiasmato che dopo qualche mese entrò in casa Iago di
Montepetrano.
2) Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con il tuo allevamento?
Il mio scopo principale è quello di allevare soggetti venatoriamente validi con due principali prerogative: la passione ed
il carattere. Se ci sono queste basi si può lavorare tranquillamente per ottenere un valido ausiliare
3) Quali doti cerchi principalmente nei riproduttori?
Le stesse che ho citato sopra. Non è obbligatorio che un
cane debba necessariamente conseguire titoli per poter essere considerato adatto alla riproduzione. Nei circa dieci anni
di collaborazione con Mario Buroni non abbiamo mai usato
cani titolati, ma solo buoni cacciatori, producendo cuccioli
che hanno fatto la felicità di moltissimi cacciatori.
re un ruolo fondamentale nel miglioramento di una razza, a
condizione che si sappia distinguere nei soggetti che le frequentano le qualità naturali e quel qualcosa in più da poter
trasmettere alle future generazioni. Riguardo, invece, alle
expo sono molto più critico. Troppo spesso si vedono in giro
soggetti iscritti in classe campioni che non arrivano neanche all’eccellente. Non è ammissibile che l’andarsi a cercare l’esposizione lontana dove non c’è la concorrenza dia la
certezza del cartellino. Il CAC va meritato non elemosinato
e se consideriamo che questi cani una volta laureati vanno in
riproduzione il danno è bello che compiuto. Voglio precisare
che la colpa non va attribuita esclusivamente ai giudici, ma
anche noi allevatori dobbiamo avere la presunzione di capire
quando un soggetto merita di calcare il ring e quindi far capire anche a chi acquista il cucciolo se è il caso o no di portarlo
in esposizione. Solo così si potrà ridare la giusta impostazione morfologica e quindi migliorativa alla razza
6) Cosa chiedi alla SABI come allevatore?
Quello che chiedo alla SABI è di tutelare maggiormente
la razza, di farlo al di là di tutto e di tutti. Personalmente
sono convinto che negli anni 80 quando mi sono avvicinato
al bracco italiano questi attraversava un momento migliore e sicuramente c’erano meno polemiche: Polemiche che a
mio avviso si sono ritorte proprio sulla razza. A quei tempi
lo standard era un riferimento per tutti e tutti cercavamo di
produrre soggetti il più possibile vicino a quello che vi era
scritto, oggi la mia impressione è che si vogliano fare delle modifiche in base a come nascono i cani. Sarò sempre al
fianco di chi vuole migliorare, ma a trasformare non ci sto.
A quel punto ci sono altre razze. Concludo dicendo che se è
vero che un raduno è la giusta cartina di tornasole per valutare le condizioni di una razza, in base a ciò che ho visto ad
Orvieto la SABI ha molto da lavorare, se invece i bracchi
sono in buona salute, ma disertano i raduni allora la SABI ha
molto da riflettere.
4) Quali sono stati i cani che più degli altri
hanno dato un’impronta al tuo allevamento?
Per un allevatore tutte le fattici ricoprono un
ruolo fondamentale per il prestigio dell’allevamento, ma se devo fare dei nomi dico la
camp. Bel e Rip Tebe di Montepetrano che
con qualunque maschio sia stata coperta ha
sempre prodotto cani tipici e con grandissima
passione. Voglio ricordare anche cani come
il Camp. di Lav Mercurio della Valle Santa
ed il Camp Ass Quark della Valle Santa che
condotti magistralmente dall’amico Ugo Pucciatti hanno consentito al mio giovane allevamento di avere un po’ più di lustro.
5) Cosa ne pensi di prove ed esposizione
come strumento di selezione?
Le prove di lavoro possono sicuramente ave-
Un soggetto di Vallesanta
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
CALDES 2008
Il tradizionale appuntamento a
detto comunque che a Caldes vi
GIUSEPPE COLOMBO MANFRONI
Caldes ha visto la partecipazione
erano alcune assenze importanti e
di quarantacinque bracchi al raduno, ma sempre, nel ri- che, per problemi di estro, un paio di grandi femmine erano
spetto della tradizione, scarsa l’affluenza dei braccofili al rimaste a casa.
seminario del sabato. E pensare che il tema concordato “ La Miglior femmina e quindi vincitrice di un bellissimo quadro
gestione del cane - Uso ed abuso del fischietto” era interes- che generosamente la famiglia Montesi ha donato alla SABI
sante ed utile per tutti i possessori di cani indipendentemen- per ricordare la loro Petra recentemente scomparsa, è risulte dall’impiego che di questi si vuol fare. Si vede che tutti tata Polcevera’s Morena di Maurizio Sodini. Un soggetto
all’occorrenza si sentono abilissimi addestratori e non han- giovane, un po’ leggerina e con spalla non idealmente inclino bisogno di confrontarsi sull’argomento avendo sempre i nata, ma dotata di grande espressione e femminilità, sciolta
loro cani perfettamente in mano. Me ne ricorderò quando mi e vorrei dire quasi spavalda in una camminata accattivante.
capiterà di giudicarli in prova!! E a caccia? Saprò usare ap- L’anno prossimo si replica, se quanto sto cercando di realizpropriatamente il fucile! Scherzi a parte il sabato è stato uti- zare andrà a buon fine, ci sarà una sorpresa e in questo caso
le e bello: bello perché agli amici della SABI la Val di Sole la data dovrà essere posticipata alla fine di agosto.
notoriamente riserva sempre il sole e quest’anno una cornice di verde come non mai. Utile perchè Gastone Puttini, Classifica del raduno
avvalendosi della sua lunga esperienza e sensibilità, è stato
estremamente semplice, chiaro ed esauriente nell’esporre Maschi B/A
l’argomento e successivamente nel condurre la parte pratica Classe Campioni
dove in un bosco “da beccacce” alcuni bracchi si sono suc- 1 ECC BOB Plutone dei Bricchi di Matteo Tori
ceduti in azione di caccia. Qui ho visto con piacere diversi Classe Libera
soggetti ben condotti e dotati di ottimo collegamento esplo- 1 ECC Teo p. Lampugnani
rare compiutamente il terreno con pochissimi interventi del Classe Lavoro
conduttore, più col cenno che col fischietto; questa è stata 1 ECC CAC Poldo p. Sanchi
la dimostrazione che ai seminari partecipano quasi sempre Classe Giovani
proprio quei personaggi che ne hanno meno bisogno!
1 ECC Masof dell’Oltrepò p. Scevi
In breve Puttini ha ricordato che il cane è Un semplice – un Classe Juniores
istintivo – un dipendente nato. Ed è dotato di grande sen- 1 MP Teofilatto dei Leonzi di Villa Botteri p. Aura Tori
sibilità.
Importante è “capire per farsi capire” solo così, con ordine Femmine B/A
e metodo, si potrà instaurare un proficuo dialogo attraverso Classe Campioni
un linguaggio semplice e chiaro sia con la voce che con il 1 ECC Diana di Montericco p. Matteo Tori
fischio.
Classe Libera
Domenica su un ampio ring con erba ben rasata e con una 1 ECC BOS Polcevera’s Morena p. M. Sodini
leggera brezza portata dal torrente Noce che lambisce que- Classe Lavoro
st’area, vi erano le condizioni ideali per presentare un bel 1 ECC CAC Fedra di Cascina Croce p. Evangelisti
lotto di bracchi. A me il compito di giudicarli tutti. Una bella CLASSE GIOVANI
vetrina che mi ha dato in un sol giorno l’opportunità di ave- 1 ECC Polcevera’s Dhelia p. Mauro Nerviani
re una panoramica di maschi e femmine delle due varietà. Classe Juniores
Un livello generale di eccellenza anche nelle classi giovani 1 MP Dolly p. Matteo Tori
e Juniores che conferma la selezione valida a cui la razza
da decenni è sottoposta, ma senza punte di diamante, senza Maschi R/M
poter ammirare quel soggetto che ti impressiona e ti ritorna Classe Lavoro
in mente alla sera prima di addormentarti! La dimostrazio- 1 ECC CAC Zico p. M. Tori
ne è che il migliore di razza per l’ennesima volta è stato Classe Giovani
l’inossidabile Plutone dei Bricchi di Matteo Tori e anche 1 ECC Miglior giovane Bernardo p. A. Tori
suo fratello Pauso di Maurizio Sodini, seppure scondizionato rispecchia ancora in pieno “quel concetto di bracco” Femmine R/M
così bene espresso dallo standard, ma che molti braccofili CLASSE CAMPIONI
mi sembra, stentino a comprendere. Mi auguro che i miglio- 1 ECC Ramona p. Matteo Tori
ri allevatori trovino ancora le giuste ispirazioni per produrre Classe Lavoro
quei bracchi entusiasmanti come quelli citati ed altri che in 1 ECC CAC Eva dell’Angelo del Sommano p. Denis Contempi non lontani hanno saputo dare lustro alla razza. Va zato
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il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
TROFEO BELLO E BRAVO
AD ORVIETO
La scelta era parsa subito obbligata;
ne- e Capone –giovani-. In generale
FLAVIO FUSETTI
da una parte Giovanni aveva, giustaho registrato una qualità inferiore
mente a parer mio, bisogno di una pausa dopo quasi vent’anni a quella vista in passato soprattutto le maggiori carenza le ho
di “servizio” in quel di Terni mentre non ci si poteva permette- notate nelle classi giovani e lavoro ma se in quest’ultima possiare di perdere un momento di visione della razza al centro-sud. mo ritenere che le nuove regole per l’accesso (qualifica in zona
Perchè questo ha rappresentato negli anni il raduno umbro che, “doc”) abbiano ridotto drasticamente le opportunità per quanproprio perchè capito dagli appassionati, ci aveva abituato ad to riguarda le nuove leve occorrerà, a parer mio, intraprendere
una partecipazione di altissimo livello sia per quanto riguarda la qualche iniziativa che ci permetta di verificare il vero stato della
quantità che la qualità dei soggetti presentati. Dicevo quindi che razza. La manifestazione comunque vedeva alla fine al BIS il
la scelta di appoggiarci all’organizzazione di Umbriacinofilia (solito, purtroppo o meno male) Plutone dei Bricchi dei coniugi
era la naturale prosecuzione per un appuntamento irrinuncia- Tori che s’imponeva sulla Peppa del Boscaccio, ancora lei, di
bile. Ma quanta “sofferenza” nelle giornate precedenti l’evento Tirotti quale miglior femmina e su Unica di Cascina Croce di
nelle quali appariva chiaro che i cani presenti sarebbero stati Gritti, miglior giovane. Tanto per essere chiari ho scritto di Plupochi, molto pochi. Troppo pochi. Alla fine il numero di cani tone “purtroppo” in quanto non sono emersi cani più giovani ma
iscritti, se pur lontano dalle aspettative, era sufficiente a garanti- ho aggiunto un “meno male” in quanto Plutone è sicuramente
re il “successo cinofilo” della manifestazione mentre per quanto uno dei bracchi più rappresentativi della razza.
riguarda la qualità occorreva aspettare e già dal sabato mattina Il giorno seguente la prova con 4 batterie al vaglio dei signori
sono state chiare le cose: un soggetto, una femmina, avanzava Capone, Gaggi, Bovicelli, Mantovani, le zone erano abbastanza
in modo deciso la propria candidatura al trofeo in palio, infatti delocalizzate ma offrivano le stesse condizioni viste negli anni
la Peppa del Boscaccio di Tirotti vinceva col CACIT la prova scorsi: presenza e qualità della selvaggina, buone condizioni di
OAKS, e scusate se è poco.
terreno unite però a quelle non certo ottimali, anche se probanti,
Nel pomeriggio l’esposizione del raduno. Circa 40 i cani al va- di tipo climatico. Alla fine un discreto numero di bracchi era in
glio dei sigg. esperti: Evangelisti -maschi-, Massimino -femmi- classifica e su tutti, ancora una volta, la Peppa con un secondo
CACIT col quale si aggiudicava il trofeo Bello e Bravo in palio.
Congratulazioni al proprietario e conduttore Giulio Tirotti che
ha visto coronato con questo successo il lavoro di questi ultimi
anni, ora aspettiamo la Peppa in riproduzione. Un altro punto
di merito va espresso a due nostri soci esteri, Jeanette Koepsel e Rommert Hazemberg, che hanno piazzato due loro cani
nelle prove fatte. Congratulazioni a loro ed un invito a tutti i
proprietari esteri a partecipare maggiormente alle nostre manifestazioni.
Per finire un doveroso ringraziamento a chi ci ha permesso di
continuare nella nostra tradizione mi riferisco ai gruppi Cinofili
Umbri perugino, orvietano e ternano con i loro dirigenti e tanti
volontari mobilitati per tre giorni.
Il Migliore di razza al raduno
il vincitore del Trofeo Bello e Bravo con la giuria
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
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TROFEO FRANCO LOGI
A COLLE VAL D’ELSA
Appuntamento di fine stagione,
Quest’anno le tre nomination
GIOVANNI BARBIERI
almeno dopo l’intensissima attierano state appannaggio della
vità cinofila estiva nel senese, alla tre giorni di Colle Val delegazione CISP dell’Emilia Romagna, che si fa carid’Elsa organizzata dall’Arcicaccia tramite Marco Ciara- co di organizzare l’importante manifestazione spinonista
foni che, tra i tanti meriti, ha anche quello di essere ap- di Bertinoro, del Gruppo Cinofilo di Poggibonsi nella
passionato di continentali italiani ed in particolar modo persona del suo Presidente Riccardo Soderi per l’annuadi bracchi di cui è anche allevatore.
le organizzazione della Coppa delle Delegazioni della
Come sempre calendario densissimo di avvenimenti con SABI e del Trofeo Massimo Scheggi e di Enrico Van Entre prove DOC con CACIT in palio e manifestazioni col- gelenhoven per l’incredibile impegno profuso nel corso
laterali.
degli anni in favore del bracco italiano.
La speciale bracchi italiani era come sempre in memoria A parte troverete il resoconto della manifestazione, a me
di Franco Logi grande dirigente dell’associazionismo ve- qui preme sottolineare come fosse gremita la sala e come
natorio ed appassionato braccofilo, ma la festa, perché si lungo e convinto fosse l’applauso che ha suggellato l’asè trattato di una vera festa della cinofilia, era cominciata segnazione dell’Oscar all’Olandese.
venerdì 29 agosto con un convegno sul bracco francese Ho avuto il piacere di giudicare per ben due volte i braca cui è seguita l’assegnazione dell’Oscar della Cinofilia chi italiani, il primo giorno e la prova speciale.
per i continentali italiani.
Il giudizio è alquanto contrastante, chi mi legge mi co-
12
nosce come persona franca e che, nell’interesse della
razza, non ha peli sulla lingua, ebbene se i bracchi sono
quelli visti il primo giorno c’è di che preoccuparsi, cani
maturi completamente spenti, giovani totalmente privi di
quell’animus che li potrebbe rendere appetibili ai cacciatori, se questo è lo stato della razza il futuro è irto
di difficoltà. Torno a ripeterlo troppe chiacchiere e poca
caccia, la selezione si fa verificando la venaticità dei soggetti e le mezze tacche vanno inesorabilmente messe da
parte, figurarsi poi se queste vengono portate in prova
dove dovrebbero arrivare i migliori cani da caccia. Non
vi sto qui a raccontare lo sconcerto dell’accompagnatore
nel vedere le difficoltà che i cani avevano nell’affrontare
erbaccioni alti fino al ginocchio, ma era lo sconcerto che
qualsiasi cacciatore avrebbe avuto in quella situazione.
Il secondo giorno mi è toccata una batteria di bracchi tutti condotti da Tognolo e la musica è cambiata in maniera
radicale, ci sono stati errori per carità, ma vivaddio i cani
hanno tutti dimostrato una esuberanza ed una voglia di
andare al di sopra della media, uno su tutti Febo di Cascina Croce. Oltre al cartellino di Xeres delle Terre Alliane ottenuto dopo un turno prolungato ed entusiasmante,
Febo, come ho detto in relazione ha dimostrato come
deve essere la mentalità e il comportamento di un bracco
italiano ideale, purtroppo non ha incontrato perchè gli
manca quel pizzico di astuzia nel reperire i selvatici che
solo la caccia può dare, ma è giovane, ha fatto il derby
quest’anno e maturando migliorerà ancora.
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
Però al ritorno al campo base i commenti degli altri giudici non sono mai stati entusiasti. A prescindere dai risultati, le condizioni climatiche difficilissime così come
lo erano i terreni giustificavano gli errori dei cani, quello
che ha lasciato a desiderare è la qualità e la mancanza di
animus. La razza in questo momento, tolte alcune punte
di eccellenza, non brilla, è un ulteriore campanello di allarme che fa seguito a quello già lanciato per le qualità
morfologiche, ne dobbiamo essere tutti consapevoli, proprietari, giudici, conduttori, perché solo da una ritrovata
unità di intenti potremo uscire da questo stato di crisi.
Per la cronaca il Trofeo Franco Logi , realizzato da Gabriella Pittaro, è stato assegnato a Re di Cascina Croce
di Matteo ed Aura Tori condotto da Vinicio Tognolo che
bissa il successo al Derby 2008.
Classifiche della speciale
I batteria Giudice Barbieri
1° Ecc CAC CACIT Xeres delle Terre Alliane cond Tognolo
2° Ecc Re di Cascina Croce cond Tognolo
II Batteria Giudice Bianconi
1° Ecc Eros di Cascina Croce cond Pucciatti
III Batteria Giudice Passini
1° MB Peppa del Boscaccio cond Tirotti
CQN Ottone di Cascina Croce cond Tirotti
IV Batteria giudice Lombardi
1° Ecc Sauro del Cigliolo cond Pittaro
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
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L’OSCAR DELLA CINOFILIA
Quando si parla di cinofili che hantrasmettere le loro qualità alle proGIOVANNI BARBIERI
no fatto grande il bracco italiano,
genie e quando qualche rara volta
tra gli altri, non si può fare a meno di pensare ad Enrico Van questo non è avvenuto non ha avuto remore nel ritirare il cane
Elgelenhoven.
dalla riproduzione. Quella di allevatore è una dote a 360 gradi,
Conosciutissimo tra tutti coloro che hanno a che fare con la cani, polli, oche di tutte le specie e di tutte le latitudini del glocinofilia venatoria, l’Olandese, così è noto tra gli addetti ai bo , Enrico riesce a vedere e a fare quello che altri non vedono
lavori, ha legato indissolubilmente il suo nome a quello del e non sanno fare e proprio sfruttando questa sua qualità innata
Bracco Italiano e il riconoscimento che gli è stato attribuito ha costruito un impero economico partendo dal nulla.
a Colle Val d’Elsa è il coronamento di un impegno che si è I cani dell’Olandese? quelli che hanno fatto la storia del Bracprotratto per alcuni decenni e che tuttora è forte.
co Italiano negli ultimi vent’anni, tanti tantissimi e tutti camVoglio parlare di Enrico partendo da quella che è l’altra metà pioni di lavoro , quasi tutti anche campioni di bellezza e quindel suo cielo, Guglielmina la sua inseparabile compagna di di assoluti, perché per lui l’ideale del bracco italiano è il bello
una vita. Si perché se Enrico è approdato al bracco italiano, e bravo ed è da questa sua certezza che sono nati i vari Trofei
dopo una iniziale passione per i Kurzahar lo si deve al suo Bello & Bravo della SABI, ne ricordo alcuni , scusandomi
amore per la moglie che per prima fu colpita dalla nostra in anticipo se ne dimentico qualcuno: Zago di Valgrisanche,
razza. Confesso di avere una grandissima stima per lei, una Tabar di Cascina Merigo, Titano e Liro del Trovese, Elios di
donna forte e coraggiosa, dolce e premurosa nei confronti del Montetricorno , Eros e Nereo di Cascina Croce, Dalì ed Immarito, dei figli, degli amici e della tribù di nipoti che le hanno peratore del Cigliolo condotti per tantissimi anni da Vinicio
riempito la vita lasciandole però anche il tempo per dedicarsi Tognolo e ultimamente da Ugo Pucciatti.
alla pittura , altra sua passione , ma la prima e la più grande e Quindi l’Oscar della Cinofilia non poteva mancare nella baquella che nonostante gli anni non cala mai si chiama Enrico. checa dei prestigiosi trofei vinti da Enrico, ma nonostante fosDietro tutte le sue grandi scelte cinofile, mi limito a questo se abituato a ricevere premi l’ho visto commosso a Colle Val
non volendo invadere la loro privacy, c’è e ci sarà sempre d’Elsa ed il lungo intenso abbraccio con il Presidente Grecchi
Guglielmina. Enrico ci ha messo di suo una passione , una è stato il suggello di una splendida manifestazione.
correttezza, un’ onestà senza limiti ed un intuito come alleva- Personaggi di tale spessore se non ci fossero bisognerebbe intore come pochi altri, allevatore in senso lato in quanto non ventarli, ne ha un immenso bisogno non solo la SABI ma tutta
ha mai prodotto cani suoi, ma ha sempre saputo scegliere cani la cinofilia.
che non solo sono diventati campioni, ma che hanno saputo Grazie Olandese a nome di tutti i cinofili!
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il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
CANNALONGA 2008
VERIFICA DELLE POTENZIALITà DEI
CONTINENTI ITALIANI NEL SUD
Secondo raduno informale del Sud e
vide. Al termine nuovo trasferimento a
GIOVANNI BARBIERI
secondo appuntamento ancora una volCannalonga per il pranzo sociale dove
ta nel Cilento, a Cannalonga, il carattec’era ad attenderci Rosanna, un’affascinate appassionata di bracchi
ristico borgo che ormai ci ha adottato e che, con alle spalle i monti dagli occhi intriganti, che mi ha onorato del suo aiuto nella valutaziodel Parco, si affaccia sul Golfo di Salerno. Grande l’ospitalità come è ne morfologica nella piazza del Paese dove, nel pomeriggio, siamo
nella tradizione della gente del sud con l’entusiastica organizzazione stati accolti dal Sindaco che a nome dell’Amministrazione ha voluto
di Mimmo Pizzolante, in piena sintonia con la SABI centrale, per donarmi una targa ricordo dell’evento, al termine un resoconto tecnivalutare lo stato dei bracchi italiani e quest’anno anche degli spinoni co sulla manifestazione con alcuni consigli da parte dei due giudici e
fuori dai circuiti della cinofilia ufficiale.
poi le premiazioni sia della prova che dei raduni con prodotti offerti
La manifestazione svoltasi alla fine di giugno non era inserita come dai vari sponsor, con una menzione particolare per delle splendide
in passato nell’ambito della Sagra della Frecagnola, una sagra dedi- ceramiche locali offerte dal dott. Aurizio Pugliesi.
cata alla capra che vive sui monti del Cilento, perché in concomi- Programmi per il futuro tanti , da una manifestazione ufficiale intanza con la finale del Campionato Europeo di calcio e prevedeva sieme agli spinonisti ad una prova a beccacce nel Parco del Cilento.
anche una prova simile a quelle Sant’Uberto per verificare le doti più I cinofili del Sud se lo meritano, per i luoghi magnifici, l’ospitalità
propriamente cacciatoresche dei nostri bracchi.
ineguagliabile e la grande passione che li contraddistingue, speriamo
All’appuntamento, a dimostrazione dell’attenzione della SABI, era di riuscire a realizzarli!
presente anche l’amico giudice Giovanni Capone che insieme a me
ha condiviso l’onere di valutare venatoriamente ben 18 continentaValutazione Venatoria
li italiani mentre nella valutazione morfologica a me ha lasciato il Bracchi italiani
Spinoni
privilegio di valutare i bracchi riservandosi il compito di giudicare 1° Ecc Carolina delle Due Sicilie di Mottola 1° Ecc Davidensi’s
gli spinoni.
Arno di Davide
La trasferta non era cominciata sotto i migliori auspici perché la 2° MB Gaia di Pozzolante
2° MB Davidensi’s
Campania ci aveva accolto sotto una pioggia torrenziale ed io, me- Bice di Davide
more della giornata novembrina in cui eravamo incappati lo scorso 3° MB Mambo della Croccia di Laro 3° MB Davidensi’s
anno, temevo veramente il peggio, qualche difficoltà nel raggiungere Cobra di Servillo
Cannalonga a causa del mio navigatore completamente impallato neRaduno
gli ultimi chilometri e infine dopo oltre 6 ore di viaggio , l’agognato Bracchi Italiani
Spinoni
arrivo all’agriturismo La Diga, dove ad accoglierci oltre a Mimmo Miglio maschio
Miglior maschio
c’erano Giancarlo Perani, un pavese ormai trapiantato e ben integra- Falcone della Croccia di Laro
Davidensi’s Arno di Davide
to in Puglia e l’inossidabile Santo Laro dalla Calabria. Pantagruelica Migliore Femmina
Migliore femmina
cena con prodotti tipici locali e giù a parlare di cani, piccolo assaggio Winnie delle Terre Alliane di Perani Camilla di Ruoppolo
di quello che sarebbe stato una totale full immertion il giorno succes- Miglior giovane
Miglior giovane
sivo e rocambolesca nottata in uno sperduto casolare in mezzo ai bo- Giovanna delle Due Sicile di Mottola Davidensi’s Bice di Davide
schi alla luce di lumini (non c’era l’energia elettrica) accompagnato
dal terribile russare di Capone.
La mattina successiva in una Zona Addestramento Cani, sopra Palinuro, la prima verifica in lavoro
dopo aver fissato poche regole per tutti i partecipanti, perché l’obiettivo era quello di controllare la potenzialità di soggetti in mano ai cacciatori.
Devo dire la verità , pochi, troppo pochi i soggetti
che ci hanno fatto veramente divertire, nella maggioranza cani di poca iniziativa e dal passo ridotto.
A scusante va detto che il caldo era terrificante e
stare sotto il sole fino alle 13,30 è stata una impresa titanica per noi e per i nostri bracchi, affiancati
da un lotto di spinoni presentati nella quasi totalità
dall’allevatore, l’amico Marcello Davide. Abbiamo
riscontrato anche qualche difficoltà nel riporto che,
anche se fatto da soggetti giovani, deve dare sempre
l’impressione che per i nostri continentali è un lavoro da fare con gioia. Va anche detto ad ulteriore discolpa che tutti i cani sono abituati a cacciare quasi
esclusivamente beccacce in boschi foltissimi dove
non è necessaria una grande presa di terreno bensì
una ferma solidissima e questa l’abbiamo ben verificata a dimostrazione che coloro che accusano le
razze italiane di poca solidità lo fanno più per vecchie convinzioni che per riscontri reali. Vincitori per
ciascuna razza: Carolina delle Due Sicilie di Ciro
Un momento della manifestazione
Mottola di Napoli e lo spinone Arno condotto da Da-
il Bracco italiano • Ottobre 2008 - n. 3
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LA SPECIALE DI ASIAGO
Nell’ambito delle prove di Asiago
che come sempre con me si è esibiGIUSEPPE COLOMBO MANFRONI
dal 4 al 6 luglio la SABI ha proto in una grande prestazione e cosa
mosso una speciale; questa, suddiinvece insolita l’ho visto in ferma
visa in tre batterie, si è svolta nel
sulle starne! Ma si è accontentato
pomeriggio del primo giorno. Non
per alcune sfumature della ris. di
sono nuovo a partecipare alla giuria
CAC. Ci ha provato la Tema di
di questa manifestazione e posso
Cascina Croce e anche lei poteva
affermare che se per la selvaggina
stare al vertice, ma anche Schumi
la prova non ha la DOC, i terreni
qualche volta può sbagliare e quee l’ambiente nel complesso sono
sta volta Vinicio si è fidato più dei
straordinari ed estremamente validi
suoi occhi che del naso della cagna
per poter dare probanti valutazioni
facendo di tutto per rovinare una
sui soggetti. In particolare i nostri
bellissima azione. Ho concesso le
cani per la ventilazione e la varietà
attenuanti e nel prosieguo la Tema
di questi altopiani di montagna posha fatto di tutto per riscattare una
sono esprimersi nel modo migliore
prestazione già un po’ compromesevidenziando, quando presenti, le
sa e terminava con un altro gran
loro qualità di stile ed adattabilità alle diverse condizioni. Bene punto. L’avrei abbracciata, ma tra i più e i meno ne è sortito
ha fatto la SABI a concedere all’efficientissima organizzazio- un ultimo posto con eccellente. Davanti a lei un Saturnino in
ne, capeggiata da Maurizio Meneguzzo che si avvale anche di gran spolvero e ben determinato nel richiamo quando chiudeva
una moglie straordinaria, questa speciale a cui ha partecipato perentorio su una coppia di starne. Re, Agamennone e Febo,
un rilevante gruppo di bracchi. C’erano quasi tutti i migliori. tutti di cascina Croce, tre soggetti giovani, ma di grande spesGià al mattino nella mista avevo visto un cospicuo lotto di sore. I primi due hanno sbagliato, l’ultimo non ha incontrato.
cani. Vincitrice col CAC Rocca di Monte Tricorno di Valentic Infine Fedra avida e stilista, ma la cerca un po’ disordinata e in
che, col suo abituale portamento di testa che la porta sempre profondità l’ha inevitabilmente portata all’errore.
a trottare, sorretta da una grande esperienza sulle starne, ha E’ stato un bel pomeriggio coi bracchi: ho visto cose eccelse e
svolto un turno perfetto. Poi un giovane soggetto, acerbo, ma provato emozioni. Mentre Xeres disegnava il suo capolavoro
molto interessante Athos di Serraglia che è riuscito a strappare pensavo che il bracco quando si comporta così non teme conun MB, come pure Brik del Guà condotto da Pellizzari. Sfor- fronti ed è il più bel compagno di caccia, rivivevo il giorno in
tunato Segalla che non è riuscito per un errore nel richiamo a cui alla Tollara Giuseppe Brugnone me lo presentò e mi colpì;
piazzare il suo ottimo Baltico dell’Angelo del Sommano. Ho segno che la prima impressione è quella che conta! Mi venne
saputo dell’ottima prestazione di Bimbo di Cascina Croce di anche spontaneo il ricordo e la somiglianza con due soggetti
Bolcato, ma non posso fare la cronaca delle altre batterie del- che trenta e quaranta anni fa entusiasmarono i braccofili: Cala speciale, perché troppo impegnato a giudicare la mia che è tina delle Forre e Baruffa di Cascina Merigo. Tutti e tre hanno
teminata al calar del sole con quattro classificati, un N.Q. e tre un solo difetto: quello di non essere stati miei! Veramente non
eliminati. La sorte mi ha beneficiato di otto soggetti di grande posso lamentarmi perché tra diverse femmine “di lusso” ebbi
qualità, tutti condotti da un Tognolo in ottima forma e bene Tosca, figlia di Baruffa che ne rispecchiava le caratteristiche
allenato perché già si era esibito al mattino. Xeres si è imposto e più di una volta mi fece venire la pelle d’oca sulle ultime
con CAC per una prestazione straordinaria da grande caccia- cotorne concessemi dalla legge! Questi sono i veri bracchi legtore e non da focoso trialler come ultimamente ero abituato a geri, non gli alleggeriti come li apostrofava Amaldi, quelli che
vederlo, quando alla partenza addirittura confondeva l’anda- avrebbe voluto fare come i maccheroni, ma purtroppo la morte
tura per raggiungere la massima velocità neanche fosse a San prematura non gli consentì di continuare l’opera. Sono diversi
Siro. Forse perché, come mi è stato detto, al mattino si era nel soma e nel comportamento per esempio, da un Plutone, che
sfogato in turno e richiamo, questa volta è partito concentratis- pur essendo di media taglia, rispecchia le caratteristiche del
simo, ma col giusto ritmo per esplorare il prato che si alternava grande bracco. La distinzione più che col metro o la bilancia
alle propaggini del bosco, sempre continuo, con collegamento va fatta con i nostri occhi. Ci siamo capiti?
spontaneo col conduttore che interveniva solo col cenno, con
un bel trotto elastico e il naso sempre proteso nel vento nelle Classifica 1^ batteria
speranza di pervenire all’agognato incontro. Questo è avvenuto solo alla fine del turno quando, dopo un breve accertamento 1° ecc. CAC XERES DELLE TERRE ALLIANE cond. Toè andato a fermare con il suo solito stile ed espressione tre gnolo.
starne. Alla conclusione pensai dentro di me, pur conoscendo 2° ecc. ris. CAC ADONE D’ALERIA cond. Tognolo.
il livello degli altri cani, che oggi non ci sarebbe stato più pane 3° ecc. SATURNINO DI CASCINA CROCE cond. Tognolo.
per nessuno! Così è stato, ma ci ha provato Adone d’Aleria ecc. TEMA DI CASCINA CROCE cond. Tognolo
CINOFILIA E SOLIDARIETà
2° TROFEO PORTIOLI MENTINO E BONI SOTERO
SERRAVALLE a PO (MN) 11 maggio2008
RONCOFERRARO (MN) 25 maggio 2008
Ancora una volta appassionati spinonisti e braccofili della “bassa” si
ritrovano tutti insieme per ricordare due amici scomparsi.
E lo fanno in amicizia.
Perché da queste parti, l’amicizia fra persone che coltivano la stessa
passione esiste ancora! Ognuno ama la propria razza, magari si discute, ma alla fine si fanno le cose insieme, proprio come Peppone e Don
Camillo…. e tutti coloro che condividono questo modo di fare, sono da
noi i benvenuti.(gli altri vadano a scannarsi altrove).
Il giorno 11 maggio ha avuto luogo il Raduno, che ha visto la partecipazione di 40 Spinoni e 12 Bracchi italiani.
Ad eccezione di un paio di soggetti, tutti i cani hanno ottenuto il requisito minimo,(cioè il M.B.) per potere accedere alla prova di lavoro;anzi,
diversi hanno ottenuto anche l’eccellente.Gli Spinoni sono stati giudicati dal dott. Verderi Ottorino, i Bracchi Italiani dal dott. Riccardi Zeffirino.
Domenica 25 maggio, miracolati dal tempo, si sono svolte le prove e
per fortuna è cominciato a piovere solo al termine, quando era ora di
pranzo, e non c’erano problemi perché siamo stati ospitati in una tipica
cascina Mantovana, attorniata da magnifiche risaie,dove si coltiva il
vialone nano, tipico riso della nostra zona. Ma qualcuno ha pensato
anche ai beccaccini dell’autunno, che però se la stagione lo consentirà, sono già prenotati.
Due batterie di Spinoni di 15 cani ognuna e una di 12 Bracchi Italiani,
risultato numerico più che soddisfacente. La prova si è svolta in ampi
medicai su quaglie, con abbattimento e l’utilizzo di uno sparatore ufficiale.
La 1°batteria degli Spinoni, giudicata dall’ormai veterano Sig. VITO
BERGOMI ha sortito la seguente classifica:
1° MORGANA del Prato Magno del Sig.TORNIAI MARIO
2° FOSCA di Frassinara di FRANCO POLETTA
3° GAS del Sig.ZAMBONI BRUNO
Miglior soggetto giovane:TOSCA (11 mesi) di FRANCO POLETTA
La seconda batteria di Spinoni, giudicata dal Prof. ALBERTO COVA ha
prodotto la seguente classifica:
1° TOM di LUCA TAGLIANI
2° DORA di Frassinara di VANEL SALATI
3° PEDRO di VANEL SALATI
Miglior soggetto giovane: QUERO (12 mesi) di GIUSEPPE BARBIERI
La batteria dei 12 Bracchi italiani è stata giudicata dal Sig. ENRICO
BRAGHIROLI
Ecco la classifica:
1° TANGO di CAVICCHINI NICOLA, vincitore del trofeo “BONI SOTERO”
2° OFELIA di MAURO BELLODI
3° BOSS di POLACCI PAOLO
Alla fine, il Barrage fra i primi delle due batterie degli Spinoni, in cui
viene valutato in particolar modo lo stile di razza e le caratteristiche
che meglio identificano lo Spinone ha visto prevalere TOM di TAGLIANI
LUCA , che è quindi il vincitore del trofeo PORTIOLI MENTINO 2008 .
A TORNIAI e alla sua MORGANA sono comunque andati i complimenti
dei giudici per le qualità venatorie e la grande passione dimostrate.
Al di là della finalità cinofila, il Trofeo ha avuto il ruolo di veicolo mediatico per sponsor ed amici sostenitori che non solo hanno reso possibile le iscrizioni gratuite al raduno e alla prova, ma hanno consentito
di devolvere i fondi così raccolti per effettuare l’acquisto di una importante struttura sanitaria che verrà donata alla locale casa di riposo per
anziani di Serravalle a Po, dove ha avuto luogo il Raduno,
ciò affinché dalla passione per la caccia e i cani traggano beneficio
chi ne ha più bisogno.Il ricavato della manifestazione che andrà in donazione è stato di euro 2000 che sommati al contributo dell’Amministrazione Comunale, di euro 3000, ha fatto in modo di raggiungere la
somma prefissata per l’acquisto della struttura.
Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito moralmente e materialmente al raggiungimento dello scopo, in primis l’Amministrazione del comune di Serravalle a Po, che ha patrocinato la
manifestazione,ma anche per il sostanziale contributo, ringraziamo i
cacciatori della sezione F.I.D.C di Serravalle a Po per la loro preziosa collaborazione e tutti gli amici cinofili intervenuti, anche da molto
lontano.
Per il gruppo Spinonisti Franco Poletta
Per il gruppo Braccofili Nicola Cavicchini
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