Trade & Export Finance
Edizione primavera 2011
Insight
Cina: crescita preprogrammata?
I dati economici e di crescita straordinari della Repubblica Popolare Cinese sbalordiscono il mondo. Pare quasi che
l’impiego di superlativi non sia nulla di straordinario in questo Paese. Nell’Anno del Coniglio (2011) anche la Cina si
vedrà tuttavia costretta ad affrontare diversi ostacoli.
Quando si parla della Repubblica Popola­
re Cinese spesso si è costretti a ricorrere
ai superlativi. Già solo la sua superficie
incute rispetto: con circa 9,6 milioni di
km2, la Cina fa parte dei Paesi più estesi
del mondo, ben 231 volte più grande
della Svizzera (41 290 km2). Ma non solo
la superficie è straordinaria. Se si prende
la popolazione come indicatore, con circa
1,35 miliardi di abitanti la Cina si colloca
al primo posto, seguita dall’India (circa
1,095 miliardi) e dagli USA (circa 298,5
milioni)1. Geograficamente il Paese si
estende su cinque zone orarie. Tuttavia,
è interessante notare che ufficialmente su
tutto il territorio (Hong Kong e Macao
comprese) vige lo stesso fuso orario
(UTC+8), circostanza che non finisce mai
di stupire i visitatori.
Crescita economica fulminea
L’economia cinese ha registrato una cre­
scita fulminea: negli ultimi dieci anni il PIL
è aumentato mediamente del 10% circa
e, nel 2007, è stato persino conseguito
1http://www.atanango.com/laendervergleich-
demografie-bevoelkerung--top--10--9/, marzo 2011
«I decenni delle riforme
hanno permesso di migliorare sensibilmente lo
­standard di vita della
popolazione cinese.»
un incremento da record pari al 13%. La
Cina ha superato le maggiori potenze
economiche mondiali (in funzione del
PIL), nel 2005 la Gran Bretagna, nel 2007
la Germania, e nel 2010 ha addirittura
relegato il Giappone in terza posizione.
La Cina è riuscita a integrarsi economica­
mente a livello globale, risultato suggel­
lato dall’adesione all’OMC nel 2001. La
Cina è diventata la fabbrica del mondo.
Solo pochi anni fa su molti prodotti si
leggeva «Made in Taiwan», ma persino i
taiwanesi hanno trasferito la produzione
sulla costa meridionale cinese cosicché
ogni genere di prodotti oggi è firmato
«Made in China».
Crescita e inflazione in Cina
14 %
11.9
12
10
8
6
4
2
0
ab
-2
-4
10.7
10.1
9
7.9
6.8
7.1
10.3
6.2
4.6
3.6
1.9
1.2
-1.2
9.6
-1.7
9.8
9.1
2.4
4.6
2.9
-0.8
Jun 08 Sep 08 Dec 08 Mar 09 Jun 09 Sep 09 Dec 09 Mar 10 Jun 10 Sep 10 Dec 10
GDP Growth %
Inflation %
Fonte: http://www.tradingeconomics.com/
Aumento dell’inflazione e dei
­disordini sociali
I successi della Cina hanno anche i loro
lati negativi. Le sfide di carattere socio­
economico dovranno necessariamente
essere affrontate nel prossimo decennio.
Per poter garantire uno sviluppo duraturo
e sostenibile del Paese, il governo dovrà
occuparsi e riuscire a gestire problemi quali
disparità sociale, inquinamento, ristruttu­
razione delle imprese statali, approvvigio­
namento energetico e aumento della
­disoccupazione. La situazione attuale di­
mostra che gli interrogativi sono ancora
numerosi.
Al momento si accusa un surriscalda­
mento economico con conseguenze
­negative sull’inflazione che ha raggiunto
tassi preoccupanti: a febbraio si attestava
al 4,9% e l’impennata interessa soprat­
tutto i prezzi dei generi alimentari.
In occasione del Congresso annuale
dell’Assemblea nazionale del Popolo, il
governo del Paese e il primo ministro
Wen Jiabao hanno annunciato nuove
misure per riportare sotto controllo i pro­
blemi attuali. Così, l’obiettivo di crescita
del PIL per il 2011 è stato fissato all’8%
nella speranza di prevenire il surriscalda­
mento e di frenare l’inflazione. È stato
altresì definito un piano quinquennale
che prevede una crescita media del PIL
dal 2011 al 2015 pari a «solo» il 7%.
Cina: campione del mondo nell’export
Nel 2009 la Cina è subentrata alla Ger­
mania al primo posto in classifica per
quanto riguarda il volume di esportazioni.
Pertanto la Cina è ufficialmente campio­
ne mondiale in questa disciplina. La crisi
economica globale ha tuttavia avuto
ripercussioni negative anche in questo
settore: nel 2009 le esportazioni com­
plessive sono calate del 16% assestandosi
a USD 1201,7 miliardi2 mentre il volume
delle importazioni durante lo stesso
periodo è sceso dell’11,2% a USD 1005,6
miliardi. L’anno successivo il commercio
globale ha però iniziato a riprendersi
influenzando positivamente gli scambi
commerciali cinesi. Rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente, da gennaio
a settembre 2010 l’export è aumentato
del 34% a USD 1134,6 miliardi, ovvero
più del doppio rispetto all’intero volume
nel 2009. Le importazioni si sono svilup­
pate ancora meglio salendo del 42,2% a
USD 1014 miliardi e superando pertanto
le importazioni totali del 2009.
2Swiss-Chinese
Chamber of Commerce, Bollettino 2010,
Dicembre/Gennaio, Vol. 95, pag. 33
Partner commerciali più importanti della Cina
Esportazioni (Gennaio – Settembre 2010)
Paese/Regione
USD in
Quota
Crescita in
miliardi
in %
%3
USA
205,5
18,1%
30,7%
Hong Kong
152,4
13,4%
33,1%
Giappone
86,5
7,6%
24,1%
Germania
49,6
4,4%
40,2%
Corea del Sud
49,5
4,4%
31,0%
Paesi Bassi
35,9
3,2%
25,8%
India
29,5
2,6%
33,1%
Regno Unito
27,8
2,5%
25,8%
Singapore
24,0
2,1%
16,4%
Italia
22,2
2,0%
49,8%
UE
226,1
19,9%
35,0%
ASEAN
99,5
8,8%
36,2%
EFTA
4,4
0,4%
15,8%
Islanda
0,051
0,0%
43,7%
Liechtenstein
0,006
0,0%
27,9%
Norvegia
2,119
0,2%
21,9%
Svizzera
2,208
0,2%
9,8%
Totale
1.134,6
34,0%
Importazioni (Gennaio – Settembre 2010)
Paese/Regione
USD in
Quota
Crescita in
miliardi
in %
%3
Giappone
127,9
12,6%
38,4%
Corea del Sud
101,7
10,0%
39,7%
Taiwan
86,2
8,5%
44,3%
USA
73,0
7,2%
33,8%
Germania
54,1
5,3%
34,8%
Australia
43,2
4,3%
51,3%
Malaysia
36,4
3,6%
66,3%
Brasile
27,7
2,7%
30,6%
Tailandia
24,3
2,4%
39,4%
Arabia Saudita
23,8
2,3%
57,0%
UE
123,4
12,2%
33,4%
ASEAN
111,8
11,0%
51,1%
EFTA
14,5
1,4%
98,6%
Islanda
0,030
0,0%
10,9%
Liechtenstein
0,051
0,0%
47,6%
Norvegia
2,390
0,2%
-0,5%
Svizzera
12,042
1,2%
147,5%
Totale
1.014,0
42,2%
3
rispetto al periodo precedente
Fonte: Swiss-Chinese Chamber of Commerce,
Bulletin 2010, Dicembre/Gennaio, Vol. 95, pag. 33
La politica di riforme e di apertura in Cina dagli anni 70
Molto è cambiato nella Repubblica Popolare Cinese dal periodo della politica di
riforme e di apertura (Gaige Kaifang) avviata del successore di Mao, Deng Xiaoping,
alla fine degli anni 70. Tradotto, «Gaige Kaifang» significa «riforma e apertura».
Per la mentalità cinese questi due concetti sono uniti in modo inseparabile: la riforma
del Paese può avere successo soltanto se va di pari passo con l’apertura. L’obiettivo
supremo di Deng era stabilizzare il Paese e metterlo al riparo da nuove carestie.
Sulla scia di quest’evoluzione si è iniziato a introdurre riforme in alcune province
delle regioni costiere, definite «zone economiche speciali», che non erano soggette
alle usuali leggi economiche del Paese ma che godevano di privilegi particolari atti
a incentivare l’economia.
Prime zone economiche speciali nel 1980
La città di Shenzhen (provincia di Guangdong) è stata la prima zona economica
speciale fondata nel 1980. Shenzhen è situata nel sud della Cina e confina diretta­
mente con la vicina Hong Kong. Il piano di Deng per stabilizzare il Paese si rivelò
vincente: già poco tempo dopo imprese attive a livello internazionale cominciavano
ad aprire uffici di rappresentanza, a investire e a produrre attivamente in Cina. Per
di più, la legge obbligava queste imprese a collaborare con aziende cinesi, il che
permise loro di imparare dagli investitori esteri e di apprendere tecniche e procedure
moderne, circostanza che a sua volta contribuì a incrementare la produzione locale.
Le riforme sortirono gli effetti desiderati e lo standard di vita della popolazione
cinese iniziò a migliorare costantemente di anno in anno. Ma questo successo non
mancò di suscitare le critiche degli oppositori conservatori di Deng che lo accusa­
vano di esporre inutilmente il Paese a ingerenze estere attraverso le sue riforme.
D’altra parte, i sostenitori di una politica più liberale esigevano anche riforme poli­
tiche oltre a quelle economiche. La manifestazione di protesta per maggiori libertà
politiche più tristemente conosciuta e finita in un massacro è sicuramente quella di
piazza Tienanmen (piazza della pace celeste), nel 1989. Effettivamente, in seguito
alle riforme di Deng si sono create enormi disparità di reddito, la politica ambien­
tale è stata trascurata, la corruzione si è diffusa a tutti i livelli e la cultura è stata
influenzata dall’estero. Sia i critici sia i fautori di Deng concordano comunque sul
fatto che gli interventi impopolari erano necessari per superare la situazione di
indigenza lasciata in eredità da Mao.
Boom sulla costa meridionale e orientale negli anni 90
Dopo la strage di piazza Tienanmen di cui venne incolpato, Deng Xiaoping si ritirò
dalla vita pubblica lasciando il campo a Jiang Zemin, pur continuando ad agire
dietro le quinte. Jiang proseguì sulla strada delle riforme economiche imboccata da
Deng. Tra il 1980 e il 1990 il numero di zone economiche speciali venne aumentato
facendo rifiorire l’economia di province e città lungo la costa meridionale e orientale
della Cina. Le regioni centrali, occidentali e settentrionali del Paese continuavano
tuttavia ad arrancare, cosicché una parte della popolazione di queste regioni si
spostò verso le aree più agiate allo scopo di raggiungere un certo benessere come
lavoratori migranti. Dato che questa situazione non era assolutamente sostenibile,
furono lanciati numerosi progetti per promuovere l’economia delle altre regioni.
La restituzione alla Cina delle due colonie di Hong Kong (1997) e Macao (1999)
coincide con due pietre miliari della storia del Paese. Entrambe le città hanno potuto
perlopiù salvaguardare la loro indipendenza a livello economico, sociale e giuridico.
Dalla restituzione alla Repubblica Popolare Cinese le due città hanno continuato a
svilupparsi: Hong Kong assume un ruolo sempre più importante come centro finan­
ziario mentre Macao è diventata la «Las Vegas» dell’Asia, sia in termini di numero
di visitatori che di volume di scommesse.
Relazioni economiche tra Svizzera
e Cina
Da molti anni ormai, le relazioni econo­
miche tra la Svizzera e la Cina sono molto
positive. Nel corso degli ultimi anni il
commercio tra i due Paesi ha seguito uno
sviluppo eccezionale e, dal 2002, la Cina
(compresa Hong Kong) è il partner com­
merciale più importante della Svizzera in
Asia.
Anche se nell’anno di crisi 2009 il volume
commerciale totale è sceso del 4,3% circa
a complessivamente CHF 10,7 miliardi
(export -10% a CHF 5,5 miliardi, import
+3,3% a CHF 5,2 miliardi), nel 2010
sono stati nuovamente registrati gli usuali
sviluppi positivi. Le esportazioni svizzere
sono aumentate del 35,8% a CHF 7,47
miliardi (rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente), mentre le impor­
tazioni dalla Cina sono salite del 18,0%
a CHF 6,09 miliardi. Il volume commer­
ciale totale ha quindi registrato un incre­
mento del 27,2% a CHF 13,56 miliardi.
Se si aggiunge poi anche il volume di
Hong Kong, si raggiungerebbero CHF
21,72 miliardi, ciò che corrisponde a
un’espansione del 26,1% (rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente). Nel
frattempo la Cina è diventata il terzo for­
nitore di merci in ordine di grandezza della
Svizzera, dopo l’UE e gli USA. Peraltro, il
mercato cinese è uno degli acquirenti più
importanti di prodotti e servizi svizzeri 4.
«Sono state gettate le basi
per la firma di un accordo
di libero scambio tra la
Svizzera e la Cina.»
Questi successi sono dovuti alla collabo­
razione pluriennale tra i due Paesi: il 2010
non è stato solo un anno proficuo per il
commercio bilaterale ma anche il 60esimo
anniversario dei rapporti diplomatici tra
la Repubblica Popolare Cinese e la Sviz­
zera. Nell’ultimo numero del Bollettino
(Dicembre/Gennaio, Vol. 95, n. 2.), della
rivista edita dalla Swiss Chinese Chamber
of Commerce, nel suo articolo il nuovo
ambasciatore della Repubblica Popolare
Cinese loda le relazioni diplomatiche con
la Svizzera e sottolinea l’importanza attri­
buita dai cinesi al marchio «Swiss Made»
associato a qualità di prim’ordine. L’am­
basciatore Wu illustra in modo approfon­
dito la lunga tradizione di questi rapporti
4Amministrazione
federale delle dogane
Importazioni ed esportazioni svizzere dalla/alla Cina
in milioni CHF
0 500 100015002000250030003500
Prodotti agricoli e forestali
Vettori energetici
Tessili e abbigliamento
Prodotti cartacei e grafici
Pelle, gomma e tessuti sintetici
Chimica
Pietre e terre
Metalli e utensili metallici
Macchinari ed elettronica
Veicoli
Strumenti, orologi e gioielli
Altri beni
Metalli e pietre preziosi
Opere d’arte e antichità
0n Import50da Cina 100n Export
150per Cina200 250 300 350
Fonte: Amministrazione federale delle dogane
e sottolinea che negli anni sessanta si è
persino venuta a creare una specie di
amicizia tra i due Stati.
Per rafforzare ulteriormente il marchio
«Svizzera» in Cina, nel 2002 è stato
inaugurato un primo Swiss Business HUB
(SBH) a Pechino e contemporaneamente
una succursale a Shanghai. Nel 2006 è
seguita una seconda succursale a Guang­
zhou. L’SBH si dedica prevalentemente
alla promozione delle relazioni economi­
che tra PMI svizzere e partner cinesi e, dal
2010, anche alla promozione della Sviz­
zera come Paese d’investimento.
Sono state gettate le basi per la firma di
un accordo di libero scambio tra la Sviz­
zera e la Cina. In occasione del WEF di
quest’anno a Davos, il Consigliere fede­
rale Johann N. Schneider-Ammann e il
Ministro del commercio cinese Chen
Deming si sono incontrati per firmare una
dichiarazione d’intenti che spiana la strada
a ulteriori trattative in questo ambito. Nel
corso dei prossimi mesi i rappresentanti di
entrambi i Paesi si incontreranno regolar­
mente. I colloqui bilaterali sono incentrati
soprattutto su temi principali quali i set­
tori del commercio con merci e servizi, la
tutela del patrimonio intellettuale e altre
aree di cooperazione.
«In Cina il label «Swiss
Made» è molto importante
poiché viene associato a
qualità di prim‘ordine.»
Settore bancario cinese
Anche il settore bancario cinese è stato
sottoposto a rigorosi processi di riforma.
Durante il governo di Mao, il Paese cono­
sceva unicamente un sistema monoban­
cario: la People’s Bank of China fungeva
da Banca centrale ma era anche respon­
sabile per quasi ogni tipo di attività ban­
caria e controllava circa il 90% del settore.
La PBoC non implementava soltanto gli
obiettivi di politica monetaria bensì, pre­
vio accordo con il Consiglio di Stato cinese,
definiva e applicava i tassi di risparmio e
di credito. A quei tempi, oltre alla PBoC,
esistevano anche la People’s Construc­
tion Bank of China (PCBoC) e la Bank of
China (BoC), entrambe controllate diret­
tamente dalla PBoC, cui competeva il
supporto e l’esecuzione di transazioni di
import ed export di ogni tipo.
Molto tempo è passato dai tempi di Mao,
del sistema monobancario cinese e delle
grandi riforme. Negli ultimi decenni gli
istituti di credito sono riusciti a crescere e
prosperare diventando un pilastro impor­
tante dell’economia.
Oggi il settore bancario della
Repubblica Popolare Cinese vanta
una struttura solida. Vi sono
• banche dello Stato (State-owned
Banks),
• banche commerciali
(Commercial Banks),
• cooperative di credito
(Credit Cooperatives)
• e banche estere (Foreign Banks). Le Banche di Stato sono
­conosciute soprattutto con il
nome «The Big 4»:
• Bank of China,
• Industrial and Commercial Bank of
China,
• Agricultural Bank of China
• e China Construction Bank.
Il nome è tutto un programma poiché
queste banche sono le più grandi e fi­
nanziariamente potenti in Cina, alcune
persino a livello mondiale.
Con l’adesione all’OMC nel 2001, la Re­
pubblica Popolare Cinese si è impegnata
ad aprire il suo settore bancario agli inve­
stitori esteri e alle istituzioni straniere.
L‘11 dicembre 2001, subito dopo l‘ade­
Secondo uno studio della società di consulenza Boston Consulting Group, la Indu­
strial and Commercial Bank of China, misurata in base alla capitalizzazione di
mercato, è la maggiore banca del mondo. Il valore di borsa nel 2010 ammontava
a USD 211 259 milioni. La ICBC conta circa 19 000 filiali locali e assiste approssi­
mativamente 2,5 milioni di clienti commerciali e 150 milioni di clienti privati. Segue
a ruota al secondo posto la China Construction Bank, con una capitalizzazione di
mercato di USD 189 171 milioni. La CCB conta più di 14 000 filiali e circa 310 000
collaboratori. La PBoC esiste tuttora e svolge la funzione di banca centrale. Insieme
alla China Banking Regulatory Commission vigila sul settore bancario della Repub­
blica Popolare Cinese.
Fonte: http://www.wiwo.de/finanzen/, marzo 2011
sione, alle banche estere è stata concessa
l’autorizzazione a fornire a imprese e cit­
tadini privati cinesi servizi in moneta estera,
e dal 2006 le banche straniere possono
anche offrire servizi in moneta locale.
Dall’abolizione delle restrizioni alcune
banche estere hanno già cominciato a
commercializzare carte di credito, attività
che sino ad allora era proibita alle banche
cinesi.
Per sottolineare l’intenzione di aprire il
mercato finanziario cinese, nel 2002 il
governo ha pubblicato le «Rules for Im­
plementing the Regulations Governing
Foreign Financial Institutions in the Peo­
ple’s Republic of China». Questo docu­
mento disciplina dettagliatamente le
operazioni degli istituti finanziari esteri
sul mercato locale.
«Il settore bancario cinese
diventa sempre più importante. Grazie alla crescita
economica, il ceto medio si
sta ampliando rapidamente, il che a sua volta fa
aumentare la domanda di
servizi e prodotti bancari.»
La popolazione cinese è campione del
risparmio: negli ultimi anni il tasso di
risparmio si è assestato attorno al 50%
circa5.
Ne deriva che fra non molto il settore
bancario assumerà un ruolo ancora più
importante dato che il crescente benes­
sere e quindi l’aumento dei risparmi
incrementeranno a loro volta la domanda
di prodotti bancari.
5Deloitte:
China’s banking sector, Growing towards
diversification
Tasso di risparmio in % del PIL
50
40
30
20
10
0
2002
2003
2004
2005
2006
2007 2088–11
n United States n Germany n Japan
n Asia, including China and India
Source: International Monetary Fund, September 2006
Fonte: Deloitte: China’s banking sector,
Growing towards diversification
La crisi finanziaria globale ha tuttavia
­lasciato il segno anche in Cina. Il governo
ha preso le misure monetarie necessarie
affinché le banche cinesi fossero in grado
di sostenere l’economia con crediti con­
venienti. Durante la fase più difficile nel
2009 sono stati concessi crediti pari a
USD 1,4 miliardi6. Tuttavia, oggi questi
crediti gravano pesantemente sui bilanci
delle banche e non devono essere sotto­
valutati. Durante la crisi finanziaria mon­
diale è stato possibile stimolare nuova­
mente l’economia, il che ha sicuramente
contribuito ad attutire gli effetti anche sul
piano globale, dato che la Cina dispone
di una rete commerciale capillare a livello
internazionale. L’allentamento moneta­
rio e gli aiuti all’economia hanno tuttavia
provocato negli ultimi tempi un surriscal­
damento dell’economia cinese: si prepa­
rano tempi difficili per il Paese.
6http://www.spiegel.de/thema/wirtschaft_china/,
marzo 2011
UBS – Il vostro partner di Trade &
Export Finance – anche per la Cina
Molte aziende svizzere approfittano del
boom cinese conquistandosi in loco nuovi
mercati di sbocco per i loro prodotti e
servizi. La Cina cela però alcuni rischi per
gli esportatori esteri: per numerosi aspet­
ti le culture dei due Paesi sono molto di­
verse, ma questo vale anche per l’assetto
giuridico e il modo di condurre gli affari.
Da sempre Trade & Export Finance è un
settore operativo importante di UBS. Il
nostro obiettivo è mettere a punto servizi
per gli esportatori svizzeri. In Svizzera
siamo sia partner privilegiato e leader di
mercato.
Da molto tempo intratteniamo solide re­
lazioni con la Cina e lavoriamo in stretta
collaborazione con le banche del Paese.
Più volte all’anno ci rechiamo sul posto
per curare le relazioni e discutere degli
sviluppi di mercato nel quadro del Trade
& Export Finance. Le banche locali ci
­conoscono come partner affidabile e ap­
prezzano la nostra esperienza e il nostro
know-how nell’ambito del Trade & Export
Finance. Spesso ci viene chiesto di svol­
gere corsi di formazione per i collabora­
tori cinesi. Inoltre, ogni anno ha luogo in
Svizzera un seminario internazionale sulle
banche organizzato da UBS che trasmette
conoscenze specialistiche di altissimo livello
e consente scambi di esperienze appro­
fonditi. I partner bancari cinesi sono rap­
presentati regolarmente in occasione di
questi eventi.
Possibilità di copertura del
commercio con la Cina – le nostre
esperienze
I crediti documentari di UBS sono gli stru­
menti adeguati per garantire scambi com­
merciali fluidi con la Cina. Si consiglia il
credito documentario tradizionale stan­
dardizzato e accettato in tutto il mondo.
Le disposizioni NUU 600 forniscono una
normativa unitaria generale valida per
tutti.
«Nonostante il boom
­economico e la robustezza
del mercato finanziario,
gli esportatori dovrebbero
assicurarsi debitamente.»
Attenzione però: il tradizionale credito
documentario confermato può dare adito
a malintesi in Cina e quindi, a scanso di
equivoci, è necessario avere delle cono­
scenze della cultura asiatica per la quale è
di enorme importanza «salvare la faccia».
Questo vale anche per le banche cinesi.
Se UBS confermasse apertamente un cre­
dito documentario, per i nostri partner
cinesi sarebbe un segno che UBS ha
perso la fiducia in loro mettendo in dub­
bio la credibilità come partner d’affari.
Da allora molte cose sono cambiate. Se
inizialmente il commercio in yuan era con­
sentito soltanto a poche province, città e
imprese, nel frattempo tutte le province
hanno l’autorizzazione. Un grosso osta­
colo è però il fatto che la moneta cinese
non è tuttora liberamente convertibile e
quindi non può essere trasferita con sem­
plicità. Ciò nonostante il commercio in
RMB tra i Paesi asiatici va a gonfie vele e
sicuramente si estenderà ben presto anche
all’Europa.
Una visita presso i nostri partner bancari
cinesi nel marzo 2011 ha avvalorato nuo­
vamente questa peculiarità culturale. I cre­
diti documentari confermati apertamente
non sono ben accetti. Una possibilità per
evitare questa situazione delicata è il
«credito documentario confermato taci­
tamente». A differenza di un credito
documentario confermato ufficialmente,
la banca emittente riconosce il credito
documentario con conferma tacita come
credito documentario non confermato.
Per l’esportatore, tuttavia, questo tipo di
credito documentario offre le stesse garan­
zie di un credito documentario confer­
mato ufficialmente a condizioni quasi
identiche.
Questi sviluppi sono seguiti con grande
interesse da UBS allo scopo di offrire
prontamente ai propri clienti soluzioni
interessanti anche in questo ambito.
Le banche cinesi sono consapevoli del fatto
che praticamente tutti i crediti documen­
tari emessi sono confermati tacitamente.
Ma, dato che in questo modo possono
«salvare la faccia», sono d’accordo con
questa prassi. In conclusione, si tratta di
una soluzione favorevole per l’esportato­
re, l’importatore e le banche interessate.
Il credito documentario
confermato tacitamente è
lo strumento adeguato per
garantire scambi commerciali fluidi con la Cina.
Renminbi Crossborder Settlement
Di recente il governo cinese ha dichiarato
che la moneta del Paese, lo yuan, deve
diventare una moneta di commercio
internazionale. Dalla metà del 2009, alla
tipica maniera cinese, ovvero molto rapi­
damente e con le dovute pressioni, sono
stati presi i provvedimenti necessari per
poter svolgere le attività commerciali
cinesi in yuan.
© UBS 2011. Il simbolo delle chiavi e UBS sono fra i marchi protetti di UBS. Tutti i diritti riservati.
Per ulteriori domande e maggiori chiari­
menti in merito alle banche cinesi potete
rivolgervi a Jean Popovic:
Jean Popovic
Trade & Export Finance Sales Advisory
Financial Institutions
Tel. +41 44 239 39 92
[email protected]
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Cina: crescita preprogrammata?, edizione primavera 2011