Trade & Export Finance Edizione primavera 2011 Insight Cina: crescita preprogrammata? I dati economici e di crescita straordinari della Repubblica Popolare Cinese sbalordiscono il mondo. Pare quasi che l’impiego di superlativi non sia nulla di straordinario in questo Paese. Nell’Anno del Coniglio (2011) anche la Cina si vedrà tuttavia costretta ad affrontare diversi ostacoli. Quando si parla della Repubblica Popola re Cinese spesso si è costretti a ricorrere ai superlativi. Già solo la sua superficie incute rispetto: con circa 9,6 milioni di km2, la Cina fa parte dei Paesi più estesi del mondo, ben 231 volte più grande della Svizzera (41 290 km2). Ma non solo la superficie è straordinaria. Se si prende la popolazione come indicatore, con circa 1,35 miliardi di abitanti la Cina si colloca al primo posto, seguita dall’India (circa 1,095 miliardi) e dagli USA (circa 298,5 milioni)1. Geograficamente il Paese si estende su cinque zone orarie. Tuttavia, è interessante notare che ufficialmente su tutto il territorio (Hong Kong e Macao comprese) vige lo stesso fuso orario (UTC+8), circostanza che non finisce mai di stupire i visitatori. Crescita economica fulminea L’economia cinese ha registrato una cre scita fulminea: negli ultimi dieci anni il PIL è aumentato mediamente del 10% circa e, nel 2007, è stato persino conseguito 1http://www.atanango.com/laendervergleich- demografie-bevoelkerung--top--10--9/, marzo 2011 «I decenni delle riforme hanno permesso di migliorare sensibilmente lo standard di vita della popolazione cinese.» un incremento da record pari al 13%. La Cina ha superato le maggiori potenze economiche mondiali (in funzione del PIL), nel 2005 la Gran Bretagna, nel 2007 la Germania, e nel 2010 ha addirittura relegato il Giappone in terza posizione. La Cina è riuscita a integrarsi economica mente a livello globale, risultato suggel lato dall’adesione all’OMC nel 2001. La Cina è diventata la fabbrica del mondo. Solo pochi anni fa su molti prodotti si leggeva «Made in Taiwan», ma persino i taiwanesi hanno trasferito la produzione sulla costa meridionale cinese cosicché ogni genere di prodotti oggi è firmato «Made in China». Crescita e inflazione in Cina 14 % 11.9 12 10 8 6 4 2 0 ab -2 -4 10.7 10.1 9 7.9 6.8 7.1 10.3 6.2 4.6 3.6 1.9 1.2 -1.2 9.6 -1.7 9.8 9.1 2.4 4.6 2.9 -0.8 Jun 08 Sep 08 Dec 08 Mar 09 Jun 09 Sep 09 Dec 09 Mar 10 Jun 10 Sep 10 Dec 10 GDP Growth % Inflation % Fonte: http://www.tradingeconomics.com/ Aumento dell’inflazione e dei disordini sociali I successi della Cina hanno anche i loro lati negativi. Le sfide di carattere socio economico dovranno necessariamente essere affrontate nel prossimo decennio. Per poter garantire uno sviluppo duraturo e sostenibile del Paese, il governo dovrà occuparsi e riuscire a gestire problemi quali disparità sociale, inquinamento, ristruttu razione delle imprese statali, approvvigio namento energetico e aumento della disoccupazione. La situazione attuale di mostra che gli interrogativi sono ancora numerosi. Al momento si accusa un surriscalda mento economico con conseguenze negative sull’inflazione che ha raggiunto tassi preoccupanti: a febbraio si attestava al 4,9% e l’impennata interessa soprat tutto i prezzi dei generi alimentari. In occasione del Congresso annuale dell’Assemblea nazionale del Popolo, il governo del Paese e il primo ministro Wen Jiabao hanno annunciato nuove misure per riportare sotto controllo i pro blemi attuali. Così, l’obiettivo di crescita del PIL per il 2011 è stato fissato all’8% nella speranza di prevenire il surriscalda mento e di frenare l’inflazione. È stato altresì definito un piano quinquennale che prevede una crescita media del PIL dal 2011 al 2015 pari a «solo» il 7%. Cina: campione del mondo nell’export Nel 2009 la Cina è subentrata alla Ger mania al primo posto in classifica per quanto riguarda il volume di esportazioni. Pertanto la Cina è ufficialmente campio ne mondiale in questa disciplina. La crisi economica globale ha tuttavia avuto ripercussioni negative anche in questo settore: nel 2009 le esportazioni com plessive sono calate del 16% assestandosi a USD 1201,7 miliardi2 mentre il volume delle importazioni durante lo stesso periodo è sceso dell’11,2% a USD 1005,6 miliardi. L’anno successivo il commercio globale ha però iniziato a riprendersi influenzando positivamente gli scambi commerciali cinesi. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, da gennaio a settembre 2010 l’export è aumentato del 34% a USD 1134,6 miliardi, ovvero più del doppio rispetto all’intero volume nel 2009. Le importazioni si sono svilup pate ancora meglio salendo del 42,2% a USD 1014 miliardi e superando pertanto le importazioni totali del 2009. 2Swiss-Chinese Chamber of Commerce, Bollettino 2010, Dicembre/Gennaio, Vol. 95, pag. 33 Partner commerciali più importanti della Cina Esportazioni (Gennaio – Settembre 2010) Paese/Regione USD in Quota Crescita in miliardi in % %3 USA 205,5 18,1% 30,7% Hong Kong 152,4 13,4% 33,1% Giappone 86,5 7,6% 24,1% Germania 49,6 4,4% 40,2% Corea del Sud 49,5 4,4% 31,0% Paesi Bassi 35,9 3,2% 25,8% India 29,5 2,6% 33,1% Regno Unito 27,8 2,5% 25,8% Singapore 24,0 2,1% 16,4% Italia 22,2 2,0% 49,8% UE 226,1 19,9% 35,0% ASEAN 99,5 8,8% 36,2% EFTA 4,4 0,4% 15,8% Islanda 0,051 0,0% 43,7% Liechtenstein 0,006 0,0% 27,9% Norvegia 2,119 0,2% 21,9% Svizzera 2,208 0,2% 9,8% Totale 1.134,6 34,0% Importazioni (Gennaio – Settembre 2010) Paese/Regione USD in Quota Crescita in miliardi in % %3 Giappone 127,9 12,6% 38,4% Corea del Sud 101,7 10,0% 39,7% Taiwan 86,2 8,5% 44,3% USA 73,0 7,2% 33,8% Germania 54,1 5,3% 34,8% Australia 43,2 4,3% 51,3% Malaysia 36,4 3,6% 66,3% Brasile 27,7 2,7% 30,6% Tailandia 24,3 2,4% 39,4% Arabia Saudita 23,8 2,3% 57,0% UE 123,4 12,2% 33,4% ASEAN 111,8 11,0% 51,1% EFTA 14,5 1,4% 98,6% Islanda 0,030 0,0% 10,9% Liechtenstein 0,051 0,0% 47,6% Norvegia 2,390 0,2% -0,5% Svizzera 12,042 1,2% 147,5% Totale 1.014,0 42,2% 3 rispetto al periodo precedente Fonte: Swiss-Chinese Chamber of Commerce, Bulletin 2010, Dicembre/Gennaio, Vol. 95, pag. 33 La politica di riforme e di apertura in Cina dagli anni 70 Molto è cambiato nella Repubblica Popolare Cinese dal periodo della politica di riforme e di apertura (Gaige Kaifang) avviata del successore di Mao, Deng Xiaoping, alla fine degli anni 70. Tradotto, «Gaige Kaifang» significa «riforma e apertura». Per la mentalità cinese questi due concetti sono uniti in modo inseparabile: la riforma del Paese può avere successo soltanto se va di pari passo con l’apertura. L’obiettivo supremo di Deng era stabilizzare il Paese e metterlo al riparo da nuove carestie. Sulla scia di quest’evoluzione si è iniziato a introdurre riforme in alcune province delle regioni costiere, definite «zone economiche speciali», che non erano soggette alle usuali leggi economiche del Paese ma che godevano di privilegi particolari atti a incentivare l’economia. Prime zone economiche speciali nel 1980 La città di Shenzhen (provincia di Guangdong) è stata la prima zona economica speciale fondata nel 1980. Shenzhen è situata nel sud della Cina e confina diretta mente con la vicina Hong Kong. Il piano di Deng per stabilizzare il Paese si rivelò vincente: già poco tempo dopo imprese attive a livello internazionale cominciavano ad aprire uffici di rappresentanza, a investire e a produrre attivamente in Cina. Per di più, la legge obbligava queste imprese a collaborare con aziende cinesi, il che permise loro di imparare dagli investitori esteri e di apprendere tecniche e procedure moderne, circostanza che a sua volta contribuì a incrementare la produzione locale. Le riforme sortirono gli effetti desiderati e lo standard di vita della popolazione cinese iniziò a migliorare costantemente di anno in anno. Ma questo successo non mancò di suscitare le critiche degli oppositori conservatori di Deng che lo accusa vano di esporre inutilmente il Paese a ingerenze estere attraverso le sue riforme. D’altra parte, i sostenitori di una politica più liberale esigevano anche riforme poli tiche oltre a quelle economiche. La manifestazione di protesta per maggiori libertà politiche più tristemente conosciuta e finita in un massacro è sicuramente quella di piazza Tienanmen (piazza della pace celeste), nel 1989. Effettivamente, in seguito alle riforme di Deng si sono create enormi disparità di reddito, la politica ambien tale è stata trascurata, la corruzione si è diffusa a tutti i livelli e la cultura è stata influenzata dall’estero. Sia i critici sia i fautori di Deng concordano comunque sul fatto che gli interventi impopolari erano necessari per superare la situazione di indigenza lasciata in eredità da Mao. Boom sulla costa meridionale e orientale negli anni 90 Dopo la strage di piazza Tienanmen di cui venne incolpato, Deng Xiaoping si ritirò dalla vita pubblica lasciando il campo a Jiang Zemin, pur continuando ad agire dietro le quinte. Jiang proseguì sulla strada delle riforme economiche imboccata da Deng. Tra il 1980 e il 1990 il numero di zone economiche speciali venne aumentato facendo rifiorire l’economia di province e città lungo la costa meridionale e orientale della Cina. Le regioni centrali, occidentali e settentrionali del Paese continuavano tuttavia ad arrancare, cosicché una parte della popolazione di queste regioni si spostò verso le aree più agiate allo scopo di raggiungere un certo benessere come lavoratori migranti. Dato che questa situazione non era assolutamente sostenibile, furono lanciati numerosi progetti per promuovere l’economia delle altre regioni. La restituzione alla Cina delle due colonie di Hong Kong (1997) e Macao (1999) coincide con due pietre miliari della storia del Paese. Entrambe le città hanno potuto perlopiù salvaguardare la loro indipendenza a livello economico, sociale e giuridico. Dalla restituzione alla Repubblica Popolare Cinese le due città hanno continuato a svilupparsi: Hong Kong assume un ruolo sempre più importante come centro finan ziario mentre Macao è diventata la «Las Vegas» dell’Asia, sia in termini di numero di visitatori che di volume di scommesse. Relazioni economiche tra Svizzera e Cina Da molti anni ormai, le relazioni econo miche tra la Svizzera e la Cina sono molto positive. Nel corso degli ultimi anni il commercio tra i due Paesi ha seguito uno sviluppo eccezionale e, dal 2002, la Cina (compresa Hong Kong) è il partner com merciale più importante della Svizzera in Asia. Anche se nell’anno di crisi 2009 il volume commerciale totale è sceso del 4,3% circa a complessivamente CHF 10,7 miliardi (export -10% a CHF 5,5 miliardi, import +3,3% a CHF 5,2 miliardi), nel 2010 sono stati nuovamente registrati gli usuali sviluppi positivi. Le esportazioni svizzere sono aumentate del 35,8% a CHF 7,47 miliardi (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), mentre le impor tazioni dalla Cina sono salite del 18,0% a CHF 6,09 miliardi. Il volume commer ciale totale ha quindi registrato un incre mento del 27,2% a CHF 13,56 miliardi. Se si aggiunge poi anche il volume di Hong Kong, si raggiungerebbero CHF 21,72 miliardi, ciò che corrisponde a un’espansione del 26,1% (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Nel frattempo la Cina è diventata il terzo for nitore di merci in ordine di grandezza della Svizzera, dopo l’UE e gli USA. Peraltro, il mercato cinese è uno degli acquirenti più importanti di prodotti e servizi svizzeri 4. «Sono state gettate le basi per la firma di un accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Cina.» Questi successi sono dovuti alla collabo razione pluriennale tra i due Paesi: il 2010 non è stato solo un anno proficuo per il commercio bilaterale ma anche il 60esimo anniversario dei rapporti diplomatici tra la Repubblica Popolare Cinese e la Sviz zera. Nell’ultimo numero del Bollettino (Dicembre/Gennaio, Vol. 95, n. 2.), della rivista edita dalla Swiss Chinese Chamber of Commerce, nel suo articolo il nuovo ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese loda le relazioni diplomatiche con la Svizzera e sottolinea l’importanza attri buita dai cinesi al marchio «Swiss Made» associato a qualità di prim’ordine. L’am basciatore Wu illustra in modo approfon dito la lunga tradizione di questi rapporti 4Amministrazione federale delle dogane Importazioni ed esportazioni svizzere dalla/alla Cina in milioni CHF 0 500 100015002000250030003500 Prodotti agricoli e forestali Vettori energetici Tessili e abbigliamento Prodotti cartacei e grafici Pelle, gomma e tessuti sintetici Chimica Pietre e terre Metalli e utensili metallici Macchinari ed elettronica Veicoli Strumenti, orologi e gioielli Altri beni Metalli e pietre preziosi Opere d’arte e antichità 0n Import50da Cina 100n Export 150per Cina200 250 300 350 Fonte: Amministrazione federale delle dogane e sottolinea che negli anni sessanta si è persino venuta a creare una specie di amicizia tra i due Stati. Per rafforzare ulteriormente il marchio «Svizzera» in Cina, nel 2002 è stato inaugurato un primo Swiss Business HUB (SBH) a Pechino e contemporaneamente una succursale a Shanghai. Nel 2006 è seguita una seconda succursale a Guang zhou. L’SBH si dedica prevalentemente alla promozione delle relazioni economi che tra PMI svizzere e partner cinesi e, dal 2010, anche alla promozione della Sviz zera come Paese d’investimento. Sono state gettate le basi per la firma di un accordo di libero scambio tra la Sviz zera e la Cina. In occasione del WEF di quest’anno a Davos, il Consigliere fede rale Johann N. Schneider-Ammann e il Ministro del commercio cinese Chen Deming si sono incontrati per firmare una dichiarazione d’intenti che spiana la strada a ulteriori trattative in questo ambito. Nel corso dei prossimi mesi i rappresentanti di entrambi i Paesi si incontreranno regolar mente. I colloqui bilaterali sono incentrati soprattutto su temi principali quali i set tori del commercio con merci e servizi, la tutela del patrimonio intellettuale e altre aree di cooperazione. «In Cina il label «Swiss Made» è molto importante poiché viene associato a qualità di prim‘ordine.» Settore bancario cinese Anche il settore bancario cinese è stato sottoposto a rigorosi processi di riforma. Durante il governo di Mao, il Paese cono sceva unicamente un sistema monoban cario: la People’s Bank of China fungeva da Banca centrale ma era anche respon sabile per quasi ogni tipo di attività ban caria e controllava circa il 90% del settore. La PBoC non implementava soltanto gli obiettivi di politica monetaria bensì, pre vio accordo con il Consiglio di Stato cinese, definiva e applicava i tassi di risparmio e di credito. A quei tempi, oltre alla PBoC, esistevano anche la People’s Construc tion Bank of China (PCBoC) e la Bank of China (BoC), entrambe controllate diret tamente dalla PBoC, cui competeva il supporto e l’esecuzione di transazioni di import ed export di ogni tipo. Molto tempo è passato dai tempi di Mao, del sistema monobancario cinese e delle grandi riforme. Negli ultimi decenni gli istituti di credito sono riusciti a crescere e prosperare diventando un pilastro impor tante dell’economia. Oggi il settore bancario della Repubblica Popolare Cinese vanta una struttura solida. Vi sono • banche dello Stato (State-owned Banks), • banche commerciali (Commercial Banks), • cooperative di credito (Credit Cooperatives) • e banche estere (Foreign Banks). Le Banche di Stato sono conosciute soprattutto con il nome «The Big 4»: • Bank of China, • Industrial and Commercial Bank of China, • Agricultural Bank of China • e China Construction Bank. Il nome è tutto un programma poiché queste banche sono le più grandi e fi nanziariamente potenti in Cina, alcune persino a livello mondiale. Con l’adesione all’OMC nel 2001, la Re pubblica Popolare Cinese si è impegnata ad aprire il suo settore bancario agli inve stitori esteri e alle istituzioni straniere. L‘11 dicembre 2001, subito dopo l‘ade Secondo uno studio della società di consulenza Boston Consulting Group, la Indu strial and Commercial Bank of China, misurata in base alla capitalizzazione di mercato, è la maggiore banca del mondo. Il valore di borsa nel 2010 ammontava a USD 211 259 milioni. La ICBC conta circa 19 000 filiali locali e assiste approssi mativamente 2,5 milioni di clienti commerciali e 150 milioni di clienti privati. Segue a ruota al secondo posto la China Construction Bank, con una capitalizzazione di mercato di USD 189 171 milioni. La CCB conta più di 14 000 filiali e circa 310 000 collaboratori. La PBoC esiste tuttora e svolge la funzione di banca centrale. Insieme alla China Banking Regulatory Commission vigila sul settore bancario della Repub blica Popolare Cinese. Fonte: http://www.wiwo.de/finanzen/, marzo 2011 sione, alle banche estere è stata concessa l’autorizzazione a fornire a imprese e cit tadini privati cinesi servizi in moneta estera, e dal 2006 le banche straniere possono anche offrire servizi in moneta locale. Dall’abolizione delle restrizioni alcune banche estere hanno già cominciato a commercializzare carte di credito, attività che sino ad allora era proibita alle banche cinesi. Per sottolineare l’intenzione di aprire il mercato finanziario cinese, nel 2002 il governo ha pubblicato le «Rules for Im plementing the Regulations Governing Foreign Financial Institutions in the Peo ple’s Republic of China». Questo docu mento disciplina dettagliatamente le operazioni degli istituti finanziari esteri sul mercato locale. «Il settore bancario cinese diventa sempre più importante. Grazie alla crescita economica, il ceto medio si sta ampliando rapidamente, il che a sua volta fa aumentare la domanda di servizi e prodotti bancari.» La popolazione cinese è campione del risparmio: negli ultimi anni il tasso di risparmio si è assestato attorno al 50% circa5. Ne deriva che fra non molto il settore bancario assumerà un ruolo ancora più importante dato che il crescente benes sere e quindi l’aumento dei risparmi incrementeranno a loro volta la domanda di prodotti bancari. 5Deloitte: China’s banking sector, Growing towards diversification Tasso di risparmio in % del PIL 50 40 30 20 10 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2088–11 n United States n Germany n Japan n Asia, including China and India Source: International Monetary Fund, September 2006 Fonte: Deloitte: China’s banking sector, Growing towards diversification La crisi finanziaria globale ha tuttavia lasciato il segno anche in Cina. Il governo ha preso le misure monetarie necessarie affinché le banche cinesi fossero in grado di sostenere l’economia con crediti con venienti. Durante la fase più difficile nel 2009 sono stati concessi crediti pari a USD 1,4 miliardi6. Tuttavia, oggi questi crediti gravano pesantemente sui bilanci delle banche e non devono essere sotto valutati. Durante la crisi finanziaria mon diale è stato possibile stimolare nuova mente l’economia, il che ha sicuramente contribuito ad attutire gli effetti anche sul piano globale, dato che la Cina dispone di una rete commerciale capillare a livello internazionale. L’allentamento moneta rio e gli aiuti all’economia hanno tuttavia provocato negli ultimi tempi un surriscal damento dell’economia cinese: si prepa rano tempi difficili per il Paese. 6http://www.spiegel.de/thema/wirtschaft_china/, marzo 2011 UBS – Il vostro partner di Trade & Export Finance – anche per la Cina Molte aziende svizzere approfittano del boom cinese conquistandosi in loco nuovi mercati di sbocco per i loro prodotti e servizi. La Cina cela però alcuni rischi per gli esportatori esteri: per numerosi aspet ti le culture dei due Paesi sono molto di verse, ma questo vale anche per l’assetto giuridico e il modo di condurre gli affari. Da sempre Trade & Export Finance è un settore operativo importante di UBS. Il nostro obiettivo è mettere a punto servizi per gli esportatori svizzeri. In Svizzera siamo sia partner privilegiato e leader di mercato. Da molto tempo intratteniamo solide re lazioni con la Cina e lavoriamo in stretta collaborazione con le banche del Paese. Più volte all’anno ci rechiamo sul posto per curare le relazioni e discutere degli sviluppi di mercato nel quadro del Trade & Export Finance. Le banche locali ci conoscono come partner affidabile e ap prezzano la nostra esperienza e il nostro know-how nell’ambito del Trade & Export Finance. Spesso ci viene chiesto di svol gere corsi di formazione per i collabora tori cinesi. Inoltre, ogni anno ha luogo in Svizzera un seminario internazionale sulle banche organizzato da UBS che trasmette conoscenze specialistiche di altissimo livello e consente scambi di esperienze appro fonditi. I partner bancari cinesi sono rap presentati regolarmente in occasione di questi eventi. Possibilità di copertura del commercio con la Cina – le nostre esperienze I crediti documentari di UBS sono gli stru menti adeguati per garantire scambi com merciali fluidi con la Cina. Si consiglia il credito documentario tradizionale stan dardizzato e accettato in tutto il mondo. Le disposizioni NUU 600 forniscono una normativa unitaria generale valida per tutti. «Nonostante il boom economico e la robustezza del mercato finanziario, gli esportatori dovrebbero assicurarsi debitamente.» Attenzione però: il tradizionale credito documentario confermato può dare adito a malintesi in Cina e quindi, a scanso di equivoci, è necessario avere delle cono scenze della cultura asiatica per la quale è di enorme importanza «salvare la faccia». Questo vale anche per le banche cinesi. Se UBS confermasse apertamente un cre dito documentario, per i nostri partner cinesi sarebbe un segno che UBS ha perso la fiducia in loro mettendo in dub bio la credibilità come partner d’affari. Da allora molte cose sono cambiate. Se inizialmente il commercio in yuan era con sentito soltanto a poche province, città e imprese, nel frattempo tutte le province hanno l’autorizzazione. Un grosso osta colo è però il fatto che la moneta cinese non è tuttora liberamente convertibile e quindi non può essere trasferita con sem plicità. Ciò nonostante il commercio in RMB tra i Paesi asiatici va a gonfie vele e sicuramente si estenderà ben presto anche all’Europa. Una visita presso i nostri partner bancari cinesi nel marzo 2011 ha avvalorato nuo vamente questa peculiarità culturale. I cre diti documentari confermati apertamente non sono ben accetti. Una possibilità per evitare questa situazione delicata è il «credito documentario confermato taci tamente». A differenza di un credito documentario confermato ufficialmente, la banca emittente riconosce il credito documentario con conferma tacita come credito documentario non confermato. Per l’esportatore, tuttavia, questo tipo di credito documentario offre le stesse garan zie di un credito documentario confer mato ufficialmente a condizioni quasi identiche. Questi sviluppi sono seguiti con grande interesse da UBS allo scopo di offrire prontamente ai propri clienti soluzioni interessanti anche in questo ambito. Le banche cinesi sono consapevoli del fatto che praticamente tutti i crediti documen tari emessi sono confermati tacitamente. Ma, dato che in questo modo possono «salvare la faccia», sono d’accordo con questa prassi. In conclusione, si tratta di una soluzione favorevole per l’esportato re, l’importatore e le banche interessate. Il credito documentario confermato tacitamente è lo strumento adeguato per garantire scambi commerciali fluidi con la Cina. Renminbi Crossborder Settlement Di recente il governo cinese ha dichiarato che la moneta del Paese, lo yuan, deve diventare una moneta di commercio internazionale. Dalla metà del 2009, alla tipica maniera cinese, ovvero molto rapi damente e con le dovute pressioni, sono stati presi i provvedimenti necessari per poter svolgere le attività commerciali cinesi in yuan. © UBS 2011. Il simbolo delle chiavi e UBS sono fra i marchi protetti di UBS. Tutti i diritti riservati. Per ulteriori domande e maggiori chiari menti in merito alle banche cinesi potete rivolgervi a Jean Popovic: Jean Popovic Trade & Export Finance Sales Advisory Financial Institutions Tel. +41 44 239 39 92 [email protected]