Convegno Nazionale Siena 17 marzo 2007 Sport è… Città Il ruolo delle Società Sportive Centenarie nello sviluppo della comunità L’associazionismo sportivo come rete di coesione sociale nelle città 1. Nei grandi agglomerati urbani, e in particolar modo nelle cinture periferiche, le condizioni socioeconomiche sono spesso precarie e il tessuto sociale è più esposto alla disgregazione. In queste zone, le difficoltà della convivenza (che comunque si riscontrano in ogni punto del territorio e in ogni strato sociale) acquistano spesso dimensioni allarmanti. 2. I possibili fattori di coesione acquistano una particolare rilevanza non solo nelle politiche istituzionali, ma anche negli interventi spontanei da parte di organizzazioni comunque impegnate sul versante sociale. 3. Anche se talvolta – in alcune condizioni specifiche – lo sport può catalizzare valenze negative (come ad esempio nel mondo del calcio), la pratica dello sport è un potente fattore di aggregazione a livello locale. 4. L’associazionismo sportivo capace di svolgere un’azione di massa a livello locale è dunque un riferimento di grande valore per il mantenimento e lo sviluppo delle condizioni di convivenza civile. Questo ruolo è ancor maggiore nelle grandi città, dove le società sportive operano in condizioni più critiche. 5. Le società sportive hanno una lunga tradizione nel campo dell’attività sportiva svolta in forme competitive, tuttavia oggi il concetto di sport si viene allargando a quasi tutte le forme di attività fisica, anche non competitiva e non organizzata. Se da trent’anni si parla di “diritto allo sport” (Consiglio d’Europa, 1975), è pur vero che si sta ormai prefigurando una sorta di “dovere civile”, connesso alla necessità di condurre stili di vita più salutari. In tal modo l’aspetto sociale tende a risaltare con sempre maggiore evidenza. 6. Le statistiche dell’Istat dicono che, in media, circa il quaranta per cento della popolazione è sedentaria. Ci si potrebbe consolare con quel sessanta per cento che svolge un’attività “fisico-sportiva” (sempre secondo l’attuale accezione europea, ma ben al di sotto delle medie europee). Tuttavia l’attivazione di questi cittadini è molto variegata – e merita un esame più dettagliato, al fine di indirizzare le possibili direttrici d’intervento. Le attività fisico-sportive in Italia (Dati dell’indagine multiscopo Istat 2005 e dati Coni) attività sportive saltuarie/occasionali o qualche attività fisica: circa 22 milioni (38,5 %) 38,5 % pratica sportiva con continuità: circa 12 milioni (20,9 %) 13,7 % 40,6 % 7,2 % Attività che fa capo a Federazioni Sportive e Discipline Associate nessuna attività fisica nel tempo libero, sedentarietà: 22 milioni e 450.000 pari al 40,6 % 7. Nella figura (slide precedente) è messo in evidenza con il rosso vivo quel 7% di cittadini che praticano con continuità come tesserati alle Federazioni Sportive e alle Discipline Associate (e dunque attivi nelle società affiliate). Anche lo spicchio arancione (quasi il 14%) è composto in buona parte da praticanti che – nelle loro attività considerate in qualche modo “continuative” – si appoggiano alle società sportive di base. 8. È ovvio che – di norma – le società sportive propongono attività organizzate, e che queste proposte abbiano difficoltà a interagire con il grosso dei praticanti occasionali (zona gialla nella figura) e i sedentari assoluti (zona bianca). Per queste fasce c’è bisogno di proposte mirate in sinergia con le scuole, con gli altri soggetti sociali e con gli enti locali, adatte alle caratteristiche di ogni territorio. 9. È importante dunque che le società sportive interessate a sviluppare il loro ruolo in questa direzione si facciano riconoscere come nuclei di valenza sociale, e che sviluppino contatti, analisi, proposte ed iniziative insieme con gli altri soggetti della zona. 10. In conclusione, richiamando la riconoscibilità che contraddistingue la pratica sportiva e la naturale tendenza all’interazione tra questi nuclei, possiamo pensare che – soprattutto nelle città – le società sportive siano in grado di sviluppare una rete di coesione sociale sempre più efficace, meritevole di svolgere un ruolo specifico nel quadro delle politiche del territorio. Riassumiamo dunque una prima serie di profili dei praticanti. Su 57 milioni di abitanti... 280.000 fanno gare sportive anche all’estero altri 1.810.000 Fanno gare in Italia anche fuori della loro provincia altri 4.360.000 Fanno gare –ufficiali o non ufficiali- solo nell’ambito della loro provincia altri 10.250.000 Dicono di fare sport, ma non fanno gare altri 17.400.000 Praticano solo qualche attività fisica altri 21.600.000 Non praticano alcuna attività fisica o sportiva nel loro tempo libero Profili delle società sportive affiliate a FSN e DSA nelle grandi città • Il profilo delle società sportive in tre grandi aree metropolitane (Milano, Roma e Napoli) può essere fatto emergere da alcuni indicatori ottenibili con i dati del Monitoraggio CONI-FSNDSA (in questo caso si tratta dei valori 2001). • I dati delle tre province possono essere messi a confronto tra loro, ma anche con la media italiana, e – per ulteriori considerazioni - con due province particolari: quella con più alta densità di praticanti tesserati FSN-DSA (Aosta) e quella con più bassa densità (Agrigento). Confronto fra gli indicatori provinciali di tre grandi città (Milano, Roma e Napoli) con quelli di Aosta, Agrigento e con la media italiana 1. Densità tesserati FSNDSA 2001 2. Densità di società sportive FSN-DSA 2001 (per 100.000 abitanti) (per 100.000 abitanti) 3. Densità di operatori nelle società FSNDSA 2001 4. Indice di polisportività (per 100.000 abitanti) AOSTA 16.943,5 (1°) 279,5 (1°) 4.085,8 (5°) 31,5 (76°) MILANO 5.983,3 (69°) 86,7 (92°) 1.220,3 (88°) 36,2 (49°) ROMA 4.618,8 (80°) 86,6 (93°) 1.372,2 (79°) 48,7 (2°) NAPOLI 2.348,3 (100°) 67,1 (100°) 716,2 44,7 (9°) AGRIGENTO 2.195,1 (103°) 60,2 (103°) 1.299,2 (85°) 26,4 (91°) ITALIA 5.719,3 111,6 (101°) 1.642,2 42,1 • Se teniamo per ultima la polisportività (su cui torneremo dopo) e ci concentriamo sulle prime tre colonne, possiamo partire dalle medie nazionali. I praticanti tesserati FSNDSA (colonna 1) sono quasi sei su cento abitanti, e - se per 100.000 abitanti troviamo centoundici società sportive (colonna 2) una società corrisponde a circa novecento abitanti, con una media di 50 praticanti tesserati. Si vede subito che le grandi città sono distanti dai livelli medi di servizio sportivo, e in particolare dai livelli alti raggiunti ad Aosta e in decine di altre province. • Roma è più o meno a metà tra Milano e Napoli per densità di tesserati, ma è alla pari con Milano per densità di società sportive. Ciò significa che le società di Roma sono ugualmente distribuite rispetto a quelle di Milano, ma mediamente più piccole. La densità di società è un indice un po’ contraddittorio, perché funzionalmente sarebbe preferibile un minor numero di società più grandi piuttosto che un alto numero di società piccole; tuttavia nelle città una buona diffusione diminuisce gli spostamenti. Per densità di operatori Roma supera Milano e questo è un indicatore sostanzialmente positivo perché indica una migliore potenzialità di servizio ai cittadini (probabilmente a Milano si dirà che sono di meno, ma più efficienti…). • Il quarto indice da interpretare è quello della polisportività, che – come si è detto - indica quanto sono sviluppati gli sport meno noti rispetto a quelli più grandi. Tra tutte le province messe a confronto, Roma è addirittura seconda nella graduatoria nazionale: l’alto valore di polisportività indica che il sistema sportivo romano è molto variegato. E’ facile pensare che questo risultato sia favorito dalla presenza degli uffici nazionali delle varie Federazioni, che possono dare localmente un incoraggiamento in più anche alle pratiche meno diffuse. • Napoli, che ha una densità di praticanti abbastanza bassa, raggiunge invece un ottimo nono posto in questa graduatoria soprattutto per lo spazio non occupato dal calcio (che ha una incidenza provinciale inferiore al 25% contro un valore regionale del 40%). • Milano vede il suo indice di polisportività abbassato dalla fortissima presenza della Pesca Sportiva (con il suo 18,2 d’incidenza vale localmente più di Pallacanestro e Pallavolo messe insieme). Aosta è addirittura sotto Milano, segno di una organizzazione poco variegata. Agrigento, che pure ha valori bassi, mostra una relativa vivacità lasciandosi dietro una fila di altre dodici province. • In definitiva, i dati della polisportività, indicano che nelle grandi città c’è modo di sviluppare meglio quegli sport “di nicchia” che altrove avrebbero un seguito troppo scarso. Profili delle soc. sport. FSN/DSA in tre grandi città (Milano, Roma e Napoli ) a confronto fra loro, con quelli di Aosta, Agrigento e con la media italiana a. Densità di SS FSN/DSA x 100.000 abitanti Aosta 279,5 (1°) b. Numero medio di c. Numero praticanti FSN/DSA medio di in una SS operatori d. Numero medio di praticanti x operatore 60,6 14,6 4,2 Milano 86,7 (92°) 69,0 14,1 4,9 Roma 86,6 (93°) 53,3 15,8 3,3 Napoli 67,1 (100°) 35,0 10,7 3,3 Agrigento 60,2 (103°) 36,5 21,6 1,7 ITALIA 111,6 51,2 14,7 3,5 • Passiamo ora ad una seconda tabella, più centrata sui profili associativi. L’indicatore a) è lo stesso presentato nella tavola precedente con il numero 2), e viene accompagnato da tre numeri medi (praticanti/società, operatori/società e praticanti/operatori). • Nella seconda colonna si vede che Roma ha un numero di praticanti tesserati per società praticamente pari alla media italiana, mentre Milano ha il valore più alto dei casi considerati: quello che caratterizza Milano non è dunque la densità di nuclei associativi, ma la maggior dimensione di essi. Milano tuttavia non ha un maggior numero di operatori per società (colonna c), per cui ad ogni operatore corrisponde un numero maggiore di praticanti tesserati. A Napoli il numero di praticanti tesserati per società è circa metà che a Milano, ma anche gli operatori sono di meno, per cui in definitiva il rapporto tra praticanti tesserati ed operatori è lo stesso di Roma (3,3). • Nei casi di confronto: • una società media di Agrigento ha lo stesso numero di tesserati di una di Napoli, ma ha il doppio di operatori, per cui ad ogni operatore corrispondono meno di due praticanti tesserati; • ad Aosta, nonostante il territorio sia completamente diverso, un nucleo associativo medio ha più o meno la configurazione milanese (salvo il fenomeno dei non-tesserati): è l’altissima densità di società sportive a fare la differenza. • Questi indicatori mostrano che il tessuto associativo, pur svolgendo un ruolo similare in tutto il Paese, può assumere profili molto diversi. • Inoltre, come abbiamo indicato più sopra, se una sezione sportiva “media” ha circa quindici operatori e cinquanta praticanti tesserati FSN-DSA, secondo la stima Nomisma stabilisce complessivamente rapporti con circa duecento persone. I profili delle società che si orientano maggiormente verso gli Enti di Promozione Sportiva sono ancora differenti. • Questa molteplicità dev’essere ben compresa da parte delle Istituzioni che apprezzano il ruolo dell’associazionismo sportivo come rete di coesione sociale, in modo che la collaborazione possa valorizzare le rispettive potenzialità in ordine agli obiettivi del territorio.