Carmelinda Samela, Angelo Masi, Leonardo Chiauzzi, Luigi Tosco, Marco Vona
Dipartimento di Strutture, Geotecnica, Geologia applicata, Università degli Studi della Basilicata.
Via dell’Ateneo Lucano N. 10, 85100 Potenza.
ANIDIS2009BOLOGNA
Analisi delle caratteristiche tipologiche e valutazione della
vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio privato della regione
Basilicata
Keywords: vulnerabilità, rischio sismico, mappe, regione Basilicata
ABSTRACT
In questo lavoro viene descritta la procedura utilizzata per la stima della vulnerabilità sismica del patrimonio
edilizio privato ad uso prevalentemente abitativo dei 131 comuni della regione Basilicata. L’unico data base ad
oggi disponibile completo ed omogeneo su tutto il territorio regionale relativo agli edifici privati è quello del
censimento ISTAT 2001 (DB-ISTAT-01). Poiché tale data base contiene informazioni limitate circa le
caratteristiche strutturali e tipologiche degli edifici, è necessario mettere a punto una procedura che, utilizzando una
importante quantità di dati di rilievo raccolti da tecnici in molti comuni della Basilicata, consenta di attribuire la
vulnerabilità nel modo più accurato possibile agli edifici censiti nel DB-ISTAT-01. In particolare, nel presente
lavoro sono stati utilizzati i dati di rilievo di 63 comuni (DB-RILIEVO) raccolti sia in indagini post-sisma che in
censimenti condotti in vari progetti di ricerca finalizzati alla valutazione della vulnerabilità sismica. Dall’analisi del
DB-ISTAT-01 sono state determinate 336 tipologie edilizie al variare dell’età di costruzione, della tipologia
strutturale, dello stato di conservazione, della posizione e del numero di piani dell’edificio. Le stesse tipologie sono
state definite per il DB-RILIEVO. L’analisi dei risultati ottenuti in termini di distribuzioni di vulnerabilità mostra
che la maggior parte dei comuni della Basilicata ha un patrimonio edilizio privato in classe di vulnerabilità alta
compreso tra il 20% ed il 40%, con un numero significativo di comuni, situati in corrispondenza della dorsale
appenninica, in cui questa percentuale supera il valore superiore. Una buona percentuale di edifici antisismici si
riscontra principalmente nei comuni che furono maggiormente colpiti dal sisma del 1980, a seguito dei diffusi
interventi di adeguamento e/o ricostruzione ex-novo effettuati con i finanziamenti della Legge 219/81.
1
INTRODUZIONE
Nell’ambito della gestione delle calamità
naturali si è andata sempre più affermando la
consapevolezza che le attività di protezione civile
non devono solo limitarsi alla fase di emergenza,
ma dovrebbero avere quali principali obiettivi,
per una seria politica di mitigazione dei rischi, la
previsione e la prevenzione dei fenomeni
calamitosi. Affrontare il problema del rischio
sismico prescindendo da questi aspetti sarebbe,
alla situazione odierna, poco coerente con lo stato
delle conoscenze che la comunità scientifica
quotidianamente propone. In questa ottica, nel
presente lavoro viene descritto l’approccio
utilizzato per la stima della vulnerabilità sismica
del patrimonio edilizio privato dei 131 comuni
della regione Basilicata. Questi studi sono
finalizzati alla definizione delle mappe di rischio
sismico regionali utili ai fini di attività di
pianificazione del territorio e definizione di
interventi finalizzati alla riduzione del rischio
sismico.
Le prime mappe di rischio sismico del
territorio nazionale furono pubblicate nel 1995
dal Servizio Sismico Nazionale (SSN) sulla base
dei dati disponibili in seguito al censimento
ISTAT 1981(ANIDIS 1995). Nel 1996 il
Dipartimento Nazionale di Protezione Civile
(DPC) istituì un gruppo di lavoro composto da
esperti del Gruppo Nazionale per la Difesa dai
Terremoti (GNDT), del SSN e dell’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
con l’obiettivo di redigere una nuova versione
delle mappe di rischio sismico del territorio
italiano sulla base dei dati disponibili in seguito al
censimento ISTAT 1991. Questo lavoro, che fu
pubblicato sul sito dell’allora esistente Servizio
Sismico Nazionale, ha costituito la base
metodologica per le mappe di rischio pubblicate
successivamente da Lucantoni et al. (Ingegneria
Sismica 2001) considerando la nuova proposta di
riclassificazione sismica del territorio nazionale
del 1998. Esso è stato recentemente aggiornato da
Bramerini e Di Pasquale (Ingegneria Sismica
2008) sulla base dei dati relativi al censimento
ISTAT 2001 ma ancora in termini di abitazioni
per poter effettuare un confronto con le
precedenti mappe. Infatti, va evidenziato che con
la scheda ISTAT 2001 il censimento dell’edilizia
privata viene effettuato per edificio e non per
unità abitative come per i censimenti precedenti.
In tutti questi studi la vulnerabilità è stata
attribuita sulla base dei dati forniti dal solo
censimento ISTAT. La metodologia messa a
punto in questo lavoro consente, invece, di
attribuire a tutti gli edifici presenti nel data base
ISTAT una classe di vulnerabilità tenendo conto
della più approfondita conoscenza del patrimonio
edilizio conseguente a diverse campagne di
rilievo che si sono svolte nel corso degli ultimi
anni. I dati raccolti in queste campagne di rilievo
con l’utilizzo di differenti schede (scheda GNDT,
scheda AeDES in diverse versioni) sono ricchi di
informazioni sulle caratteristiche tipologiche
degli edifici e raccolti da tecnici esperti. Tale
importante fonte di informazioni ha consentito di
attribuire la vulnerabilità in modo più accurato
estendendo le distribuzioni di vulnerabilità del
dato di rilievo di 63 comuni al censimento ISTAT
in modo da ottenere le distribuzioni in classi di
vulnerabilità per tutti e 131 comuni della
Basilicata.
Di seguito viene descritta la procedura
utilizzata per attribuire a ciascun edificio della
base dati DB-ISTAT-01 una classe di
vulnerabilità EMS-98 (ESC-WG, 1998) secondo
l’approccio delle Matrici di Probabilità di Danno
(Braga et al., 1982; Dolce et al., 2003).
2
BASE DATI DB-ISTAT-01
La base dati DB-ISTAT-01 è attualmente l’unica
fonte completa ed omogenea a disposizione su
tutto il territorio nazionale e regionale per quanto
riguarda le caratteristiche tipologiche dell’edilizia
privata ad uso abitativo. La scheda di rilievo degli
edifici del censimento ISTAT-01 si compone di
due riquadri di indagine:
ƒ
ƒ
Tipo ed Uso: suddiviso in 3 informazioni
dedicate a tutti gli edifici oggetto del
censimento;
Caratteristiche: suddiviso in 11 informazioni
dedicate ai soli edifici per i quali viene
riconosciuta una totale o parziale tipologia
abitativa utilizzata.
Il numero totale di schede disponibili, somma
delle schede compilate per ciascun comune della
regione, è pari a 169693, suddivise in 121609 per
i 100 comuni della provincia di Potenza e 48084
per quelli della provincia di Matera. Di tali
169693 schede quelle complete ed utilizzabili,
relative ad edifici utilizzati ai fini abitativi, sono
147972 (105950 per la provincia di Potenza e
42022 per quella di Matera). Vi sono quindi
21721 schede non compilate per la sezione
Caratteristiche relative ad edifici non utilizzati
(perché decadenti, in rovina o in demolizione) o
ad uso non abitativo.
2.1
Analisi delle caratteristiche tipologiche
degli edifici privati.
Sulla base delle informazioni contenute nella
scheda del censimento ISTAT 2001 ciascun
edificio è stato identificato con una precisa
tipologia identificata in funzione della struttura
portante, del numero di piani, dell’età di
costruzione, dello stato di manutenzione e della
contiguità
con
strutture
limitrofe.
La
caratterizzazione tipologica del costruito è stata
stimata sulla base degli indicatori direttamente
disponibili dalle schede di rilievo ISTAT 2001:
ƒ Epoca di costruzione (intesa come epoca di
ricostruzione qualora essa interessi la quasi
totalità dell’edificio): <1919, 1919-1945,
1946-1961, 1962-1971, 1972-1981, 19821991, >1991;
ƒ Materiale Struttura Portante: muratura
portante, c.a. con e senza piano porticato, e
altra tipologia (misto, acciaio, legno, etc.);
ƒ Numero di Piani Fuori Terra: per struttura in
muratura (o altra tipologia) gli intervalli sono
1-2, 3-5 e > 5 piani; per struttura in c.a. gli
intervalli sono 1-3, 4-7 e > 7 piani;
ƒ Stato di Conservazione: si utilizzano 2 classi,
la prima raggruppando le indicazioni relative
alle scelte ottimo–buono della scheda ISTAT01 e la seconda raggruppando le indicazioni
relative alle scelte mediocre–pessimo;
ƒ Contiguità: nel caso in cui l’indicazione
riportata dalla scheda definisca l’edificio
come non contiguo su nessun lato allora
l’edificio risulta Isolato, nel caso in cui la
Pessimo/Mediocre
Ottimo/Buono
Muratura
Isolato
Aggregato
Isolato
Aggregato
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
<1919
1495
309
1
11763
3077
8
1421
172
1
10716
1663
5
19-45
1355
208
11
6798
1636
4
1763
89
1
5623
790
3
46-61
3767
349
30
5231
1373
13
4350
196
5
3714
586
3
62-71
3582
373
7
3962
1380
11
2549
119
1
1823
351
2
72-81 82-91 >1991
3393 3060 1108
379
207
72
18
9
1
2356 1521 530
850
332
129
3
4
4
1340 557
68
69
8
2
1
0
0
642
218
28
127
24
4
0
0
0
Tabella 1. Dati DB-ISTAT-01: distribuzione delle
caratteristiche tipologiche in ambito regionale per edifici in
muratura.
Pessimo/Mediocre
Ottimo/Buono
CA Piano Chiuso
1-3
Isolato
4-7
>7
1-3
Aggregato 4-7
>7
1-3
Isolato
4-7
>7
1-3
Aggregato 4-7
>7
<1919 19-45 46-61 62-71 72-81 82-91 >1991
0
55
355 1161 3294 6549 4403
0
11
176
390
738
661
464
0
1
12
34
53
17
7
0
161
420 1391 1974 2902 1640
0
5
66
236
383
430
269
0
0
3
7
6
4
7
0
27
152
240
389
351
85
0
11
33
68
73
17
3
0
0
1
2
1
0
0
0
44
123
240
200
108
31
0
3
41
40
40
20
2
0
0
1
1
0
0
0
Tabella 2. Dati DB-ISTAT-01: distribuzione delle
caratteristiche tipologiche in ambito regionale per edifici in
cemento armato senza piano porticato.
Pessimo/Mediocre
Ottimo/Buono
CA Piano Aperto
1-3
Isolato
4-7
>7
1-3
Aggregato 4-7
>7
1-3
Isolato
4-7
>7
1-3
Aggregato 4-7
>7
<1919 19-45 46-61 62-71 72-81 82-91 >1991
0
4
29
113
267
453
247
0
0
5
31
79
78
43
0
0
1
4
3
1
0
0
10
26
85
185
286
127
0
1
0
23
47
54
28
0
0
0
2
2
0
1
0
0
8
21
26
9
7
0
0
2
5
14
2
0
0
0
0
0
0
1
0
0
4
4
32
20
9
4
0
0
0
4
1
7
0
0
0
0
0
2
0
0
Tabella 3. Dati DB-ISTAT-01: distribuzione delle
caratteristiche tipologiche in ambito regionale per edifici in
cemento armato con piano porticato.
Ottimo/Buono
Pessimo/Mediocre
Combinando le 7 classi per l’epoca di
costruzione, le 4 per la tipologia strutturale, le 3
per il numero di piani, le 2 per lo stato di
conservazione e, infine, le 2 classi per la
contiguità, sono state definite 336 tipologie. Nelle
tabelle 1-4 viene riportato, per tutta la base dati
regionale DB-ISTAT-01, il numero di edifici
ricadenti nella classe, individuabile dalla
combinazione delle singole caratteristiche
tipologiche.
Altro
Isolato
Aggregato
Isolato
Aggregato
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
1-2
3-5
>5
<1919 19-45 46-61 62-71 72-81 82-91 >1991
84
143
438
728 1220 1829 897
22
18
71
191
271
223
148
0
1
10
19
3
9
2
517
408
455
748
891
704
382
125
136
181
422
363
295
147
0
0
5
6
6
4
1
30
74
315
240
590
419
29
4
4
22
36
36
7
2
0
0
1
1
1
0
0
268
189
202
159
123
99
9
33
30
36
42
39
7
0
0
0
0
0
0
0
0
Tabella 4. Dati DB-ISTAT-01: distribuzione delle
caratteristiche tipologiche in ambito regionale per edifici
con struttura portante differente da muratura o cemento
armato.
La tipologia più diffusa nella regione Basilicata è
rappresentata dagli edifici in muratura di 1-2
piani costruiti prima del 1919. Questa tipologia è
presente con più di 25000 edifici (17% sul totale
di 147972). La presenza di muratura risulta
comunque considerevole anche per le altre classi
di età di costruzione. Per gli edifici in c.a. la
tipologia prevalente è quella di 1-3 piani. Per
questa tipologia viene raggiunto un picco in
corrispondenza dell’età 1982-1991, con circa
12000 edifici (8% sul totale).
In figura 1 si riportano le distribuzioni per tutta
la regione del numero di edifici al variare dell’età
di costruzione/ricostruzione. Rispetto alle tabelle
1-4 viene effettuata una sintesi considerando
l’unione dei campi Aggregato con Isolato,
Pessimo/Mediocre con Ottimo/Buono, Altro con
Edifici in Muratura, e CA Piano Chiuso con CA
Piano Aperto.
30000
Numero di Edifici
contiguità sia su 1, 2 o più lati l’edificio viene
definito Aggregato.
Muratura+Altro (1-2 piani)
Muratura+Altro (3-5 piani)
Muratura+Altro ( > 5 piani)
C.A. Aperto+Chiuso (1-3 piani)
C.A. Aperto+Chiuso (4-7 piani)
C.A. Aperto+Chiuso ( > 7 piani)
25000
20000
15000
10000
5000
0
<1919
19-45
46-61
62-71
72-81
82-91
>1991
Età di Costruzione/Ricostruzione
Figura 1. Distribuzione delle caratteristiche tipologiche in
ambito regionale.
3
BASE DATI DB-RILIEVO.
La base dati di rilievo è attualmente
disponibile per 63 comuni della Basilicata. Si
tratta di dati relativi al rilievo del
danneggiamento effettuato in seguito agli eventi
Potenza 1990 e Pollino 1998 ed a campagne di
censimento della vulnerabilità sismica del
costruito svolte “in tempo di pace”.
Si riportano di seguito le basi dati disponibili
con l’indicazione del tipo di scheda utilizzata per
il rilievo ed il numero di comuni censiti:
1. Rilievo post-sisma POTENZA-1990: 22
comuni rilevati con scheda GNDT 1990.
2. Rilievo post-sisma POLLINO-1998: 3
comuni rilevati a tappeto e 11 comuni rilevati
parzialmente con scheda AeDES 9/1997.
3. Rilievo DiSGG-2003 effettuato nell’ambito
della convenzione DiSGG-UniBas e Regione
Basilicata (2002-2003) per il Censimento
della vulnerabilità sismica degli edifici
ordinari: censiti 9 centri abitati dei comuni
nell’area della Val D’Agri con scheda AeDES
5/2000.
4. Rilievo DiSGG-2006 effettuato nell’ambito
della convenzione DiSGG-UniBas e Regione
Basilicata (2005-2006) per il Censimento
della vulnerabilità sismica degli edifici
ordinari: censiti 8 centri abitati di comuni
nell’area della Val D’Agri con scheda AeDES
5/2000 modificata in versione San Giuliano.
5. Rilievo CRS 2006-2007: rilevate le aree
urbane di 3 comuni nell’ambito delle
esercitazioni del Corso di Controllo del
Rischio Sismico svolto presso la Facoltà di
Ingegneria dell’Università di Basilicata negli
anni accademici 2005-2006 e 2006-2007. I
dati sono stati raccolti per comparti omogenei
con protocollo d’intervista e a campione su
singoli edifici con scheda AeDES 5/2000
modificata in versione San Giuliano.
6. Rilievo MATERA-2008: rilevate le aree
urbane di 7 comuni nella provincia di Matera
con protocollo d’intervista e rilievo a
campione con scheda AeDES 5/2000
modificata in versione San Giuliano. Il rilievo
è stato effettuato nell’ambito della
convenzione: “Definizione di criteri ed
esecuzione di analisi propedeutici alla
predisposizione delle mappe di rischio
sismico dei comuni della Basilicata”,
stipulata nel 2008 tra Regione Basilicata e
DiSGG dell’Università della Basilicata.
In Figura 2 viene riportata la collocazione sul
territorio regionale dei comuni per cui è
disponibile il rilievo di dettaglio, DB-RILIEVO.
Figura 2. Individuazione dei 63 comuni del DB-RILIEVO
con relativa base dati di origine.
La base dati disponibile contiene campioni tra
loro disomogenei in termini di informazioni
poiché relativi a rilievi effettuati con diverse
finalità ed in differenti periodi nonché con diverse
schede di rilievo. Inoltre, per ragioni legate alle
risorse ed ai tempi disponibili, in quasi tutti i
campioni disponibili, sono state censite soltanto
le aree maggiormente urbanizzate (centri urbani e
frazioni significative) dei comuni.
E’ stata condotta una preliminare operazione
di omogeneizzazione della base dati di rilievo
selezionando dai singoli campioni le stesse
informazioni riportate nella scheda del
censimento ISTAT-01. In questo modo sia per
DB-RILIEVO che per DB-ISTAT-01 si sono
individuate le stesse classi tipologiche. Inoltre,
per i 63 comuni dove risultano disponibili
entrambi i rilievi, è possibile un confronto
omogeneo in termini di classi tipologiche.
Per ciascun comune le variabili considerate
sono: materiale struttura portante (muratura,
cemento armato, altro), contiguità (edificio
isolato, aggregato), epoca di costruzione, stato di
conservazione (buono, cattivo) e numero di piani
fuori terra. Per il DB-RILIEVO sono inoltre
disponibili informazioni aggiuntive (sistema
resistente, tipologia verticale ed orizzontale,
etc…) sul formato delle schede GNDT90 ed
AeDES, con cui effettuare la stima di
vulnerabilità per ciascun edificio.
Per ognuno dei 63 comuni del DB-RILIEVO,
è stato, quindi, possibile associare a ciascuna
tipologia una distribuzione in termini di
vulnerabilità. A titolo di esempio in figura 3
viene riportata, per il comune di Marsiconuovo,
la distribuzione di vulnerabilità per la tipologia
edifico in muratura di 1-2 piani aggregato,
costruito prima del 1919 in cattivo stato di
conservazione.
distribuzioni di vulnerabilità ottenute a partire
dal dato DB-RILIEVO.
Percentuale di Edifici
100
80
60
40
20
0
A
B
C
D
Classe di vulnerabilità
Figura 3. Comune di Marsiconuovo: distribuzione delle
classi di vulnerabilità per la tipologia: edifici in muratura di
1-2 piani, aggregati, costruiti prima del 1919, in cattivo
stato di conservazione.
4
VULNERABILITA’ SISMICA DEGLI
EDIFICI PRIVATI DEI 131 COMUNI
DELLA BASILICATA.
Il DB-ISTAT-01 rappresenta, ad oggi, l’unica
base dati omogenea disponibile per tutto il
territorio regionale ma fornisce poche
informazioni riguardo le caratteristiche strutturali
degli edifici. Pertanto, come già detto in
precedenza, si è reso necessario il confronto con
un data base riferito ad un ampio campione di
edifici censiti sia nell’ambito di campagne di
rilievo post sisma che di censimenti di
vulnerabilità, al fine di mettere a punto una
procedura in grado di attribuire agli edifici censiti
nel DB-ISTAT-01 la vulnerabilità desunta dai
DB_RILIEVO. La metodologia individuata per
attribuire la vulnerabilità agli edifici privati di
tutti e 131 comuni della Basilicata può essere
schematizzata nei seguenti punti:
1. Individuazione
delle
caratteristiche
tipologiche degli edifici privati comuni al
DB-RILIEVO ed al DB-ISTAT-01 sulla base
delle variabili tipologiche di scelta della
scheda edificio ISTAT 2001;
2. Attribuzione della classe di vulnerabilità
(A=alta, B=media, C=bassa, D=edifici
antisismici) agli edifici privati dei 63 comuni
del DB-RILIEVO;
3. Classificazione dei 131 comuni della
Basilicata in gruppi omogenei sulla base della
classe demografica e del livello di
danneggiamento conseguente al sisma del 23
novembre 1980;
4. Confronto tra il DB-RILIEVO ed il DBISTAT-01 per ciascuna classe omogenea in
termini di distribuzione tipologica;
5. Attribuzione alle tipologie ISTAT dei comuni
appartenenti a ciascuna classe omogenea delle
La stima della vulnerabilità è stata effettuata
secondo l’approccio delle matrici di probabilità di
danno (Braga et al., 1982; Dolce et al., 2003)
combinando le tipologie strutturali orizzontali e
verticali di ciascun edificio, l’età di costruzione
e/o eventuali interventi di adeguamento sismico.
La classificazione in aree omogenee dei 131
comuni è stata effettuata secondo due fattori,
ossia la classe demografica ed il grado di
danneggiamento attribuito al comune in seguito al
sisma del 23 novembre 1980 secondo i DPCM
30/04/1981, 22/05/1981 e 13/11/1981. Ulteriori e
più accurati criteri di classificazione potranno in
seguito essere considerati per successive
elaborazioni. Tra gli altri, il rapporto percentuale
muratura/c.a. e la caratterizzazione tipologica a
scala comunale legata ad esempio alle
caratteristiche costruttive, ai materiali ed
all’epoca di insediamento originale ed alle fasi di
espansione.
Sono state utilizzate sei classi demografiche:
<1000 abitanti, <3000, <5000, <10.000, <50.000
e >50.000. In Figura 4 viene riportata la
classificazione dei comuni secondo il criterio
adottato per la classe demografica.
Figura 4. Classi demografiche: numero di abitanti per
ciascun comune della regione Basilicata
In riferimento al livello di danneggiamento
conseguente al sisma del 23 novembre 1980,
vennero definite, ai fini della attribuzione delle
risorse per l’opera di ricostruzione, tre classi di
danneggiamento, ossia comuni danneggiati,
gravemente danneggiati e disastrati. In questa
classificazione fa eccezione solo la città di
Potenza che fu dichiarata disastrata per il solo
centro storico e gravemente danneggiata per il
resto dell’edificato.
In Figura 5 viene riportata la mappa dei
comuni della Basilicata secondo i gradi di
danneggiamento convenzionalmente attribuiti
dopo il sisma 1980. Tale classificazione è stata
utilizzata per stimare l’entità degli interventi, dato
attualmente non disponibile in forma accurata.
Basilicata con riferimento alla percentuale di
edifici per ogni classe di vulnerabilità.
Figura 6. Mappa di vulnerabilità: distribuzione percentuale
di edifici privati in classe di vulnerabilità alta (classe A).
Figura 5. Individuazione dei comuni danneggiati,
gravemente danneggiati e disastrati in seguito al sisma
Irpinia-Basilicata del 23/11/1980.
Dalla combinazione dei due criteri precedenti
sono stati individuati 18 gruppi. Combinando i
131 comuni della regione con questi 18 gruppi si
ottengo 13 aree omogenee non vuote.
Combinando successivamente le 13 aree con i 63
comuni del DB-RILIEVO viene definito per
ciascuna area omogenea un insieme di comuni del
DB-RILIEVO con cui effettuare le stime di
vulnerabilità per ciascuna tipologia edilizia.
Le città di Potenza e Matera non ricadono in
questa classificazione perché appartengono a
gruppi singoli. Infatti, pur essendo gli unici
comuni a ricadere nella classe demografica con
più di 50.000 abitanti hanno diversa classe di
danneggiamento
(Potenza
fu
considerata
gravemente danneggiata e disastrata per il centro
storico, Matera danneggiata). Per la città di
Potenza la distribuzione in classi di vulnerabilità
considerata è riferita ai soli dati di rilievo mentre,
per la città di Matera, non disponendo di dati di
rilievo che consentano la correzione del dato
ISTAT, non è stata attualmente attribuita la
vulnerabilità.
Successivamente, per ciascuna delle 13 aree
omogenee le distribuzioni di vulnerabilità stimate
dal dato DB-RILIEVO sono state estese al DBISTAT-01 per ciascuna tipologia.
La procedura descritta ha consentito di
determinare la distribuzione di vulnerabilità per
ciascun comune della regione. Si riportano nelle
Figure 6-9 le mappe di vulnerabilità sismica della
Figura 7. Mappa di vulnerabilità: distribuzione percentuale
di edifici privati in classe di vulnerabilità media (classe B).
Figura 8. Mappa di vulnerabilità: distribuzione percentuale
di edifici privati in classe di vulnerabilità bassa (classe C).
La mappa in Figura 6 mostra la distribuzione
percentuale degli edifici con alta vulnerabilità
(classe A). Da questa mappa si osserva come la
maggior parte dei comuni della Basilicata hanno
una presenza di edifici in classe A compresa tra il
20-40%. Questa percentuale sale al 40-60% per i
comuni situati lungo la dorsale appenninica. Per
10 comuni, tra i quali Potenza, la percentuale di
classe A è inferiore al 20%.
In figura 7 viene riportata la distribuzione
percentuale degli edifici in classe B che si attesta
su valori inferiori al 20% tranne che per 8 comuni
in cui la percentuale di classe B risulta compresa
nell’intervallo 20-40%.
Infine, nelle figure 8 ed 9 vengono riportate le
distribuzioni
percentuali
degli
edifici
rispettivamente per le classi C e D.
Figura 9. Mappa di vulnerabilità: distribuzione percentuale
di edifici privati antisismici (classe D).
Dalla mappa degli edifici antisismici riportata
in Figura 9 si osserva come per i comuni prossimi
all’area epicentrale del sisma Irpinia-Basilicata
del 23 novembre 1980 la percentuale di edifici
antisismici (classe D) risulta superiore al 40%.
Questo è dovuto in parte all’effetto
dell’adeguamento ed in parte alle demolizioni e
ricostruzioni ex-novo che hanno interessato
buona parte dei centri abitati di questi comuni.
In Figura 9 viene inoltre evidenziata la
mancanza di classe D per alcuni comuni della
provincia di Matera. Infatti, anche a seguito del
sisma 1980 tali comuni non furono dichiarati
sismici e, quindi, le nuove costruzioni ed
eventuali interventi furono eseguiti non
considerando norme sismiche. Solo a partire dal
2003, in seguito all’OPCM 3274, anche questi
comuni sono stati classificati sismici ma in questo
studio le conseguenze della nuova classificazione
non sono state prese in considerazione, essendo la
base dati ISTAT utilizzata relativa all’anno 2001.
Per la città di Potenza la stima di vulnerabilità
degli edifici è stata effettuata interamente sulla
base del dato di rilievo, DB-RILIEVO, e non sul
dato DB-ISTAT-01. Per la città di Matera
essendo allo stato attuale disponibile solo il dato
ISTAT non sono state effettuare valutazioni di
vulnerabilità.
5
MAPPE DI RISCHIO SISMICO
COMUNI DELLA BASILICATA
DEI
A conclusione del lavoro si è ritenuto utile
presentare una prima applicazione dei risultati
ottenuti in termini di distribuzioni di vulnerabilità
del costruito privato per tutti e 131 comuni della
Basilicata elaborando due mappe di rischio
sismico. Le mappe prodotte contengono il valore
annuo atteso di edifici inagibili e il valore annuo
atteso di crolli. Le mappe ottenute sono state
confrontate, per la regione Basilicata, sia con
quelle nazionali prodotte dal DPC nel 2001 che
con l’aggiornamento redatto nel 2008. Al fine di
poter valutare quanto la metodologia per stimare
la vulnerabilità messa a punto nel presente lavoro
si discosti da una valutazione fatta basandosi sul
solo dato ISTAT si è ritenuto utile, per la stima
degli indici di rischio, applicare la stessa
metodologia e la stessa pericolosità sismica
considerate in Lucantoni et al. (2001) per la
redazione delle mappe nazionali di rischio
sismico.
La metodologia di Lucantoni et al. si basa
sull’ipotesi di stazionarietà degli eventi sismici,
congruente con il calcolo della pericolosità che ne
è alla base. In tale ipotesi, il rischio in un dato
intervallo di tempo ΔT, è definito come un valore
medio annuo di un determinato parametro
moltiplicato per tale intervallo temporale. In
questo lavoro sono stati utilizzati i seguenti indici
per la stima dei danni al patrimonio abitativo, per
ogni comune:
− Edifici crollati: tutti quelli con livello di
danno 5.
− Edifici inagibili: quelli con livello di danno 4
e 5 più una frazione (40%) di quelli con
livello di danno 3.
Va rilevato che, riguardo al calcolo dell’indice
di rischio relativo agli edifici inagibili, rispetto a
quanto effettuato nel lavoro di Lucantoni et al. si
è ritenuto opportuno considerare nel presente
lavoro anche gli edifici con livello di danno 5.
La pericolosità sismica utilizzata nel lavoro
proposto da Lucantoni et al. (2001) per la stima
del rischio fa riferimento al lavoro riportato in
Albarello et al. (2000). Relativamente alla stima
della vulnerabilità sismica, a differenza di quanto
fatto nel lavoro svolto da Lucantoni et. al.,
(2001), nella applicazione svolta in questo lavoro
si è stimata la vulnerabilità degli edifici e non
delle abitazioni. Il data base utilizzato è quello
ISTAT 2001 corretto tramite la metodologia
precedentemente descritta. Sono state utilizzate le
DPM proposte da Dolce et al. (2003) invece delle
DPM 99, proposte da Di Pasquale et al. (2000)
2008 da un gruppo di lavoro del Dipartimento
Nazionale di Protezione Civile (DPC) e, con la
precedente versione pubblicate nel 2001 sempre
dallo stesso gruppo di lavoro del DPC. In tal
senso, nelle figure 12 e 13 si riportano le mappe
prodotte dal DPC in termini di valore annuo
atteso di abitazioni crollate. Nel lavoro del DPC,
relativamente alla conoscenza del patrimonio
edilizio, sono stati sempre utilizzati dati sulle
abitazioni relativi ai censimenti ISTAT 1991
(mappe 2001) e ISTAT 2001 (mappe 2008). Dal
confronto con la mappa UniBas (figura 11)
emerge che entrambe le versioni delle mappe
DPC forniscono valori inferiori dell’indice di
rischio.
Figura 10. Mappa di rischio UniBas: valore annuo atteso di
edifici inagibili per comune (intensità in MCS).
Figura 12. Mappa di rischio DPC 2008: valore annuo atteso
di abitazioni crollate per comune (intensità in MCS).
Figura 11. Mappa di rischio UniBas: valore annuo atteso di
edifici crollati per comune (intensità in MCS).
Nelle figure 10 e 11 si riportano due esempi di
mappe di rischio per i 131 comuni della
Basilicata, relative al valore annuo atteso degli
edifici inagibili e crollati. Entrambe sono state
ottenute considerando la pericolosità in termini di
intensità MCS.
5.1
Confronto con le mappe di rischio DPC
Le mappe di rischio prodotte sono state
confrontate con quelle nazionali pubblicate nel
Figura 13. Mappa di rischio DPC 2001: valore annuo atteso
di abitazioni crollate per comune (intensità in MCS).
Per comprendere se le ragioni di questo
risultato dipendono dal solo dato relativo alla
vulnerabilità degli edifici oppure anche dalla
metodologia con la quale sono state valutate le
conseguenze attese , per un gruppo limitato di
0,10
0,09
0,08
UNIBAS (DPM 03)
Contrariamente al confronto precedente, emerge
che gli indici di rischio stimati nel lavoro del
DPC siano, nella maggior parte dei comuni,
superiori a quelli calcolati nel lavoro UniBas. Va
rilevato infatti che la correzione del dato ISTAT
ha portato a distribuzioni di vulnerabilità più
realistiche che vedono una minore presenza di
edifici nelle classi ad alta vulnerabilità e una
maggiore presenza di edifici nella classe C, a
bassa vulnerabilità. Inoltre, nel dato corretto vi è
la presenza di edifici antisismici, classe D, che
non sono presenti nel dato del DPC ossia nel dato
ISTAT non corretto.
DPC 2008 (DPM 99)
UNIBAS (DPM 99)
Teana
Sasso di
Castalda
San Paolo
Albanese
Guardia
Perticara
Ginestra
Fardella
Cersosimo
Castelmezzano
Campomaggiore
Brindisi
DPC 2008 (DPM 99)
Armento
Valore annuo atteso
di Abitazioni Crollate
0,10
0,09
0,08
0,07
0,06
0,05
0,04
0,03
0,02
0,01
0,00
Figura 15. Confronto tra i valori annui attesi di crolli in
termini di abitazioni per 11 comuni della Basilicata (dati
DPC 2008 e UniBas, utilizzando le stesse DPM99).
In figura 15 viene mostrato il confronto
ottenuto utilizzando le stesse DPM, ossia quelle
versione 1999 di Di Pasquale et al. (2000).
Teana
Sasso di
Castalda
San Paolo
Albanese
Guardia
Perticara
Ginestra
Fardella
Cersosimo
Castelmezzano
Figura 14. Confronto tra i valori annui attesi di crolli in
termini di abitazioni per 11 comuni della Basilicata (dati
DPC 2008 e UniBas, utilizzando diverse DPM).
In figura 14 si mostra il confronto tra gli indici
di rischio in termini di valore annuo atteso di
abitazioni crollate per 11 comuni della Basilicata,
così come ottenuto nel presente lavoro e nelle
mappe del DPC 2008. Il confronto di figura 14
mostra, come già evidenziato nelle mappe relative
all’intero territorio regionale, valori inferiori
dell’indice di rischio ottenuti dal DPC rispetto a
quelli ottenuti nel presente lavoro. Pertanto, le
differenze riscontrate non sembrano dipendere dal
fatto che le stime vengano effettuate in termini di
abitazioni o di edifici. Per comprendere le ragioni
di queste differenze si è proceduto ai due ulteriori
confronti mostrati nelle figure 15 e 16.
UNIBAS (DPM 03)
UNIBAS (DPM 99)
Armento
Teana
Sasso di
Castalda
San Paolo
Albanese
Guardia
Perticara
Ginestra
Cersosimo
Castelmezzano
Campomaggiore
Brindisi
Fardella
0,02
0,01
0,00
0,10
0,09
0,08
0,07
0,06
0,05
0,04
0,03
0,02
0,01
0,00
Campomaggiore
Valore annuo atteso
di Abitazioni Crollate
0,06
0,05
0,04
0,03
Brindisi
0,07
Armento
Valore annuo atteso
di Abitazioni Crollate
comuni sono stati effettuati tre confronti. Nel
primo caso il confronto è stato fatto calcolando
gli indici di rischio UniBas in termini di
abitazioni e non di edifici al fine di renderli
confrontabili con quelli del DPC, nel secondo
caso si sono utilizzate le stesse DPM e dati
diversi, ossia dati ISTAT 2001 “corretti” per
UniBas e ISTAT 2001 per DPC, sempre in
termini di abitazioni; infine, nel terzo caso si sono
utilizzati gli stessi dati ISTAT 2001 “corretti” da
UniBas in termini di abitazioni e differenti DPM.
Figura 16. Confronto tra i valori annui attesi di crolli in
termini di abitazioni per 11 comuni della Basilicata
(risultati UniBas, utilizzando diverse DPM).
Infine, in figura 16 viene mostrato il
confronto tra gli indici di rischio ottenuti con
diverse DPM ma operando sugli stessi dati
ISTAT 2001 “corretti” da UniBas: come si può
vedere l’utilizzo delle DPM 99 porta ad una
significativa riduzione nella stima dei crolli attesi
rispetto alle DPM 2003.
L’analisi dei confronti svolti ci porta, in
conclusione, ad affermare che poiché il dato
ISTAT “corretto” con la procedura UniBas porta
a vulnerabilità minori a parità di DPM avremmo
dovuto avere indici inferiori a quelli stimati dal
DPC. Il risultato ottenuto mostra, invece, che gli
indici valutati nel lavoro UniBas sono
significativamente maggiori rispetto a quelli
stimati dal DPC per effetto dell’utilizzo nelle
mappe DPC delle DPM 99 che, rispetto alle DPM
2003, per le classi ad alta vulnerabilità forniscono
percentuali di danno atteso minori all’aumentare
del livello di danno e dell’intensità MCS.
6
CONCLUSIONI
Il risultato ottenuto nel presente lavoro
rappresenta un importante traguardo in quanto si
è riusciti a definire le mappe di vulnerabilità di
tutto il territorio della regione Basilicata sulla
base non dei soli dati ISTAT, inevitabilmente
poco accurati in termini di caratteristiche
tipologiche degli edifici, ma modificando tali dati
in base alla vulnerabilità desunta da dati di rilievo
condotto da tecnici su un campione significativo
di comuni, ossia 63 sul totale di 131 comuni in
Basilicata.
Il lavoro svolto per giungere alla redazione
delle mappe di vulnerabilità ha consentito di
organizzare ed analizzare la consistente mole di
dati ISTAT 2001 degli edifici privati ma,
soprattutto, ha permesso di mettere a punto una
metodologia in grado di utilizzare questi dati per
poter ottenere distribuzioni di vulnerabilità su
tutto il territorio comunale. La vulnerabilità
ottenuta non si basa solo sulla conoscenza di
poche caratteristiche quali quelle raccolte nel
censimento ISTAT (tipo di materiale della
struttura portante e anno di costruzione) ma di
tutti i dati che è possibile raccogliere con schede
specifiche come la scheda GNDT di primo livello
e la scheda AeDES. In tali schede, peraltro
compilate da tecnici qualificati, vengono descritti
in modo più approfondito una serie di
caratteristiche
tipologiche
importanti
per
l’attribuzione della vulnerabilità sismica.
I risultati ottenuti nel presente lavoro
costituiscono un primo passo ma molto può
essere ancora fatto per approfondire la
conoscenza del patrimonio edilizio e per
perfezionare la procedura messa a punto che non
potrà che essere basata sull’utilizzo dei dati
ISTAT anche di futuri censimenti.
In particolare, per quanto riguarda la
conoscenza del patrimonio edilizio, va
evidenziato che in un regione come la Basilicata
redigere mappe di vulnerabilità senza una
conoscenza accurata del dato sulla diffusione
dell’adeguamento sismico degli edifici porta a
stime che possono essere molto diverse da quella
che è la situazione reale. Infatti, dopo il sisma del
1980, molti comuni della regione sono stati
interessati da diffusi interventi di adeguamento
sismico, per cui la conoscenza di questo dato è
ormai di fondamentale importanza se si vuole
ottenere una fotografia realistica della
vulnerabilità di maggior parte del suo costruito.
Nel presente lavoro si è cercato, in assenza di un
dato ufficiale aggiornato circa gli interventi di
adeguamento sismico, di tenere conto di questo
fattore, anche se in modo molto semplificato,
raggruppando i comuni sulla base del grado di
danneggiamento attribuito dai DPCM del
30/04/1981, del 22/05/1981 e del 13/11/1981
emanati in seguito al sisma del 1980. Si è cioè
ipotizzato, come dati generali disponibili presso
gli Uffici Regionali in parte confermano, che i
flussi finanziari, dunque l’entità degli interventi,
siano stati sostanzialmente condizionati dalla
attribuzione iniziale del grado di danneggiamento
ai diversi comuni.
Le mappe di vulnerabilità dei 131 comuni
della Basilicata vanno lette in relativo ossia ci
dicono quale comune è più vulnerabile e quale lo
è di meno e, quindi, ci consentono di ottenere
indicazioni su quale parte del territorio abbia
minore resistenza al terremoto e soprattutto come
dovrebbero essere distribuite eventuali risorse per
diminuire tale vulnerabilità. La valutazione della
vulnerabilità per i 131 comuni della Basilicata è
utile sia per la preparazione di scenari,
indispensabili alla pianificazione e alla gestione
dell’emergenza sismica da parte della protezione
civile, che per la predisposizione delle mappe di
rischio sismico regionali, strumento utile alla
pianificazione territoriale e alla definizione di
strategie di mitigazione.
Nel presente lavoro si è ritenuto utile anche
riportare una prima applicazione elaborando due
mappe di rischio sismico in termini di valore
atteso annuo di edifici inagibili e di crolli. In
particolare, la mappa delle inagibilità attese
mostra come per un numero limitato di comuni (9
sui 131 totali) situati lungo la dorsale appenninica
il valore annuo di edifici inagibili è compreso tra
lo 0.6 e lo 0.8%, mentre per circa il 30% di
comuni il valore annuo atteso di edifici inagibili è
compreso tra lo 0.4 e lo 0.6%.
Le mappe di rischio prodotte sono state
confrontate con quelle nazionali pubblicate nel
2008 da un gruppo di lavoro del Dipartimento
nazionale di Protezione Civile e, per la maggiore
conoscenza di dati di dettaglio, sono state
confrontate anche con la precedente versione
pubblicate nel 2001 sempre dallo stesso gruppo di
lavoro del DPC. Il confronto, ampiamente
illustrato nel paragrafo 5.1, mostra come le
mappe prodotte dal DPC, che relativamente alla
conoscenza del patrimonio edilizio utilizzano il
dato ISTAT, forniscano mediamente valori
inferiori dell’indice di rischio. Per comprendere le
ragioni di questo risultato per un gruppo di
comuni della Basilicata si sono effettuati dei
confronti di dettaglio. Questi confronti mostrano
che le differenze tra risultati DPC e quanto
ottenuto nel presente lavoro dipendano
essenzialmente dalle differenti DPM utilizzate nei
due casi. Infatti, le DPM 99 utilizzate nelle
mappe DPC, mostrano, rispetto alle DPM 2003,
utilizzate nelle mappe UniBas, valori inferiori
delle percentuali di danno atteso per i livelli di
danno più elevati.
RINGRAZIAMENTI
Il presente lavoro è stato parzialmente svolto con
il contributo della Regione Basilicata e
nell’ambito del progetto DPC-ReLUIS 20052008, Linea di ricerca n. 10 “Definizione e
sviluppo di archivi di dati per la valutazione del
rischio, la pianificazione e la gestione
dell’emergenza”.
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Nazionale L’Ingegneria Sismica in Italia, Pisa.
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Analisi delle caratteristiche tipologiche e valutazione della