Patti Territoriali, i motivi del consenso
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Il modello di sviluppo proposto dai Patti riscuote
consenso essenzialmente in virtù:
Della crisi di molte forme di intervento pubblico utilizzate in
passato.
Gennaio 2004
Del cambiamento dell’approccio delle istituzioni (nazionali e locali)
alla questione dello sviluppo economico.
Delle indicazioni ed orientamenti provenienti da studiosi ed
intellettuali locali favorevoli ad uno sviluppo endogeno.
Il contesto temporale
L’idea del Patto Territoriale trae la sua logica agli inizi
degli anni ‘90.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Fine degli interventi straordinari per il Mezzogiorno (1992) e fine
dei grandi interventi e progetti strategici pensati e gestiti
“dall’alto”.
1992: dissesto finanziario pubblico, avvio di drastiche politiche
di risanamento del debito.
Riduzione di risorse finanziarie per il Mezzogiorno, tendenti ad
alimentare l’assistenzialismo, con scarsi benefici socioeconomici.
Tangentopoli, che proprio in quegli anni faceva emergere il
sistema della corruzione ed i legami tra opere pubblica e politica.
Un nuovo modello di sviluppo
Fattori che hanno favorito il cambiamento.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Affermazione di amministratori motivati, competenti e
sensibili al tema dello sviluppo locale.
Risorse comunitarie maggiormente indirizzate ad “iniziative
locali per lo sviluppo e l’occupazione” e “mobilitazione dal
basso” di competenze, energie, risorse e saperi.
Clima favorevole tra gli attori territoriali, al modello
concertativo.
Ambiente culturale e scientifico orientato all’incoraggiamento
di processi di sviluppo locale e di crescita endogena.
La nascita del Patto Territoriale
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Il patto territoriale nasce sotto la spinta delle comunità
locali meridionali che provano a trovare delle soluzioni
alla fine dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno.
Sotto l’incalzare di tali movimenti spontanei e del CNEL,
nel 1995 il Patto Territoriale comincia a delinearsi come
oggetto giuridico.
E’ con la delibera Cipe del 21 marzo 1997, infine, che si
giunge ad una prima definizione normativa.
Il Patto viene introdotto dalla L 662 / 97.
La concertazione
Definire l’area territoriale del
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
La legge prevede
che la costituzione
di un Patto sia
preceduta da una
lunga fase di
concertazione tra i
soggetti locali, che
insieme devono:
Patto.
Fare un’analisi dei problemi
economici dell’area.
Delineare una strategia di
intervento.
Raccogliere tutti i progetti
imprenditoriali ed infrastrutturali
utili a tale strategia.
Impegni
Nella fase della concertazione ogni soggetto locale
assume precisi impegni:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Gli Enti locali snellire le procedure burocratiche.
I sindacati offrire condizioni di flessibilità della
forza lavoro.
Le imprese assicurare incrementi occupazionali e
formazione.
Le banche fornire agevolazioni nell’accesso al credito.
Le forze dell’ordine garantire la sicurezza dell’area.
Iter prima fase del Patto
Stesura del “Patto”, firmato dai soggetti coinvolti.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Invio alle banche convenzionate con il Ministero del Tesoro per
l’istruttoria della validità dei progetti imprenditoriali inseriti nel
Patto.
Il Ministero del Tesoro verifica:
Gennaio 2004
La bontà del progetto di
sviluppo contenuto nel patto
e disponibilità dei progetti
imprenditoriali privati.
La qualità della concertazione
(capacità dei soggetti locali a
lavorare insieme, intraprendere
azioni collettive, ecc.).
Approvazione del Patto
La gestione del Patto Territoriale
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Costituzione formale di una Società
responsabile della gestione (società di capitale
a maggioranza pubblica), responsabile delle
attività connesse al patto, con compiti di:
Rappresentanza dei soggetti sottoscrittori.
Gennaio 2004
Attivazione risorse finanziarie, tecniche ed
organizzative.
Monitoraggio, verifica risultati ed impegni
assunti.
Promozione di procedure decisionali
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
L’obiettivo della legge sui patti non è di
imporre regole di natura sostanziale, ma di
promuovere specifiche procedure
decisionali, per tale motivo, infatti, la legge
conferisce uguale importanza.
Alle modalità con cui tale
finalità viene perseguita.
Alla finalità di raccogliere progetti
imprenditoriali economicamente validi
nell’ambito di un programma integrato di
sviluppo su scala locale.
Il Patto non è considerato come un semplice
strumento di politica, ma un fine della politica
Razionalità del Patto
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
L’accento sulla modalità d’azione, piuttosto che
sull’efficienza nel raggiungimento dei risultati
strettamente economici porta ad analizzare la
razionalià del Patto.
Un presupposto analitico della
proposta del Patto è che vi siano
alcuni elementi del contesto socioistituzionale che possono agevolare od
ostacolare lo sviluppo economico
locale.
Un secondo presupposto (la vera
scommessa del Patto), è che su tali
elementi del contesto si possa incidere
con politiche pubbliche.
Rendimento istituzionale ed economico
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
In particolare si ritiene che i fattori che incidono sul
rendimento istituzionale ed economico dell’area, ai
quali si attribuisce un ruolo di variabili parzialmente
autonome, siano:
Gennaio 2004
Natura e intensità delle
relazioni tra istituzioni locali.
Propensione all’azione collettiva.
Grado di fiducia tra i protagonisti dello sviluppo.
Patto come contesto sperimentale
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Il Patto si propone di creare un “contesto
sperimentale” nel quale vengono definite un insieme di
procedure che inducono, tramite l’incentivo ed
impongono, attraverso il dettato della legge, precise
modalità di comportamento.
Il Patto costringe i soggetti economici a giocare un
gioco con attori, regole e rapporti diversi da quello
giocato tradizionalmente, con l’auspicio che si giunga
a benefici sociali netti.
Per tale motivo la legge prevede una precisa sequenza
di azioni delle fasi dalla gestazione (concertazione),
alla gestione.
L’auspicio
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Il contesto sperimentale del Patto dovrebbe indurre un
cambiamento nella tipologia dei comportamenti dei
suoi protagonisti, in direzione di un superamento di
logiche campanilistiche, di una maggiore capacità di
riconoscere interessi comuni, di una maggiore
propensione all’azione collettiva ed alla produzione di
beni pubblici locali.
L’auspicio è che le modalità di azione proposte
attraverso i patti, possano diventare prassi tendenti ad
essere riprodotte anche al di fuori del Patto stesso. I
soggetti, infatti, apprendendo la valenza positiva di
determinate logiche di comportamento, dovrebbero
trasferirle fuori dal contesto del Patto.
Obiettivo del Patto
La proposta del Patto persegue due obiettivi distinti:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
A
Rafforzare le relazioni orizzontali fra le
istituzioni locali ed affermare logiche di
comportamento di tipo cooperativo
(obiettivo socio-istituzionale).
B
Produrre e realizzare programmi di
sviluppo integrati, pensati sui bisogni
specifici e sulle priorità dei territori
interessati.
L’originalità della legge sui patti è che tiene conto
di entrambi gli obiettivi, rendendola diversa da
una normale legge di incentivazione
Verifica del successo dei Patti
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Relativamente all’obiettivo B, non è possibile effettuare
valutazioni compiute sul loro effetto sul territorio, in
quanto, anche nei Patti in fase più avanzata, i progetti
imprenditoriali non sono stati ancora ultimati.
Relativamente alla verifica del raggiungimento
dell’obiettivo A (aspetti socio-istituzionali), si può
valutare se il Patto ha prodotto dei cambiamenti
prendendo in considerazione due aspetti della
situazione di partenza:
La sfera cognitiva dei soggetti locali.
I comportamenti e realizzazioni concrete.
La sfera cognitiva dei soggetti locali
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
L’analisi effettuata ha valutato come il Patto abbia
modificato le categorie interpretative della realtà da
parte dei soggetti locali, valutando:
il grado di consenso
soggettivo alla
concertazione.
l’adesione ad una visione
“sistemica” dei problemi
del territorio.
l’individuazione delle aree in cui
la cooperazione sarebbe stata
possibile e vantaggiosa (interviste
a campione).
Comportamenti e realizzazioni concrete
Relativamente a tale aspetto, è stato:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Verificato se ed in che misura, eventuali modifiche
nella sfera cognitiva si siano tradotte in azioni
concrete ed empiricamente verificabili. Ciò ha portato
ad un’analisi approfondita delle diverse fasi della vita
del patto ed in particolare della fase di concertazione.
Analizzato il grado di mobilitazione dei differenti
soggetti, per comprendere la natura e l’intensità del
coinvolgimento dei partecipanti al Patto, in maniera
tale da distinguere comportamenti “consapevoli” da
condotte di tipo opportunistico.
Analizzato le modifiche intervenute nella rete dei
rapporti tra i soggetti locali in termini di struttura,
estensione e densità, al fine di confrontare
l’architettura istituzionale precedente e successiva al
Patto.
Risultati socio-istituzionali del Patto
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Si è giunti in ad una prima valutazione dell’esito dei
Patti in merito ad raggiungimento di risultati di natura
socio-istituzionale (ob. A precedentemente citato).
Ne è emersa una situazione molto composita, che non
ha comunque impedito di formulare una risposta
sintetica all’interrogativo di fondo sulla capacità del
Patto territoriale di modificare il contesto socioistituzionale dell’area.
Le condizioni di successo del Patto
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Si è anche cercato di sviluppare uno schema
esplicativo per individuare la condizioni che
consentono il raggiungimento degli obiettivi del Patto,
per il momento (e provvisoriamente) lo schema ha
adottato due tipologie di cause in grado di
condizionare il successo di un Patto:
Gennaio 2004
Cause esterne al
contesto del Patto
Cause interne al
contesto del Patto
Cause esterne al contesto del Patto
Fattori rilevanti per tutti i Patti nazionali, ma con
possibile impatto differenziato su scala locale:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Leggi d’incentivazione concorrenziali con quelle del Patto.
Clima politico.
Legislazione nazionale.
Gennaio 2004
Evoluzione istituzionale.
Azioni proposte dall’UE.
Inadempienze delle istituzioni nazionali.
Riforme sistema elettorale.
Tangentopoli.
Cause di natura locale esterne al contesto del Patto
Cause relative alla storia istituzionale
ed economica di ciascun territorio:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Architettura istituzionale.
Composizione sociale.
Gennaio 2004
Dati strutturali dell’economia.
Modelli di governo incompatibili
con il modello proposto dal Patto.
Cause interne al contesto del Patto
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Quando il contesto sperimentale del Patto
non riesce a modificare le logiche di condotta
dei soggetti locali nella direzione considerata,
si ha il fallimento del Patto, cioè quando:
Non cambiano le norme condivise.
Gennaio 2004
Non si accresce la fiducia tra gli attori locali.
Non aumenta la propensione a cooperare.
Non si realizzano beni pubblici.
I motivi del fallimento, limiti di legge
Lo strumento giuridico potrebbe non
essere stato calibrato correttamente.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Si pensi ad esempio:
Alla presenza contestuale di Patti
Europei per l’occupazione e Patti
territoriali nazionali, che presentano
procedure differenti, con l’eventuale
scoperta di un sistematico successo
delle une sulle altre.
All’assenza di meccanismi
sanzionatori per gli attori che non
rispettano gli impegni presi.
I motivi del fallimento, l’errore umano
Per quanto siano vincolanti i dispositivi di
legge, i promotori ed i gestori del Patto
godono di significativi gradi di autonomia.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
In alcuni momenti della vita del Patto
bisogna fare delle scelte di natura
organizzativa ed istituzionale.
Scelta di un valido nucleo tecnico.
Il passaggio dalla concertazione alla
gestione comporta scelte sulla
composizione della Società di gestione.
Incapacità di predisporre uno
strumento istituzionale idoneo.
Iter legislativo (1)
1° Fase (1995)
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
CIPE: definisce i contenuti generali dei Patti, le modalità organizzative ed
attuative ed approva i singoli patti da stipulare.
CNEL: svolge attività di accompagnamento; i patti sono trasmessi dai
soggetti promotori, accompagnati da attestazione dell’avvenuta
concertazione delle parti sociali da parte della Consulta per il Mezzogiorno,
costituita nell’ambito del Cnel, al Ministero del bilancio e della
programmazione economica, per l’approvazione da parte del Cipe.
Cnel: ruolo centrale: ad esso è affidato il compito di promuovere l’accordo
fra le parti sociali e di aiutarle a progettare il piano di intervento, nonché
certificare l’avvenuta concertazione tramite il protocollo d’intesa.
Iter legislativo (2)
2° Fase (1996)
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
L. 662/1996: Patto come strumento nazionale di programmazione
negoziata.
Delibera Cipe 21 marzo 1997:
Gennaio 2004
1) è modificato il ruolo del CNEL, che perde competenza nella fase
progettuale, conserva la facoltà di promuovere il patto ma la sua
presenza non è più obbligatoria. L’esistenza della concertazione viene
verificata attraverso il protocollo d’intesa;
2) il MTBPE prende il posto del CIPE nell’approvazione dei patti e
assicura l’assistenza alla progettazione degli interventi, attraverso
convenzioni con società di servizi;
3) il soggetto responsabile deve essere costituito sul nascere.
Iter legislativo (3)
3° Fase (1998)
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Delibera Cipe 9 luglio 1998: introduzione della “formula 488”, cioè nuove
regole importate dalla legge 488/92, che prevedono la creazione di
un’apposita graduatoria compilata sulla base di indicatori oggettivi. Sono
premiati i patti con le iniziative produttive più efficaci nella creazione di
nuova occupazione, più efficienti e con la massima integrazione con le
infrastrutture.
Gennaio 2004
L.144/99: soppressione del ruolo della cassa Depositi e Prestiti e
trasferimento delle risorse direttamente al soggetto responsabile del patto
(o del contratto d’area). Quest’ultimo provvederà al pagamento dei soggetti
beneficiari.
Iter legislativo (4)
4° Fase (2000)
Snellimento procedure (sburocratizzazione) ed incremento fondi a favore
delle attività produttive.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
L. 340/2000: testo unico sulla programmazione negoziata.
Accordo 15/04/2003 – Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano: regionalizzazione degli strumenti della
programmazione negoziata.
Delibera Cipe n. 026 del 25/07/2003: regionalizzazione dei Patti territoriali e
coordinamento Governo, Regioni e Province autonome per i Contratti di programma.
• Ogni Regione e Provincia autonoma assume la responsabilità del coordinamento,
della programmazione e della gestione dei Patti territoriali di propria competenza.
• Le Regioni e le Province autonome, per i patti oggetto di trasferimento, si
impegnano a subentrare nei rapporti giuridici esistenti con i soggetti responsabili,
con quelli convenzionati e con quelli incaricati dell’assistenza tecnica.
• Le Regioni e le Province autonome, il Ministero delle Attività produttive e il Ministero
dell’Economia e delle Finanze si impegnano, con il concorso delle parti economiche e
sociali, a monitorare congiuntamente il processo di attuazione della regionalizzazione
e dei criteri di selettività, valutandone assieme l’efficacia e gli eventuali correttivi.
Numero e localizzazione dei Patti
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Patti territoriali Centro Nord (Ob.2) Mezzogiorno (Ob.1) Totale
Prima generazione
12
12
Seconda generazione
20
19
39
Agricoli
26
65
91
Bandi successivi
28
57
85
Totale
74
153
227
Investimenti programmati e finanziamento pubblico dei
Patti Nazionali (€)
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Investimenti programmati e finanziamento pubblico Patti territoriali
Investimenti programmatiFinanziamento pubblico
1a generazione
504.320.156
368.285.409
2a generazione
3.153.250.869
1.280.296.637
agricoli
1.798.298.686
1.052.962.678
bandi successivi
4.828.969.103
2.293.768.847
10.284.838.814
4.995.313.571
TO TALE
Investimento imprenditoriale ed infrastrutturale (€)
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Patti territoriali
Gennaio 2004
Prima generazione
Seconda generazione
Agricoli
Bandi successivi
Totale
Investimento
iniziative
imprenditoriali
458.121.027
2.575.391.862
1.799.377.153
4.039.688.163
8.872.578.204
Onere erogazioni
statali
327.088.681
952.447.747
1.091.708.801
1.840.904.936
4.212.150.165
Investimento
infrastrutture
55.386.387
443.688.122
270.957.563
760.923.838
1.530.955.910
Onere erogazioni
statali
47.628.688
295.998.492
218.825.370
675.449.705
1.237.902.255
Nuova occupazione creata dai patti
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Patti Nazionali
“prima generazione”
Bando 30 Novembre 1998
Bando 10 Aprile 1999
Totale
Mezzogiorno
(Obiettivo 1)
5.659
6.470
2.661
14.790
Fonte: Elaborazione su dati MBTPE. Disponibilità dati al 1999
Centro Nord
(Obiettivi 2 e 5b)
6.681
5.745
11.426
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Agevolazione
per nuovo
occupato
(mln)
Investimento
per nuovo
occupato
(mln)
Investimento
per iniziativa
produttiva
(mln)
Nuovi
occupati/
occupati
totali (%)
Nuova
occupazione
per impresa
Comuni per
Patto
Nuovi
occupati per
Patto
Indicatori dei Patti
A – Patti di prima generazione – solo aree Obiettivo 1
472
18
Totale A
17,5
67,4
2778
177,5
129,2
B – Patti di seconda generazione
Bando del 30/11/1998
Totale
Mezzogiorno
Centro-Nord
548
498
607
20
16
23
12,3
11
13,9
47,2
66,7
36,8
2883,6
2015,4
3941,4
272,2
204,3
338
115,7
140
92,1
Bando del 10/4/1999
Totale
Totale senza Patto Ascoli P.
Mezzogiorno
Centro-Nord
560
547
443
638
28
29
16
36
10,5
10,9
11,5
10,1
7,3
38,9
61,3
5,2
2684,2
2706,4
2637,5
2703,1
307,7
300,8
259,2
330,2
99,8
100,3
159,7
72,1
Totale B
Totale senza Patto Ascoli P.
Mezzogiorno
Centro-Nord
553
547
481
621
23
23
16
29
11,5
11,7
11,2
11,8
15
43,8
65
9,6
2798
2813,1
2191,9
3269,3
286,1
282,7
220,3
334,4
109,5
110
145,8
82,8
Totale
A+B
A+B - senza Patto Ascoli P.
A+B - Mezzogiorno
534
529
477
22
22
17
12,4
12,6
13
17,9
47,3
65,9
2795
2807,7
2357,8
263,5
260,2
203,9
113,6
114,1
139,4
Fonte: Elaborazione su dati MBTPE.
Contesto esterno e “contesto sperimentale”
E’ stata verificata una
connessione molto stretta tra:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Contesto esterno nazionale
(quadro politico-istituzionale e di
normativa nazionale)
Gennaio 2004
e
“Contesto sperimentale”
(modalità di nascita, costruzione e
gestione del Patto territoriale).
I cambiamenti nella sfera percettiva
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
La ricerca ha appurato come il
Patto abbia cambiato visibilmente
la sfera cognitiva dei soggetti
locali coinvolti e come questo
costituisca un vero e proprio
spartiacque tra
Un passato costituito da
istituizioni locali autoreferenziali
e
Un presente caratterizzato da
istituzioni aperte all’interazione
Cambiamento di percezione
La trasformazione è evidente ascoltando le
dichiarazioni dei protagonisti intervistati:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Inefficacia di una chiusura campanilistica.
Capacità del Patto di avviare un “clima” nuovo
ed un visione di identità del territorio.
Fiducia nello strumento della collaborazione.
Maggiore consapevolezza della
necessità di “rete” istituzionale.
Consapevolezza che lo sviluppo dipende dai
comportamenti degli attori istituzionali e sociali locali.
Patto come strumento per aggregare risorse e progetti
imprenditoriali “dal basso”.
Patti nazionali e Patti europei
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Si è accertata una netta differenza di approcci
e di iter procedurali tra i Patti nazionali e quelli
europei.
Patti nazionali, avviati a tentoni ed a strappi,
anche per via di riferimenti normativi incerti.
Gennaio 2004
Patti europei, hanno avuto un processo di
costruzione più lineare in quanto guidati da
procedure e tempistica definite a priori dall’UE.
Cento miliardi
I cento miliardi di “dote” dei Patti hanno
sicuramente rappresentato uno stimolo per le
coalizioni pattizie.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
L’esistenza di una soglia rigida di contributi finanziari
pubblici ha però costretto i promotori dei Patti a fare
delle scelte precise.
Maggior orientamento al progetto.
Gennaio 2004
Individuazione di una strategia condivisa.
Analisi costi e benefici sociali.
Utilità collettiva.
Superamento del particolarismo
delle categorie imprenditoriali.
Comportamenti e realizzazioni concrete
L’”effetto” Patto è ancora modesto sul
piano delle realizzazioni microeconomiche.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
I singoli progetti di investimento
all’interno dei Patti non hanno avuto
maggiori facilitazioni rispetto alle normali
incentivazioni (es. L.488/92).
Tuttavia Il vero vantaggio comparato
consiste nel fatto che il Patto permette di:
Agire contemporaneamente sugli
incentivi diretti e e sul miglioramento
del contesto esterno delle imprese.
Finanziare gli investimenti.
Ridurre le economie ambientali.
Produzione di beni pubblici
E’ ancora limitata la capacità dei Patti di
indurre la produzione di beni pubblici
locali e di economie esterne.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
I ritardi sono riconducibili:
Al ritardo dell’apprendimento
del nuovo“gioco” cooperativo.
Gennaio 2004
Alla “forza” degli assetti
delle relazioni pregresse.
Sono tuttavia riscontrabili alcune significative
realizzazioni concrete, a dimostrazione della
capacità del Patto di produrre un cambiamento
istituzionale.
I soggetti della concertazione
La rappresentatività dei soggetti coinvolti
nella concertazione è molto alta.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
I quattro pilastri
sui quali si “edifica”
un Patto sono
Gennaio 2004
Associazioni
Imprenditoriali
Amministrazioni
Provinciali
Comuni
Sindacati
Gli esiti “materiali” della concertazione
I protocolli di intesa sono essenzialmente
delle dichiarazioni di buone intenzioni.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
In nessuno dei casi analizzati la concertazione
è stata “formalizzata” in senso giuridico.
In alcuni casi possono al massimo esistere degli
accordi sulle procedure, le regole di governo e la
rappresentanza del “tavolo” concertativo deliberato
dall’ente promotore.
Solo al momento della costituzione delle società di
gestione dei Patti o di erogazioni finanziarie pubbliche,
i soggetti locali (principalmente i sindacati), spingono
alla formalizzazione giuridica dei “tavoli”.
Tra concertazione e gestione
La criticità più evidente, pressoché generalizzata per
tutti i patti, è relativa al passaggio tra la fase di
concertazione e quella di gestione.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
A
La concertazione non è conflittuale, in quanto l’obiettivo
comune è quello di raccogliere risorse pubbliche.
B
La gestione è caratterizzata da conflitti in quanto coinvolge e
favorisce direttamente determinati soggetti, ignorandone altri.
Tale scollegamento è attribuibile alla mancata
partecipazione di molti soggetti (in genere
finanziariamente deboli) protagonisti della fase
concertativa, all’interno delle società di gestione ed
all’ingresso di soggetti (finanziariamente forti) ma con
ruoli marginali in fase concertativa.
Un bilancio sui patti
Attualmente non è possibile trarre bilanci definitivi.
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Si può sicuramente affermare, tuttavia, che esiste una frattura
tra ciò che il Patto si prefigge di essere e ciò che ha fino ad ora
effettivamente prodotto.
La ricerca sul campo evidenzia una varietà di casi e
difformi gradi di asimmetria tra “modello” e realtà.
In alcuni casi esistono degli scarti minimi tra
obiettivi ed esiti, in altri tali scarti sono più evidenti.
Si è rilevata, inoltre, una certa ambiguità nel
cambiamento istituzionale, che in realtà a volte si
rivela incerto, sfumato, provvisorio e parziale.
Un bilancio sui patti (2)
Tra i risultati ottenuti si pensi:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Sfera cognitiva: il metodo della
concertazione istituzionale e sociale ha
conquistato un consenso generalizzato.
Comportamenti: soggetti che non si
conoscevano si sono ritrovati in riunioni,
assemblee, etc.
Le Associazioni imprenditoriali sono state
“costrette” a dialogare, a trovare
denominazioni comuni, a riconoscersi, a
sollecitare ed organizzare la mobilitazione
dei propri associati.
Risultati tangibili
Sul piano delle realizzazioni concrete si
segnalano, ad esempio:
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Banche che agevolano il credito.
Comuni che si consorziano per gestire
congiuntamente aree industriali attrezzate.
Gennaio 2004
Sindacati che abbattono il costo del lavoro.
Comuni che velocizzano le autorizzazioni
amministrative.
Costituzione di sportelli unici per le imprese,
agenzie per l’ambiente, consorzi, avvio di
programmi di formazione professionale, ecc.
……ma anche opportunismo
Sviluppo Locale
e
Patti Territoriali
Gennaio 2004
Concertazione e mobilitazione hanno,
naturalmente, calamitato opportunismo
sociale e istituzionale di molti soggetti
interessati esclusivamente a:
“Cavalcare” una nuova
opportunità politica
Drenare risorse
finanziarie
Tutt’altro che rari sono, infatti, i patti
nati esclusivamente da coalizioni
collusive, finalizzate essenzialmente
all’accaparramento di flussi finanziari.
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slides Patti territoriali gennaio 2001