Acqua e territorio 4 Nel Forum di questo numero intervengono Gianni Beltrame, professore di Urbanistica al Politecnico di Milano, Andrea Tosi, ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano e coordinatore del Master Plan dei Navigli Lombardi, Ugo Prost, Dirigente dello Staff tecnico amministrativo dell’Agenzia Interregionale per il Fiume Po. Segue un’antologia di riflessioni sull’acqua dalle opere di Claudio Magris, germanista, critico e romanziere. Infine, pubblichiamo una rassegna di proposte formative post-lauream dedicate al complesso rapporto acqua-territorio. Ringraziamo tutti i partecipanti per i loro contributi. Guardando scorrere l’acqua dei Navigli di Gianni Beltrame Raccogliersi a meditare in riva a un fiume, o anche sul bordo di un canale, guardando lo scorrere delle acque e riflettendo sul fluire delle cose, del tempo e del loro vago e incerto futuro costituisce sempre un’esperienza che, oltre ad arricchirci e renderci più consapevoli, ci consente anche di riflettere su quelle domande di fondo e “di tempo lungo” sulle quali non sempre meditiamo a sufficienza. Nel noto disegno a penna di Leonardo da Vinci (Vecchio di profilo, R. L. 12579, databile 1513) si vede la figura di un vecchio – che molti pensano essere un autoritratto – che medita, evidentemente di cose d’idraulica, in riva a un fiume. Un’immagine nella quale Leonardo vuole forse rappresentare se stesso come un “vecchio” saggio che non smette mai di meditare, di riflettere e di tentare di spiegare “scientificamente” le meraviglie e le ragioni di ogni fenomeno della natura. Viene subito da pensare sia al Leonardo precursore e fondatore della scienza idraulica, autore Del moto e della misura delle acque, sempre alla ricerca delle spiegazioni e delle leggi generali, che al Leonardo sempre teso a spiegare ogni altro fenomeno particolare o apparentemente di dettaglio come, in questo caso, il problema della formazione e del moto dei “vortici” e dei mulinelli che il disegno, volutamente, evidenzia nel suo lato destro. Anche a noi, seduti sul bordo di un canale, capita di riflettere, ben più modestamente s’intende, su un tema, generale e particolare, di acque, ovvero sul passato e sul futuro dei Navigli milanesi e delle relative vicende passate e in corso. Il primo interrogativo che ci porta quest’acqua che scorre riguarda una domanda di fondo sul futuro dei Navigli. Si riuscirà veramente a raggiungere quell’obiettivo tanto dichiarato e propagandato – e in tempo, prima che il loro rapido e progressivo decadimento quotidiano non ce li faccia perdere del tutto – della loro conservazione, riqualificazione e recupero per nuovi e compatibili usi? Sapranno la Regione, gli enti locali e il neonato Ente unico di Gestione, affrontare, programmare e realizzare tutte quelle complesse e costosissime opere – potranno contare su risorse adeguate all’impegno? – che dovran- no essere attuate? È vero che oggi esiste una diversa sensibilità generale, una maggiore consapevolezza e una più convinta adesione, anche a livello locale, all’obiettivo del recupero dell’intero “sistema” rispetto a quella dell’inizio degli anni ’80 quando la Regione presentò la sua prima proposta organica con Il sistema dei Navigli milanesi e pavesi, (a cura del Settore coordinamento per il territorio, coordinatore arch. Empio Malara, 1984, 6 voll.) cui seguì poco dopo la conseguente proposta attuativa costituita dal Progetto Navigli del 1985. Ed è anche vero che sono ormai molti che attribuiscono oggi al “sistema” artificiale dei Navigli un valore di “monumento” storico, culturale e paesistico che sicuramente anche Goethe non avrebbe esitato a riconoscere come un alto esempio di “seconda natura che opera a fini civili”. Ma è anche vero che il primo programma regionale è fallito nel suo maggiore intento e che la stessa Regione non vuole neppure ricordarlo. Così come è anche vero che è ancora da capire quale sarà l’effettiva adesione della Regione al suo recente Master Plan, ancora tutto da definire e da adottare – si spera in Consiglio – come piano compiuto e come programma. Un’altra riflessione viene alla mente guardando scorrere queste acque. Caduta ormai del tutto ogni illusione di un possibile recupero dei Navigli ai fini del trasporto di merci pesanti, l’idea forte ed emergente è oggi quella di pensare a un loro riutilizzo – nuovo uso non solo compatibile ma dovuto – ai fini di una navigazione da diporto e per il tempo libero, capace di attivare e potenziare diverse funzioni e attività, dal collegamento con i diversi parchi fluviali regionali (Ticino e Adda, in primo luogo) sino al riutilizzo e alla valorizzazione di quell’enorme patrimonio di architetture, ville e monumenti e giardini connessi e allineati lungo i diversi rami. Verranno messi a disposizione, si troveranno, tutti quei fondi necessari per ricostruire e riattivare tutte le numerose conche – comprese quelle sul Ticino – rese oggi inutilizzabili dal degrado e dall’incuria? E sarà restituita l’acqua, oltre alle conche, al povero Naviglio di Paderno al quale, ormai da troppo tempo, è stata sottratta? Ci si pone, infine, un’ultima domanda. Dove, come, quanto e con quali indirizzi e regole l’attività edilizia privata – alla quale la recente legge regionale “Legge per il governo del territorio” lascia enormi spazi di comando, di iniziativa e di potere sulla gestione effettiva del territorio, mentre, per contro, il ruolo della pianificazione pubblica viene sempre più compresso e indebolito – saprà intervenire su questo unico e delicatissimo ambito storico, paesistico e territoriale? Basterà una sommatoria di “atti negoziali” sparsi a garantire la qualità degli interventi? A questo proposito, che fine ha fatto quella elementare ma sana norma che, per evitare i pericoli e i danni di un’edificazione a ridosso delle sponde dei canali, imponeva una “fascia di rispetto” di 100 metri (Art. 39 della Legge 51/75, norma transitoria che purtroppo è rimasta Carta della Pieve di Rosate, Milano, Archivio della Curia Arcivescovile (da: C. Pirovano, op.cit.). FORUM GLI INTERVENTI 5 6 Carta della Pieve di Lecco, 1608, Milano, Archivio della Curia Arcivescovile (da: C. Pirovano, op.cit.). Agenzia Interregionale per il Po di Ugo Prost L’Agenzia Interregionale per il Po (A.I.Po), è l’ente strumentale istituito dalle Regioni attraversate dal fiume Po (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) per l’espletamento delle funzioni in materia idraulica loro attribuite in forza dell’Art. 89 del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Essa costituisce la prima realtà territoriale attuata nell’ambito del federalismo amministrativo essendole state conferite, in base ad uno specifico Accordo Costitutivo, cui hanno aderito le quattro predette Regioni, tutte le competenze amministrative e territoriali e con esse lo svolgimento delle attività fondamentali, che possono riassumersi essenzialmente: nella progettazione e nella gestione tecnico-amministrativa degli interventi che interessano i corsi d’acqua, su cui insistono opere idrauliche classificate nella prima, seconda e terza categoria; nell’espletamento dei compiti di Polizia Idraulica di cui al Testo Unico sulle opere idrauliche; nell’organizzazione del Servizio di Piena lungo i tratti dei corsi d’acqua dotati di arginature classificate nella prima, nella seconda e nella terza categoria. Sotto il profilo organizzativo, la struttura è retta da un Direttore Generale, che si rapporta con il Comitato di Indirizzo, costituito dai quattro assessori regionali competenti quale organo che trasferisce all’Agenzia le linee guida della predetta attività; il controllo degli atti è demandato ad un Collegio di Revisori. Sul territorio l’Agenzia è articolata in dodici uffici territoriali (Torino, Alessandria, Pavia, Milano, Piacenza, Cremona, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Ferrara e Rovigo), dislocati sulla base di criteri essenzialmente tecnici connessi alla gestione delle opere e del servizio di piena, più una Sede Centrale, a Parma, nella quale sono svolte tutte le funzioni di coordinamento tecnico ed amministrativo. Lungi dal costituire una realtà autoreferenziale, l’Agenzia opera in continuo raccordo con tutti gli enti istituzionali e le realtà associative, sia di livello nazionale che di livello locale: i programmi triennali ed annuali di intervento, ad esempio, oltre a procedere da una ripartizione delle risorse operata dal Comitato di Indirizzo, conforme quindi agli intendimenti delle Regioni titolari delle competenze, vengono poi messi a punto su proposta degli uffici territoriali, i quali a loro volta sono tenuti a sentire le Province, i Comuni e le realtà associative locali nel formulare le scelte attinenti le priorità e le modalità esecutive. In armonia con le leggi nazionali vigenti in materia di difesa del suolo, tutti gli interventi e le opere debbono in ogni caso essere conformi alle previsioni del Piano di Assetto Idrogeologico predisposto ed aggiornato dall’Autorità di Bacino per il fiume Po, che è l’organismo nazionale preposto alla pianificazione interdisciplinare delle attività, non solo idrauliche ma anche urbanistiche ed infrastrutturali, da attuare nell’ambito dell’intero bacino del Po. L’Agenzia partecipa quindi alla pianificazione, insieme con tutte le altre istituzioni nazionali e locali, nell’ambito delle Commissioni istituite in seno all’Autorità di Bacino e, per quanto concerne il settore idraulico, ne gestisce l’attuazione, dalla progettazione al collaudo, avvalendosi del loro apporto, ma anche rendendo conto a tutte le realtà locali interessate: queste vengono infatti coinvolte sistematicamente almeno in due momenti, nella predisposizione dei progetti, allorché i funzionari e i tecnici incaricati si recano sul posto per le attività tecniche e per la messa a punto delle linee progettuali e nell’esame dei progetti e delle altre proposte di intervento attraverso la partecipazione al Comitato Tecnico di Consultazione, che assiste il Direttore attraverso i propri pareri, resi in occasione di sedute a cadenza mensile. Particolarmente delicato è il procedimento per l’accertamento della compatibilità ambientale degli interventi, che ha luogo in conformità al Regolamento nazionale n. 490 del 29 ottobre 1999 ed alle disposizioni, spesso di delega ai Comuni, che le varie Regioni hanno emanato per l’esercizio delle competenze loro delegate già dalla Legge 431 del 1985. Ne scaturisce una stretta collaborazione con le Amministrazioni locali già dalla fase dell’approccio progettuale fermo restando alle Soprintendenze per i Beni Ambientali il potere di annullare o modificare le autorizzazioni rilasciate in materia dagli organi locali. Per i lavori di manutenzione, a ogni buon conto, sono consentite semplificazioni volte ad assicurare quelle esigenze di sicurezza e di efficacia che costituiscono il presupposto degli interventi stessi. È auspicabile che tali semplificazioni possano essere estese a quei progetti che riguardino attività, delle quali sia stata preventivamente accertata la conformità a studi di pianificazione di rango superiore, come il Piano di Assetto Idrogeologico; nella messa a punto di quest’ultimo intervengono infatti tutte le Amministrazioni centrali e locali aventi competenza in materia ambientale, per cui appare oggettivamente superfluo sottoporre a un nuovo procedimento autorizzativo un intervento la cui compatibilità è già stata apprezzata in sede di pianificazione. L’Agenzia intende inoltre, in prospettiva, superare il tradizionale ruolo tecnico-esecutivo che è stato fin qui riservato agli organi incaricati dell’attuazione dei programmi, ma vuole proporsi come soggetto qualificato, non soltanto sotto il profilo ingegneristico e contabile, per una 7 FORUM GLI INTERVENTI valida sino al 1989 ma non più rinnovata) dalle sponde dei Navigli, ora che la Legge n. 51/75 è stata abrogata e la nuova Legge regionale non ne parla? È del tutto chiaro che, in questo clima politico-culturale, desta anche non poche preoccupazioni l’idea del lancio, come è già stato proposto, di un Piano d’Area dei Navigli. Scorrono ancora le acque e portano con sé altri pensieri, altri dubbi, altri interrogativi... Pieve di Olgiate Olona, Milano, Archivio della Curia Arcivescovile (da: C. Pirovano, a cura di, Lombardia. Il territorio, l’ambiente, il paesaggio, Volume terzo, Electa, Milano,1982). 8 FORUM GLI INTERVENTI 9 Raffigurazione della Lombardia, di Giovanni Pesato, Biblioteca comunale di Treviso (da: P. Tozzi, op.cit.). valutazione delle azioni nell’ambito fluviale, che non sia meramente quella dell’efficacia sotto il profilo della sicurezza dagli eventi idraulici, ma possa estendersi, ad esempio, alla valutazione delle esigenze di rilocalizzazione dei beni esposti agli eventi idraulici all’interno delle fasce fluviali. Un primo passo in direzione di quest’ottica innovativa è stato il conferimento di incarichi di studio ai maggiori Istituti universitari presenti nel bacino e nelle regioni limitrofe, nonché la stipula di convenzioni con il C.N.R. e con il Gruppo Nazionale per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche. Nella prospettiva di tale ampliamento dei propri interessi e del proprio coinvolgimento istituzionale, l’Agenzia si è poi recentemente arricchita di nuovi soggetti dirigenziali, professionalmente qualificati con lauree in architettura, geologia e biologia, ampliando il patrimonio tecnico e culturale tradizionale. Senza nulla disconoscere al valore del patrimonio tecnico di tipo ingegneristico, si avverte infatti l’esigenza di un arricchimento quale può essere recato solo dall’innesto di una più vasta gamma di apporti professionali, esigenza tanto più sentita ove si consideri che gli attuali strumenti di pianificazione, nell’ambito dei quali l’Agenzia è oggi chiamata a operare e a progettare, come il sopra menzionato Piano di Assetto Idrogeologico, hanno appunto carattere interdisciplinare, dovendo necessariamente contemperare, insieme alle esigenze imprescindibili della sicurezza idraulica propriamente detta, istanze di tipo urbanistico, profili di tutela ambientale e aspetti afferenti la qualità delle acque anche ai fini della salvaguardia della biodiversità e del recupero in senso naturalistico del patrimonio botanico e zoologico. Per conseguire un così profondo mutamento nella cultura dell’Istituto, le figure dirigenziali andranno affiancate e supportate, previa l’adesione del Comitato di Indirizzo al nuovo modello dell’Ente, da soggetti operativi qualificati anch’essi portatori di conoscenze e di esperienze non più circoscritte nei tradizionali confini culturali. 10 Codice Palatino Latino 1933 3r, 1334-36 circa, Biblioteca Apostolica Vaticana (da: P. Tozzi, Il libro del Po. Storie di acque, di terre, di uomini, Edizioni New Press, Como, 1993). Un processo di rilancio dei Navigli milanesi L’abbandono della funzionalità nautica lungo le aste dei Navigli ha incoraggiato la tendenza al degrado seguito e pavesi di Andrea Tosi Le esigenze di riqualificazione e di adeguata fruizione del Sistema Navigli Con la copertura della Cerchia dei Navigli di Milano avvenuta nel 1929-30 si è avviato in termini di accentuata accelerazione il processo di degrado urbano del Sistema dei Navigli Milanesi e Pavesi, che nella Cerchia medesima trovavano siti di straordinario fascino. Oltre che la cerniera fra i Navigli occidentali (Naviglio Grande, Naviglio Pavese e Naviglio di Bereguardo) e quelli orientali (Naviglio Martesana e Naviglio di Paderno) Milano ha perduto l’occasione di continuare a essere un’affascinante città d’acqua come ci ricordano le foto d’epoca che testimoniano quali luoghi di eccezionale bellezza siano stati cancellati. dall’esaurirsi all’inizio degli anni Sessanta dell’uso dei barconi per il trasposto di merci. Le amministrazioni istituzionali dei decenni successivi erano riuscite a promuovere pregevoli studi e ricerche senza che però si traducessero in rilevanti iniziative operative. Bisognerà attendere l’inizio del Duemila per assistere a un inedito interesse per questi corsi d’acqua artificiali assolutamente unici in Europa per il loro pregio storico/architettonico/paesaggistico, con le iniziative della Regione Lombardia che ha dato corso a un processo molto incisivo di riqualificazione dell’intero sistema. Da questo rinnovato interesse è sorta l’esigenza di dar corso alla realizzazione di due strumenti essenziali per il processo di riqualificazione: il primo è rappresentato dal Master Plan dei Navigli lombardi, frutto di una convenzione fra Regione Lombardia e Politecnico di Milano che G. Antonio Pessina, Possessioni dei Canonici Lateranensi attorno al Naviglio Grande all’altezza di Bernate, Milano, Archivio di Stato (da: C. Pirovano, op.cit.). FORUM GLI INTERVENTI 11 12 Particolare della Carta della Provincia di Lumellina, Archivio di Stato di Torino, (da: P. Tozzi, op.cit.). Il tema centrale della fruizione delle risorse Il progetto ha consentito di accrescere sia la consapevolezza da parte delle Amministrazioni locali dei Navigli della qualità delle risorse storico-architettoniche, ambientali disponibili, sia l’esigenza espressa di rendere più efficace la fruizione di tali risorse che appaiono sotto utilizzate e quindi postulano obiettivi d’incremento della promozione e valorizzazione. Di conseguenza il Master Plan ha sviluppato un’attenzione prioritaria e privilegiata per gli interventi finalizzati a politiche di miglioramento dell’accessibilità sostenibile del Sistema Navigli. In particolare sono stati avviati progetti mirati al recupero della navigabilità e al miglioramento della percorribilità ciclopedonale sia delle alzaie, sia delle reti omologhe a esse integrate. A tale scopo si è dato corso alla realizzazione – in corso – di un sistema di approdi per il tratto del Naviglio Gran- de fra Abbiategrasso e Castelletto di Cuggiono che consentirà la navigabilità di uno degli ambiti dell’intero sistema più affascinanti, per presenze naturalistiche e storico/architettoniche, sperimentando (dopo gli studi di fattibilità di costruzioni idrauliche) l’uso di natanti collettivi in grado di rispondere a esigenze di pacchetti turistici e di utenze scolastiche. Con il recupero delle due conche sul Naviglio Pavese, la Conchetta e la Conca Fallata, si è posta inoltre la premessa per sperimentare come funzionavano “gli ascensori d’acqua”, consentendo di praticare il tratto della Darsena di Milano fino al ponte a raso di Assago. Qui ha inizio la ciclopista che si sta attivando in termini di sistema con il concorso della Regione Lombardia e delle due Province di Milano e Pavia, che consentirà il percorso ciclabile fino a Pavia. I progetti pilota da diffondere ed esportare Le condizioni di generalizzata precarietà del sistema spondale dei Navigli ha suggerito l’elaborazione di progetti/interventi esemplari aventi lo scopo di rappresentare proposte pilota metodologicamente innovative e tali da essere esportate e sviluppate in situazioni di contesti similari. Appartengono a questa tipologia, da un lato gli interventi di restauro/recupero di tratti consistenti dei muri spondali dei Navigli milanesi preceduti da analisi materiche, stratigrafiche e del degrado in grado di fornire gli elementi informativi fondamentali di cui le fasi progettuali si sono avvalse. D’altro lato gli interventi di consolidamento statico delle sponde sono stati preceduti da un complesso sistematico di carotaggi, prove non distruttive soniche e di georadar in grado di restituire le caratteristiche fisico/materiche dei manufatti spondali al cui recupero statico sono stati avviati gli interventi di consolidamento dei terreni a monte delle strutture spondali. Va segnalata in proposito la stretta integrazione collaborativa delle due tipologie di intervento che ha garantito la possibilità di addebitare ai paramenti murari alleggeriti dalle spinte del terreno operazioni restaurative gravate del solo peso proprio, mentre l’assorbimento dei carichi provenienti dalle alzaie poteva essere assunto dagli interventi di rassodamento dei terreni spondali. La riqualificazione del territorio rurale A questa tipologia di approccio è riconducibile una vasta gamma di interventi finalizzati alla riqualificazione del territorio rurale. Le iniziative corrispondenti sono partite dalla circostanza che l’area rurale dei Navigli è quasi integralmente compresa nell’ambito di tre parchi regionali (Agricolo Sud Milano, del Ticino e dell’Adda Nord). Tale specificità ha suggerito la promozione di uno spazio all’agricoltura meno divorziata dall’ambiente e meno denaturalizzata di quanto viene imposto dalla dominanza omologante e banalizzante delle monoculture di mais e riso. Si sono estratti, d’intesa con le organizzazioni degli agricoltori e contattando gli stessi imprenditori agricoli, alcuni significativi campioni di aree appartenenti a Comuni 13 FORUM GLI INTERVENTI coinvolgendo la Bocconi e le Università Statali di Milano, Pavia e Bergamo ha consentito di costruire una cornice di riflessione di tutto un sistema di competenze pluridisciplinari finalizzate a individuare gli interventi prioritari concreti da adottare per il riscatto dell’ecosistema dei Navigli. Questo progetto, che non ha precedenti nel nostro contesto territoriale, si è sviluppato con una valenza operativa e si contrappone a una visione generica e astratta che ha rappresentato probabilmente il limite delle precedenti politiche regionali sui Navigli rivelatesi di debolissima efficacia. Il secondo strumento attivato è quello che tiene conto della congerie di soggetti che hanno attualmente competenze sui Navigli lombardi. Questa situazione genera confusione, sovrapposizione e incertezza di competenze e dequalificata organizzazione gestionale del sistema. Per fornire una decisa inversione di tendenza a questa situazione di “sofferenza” dei Navigli è stato istituito un ente unico per i navigli lombardi (la Società Consortile Navigli s.c.a.r.l.) cui partecipano oltre alla Regione Lombardia i Comuni, le Province e le Camere di Commercio di Milano e Pavia, cui hanno già aderito altri trenta comuni minori. Una sorta di authority che ha precedenti illustri, ad esempio l’authority del Tamigi, e che si è strutturata su princìpi di autonomia economica, provvedendo alla revisione di tutto il sistema delle concessioni d’acqua e dei relativi introiti tariffari. Una delle caratteristiche inedite del percorso analisi/interventi è stata la capacità di coniugare in termini di ravvicinata contestualità temporale il momento progettuale e quello dell’attuazione degli interventi; si è in tal modo registrata una svolta radicale rispetto alle precedenti carenze ataviche che avevano lasciato il sistema Navigli in condizioni di abbandono inammissibili a fronte della qualità delle risorse storico/architettonico/naturalistiche dei territori di pertinenza. Così da poter contare in un triennio su finanziamenti realizzati per quaranta milioni di euro per la valorizzazione del sistema contro circa due milioni delle gestioni precedenti. 14 Antica ansa relitta del Po, di Monticelli Pavese, Archivio di Stato di Parma (da: P. Tozzi, op.cit.). Ansa relitta del Po, di Monticelli Pavese, Archivio di Stato di Parma (da: P. Tozzi, op.cit.). rappresentativi delle diverse situazioni del Sistema Navigli dove era possibile progettare impianti di fasce tampone boscate. Questi consentono di dar corso: a miglioramenti paesaggistici e ambientali, ad azioni depurative del reticolo idrografico minore superficiale e subsuperficiale spesso assai degradato, a produzioni di biomasse a scopo energetico. Collocando gli impianti in posizioni tali da evitare qualunque disturbo delle attività agricole, si è calcolato che è possibile ottenere una imponente dimensione della fasce lineari impiantabili nell’area dei Navigli. Sempre in tema di riqualificazione dello spazio rurale la competenza della biologia vegetale del Master Plan ha sviluppato un’ipotesi di rete ecologica polifunzionale (con particolare riferimento all’area campione Martesana/Adda) costituita da elementi lineari (corridoi ecologici e varchi di connessione) e areali articolati in relazione alla loro diversa qualità ambientale. comune di Milano ha consentito di varare il Concorso Internazionale di Progettazione per la sistemazione dell’area della Darsena. Area con forte valenza simbolica e di rilevante centralità urbana, densa di essenziali presenze storiche e architettoniche per la città. Il collegamento della Darsena con la Conca di Viarenna ha restituito alla città un rapporto d’acqua essenziale per la sua memoria storica così come l’ampliamento del bacino verso piazza Cantore e verso piazza XXIV Maggio dove l’arco del Cagnola riacquista il ruolo di ponte sull’acqua di ingresso alla città. Il concorso internazionale per l’area della Darsena Un accordo di programma fra la Regione Lombardia e il Il processo in atto rappresenta, in definitiva, oltre che un’operazione di restauro e riabilitazione di un sistema di manufatti di rilevanza storica unica in Europa, un vasto impegno per costruire una rete di siti ambientali in cui si possa operare un uso integrato di risorse naturali e culturali che consentiranno uno sviluppo del tempo libero in controtendenza con i processi di degrado degli spazi urbani e rurali cui stiamo purtroppo assistendo con scarsissima capacità reattiva. Danubio è un viaggio che attraversa la Mitteleuropa continentale, tutta quella cultura barricata e incappottata, amandola e vivendola profondamente, ma incalzato anche da una grande nostalgia del mare. Il viaggio danubiano si conclude infatti “in tel grando mar”, nel mare e, idealmente, nella poesia di Marin, grande cantore acquatico, che scandisce l’ultima riga del mio libro. Il mare, per me, è dunque anzitutto il mare concreto, fisico. Ma è anche un mare di carta, il mare ricreato e reinventato dalla grande letteratura; i due mari si compenetrano e si integrano a vicenda, l’uno non potrebbe esistere senza l’altro e quest’ultimo non sarebbe così pieno di senso e significato se non esistessero quelle parole, che sono nate da lui e che insieme lo fanno nascere. (C. Magris, C’è di mezzo il mare, in “Nuova Antologia”, n. 2217, gennaio-marzo 2001) Ricordo il giorno in cui ho avuto la prima idea di scrivere Danubio. Mi trovavo, con Marisa e alcuni amici, da qualche parte tra Vienna e Bratislava, vicino alla frontiera slovacca, in uno splendido pomeriggio di settembre. Nel paesaggio che ci circondava era difficile distinguere il brillio delle onde del Danubio da quello delle foglie d’erba nelle cosiddette Donauauen; non era facile indicare precisamente dove e che cosa fosse il Danubio – e credo che questa incertezza, in chiave ironica e simbolica, abbia una grande importanza nel mio libro. Avevamo il sentimento di essere in armonia con quel brillio, con lo scorrere di quelle acque, col fluire della vita. D’improvviso, ho visto un’insegna, con una freccia: Museo del Danubio. Forse quello è il Danubio soltanto perché la scritta lo chiama così? – ci siamo chiesti. E quei prati sono anch’essi il Danubio? E noi, in questo momento quasi felice che stiamo vivendo, siamo forse, senza accorgercene, anche noi elementi di un museo, di una qualche esposizione? E allora ecco la domanda grottesca: perché non andare avanti, vagabondando e bighellonando, sino al Mar Nero? E così sono cominciati quattro anni di viaggi, scrittura, lettura, vagabondaggi, riscrittura, riflessioni, dopo i venti o venticinque anni già prima impiegati nell’analisi, nello studio e nell’interpretazione di parte di quel mondo, ma non della sua narrazione e rappresentazione, come accade in Danubio. (C. Magris, Danubio e post-Danubio, in “Rivista di studi ungheresi”, n. 7, 1992, pp. 23) Il titolo del mio libro è Danubio, non il Danubio; talvolta non mi è stato facile convincere alcuni editori, nei diversi paesi in cui il libro è stato tradotto, a rinunciare a quell’articolo. Quell’articolo mancante credo sia una definizione del libro. Non è “Il Danubio”, non è un libro sul fiume, sulla geografia e nemmeno sulla storia, o almeno non soltanto questo. Danubio è una metafora delle complessità, della contraddittoria pluristratificazione dell’identità contemporanea, di ogni identità, perché il Danubio è un fiume che non si identifica soltanto con un popolo, con una cultura, bensì scorre attraverso tanti paesi diversi, tanti popoli, nazioni, culture, lingue, tradizioni, frontiere, sistemi politici e sociali. Nel libro ci sono molti personaggi che non sanno esattamente a quale nazionalità appartengono, che sanno definirsi soltanto per negazione, che sanno soltanto dire ciò che essi non sono. (C. Magris, Danubio e post-Danubio, in “Rivista di studi ungheresi”, n. 7, 1992, p. 23) Danubio è una mescolanza di fantasia e di realtà. Tutti i particolari descritti sono spesso colti dalla realtà con una precisione meticolosa e idiosincratica, ma la fantasia li connette in un nuovo montaggio, in una struttura immaginaria che conferisce loro un altro significato. Il viaggiatore descrive questo mondo e finisce per riconoscervi un rispecchio, come quel pittore in un racconto di Borges, che dipinge paesaggi, monti mari e fiumi, e alla fine si accorge di aver dipinto il suo ritratto, perché la sua personalità consiste nel suo rapporto col mondo, nel modo in cui egli vede e sente il mondo. (C. Magris, Danubio e post-Danubio, in “Rivista di studi ungheresi”, n. 7, 1992, p. 27) Il Breviario mediterraneo è un racconto, un racconto che fa parlare la realtà e innesta perfettamente la cultura nella evocazione fantastica. Probabilmente oggi questo è il genere più vivo e fecondo della letteratura, almeno di quella narrativa; tanto più vivo e poetico dei “romanzi” che ci raccontano come e perché il signor X ha fortuna o sfortuna con la signora Y. Da potamologo che, nel Danubio, ha detto soprattutto la grande nostalgia del mare, e in particolare dell’Adriatico, invidio fraternamente il talassologo Matvejevic e sono felice che il Danubio sfoci nel mare – anche se, purtroppo, nel Mar Nero e non nel Mediterraneo. (C. Magris, Per una filologia del mare, prefazione a Pedrag Matvejevic, Breviario Mediterraneo, Hefti, Milano, 1987, p. 4) 15 FORUM GLI INTERVENTI Claudio Magris e l’acqua 16 Post-lauream DIFESA E MANUTENZIONE DEL TERRITORIO (Master I livello – 60 CFU) Università degli Studi di Padova, Facoltà di Agraria – Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali Durata: 11.1.2005 – 9.9.2005 Informazioni: tel: 0498272680 e-mail: [email protected] sito web: www.tesaf.unipd.it/dmt Direttore del corso: Sergio Fattorelli Collegio docenti: S. Fattorelli, G. Della Fontana, M. Lenzi, M. Borga, V. D’Agostino, S. Silvano, C. Fernandez-Jauregui, F. Cazorzi, M. Soldati Progetto formativo: Il master è rivolto a laureati in Architettura, Ingegneria, Agraria, Geologia o Scienze Ambientali e Naturali ed è orientato a fornire competenze e strumenti necessari ad operare efficacemente nell’ambito delle strategie di valutazione e mitigazione del rischio idrogeologico, al fine della preparazione e realizzazione dei progetti di difesa e manutenzione del territorio, in un contesto ecosostenibile. L’obiettivo è formare figure professionali capaci di operare nel contesto della preparazione di piani e programmi di previsione e prevenzione del rischio alluvionale e da frana. La didattica prevede 410 ore di lavoro suddivise tra lezioni frontali, Case Studies e Project Works incentrati su tecniche di ingegneria naturalistica, geologia applicata, idraulica agraria e topografia. GESTIONE E DIFESA DEL TERRITORIO (Master I livello – 60 CFU) Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Agraria – Dipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio Durata: febbraio – luglio 2005 Informazioni: tel: 0812539133 e-mail: [email protected] sito web: www.agraria.unina.it/didattica /master/masterGTD Direttore del corso: Nunzio Romano Collegio docenti: Commissione didattica: N. Romano, S. Mazzoleni, F. Terribile, G. B. Chirico, G. Di Pasquale, G. Urciuoli Progetto formativo: Gli allievi del master acquisiranno le competenze e le tecniche necessarie per una corretta gestione del territorio collinare e montano, al fine di prevedere e prevenire rischi di degrado ambientale. Il master è rivolto a Architetti, Ingegneri e laureati in Scienze Agrarie, Forestali, Ambientali, Naturali o Geologiche. Le attività formative sono strutturate in quattro moduli dedicati alla descrizione dei sistemi geografici e geologici, agli aspetti funzionali di idrologia e meccanica dei suoli, alle tecniche di intervento ed alla gestione integrata dei sistemi informativi territoriali. GOVERNO DEL TERRITORIO E DELLE RISORSE FISICHE (Master II livello – 67 CFU) Politecnico di Milano, Facoltà di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale e Facoltà di Architettura e Società – Centro per lo Sviluppo del Polo di Cremona Durata: 28.2.2005 – 28.2.2006 Informazioni: tel: 0372567711 e-mail: [email protected] sito web: www.cremona.polimi.it/msa Direttore del corso: Pier Luigi Paolillo Collegio docenti: P. L. Paolillo, E. Larcan, C. Maffezzoni, E. Orsi, S. Loffi Progetto formativo: Il master proposto ad ingegneri, architetti, agronomi, geologi e laureati in scienze ambientali intende formare profili con competenza specifica sui temi della conservazione del territorio agricolo e forestale, della gestione idrica e dell’analisi degli interventi mirati al miglior impiego delle risorse suolo e acqua, nel quadro di uno sviluppo sostenibile. Oltre alle 460 ore di attività didattica frontale (scienze idrauliche, idrogeologiche e ambientali, scienze e ingegneria del territorio, scienze del suolo e dell’agricoltura) il percorso formativo prevede 60 ore di laboratorio e 280 ore di tirocinio presso Enti di servizi all’Agricoltura, Arpa Lombardia, Consorzi di bonifica e irrigazione o grandi aziende agricole e studi professionali. ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO AGRICOLO. CASI EMBLEMATICI DELLA TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO (Master di II livello – 60 CFU) Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile e Facoltà di Architettura e Società (Sede di Piacenza) Durata: 22.11.2004 – 20.11.2005 Informazioni: tel: 0523316875 e-mail: [email protected] sito web: www.sede-piacenza.polimi.it Direttore del corso: Rosaldo Bonicalzi Collegio docenti: S. Consonni, C. Macchi Cassia, A. Torricelli, D. Pandakovic, G. Tacchini, C. Ponzino, E. Frazzi Progetto Formativo: Il master rivolto ad architetti, pianificatori, ingegneri ed agronomi ha come ambito di indagine analitica e progettuale la Valle del fiume Trebbia, il cui percorso, attraverso l’Appennino Piacentino sino alla confluenza con il Po, opera una sezione sul territorio in grado di metterne in luce i differenti caratteri che ne identificano il paesaggio. L’individuazione, la comprensione e la precisazione dei differenti modi di costruzione dell’identità dei luoghi è l’obiettivo che le diverse discipline di insegnamento presenti all’interno delle 700 ore didattiche perseguono, ognuna attraverso i propri, specifici strumenti di indagine conoscitiva. TECNICHE PER LA PROGETTAZIONE E VALUTAZIONE AMBIENTALE (Master II livello – 60 CFU) Politecnico di Torino – COREP Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente Durata: ottobre 2004 – ottobre 2005 Informazioni: tel: 0115645107 e-mail: [email protected] sito web: www.formazione.corep.it Direttore del corso: Evasio Lavagno Collegio docenti: Commissione didattica: E. Lavagno, A. Di Molfetta, G. Genon, A. Spaziante assieme ad un ampio corpo docenti del Politecnico di Torino e ad alcuni qualificati professionisti Progetto formativo: Possono accedere al master laureati in discipline tecnico-scientifiche che abbiano interesse nel maturare una figura professionale in grado non solo di porre rimedio ai danni ambientali, ma anche di progettare interventi che posseggano sin dall’inizio i necessari requisiti di sostenibilità ambientale ed economica. L’insegnamento è organizzato in moduli di formazione di base e di specializzazione da 50 ore ciascuno articolati tra lezione fron- PROGETTAZIONE E GESTIONE DI PARCHI URBANI E FLUVIALI NELLA PIANIFICAZIONE (Master II livello 60 CFU) Università degli Studi della Basilicata, Facoltà di Agraria e Ingegneria (Sede di Matera) Durata: 22.12.2004 – 22.12.2005 Informazioni: tel: 097154412 e-mail: [email protected] sito web: www.altaformazioneusb.it Direttore del corso: Vito Antonio Copertino Collegio docenti: V. A. Copertino, P. Picuno, V. Telasca, G. Las Casas, G. Spilotro, C. Xiloyannis, M. Vita, P. Laureano, R. Cifarelli Progetto formativo: Il master destinato a laureati in architettura, ingegneria, agraria, scienze biologiche e naturali ha come obiettivo la formazione di figure professionali che siano in grado di operare con competenza nello specifico settore della progettazione dei parchi urbani e fluviali all’interno della pianificazione di bacini idrogeografici, facendo riferimento ad una matrice ingegneristica e di natura agronomico-forestale. Particolare attenzione sarà dedicata alla progettazione in ambito urbano e fluviale, alle opere di sistemazione di versanti e corsi d’acqua, alla salvaguardia e valorizzazione di aree naturalistiche di pregio ed al recupero di contesti degradati. La didattica è suddivisa tra lezioni frontali, seminari, esercitazioni teoriche-pratiche ed attività di stage presso aziende o istituzioni con qualificata esperienza nei settori oggetto di studio. PROGETTARE LE ACQUE NEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI CONTEMPORANEI (Corso di perfezionamento post-lauream – 8 CFU) IUAV, Facoltà di Pianificazione del territorio – Dipartimento di Pianificazione Durata: 14.1.2005 – 25.3.2005 Informazioni: tel: 0412572168 e-mail: [email protected] sito web: www.iuav.it/dp/formazione/corsi /0405/IUAquaV0405.html Direttore del corso: Erich Trevisol Collegio docenti: Docenti interni allo IUAV: I. Bettini, S. Boato, R. Bruttomesso, L. Filesi, C. Magnani, G. Masè, D. Patassini, E. R. Trevisiol, M. R. Vittadini; docenti esterni: L. Altissimo, M. Angrilli, A. Armanini, B. Baldo, T. Cambruzzi, R. Cappellozza, A. Chemin, C. Diamantini, H. Dreiseitl, E. Franzin, R. Franzin, P. F. Ghetti, P. Gianoni, A. Magnaghi, A. Massarutto Progetto formativo: Il corso di specializzazione ha come obiettivo la formazione di figure professionali in grado di operare nel campo della tutela, valorizzazione e governance del patrimonio idrico nel rispetto degli equilibri naturali, degli ecosistemi e del patrimonio delle acque. L’attività didattica comprende lezioni, stage sul campo e workshop per complessive 106 ore. La sezione applicativa del corso sarà riferita soprattutto alla struttura dei vari sottobacini che caratterizzano il territorio veneto riconosciuto come una delle principali regioni anfibie dell’Unione Europea; in dettaglio i moduli didattici analizzeranno temi di gestione integrata delle risorse e dei sistemi ambientali, aspetti di ecologia del paesaggio ed ingegneria naturalistica, pianificazione territoriale, sostenibilità dei processi partecipativi ed elementi giuridico normativi. PROGETTAZIONE PAESISTICA (Dottorato di Ricerca) Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura – Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio Durata: 3 anni Informazioni: tel: 055503111 e-mail: [email protected] sito web: www.unifi.it/drprogettazionepaesistica Direttore del corso: Giulio G. Rizzo Collegio docenti: A. Boatti, A. Boggiano, C. Buffa di Perrero, G. Corsani, P. Fabbri, G. Ferrara, C. A. Garzonio, D. Palazzo, A. Peano, M. C. Treu, M. C. Zoppi Progetto formativo: La progettazione paesistica, è intesa qua- le complesso di conoscenze culturali, storiche, semantiche, metodologiche, teoriche e tecniche che concorrono alla formazione della cultura del progetto paesistico per gli operatori chiamati a progettare, pianificare, ricuperare e riqualificare nei territori urbani ed extraurbani. La didattica è articolata su tre percorsi formativi da intendersi come linee guida per orientare le singole ricerche dei dottorandi: “Aree naturali: piano e progetto”, “Verde urbano: piano e progetto”, “Le risorse naturali del paesaggio urbano: l’acqua”. SCIENZE E METODI PER LA CITTÀ ED IL TERRITORIO EUROPEI (Dottorato di Ricerca) Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Ingegneria – Dipartimento Ingegneria Civile Sedi consorziate: IUAV, Politecnico di Bari, Università della Basilicata, Università di Trento Durata: 3 anni Informazioni: tel: 050553502 e-mail: [email protected] sito web: www.ing.unipi.it Direttore del corso Silvana Lombardo Collegio docenti: S. Lombardo, V. Cutini, P. Ferrari, S. Cavezza, E. Buffoni, W. Ferri, P. L. Maffei, A. Peruginelli, R. Pierini, A. Pratelli, M. Venutelli, affiancati a docenti provenienti dalle sedi di Venezia, Bari, Basilicata, Trento, Firenze, Parigi, Londra. Leeds e Dortmund Progetto formativo: L’esigenza di integrare molteplici apporti disciplinari per la conoscenza, la gestione e il controllo dei sistemi territoriali articola il programma formativo in quattro percorsi strettamente interconnessi: “Territorio e trasporti”, “Processi insediativi”, “Sostenibilità ambientale, “Protocolli metodologici di supporto alle decisioni” e “Grandi opere”. La messa in rete delle diverse scienze è sostanziale soprattutto nel campo della sostenibilità urbana e ambientale ed a questo proposito l’attività didattica prevede un percorso iniziale articolato tra lezioni e workshop sviluppati nelle diverse sedi consorziate a cui fanno seguito insegnamenti e laboratori finalizzati a supportare e completare la formazione di ricerca dei candidati supportandone le applicazioni sperimentali. a cura di Sara Gilardelli 17 FORUM GLI INTERVENTI tale e studio individuale e volti ad approfondire la progettazione degli interventi di difesa della qualità ambientale e la valutazione degli effetti ambientali di piani, progetti e programmi. Oltre al titolo di master gli studenti riceveranno il diploma del Network internazionale CLUSTER.