Finanza “spicciola”
sottotitolo : come difendere i
nostri soldi dalle banche ….
Vincenzo Vespri
Dipartimento di Matematica “Ulisse Dini”
Università di Firenze
[email protected]
Tel: 055 4237149
homepage: http://web.math.unifi.it/users/vespri/
Principio Elementare
• Principio di non arbitraggio:
Due investimenti privi di rischio devono dare
lo stesso ritorno finanziario.
Che vuol dire?
Altre formulazioni:
In Inglese : No free lunch economy
In Italiano: Nessuno ti regala niente o
I soldi non crescono sugli alberi o
Se uno vuole guadagnare deve faticare
Facciamo un esempio:
Quali sono due investimenti “privi di rischio”?
I BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)
Investimenti immobiliari (uno investe in una casa,
l’affitta e ricava una rendita).
Secondo il principio di non arbitraggio devono dare
la stessa rendita (se no sarebbe conveniente
in un caso, vendere la propria casa, investire in
BOT e con la rendita finanziaria pagare non solo
l’ affitto ma anche altro (auto nuova, vacanze,
etc etc))
Nell’altro, indebitarsi con la banca, comprare
una casa e con l’affitto pagarsi il mutuo
Quindi investire in case ed investire in BOT
deve essere suppergiù lo stesso.
Facciamo degli esempi:
Se il tasso d’interesse fosse del 10% una
casa che vale 120.000 Euro dovrebbe
essere affittata a 1000 Euro al mese.
Se il tasso d’interesse fosse dell’2% per
avere un affitto di 1000 Euro al mese
dovremmo possedere una casa che vale
600.000 Euro.
Quindi abbiamo a che fare con tre fattori:
affitto, tasso d’interesse e prezzo della
casa
Quali di questi sono variabili e quali fissi?
Il Tasso d’ interesse è deciso dalla Banche
Centrali ( e dalle condizioni generali della
economia)
L’affitto NON risente del tasso d’interesse
Il prezzo delle case DIPENDE dal tasso
d’interesse deciso dalle banche centrali
Quindi quando il tasso d’interesse è del 2%
(due anni fa) una casa che da’ un affitto di
1000 Euro al mese vale 600.000 Euro,
quando il tasso d’interesse è del 10% (13
anni fa) la stessa casa valeva 120.000
Euro
Questa semplice verità del principio di non
arbitraggio (siccome si scontra con l’idea
innata di “fare i furbi”) è ignorata (è stata
ignorata) anche ad alti livelli….
Qualche esempio recente:
Giappone 1985
Guerra commerciale fra USA e Giappone
Per evitare l’apprezzamento dello yen, il
Governatore della Banca Centrale portò
quasi a zero il tasso ufficiale di sconto…
Per l’esattezza allo 0.05%....
Scelta politica non motivata da condizioni di
mercato
Che vuol dire?
Ritorniamo al nostro esempio. La nostra casa che
dà un affitto di 1000 Euro al mese, con un tasso
dell’ 1% varrebbe 1.200.000 Euro, con tasso
dello 0.1% varrebbe 12 milioni di Euro, con un
tasso dello 0.05% varrebbe 24 milioni di Euro
Il centro di Tokio nel 1986 aveva un valore
immobiliare superiore a quello di tutti gli
USA!!!!!!!
CAPPERI!!!!!!!
Vediamo un po’ quali sono le implicazioni
sulla economia reale:
Caso a): non avete una casa e volete
comprarla.
Vi sono 2 possibilità:
- vi imbarcate in un mutuo enorme che
inevitabilmente vi strangolerà. Taglierete
tutte le spese, anche quelle necessarie, e
il Paese soffrirà per una crisi di consumi
- Decidete che non vi potete permettere di
comprare una casa, e spendete tutti i
vostri risparmi viaggiando, fotografando e
comprando borsette di Gucci (cosa che
fecero molti Giapponesi….)
Caso b)
Siete proprietari di una casa che vale 24
Milioni di Euro. CHE FARESTE?
OK, vendereste la casa, vi trasferireste alle
Bahamas, comprereste una bella villa con
piscina e vi circondereste di belle
fanciulle/i che vi servono aragoste,
cocktails, etc etc
YES, ma come trovare un compratore così
fesso che vi compra la casa a 24 milioni di
Euro????
La soluzione è una sana ipoteca sulla
casa..andate da una banca, vi fate
prestare l’80% del valore della casa (19.2
milioni di euro..) e scappate alla Bahamas
(vedi lucido precedente..)
Conseguenze: le banche vanno verso il
fallimento, non erogano piu’ prestiti alle
aziende, l’economia va in recessione…
Altro esempio:
Italia 1988 -1991..Craxi decide che la nostra
economia è solida come quella tedesca e
fissa il cambio fra Lira e Marco…
Cosa fanno Soros ed altri finanzieri
(filibustieri)? Prendono in prestito i soldi
dalla Germania (al 4%) e li investono in
BOT italiani (al 10%).
Quando le riserve della Banca d’Italia sono
finite (nelle loro tasche), lasciano in
bancarotta l’Italia… crisi del 1992. La Lira
fu pesantemente svalutata nei confronti
del Marco…
Argentina 1998-2001.
Menem vincola il pesos Argentino al dollaro
USA….
Il risultato fu lo stesso. Di nuovo i
risparmiatori colpiti furono molti Italiani
(poco informati e poco protetti dalle nostre
banche)
USA 2001..dopo l’11 Settembre il tasso
d’interesse fu ridotto all’1% al fine di
rimandare\attenuare gli effetti dell’attentato
terroristico sull’Economia
La crisi qui e’ più complicata perché:
- Gli USA sono la principale potenza
(economica e militare) del mondo
- Il dollaro è ancora la valuta mondiale (in
Europa subiremo meno effetti grazie
all’Euro)
- Gli USA hanno 51 TRILIONI(!!!!!) di debito
(il salvataggio delle banche gli costerà
circa 3 Trilioni di dollari…)
Crisi in corso (e future)…alcune di queste possono
essere ancora evitate (speriamo)
Islanda (già avvenuta), Danimarca e Polonia (in
corso con forte intervento della Banca Centrale
Europea), Dubai (?), Argentina (??) (again!!!!)
Come vedete questo principio di non arbitraggio
nessuno lo vuole applicare a sé stesso!!!!!
Argomenti toccati:
Banche centrali, mutui, tasso d’interesse, rapporto
Euro-Dollaro, Bot e titoli di stato, crisi dei mercati
finanziari, Scenario prossimo venturo
dell’Economia Mondiale..
Altri argomenti possibili: prestiti, mercati azionari,
fondi d’investimento, fondi pensione, titoli
derivati, opzioni.
MUTUI
Com’e’ fatto un mutuo?
Il mutuo sostanzialmente fa capire come
opera e guadagna una banca.
Ossia prende i soldi a breve (si rifornisce di
denaro con un tasso denominato Euribor)
e li presta a lungo termine (in genere con
uno spread intorno all’1, 1,25 %)
Se il tasso Euribor sale, la rata del mutuo sale. Se
il tasso euribor scende, la rata del mutuo scende
(o almeno dovrebbe..) Tutti i mutui nascono a
tasso variabile.
Se uno vuole tutelarsi dall’aumento dei tassi, fa un
mutuo a tasso fisso. Ossia prende il mutuo e fa
uno SWAP (ossia un Ente finanziario si assume
il rischio (al posto del cliente) della variazione
dei tassi Euribor). Ovviamente lo SWAP costa
(ed è per questo che i mutui a tasso fisso
costano di più di quelli variabili)
Lo SWAP è un titolo derivato (quelli definiti
“tossici” attualmente) e sostanzialmente
dovrebbe servire a trasferire il rischio da
chi non lo sa gestire a chi (almeno
teoricamente) dovrebbe saperlo gestire
meglio. Ovviamente il cliente deve pagare
questa tutela (Ohimè… è capitato in molti
casi recenti che le banche hanno trasferito
il rischio da loro ai clienti FACENDOSI
PURE PAGARE..)
Un mutuo a tasso variabile dovrebbe essere
un prodotto low cost,
un mutuo a tasso fisso, o un mutuo che
permette di scegliere fra le due opzioni
(fisso e variabile) è un mutuo strutturato e
costa sicuramente di più (esattamente
come per le macchine. Se una macchina
non ha l’airbag dovrebbe costare di meno
di una che ce l’ha)
Cosa fa una banca per tutelarsi dal rischio
che il cliente non paghi le rate e lei si
ritrova con una casa sul groppone?
Copre con il mutuo l’80% del valore della
casa (quindi questa erogazione di denaro
e’ garantita – più o meno- dalla casa).
Cosa succede se il cliente non ha il 20%
rimanente?
- O rinuncia a comprare casa (scelta
saggia)
- O fa un altro mutuo (a tassi più alti) che
non è garantito dalla casa (mutui
subprime) e che copre il 20% rimanente. Il
cliente (se i prezzi delle case salgono) può
rinegoziare il mutuo..(l’80% del valore
della casa è salito..)
I mutui subprime sono più rischiosi e naturalmente devono
essere erogati a tassi piu’ alti (spannometricamente
Tasso Euribor + 1% (commissione banca) + tasso previsto
di default (3-4%) ).
Inoltre (Basilea 1) le Banche devono accantonare un
capitale di garanzia (per ogni evenienza)
Adesso l’indice di default è cresciuto e le banche devono
accantonare cifre enormi (Unicredit, Banca Intesa, si
dice, devono accantinare 10 Miliardi di Euro ciascuna;
Lehman Brothers aveva da accantonare 140 Miliardi di
Dollari (che non aveva e non ha trovato sul mercato)…e’
fallita non per investimenti sbagliati (non solo) ma
soprattutto per la cifra da accantonare)
Come fare?
Si vendono i mutui ai clienti!!! (Mortgage Backed
Securities). Obbligazioni garantite da mutui
ipotecari.
I prodotti sono sostanzialmente 4:
Il cliente compra il diritto di avere il capitale
garantito dalla casa (l’80% del valore della
casa). In caso di mutuo prepagato, questa
tipologia di cliente ci guadagna e
sostanzialmente ha abbastanza garanzie.
Il cliente compra il diritto di avere gli
interessi sul capitale garantito dalla casa
(l’80% del valore della casa). In caso di
mutuo prepagato, questa tipologia di
cliente ci perde seccamente (e questo
motiva il perche’ della penale che esiste
(esisteva) sull’estinzione anticipata del
mutuo (per risarcire questi clienti)
Il cliente compra il diritto di avere il capitale NON
garantito dalla casa (il rimanente 20% del valore
della casa). In caso di mutuo prepagato, questa
tipologia di cliente ci guadagna.
Il cliente compra il diritto di avere gli interessi sul
capitale NON garantito dalla casa In caso di
mutuo prepagato, questa tipologia di cliente ci
perde seccamente e come nel caso precedente,
in caso di turbolenze, queste obbligazioni sono
meno garantite di quelle precedenti
La Banca guadagna , in commissioni, due
volte (stipulando il mutuo e vendendo il
prodotto al cliente) e inoltre il rischio, che
avrebbe dovuto essere gestito dalla
banca, viene trasferito all’inconsapevole
cliente. Siccome la banca guadagna due
volte e senza rischio…tende a stipulare i
mutui anche quando mancano le
necessarie garanzie….(tanto paga il
cliente…..).
Un po’ di Economia Politica
spicciola
Come si è capito, solo prevedendo gli sviluppi
futuri..si riesce ad avere qualche suggerimento
per investire i nostri soldi..
Gnosco ut agam…
La moderna società nasce 10.000 anni fa. Prima
era una società di eguali (il bravo cacciatore
aveva tre mogli, il cattivo cacciatore doveva
dividere la moglie con un altro)
Con l’avvento della società moderna i ruoli si
differenziano, inizia il processo di
accumulazione delle ricchezze, le divisioni
per caste e ceti si accentuano.
Le societa’ con forti disuguaglianze sono
meno competitive ed efficienti di societa’
con meno differenze ( i ceti dominanti
cercano di trasferire i propri privilegi ai figli
riducendo le opportunita’ ai migliori)
Molte furono le leggi fatte per combattere
queste disuguaglianze (ogni 25 anni le
terre vendute dovevano rientrare alla tribu’
che le aveva vendute – Giubileo Ebraico- ,
i terreni venduti dal capoclan dovevano
rientrare al clan alla sua morte – legge
Sumera)
Ma erano leggi che venivano regolarmente
aggirate..(fatta la legge scoperto l’inganno)
Ad esempio, si è scoperto, che quando i Sumeri
vendevano un terreno, il compratore nello
stesso istante, veniva adottato (solo
formalmente, ovviamente) dal venditore..Così
alla morte del venditore il terreno rimaneva al
(legittimo!!!) erede…
Questo processo di accumulazione e di
accentramento di ricchezze può essere
dimostrato matematicamente (teoria dei giochi):
Teorema del dittatore:
Data una torta e 20 persone, una soluzione
di equilibrio instabile è che la torta sia
divisa in 20 parti uguali e che tutti ne
usufruiscano..
La soluzione di equilibrio stabile è che ci sia
il dittatore, ossia una sola persona si
pappa tutta la torta e lascia gli altri 19 a
morire di fame.
Ovviamente questa legge si applica non
solo ai singoli individui, ma anche agli
stati. Il colonialismo, le guerre mondiali
sono state determinate dalla volontà di
sopraffazione di alcune popolazioni su
altre motivando tale sopraffazione sulla
base di motivi di superiorità (razziale, di
civiltà, etc etc)
Pero’ cosi’ ci sono meno persone che lavorano e la
torta diviene più piccola anche per il dittatore,
cosi’ gli stati poveri diventano sempre piu’ poveri
e ci sono flussi migratori non controllati…forse
questa soluzione finale non conviene neanche al
dittatore o ai paesi ricchi
Teorema (Nash) Equilibrio cooperativo
La soluzione basata sulla condivisione delle
ricchezze e sulla cooperazione (anche se delle
volte instabile) è quella più conveniente…
Tutta la teoria di Marx si basa sulle
contraddizioni del capitalismo basate
sull’impoverimento di vaste classi sociali (
e la teoria di Marx ebbe la conferma con la
grave crisi economica del 1929). La
risposta furono forme di capitalismo
sociale e di socialdemocrazie.
Un altro fenomeno di crisi è dato dai
fenomeni descritti da Malthus:
La popolazione cresce esponenzialmente
2,4,8, 16, 32, 64, 128, 256, 512, 1024,..
Mentre le risorse crescono linearmente
2,4, 6, 8, 10, 12, 14, 16, 18, 20…..
Determinando crisi e carestie.
Qual’e’ la situazione attuale?
La crisi del comunismo reale ha indebolito la parte
“sociale” del capitalismo, ha fatto prevalere
aspetti duri e puri del capitalismo
(Reaganecomomics, Scuola di Chicago,
Margaret Tatcher) con tutte le conseguenze del
caso (maggiore differenze di censo nelle società
evolute…con tutto ciò che la cosa comporta)
La scienza ha sviluppato metodi efficienti sul
controllo delle nascite che hanno
abbattuto l’indice di natalità mondiale e
hanno reso obsoleta l’analisi di Malthus.
La globalizzazione sta trasferendo ricchezze
e benessere dai paesi del I mondo ai
paesi in via di sviluppo (India, Cina, etc).
Cosicche’ le differenze, a livello mondiale,
si stanno riducendo.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti:
Queste popolazioni vogliono al piu’ presto raggiungere il
livello di benessere delle popolazioni piu’ ricche (ossia
avere la macchina, gli elettrodomestici, il telefonino, i
beni di lusso, mangiare e bere meglio, viaggiare…)
Questi maggiori consumi implicano un aumento del prezzo
delle commodities (petrolio, cibo, vino, abbigliamento),
un aumento della inflazione nei paesi “ricchi”, una
diminuzione del potere di acquisto di vasti strati della
popolazione dei paesi ricchi ( la disponibilita’ dei beni
cresce linearmente ..mentre si sono affacciati al
benessere Cina ed India che hanno una popolazione 6
volte superiore a quella dei paesi ricchi)
Applicando stime e teoremi matematici si
può prevedere:
Questa tendenza all’ impoverimento di vasti
strati della popolazione dei paesi ricchi
durerà a lungo (un paio di generazioni) e
non può essere risolta (ed e’ tutto
sommato indipendente) dalla politica di un
solo governo nazionale (deve essere
“governata” in modo cooperativo)
Il costo delle materie prime, dell’energia, del cibo
aumenterà molto di più di quello dei servizi e del
costo della mano d’opera (soprattutto quella non
specializzata)
Quindi a lungo termine non investirei in industrie
che operano in servizi di basso valore aggiunto
e che competono a livello mondiale (il caso
Alitalia è emblematico) ma in attività che
producono beni primari che saranno sempre più
richiesti.
Finanziamenti
Un po’ di definizioni:
TAN (Tasso Annuale Nominale): Il tasso annuale è
quel tasso di interesse espresso in percentuale
sul credito concesso al cliente
TAEG (Tasso Annuale Effettivo Globale): tasso di
interesse che rende uguali la somma del credito
concesso al cliente con la somma complessiva
che il cliente dovrà rimborsare alla scadenza
Esempio:
Si chiede un prestito di 5000 Euro
Proposta 200,5 Euro al mese per 28 rate
Cosa stiamo pagando? 5614 Euro.
Quindi paghiamo d’interessi “solo” 614 Euro,
considerando che abbiamo avuto prestati
5000 Euro e li restituiamo in 2 anni e 4
mesi, piu’ o meno il 5%..Giusto??
Sbagliato…
In effetti abbiamo incominciato a restituire
200,5 Euro ogni mese … quindi la cifra
prestata era 5000 Euro all’inizio, poco piu’
di 3000 euro dopo il primo anno, meno di
1000 Euro dopo due anni.
TAN e’ del 9.90% annuo…
(il TAEG nell’esempio e’ del 10.25%)
Stare attenti a tutti i cavilli…
http://it.youtube.com/watch?v=c7q-eYl4SQ8
Ricordate di applicare il principio di non arbitraggio
(le finanziare DEVONO guadagnare) anche a
questi casi: indice di default, difficolta’ recupero
crediti…meno del 10% e’ impossibile avere un
finanziamento dalle banche…
CHE FARE???
Accorciare la filiera……
http://www.zopa.it/ZopaWeb/
(sito che mette in contatto chi ha bisogno di
prestiti e chi vuole investire in questo
modo i propri risparmi)
Valori indicativi sulla base di un prestito
di €5000 su 24 mesi nel mercato A+.
Durata: 24 mesi
Importo totale: € 5.403,14
(incluse commissioni Zopa di € 45,00
e assicurazione mensile di € 3,1)
TAN 5.2%, TAEG 6.3%
Se uno non vuole la copertura assicurativa
l’opzione è:
Rata Mensile: € 222,03
Importo totale: € 5.328,83
(incluse commissioni Zopa di € 45,00)
TAN 5.2, TAEG 5.6%
Titoli di stato
• I titoli di stato si dividono in tre categorie in
funzione della tipologia di calcolo/erogazione
degli interessi
• Titoli a tasso fisso: esempio BUONO DEL
TESORO POLIENNALE (BTP).
• Titoli a tasso variabile: esempio CERTIFICATO
DI CREDITO DEL TESORO (CCT).
• Titoli zero coupon (sprovvisti di cedola): esempio
BUONI ORDINARI DEL TESORO (BOT).
Il Buono Ordinario del Tesoro (BOT) è un titolo Zero Coupon ovvero un titolo
senza cedola, di durata inferiore o uguale ai 12 mesi, emesso dal governo
allo scopo di finanziare il debito pubblico italiano.
Il BOT viene rimborsato "alla pari" cioè il valore di rimborso coincide con il
valore nominale del titolo, pari a 100. Il titolo viene emesso senza cedola e
quindi il rendimento è dato dalla differenza tra il valore di rimborso (valore
nominale) e il prezzo di emissione, che è "sotto la pari", ovvero inferiore a
100.
Il rendimento percentuale del titolo è calcolato rapportando il rendimento
assoluto -vale a dire la differenza tra il valore di rimborso (VR) e il valore di
emissione (VE)- al valore di emissione e riportando il quoziente all'anno.
Per un BOT ad un anno, ad esempio, se il valore di emissione è pari a 97, il
rendimento del titolo è uguale a (VR-VE)/VE, ovvero nel nostro esempio
(100-97)/97 = 3,09%. Se il titolo ha durata inferiore all'anno il rendimento si
ottiene dalla formula: (VR-VE)/VE*365/N, con N uguale al numero di giorni
di durata dell'operazione.
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2007 3,971%
2006 3,696%
2005 2,641%
2004 2,160%
2003 2,301%
2002 2,756%
2001 3,203%
2000 4,639%
1999 3,69%
1998 3,16%
1997 5,29%
1996 6,68%
1995 10,20%
1994 10,31%
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1993 8,64%
1992 15,14%
1991 12,55%
1990 12,86%
1989 13,35%
1988 11,54%
1987 11,89%
1986 10,01%
1985 13,18%
1984 14,74%
1983 17,74%
Taglio minimo 1000 Euro, Per i BOT a tre mesi e a dodici mesi il giorno d'asta è
il 15 di ogni mese, mentre per i BOT a sei mesi il giorno d'asta è la fine
mese.
I CCT (Certificati di credito del tesoro) sono titoli a
medio-lungo termine emessi dal Governo.
Sono titoli di credito al portatore o all'ordine, con
rendimento a tasso variabile. Sono anche titoli
indicizzati a lungo termine, cioè la cedola è
ancorata a parametri (in genere al tasso dei
BOT più un premio) che consentono
all'investitore di mantenere una certa aderenza
al mercato dei tassi a breve.
I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono titoli di credito a mediolungo termine emessi dal TESORO ITALIANO per finanziare il
debito pubblico. Sono emessi con varie scadenze: a 3, 5, 7, 10, 15 e
30 anni.
Il principale rischio che l’investitore corre acquistando i BTP, che si
manifesta in caso di vendita prima della scadenza, è quello di
mercato (volatilità del prezzo). La volatilità è tanto maggiore quanto
più lunga è la vita residua del titolo. Un innalzamento dei tassi di
mercato comporterà un calo del prezzo del BTP: per eguagliare il
rendimento di mercato, date le cedole fisse, la quotazione dovrà
decrescere, in modo che l’investitore recuperi con un guadagno in
linea capitale (“capital gain”) la differenza tra il rendimento cedolare
e quello di mercato. Viceversa nel caso di cali dei tassi: il prezzo del
BTP si alzerà.
I BTP sono a più lunga scadenza (15 e 30 anni). Per la lunga durata e
per la cedola fissa, mentre da un lato possono garantire sicurezza di
rendimento per molti anni, e rappresentano un vantaggio in casi di
tassi di mercato in discesa o inflazione bassa, nel caso opposto di
tassi di mercato in crescita possono essere svantaggiosi rispetto a
quelli a media scadenza (3 e 5 anni) e ai titoli a tasso variabile
(CCT) che mantengono un prezzo sostanzialmente costante grazie
all‘indicizzazionedella cedola in ragione dei rendimenti di mercato.
In ogni caso, se l’investitore mantiene i titoli fino alla scadenza, riceve
sicuramente un rimborso pari al valore nominale. L'unico rischio,
dovuto alla cedola fissa e alla lunga durata è legato alla perdita di
valore in caso di tassi di inflazione elevati durante la durata del titolo
stesso.
Per ovviare anche a questo inconveniente sono stati istituiti i Buono
del Tesoro Poliennale indicizzati (BTP€i) che sono indicizzati al
tasso d'inflazione europeo
Si ricorda che sugli interessi è applicata un'aliquota del 12,5%.
I nettisti sono coloro che pagano le tasse sui
titoli di stato.
I lordisti sono in genere grandi investitori (o
società finanziarie) che pagano le imposte
sugli utili.
La maggior parte delle società finanziarie
sono in perdita..
Com’e’ possibile?
La società si costituisce in un luogo senza
imposte dirette.
Utili: le cedole dei buoni del tesoro
Passivi: stipendi dei dipendenti e
dell’amministratore delegato (che non
pagano le tasse..), spese per la sede della
società
Pochi controlli e poche tasse…
Obbligazioni
L'obbligazione (spesso chiamata con il termine inglese
bond) è un titolo di credito emesso da società o enti
pubblici che attribuisce al possessore il diritto al rimborso
del capitale più un interesse.
Lo scopo di un'emissione obbligazionaria (o prestito
obbligazionario) è il reperimento di liquidita’.
Di solito, il rimborso del capitale avviene alla scadenza al
valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli
interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente,
semestralmente o annualmente). L‘ interesse corrisposto
periodicamente è detto cedola
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Obbligazioni Callable: sono delle obbligazioni a tasso fisso per le quali l'emittente si riserva la
facoltà di rimborsarle prima della reale scadenza delle stesse.
Obbligazioni convertibili: sono obbligazioni che incorporano la facoltà di convertire, ad una
scadenza prefissata, il prestito obbligazionario in azioni secondo un rapporto di cambio
predeterminato.
Obbligazioni a tasso fisso: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di
interesse fisso stabilito prima dell'emissione. All'interno della categoria delle obbligazioni a tasso
fisso è tuttavia possibile distinguere almeno due diverse tipologie di obbligazioni, che prevedono
che il tasso fisso prestabilito cresca o diminuisca durante la vita del titolo (si tratta,
rispettivamente, delle obbligazioni "step up" e "step down").
Obbligazioni a tasso variabile: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di
interesse variabile. Il tasso varia a determinate scadenze temporali seguendo i tassi di mercato.
Obbligazioni Zero Coupon (o Zero-Coupon Bonds, abbreviato ZCB): sono obbligazioni senza
cedola (coupon) che quindi non liquidano periodicamente gli interessi ma li corrispondono
unitamente al capitale alla scadenza del titolo. La duration di uno ZCB è uguale alla sua vita
residua
Obbligazioni strutturate: sono obbligazioni il cui rendimento dipende dall'andamento di
un'attività sottostante
Obbligazioni Subordinate: sono obbligazioni il cui rimborso, in caso di procedura fallimentare,
avverrà solo dopo aver soddisfatto tutti i creditori privilegiati
Rendite perpetue: sono obbligazioni che corrispondono perpetuamente una cedola predefinita.
Tali obbligazioni non presuppongono nessun rimborso a termine.
La qualità (solvibilità) dell'emittente viene espressa mediante una misura
globalmente riconosciuta: il rating. Il rating esprime la classificazione della
qualità degli emittenti di un titolo obbligazionario secondo determinati criteri
che spaziano dalla solidità finanziaria alla potenzialità dell'emittente.
Esistono istituti che propongono differenti notazioni concernenti la qualità
dei debitori, tra i più noti vi sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Tali
aziende di rating eseguono un costante monitoraggio delle società emittenti.
Concretamente il rating è una sorta di punteggio ponderato che gli istituti
attribuiscono ai differenti emittenti. Le obbligazioni con rating AAA
esprimono il più alto grado di qualità dell'emittente. Bond con rating inferiori
ingloberanno, nella loro quotazione, una riduzione del corso derivante
dall'inferiore qualità dell'emittente. Ovviamente, maggiore è il rischio che le
obbligazioni di una data società rappresentano, minore sarà il voto e più
alta la remunerazione spettante all'investitore. Talune società non sono
classificate dalle aziende di rating. Esse sono dette unrated, ma non sono
necessariemente meno sicure di altre.
Il prezzo di un'obbligazione è determinato da
4 parametri fondamentali:
• Tasso d'interesse di mercato
• Cedola (tasso d'interesse pagato
dall'emittente)
• Scadenza dell'obbligazione (maturità)
• Rating.
Il corso di un titolo obbligazionario è legato all'andamento dei tassi d'interesse di mercato per la divisa
di riferimento. Ad un aumento del livello dei tassi verrà matematicamente osservata una
diminuzione del corso dell'obbligazione. Al contrario, qualora i tassi d'interesse scendessero, il
valore di mercato dell'obbligazione salirebbe.
La spiegazione di questo fenomeno è abbastanza intuitiva: immaginiamo di acquistare oggi
un'obbligazione che ci verserà, ogni anno, il 2.75% d'interesse e rating AAA. Tale obbligazione è
quotata attorno alla pari (100%). Il tasso d'interesse di mercato osservato per la scadenza è di
2.75%. La nostra obbligazione ci paga dunque un livello di interesse pari a quello offertoci dal
mercato.
Immaginiamo ora che il tasso d'interesse di mercato salga di 0.25% (25 bps) e si attesti al 3% in
seguito ad una decisione della banca centrale: saremmo detentori di un attivo che ci versa il
2.75% contro un tasso di mercato del 3%, la nostra obbligazione paga dunque meno di quanto
otterremmo con una semplice operazione di deposito a termine. Tale constatazione si traduce in
una riduzione del prezzo dell'obbligazione, che andrà a valere meno sul mercato a ragione della
sua inferiore remunerazione rispetto al mercato.
Riassumendo: il mercato, aumentando il tasso d'intesse, offre dei flussi d'interesse superiori: in termini
concreti il valore di un attivo che versa un dato livello di cedola è negativamente influenzato da un
tasso d'interesse superiore.
Il tasso d'interesse è scomponibile nel tasso risk-free che è tipicamente quello dei BOT, più altre
componenti che devono remunerare i rischi dello strumento finanziario: rischio di cambio se la
valuta è diversa da quella desiderata dal contraente, rischio temporale legato alla durata
dell'investimento, rischio di insolvenza dell'emittente.
La rischiosità dei titoli è direttamente proporzionale all'importo delle cedole rispetto al
prezzo (cioè più è alto il rapporto cedole/prezzo e più sono rischiosi) e alla presenza
o meno di una indicizzazione (se le cedole non sono indicizzate il titolo è più
rischioso). Per capire quest'ultimo punto faremo un esempio: poniamo che esista un
titolo emesso alle condizioni di mercato ossia che esista un titolo alla pari a 100 e con
cedola annuale di 5. Il tasso d'interesse pagato è pari al 5% (cedola/prezzo titolo,
5/100). Dato che sul mercato (per ogni mercato), in equilibrio, esiste un unico prezzo,
il 5% è il prezzo dell'interesse sul mercato dei capitali. Se i tassi di mercato
cambiassero passando al 6% il titolo precedentemente emesso "dovrà"
necessariamente adeguarsi alle nuove condizioni: dovrà rendere anch'esso il 6%.
Risolvendo l'equazione
tasso=cedola/prezzo titolo, dove l'incognita è il prezzo del titolo
avremo
prezzo titolo=cedola/tasso, ossia prezzo titolo=5/6%
quindi il nuovo prezzo sarà 83,3.
Più in generale la ricezione di una cedola superiore (interesse superiore che ci viene
pagato) implica che sul mercato l'obbligazione (titolo) che garantisce quella cedola
diminuirà di valore dato che il tasso (nel nostro modello semplificato) è unico.
Il rischio legato ad un'emittente con rating più basso è maggiore: il premio di rischio va
dunque dedotto dal corso dell'obbligazione. Assumendosi un rischio maggiore
beneficiamo, come acquirenti (ed a parità di fattori) di un prezzo inferiore
dell'obbligazione.
Le obbligazioni sono un titolo radicalmente diverso dalle azioni. Poiché esiste un metodo
di calcolo universale e standard per determinare il prezzodelle obbligazioni, esse
sono un titolo che è molto stabile di valore nel tempo, a bassa volatilità-rischio, non
soggette all‘euforia, al panico dei piccoli risparmiatori e alla speculazione che
influenzano i corsi azionari.
Il rischio in capo all'investitore è di tipo valutario se le obbligazioni sono in valuta estera e,
in ogni caso, un rischio temporale perché nella teoria economica ogni impresa aspira
a vivere in eterno, ma in un orizzonte superiore ai 5 anni le previsioni sulla redditività
sono molto poco affidabili. In un orizzonte di 25-30 anni che riguarda alcune
obbligazioni, lo sono pure le previsioni sulla sopravvivenza stessa della società. Oltre
i 10 anni, molti investitori infatti preferiscono titoli di Stato.
L'andamento delle azioni solitamente è opposto a quello delle obbligazioni che sono un
mercato di lungo termine in cui si investe liquidità (che è immobilizzata) quando la
borsa è in calo e l'investimento a breve termine in titoli è meno redditizio.
Perché un azienda ricorre ad una obbligazione?
Per reperire liquidità.
Ricorre al mercato per avere tale liquidità ad un
prezzo minore di quello che otterrebbe
ricorrendo a banche/istituti finanziari
L’investitore, assumendo dei rischi, ottiene
rendimenti maggiori di quelli che avrebbe
investendo in titoli di stato
AZIONI
L'azione è un titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una
società. Il possesso di (almeno) una azione è la condizione
necessaria per essere soci di una società per azioni o in
accomandita per azioni.
Il codice civile prescrive che alcuni tipi di società emettano azioni,
mentre in altri casi si può scegliere se la proprietà venga
rappresentata da azioni o da quote azionarie.
Il ricorso alle azioni consente un più facile scambio delle stesse,
magari attraverso lo strumento del mercato azionario. È possibile
emettere diverse tipologie di azioni. All'interno di ciascuna categoria
le azioni devono essere uguali e offrire uguali diritti.
Le azioni ordinarie danno al possessore diritti amministrativi,
patrimoniali e misti, tra i quali il diritto di partecipare alle assemblee
ordinaria e straordinaria, il diritto al riparto degli utili e a una quota di
liquidazione nel caso di scioglimento della società.
Le azioni privilegiate e di risparmio attribuiscono diritti diversi
rispetto alle azioni ordinarie. Il valore complessivo delle azioni di una
società è detto capitalizzazione.
Il rendimento di una azione dipende dall'incremento (o decremento) del valore
dell'azione in un dato periodo a cui si aggiungono eventuali dividendi pagati
nello stesso periodo. Se P1 è il valore di vendita di un'azione, P0 il prezzo di
acquisto (P1 significa prezzo al momento 1 e P0 prezzo al momento 0) e D
il dividendo complessivamente pagato dall'azione tra il momento 0 e il
momento 1, il rendimento percentuale può essere calcolato come
A seconda che un investitore sia maggiormente interessato all'una o all'altra
variabile, dividiamo l'insieme degli azionisti in cassettisti e speculatori:
I cassettisti tendono a tenere le azioni in portafoglio per lunghi periodi,
generalmente poiché sono interessati a diritti di natura amministrativa
(come il diritto di voto); a questa categoria di azionisti preme quindi
soprattutto prevedere l'entità dei dividendi futuri.
Gli speculatori, al contrario, non sono interessati ai diritti amministrativi e
mantengono in portafoglio le azioni per un breve arco di tempo, aspettando
che il loro prezzo salga abbastanza per permettere loro di realizzare una
plusvalenza; se consideriamo poi che il breve tempo di detenzione delle
azioni spesso non permette loro nemmeno di percepire i dividendi, il loro
interesse si concentrerà sul prezzo dell'azione.
Il rendimento del cassettista si calcola seguendo il cosiddetto modello di
Gordon :
P=D1/(r-g)
Dove:
P è il prezzo dell'azione
D1 è il dividendo al tempo 1 (es. un anno dopo l'acquisto dell'azione)
r è il rendimento atteso dall'azionista
g è il tasso di crescita del dividendo: si ipotizza che il dividendo nel tempo
cresca ad un tasso 1+g, in modo tale che: D2 =D1(1+g) g a volte viene
uguagliato al tasso di inflazione, in modo tale che il valore del dividendo in
termini reali sia sempre lo stesso.
È evidente che, se calcolato ex ante, tale previsione è soggetta ad alcune
limitazioni, poiché il tasso di crescita futuro può essere approssimato al
massimo facendo riferimento a dati storici; in più, perché il modello di
Gordon sia valido, dobbiamo supporre che tutti gli anni il dividendo venga
distribuito e che esso cresca sempre con un tasso (1+g).
Calcolare il rendimento dello speculatore significa calcolare
la plusvalenza sull'azione, ossia la differenza fra prezzo
di acquisto e prezzo di vendita. La forte variabilità dei
mercati e dei prezzi delle azioni non permette di
calcolare con precisione tale valore: l‘ analisi
fondamentale fornisce quindi alcuni indicatori per
indicare, tramite il confronto con altre azioni se un titolo è
sottovalutato o sopravalutato. Alcuni di questi indicatori
sono:
• Book Value: (Patrimonio netto / N. azioni in circolazione)
• Earning per share (EPS): (Utili netti / N. azioni in
circolazione)
• Price to book value: (Prezzo del titolo / Book value)
• Price earnings: (Prezzo del titolo / Earnings per share)
Le azioni compongono il capitale sociale di un'impresa.
La Riforma del diritto societario ha introdotto in Italia tipologie di azioni
che non hanno gli stessi diritti di proprietà e di voto di quelle
tradizionali. La legge impone una percentuale massima del capitale
sociale che è del 50% per questo tipo di azioni.
La limitazione dei diritti degli azionisti tipicamente non tocca i diritti
patrimoniali di partecipazione agli utili.
Azioni ordinarie
Sono le azioni che assegnano diritti patrimoniali quali il diritto al
dividendo, diritto al rimborso del capitale in caso di scioglimento
della società e il diritto di opzione in caso di aumento del capitale;
assegnano anche diritti amministrativi tipicamente quello di voto
nell'assemblea ordinaria e straordinaria della società.
Azioni privilegiate
Le azioni privilegiate sono azioni nominative che assicurano all'azionista la
precedenza nella ripartizione degli utili e nel rimborso del capitale all'atto
dello scioglimento della società. Dati questi privilegi i portatori di azioni
privilegiate subiscono delle limitazioni nel diritto di voto, che è precluso nelle
assemblee ordinarie, mentre è concesso in quelle straordinarie.
Attribuiscono inoltre ai loro possessori diritti patrimoniali correlati ai risultati
dell'attività sociale in un determinato settore.
Azioni di risparmio
Sono azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ma privilegiate nella
distribuzione del dividendo, poiché la società emittente deve distribuire utili
ai titolari di queste azioni fino ad almeno il 5% del valore nominale delle
azioni stesse. Sono, solitamente, destinate ai piccoli risparmiatori che
cercano più il rendimento dell'investimento che l'esercizio del diritto di voto.
Sono state istituite in Italia con la legge 7 giugno 1974 n. 216, che ha
istituito la Consob. Queste azioni sono spesso al portatore perché destinate
generalmente al grande pubblico.
Perché una società si quota in borsa? Per reperire
liquidità.
Deve essere più conveniente che ricorrere a
prestiti obbligazionari, ma deve essere
conveniente anche per il risparmiatore investire
nel mercato azionario.
Il rendimento quindi medio di una azione deve
essere sì superiore a quello del mercato dei titoli
di stato, ma anche non deve rendere
conveniente all’azienda ricorrere a prestiti
obbligazionari (quindi uno si aspetta un
rendimento del 4 o del 5% superiore ai BOT)
Valore di una azione dipende:
Contendibilità
Indebitamento
Prospettive
Utili
(non esiste un metodo universale)
Utili per azione?
Non è detto:
Esempio: un azienda costa 100 e rende 10
all’anno. Per massimizzare gli utili per azione
conviene investire 10, farsi prestare 90 dalle
banche e pagare 8% di interessi pari a 7.2. Alla
fine investendo 10 si ha 3.2 (ossia il 32%).
L’azienda e’ molto debole e sensibile ad ad
aumento di tassi e a crisi improvvise, ma i
manager saranno premiati con stock options…
Le stock options sono conferite gratuitamente ai manager e (più
raramente) ai dipendenti. Entrambi non pagano alcun prezzo
d'acquisto; l'opzione perde ogni valore dopo la scadenza e, dunque,
prima della scadenza viene esercitata se il prezzo d'esercizio strike
price è inferiore al valore di mercato cui è quotata l'azione
sottostante
Se il dipendente/manager non investe in Borsa e non dispone di un
portafoglio già diversificato, le azioni conferite direttamente o tramite
opzioni esercitate entro la scadenza sono associate al rischio
specifico dell'impresa e del settore, oltre a quello non eliminabile
legato all'alta volatilità dei titoli azionari anche nel breve termine.
Le Azioni vengono distribuite a manager come incentivo ad aumentare
la loro produttività
Il salario è composto di una parte fissa (salario base) e di una parte
variabile, della quale le stock option sono una componente
prevalente nei salari dei dirigenti.
La scatola cinese vera e propria è la società
controllata, al cui interno vengono
annidate le altre società controllate a loro
volta da quest'ultima. Il termine finanziario
deriva dalla locuzione scatole cinesi, con
la quale si indica una collezione di scatole
di grandezza crescente, che possono
essere inserite l'una nell'altra in sequenza.
Un altro esempio pratico può essere
quello rappresentato dalle matrioske.
Per spiegarne il funzionamento, questo viene semplificato portando l'esempio delle tre società "abc", ipoteticamente
controllate da un soggetto generico che, in principio, possiede esclusivamente una quota di maggioranza (es.
52%) della società "a".
Il soggetto generico, pur non possedendo la totalità della azioni di "a" (il 100%), ha il potere decisionale in seno alla
società a per ordinare a quest'ultima di acquistare un esemplificativo 51% della società b.
A questo punto, il 52% della "a" è di proprietà esclusiva del soggetto generico, ma non il 51% di "b", che bensì è di
proprietà esclusiva dell'intera società a. Ma il soggetto generico, con la quota di maggioranza in a, può reputarsi
proprietario di b.
La società a (manovrata dal soggetto generico) può quindi ordinare a "b" di acquistare una quota di maggioranza di
un'altra ipotetica società c per riuscire a controllare anche quest'ultima. Con questo sistema, il soggetto generico
può quindi arrivare a controllare un numero teoricamente infinito di società, grazie alle quali può assicurarsi un
forte potere economico, e la capacità potenziale di influenzare enormemente l'ambito finanziario di uno o più Stati
Il soggetto generico gode quindi di un possesso effettivo di tutte le società abc, ma il soggetto, in realtà gode di un
possesso reale molto minore nei confronti delle società controllate in successione: la percentuale delle azioni
realmente posseduta da questo soggetto non equivale quindi alla quota di maggioranza di ogni società. Eccone la
dimostrazione matematica:
0.51 0.52.0.51 = 0.1353
Se il soggetto possiede il 51% della società a, la quale a sua volta possiede il 52% della b che a sua volta possiede il
51% di c, il soggetto possiede solo il 13,53% di quest'ultima. In pratica, il soggetto generico riesce a controllare "c"
pur non possedendone una quota maggioritaria.
Il mondo finanziario tuttavia riporta esempi per i quali alcune aziende vengono controllate aquistandone anche quote
inferiori rispetto a quelle di maggioranza, come avvenuto per il caso Telecom-Pirelli
La cosiddetta “Legge Draghi" , dal nome del suo ideatore Mario
Draghi, attualmente non vieta il sistema delle scatole cinesi. La
legge prevedeva anche dodici articoli sotto il titolo di Tutela delle
minoranze, ma in fase di approvazione ne sono stati abrogati
quattro di questi.
La vicenda più eclatante per rilevanza è quella relativa al caso
Telecom.
Tronchetti Provera, tramite la GPI, possedeva il 52% della Camfin. La
Camfin, a sua volta, possedeva il 25,5% delle azioni di Pirelli. Con
un patto di sindacato con scadenza 2010, Tronchetti aveva federato
il 25,5% di Camfin con le azioni di altre aziende che non sono di sua
proprieta’, arrivando al 46,2%. La catena portava la GPI a
controllare Telecom con un 2% effettivo delle azioni Telecom.
Perche’ conviene questa strategia?
Il cash flow dell’azienda è molto
limitato..(solo il 2% delle cedole arrivava a
Tronchetti Provera)…
Ma poteva avere lo stipendio (alto) di
Amministratore delegato, le stock
options…
Informazioni su una azione Unicredit)
Dati della sessione corrente
Migliore proposta acquisto (Euro)1,6200
Migliore proposta vendita (Euro)1,6400
Ultimo volume11.363.872
Controvalore degli scambi (Euro)229.597.984,00
Prezzo di riferimento1,6550
Prezzo ufficiale1,6753
Dati storici
Minimo anno1,5350
Massimo anno5,7400
Volume medio ultimi 30gg 136.448.128,00
Performance
Performance a 1 settimana-13,25%
Performance a 1 mese-30,15%
Performance a 3 mesi-55,51%
Performance a 6 mesi-63,63%
Performance a 12 mesi-69,50%
Prezzo riferimento: il prezzo, calcolato
dopo la chiusura, come media ponderata
dei prezzi dell'ultimo 10% degli scambi
Prezzo ufficiale: è il prezzo medio
calcolato sulle contrattazioni dell'intera
giornata borsistica.
Dati di mercato
Capitalizzazione 34.701.857.767
Azioni in circolazione13.346.868.372
Capitale sociale 6.673.434.186
Presidente: Dieter Rampl
Amministratore Delegato: Alessandro Profumo
Dati di bilancio
Dati in migliaia di Euro 2003 2004 2005 2006 2007
Margine di interesse (1)
4.744.502 4.919.777 5.394.230 12.154.885 13.965.234
Margine di intermediazione (2)
8.285.421 8.434.922 11.021.755 23.361.170 26.296.304
Costi operativi (3)
7.451.890 7.424.031 6.221.485 13.945.819 15.396.289
Utile lordo op. corrente
3.204.254 3.118.480 4.068.217 7.861.802 9.211.935
Imposte
1.334.587 1.036.262 1.395.923 1.790.119 2.533.713
Utile netto op. corrente
1.869.667 2.082.218 2.672.294 6.071.683 6.678.222
(1)
(2)
(3)
Il margine di interesse è pari alla somma fra interessi netti, dividendi e utili/perdite delle partec.valutate al patrimonio netto.
Il margine di intermediazione è pari alla somma tra il margine di interesse, le commissioni nette e i profitti da operazioni finanziarie
Per costi operativi si intendono, le spese per il personale e altri oneri di gestione.
L' utile di esercizio capogruppo è pari alla differenza tra l'utile di esercizio e l'utile di esercizio di terzi.
Altri indicatori:
Il margine operativo lordo (MOL) è un indicatore
di redditivita’ che evidenzia il reddito di
un'azienda basato solo sulla sua gestione
caratteristica al lordo, quindi, di interessi
(gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale),
deprezzamento di beni e ammortamenti. Spesso
si utilizza l'acronimo inglese EBITDA (Earnings
Before Interest, Taxes, Depreciation and
Amortization).
FATTURATO - COSTO PRODOTTO VENDUTO COSTO SERVIZI = VALORE AGGIUNTO
VALORE AGGIUNTO - COSTO DEL PERSONALE
= MARGINE OPERATIVO LORDO (MOL o
EBITDA)
MARGINE OPERATIVO LORDO AMMORTAMENTI = MARGINE OPERATIVO
NETTO (MON o REDDITO OPERATIVO della
Gestione
In finanza il risultato ante oneri finanziari o anche reddito operativo
aziendale è l'espressione del risultato aziendale prima delle imposte
e degli oneri finanziari. È molto utilizzato anche l'acronimo inglese
EBIT, che deriva dall'espressione Earnings Before Interests and
Taxes. L'EBIT esprime il reddito che l'azienda è in grado di generare
prima della remunerazione del capitale, comprendendo con questo
termine sia il capitale di terzi (indebitamento) sia il capitale proprio
(patrimonio netto)..
• Il calcolo dell'EBIT può essere sintetizzato nella seguente formula:
• EBIT = MON + PGA − OGA + PFIN dove:
• PGA = proventi delle gestioni accessorie
• OGA = oneri delle gestioni accessorie
• PFIN = proventi della gestione finanziaria attiva
Gestione patrimoniale o accessoria.
Rientrano nell'ambito della gestione extra-caratteristica
tutti i fenomeni e tutte le operazioni (e quindi gli oneri e i
proventi) estranee alla gestione tipica (marginale) ma
che si verificano e si svolgono con continuità nel corso
dell'esercizio(periodo amministrativo).
Gestione finanziaria
È l'attività di gestione volta al reperimento dei mezzi
finanziari necessari all'attività d'impresa e all'impiego
delle risorse eccedenti. In particolare, la direzione
finanziaria deve, attraverso la gestione dei flussi di
entrata e di uscita, essere in grado di assicurare la
liquidità aziendale evitando una sottocapitalizzazione
dell'azienda, ossia evitando un eccessivo indebitamento.
Il MOL può essere calcolato in 2 modi differenti: o sommando
utile+ammortamenti+accantonamenti+svalutazioniplusvalenze+minusvalenze+oneri finanziari-proventi finanziari,
oppure sommando valore della produzione(ricavi+variazione
rimanenze)-costi per materie prime-costi per servizi-costi per
godimento di beni di terzi-costi per il personale (escluso
accantonamento TFR) e oneri diversi della gestione caratteristica. Il
MOL è un dato più importante dell'utile per gli analisti finanziari
perché permette di vedere chiaramente se l'azienda è in grado di
generare ricchezza tramite la gestione operativa, escludendo quindi
le manovre fatte dagli amministratori dell'azienda (ammortamenti e
accantonamenti, ma anche la gestione finanziaria) che non sempre
danno una visione corretta dell'andamento aziendale.
Utile netto/Patrimonio netto o ROE: è dato dal rapporto tra utile netto
del periodo considerato ed il patrimonio netto del periodo
precedente. Esprime la redditività del capitale proprio in termini di
utile netto. Cioè quante unità di utile netto produce l'impresa per
ogni 100 unità di mezzi propri investiti. E' l'indicatore che più
interessa gli azionisti in quanto consente di valutare la redditività del
capitale di rischio investito nell'impresa.
Un'impresa, per poter attrarre nuovo capitale di rischio, dovrebbe
fornire un ROE superiore ai tassi di rendimenti di investimenti
alternativi. In ogni caso il ROE di una impresa non dovrebbe mai
essere inferiore al tasso garantito per investimenti senza rischio. Al
di sotto di tale limite, infatti, non sarebbe remunerato in modo
congruo il rischio dei risparmiatori azionisti.
In caso di perdita, il ROE è negativo. Questo significa che lo
squilibrio economico è così grave da erodere i mezzi propri.
IL ROI indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica
a prescindere dalle fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende 1€ di
capitale investito in quell'azienda.Per poter giudicare questo indice bisogna
confrontarlo con il costo medio del denaro: se il ROI è inferiore al tasso
medio di interesse sui prestiti la remunerazione del capitale di terzi farebbe
diminuire il Return on equity (ROE), si avrebbe cioè una leva finanziaria
negativa: farsi prestare capitali porterebbe a peggiorare i conti dell'azienda.
Viceversa, se il ROI dell'azienda è maggiore del costo del denaro preso a
prestito, farsi prestare denaro e usarlo nell'attività produttiva porterebbe ad
aumentare i profitti e migliorare i conti.
IL ROS e' costituito dal rapporto tra l'utile operativo e il fatturato. Indica la
redditività operativa (derivante cioè dalla gestione caratteristica
dell'impresa) delle vendite; più l'indice è elevato e cresce nel tempo, più la
redditività è positiva e le prospettive favorevoli.Considerando il suo aumento
percentuale, l'azienda e' in crescita.
Il ROA (rapporto tra reddito operativo e totale attivo) misura
l’efficienza nella gestione del capitale, quindi misura la
capacità dell’impresa di trarre profitto dagli investimenti.
Calcolato in funzione del risultato operativo, il ROA non
risente della gestione finanziaria ma è influenzato
solamente dai risultati delle politiche relative all’impiego
dei fattori produttivi ed alle politiche di posizionamento
sui mercati di sbocco. In linea di massima questo
indicatore dovrebbe essere sempre elevato ed, essendo
fortemente influenzato dal sistema di appartenenza, è
opportuno confrontarlo con i valori degli esercizi
precedenti e con le imprese dello stesso settore.
Fondi di investimento
I fondi comuni di investimento sono strumenti finanziari (Organismi di Investimento
Collettivo del Risparmio) che raccolgono il denaro di risparmiatori che affidano la
gestione dei propri risparmi ad una società di gestione del risparmio (SGR)
I fondi comuni investono il denaro raccolto presso i sottoscrittori in valori mobiliari che
costituiscono il patrimonio indiviso del fondo, di cui ogni risparmiatore detiene un
certo numero di quote (la quota è la frazione di patrimonio unitaria del fondo di
investimento ed ha un valore che cambia nel tempo in relazione all'andamento dei
titoli nei quali il fondo investe). ".
Indipendentemente dalla tipologia di fondo, tutti i partecipanti hanno gli stessi diritti: i
guadagni o le perdite, dal momento che il fondo non garantisce un rendimento certo
(a meno di alcune tipologie particolari di prodotti), sono in proporzione a quanto
investito, o meglio, in proporzione al numero di quote in possesso.
I fondi comuni, essendo gestiti da professionisti del settore, permettono ai piccoli
investitori di sottoscrivere investimenti nel mercato dei capitali. Inoltre, attraverso i
piani di accumulo, hanno avvicinato al mercato anche coloro che momentaneamente
non disponevano di sostanziosi risparmi. In relazione agli obiettivi finanziari, al rischio
e al rendimento atteso il risparmiatore può scegliere tra diversi tipi di fondi: bilanciati,
obbligazionari, azionari, di liquidità e flessibili.
fondi a distribuzione dei proventi, in cui le eventuali plusvalenze realizzate in un arco temporale predefinito possono
essere accreditate - in parte o interamente - sul conto corrente del risparmiatore sotto forma di "cedola"
semestrale o annuale;
fondi ad accumulazione dei proventi, in cui i guadagni rimangono all'interno del fondo e il sottoscrittore li realizza (cioè li
trasforma in denaro contante) al momento della vendita delle quote.
fondi chiusi: prevedono il rimborso (da parte della SGR che lo ha istituito) delle quote sottoscritte solo in periodi
determinati. Sono caratterizzati da un numero di quote predeterminato ed invariabile nel tempo. L’ammontare
minimo di ogni singola quota è in genere elevato, in quanto si tratta di investimenti con un livello di rischio spesso
elevato;
fondi aperti: sono caratterizzati dalla variabilità del patrimonio (che può quindi di giorno in giorno aumentare o diminuire
in funzione delle nuove sottoscrizioni o delle domande di rimborso delle quote in circolazione) e rappresentano la
forma più diffusa di fondo.
.
I fondi di diritto italiano armonizzati UE sono i fondi gestiti sottoposti alle direttive comunitarie
La legge comunitaria prescrive una serie di vincoli sugli investimenti con l’obiettivo di contenere i rischi e salvaguardare
i sottoscrittori, ad esempio:
•
non possono investire più del 10% del patrimonio in strumenti finanziari di un singolo emittente, in altri fondi,
prodotti derivati o titoli non quotati nei mercati regolamentati;
•
non possono investire in strumenti derivati per la copertura dei rischi, per un ammontare totale che ecceda il
valore netto del fondo.
I fondi di diritto italiano non armonizzati UE sono fondi caratterizzati da una maggiore libertà di investimento del
patrimonio raccolto. Ad essi, infatti, non vengono applicati i vincoli e le limitazioni previste dalla legge comunitaria
per i fondi armonizzati. Fanno parte di questa tipologia di fondi i fondi speculativi (o hedge funds) e i fondi di fondi.
Gli hedge fund si distinguono dai fondi comuni tradizionali per i seguenti elementi:
•
•
•
limitazione all’ingresso: la partecipazione al fondo è in genere riservata a investitori istituzionali,
qualificati, o risparmiatori con disponibilità patrimoniali consistenti. Inizialmente, la soglia
d'ingresso era stata stabilita in un milione di euro, in seguito ridotta a 500 mila. Solitamente vi è
anche un numero massimo previsto di partecipanti (in Italia, 200 per fondo);
limitazione all’uscita: la particolarità delle tecniche di gestione utilizzate determina la necessità di
mantenere stabile il patrimonio impiegato; spesso quindi gli hedge fund prevedono dei periodi di
immobilizzo pari anche ad un anno e oltre. In aggiunta a questo occorre precisare che molti hedge
fund forniscono una valorizzazione solo a livello mensile;
strategie di investimento: gli hedge fund sono caratterizzati da una maggiore libertà nella scelta
delle strategie di investimento da adottare. Ad esempio possono utilizzare:
–
–
–
la leva finanziaria: il controvalore degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio può essere superiore al
patrimonio effettivamente disponibile, utilizzando l’indebitamento o l’investimento in strumenti derivati;
le tecniche di arbitraggio, cioè le compravendita simultanea di titoli collegati per trarre vantaggio da una
discrepanza di prezzi;
vendite allo scoperto, cioè operazioni effettuate con titoli non posseduti, finalizzate a conseguire profitti o a
coprirsi contro i ribassi del mercato. In pratica, la scommessa del gestore è che, dopo aver venduto i titoli,
questi perdano valore. In questo modo, quando per concludere l'operazione dovrà riacquistarli, lo farà ad un
prezzo inferiore, incassando quindi una plusvalenza.
Gli index fund sono fondi caratterizzati da una gestione sostanzialmente
passiva, cioè una strategia di gestione che ha come unico obiettivo
replicare la performance del mercato senza cercare di ottenere un
extrarendimento.
Il vantaggio principale che offrono è il contenimento dei costi, che possono
essere anche molto inferiori a quelli legati alla detenzione dei fondi
cosiddetti "attivi". Tale differenza è dovuta ai minori costi di gestione.
Gli index fund vengono gestiti replicando la composizione dell’indice del
mercato scelto (ad esempio un index fund sul mercato americano può
replicare l’andamento dell'indice Dow Jones Industrial Average, etc.).
L’indicizzazione può essere effettuata detenendo in portafoglio tutte le
attività finanziarie appartenenti all’indice nella stessa proporzione
(effettuando dunque movimenti solo quando vengono aggiunti o eliminati
titoli dall’indice), oppure replicando l’indice con un numero inferiore di titoli
utilizzando particolari tecniche di selezione del portafoglio per scegliere i
titoli più appropriati.
Alcune osservazioni:
1) I fondi operano sul mercato
obbligazionario/azionario e hanno costi di
gestione. Costi di gestione molto elevati
rischiano di annullare i benefici di avere
esperti che gestiscono gli investimenti.
2) Applichiamo la teoria dei giochi:
La massa di investitori giocando nel mercato azionario ha lo stesso rendimento
del benchmark (gioco a somma zero).
Dividiami gli investitori in 3 categorie:
Insider trading (Con il termine inglese insider trading si intende la
compravendita di titolo di una determinata società da parte di soggetti che,
per la loro posizione all'interno della stessa o per la loro attività
professionale, siano venuti in possesso di informazioni riservate non di
pubblico dominio (indicate come "informazioni privilegiate") che, per la loro
natura, permettono ai soggetti che ne facciano utilizzo una scelta basata su
di un‘ asimmetria informativa), privilegiandoli rispetto ad altri investitori sul
medesimo mercato) che sicuramente guadagnano rispetto al benchmark
Quelli che giocano a caso (essendo indipendenti dal mercato, hanno in media
lo stesso rendimento del mercato).
Gli Esperti (essendo un gioco a somma zero..non possono che perdere).. I
fondi sono governati da esperti (in effetti in media perdono di fronte al
benchmark)
Essendo io “esperto”..capite che non dovete fidarvi troppo
dei miei suggerimenti…..
Detto questo consiglierei gli ETF
Sono dei particolari fondi che però non sono gestiti e
invece sono negoziati nella borsa italiana come le
classiche azioni. Gli ETF permettono di replicare
esattamente l'andamento di indici azionari, materie
prime, indici immobiliari... E hanno costi di gestione
molto bassi….
Fondi Pensione
I fondi pensione sono gli strumenti tecnici individuati dal legislatore
per realizzare la pensione complementare, aggiuntiva rispetto a
quella erogata dagli enti pensionistici obbligatori (Inps, Inpdap,
ecc.).
Lo scopo di un fondo pensione è quello di garantire prestazioni
pensionistiche aggiuntive rispetto a quelle erogate dagli
entiprevidenziali obbligatori. Fino a qualche anno fa sono stati
principalmente legati a specifiche categorie, come le banche e le
assicuirazioni, o a singole aziende che introducevano esperienze
già realizzate in altri Paesi.
I metalmeccanici rappresentano la categoria di lavoratori più numerosa,
e il loro fondo pensione, il fondo Cometa, ha la maggiore raccolta di
capitali, pari a 3.2 miliardi di euro. Nel consiglio di amministrazione
del fondo siedono le rappresentanze sindacali e delle aziende, eletti
a livello nazionale.
-Fondo pensione a contribuzione definita: è certa
l'entità dei contributi che è periodica e costante
ma non è certa l'entità della prestazione (il
rischio cade sull'aderente); l'entità della
prestazione dipenderà delle performance di
gestione del fondo.
-Fondo pensione a prestazione definita: è certa
l'entità della prestazione ma l' entità dei
contributi varia a seconda delle esigenze del
gestore del fondo con riguardo agli obbiettivi che
intende perseguire (il rischio grava sul gestore
del fondo)
I fondi pensione negoziali, sono fondi chiusi e sono istituiti sulla
base di accordi tra le organizzazioni sindacali e quelle
imprenditoriali di specifici settori infatti l'adesione a questi fondi è
riservata a specifiche categorie di lavoratori.
Ad esempio, il fondo pensione negoziale dei lavoratori metalmeccanici
è il Cometa, per i lavoratori del settore chimico il Fonchim,
eccetera.
Per i lavoratori dipendenti le fonti contributive sono rappresentate da:
contribuzione del lavoratore, contribuzione del datore di lavoro (o
committente) e il versamento del trattamento di fine rapporto (Tfr).
I fondi aperti invece non riguardano la contrattazione collettiva ma
sono creati e gestiti da banche, assicurazioni, SGR, e SIM e poi
collocati presso il pubblico.
Piani Individuali Pensionistici (PIP), anche detti
Forme Individuali Pensionistiche (FIP) sono
strumenti previdenziali che consentono, al pari
dei fondi pensione, di erogare prestazioni
integrative di natura pensionistica rispetto a
quelle del sistema pubblico. La differenza con i
fondi pensione sta nel fatto che l'adesione ai PIP
è a carattere individuale e ciò comporta dei
vantaggi come la possibilità di interrompere, e
poi eventualmente riprendere, il versamento dei
premi prestabiliti senza che il contratto si
interrompa o venga penalizzato.
In tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro la legge riconosce ai lavoratori
subordinati il diritto di percepire un trattamento di fine rapporto, chiamato
"TFR" (anche Trattamento di Fine Rapporto) o liquidazione.
• garanzia del TFR: «In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro
subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine
rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio
una quota pari all'importo della retribuzione dovuta per l'anno stesso divisa
per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno»;
• rivalutazione del TFR «è incrementato, su base composta, al 31 dicembre
di ogni anno, con applicazione di un tasso costituito dall'1,5 per cento in
misura fissa e dal 75 per cento dell'aumento dell'indice dei prezzi al
consumo per le famiglie di operai ed impiegati, accertato dall'ISTAT, rispetto
al mese di dicembre dell'anno precedente»;
NOTA: il TFR ha finora reso di piu’ del 97% dei fondi pensione…(Beppe
Scienza – La pensione tradita)
http://www.resistenze.org/sito/se/li/seli7i13-001929.htm
La ragione delle commissioni rende poco
convenienti ( a meno di incentivi fiscali) investire
in PIP.
In genere le forti commissioni fanno sì che solo
dopo 4-5 anni sul fondo pensione si raggiunga in
giacenza quanto effettivamente versato…
Se però lo stato garantisce il 19% di detrazione
fiscale (vecchie assicurazioni sulla
vita..detrazioni fino a 2.500.000 Lire) e fino al
43% - dipende dalla aliquota marginale- (per le
nuove pensioni) fino a 10 milioni di lire
Come si deve ragionare per investire?
Portfolio di Markowitz:
A parità di valore atteso scegliere il portfolio
con minor varianza.
Che vuol dire?
Esempio:
Si gioca un milione di Euro lanciando una
moneta.
Siccome sono “furbo”, trucco la moneta e
vinco, in media 6 volte su 10.
Il mio avversario mi propone di giocare o
tutto il milione in un colpo solo o di giocarci
1000 Euro alla volta.
Cosa mi conviene secondo Markowitz?
Nel primo caso ho 3/5 di probabilita’ di avere 2
milioni di euro e 2/5 di perdere tutto.
Valore atteso 1.200.000 Euro.
Varianza molto alta…
Nel secondo caso, per la Legge dei Grandi
Numeri, ho la quasi certezza di finire per vincere
1.200.000 Euro (piu’ o meno 30.000 Euro..)..
Per Markowitz bisogna scegliere la seconda
possibilita’
Cambierebbe solo se potessimo scegliere fra una
moneta truccata (6 volte su 10 la possibilita’ di
vittoria) giocando 1000 Euro alla volta, e una
moneta “molto” truccata (magari 8 volte su 10 la
possibilita’ di vittoria) giocando tutto il milione di
Euro in un colpo solo.
Ritornando ai fondi pensione, i lavoratori si trovano
a scegliere fra due investimenti che
sostanzialmente renderanno lo stesso – forse(TFR e fondi) ma con il TFR che ha minore
varianza….
Le Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) sono società per azioni che
svolgono l'attività di intermediazione mobiliare (non svolgono, a differenza
delle banche, intermediazione creditizia).
L’attività di intermediazione mobiliare consiste in:
• negoziazione titoli per conto terzi (brokerage)
• collocamento dei titoli senza garanzia (selling)
• negoziazione titoli per conto proprio (dealing)
• collocamento dei titoli con garanzia (underwriting)
• gestione di portafogli finanziari
• raccolta e trasferimento di ordini di acquisto/vendita
• consulenza (da Novembre 2007)
Si ha una forte differenza tra le SIM che svolgono un'attività di
dealing/underwriting da quelle con attività di brokerage/selling . Le prime
infatti hanno un portafoglio di titoli di proprietà e quindi sono soggette al
rischio di mercato perché proprietari dell'azione trattata. Le seconde invece,
negoziando per conto terzi, vanno incontro soltanto ad un rischio operativo
e di reputazione.
Opzioni
In finanza con il termine opzione (o option) si intende quel
particolare tipo di titolo derivato che conferisce al
possessore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o
vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta,
chiamato sottostante, ad un determinato prezzo (strike
price) e/o entro una determinata data. Le opzioni
possono avere i più diversi sottostante: azioni,
commodities, tassi d’interesse, opzioni... La differenza
fondamentale delle opzioni rispetto ad altri strumenti
derivati consiste nella definizione dei diritti del
possessore: egli non è obbligato ad acquistare/vendere il
sottostante ma può farlo se esercitando l'opzione ne trae
una convenienza economica. Per tale ragione sono detti
titoli derivati asimmetrici.
Le opzioni sono largamente impiegate a fini speculativi e di
copertura: ad esempio un importatore può coprirsi
(almeno parzialmente) dal rischio di cambio
sottoscrivendo un'opzione sul prezzo della merce
oggetto della sua importazione, qualora l'acquisto sia
lontano nel tempo; questo consente all'importatore
stesso di non acquistare anticipatamente né il bene né la
valuta, pagando esclusivamente il prezzo dell'opzione
stessa. In caso di acquisto, infatti, la massima perdita
possibile è il premio pagato più le commissioni di
negoziazione dovute all'intermediario, mentre il
guadagno è teoricamente illimitato; viceversa, nel caso
di vendita di opzioni, il massimo guadagno è il premio
pagato dall'acquirente mentre la possibile perdita è
illimitata.
Le opzioni, in prima istanza, possono essere di tipo call o di tipo put, se
conferiscono, rispettivamente, il diritto di acquistare o di vendere il
titolo. Un'opzione è a tutti gli effetti un contratto che viene stipulato
tra due attori del mercato: tale contratto è caratterizzato :
Dal sottostante,
dalla durata del contratto
dal prezzo di esercizio dell'opzione (chiamato strike).
Se l'opzione può essere esercitata solamente alla scadenza, questa
viene detta “europea", se invece il possessore ha il diritto di
esercitare l'opzione per tutto il tempo che intercorre tra la
sottoscrizione dell'opzione stessa e la sua scadenza, l'opzione è
detta “americana".
Acquistando opzioni di tipo call o vendendo put options si possono
assumere posizioni rialziste; viceversa, si possono assumere
posizioni ribassiste vendendo call o comprando put.
Sembra che i primi che utilizzarono delle
opzioni furono gli antichi Greci
Sottostante: olio di oliva prodotto in Asia
Minore.
• Il valore di un'opzione è funzione di sei fattori:
• Il prezzo di esercizio
• Il prezzo di mercato sulla attività sottostante al
contratto di opzione stesso
• Il tempo residuo alla scadenza dell’opzione
• La volatilità del prezzo dell’attività sottostante
• Il tasso di rendimento a breve termine privo di
rischio, per definizione il tasso a breve dei titoli
di stato
• I dividendi previsti durante la vita dell'opzione
A seconda della relazione fra prezzo di esercizio e prezzo
di mercato le opzioni sono definite:
In the money quando il detentore avrebbe convenienza ad
esercitare l’opzione se fosse alla scadenza
At the money quando il detentore è in posizione di
indifferenza
Out the money quando il detentore non avrebbe
convenienza ad esercitare l’opzione se fosse alla
scadenza.
La convenienza è data dalla differenza fra prezzo di
esercizio e prezzo di mercato ed è opposta in caso di put
o call.
Sovente si usano opzioni dalla struttura complessa, dette esotiche.
L‘ "esotismo" di questo tipo di opzioni è rappresentato da clausole
aggiuntive che possono
valutare l'evoluzione della quotazione del titolo (opzioni pathdependant)
definirne alcuni limiti di validità.
Un esempio di opzione esotica sentiero-dipendente è l'opzione
asiatica, in cui il pay off dipende dalla media dei prezzi del
sottostante nel periodo considerato. Per valutare le opzioni esotiche
si possono seguire vari approcci. Per alcune classi di opzioni
esotiche si riesce a scrivere una formula di valutazione in forma
chiusa. Per altre categorie di opzioni per la valutazione si deve
ricorrere a metodi numerici, quali le tecniche di simulazione di tipo
Monte Carlo e quasi Monte Carlo, la costruzione di alberi decisionali
binari o la discretizzazione delle equazioni differenziali che regolano
il prezzo delle opzioni.
Con le opzioni asiatiche si intende valutare l'evoluzione del
titolo in termini di media. Questa valutazione può essere
fatta a livello di strike, eguagliando quest'ultimo alla
media: in questo caso si parla di average strike options.
In alternativa questa valutazione può essere fatta a
livello termine con il quale si confronta lo strike: se infatti
normalmente si confronta il prezzo di esercizio con il
prezzo corrente del sottostante, è possibile sostituire
quest'ultimo con la media dei prezzi; questo è il caso
delle average rate options.
Associate alle opzioni asiatiche esistono una serie di
clausole aggiuntive che determinano alcuni aspetti
strumentali, come il tipo di media, se la media è pesata o
meno, se il rilevamento è di tipo continuo o discreto.
A qualunque tipo di opzione possono essere aggiunte delle
clausole barriera. Associato a un limite di prezzo (ovvero
quando il sottostante attraversa, in salita o in discesa,
una certa quotazione), si determina l'inizio o il termine
della validità. Con una barriera di tipo in si intende
determinare il momento in cui l'opzione inizia ad avere
validità: ad esempio un'opzione down-and-in indica
un'opzione che inizia a valere nel momento in cui il
prezzo del sottostante scende sotto un certo valore.
Viceversa un'opzione di tipo out.
Come nel caso precedente, clausole aggiuntive
determinano il tipo di rilevamento che si fa sul valore del
sottostante (rilevamento continuo o discreto).
Un'opzione composta è una opzione scritta su un
altro titolo derivato. Sono possibili tutte le
combinazioni: put su put, put su call e via
dicendo. Un tipo particolare è l'opzione
chooser, in cui il sottoscrittore può determinare,
se acquistare/vendere una call o una put.
Un'opzione composta può avere naturalmente
tutte le altre caratteristiche delle altre opzioni
(europea/americana, barriera, asiatica etc.)
Un'opzione binaria ha la caratteristica di non
valutare il guadagno in termini differenziali (ad
esempio nel caso della call il guadagno può
essere inteso come la differenza tra il valore di
mercato e lo strike) ma il ricavo è fisso al
verificarsi del superamento di un certo valore
soglia (si incassa una quantità fissa di denaro
purché il sottostante superi un certo valore).
Queste opzioni sono anche dette digitali.
Nelle opzioni lookback il valore del prezzo di
esercizio è pari al massimo o al minimo
(naturalmente dipende dal tipo di opzione)
dei prezzi assunti dal sottostante nel
periodo di validità dell'opzione stessa.
varianti di questa specie di opzioni sono le
partial-lookback per le quali il massimo o il
minimo è moltiplicato per un fattore minore
di 1, smorzando così il possibile
guadagno.
Nelle opzioni Bermuda l'esercizio è
consentito solo in determinate date (ad
esempio alcune swaptions) o durante
specifici intervalli di tempo; esse rientrano
nella categoria delle opzioni americane
non standard.
Formula di Black and Scholes
Nel 1972 Fischer Black e Myron Scholes hanno
analizzato il caso più semplice, un'opzione
europea sulle azioni che non pagano un
dividendo durante la durata dell'opzione.
Il valore di un'opzione potrebbe dipendere da un
certo numero di fattori; il prezzo corrente della
azione S, il prezzo di esercizio X, il tempo fino
alla scadenza t, il tasso d'interesse r, la
volatilità del sottostante q ed il tasso di
rendimento logaritmo previsto del sottostante μ
Sia C il prezzo della Call
C = C(S, X, t, r, q, μ).
L’equazione che descrive S sara’ data da:
dS = μSdt + qSdz
Dove dz è un moto Browniano
(in altre parole una perturbazione casuale che segue la distribuzione
Normale) e q (la volatilità) rappresenta la grandezza di questa
perturbazione.
Da notare che siamo interessati a dS/S (derivata logaritmica) perché siamo
interessati alla variazione relativa del nostro sottostante (non è la stessa
cosa se un titolo che vale 100 Euro sale a 110 Euro (variazione assoluta di
10 Euro, variazione percentuale del 10%) o se un titolo che vale 1 Euro sale
a 2 Euro (variazione assoluta 1 Euro, variazione percentuale del 100%)
Dal Lemma di Ito
dC = [(∂C/∂t) + (∂C/∂S) μS +
(1/2)(∂^2C/∂S^2)q^2S^2]dt + (∂C/∂S)qSdz.
Si consideri un portfolio V così costruito:
V = C –hS
Ossia compro (ho posizione lunga) su una Call e vendo
(allo scoperto- ho posizione corta) una quantità h del
sottostante
Allora
dV = dC – hdS
Se prendiamo h uguale a (∂C/∂S) abbiamo
dV = dC – (∂C/∂S) dS .
Ossia
dV = (∂C/∂S)(Sdt + qSdz) - [(∂C/S)μS + (∂C/∂t)
+ (1/2)(∂^2C/∂S^2)q^2S^2]dt - (∂C/∂S)qSdz.
Quindi
dV = [ -(∂C/∂t) - (1/2)(∂^2C/∂S^2) q^2S^2]dt.
Quindi il Portfolio è in realtà privo di rischio. Per il
principio di non arbitraggio deve rendere come
un investimento in titoli di stato, ossia
dV = rVdt = r[C -(∂C/∂S)S]dt
Ossia
(∂C/∂t) + (1/2)(∂^2C/∂S^2)q^2S^2 = - r(∂C/∂S)S +
rC,
Con le condizioni al contorno:
C(S,T) =(S-X)_+
C(0,t)= 0
Esiste una soluzione chiusa (esplicita) per
questa equazione.
A che serve?
Ad avere una idea del prezzo giusto..
A calcolare la volatilita’ (che in realta’ e’ una variabile sconosciuta)
A prezzare titoli strutturati
Osservazione storica:
Si dice che Feynman abbia trovato l’equazione negli anni 60..non
l’abbia resa nota e sia diventato milionario
Black e Scholes hanno reso pubblica la loro formula, hanno ottenuto il
premio Nobel, hanno fondato un hedge fund (Long Term Capital
Menagement) che e’ fallito e hanno perso tutto…
-
Morale: se uno ha la formula giusta, se la tiene….
Osservazioni:
Nella formula non compare il tasso di rendimento
logaritmo previsto del sottostante μ
Perché? Per il semplice motivo che abbiamo
trasferito il rischio dal sottostante nell’opzione
(non ci interessa l’aspetto deterministico, ma
solo l’aspetto che deriva dal rumore)
Facciamo un esempio:
Titolo vale 10 Euro, diamo ½ di probabilità che
vada a 11 Euro e ½ di probabilità che vada a 9
Euro. Facciamo una Call con strike price 10. Il
prezzo sarà ½ per 1 + ½ per 0 = 0.5 Euro. In un
caso uno guadagna 1 Euro (guadagno del
100%), nell’altro perde tutto (perdita del 100%).
Quindi in presenza di un titolo praticamente
stabile, le opzioni sono estremamente rischiose
perché per mettono guadagni/perdite molto
grosse.
Ed essendo io un matematico, vi ricordo il
teorema della rovina del giocatore. Ossia il
piccolo investitore (che utilizza questi
strumenti) è come un giocatore di roulette
che gioca contro il casinò…E’ destinato a
perdere tutto….
Però ragioniamo un attimo..
Avete capito tutto? Vi sentite a vostro agio
con moti Browniani, equazioni
paraboliche, condizioni al contorno?
Pensate che in Banca chi vi consiglia di
comprare titoli strutturati (in genere un
ragioniere) capisca tutto?
Vediamo come le banche usano le opzioni banche
per convincervi ad investire in titoli strutturati….
Esempio:
Un investimento a capitale garantito (supponiamo
che investiamo 100) e che vi dà il 50% dei
guadagni maturati da alcuni indici azionari.
Così uno investe in borsa senza correre rischi..Un
affare???
Vediamo come costruiscono tale prodotto:
Del vostro capitale iniziale, diciamo 80 viene
investito in obbligazioni che alla fine
dell’investimento daranno il vostro capitale
garantito (ossia 100), 17 sarà investito in opzioni
e 3 sarà tenuto dalle banche come commissione
(e qui supponiamo che la vostra banca sia pure
produttrice del prodotto finanziario, in genere lo
avra’ comprato da una banca estera, così il
povero risparmiatore finisce per pagare due
(salate) commissioni sia alla banca Italiana che
alla banca Estera).
Se le opzioni hanno cattivo esito..tutto finisce qui.
Se le opzioni hanno successo, la banca si tiene
il 50% del guadagno…
Se il risparmiatore avesse investito direttamente
obbligazioni avrebbe avuto alla fine almeno 120.
Per andare alla pari il capitale di 15 (in opzioni)
dovrebbe rendere 40 (20 vanno alla banca come
commissioni..) e quindi i titoli azionari devono
essere raddoppiati. Ipotesi non molto credibile…
Quindi se va bene ..molto bene…non si perde…
(se l’investitore scommetteva in un rialzo della
borsa era molto più intelligente investire 80 in
obbligazioni e 20 in titoli azionari…se la borsa
raddoppiava in valore avrebbe avuto 140…)..
Ma allora perché questi prodotti hanno successo?
Perché sono anti-intuitivi, perché sono difficili da
calcolare…
Esempio : le Poste italiane emisero un prodotto
strutturato e lo fecero prezzare da Prof
dell’Universita’..che sbagliarono… e la Banca
del Giappone corse a comprare 5 Miliardi di
Euro di quel prodotto finanziario (dovette
intervenire il Ministero degli Esteri per
correggere quell’errore ed evitare un salasso
alle Poste..)
Se sbagliano i Prof..figuriamoci i piccoli
investitori….
Strategie Operative con Opzioni
Uno degli spreads più diffusi è lo spread al rialzo o bull spread. Può essere
creato comprando una call con un certo prezzo d’esercizio e vendendo una
call con un prezzo d’esercizio più alto. Entrambe le opzioni sono scritte sullo
stesso titolo ed hanno la stessa scadenza. Questa strategia è illustrata in
figura. Dato che il prezzo di una call diminuisce sempre al crescere del
prezzo d’esercizio, il valore dell’opzione venduta è sempre minore del
valore dell’opzione comprata. Pertanto uno spread al rialzo creato con le
call richiede un investimento iniziale. Le strategia mediante spread al
contrario delle precedenti limitano sia i profitti che le perdite. Si possono
distinguere 3 tipi di bull spread:
- entrambe le calls sono out of the money
- una call è in the money mentre l’altra out of the money
- entrambe le call sono in the money.
Gli spread al rialzo più aggressivi sono quelli del primo tipo, passando dal tipo
1 al tipo 2 e dal tipo 2 al tipo 3 gli spread diventano meno rischiosi.
Gli spreads a farfalla si ottengono combinando opzioni con
tre diversi prezzi d’esercizio. Si possono creare
comprando una call con strike basso (k1), una call con
strike alto (k3) e vendendo una call con prezzo di strike
intermedio (k2), in genere vicino al prezzo attuale
dell’azione. Lo spread a farfalla si chiude in profitto solo
se il prezzo dell’azione resta vicino allo strike della call
venduta. Questa strategia richiede un piccolo
investimento iniziale.
Gli spreads a farfalla possono anche essere costruiti
usando puts, invece delle calls. L’investitore compra una
put con prezzo di esercizio basso, una con prezzo alto e
vende due puts con prezzo d’esercizio intermedio.
Lo straddle in acquisto consiste in comprare una call ed una puts con
prezzo d’esercizio e scadenza uguali. Lo straddle si chiude in
profitto solo se, alla scadenza delle opzioni, il prezzo dell’azione è
molto diverso dal prezzo d’esercizio X. La perdita massima è il costo
delle due opzioni. Lo straddle è appropriato quando l’investitore si
aspetta una forte variazione del prezzo dell’azione, ma non sa in
quale direzione. Esiste anche lo straddle in vendita che consiste
nella vendita, anziché acquisto, delle opzioni sopra citate. Si avrà un
guadagno se il prezzo a scadenza non è molto distante dallo strike,
l’operazione risulta però molto rischiosa perché in caso di forte
movimento del sottostante si avrà una perdita molto consistente,
virtualmente illimitata, mentre il guadagno massimo è la somma dei
premi delle due opzioni
Il funzionamento degli Strips e Straps è
molto simile a quello dello straddle, in
questo caso però anzichè comprare una
call ed una put, si comprando due puts
(strips) e una call, oppure due calls e una
put (strap). L’investitore scommette che il
prezzo si muoverà molto, ed è più
orientato verso un ribasso con lo strip,
oppure verso un rialzo con lo strap.
Nel caso di uno strangle l’investitore compra una put ed
una call con uguale scadenza, ma diverso prezzo
d’esercizio. Il prezzo dela call k2 è più alto di quello della
put k1. Lo strangle è simile allo straddle, l’investitore
scommette sul fatto che si verifichi una forte variazione
di prezzo, ma non è certo se si tratterà di un rialzo o di
un ribasso. Esiste anche la vendita dello strangle, cioè
vendita di una call e put a strike distanti e stessa
scadenza., anche qui, come nello straddle, la perdita
virtuale è illimitata, mentre il guadagno massimo è la
somma dei premi delle due opzioni.
Ricapitolando: usare le opzioni e’ rischioso e
da lasciare agli specialisti (e’ come usare
la dinamite..se devi scavare un tunnel va
bene, se devi sturare un lavandino, e’ un
po’ eccessiva…)
Le opzioni sono pero’ necessarie per
l’immunizzazione del portfolio (ossia
rendere un portfolio di azioni insensibile al
rischio…..)
Prodotti Strutturati
I prodotti strutturati sono:
Future,
Forward
Swaps
Opzioni
I futures sono contratti a termine standardizzati
per poter essere negoziati facilmente in Borsa. Il
contratto future è un contratto uniforme a
termine su strumenti finanziari con il quale le
parti si obbligano a scambiarsi alla scadenza un
certo quantitativo di determinate attività
finanziarie ad un prezzo stabilito; ovvero, nel
caso di future su indici, a liquidarsi una somma
di danaro pari alla differenza fra il valore
dell'indice di riferimento alla stipula del contatto
ed il valore dello stesso indice nel giorno di
scadenza.
La Borsa dovrà specificare:
• le caratteristiche dell'attività sottostante
• l'ammontare che il venditore dovrà consegnare
per ogni contratto stipulato
• il luogo di consegna
• il periodo preciso del mese in cui si può
effettuare la consegna
• il metodo di quotazione dei prezzi
• gli eventuali limiti alle oscillazioni giornaliere dei
prezzi e alle posizioni degli operatori.
I futures sono contratti standard e quindi
negoziabili, a differenza di quelli
personalizzati (over the counter) che per la
loro eterogeneità non sono scambiabili sul
mercato. Vengono negoziati nei mercati
regolamentati, nella prassi finanziaria
esistono delle regole nella negoziazione e
nella creazione di questi strumenti
finanziari.
Sono strumenti molto standardizzati: ogni
elemento del contratto è definito in un contratto
standard e le controparti non possono
modificarlo. Acquistare futures significa
impegnarsi ad acquistare alla scadenza ed al
prezzo prefissati l’attività sottostante
Questa può essere sia un'attività reale, ad
esempio una commodity (grano, oro, metalli,
caffè, ecc.) sia un'attività finanziaria. In
quest'ultimo caso si parla di financial futures i cui
sottostanti possono essere ad esempio una
valuta (currency futures), un indice borsistico.
La standardizzazione consiste nel taglio unitario, la
scadenza contrattuale e la modalità di
negoziazione attraverso la Clearing House
(stanza di compensazione).
La peculiarità di essere standardizzati, rende
questi contratti interscambiabili tra loro. Ciò
rende possibile annullare impegni di acquisto o
di vendita tramite compensazione, stipulando
un contratto di segno opposto all'originale. In
questo modo, verrà evitata la consegna
dall'attività sottostante il contratto.
Il mercato dei futures è controllato dalla Clearing
House, che funge da controparte per
l'acquirente e per il venditore. A secondo
dell’oscillazione dell’attività sottostante, il prezzo
del futures varierà in proporzione; tale prezzo è
la differenza tra il valore nominale e quello
attuale del sottostante. Affinché si possa aderire
bisogna soddisfare alcuni requisiti: il singolo non
può accedere ma può farlo tramite una banca o
una SIM
La CCG (Cassa Compensazione e Garanzia)
chiede i margini: viene aperto un conto margini
presso la CH e in questo conto vengono iscritti i
margini e i saldi al momento dell'acquisto o della
vendita del future. Così si assicura che i due
soggetti facciano fronte agli utili e alle perdite
potenziali, si protegge il mercato
dall'inadempimento dei partecipanti al sistema.
Vengono iscritti nel conto sia i margini iniziali
che quelli di variazione. Per l’apertura di una
posizione di acquisto la CH chiede il versamento
di un margine iniziale (per il FIB30 è il 7,5%)
Poiché si rende garante della solvibilità
dell’acquirente, la Clearing House preleva ogni
giorno dalla controparte che sta perdendo
l’esatto ammontare da versare alla controparte
che sta guadagnando (marking to market).
Questo sistema rende il mercato dei future
sempre a somma zero.Alla scadenza, il
proprietario del future dovrà acquistare la
commodity sottostante, o, se il sottostante è
intangibile, la Clearing House provvederà a
compensare il prezzo di acquisto dell’ultimo
acquirente con il prezzo di vendita del primo
venditore (emittente del futures).
Esistono due modalità di estinzione dei contratti
futures:
1. Con la consegna nel luogo, alla data e al prezzo
pattuiti del bene oggetto del contratto, dietro
pagamento del corrispettivo.
. 2. Con la liquidazione prima della scadenza,
consistente in una operazione di
compensazione (off setting). Viene cioè stipulato
un contratto di segno opposto a quello da
cancellare. Tale contratto sarà di vendita se il
contratto da cancellare è di acquisto e viceversa.
Nella stragrande maggioranza dei casi le
operazioni sui futures delle commodities sono
speculative e si chiudono prima della scadenza
con l'acquisto/vendita di un contratto di segno
opposto e spesso sono effettuate a cortissimo
termine. Solo una piccola parte (<2%) dei
contratti negoziati sulle commodities nelle borse
preposte (cereali, carni, metalli preziosi, metalli,
legname, prodotti energetici, valute.) vengono
effettivamente consegnati.
La quotazione di borsa serve per la
disseminazione dell'informazione ai
produttori e ai consumatori/utilizzatori. La
speculazione, viceversa, serve a dare
liquidità e, sostanzialmente, si assume i
rischi e le opportunità che le variazioni dei
prezzi comportano, permettendo agli
hedgers di trasferire agli speculatori i rischi
che non vogliono o non possono
assumersi (risk shifting).
Questa funzione di fornire liquidita’ e quindi
copertura dei rischi che le variazioni di prezzo
comportano può certamente essere ottenuta
anche con una limitazione della componente
speculativa, allungando i tempi di risposta del
sistema e costringendo a transazioni a tempi piu
lunghi. L'enormita' degli interessi finanziari in
gioco ha pero' finora impedito soluzioni in questo
senso peraltro sulla linea di altre proposte di
rallentamento delle transazioni finanziarie che
hanno avuto grande risalto senza riuscire ad
essere applicate (Tobin Tax).
La Tobin Tax, dal nome del premio Nobel
per l'economia James Tobin, che la
propose nel 1972, è una tassa che
prevede di colpire, in maniera modica,
tutte le transazioni sui mercati valutari per
stabilizzarli (penalizzando le speculazioni
valutarie a breve termine), e
contemporaneamente per procurare delle
entrate da destinare alla comunità
internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe bassa, tra lo
0,05 e l'1%. A un tasso dello 0,1% la tassa
Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca
166 miliardi di dollari, il doppio della
somma annuale necessaria ad oggi per
sradicare in tutto il mondo la povertà
estrema.
La conferenza di Bretton Woods, che si tenne
dal 1° al 22 luglio 1944 nell'omonima cittadina
appartenente alla giurisdizione della città di
Carroll (New Hampshire, USA), stabilì regole per
le relazioni commerciali e finanziarie tra i
principali paesi industrializzati del mondo.
Gli accordi di Bretton Woods furono il primo
esempio nella storia del mondo di un ordine
monetario totalmente concordato, pensato per
governare i rapporti monetari fra stati nazionali
indipendenti.
Le caratteristiche principali di Bretton Woods
erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di
adottare una politica monetaria tesa a
stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso
rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta
principale, consentendo solo delle lievi
oscillazioni delle altre valute; la seconda, il
compito di equilibrare gli squilibri causati dai
pagamenti internazionali, assegnato al Fondo
Monetario Internazionale (o FMI).
Il piano istituì sia il FMI che la Banca
internazionale per la ricostruzione e lo
sviluppo (detta anche Banca mondiale o
World Bank). Queste istituzioni sarebbero
diventate operative solo quando un
numero sufficiente di paesi avesse
ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946.
Gli accordi di Bretton Woods favorirono un
sistema liberista, il quale richiede,
innanzitutto, un mercato con il minimo
delle barriere e la libera circolazione dei
capitali privati. Quindi, anche se vi furono
delle divergenze sulla sua
implementazione, fu chiaramente un
accordo per un sistema aperto.
Tutti gli accordi derivati direttamente o
indirettamente da Bretton Woods non
prevedevano un corretto controllo sulla
quantità di dollari emessi, permettendo
così agli USA l'emissione incontrollata di
moneta, fatto contestato più volte da
Francia e Germania in quanto gli USA
esportavano la loro inflazione,
impoverendo perciò il resto del mondo.
Fino all'inizio degli anni 70, il sistema fu
efficace nel controllare i conflitti economici
e nel realizzare gli obiettivi comuni degli
stati, sempre con le stesse immutate
condizioni che l'avevano generato.
A causa degli impegni sempre più esigenti, il
sistema crollò definitivamente nel 1971, a
seguito della decisione degli Stati Uniti di
sganciare la propria valuta dall'oro.
Il 15 agosto 1971, a Camp David, il presidente
statunitense Richard Nixon, annunciò la
decisione di sospendere la convertibilità del
dollaro in oro, perché il Tesoro americano non
era più in grado di sostenere le richieste di
convertibilità, esso aveva già erogato 90.000
tonnellate di oro. Nel dicembre del 1971 il
Gruppo dei Dieci firmò l'accordo Smithsonian
Agreement, che mise fine agli accordi di Bretton
Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla
fluttuazione dei cambi. Lo standard aureo fu
quindi sostituito da un non sistema di cambi
flessibili.
I contratti forward sono dei future non standardizzati.
Sono i primi contratti a nascere. Esempio:
Si consideri un allevatore che sa di dover acquistare una
certa quantità di grano tra un po’ di mesi (lo stesso
esempio funziona per un’azienda che lavora con l’estero
e deve pagare una fattura in valuta); mesi in cui non sa
se il tempo sarà bello o brutto e di conseguenza la
produzione abbondante o scarsa con le ovvie
conseguenze sul prezzo.
Tale allevatore potrebbe accordarsi con l’agricoltore e fissare
oggi un prezzo “medio” a cui si scambieranno il prodotto.
Hanno diviso il rischio. Se la produzione sarà abbondante e
il prezzo relativamente basso, l’agricoltore ci guadagna e
l’allevatore ci perde, viceversa accade il contrario.
Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli
strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di
cassa tra due controparti.
Ad esempio A può acquistare un bond a tasso variabile e
corrispondere gli interessi che percepisce a B. B, a sua
volta, acquista un bon a tasso fisso, percepisce gli
interessi variabili di A e gli gira gli interessi a tasso fisso.
Questa struttura (chiamata IRS, cioè interest rate swap)
può essere utile per immunizzarsi da fluttuazioni di
mercato o gestire fondi comuni.
Nell'accordo di swap vengono stabilite le date in cui i
pagamenti verranno effettuati ed il modo in cui saranno
calcolati.
È possibile distinguere due tipologie di operazioni di swap sulla base
dei flussi finanziari scambiati:
- swap di interessi (interest rate swap);
- swap di valute (currency swap).
Una operazione di "interest rate swap" è un contratto che prevede lo
scambio periodico, tra due operatori, di flussi di cassa aventi la
natura di "interesse" calcolati sulla base dei tassi di interesse
predefiniti e differenti e di un capitale teorico di riferimento.
Il "currency swap" è un contratto stipulato fra due controparti che si
scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due
diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata
valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare, ma di
segno opposto, ad una data futura prestabilita.
Mercati azionari
12000
10000
VALORE
8000
6000
4000
2000
0
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
A NNI
Serie storica del Dow Jones Industrial Average.
Valore di chiusura giornaliera dal 26/05/1896
Variazione dell’indice azionario Dow Jones
Industrial Average. Osservazioni
giornaliere dal 27/05/1896
15
P e rc e n t u a le d i V a ria z io n e
10
5
0
-5
-1 0
C r i s i d e l '2 9
-1 5
P rim a G u e rra
M o n d ia le (1 9 1 6 )
1 9 /1 0 /1 9 8 7
-2 0
-2 5
0
0 .5
1
1 .5
2
G io rn i (a p a rt ire d a l 2 7 / 0 5 / 1 8 9 6 )
2 .5
x 10
4
Raffronto tra variazioni casuali normalmente
distribuite e variazioni logaritmiche
giornaliere (normalizzate) dell’indice DJIA
5
5
4
VARIAZIONE LOGARITMICA (normalizzata)
4
VARIAZIONE PSEUDO-CASUALE
3
2
1
0
-1
-2
-3
3
2
1
0
-1
-2
-3
-4
-4
-5
0
-5
0
0.5
1
1.5
O S S E R V A ZIO N I
2
2.5
0.5
1
1.5
O S S E R V A ZIO N I
x 10
4
2
2.5
x 10
4
Logaritmiche giornaliere (normalizzate) dell’indice DJIA a
confronto con la distribuzione di una sequenza (dello
stesso numero di elementi) di numeri casuali
normalmente distribuiti
3000
2500
D o w Jo n e s
OSSERVAZIONI
2000
1500
S equenz a
p s e u d o -c a s u a le
1000
500
0
-6
-4
-2
0
V A R IA ZIO N E
2
4
6
A sinistra possiamo osservare la differenza tra la distribuzione reale delle
variazioni logaritmiche giornaliere (normalizzate) del Dow Jones e quella
teorica della coda sinistra. A destra abbiamo l’analogo raffronto
limitatamente alla coda destra.
30
35
30
25
D o w Jo n e s
D o w Jo n e s
25
OSSERVAZIONI
OSSERVAZIONI
20
20
S equenz a
p s e u d o -c a s u a le
15
15
S equenz a
p s e u d o -c a s u a le
10
10
5
5
0
0
-7 .5
-7
-6 .5
-6
-5 .5
-5
V A R IA ZIO N E
-4 .5
-4
-3 .5
-3
3
4
5
V A R IA ZIO N E
6
7
La distribuzione di tali variazioni risultava:
1.
sbilanciata negativamente nelle code: si
rileva un maggior numero di osservazioni nella
coda sinistra rispetto a quella destra;
2.
code ampie: maggiori osservazioni nelle code
rispetto a quanto previsto dalla distribuzione
gaussiana;
3.
condizione leptokurtosis: maggior numero di
osservazioni nell’intorno del valor medio rispetto
a quello previsto dalla distribuzione gaussiana.
Distribuzione delle variazioni logaritmiche giornaliere (normalizzate) per
l’indice Nasdaq in contrapposizione alla distribuzione di una sequenza di
numeri pseudo-casuali normalmente distribuiti
900
800
Nas daq
700
OSSERVAZIONI
600
S equenz a
500
p s e u d o -c a s u a le
400
300
200
100
0
-6
-4
-2
0
V A R IA ZIO N E
2
4
6
Distribuzione delle variazioni giornaliere
(normalizzate) del rapporto di cambio tra
Dollaro Statunitense e Yen Giapponese
1200
1000
D o lla ro / Y e n
OSSERVAZIONI
800
600
S equenz a
p s e u d o -c a s u a le
400
200
0
-6
-4
-2
0
V A R IA ZIO N E
2
4
6
L’andamento storico del rapporto di cambio
tra Dollaro e Lira
1200
1000
D o lla ro / L ira
OSSERVAZIONI
800
S equenz a
600
p s e u d o -c a s u a le
400
200
0
-6
-4
-2
0
V A R IA ZIO N E
2
4
6
L’andamento storico del tasso d’interesse
(su base annua) dei T-Bill statunitensi a
sei mesi
350
300
NUMERO D'OSSERVAZIONI
U . S . T-B IL L (6 M e s i)
250
200
D is t rib u z io n e N o rm a le
150
100
50
0
-6
-4
-2
0
2
TA S S O D 'IN TE R E S S E (N o rm a liz z a t o )
4
6
L’esatta natura della condizione leptokurtosis (code ampie ed alto
picco) nella distribuzione dei ritorni è stata comunemente attribuita
all’irregolarità dell’arrivo di nuove informazioni (per le code ampie)
ed al conseguente comportamento del prototipo d’investitore:
vengono ignorate le nuove informazioni (e quindi la traslazione del
punto d’equilibrio fondamentale del mercato su un nuovo livello di
prezzo) finché un trend non risulta chiaramente evidente e, solo a
questo punto, vengono analizzate tutte le informazioni
precedentemente ignorate per riadattare il sistema alla nuova realtà.
La spiegazione delle code ampie è quindi sintomatica dell’esistenza di
sistemi a lunga memoria
Si può dunque ipotizzare che gli investitori
non reagiscono sempre ed
immediatamente all’arrivo di nuove
informazioni ma è assai più probabile una
reazione non lineare e cumulativa nel
momento in cui un insieme di informazioni
(e non una singola informazione) inducano
il generarsi di una tendenza comune
verificata da un insieme di notizie e non da
una sola .
Azioni e obbligazioni, avendo un valore fondamentale
collegato all’economia aggregata (è cioè possibile
identificare un valore fondamentale) sono soggette a
variazioni, nel medio/lungo periodo, strettamente
connesse alla crescita economica.
Le fluttuazioni del mercato valutario, invece, non sono
necessariamente collegate alla congiuntura economica
ma, più semplicemente, sono entità speculative vere e
proprie senza che, per esse, possa essere ipotizzato un
vero e proprio valore fondamentale di riferimento (prezzo
d’equilibrio del mercato).
A testimonianza di questa indipendenza del
mercato valutario dal ciclo economico, si ricordi
come, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, sia
individuabile un’economia statunitense in
espansione ed un Dollaro forte mentre, negli
anni ’80, l’economia statunitense era in analoga
espansione ma il Dollaro risultava debole a
confronto con le altre valute principali o come un
paio di anni fa l’Euro si sia apprezzato sul
Dollaro nonostante l’economia statunitense
fosse, in apparenza, molto più tonica di quella di
Eurolandia.
Si può ipotizzare che azioni, obbligazioni e
valute siano il risultato di processi
stocastici non lineari nel breve periodo
mentre, nel lungo periodo, azioni e
obbligazioni mostrano l’evidenza di un
parziale determinismo connesso al ciclo
economico in azione.
Se tutte le informazioni reperibili avessero identico impatto
sulla pluralità degli investitori operanti sul mercato, allora
non ci potrebbe essere liquidità in quanto, alla diffusione
di una nuova informazione inattesa, tutti gli investitori
vorrebbero effettuare lo stesso tipo di transazione.
Nella realtà dei fatti, invece, il mercato è reso stabile (ossia
liquido) dalla pluralità degli orizzonti d’investimento
presenti nello stesso: una nuova informazione ha un
impatto diverso a seconda dell’orizzonte dell’investitore
che la valuta e, conseguentemente, anche il prezzo
equo della transazione sarà valutato in modo diverso da
orizzonte a orizzonte.
In questa ottica il mercato diventa instabile quando
gli investitori con un dato orizzonte escono dal
mercato o si uniformano ad un altro orizzonte
d’investimento già attivo sullo stesso: nel caso
più comune un investitore a lungo termine, viste
le incerte prospettive fondamentali nel lungo
periodo (instabilità politica, inflazione elevata,
ecc.), si trasforma in un investitore a breve o,
addirittura, non partecipa alle contrattazioni di
borsa.
Più è ampia e stabile la gamma di orizzonti
d’investimento attivi sul mercato e più la
struttura del mercato è forte ed in grado di
assorbire gli shock ad un particolare
orizzonte: una necessità di vendita per un
investitore a breve può divenire una buona
opportunità d’acquisto per un investitore a
lungo termine e viceversa.
In una situazione stabile (cioè in un mercato in cui
la necessaria liquidità è garantita da un ampio
ventaglio di orizzonti d’investimento
effettivamente attivi) è possibile osservare come
gli investitori a breve termine basino la loro
strategia soprattutto su considerazioni di tipo
tecnico e speculativo mentre, allungando
l’orizzonte d’investimento, diviene prevalente
un’analisi di tipo fondamentale legata soprattutto
alla previsione economica a medio/lungo
periodo.
Se un settore del mercato è scarsamente correlato
al ciclo economico (consideriamo, ad esempio, il
mercato valutario), le considerazioni tecniche
possono rimanere predominanti anche nel lungo
periodo ma, quando le valutazioni fondamentali
sono dipendenti dal ciclo economico (azioni ed
obbligazioni), il rischio nel lungo periodo tende a
divenire limitato poiché il ciclo economico, una
volta individuato, è assai meno volatile
dell’attività di scambio
Hurst, idrologo inglese che lavorò ai progetti di dighe sul
Nilo dal 1907 all’inizio degli anni ’50, si occupava del
controllo delle riserve idriche: una riserva ideale non
dovrebbe mai straripare ed una politica di rilascio idrico
dovrebbe essere formulata in modo da soddisfare i
bisogni idrici a valle senza svuotare completamente la
riserva.
Nel tentativo di definire un modello matematico in grado di
simulare il problema reale, Hurst ipotizzò che la parte
incontrollabile del sistema (ossia l’afflusso di acqua nel
bacino) seguisse un cammino casuale
Se l’ipotesi di cammino casuale fosse stata
verificata, il range di fluttuazione sarebbe dovuto
crescere in proporzione alla radice quadrata
dell’intervallo temporale di misurazione T in base
legge sviluppata da Einstein. Le analisi
empiriche svolte da Hurst sulle piene del Nilo
contraddissero, però, tale ipotesi di casualità e
questo indusse Hurst a svolgere studi analoghi
su altri sistemi naturali: l’idrologo inglese notò
che gran parte di essi non seguivano un vero e
proprio cammino casuale ma, bensì, un
cammino casuale persistente:
Queste considerazioni, riportate nelle esigenze
pratiche di Hurst, sostanzialmente implicavano
che, dopo un incremento del livello della riserva,
era più probabile registrare un ulteriore
incremento piuttosto che un suo decremento. Ad
un certo punto questa tendenza aveva termine,
avveniva una brusca inversione del trend e
diventava
più
probabile
osservare
un
decremento del livello seguito da un ulteriore
decremento.
Se il sistema coincidesse con un cammino casuale
il valore dell’esponente H sarebbe di 0.5 ma,
effettuando l’analisi su svariati fenomeni naturali,
Hurst ottenne sempre valori di H assai superiori:
ad esempio, per le variazioni logaritmiche del
livello
idrico
del
Nilo,
Hurst
calcolò
empiricamente un valore di H pari a circa 0.9.
Questo sta a significare che la distanza coperta
dal sistema è assai maggiore di quella predetta
dal random walk model: il sistema risulta
caratterizzato da un effetto memoria per il quale
ogni osservazione è influenzata da quelle
passate ed influenzerà quelle future
per H=0.5 si denotano una serie di eventi indipendenti:
ogni variazione non è influenzata dalle precedenti e
nemmeno influenzerà quelle future.
Per 0H<0.5) la serie è antipersistente. Ossia se in un dato
periodo il sistema ha subito un incremento (decremento)
è più probabile registrare un successivo decremento
(incremento) che un ulteriore incremento (decremento).
La serie risulta più volatile di una serie casuale (poiché
caratterizzata da più frequenti inversioni) tanto più il
valore di H si avvicina a zero
Per 0.5<H<1 si ha una serie persistente,
caratterizzata da una dipendenza positiva
tra le variazioni generate dal processo: se
nell’ultima
osservazione
abbiamo
registrato un incremento (decremento) è
più
probabile
che
l’osservazione
successiva registri un ulteriore incremento
(decremento). La probabilità di registrare
due variazioni di segno concorde risulta
tanto più alta quanto H si avvicina ad uno.
Simulazione dell’indice di Hurst:
Hurst costruì un mazzo di carte
probabilistico M nel senso che, prese 52
carte C1,….C52, le numerò con 1, 3, 5,
7 in modo tale da approssimarne la
distribuzione di probabilità con la curva
Gaussiana standardizzata.
L’algoritmo di Hurst per la generazione di una serie
persistente è così riassumibile:
1.
1) Estrazione di una carta Ck dal mazzo M, fissando
L=Ck-7,-5,-3,-1,1,3,5,7.
2. 2) Reinserimento di Ck in M e costruzione casuale (con
successivo riordino) di due sottomazzi M1=A1,….,A26 e
M2=B1,…..,B26 tali che M=M1M2=C1,……,C52 e tali
che A1A2….A26 e B1B2….B26.
3. 3) Se L>0 si costruiscono i nuovi sottomazzi A’=B26L+1,….…,B26,AL+1,……..,A26 e B’=A1,…,AL,B1,….,B26-L.
Il sottomazzo A’ è stato costruito togliendo dal
sottomazzo A le L carte con valore più basso ed
inserendoci le L carte più alte del sottomazzo B, il
sottomazzo B’ sarà definito di conseguenza.
1.
4)
Se L<0 si costruiscono i nuovi sottomazzi
A’=A1,……,A26-L,B1,……..…,BL
e
B’=A26L+1,….…,A26,BL+1,……..,B26. Il sottomazzo A’ è
stato costruito togliendo dal sottomazzo A le L carte con
valore più alto ed inserendoci le L carte più basse del
sottomazzo B, il sottomazzo B’ sarà definito di
conseguenza.
2. 5) Inserimento di una nuova carta JCi  i=1,…,52
(detta jolly di Hurst) nel sottomazzo A’ definito ai passi 3)
o 4). Il sottomazzo A’ (costituito adesso da 27 elementi
indicati con A1’,….,A27’) viene definito come l’insieme
generatore del processo persistente definito al
successivo passo 6;
6) Successive estrazioni casuali (con
reinserimento) dal sottomazzo A’, finché non
viene estratta la carta J: la sequenza E1,…..EN-1
(con EN=J e EiM  i=1,….,N-1) è una serie
persistente con un livello di persistenza pari a L.
Una volta comparso il jolly di Hurst (EN=J),
l’intero mazzo viene rimescolato e si ripete tutto
il procedimento algoritmico dal passo 1 per
creare un nuovo processo E’ con relativo livello
di persistenza L’.
Trasportando queste osservazioni nel campo di
studio dei mercati finanziari,si può paragonare il
livello di persistenza L con la reazione degli
investitori alle attuali condizioni economiche
(valutazioni fondamentali) mentre l’arrivo del
jolly può essere paragonato alla diffusione di
nuove e inaspettate informazioni economiche,
ritenute importanti per l’andamento futuro del
mercato, che genereranno successivamente un
nuovo livello di persistenza L’ (con durata media
analoga al cammino persistente di livello L).
Dow Jones Industrial Average Si ha H=0.72, fino a n60 (cinque anni)
mentre, per n>60, osserviamo come un valore dell’esponente pari a
0.53 sta ad indicare un cammino pressoché casuale.
1.8
1.6
1.4
1.2
Log10 ( (R/S)n )
H = 0 . 5 3 (p e r n > 6 0 )
1
0.8
0.6
n = 60 M es i
(5 a n n i)
0.4
H = 0.72
0.2
(p e r n < 6 0 )
0
-0 . 2
0
0.5
1
1.5
L o g 1 0 (n )
2
2.5
3
Indice Nasdaq : Si ha H=0.90, fino a n12 (un anno) mentre, per n>12,
possiamo osservare che un valore dell’esponente di Hurst pari a
0.61 indica una serie di eventi con una debole persistenza.
1.8
1.6
H = 0 . 9 0 (p e r n < 1 2 )
1.4
Log10 ( (R/S)n )
1.2
1
0.8
0.6
H = 0 . 6 1 (p e r n > 1 2 )
0.4
0.2
n = 1 2 (1 a n n o )
0
-0 . 2
0
0.5
1
1.5
L o g 1 0 (n )
2
2.5
Rapporto di cambio Dollaro/Yen Si ha H=0.68. L’effetto memoria non
svanisce: siamo di fronte ad un vero e proprio processo di Hurst,
ossia una serie persistente su tutto
1.4
1.2
Log10 ( (R/S)n )
1
0.8
0.6
0.4
0.2
H = 0.68
0
-0 . 2
0
0.5
1
1.5
L o g 1 0 (n )
2
2.5
Cerchiamo di fare un modello matematico
che ci permetta di spiegare questi
fenomeni osservati.
Sul mercato operano due tipi di investitori:
I fondamentalisti, che basano le proprie
strategie sull’idea che l’andamento futuro
dei prezzi contrattati s’indirizzerà
necessariamente verso il valore
fondamentale del titolo
Ovviamente determinato il valore reale di un titolo
(o di un indice di mercato), possiamo stabilire se
lo stesso è attualmente sottoquotato (la
quotazione tenderà, dunque, a salire in futuro) o
sovraquotato (la sua quotazione sarà quindi
destinata a calare in futuro). Una volta
individuato il valore reale la strategia dei
fondamentalisti risulta di semplice applicazione
ma la grande difficoltà sta appunto nella
determinazione del valore fondamentale
I tecnici che, avendo un orizzonte
d’investimento più corto rispetto ai primi,
tentano di prevedere le fluttuazioni future
attraverso semplici regole da applicare alle
osservazioni
del
recente
passato
adottando, in altri termini, una strategia di
feedback.
L’obiettivo fondamentale dell’analista tecnico
consiste nell’individuare la tendenza di
fondo (nel breve periodo) del mercato e
nella capacità di prevedere con sufficiente
anticipo l’inversione della stessa. Gli
strumenti di supporto all’analisi tecnica
sono, tra gli altri, i dati sui volumi di
scambio e le medie mobili.
Il compito principale dell'analisi tecnica è quindi
quello dell'identificare un cambiamento di
tendenza ad uno stadio iniziale, mantenendo
una posizione di investimento fino a quando non
vi sia prova che la tendenza stessa sia di nuovo
invertita. Gli investitori che la applicheranno
avranno un'operatività nettamente differente da
quelli che invece applicheranno una più
semplice e comune tecnica chiamata buy and
hold (o cassettista), che consiste invece
nell'acquistare e immobilizzare la posizione per
lungo tempo.
I vantaggi dell'analisi tecnica rispetto a questa
strategia risultano particolarmente evidenti in
periodi in cui i mercati non fanno registrare alcun
progresso netto, evidenziando comunque
notevoli fluttuazioni. I casi più lampanti che si
possono ricordare sono quelli dell'indice Dow
Jones Industrial Average durante il periodo
1966-1982. Alla fine del 1982 il valore dell'indice
si discostava di poco da quello segnato nel
lontano 1966, registrando però al suo interno
cinque importanti cicli al rialzo.
Un investitore che fosse stato così fortunato da
vendere in corrispondenza dei cinque massimi
ed acquistare ai minimi avverrebbe visto
crescere il suo investimento di $ 1000 nel 1966
sino a $ 10.000 entro l'ottobre del 1983 (senza
considerare però costi di transazione ed
imposte). Nello stesso periodo un cassettista
con strategie di acquisto e immobilizzo avrebbe
guadagnato solo $ 250
i presupposti su cui l’analisi tecnica fonda le sue previsioni
sono sostanzialmente tre:
Il mercato sconta tutto Questa affermazione è una
premessa basilare per la corretta comprensione
dell'analisi tecnica. Infatti l'analista si muove dalla
convenzione che nei prezzi di borsa, o di un contratto di
merci, siano già incorporati tutti quei fattori di tipo
fondamentale, politico, psicologico, monetario ed
economico, che ne hanno determinato l'andamento.
I grafici, infatti, di per sé non fanno salire o scendere il
mercato, ma semplicemente riflettono la sua psicologia
rialzista o ribassista.
La storia si ripete
Questo risulta molto evidente in situazioni
quali doppi-tripli massimi o minimi, ovvero
situazioni in cui prezzi arrestano la loro
corsa rialzista o ribassista in prossimità di
aree che già precedentemente avevano
invertito tendenze in atto, dimostrando
come alcuni punti critici possono essere
ricordati anche ad anni di distanza.
Validità dei trend
Esiste una ovvia conseguenza di questa
premessa: è più facile che un trend abbia
un andamento continuo piuttosto che una
brusca inversione e si può quindi
affermare che è destinato proseguire
finché non mostri chiari segni di
inversione.
Nel tempo, con la larga divulgazione dell'analisi
tecnica nel mondo, sono emerse una serie di
obiezioni riguardo all'approccio tecnico ai
mercati finanziari. . Infatti la critica di solito
sostiene che i grafici dicono dov'è il mercato, ma
non sono in grado di dire dove andrà.
Con la teoria random walk si suppone che i prezzi
si muovano secondo una direzione aleatoria e
quindi una tecnica previsionale può essere
solamente ridotta ad una scommessa.
Sono stati studiati e creati numerosi strumenti
(indicatori e oscillatori) per aiutare l'analista
nell'identificazione tempestiva dei trend e dei
primi segnali d'indebolimento. Per cercare di
rendere meglio l'idea di quanti strumenti siano
disponibili vale la pena citare gli oltre 100
indicatori presenti nel software di analisi tecnica.
Analisi tecnica dei mercati finanziari, John J.
Murphy, Hoepli, 1999
Nell'analisi tecnica si chiama resistenza il livello di
prezzo sopra il quale la quotazione del titolo ha
difficoltà a salire. È il punto in cui la pressione
sul mercato svolta dai compratori non riesce a
superare la pressione esercitata dai venditori.
Se l'interesse del mercato sul titolo aumenta e la
pressione all'acquisto supera quelle alla vendita
il prezzo sale al di sopra del valore della
resistenza. Qualora, ad un successivo ribasso, il
prezzo non scenda sotto il valore della
resistenza si dice che la resistenza è stata
perforata e la stessa diviene un supporto.
Nell'analisi tecnica di Borsa si chiama supporto il
livello di prezzo sotto il quale la quotazione del
titolo ha difficoltà a scendere. È il punto in cui la
pressione sul mercato svolta dai venditori non
riesce a superare la pressione dei compratori.
Se il prezzo scende al di sotto del supporto e, ad
un successivo rialzo, non dovesse recuperare il
prezzo di supporto, allora è molto probabile che
si abbiano ulteriori ribassi consecutivi nelle
quotazioni. Il supporto diventerebbe in questo
caso una resistenza.
Una perforazione di più supporti in poco tempo
viene definita, nel linguaggio finanziario, panic
selling.
Lo Stop loss (letteralmente stop alla perdita) è
una strategia finalizzata a salvaguardare il
capitale investito in un'attività finanziaria, nel
caso in cui l'andamento dei mercati andasse in
direzione contraria alle aspettative iniziali. Lo
scopo di tale operazione, quindi, è
semplicemente di porre fine ad una posizione
che tende a perdere valore.
Nella pratica si traduce in un ordine inviato al mercato, ad
un livello di prezzo prefissato, volto a chiudere la
posizione finanziaria assunta.
L'immissione effettiva dell'ordine di compravendita sul
mercato, può essere sia eseguita sul momento
dall'operatore sia impostata mediante sistemi
automatici.Esiste molta letteratura tecnica, in merito allo
stop loss; Ma poiché una delle leggi universalmente
riconosciute per chi investe nei mercati finanziari è
quella di "tagliare le perdite e lasciar correre i profitti",
quando un'operazione posta in essere inizia a generare
perdite, la cosa più saggia da fare è chiudere la
posizione prima che il danno diventi irrecuperabile.
Ritorniamo al modello:
un agente fondamentale esegue un acquisto
all’istante n se il prezzo P(n) osservato allo
stesso istante risulta inferiore al valore
fondamentale del titolo F(n), non effettua
nessuna operazione nel caso in cui il prezzo
eguagli il valore fondamentale e, infine,
effettuerà una operazione di vendita se il titolo,
all’istante n, risulta sovraquotato (il prezzo
osservato in precedenza risulta superiore al
valore reale del titolo, P(n)F(n)>0);
un agente tecnico basa la propria strategia su un
meccanismo di feedback positivo: se la
variazione P(n)P(n1) è stata positiva è portato
ad effettuare un’operazione di acquisto (ipotizza
l’esistenza di un trend ascendente), non effettua
alcuna operazione se P(n)=P(n1) mentre
effettuerà un’operazione di vendita se l’ultima
variazione del prezzo è risultata negativa
(ipotizza l’esistenza di un trend decrescente).
La combinazione di queste due strategie si riflette,
di conseguenza, sulla dinamica del prezzo:
l’evoluzione di P(n) è determinata, iterazione
dopo iterazione, dallo sbilanciamento tra
domanda ed offerta all’istante precedente e
risultante dalla combinazione di una tendenza
stabilizzante da parte dei fondamentalisti
(convergenza verso il valore fondamentale del
titolo) con una tendenza all’instabilità da parte
della componente speculativa degli analisti
tecnici, che può generare fenomeni di bolle
speculative e dinamiche caotiche.
Queste dinamiche devono tener conto
del “sentiment” del mercato,
della liquidità presente
del nuovo fenomeno del trading on line (che
non fa passare la domanda tramite un
esperto – favorisce il panico e le bolle)
Tenuto presente questo si puo’ fare
simulazioni di un mercato azionario.
Si definisce bolla speculativa una particolare fase
di un qualsiasi mercato caratterizzata da un
aumento considerevole e ingiustificato dei
prezzi, dovuto ad una crescita della domanda
repentina e limitata nel tempo. Generalmente si
parla di bolla speculativa con riferimento a
mercati finanziari, nei quali vengono trattate
azioni, obbligazioni e titoli derivati. Ma la storia
delle bolle insegna che sono stati frequenti i casi
di bolle speculative che hanno riguardato beni
materiali, come gli immobili.
L'eccesso di domanda che spinge verso l'alto in
poco tempo il valore di un bene, di un servizio,
di una impresa o più semplicemente di un titolo
che rappresenta un qualche diritto sugli stessi, si
può ricondurre all'irrazionale euforia di soggetti
economici convinti che una nuova industria, un
nuovo prodotto, una nuova tecnologia potranno
offrire cospicui guadagni e registrare una
crescita senza precedenti. Scatta pertanto la
corsa all'acquisto del diritto, nella speranza di
rivendere lo stesso ad un prezzo superiore.
La corsa all'acquisto provoca un aumento del
prezzo che conferma, agli occhi di molti, la bontà
della precedente previsione di un futuro
aumento del prezzo del diritto. Questo stimola
ulteriormente gli acquisti e quindi fa aumentare
ancora una volta il prezzo. La profezia in altri
termini si avvera, inducendo nuovi soggetti
economici ad acquistare i medesimi titoli. Tra
questi, man mano che i valori crescono, si
annoverano sempre più soggetti solitamente
restii ad acquistare strumenti finanziari dal
rischio elevato.
L'eccesso di acquisto di un diritto ad un certo punto si
arresta. Le cause possono essere almeno tre: è difficile
trovare nuovi investitori disposti ad acquistare ulteriori
diritti ad un prezzo che nel frattempo è diventato elevato;
chi ha comperato diritti in precedenza è spinto a vendere
i titoli per monetizzare il guadagno; le ottimistiche
prospettive di guadagno precedentemente formulate
possono essere riviste e ridimensionate.
Alla fase di crescita dei valori segue dunque una fase
opposta, durante la quale si assiste ad un calo
considerevole delle quotazioni.
la Bolla dei tulipani (in inglese anche
tulipomania) è stata probabilmente la
prima bolla speculativa documentata nella
storia del capitalismo. Nella prima meta'
del XVII secolo, nei Paesi Bassi la
domanda di bulbi di tulipano raggiunse un
picco così alto che ogni singolo bulbo di
tulipano raggiunse prezzi enormi.
Nel 1623, un singolo bulbo di un famosa razza di
tulipano poteva costare anche un migliaio di
fiorini olandesi (il reddito medio annuo dell'epoca
era di 150 fiorini). I tulipani erano scambiati
anche con terreni, animali vivi, e case.
Presumibilmente, un buon speculatore poteva
anche guadagnare seimila fiorini al giorno.
Nel 1635, fu registrata una vendita per 100,000
fiorini. Per comparazione, una tonnellata di burro
costava circa 100 fiorini e "otto maiali grassi"
costavano 240 fiorini.
Nel febbraio del 1637 i commercianti di tulipani non
poterono più ottenere prezzi gonfiati per i loro bulbi, e
cominciarono a vendere. La bolla scoppiò. Si incominciò
a pensare che la domanda di tulipani non avrebbe potuto
più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse
man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano
contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte
maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre altri
possedevano bulbi che valevano un decimo di quanto li
avevano pagati. Centinaia di olandesi, inclusi uomini di
affari e dignitari, erano finanziariamente rovinati.
Per bolla della South Sea Company o South
Sea Bubble, si intende la bolla speculativa che
si è creata, attorno al 1720, in Inghilterra sulle
azioni della South Sea Company.
La South Sea Company viene fondata nel 1711
con il fine di rilevare il debito pubblico inglese,
che ammonta a 10 milioni di sterline. La società
si accolla il debito pubblico inglese e in cambio
riceve un interesse annuo pagato dallo stato e il
monopolio dei commerci con le colonie spagnole
nel Sud America.
Per finanziare l'operazione la società
emette, in diverse tranches, proprie azioni.
Ogni emissione avviene a prezzi crescenti.
L'euforia verso questo e altri collocamenti
azionari avvenuti nello stesso periodo
spinge verso l'alto il valore delle azioni,
arricchendo gli amministratori della società
e diversi uomini politici, possessori di
azioni e di diritti sulle azioni della società.
Come ogni bolla speculativa, nel momento in cui la
domanda di titoli cessa di essere forte e, in
questo caso, cessa di essere stimolata in tutti i
modi dai dirigenti dell'impresa interessati a
speculare sul prezzo delle azioni, quando
scoppia le vittime sono tante. Tra queste anche il
celebre scienziato Newton.
Lo scoppio della bolla ha effetti dirompenti
sull'economia e nel mondo della politica inglese.
Dopo i tumulti viene varata una legge, il Bubble
Act, che per circa un secolo, fino al 1826 vieta la
libera costituzione di società per azioni.
La bolla immobiliare è un tipo di bolla economica che si
presenta periodicamente nei mercati immobiliari locali, o
anche globalmente. È caratterizzata da un rapido
aumento dei prezzi immobiliari che si portano a livelli
insostenibili in rapporto ai redditi medi o ad altri
parametri economici. Le bolle immobiliari sono
generalmente seguite da consistenti diminuzioni dei
prezzi immobiliari, anche con punte del 60% dei valori
reali (come avvenne per esempio a Roma negli anni 90)
che possono portare molti proprietari al negative-equity
(debito ipotecario superiore al valore corrente della
proprietà).
Per l'Italia non si può parlare di bolla
immobiliare generalizzata quanto piuttosto
di una situazione a macchia di leopardo
che ha riguardato specialmente i grandi
centri, in particolare Roma, dove gli
incrementi dei prezzi in un decennio sono
stati superiori al 200% in media, con punte
più alte nelle zone centrali
Resta anche da valutare per l'Italia i problemi
seguiti all'introduzione dell'Euro sulla dinamica
dei prezzi e il basso livello di retribuzione da
lavoro dipendente, caratteristico del nostro
paese, che è certamente penalizzante in un
mercato aperto ad acquirenti esteri, per quanto
non esistano al momento esempi storici in cui un
elevato disallineamento tra redditi e prezzi
immobiliari si sia protratto per più di qualche
anno.
Altre bolle:
Ferrovie Inglesi del 700
Titoli Tecnologici (Tiscali e’ arrivata a valere 1500
Euro, adesso vale a mala pena 10)
Ogni societa’ e ogni epoca e’ attraversata (almeno
una volta) dall’idea di un arricchimento rapido e
senza fatica…e ogni volta la societa’ piange
sulle macerie che seguono la fine della bolla
speculativa.
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Finanza “spicciola” - Dipartimento di Matematica e Informatica