Progetto realizzato con il contributo di Materiali green: novità e casi di successo aziendale Per migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti è necessario introdurre il concetto di eco-progettazione: si tratta di una progettazione che estende le proprie competenze non soltanto alla fruibilità e funzioni del prodotto nella sua fase di utilizzo bensì al suo intero ciclo di vita, in cui vengono valutati il tipo di materia prima utilizzata, i processi impiegati e lo smaltimento finale. In questa ottica, i biopolimeri, cioè i polimeri derivanti da risorse rinnovabili, riciclabili e biodegradabili, rappresentano una categoria di materiali di particolare interesse per l’innovazione di prodotto in termini di sostenibilità. I biopolimeri sono polimeri derivati da risorse rinnovabili, come il mais, la canna da zucchero, l’amido di patata o l’olio di ricino, e si differenziano sia per caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità sia per prestazioni meccaniche. La maggior parte dei biopolimeri, fatta eccezione per le bioresine termoindurenti, è processabile con i tradizionali metodi utilizzati per le materie termoplastiche, come lo stampaggio a iniezione, l’estrusione e lo stampaggio rotazionale. Alcuni tipi di biopolimeri vengono impiegati per la realizzazione di film flessibili estrusi in impianti di blowmoulding; per termoformatura si producono vaschette di vario tipo principalmente per il settore del packaging alimentare, ad esempio per i fast food, dove volumi elevati e relative problematiche di smaltimento trovano nei biopolimeri biodegradabili e compostabili una risposta significativa in termini di salvaguardia ambientale. All’interno di questa categoria di polimeri rientrano ad esempio quelli derivati dall’ormai ben noto PLA (acido polilattico). Adesivi Hot-Melt Biodegradabili © PST Galileo - Marzo 2013 Dal PLA si possono inoltre ricavare manufatti anche per stampaggio a iniezione e tramite questo processo sono lavorabili anche polimeri derivati da PHA (poli-idrossialcanoato), un polimero biodegradabile e compostabile che deriva dalla fermentazione batterica a partire da zuccheri e lipidi. Da quest’ultimo si ricavano anche adesivi e hot-melt, detti anche colle a caldo, che sono solitamente a base EVA, poliolefine o poliuretani. Queste colle si trovano inizialmente allo stato solido e attraverso un riscaldamento vengono rammollite e depositate sulla superficie da incollare; attraverso il controllo della polimerizzazione, è possibile ottenere una miscela tale per cui questo tipo di materiale può essere utilizzato come un adesivo a caldo, per l’incollaggio di superfici come legno, vetro, alluminio, carta e numerosi tipi di fibra per tessuti. In virtù della sua composizione, questo materiale risulta biodegradabile, secondo norma ASTM D6400 e EN13432, e compostabile. La temperatura di rammollimento è pari a 110°C, mentre la temperatura reale di riscaldamento dell’adesivo è di 115-135°C. Queste colle trovano applicazione principalmente nel settore tessile e dell’abbigliamento, della calzatura, dell’applicazioni di etichette, della stampa, nei prodotti igienici. I biopolimeri derivati da PLA e PHA sono biodegradabili e ad oggi, rispettivamente negli Stati Uniti e in Europa, questi materiali rispondono agli standard ASTM D6400 e EN13432. Bio-Espansi Biodegradabili Progetto realizzato con il contributo di Si deve osservare tuttavia che non tutti i polimeri derivati da risorse rinnovabili sono biodegradabili: esiste infatti una categoria di polimeri parzialmente o totalmente derivati da risorse naturali che vengono realizzati combinando una percentuale variabile di un componente di derivazione naturale con componenti classici di derivazione fossile. Questi polimeri sono caratterizzati da elevate prestazioni meccaniche che risultano paragonabili a quelle dei polimeri tradizionali; vengono per questo motivo spesso definiti “biopolimeri tecnici” e la loro ecosostenibilità si basa non solo sul fatto che sono di derivazione naturale, ma anche che il loro impiego consente una significativa riduzione dei gas ad effetto serra e dell’energia non rinnovabile utilizzata per la loro produzione (efficienza energetica, basso impatto ambientale). Tra questi tipi di biopolimeri meritano particolare attenzione le poliammidi derivate totalmente o parzialmente da olio vegetale di ricino. Sono molto simili per caratteristiche alla poliammide 12, presentano elevata resistenza agli agenti chimici, in particolare agli idrocarburi, stabilità dimensionale, relativa bassa densità, buona processabilità (stampaggio, estrusione, rotomolding, blow-molding) e ritiro da stampo simile alla PA12. Oltre che nel settore elettrico, elettronico e dei trasporti, le bio-poliammidi sono impiegate nel settore medico, dello sport e del tempo libero. Nel settore medico questo materiale è utilizzato per la stabilità chimica, la bassa permeabilità a gas come ossigeno e anidride carbonica e la certificazione per contatto alimentare e medico; nel settore dello sport e del tempo libero invece la leggerezza, la resistenza all’abrasione, la possibilità di avere gradi di durezza diversa, il buon comportamento all’impatto sono le caratteristiche chiave che consentono la produzione di componenti con alto livello di performance come suole di scarpe, componenti per racchette da tennis o parti meccaniche per sci e scarponi. Inchiostri Compostabili © PST Galileo - Marzo 2013 Le schiume naturali, di origine naturale a base di acido polilattico (PLA) biodegradabile e compostabile, costituiscono una valida alternativa ecofriendly al polistirene espanso. A partire da granuli bianchi, la schiuma viene prodotta con macchine simili a quelle utilizzate nei processi di schiumatura del polistirene espanso e presenta caratteristiche molto simili a quest’ultimo. Così come avviene per le schiume in polistirene, questo materiale è adatto all’imballaggio, essendo formabile e sagomabile anche su progetto del cliente, è disponibile in diversi tipi di densità che variano generalmente da 30 kg/m3 a 25-50 kg/m3 e presenta elevate caratteristiche di ammortizzamento secondo quanto previsto dalle normative legate ai materiali per il packaging. Anche per quanto riguarda la grafica oggi sono disponibili inchiostri naturali in grado di contribuire all’ecososteniblità di un determinato prodotto. Questa gamma di inchiostri in differenti colorazioni risponde ai requisiti della normativa EN 13432, che regolamenta attualmente il mercato europeo dei prodotti biodegradabili e/o compostabili, e può essere applicata a materiali biodegradabili e film a base di PLA derivati da mais o da cellulosa. Tali inchiostri non contengono metalli pesanti e sono sia a base solvente che a base acqua. Nel campo dei tessuti merita particolare attenzione una nuova generazione di prodotti che derivano da risorse rinnovabili o naturali: fibre derivate da mais, da latte o bambù, da semi di soia e persino da chitina ricavata dal granchio. Questi tessuti sono accumunati da elevato comfort e proprietà idratanti e lenitive. Tra questa tipologia di materiali risultano particolarmente interessanti le fibre, i filati e tessuti in poliestere contenenti carbone attivo ottenuto dalla polverizzazione dei gusci delle noci di cocco. Grazie alla struttura molto porosa del carbone attivo che cattura il vapore acqueo, il prodotto consente un rapido assorbimento dell’umidità corporea e una sua più facile evaporazione. Case History MaTech - Occhiali Bio Progetto realizzato con il contributo di Rispetto ad un normale poliestere, si ottiene un miglioramento del trasferimento dell’umidità del 50%. Allo stesso modo il carbone attivo permette anche una migliore gestione dei cattivi odori, poiché riesce a neutralizzare i batteri che li generano. I settori di maggiore applicazione di queste fibre e tessuti sono l’abbigliamento sportivo e casual, la calzatura, il settore della biancheria intima e della biancheria da casa. Infine, è opportuno aggiungere che si possono considerare ecofriendly anche alcuni trattamenti superficiali; parliamo ad esempio dei rivestimenti (per plastiche, vetri, metalli e anche tessuti) che rendono il substrato più resistente alle macchie e quindi più facile da pulire. In questo caso l’ecososteniblità deriva dal minor consumo di detergenti e dalla riduzione dei cicli di pulizia delle superfici. Molti di questi trattamenti, spesso di natura e struttura ‘nano’, sono inoltre in grado di diminuire l’inquinamento atmosferico, eliminando le particelle responsabili dello smog e dei cattivi odori: è il caso dei trattamenti fotocatalitici, che, assieme all’effetto antibatterico, e in molti casi anche antiodore, permettono di migliorare la qualità dell’ambiente in cui si vive e quindi contribuiscono a creare un ambiente più sano ed ecosostenibile. Per evidenziare l’importanza dei materiali innovativi nel processo di innovazione del prodotto, riportiamo tre esempi di collaborazioni tra MaTech ed aziende italiane, che riguardano prodotti mercati differenti. Il primo caso aziendale riguarda i biopolimeri tecnici, con i quali si è potuto realizzare una montatura completamente ‘bio’ di un occhiale sportivo per conto di un’azienda del settore dell’occhialeria. Case History MaTech - Bottone Biodegradabile © PST Galileo - Marzo 2013 Le prestazioni meccaniche e termiche richieste dall’occhiale e soddisfatte dal polimero di derivazione naturale che è stato individuato da MaTech danno ulteriore conferma delle ottime opportunità che il mondo delle plastiche ‘bio’ è in grado di offrire anche a settori più tecnologicamente avanzati, con costi che sono paragonabili ad occhiali in montatura tradizionale a base di acetato di cellulosa o grillamid. Il secondo caso riguarda il settore dei film estrusi: in collaborazione con l’azienda coinvolta è stato sviluppato un progetto in cui sono stati sostituiti i film realizzati in HDPE o LDPE, impiegati per la produzione di bobine o sacchi, con un materiale biodegradabile avente caratteristiche meccaniche comparabili. Una successiva integrazione al primo progetto ha consentito di identificare anche dei partner per la realizzazione di una grafica in grado di mantenere il prodotto biodegradabile, grazie all’utilizzo di inchiostri compostabili da risorse rinnovabili. L’ultimo caso riguarda un’azienda del settore della moda, interessata a un bottone a pressione in biopolimero. Una serie di test e prove in laboratorio ha permesso di identificare la resina incognita con la quale era realizzato il prodotto. Una volta individuati i parametri tecnici più significativi per la realizzazione del bottone, sia dal punto di vista delle condizioni di lavoro, come la resistenza a sollecitazioni ripetute, la resistenza ai lavaggi e la possibilità di colorazione in massa del polimero, che delle condizioni meccaniche per la effettiva realizzazione del bottone, come la resistenza al punzone, sono stati confrontati gradi polimerici differenti in biopolimeri che fossero stampabili a iniezione con tali valori tecnici. Le successive prove di stampaggio sulla carta hanno poi permesso di individuare il biopolimero in grado di soddisfare tutti i requisiti necessari. Case History MaTech Film estruso biodegradabile con grafica colorata